Obbiettivo Professione Infermieristica nr. 4/2014

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professione infermieristica Anno XXIV - n. 4/2014 - Sped. Abbonamento Postale 70% 2 DCB FI n. 4/2014 Obbiettivo Periodico di informazione attualità e cultura IPASVI FIRENZE www.ipasvifi.it Le ELEZIONI, massi- mo livello di Demo- crazia momento ove ognuno può esprimere assenso, dissenso, con- tinuità, rottura, pro- gresso, rinnovamento, trasformazione. A Noi la Parola… Insieme verso nuove mete

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Organo Ufficiale del Collegio IPASVI di Firenze

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professione infermieristicaAnno XXIV - n. 4/2014 - Sped. Abbonamento Postale 70% 2 DCB FI

n. 4/2014

Obbiettivo

Periodico diinformazioneattualitàe cultura

IPASVIFIRENZE

www.ipasvifi.it

Le ELEZIONI, massi-mo livello di Demo -crazia momento oveognuno può esprimereassenso, dissenso, con- tinuità, rottura, pro-gresso, rinnovamento,trasformazione.A Noi la Parola…

Insieme versonuove mete

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Obbiettivoprofessione infermieristicaOrgano Ufficiale del Collegio InfermieriProfessionali Assistenti SanitariVigilatrici d’Infanzia di Firenze

Anno XXIV n. 4/2014Spedizione in a. p. 70% 2DCB

Direttore responsabileLuca BARTALESI

Comitato di redazioneFrancesca CASTIUAnna CIUCCIARELLILorenzo GIOVANNONILucia MAGNANILucia SALVADORILucia SETTESOLDINiccolò SCALABRINStefano CASPRINI

collaboratore esterno

Contatti: [email protected]

Segreteria di redazioneSilvia Miniati, Elisabetta TralloriTania Stella

Direzione e RedazioneCollegio IPASVIVia Pierluigi da Palestrina, 1150144 FirenzeTel. 055 359866, fax 055 355648e-mail: [email protected] del Tribunaledi Firenze n. 4103 del 10/05/91È consentita la riproduzione totale o parziale degli articolie del materiale contenuto nella rivista purché vengano ci-tatati l’autore e la fonte («Obbiettivo professione infermie-ristica» rivista del Collegio IPASVI di Firenze). È graditacomunicazione per conoscenza alla redazione

Chiuso in tipografia il 20 novembre 2014Impaginazione e stampaTip. Coppini Via Senese 56r50124 Firenze - Tel. 055.2207133

Sommario1 Colleghe e Colleghi D. Massai - Presidente Collegio IPASVI Firenze

2 Virus Ebola - EVD F. Matarazzo

6 Prendersi cura di chi si prende cura A. Schiavoni

7 GiViTi - XXIII Meeting D. Donati - S. Neri

8 Servizi Territoriali Sanitari, scopriamoli insieme C. Beligni

12 L'housekeeper come figura chiave nei processi di logistica integrata E. Medori

15 Il placebo nella pratica clinico-assistenziale in epoca post-moderna:autodeterminazione o paternalismo? E. Di Ricco, M. Fadanelli

19 Empoli. Testimonianze dal carcere

20 Centro Donna. Una sfida del pensare femminile N. Biuzzi

Riferimenti fotograficiL’editore è a disposizione con gli aventi diritto non potuti reperire.

Dove siamoIl Collegio IPASVI della provincia di Firenze si trova in Via Pierluigi da Palestrina, 11 aFirenze a 200 metri dalla Stazione Leopolda dove è possibile trovare parcheggio auto etreni da e per Empoli.Per contattarci telefonare al numero 055/359866 oppure inviarci un fax al numero055/355648 www.ipasvifi.it [email protected] segreteria è composta da: Elisabetta Trallori, Silvia Miniati e Tania StellaL’orario di apertura al pubblico è: Lunedì e Venerdì 10.00-12.00

Martedì e Giovedì 12.00-15.00

Come inviare gli articoli a «Obbiettivo professione Infermieristica»• Gli articoli devono avere una lunghezza massima di 6000 battute spazi compresi oltre l’i-

conografia• Devono avere un taglio tipicamente positivo, apolitico.• Non devono contenere la bibliografia ma solo l’indirizzo a cui richiederla.• Devono essere inviati via mail all’indirizzo [email protected] riportando i recapiti

dell’autore.• Le pubblicazioni avverranno a discrezione della redazione previo liberatoria compilata e

firmata dall’autore da richiedere alla [email protected]• Le immagini (di buona qualità) devono riportare l’autore.

BibliografiaLa redazione demanda ogni responsabilità relativa a contenuti e bibliografia degli articolied elaborati agli Autori. La bibliografia è da richiedere direttamente all’autore.

in breve

Amministrazionetrasparente

In osservanza della L. n. 190/2012recante “Disposizioni per la pre-venzione e repressione della cor-ruzione e dell’illegalità nella pub-blica amministrazione” il Colle-gio IPASVIFi ha aperto sul pro-prio sito una sezione “ammini-strazione trasparente” dove ver-ranno pubblicati atti e delibereadottati dal Direttivo.

Proposte formativedicembre 2014

per iscrizioni e dettagli: https://tom.ipasvifi.it/tom_ipasvi_fi/bacheca.html

Migliorare la comunicazione in RSA.Protocolli e gestione delle urgenze 10/12/2014 – 14.00/19.00(Banchi C, Caponi I, Coccioli E, Luciani M,Scarselli G)

Etica e farmaci in urgenza Emergenza: lacorretta gestione e somministrazione 11/12/2014 – 14.00/18.0012/12/2014 – 9.00/13.00(P. Riva)

Dalla recitazione alla comunicazione(NO ECM)5-9-15 dicembre 2014 dalle 9.00 alle 13.00 (Micoli G.)

Il Consiglio Direttivo con lo scopo di facilitarel'accesso al voto ha organizzato il sistema di tra-sporto dedicato A\R per la sede del CollegioIPASVIFi con partenza dai principali ospedalidella provincia.Siete pregati di utilizzare il servizio e diffonderel’opportunità.

PARTENZA 29/11 01/12 Posti Fermataintermadia

Meyer h13,30 h13,30 25 h13,40 CTOh14 h14 25 h14,10 CTO

Ospedale h 10,30 h10,30 25 xxxxxxSS. Annunziata h 13,30 h13,30 25 xxxxxxx

Osp. Nuovo h14 h 14 25 xxxxxxS. Giovanni di Dio(Toregalli)

Ospedale xxx h10 25 xxxSerristori Figline V.A.

Ospedale h10 h 10 54 xxxBorgo S. Lorenzo

Osp. Empoli h10 h 10 54 xxxxxx

RINNOVO ORGANI IPASVIFi29-30 novembre e 1 dicembre 2014

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Obbiettivo 4/2014 IPASVI - Firenze Editoriale 1

… siamo al traguardo del manda-to triennale, il 29-30 novembre e 1dicembre si terranno le elezioni peril rinnovo del Consiglio Direttivoe del Collegio dei Revisori dei Con-ti del Collegio IPASVI di Firenze.In questo triennio abbiamo visto glieffetti della crisi economica e perl’Italia ancora siamo dentro. E’ sta-to un triennio difficile per la poli-tica professionale, in una societàche si è resa molto fluida nei va-lori di base della nostra Costituzione,carenza occupazionali, licenzia-menti, tagli lineari ai servizi dei cit-tadini, riduzione della tutela dellasalute, inasprimento dei climi or-ganizzativi. Come Ente, abbiamocercato di contrastare la disoccu-pazione dei giovani Infermieri conil Progetto Giovani Si’. Abbiamoposto l’ attenzione al grande movi-mento di re-ingegnerizzazione del-le aziende sanitarie (Careggi, Fi-renze ed Empoli). Abbiamo solle-vato critiche e proposte circa la de-professionalizzazione dovuta adeccessi di carichi lavoro e di tur-nistica. Abbiamo sollevato eccezionicirca la qualità formativa nei per-corsi universitari. Nel triennio ab-biamo cercato di migliorare la parteamministrativa del Collegio, conuna forte impostazione dei proces-si produttivi ed informatizzandotutte le aree di gestione. Il Collegio di Firenze è ora certifi-cato in qualità, inserito nel portaledella trasparenza ministeriale, eda breve otterrà l’accreditamentocome provider ECM. Per la partepolitica istituzionale abbiamo aper-to collaborazioni con la Cameradel commercio, visto l’aumento diesercizio libero professionale, ci

siamo interfacciati con Enti, Ordi-ni ed Associazioni per tutte le areein cui gli infermieri operano. Tut-ti i Consiglieri, i Sindaci Revisoried anche i molteplici colleghi chehanno lavorato in commissioni ogruppi di lavoro hanno rappresen-tato un punto di riferimento e diconcretezza professionale per gliIscritti. Per il Profilo Infermiere diarea pediatrica, abbiamo sostenu-to i contenuti/competenze propo-nendo un modello di evoluzione etutela ancora in elaborazione stanteil mutarsi continuo delle esigen-ze organizzative dell’assistenzanell’area pediatrica e dell’ adole-scenza. Questo è quello che abbi-amo fatto, adesso vogliamo guardareal futuro. Il prossimo triennio civedrà ancora con blocchi contrat-tuali, blocchi di assunzione, rior-ganizzazioni, tagli ai servizi… IlCollegio dovrà con maggiore forzaintervenire in questi settori e saràimportante un ‘ampia partecipazioneper : -sostenere politiche di dife-sa e identità della professione neinuovi processi socio-sanitari dis-posti ed in evoluzione, per non las-ciare l’infermieristica a “soggettinon professionali”; -sostenere mo-vimenti culturali per tutelare i col-leghi da uno strisciante demansio-namento, con proposte tese a sta-bilire standard professionali e distaff con un trasparente obiettivodi tutela della professione. -so-stenere il diritto ad esercitare laprofessione ai disoccupati ed inoc-cupati con lo scopo di evitare laperdita di competenze e di moti-vazione alla professione; -soste-nere una forte Identità nei giovanistudenti e neolaureati, e nel con-

Danilo Massai

Colleghee colleghi…

tempo far evolvere l’identità di chiopera da anni verso nuovi para-digmi strutturali, con obiettivo dielevare la percezione sociale delruolo dell’ infermieristica e degliinfermieri. -Sostenere il Collegionel suo divenire “ Impresa di pen-siero, cultura e tutela etica dei pro-fessionisti e dei cittadini”; -so-stenere l’evoluzione del Collegioin Ordine, uno unico regionale inmodo da semplificare il ruolo dirappresentanza, per essere incisivied efficaci nell’agire politico . Cias-cuno di voi può esprimere opin-ioni, suggerimenti, critiche e que-siti utilizzando i canali comunica-tivi di dialogo che il Collegiomantiene costantemente aperti siatramite email che social network..Per questo mio breve mandatoringrazio tutti i colleghi che ci han-no sostenuto ed anche chi, senzaapprofondire o partecipare, haespresso reclami o osservazioniche ci hanno fatto riflettere e ri-posizionare il nostro agire. INVI-TO a partecipare AL VOTO tutticoloro che si ritengono PROFES-SIONISTI e per i quali il Collegioè l’Ente di rappresentanza Or-dinistica. Chiedo agli SCETTICIdi dimostrare la loro serietà espri-mendola con un voto che orienti alnuovo ed a un diverso ruolo delVOSTRO Collegio. Grazie di aver-mi ed averci permesso questa ric-ca esperienza professionale.

Il PresidenteDanilo Massai

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4/2014 IPASVI - Firenze Obbiettivo2 Attualità/Primo piano

VIRUS EBOLA – EVDFrancesca Matarazzo

assistente [email protected]

Le febbri emorragiche sono cau-sate dai virus Ebola (EVD) e Mar-burg, entrambi appartenenti allastessa famiglia di Filoviridae vi-rus. Sono malattie rare, ma hannoil potenziale di causare alti tassidi mortalità. Il genere Ebolaviruscomprende cinque specie distin-te: Ebolavirus Zaire, Sudan Ebo-lavirus, virus Bundibugyoebola,tai Foresta Ebolavirus e Reston. L’Ebolavirus Zaire, Sudan, Bun-dibugyo e Taï forestali ebolaviruse il genere Marburgvirus o virusdi Marburg (MARV), sono re-sponsabili di diversi focolai di feb-bre emorragica in Africa. Il Re-ston ebolavirus, presente nelle Fi-lippine, nell’uomo provoca solouna malattia asintomatica. I Virus Ebola e Marburg virus so-no classificati come livello di bio-sicurezza 4 (BSL-4), agenti pato-geni, e richiedono speciali misu-re di contenimento e barriere diprotezione, in particolare per lepersone che assistono pazienti omaneggiano organi infetti.Nel continente africano i VirusEbola sono stati isolati in diversipipistrelli della famiglia Pteropo-didae, mentre le infezioni umaneda Ebolavirus sono state colle-gate al contatto diretto con goril-la, scimpanzé, scimmie, antilopiforestali e istrici trovati morti nel-la foresta pluviale. I Virus EbolaZaire e Taï forestali ebolavirusessono stati rilevati in natura in car-casse di scimpanzé in Costa d’A-vorio e Congo, in gorilla in Gabone Congo, e in antilopi forestali sem-

pre in Congo. Il Reston ebolavi-rus ha causato gravi epidemie neimacachi, e sono state riportate an-che infezioni asintomatiche neisuini nelle Filippine.Studi scientifici implicano i pi-pistrelli africani, in particolare ilpipistrello egiziano o Rousette egi-ziano (Rousettus aegypticus) co-me il serbatoio del virus Marburg. Comunque diversi focolai sonostati collegati a visite alle grottecolonizzate dai pipistrelli.I Virus Ebola e Marburg hanno unalto tasso di trasmissibilità attra-verso il contatto diretto con gli or-gani, sangue o altri fluidi corpo-rei (ad esempio saliva, urina, vo-mito e sudore), di persone infet-te vive o morte, o qualsiasi ma-teriale e superficie contaminata.La trasmissione per contatto ses-suale può verificarsi fino a sei set-timane dopo la guarigione clini-ca. Il genoma virale è stato recu-perato nel liquido seminale finoa 3 mesi dopo l’inizio della ma-lattia.La trasmissione può avvenire an-che attraverso il contatto con ani-mali morti o vivi infetti tra cui car-ne di animali selvatici (come lescimmie, scimpanzé, antilopi del-la foresta e pipistrelli) o visitan-do le grotte colonizzate da pipi-strelli.

Mappa dell’epidemia dell’EVDMolteplici focolai di infezione siacon virus Ebola che Marburg vi-rus, sono stati identificati dalla lo-ro scoperta iniziale. Dal 1976 al2012, sono stati riportati 2.387 ca-si di infezioni da Ebolavirus e 1.590decessi (con un tasso di mortalitàdel 66,6%), sempre dal 1976 al

2012, 571 casi di infezioni da vi-rus Marburg, tra cui 470 decessi(con un tasso di mortalità del82.3%). Nel marzo 2014, un focolaio di Zai-re ebolavirus è stato segnalatoin Guinea orientale. La malattiasi diffuse rapidamente anche neipaesi limitrofi, Sierra Leone e Li-beria. Questo fu il primo focolaiodi ebolavirus in Africa occidenta-le e il peggiore mai registrato. Unaltro focolaio dello Zaire ebola-virus è stato segnalato nel mese diagosto 2014 nella Repubblica De-mocratica del Congo.

La clinicaIl periodo di incubazione tipicoper questi virus varia dai 2 ai 21giorni. Periodi di incubazione bre-vi sono possibili nel caso di espo-sizione a materiali di alta conta-minazione (ad esempio aghi con-taminati).  Gli operatori sanitari possono es-sere infettati attraverso il contat-to con pazienti infetti. Il rischiodi infezione può essere significa-tivamente ridotto attraverso l’u-so appropriato delle precauzioniper il controllo dell’infezione e leadeguate procedure di barriera. Ciòè particolarmente importante quan-do si eseguono procedure invasi-ve.Nella maggior parte dei casi, lamalattia si manifesta con l’insor-genza di una sindrome simil-in-fluenzale con febbre, malessere,dolori muscolari ed articolari emal di testa, seguita da una pro-gressiva debolezza, anoressia,diarrea (feci acquose e a volte con-tenenti sangue e muco), nausea evomito. Questa prima serie di sin-tomi corrisponde alla fase pro-dromica che durata fino a 10 gior-ni.La fase seguente della malattia ècaratterizzata da sintomi e mani-festazioni cliniche a carico di di-versi sistemi e organi. I sintomipossono essere gastrointestinali(vomito, diarrea, anoressia e do-

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Obbiettivo 4/2014 IPASVI - Firenze Attualità/Primo piano 3

lore addominale), neurologici (maldi testa, confusione), vascolari(iniezioni congiuntivali/ faringee),cutanei (rash maculopapulare), edelle vie respiratorie (tosse, do-lore toracico, mancanza di respi-ro), e può includere infine un com-pleto collasso.Dopo una settimana di evoluzio-ne, le manifestazioni emorragichepossono apparire in più della me-tà dei pazienti (diarrea sanguino-lenta, epistassi, ematemesi, pe-tecchie, ecchimosi e sanguina-mento prolungato da siti di pun-tura dell’ago). Alcuni pazienti svi-luppano emorragie interne ed ester-ne abbondanti e coagulazione in-travascolare disseminata. I pazientinella fase finale della malattiamuoiono nel quadro clinico di ta-chipnea, anuria, shock ipovole-mico e insufficienza multi-orga-no. A seconda della specie vira-li, si varia da un tasso di mortali-tà dal 25% al 90% dei casi.I Filovirus possono sopravviverein materiale liquido o essiccatoper molti giorni. Si inattivano coni raggi gamma, col riscaldamen-to per 60 minuti a 60 °C o con l’e-bollizione in acqua per cinque mi-nuti, sono sensibili all’ipocloritodi sodio e ad altri disinfettanti. Ilcongelamento o la refrigerazionenon inattivano i filovirus.La diagnosi viene fatta attraversole prove di laboratorio sui cam-pioni di sangue che vanno a rile-vare il materiale virale (genomavirale o antigene) o gli anticorpispecifici. Campioni di pazienti in-fetti devono essere trattati nel ri-spetto di rigorose condizioni dicontenimento biologico di biosi-curezza di livello 3 o 4. Ogni ten-tativo per la replicazione viraledeve essere maneggiato nel livel-lo di biosicurezza 4.

Person under investigation ➙Una qualsiasi persona che soddi-sfi il criterio clinico e il criterioepidemiologico, O che presentiun’esposizione ad alto rischio euno qualsiasi dei sintomi elen-

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4/2014 IPASVI - Firenze Obbiettivo4 Attualità/Primo piano

cati, compresa la febbre di qual-siasi grado.1. Caso probabile:Una persona che soddisfi i crite-ri di esposizione clinica e ad altorischio.2. Caso confermato:Una persona che soddisfi i crite-ri di laboratorio.

Guida per il controllo delle in-fezioni ambientale in ospedaliper Ebola VirusIl 1 ° agosto 2014, il CDC ha pub-blicato una guida dal titolo: ”In-fection Prevention and ControlRecommendations for Hospitali-zed Patients with Known or Su-spected Ebola Hemorrhagic Fe-ver in U.S. Hospitals.”Come si è detto, i Virus Ebola so-no trasmessi attraverso il contat-to diretto con sangue o fluidi cor-porei della persona infetta con sin-tomi, o attraverso l’esposizionead oggetti che sono stati conta-minati con sangue o fluidi corpo-rei infetti e , allo stesso tempo pe-rò, non ci sono prove epidemio-logiche di trasmissione Ebolavi-rus tramite sia l’ambiente che isuppellettili del paziente, che po-trebbero rimanere contaminati du-rante la cura dello stesso. Ma da-ta la gravità della malattia il CDCha invitato gli ospedali a: 1. Essere sicuri che il personale diassistenza sia istruito al correttouso dei dispositivi di protezioneindividuale (DPI) compresa la ri-mozione sicura degli stessi perevitare che se stessi o altri opera-tori siano contaminanti nel pro-cesso, e che le attrezzature conta-minate siano smaltite adeguata-mente;2. Per i pazienti con sospetta o con-fermata EVD prevedere un per-corso, all’interno della strutturaospedaliera, dedicato con stanzad’isolamento a pressione negati-va e bagno dedicato. Antistante lastanza d’isolamento prevedere unastanza filtro dove il personale sa-nitario possa vestirsi e svestirsi

SEQUENZA PER LA VESTIZIONE IN CASO DI ASSISTENZA AUN CASO SOSPETTO O CONFERMATO DI EVD

prima e dopo l’accesso alla cameradel paziente;3. Usare, per la pulizia delle su-perfici non porose, disinfettantiospedalieri col registro EPA (En-vironmental Protection Agency)con su indicato nell’etichetta “con-tro i virus senza involucro”: comead esempio, norovirus, rotavi-rus, adenovirus, polio virus, chesono in grado di inattivare i vi-rus sia capsulati che e non cap-sulati;4. Evitare la contaminazione di su-perfici porose riutilizzabili, uti-lizzare materassi e cuscini in pla-stica o coperture attraverso le qua-li i fluidi non possono penetra-

re. Non posizionare i pazienti coninfezione da EVD, sospetta o con-fermata, in camere con moquette,mobili imbottiti e tendaggi deco-rativi. Molto probabilmente la contami-nazione delle infermiere in Spa-gna e USA, è stata causata dallamancata osservazione del lavag-gio delle mani tra un passaggio el’altro della sequenza di svesti-zione.

Sitografia:www.ecdc.gov.itwww.cdc.co

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Obbiettivo 4/2014 IPASVI - Firenze Attualità/Primo piano 5

Eventi formativi accreditati ECM contemporanei all’apertura del seggio elettorale

Iscrizione gratuita tramite il portale TOM accedendo dal sito www.ipasvifi.it

Aspetti giuridici e deontologici della documentazione sanitariaDott. Luca Benci 29/11/2014 – 9.00/13.00

01/12/2014 – 14.00/18.00

L’autonomia e la responsabilità giuridica in sala operatoriaDott. Luca Benci 30/11/204 – 9.00/13.00

La responsabilità giuridica nel dipartimento di emergenzaDott. Luca Benci 01/12/2014 – 9.00/13.00

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6 Professione nursing 4/2014 IPASVI - Firenze Obbiettivo

Alessandra SchiavoniPsicologa e psicoterapeuta

collaboratrice del Collegio di [email protected]

Cos’è lo sportello? Perché questaidea? Perché dovrei utilizzarlo?Sfatiamo un mito: dallo psicologonon ci vanno solo i matti…Lo sportello è un punto di ascolto dibisogni e difficoltà che ognuno di noipuò incontrare nella sua vita lavora-tiva. E’ uno spazio in cui poter dareuna prima definizione ad un disagioed è un tempo per prendersi cura dise stessi. Lo sportello serve a fornireagli infermieri, sia individualmenteche in gruppo, un punto di ascolto esostegno rispetto alle difficoltà per-sonali e lavorative incontrate, adoffrire un momento di rielaborazio-ne, individuale e collettiva, di dina-miche ed eventi sperimentati sul po-sto di lavoro. Serve, infine, ad offri-re un momento formativo e di su-pervisione per infermieri provenien-ti da situazioni lavorative ad alto ri-schio.Nell’arco del tempo, mi sono resasempre più conto che nelle profes-sioni di aiuto come quella infermie-ristica, ci si trova a contatto con il do-lore, la malattia e la morte e che que-sto ha un impatto su di noi, che lo vo-gliamo oppure no. E’ stancante, siperdono e si spendono tante energiee il burn out è un rischio a cui siamoesposti ogni giorno. Proprio da que-sto, nasce l’idea del sostegno pisco-logico, proprio per prevenire il burnout, per creare una cultura della pre-venzione e “prendersi cura di chi siprende cura”, perché anche chi svol-ge una professione d’aiuto ha biso-gno che qualcuno si occupi di lui/lei.L’attività presso il Collegio IPASVIdi Firenze ha preso vita con l’atti-vazione dello Sportello di Sostegno

Prendersi cura di chi si prende curaLo sportello di sostegno psicologico rivoltoagli infermieri IPASVI Firenze

Psicologico e la programmazionedi alcuni corsi di formazione. La richiesta di sostegno individua-le si è verificata in diversi casi in cuiè stato predisposto un primo collo-quio presso il Collegio per proseguirepoi con l’intervento psicoterapicoprivato.Per quanto riguarda, invece, il lavo-ro con i gruppi, abbiamo avuto duerichieste di debriefing/supervisionea seguito di eventi critici da parte delpersonale del 118.Nel complesso entrambi i debriefingsono stati positivi: la partecipazio-ne degli infermieri è stata davveromolto attiva, il confronto guidato sul-le emozioni e sui pensieri ha reso pos-sibile sciogliere alcuni nodi e alcunedomande che erano rimaste in sospesodurante e subito dopo gli eventi, e,infine, ha reso possibile, soprattutto,un rispecchiamento del proprio sta-to emotivo in quello degli altri, cosautile al fine di prevenire reazioni piùcomplesse quali il burn out e il dis-turbo post traumatico da stress.La prima edizione del corso di for-mazione “Conoscere per conoscer-si”, articolato in tre mattinate, è sta-to molto apprezzato sia per la moda-lità formativa utilizzata (lezione fron-tale, audio/videoregistrazioni e si-mulate) sia per i contenuti teorici tra-smessi che hanno arricchito il baga-glio di conoscenze degli infermiericoinvolti.

I corsi dedicati al personale del 118di Firenze, che si sono tenuti nel me-se di ottobre, hanno utilizzato la stes-sa metodica: lezione frontale, au-dio/videoregistrazione e simulate.Il primo corso è stato sul defusingcome strumento di lavoro applicatoal contesto del 118, il secondo sullacomunicazione tra colleghi della C.O.e del territorio ed il terzo centrato sul-la gestione telefonica della richiestadi soccorsoQuesto progetto specifico sul 118 ha,negli ultimi tempi, riscosso l’atten-zione anche di altre realtà emer-genziali, quali il 118 di Siena, chehanno chiesto di iniziare una colla-borazione.

Sportello di sostegno individuale,come funziona.Lo sportello ha lo scopo di fornireall’infermiere che ne fa richiesta, unospazio di ascolto e sostegno; il pri-mo incontro, della durata di un’ora,ha l’obiettivo di fornire una primalettura del problema; e per questo pri-mo approccio Il costo sarà a caricodel Collegio Ipasvi.Lo sportello è aperto presso le strut-ture del Collegio IPASVI di Firen-ze, il martedi dalle 15 alle 19 e il ve-nerdi dalle 9 alle 13, previo appun-tamento.

Gli infermieri e le loro famiglieGli infermieri IPASVI e i loro fami-liari possono accedere, con tariffa-rio in convenzione speciale, diretta-mente al sostegno psicologico o psi-coterapico presso gli studi delle te-rapeute.

Gruppi di supervisione rivolta al-le diverse U.O., agli studi profes-sionali, cooperative e strutture pri-vate.Sono gruppi dedicati agli infermie-

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Obbiettivo 4/2014 IPASVI - Firenze Spazio etico 7

Dorella Donati - Stella Neri

infermiere RTI S. Maria Nuova [email protected] - stella [email protected]

GiViTI è un gruppo collaborativo di Terapie Intensiveitaliane che promuove e realizza progetti di ricercaindipendenti orientato alla valutazione e al miglio-ramento della qualità della cura e dell’assistenza.Grazie alla partecipazione a pieno titolo degli infer-mieri è stato possibile sviluppare la cartella clinicaintegrata informatizzata (Margherita 3) ad oggi uti-

lizzata in venticinque terapie intensive aderenti al GiViTI e la Regione Toscanaha sottoscritto il progetto affinché sia diffusa in tutte le terapie intensive.Da quest’anno viene introdotta la “Targa Givitiadvisor”(ispirata al sistema tri-padvisor), consegnata a tutti i centri che collaborano e contribuiscono allaraccolta dati che avviene tramite un sofisticato database (“Prosafe”) nel qualetutte le terapie intensive inseriscono i dati poi ricevuti, elaborati e utilizzati dalGiViTI (attivo dal 1992), in termini quantitativi e qualitativi. Dal prossimo an-no verrà inviato il “bollino di riconoscimento” solo ai centri che contribuiran-no significativamente alla ricerca.Al meeting hanno partecipato varie realtà italiane ed estere fra questi alcunirelatori, medici ed infermieri, toscani (A. Chieregato e S. Lagomarsino CTO-AOUC; M. Barattini SMN-ASF; P. Malacarne Ospedale Santa Chiara Pisa). Gliargomenti affrontati hanno spaziato dall’utilizzo precoce degli antibiotici allemultiresistenze, dalla produzione di linee guida alla costante presenza dei dub-bi nelle scelte diagnostiche e terapeutiche, dal progetto di ricerca fino all’ap-provazione della sua fattibilità e alla sua ridefinizione e continua rivalutazione,dall’importanza del follow-up alla proporzionalità delle scelte di cura. Presen-tato anche un progetto finanziato dalla Comunità Europea (CREACTIVE) per lacreazione di un follow–up per pazienti con trauma cranico a 6 mesi e ad 1 an-no, lo studio è ancora in corso. È emersa l’esigenza di follow-up per tutte le te-rapie intensive in modo da poter valutare, oltre alla mortalità, anche altriaspetti quali i ricordi del paziente come eventuali fonti di stress, il reinseri-mento nella vita sociale, il grado di disabilità e ricavarne elementi per miglio-rare il proprio lavoro, non ultimo aspetti legati alle scelte del fine vita. La tera-pia intensiva aperta potrebbe aiutare e favorire la strutturazione di un follow-upcome evoluzione naturale e consequenziale della presa in carico della perso-na e del suo nucleo familiare non soltanto per il paziente traumatizzato crani-co. Lavorare in scienza e coscienza guidati dalla normativa esistente e dalle evi-denze scientifiche, ponendosi dubbi e, rimanendo aperti al confronto multidi-sciplinare così come con il paziente e la sua famiglia, ma anche con la nostraemotività, ci porta ad ottenere un vero risultato anche se non è quello preven-tivato all’inizio del percorso di cura, infatti non sempre il curare presuppone ilguarire, ma anche il prendersi cura, valore vero dell’infermieristica. Oltre alsapere, saper fare e saper essere, abbiamo messo nel nostro zaino altre tre mi-lestones: sapere di sapere, saper collaborare e saper apprendere. Infatti con laconsapevolezza di sapere di non sapere, senza quindi eliminare le incertezze,possiamo aprirci al confronto e alla collaborazione nella ricerca di quelle cer-tezze che possono portarci alla costruzione di percorsi creati su misura per i no-stri pazienti.

Video fortemente consigliato: https://www.youtube.com/watch?v=5RXX-PiifXY

GiViTI, XXIII Meeting5-7 Novembre 2014, Pesaro

ri provenienti dalla stessa unità ope-rativa che sentono il bisogno di unospazio per rielaborare eventi criticio riflettere su alcune dinamiche re-lazionali problematiche, che pos-sono riguardare relazioni fra colle-ghi e con altri operatori, con gli as-sistiti e con i familiari.L’incontro ha la durata di tre ore ilcui costo è interamente a carico delCollegio IPASVI.L’attivazione può essere su richiestadei singoli infermieri coinvolti o delcoordinatore, telefonicamente o tra-mite e-mail. Il gruppo può essere attivato conun minimo di 5 fino ad un massimodi 7 persone per gruppo.

Gruppi tematici, di formazione, in-formazione e supervisione.Rivolti ad infermieri che abbiano vo-glia di approfondire alcune temati-che particolari. Le psicologhe forni-ranno informazioni e rifletterannocon il gruppo sugli strumenti e i me-todi per affrontare il problema.La richiesta di attivazione può esse-re effettuata dagli infermieri che ab-biano costituito un piccolo gruppo odai coordinatori, telefonicamente otramite e-mail.Numero partecipanti: da 5 a 10Attivazione: il gruppo sarà attivatoil mese successivo al raggiungimentodel limite minimo di partecipanti.La durata dell’incontro è di tre oreed il costo è interamente a carico delCollegio IPASVI.Le tematiche su cui può essere ri-chiesto un gruppo sono le seguenti:– Gestione del bambino e dei ge-

nitori nel contesto di malattia Rischio di burn out: quali campanelli

d’allarme e come prendersi curadi se stessi

– Quando il cuore si spezza: la re-lazione tra malattia cardiovasco-lare e patologia depressiva.

– Comunicazione della diagnosi in-fausta: l’importanza dell’infer-miere nell’accompagnamento delpaziente.

– Quanto ti porti il lavoro a casa?Come il lavoro può influenzare lerelazioni sociali, di coppia e in fa-miglia.

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8 Professione nursing 4/2014 IPASVI - Firenze Obbiettivo

Cinzia Beligniinfermiera coordinatricesevizi territoriali ASL 10

[email protected]

Con la collaborazione diBeatrice Borri; Rita Mancini;

Lucia Lascialfari; Silvana Luti;Serena Ceccaroli

Definito impropriamente parame-dico, la figura dell’infermiere hauna preparazione universitaria po-liedrica che gli permette di opera-re autonomamente in vari settoried aree nel campo sanitario, in col-laborazione e/o in cooperazionecon le altre figure professionali sa-nitarie e non. L’infermiere territo-riale nasce con la riforma sanitariadel 19781 la quale istituisce una re-te completa di Unità Sanitarie Lo-cali: la normativa definisce l’or-ganizzazione territoriale come ilcomplesso dei “... presidi, degli uf-fici e dei servizi dei comuni, sin-goli o associati, e delle comunitàmontane i quali in un ambito ter-ritoriale determinato assolvono aicompiti del servizio sanitario na-zionale di cui alla presente legge…per l’erogazione dei servizi di pri-mo livello e di pronto intervento…”,riversando “fuori dall’ospedale”grandi progetti e aspettative che sisusseguiranno fino ad oggi. Conquesta riforma la categoria infer-mieristica trova una nuovo ambi-to d’intervento e, con il succede-re degli anni, i profili e l’autono-mia professionale, le normative vi-genti nazionali e regionali riguar-

Servizi Territoriali Sanitari,scopriamoli insieme…

1 Legge 23 dicembre 1978, n. 833 “Istituzionedel Servizio Sanitario Nazionale”2 Medico di medicina generale (MMG)

do il ruolo sempre più attivo nel-l’ambito dell’equipe, le politichedi deospedalizzazione e raziona-lizzazione delle risorse, il cambia-mento demografico e del tipo di ri-chiesta sanitaria (patologie croni-che) ha potuto ampliare e svilup-pare competenze e conoscenze inmodo tale da poter essere elemen-to chiave in diversi processi assi-stenziali.

1) Sanità d’attesaCon Sanità d’attesa si intende queltipo di intervento che si esplica inpresenza di uno stato patologico,ovverosia si “attende” che la ma-lattia si manifesti prima di interve-nire. In questo ambito l’infermie-re esplica la sua attività in colla-borazione e cooperazione con ilmedico di famiglia2 fornendo pre-stazioni sia semplici che comples-se: dagli ormai conosciuti “pre-lievi ematici e biologici” alle me-dicazioni semplici e/o complessenella cura delle lesioni cutanee; dal-la gestione dei pazienti in fase ter-minale oncologici e non, attra-verso gruppi di professionisti cheoperano in equipe, all’assistenzadelle persone con mono o multi-patologie croniche in fase avan-zata o scompensata. Inoltre assi-ste grandi anziani con o senza for-me di demenza in monoprofes-sionalità o attraverso la rete dell’u-nità di valutazione multidimensio-nale ma si occupa anche dell’areamaterno infantile. L’obiettivo che l’infermiere si po-ne per queste persone non è soloquello per cui è chiamato ad in-tervenire, cioè la guarigione da unostato di malattia ed il ripristino diuno stato di salute laddove possi-

bile, ma è anche, e soprattutto, quel-lo di educare la persona e la fami-glia a autogestire la patologia al fi-ne di evitare il manifestarsi di ri-acutizzazioni e complicanze. Si accede a questo servizio attra-verso la richiesta medica in quan-to è il medico di medicina genera-le responsabile della salute del-l’assistito. Il servizio viene ero-gato dal personale infermieristicoe OSS (operatore socio sanitario),nell’arco della giornata con atti-vità ambulatoriale e domiciliare.

2) Sanità d’iniziativaÉ questa una grande area di recen-te insorgenza che coinvolge per-sone e infermieri che unitamenteoperano al fine di prevenire stati dimalattia. Questo modello definitoproattivo non aspetta, infatti, chela patologia insorga, ma vengonoidentificate quelle persone su cuisi rende necessario intervenire pre-cocemente applicando interventimirati atti a evitare l’insorgenza diuna malattia o a ridurre i rischi dipeggioramento o scompenso di unagià esistente. La sanità d’iniziati-va, così, si insinua nella popola-zione sana o con patologia cro-nica stabile attraverso incontridi gruppo o individuali con fol-low-up programmati e continuativinel tempo al fine di creare i cosid-detti “pazienti esperti” persone,cioè, affette da patologia cronicache diventano talmente istruite nel-la loro patologia da diventare es-se stesse insegnati. E’ questo un ti-po di trattamento integrato che sibasa sulla logica dell’importato mo-dello americano “Chronic Care Mo-del”, modello che non prescindedall’unione delle istituzioni sani-

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Obbiettivo 4/2014 IPASVI - Firenze Professione nursing 9

tarie e sociali e di volontariato, tut-ti uniti per il conseguimento di unobiettivo di salute. In quest’otticail paziente non è più tale ma diventasoggetto attivo e elemento im-portante del team assistenziale poi-ché il suo apporto e collaborazio-ne sono rilevanti al fine del conse-guimento dell’obiettivo. Attraver-so la stratificazione del rischio edla formazione dei registri di pato-logia il medico di famiglia identi-fica le persone da inserire nel grup-po della sanità d’attesa; l’infermiereprogramma, conduce e verifica ilprocesso di empowerment e selfmanagement presso gli ambulato-ri medici, presidi ASL o spazi pub-blici.

3) Unità di cure palliativee Lenitive (Ucp-L)

Le cure palliative sono un’Equipedi professionisti che si occupanodel trattamento della persona af-fetta da patologie evolutive ed ir-reversibili, con il fine primario dimigliorare la qualità di vita rispet-to alla sopravvivenza, preoccu-pandosi di assicurare un’assisten-za continua e globale ai pazienti ealle loro famiglie.Rivolgendo la loro attenzione al-la globalità dell’individuo, nonsi limitano ad intervenire solosulla sfera fisica patologica ma,assicurano anche un supportopsicologico, relazionale, socialee spirituale, con un occhio sem-pre attento al rispetto dell’autono-mia e dei valori della persona ma-lata; alla valorizzazione delle ri-sorse del paziente e della fami-glia con una qualità di cura che ga-rantisce risposte specifiche, tem-pestive efficaci ed adeguate alle va-riazioni dei bisogni e la continuitàfino all’ultimo istante di vita dellapersona.L’infermiere che partecipa insie-me al medico, allo psicologo e al-l’O.S.S. al processo di presa in ca-rico, è responsabile dell’assisten-za alla persona sia da un punto divista tecnico che relazionale: oltread occuparsi dei vari bisogni fi-siologici del malato, del monito-

raggio del dolore e dei parametrifisiologici, dell’individuazione delbisogno del malato di presidi/ausi-li, si preoccupa di individuare e va-lutare i bisogni legati alla sfera psi-co-emotiva, sociale e spirituale; sioccupa dell’individuazione del ca-re giver e della sua informazioneed educazione sia gestionale cheterapeutica, assicurandosi che qua-lunque scelta terapeutica sia nel-l’ottica della riduzione del disagioe della sofferenza del malato e deisuoi familiari.Le UCP-L fanno parte del pro-gramma di ADI, dove il MMG sipreoccupa di effettuare una richie-sta di intervento per l’assistenza alpaziente terminale, attivando cosìil servizio.

4) Unità di Valutazione Multi-dimensionale (U.V.M.)L’U.V.M. rappresenta il primo edessenziale passo per la presa in ca-rico del bisogno socio-sanitario, in-dispensabile per elaborare un pro-getto assistenziale personalizzatoe la conseguente erogazione dei ser-vizi che vi partecipano.E’ un organismo operativo, defini-to dalla legislazione vigente, cheha l’obiettivo di garantire l’inte-grazione della rete dei servizi sa-nitari, socio-sanitari e socio-as-sistenziali sul territorio. E’ for-mata da un’equipe multidiscipli-nare capace di leggere e valutare le

necessità del cittadino con bisognisociosanitari complessi e, qualorasia riconosciuto uno stato di biso-gno, di definire il percorso più ido-neo di trattamento, tenendo pre-sente il gradimento della stesso ela propria libertà di scelta.l’Infermiere, il MMG (medico me-dicina generale) e l’Assistente so-ciale, sono i principali attori checompongono l’equipe multidisci-plinare ed il loro precipuo quantodelicato compito sostiene tutte lefasi del processo di valutazione mul-tidimensionale: dall’analisi delladomanda, alla definizione del pro-blema, alla elaborazione del pro-getto personalizzato ed infine allasua attuazione e successiva valu-tazione.Si accede al servizio tramite pre-sentazione di una domanda pressole sedi comunali del servizio so-ciale gestione associata Società del-la Salute.

5) Salute mentale adultiE’ questa una grande area che com-prende più tipi di intervento da par-te degli operatori poiché il bacinod’utenza presenta una varietà plu-rima di disturbi difficilmente rag-gruppabili in un’unica tipologiad’intervento assistenziale. Semprein ambito territoriale, anche se si-tuato all’interno degli ospedali, ilservizio sanitario italiano preve-de l’S.P.D.C. (servizio psichiatri-

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co di diagnosi e cura) che consi-ste in un ricovero ospedaliero coninterventi sulle 24 ore ed ha co-me obiettivo la stabilizzazionedella salute mentale dell’indivi-duo. In stretta relazione lavorano idistretti territoriale che seguono l’u-tente dal momento della dimis-sione ospedaliera curandone gliaspetti socio-sanitari. L’infermirein salute mentale riesce a risolveremolti problemi pratici, ma è anchevero che utilizza questa capacitàper curare un paziente ammalato inuna parte di sé che è intangibile poi-ché perde la sua capacità di chie-dere aiuto e spesso anche di ac-cettarlo, rifiutando l’aiuto degli ope-ratori che potrebbero curarlo e as-sisterlo. In questa ottica l’infermiererappresenta un esempio, una guidanella riappropriazione da parte delpaziente, della sua capacità di ac-cettarsi, di valorizzarsi, di curarsie di vivere situazioni piacevoli. Inpratica di tornare ad avere un buonrapporto con se stesso, la sua fa-miglia e la società. Le struttureresidenziali sociali sono strutturealternative al rientro presso il do-micilio e permettono anch’esse al-l’individuo di reinserirsi nel con-testo familiare, sociale e lavorati-vo. Al servizio territoriale pos-sono accedere gli utenti senza ri-chiesta del medico, per qualsiasitipologia di bisogno e nella massi-ma riservatezza. La persona parte-cipa al colloquio con lo specialistache ne decide il percorso più ido-neo.

6)Assistenza infermieristicain carcere

Non è possibile definire il nursingin carcere se prima non viene con-siderato il contesto non usuale: l’as-sistito è istituzionalizzato e priva-to della libertà. Cos’è il nursing incarcere? Si può affermare che siaun ambito dell’assistenza dove iprofessionisti sono chiamati a da-re risposte adeguate ai molti pro-blemi di salute dei detenuti. Inol-tre gli infermieri devono garan-tire interventi di pari dignità equalità di quelli erogati fuori da

carcere con la grossa difficoltà ditrovarsi in un contesto con parti-colari condizioni di vita e con unassistito che strumentalizza la sa-lute: nella scala del soddisfacimentodei bisogni la salute cede il passoal desiderio di riacquistare la libertà,quindi spesso la salute non è piùil fine, ma il mezzo per riottenerla.La strumentalizzazione della salu-te si manifesta con due fenomeniprincipali che sono la simulazionedei sintomi e l’autolesionismo.L’infermiere ed il detenuto condi-vidono lo stesso domicilio: ambientiangusti e chiusi sono una realtà chesi somma alle regole dell’istitutopenitenziario e alla dispersività de-gli ambienti che condizionano l’o-perato dell’infermiere e la sceltadel modello assistenziale. All’in-terno di questo contesto l’infer-miere svolge le sue competenzecon la difficoltà aggiuntiva di unarelazione che, in questo caso, èsempre mediata dal personale dicustodia: le difficoltà incontratedall’infermiere sono ulteriormen-te condizionate dal rischio che ilpregiudizio influenzi la valuta-zione; la difficoltà di discriminarecasi simulati da quelli reali e vi-ceversa; sotto o sopravvalutazionedel dolore e delle situazioni a ri-schio clinico; sottovalutazione deldisagio psicologico. Inoltre l’in-fermiere si trova spesso disarmatodi fronte a frequenti episodi cruen-ti che gli generano ansia, ad insod-disfazione derivata dall’impossi-bilità di valutare i risultati, dal con-trasto con i propri valori morali eculturali. In un contesto tanto dif-ficile la professionalità infermieri-stica trova comunque la sua ap-plicazione nella gestione del pro-cesso di valutazione del bisognodei detenuti e della gestione orga-nizzativa di esso; nella gestione del-l’assistenza dell’ambito della me-dicina generale e specialistica; nel-l’ambito delle dipendenze e dellamalattia mentale; delle malattie in-fettive e nel governo delle cronici-tà in soggetti anche giovani e nel-l’area materno-infantile. Inoltre col-labora nella gestione delle situa-

zioni di emergenza-urgenza nel-l’ottica di un’assistenza infermie-ristica transculturale.

7) DialisiAnche se territoriale questo setto-re può essere definito come il gran-de braccio dell’ospedale che ponele sue radici anche sul territorio alfine di assistere quelle persone dia-lizzate che sono in uno stato stabi-le di patologia avvicinando il ser-vizio alle loro esigenze. Gli infer-mieri che operano nei CAD (Cen-tro di dialisi ad Assistenza Decen-trata con medico presente) oltre adeffettuare il trattamento dialiticosvolgono un ruolo fondamentalenel delicato passaggio dalla fase dipre-dialisi a quella dialitica. Que-sto avviene tramite il percorso di“accoglienza” che si basa su collo-qui secondo i principi della Medi-cal Humanities. Il gruppo infer-mieristico che effettua l’acco-glienza, prende in carico il pa-ziente dal momento in cui è sta-to deciso il trattamento dialitico.In pre-dialisi vengono programmatiincontri finalizzati all’ascolto edalla conoscenza reciproca, al for-nire informazioni generali sulla dia-lisi e concetti di educazione tera-peutica. Infine viene verificato illivello di consapevolezza delle con-dizioni cliniche, del trattamento elo stato emotivo della persona e del-la famiglia (in collaborazione conla figura dello psicologo). Le pri-me sedute dialitiche vengono ef-fettuate dall’infermiere di riferi-mento. La dialisi è un settore del-l’area critica dove la performanceinfermieristica non è solo tecnicama anche relazionale e di educa-zione terapeutica.

8) DipendenzeSi tratta di un servizio in cui l’in-tegrazione multiprofessionale èelevatissima e l’infermiere colla-bora col medico con l’educatorel’assistente sociale e lo psicologoper redigere un programma perso-nalizzato ad ogni singolo utente.La parte più specifica del lavorodell’infermiere consiste nella som-

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Obbiettivo 4/2014 IPASVI - Firenze Professione nursing 11

ministrazione dei farmaci sostitu-tivi gli stupefacenti (metadone esuboxone) e nella raccolta dei pre-lievi urinari. Queste attività ambu-latoriali devono sempre essere ef-fettuate tenendo conto delle pecu-liarità del paziente tossicodipen-dente che spesso presenta oltre a ladipendenza da sostanze anche al-tre malattie correlate come infe-zioni da HBV, HCV, HIV, HDV ma-lattie dall’apparato odontostoma-tologico, rischio di politraumati-smi, abuso di alcol e possono pre-sentare poliassunzione di farmacie dipendenza da gioco.Spesso il paziente tossicodipen-

dente a causa dell’uso continuati-vo delle sostanze stupefacenti è abi-tuato ad una pressione su gli altricon presenza di intolleranza, scar-sa pazienza, irascibilità, fino a sfo-ciare addirittura in patologie psi-chiatriche franche. Inoltre si tratta di utenti socialmentesvantaggiati che provengono da si-tuazioni familiari di disagio siafisico che psichico che sociale.Quindi siamo di fronte a pazientimolto complessi di cui bisogna te-ner conto nel processo di nursing,utilizzando le risorse della multi-professionalità.

9) PrevenzioneIl Dipartimento della Prevenzioneeffettua attività di coordinamento,vigilanza e diretto intervento di“spettanza statale” in tema di tute-la della salute, dell’ambiente, del-le condizioni di vita e benesseredelle persone e degli animali (ve-terinaria, PISLL, ISP, Medicina Le-gale e dello Sport). La peculiari-tà in questi ambiti è di perse-guire la massima integrazioneoperativa tra le diverse discipli-ne afferenti, in modo da fornire ri-sposte ed interventi coordinati edesaustivi garantendo così una vi-sione unitaria dei problemi dellaprevenzione anche attraverso i Pia-ni Integrati di Salute. La multidi-sciplinarietà tende a conciliare l’a-rea sanitaria con quella tecnica (in-

gegneri, tecnici della prevenzione,medici, infermieri, assistenti sani-tarie...) e si articola su interventi ditipo ambulatoriale (visite/control-li/vaccinazioni) al singolo e sullacomunità, statistiche epidemiolo-giche, interventi di urgenza/emer-genza in casi di epidemie o malat-tie infettive gravi (TBC, Meningi-ti), accertamenti sanitari presso leaziende, partecipazione ai gruppidi lavoro interdisciplinari, indagi-ni per malattie professionali ac-certate o sospette, monitoraggi bio-logici agli esposti a sostanze peri-colose, il fumo

10) Residenze AssistenzialiSi intende per prestazione residen-ziale e semi-residenziale il com-plesso integrato di

interventi, procedure e attività sa-nitarie e socio-sanitarie erogate asoggetti nonautosufficienti, non assistibili a do-micilio, all’interno di idonei “nu-clei” accreditati per la specificafunzione. La prestazione eroga-ta non si configura come un sin-golo atto assistenziale, ma comeil complesso di prestazioni di ca-rattere sanitario, tutelare, assi-stenziale e alberghiero erogatenell’arco delle 24 ore. Per l’an-ziano che vive situazioni di gran-de disagio, soprattutto sociale, alproprio domicilio prevalentemen-te quanto la solitudine amplifica iproblemi di salute e mina inesora-bilmente la sicurezza, la residenzasanitaria assistita è un’occasioneper superare questi disagi e recu-perare le capacità residue. La pre-senza dell’equipe multidisciplina-re, la costituzione di un Piano As-sistenziale Personalizzato e la pre-senza di personale che ruota su tur-ni permette di assistere persone sen-za saturare psicologicamente la ca-pacità di supportare situazioni dif-ficili che in ambiente domesticopotrebbero esacerbarsi. Questi pre-supposti sono sostenuti da profes-sionalità preparate ad interagire inmaniera multiprofessionale. La presenza dell’infermiere neicontesti sanitari precedentementeesposti, sottolinea l’importanza del-la figura infermieristica sia nel si-stema sanitario attuale sia, ed a mag-gior ragione, in uno sviluppo futu-ro che vede la domiciliarizzazionedelle cure come il sistema da svi-luppare per una sanità che pone ve-ramente il cittadino al centro.

Bibliografia\sitografia Ministero della Salute: Direzione gene-rale della programmazione sanitaria, deilivelli di assistenza e dei principi etici disistema commissione nazionale per la de-finizione e l’aggiornamento dei livelli es-senziali di assistenza Prestazioni Resi-denziali e Semiresidenziali www.salute.gov.itPiano Sanitario Sociale integrato 2012-15 – www.regionetoscana.itB. Franco “Il potere degli anni. Storie dianziani e di chi li assiste” ed Società Edi-trice Fiorentina 2010

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12 Professione nursing 4/2014 IPASVI - Firenze Obbiettivo

Elena Medoriinfermiera

Il nome housekeeper forse nonaiuta a percepire l’importanza chedovrebbe rivestire questa figuraprofessionale, inoltre la scarsastandardizzazione del ruolo, la-sciato forse troppo al buon sensoe adattato alla realtà del contestodi appartenenza, ha generato con-fusione. Dopo un’analisi approfondita diquesta figura professionale si puòben affermare che l’housekeeperè colui che conosce le sinapsi delsistema logistico e tecnologico sa-nitario che gli consentono di ri-spondere alle necessità interne edesterne del sistema sanità intesecome bisogni delle figure profes-sionali (clienti interni) e dei pa-zienti (clienti esterni) (Fig. 1).L’housekeeper è quel professioni-sta sanitario che dovrebbe incar-nare competenze organizzative egestionali racchiudendo conoscenzecliniche, giuridiche ed ammini-strative che gli permettano di ero-gare una gestione efficiente ed ef-ficace dell’organizzazione sia pra-tica che percettiva in termini di ac-coglienza e comfort. L’housekeeping comprende piùaspetti: dal favorire l’ottimizza-zione delle risorse assegnate peruna gestione funzionale e produt-tiva dei servizi nella logica del-l’integrazione professionale, alladivulgazione delle buone pratichee dei principi di responsabilità col-

L’housekeeper come figura chiavenei processi di logistica integrata

Fig. 1 – Interrelazioni professionali

Fig. 2 – funzioni dell’housekeeper

Un mix di competenze organizzative egestionali, di conoscenze cliniche, giuri-diche e amministrative: ecco l’housekeeper

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Obbiettivo 4/2014 IPASVI - Firenze Professione nursing 13

Tabella 1 – Internazionale VS nazionale

Fig. Rappresentazione grafica del ruolo

sta professione nelle realtà ospe-daliere inglesi ed americane è da-ta grazie ad un’esperienza plu-riennale e ad una formazione spe-cifica nel ruolo; col passare del tem-po l’housekeeper ha finito per es-sere un professionista prima mol-to utile e infine fondamentale al-l’interno del team ospedaliero (Ta-bella 1). Nonostante l’individuazione dellecompetenze (job profile), la defi-nizione dei compiti (job descrip-tion) e gli spazi di decisionalità au-tonoma (area gestionale), nella real-tà sanitaria italiana manca il con-solidamento di una ben definita im-magine aziendale e della visionedel servizio che deve essere forni-to che rimane indefinito e che au-torizza a chiedere di tutto (Fig. 3). L’housekeeper ad oggi svolge es-senzialmente un ruolo esecutivocon competenze tecnico-operativee viene percepito come una figurache si occupa di tutto e di niente.Dopo un’attenta disamina ed ungiusto confronto con realtà esteresi nota come, se giustamente in-quadrato e formato, l’housekeeperdona al servizio ospedaliero di-gnità, qualità ed efficienza. Inoltrelo sviluppo dell’housekeeping an-che a livello territoriale permetteil consolidamento del modello a li-vello aziendale e facilita lo sviluppodel concetto di rete fra ospedale eterritorio.Sviluppare e far evolvere i ruolispesso rappresenta la chiave di vol-ta nelle organizzazioni; creare unteam che, come nell’housekeepingpresente all’estero, affianchil’housekeeper al fine di snellire estandardizzare la logistica integratapresente nei reparti o nei distretti,potrebbe rappresentare un avvici-namento verso la valorizzazionedel paziente, non solo come rispo-sta alle sue necessità di comfort edi accoglienza, ma anche come unguadagno in termini di umanizza-zione dell’assistenza.

lettiva e di accoglienza. Deve es-sere un team leader, avere deter-minazione, capacità di problem sol-ving e orientamento al servizio, ca-pacità di programmazione e atten-zione al dettaglio, flessibilità e ca-pacità di superare i cambiamenti edi adattamento (Fig. 2).

Andando ad osservare realtà di-verse da quella italiana, troviamocome nel settore alberghiero e nel-la sanità americana e inglese, dovequesta figura nasce e si sviluppa,l’housekeeper ha un profilo pro-fessionale specifico ed è una figu-ra ben definita. L’importanza di que-

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14 Collegio 4/2014 IPASVI - Firenze Obbiettivo

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Obbiettivo 4/2014 IPASVI - Firenze Studi e progetti 15

Elena Di Ricco - Mara FadanelliInfermiere

Introduzione.Nell’epoca della Bioetica il prin-cipio guida che dovrebbe indi-rizzare l’operato dei professio-nisti sanitari è il principio di au-tonomia della persona. Autono-mia che non può prescindere enon può sussistere in mancanzadi una corretta ed esaustiva in-formazione della persona neiconfronti della propria condi-zione di salute o malattia. Infor-mazione che dovrebbe riguar-dare anche le varie alternativeterapeutiche-assistenziali, le pos-sibili complicanze che ne po-trebbero derivare e di una buo-na educazione terapeutica cherenda la persona consapevol-mente informata per poter farfronte a una gestione pratica ditale situazione. In questa visio-ne dell’operato del professio-nista sanitario un ruolo fonda-mentale è rivestito dall’infer-miere che si pone come un faci-litatore della comunicazione, svi-luppando una relazione definita“relazione terapeutica”; un ti-po di relazione particolare in cuiil professionista cerca di favori-re nella persona che assiste unamaggior valorizzazione delle ri-sorse personali. Oggi il ruolo del-

l’infermiere è sempre più orien-tato all’“advocacy”, alla “part-nership”, alla mediazione e al-la alleanza con persone che han-no bisogno di percorsi assisten-ziali individuali e personalizza-ti, attuando interventi di naturarelazionale che favoriscono l’in-contro con l’altro. In tale conte-sto l’agire professionale, sia me-dico che infermieristico, si basasu evidenze scientifiche (EB)che hanno lo scopo di fare in mo-do che il professionista sia cer-to di attuare interventi efficaci esicuri. Nel corso degli ultimi de-cenni del XX secolo inoltre, aseguito di un sempre maggioreprogresso scientifico e tecno-logico e ad una sempre maggiorrivendicazione di autonomia de-cisionale da parte dei cittadini,si sono avute enormi trasforma-zioni anche in ambito sanitariocominciando a porre dei dubbisulla validità dell’etica medicatradizionale (paternalistica) e dicerte applicazioni del principiodi beneficità tendendo verso unasempre maggiore educazioneglobale della persona/paziente.In un quadro così profondamentecambiato in ambito sanitario l’at-teggiamento paternalistico, cheha influenzato per lungo temponon solo l’agire medico ma an-che quello infermieristico, è sem-brato rappresentare un modello

etico che andava ad interferirecon la libertà di azione della per-sona anche se giustificato da ra-gioni riferite al bene. Ad essoquindi è andato sostituendosiquel modello relazionale che po-ne al centro il principio etico delrispetto dell’autonomia della per-sona. Ma in un paese come il no-stro in cui lo scenario sanitarioè di evidente derivazione pater-nalistica, questo cambiamentodi approccio clinico-assisten-ziale da realizzare con la per-sona assistita è stato ad oggi real-mente interiorizzato dagli ope-ratori sanitari nella loro operati-vità quotidiana? Oppure conti-nuano ad essere presenti in am-bito clinico-assistenziale atteg-giamenti, consuetudinari, comel’utilizzo del placebo? Inoltre èda fare presente che in merito al“Placebo” abbiamo a disposi-zione dati, quasi tutti derivantida studi clinici controllati e ran-domizzati in ambito sperimen-tale; mentre sono scarsi gli stu-di nella clinica assistenziale quo-tidiana, nonostante le implica-zioni etiche rilevanti che il suoutilizzo determina. Ne consegueuna visione non completa di ta-le fenomeno e una formazionenon adeguata agli operatori sa-nitari; con il rischio che essi nonabbiano le conoscenze e quindigli strumenti adeguati per po-

Il placebo nella pratica clinico-assistenzialein epoca post-moderna:autodeterminazione o paternalismo?

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16 Studi e progetti 4/2014 IPASVI - Firenze Obbiettivo

ter gestire e valutare tale prati-ca nell’agire quotidiano; consi-derando tutti gli aspetti etici,deontologici, giuridici, e di re-sponsabilità professionale cheesso determina. Pertanto l’o-biettivo che si pone questo stu-dio di ricerca, è di verificare lapresenza dell’utilizzo di “pla-cebo” come comportamento con-suetudinario, agito ancora ogginelle nostre strutture sanitarie,attraverso un’indagine conosci-tiva condotta sul personale in-fermieristico verificando al tem-po stesso le conoscenze, le mo-dalità di gestione, la frequenzadi utilizzo, le circostanze di im-piego, la posizione etico-deon-tologica che tale professione harispetto al placebo. Tutto questoper far si che si possa sviluppa-re una più ampia coscienza edetica professionale, e possanoscaturire ulteriori stimoli di ri-cerca e di studio, rispetto a taleargomento al fine di migliorareil processo clinico-assistenzia-le.

MetodiLo studio condotto è di tipo de-scrittivo, quantitativo, realizza-to, dopo una revisione sistema-tica della letteratura che ha evi-denziato studi sul placebo nellapratica clinica effettuati in altripaesi ma dalla quale non sonoemersi studi italiani. È stata ese-guita successivamente un’anali-si dei dati empirici reperiti nelperiodo Giugno-Settembre 2012attraverso la distribuzione effet-tuata personalmente, di un que-stionario conoscitivo, semi-strut-turato, a risposta multipla rigo-rosamente anonimo, distribuitoprevie autorizzazioni rilasciatedalle autorità competenti Il que-stionario è composto da 18 do-mande divise in due parti; la pri-ma composta da quesiti utili perun inquadramento generale del

professionista, la seconda, ri-guardante in specifico quesiti sulfenomeno oggetto di studio. Ilcampione scelto per lo studiocomprende gli infermieri chesvolgono servizio nelle U.O. dibase in 2 Presidi Ospedalieri To-scani, con particolare riferimen-to alle seguenti U.O.: Chirurgia,Medicina, Ortopedia, e infermieriche svolgono servizio nelle se-guenti strutture Sanitarie a livelloterritoriale: Hospice, RSA. Il que-stionario è stato distribuito a 143infermieri in dettaglio sono sta-ti distribuiti 70 questionari in me-dicina, 30 in chirurgia, 18 in or-topedia, 15 in RSA e 10 in ho-spice; ottenendo una risponden-za di 120 di essi compilati e re-stituiti. Per il calcolo della nu-merosità campionaria è stato uti-lizzato come strumento, Ope-nEpiSave 2.3. Prevedendo un li-vello di confidenza del 95% (peril quale è previsto un limite del5%) i responders potevano esse-re n.103; poiché i responders rea-li sono stati n.120 lo studio haraggiunto un livello di confidenzadel 99%.

Analisi statisticaPer l’analisi dei dati e la lororappresentazione grafica è sta-to utilizzato come programmaMicrosoft Office Excel 97-2003.È stato calcolato il numero dirisposte date per ogni item pos-sibile presente in ogni quesitodel questionario. In alcuni que-siti il numero di risposte otte-nute sono superiori a 120 es-sendo tali quesiti multi response.In tali rappresentazioni grafi-che quindi la totalità delle ri-sposte che troviamo sono su-periori al numero campionario;di queste risposte sono state cal-colate poi le percentuali con lerelative rappresentazioni gra-fiche. E’ stata fatta per alcuniquesiti un’analisi più dettagliata

inserendo tabelle nelle quali so-no state calcolate le varie ri-sposte relative ai dati assolutie alla distribuzione percentua-le di ogni singola U.O. Sonostati inoltre effettuati incrociper valutare le tipologie di ri-sposte date dai partecipanti ri-spetto ai quesiti ritenuti più si-gnificativi a seconda del titolodi studio posseduto. Questi que-siti indagavano, rispettivamentesulla necessità del personaleinfermieristico di linee di in-dirizzo/formazione per la ge-stione del placebo e sulla loroopinione in merito ad un’e-ventuale compromissione nelrapporto di fiducia tra pazien-te e infermiere dovuta alla pra-tica in questione. Di questi da-ti è stata effettuata una analisiper valutare un eventuale le-game di dipendenza tra le ri-sposte fornite ai due quesiti eil titolo di studio dei rispon-denti. Per far questo si è pro-ceduto ad effettuare su tali da-ti il test chi-quadrato (χ2). sul-l’indipendenza.

RisultatiDall’analisi dei dati è emerso chel’81,7% dei partecipanti risultaessere di sesso Femminile e il18,3 % di sesso Maschile. L’e-tà media risulta essere pari a 40anni. La maggioranza (56,7%)dei partecipanti in servizio nellestrutture sanitarie al momentodell’indagine, risulta essere nonlaureato. Il 45% della popola-zione infermieristica presta ser-vizio nell’U.O. di medicina se-guita da un 24,2% di chirurgia,un 13,3% di ortopedia, un 11,7%in RSA e infine un 5,8% in ho-spice. Si evidenzia un basso turn-over all’interno delle varie U.O.nelle quali il personale risulta-va prestare servizio da 5 a più di16 anni. Di questi dati deve es-sere tenuto conto che non tutte le

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Obbiettivo 4/2014 IPASVI - Firenze Studi e progetti 17

U.O. all’interno dei presidi ospe-dalieri e nemmeno le struttureSanitarie a livello territoriale(RSA, Hospice) presentavano lostesso numero di personale in-fermieristico nel proprio organi-co al momento dell’indagine. Co-me è possibile notare dalla Fi-gura n1 da tale studio è emersoche il 92% degli infermieri uti-lizza placebo. Il 55% dichiara diaverne fatto uso nell’ultimo an-no almeno una volta, ed il 90,8%dichiara gli effetti positivi di ta-le uso. L’utilizzo più frequenterisulta essere a livello territo-riale dove in RSA il 50% degliinfermieri sostiene di averlo uti-lizzato nell’ultimo anno da 5-10volte e un 28,6% quasi tutti i gior-ni e in hospice dove il 57,1% de-gli infermieri ne dichiara un usodalle 5-10 volte.Sono state molte le denomina-zioni utilizzate per definire ta-le procedura denotando moltasoggettività al riguardo. Ripor-tiamo qui quelle più utilizzatee significative. Il 13,3% lo hadefinito Sostanza neutra inno-cua sostituto di un farmaco, se-guito da un 11,7% che lo defi-nisce Sostanza farmacologicasenza attività, un 10% lo ritie-ne un Farmaco o sostanza con

Figura 1 – Rappresentazione grafica del-l’utilizzo del placebo da parte del perso-nale infermieristico in ambito clinico-as-sistenziale.

Figura 2 – Rappresentazione grafica delle circostanze di impiego del placebo nellagestione del dolore.

Figura3 – Rappresentazione grafica delle circostanze di impiego del placebo ad ec-cezione di quelle antalgiche.

Figura 4 – Rappresentazione grafica dei dati percentuali relativi a cosa viene comu-nicato al paziente in caso di ricorso al placebo.

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4/2014 IPASVI - Firenze Obbiettivo18 Studi e progetti

efficacia terapeutica, sommini-strata facendo credere essere untrattamento farmacologico ne-cessario. Il 5,8% lo ritiene unasostanza senza effetto fisico masolo psicologico; sempre un 5,8%lo definisce farmaco o sostan-za non indicato per specifica pa-tologia con effetto benefico. Peril 5% è un inganno. Quello cheaccomuna tutte le risposte dateè il fatto che il placebo è vistosolo sottoforma di sostanza siaessa farmacologica o non. Le Fi-gure 2-3 sottostanti rappresen-tano le circostanze di impiegodi placebo. La sostanza mag-giormente utilizzata a tale sco-po risulta essere la fisiologicanel 48,7% dei casi, seguita dal-le vitamine (34,0%), mentre unapercentuale minore (5,8%) uti-lizza capsule vuote, acqua e li-mone o saccarina. Nella Figu-ra4 vengono riportate le variescelte comunicative da parte delpersonale infermieristico nelmomento della somministra-zione di placebo. Interessantein questi dati è evidenziare il2,5% che comunica la naturaplacebica del trattamento di-chiarando di averne qualche vol-ta riscontrato gli effetti positi-vi.Il modo più utilizzato dagli in-fermieri per accertarsi di even-tuali effetti positivi del placeborisulta essere per il 50,8% quel-la di chiedere espressamentealla persona, ma troviamo ancheun 23,3% che utilizza strumentidi valutazione e un 14,2% che lodeduce se la persona non richiama.In questo caso c’è da chiedersichi e come può stabilire che il nonrichiamare sia un significato po-sitivo del trattamento effettato.Dallo studio emerge inoltre chesolo il 14,2% è in possesso del-la prescrizione medica quandoricorre al placebo. È interessan-te evidenziare che questa rispo-

sta non è stata data da nessun in-fermiere che presta servizio inhospice dove il 71,4%, con la per-centuale più alta in assoluto tratutti i contesti considerati, dichiaradi non essere mai supportato daprescrizione medica e il restante28,6% non dà alcuna risposta.La percentuale di coloro che in-vece la ritiene necessaria, è del32,5%; mentre il 48,3% non laritiene necessaria e il 18,3% so-stengono di non sapere se taleprescrizione sia necessaria. Unatteggiamento favorevole nei con-fronti del placebo è espresso dal69,2% del personale che ritieneche tale pratica debba essere con-tinuata in ambito clinico-assi-stenziale; inoltre il 65,8% degliinfermieri sostengono che taleutilizzo non comprometta il rap-porto di fiducia tra persona assi-stita e operatore sanitario. Sonosoprattutto i non laureati a rite-nere che tale uso non compro-metta il rapporto di fiducia maeffettuando su tali dati il test chi-quadrato (χ2) sull’indipendenzaè emerso che tale dato è dovutoalla casualità e non al titolo di stu-dio posseduto. Al tempo stessoemerge tra il personale infer-mieristico la necessità di più for-mazione e/o linee guida per la ge-stione di tale procedura (61,7%);questa necessità, si riscontra mag-giormente tra i laureati ma effet-tuando lo stesso test sopra indi-cato è emerso, anche in questocaso, che tale dato è casuale e nondipendente dal titolo di studioposseduto.

ConclusioniLo studio effettuato ha confer-mato che il placebo è una praticaancora presente all’interno dellenostre strutture sanitarie. Inoltresi evidenzia ancora troppa sog-gettività nel concepire e gestiretale procedura; dovuta forse an-che alla scarsa attenzione che vie-

ne dedicata a tale uso in ambitoclinico-assistenziale. È quindi daritenere che tale fenomeno me-riti un maggior approfondimen-to sia a livello universitario, at-traverso corsi di etica, sia attra-verso la formazione continua delpersonale infermieristico e sani-tario in genere. Anche se l’usodel placebo in alcuni casi può ri-sultare efficace, come emersodalla nostra indagine e dagli stu-di riportati in letteratura1-2 il suoutilizzo da parte degli operatorisanitari comporta inevitabilmentequestioni e dibattiti etici di nonpoco rilievo che meriterebberodi essere approfonditi.

Bibliografia1) Questionnaire survey on use ofplacebo Uriel Nitzan, Pesach Licht-enberg BMJ 2004;329:944–6 Thisarticle was posted on bmj.com on17 September 2004.http://bmj.com/cgi/doi/10.1136/bmj.38236.646678.552) Placebo use in clinical practiceby nurses in an Iranian teaching hos-pital.Baghcheghi N, Koohestani HR.Source Arak University of MedicalSciences, Basij SQ, Sardasht Sar-dasht, Arak, Islamic Republic ofIran.anno di pubblicazione 2011 3) Benci L. (2008) Aspetti giuridicidella professione infermieristica. 5thed. Mc Graw-Hill.4) Calamandrei C. D’Addio L. (1999)Commento al nuovo codice deon-tologico dell’infermiere. 1 th ed. McGraw-Hill5)Dobrilla G. Placebo e Dintornibreve viaggio tra realtà e illusione.Presentazione di Silvio Garattini. Ilpensiero Scentifico Editore 2004 6)Lombardi Ricci. M. SalvinoL.(2006) La fiducia che guarisce,l’uso del placebo tra scienza e etica.ed ISB (istituto siciliano di bioeti-ca).7) Sandro Spinsanti (2001)“Bioeti-ca e Nursing”.ed McGraw-Hill, Mi-lano8) Zattoni K. (2008) Tutti i diritti delmalato;ed. Foschi.

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Nursing di genere 19Obbiettivo 4/2014 IPASVI - Firenze

Un progetto di scrittura al femmi-nile. Un volume che racconta lestorie delle donne ospiti della Ca-sa Circondariale di Empoli. È “Codice a sbarre”, edito da Ibi-skos Editrice Risolo.Il libro raccoglie le testimonianzee le esperienze di vita di sette de-tenute e di una ex, Patrizia Tellini– oggi addetta stampa del Comu-ne di Empoli – che ha curato in pri-ma persona la stesura del volume.Tra i contributi raccolti in “Codi-ce a sbarre” quelli di Graziano Pu-jia, Direttore della Casa Circon-dariale femminile del Pozzale; diCarmelo Cantone, Provveditore

dell’amministrazionepenitenziaria della To-scana e del Sindaco diEmpoli, Brenda Barni-ni.Nel volume è stato an-che inserito l’articolo“Casa Circondariale diEmpoli. Un’esperienzasui generis”, scritto dal-la giornalista Nuria Biuz-zi e commissionato al-la stessa autrice dal Col-legio IPASVI di Firenze, nel-l’ambito di un’inchiesta sullo sta-to della sanità nelle carceri to-scane.

Il ricavato delle vendite del librosarà devoluto al ‘Centro Aiuto Don-na Lilith’ delle Pubbliche Assi-stenze Riunite di Empoli.

Empoli

Testimonianzedal carcere

Delphinium

CODICE A SBARRE

Liod

N

G

Le ospiti della Casa Circondariale Femminile di Empoli

si raccontano

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DelphiniumDelphinium

I Collegi IPASVI della Toscana presentanoricorso al TAR contro la Regione Toscana

Dopo aver cercato a più riprese il dialogo con le istituzioni regionali riguardo la Delibera GRT544 del 30.06.2014 avente per oggetto “riorganizzazione delle centrali operative 118 dellaRegione Toscana”, i Collegi IPASVI della Toscana in data 10 Ottobre 2014 hanno notificato permano del loro legale il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale della Toscana chiedendol’annullamento e nuova stesura dell’atto. Le motivazioni del ricorso sono rilevabili nei contenu-ti della Delibera stessa, che non prende in considerazione il ruolo professionale degli infermieripur avendo un ruolo numericamente predominante e, per legge, di responsabilità nella gestionedel soccorso territoriale. I punti salienti contestati sono:– esclusione delle rappresentanze infermieristiche nella fase di consultazione e scrittura della

delibera;– assegnazione alla figura del medico di compiti prettamente infermieristici;– assegnazione a operatori tecnici di ruoli e competenze che richiedono una cultura sanitaria.Un ricorso inevitabile che ha visto la coesione di tutti i Collegi a tutela delle istanze professiona-li degli infermieri loro iscritti e dell’infermieristica in genere.

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20 Nursing di genere 4/2014 IPASVI - Firenze Obbiettivo

Nuria Biuzzi

giornalista, collaboratrice IPASVIFi

Una struttura dove si concentranole attività sanitarie per la preven-zione, la diagnosi e la terapia dellepatologie oncologiche che interes-sano la mammella e l’apparato ge-nitale femminile.È il Centro Donna inaugurato lo scor-so 16 settembre all’ospedale “SanGiuseppe” di Empoli e già diventa-to un punto di riferimento per l’in-tero territorio dell’empolese val-delsa.L’Azienda USL 11, tra l’altro, ha giàuna adesione consolidata agli scree-ning che raggiunge stabilmente l’80per cento per quello mammografi-co e il 60 per cento per la preven-zione del carcinoma della cerviceuterina e del tumore del colon retto.Risultati importanti che l’aziendasanitaria empolese vuol manteneree consolidare attraverso la costitu-zione di una équipe stabile di pro-fessionisti e di operatori.«Nel Centro – spiega il direttore ge-nerale della Asl 11, Monica Piovi– vogliamo prendere per mano ledonne affinché il problema del can-cro possa diventare un’opportuni-tà di crescita. È una provocazioneculturale del pensare al femminileper garantire migliori prestazioni as-sistenziali e un’elevata qualità del-la cura e, soprattutto, del prendersicura».L’inaugurazione del Centro Donnaha costituito anche l’occasione perdotare l’ospedale “San Giuseppe”di un nuovo mammografo dual energye per sostituire l’attuale metodicadel linfonodo sentinella con quella

Centro Donna

Una sfida del “pensare femminile”

al verde indocianina. Sul versanteanatomo-patologico, l’acquisizionedella metodica OSNA, permetteràdi migliorare ancora la potenzialitàdiagnostica sul linfonodo sentinel-la rendendo anche più spediti i tem-pi chirurgici.A questa disponibilità tecnological’Asl 11 ha legato la collaborazionemultidisciplinare di tutti i profes-sionisti e di tutte le professionalitàmediche, psicologiche, tecniche, in-fermieristiche e di supporto ammi-nistrativo, per ottenere un risultatoottimale.«Nel Centro Donna gli infermieri– precisa Loriana Meini, dirigenteinfermieristico della Asl 11 – sonocoinvolti nell’intero percorso di pre-sa in carico del paziente: dagli scree-ning alla diagnostica, fino ai con-trolli del post-operatorio. E sono pro-prio questi professionisti sanitari chemantengono con le donne contattinumerosi e prolungati nel tempo».È, soprattutto, agli infermieri che lepazienti si rivolgono, anche telefo-nicamente, per richiedere delucida-zioni su aspetti clinici ed assisten-ziali. Per essere ascoltate o, più sem-plicemente, rassicurate.«Aver organizzato, dal punto di vi-sta logistico, il Centro Donna in un’u-nica struttura – puntualizza Meini –

è un valore aggiunto. Non solo per iprofessionisti sanitari, ma anche perle pazienti perché dalla capacità ti-picamente femminile del prendersicura possono nascere benefici pertutta la collettività».Intanto lo scorso 9 ottobre è statoistituito il comitato “Sostieni il Cen-tro Donna”, come organo consulti-vo e di indirizzo. Il numero dei so-ci dell’assemblea è illimitato. Può,infatti, iscriversi chiunque si rico-nosca nello statuto e abbia com-piuto il diciottesimo anno di età, in-dipendentemente dalla propria ap-partenenza politica, religiosa, etni-ca e professionale.L’organo operativo del comitato è,invece, il consiglio direttivo, for-mato da un numero ristretto di mem-bri e presieduto dal direttore gene-rale dell’Asl 11, Monica Piovi chepuntualizza: «Il nostro obiettivo èche l’intero territorio supporti il Cen-tro Donna affinché la struttura di-venti un punto di riferimento per tut-ti. Dal canto suo il comitato cerche-rà di raccogliere fondi per continuaread investire in innovazioni tecnolo-giche. Un modo per garantire allepazienti appropriatezza nella curadelle patologie oncologiche dellamammella e dell’apparato genitalefemminile».

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Obbiettivoprofessione infermieristicaOrgano Ufficiale del Collegio InfermieriProfessionali Assistenti SanitariVigilatrici d’Infanzia di Firenze

Anno XXIV n. 4/2014Spedizione in a. p. 70% 2DCB

Direttore responsabileLuca BARTALESI

Comitato di redazioneFrancesca CASTIUAnna CIUCCIARELLILorenzo GIOVANNONILucia MAGNANILucia SALVADORILucia SETTESOLDINiccolò SCALABRINStefano CASPRINI

collaboratore esterno

Contatti: [email protected]

Segreteria di redazioneSilvia Miniati, Elisabetta TralloriTania Stella

Direzione e RedazioneCollegio IPASVIVia Pierluigi da Palestrina, 1150144 FirenzeTel. 055 359866, fax 055 355648e-mail: [email protected] del Tribunaledi Firenze n. 4103 del 10/05/91È consentita la riproduzione totale o parziale degli articolie del materiale contenuto nella rivista purché vengano ci-tatati l’autore e la fonte («Obbiettivo professione infermie-ristica» rivista del Collegio IPASVI di Firenze). È graditacomunicazione per conoscenza alla redazione

Chiuso in tipografia il 20 novembre 2014Impaginazione e stampaTip. Coppini Via Senese 56r50124 Firenze - Tel. 055.2207133

Sommario1 Colleghe e Colleghi D. Massai - Presidente Collegio IPASVI Firenze

2 Virus Ebola - EVD F. Matarazzo

6 Prendersi cura di chi si prende cura A. Schiavoni

7 GiViTi - XXIII Meeting D. Donati - S. Nerii

8 Servizi Territoriali Sanitari, scopriamoli insieme C. Beligni

12 L'housekeeper come figura chiave nei processi di logistica integrata E. Medori

15 Il placebo nella pratica clinico-assistenziale in epoca post-moderna:autodeterminazione o paternalismo? E. Di Ricco, M. Fadanelli

19 Empoli. Testimonianze dal carcere

20 Centro Donna. Una sfida del pensare femminile N. Buzzi

Riferimenti fotograficiL’editore è a disposizione con gli aventi diritto non potuti reperire.

Dove siamoIl Collegio IPASVI della provincia di Firenze si trova in Via Pierluigi da Palestrina, 11 aFirenze a 200 metri dalla Stazione Leopolda dove è possibile trovare parcheggio auto etreni da e per Empoli.Per contattarci telefonare al numero 055/359866 oppure inviarci un fax al numero055/355648 www.ipasvifi.it [email protected] segreteria è composta da: Elisabetta Trallori, Silvia Miniati e Tania StellaL’orario di apertura al pubblico è: Lunedì e Venerdì 10.00-12.00

Martedì e Giovedì 12.00-15.00

Come inviare gli articoli a «Obbiettivo professione Infermieristica»• Gli articoli devono avere una lunghezza massima di 6000 battute spazi compresi oltre l’i-

conografia• Devono avere un taglio tipicamente positivo, apolitico.• Non devono contenere la bibliografia ma solo l’indirizzo a cui richiederla.• Devono essere inviati via mail all’indirizzo [email protected] riportando i recapiti

dell’autore.• Le pubblicazioni avverranno a discrezione della redazione previo liberatoria compilata e

firmata dall’autore da richiedere alla [email protected]• Le immagini (di buona qualità) devono riportare l’autore.

BibliografiaLa redazione demanda ogni responsabilità relativa a contenuti e bibliografia degli articolied elaborati agli Autori. La bibliografia è da richiedere direttamente all’autore.

in breve

Amministrazionetrasparente

In osservanza della L. n. 190/2012recante “Disposizioni per la pre-venzione e repressione della cor-ruzione e dell’illegalità nella pub-blica amministrazione” il Colle-gio IPASVIFi ha aperto sul pro-prio sito una sezione “ammini-strazione trasparente” dove ver-ranno pubblicati atti e delibereadottati dal Direttivo.

Proposte formativedicembre 2014

per iscrizioni e dettagli: https://tom.ipasvifi.it/tom_ipasvi_fi/bacheca.html

Migliorare la comunicazione in RSA.Protocolli e gestione delle urgenze 10/12/2014 – 14.00/19.00(Banchi C, Caponi I, Coccioli E, Luciani M,Scarselli G)

Etica e farmaci in urgenza Emergenza: lacorretta gestione e somministrazione 11/12/2014 – 14.00/18.0012/12/2014 – 9.00/13.00(P. Riva)

Dalla recitazione alla comunicazione(NO ECM)5-9-15 dicembre 2014 dalle 9.00 alle 13.00 (Micoli G.)

Il Consiglio Direttivo con lo scopo di facilitarel'accesso al voto ha organizzato il sistema di tra-sporto dedicato A\R per la sede del CollegioIPASVIFi con partenza dai principali ospedalidella provincia.Siete pregati di utilizzare il servizio e diffonderel’opportunità.

PARTENZA 29/11 01/12 Posti Fermataintermadia

Meyer h13,30 h13,30 25 h13,40 CTOh14 h14 25 h14,10 CTO

Ospedale h 10,30 h10,30 25 xxxxxxSS. Annunziata h 13,30 h13,30 25 xxxxxxx

Osp. Nuovo h14 h 14 25 xxxxxxS. Giovanni di Dio(Toregalli)

Ospedale xxx h10 25 xxxSerristori Figline V.A.

Ospedale h10 h 10 54 xxxBorgo S. Lorenzo

Osp. Empoli h10 h 10 54 xxxxxx

RINNOVO ORGANI IPASVIFi29-30 novembre e 1 dicembre 2014

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professione infermieristicaAnno XXIV - n. 4/2014 - Sped. Abbonamento Postale 70% 2 DCB FI

n. 4/2014

Obbiettivo

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in continua evoluzioneLe ELEZIONI, massi-mo livello di Demo -crazia momento oveognuno può esprimereassenso, dissenso, con- tinuità, rottura, pro-gresso, rinnovamento,trasformazione.A Noi la Parola…