N. 16 • 29 aprile 2012 • 1,00 VITA ECCLESIALE Sono venuto ...

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N. 16 • 29 aprile 2012 • 1,00 Anno LXVI • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli Nicola Arbia Michele Borriello Teresa Beltrano Valeria Chianese Luigi Coscione Eloisa Crocco Doriano Vincenzo De Luca Enzo Mangia Fiorenzo Mastroianni Eduardo Parlato Pasquale Puca Elena Scarici Michele Maria Serrapica Ciro Sorrentino Antonio Spagnoli Mario Spedrini Fulvio Tessitore Salvatore Tosich Gli interventi A teatro per Santa Maria Francesca 2 Trecento anni di santità per Andrea Avellino 4 L’esempio di San Luigi Guanella 6 Campagna contro il bullismo 11 Il giorno della terra a Napoli 12 La Scarlatti al Museo diocesano 13 In ricordo di Madre Letizia Zagari 14 Gli incontri del Meic 15 Sono venuto per servire Un sentito grazie ai Vescovi Ausiliari, mons. Antonio Di Donna e mons. Lucio Lemmo per gli auguri formulatimi a nome di tutti, ma grazie anche a quanti hanno partecipato alla divina Eucaristia nella quale, tutti assieme, abbiamo reso grazie al Padre del Signore nostro Gesù Cristo il quale, con l’effusione dello Spirito, venti anni fa, per il ministero del beato papa Giovanni Paolo II mi ha consacrato Vescovo, cioè successore degli Apostoli, affidandomi il sin- golare ministero di Padre, Pastore ed evangelizzatore nella sua santa Chiesa. Esprimo anche la mia sentita riconoscenza a quanti si sono adoperati, con generosità e professionalità, alla realizzazione del nuovo, artistico altare di questa nostra Cattedrale, che ho consacrato e dedi- cato per la maggior Gloria di Dio. Un particolare ringraziamento mi sia consentito rivolgere al sindaco De Magistris e alla Giunta comunale per aver voluto conferirmi la cittadinanza onoraria per il mio impegno pa- storale in questa meravigliosa città di Napoli, che da sempre porto nel cuore. «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura, battezzandola nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito». Così, da quel 26 aprile 1992, sono andato, inviato dal Successore del principe degli Apostoli, alla Congregazione del Clero, al Grande Giubileo dell’Anno 2000, alla Congregazione per la Propagazione della Fede e, ora, in questa santa Chiesa che è in Napoli. I ministranti sulla tomba di Giovanni Paolo II 2 VITA ECCLESIALE Fidanzati e giovani sposi dal Cardinale Sepe 5 VITA DIOCESANA L’inventario dei beni culturali della Diocesi 8 e 9 SPECIALE Un sorriso per i bambini bisognosi 11 CITTÀ segue a pagina 3 Crescenzio Card. Sepe

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N. 16 • 29 aprile 2012 • € 1,00

Anno LXVI • Poste Italiane S.p.A. • Spediz. in abbon. postale • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, Aut.  014/CBPA-SUD/NA • Direzione e Redazione Largo Donnaregina, 22 • 80138 Napoli

Nicola Arbia • Michele Borriello • Teresa Beltrano •

Valeria Chianese • Luigi Coscione • Eloisa Crocco •

Doriano Vincenzo De Luca • Enzo Mangia • Fiorenzo

Mastroianni • Eduardo Parlato • Pasquale Puca • Elena

Scarici • Michele Maria Serrapica • Ciro Sorrentino •

Antonio Spagnoli • Mario Spedrini • Fulvio Tessitore •

Salvatore Tosich

Gli interventiA teatro per Santa Maria Francesca 2

Trecento anni di santità per Andrea Avellino 4

L’esempio di San Luigi Guanella 6

Campagna contro il bullismo 11

Il giorno della terra a Napoli 12

La Scarlatti al Museo diocesano 13

In ricordo di Madre Letizia Zagari 14

Gli incontri del Meic 15

Sono venuto per servire

Un sentito grazie ai Vescovi Ausiliari, mons. Antonio Di Donna e mons. Lucio Lemmo per gliauguri formulatimi a nome di tutti, ma grazie anche a quanti hanno partecipato alla divinaEucaristia nella quale, tutti assieme, abbiamo reso grazie al Padre del Signore nostro GesùCristo il quale, con l’effusione dello Spirito, venti anni fa, per il ministero del beato papaGiovanni Paolo II mi ha consacrato Vescovo, cioè successore degli Apostoli, affidandomi il sin-golare ministero di Padre, Pastore ed evangelizzatore nella sua santa Chiesa. Esprimo anchela mia sentita riconoscenza a quanti si sono adoperati, con generosità e professionalità, allarealizzazione del nuovo, artistico altare di questa nostra Cattedrale, che ho consacrato e dedi-cato per la maggior Gloria di Dio.Un particolare ringraziamento mi sia consentito rivolgere al sindaco De Magistris e allaGiunta comunale per aver voluto conferirmi la cittadinanza onoraria per il mio impegno pa-storale in questa meravigliosa città di Napoli, che da sempre porto nel cuore. «Andate in tuttoil mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura, battezzandola nel nome del Padre e del Figlioe dello Spirito». Così, da quel 26 aprile 1992, sono andato, inviato dal Successore del principedegli Apostoli, alla Congregazione del Clero, al Grande Giubileo dell’Anno 2000, allaCongregazione per la Propagazione della Fede e, ora, in questa santa Chiesa che è in Napoli.

I ministrantisulla tomba

di Giovanni Paolo II

2

VITA ECCLESIALE

Fidanzati e giovani sposidal Cardinale

Sepe

5

VITA DIOCESANA

L’inventario deibeni culturalidella Diocesi

8 e 9

SPECIALE

Un sorrisoper i bambini

bisognosi

11

CITTÀ

segue a pagina 3

Crescenzio Card. Sepe

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Vita Ecclesiale Nuova Stagione2 • 29 aprile 2012

Unioni CattolicheOperaie

ArtistiInsiemeper laPaceOttava edizione di“L’arte è preghiera”

Da giovedì 3 a martedì 8maggio, nella sede diocesanadelle Unioni CattolicheOperaie, la chiesa delRosariello, in piazza Cavour124, si svolgerà l’ottavaedizione di “L’arte èpreghiera. Artisti insieme perla pace”.La mostra sarà visitabiletutti i giorni, dalle ore 16 alle19, la domenica dalle 9 alle12.

Esporranno i seguenti artisti:Lello Bavenni, SebastianoIardino, ValentinaMarrandino, CostanzoNarciso, Rita Ragni, AlmaSauro, Agata Senatore.L’inaugurazione è inprogramma giovedì 3 maggioalle ore 18.Interverranno: Mons.Domenico Felleca, assistentediocesano, Pasquale Oliviero(presidente diocesano UnioniCattoliche Operaie; RosarioRuggiero, giornalista; RitaRagni, artista.

Sabato 12 maggio al Teatro “Delle Palme”

la rappresentazionedella vita di

Santa Maria Francesca

Una gloria di NapoliAncora Napoli sulla scena con le sue Anime

grandi di oggi e di ieri. Viene proposta per laprima volta la trasposizione teatrale della vitadi Santa Maria Francesca, Suora partenopea,fulgida Compatrona della Città. Nasceva il 25 marzo del 1715 nei pressi di

piazza Montecalvario ove, pur con varie chie-se e conventi, ottimi palazzi e famiglie bene,non mancava la miseria morale di ogni città.«Questa bambina sarà una grande Santa», pre-disse San Francesco De’ Geronimo, carismati-co missionario gesuita, zelante evangelizzato-re, amato e seguito dal popolo. La nascita del-la futura Eletta fu un particolare dono Divino,una perla in famiglia, una gloria per Napoli.Con grande fiducia nella Sua intercessioneorante, ricorrono a Lei, da oltre due secoli, gio-vani sposi, coniugi da varie provenienze, chie-dendo a Dio la grazia dei figli. Suor Maria Francesca, al secolo Anna

Maria Gallo, la Santa delle famiglie, visitavaanche molte case dalla precaria serenità e dif-ficili rapporti interpersonali, illuminando, conla sua fede, la materna comprensione, gli amo-revoli inviti al ritorno al Signore, alla Chiesa,all’armonia domestica. Parlava del Vangelodel perdono, della presenza della Madonna“Divina Pastora”, con sconfinata umanità ra-dicata nella sua confidenza in CristoSalvatore, Re della pace. A brevi decenni dalla sua dipartita (1791)

Suor Maria Francesca, riconosciute eroiche lesue virtù e degni di fede i miracoli, nel 1840venne proclamata Beata da Papa Gregorio XVIe nel 1867 fu canonizzata da Papa Pio IX. Con profonda devozione e impegno i resi-

denti nelle zone che insistono su via Toledo,nei quartieri Spagnoli e altrove, resero possi-bile l’erezione del Tempio in onore della nuovaSanta, dove oggi è anche la sua tomba, nel1861, in via Tre Re a Toledo, presso le due stan-ze abitate dalla Santa, amata Compatrona diNapoli. Il Tempio, molto frequentato, è custodito

dalla Congregazione religiosa delle Suore diSanta Maria Francesca delle Cinque Piaghe diNostro Signore Gesù Cristo. Grande fu il giu-bilo dei napoletani quando, il 6 aprile del 2000,il Cardinale Sepe lo elevò a dignità diSantuario diocesano. Chi scrive ha dedicato,con amore paterno sacerdotale, vari anni delsuo ministero pastorale al popolo, alle Suore eloro Scuole per l’infanzia, alla costituzione delTerzo Ordine Secolare, presso tale Santuario. Auspichiamo estesa partecipazione pub-

blica a questo evento artistico e culturale, chesi terrà al Teatro delle Palme, in zona Chiaia,sabato 12 maggio, alle ore 18. Ciò per rappre-sentare la straordinaria vita di Santa MariaFrancesca, gloria di Napoli, e divulgarla nellefamiglie, tra i giovani e nel grande laicato me-ridionale d’Italia.

Mario Spetrini

Centro Collegi Liturgici

Amare e servirePellegrinaggio diocesano nella Basilia Patriarcale di San Pietro nel decimo anniversario dell’Udienzadei Ministranti con il Beato Giovanni Paolo II

Sabato 12 maggio, a distanza di dieci anni dall’udienza straordinaria conces-sa da Papa Giovanni Paolo II ai Ministranti, è in programma un pellegrinaggiodiocesano alla tomba degli Apostoli Pietro e Paolo e la preghiera sulla tomba delBeato Giovanni Paolo II. Lo slogan della giornata “Amare e servire” si pone incontinuità con il congresso dello scorso anno, e vuole essere motivo di catechesiricordando ai componenti dei singoli gruppi, che il servizio Liturgico è l’incon-tro con il vero amore Gesù, che si dona nel Pane e nell’Eucarestia, perché anchenoi possiamo donarlo gratuitamente e per amore nella vita quotidiana. Sarebbe opportuno programmare dei momenti forti di preghiera, delle espe-

rienze di volontariato, dei piccoli progetti di carità concreta, con i ragazzi perchési dispongano ad attualizzare e far diventare vita, sempre più, il loro servizio al-l’altare.Questo appuntamento diocesano, vuole essere anche stimolo per l’incontro

tra le parrocchie di uno stesso decanato, spesso chiuse nel proprio orticello. Nonsolo per l’organizzazione tecnica del viaggio, ma anche per conoscersi, per faresperienza di comunione, tra i responsabili e gli stesi gruppi: insieme è più bel-lo. La fruttuosità di questo pellegrinaggio, dipenderà da quanto ciascuno di noivorrà investire con i propri gruppi e dalla capacità che avremo di fare comunio-ne.Non possiamo che rendere grazie a Dio per la possibilità che ci ha dato di ri-

tornare dopo dieci anni, in pellegrinaggio sulla tomba del Beato Giovanni PaoloII e celebrare all’altare della Cattedra in San Pietro, con tutti i ministranti della

nostra chiesa diocesana. Il desiderio personale dell’Arcivescovo e anche mio è che questo pellegrinag-

gio alla tomba degli Apostoli Santi Pietro e Paolo e la preghiera sulla tomba delBeato Giovanni Paolo II, non venga vissuto come una gita parrocchiale, ma piut-tosto come espressione di una tappa della nostra vita di fede, perché rinnovi lanostra appartenenza a Cristo e rinforzi lo spirito giubilare con cui siamo chiama-ti a testimoniare il nostro essere ministranti.Il Centro Diocesano Collegi Liturgici, inoltre, in collaborazione con l’ufficio

Culto Divino, sta preparando un sussidio che accompagnerà i vari momenti del-la giornata: il viaggio di andata e di ritorno, l’incontro con il Papa e laCelebrazione eucaristica. Il programma ancora in bozza dovrebbe essere questo:Mattinata ingresso in Basilica Vaticana, orario di accesso intorno alle ore 9.L’inizio della Celebrazione, presso l’Altare della Cattedra di San Pietro, è fissa-

to alle ore 10, con rinnovo del mandato ai Ministranti. Presiederà il CardinaleCrescenzio Sepe.Al termine è previsto il saluto alla tomba del Beato Giovanni Paolo II.Terminata la celebrazione per chi desidera, è in programma il pellegrinaggio

al Santuario del Divino Amore. Qui ci sarà la possibilità di consumare la colazio-ne a sacco, in grandi prati all’aperto, con servizi igienici e servizio di ristorazio-ne organizzato.Alle ore 16.30, prevista la preghiera e il saluto a Maria nel Santuario, e parten-

za per Napoli.È importante inviare al proprio referente decanale una mail con il numero dei

partecipanti (indicando se ci sono sacerdoti per la concelebrazione all’altare del-la cattedra). Il prossimo appuntamento organizzatico è fissato per lunedì 7 mag-gio 2012, alle ore 18, presso il Seminario Maggiore, per ritirare il programma de-finitivo e il materiale per il pellegrinaggio.Per ogni tipo di informazione contattate direttamente il Centro Diocesano o il

proprio referente decanale. Ciro Sorrentino

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Primo Piano DuicesuNuova Stagione 29 aprile 2012 • 3

Il nuovo altare è stato realizzato conlastre di marmo provenienti dalla cava“Michelangelo” di Carrara; le dimensionisono rapportate all’ampiezza del presbite-rio e alle dimensioni del bassorilievo chelo compongono.Il bassorilievo, posto frontalmente

all’altare, raffigura il “Cristo Risorto”, ope-ra di un anonimo scultore; esso è statoprelevato dal passetto dell’Archivio Storicodella Diocesi, ove fu collocato alla fine delsecolo XVIII.Il bassorilievo, contrapposto al “Cristo

Risorto”, raffigura “San Gennaro deposto”,opera attribuita a Giandomenico Vaccaro-

sco. Per volere del Card. Giacomo Cantel-mo fu, dal 1701, il paliotto dell’altare dellachiesa di San Gennaro extra moenia, luogoin cui fu conservato, fino al IX secolo, ilcorpo del santo patrono. Detto bassorilievoera custodito nella prima cappella a sini-stra nel Tempio di Capodimonte.Su entrambi i lati dell’altare è incasto-

nato lo stemma policromo del Card. Cre-scenzio Sepe, realizzato con pietre durequali lapislazzuli, porfido, breccia di Sici-lia, madreperla e marmo nero del Belgio.All’interno dell’altare sono custodite lereliquie di San Gennaro, dei Santi MartiriEutiche e Acuzio, di S. Agrippino.

Il Cardinale Sepe ha presieduto in Cattedrale la Solenne celebrazione eucaristica in occasione del 20° anniversario episcopale«Quid retribuam Domino pro omnibus quae

tribuit mihi?».Come ricambiare il dono gratui-tamente ricevuto? «Nomen Domini invoca-bo!». Invoco, assieme a voi, il nome del Signoree affido totalmente alla sua infinitaMisericordia e alla sua divina Provvidenza,che non farà mai mancare l’azione delloSpirito Santo nella mia vita e nel mio ministe-ro episcopale; ministero che ha la sua origine,la sua centralità e il suo fine nel servizio umilee potente di Cristo, il Pastore supremo, il Servodi Jahvè. È il Figlio-Parola che è stato manda-to dal Padre per incarnarsi nella storia degliuomini, redimerli con la sua morte e farli par-tecipi della sua risurrezione. Dio, in Cristo, èuscito da sé, ha abbandonato la sua gloria ed èvenuto a cercarci per portarci la sua luce e ilsuo amore. Sono venuto per servire… ci ha in-segnato il Maestro. Anche alla sua sposa, laChiesa, ha chiesto di farsi serva dell’uomo e ditutti gli uomini, imponendole di fare quelloche lui stesso ha fatto: “Vi ho dato l’esempio,perché come ho fatto io, facciate anche voi”,come abbiamo ascoltato nel Vangelo (Gv 13,15). Se Cristo è servo e ha voluto che la suaChiesa fosse, come Lui, serva di Dio e dell’u-manità, ne deriva che l’identità e la missionedella Chiesa è quella di essere serva delVangelo e al servizio dell’uomo e di tutti gli uo-mini. Questa immagine di Chiesa missionaria,che ha come modello il Cristo incarnato, si ma-nifesta e si concretizza in tutti i suoi membri:Vescovo, presbitero, diacono, uomo e donnaconsacrati, fedeli laici. Siamo tutti servi, a ser-vizio di Dio che ci ha creati e consacrati, e alservizio gli uni degli altri. Questo servizio-mis-sione è sostanziato e fondato sull’amore:«Come io ho amato voi, così voglio che vi amia-te a vicenda» (cfr Gv 13,34). C’è piena corri-spondenza e interazione tra servizio e amore:il servizio incarna l’amore; l’amore alimenta edà il senso vero al servizio. Come l’amore, cheviene da Dio, supera ogni confine di spazio e ditempo ed è rivolto a tutti e ad ogni singolo uo-mo, così il servizio non ha limiti di azione, pri-vilegiando quanti hanno maggiore necessità diessere serviti e amati.Questo vale per tutti ma, in modo speciale,

per i Vescovi chiamati da Cristo a testimonia-

re l’amore in un ministero-servizio sacra-mentalmente caratterizzato. Così, se tuttisono servi, il Vescovo è servo dei servi. È ser-vo dei suoi sacerdoti, che ama con carità pri-vilegiata come figli e amici perché ha lorotrasmesso, per la Successione apostolica, ilministero presbiterale, quasi generandolicome sacerdoti di Cristo, sommo ed unicosacerdote. Paternità sacerdotale che conti-nua anche dopo l’ordinazione, accompa-gnandoli e guidandoli con amorevole curain tutta la loro vita sacerdotale, preoccu-pandosi di essere loro vicino soprattutto neimomenti di difficoltà, di stanchezza e dimalattia, ma anche incoraggiandoli nel lo-ro entusiasmante e difficile ministero sa-cerdotale. È servo dei diaconi che vivonouno speciale stato di vita ed hanno bisognodi realizzare la loro chiamata diaconale nelrispetto della loro identità e dignità sacra-mentale. È servo delle persone consacrate,uomini e donne, che vogliono vivere il lorocarisma in un mondo che spesso non lecomprende o, forse, le rifiuta e le ostacola.È servo dei fedeli laici: famiglie, giovani, an-ziani, malati, tutti spesso costretti a supera-re incredibili difficoltà perché sono loro ne-gati anche i più elementari diritti per realiz-zarsi nella loro dignità umana e cristiana. Anome loro, il Vescovo è costretto ad alzarela voce compiendo un servizio di amore chesvolge a nome di Cristo, per dare loro vocee difenderli contro ogni tipo di ingiustizia edi umiliazione.È servo dei poveri, che non hanno come

sopravvivere; dei malati, che si sentono solie abbandonati; dei carcerati, spesso umilia-ti ed esclusi da una mentalità egoista e chiu-sa nei suoi pregiudizi; dei disoccupati, deisenza tetto, dei migranti, offesi e lasciati aimargini della vita sociale delle nostre co-munità. È servo di quanti si sentono lonta-

ni dal Vangelo di Cristo o non accettano l’in-segnamento del Maestro di Nazareth, o simettono in atteggiamento di contrapposi-zione e di sfida. L’atteggiamento delVescovo-servo è quello del dialogo sereno erispettoso che sappia comprendere motiva-zioni e punti di vista differenti o contrari.È servo di chi vive nell’indifferenza e nel

vuoto di una esistenza insignificante e sen-za valori: il servo va loro incontro e si mettea disposizione per offrire speranza e model-li di vita dignitosi e generosi. È servo diquanti vivono momenti di pessimismo e didisperazione. Il servo apre le porte del cuo-re e trasmette fiducia in se stessi e negli al-tri. È servo anche di chi vive nel male e nelpeccato perché ha scelto, come sistema divita, la strada dell’ingiustizia, per soddisfa-re sempre più il proprio egoismo, a dannodei più deboli e dei poveri, o quella della vio-lenza camorristica, nelle sue varie forme,per far valere la legge della forza e della pre-potenza contro la legalità e la convivenza ci-vile. È servo della comunità, nella quale èstato chiamato a svolgere il suo ministeropastorale, come io mi sento servo di questa

amata e dolorante ma meravigliosa città diNapoli e delle altre città della Diocesi, appe-santite e lente per la fatica nell’andare avan-ti. Proprio perché servo, nello svolgimentodel mio compito, oneroso ed esaltante adun tempo, ho avvertito l’esigenza e l’urgen-za di proclamare e celebrare, lo scorso an-no, un Giubileo straordinario, grande even-to di speranza ed eccezionale incontro dicuori, di volontà e di risorse, per rimetterepienamente in gioco – come scrissi nellamia Lettera Pastorale di annuncio – tutte leragioni di un impegno forte e capace discuotere le coscienze e fendere la nebbiadell’ignavia, dell’indolenza, dell’indifferen-za e dell’inefficienza, per scorgere il sole chesi fa largo tra gli opachi orizzonti del mo-mento. Il Vescovo-servo, come Cristo, ri-chiama fortemente tutti a cambiare vita e arinunziare per sempre ad una condotta cheumilia e offende soprattutto chi la pratica.Il Padre del cielo è sempre pronto ad acco-gliere nella sua casa chi è sinceramentepentito del male fatto.Il Vescovo-servo è costruttore di pace e

giustizia per realizzare quella civiltà dell’a-more nella quale tutti gli uomini e tutti i po-poli possano sentirsi fratelli, responsabili,del bene e della felicità di tutti.Affido il mio servizio episcopale alla

umile serva del Signore, la Vergine Madredi Dio, perché mi protegga e mi assista per-ché possa compiere con generosità e pienaadesione alla volontà di Dio, la mia missio-ne di Vescovo di questa santa Chiesa napo-letana. Assieme all’intercessione diSant’Aspreno, di San Gennaro e di tutti iSanti e Beati della nostra amata Diocesi,chiedo anche le vostre preghiere. ‘AMaronna c’accumpagna!

Crescenzio Card. SepeArcivescovo Metropolita di Napoli

Con questa Eucaristia abbiamo voluto rendere grazie alPadre del Signore Nostro Gesù Cristo perché 20 anni fa, du-rante la solenne preghiera d’ordinazione, il Santo PapaGiovanni Paolo II invocava sull’eletto, il VescovoCrescenzio, l’effusione dello Spirito “che regge e guida”.L’ordinazione episcopale lo costituiva successore degli

Apostoli, testimone del Risorto, servitore del Vangelo diGesù Cristo per la speranza del mondo. Da quel 26 aprile1992 il Vescovo Crescenzio ha esercitato il suo ministero pri-ma alla Congregazione del Clero, poi per il Grande Giubileodell’anno 2000, alla Congregazione per la Propagazione del-la Fede e da, alcuni anni, in questa santa Chiesa di Napoli,sulla Cattedra di Aspreno.Sant’Agostino definisce la totalità del ministero episco-

pale come amoris officium. La carità pastorale è l’anima delsuo apostolato: nelle relazioni con i sacerdoti e i diaconi, coni fedeli delle parrocchie e dei gruppi, con gli Organismi di co-munione, con i religiosi e le religiose, con il Seminario e lecomunità formative, con i poveri, i malati, i carcerati, i di-soccupati, con i non credenti, con le Istituzioni, con il mon-do dei media.Quanto è vasto il campo di azione di un Vescovo, soprat-

tutto di fronte alle sfide attuali, e in particolare alle sfide diNapoli oggi. Di fronte alla mole di impegni, come fa unVescovo a sopravvivere? Ce lo chiediamo anche noi talvoltadi fronte alle giornate del Vescovo Crescenzio. Veramente ilSignore viene in soccorso del Vescovo.Il ministero episcopale del nostro Vescovo si presenta

con un volto particolare. Esso è caratterizzato dalla testimo-nianza della speranza - “Profeta, testimone e servo della spe-ranza” (il Vescovo della speranza) -; dalla fantasia della ca-rità, procurator pauperum, defensor civitatis; da un ministe-ro fortemente incarnato nel contesto napoletano, con i ri-chiami sulle ferite della nostra terra e sull’educazione allagiustizia e al bene comune; dalla profonda umanità (appa-ruit humanitas Dei nostri); dalla comunione, dall’ascolto ditutti, dalla collegialità tra i Vescovi della Regione; dal dialo-go interreligioso.Nel suo ultimo libro fresco di stampa, “Il Vescovo”, il

Cardinale Martini si chiede quale profilo dovrebbe avere og-gi un Vescovo, qual è il volto che più si addice ad un incari-co che riassume in sé tante e tali sfaccettature, da renderlounico. Fra i vari tratti che egli descrive, emergono i seguen-ti: «Terzo tratto del Vescovo nel postmoderno sarà la pazien-

Sono venuto per servireSEGUE DALLA PRIMA PAGINA

Gli auguri della diocesidi Antonio Di Donna *

za, virtù antichissima eppure sempre necessaria. Il cardina-le Giuseppe Siri di Genova soleva dire: cinque sono le virtùdel vescovo: primo, la pazienza; secondo, la pazienza; terzo,la pazienza; quarto, la pazienza; quinto, la pazienza con co-loro che ci invitano ad avere pazienza. Quarto, il vescovo de-ve essere l’uomo della misericordia. La tanta sofferenza diquesto mondo, l’immenso dolore e la tanta disperazione,chiedono che la Chiesa eserciti tutta la sua funzione di ma-dre amorevole attenta e premurosa. Che sia capace di offri-re motivi di speranza a tutti coloro che «camminano nelletenebre o nell’ombra della morte» (Lc 1,79). Vorrei ancoraaggiungere la buona educazione, la dolcezza del tratto, lafermezza paterna, l’amore per il bello e le sue forme. Questoperché non si abbia l’impressione di parlare con un “auto-ma”, troppo rigido e troppo sicuro delle proprie risposte. Unuomo umile, che vince le durezze con la propria dolcezza,che sa essere discreto, che sa ridere di sé e delle proprie fra-gilità. Che sa rimettersi in discussione, che sa riconoscere ipropri errori senza troppe auto giustificazioni. Dunque an-zitutto un uomo vero».Con l’intercessione della Vergine Maria, Madre del Buon

Consiglio e di San Gennaro Nostro Patrono, che il VescovoCrescenzio possa essere, sempre così! È questo l’augurioche la Chiesa di Napoli, i Vescovi della Campania, e gli altriVescovi presenti alla solenne celebrazione, hanno formula-to nel XX anniversario dell’ordinazione episcopale.

*Vescovo Ausiliare di Napoli

Il nuovo altare maggioredellaCattedrale

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Vita Diocesana Nuova Stagione4 • 29 aprile 2012

ComunitàdelMagnificatDal pomeriggio di giovedì 24alla mattina di domenica 27maggio, appuntamento con i“Tempi dello spirito” dellaComunità del Magnificat.Tema di riflessione: “LoSpirito Santo”. La Comunità del Magnificatsi trova a Castel dell’Alpi, inprovincia di Bologna,sull’Appennino Tosco-Emiliano, a 750 metri dialtitudine, sul lagoomonimo. Come quota dipartecipazione è richiesto uncontributo personale allacondivisione di vita.È importante portare con séla Liturgia delle Ore e ilMessalino Festivo. Perulteriori informazioni eprenotazioni: 328.27.33.925;e-mail:[email protected]

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Esercizi spirituali presso i Carmelitani Scalzi

Versol’AnnodellaFedeIl Centro di Spiritualità dellaSantissima Annunziatapropone, in preparazioneall’Anno della Fede, un corsodi esercizi spirituali perreligiose e consacrate guidatoda padre Luigi Gaetani ocd,Superiore Provinciale deiCarmelitani Scalzi.Il corso, dal titolo “ILinguaggi della Fede. Adultinella comunità maturi nellaFede e testimoni diumanità”, prenderà il viadomenica 24 e termineràsabato 30 giugno. La quota di partecipazione èdi 160 euro. Per ulterioriinformazioni ed iscrizioni èpossibile rivolgersi ai padriCarmelitani Scalzi, in piazzaUmberto I, a Maddaloni(0823.43.40.30).

Sant’Andrea Avellino nel Terzo Centenario della Canonizzazione

“Salirò all’altare di Dio”di Nicola Arbia

La mattina del 10 novembre del 1608 padre Andrea, nellaBasilica napoletana di San Paolo Maggiore, ai piedi dell’Altaredella Cappella oggi a lui dedicata, iniziò a recitare il salmo“Salirò all’altare di Dio”, ebbe un colpo apoplettico, cadde e ver-so sera spirò.Andrea Avellino era venerato come santo già durante la sua vi-

ta. Sono tanti gli episodi registrati negli atti del processo di cano-nizzazione che destarono viva impressione nel popolo napoleta-no, che gli tributava stima e venerazione.Sin dal momento della morte, i suoi devoti, dai più umili ai più

potenti, si attivarono per sollecitare le strutture della Chiesa aistruire i necessari processi per iscriverlo nell’albodei Santi.La fama di santità di Andrea Avellino ol-

tre che nella Città di Napoli, dove eranoconservate le sue spoglie, si diffonde-va ovunque. Negli anni immediatamente

successivi alla morte furonoaperti i processi nelle varie loca-lità dove era vissuto e dove sierano registrati molti miraco-li: Napoli, Sorrento, Palermo,Piacenza, Roma. Potenti nobili, italiani e

stranieri, si prodigarono persostenere questa causa, inquanto conoscevano bene pa-dre Andrea, essendo stati di-retti spiritualmente da lui, talo-ra con una corrispondenza epi-stolare. Il Cardinale Ottavio Acquaviva

d’Aragona, Arcivescovo di Napoli, po-co più di un anno dopo la morte, il 10gennaio 1610, diede mandato di formare ilProcesso, che, dopo la parte istruttoria, iniziònel 1613 e terminò nel 1619. Papa Urbano VIII il 28 settembre 1624 firmò un Breve

Apostolico con il quale dichiarava solennemente Beato AndreaAvellino.I Padri di Napoli, in seguito alla beatificazione, trasferirono le

spoglie sull’Altare della Cappella dove padre Andrea si appresta-va a celebrare la Messa l’ultimo giorno della sua vita, e dove an-cora sono conservate.Dopo l’emissione del Decreto di Beatificazione ci furono gran-

di festeggiamenti in molte città italiane e straniere. Napoli fe-steggiò in modo particolare il 29 settembre, in occasione dellatraslazione della statua d’argento, con la reliquia del Beato, daSan Paolo al Duomo, nella Cappella del Tesoro, e poi in occasio-

ne del primo anno della Beatificazione, il 10 dicembre 1625.Solenni cerimonie si ripeterono in moltissime città italiane e

anche a Madrid, alla presenza di Filippo IV. Numerose città pro-clamarono l’Avellino patrono, prima fra tutte Palermo, e poiNapoli, Bitonto, Piazza Armerina, Badolato, Castronuovo,Sant’Arcangelo, Tursi, Stigliano, Nola, Capri, Vico, Cosenza, l’i-sola di Sicilia. Il Beato Andrea venne proclamato compatrono di Napoli il 25

settembre 1625 e la sua statua, secondo la tradizione napoleta-na, partecipa alla processione in onore di San Gennaro. I devoti del Beato Andrea erano impazienti di vederlo cano-

nizzato. Per i tanti miracoli e prodigi, la devozioneverso di lui crebbe sempre di più, e ci furono

istanze avanzate alla Santa Sede per for-mare altri processi sui nuovi miracoli.Si deve giungere ai primi anni delpontificato di Clemente XI (1700 –1721) per avere una rivisitazionepiù sostanziale della causa, du-rante la quale si presero in esa-me otto miracoli; di questi, nefurono approvati tre: riguar-davano guarigioni istantaneedi due bambini di Senise e diun bambino di Castronuovo.La Sacra Congregazione

dei Riti si riunì il 18 novem-bre 1704 e, dopo una detta-gliata relazione su quantocontenuto nei processi in meri-to alla Santità, Virtù eroiche eMiracoli del Beato AndreaAvellino, concluse, a pieni voti, che

Sua Santità Clemente XI poteva pro-cedere alla solenne Canonizzazione del

Beato. Il 12 maggio 1707 il decreto era pronto, ma

il Pontefice voleva procedere con un’unica cerimo-nia, in San Pietro, alla canonizzazione anche di Pio V, Felice

da Cantalice e Caterina di Bonomia, i cui processi volgevano atermine. Passarono cinque anni per arrivare alla fine. Il 22 maggio, festa della Santissima Trinità, in San Pietro ci fu

una cerimonia solenne per la canonizzazione dei quattro nuovisanti. Subito dopo altre città lo hanno proclamato loro patrono:Monasterace, Benevento, Capua, Sorrento, Bari, Lecce, Foligno,Messina, Milano, Piacenza, Bagnolo Cremasco, GardoneRiviera, Fidenza, Montoro, Senise, Roccanova. All’estero l’isoladi Maiorca. In Canada, una piccola cittadina, fondata 150 annifa, dove vivono 3.500 persone, si chiama Saint André Avellino, insuo onore.

Molteplici sono le vie della Santità, come molteplici sonole sfide che una donna di Dio deve affrontare.Madre RosaGattorno può essere definita: “donna dalle molte vite”. Unadonna che le molteplici esperienze, per buona parte profon-damente traumatizzanti, hanno certamente plasmato, tem-prando in lei una personalità complessa e semplice. Figlia,sposa, madre, vedova, fondatrice, organizzatrice, animatrice,di opere religiose e sociali, Rosa Gattorno nasce a Genova il14 ottobre 1831. La sua infanzia e la sua adolescenza, protet-ta dalla solida tempra paterna e dalla pietà operosa dellamamma e della nonna. A undici anni fa la prima comunione;poco dopo la cresima. Manifesta un’indole spontaneamenteportata alla preghiera quanto alla carità verso i poveri. Sul fi-nire dell’adolescenza Rosa comincia a pensare al futuro: nonmancano le richieste di matrimonio; sposò il 5 novembre1852 il cugino Gerolamo Custo. Più spine che rose il primo periodo della vita coniugale di

Rosa. Nasce la prima figlia, Carlotta, gioia troppo prestooscurata dall’angoscia della sua sordità; il declino degli affarieconomici diminuisce la gioia della nascita del secondo figlioAlessandro, dall’implacabile malattia di Gerolamo che muo-re il 9 marzo 1858. Il primo dicembre 1857 era nata una nuova creatura,

Francesco, che seguirà il padre nella tomba dopo pochi mesi.

Un anno dopo la morte del marito fa il voto di castità iscriven-dosi al Terz’Ordine Francescano. Si lascia compenetrare dal-lo Spirito di povertà. È volontà di Dio che l’Istituto di RosaGattorno nasca a Piacenza, l’8 dicembre 1866, festadell’Immacolata Concezione, cinque di esse vestono l’abitoreligioso. Sono nate le “Figlie di Sant’Anna”, Istituto religioso dedi-

to all’incremento della fede e alle opere di Carita, Istituto cheha per Madre Protettrice Sant’Anna. Dopo la fondazione ungruppo di sedici suore, presto seguite da altre, parte per laBolivia raggiungendo il Brasile, il Cile, l’Eritrea, il Perù, laFrancia e la Spagna; inoltre tra il 1883 e il 1886 a Roma, sullavia Merulana, fu costruita la Casa Generalizia. È la mattina del 6 maggio del 1900 quando Rosa Gattorno

si affida serena all’abbraccio dello sposo dopo aver contem-plato a lungo l’immagine della Madonnina, Madre di Graziae di Misericordia. La fama di santità che già in vita aveva cir-condato la Madre non venne meno. Dopo la morte si pensò su-bito ad aprire la causa di Beatificazione. Dopo il consueto itercanonico, il 21 dicembre 1998, madre Rosa Gattorno fu di-chiarata Venerabile. Il 28 giugno 1999 venne promulgato ildecreto sul miracolo e il 9 aprile dell’Anno Santo del 2000,proclamata Beata da Sua Santità Giovanni Paolo II.

Luigi Coscione

Domenica 6 maggio, nell’Istituto Figlie di Sant’Anna, Messa di ringraziamentoper la Beata Rosa Gattorno, beatificata il 9 aprile 2000

Confidiamo sempre in Dio

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Vita DiocesanaNuova Stagione 29 aprile 2012 • 5

Amicizia Ebraico-CristianaLunedì 14 maggio, alle ore 17,

presso la sede della ComunitàEbraica, in via Cappella Vecchia31, Innocenzo Gargano presen-ta: il libro di Manuela PaggiSadun, “Aprirsi alla vita”.

Chiesa del Gesù NuovoTerzo mercoledì del mese, in-

contro mensile di preghiera deimalati con San GiuseppeMoscati. Il prossimo appunta-mento è per mercoledì 16 mag-gio, a partire dalle ore 16. Alle ore17, celebrazione della SantaMessa, i padri sono disponibiliad accogliere i fedeli che deside-rano ricevere il Sacramento del-la Penitenza.

Associazione “Figli in Cielo”Le famiglie della Arcidiocesi

di Napoli aderenti all’associazio-ne “Figli in Cielo” si incontranoogni terzo venerdì del mese perla condivisione e l’elaborazionedel lutto, nella Basilica di SantaMaria del Buon Consiglio aCapodimonte a partire dalle ore17. Prossimo appuntamento, ve-nerdì 18 maggio. La catechesi ela celebrazione eucaristica sa-ranno presiedute da mons.Enrico Ferrara, guida spiritualedel gruppo napoletano.

Piccole Ancelle di Cristo ReAnno XXXII della Lectura

Patrum Neapolitana, a cura diAntonio V. Nazzaro e SuorAntonietta Tuccillo. Sabato 19maggio, alle ore 17, presso l’AulaMagna della Casa del VoltoSanto, in via Ponti Rossi 54,Antonio De Prisco, Ordinario diLetteratura Latina Medievalenell’Università di Verona, leg-gerà Ruricio di Limoges,“Lettere” a cura di Marino Neri(Pubblica Facoltà di Lettere eFilosofia di Pavia 122) Pisa, ETS,2009.

Seminario ArcivescovileDomenica 20 maggio, dalle

ore 9 alle 16.30, ultimo incontromensile in Seminario, viale ColliAminei, con le “DomenicheVocazionali” per ragazzi e giova-ni. Per saperne di più è possibilecontattare il seminarista PaoloFlagello (081.741.31.50 –081.741.86.49). Questi appunta-menti sono rivolti ai giovani e airagazzi delle parrocchie che sirecano in Seminario per un iti-nerario di fede e di approfondi-mento vocazionale.

Libreria PaolineGiovedì 24 maggio, alle ore

18, nella libreria Paoline in viaDuomo 145, “Permetti… unaParola?”, appuntamenti diLectio Divina condotti da padreEdoardo Scognamiglio, docentedi Teologia alla PontificiaFacoltà Teologica dell’ItaliaMeridionale. Tema dell’incon-tro: “Una Parola che illumina. Laconoscenza nello Spirito”.

APPUNTAMENTI

Oltre mille persone hanno partecipato domenica 22 aprile al tradizionaleincontro del Cardinale con i fidanzati e i giovani sposi

L’amore vince sempreOltre mille tra fidanzati e giovani sposi

hanno partecipato domenica 22 aprile altradizionale momento d’incontro con ilCradinale Sepe tenutosi prima pressol’Auditorium di largo Donnaregina e poiin Cattedrale e organizzato dagli Uffici diPastorale Familiare e di Pastorale giova-nile. Le coppie sono state accolte dallamusica jazz suonata da due giovani diplo-mati del Conservatorio di Napoli,Eleonora e Francesco,, inoltre, ad ogninuovo arrivato è stata consegnata unacandela ed un numero per una particola-re estrazione..Ad animare la prima parte dell’incon-

tro don Tonino Palmese, direttoredell’Ufficio di Pace, Giustizia eSalvaguardia del creato. «Abbiamo sceltola musica e non le parole - ha spiegato donTonino - come guida perché è un qualco-sa che ci fa sentire a nostro agio e, inoltre,rende gioioso e importante l’incontro diquesta sera»Il primo brano è lo storico “Imagine” di

John Lennon con il sax a sostituire le pa-role del cantautore britannico. Poi DonTonino ha introdotto la prima testimo-nianza, quella di Alessandra Clementeche, l’11 giugno 1997, perse la madreSilvia Ruotolo, colpita durante una spara-toria tra camorristi mentre tornavano in-sieme a casa. Alessandra ha ricordato cheil custode del suo amore è il papà Lorenzoe ringraziato la sua seconda famiglia,Libera, poi ha ricordato che il 20 marzo2009, «mi trovavo in questa stessa sala perricordare le vittime della mafia, ma in unclima identico a quello che stiamo viven-do stasera, un clima d’amore, quell’amoreche ti abbraccia e ti fa star bene. E di que-sto vi ringrazio di cuore». Dopo il secondointermezzo musicale di “Napule è” di PinoDaniele eseguita da “Indifferentemente”di Mazzocco e Martucci, la seconda testi-monianza. «Una volta, un padre salesianomi disse che la mamma più importantedell’Ottocento era Don Bosco poiché eraun uomo capace di donare un grandissi-mo amore materno», e con questo stessotitolo, Don Tonino ha presentato Lorenzo,padre di Alessandra, il quale ha spiegatocome lui sia riuscito a ricoprire anche ilruolo di madre soprattutto grazie ai figliche gli hanno sempre donato fiducia eamore.«Tutti noi, qui riuniti, siamo un’unica

famiglia composta da tante famiglie che si

rifanno Gesù Cristo - esordisce ilCardinale - il quale ha composto l’innodella vita le cui note sono un cemento checi unisce saldamente. Nonostante doloro-si episodi di morte, la vita non si chiudemai e ha sempre una risposta da offrirci,una nuova apertura se la inquadriamo inun circuito di carità e amore. Dobbiamolottare contro i criminali non con l’odio ela rabbia, ma con l’amore e il perdono per-ché loro saranno disprezzati e dimentica-ti mentre noi saremo ricordati e innamo-rati, legati l’un l’altro grazie alla forza del-l’amore di Gesù Cristo”. Don Pasquale Incoronato, direttore

dell’Ufficio di Pastorale giovanile, ha dedi-cato un applauso a tutto il bene e amoreche c’è nella Chiesa poiché, citando DonOrione, “il rumore non fa bene e il benenon fa rumore” e invitato tutti ad accende-re la candela in quanto “simbolo della lu-ce dell’amore di Dio che ci aiuta e ci guidaad unire i due momenti di quest’unica ce-lebrazione”.

A seguire in Cattedrale, la celebrazionepresieduta dal Cardinale Sepe che, duran-te l’omelia, ha ricordato che «quest’unicafamiglia che formiamo tutti noi si sta riu-nendo, questa sera, alla mensa di Cristo ilquale si è fatto cibo per noi. Sposarsi inChiesa significa accettare il progetto cheDio ha deciso per noi, il Signore ci offre unsuo figlio, un figlio che ama. E noi dobbia-mo raggiungere quest’amore di Dio, l’a-more che dura, fondando il nostro amoresulla vera natura dell’umanità. Nei dolorie nelle sofferenze, il Signore è vivo, mamuore nell’istante in cui muore l’amore.La nostra società sta uccidendo l’amoretant’è che si sta trasformando sempre piùin una società senza valori e senza gioia.Noi siamo nel mondo per testimoniare l’a-more di Cristo e la sua resurrezione.Crediamo nell’amore e viviamolo ognigiorno, rendiamoci testimonianze viventidell’amore di Gesù».

Michele Maria Serrapica

Servizio fotografico: Ernesto Albano - Andrea Troncone

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San Guanella viveva e operava nel suo tempo con intraprenden-za e fede. Un modernismo intriso di cristianità e solidarietà chetrova le sue radici nell’ambiente familiare. È proprio nella sua fa-miglia semplice, solida e numerosa che Don Guanella sviluppala vocazione alla santità e impara il rispetto per gli altri. La fami-glia è vista come modello riuscito di rapporti ed organizzazioneumana, fatta di valori, affetti, accoglienza e dignità. “… colei checirconda la persona in ogni circostanza della vita con la carità diun padre allo scopo di premunirla contro ogni pericolo di cadu-ta e inciampo e di incamminarla nella via delbene”. È questa la definizione che i variIstituti guanelliani sparsi per il mondo vo-gliono portare avanti: una famiglia senzatempo che tutti i bambini avrebbero il dirittodi possedere. L’esperienza maturata negli anni porterà DonGuanella a dare attenzione anche all’aspettosecolare della vita dell’uomo, la dimensionesociale. Le memorie autobiografiche del san-to delineano la misura della cittadinanza at-tiva praticata fin da ragazzo, quando si indu-striava per risolvere i problemi della comu-nità di Campodolcino. Come figlio del sinda-co non godette di vantaggi o favoritismi, mafu educato al senso del bene comune e dellasolidarietà. Un senso di responsabilità chesgorgava dalla pratica, non solo dalle parole,e che lo accompagnerà anche durante l’espe-rienza pastorale. Forte della fiducia nelle ca-pacità dell’uomo, si fa chiara nella mente diDon Guanella la necessità di rinnovare ilmondo attraverso l’ascesi. L’intensità di que-sto impegno trasuda nella lettera F, che ripe-tuta quattro volte, secondo fede e ragione, in-dica: fame, freddo, fumo, fastidi. “Ci voglionodelle vittime conformi alla grande Vittima delCalvario per innalzare torri di salvezza per leanime”. Rinnovare se stessi per difendere ilvalore della vita. Un’esortazione a cui rispose-ro i membri delle due istituzioni fondate dalGuanella: le Figlie di S. Maria dellaProvvidenza e i Servi della Carità.È giusto, quindi, sottolineare che l’attivitàeducativa non deve sostituirsi al ruolo e alleresponsabilità della famiglia e della società,ma deve affiancarsi ad esse coinvolgendolenei progetti così da procedere insieme, inco-raggiando e promuovendo le capacità di ognisingolo individuo.“Quello di San Guanella è sicuramente unesempio di integrità da prendere in conside-razione nella società contemporanea– ci spie-

ga Don Enzo Bugea, direttore dell’Opera guanelliana di Napoli –.Come sacerdote mise la propria vita al servizio degli altri, dei piùdeboli ed emarginati. In continuità con il suo messaggio, operia-mo nel sociale quotidianamente per restituire dignità e valore al-la comunità e, nell’anno della canonizzazione, abbiamo scelto diconcentrare tutte le attività ludico-espressive all’esaltazione del-la figura del santo. Il nostro centro educativo si sta preparandoalla solenne liturgia del 9 maggio, una festa che coinvolgerà le fa-miglie e i bambini in un ringraziamento corale”.

Vita Ecclesiale Nuova Stagione6 • 29 aprile 2012

Al SeminarioTavolaRotonda suiMovimentiEcclesialiUna preziosa occasione diconfronto e conoscenzareciproca è stata la TavolaRotonda sui Movimenti laicalitenuta nel Seminario Maggiore.Hanno partecipato l’AzioneCattolica, il CamminoNeocatecumenale, Comunione eLiberazione, la Comunità diSant’Egidio, il Movimento deiFocolari e il Rinnovamento nelloSpirito. Un evento organizzatosoprattutto per far conoscere anoi seminaristi alcune tra lemaggiori aggregazioni laicali:una ricchezza da raccogliere e davalorizzare nell’ottica dellacollaborazione tra laici esacerdoti per la edificazionedella Chiesa locale. I movimenti,le associazioni, i gruppi, leorganizzazioni laicali sono oggirealtà che non possono esseremesse da parte, ma anzi, nellospirito del Concilio Vaticano II edei vari documenti del magisterodella Chiesa – si ricorda uno sututti l’Esortazione ApostolicaChristifideles laici di GiovanniPaolo II – e delle indicazioni delvescovo della chiesa locale,rappresentano ormai modalitàordinarie di partecipazione. Unadelle parole chiave che possonofar inquadrare nel giusto modoqueste realtà, - suggerisce Mariodi Costanzo, moderatoredell’incontro e Direttore dellaConsulta per i laici – è la parolapartecipazione: di fatto èpartecipando alla vita dellaChiesa locale e parrocchiale,nello spirito di collaborazionetra pastori e fedeli associati, chetrova espressione concreta lacomunione ecclesiale. I preti del futuro non potrannoquindi ignorare il fenomeno deimovimenti, anzi la presenza ditali gruppi nelle parrocchie è dasalutare come un dono delloSpirito Santo, una ricchezza chesi manifesta nella molteplicitàdei carismi, per cui i movimentipossono essere considerati tuttiinsieme come una Sinfonia, cioècome risposte all’azione delloSpirito «che vengono modulatein modo diverso, ma tutteaccomunate dalla fede e dallaamicizia con Gesù». I giovanipreti allora – sottolinea il rettoredel seminario don Antonio Serra– devono essere pastori bendisposti verso queste realtà, manello stesso tempo equilibrati ecapaci di essere ministri dellasintesi, capaci cioè di mettereinsieme i vari carismi che loSpirito suscita nelle nostrechiese, sapendo attingere dallaricchezza dell’esperienza di fededel singolo movimento.

Salvatore Tosichseminarista

“L’esempio di San Guanellanella società contemporanea”

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Ritrovare il cuore dellaDomenicadi Antonio Spagnoli

Nella sua predicazione, Cristo Gesù, lavoratore instancabile, insegna adapprezzare il lavoro ma insegna anche a non lasciarsi asservire dal lavoro,e riafferma il valore del giorno di festa, «che l’Antico Testamento aveva pro-posto come giorno di liberazione e che, osservato solo formalmente, venivasvuotato del suo autentico significato» (Compendio della Dottrina socialedella Chiesa, n. 261). Il giorno del Signore, allora, è il giorno della liberazione, «che fa parteci-

pare “all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti iscritti nei cieli” (Eb12,22-23) e anticipa la celebrazione della Pasqua definitiva nella gloria del cie-lo», e come tale deve essere vissuto.La domenica e le altre feste, allora, sono giorni di liberazione da santifi-

care. Insieme al culto dovuto a Dio, sono «un tempo propizio per la riflessio-ne, il silenzio, lo studio» e per tutte quelle attività umane che favoriscono «lacrescita della vita interiore e cristiana». La festa cristiana è un giorno di libe-razione da santificare donando ai propri familiari e ai propri amici quell’at-tenzione e quel tempo che negli altri giorni della settimana difficilmente siriesce ad offrire loro con la stessa misura e intensità. È un giorno di libera-zione da santificare «con un’operosa carità» e la pratica delle opere di mise-ricordia, riservando attenzioni ai poveri, agli infermi, agli anziani… Oggi, però, si registra sempre più la perdita di questo diritto al risposo fe-

stivo. È garantito, nel nostro Paese il diritto al riposo settimanale per cia-scun lavoratore, ma questo non sempre coincide con il giorno di festa: permotivi commerciali e di produttività economica, le domeniche, così cometanti giorni di festa, si confondono con gli altri giorni della settimana, finoad apparire tutti uguali. Soprattutto i grandi centri commerciali, con la lo-ro apertura dalle prime ore del mattino fino a notte fonda, sette giorni su set-te, finiscono per favorire la perdita del senso e del valore cristiano della fe-sta e della domenica.«Caro direttore, – scrive ad Avvenire un lettore – a causa della legge che li-

beralizza l’orario dei negozi 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno, compresiNatale e Pasqua, molte persone non saranno più in grado non solo di osserva-re il precetto festivo, ma anche solo di stare in famiglia con i propri figli, cura-re le relazioni sociali ecc. ».Così, la domenica, giorno del Signore e giorno dell’uomo, la festa, tempo

straordinario che libera l’uomo, destinata al riposo e al culto divino, rima-ne tempo ordinario di lavoro che imprigiona l’uomo in una routine senzasosta e senza scampo.«Ritrovare il cuore della festa – si legge nel testo per le Catechesi prepara-

torie per il VII Incontro mondiale delle Famiglie, in programma a Milano dal30 maggio al 3 giugno 2012 – è decisivo anche per umanizzare il lavoro, perdargli un significato che non lo riduca a essere una risposta al bisogno, ma loapra alla relazione e alla condivisione: con la comunità, con il prossimo e conDio».

(2. fine)

Pastorale e DomenicaNuova Stagione 1 aprile 2012 • 7

A proposito di sfidaeducativa

IlSignoretangibilerealtàdi Teresa Beltrano

Gesù Risorto, ha i segni, nellasua carne della passione. Lucaci narra che Gesù risorto sipresenta in mezzo ai discepolii quali, increduli e impauriti,pensano di vedere unfantasma. Il Papa nel ReginaCæli di domenica 22 aprile, hasottolineato, commentandoquesto brano del Vangelo che,Romano Guardini scriveva:«Il Signore è mutato. Non vivepiù come prima. La suaesistenza non ècomprensibile. Eppure ècorporea, comprende tuttaquanta la sua vita vissuta, ildestino attraversato, la suapassione e la sua morte. Tuttoè realtà. Sia pure mutata, masempre tangibile realtà». La risurrezione non haeliminato i segni dellacrocifissione. Gli apostoliriconoscono i segni dellapassione e Gesù mostra lorole mani e i piedi e afferma dinon essere un fantasma. Perfar capir loro che è proprioLui, quel Gesù con cuiavevano parlato, mangiato eche era stato appeso ad unacroce, chiede loro qualcosa damangiare. Così i discepoli «glioffrirono una porzione dipesce arrostito; egli lo prese elo mangiò davanti a loro». Il Risorto è colui che continuaa essere presente in mezzo anoi nel segno del Suo Panespezzato, nell’Eucaristia,«Spiega, a tale proposito sanTommaso d’Aquino – affermail Pontefice – che è necessarioriconoscere secondo la fedecattolica, che tutto il Cristo èpresente in questoSacramento perché mai ladivinità ha lasciato il corpoche ha assunto». Gesù èpresente in mezzo a noi neldono della Sua Parola e nelvolto della comunità, nelcuore e nella vita di coloroche continuano a credere inLui. Non è un fantasma lanostra fede, non è un concettofilosofico, non è un modo perdarsi una speranza, non è unarassegnazione di fronte allasofferenza e alla morte. Lanostra fede ha il volto delSignore crocifisso e risorto. InLui, ci muoviamo, speriamo eviviamo. Il Signore Gesù è inmezzo a noi, non ci lascia soli,come ha promesso ai suoidiscepoli. La fede in Lui è illuogo privilegiato dellarelazione con Lui, è il luogostraordinario in cui possiamoincontrarlo e lasciarci da Lui,aprire la mente e il cuore aldono della Sua Presenza e allacomprensione della SuaParola.

29 aprile: Quarta Domenica di Pasqua

I sensi della Scrittura nei Vangeli domenicaliLittera gesta docet: la lettera insegna i fatti. Quid credas allegoria: l’allegoria cosa credere.Moralis quid agas: la morale cosa fare.Quo tendas anagogia: l’anagogia indica la meta

ALFABETO SOCIALERECENSIONI

L’impegno sociale e politico dei cattoliciIl 29 aprile 2012 Giuseppe Toniolo, figura cen-

trale nelle vicende della presenza cattolica nel no-stro Paese tra i due secoli, sarà beatificato a Roma,nella Basilica di San Paolo fuori le Mura.Ernesto Preziosi propone una biografia di que-

sto protagonista del movimento cattolico evitandodi cadere in quell’opera di attualizzazione estremaproposta da più parti, soprattutto in considerazio-ne della prossima beatificazione, ma cercandosempre di collocarlo nel suo tempo.Il libro non affronta in maniera sistematica i te-

mi proposti dal grande studioso, né prende in con-siderazione la sua produzione scientifica, ma siconcentra su alcuni aspetti della vita e del pensie-ro di Giuseppe Toniolo, ravvisandone un’attualitànon forzata che si caratterizza soprattutto comestimolo, come sollecitazione, come testimonianzaper il credente d’oggi.Preziosi mette in luce la dimensione spirituale

che sostiene e fonda il vasto impegno con cuiToniolo si spende all’interno della sua vita familia-re così come in quella universitaria, nelle molteiniziative editoriali che promuove e cui collabora,nell’intensa attività di conferenziere che lo porta aviaggiare in Italia e in Europa, nella riflessione eformazione di un pensiero sociale dei cattolici cheaffianca il nascente magistero sociale e che è all’o-rigine di una nuova presenza dei cattolici nelPaese. Un tema, questo sì, quanto mai attuale e ur-gente.Ernesto PreziosiGiuseppe Toniolo. All’origine dell’impegno so-ciale e politico dei cattoliciEdizioni Paoline 2012320 pagine – euro 24,00

Lettera (Giovanni 10,11-18): “Io so-no il buon pastore. Il buon pastore dà lapropria vita per le pecore. Il mercenario– che non è pastore e al quale le pecorenon appartengono – vede venire il lupo,abbandona le pecore e fugge, e il lupo lerapisce e le disperde, perché è un mer-cenario e non gli importa delle pecore.Io sono il buon pastore, conosco le miepecore e le mie pecore conoscono me,così come il Padre conosce me e io co-nosco il Padre, e do la mia vita per le pe-core. E ho altre pecore che non provengo-

no da questo recinto: anche quelle io de-vo guidare. Ascolteranno la mia voce ediventeranno un solo gregge, un solopastore. Per questo il Padre mi ama:perché io do la mia vita, per poi ripren-derla di nuovo. Nessuno me la toglie: iola do da me stesso. Ho il potere di darlae il potere di riprenderla di nuovo.Questo è il comandamento che ho rice-vuto dal Padre mio”.

Allegoria: le allegorie più evidentisono i termini pastore e pecore, attri-buiti a Gesù e ai suoi seguaci, poiché néLui è un pastore né noi siamo pecore.

Poi c’è l’allegoria del lupo, figura di sa-tana e dei suoi adepti. Allegorico è an-che il divenire un solo gregge, che indi-ca semplicemente la comunione – cioèl’unione vitale - di tutti i cristiani tra lo-ro e col Capo del “corpo mistico”.

Morale: l’imperativo morale che sipuò ricavare da questo brano è quello diconsiderare la nostra vocazione: se sia-mo pecorelle di Cristo, abbiamo l’obbli-go di seguirlo sui sentieri che conduco-no ai pascoli della divina grazia. Talisentieri sono ben dieci – cioè i dieci co-mandamenti dell’Antica Alleanza – e leBeatitudini, che sono l’ideale evangeli-co della Nuova Alleanza. I pascoli ubertosi sono i sette sacra-

menti, specie l’Eucaristia, che ci nutreper la vita eterna. Approfondendo poi ilconcetto di sequela di Cristo, ne vienel’obbligo di imitarlo in tutto: nella san-tità – poiché Gesù è il Santo di Dio – enella capacità di donarsi totalmente,nella consapevolezza che, se moriamocon lui, con lui anche risorgeremo. Ilbrano evangelico ci induce anche a ri-flettere se – almeno talvolta – non ci sia-mo allontanati dal “gregge”, cioè dalla

Comunità della Chiesa, permettendo al“lupo”, cioè a satana, di azzannarci ograffiarci o deturparci fino al punto danon somigliare più al “Bel Pastore” (‘opoimèn ‘o kalòs). Se siamo ancora fuoridel gregge, è meglio per noi tornarci,perché chi esce dalla Chiesa non ha sal-vezza. Se ci sentiamo piccoli e impotenti,

non temiamo, perché il Divin Pastorepuò prenderci in braccio. Se siamostanchi, affidiamoci a Lui, perché Egliaccompagna con dolcezza le “pecoremadri”. Non ci sfugga poi la “perla” diquesto brano evangelico: “Per questo ilPadre mi ama”, dice Gesù. Il Padre amachi si dona e si dona con gioia, comeGesù, come tutti i santi!...

Anagogia: il salmista pregava Dio diguidarlo sui sentieri “piani”. Ma spessoi sentieri di Dio sono scoscesi, nel sensoche portano verso i monti o verso il ma-re, come faceva ogni giorno Gesù. Maquando si segue il Divin Pastore, si saleo si scende, in realtà si vola, realizzandola più fantastica anagogia dello spirito!

Fiorenzo Mastroianni ofm Cappuccino

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Speciale Nuova Stagione8 • 29 aprile 2012

Intervista a mons. Russo,Direttore Ufficio Cei Beni Culturali

Il linguaggio universale dell’arte

(dvdl) La capacità di dialogocon le Soprintendenze è al primoposto nell’attenzione dell’Ufficioper i Beni Culturali della Chiesaitaliana: lo sottolinea il Direttore,mons. Stefano Russo.Tale colla-borazione sottende anche il pienoriconoscimento del valore del pa-trimonio ecclesiastico e delle ca-pacità che la Chiesa ha dimostra-to nel gestirlo.

Direttore, in tal senso, qualisono gli obiettivi in agenda peril prossimo futuro?

L’obiettivo è di costituire unsupporto sempre più efficace a fa-vore di chi è preposto alla conser-vazione e alla valorizzazione delpatrimonio culturale e quindi an-che a tutti coloro che occorre for-mare nel migliore dei modi perquesti compiti. Pertanto prose-guirà l’impegno per l’inventaria-zione dei beni di proprietà eccle-siastica. Direi che questa è un’o-pera di primaria importanza checonsentirà alla Chiesa italiana,per la prima volta nella storia, diavere una conoscenza diretta e ap-profondita di tutte le opere signifi-cative che possiede e del loro statodi conservazione.

Si è ormai affermata la ten-denza a operare, attraverso ibeni culturali, anche in sensocatechetico...

La loro giusta valorizzazionefa emergere il ruolo particolare einsostituibile che essi hanno nel-l’azione evangelizzatrice dellaChiesa. I numerosi musei eccle-siastici e i diversi percorsi nelle vi-site turistiche alle città legati al-l’arte cristiana, rappresentanouna zona di “frontiera” dell’evan-gelizzazione cristiana, dove è pos-sibile incontrare uomini di tutte leconvinzioni e fedi. Verifichiamosempre più che questa “lettura”dei nostri beni, fatta in modo pro-fessionale e in uno stile di acco-glienza cristiana, costituisce unatestimonianza che affascina i vi-sitatori di questi luoghi.

Questo può portare anche auna apertura verso l’arte con-temporanea?

È un tema delicato ed impor-tante. Nel passato l’arte era con-naturale alle chiese, ce lo dimo-strano gli innumerevoli edifici diculto presenti nelle nostre diocesi.Oggi si fa fatica a trovare un dia-logo “risolto” con l’arte contempo-ranea, eppure credo che il nostrocompito è quello di affrontarequesta fatica. I “progetti pilota”,promossi dalla Cei con i tre con-corsi nazionali per tre nuove chie-se, vanno in tale direzione.

Presentato nel Museo Diocesano «Donnaregina Nuova», alla presenza del Cardin

Evangelizzare attraverso i B di Doriano Vin

La Chiesa di Napoli, con la pubblica-zione dell’Inventario dei beni mobili stori-co-artistici, ha inteso ribadire il «profondosignificato» e la «grande necessità», secon-do le parole del Cardinale CrescenzioSepe, che la comunità diocesana riservaalla formazione approfondita nel campodella conoscenza, della salvaguardia e del-la valorizzazione dei suoi Beni Culturali. Fra le ragioni di questo impegno, ha ag-

giunto l’Arcivescovo, vi è anzitutto «l’im-portanza della memoria del passato e dellaconoscenza del nostro patrimonio cristia-no, l’opportunità di un dialogo con il mon-do della cultura e, non di meno, l’opportu-nità di una evangelizzazione attraverso unavera comprensione dei Beni Culturali dellaChiesa».Infatti, se le biblioteche possono essere

considerate i “luoghi” di riflessione e gliarchivi i “luoghi” della memoria, il patri-monio artistico della Chiesa è la «testimo-nianza» concreta espressa dale comunitàcristiane allo splendore della bellezza neiluoghi di cultio, della pieta, della vita reli-

giosa e dello studio. Attraverso la protezio-ne dei beni artistici l’azione della Chiesafavorisce una sorta di “nuovo umansimo”per una “nuova evangelizzazione”.Le manifestazioni dell’arte sacra soo

intimamente legate al vissuto ecclesiale,poichè documentano visibilmente il per-corso fatto lungo i secoli dalla Chiesa nelculto, nella catechesi, nella cultura e nellacarità. Esse documentano l’evolversi dellavita culturale e religiosa, oltre che il geniodell’uomo. Di conseguenza non possono essere in-

tese in senso “assoluto”, cioè sciolte dal-l’insieme delle attività della Chiesa, mavanno pensate in relazione con la totalitàdella vita ecclessiale e in riferimento al pa-trimonio storico-artistico di ogni nazione,cultura e popolo.È questa la ragione per la quale si ren-

de necessario, come ha sottolineato ilCardinale, un approccio complessivo aquesto “tesoro” che si inserisce nell’ambi-to delle attività pastorali, con il compito diriflettere la vita ecclesiale: «Attraverso il ri-

Un patrimonio inestimabile da conoscere, conservare e custodire

Otto anni di lavoro per completare la mappadi Elena Scarici

Ci sono voluti otto anni e diverse centinaia di milioni di europer completare l’inventario informatizzato dei beni mobili stori-co-artistici della Diocesi di Napoli, presentato il 20 aprile alMuseo diocesano, alla presenza del Cardinale Crescenzio Sepe,del Vicario episcopale per la Cultura, mons. Adolfo Russo, delDirettore dell’Ufficio dei Beni culturali della Cei, mons. StefanoRusso, del Responsabile dei Beni culturali della Campania,Gregorio Angelini e del docente di Storia dell’arte della FedericoII, Francesco Aceto.E naturalmente le sorprese non sono mancate: quadri di

Solimena, Vaccaro, Giordano, Vasari, una miriade di vesti sacre,oggetti di ebano e avorio, seta, merletti, acquasantiere, sculture,vesti liturgiche, strumenti musicali, contenuti nelle chiese diNapoli e di alcuni comuni della provincia. Fra le curiosità, le li-vree che indossavano i maggiordomi all’inizio del ‘900. Un patri-monio inestimabile da conoscere, conservare e custodire.Le opere censite attualmente ammontano a 33.609, «ma in

realtà sono molto di più - ipotizza padre Eduardo Parlato,Direttore dell’Ufficio dei Beni culturali della Curia e curatore del-l’inventario –; saranno almeno centomila, visto che all’appellomancano tutti i beni appartenenti alle chiese che non sono dellaDiocesi, a quelle tenute dai religiosi e alle arciconfraternite».Ma cisono anche opere che dovrebbero ritornare nelle chiese e invecesono conservate nei depositi dei musei. Un esempio per tutti è rap-presentato dalle sedici tavole realizzate da Giorgio Vasari nel 1546per gli armadi della sacrestia della chiesa di San Giovanni a

Carbonara. «Andate in mostra al Museo di Capodimonte, non so-no più tornate indietro perchè – fa notare padre Parlato – si disseche in quel contesto dialogavano con le altre opere. Più giusto poi,se di museo di tratta, tenerle al Diocesano».La mappatura dei beni della Diocesi è stata realizzata grazie al

contributo della Cei (otto per mille) e della Diocesi. La Cei li ha in-seriti in un computer centrale ed elaborato un software che per-mette la consultazione “on line” mediante chiavi di accesso per-sonali per ciascuna parrocchia. Il programma di inventariazioneha interessato 291 enti (parrocchie, chiese sussidiarie, palazzo ar-civescovile, seminario), coinvolgendo ben 14 professionisti (sto-rici dell’arte, conservatori di beni culturali e fotografi).«Abbiamo raggiunto un risultato molto importante – ha detto

il Cardinale Sepe – un traguardo reso possibile dall’impegno del-la Cei e dei nostri addetti. Abbiamo l’obbligo morale di conservare il nostro patrimonio e

metterlo a disposizione di tutti, perchè l’evangelizzazione passaanche attraverso la cultura». Importanza confermata anche da mons. Stefano Russo, diret-

tore dell’Ufficio dei Beni culturali della Cei che ha sottolineato co-me fino ad oggi le 87 diocesi su 215 che hanno effettuato il censi-mento hanno inserito nella banca dati della Cei tre milioni e300mila opere. Uno strumento indispensabile, dunque, visto che,come ha ricordato Gregorio Angelini, direttore dei Beni cultura-li della Campania, la maggior parte del patrimonio artistico delnostro Paese, proviene dalle chiese.

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SpecialeNuova Stagione 29 aprile 2012 • 9

ale Crescenzio Sepe, l’inventario dei Beni Mobili Storico-Artistici dell’Arcidiocesi

Beni Culturali della Chiesa cenzo De Luca

chiamo universale della bellezza e dell’espe-rienza estetica - ha affermato il Porporato-, anche nella nostra Chiesa di Napoli siamochiamati a riscoprire la finalità evangeliz-zatrice dell’arte quale ponte di riavvicina-mento con tanti che hanno perduto il rap-porto con la fede».Da qui nasce anche il ri-chiamo alla salvaguardia: «La Chiesa neisecoli passati ha perso molte opere. Ora hal’obbligo morale di conservare ciò che pos-siede. Grazie alla pubblicazione del’inven-tario restituiamo a tutti contenuti di fede edi cultura. È questo lo “spirito del Giubileo”incarnato nelle opere».E lo “spirito del Giubileo” appare evi-

dente anche nella capacità che il progettoha avuto di mettere insieme tantissimepersone, esperti del settore, ma soprattut-to tanti studenti che hanno fatto esperien-za sul campo: «ora la messa in opera di unsistema come questo - ha aggiunto ilCardinale - comporta per tanti giovani lapossibilità di poter proseguire il progetto nelfuturo per renderlo il più utile possibile pertutta la comunità».

Insomma, in forza del suo valore anzi-tutto pastorale, il patrimonio storico-arti-stico è ordinato all’animazione del popolodi Dio. Esso giova all’educazione della fede e

alla crescita del senso di appartenenza deifedeli alla propria comunità. In molti casi è espressione dei desideri,

dell’ingegno, dei sacrifici e soprattuttodella pietà di persone di ogni condizionesociale, che si riconoscono nella fede. Nel pieno “spirito del Giubileo” e del

Piano Pastorale Diocesano che vede nel-l’incarnazione territoriale l’approccio de-terminante di ogni azione ecclesiale, il te-soro artistico d’ispirazione cristiana puòdare dignità al territorio, costituisce un’e-redità spirituale per le future generazionie va riconosciuto come mezzo primariod’inculturazione della fede nel mondocontemporaneo, poiché la via della bellez-za apre alle dimensioni profonde dello spi-rito e la via dell’arte d’ispirazione cristianaistruisce tanto i credenti quanto i non cre-denti al trascendente.

Una banca dati per salvaguardare la memoria storica

Il volto storico e creativodella comunità diocesana

di Eduardo Parlato*

La legislazione, sia ecclesiastica che civi-le, attribuisce al Parroco pro-tempore la re-sponsabilità della tutela dei beni culturaliimmobili e mobili dell’ente parrocchia, cheil parroco assume nel momento della for-malizzazione della nomina. Per una identi-ficazione ufficiale di questi beni la Cei el’Arcidiocesi di Napoli hanno promosso ilprogramma d’inventariazione che oggi vie-ne pubblicato.I dati dell’inventario dei beni culturali

mobili, la cui redazione ha visto le parroc-chie napoletane impegnate negli anni scor-si, sono stati consegnati alla Cei che li ha in-seriti in un computer centrale. La stessa Ceiha elaborato un software che permette laconsultazione “on line” mediante chiavi diaccesso personali per ciascuna parrocchiacui ha aderito l’Arcidiocesi di Napoli (primatra le grandi Diocesi). La pubblicazione in-tende ufficializzare, quindi, la consegnadell’inventario in modo “virtuale” già avve-nuta mediante la consegna a tutti i Parrocidelle “chiavi di accesso virtuali” (utente epassword) che permettono loro la visione ela verifica on line dell’inventario del propriopatrimonio. L’elenco degli oggetti dei qualiogni parroco ha la responsabilità diventapertanto, con questa consegna, strumentobasilare per la conoscenza dei beni stessi eutile a favorire iniziative di tutela, conser-vazione e valorizzazione.L’inventario ha riguardato il patrimonio

variamente espresso nelle opere di architet-tura, scultura, pittura, arredi, suppellettili,vesti liturgiche, strumenti musicali, ecc.presenti nelle nostre chiese. Queste operecostituiscono il volto storico e creativo del-la nostra comunità, modellato dal culto,dalla catechesi, dalla carità e dalla culturamediante cui si è appresa e vissuta la fede inGesù, nostro Salvatore. Esse sono, quindi,la testimonianza concreta della creatività

artistica espressa dalle comunità che si so-no susseguite nella storia bimillenaria del-la cristianità napoletana: un patrimonioche ha inciso significativamente nel com-plesso dei beni culturali del nostro territo-rio sia per la quantità e varietà, sia per laqualità e la bellezza. Non si possono di-menticare, infatti, gli insigni artisti chehanno messo il loro genio a servizio dellaChiesa e della spiritualità della nostra gen-te. La conservazione di tale patrimonio ela conoscenza di ogni singolo bene cultu-rale si propongono come il passo previo efondamentale per salvaguardare la me-moria storica e la continuità della fruizio-ne nel contesto ecclesiale e culturale. Aquesto obiettivo intende essenzialmenteservire l’inventario realizzato.Il programma di inventariazione ha in-

teressato 291 enti (Parrocchie, chiese sus-sidiarie, Palazzo Arcivescovile,Seminario). È iniziato nel mese di novem-bre 2004 coinvolgendo ben 14 professioni-sti (storici dell’arte, conservatori di beni

culturali e fotografi) ed è consistito, essen-zialmente, nella raccolta dei dati minimiindispensabili dei singoli beni per una cor-retta azione di tutela, conservazione e re-stauro. Sono stati rilevati i dati relativi al-la collocazione, alla materia e alla tecnica,allo stato di conservazione, nonché alla ti-tolarità, alla sua inequivocabile individua-zione fisica, supportata ovviamente dallanecessaria documentazione fotografica.L’attiva collaborazione dei parroci è

stata essenziale per portare a compimen-to il progetto. Il programma si è conclusonel mese di settembre 2011. Ci si augurache la consultazione dell’inventario infor-matizzato possa costituire il ripristino diun itinerario originale per l’educazione al-la fede e uno strumento di tutela contro ilrischio di furti, di vandalismo, incuria, in-sostituibile per l’amministrazione, la tute-la, la fruizione e la valorizzazione del pa-trimonio storico-artistico.

*Direttore dell’Ufficio dei Beni Culturalidella Diocesi di Napoli

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Vita Ecclesiale Nuova Stagione10 • 29 aprile 2012

Beatificazionedel VenerabileMarianoArcieroA cura della Postulazione dellaCausa di Beatificazione delVenerabile Mariano Arciero(1707-1788) sono staterecapitate ai decanatidell’Arcidiocesi di Napoli, lebuste con il materiale utile perpoter partecipare, sabato 24giugno, alla Beatificazione. Il Venerabile è vissuto,dall’infanzia e sinoall’Ordinazione sacerdotale(1731) e poi dal 1751 fino allamorte, a Napoli, nella zonaintorno alla Cattedrale,svolgendo attività pastoralenelle chiese dei Girolamini, diSan Gennaro all’Olmo, SantaMaria di Portosalvo e SantaMaria di Costantinopoli.All’interno della busta, oltrealla piccola biografia, vi sonole modalità per partecipare aContursi Terme che devonoessere recapitate entro e nonoltre il 24 maggio al Comitatoa Contursi Terme. Per ulterioriinformazione ci si puòrivolgere al postulatoreromano della causa che è donFrancesco Rivieccio(33.55.77.77.26).

Comitato diocesanoBeatificazione e

Postulazione del VenerabileMariano Arciero

* * *

Sagra aSant’EframoVecchioSabato 5 e domenica6 maggio

I Frati Cappuccini delconvento di Sant’EframoVecchio in Napoli, insieme conl’Ordine Francescano Secolare,la Gifra e gli Araldini,organizzano una Sagra nelChiostro del loro convento,sito nell’omonima piazza, n.21 (081.751.94.03), alla qualesono invitati tutti coloro chedesiderano trascorrere dueserate liete, consumandoleccornie del passato: fagiolicon le cozze, gattò di patatealla napoletana, parmigianar’a nonn’, pizzette allamontanara e tante altrepietanze tutte da scoprire. Le serate saranno allietate daospiti e gruppi cherichiameranno la NapoliAntica con canzoni, balli ecostumi. Alla Sagra è abbinatauna Lotteria di beneficenzacon estrazione finale inprogramma alle ore 22.30 didomenica 6 maggio.

San Luigi Grignion de Monfort

Il mirabile trattato sulla devozione a Maria

di Michele Borriello

Apostolato della Preghiera

«Ristabilire la giustizia e rieducare i colpevoli»«Ero in carcere e siete venuti a trovarmi»: con queste parole, ripor-

tate dall’evangelista Matteo, Gesù si identifica con chi vive in situa-zioni di penosa sofferenza e sente l’esigenza di ricevere un’espressio-ne di umanità e di conforto, considerando fatto o rifiutato a sé tuttociò che viene reso o negato a coloro di cui Egli si è reso fratello, pren-dendo un corpo nel grembo di Maria per opera dello Spirito Santo. Visitare i carcerati è una delle opere di misericordia corporale

espressamente menzionata nel Catechismo della Chiesa cattolica.Giustizia, misericordia e carità sono i cardini della dottrina socialedella, Chiesa. Lo ricordò Papa Benedetto XVI, in occasione della suavisita ai detenuti del carcere di Rebibbia il 18 dicembre 2011.Successivamente, per la Via Crucis presieduta il 30 marzo 2012 dalsuo Vicario Generale della Diocesi di Roma, Card. Agostino Valliniall’interno dello stesso carcere, il Papa fece pervenire ai detenuti unsuo personale messaggio: «Il carcere serve per rialzarsi dopo essere ca-duti, per riconciliarsi con se stessi, con gli altri e con Dio, per poi rien-trare di nuovo nella società».Nella visita del 18 dicembre 2011, ai detenuti, il Pontefice aveva

sottolineato l’urgenza di adottare sistemi giudiziari e carcerari ido-nei per ristabilire la giustizia e rieducare i colpevoli. «La Chiesa – fe-ce osservare – riconosce la propria missione profetica di fronte a colo-ro che sono colpiti dalla criminalità e il loro bisogno di riconciliazio-

ne, di giustizia e di pace. I carcerati sono persone che meritano di esse-re trattati con rispetto e dignità. Il sistema di detenzione ruota attornoa due capisaldi, entrambi importanti: da un lato tutelare la società daeventuali minacce, dall’altro reintegrare chi ha sbagliato senza calpe-starne la dignità e senza escluderlo dalla vita sociale». «È importante –concluse il Papa – promuovere uno sviluppo del sistema carcerarioche, pur nel rispetto della giustizia, sia sempre più adeguato alle esigen-ze della persona umana, con il ricorso anche a pene non detentive o amodalità diverse di detenzione».Sono certamente molte, oggettive e concrete per un credente, an-

che attivamente impegnato nella sua vita cristiana, le difficoltà a vi-sitare i carcerati. Tuttavia, se egli vive la sua appartenenza a Cristo ealla Chiesa seconda la spiritualità dell’Apostolato della preghiera,non gli sarà impossibile, anche senza varcare la soglia di una strut-tura carceraria, far sentire a coloro che vi sono detenuti, la sua uma-na e cristiana vicinanza. Infatti, con la quotidiana offerta delle suepreghiere e sofferenze, vissuta in unione al sacrificio Eucaristico, ot-terà da Dio di far sentire a ciascuno di loro, insieme con una viva esi-genza di piena riabilitazione di fronte alla propria coscienza e difronte alla società, il conforto della misericordia e del perdono diDio.

Pasquale Puca sj

Nella lettera autografa di Papa BenedettoXV del 19 aprile 1916, in occasione del secon-do centenario della morte di San LuigiGrignion de Monfort, così scriveva al Generaledella Congregazione di Maria, a proposito del-l’opera “Trattato della vera devozione allaSanta Vergine”: «Per ben adempiere la missioneche il Signore vi ha affidato di promuovere il cul-to verso la Madre di Dio, San Luigi vi lasciò lasua opera di soavissima unzione e solidissimadottrina, affinché la spiegaste al mondo intero».Stando alla tradizione, il Santo compose il

suo Trattato nell’eremo di Sant’Eligio allaRochelle, dopo il 1712. Lo scrisse, come risul-ta dal paragrafo 110, negli ultimi anni della suavita. Non lo pubblicò, sia perché morì durantela predicazione di una missione il 28 aprile1716, sia, forse, perché attendeva tempi mi-gliori e cioè che finisse nel dimenticatoio, ilgiansenismo. Il testo sottratto alla furia deva-statrice della Rivoluzione francese, fu sepoltoin un cofanetto della biblioteca dei missionarimonfortiani. Tornò alla luce il 22 aprile del 1842. Quel

giorno segnò ancora una grande vittoria per laVergine Maria: la causa di beatificazione delMonfort era già stata introdotta a Roma.Appena scoperta l’opera ed autenticata, fu tra-smessa alla Congregazione dei Riti. Il 7 mag-gio del 1853 fu proclamato dalla stessa il giu-dizio favorevole. Da allora ha avuto migliaia emigliaia di edizioni, nelle principali lingue delmondo.Il nostro protesta altamente nel paragrafo

118 che, avendo letto quasi tutti i libri sulla de-vozione a Maria e conversato con dotti e sicu-ri teologi, «non ha conosciuto né imparato pra-tica di devozione a Maria simile a quella che staper esporre». Le sue fonti sono numerosissimee vanno da Sant’Agostino a Sant’Anselmo eSan Bonaventura, come Sant’Ireneo e SanGiovanni Damasceno. Ma rimane indipendente per l’assimilazio-

ne degli argomenti scelti, per la pienezza dellasua dottrina, dove la pratica si affianca allateoria, per la sua precisione e per la chiarezzae profondità e per lo zelo dolce e veemente,quasi ispirato che anima la sua opera. IlTrattato è, dunque, l’opera non di un oratore,ma di un teologo e di un mistico. È l’opera diun missionario. Il Monfort, asceta e misticoha, anzitutto, sperimentato nella sua vita e nel-l’anima gli effetti salutari della vera devozionemariana. La sua viva dottrina è, più che il frut-to dei suoi studi vastissimi, la fioritura dellasua personale e tenera devozione a Maria.L’incipit è tutto un programma: «Il nostro

amore verso la Madonna, per essere entusiasta,

devozione a Maria e che, subito dopo, dirà inche cosa essa consista, dopo aver stabilitoquella verità fondamentale di cui sopra.Smaschera, quindi, le false devozioni e descri-ve la qualità della vera devozione e cioè che de-ve essere interiore, tenera, santa, costante, di-sinteressata. Ne enumera, di conseguenza, lepratiche che divide in pratiche comuni e prati-che perfette. Le pratiche comuni sono parec-chie e, in compendio, la prima è quella di ono-rare Maria con culto di iperdulia, cioè stimar-la e onorarla più di tutti i Santi. Poi: meditare le sue virtù, contemplare le

sue grandezze, farle atti di amore, di lode, di ri-conoscenza, invocarla con tutto il cuore, of-frirsi a Lei. Infine, intraprendere, continuare eterminare tutte le proprie azioni per mezzo diLei, in Lei, con Lei. E, inoltre, la vera devozio-ne a Maria ma anche pratiche esteriori comeiscriversi a una congregazione, entrare negliOrdini religiosi istituiti sotto il suo nome, cele-brare le sue lodi e, raccomanda infine, la reci-ta «con attenzione, devozione e modestia» delSanto Rosario. La seconda parte tratta dell’oggetto specifi-

co dell’opera: la perfetta devozione a MariaSantissima. Il Monfort inizia col dire in che co-sa consiste la perfetta devozione: una totaleconsacrazione di sé a Gesù Cristo, per le manidi Maria, in altre parole la perfettaRinnovazione dei voti Battesimali. Quali sono i motivi che il Monfort propone

per cui si deve abbracciare la perfetta devozio-ne? Con essa si raggiunge il fine della devozio-ne: la gloria di Dio, la sottomissione a Dio, laconsacrazione al Cristo. Infatti Essa ci consa-cra interamente al servizio di Dio, ci fa pratica-re l’umiltà del Cristo, purifica le nostre azioni.È un mezzo eccellente per procurare la mag-gior gloria di Dio. Questa devozione è una viafacile, breve, sicura e perfetta quanto al modo.Quanto alla forma ci dona l’amore perfettoverso Dio, come Maria, quanto alla durata èper sempre per cui il nostro abbandono aMaria ci rende partecipi della sua fedeltà allagrazia. Il Santo non ebbe il tempo di scrivere l’Atto

di Consacrazione a Maria che è il culmine del-la perfetta devozione. Quello che in realtà è ri-cavato da un’altra opera monfortiana:“L’amore dell’Eterna Sapienza”. L’invocazionefinale è di grande intensità e di grande amore:«O Vergine fedele, rendimi in ogni cosa un taleperfetto discepolo, imitatore e seguace della sa-pienza incarnata, Gesù Cristo, tuo Figlio, che iogiunga per tua intercessione e sul tuo esempioalla pienezza dell’Età sua in terra e della sua glo-ria in Cielo».

deve essere teologico». E poi, con un colpo d’a-la, ci trasporta dinanzi ad uno splendido pano-rama: «È per mezzo della Santissima VergineMaria che Gesù Cristo è venuto al mondo, ed an-che per mezzo di Lei che Egli deve regnare nelmondo».È il tema fondamentale dell’opera edil Santo non si stancherà di ripeterlo con lumi-nose variazioni. Ma qui, appena enunciatolo,ecco che ci si incanta rapito dall’umiltà e dallagloria di Maria. Continua, innalzando comeuna Cattedrale, descrivendo fervorosamentele relazioni della Vergine con la SantissimaTrinità e il ruolo nel mistero dell’Incarnazionedel Verbo. Il libro si chiude con un saggio pratico del

nostro filiale abbandono nelle mani di Maria.Fra l’esordio e la conclusione il Santo sintetiz-za una vera piccola summa, dove i consigli, lepratiche, le sue posizioni ascetiche e mistichee anche profetiche, si fondono con l’esposizio-ne dottrinale e per costituire una teologia ma-riana viva ed attraente. Il capolavoro monfor-tiano si divide nettamente in due parti: la veradevozione e la perfetta devozione a Maria.La prima parte è indispensabile introduzio-

ne alla seconda. L’autore al paragrafo 60, finoa quel punto, ha parlato della necessità della

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CittàNuova Stagione 29 aprile 2012 • 11

5x milleAlla Fondazione

“In nome della vita”Onlus

C.F. 95122030638Sostieni così i progetti di soli-darietà promossi dalCardinale Crescenzio Sepe,suo fondatore e presidenteonorario a favore dei bambinie degli emarginati.Alcune tra le iniziative in cor-so:

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Una campagnacontro

il bullismoUna campagna di sensibilizzazione

provocatoria ed originale, che punta all’i-ronia per demolire uno dei comportamen-ti che concorre all’abbandono e alla disper-sione scolastica: il bullismo. Prodotta daglistudenti coinvolti nel progetto “S.F.I.D.E. –Scuole, Famiglie, Integrazione contro laDispersione scolastica e l’Esclusione so-ciale”, l’iniziativa è stata presentata ve-nerdì 20 aprile nella Sala Giunta delComune.«Spesso il bullismo viene trattato senza

andare a fondo. Viene visto sì come unapiaga, una forma di prevaricazione e ag-gressività, ma contrastarlo solo con le pa-role non basta. Bisogna coinvolgere i gio-vani nella diffusione di comportamentivirtuosi che danno possibilità di relazionicorrette tra pari». Annamaria Palmieri, as-sessore all’Istruzione e alla Scuola è sicu-ra: «Il contrasto alla dispersione scolasticanon è una cosa da fare ex post, non si rime-dia dopo con la ‘scuola della seconda op-portunità’ ma prima, dentro le classi, nonfuori. La scuola non è un presidio contro ladispersione: è un luogo in cui non dovreb-be esserci il pericolo di perdersi, o sperder-si, ma solo la possibilità di crescere e diven-tare cittadini».Anche il sindaco Luigi De Magistris ha

parlato del progetto che vede coinvolte as-sociazioni e istituzioni a formare una retecon l’Istituto Professionale per i ServiziCommerciali Turistici GraficoPubblicitari e della Moda CaraccioloSalvator Rosa, l’Istituto Comprensivo,Scuola dell’Infanzia, Scuola Primaria,Scuola Secondaria di 1° grado Volino-Croce e l’Istituto Tecnico IndustrialeLeonardo Da Vinci: «Bisogna ribaltare l’i-dea del bullo e la scuola, soprattutto neiquartieri più difficili è punto di riferimen-to, è l’alternativa per richiamare i valorigiusti, per capire che il bullo non è un for-te, non è uno che sa farsi valere, non è unmonello e non è uno scugnizzo. Ben venga-no gli scugnizzi a Napoli, ben vengano i ra-gazzi che condividendo giocano a palloneper le strade della nostra città». Francesco e Annamaria sono, invece,

studenti del “Caracciolo”. Chiedono aiutoper contrastare questo fenomeno:«Aiutateci a dare voce a chi non ne ha, oc-chi a chi non vede o non vuole vedere”, di-cono. Hanno realizzato, assieme ai lorocompagni di scuola, la supervisione gior-nalistica di Gloria Esposito e la collabora-zione di “AgoraVox” un video sul fenome-no della dispersione che sarà presentato alFestival del Giornalismo di Perugia.Accanto a loro erano presenti anche la pre-sidente della III Municipalità Giuliana DiSarno e il presidente della Fondazione“Con il Sud” Carlo Borgomeo che ha spie-gato che “In un sud Italia caratterizzatodalle emergenze, quella dei giovani e delladispersione scolastica deve essere unapriorità perché sciupare il capitale umanoche abbiamo non è più possibile o tollera-bile» Il progetto di LTM Ong Internazionale,

sostenuto dalla Fondazione “Con il Sud” incollaborazione con “Enel Cuore Onlus”,patrocinato e promosso dall’Assessoratoall’Istruzione vede coinvolti circa 200 ra-gazzi e 100 famiglie.

La Fondazione “In nome della vita”e l’Azienda ospedaliera Policlinico

per i fanciulli meno fortunati

Dona il sorriso ad un bambino

di Elena Scarici

Un protocollo d’intesa fra la fonda-zione “In nome della vita” promossadal cardinale Sepe e il II Policlinico peroffrire assistenza odontoiatrica ai mi-nori bisognosi di Napoli. Il progetto sichiama “Dona il sorriso ad un bambi-no” ed è stato presentato il 18 aprile nelSalone arcivescovile. Ad attuarlo sa-ranno i medici del Reparto diOdontoiatria e Ortodonzia pediatricadel II Policlinico. Ne ha spiegato le mo-dalità il coordinatore, GianmariaFabrizio Ferrazzano: «il progetto tecni-camente è formato da due step. Nellaprima fase i bambini bisognosi segna-lati dalle parrocchie e attraverso laFondazione in nome della vita e verran-no visitati presso “La casa di Tonia”.Successivamente, dopo aver individua-to il problema, verranno curati dal re-parto di Odontoiatria e Ortodonzia pe-diatrica del II Policlinico, che è un cen-tro d’eccellenza di riferimento inCampania e in Italia».L’iniziativa è stata resa possibile gra-

zie alla disponibilità offerta dall’azien-da ospedaliera, diretta da GiovanniPersico, che ha spiegato: «Abbiamomesso a disposizione un reparto d’ec-cellenza per ridare un sorriso ai bambi-ni bisognosi. Un sorriso che speriamopossa diventare un sorriso del cuore. Èstato attivato in tre mesi e partirà ametá maggio».Entusiasta il cardinale Sepe che ha

ricordato come questo progetto sia pie-namente inserito nello spirito delGiubileo: «Di fronte a nuove forme dipovertá nascono nuove forme di solida-rietà. Questo progetto nasce nello spiri-

to del Giubileo che ha invitato tutti apartecipare e corresponsabilizzarsi ot-tenendo risposte eccellenti. È vero chea Napoli c’è tanto male, ma c’è anchetanto bene. Fra le tante dimostrazionidelle realtà concrete del Giubileo c’èanche questa, è proprio vero che il be-ne è contagioso, progetti come questodevono essere d’esempio anche per glialtri».A curare i piccoli pazienti sarà il pri-

mario Aniello Ingenito per l’odontoia-tria: «Il nostro reparto fornisce 6milaprestazioni all’anno, e visitano 30 bam-bini al giorno,, senza mai trascurare laprevenzione, non bisogna mai dimenti-care che è importante curano anche identi di latte, e che un bel sorriso è so-prattutto sintomo di buona salute, so-prattutto nei bambini».Mentre dell’ortodonzia se ne occu-

perà Roberto Martina, per il quale «èimportante una maggiore attenzionenel sistema sanitario alla pediatria or-todontica statale e non privata».Con la convenzione, sarà possibile

anche mettere in atto pratiche per laprevenzione di carie che, come sottoli-neato dagli intervenuti, rapprsenta unodei maggiori problemi, quello più dif-fuso tra i bambini. La fascia d’età inte-ressata va da 0 a 18 anni.Ha concluso Luca Trapanese della

Fondazione “in nome della vita”: «Tuttii nostri progetti sono rivolti alla tutelae alla promozione di famiglie e bambi-ni: casa di accoglienza per mamme ebambini, ludoteca, laboratori pomeri-diani per mamme e Aiutami a cresceree a settembre il kit scolastico».

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Città Nuova Stagione12 • 29 aprile 2012

La dispersionescolastica:il casoNapoliAll’Istituto per gli Studi Filosoficine parla il sottosegretarioall’Istruzione Rossi Doria

“Il fenomeno delladispersione scolastica e ildegrado socio-economicocome fattore discriminantenell’Italia meridionale: il casoNapoli” è il titolo dellaricerca che verrà presentatavenerdì 11 maggio, alle16,30, presso la sededell’istituto italiano per glistudi filosofici, via Monte diDio,14. La ricerca è statarealizzata dalla Fondazione“Adone Zoli” incollaborazione con l’Istitutodi studi politici “S.Pio V”.All’incontro - presieduto daFrancesco Paolo Casavola,presidente emerito della CorteCostituzionale - interverrà ilsottosegretario all’Istruzione,Università e Ricerca, MarcoRossi Doria. Nell’occasioneavrà anche luogo la consegnadelle targhe “Coerenza” aRaffaele Cananzi, AntonioIodice e madre RosannaRusso e del Premio “AdoneZoli” 2012 (30ma edizione) aMichele Maria Ippolitoautore della monografia“L’impegno sociale delle Aclidi Napoli dalla fondazione adoggi”.

Earth Day 2012 - Mobilitiamo il Pianeta

Un miliardo di azioni verdiCelebrata a Napoli la Giornata della terra con un concerto a chilometri zero

Ogni anno, da 42 anni, in tutto il mondo il 22 aprile è la Festa dellaTerra, e l’Italia anche nel 2012 ha partecipato con un grande concerto enumerose iniziative a favore dell’ambiente. Nel mondo sono oltre 500milioni le persone che celebrano questo straordinario momento di fe-sta, in oltre 175 Paesi, grazie all’impegno dei 22mila partner dell’EarthDay Network. Per l’edizione 2012, Earth Day Italia, assieme a SerenaDandini e agli artisti che hanno dato voce al messaggio di sostegno perl’ambiente, ha deciso di portare il cuore del proprio impegno a Napolicon un grande concerto tenutosi al Palapartenope. Questa scelta rispec-chia la volontà di condividere i valori di Earth Day in una città che stalavorando per un attuare un forte cambiamento organizzativo, socialee ambientale.Il concerto cambia e abbandona la veste tradizionale appropriando-

si dei canoni di comunicazione oggi più diffusi e capillari, in grado diraggiungere chiunque e ovunque senza necessità di generare sposta-menti e quindi emissioni. L’ospite internazionale di quest’anno è stataAnggun, la cantante di origine indonesiana ha offerto il proprio soste-gno alla Fao come Ambasciatrice di Buona Volontà nella lotta alla famenel mondo. Nel 2011, Anno Internazionale delle Foreste, Anggun si è im-pegnata in progetti di rimboschimento nelle zone costiere colpite dal di-sastro dello tsunami in Indonesia.

«Ho deciso di offrire il mio sostegno e il mio impegno alla campagnamondiale contro la fame della Fao – ha dichiarato Angunn – affinché tut-te le persone che vivono al limite della povertà estrema possano risolvere ilproblema della fame alla radice, con le proprie mani».

Sul palco di Earth Day Italia 2012 anche Rezophonic, un progettomusicale e sociale nato nel 2006 da Mario Riso, che prevede la realizza-zione di dischi, i cui ricavati vengono devoluti ad Amref (AfricanMedical and Research Foundation) ed utilizzati per la realizzazione dipozzi d’acqua nella regione del Kajiado tra Kenya e Tanzania. Ad oggisono stati realizzati 128 pozzi, 13 cisterne per la raccolta dell’acqua pio-vana e 3 scuole. Le emissioni di anidride carbonica prodotte dall’organizzazione del

concerto verranno compensate con l’acquisto di crediti di carbonio ge-nerati da interventi di creazione e tutela di circa 13.000 mq di foreste inCostarica.Il tema scelto per l’edizione 2012 dell’Earth Day nel mondo è

“Mobilitiamo il Pianeta - Un Miliardo di Azioni Green”, una campagnail cui obiettivo è invitare chiunque a compiere, anche nell’ambito dellapropria quotidianità, tutte le azioni possibili che possano contribuire al-la salvaguardia dell’ambiente. Un invito che ad oggi ha generato già oltre 940 milioni di iniziative e

che ha come traguardo quello di raggiungere la cifra di un miliardo diazioni verdi per il Summit Mondiale di Rio de Janeiro 2012. Il summit è espressione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

ed è volto a indirizzare i Governi e la società civile a definire obiettivi co-muni per la tutela degli equilibri del Pianeta e lo sviluppo sostenibile. Siterrà dal 20 al 22 di giugno 2012 a Rio de Janeiro venti anni dopo ilVertice della Terra tenutosi sempre in questa città nel 1992.

Ogni giorno nel mondo muoiono ancora22.000 bambini sotto i 5 anni per cause facil-mente prevenibili, muoiono per malattie che sipossono curare, muoiono perché malnutriti.Per l’Unicef questo numero non è accettabile evuole arrivare a zero.Per questo rilancia a maggio la grande cam-

pagna di sensibilizzazione e raccolta fondi“Vogliamo zero” per combattere la mortalitàinfantile. Per raggiungere questo grande obiet-tivo, l’Unicef deve continuare a portare inter-venti salvavita nelle zone più povere del mon-do, laddove le condizioni economiche, socialie igieniche sono drammatiche.La vaccinazione, che costa pochi centesimi,

è sicuramente uno degli interventi più efficacie decisivi per salvare la vita di un bambino e ga-rantirgli la sopravvivenza nei primi anni di vi-ta. Per arrivare a zero mortalità infantile,l’Unicef deve impegnarsi al massimo per far sìche il più alto numero di bambini sia vaccina-to.Nel 2011 l’Unicef ha fornito circa 2,5 miliar-

di di dosi di vaccino. La vaccinazione è uno de-gli interventi più potenti ed efficaci per la salu-te e il benessere umano. Ogni anno le vaccina-zioni prevengono 2,5 milioni di morti infanti-

li. Oggi il tasso globale di immunizzazione è ilpiù alto della storia con oltre l’80 per cento deibambini vaccinati. Ma è necessario raggiunge-re tutti quei bambini che ancora non sono pro-tetti dalle principali malattie dell’infanzia.La campagna “Vogliamo zero” si pone l’o-

biettivo di finanziare i programmi dell’Unicefnei Paesi in via di sviluppo per salvare centi-naia di migliaia di bambini con cure semplici ea basso costo.Con un sms al 45505 da cellulare Tim,

Vodafone, Wind, 3, PosteMobile, CoopVoce,Tiscali e Nòverca o chiamata allo stesso nume-ro da rete fissa da Telecom Italia, Infostrada,Fastweb, TeleTu e Tiscali è possibile donare 2euro all’UnicefDue semplici euro per l’Unicef e per tanti

bambini hanno il valore di una vita, anzi di più:con 2 euro è possibile vaccinare contro il mor-billo 11 bambini; con 2 euro si possono vacci-nare contro la poliomielite 6 bambini; con po-chi euro, quindi si può fare la differenza nellavita di un bambino.Per sostenere la campagna “Vogliamo zero”

è possibile anche con: versamento on line suwww.unicef.it/vogliamozero; donazione attra-verso il numero verde 800 745 000; donazione

Campagna Unicef

Contro la mortalità infantileDal 7 al 28 maggio con un sms o una chiamata da fisso al 45505

sul conto corrente postale 745000 o bancarioIBAN: IT21 T076 0103 20000000 0745 000, in-testato a: Comitato Italiano per l’Unicef, viaPalestro, 68 - 00185, Roma.Per maggiori informazioni: Comuni -

cazionisociali srl – 02.439.07.02 – 339.698.98.31 email: [email protected] Ufficio stampa Unicef Italia:06.47.80.93.55 – 366.64.38.651 e 335.727.58.77, e-mail: [email protected] sito-web:www.unicef.it

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CittàNuova Stagione 29 aprile 2012 • 13

4° Festival delCortometraggio

I Corti sulLettino Cinema ePsicoanalisiSono aperte le iscrizioni perla quarta edizione del Festivaldel Cortometraggio “I Cortisul Lettino - Cinema ePsicoanalisi”, diretto dallopsichiatra e criticocinematografico IgnazioSenatore ed organizzato daPietro Pizzimento. Unamanifestazione che graziealla partecipazione nellepassate edizioni comepresidenti della giuria diregisti del calibro di RobertoFaenza, Giuseppe Piccioni eMarco Risi, è diventato unappuntamento di rilevanzanazionale per tutti i filmakeritaliani e stranieri. L’evento sisvolgerà il 3 ed il 4 settembre2012 e vedrà premiati ilmigliore cortometraggio,regista, sceneggiatore, attoreed attrice protagonista,fotografia, documentario ecolonna sonora e ci saràspazio per il miglior cortopremiato dal pubblico. Perregolamento ogni opera deveavere una durata massima di60 minuti, inclusi i titoli ditesta e di coda e sonoammessi anche icortometraggi già presentati ogià premiati in altri concorsi.L’iscrizione al 4° Festival delCortometraggio“I Corti sulLettino - Cinema ePsicoanalisi” è gratuita e ladata di scadenza è il 31maggio 2012.L’evento ad ingresso gratuitosi svolgerà il 3 e 4 settembre2012 dalle ore 21.00 alle24.00, nell’ambito dellaRassegna “accordi @DISACCORDI” – XIII Festivaldel Cinema all’Aperto, pressoil Parco del Poggio a Napoli. Ipartecipanti dovranno inviarealla segreteria del concorsouna copia digitale delcortometraggio e la scheda diadesione al bando che si puòscaricare dal sitowww.cinemaepsicoanalisi.com Informazioni:[email protected]

Passioni barocche in musicaLa Primavera musicale della Nuova Orchestra Scarlatti al Museo Diocesano

La chiesa barocca di Santa Maria Donnaregina Nuova, sededel Museo Diocesano di Napoli, è la cornice ideale per il teatrodelle passioni barocche, portato in scena dalla Nuova OrchestraScarlatti per la sua Primavera musicale. Il 21 aprile è stato applauditissimo il concerto intitolato pro-

prio “Passioni barocche”, con l’ottima performance del sopranoGiacinta Nicotra e Francesco Solombrino come primo violinoconcertante. L’apertura con Alessandro Scarlatti, con la “Sinfonia di

Concerto grosso n. 10 in la minore per flauto e archi”, a introdur-re con il suo ritmo variegato il gioco delle passioni barocche ap-punto, gioco che incrocia sacro e profano, amore e guerra, incar-nandosi principalmente nel personaggio biblico di Giuditta. Lacelebre eroina in nome della fede e della libertà riesce ad avere lameglio sul nemico Oloferne, sfruttando l’arma della seduzione.Amore e odio, fascino e virtù guerresche si mescolano nella mu-sica e nelle parole, e ne emerge la Giuditta tenera e dolce dell’a-ria Veni veni tratta dalla Juditha triumphans di Antonio Vivaldima anche quella seducente di Alessandro Scarlatti, nell’aria Se ri-torno da La Giuditta.

Vorticoso il ritmo della Semiramide riconosciuta di NicolaAntonio Porpora, con l’aria di Scitalce – ex amante della reginaSemiramide – “Vorrei spiegar l’affanno”, in cui emergono tutti isuoi dubbi e tormenti sentimentali, e l’aria di Semiramide “Fuggidagli occhi miei”, piena di ira nei confronti dell’amante. Una vera tempesta musicale è poi quella vivaldiana dell’aria

di Vagaus “Armatae face et anguibus”, tratta sempre dallaJuditha triumphans, che presenta questa volta il personaggiodi Vagaus, servo fedele di Oloferne, che ne scopre il cadaveredecapitato, ed esprime tutta l’ira folle degli sconfitti, totalmen-te impotenti dinanzi alle circostanze che li hanno portati a per-dere. L’itinerario delle passioni barocche – ideato da Giacinta

Nicotra, specialista di musica settecentesca – prosegue conHändel (Ouverture e Arioso di Dorinda da Orlando) e FrancescoDurante (Affettuoso dal Concerto II per archi in sol minore), perconcludersi con il celeberrimo Don Giovanni di Mozart, precisa-mente con l’aria di Donna Elvira – ottimamente interpretata daGiacinta Nicotra – “Mi tradì quell’alma ingrata”.

Eloisa Crocco

Dio, comunque Un libro per salvare i bambini del Guatemala

Un libro per salvare i bambini delGuatemala. È questo l’obiettivo di “Dio,comunque”, toccante testimonianzadella missione di padre AngeloEsposito, in veste di fidei donum, aTajumulco e Tacaná, entrambe nellaDiocesi guatemalteca di San Marcos.Per poter coordinare meglio la sua ope-ra ha fondato Hermana Tierra, associa-zione Onlus che dall’Italia raccoglie ifondi per finanziare l’opera di padreAngelo. Grazie ai suoi contributi il sa-cerdote ha potuto istituire 30 borse distudio e aiutare le donne guatemaltechea trovare lavoro. “Dio, comunque” è sta-to scritto per raccogliere i proventi delprossimo progetto di padre Angelo, unospedale-rifugio per i bambini guate-maltechi, in un paese falcidato da un’al-tissima mortalità infantile. Il libro è stato presentato nella chie-

sa di Santa Maria del Rifugio, sede del

Centro diocesano Missionario da cuiproviene padre Angelo. All’evento han-no presenziato don Michele Autuoro,responsabile del Cdm, il VicePresidente di Hermana Tierra CiroPirone e padre Alex Zanotelli. Il libro il-lustra la situazione del Guatemala, pae-se martoriato da una guerra civile conoltre 200000 morti, dove i bambini so-no costretti a lavorare nei campi di pa-paveri per la produzione oppiacea.Padre Angelo nel suo libro cita le espe-rienze drammatiche dei vescovi locali,come Juan José Gerardi, autore del vo-lume “Guatemala Nunca Mas” forte de-nuncia al fenomeno dei desaparecidos, eche costò la vita a Gerardi due giorni do-po la presentazione del libro. Il titolo, “Dio, comunque”, simboleg-

gia la volontà di affidarsi al Signore an-che di fronte al dramma del Guatemala.«È il Dio dei poveri, degli oppressi, de-

gli esclusi», ha detto Padre Zanotelli -dobbiamo recuperare questo volto diDio, e mai come oggi, in questa Europa,è difficile parlarne. Padre Angelo ci fasbarazzare delle false idee su Dio e ci in-vita a recuperare il vero Dio. Siamochiamati a testimoniare Dio anche se lagente non ci crede». L’esperienza diPadre Angelo è letta da Zanotelli comeun invito alla conversione e testimo-nianza di una «Chiesa che è comunità,che ha a che fare con la realtà. È un ri-chiamo che serve anche per noi. Il con-tatto con esperienze come quella diPadre Angelo deve cambiare la nostrapastorale». A tal proposito ha citato unasua frase come sunto del messaggio chevuole trasmettere il libro: «Se eravamolì è perchè fede e quotidiano vanno sem-pre insieme. Il Cristiano è colui che siimpegna».

Davide Esposito

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Attualità Nuova Stagione14 • 29 aprile 2012

Una canzoneperMadreLetiziaAnche quest’anno alla

ricorrenza dell’anniversario

della chiamata al Cielo della

Serva di Dio Madre Letizia

Zagari è stato abbinato il

concorso a lei dedicato e che

a lei si ispira. Per la XXII

edizione le Suore hanno

pensato di invitare i bambini

dai 6 ai 10 anni ad inviare

una canzone, che fosse già

nota oppure originale.

L’invito è stato raccolto da

tanti ed hanno partecipato

34 bambini ascoltati dalla

giuria presieduta dal direttore

musicale maestro Maria

Rosaria Montella con i

maestri Nello Montella e

Francesca Veniero. La

giornata conclusiva della

manifestazione canora,

aperta a tutti i generi

musicali, si è tenuta lo

scorso 7 marzo nella Sala

Madre Anna ad Ercolano.

Il primo premio è andato a

Martina Orviato di San

Giovanni a Peduccio che si è

presentata con il brano di

Jovanotti ‘A te’. Secondo

premio a Nicola Cozzolino di

Ercolano con ‘Se bruciasse la

città’ di Massimo Ranieri.

Terzo premio al coro Le

Ginestre canterine, alunne

del 2° circolo didattico di

Ercolano, che hanno

presentato un brano

originale di Antonella ‘Las

Divinas’. Diploma di merito

ad Antonio Cipollato con la

canzone di Edoardo Bennato

‘Il gatto e la volpe’. Ma per

tutti ci sono stati regali e

dolci.

Lo scorso 8 marzo il 27° anniversario del ritorno al Padre della Serva di DioMadre Letizia Zagari, Fondatrice delle Figlie di Nostra Signora dell’Eucaristia

La donna dei due pani che parla ancora all’umanità

servizio a cura di Valeria Chianese

Come ogni 8 marzo, ormai da ventisei an-ni, le Suore Figlie di Nostra Signoradell’Eucaristia ricordano il passaggio allavita celeste della Fondatrice, la Serva diDio Madre Letizia Zagari.Nella chiesetta della Casa generalizia Oasidel Santissimo Sacramento ad Ercolano,dove riposano le spoglie terrene di MadreZagari, si è tenuta la commossa e solennecelebrazione dell’Eucaristia in suffragio.Le suore erano tutte riunite, presenti laSuperiora generale madre CandidaNocito e la Segretaria generale suorGemma Iardino, insieme ai bambini chefrequentano le scuole, materna ed ele-mentare fondate da Madre Letizia, e allefamiglie, con i giovani e con una folla di fe-deli e devoti. Ha celebrato la Santa Messadon Marco Ricci, parroco della chiesaSanta Maria della Consolazione adErcolano, che ha conosciuto MadreZagari da bambino. «A distanza di tanti anni – ha ricordatonell’omelia – Madre Letizia è una donnache ha ancora molto da dire all’umanità dioggi, alla Chiesa intera. Perché – ha sottoli-neato – Madre Letizia è stata una donnache ha racchiuso in sé tutte le virtù: eccoperché noi aspettiamo che la Chiesa la rico-nosca come Beata».Don Marco ha intrecciato i suoi ricordipersonali con la vita di Madre Zagari,«persona molto semplice, molto umile e lasua vita è stata piena di sofferenze e di do-lore – ha detto. – Ella si è trovata a vivere inun periodo storico particolare, dove spicca-no due avvenimenti di grande importanzae rilevanza storica: la seconda guerra mon-diale e il Concilio Vaticano II, questo nelcuore cioè della riforma della Chiesa».Ma perché l’attesa della canonizzazione,perché il riconoscimento come Beata?«Madre Letizia – ha spiegato don MarcoRicci – è beata perché per tutta la sua vitaha confidato in Dio. Si è consacrata a Lui,cioè si è messa a disposizione della santità.Fai di me quello che vuoi, ha detto MadreLetizia, perché io diventi santa e riesca asantificare le persone che incontro sul miocammino: questo significa consacrarsi.Allora Madre Letizia è donna beata perché

confidava in Dio, consacrata perché avevamesso a disposizione di Dio la sua vita, chenon dipendeva più dalle sue idee ma dalVangelo, dalla Parola di Dio. Quindi erauna donna obbediente perché ascoltava».Donna beata, donna consacrata, donnaobbediente, donna dell’apostolato haelencato don Marco non dimenticandoquindi l’attività evangelizzatrice di MadreLetizia in particolare tra le giovani dellaManifattura Tabacchi a Napoli e tra i bam-bini poveri. «In lei – ha ripreso don Marconell’omelia – la preghiera è testimonianzaconcreta, non è qualcosa di astratto. MadreLetizia possedeva una ricchezza infinita:l’amore per Gesù, per l’Eucaristia, per ilSacro Cuore. E con la sua preghiera ha fat-to grandi cose».E si è soffermato pure sul forte legame che

Madre Letizia aveva con il Seminario econ i sacerdoti, che aiutava con le preghie-re e sosteneva materialmente, tanto chel’arcivescovo di Napoli cardinale CorradoUrsi la nominò Madre dei Seminaristi. Don Marco infine ha ricordato MadreLetizia anche come la donna dei fiori:«Amava i fiori – racconta. – A noi bambiniraccomandava di dire sempre quando pre-gavamo: Gesù vi voglio bene, Gesù vi man-do un fiore. Ecco, quel fiore era la cosa più bella, i no-stri sacrifici erano i fiori dati a Gesù, ungesto d’amore. Lei era veramente unaMadre, aveva la stessa dolcezza, la stessapremura della Madonna che lei amava nelnome di Nostra Signora dell’Eucaristia econ cui ha voluto chiamare le sue Suore, lesue Figlie».

Letizia Zagari nacque a Napoli il 20 settembre del 1897 daAlfonso e Maria Zagari Caracciolo, genitori esemplari nella fede.Secondogenita di dieci figli fu educata in famiglia alla preghierae alla devozione per la Vergine che invocherà poi con il titolo diNostra Signora dell’Eucaristia. Compiuti gli studi con ottimi risultati e conseguito il diploma

magistrale il 4 luglio del 1916, Letizia, che desiderava prosegui-re gli studi, fu invece ben presto attratta dall’unico interesse chele ha sempre riempito il cuore: l’amore per Gesù. Era ancorabambina quando pronuncia il suo «sì» al Signore. Un sì che hacostantemente rinnovato nella vita.L’unico suo desiderio fu sempre di consacrarsi al Signore e

chiese perciò di essere accolta a Roma nella Congregazione delsacro Cuore. Un noviziato che non poté portare a termine per lamorte del padre e per la salute cagionevole. Sotto la guida di va-lenti padri spirituali iniziò quindi il cammino di maturazione, dipreghiera e di attività pastorale nell’Azione Cattolica. Furono anni ricchi di esperienze, dedicati alla catechesi spe-

cialmente tra i fanciulli poveri e all’apostolato nel mondo del la-voro. Nella chiesa dei Santi Apostoli a Napoli iniziò la diffusionedel culto eucaristico e comprese il richiamo del Signore: adora-re Gesù Eucaristia, evangelizzare i fratelli, aiutare i più deboli e

poveri. Il momento decisivo avvenne il 4 dicembre del 1941quando dinanzi al cardinale Alessio Ascalesi Letizia Zagari e al-tre giovani donne diedero vita alla ‘Piccola Unione della DivinaEucaristia’, che preparò il sorgere della Congregazione delleFiglie di Nostra Signora dell’Eucaristia il 5 agosto del 1948.L’Istituto esprime perfettamente il carisma eucaristico vissutodalla Madre nella duplice dimensione della carità e della missio-narietà. «Nessun giorno senza amore e nessun istante del giorno sen-

za Gesù Eucaristia, fatto dono dell’umanità»: è il pensiero diMadre Letizia che racchiude in sintesi il progetto di vita dellaFondatrice. L’8 marzo 1985, il venerdì della seconda settimana di

Quaresima, alla fine della Via Crucis, Madre Letizia morì strin-gendo a sé il Crocifisso. L’8 marzo 2005, nel cuore dell’Anno Eucaristico, Madre

Zagari è stata eletta Serva di Dio per le molteplici virtù che fan-no di lei una vivida luce nella Chiesa di Napoli. Il 16 maggio del-l’anno scorso, a Roma, si è aperto il Processo per laBeatificazione della Serva di Dio Madre Letizia Zagari allaCongregazione delle Cause dei Santi presieduta dal Prefetto car-dinale Angelo Amato.

Una vita per Gesù e per la Chiesa

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CulturaNuova Stagione 29 aprile 2012 • 15

CampomissionariovocazionaleSei in cerca di un’esperienzavocazionale? Hai mai sentitoparlare di vocazione?Hai sempre avuto nel cuore ildesiderio della missione?Se fai un cammino nella tuacomunità parrocchiale, se faiparte di un gruppo ecclesiale,se hai più di 17 anni, e sei incammino per capire qualestrada o vocazione il Signoreha tracciato per te,vieni anche tu con noi alCampo MissionarioVocazionale in Albania con iPadri Rogazionisti e le suoreFiglie del Divino Zelo dal 27Luglio al 6 Agosto 2012 (iscrizioni max entro il 20giugno). Sarà un’esperienzadedita ai più piccoli e ai piùpoveri ricca di momenti diintensa spiritualità, digenerosa carità e profondodiscernimento vocazionale”“Chi ti ama, ti chiama!”Scrivici subito. Quota di iscrizione compresadi Viaggio da Bari, vitto ealloggio 270 euro. Per info e iscrizioni visita ilnostro nuovo sitowww.rogazionistinapoli.it escrivi a Padre ClaudioDonaci il tuo 5 x Milleintestandolo all’Associazione“S. Antonio alla Pineta”Sosterrai la nostra mensa delpovero, il Seminario e la casafamiglia dell’Antoniano diNapoliNei modelli: Unico personefisiche, 730/1 -bis redditi eintegrativo Cudbisogna apporre la firmanella casella a sostegno delleorganizzazioninon lucrative di utilitàsociale e nella medesimacasella apporre il codicefiscale 95127370633.

Lo spazio della fede“Il cortile dei gentili” di Francesco Antonio Grana

di Fulvio Tessitore

Francesco Antonio Grana è un giovane giornalista, ardente di fe-de, che si va procurando, con devota attenzione, una formazione divaticanista. Ha già al proprio attivo alcune pubblicazioni sul ponti-ficato di Benedetto XVI e oggi vi aggiunge quest’ultimo volumetto,“Il cortile dei gentili” (L’Orientale Editrice). È un commento di unprogrammatico discorso papale, che ha richia-mato la necessità di un nuovo “cortile dei genti-li”. Ossia la spazio dell’atrio del Tempio di Erodedove potevano entrare i non circoncisi. PerBenedetto XVI costoro, oggi, dovrebbero esseresostituti da quanti, senza conoscere Dio (gli atei),ne avvertono l’assenza. Per il pontefice costorosono ben più numerosi dei non credenti dell’anti-co Israele, perché sono un po’ tutti coloro che, agiudizio di Benedetto XVI, sono stati pervertitidai caratteri fondanti del moderno, i quali, nonassistiti dalla fede cristiana e cattolica, non han-no potuto e saputo contemperare le straordinarierivoluzioni della modernità con la sussistenza divalori antichi e sono perciò trascorsi dal fisiolo-gico nel patologico. In qualche misura il pontefi-ce ha la preoccupazione che la Chiesa di Romasia, o rischi di essere una cittadella assediata daschiere di relativisti, intendendo per relativismol’indifferentismo etico; coloro che pretendono divivere “come se Dio non esistesse”. Ossia il crite-rio col quale Benedetto XVI capovolge il granprincipio di Grozio, il quale sosteneva che il di-ritto naturale “sussisterebbe anche se ammettessimo, ciò che nonpuò farsi senza empietà, che Dio non esistesse”, che era un modo peraffermare il razionalismo liberale e laico, cercando di non incappa-re nelle condanne della Chiesa. Si tratta, insomma, di un difficileproblema, che sta sul confine tra miscredenza e religiosità, tra lai-cità e clericalità. Il Grana cerca di muoversi su questa stretta fascia di terra, che,

troppo facilmente si apre alla possibilità di una nuova teologia poli-

tica. Grana si affida alla sua fede sicura, forte e sincera e cerca lì leragioni della fedeltà al magistero papale da coniugare con la coscien-za critica propria della modernità. Grana sa che io sono dislocato suun diverso terreno, che non cerca compromessi e neppure media-zioni. Io sono, da laico, convinto e rispettoso della fede, un tenace so-

stenitore dello “Spirito” del Concilio Vaticano IInella sua rigorosa ispirazione giovannea, quellache aveva consentito al grandissimo PapaGiovanni XXIII affermazioni di straordinaria ri-levanza, che molto colpirono un uomo della miagenerazione, assai giovane all’epoca della con-trastata indizione del Concilio, dopo gli anni del-la chiusura della Chiesa di Pio XII. Sono i prin-cipi della “pastoralità” della Chiesa, dell’affer-mazione dell’“assolutezza” del cristianesimo nelsenso dell’eccezionalità e non dell’unicità, delladistinzione tra l’errore e l’errante, della condan-na dei “profeti di sventura”, che “nei tempi mo-derni non vedono che prevaricazione e rovine evanno dicendo che la nostra età è andata peggio-rando”. A costoro Giovanni XXIII contrappone-va la coraggiosa attenzione per quello che chia-mava il necessario“nuovo ordine di rapportiumani”, piuttosto che “rinnovate condanne”.Il volumetto di Grana è arricchito dalla pub-

blicazione dell’ultimo scritto inedito delCardinale Giordano, al quale Grana era legatis-simo, sull’indifferenza religiosa, conseguenza di

un pericoloso processo di secolarizzazione. Insomma il discorso di Grana, commentando due documenti di

grandi uomini di Chiesa, mette di fronte a spinose questioni, che so-no quelle intorno a cui si gioca il “rinnovamento” o meno della “vitacristiana, come voleva Giovanni XXIII con il Concilio (purtroppo,come si è detto con un eufemismo, “normalizzato” nella sua caricadi novità), ed anche la ricostituzione della coscienza laica in nomedi una ricostituita etica pubblica.

Gli incontri culturali del Meic sul Concilio Vaticano II

Vocazione e missione dei laicidi Enzo Mangia

Le vicende postconciliari a 50 anni dalConcilio ecumenico Vaticano II continuano adessere motivo di riflessione da parte del Meicdi Napoli. L’incontro di aprile ha avuto comerelatori Francesco Cananzi, Mario DiCostanzo e Alfonso Langella. Presentati daLucio Fino, presidente del Gruppo Meic diNapoli, hanno parlato sul tema: “Vocazione emissione dei laici”. Langella ha affermato che occorre definire

la caratteristica specifica dei laici, che è quelladell’indole secolare delle persone che ne fannoparte. Si è soffermato sui fini e sui diversi cam-pi di apostolato dei laici ed ha osservato che leproposte avanzate dal Concilio e dalla teologiapostconciliare sui laici non risultano realizza-te, cioè è venuta a mancare la corresponsabi-lità dei laici nella vita della Chiesa. Circa poi iruoli, dettati da una corretta teologia su cari-smi e ministeri, il tutto è rimasto in gran partesulla carta con qualche eccezione relativa, peresempio al diaconato, al volontariato ed aqualche movimento spontaneo. Un capitolo importante del Decreto conci-

liare, quello che riguarda la formazione dei lai-ci è stato trattato da Raffaele Cananzi, il qualeha rilevato che la maggior parte dei fedeli lai-ci, che frequentano anche la liturgia domeni-cale, non presenta un profondo sensus eccle-siae. Ciò significa che bisogna ravvivare unrinnovato amore alla Chiesa così come è daparte dei medesimi, suscitando anche un cam-mino di rinnovamento ecclesiale.Occorre promuovere a livello decanale un

corso per un itinerario formativo per laici. Ilcorso va concepito come aperto a tutti coloroche intendono partecipare, senza necessità diparticolare titoli. Il corso dovrebbe essere co-stituito da quattro parti: approfondimento deltema sulla vocazione e missione dei laici nellavita della Chiesa, nella vita sociale e civile, inmodo da garantire una chiara visione dell’im-pegno del fedele laico sui versanti della doppiacittadinanza (ecclesiale e civile); deve concer-nere la dottrina sociale della Chiesa, soprattut-

to nei campi dell’antropologia cristiana e del-l’economia, lavoro, situazione internazionale;deve rendere un organico approfondimentodei valori etici e dei principi giuridici della pri-ma parte della Costituzione italiana con parti-colare riguardo verso la persona, la famiglia, lascuola, il lavoro, la politica, la sanità; devecomprendere lo studio delle attribuzioni e del-le responsabilità delle politiche delle regioni edei comuni, rivolte direttamente al bene comu-ne locale.Mario Di Costanzo ha avvertito la necessità

di una ricerca seria su cosa fu il laicato cattoli-co a Napoli negli anni sessanta e settanta ed an-che oltre. È pur vero che il ’68 provocò sofferen-ze anche nel nostro mondo. Tanti giovani chestavano nell’Azione Cattolica, nei gruppi spon-tanei, poi hanno imboccato strade diverse.

Di Costanzo crede con forza nella speranzaa condizione che si recuperi lo spirito del XXXSinodo diocesano. La seconda condizione ènella riscoperta della Dottrina sociale dellaChiesa. Intanto per quel di negativo, di passi-vità, di inadempienze, che è avvenuto nel mon-do cattolico, specialmente laicale, ha suggeri-to di fare un esame di coscienza.Nel dibattito finale è intervenuto l’assisten-

te don Antonio Terracciano che ha ricordato al-cuni punti del XXX Sinodo diocesano, in cui siconsidera la famiglia “santuario domesticodella Chiesa”, la Chiesa considerata “in stato dimissione”, il fedele laico visto ciascuno con unproprio ministero “perché la Chiesa è tutta mi-nisteriale”. Terracciano ha proposto che sia ilMeic a scrivere un libro sulla “Storia del laica-to a Napoli dopo il Concilio”.

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LaProcessione

delPatrocinio

di SanGennaro

Sabato 5 maggio, dalle ore 16.30

Sul sagrato del Duomo, l’avvio dellaprocessione sarà preceduto da un brevemomento di preghiera guidatodall’Arcivescovo.Il corteo si snoderà per via deiTribunali, passando dinanzi al PioMonte della Misericordia e poi deviareper via delle Zite fino a giungere aForcella, dinanzi alla chiesa diSant’Agrippino.Qui è prevista l’accoglienza delle trecomunità parrocchiali di San GiorgioMaggiore, Santa Maria Egiziaca e dellaSS. Annunziata Maggiore.Un secondo momento di preghieraavverrà in piazza San DomenicoMaggiore per poi proseguire in viaBenedetto Croce, fino all’ingresso nellaBasilica di Santa Chiara, dove avràinizio la celebrazione eucaristicapresieduta dal Cardinale CrescenzioSepe.Per tutta la settimana seguente, nellaCappella del Tesoro, ogni giorno, saràvenerata la teca contenente le ampolledel sangue di San Gennaro.Al mattino dalle ore 9 alle 12.30 e nelpomeriggio dalle ore 17 alle 19.