O 1,00 · 2012. 1. 27. · La Voce del Pastore. Si è conclusa la Visita Pastorale presso la...

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Vita di Diocesi. All’Istituto Marcelline di Foggia il convegno di studi “Una scuola di qualità: metodi e protagonisti” Focus. Family Fest. Il Forum delle Associazioni Familiari per rilanciare il ruolo della famiglia nella provincia di Foggia PAG. 16 PAG. 6 PAGG. 4-5 Classi di scuola media, Ginnasio e Liceo Classico “S. Cuore” del Seminario Diocesano Classi di scuola media, Ginnasio e Liceo Classico “S. Cuore” del Seminario Diocesano La Voce del Pastore. Si è conclusa la Visita Pastorale presso la parrocchia della Regina della Pace in Foggia 1,00 Settimanale di informazione, attualità e cultura dell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino ANNO XVIII - N. 22 FOGGIA 10.06.2011 V olendo tracciare dal nostro “osservatorio” un primo bilancio sul- la Visita Pastorale tenuta dall’Arcivescovo nella vica- ria di Foggia-Sud il giudizio è assolutamente positivo. Positivo, perché la Visita è stata intensa, capillare e coinvolgente. Il Vescovo, in- fatti, ha dedicato un’intera settimana ad ogni realtà par- rocchiale. E, non si è limitato soltanto a visitare il contesto ecclesiale, ma si è recato an- che nelle scuole, nelle fabbri- che e nei vari luoghi di lavo- ro e di aggregazione sociale. L’accoglienza è stata straor- dinaria, perché tutti i fedeli e le varie realtà ecclesiali, sociali, politiche e lavorative sono state coinvolte in un se- rio e sincero confronto sulle problematiche in cui versano le varie fasce della cittadi- nanza. L’appuntamento ec- clesiale ha permesso di evi- denziare, allo stesso tempo, i punti di forza e le notevoli risorse del nostro territorio e della Chiesa locale. Un territorio segnato come ben si sa soprattutto dalla di- soccupazione, dall’emergen- za abitativa e dalla carenza di servizi. Ciò nonostante, i fog- giani hanno manifestato il desiderio di rialzarsi e vedo- no nel Vescovo e nella Chiesa un punto di riferimento in- sostituibile ed un’ispirazio- ne per un agire fondato nella ricerca del bene comune. Adesso c’è la pausa estiva. La Visita Pastorale riprenderà in autunno. Sicuramente si tratta di un evento di grazia che, come si è potuto registrare fino- ra, non farà mancare i suoi frutti, non solo nella consi- derazione dell’analisi della situazione dei vari quartieri, quanto piuttosto nelle scelte pastorali che ogni comunità parrocchiale dovrà compie- re per continuare e, perché no, migliorare il proprio cammino. Voce di Popolo continuerà a seguire con puntualità l’im- portante evento ecclesiale e ad informare con accuratez- za i suoi affezionati lettori. Il Direttore don Antonio Menichella

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  • Vita di Diocesi.All’Istituto Marcelline di Foggia il convegno di studi “Una scuoladi qualità: metodie protagonisti”

    Focus. Family Fest.Il Forum delle Associazioni Familiari per rilanciare il ruolo della famiglia nella provincia di Foggia

    PAG. 16PAG. 6PAGG. 4-5

    Classi di scuola media, Ginnasio e Liceo Classico

    “S. Cuore”del Seminario Diocesano

    Classi di scuola media, Ginnasio e Liceo Classico

    “S. Cuore”del Seminario Diocesano

    La Voce del Pastore.Si è conclusala Visita Pastorale presso la parrocchia della Regina della Pace in Foggia

    1,00

    Settimanale di informazione, attualità e cultura dell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino

    ANNO XVIII - N. 22FOGGIA 10.06.2011

    Volendo tracciare dal nostro “osservatorio” un primo bilancio sul-la Visita Pastorale tenuta dall’Arcivescovo nella vica-ria di Foggia-Sud il giudizio è assolutamente positivo. Positivo, perché la Visita è stata intensa, capillare e coinvolgente. Il Vescovo, in-fatti, ha dedicato un’intera settimana ad ogni realtà par-rocchiale. E, non si è limitato soltanto a visitare il contesto ecclesiale, ma si è recato an-che nelle scuole, nelle fabbri-che e nei vari luoghi di lavo-

    ro e di aggregazione sociale. L’accoglienza è stata straor-dinaria, perché tutti i fedeli e le varie realtà ecclesiali, sociali, politiche e lavorative sono state coinvolte in un se-rio e sincero confronto sulle problematiche in cui versano le varie fasce della cittadi-nanza. L’appuntamento ec-clesiale ha permesso di evi-denziare, allo stesso tempo, i punti di forza e le notevoli risorse del nostro territorio e della Chiesa locale.Un territorio segnato come ben si sa soprattutto dalla di-

    soccupazione, dall’emergen-za abitativa e dalla carenza di servizi. Ciò nonostante, i fog-giani hanno manifestato il desiderio di rialzarsi e vedo-no nel Vescovo e nella Chiesa un punto di riferimento in-sostituibile ed un’ispirazio-ne per un agire fondato nella ricerca del bene comune. Adesso c’è la pausa estiva. La Visita Pastorale riprenderà in autunno.Sicuramente si tratta di un evento di grazia che, come si è potuto registrare fi no-ra, non farà mancare i suoi

    frutti, non solo nella consi-derazione dell’analisi della situazione dei vari quartieri, quanto piuttosto nelle scelte pastorali che ogni comunità parrocchiale dovrà compie-re per continuare e, perché no, migliorare il proprio cammino. Voce di Popolo continuerà a seguire con puntualità l’im-portante evento ecclesiale e ad informare con accuratez-za i suoi affezionati lettori.

    Il Direttoredon Antonio Menichella

  • 2 Voce di PopoloTe s t i m o n i a n z e

    “I GIUSTI CAMMINANO, I SAPIENTI CORRONO, GLI INNAMORATI VOLANO”

    Incontro al Signore che chiama

    Voce di PopoloSettimanale di informazione, attualità e cultura dell’Arcidiocesi di Foggia-Bovino

    anno XVIII n. 22 del 10 giugno 2011

    Direttore responsabileAntonio MenichellaHanno collaboratopadre Valter Arrigoni, Damiano Bordasco, don Donato Coco, don Stefano Caprio, Antonio Daniele, Francesca Di Gioia, Monica Gigante,Giuseppe Marrone, Enza Moscaritolo, Vito Procaccini, Valerio Quirino, Giustina Ruggiero, Lucio Salvatore, Francesco Sansone, Nicola Saracino.

    Editore: NED S.r.LDirezione, redazione e amministrazionevia Oberdan, 13 - 71100 - FoggiaTel./Fax 0881.72.31.25e-mail: [email protected] grafi ca e Stampa: Grafi che Grilli srlLa collaborazione è volontaria e gratuita. Articoli e foto, anche se non pubblicati, non si restituiscono.Chiuso in redazione l’8.06.2011

    Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

    e alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici

    Al Seminario Regionale il cammino vocazionale dell’anno Propedeutico

    Film in sala“Il ragazzo con la bicicletta”Da venerdì 10 a mercoledì 15 giugno 2011.

    Spettacoli ore 20,00 e 22,00.

    Programmazione Sala della Comunità Mons. Farina

    Regia Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne. Cast Cécile de France, Thomas Doret, Jérémie Renier, Fabrizio Rongione, Egon Di Mateo, Oli-vier Gourmet.

    Trama Cyril ha quasi dodici anni e una so-la idea fi ssa: ritrovare il padre che lo ha lasciato temporaneamente in un centro di accoglienza per l’infanzia. Incontra per caso Sa-mantha, che ha un negozio da par-rucchiera e che accetta di tener-lo con sé durante i fi ne settimana. Cyril non è del tutto consapevole dell’affetto di Samantha, un affet-to di cui ha però un disperato biso-gno per placare la sua rabbia.

    Foggia dal Papa

    Il Centro Diocesano per la Pastorale dei Pellegrinag-gi, del Turismo e del Tempo Libero organizza per mer-coledì 22 giugno un pelle-grinaggio per partecipa-re all’Udienza Generale del Santo Padre Benedetto XVI che si terrà in piazza San Pie-tro a Roma, alle ore 10,00.

    Per presentare la doman-da è necessario recarsi pres-so l’uffi cio sito nel Palazzo Vescovile, in via Oberdan 13. L’uffi cio è aperto al pub-blico il lunedì dalle ore 9,00 alle 11,30, e il giovedì dalle ore 16,00 alle ore 18,30. Per info: Tel. 0881/723125 email: [email protected]; www.dioce-sifoggiabovino.it.

    “Chi sono io? Chi sei tu, Signo-re? A chi mi mandi? A fare co-sa?”, queste quattro domande, immerse nella fi gura di Mosè di-nanzi al roveto ardente, hanno accompagnato il nostro cammi-no vocazionale lungo l’anno det-to Propedeutico al Seminario Re-gionale. Si tratta di un anno di in-tenso discernimento vocaziona-le preparato per chi, come noi giovani diciannovenni, avverte

    dentro di sé la chiamata al sa-cerdozio ministeriale, ma, prove-nendo dalla parrocchia e non dal Seminario Minore, ha bisogno di confrontarsi con se stesso, con la Parola di Dio e con gli altri in un’esperienza di vita comunita-ria. L’intero anno, iniziato il 18 ottobre e terminato lo scorso 27 maggio, giorno della festa della “Regina Apuliæ”, è stato suddivi-so in otto periodi di permanenza

    nel Seminario Regionale di Mol-fetta, dei quali i primi quattro, cioè quelli che hanno preceduto il Natale, constavano di appena dodici giorni, mentre i secondi quattro, ben più lunghi, giunge-vano ad essere anche di un me-se. La stessa gradualità è stata applicata alle iniziative e agli ora-ri della giornata, al fi ne di render-la man mano più simile a quella che vivono i seminaristi.

    Essendo giunti al termine di questo cammino, possiamo di-re di aver vissuto un tempo di grazia, durante il quale abbiamo avuto la possibilità di riscopri-re noi stessi e Dio alla luce del-la Sua Parola, grazie all’accom-pagnamento paterno del nostro educatore don Pietro Rubini e del padre spirituale don France-sco De Lucia.

    Abbiamo condiviso le nostre giornate con altri 26 ragazzi pro-venienti dalle varie Diocesi di Pu-glia, con età media di 23 anni, con i quali si sono instaurati rappor-ti di sincera amicizia e di arric-chimento umano vicendevole. Inoltre, partecipando quotidia-namente alla S. Messa, all’ado-razione eucaristica, alla liturgia delle ore e mensilmente al riti-ro spirituale, oltre che agli eser-cizi spirituali, vissuti nel mese di gennaio a San Giovanni Roton-do, è maturata notevolmente la vita di preghiera.

    Non è da trascurare l’aspetto culturale, esso è stato adattato ad ognuno di noi in modo da in-tegrare ed ampliare le diverse co-noscenze, in base al corso di stu-di effettuato.

    Infi ne, non possiamo dimenti-care gli ultimi giorni che abbia-

    mo vissuto ad Assisi, esperien-za che ha completato in manie-ra straordinaria il cammino fatto fi no a quel momento: il contatto con l’esperienza del Serafi co Pa-dre ci ha permesso di entrare pie-namente nel mistero dell’amore e della letizia fraterna.

    Concludendo, siamo grati al Signore e a chi ci ha concesso di vivere questa irripetibile e subli-me esperienza, certi di aver fatto nostro il detto medioevale che è stato posto alla nostra attenzione quel lontano 13 settembre quan-do facemmo per la prima volta il nostro ingresso a Molfetta: “La vita non procede sotto gli ordi-ni o i divieti di un legislatore, ma per innamoramenti progressivi: i giusti camminano, i sapienti cor-rono, gli innamorati volano”.

    Giulio dal Maso e Giovanni Frisenna

    Per informazioni www.salafarina.it; email: [email protected]; tel. 0881/756199.Via Campanile, n. 10 – Foggia

  • 3N. 22 del 10 giugno 2011 C h i e s a I t a l i a n a & U n i v e r s a l e [ don Stefano Caprio ]

    Chiesa UniversaleLa persona al centro della comunicazione

    Chiesa ItalianaLa buona Banca del Vaticano

    Il mondo sta diventando una grande rete sociale grazie al ruo-lo dominante di Internet nella so-cietà, e i cristiani devono stare attenti a mantenere come pun-to centrale la dignità della per-sona umana. Lo afferma il diret-tore della Sala Stampa della San-ta Sede, padre Federico Lombar-di, S.I., in un’intervista concessa a Intercom magazine, una risor-sa pastorale e liturgica della Con-ferenza Episcopale d’Irlanda. Ri-fl ettendo sul Messaggio di Bene-detto XVI per la Giornata Mon-diale delle Comunicazioni Socia-li, che si celebra questa domeni-ca, il portavoce vaticano osser-va che le realtà virtuali non do-vrebbero mai essere meramen-te superfi ciali, né perdere la pro-pria qualità. “Che tipo di amicizie si costruiscono on-line?”, chie-de. “La rete è un luogo in cui pos-siamo offrire una ‘testimonian-za’ convincente e credibile o so-lo un contesto di presenze senza impegno, profi li fi ttizi in cui non

    siamo capaci di ammettere la ve-rità su noi stessi?”. “È una cultura in cui soprattutto i giovani sono profondamente immersi, speri-mentando simultaneamente op-portunità meravigliose di nuove relazioni e rischi crescenti di iso-lamento o allontanamento dal-la vita quotidiana”, indica il sa-cerdote. Padre Lombardi sotto-linea che i cristiani devono rifl et-tere su tali questioni, e aggiunge che Benedetto XVI assume sem-pre un approccio positivo alla nuova cultura digitale nei suoi discorsi pastorali. “Il Messaggio di quest’anno è un forte appello a una rifl essione profonda su co-me viviamo la nostra esperienza umana e il nostro impegno cri-stiano nell’era e nella cultura di Internet”, spiega. Nella stessa in-tervista, il sacerdote gesuita com-menta anche la Lettera pastora-le di Benedetto XVI ai cattolici dell’Irlanda, che descrive come “il testo più comprensivo che il Papa ha scritto sulla questione

    La cosiddetta banca del Vati-cano, l’Istituto per le Opere di Religione (IOR), ha dato esem-pio di buona condotta e la Pro-cura di Roma ha disposto il dis-sequestro dei 23 milioni di eu-ro congelati dallo scorso settem-bre. La decisione è stata apprez-zata dal Vaticano, che in una di-chiarazione del suo portavoce ha ribadito l’impegno ad “aderi-re pienamente agli standard in-ternazionali per la prevenzione e il contrasto delle attività ille-gali in campo fi nanziario”. Il pro-curatore aggiunto Nello Rossi e il PM Stefano Rocco Fava han-no accolto l’istanza presentata il 20 maggio scorso dalla difesa, prendendo atto che negli ultimi cinque mesi “si sono verifi cati ri-levanti mutamenti sul piano nor-mativo e istituzionale che hanno ridisegnato il contesto entro cui occorre valutare la permanenza o meno delle ragioni poste a ba-se del decreto di sequestro pre-ventivo dei 23 milioni di euro”. Si tratta delle nuove norme fi -

    nanziarie con cui il Vaticano si è adeguato agli standard europei - la “Legge concernente la preven-zione il contrasto del riciclaggio dei proventi di attività crimino-se e del fi nanziamento del terro-rismo”, emanata lo scorso 30 di-cembre ed entrata in vigore il 1° aprile - e dell’istituzione dell’Au-torità di informazione fi nanzia-ria (Aif), che ha compiti di pre-venzione e contrasto del riciclag-gio, ma anche di scambio di in-formazioni con analoghe auto-rità di altri Stati. Il sequestro ri-sale al settembre 2010. Il 15 del mese, l’Unità di informazione fi -nanziaria (Uif) della Banca d’Ita-lia ha “sospeso” due bonifi ci per un totale di 23 milioni di euro che lo IOR, in data 6 settembre, ave-va richiesto di eseguire al Credi-to artigiano, presso cui è titola-re di un conto corrente. L’opera-zione prevedeva il trasferimen-to di 20 milioni alla JP Morgan di Francoforte e di tre milioni alla Banca del Fucino. Gli inquiren-ti della Procura di Roma hanno

    contestato il reato omissivo del-la norma antiriciclaggio: non sa-rebbero cioè indicate “le gene-ralità del soggetto per conto del quale si esegue l’operazione” e “lo scopo e la natura” della pre-stazione. Il 21 settembre è giun-ta la notizia di un’indagine aper-ta nei confronti dei vertici dello IOR. I 23 milioni, spiegano gli in-quirenti, verranno “ricollocati” nella “identica situazione” nella quale si trovavano precedente-mente alle disposizioni imparti-te dallo IOR al Credito Artigiano. Proprio l’istituzione dell’Aif, gui-data dal Cardinale Attilio Nicora, ha pesato in modo decisivo sul-la decisione fi nale della Procura.

    Nel provvedimento di disseque-stro si sottolinea, tra l’altro, che l’Autorità di informazione fi nan-ziaria della Santa Sede “ha già iniziato una collaborazione con l’Uif, omologo organo di control-lo italiano, fornendo informazio-ni adeguate su di una operazio-ne intercorsa tra lo IOR e istituti bancari italiani che è stata ogget-to di analisi per la sua potenzia-le illiceità”. Per questo si può ri-tenere che “nello Stato straniero sia stato instaurato, in ordine al-la operatività dello IOR, un regi-me giuridico improntato a crite-ri e regole tali da scongiurare il ri-petersi di comportamenti omissi-vi”. Padre Federico Lombardi S.I.,

    direttore della Sala Stampa del-la Santa Sede, in un commento alla “Radio Vaticana” ha spiega-to che la Santa Sede apprezza la revoca del sequestro dei fondi “perché conferma la correttez-za con cui vuole operare lo IOR e la serietà dell’impegno con cui la Santa Sede, nell’aderire pie-namente agli standard interna-zionali per la prevenzione e il contrasto delle attività illegali in campo fi nanziario, ha costituito tra l’altro l’Autorità di Informa-zione Finanziaria, dotandola di qualifi cate professionalità e di adeguati poteri per proseguire con decisione e coerenza il pro-cesso avviato”.

    degli abusi sessuali di minori da parte del clero”. Padre Lombar-di afferma che la Lettera, pub-blicata nel marzo 2010, ha attira-to un’attenzione speciale perché è in Irlanda che la tragedia degli abusi ha colpito più fortemente la Chiesa. Ad ogni modo, chiari-sce, il testo è stato scritto anche per un pubblico internazionale, visto che gli abusi hanno interes-sato la Chiesa universale. “Anche se alcuni passaggi della Lettera sono rivolti in modo più specifi co all’Irlanda – dice padre Lombar-di –, alla luce della storia cristia-na e degli impegni nei confronti di un rinnovamento concreto la maggior parte del documento po-

    trebbe facilmente riferirsi ad altri Paesi e ad altre situazioni, come l’intensa sezione dedicata alle vit-time, alle loro famiglie, a quanti abusano, ai vari membri della co-munità”. La questione degli abu-si “ha caratterizzato drammatica-mente e continua a caratterizza-re la vita della Chiesa negli ultimi anni”, riconosce. “Ha lasciato fe-rite molto profonde e ha provo-cato un grave danno, soprattut-to in alcuni Paesi, ma anche in tutta la comunità universale del-la Chiesa”. “Benedetto XVI deve guidare la Chiesa in questo tem-po di crisi, e lo fa con ammirevole coraggio e umiltà, presentando-ci l’esempio degli atteggiamenti

    evangelici che bisogna adottare e l’azione da realizzare”, dichiara padre Lombardi. Anche se i cat-tolici irlandesi sono stati forse i più provati dalla tragedia degli abusi, il portavoce vaticano se-gnala che “se si possono rinno-vare e rialzare, se si possono pro-vare degni della loro grande tradi-zione, allora presteranno di nuo-vo un grande servizio alla Chiesa in Europa e nel mondo, offrendo la loro preziosa esperienza di ve-ra penitenza, purifi cazione e rin-novamento, di rinascita della vita comunitaria in cui i bambini sono protetti in modo effi cace e sono sicuri nella loro crescita umana e cristiana”.

  • Prosegue la Visita Pastorale dell’Arcivescovo di Foggia–Bo-vino, mons. Francesco Pio Tam-burrino, che, nei giorni scorsi, è stato in Visita presso la parroc-chia Regina della Pace. Il par-roco mons. Paolo Pesante ha ri-marcato il pregevole lavoro di ri-fl essione svolto dalla comunità sui documenti della Chiesa e, in particolare, sulle indicazioni del Concilio Vaticano II.

    Durante la Celebrazione Euca-ristica di domenica 29 maggio, il Presule ha aperto la Vista Pasto-rale nella comunità parrocchiale di Rione Martucci, che, con gioia ed entusiasmo, ha accolto il pro-prio pastore nella fede. La matti-nata è stata l’occasione propizia per ascoltare la spiegazione del-la Parola di Dio direttamente dal Vescovo che, con il suo pregevo-

    le approccio formativo, è riusci-to a coinvolgere tutti i fedeli pre-senti. “Allo sgomento degli apo-stoli contrappone una promessa, una speranza”: lo Spirito del Pa-dre, per mantenere sempre desta la loro attenzione nei confronti di Dio e per assicurare loro la con-solazione. “Gesù fu il primo gran-de consolatore” ha sottolineato, a questo proposito, mons. Tam-burrino. Così si legge nel Vange-lo: “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: ‘Se mi amate, os-serverete i miei comandamen-ti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo co-noscete perché egli rimane pres-so di voi e sarà in voi. Non vi la-

    scerò orfani: verrò da voi. Anco-ra un poco e il mondo non mi ve-drà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io so-no nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei coman-damenti e li osserva, questi è co-lui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui’”. “Paràclito”, in questo senso, si-gnifi ca consolatore e difensore. Per il Presule, chi soffre riesce a trovare consolazione proprio nello Spirito Santo. Quindi, se-condo mons. Tamburrino, come lo Spirito consola noi, anche noi dobbiamo imparare a “diventa-re consolatori del prossimo”, “di-ventare Cuore di Dio che sta vici-no ai fratelli tribolati”. In queste parole, pronunciate con profon-

    da commozione, risiede il mes-saggio di amore più grande che il nostro padre nella fede pote-va donarci. L’Arcivescovo invi-ta tutti i fedeli a non rinchiuder-si in sogni di felicità individuali-stici, ma ad aprirsi all’altro con azioni e gesti concreti. “La con-solazione è fatta di gesti concre-ti” ha puntualizzato mons. Tam-burrino.

    Nella seconda parte della sua omelia, il Vescovo ha illustrato i passaggi fondamentali della Vi-sita, “un momento di consolazio-ne cristiana” che il Presule opera nella comunità parrocchiale di ri-ferimento. In questo senso, il no-stro Arcivescovo realizza la Visi-ta Pastorale per portare la conso-lazione dello Spirito Santo. Egli, quindi, viene nelle nostre comu-nità da padre.

    V i s i t a P a s t o r a l e

    Gesù, il primo grande consolatore

    4 Voce di Popolo[ Monica Gigante ]

    Mons. Tamburrino in Visita presso la parrocchia Regina della Pace

    LA VISITA PASTORALE È “UN MOMENTO DI CONSOLAZIONE CRISTIANA”

    11/06Alle ore 11,00 presso la parroc-chia dell’Annunciazione del Signore presiede la S. Messa solenne di istituzione di nuovi Cavalieri e Dame dell’Ordine Equestre del S. Sepolcro di Gerusalemme. Alle ore 19,00 presso l’Oda Teatro rivolge un saluto in occasione dello spet-tacolo organizzato dai ragazzi del Plesso di Riabilitazione ASL di Villaggio Artigiani. Alle ore 22,00 presso la parrocchia dello Spirito Santo presiede la Veglia di Pentecoste.

    12/06Alle ore 11,00 presso la chiesa di San Domenico celebra le Cresime della parrocchia Cat-tedrale.

    14/06Alle ore 20,30 presso la par-rocchia dei SS. Guglielmo e Pellegrino celebra le cresime degli adulti della Vicaria di Foggia Nord.

    16/06Alle ore 18,00 presso la Sala del Tribunale della Dogana, in-terviene al convegno dal titolo “Le guarigioni di Lourdes,tra fede e scienza”.

    Agenda dell’Arcivescovo10 - 16 giugno 2011

  • 5N. 22 del 10 giugno 2011

    “LA PARROCCHIA, CHIESA CHE VIVE TRA LE CASE DEGLI UOMINI, È PER SE STESSA MISSIONARIA”

    V i t a p a s t o r a l e

    Giorni di amicizia

    [ Monica Gigante ]

    Le conclusioni della Visita presso la parrocchia Regina della Pace

    “La settimana che ho trascor-so con voi mi ha dato grande gio-ia. Sono stati giorni di amicizia: ho toccato con mano la vostra ac-coglienza ed entusiasmo verso il Pastore della Chiesa locale”. Con queste parole, l’Arcivescovo di Foggia-Bovino, mons. Francesco Pio Tamburrino, si è rivolto alla comunità parrocchiale della Re-gina della Pace in occasione della Messa conclusiva della Visita Pa-storale, celebrata sabato 4 giugno. Il Presule ha ripercorso le tappe cruciali della Visita: gli incontri con il Consiglio Pastorale Parroc-chiale, il Consiglio per gli Affari Economici, le Corali, le scuole, il comparto produttivo del Villaggio Artigiani, le fabbriche e la Caser-ma Sernia-Pedone. “Questi incon-tri personali carichi di contenuti e di umanità, contrassegnati da un dialogo leale, svolti con l’unico obiettivo di far emergere la real-tà, mi hanno consentito di avere idee più chiare e più vere su di voi e sul territorio”, ha puntualizzato il Vescovo, che ha sottolineato la grande serietà con cui è stata pro-grammata l’intera Visita.

    “Si riunisce periodicamente e si fa carico della programmazio-ne parrocchiale. Regolarmente convocato dal segretario, affron-ta con responsabilità le varie pro-blematiche proposte e il registro dei verbali è redatto con serie-tà e costanza”, con queste paro-le di approvazione, il Presule si è espresso riguardo all’operato del Consiglio Pastorale Parrocchiale, di cui ha lodato la presenza giova-nile e la profonda coesione.

    Per il Vescovo, il Consiglio Par-rocchiale per gli Affari Economici “svolge con responsabilità il pro-prio ruolo. Oltre che farsi carico dell’amministrazione ordinaria,

    ha dato supporto al parroco an-che nelle opere di manutenzio-ne straordinaria sia dell’aula li-turgica che dei locali parrocchia-li”. Inoltre, mons. Tamburino ha rimarcato l’importanza della pro-mozione di uno spirito di gratu-ità attento alle esigenze dei me-no abbienti.

    “Ho notato una buona orga-nizzazione e strutturazione nel-la proposta della Iniziazione Cri-stiana”, ha osservato l’Arcivesco-vo, che ha lodato l’utilizzo del-la Bibbia come strumento prin-cipale nel cammino, il riferimen-to ai Catechismi della Conferen-za Episcopale Italiana e la parte-cipazione di molti catechisti al-la Scuola per Operatori Pastorali e l’adesione degli stessi alle pro-poste formative dell’Ufficio Ca-techistico Diocesano. Il Presule

    ha colto l’occasione per ribadi-re l’importanza della formazione in un’epoca segnata da una diffi-cile sfida educativa: diffondere il messaggio di Cristo tra le nuove generazioni. A questo proposito, mons. Tamburrino ha invitato gli operatori a “privilegiare sempre la catechesi di tipo esperienziale che supera la semplice catechesi formale”, in sinergia con l’Ufficio Catechistico Diocesano.

    Per quanto riguarda il Gruppo Famiglia e il corso per i Nuben-di, il Presule ha sottolineato il lo-ro buon funzionamento ed ha ag-giunto: “Un aiuto potrà venirvi operando di intesa costante con il Consultorio Diocesano e con la Pastorale Familiare Diocesana”.

    L’Arcivescovo, inoltre, ha riba-dito la sua preoccupazione mag-giore: i giovani. Infatti, essi si ri-

    trovano, nella nostra società, pri-vi di punti di riferimento stabili. In questo senso, il messaggio di Cri-sto si configura quale sostegno sicuro nella crescita dei giovani. Per quanto riguarda la comunità parrocchiale della Regina della Pace, il pastore della Chiesa loca-le si è detto contento per la consi-derevole presenza giovanile. Tut-tavia, il suo pensiero va, inevita-bilmente, a quelli che sono lonta-ni dalla casa del Padre.

    “La parrocchia, Chiesa che vi-ve tra le case degli uomini, è per se stessa missionaria”, ha affer-mato il Vescovo, secondo il quale “non si può dare per scontato che tra noi e attorno a noi, in un cre-scente pluralismo culturale e re-ligioso, sia conosciuto il Vangelo di Gesù: le parrocchie devono es-sere dimore ch sanno accogliere

    e ascoltare paure e speranze del-la gente, domande e attese, an-che inespresse, che sanno offri-re una coraggiosa testimonianza e un annuncio credibile della ve-rità che è Cristo”. A questo propo-sito, mons. Tamburrino, sottoli-neando la sensibilità missionaria della parrocchia, ha raccomanda-to di continuare a rinnovare il le-game con le famiglie attraverso la benedizione delle case.

    Il Presule, inoltre, nell’ambi-to della Liturgia, ha notato una buona partecipazione dei fedeli (Gruppo Liturgia, Ministranti, Mi-nistri Istituiti, le corali). In parti-colare, ha segnalato la partecipa-zione agli incontri disposti dall’Uf-ficio Liturgico Diocesano.

    “La Caritas parrocchiale dispo-ne di numerosi volontari. Esiste un Centro di ascolto ed è stato at-tivato un ambulatorio sanitario. Anche la distribuzione di indu-menti è bene organizzata e atti-va”, ha affermato il Vescovo a pro-posito del settore della carità. Nel dettaglio, approvando l’operato della comunità, ha anche sugge-rito di partecipare agli incontri formativi della Caritas Diocesana e di interagire con i Ministri stra-ordinari della Comunione e degli Accoliti per soddisfare le esigen-ze dei malati, “che sono curati spi-ritualmente e che avvertono la vi-cinanza della parrocchia e sento-no il conforto della fede”.

    Infine, parlando dei gruppi e delle associazioni ecclesiali, mons. Tamburrino ne ha sotto-lineato la capacità di fare rete e l’attitudine alla collaborazione. In particolare, ha proposto la rico-stituzione dell’Azione Cattolica. “Faccio questo appello perché i Vescovi italiani la raccomanda-no vivamente”.

  • 6 Voce di PopoloV i t a d i D i o c e s i[ Monica Gigante ]

    La buona scuola pubblicaMONS. TROTTA, DALLA SFIDA EDUCATIVA ALLA RESPONSABILITÀ DI UN PROGETTO EDUCATIVO

    Marcelline, convegno “Una scuola di qualità: metodi e protagonisti”

    Una festa per tuttiÈ tempo di bilanci. Si chiu-

    de un altro anno scolastico con il sole che accompagna fino a tarda sera e il pensie-

    ro corre allegro alle meritate vacanze. Ma prima di correre via è ancora il momento di sta-re un po’ insieme, a riflettere

    “Una scuola di qualità: meto-di e protagonisti”, questo è il ti-tolo del convegno di studi orga-nizzato dall’Istituto Marcelline di Foggia, in collaborazione con la Federazione Opere Educative della Cdo, per riaprire il dibattito sui fattori costitutivi della scuo-la di qualità e sulla formazione umana, culturale e sociale delle nuove generazioni. All’interes-sante evento culturale, tenuto-si nei giorni scorsi presso l’audi-torium delle Marcelline di Fog-gia, sono intervenuti suor Anna Monia Alfieri (legale rappresen-tante Istituto di Cultura e Lingue Marcelline), il prof. Francesco Valenti (Rettore del Collegio del-la Guastalla-Monza), la prof.ssa Rosa Gravina (Istituto Marcelli-ne), il dott. Roberto Zecca (Con-sigliere Delegato della Fondazio-ne Romano Guardini di Napoli), mons. Saverio Trotta (coordina-tore generale Istituto Marcelli-ne Foggia).

    “La scuola cattolica ha una grande responsabilità nei con-fronti della società” ha escla-mato in apertura mons. Trot-ta, sottolineando che la forma-zione di ispirazione cristiana si configura quale offerta cultura-le alternativa al modello sociale

    individualista della nostra epo-ca. In quest’ottica, la riflessio-ne culturale sulla scuola è in-dispensabile per sviluppare un progetto di società eticamente fondata. A questo proposito, il-luminante è stato l’intervento di suor Anna Monia Alfieri che, ri-percorrendo i passaggi cruciali del libro “La buona scuola pub-blica per tutti statale e parita-ria”, di cui è coautrice, ha illu-strato al folto uditorio il Siste-ma Nazionale di Istruzione com-posto da scuole pubbliche, sta-tali e paritarie. La normativa vi-gente, secondo suor Alfieri, non rende davvero libero il genitore di scegliere la scuola che prefe-risce per il proprio figlio. Il lega-le rappresentante delle Marcel-line ha ribadito che “pubblico” non può e non deve essere sino-nimo di statale. Per la religiosa, la sfida educativa si gioca tutta sul terreno della qualità. Ecco perché per suor Alfieri è indi-spensabile il Voucher formati-vo: “la carta vincente per tutti, da consegnare alla scuola cer-tificata, controllata, sicura, or-ganizzata, la cui gestione – pub-blica (Regioni, Comuni, Provin-ce) o privata (Enti culturali, or-ganizzazioni no profit) – sappia

    meritare la fiducia del cittadino e dello Stato controllore e ga-rante”, si legge nella presenta-zione del volume collettivo “La buona scuola pubblica per tutti statale e paritaria”. Gli altri in-terventi si sono concentrati sul-le esperienze educative e for-mative del Collegio della Gua-stalla-Monza e della Fondazio-ne Romano Guardini di Napoli. Le strutture educative, presen-

    tate durante il convegno, rap-presentano importanti esempi di buone prassi, ossia, si deli-neano come esperienze didat-tiche che rispondono a requisiti di ‘qualità dell’esperienza’. La se-lezione di qualità delle esperien-ze didattiche nelle scuole ha co-me scopo quello di non disper-dere la cultura didattica pro-dotta all’interno dell’istituzio-ne scolastica, socializzando e

    rendendo, quindi, patrimonio di tutti i migliori risultati raggiunti in questo campo.

    Infine, è intervenuta la prof.ssa Gravina, futuro preside dell’Isti-tuto Marcelline di Foggia, che ha illustrato gli elementi di continui-tà e le innovazioni nella nuova ge-stione dell’Istituto ed ha ribadito la propria disponibilità al dialo-go e al confronto con tutta la cit-tadinanza.

    su quanto è stato fatto in dieci mesi, allo studio e all’impegno, agli amici incontrati e a quel-li che verranno. Ed è così che nasce la festa di fine anno sco-lastico all’Istituto delle Suore Pie Operaie di San Giuseppe di via Concetto Marchesi, una fe-sta per ritrovarsi e stare insie-me, per far conoscere ai geni-tori i programmi didattici svol-ti, per far vedere da vicino i ri-sultati – sicuramente strepi-tosi – di un anno di attività. Dai piccoli della scuola prima-ria ai piccolissimi della scuola dell’Infanzia (l’istituto ne acco-glie circa 200), la festa è stata l’occasione per riappropriarsi degli spazi in una maniera in-solita e creativa: dall’allesti-mento di un’interessantissima mostra che accompagna attra-

    verso l’evolversi delle stagio-ni ad uno sgabuzzino trasfor-mato come una spiaggia tro-picale. “Saperi e Sapori – L’ar-te della salute” e “Buon com-pleanno, Italia!”, i due proget-ti che quest’anno hanno arric-chito l’offerta formativa. La fantasia delle maestre, guida-te dall’infaticabile Suor Ema-nuela e dalla prof.ssa Fiadino, è andata al di là delle più rosee aspettative. E così è un fiorire di musical, spettacoli, allesti-menti, tra i quali ricordiamo “Alice in Wonderland”, “La ter-ra ci nutre”, “Paese che vai…”, “Sapori della Daunia”e i ballet-ti di carinissime baby carote e ortaggi vari. Come in ogni fe-sta che si rispetti, non poteva mancare tanta buona musica e alcuni succulenti piatti a stuz-

    zicare l’appetito, grazie anche al supporto del consorzio di cooperative “Terra e Gusti” di Lucera. L’Istituto delle Suore Pie Operaie di San Giuseppe è un’importante realtà del pa-norama formativo a Foggia, operante da più di trenta anni in un quartiere non facile del-la città, riuscendo nell’arduo compito di integrare anche ra-gazzi svantaggiati, grazie an-che alla presenza del Centro Diurno per Minori, una strut-tura a carattere semiresiden-ziale rivolta prioritariamente ai minori in carico ai Servizi Socio Assistenziali e Sanitari dell’area territoriale. È tempo di saluti, ma sicuramente di un affettuoso arrivederci.

    Enza Moscaritolo

  • 7N. 22 del 10 giugno 2011 V i t a d i D i o c e s i[ Enza Moscaritolo ]

    C’è grande attesa per l’even-to di sabato 11 giugno 2011. Alle ore 11, presso la Chiesa dell’An-nunciazione del Signore di Fog-gia, si terrà la solenne cerimo-nia d’investitura di 11 nuovi ca-valieri e dame dell’Ordine Eque-stre del Santo Sepolcro di Ge-rusalemme della Luogotenenza Italia Meridionale Adriatica, Se-zione di Foggia, Delegazione di Foggia-Bovino. La Celebrazione Eucaristica sarà presieduta da sua Eccellenza Reverendissima S.E. Gr. Uff. Mons. Francesco Pio Tamburrino, Priore della Se-zione, Arcivescovo Metropolita diFoggia-Bovino. Sarà presente il Luogotenente per l’Italia Me-ridionale Adriatica S.E. Gr. Uff. Dottor Rocco Saltino. Da sem-pre Mons. Tamburrino è vicino alle problematiche delle popola-zioni, cristiane e non, che vivono in Terra Santa. Sin dai primi mo-menti del suo insediamento nel-la diocesi di Foggia-Bovino: fu proprio nelle settimane succes-sive che arrivò Sua Beatitudine Mons. Michel Sabbah per la ceri-monia di investitura che si tenne allora al Santuario dell’Incoro-nata. Dal 2003 la delegazione di Foggia è significativamente cre-sciuta. Nel terzo millennio cava-lieri e dame sono chiamati a di-fendere la Terra Santa, aiutando la popolazione locale, in partico-lare quella cristiana, che vive in mezzo a mille difficoltà. L’econo-mia di quelle zone è basata so-prattutto sul turismo, ma le con-tinue tensioni alimentano un cli-ma non certamente favorevole. I Cavalieri e le dame del Santo Sepolcro del terzo millennio si impegnano a sostenere econo-micamente la Chiesa Latina di Gerusalemme retta dal Patriar-ca di Gerusalemme, ospedali, scuole e strutture, per far sì che la minoranza di cristiani in Ter-ra Santa possa continuare a vi-vere serenamente, nonostante le oggettive difficoltà di un territo-rio martoriato da continui dissi-di e contrasti. Il programma che scandirà i diversi momenti del-la mattinata vede l’arrivo e l’ac-coglienza delle autorità e invi-tati alle ore 10, alle 11 ci sarà la processione introitale, a prece-dere la Celebrazione Eucaristica e Cerimonia d’Investitura. Sono state nominate Dame dell’Ordi-ne Equestre del Santo Sepolcro

    di Gerusalemme da Sua Eminen-za Reverendissima il Signor Car-dinale J. Patrick Foley, Gran Ma-estro dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalem-me Moffa Laura Liliana; hanno ricevuto la nomina di Cavalieri Candolini Vincenzo, Castriotta Domenico, Contillo Emiliano, De Marco Francesco, Guida Lu-igi, Marolla Salvatore Marco, Si-cuso Vincenzo, Stelluto Giusep-pe, Sac. Menichella don Antonio. Inoltre ha conferito la promozio-ne al grado di Dama di Commen-da a Stea Laura e di Commenda-tore a Battiante Antonio, Bat-tiante Carmine, Nicastro Mar-co, Semeraro Vincenzo, Ventu-ra Lucio.

    Un po’ di storia…L’Ordine dei Cavalieri del San-

    to Sepolcro di Gerusalemme nacque per difendere e sostene-re gli obiettivi della Chiesa. Nel 1099, subito dopo la conquista di Gerusalemme da parte cristia-na, con la crociata capeggiata da Goffredo di Buglione, si re-se necessaria la guardia al San-to Sepolcro, il luogo più sacro e caro della Terra Santa. Un grup-po di crociati assunse così l’one-re di guardia e difesa del Santo Sepolcro. Ma solamente nel 1114 tale gruppo fu costituito in un vero e proprio Ordine grazie al Patriarca di Gerusalemme, Ar-nolfo, il quale comandò loro di osservare la regola agostinia-na. Nel 1122 papa Callisto II ap-provò l’ordine, attribuendogli il crisma dell’ufficialità: l’insegna raffigurava la croce di Goffredo di Buglione e compariva già du-rante la prima crociata, svento-lando poi nel 1099 sulle Torri di Gerusalemme nel giorno della sua conquista. Si tratta di una croce rinforzata da altre quat-tro piccole croci, inserite nei ri-quadri delimitati dai bracci del-la croce principale; il suo colore è il rosso, come il colore del san-gue di Cristo e, contando tutte le croci vedremo che, in totale, sono in numero di cinque, come le piaghe di Cristo. Questa cro-ce trionfa in campo bianco e tut-tora risalta sul bianco mantello dei cavalieri del Santo Sepolcro. Lo stemma che contraddistin-gue quest’Ordine raffigura due Angeli che sorreggono uno scu-do con la suddetta croce. I cava-

    lieri che si recano in pellegrinag-gio al Santo Sepolcro di Gerusa-lemme portano in petto la con-chiglia del pellegrino.

    Il patriarcato latino di GerusalemmeSua Beatitudine Mons. Fouad

    Twal è il Patriarca latino di Ge-rusalemme e nell’Ordine rico-pre il ruolo di Gran Priore. Il Pa-triarcato Latino di Gerusalem-me rappresenta il cuore del cat-tolicesimo in Palestina e Gior-dania e si preoccupa non solo di servire le comunità cattoli-che, ma anche a tutti i bisogno-si. Il Patriarcato offre ristoro, as-

    sistenza sanitaria alle famiglie, supporto sociale, culturale e di-dattico, oltre a rappresentare il centro della vita spirituale per il singolo. Per quasi 150 anni il Pa-triarcato Latino ha provveduto ad un elevato standard di educa-zione scolastica sia per i palesti-nesi che per i giordani.

    Nel 1847 si decise di stabilire il Patriarcato a Gerusalemme, e da allora ebbe inizio un’impo-nente opera di costruzione di chiese e scuole nei villaggi e nel-le città di tutto il Paese. Ciascu-no poteva avere accesso alle chiese e alle strutture scolasti-che, senza venir meno alla pro-

    pria identità culturale e religio-sa. Le scuole aperte dal Patriar-cato furono in particolare le pri-me a fornire un’educazione an-che ai ceti più poveri e alle ra-gazze. Oggi per la maggior parte dei residenti le scuole, le chiese e le istituzioni sociali cattoliche sono uno spazio importante per tutta la comunità, in cui riesco-no a trovare spazio diverse for-me di espressione.

    Per informazioni e-mail: [email protected] http://www.ordinesantose-polcro.org/

    Con la Terra Santa nel cuoreMONS. TAMBURRINO, PRIORE DELLA SEZIONE DI FOGGIA, PRESIEDERÀ LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

    Investitura di Cavalieri e Dame dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro

  • 8 Voce di PopoloR u b r i c h e[ Sir ]

    “Non abbiamo nemmeno senti-to dire che esista uno Spirito San-to” dicono a san Paolo alcuni uo-mini di Efeso che avevano ricevu-to il battesimo di conversione im-partito da Giovanni il Battista. Pao-lo spiega loro che Gesù Cristo è co-lui che veniva indicato da Giovanni come “Colui che deve venire dopo di me”. Li battezza nel nome di Ge-sù e lo Spirito Santo scende su di loro e cominciano a parlare in lin-gue. Il parlare in lingue è uno dei segni caratteristici del dono dello Spirito Santo. Anche nel giorno di Pentecoste assistiamo a questo mi-

    racolo: Pietro parla la sua lingua e tutti lo capiscono. Durante la Mes-sa della veglia, della vigilia, ci viene proposto il brano della torre di Ba-bele. L’umanità aveva una sola lin-gua ma nella sua superbia voleva costruirsi una torre che arrivasse al cielo, a Dio. Era come se l’uma-nità volesse manifestare così che è l’uomo a costruirsi un dio, a sce-glierlo, a prestargli un culto solo se vuole, se se la sente, se ne ha il tem-po, se non c’è altro da fare. È una spaccatura defi nitiva quella che av-viene, conseguenza della spaccatu-ra del peccato originale, dell’omici-

    L’incognita è ovviamente legata al raggiungimento del quorum. Che tuttavia non è ad oggi di fatto una posta politi-ca. Nessuna forza politica in-fatti ha dato esplicite indica-zioni per l’astensione.

    I quattro referendum del 12 giugno nascono da logiche di-verse. I due sull’acqua e quello sul nucleare sono più orienta-ti all’oggetto. Rinviano a due questioni strategiche, la prima i meccanismi delle cosiddette privatizzazioni, la seconda alle politiche energetiche. Il quesi-to relativo al legittimo impedi-mento è ovviamente più mira-to alle vicende giudiziarie del presidente del Consiglio, con i conseguenti risvolti perso-nali e politici. Proposti quasi all’inizio di questa legislatura si svolgono in un contesto po-litico e “ambientale” molto di-verso. La questione del legitti-mo impedimento è stata infat-

    ti di fatto superata dalla sen-tenza della Corte costituzio-nale che ne ha depotenziato la portata e dalle successive vicende giudiziarie di Berlu-sconi legate alle feste nella re-sidenza di Arcore. Il tema del nucleare è balzato all’evidenza dell’opinione pubblica mondia-le di fronte all’ancora irrisolta tragedia giapponese, a venti-cinque anni ormai dal primo dramma di Cernobyl.

    Nonostante la sconfi tta del-la maggioranza di governo al turno amministrativo di mag-gio abbia a caldo profi lato una politicizzazione della tornata referendaria, questa è di fatto stata esclusa: forse una preci-pitazione degli eventi non gio-verebbe in questo momento a nessuno. Non gioverebbe al-la maggioranza ed al Pdl, al-le prese con l’avvio comples-so della necessaria ristruttu-razione interna, di fronte alla

    scadenza delle elezioni politi-che, in calendario tra meno di due anni, salvo anticipi. E non gioverebbe neppure alle oppo-sizioni che sono chiamate, nei prossimi mesi, a trasformare le affermazione amministra-tive in una credibile proposta di alternativa politica.

    Dunque resta il merito del-le questioni, su cui è bene si ragioni. Proprio perché il no-stro Paese ha bisogno di riap-propriarsi, in particolare sul-le delicate questioni energeti-che, di una prospettiva di in-vestimento e di politiche pub-bliche condivise. Il nostro an-tico vizio di buttare tutto in politica, di occuparci dei con-fl itti tra persone, piuttosto che del merito dei problemi, di fa-re il tifo per l’uno o per l’altro, piuttosto che di discutere sul-le cose, fi nisce col creare pa-sticci, che penalizzano tutti. Finisce coll’impedire di guar-

    dare al lungo periodo, magari proprio nella prospettive del “bene comune”, un tema-chia-ve della dottrina sociale del-la Chiesa evocato a proposito dell’acqua in questa campagna referendaria.

    E allora ripartiamo di qui, dal bene comune e dalla ne-cessità di innovare veramente, puntando sul solido e non sugli interessi, di piccolo momento, anche se di grande entità.

    La discussione che con fa-tica si sta sviluppando infatti dimostra come sulla gestione dell’acqua si può fare molto di più e molto meglio, sviluppan-do una vera sinergia tra inte-ressi pubblici e iniziativa pri-vata. Così sui temi dell’ener-gia del futuro è il momento di una grande mobilitazione per innovare sul serio.

    Prevalga la ragionePERCHÉ NON VENGA COMPROMESSO IL BENE COMUNE

    Referendum

    Domenica di Pentecoste - Anno A. 12.06.2011

    La parola della domenica

    dio di Caino, della cattiveria che ha portato al diluvio universale. Ma la spaccatura è dentro il cuore dell’uo-mo. È fra fratello e fratello. Fra vici-no e vicino. Il castigo che Dio invia sull’umanità peccatrice non è altro che la conseguenza evidente del-la spaccatura. L’unica lingua è il se-gno di una unità che non c’è più. La possibilità di parlarsi, di capirsi, di entrare in comunione l’uno con l’al-tro è il segno dell’amore, dell’unità, dell’avere qualcosa da condivide-re. Se il parlarsi è solo per afferma-re se stesso sull’altro, è solo un mo-do per uccidere, per ferire, per far star male l’altro allora la lingua si-mile non serve se non a fare del ma-le. In questo senso c’è un forte lega-me fra il racconto della torre di Ba-bele e quello della mattina di Pen-tecoste. In un momento quello che vince è l’odio, è la divisione, la dif-ferenza esaltata. Nell’altro momen-to quello che vince è lo Spirito San-to, lo spirito di Dio, il consolatore, colui che chiamo vicino, anzi den-tro di me quando ne ho bisogno. Lo Spirito Santo è il vincolo dell’amore che tiene uniti il Padre ed il Figlio. Da un lato la divisione e dall’altro l’unità. Il male ha il nome del dia-volo cioè di colui che divide. Il be-ne è una persona che ama, è la per-sona dello Spirito Santo. Così come il male si personifi ca nel diavolo e non è una realtà astratta ma concre-tissima così il bene, il sommo bene è la persona di Dio che si manife-

    sta in una essenziale comunione di amore fra il Padre, il Figlio e lo Spi-rito Santo. Quella unità divina che si impresse nell’uomo, in Adamo ed Eva, nel soffi o che YHWH sof-fi ò nella statuetta di argilla facen-done un essere vivente “immagine e somiglianza sua” è proprio la ca-pacità di amare, di essere uno. Ada-mo riconosce in Eva una parte di se stesso: “questa volta è carne dalla mia carne ed osso dalle mie ossa. È “uoma” perché parte di me che so-no uomo”. Nel paradiso terrestre tutto è amore, tutto è unità, tutto è divino. Il tentatore divide, spez-za, rompe questa unità e la sostitu-isce con una profonda spaccatura, con la rottura con Dio,con la natu-ra, con l’altro uomo, con se stesso. Nasce la solitudine disperata che vediamo nel nostro tempo ingigan-tita a dismisura. Il dono di Dio nel-la Pentecoste è lo Spirito che anzi-tutto guarisce il mio cuore, lo riuni-fi ca, si fa presente con me e dentro di me, come ci ha detto Gesù nella domenica scorsa dell’Ascensione “tutti i giorni fi no alla fi ne del mon-do”. Il Vangelo ci porta dentro il Ce-nacolo la sera di Pasqua quando Ge-sù appare ai suoi discepoli ancora pieni di paura e soffi a su di loro do-nando lo Spirito, il suo spirito, lo spirito che tiene uniti Lui ed il Pa-dre. E lega questo dono al perdono dei peccati cioè alla vittoria defi ni-tiva sul male del mondo che si tro-va anche nel cuore di ogni uomo.

    Il male che facciamo agli altri è il frutto dell’albero che siamo noi. Dalla nostra avarizia, dalla super-bia, dalla passione, dall’orgoglio, dall’essere bugiardi, dalla vendet-ta, dal rancore, dall’odio che portia-mo dentro nascono le azioni che uc-cidono. Vi propongo questa Pente-coste di meditare proprio sul dono dello Spirito Santo che unifi ca do-nando un unico linguaggio. L’uso che facciamo delle parole è per uni-re, per creare pace, per donare ve-rità anche coraggiosa e liberante. Parliamo da uomini di Dio, da cre-denti in Gesù Cristo oppure siamo nell’esercito del divisore, di colui che mente, di colui che porta con sé la morte e l’omicidio. “Ne ucci-de più la lingua che la spada” dice un proverbio. Quante persone ab-biamo ucciso! Quante ne stiamo uc-cidendo! Anche nei nostri ambienti di comunità ecclesiali! Il dono del-lo Spirito ci insegna san Paolo nella seconda lettura è anche un dono di fede che ci fa affermare che “Gesù è il Signore” cioè che “Gesù è Dio”. La conseguenza di questa fede è la carità, l’amore che unisce e che ci rende fratelli che si amano. “Di ogni parola che direte dovrete rendere conto” dice Gesù. Sia sulla nostra bocca come frutto della nostra fe-de solo la parola del perdono, della pace, dell’amore, dell’unità.

    Padre Valter ArrigoniMonaco diocesano

  • 9N. 22 del 10 giugno 2011[ Damiano Bordasco ]

    V i t a d i D i o c e s i

    B.M.V. Madre della Chiesa: in scena “Miseria e nobiltà”

    San Pio X, Assemblea parrocchiale per camminare insieme

    Il teatro come momento di ag-gregazione, condivisione e arte. Come luogo propulsore di soli-darietà e partecipazione ai desti-ni degli altri. Protagonista di una interessante iniziativa la Beata Maria Vergine, Madre della Chie-

    sa, diretta dal suo energico par-roco don Mimmo Guida, coadiu-vato da un bel gruppo di laici af-fiatati. Una tre giorni di teatro in cui è stata portata in scena la più nota commedia di Eduardo Scar-petta, “Miseria e nobiltà”, scritta

    dal genio del teatro partenopeo alla fine dell’800.

    Scene che abbiamo visto deci-ne di volte, forse centinaia, gra-zie a quel film di Mario Matto-li, che ha avuto come protagoni-sta assoluto il principe della risa-

    ta, Antonio de’ Curtis, il grande Totò. E di risate ce ne sono sta-te tante anche al teatro della par-rocchia di via De Viti De Marco, dove il Gruppo Teatrale Parroc-chiale degli “Indefinibili” ha por-tato in scena, appunto, un libe-ro adattamento in vernacolo fog-giano, curato da Gianni De Stefa-no, di “Miseria e nobiltà”. Dicias-sette attori e tante altre persone hanno curato l’allestimento sce-nico, i costumi, il trucco, le ac-conciature per una pièce il cui ri-cavato è stato interamente dedi-cato a tre iniziative di solidarietà promosse dalla parrocchia: il ri-cavato della prima sera è andato alla missione della nostra Arci-diocesi in Guinea Bissau, coordi-nata dal sacerdote fidei donum, don Ivone Cavraro, per il centro nutrizionale e la scuola a Bigene, nel nord del paese africano; la se-conda a favore della Caritas par-rocchiale che assiste decine di famiglie in uno dei quartieri più difficili della città; la terza per il campo-scuola dei giovani della parrocchia.

    La storia è nota e non ha biso-gno di particolari riferimenti: lo scrivano Felice Sciosciammoc-

    ca, interpretato da Nicola Vitrani, ed il suo migliore amico, Pasquale il fotografo, i cui panni sono stati vestiti da Massimiliano Stasi, giu-sto per citare alcuni dei tanti at-tori, vengono avvicinati dal ram-pollo di una famiglia nobile na-poletana, il marchesino Eugenio Favetti, che chiede loro un favo-re: dovranno fingersi nobili con le rispettive famiglie, per entrare in casa della bella ballerina Gem-ma, perché il padre di lei è dispo-sto a darla in moglie al marchesi-no solo dopo aver conosciuto la sua famiglia che, invece, si oppo-ne all’unione di Eugenio con una ballerina. Tantissimi, poi, i colpi di scena da tutti conosciuti.

    Sicuramente il lavoro di un gruppo teatrale amatoriale, ma che non ha fatto mancare belle interpretazioni e cambi di scena notevoli. Su tutti il figlio di Feli-ce Sciasciammocca, Peppiniel-lo, nella versione foggiana Pep-penille, interpretato dal piccolo Sabino Vitrani, di neanche otto anni di età, vera rivelazione del-lo spettacolo, che con il suo tor-mentone “Vincenzo mi è padre a me!” ha fatto sbellicare di risate l’affollato teatro.

    Dal palco la solidarietàIL RICAVATO INTERAMENTE DEVOLUTO IN BENEFICIENZA

    Nell’ambito della Festa Patro-nale della Parrocchia di San Pio X il Consiglio Pastorale Parroc-chiale ha proposto di organiz-zare un’Assemblea parrocchia-le intitolata “Camminare insie-me”, che si è svolta dal 25 al 27 maggio scorso nei locali della parrocchia e che ha visto pro-tagonisti una ottantina di fedeli distribuiti in fasce di età che an-davano da 14 agli 80 anni.

    L’Assemblea Parrocchiale si propone come obiettivo prin-cipale la corresponsabilità dei fedeli nella ricerca delle priori-tà e dei bisogni comunitari per poter programmare insieme al parroco e al Consiglio Pastora-le Parrocchiale un progetto pa-storale sempre più aperto alle esigenze del territorio in cui la parrocchia opera.

    Sollecitati dalla Visita Pasto-rale dell’Arcivescovo, si è av-

    vertita l’esigenza di soffermarsi sui tre segmenti prioritari, qua-li: “Missione” (nuova evange-lizzazione) – “Giovani” – Pasto-rale “Familiare”. L’Assemblea è stata il luogo ideale dell’ascol-to, della condivisione e della progettualità. Nella prima se-rata guidati da don Gennaro Pa-glia siamo stati invitati a fare un esercizio del “qui e ora” da cui siamo partiti per ascoltarci e raccontarci. Infatti, in picco-li gruppi, i fedeli sono stati ac-compagnati da alcuni condut-tori in laboratori di riflessione in cui è stato sollecitato il con-fronto della propria esperien-za di fede, un esperienza vi-va e sempre in movimento, da cui scaturirà il proprio sogno di comunità.

    Nella prima serata, al mo-mento assembleare è seguito un momento di gruppo “Rac-

    conti di vita” in cui individual-mente e in triadi è stata ascol-tata la propria esperienza di fe-de influenzata o meno dalla co-munità parrocchiale. Nella se-conda serata: “Dai bisogni alle proposte” i gruppi hanno lavo-rato per segmenti esaminando i problemi (nodi), le soluzioni e le prospettive delineando even-tuali idee progettuali per risve-gliare la missione, ridisegnare la pastorale familiare e facilita-re il ritorno nella comunità dei giovani sempre meno interessa-ti alla Chiesa e al Maestro. Nel-la terza serata: “Cara comuni-tà”, in plenaria, i singoli grup-pi hanno relazionato sul lavo-ro svolto e don Daniele ha dato una lettura ecclesiale dei risul-tati. Certamente quando è stata programmata l’Assemblea mol-ti erano titubanti, ci si aspetta-va poco interesse da parte del-

    la comunità come anche poca partecipazione. Una volta av-viati i lavori coloro che nutri-vano dei dubbi hanno iniziato a lodare e ringraziare il Signo-re, i partecipanti, protagonisti attivi dell’Assemblea non vole-vano più tornare a casa. Al di là delle proposte, sicuramente l’Assemblea ha fatto sentire tut-ti corresponsabili e in parroc-chia ciascuno ha avvertito di esser pietra viva della comu-nità, chiamato ad essere cri-stiano autentico nella testimo-nianza dell’incontro con il Ri-sorto. A noi operatori pastora-li certamente ha insegnato che le strade del Signore sono infi-nite e che dovremmo con fidu-cia percorrere anche quelle non sempre conosciute!

    Anna Bozzi

  • 10 Voce di PopoloC u l t u r a[ Vito Procaccini ]

    Simone Weil, l’ansia della ricercaNELL’ACUTEZZA DELLE RIFLESSIONI, LO SPIRITO DI UNA PENSATRICE LIBERA

    Chiuso il ciclo di incontri fi losofi ci organizzato dal Liceo “Marconi”

    La prof.ssa Teresa Natale, con la sua brillante relazione – “Le ca-tegorie politiche negli scritti di Si-mone Weil” – ci presenta un per-sonaggio dalle mille sfaccettatu-re per il quale propone di scanda-gliare il pensiero lungo direttrici che individuano due categorie del vivere umano: la pars destruens e quella construens.

    La pars destruensLe sue radici si collocano nel-

    la forza, in quanto negazione di un progresso basato sul rapporto con l’altro. In un’opera del 1939, L’Iliade, ou le problème de la for-ce, leggiamo: “Il vero eroe, il vero protagonista, il centro dell’Iliade è la forza. La forza che è manovra-ta dagli uomini, la forza che sotto-mette gli uomini, la forza davan-ti alla quale la carne degli uomini si ritrae […], la forza è ciò che tra-sforma in una cosa chiunque vie-ne sottomesso ad essa […], nel senso più letterale, poiché ne fa un cadavere”. Notiamo la ripeti-zione ossessiva della parola; Si-mone (la chiameremo così, fami-liarmente) ne sottolinea quasi la ineludibilità, ma al tempo stesso esalta la grandezza di Omero, ca-pace di porre vincitori e vinti su di un piano di pari dignità. Nell’epi-sodio di Priamo che si reca alla tenda di Achille, l’umanità si ri-vela attraverso la sofferenza e si condanna la guerra come stru-mento di sopraffazione, di violen-za, di oppressione. Simone distin-gueva l’oppressione economica da quella politica. Ha sperimen-tato la prima sulla propria pel-le quando ha lavorato come ope-raria alla Renaul, verifi cando a quale livello di alie-nazione può giun-gere l’uomo

    quando diventa anello di un ingra-naggio spietato fi nalizzato soltan-to all’ottimizzazione del prodotto. “La tentazione più forte di questo genere di vita – scriverà nel Dia-rio di fabbrica – è di non più pen-sare”, perché il pensiero è assor-bito dal lavoro, con l’unico obiet-tivo di raggiungere un premio di produzione, che renda appena di-gnitosa la busta paga.

    Ma c’è anche l’oppressione po-litica e il suo sguardo si rivolge ora alla Germania di Hitler il cui totalitarismo, per Simone, affon-da le radici per un verso nel cul-to giudaico della forza e per altro verso nel modello di potenza di Roma antica. I Romani conquista-vano distruggendo la cultura dei popoli sottomessi e hanno avuto nella storia emuli famosi come Ri-chelieu, Luigi XIV e Napoleone, ma nessuno è stato all’altezza di Hitler nell’imitazione e nel perse-guimento di una “grandezza sto-rica”, un obiettivo che sopravvi-ve anche dopo la morte dei pro-tagonisti che la alimentano con la guerra e la conquista.

    Dall’oppressione, economica e politica, si passa allo sradicamen-to. Ce ne Parla in La prima radi-ce. presentandolo come la malat-tia più pericolosa del nostro tem-po perché si propaga indefi nita-mente. Chi ne viene colpito o ca-de nell’inerzia o spinge anche vio-lentemente gli altri a seguirlo del suo destino. “Chi è sradicato, sra-dica”, è l’amara conclusione.

    Anche l’operaio è sradicato, per-ché viene letteralmente legato alla fabbrica, e si annulla in vista dello standard di produzione da perse-

    guire per benefi ciare del cottimo. È l’esclavage, la schiavitù che lo sradica dal suo essere persona e lo riduce a strumento.

    Si potrebbe rimediare, ma – conclude sconfortata Simone ne La condizione operaia – “conci-liare le esigenze della fabbrica e le aspirazioni degli uomini che fab-bricano è un problema che i capi-talisti risolvono facilmente, sop-primendo uno dei termini, fanno come se quegli uomini non esi-stessero”.

    La pars construensE veniamo all’altra categoria

    del vivere comune che la relatrice individua nella pars construens. Dopo la demolizione, è il tempo della ricostruzione che si amman-ta dei colori della speranza, che respira la certezza del diritto, si ar-ricchisce degli obblighi verso l’es-sere umano, si innerva nell’umani-tà del radicamento.

    Nell’impostazione weberiana il diritto si connota nell’insieme di regole standardizzate che ven-gono fatte osservare da una orga-nizzazione che ne cura la produ-zione, garantendo l’applicazione con irrogazione di sanzioni. Ma in questa visione del diritto, ridotta a statuizione coercitiva, spesso si annida la manifestazione della for-za, la voglia di sopraffazione. Cosa resta, allora, del diritto, se non vie-ne associato alla giustizia?

    Simone si ispira al mondo gre-co e ricorda l’esempio di Sofocle che con Antigone opta per il su-peramento della norma dettata dall’uomo – il diritto – per appro-dare ad un’idea più elevata di giu-

    stizia, a quella divina. L’eroina

    infrange la norma umana che im-pedisce la sepoltura di Polinice, traditore della patria, e ne sep-pellisce il corpo in obbedienza ad una pietas divina che sovra-sta quella norma e che l’uomo non può modifi care. “Egualità vuol Di-te” proclama Antigone, replican-do a Creonte, invocando per Po-linice la stessa sorte riservata a Eteocle, caduto nella difesa del-la città. Di fronte al mistero della vita e della morte la condizione umana non può differenziarsi.

    La giustizia della polis è dunque solo una parte di quella universa-le, nei cui confronti l’uomo rive-la la sua fragilità e si apre all’al-tro facendogli spazio e recupe-rando il senso di una corale uma-nità. A questo superiore equilibrio della grecità s’ispira Simone, che si apre alla fi ducia e alla speran-za nella convinzione che l’uomo ha in sé l’attitudine al bene, che è connesso al bello, a sua volta col-legato al giusto.

    Come concretizzare questa aspirazione nella vita politica di tutti i giorni? Qui il panorama si fa sconfortante, poiché i partiti po-litici mirano più a fabbricare pas-sione collettiva che a creare con-sensi intorno ad un’idea, un pro-getto. Ne consegue che iscriver-si ad un partito equivale a rinun-ciare a pensare autonomamente, perché sono altri i soggetti che presiedono all’elaborazione del-la strategia e allora non resta che adeguarsi. In queste condizioni viene meno la funzione di pale-stra delle idee con cui educare specialmente i giovani; il partito diventa luogo d’indottrinamento, di addestramento fi nalizzato alla conquista del potere da gestire

    poi in quella maniera bu-rocratica a cui Simone era

    visceralmente contraria.

    L’epilogoSe questa è la politica, non

    c’è spazio per Simone, che allo-ra sposta la sua attenzione al so-ciale e poi al religioso. Le rispo-ste sono ovunque carenti e lei lo sperimenta con amarezza. For-se potremmo dire di lei quello che qualche anno dopo è stato coniato per Ignazio Silone, “cri-stiano senza chiesa e socialista senza partito”. La sua avidità di sapere la portava a scandaglia-re tutti i campi alla ricerca di una verità soddisfacente, ma ammo-niva che “non bisogna voler tro-vare”; la sua vocazione la porta-va “ad essere nell’attesa piutto-sto che ricevere i frutti dell’atte-sa, a restare sulla soglia piuttosto che entrate nella dimora, a guar-dare piuttosto che a possedere. Ad essere dalla parte dei margi-nali, degli affamati, degli infelici, e a non farsi accettare dall’ordi-ne stabilito”.

    Negli ultimi anni, tuttavia, fi -nisce col prevalere l’insofferen-za per le risposte sbagliate e allo-ra comprende che il suo rifi uto di qualunque compromesso era do-vuto ad un’ansia di assoluto, di un radicamento primigenio da cui si sentiva attratta come da una luce irresistibile. È lo stesso destino dello scorpione d’acqua che vie-ne attirato da una sorgente lumi-nosa che lo sfi bra man mano che si avvicina. Potrebbe tornare in-dietro, ma continua ad avanza-re verso quella luce, accettando consapevolmente la fi ne.

    Simone prese la decisione estrema quando era ricoverata nel tubercolosario di Ashford, lasciandosi morire di fame, ul-timo sforzo verso la luce. Era il 24 agosto del 1943, aveva soltan-to 34 anni.

  • 11N. 22 del 10 giugno 2011

    Positivo il bilancio della Visita Pastorale di Benedetto XVI nel-la cattolica Croazia svoltasi nei giorni 4 e 5 giugno scorsi. Una vi-sita coincisa con la giornata del-le famiglie croate e avvenuta al-la vigilia dell’ingresso del Paese balcano nell’Ue.

    Ad accoglierlo all’aeroporto c’era il Presidente croato Josipo-vic che, nel suo discorso di ben-venuto, ha ricordato l’importa-te opera della Santa Sede duran-te la guerra di indipendenza de-gli anni ’90, sottolineando la co-raggiosa ed immediata decisio-ne di Giovanni Paolo II di rico-noscere la Croazia e la Slovenia sin dal 1992, anticipando quel-le degli altri Stati, fermando co-sì l’attacco della Serbia alle neo-nate repubbliche indipendenti. “La forza dell’autorità politica e morale della Santa Sede e della Chiesa Cattolica – ha rimarcato – fu seguita da molti Stati, e co-sì è stata fermata l’aggressione contro la Croazia e assicurata la sopravvivenza del nostro Sta-to”. “Con il riconoscimento del-la Croazia – ha proseguito – qua-le Stato indipendente in momen-ti determinanti non soltanto per la creazione ma anche per la so-pravvivenza della Croazia mo-derna, la Santa Sede ha avuto un ruolo storico chiave nel sen-so politico”. Josipovic ha poi ri-cordato il lungo travaglio del suo Paese verso la libertà e la demo-crazia. “Ai suoi inizi – ha sotto-

    lineato con forza – la Croazia è stata esposta all’odio e alla fol-lia, dall’esterno e dall’interno. La Croazia ha sofferto all’inizio, pe-rò la Croazia si è rimessa fiera-mente in piedi come Paese di va-lori europei”. “Anche se non so-no credente – ha spiegato il Pre-sidente – condivido la gioia di milioni di fedeli cattolici croati che l’accolgono oggi come Santo Padre in occasione del suo viag-gio pastorale che cade in un mo-mento felice in cui la Croazia ce-lebra il ventesimo anniversario della fondazione dello Stato de-mocratico moderno, uno Stato i cui principi includono il benes-sere di liberi individui”. Nel con-cludere il suo saluto, Josipovic ha richiamato l’ingresso della Crozia nell’Ue. “Questo anniver-sario – ha detto – coincide con la conclusione dei nostri negoziati di adesione all’Unione Europea e si intravede, sull’orizzonte or-mai vicino, la realizzazione del-la totale incorporazione forma-le e politica della Croazia mo-derna in un mondo al quale per cultura la Croazia è sempre ap-partenuta”.

    Nel ringraziare il Presidente per le parole rivoltegli, il Ponte-fice ha evidenziato come la Cro-azia “fin dalle origini appartiene all’Europa e ad essa offre, in mo-do peculiare, il contributo di va-lori spirituali e morali che han-no plasmato per secoli la vita quotidiana e l’identità personale

    e nazionale dei suoi figli, forte di questa sua ricca tradizione pos-sa contribuire a far sì che l’Unio-ne Europea valorizzi appieno ta-le ricchezza spirituale e cultura-le”. “A vent’anni dalla proclama-zione dell’indipendenza e alla vi-gilia della piena integrazione del-la Croazia nell’Unione Europea, la storia passata e recente della Croazia – ha spiegato Benedetto XVI – può costituire un motivo di riflessione per tutti gli altri popo-li del Continente aiutando cia-scuno di essi, e l’intera compa-gine, a conservare e a ravvivare l’inestimabile patrimonio comu-ne di valori umani e cristiani”.

    Il ricordo del martire StepinacNel discorso di Benedetto XVI

    è stata evocata la figura del Bea-to Aloisio Stepinac, arcivescovo martire del regime comunista. “Dinanzi alle sfide che interpel-lano oggi la Chiesa e la società civile, - ha detto Papa Ratzin-ger - invoco su questa terra e su quanti vi abitano l’intercessione e l’aiuto del Beato Aloisio Stepi-nac, pastore amato e venerato dal vostro popolo”. “Possa egli – ha invocato Benedetto XVI – accompagnare le giovani gene-razioni a vivere in quella carità che spinse il Signore Gesù Cristo a donare la vita per tutti gli uo-mini”. Della figura del cardinale beatificato da Giovanni Paolo II, il Papa ne ha parlato anche du-

    rante il viaggio che lo portava a Zagabria. “Il cardinale – ha spie-gato ai giornalisti sull’aereo – era una grande pastore, un grande cristiano e così anche un uomo di un umanesimo esemplare”. In particolare Ratzinger ha sotto-lineato la singolarità della “sorte del cardinale Stepinac che ha dovuto vivere in due dittature contrastanti ma erano due dit-tature antiumanistici. Prima – ha ricordato – il regime ustascia che sembrava adempiere il so-gno dell’autonomia dell’indipen-denza, ma in realtà era un’auto-nomia che era una menzogna che era strumentalizzata da Hit-ler per i suoi scopi e il cardina-le Stepianc ha capito molto be-ne questo e ha difeso l’umane-simo vero contro questo regime difendendo serbi, ebrei, zingari – ha dato diciamo la forza del ve-ro umanesimo anche soffrendo”. “E poi – ha continuato il Ponte-fice – la dittatura contraria del comunismo dove di nuovo ha lottato per la fede per la presen-za di Dio nel mondo, per il ve-ro umanesimo che è dipendente dalla presenza di Dio, solo l’uo-mo è immagine di Dio, in questo modo l’umanesimo fiorisce”. In-somma il porporato ha dovuto “lottare in due lotte diverse con-trastanti, e proprio in questa de-cisione per il vero contro lo spi-rito dei tempi, questo vero uma-nesimo che viene dalla fede cri-stiana è il grande esempio non

    solo per i croati ma per tutti noi”. Dopo il saluto di benvenuto, Be-nedetto XVI e il Presidente Jopi-sovic si sono trasferiti nel Palaz-zo Presidenziale di Zagabria do-ve hanno avuto un faccia a fac-cia durato più di mezz’ora. Suc-cessivamente, il Pontefice si è recato nella Nunziatura Aposto-lica davanti alla quale, in serata, si è tenuta la veglia di preghiera coi giovani.

    La Santa Messa all’ippodromoNell’omelia tenuta durante la

    Celebrazione Eucaristica Pa-pa Ratzinger ha messo in guar-dia i croati dal diffondersi di “una secolarizzazione che por-ta all’emarginazione di Dio dal-la vita e ad una crescente disgre-gazione della famiglia”. Occorre – ha detto – “affermare l’intangi-bilità della vita umana dal con-cepimento fino al suo termine naturale, il valore unico e inso-stituibile della famiglia fondata sul matrimonio e la necessità di provvedimenti legislativi che so-stengano le famiglie nel compi-to di generare ed educare i figli”. Per il Pontefice ciò che preoccu-pa è il mito – che troppo spesso viene assolutizzato – di “una li-bertà senza impegno per la veri-tà”, di un’ideale di benessere in-dividuale perseguito “attraverso il consumo di beni materiali ed esperienze effimere, trascuran-do la qualità delle relazioni con le persone e i valori umani più profondi”. Così, ha osservato, “si riduce l’amore a emozione senti-mentale e a soddisfazione di pul-sioni istintive, senza impegnar-si a costruire legami duraturi di appartenenza reciproca e senza apertura alla vita”. “Siamo chia-mati a contrastare tale mentali-tà”, ha rimarcato Benedetto XVI definendo “molto importante la testimonianza e l’impegno delle famiglie cristiane, la loro testi-monianza concreta”.

    E a proposito della famiglia e del matrimonio ha chiesto di non cedere “a quella mentali-tà secolarizzata che propone la convivenza come preparatoria, o addirittura sostitutiva del ma-trimonio. Mostrate con la vostra testimonianza di vita che è pos-sibile amare, come Cristo, sen-za riserve, che non bisogna aver timore di impegnarsi per un’al-tra persona”.

    P r i m o P i a n o[ Lucio Salvatore ]

    Il valore unico della famigliaBENEDETTO XVI, CONSERVARE E RAVVIVARE IL PATRIMONIO COMUNE DI VALORI UMANI E CRISTIANI

    La Visita Pastorale del Papa in Croazia

  • 12 Voce di PopoloS a n M A r c o i n L a m i s[ Antonio Daniele ]

    Una settimana intensa di eventi, quella celebrata dall’Isti-tuto Giannone di S. Marco in Lamis, guidato dal dirigente scolastico prof. Antonio Cera. I talenti degli alunni sono sta-ti messi in mostra attraverso varie iniziative che da alcuni

    anni animano la fine dell’anno scolastico. Una vetrina non sola cittadina, ma che oltrepassa i suoi confini dando un respiro nazionale ai vari progetti PON seguiti durante l’anno scolasti-co. I ragazzi sono i protagonisti di questa speciale avventura che

    li vede soggetti attivi nelle varie discipline artistiche: la moda, l’arte, la musica e il teatro.

    6° Meeting della modaGli istituti professionali di mo-

    da si sono esibiti in una bella sfila-ta di costumi dedicati all’evento del 150° anno dell’Unità d’Italia. Questo, infatti, il tema sul quale hanno sfilato le alunne dell’Isti-tuto Professionale di Ortona, in provincia di Chieti. Le alunne di San Ferdinando di Puglia hanno proposto un’originale collezione sul tema “la Bambolina”, guada-gnandosi il Premio Eleganza da parte dell’ACSM, Associazione dei Commercianti di San Marco in Lamis, che da qualche anno ha stretto un sodalizio con il Giannone per promuovere que-sta manifestazione. All’Ipsia di San Marco in Lamis invece è an-dato il premio “Originalità”. Le alunne hanno, infatti, proposto un tema quanto mai attuale, che trae spunto dall’invito rivolto da Benedetto XVI a tutti gli Italia-ni quando, inaugurando l’anno

    2010 diceva “Se vuoi coltivare la Pace, custodisci il Creato”. Que-sto invito è stato interpretato nel linguaggio dell’immagine e della moda. Grande effetto sce-nico anche nella presentazione degli abiti da sposa di Anna Maria Spose di San Marco in Lamis. Un momento di grande emozione per tutti è stato quello in cui, per la prima volta, un ex studente nell’IPSIA di San Marco in Lamis, Alessandro De Cata, ha presentato la sua collezione in qualità di Stilista.

    “Pace e natura”All’interno degli spazi dell’Isti-

    tuto “Giannone” è stata inaugu-rata la mostra permanente di opere d’arte create dai ragazzi. La collezione artistica si è ispi-rata al messaggio del Santo Pa-dre Benedetto XVI in occasione della Giornata mondiale per la pace. I giovani artisti sono stati guidati dall’insegnante Anto-nella Scarano. Gli stessi ragaz-zi hanno realizzato un grande murales all’interno dell’Istituto

    Tra arte, moda, musica e teatroGLI STUDENTI PROTAGONISTI ATTIVI DELLE DISCIPLINE ARTISTICHE

    L’Istituto Giannone di S. Marco in Lamis mette in mostra i suoi talenti

    Pellegrina tra le famiglieIl mese di Maggio a S. Mar-

    co in Lamis è stato sempre vissuto all’insegna della de-vozione mariana. La città è particolarmente devota alla Vergine Maria tanto da aver-le dedicato ben tre chiese parrocchiali e il maestoso complesso dei frati minori di Stignano. Le comunità par-rocchiali hanno ripreso da tempo il tradizionale rosario tra le vie della città. Negli an-ni passati, oltre all’effige della Vergine Maria, erano tante le cosiddette “vuteredde”, pic-coli altari fatti di cartone e scatole dove venivano poste le immagini della Madonna adornate da fiori di carta o campestri. Davanti a queste effigi si radunavano ragazzi e adulti che, nel tardo pome-riggio, recitavano il Santo Rosario. I canti della tradi-zione popolare risuonavano tra le vie del paese creando

    un’ambientazione unica e ca-rica di grande emotività. La comunità pastorale SS. An-nunziata- S. Antonio Abate- S. Maria delle Grazie ha inteso, quest’anno, organizzare il mese di maggio con un pel-legrinaggio dell’effige della Vergine Maria tra le famiglie della comunità. Tante le fa-miglie che con entusiasmo hanno accolto la Madonnina e si sono raccolte in preghie-ra. Un piccolo pellegrinaggio da casa a casa ha accompa-gnato la Madonnina facendo riecheggiare ricordi, devo-zione e fede. La Madonnina è stata ospite di ammalati, di giovani famiglie, di anziani accompagnando un tratto del percorso di ogni vita. A con-clusione del mese di maggio, i ragazzi dell’ACR, insieme a tanti adulti, si sono ritrovati in piazza Madonna delle Gra-zie per la preghiera per l’Italia

    e per la città. A guidare l’ultimo momento di preghiera è stato il giovane sacerdote don Le-szek Szadowski, vicario par-rocchiale presso la comunità pastorale, che ha ringraziato tutti quelli che con grande de-

    vozione hanno accolto la Ma-donnina nelle proprie abitazio-ni. La preghiera per l’Italia di Giovanni Paolo II ha concluso l’intenso mese di maggio, con lo sguardo rivolto alla realtà cittadina alle prese con il rin-

    novamento della propria clas-se dirigente e bisognosa di un nuovo slancio di entusiasmo per superare i tanti problemi sociali.

    A. D.

    Balilla dove i bambini sono invi-tati a guardare oltre, alzando lo sguardo si può vedere lontano, sempre tenendo in primo piano l’elemento che fortemente li lega alla propria origine e città.

    Il Sarto e la bandieraGrande successo di pubblico

    per la commedia scritta e diretta da Angelo Gualano per i ragazzi del Giannone sul tema dell’Unità d’Italia, rideclinato nel territorio locale. La città di S. Marco in Lamis, fedele ai borboni, è attra-versata da uno spirito liberale guidato dal sarto Angelo Cal-vitto, che pagherà con la vita la difesa del suo ideale liberale ed il suo sogno di un’Italia unita. Le rappresentazioni teatrali e dei musical sono il fiore all’occhiello di una città, come S. Marco in Lamis, che grazie all’impegno e alla creatività di Angelo Gua-lano e, di tanti altri suoi colla-boratori, sono la fucina di un impegno artistico e di vita che coinvolge totalmente la vita dei giovani.

  • 13N. 22 del 10 giugno 2011

    Ormai editare un lavoro che riguardi la vita e le opere di Pa-dre Pio da Pietrelcina, diviene un’impresa di notevole impe-gno. Tanta infatti la letteratu-ra a riguardo, dalla pubblica-zione dell’Epistolario commen-tato alle tante riviste che per-petuano il ricordo delle gesta eroiche del Santo del Gargano, al secolo Francesco Forgione. Dal piccolo paesino di Pietrelci-na a pochi chilometri da Bene-vento che consacrò i suoi nata-li, il piccolo Francesco affranto da un lato dalla fede e dalla se-quela al Cristo della Passione, e dall’altro dall’esempio di pover-tà e di rinuncia di San France-sco, il Poverello di Assisi, si tra-sferì nel Convento dei Cappuc-cini in cima al Monte Gargano. Nel borgo montano di San Gio-vanni Rotondo, il frate realiz-zò un progetto di misericordia e di aiuto concreto ai malati e alle loro famiglie: la costru-zione del grande comples-so ospedaliero a cui fu dato il nome evocativo di “Casa Sollievo del-la Sofferenza”. A quel progetto iniziale ora si legano in Italia e all’Estero tutta una serie di straordinari

    S c a f f a l e[ Francesca Di Gioia ]

    Anche dal Paradiso Padre Pio ci parla

    IL PROGETTO EDITORIALE SI LEGA ALLE OPERE DELLA ONLUS “PADRE PIO - ILARIA”

    Edito a cura di Angelo Michele Palmieri un libro su San Pio

    e ambiziosi programmi di ricer-ca che seguendo le indicazio-ni del Frate hanno preso avvio già da un cinquantennio. Ades-so il “modesto” frate cappuc-cino è salito agli onori degli al-tari con il titolo di santità, ma per tutti rimane Padre Pio, che con la sua parola semplice e il suo entusiasmo portava confor-to ed incoraggiamento a coloro che chiedevano la sua interces-sione per riconciliarsi col Pa-dre Santo. E oggi anche le sue opere continuano a parlare di Lui, non solo la magniloquen-te basilica che rende onore alla sua grandezza e accoglie i nu-merosissimi pellegrini, ma so-prattutto l’Ospedale la cui idea fu così tenacemente inseguita dal Santo. Per la realizza-

    zione dello stesso, San Pio si in-graziò medici e uomini di pote-re e ingegno per costruire una struttura che potesse primeg-giare per l’avanguardia nella ri-cerca e per l’attenzione umana nell’approccio alla cura di ma-lati e bisognosi.

    Continua a puntare e a crede-re nelle opere dei suoi amati fe-deli e allo zelo dei suoi Figli spi-rituali, padre Pio anche dall’al-dilà, come tenta di dimostrare questo signifi cativo e ricco li-bro edito a cura di Angelo Mi-chele Palmieri. Al titolo scelto dall’editore “Anche dal Paradi-co ci parla”, già piuttosto espli-cativo del denso contenuto, si aggiunge un sottotitolo altret-tanto eloquente “arcani mes-saggi dal mondo dei giusti”.

    Si tratta infatti di una singolare corrispon-

    denza del Frate che post mortem, co-

    municherebbe at-traverso il me-dium materia-le della mano e della penna di alcuni fedeli, per continuare a lasciare mes-saggi all’uma-nità. Lo spun-to del libro non è stato un me-ro convincimen-to della veridici-

    tà degli scritti, pur vigorosamente per-seguito dallo scrit-

    tore, ma piuttosto è stato il fi ne salvifi -

    co e misericordioso dello stesso. Il contenuto delle epistole è or-ganizzato in ordine cronologico dal 1994 al 2009, e come dichia-ra la Presentazione al testo: “le tematiche variano, con uno spe-ciale riferimento alla conversio-ne, alla sensibilità verso gli am-malati, amici prediletti di Ge-sù, verso l’obbedienza al Santo Padre, ai vescovi e ai sacerdoti. Alla preghiera intesa come col-loquio amicale con il Signore”. Il periodare è semplice e scor-revole, proprio come il linguag-gio chiaro e umile del frate, men-tre nella struttura le lettere rie-cheggiano la fi tta corrisponden-za epistolare di San Pio con Raf-faelina Cerase, “prima” tra le sue amate Figlie spirituali.

    Il libro si avvale del reperto-rio fotografi co e della collabo-razione giornalistica della rivi-sta “Voce di Padre Pio” ed è sta-to stampato dalle Grafi che Ger-cap; all’interno del testo fi gura-no anche le scansioni delle let-tere originali “scritte” da San Pio come dimostrerebbe anche una analisi calligrafi ca, e alcu-ne bellissime foto del Santo in preghiera.

    L’obiettivo ultimo del libro – sottolinea nelle pagine ini-

    ziali il coordinatore editoria-le – è quello di raccogliere fon-di con il ricavato delle vendite dello stesso, per la Onlus “Pa-dre Pio – Ilaria”. Quest’ultima nata all’indomani della morte precoce della giovane Ilaria a cui è dedicata l’associazione, si propone di acquistare un mezzo veloce di primo soccor-so che colleghi Vieste, Foggia, san Giovanni Rotondo e che vo-lerà ovunque qualcuno in diffi -coltà ne faccia richiesta. In pa-rallelo la stessa Onlus incorag-gia i giovani ricercatori allo stu-dio delle malattie gravi che at-tanagliano il nostro secolo e si appellano alla Medicina, in cui Padre Pio ha tanto creduto (e crede ancora!) affi nchè giun-gano presto a dare delle rispo-ste, conformemente alla volon-tà del Signore, alla sofferenza di tanti affl itti dal dolore che continuano a credere nelle pa-role e nelle opere di santità del Frate del Gargano.

    Per quanti volessero contri-buire alla causa “Ilaria” e so-stenere le opere della Onlus si possono rivolgere al Presiden-te Angelo M. Palmieri in via Ro-ma, n. 35 a San Nicandro Gar-ganico (Fg).

  • 14 Voce di Popolo

    Incontro sul “Bullismo e cyberbullismo” promosso dall’Istituto “Blaise Pascal” di Foggia

    V i t a d i C i t t à

    I DIRITTI E LA PACE, L’IDENTITÀ E L’UNITÀ D’ITALIA I TEMI PROPOSTI ANCHE CON L’AIUTO DI OSPITI D’ECCEZIONE

    [ Giustina Ruggiero ]

    Più di 200 alunni delle Scuole Primarie N.Parisi e Santa Chiara di Foggia si sono incontrati nel-la Sala del Tribunale di Palazzo Dogana per una “lezione di poe-sia”. Gli alunni delle quarte e del-le quinte della Nicola Parisi han-no svolto il tema dei Diritti, della Pace e dell’Intercultura. Lo han-no fatto analizzando i diritti della Convenzione ONU del 1989, fon-damento per una pacifica e giusta condizione di vita di tutti i bambi-

    ni del mondo, scegliendo poesie di grandi autori e diventando essi stessi autori di componimenti po-etici significativi. Testi, immagini in forma di disegni e foto, canzo-ni, sono stati organizzati in un po-wer point, che potrebbe diventa-re un valido strumento didattico per gli alunni dei prossimi anni.

    Gli alunni più piccoli della San-ta Chiara hanno “poetato” su te-mi svolti durante l’anno scolasti-co: quelli di prima hanno canta-

    to una loro composizione creata per la festa della mamma, quel-li di seconda, provetti naturali-sti, una sul ciclo della semina. Le quarte vestite con magliette ros-se, hanno cantato un inno risorgi-mentale, “Camicia Rossa”, scritto nel 1860, che conserva ancora og-gi la suggestione e la commozio-ne per la sorte tragica di tanti gio-vani morti per fare l’Italia.

    Le quinte hanno assemblato i proverbi provenienti da tutte le

    regioni d’Italia, in una filastrocca coinvolgente, dimostrando che in realtà siamo molto più uniti nella vita quotidiana di quanto la Storia ci ha raccontato. L’inte-ressante lavoro delle quinte del-la Santa Chiara è stato in realtà più lungo e completo: un’analisi storica, geografica, culturale del percorso che ha portato all’Uni-tà, corredato da cartelloni molto “artistici”.

    Graditi gli ospiti della “lezione” speciale. Un nonno, Michele Ra-spatelli, diventato poeta in tarda età con un suo racconto nostalgi-co degli anni giovanili; due amici non vedenti, Gaetano Curci (con il suo cane-guida Igor) e Carla Lancianese, che ci hanno fatto sorridere con due poesie comi-che di Giuseppe Esposto e Gae-tano Saracino (poeti vernacolari scomparsi); Maria Rosaria Vera, già maestra, da sempre attrice, anche di film, operatrice cultura-le, che ha portato la chicca di due poesie di Giannina Milli, poetes-sa risorgimentale, e, infine, Gio-vanni Mancini, che ha fatto ride-

    re tutti con i ricordi di quando era alunno proprio della Nicola Pari-si, bambino “di strada” e difen-sore ieri come oggi della identità foggiana, che ha letto una bella poesia sull’uso foggiano del rad-doppio delle parole del foggiano Gianni Ruggiero.

    Ha portato i suoi saluti ai bam-bini Billa Consiglio, Vicepresiden-te e Assessore alle Politiche Edu-cative della Provincia di Foggia; presente la Presidente del Club UNESCO Foggia Floredana Ar-nò, che ha già lanciato il tema su cui coinvolgere le scuole il pros-simo anno scolastico: “l’acqua” e il socio del club UNESCO Feli-ce Clima che ha invitato i bambi-ni alla gioia del sapere; Michele dell’Anno, musicista e animatore; il Preside della Parisi, Alfonso Ra-go e il Vicario della S.Chiara Ric-cardo Pasquarella. Tanti genito-ri, tanti maestri, tantissimi bam-bini in una mattinata in cui attra-verso la poesia si è parlato di te-mi altissimi, con grande concen-trazione e attenzione. Una “lezio-ne” molto ben riuscita.

    Una Festa della PoesiaGiornata della Poesia dell’UNESCO con le scuole Parisi e S.Chiara

    La socialità è l’atto più origina-rio e comune che possa interessa-re la persona, eppure l’individuo, spesso si concede ad atti di misti-ficazione del normale percorso di vita comune. Questa mistificazio-ne dell’anelito al viver insieme si manifesta nei modi dell’essere an-ti-sociale, una vera piaga che, lungi dall’essere un’invenzione o trova-ta moderna, è spesso sempre più sentita nell’ambito di una socie-tà che rischia di perdere l’impron-ta etica del proprio esistere muo-vendosi nel mondo dei rapporti in-terpersonali come una zattera al-la deriva di una normatività che ri-schia di essere uno spettro per chi ha normalmente deciso di intratte-nere rapporti violenti col proprio prossimo alla ricerca di un’affer-mazione primiziale che vive della molesta attività verso chiunque sia vicino a questi moderni cavalieri al contrario che investono le proprie energie nell’atto piratesco che spa-zia dal piccolo fastidio all’insulto fino, nei casi più gravi, al tentativo

    di nullificare moralmente la perso-na o di ferirla fisicamente. La mo-lestia esiste da sempre, ciò che è cambiato è la spregiudicatezza con cui si accompagna ed il fiero sentore di operare in essa un’affer-mazione di stato come se la violen-za equivalesse ad una rincorsa di fatto di un progetto di vita in cui il successo si compra a prezzo di un gioco che possiede gli spasmi in chi lo assaggia della cattiva me-dicina con l’unica differenza che qui a guarire non è nessuno, an-zi, ci si ammala e di mala civiltà si può morire e nullificati, o meglio violati, sono i codici che nessuno ha scritto ma che accompagnano il gesto del fare sociale dell’uomo libero. Per meglio entrare nel vivo di chi questi processi li combat-te con professionalità e costanza, abbiamo incontrato la professo-ressa Leila Bibò, docente dell’Isti-tuto “Blaise Pascal” di Foggia che martedì 31 maggio è stato promo-tore di un convegno su “Bullismo e cyberbullismo” alla “Sala Consi-

    glio” di Palazzo Dogana. Di questo convegno, la professoressa Bibò è stata project manager.

    Mi parli dell’iniziativa e del problema in sé.

    “L’impegno a trattare un proble-ma come quello del bullismo e del cyberbullismo non è stato sempli-ce ed è frutto di una sinergia con i principali tutor aziendali che si so-no profilati, mi riferisco all’asso-ciazione Crescere, al Moige (Movi-mento Italiano Genitori), alla Pro-vincia di Foggia ed alla Questu-ra. Il bullismo non è qualcosa che riguardi il nostro istituto diretta-mente, mancando, fortunatamen-te, episodi di questa gravità, ma è giusto descrivere il fenomeno per insegnare agli studenti ad impara-re a riconoscerlo ed a combatterlo nel caso in cui si trovassero ad af-frontarlo e tutte le persone invita-te a parlarne hanno dato un contri-buto in tal senso come è stato per il giudice Enrico Infante che ha de-lineato il profilo penale di un atto di bullismo.

    Nel corso dei lavori è stato di-stinto il profilo significazionale dei due tipi di bullismo, individuando nel cyberbullismo una problema-tica più infida che si dispiega in azioni informatiche, quindi virtua-li, che avvengono in modo ano-nimo ferendo il giovane che do-vesse trovarsi sprovvisto di dife-se in questo mondo a parte che è il web. Il bullismo classico, pur essendo più pesante a livello di

    scontro immediato si rivela alla lunga più affrontabile se si con-sidera il fatto che la persona che lo compie è subito individuabile e proprio sulla individualità stia-mo lavorando ad instillare nei ra-gazzi il giusto spirito civico che permetta loro di abbattere il mu-ro dell’omertà ed isolare chi com-metta un atto di bullismo”.

    Giuseppe Marrone

  • 15N. 22 del 10 giugno 2011

    se e Maria Carolina Mimmo. Una chiosa simpaticissima è venuta, a conclusione della parte “foggia-na” del progetto, dalle poesie co-miche in dialetto declamate da Gaetano e Carla, provetti attori dalla “luminosa carriera”.

    La seconda parte della manife-stazione è stata allietata dal Co-ro “L. Braille” della Sezione UICI Foggia, costituito