Nuove Proposte Novembre 2011

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Anno XIX- novembre 2011 - n. 260 distribuzione gratuita www.nuove-proposte.com pag 6_ Quirinale, recuperata una meraviglia pag 37_ Palla Ovale per il sociale pag 14_ Perugia, il coupe de theatre pag 16 _ "Addio, affamato e folle!" Il cinema è donna! pag 27 _

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Rivista mensile Nuove Proposte novembre 2011

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www.nuove-proposte.com

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Quirinale,recuperata

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Palla Ovaleper il

sociale

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Perugia,il coupe

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"Addio, affamato e folle!"

Il cinema è donna!pag 27 _

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Nuove ProPoste |

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Si ringraziano gli inserzionisti pubblicitari per il loro contributo che consente la pubblicazione e la diffusione di questo periodico.Finito di stampare: novembre 2011

Associato all’USPIUnione StampaPeriodica Italiana

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| Arti & culture24 _ Euro-cultura a portata di click25 _ L’armonia di Mondrian26 _ Rinascimento a Roma27 _ Il cinema è donna!29 _ Aung San Suu Kyi sul grande schermo31 _ L’anima “Nelle tue mani”32 _ Doping, l’iilusione dei campioni | Tech & business34 _ “Addio, affamato e folle!”35 _ Il cellulare che trasmette emozioni?

| Modi & Mode36 _ Bon ton, a volte ritornano37 _ Palla Ovale per il sociale39 _ What’s american Roma!41 _ L’aspetto nobile della vita russa43 _ Il compleanno e gli olandesi45 _ Alchimia di Rosanera46 _ “Cioccolatari” d’Europa, unitevi! Pasta, che passione!47 _ Triangolini di ricotta con t taleggio e pere48 _ M“arte” dì a Tivoli I Classici tra le rovine... | Post it49 _ Frammenti d’autunno50 _ Oroscopo

| Editoriale e periscopio 4 _ Nuove strategie per Nuove Proposte... 5 _ L’era femminile | Attualità 6_ Quirinale, recuperata una meraviglia 8 _ Storia di Roma in mostra 9 _ Taxi, gladiatori e “botticelle”10_ Un Abbraccio per il nuovo parco12 _ Abitare eco? Si può!13 _ Sguardi sul quadrante est di Roma14 _ Perugia, il coupe de theatre15 _ Quando i lavoratori erano tutelati ...17_ “Anim’Ali, Le Ali dell’Anima”, una love story18 _ La fiera della vanità | Focus19 _ Arabia Saudita, la scalata sociale rosa21 _ La Divina | La nostra proposta23 _ Specialisti nel vestire

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Come pure una razionalizzazione e riorganizzazione delle rubriche storiche del giornale implemen-tate da alcune interessanti novi-tà. Dulcis in fundo, i contenuti che si fanno più specifici e mirati ma che, al tempo stesso, apro-no lo sguardo della rivista a 360 gradi. Pur mantenendo un forte ac-cento sulle questioni territoriali della città di Roma, avremo un occhio attento anche al globale, alle tematiche che più profonda-mente toccano la società italiana di oggi, ai grandi eventi culturali ed artistici, non che ai fatti che di volta in volta attraggono l’at-tenzione dell’opinione pubblica. Inoltre, la nuova strategia a li-vello editoriale e di marketing che abbiamo elaborato - e que-sta è forse la novità di maggior rilievo - prevede di associare ogni numero di Nuove Proposte ad un grande evento culturale di

Ogni promessa è debito, come si dice. Ed ecco-ci a confermare quanto

dichiarato nell’editoriale del nu-mero di ottobre. Un Nuove Proposte in fase di rin-novamento che si sta evolvendo, “rigenerando”, con un lavoro certosino - del nuovo direttore e della redazione tutta - in fase di continuo working progress. Alcune migliorie grafiche saran-no sicuramente visibili all’oc-chio dei lettori più attenti.

uove strategie per Nuove Proposte…

Direttore resPoNsabileluigiNo borgia

impatto nazionale che si svolge nel mese d’uscita nella città di Roma, al quale sarà dedicata di volta in volta la copertina della rivista. Nell’intento di costruire nuove sinergie, o vere e proprie part-nership, che facciano del nostro giornale un luogo di attraversa-mento culturale che possa dive-nire un punto di riferimento per tutta la cittadinanza di Roma e dintorni. Nel nostro piccolo, stiamo fa-cendo grandi passi per il rag-giungimento di questo obiettivo ambizioso. Il primo passo, in questo nume-ro di novembre - una sorta di edizione speciale - e’ la dedica al Festival Internazionale del Cinema di Roma, la cui VI edi-zione è in programma all’Audi-torium Parco della Musica da 27 ottobre al 4 novembre.

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fra tutte Penelope Cruz, ma anche per la selezione dei film - sia per la competizione ufficiale che per le altre categorie - che vedono emergere un netto protagonismo delle donne, non solo in termini delle notevoli presta-zioni artistiche fornite dalle numerose attrici di calibro che vi figurano, ma anche per le storie che vi si racconta-no, per lo più appunto storie di don-na. E’ emblematica a questo riguardo la scelta del titolo di apertura fuori concorso, “The Lady” di Luc Besson, nel quale Michelle Yeoh veste i panni dell’attivista birmana Aung San Suu Kyi, film a cui abbiamo dedicato la copertina. Insomma, il cinema è don-na! Ed essendo il cinema, quando è “buon cinema”, la cartina di tornasole della società e dei mutamenti, possia-mo affermare che quest’edizione del festival registra la narrazione da parte del cinema mondiale di una sorta di “era femminile” che stiamo vivendo. E, in effetti, questa non è certo una novità. In questo numero di Nuove Proposte abbiamo voluto fare un po’

E’ con immenso piacere che dedichiamo questo numero di novembre alla VI edizio-

ne del Festival Internazionale del Ci-nema di Roma, che come di consueto si svolgerà nella splendida cornice dell’Auditorium Parco della Musica. Piera De Tassis, direttrice artistica della kermesse, ha sottolineato nella conferenza stampa di apertura come questa edizione del festival abbia un particolare accento al femminile. Non solo per le grandi dive internazionale che solcheranno il red-carpet, prima

Direttore Dimitri sassoNe

’era femminilela stessa cosa, tendendo un sottile filo di Arianna teso proprio verso quest’ “era femminile”. Oltre al Festival del Cinema di Roma, con questa sua edi-zione rosa, troverete nel numero che state per leggere un focus sullo stato di diritto delle donne nei paesi arabi, nel quale si parlerà anche di Marzieh Vafamehr, attrice iraniana condanna-ta a causa sel suo lavoro a 90 frustate e un anno di carcere. Si omaggeranno inoltre due grandi donne del passato, Liz Taylor e Maria Callas. In conclu-sione, vorrei presentarvi ancora un paio di cose interessanti. Una rifles-sione sulle assoluzioni in appello del delitto di Perugia fatta dal noto pe-nalista Nino Marazzita, che troverete nella nuova rubrica Fatti & Misfat-ti che ogni mese ospiterà argomenti centrali all’attenzione dell’opinione pubblica. Una nuova rubrica dedica-ta allo sport che presenterà di volta in volta quest’argomento nazionalpopo-lare preso da un taglio diverso e inno-vativo. Per questo numero abbiamo scelto di iniziare con il rugby…

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Museale di Roma, e da Louis Godart, Con-sigliere del Presidente della Repubblica per la Conservazione del Patrimonio Artistico, hanno portato all’eliminazione della pesan-te tappezzeria sovrapposta con il recupero delle decorazioni pittoriche secentesche, il consolidamento dei soffitti e la riapertura delle finestre, così da restituire luminosità

agli ambienti. Accantonata l’ipotesi di ab-battere le pareti divisorie della Galleria eret-te nel 1812, sia per le decorazioni presenti sia per eventuali rischi di stabilità. Queste meraviglie recuperate sono visibili per il pubblico la domenica, giorno appunto in cui il Quirinale è aperto ai visitatori.

I l Quirinale, reggia dei papi e dei re Savoia attualmente sede della pre-sidenza della Repubblica, palazzo

ricco di storia e di arte, ora ha visto aumen-tare il suo splendore con il restauro della Galleria Chigi. Si tratta di un complesso vo-luto appunto dal papa Alessandro VII Chi-gi (1655-16667), all’epoca ampia e unica galleria lunga 70 metri, decorata sontuo-samente da un gruppo di pittori diretto da Pietro da Cortona (1656-1657). La Galleria cambiò aspetto nel 1812, durante l’occupa-zione francese del Quirinale. L’architetto Raffaele Stern divise la Galleria nelle attuali tre sale (Sala Gialla, Sala di Augusto, e Sala degli Ambasciatori) al fine di creare am-bienti di rappresentanza per l’imperatrice Maria Luisa. La divisione comprese anche la chiusura muraria delle 13 finestre affac-ciate sul cortile e comportò l’occultamento di gran parte degli affreschi secenteschi salvo le scene bibliche nella parte alta delle pareti. Le operazioni di restauro, dirette da Rossella Vodret, Sovrintendente per il Polo

uirinale, recuperata una meravigliaRestaurata la storica Galleria Chigi, decorata da Pietro da Cortona_ di Luigi Bernardi

Galleria Chigi, P.zzo del Quirinale |

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uirinale, recuperata una meraviglia

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I l suo nome originario era in-fatti Porta Aurelia, sebbene sia attestata anche la deno-

minazione di “Gianicolense” o “Au-reliana”, dal nome del console ide-atore e realizzatore dell’arteria.La sua prima edificazione potrebbe risalire già verso la fine della re-pubblica, si trova nella sommità del colle del Gianicolo ed era una delle porte meridionali che si aprivano nelle mura Aureliane di Roma.Nel V secolo prende il nome del martire cristiano S. Pancrazio che conserva tutt’oggi, per la vicinanza alle catacombe a lui dedicate.

Del suo aspetto originale non si co-nosce nulla dato che nel XVII sec. venne ricostruita da M. de Rossi discepolo di Gian Lorenzo Bernini assumendo quindi lo stile architet-tonico barocco tipico dell’ epoca.Ma è la storia a renderla celebre quando nel giugno del 1849 venne bombardata durante i combatti-menti avvenuti sul colle Gianicolo tra le truppe francesi e quelle di

toria di Roma in mostraAperto a Porta S. Pancrazio il nuovo museo dedicato alla Repubblica Romana_ di Simona Mastropaolo

Giuseppe Garibaldi.Il 17 marzo in occasione dell’anni-versario dell’unità d’Italia è diven-tata finalmente sede di un museo in-teramente dedicato alla Repubblica Romana e ai suoi protagonisti.Il nuovo museo, allestito lungo i quattro piani dell’edificio di Porta San Pancrazio, descrive la storia, i luoghi e i personaggi della Re-pubblica Romana del 1849; il vi-sitatore può ripercorrere le tappe fondamentali che partono dalla co-stituzione della Repubblica Romana fino all’ultimo tentativo di resisten-za che si concluse il 2 luglio 1849

proprio a Porta San Pancrazio.Attraverso rappresentazioni multi-mediali vengono ripercorse le gesta della gioventù italiana che ha com-battuto per la libertà e l’indipen-denza, decisa a difendere non solo la città di Roma ma gli ideali che sono serviti a gettare le basi per la tanta sospirata unità nazionale.La Repubblica Romana rappresenta un momento fondamentale all’in-

terno della storia del Risorgimento, vi fù un intensa opera di riordina-mento e ammodernamento attra-verso riforme che colpirono diversi settori della vita pubblica, furono aboliti i tribunali speciali, i dazi e molte tasse in ambito religioso ven-ne lasciato al clero assoluta facoltà di azione in campo spirituale pur-ché rinunciasse ad ogni ingerenza nella vita politica.Con l’ausilio di filmati rivivono i protagonisti del passato, come il grande Giuseppe Mazzini ispi-ratore dei moti del ‘48, il tenente della legione garibaldina Goffredo

Mameli e “vate della nuo-va Italia”, il Capo di Stato Maggiore Luciano Manara sceso con la sua brigata dal Piemonte per combattere al fianco di Giuseppe Gari-baldi, Carlo Cattaneo capo del Consiglio di guerra che rifiutò ogni armistizio con i francesi, i fratelli Enrico ed Emilio Dandolo, Carlo Pisacane. Questi sono solo alcuni dei tanti giovani pa-trioti che giunsero da ogni parte del Paese, sacrifican-do la loro vita per difende-re la Repubblica Romana e che a tutt’oggi rimangono le figure più emblematiche del Risorgimento Italiano.Con grande coraggio si batté anche il battaglione univer-sitario romano che ebbe più volte gli elogi di Garibal-di; la camicia rossa diven-ne il simbolo della volontà di influire sulla situazione internazionale a servizio di un’Italia che doveva affer-marsi come una vera Nazio-

ne in Europa e nel Mondo.Una mostra didattica, interattiva, con illustrazioni grafiche, carte ge-ografiche, video e importanti reper-ti tra cui la bandiera della legione garibaldina - quella della spedizio-ne dei mille - il berretto e la giub-ba di Garibaldi sono accuratamente conservati nell’ultima sala di que-sto coinvolgente museo.

| Porta San Pancrazio

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Taxi romani bocciati dall’ultima indagine Euro Test. Gladiatori che impediscono alle guide tu-

ristiche di svolgere il loro lavoro. Carrozzel-le che mandano i cavalli al macello quando non più idonei al servizio. Un vero disastro per la Capitale.Secondo un’indagine che ha coinvolto 18 Automobile Club di 17 paesi europei il servizio taxi svolto a Roma è tra i peggiori.

Deviazioni lunghe e costose, limiti di veloci-tà non rispettati, passaggi col rosso, guida aggressiva, imprecazioni. Questo il quadro che emerge.Il peggior viaggio, racconta l’ispettore Eu-roTest, una corsa di mattina a Roma dalla stazione ferroviaria di Roma Termini alla Nuova Fiera di Roma: “il conducente si è fatto ‘apprezzare’ per le difficoltà a trovare il percorso, con conseguenti deviazioni di quasi il 60 per cento, rispetto all’itinerario standard. Ha poi richiesto 69 euro inve-ce dei 62,90 Euro indicati sul tassametro. Questo prezzo è stato molto più alto dei cir-ca 50 euro, previsto per il percorso diretto, secondo il listino prezzi del taxi. Il taxi in questione non aveva l’aria condizionata, presentava un finestrino rotto e dei fazzolet-ti di carta usati, sparsi in giro, il suo motore era piuttosto rumoroso”.Cosa fare? “Un servizio di taxi efficiente e di qualità - ha spiegato il presidente dell’Au-tomobile Club d’Italia, Enrico Gelpi - è una componente essenziale per lo sviluppo della mobilità urbana del terzo millennio. Per questo occorre investire, in particolare, nella formazione specifica per i conducenti,

axi, gladiatori e “botticelle”toria di Roma in mostraIl caos della Capitale sotto gli occhi dei turisti_ di Mario Russo

inserendo nei programmi d’esame anche conoscenze di base sui principali luoghi di interesse turistico ed artistico”.Non va meglio ai “gladiatori”. Sono stati colti in flagrante, infatti, i membri di sette famiglie – collegate a cinque agenzie – che, travestiti appunto da gladiatori, impediva-no alle guide turistiche autorizzate di svol-gere il loro lavoro.I luoghi simbolo della città eterna erano diventati per loro, antichi romani abusivi,

soltanto terreno per spartirsi co-mitive di turisti. E così all’ombra del Colosseo, ma anche dei Fori così come di piazza Vene-zia o dei Musei Vaticani, era nato una sorta di piccolo ra-cket del turista. Un ’o rgan i z -zazione messa

in ginocchio, quest’estate, da agenti della polizia municipale di Roma che si sono tra-vestiti, durante il blitz, da gladiatori e da operatori ecologici dell’Ama. Venti fermati e nove denunce, il ricco bilancio al termine dell’operazione svolta nelle zone turistiche maggiormente frequentate da turisti.Gli agenti sono intervenuti dopo una serie di querele di alcune agenzie turistiche im-possibilitate a svolgere la propria attività a causa di intimidazioni e violenze.Alcuni agenti della municipale, che si erano improvvisati finti gladiatori, sono stati ac-cerchiati e malmenati da uomini del racket che intimavano frasi del tipo “questa zona è mia, non puoi starci anche tu. Mi togli il lavoro”.“L’amministrazione capitolina è ben con-

sapevole del ruolo di volano economico che il comparto del turismo ricopre per la città. Questo è bene evidenziato dall’attività ope-rativa svolta dalla Polizia di Roma Capita-le e dall’incremento dei controlli in questo ambito, che ha dato l’ennesimo segnale di trasparenza a tutela tanto dei consumatori quanto degli operatori”, ha commentato a blitz terminato Antonio Gazzellone delegato del sindaco Alemanno al Turismo.Dalle polemiche non si salvano nemmeno le “botticelle”, le tradizionali carrozzelle romane, che portano a spasso i turisti per Roma. Secondo una denuncia della LAV (Lega AntiVivisezione), infatti, alcuni dei cavalli non più idonei al servizio verrebbero destinati alla macellazione. La Lav chiede al sindaco Alemanno l’immediata revoca della licenza ai vetturini delle botticelle che stan-no violando il regolamento che disciplina questo servizio. “Il fatto che tale divieto sia in vigore fin dal lontano 1998, la dice lun-ga sul lassismo nei controlli e nell’ effettiva applicazione delle norme a tutela di questi animali - spiega Nadia Zurlo, responsabile del Settore Equidi Lav - Negli ultimi 5 anni sono stati ritirati 6 cavalli: chiediamo di sa-pere che fine hanno fatto”.Almeno in questo caso il problema sembra risolto, grazie a un accordo tra il comune di Roma e il Corpo Forestale dello Stato. “Ho sempre detto che la sopravvivenza della tradizione delle botticelle è da noi sostenuta – ha affermato il sindaco Alemanno – solo con la condizione di un’assoluta difesa del benessere e della dignità degli animali. Per questo non possiamo permettere che i nostri amici cavalli, che abbiamo visto con le bot-ticelle nelle strade di Roma, siano macellati. Nelle aziende del Corpo Forestale dello Sta-to c’è tutto lo spazio e il verde per ricoverare con serenità tutti i cavalli più anziani”.“Ce trovassero un posto pure a noi, quanno annamo in pensione, mica sarebbe male!”, ha commentato un vetturino.

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n Abbraccio per il nuovo parcoI dettagli del progetto dell’associazione attiva a Tor Sapienza_ di Anna Rita Scheri

dell’area.Il nostro impegno nasce nel 2008 quando è stata redatta una petizione e raccolte 1140 firme. Contempora-neamente a questo nostro lavoro, è uscito il bando delle opere pubbli-che partecipate, delle ragione Lazio, dove si dava ai cittadini l’opportu-nità di denunciare le zone di de-grado nel proprio quartiere. Avendo già tutta la documentazione pronta, abbiamo aderito immediatamente al bando presentando anche il nostro

progetto di riqualificazione. E gra-zie anche ad un’altra associazione, La città Alessandrina, interessata al collegamento tra i parchi, siamo stati aggiudicatari del progetto in municipio. Nel 2010 abbiamo coin-volto anche i bambini delle scuole con un concorso chiamato ‘Il parco che vorrei’ per richiamare l’atten-zione delle autorità, dato che nel quartiere manca del tutto un par-co giochi. Alla manifestazione che è seguita per la premiazione dei

L’esigenza di avere un pez-zo di verde dove poter tra-scorrere del tempo con i

propri figli o dare la possibilità agli anziani di avere un posto dove ritro-varsi e ai padroni dei cani un’area tutta per loro e tanto altro ancora, ha spinto i componenti dell’Asso-ciazione l’Abbraccio, residenti a Tor Sapienza e non, a promuovere una campagna popolare per ottenere i fondi da destinare alla riqualifica-zione di un’area verde già esistente ma abbandonata al degrado da anni. Abbiamo chiesto alla Signora Tizia-na Rio, presidente dell’associazio-ne, delucidazioni sui passi fatti per ottenere il consenso del municipio e anche sul progetto architettonico

| Il Prof. Genesio Petrucci

| roma & Co.

Veduta del Parco di Tor Sazienza |

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richiesto una cubatura all’interno dell’area da adibire a biblioteca di quartiere e a ludoteca, con una sala destinata alla socializzazione per incontri tra bambini e familiari, e favorire la programmazioni di corsi vari.Quali sono i tempi previsti per i lavori? Nel progetto oltretut-to si notano divisioni per aree specifiche, può illustrarcele?Il 30 settembre è stata aggiudicata la gara di appalto ad una ditta ed entro il mese di ottobre si dovrebbe dare inizio ai lavori veri e propri. Il parco è stato ideato con la suddivi-sione in lotti ben specifici: una pri-ma parte verrà asfaltata per essere

roma & Co. |

lavori fatti dai bambini - circa 300 tra disegni, poesie, elaborati - han-no partecipato l’assessore regionale alle Opere pubbliche e quello mu-nicipale dell’Ambiente assieme ad altre autorità del Municipio.Che aiuto avete avuto dai citta-dini in questo progetto?Abbiamo fatto parecchi incontri con i residenti di Tor sapienza per raccogliere idee e convogliare quel-le fattibili all’interno del progetto esecutivo. Sono state altresì coin-volte altre associazioni di quartiere chiedendo loro di prendersi cura di un’area specifica del parco. Come, ad esempio, l’area cani che potrebbe avere una gestione a sé. Questo an-che per dare modo ad ogni associa-zione di fare eventi dentro il parco, e soprattutto per recuperare fondi da reinvestire dentro l’area verde in modo tale da non lasciarla di nuovo in balia del degrado o del vandali-smo. La cosa fondamentale quindi è la guardiania con orari di apertura, oltre alla manutenzione regolare, per la quale non possiamo affidar-ci al Comune che al momento non dà certezze. Noi come associazione L’Abbraccio, molto attenta ai pro-blemi dei bambini, abbiamo invece

utilizzata anche d’inverno, e poi la pista ciclabile provvista di segnale-tica per l’educazione stradale rivol-ta ai bambini, l’area cani con tutte le attrezzature, un anfiteatro, giochi per i più piccoli suddivisi in fasce di età e orti didattici da utilizzare per le scuole o da nonni e genitori dove con i bambini si potranno an-che piantare fiori di stagione. Un progetto indubbiamente impor-tante quello portato avanti dall’As-sociazione l’Abbraccio per il parco di Tor Sapienza e passeggiata delle torri, che darà al quartiere una ven-tata di aria nuova colorata di verde e voglia di giochi e cultura e di in-contri tra diverse realtà.

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Ecco arrivato il primo esempio di architettura eco-sostenibile a Roma, precisamente in via

di Casal Bertone. Un edificio nuovo di zecca pronto per ospitare all’incirca una novantina di famiglie, in un quartiere che sta iniziando a spiccare il volo verso una nuova dimensione, soprattutto con la proposta che lo vedrà inserito in un’ “isola verde”. L’immobile, si basa su un progetto studiato nei minimi parti-colari al fine di garantire non solo un forte risparmio energetico, ma anche un comfort degno di alti livelli. Una fusione di intenti ed obiettivi nobili quanto difficili da conciliare: rispar-mio, tutela ambientale e benessere so-ciale. Il tutto reso possibile attraverso accortezze tecniche in grado di mi-gliorare la vita non solo di chi vi abi-ta, ma anche di tutta la collettività: un piccolo passo verso un bene comune. Da anni ormai si parla di certificazio-ne energetica degli edifici e con questa nuova struttura ecco confermata tale

per eventuali perdite di gas, antiallaga-mento e sovraccarico elettrico. Riscal-damento a pavimento che migliora il benessere e riduce i consumi, lasciando libere le pareti dagli ingombranti quan-to obsoleti termosifoni. Gli ambienti, inoltre, per quanto riguarda la termo-regolazione vengono gestiti in maniera

automatizzata, per garantire il minor spreco possibile. Al centro di ogni cura sono: sfruttamento della ventila-zione naturale e isolamento termico e acustico (i due fattori che, nelle abita-zioni comuni, sono le cause principali di dispersioni termiche nonché econo-miche). Infissi di altissima qualità e utilizzo di pannelli solari in grado di ammortizzare il 50% del fabbisogno di acqua calda sanitaria dell’intero complesso. Questo, secondo gli idea-tori del progetto, è l’esempio reale di cosa s’intende per edilizia sostenibile.

Finalmente anche a Roma un’utopia che diventa realtà: Casal Bertone primo quartiere ecosostenibile!

bitare eco? Si può!L’edificio a “impatto zero” di Casal Bertone_ di Fernanda Annicchiarico

possibilità: un complesso interamente di “categoria A” per la riduzione della CO2 e dell’impatto ambientale prodotto dall’urbanizzazione. Importanti la scelta dei materiali usati, tutti di elevato pre-gio, e le tecniche costruttive di grande efficienza con cui questi sono stati as-semblati. Ogni appartamento è dotato

di cucine e di un sistema domotico che permette l’applicazione automatica dei sistemi di sicurezza: valvole di chiusura

| roma & Co.

Veduta dell’edificio |

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I l tempo dirà se l’accenno di dibat-tito sulle scelte urbanistiche per la Capitale si trasformerà in ripresa

di confronto culturale e politico sul futu-ro di Roma o verrà presto confinato nel campo delle buone intenzioni propositive, tipiche del riavvio autunnale, quando le idee sembrano avere migliori possibilità di tramutarsi in motore di rinnovamento. La riflessione trova complicità nel ricordo del Sindaco Petroselli, a trent’anni dalla sua improvvisa scomparsa, con articoli e sag-gi (notevole quello di Baffoni e De Lucia) su quello che la Capitale avrebbe dovuto essere, ma anche nell’attualità di spunti autocritici sulla traduzione degli strumen-ti di pianificazione comunale e sulla pos-sibilità di correggere di corsa decisioni da finalizzare ad interventi di risanamento, riequilibrio e sviluppo della Città. Il tempo ha già detto che è stato frettolosamente il quadro delle previsioni contenute addirit-tura nel PRG del 1962, da cui scaturirono, pur nella diversità delle Amministrazioni insediatesi in Campidoglio, indicazioni coerenti sulla direzionalità pubblica sul

ture. Si razzolano immense superfici per vistose operazioni immobiliari. Il Comune ci mette qualche pezza, ma le “nuove cen-tralità” pagano un dazio insostenibile al binomio “case subito, servizi domani”. I numerosi romani che sono andati ad abi-tare ai limiti o all’esterno del GRA, ogni giorno per lavorare e studiare ritornano al Centro, con centinaia di miglia di pen-dolari. Il caos non ha alcun argine. Tutto perduto? Non si può negare il tributo di anni e di spazi consumati a dispetto di ben altre prospettive di risanamento (in gran parte realizzato) e di crescita (modesta) di tante zone della città. Però, è importan-te che se ne torni a parlare in coincidenza con l’avanzamento di opere pubbliche, pur a decenni di distanza, che dovrebbero restituire condizioni di vita più dignito-se sia ai residenti che ai viaggiatori “per forza”. Restituire la coscienza di una città lineare, aperta, moderna. Una città che costruisce il suo destino, ampliando il no-vero dei protagonisti. A partire da quelli che finora non sono stati messi in grado di averne uno.

bitare eco? Si può! guardi sul quadrante est di RomaDal requim per lo SDO alle speranze di nuova mobilità_ di Piero Ambrosi

versante ad est della Capitale, con la dislo-cazione di ministeri e grandi servizi, allo scopo di trasformare la periferia in centro e controbilanciare la storica polarizza-zione all’Eur dei punti di eccellenza. Lo SDO (Sistema Direzionale orientale) viene identificato negli anni ’70 ed ’80 come il volano della riscossa, il superamento dei tradizionali steccati tra il “Cuore antico” e le membra delle vecchie borgate, a lun-go prive delle più elementari strutture di convivenza, stremate dall’abusivismo e dal disagio sociale. Si discute a lungo sulla priorità di procedere ad espropri da parte della mano pubblica, per separare i rischi di compromissioni tra la proprietà e l’atti-vità edilizia. Si vagheggia un’intera rete di insediamenti dell’Amministrazione statale e La Rustica, a Centocelle e al Tiburtino. Si siglano documenti d’intesa tra i vari livelli di governo, si fanno leggi speciali, gli obiettivi paiono tutti radiosi e vicini. E poi… Lo scenario cambia repentinamente. Svanisce la concentrazione, ciascun Ente ripiega sulle proprie convenienze. Tarda-no gli investimenti nelle grandi infrastrut-

Fatti & misFatti |

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| Fatti & misFatti

Una sentenza stravolgente, le gri-da alla corruzione, perizie scien-tifiche sbagliate, la battaglia tra i

tabloid britannici (la Kercher era londinese) e quelli statunitensi (pro Knox), libri, film e chi più ne ha, più ne metta. Queste e altre cose hanno accompagnato il processo e i fat-ti scaturiti dall’omicidio di Meredith Kercher avvenuto il 1° novembre 2007 all’interno della casa che la giovane studentessa inglese condivideva a Perugia con altri studenti. Tra questi, Amanda Knox e Raffaele Sollecito, i due imputati principali, oltre a Rudy Gue-de, che alle 21 circa dello scorso 3 ottobre sono stati assolti dalla Corte di Assise di Ap-pello di Perugia per non aver commesso il fatto. Questa sentenza ha sostanzialmente capovolto l’esito della precedente, soprat-tutto grazie a nuove perizie scientifiche, già richieste, ma non ottenute in primo grado che dimostrano l’estraneità della Knox e di Sollecito ai fatti. Sul caso che ha fatto parla-re di sé tutto il Belpaese si è espresso a circa un mese dalla sentenza di appello il celebre

e film sul “caso Meredith” è chi sia la vitti-ma principale, la stessa Meredith Kercher. È morta una ragazza e questo non può passa-re in secondo piano rispetto a pettegolezzi e thriller vari. Una sentenza non riporterà ai genitori la figlia assassinata. Resta il fatto che se anche la Corte di Cassazione, alla quale la Procura della Repubblica di Perugia ha an-nunciato ricorso, confermerà l’innocenza dei due ragazzi, costoro pure saranno vittime della vicenda (giuridica), per aver scontato una pena a loro ingiustamente inflitta.E Rudy Guede? Per ciò che riguarda la persona di Rudy Guede, egli è stato accusato di omicidio in concorso di ignoti, che tali sono rimasti anche a seguito di questa sentenza e riten-go che costui sia l’unico che potrebbe dire la verità. La sentenza emessa il mese scorso si basava su perizie scientifiche che confuta-vano le prove precedenti, poiché erano stati analizzati reperti poi definiti “contaminati”. Come mai le ricerche della Scienti-fica sono state condotte in maniera così anomala? Rientra nella capacità inquisitoria tipica italiana. Quando si parla di terrorismo si interrogano i pentiti, quando di mafia i col-laboratori di giustizia e ancora si dà troppo peso alle intercettazioni telefoniche. Bisogna capire che non ci si può più basare solo e principalmente su prove del genere. Si dia il giusto peso ai vari R.I.S. ma usando una strategia precisa, compiuta, organica e va-lida. Le indagini sono fondamentali per la risoluzione dei casi come questo. Personal-mente, ritengo inopportuno il trasferimento delle indagini ai p.m. avvenuto col nuovo codice di procedura penale. Si deve lasciar agire gli organi creati apposta per queste funzioni. Il magistrato dovrebbe vigilare so-lamente sulla legalità della conduzione del caso da parte dell’organo di polizia addetto ai lavori, proprio come accade in Inghilter-ra, per esempio. Prendendo sempre come esempio gli Inglesi, loro dichiarano un caso chiuso per insufficienza di prove dopo circa un mese di indagini. Ancora, non esamina-no minimamente prove contaminate, come invece è successo più volte nel nostro Paese.Insomma, più precisione e organicità nella conduzione delle indagini, alle quali deve essere attribuita la maggiore importanza. A detta dell’Avv. Marazzita si dovrebbe parti-re da questo per la risoluzione di qualsiasi caso.

erugia, il coupe de theatreL’illustre avv. Marazzita commenta la vicenda a un mese dalla sentenza di Appello_ Intervista di Tommaso Travaglini

Avv. Nino Marazzita, penalista che ha preso parte ad alcuni dei casi tra i più scottanti de-gli ultimi decenni (Pacciani, Pasolini e Moro per citarne alcuni).Come mai questo capovolgimento di fronte nella sentenza di appello? I capovolgimenti totali delle sentenze esi-stono in quanto proprio a tali scopi è sta-to previsto il grado di Appello. Non sono stravolgimenti, essi rappresentano il modo migliore per arrivare a una sentenza certa, che risponda alle domande a cui non si è potuto rispondere in primo grado. Un tota-le capovolgimento di giudizio avvenne an-che nel notissimo “caso Andreotti” a parti, però, invertite. È fisiologico, è nella natura del processo giudiziario previsto dal nostro ordinamento.L’intromissione dei media in questa vicenda è stata più massiccio del solito, tanto che c’è chi ha detto che la scarcerazione sia dovuta a pressioni mediatiche. Come giudica l’intervento continuo dei mass nelle vicende giudiziarie di tale sorta, non solo a livello naziona-le, ma anche fuori patria? Noi Italiani siamo abituati a questo genere di cose. I media cercano, come sempre, la sto-ria, lo scoop condito con retroscena che non si fermino ai fatti giuridici e in questo caso erano stati belli che serviti anche dall’estero.

Non fu di poco conto, per esempio, l’in-tervento della Sig.ra Clinton, che si dis-se decisa a verificare ogni timore sull’ir-regolarità del caso, in seguito all’accusa nei confronti della Knox: parliamo del-la seconda persona più importante del pianeta! Quello che però non bisogna dimenti-care è che dietro alla storiella, ai libri

| Meredith Kercher

| Amanda Knox

Raffaele Sollecito |

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Novembre ‘11 | Nuove Proposte15

a tu Per tu |

uando i lavoratori erano tutelati…L’ avv. Michele Arditi di Castelvetere sulla probabile deroga dell’art. 18 _ Intervista di Priscilla Rucco Buzzantro

18 dello statuto dei lavoratori è il tentativo di adeguare il Paese alla nuova realtà sociale. La nuova nor-ma è stata inserita in quello che è il piano governativo finalizzato al rilancio dell’economia. Secondo il governo le modifiche all’art. 18 sa-ranno utili per aumentare l’occupa-zione. Ciò comporta minori tensio-ni sociali, aumento della domanda, maggiore circolazione della moneta e quindi dell’economia. I sindacati vedono la norma come un attacco ai diritti dei lavoratori. Ciò però si scontra con una idea di una parte della si-nistra (partito radica-le) che nel 2000 propose di eliminare l’art. 18 proprio per i motivi che sostengono l’idea governativa. Venne addirittura richiesto un refe-rendum. Ma non si raggiunse il quorum dei votanti. Gli ita-

Con la deroga dell’ ar-ticolo 18 dello statu-to dei lavoratori cosa

cambierà?Facciamo una premessa. La legge n. 300, cioè lo statuto dei lavoratori, fu promulgata nel 1970 di fronte ad una condizione sociale ed economica del Paese che oggi è profondamente cambiata. L’Italia è oggi integrata in una comu-nità europea globalizzata. All’epoca era coinvolta nel periodo caldissimo che seguì il ’68. La deroga all’art.

liani intesero le cose diversamente da come quella sinistra le intendeva. Per capire le cose prima di quella modifica il lavoratore era licenzia-bile solo per giusta causa o per giu-stificato motivo. La giusta causa è legata al grave inadempimento del lavoratore ai suoi doveri (a titolo esemplificativo: assenteismo, atti co-stituenti reati a danno del

erugia, il coupe de theatre

| avv. Michele Arditi

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| a tu Per tu

stificato il li-cenziamento poteva rivol-gersi al giu-dice del lavo-ro. Ma solo se

l’azienda ha una dimen-sione tale da occupare più di 15 dipen-denti il la-voratore può chiedere di es-

sere rein-t e g r a t o

se il li-cenzia-m e n t o è stato

c o m m i n a t o al di fuori della

previsione della legge, altri-menti è previsto solo un indennizzo. Perché la modifica dell’art. 18 potrebbe favorire la crescita delle aziende? Per prima cosa occorre pensare a quelle piccole aziende che pur aven-do bisogno di ulteriori dipendenti non assumo per il timore di superare

quella soglia e subire la limitazione al licenziamento imposto dalla legge vecchio testo. Il governo ha preferito che vi siano più posti di lavoro con minore garanzia che la garanzia di essere disoccupati. Minore garanzia perché il comportamento ingiusto del datore di lavoro rimarrà punito con l’obbligo di versare quella in-dennità. Ciò è una prospettiva migliore ri-spetto a quella che è la tendenza at-tuale. La maggior parte delle aziende as-sumo “a progetto”, oppure “a termi-ne” e quando finisce il contratto non devono versare alcuna indennità. Il lavoratore, normalmente un giova-ne, torna a casa disoccupato. Punto e basta. Le banche non erogano mu-tui e le finanziarie non concedono prestiti. Il lavoro precario non offre garanzie al lavoratore, figuriamoci agli enti finanziari. Con il nuovo testo dell’art. 18 rima-ne la garanzia di legge in favore del-la lavoratrice, per esempio in con-comitanza di matrimonio, durante il periodo della gravidanza o della fruizione del congedo parentale.

datore di lavoro, ecc.) mentre il giu-stificato motivo è legato al momento di crisi dell’azienda (riduzione del personale per crisi economica e ridu-zione del fatturato) od a riassetti (si pensi all’esubero di personale dopo incorporazioni, cessioni di ramo di azienda).La tutela dell’art. 18 prevedeva che il lavoratore se riteneva ingiu-

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vita Da CloCHarD |roma by NigHt |

I Vip e i loro animali raccontati dalle foto di Marcella Pretolani allo Spazio Novecento

Anim’Ali, Le Ali dell’Anima”, una love story

scriva insieme a lei, attentis-sima e con tanto di zampetta sul computer. “Amo la mia Simona più di qualsiasi fi-danzato che ho avuto, lei mi ha cambiato la vita, non mi molla un attimo, sta sempre

con me e non mi ha più fatto soffrire di solitudine: l’ho voluta chiamare Simo-na in onore della Ventura, mia grande amica con cui ho lavorato quattro anni a Raidue a Quelli che il calcio e...”, ha spiegato la Sassone. In posa, anche Mas-simo Marino, presentatore di ViviRoma Television, con la piccola di casa: l’ama-

Onore alla fotografa di rango Marcella Pretolani che in soli due mesi ha messo in posa

ben 50 personaggi (più o meno famosi), raggiungendoli in ogni dove tra mari e monti, per immortalarli con i loro ani-mali domestici nel modo più naturale e intimo possibile. Cani, gatti, caval-li, pappagalli e persino tartarughe. Ha riscosso un enorme successo la mostra “Anim’Ali, Le ali dell’anima”, inaugu-rata con un grande happening mondan-mangereccio allo Spazio Novecento, all’Eur, organizzato da Fabrizio Pacifici. Marcella Pretolani è riuscita ad eviden-ziare attraverso i suoi scatti d’autore la simbiosi che si crea nel rapporto tra due

“specie” solo apparentemente distanti tra loro, l’uomo e il suo amico a quat-trozampe. “Ho ideato questo progetto per contrastare fenomeni beceri di com-portamento sociale come la violenza e l’abbandono, ma anche per dare visi-bilità a tutte quelle realtà che si impe-gnano quotidianamente per garantire ai randagi la stessa dignità di cui godono i loro simili più fortunati”, spiega Mar-cella, che con la sua mostra ha aiutato l’Associazione Diritti e Difesa dei Ran-dagi e dell’Ambiente di Aprilia. C’è da rimanere incantati dinanzi agli scatti di Marcella, che è riuscita a cogliere lo stretto legame, le similitudini e l’amo-re che unisce gli esseri umani e il loro “figlioletto” a quattrozampe. Diverten-tissima la posa della giornalista e opi-nionista tv Gabriella Sassone (che è pure mia sorella, non per nulla): Gabriella ha posato mentre scrive al computer sul suo letto, circondata da copie della ri-vista “Eva 3000” con cui collabora, con accanto sua “figlia” Simona, che pare

tissima tartaruga Rughi. Alessia Fabiani è stata fotografata con i suoi 3 chihuaua; la cantante Giò Di Sarno con il suo ca-vallo. Immortalati dalla Pretolani con i loro amati animali, anche Luca Ward, Enio Drovandi, Vincenzo Bocciarelli, Sylvie Lubamba, Virginie Marsan, Mar-

co Vivio, Amedeo Goria, Leda Battisti, Maurizio Mattioli, la gieffina Rajae Bez-zaz, Tony Malco (conduttore di “Confi-denze Notturne” su Radio Centro Suono Sport), Floriana Secondi, il calciatore Marco Del Vecchio, Massimo Wertmuller e via svippando.

Gabriella Sassone e Ennio Drovandi |

| Marcella Pretolani e Alessia Fabiani

Giò di Sarno e Fabrizio Pacifici |

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| roma by NigHt

Quando le serate mondane diventano una lotta all’ultima forchetta

a fiera delle vanitàsia sicuro che ci sia qualcosa in tavola. Per non parlare di alcuni giornalisti e presunti tali che prima di decidere se andare o non andare ad una serata si informano se c’è la cena. Seduti, magari serviti e riveriti è meglio. Spesso gli invitati e gli auto.invitati non portano neanche un regalo, oppure ne riciclano uno (piccole cose, una bottiglia di vino, un foulard, un oggetto da banca-rella). Altri, così furbi e mattacchioni, se il regalo non lo offrono, magari riescono a sottrarlo tra quelli consegnati al festeggia-to e da questi accumulati distrattamente in qualche angolo della sala. E non par-liamo delle gomitate,della lotta per accapparrarsi l’ultima forchetta, dei piatti sporchi (quando ci sono) la-sciati dove altri stanno mangiando. Bisogna lodare quelli che all’età di quarant’anni hanno deciso di non festeggiare più i compleanni. E con

questo sono serviti manager e commessi, dame e cavalieri, matusa e imberbi, nobili e plebei.Chi esce da questo trend con signorilità e originalità? Sicuramente Emilio Sturla Furnò, press-agent dai modi da princi-pino, consigliere e amico di volti noti, da Vittorio Cecchi Gori a Samia Abbary, neo conduttrice di “Non solo moda” su Canale 5. Che non ti è andato a scovare il buon Emilio per festeggiare i suoi 40 anni? Ma un atelier nel cuore di Roma, in piena Piaz-za di Spagna: l’atelier della stilista Giada Curti, sua grande amica. E’ vero, per arri-varci bisogna sfiorare strade intasate e fino a qualche momento prima off limits causa Ztl, nonché una intangibile isola pedona-le attorno alla famosa Colonna, e bisogna arrampicarsi per un tratto della scalinata che conduce aTrinità dei Monti... ma una volta arrivati ne vale la pena! Perché, sep-pure le sale dell’atelier sono gremite di abiti

La Vip-mania contagiatutti: gli scalpellini dopo gli scultori, i barbieri dopo i parrucchie-

ri, gli osti dopo gli chef, i pizzaioli dopo i panettieri, gli ambulanti dopo i gioiellieri, le sartine dopo gli stilisti. Il fenomeno è in crescita. Non è uno scherzo. Un virtuoso del rasoio offre ogni anno un party-gelato nel suo saloon, pardon, nella sua barberia

vicino Piazza Navona. Uno chef televisivo organizza un mega-dinner nel maestoso giardino del Momò Repu-blic di Alberto Salerno per presentare un manuale di ricette. Un sedicente press-agent (se ne moltiplicano tutti i giorni, senza alcun titolo, senza un certificato, senza una garanzia) carpi-scono la buona fede di un locale, prospettano favolo-si successi, incremento di clienti, balzo degli affari e ottengono una serata dove gli ospiti invadono locali insuf-ficienti, entrano di prepotenza in barba a un’improbabile e inaffidabile lista di invi-tati, si travolgono gli uni e gli altri per affer-rare l’immancabile bicchiere di prosecco, per dirigersi subito dopo dove si pensa di impadronirsi di una ciotola che contiene un cucchiaio di riso o di cous-cous in attesa del taglio della torta con le immancabili can-deline, che tutti vorrebbero spegnere, tutti vorrebbero piazzarsi a fianco del festeggia-to per figurare nella fotografia di rito. A queste pseudo feste, in genere di comple-anno, maanche per altre occasioni (tanto c’è il Pantalone di turno che paga!), ci sono abbonati fissi, che spiano gli eventi, ricevo-no una soffiata da amici,evitando così di fare la spesa, di apparecchiare la tavola e di accendere il gas in casa propria. Un se-dicente pittore che dice di abitare a Cam-po de’ Fiori non “buca” un evento, purchè

e non puoi distinguere tra modelle, sartine, proprietarie, commesse, camerieri e inser-vienti, alla fine puoi stupirti di tanta ele-ganza e di come le dame siano accorse da ogni parte di Roma con eleganti toilettes, affrontando il primo freddo della stagione. Cibo rigorosamente vegetariano offerto dal Margutta RistorArte di Tina Vannini, e per-sino un corner-beauty, dove tutte le signore si sono potute far fare (gratis) la manicure. Davanti a una sorta di schermo, il buon Emilio, in rilucente giacca di seta nera, si è fatto fotografare a più riprese con le belle di turno (fossero mannequinn, attrici, at-

tricette o aristogirl), mentre la massa degli affamati si lanciava alla ricerca del tavolo della ristorazione posto proprio nell’ultima saletta, in modo da far crescere in modo vertiginoso la fase e la sete, acuite dal desi-derio, dalla ricerca spasmodica e dall’attesa in fila. Cravatte, bottiglie pregiate di liquo-ri, foulards, braccialetti, persino un mega tv al plasma, i regali che il festeggiato ha ricevuto e sistemato dietro lo schermo. E. dulcis in fundo, il festeggiato ha cantato al microfono con la sua bellavoce. Tra la folla di amici, i soliti presenzialisti che non bucano unhappening manco se viene il ter-remoto e che ormai i paparazzi sono pure stanchi di flashare. Inutile citare le Dany, le Antonelle, le Betty, le Franche, le Giade, le Marie, le Janet, i Guglielmi, i Giuseppe, e via elencando tra il mejo del generone romano. Un signorile “imbucato” storico con tanto di laurea, tenuto d’occhio da tut-ti i bodyguard per la sua abilità di evitare ogni controllo, era stato avvertito dal tam tam che non ci sarebbe stato spazio per lui. Quindi, inutile tentare. Così si è consolato nelle vicinanze con due panini al bar e un bicchiere di vino rosso. Cattivo, ma offerto. Così va la serata. L’importante è sentirsi Vip. Soprattutto quando non lo si è (e non lo si sarà mai!).

| Danni Mendez, la contessa Dani del Secco D’Aragona e un’amica

Emilio Sturna Furnò con le amiche |

Gold, il dress-code della serata|

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soCieta’ |

Diritto di voto concesso alle donne, ma per la vera emancipazione è ancora presto _ di Fabiana Ermete

rabia Saudita, la scalata sociale rosa

valore per le elezioni avvenute il 29 set-tembre (il governo ha sostenuto che non si potevano ottenere seggi separati in così breve tempo) e quindi la popolazione femminile potrà andare al voto solo tra 4 anni, per scegliere la metà dei candidati che la rappresenterà nei consigli munici-pali (l’altra metà sarà scelta dal re). Que-sta notizia è stata accolta con entusiasmo e viene divulgata come uno straordinario episodio progressista: è triste però, rea-gire in questo modo, dopo aver ottenuto

25 Settembre 2011. Il re Abdullah bin Abdul Aziz, da-

vanti al Majlis al Shura (ovvero il consiglio consultivo) finalmente riconosce il diritto di voto alle don-

ne dell’Arabia Saudita; le donne, potran-no anche far parte della Shura ed essere eleggibili alle urne dei consigli municipali. Questo riconoscimento però, non ha avuto

quello che dovrebbe essere un diritto civile garantito e indiscutibile, di tutte le donne del mondo. Purtroppo in Arabia, le cose “normali” sono sogni proibiti: addirittura le donne non possono viaggiare, sottopor-si ad interventi medici o lavorare, senza il consenso di un uomo. Ed è severamente proibito persino guidare un’automobile: proprio questo è stato alla base delle pro-teste delle donne arabe nei mesi di Maggio e Giugno 2011, quando delle “coraggiose temerarie” pubblicarono video che le ritra-evano al volante, su facebook ed altri so-cial network, rischiando persino l’arresto. La condizione delle donne arabe è quindi ancora amara, forse, con questa “genero-sa concessione”, il governo sta tentando solo di ricrearsi un’immagine davanti al pubblico mondiale, forse per scrollarsi di dosso le accuse o per placare le proteste in corso. Si può d’altronde sperare che, entrando a far parte della Shura, le don-ne partecipino attivamente alle nuove ri-forme, e quindi all’abbattimento di tutti gli altri divieti che lo Stato conservatore

| Donne con il burqa

Gold, il dress-code della serata|

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| soCieta’

gli impone. Allora speriamo davvero che il mondo arabo diventi presto “ una pen-tola a pressione in cui, senza colpo ferire, le giovani pretendono nuove opportunità, non accettano discriminazioni e non si accontentano” come sostiene la scrittrice Hanan al-Shaykh, sessantacinque anni oggi ed autrice di libri che illustrano quel-la che era la condizione femminile araba, qualche anno fa. Non bisogna considerare il diritto di voto come un qualcosa con-

Iran, carcere e frustate per un¹attrice

Applaudite, insultate, fotografa-te, giudicate. La vita delle attrici non è sempre facile. Ma stupisce quella di Marzieh Vafameher, alle prese con un film coprodotto con l¹Australia che proprio non va giù

alla sua terra natia, l¹Iran. Per aver interpretato il ruolo di protago-nista nella pellicola del marito Granaz Moussavi, “My Teheran for sale”, sulle difficoltà che incontrano gli artisti nella repubblica isla-mica, l¹attrice è stata condannata a un anno di carcere e a novanta frustate. Già era stata arrestata lo scorso luglio a causa del film ma ne era uscita pagando la cauzione. Ora l¹avvocato di Marzieh ha fatto ricor-so mentre l¹opinione pubblica si è appassionata alla notizia diffusa inizialmente da un sito internet di opposizione, ma oggi sulla bocca di tutti.

Beatrice de Sanctis

cesso dalla clemenza del re, non si può regalare ciò che ci dovrebbe già apparte-nere a priori; però potrebbe essere la pri-ma tappa di un lungo percorso, quello che mira all’emancipazione femminile non solo in Arabia Saudita, ma anche in altri paesi del medio Oriente, dove le donne si ritrovano vittime delle stessa società in cui vivono e dove chi dovrebbe tutelarle, è in realtà il primo a condannarle.

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soCieta’ |

a Divina

disse Arbasino i titoli famosi di reperto-rio per il confronto con le grandi gene-razioni precedenti (Lucia di Lammev-moor, Andrea Cheinier, la Sonnambula, Traviata, Norma, Il Barbiere di Siviglia, Fedora, un ballo in maschera), poi al-tre richiamate in vita perché finalmente potevano essere onorate dall’interprete adeguata: Alceste, Gluck, La Vestale di Spontini,direttore prima regia di Luchi-no Visconti alle scene e costumi di Piero Zuffi, in apertura della stagione ’54-’55; il Turco in Italia di Rossini, direttore Ga-vazzeni, regia, scene e costumi di Franco Zeffirelli nel ’55; Anna Bolena, di Doni-zetti, direttore Gavazzeni, con un fasto-so, geniale allestimento di Benais e regia di Visconti nel ’57; Ifigenia in Tauride di Gluck, stesso anno, altro successo della coppia Visconti-Benois; Il Pirata di Bel-lini, direttore Votto, scene e costumi di Zuffi, regista Franco Enriquez, nel ’58; e il Poliuto di Donizetti, direttore Votto in apertura della stagione ’60-’61, l’ul-tima inaugurazione legata al nome del-la Callas. Giuseppe di Stefano, Franco

Corelli, Mario Del Monaco, Gianni Rai-mondi furono i partner smaglianti della grandissima Maria. L’eccezionale estensione della gamma e non meno eccezionale facoltà di eseguire

Maria Callas (n. d. è di Ilaria Kalogeròpoulos) nata a New York il 3 dicembre 1923

e morta a Parigi (16 settembre 1977). Soprano statunitense di origine greca. Impostasi al teatro della Scala di Mila-no (1947). E Ghiringhelli puntò sulla Callas, la quale aveva esordito alla Sca-la proprio in sostituzione della Tebaldi in Aida, nel febbraio 1950. La Tebaldi venne chiamata per la Wally del 7 di-cembre d’apertura diretta da Giulini. La stagione non si inaugurava più a Santo Stefano. Dal ’51, con “i Vespri siciliani”, la Scala aveva cambiato santo e aveva scelto come data iniziale dei propri cicli operistici la festa del patrono di Mila-no, Sant’Ambrogio, 7 dicembre. Subito dopo il 10, andava in scena la Medea di Cherubini con la Callas. E fu quella la vera inaugurazione. Le scelte della Scala erano fin troppo scoperte, a favore della Callas. Con Medea iniziava l’epoca della leggenda Callas, degli spettacoli costanti della Scala su misura per la voce multi-pla, per il suo “stregonesco canto” come

Amarcord sulla grande cantante lirica Maria Callas_ di Iwona Grzesiukiewicz

La cantante Maria Callas |

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| soCieta’

parti di pura agilità con una voce vo-luminosa, squillante e di timbro scuro. Maria Callas era arrivata a Medea fisica-mente trasformata: aveva perduto tren-ta chili, era diventata una bella donna. Come aveva fatto? L’aveva aiutata un medico svizzero. “Lei l’aveva ascoltato, così una sera era andata da lui per un brindisi a base di ghiacciatissimo cham-pagne francese. Solo che nella coppa galleggiava qualcosa e la Callas si inne-stò da sé il parassita dimagrante”. Con Medea nasceva la seconda Callas, quella passata alla storia. Aveva tutto, l’arte e il fisico, per essere amata. Meneghini

era chiamato “il marito fortunato della diva”. Certo, per lei un periodo di glo-ria. “fu un caso unico nel suo repertorio: nella Callas, testo, musica, brio erano presenti al massimo livello” diceva Car-lo Maria Giuliani.Trionfi di ogni opera, con scandalo fina-le a Edimburgo. Maria Callas rinunciò all’ultima recita di “Sonnambula” per correre a Venezia a una festa di Elsa Maxwell, la prima pettegola d’America. Gli scozzesi non volevano rassegnarsi a perdere la divina che si dichiarava stan-ca: il sindaco di Edimburgo, presidente del Festival, chiese la visita di un medi-

co fiscale. Ma la Callas partì. La sostituì Renata Scotto.Scoppiò un altro scandalo, più clamo-roso di quello di Edimburgo. Spettacolo inaugurale “Norma” di Bellini all’ope-ra di Roma, presente il Capo di Stato Giovanni Gronchi 2 gennaio 1958. La divina abbandonò lo spettacolo dopo il primo atto: la sua “casta diva” non con-vinse, dal loggione qualcuno gridò “ci costi un milione” e lei, inviperita, pian-tò in asso tutti fuggendo dal passaggio segreto del Teatro Nazionale. Nell’aprile ’58 a Milano per la ripresa di Anna Bo-lena trovò un’atmosfera gelida. Callas riuscì a vincere l’ostilità del pubblico scatenando intere esclamazioni. Can-tò subito dopo ne “il Pirata” di Bellini accanto a Corelli. Una nuova interpre-tazione passata alla storia del canto, un’ovazione immensa. Ma le recite del Pirata furono anche serate di addio alla Scala. Tre anni nei quali, sempre più presa dai giochi mondani d’alto ---(?), andava incontro al suo destino, lascian-do Gian Battista Meneghini, il maturo industriale veronese che le era stato ma-rito, padre, accompagnatore, agente, per abbandonarsi all’abbraccio dell’uomo più ricco del mondo: Aristotele Onassis, greco come lei.Ma andò incontro anche a inaspettate, disastrose delusioni. Cantò al Metropo-litan, a Parigi, Londra, Madrid, Am-burgo, sollevando nuovi clamori, sem-pre seguita da ammiratori milanesi. La scala riebbe Maria Callas nel Poliuto di Donizetti, 7 dicembre 1960. Fu una serata storica, di eccezionale risonanza mondana. La Callas apparve affaticata, ormai in declino. Erano venuti ad as-sistere al rientro della divina Aristotele Onassis, i principi di Monaco, la Begum, Elsa Maxwell, Paulette Goddand. Maria Callas ritornò ancora alla Scala per cin-que recite di Medea di Cherubini, tre nel dicembre 1961, due tra maggio e giugno 1962. Fu il congedo definitivo del pub-blico della Scala. Da allora, ogni opera che ha avuto il dono della voce della Callas è entrata in una lista d’attesa, l’attesa di una nuova Callas.16 settembre 1977, la scomparsa im-provvisa di Maria Callas a Parigi, nel-la sua casa in Avenue Mondel, 53 anni. La Scala la ricordò con affetto un mese dopo. Ogni spettatore si portò a casa un ricordo prezioso: un disco, stampato per l’occasione in cui sono raccolte arie fa-mose.Maria Callas è diventata una figura mi-tica della storia dell’opera.

Liz a Roma: il suo museo alla taverna Flavia

Liz a Roma ha lasciato più di un ricordo,qualcosa di più di un ricor-do, impronte, orme. Più che una fotografia. O diecine di foto. Tutte autografate. Ha lasciato un cimelio. Qualcosa di sé. Un paio discarpette di un piede piccolo come lo avevano le donne quaranta-cinquant’anni fa. Sono incorniciate alla “Taverna Flavia”, stori-co ristorante de la “Dolce Vita” felliniana quanto Hollywood sul Tevere era la Capitale del Cinema nel mondo,set all’aperto con i Fori, il Colosseo, Via Veneto. E La Taverna Flavia, nel cuore della Roma Umbertina, di fronte ai grandi ministeri dell’eco-nomia, del tesoro, del lavoro e nei paraggi dei più grandi alberghi, era la meta, il punto di ritrovo, l’ufficio, la seconda casa, di attori, attrici, registi, scrittori. Insomma di tutto il bel mondo che ruotava attorno all’industria del celluloide e costituiva la fauna, il pasto delle cronache mondane con i racconti delle loro crono-foto avventure, dei loro amori, dei litigi, dei pettegolezzi. Liz qui, a differenza di tanti altri attori e attrici che hanno lasciato foto con dedica, ha voluto do-nare quel simbolo, pegno di amicizia e di gratitudine per il locale che aveva indovinato i suoi gusti culinari e che era al tempo stesso rifugio, sosta, angolo discreto per l’intesa, le baruffe, le liti e le riconciliazione con Richard Burton. Come è nato questo amore pieno di rispetto e di devozione tra la grande diva americana e il giovane oste italiana, MimmoCavicchia, lo racconta quest’ultimo in persona nella biografia “E le stelle stanno a mangiare”, scritto in modo brillante dalla giova-ne scrittrice, nonché nipote, Franca Foffo, con la prefazione del prof. Tullio Gregory, accademico dell’Enciclopedia italiana.Alla notizia della scomparsa di Elizabeth la Taverna Flavia è piom-bata nel lutto. Avrebbe voluto chiudere, come si fa quando muore un parente. Ma subito sono accorsi tanti vip dal mondo dello spettacolo, dellosport (Roma e Lazio sfogano qui entusiasmi e delusioni) venuti come per consolarsi reciprocamente. A tutti Mimmo ha confidato di aver inviato fiori per il funerale di Liz, quei fiori che lei tanto amava. Ha lasciato intendere con aria misteriosa che ci sarà una sorpresa dall’America. Ha rievocato qualcuno tra gli episodi più gustosi, ha descritto i gusti della diva, le sue malinconie, ha confessato la pro-pria devozione per lei e l’antipatia per Richiard Burton. “L’ho sempre visto in preda ai fumi dell’alcool. E’ geloso dei rapporti che ho con Liz, sono il suo confidente. Ho tappezzato il locale delle sue foto e ho incorniciato i sandali turchese, misura trentasei, che mi ha regalato. Ne sono orgoglioso e mi pavoneggio con i clienti. Oltretutto con lei il mio locale è volato come sognavo”. E oggi è una meta mondiale.

Dimitri Sassone

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Una finestra sul negozio di abbigliamento che esprime fiducia_ di Beatrice De Sanctis

pecialisti nel vestire

gante, soprattutto per uomo ma anche per donna. A 30 metri dal negozio vero e proprio ce n’è un altro gestito dalla sorella di Giulio, creato apposta per le taglie conformate e ispirate alla moda femminile e chic: tra le griffe presenti Elena Mirò, Luisa Viola e la collezione di Per Te by Krizia.Oltre, infatti, a trovare più dei trenta

marchi migliori in commercio, come Armani, Belstaff o Trussar-di, il cliente scopre il negozio di fiducia dove ottenere anche il ser-vizio su misura industriale, con la possibilità ormai rara di scegliere tessuti e colori particolari e con-formati alle proprie necessità. Valorizzare se stessi indossando il capo giusto èpossibile anche gra-zie all’aiuto di chi ha l’esperien-za per capire ciò che si vuole. E si finisce per trovare il negozio di fiducia.. per poi non abbandonar-lo più.

Ai tempi d’oggi serve passione. E nel campo dell’abbiglia-mento c’è chi la coltiva da 50

anni. Il signor Giulio e il fratello Luca hanno portato avanti l’attività del padre rendendo il negozio Ottavio Medori uno dei fiori all’occhiello di via Tiburtina. Il cliente viene accolto in un ambiente tranquillo e distinto che si snoda su tre

piani allestiti con cura; non viene la-sciato a se stesso ma guidato, con one-stà, nella scelta del capo più adatto alle proprie esigenze. Il cliente entrando da Medori cerca sicurezze e trova garanzie di qualità su prodotti medio fini e alti, per uno stile casual o elegante. Senza dimenticare l’ottimo rapporto qualità – prezzo.Il signor Giulio ci svela le tendenze au-tunno/inverno proponendo dei tessuti lavati e dal tocco vintage, con ritorno alla fibra pura della lana e del cotone. I colori andranno invece dal cammello ai marroni, dai grigi ai blu.Da Medori la merce viene esposta per settore, tornando a quella disposizione tipica degli anni 70’/80’ che oggi giova in praticità. È possibile scegliere il pro-prio look spaziando dal casual all’ele-

Vasto assortimento del negozio |

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uro-cultura a portata di clicksia interessato alla ricerca applicata al pa-trimonio culturale; docenti universitari, ri-cercatori, gestori del patrimonio culturale, studenti, insegnati, finanziatori e decisori politici. Uno strumento per informarsi su progetti innovativi che spaziano dall’uso del laser per indagini sui dipinti a grandi progetti archeologici, come quello sull’anti-

co sito romano di Porto, e via via a tutte le innovazioni per conser-vare e valorizzare il patrimonio

culturale europeo. Interventi che avranno ulteriore sviluppo con la “Joint Programming Iniziative on Cultural Heritage and Global Chage: a new challenge for Euro-

pe”, in cui saranno coinvolti, oltre ai paesi europei, anche altre nazioni

quali Stati Uniti, Canada, Israede, Bra-sile, Russia, India, Cina. Iniziative sempre condotte dai ministeri italiani MIBAC e Miur. Per ulteriori informazioni consultare i siti del Net-Heritage e Heritage entrambi in lingua inglese.

Si è concluso, con un bilancio posi-tivo, il progetto NET-HERITAGE per la tutela, la conoscenza e la

salvaguardia del patrimonio culturale eu-ropeo; iniziativa voluta e finanziata dalla Commissione Europea per la Direzione Generale della ricerca il 1 ottobre 2008 e affidata al Ministero per i Beni e le Atti-vità culturali che, assieme al mini-stero dell’Istruzione dell’univer-sità e della Ricerca, è riuscito a costituire un partenariato di altissimo profilo, coin-volgendo Ministeri, Agenzia e Autorità Nazionali di 14 paesi europei: Belgio, Bulga-ria, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Islanda, Let-tonia, Malta, Polonia, Romania, Slovenia, Spagna. A Roma, presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Complesso Monumen-tale di San Michele a Ripa, si è tenuta il 23 settembre la cerimonia conclusiva, con l’intervento del sottosegretario Giro e di au-

torità e rappresentanti delle varie Nazioni coinvolte ed un bilancio presentato da An-tonia P. Recchia coordinatore del progetto.Molti i risultati raggiunti in questi tre anni e documentati nel Portale del Patrimonio, “Heritage Por- tal”, inaugurato

nell’oc-casione.“Heritage Portal” è una risorsa liberamen-te accessibile on-line, rivolta a chiunque

On-line il nuovo “Heritage Portal”, sito dedicato ai beni culturali_ di Luigi Bernardi

| mostre

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’armonia di MondrianFino al 19 gennaio la mostra al Complesso del Vittoriano_ di Fernanda Annicchiarico

paesaggi naturalistici, fino ad ap-prodare a un simbolismo velato. Ed è proprio quest’ultimo che porta il pittore a una semplificazione, fino all’ossatura, dell’immagine attra-verso l’uso di un colore vivo e talvol-ta steso a zonature o semplicemente accostato, come di regola accadeva nei quadri fauve e divisionisti. Da qui numerosi studi compiuti dallo stesso per rendere essenziali i suoi quadri fino ad arrivare ad un cubi-smo sempre più forte, dopo il suo viaggio a Parigi. Dipinti simili a quelli di Braque e Picasso, figure spezzate e ridotte in semplici forme geometriche. La serie dell’albero ne è un esempio: schizzi, carboncini, tele in cui il pittore segna su car-ta la scomposizione di un soggetto reale fino ai minimi termini. E pro-prio questaricerca di schematizza-zione, stilizzazione e purificazione lo porta ad abbracciare un vero e proprio astrattismo. Abbando-

no delle linee curve e oblique, dei mezzi toni e del superfluo. Tutto all’interno delle sue tele è preciso, ortogonale e senza soggettività. Un ritmo geometrico che si dilaga ver-so l’infinito, oltre la tela, oltre lo spazio circostante, quasi fosse un puntino di un progetto di dimensio-ni enormi. La ricerca dell’armonia perfetta e dell’arte universale: que-sto è Mondrian.

Dall’8 ottobre al 19 genna-io 2012 il Complesso del Vittoriano ospita nelle

sue sale uno dei pittori più impor-tanti del XX secolo: Mondrian. Un Grande Maestro alle volte difficile da comprendere, con un iter perso-nale complicato ma sempre molto coerente. Una breve introduzione e una sintesi delle sue tappe fon-damentali, nella prima parte del-la mostra, permettono anche a chi non si nutre di arte, di compren-dere l’eleganza e la superbia di un genio moderno. Dedito all’arte fin dalla giovinezza, ne ritrova il fine ultimo in un’elevazione spirituale, per mezzo di una semplificazione progressiva dei suoi segni e l’abo-lizione dei mezzi toni. Numerose le influenze che segnano le tappe principali dei suoi “stili”. Il pri-mo grande blocco di opere, di fine Ottocento, segue un realismo, dove la fanno da padroni autoritratti e

uro-cultura a portata di clickmostre |

Alcune opere del pittore |

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inascimento a RomaLa mostra alle Scuderie del Quirinale fino al 15 gennaio_ di Luciana Zanuccoli

Opere fra le più significative di Filippo Lippi (1457- 1504) e di Sandro Botticelli (1445-

1510) si possono attualmente ammira-re a Roma nelle Scuderie del Quirinale fino al 15 gennaio prossimo. L’ampio, elegante spazio espositivo delle Scuderie verrà anche in futuro riservato a mostre di artisti del passato, a personalità sulle quali non ci si sofferma a sufficienza e meritevoli invece di un approfondimen-to per la loro conoscenza.Promossa dalle Scuderie del Quirinale in co-produzione con 24 ORE Cultura

| mostre

– Gruppo 24 Ore, l’esposizione è stata curata da Alessandro Cecchi, direttore della Galleria Palatina di Firenze dalla quale provengono gran parte delle tavo-le per altare e quadri esposti.Quale pittore Filippino Lippi si formò alla scuola di suo padre Fra Filippo Lip-pi che aveva avuto questo figlio per la sua relazione con una monaca, Lucrezia Buti.Morì molto giovane Filippo, quando il figlio era ancora bambino ma aveva avuto l’illuminata intuizione di affidar-lo ad un allievo a lui molto affezionato,

Fra Diamante. Nato nel 1457 Filippino rivelò sin da giovane un carattere intro-verso. Eleganza, equilibrio e un senso artistico innato caratterizzano i suoi pri-mi disegni.Era già un pittore affermato Filippino quando gli fu richiesto dai Padri Car-melitani di completare gli affreschi del-la Cappella Brancacci nella Chiesa del Carmine a Firenze dove avevano dipinto anche il grande Masaccio e Masolino da Panicale.Vien fatto di riflettere su quali pensieri, quali considerazioni abbiano animato l’artista nel trovarsi a dipingere nello stesso convento nel quale il padre era sta-to rinchiuso a soli otto anni di età e pro-babilmente anche costretto, a prendere i voti. Avrà Filippino riflettuto su tali cir-costanze mentre creava i suoi affreschi accanto a quelli bellissimi di Masaccio? Proprio questa opera tanta ammirazione aveva suscitato in suo padre da indurlo a gettare la tonaca alle ortiche per fare anche lui il pittore. L’intensa attività di Filippino Lippi si è, per così dire, un po’ confusa con quella di Botticelli. Critici d’arte che hanno studiato tale situazione sostengono che fra i due artisti vi fu una speciale affinità anche per il fatto che Botticelli era stato collaboratore del pa-dre di Filippino cioè Filippo, il quale gli affidò, fra l’altro, l’esecuzione di piccole parti negli affreschi che fece nel Duomo di Prato. Filippino fu un lavoratore in-stancabile e fra le varie opere eseguite a Roma, ricordiamo la Cappella Carafa a S. Maria sopra Minerva.La mostra comprende anche importanti opere conservate all’esterno quali la Ma-donna Strozzi proveniente dal Metro-politan, la “Musa Erato” da Berlino ed altre ancora.

Quando l’arte nasce dal profondoParla la pittrice Franchina Casella

Al di fuori dagli schemi. Con l’arte e la pittura nel cuore. Una passione che diventa vita. È que-sta Franchina Casella. Una pittrice romana che ha deciso di dedicare la propria vita ad una tanto nobile quanto antica ed ancora affascinante arte: la pittura. Ama la completezza della stessa, il bel-lo assoluto ed in ogni sua espressione traspare l’amore che mette nel restaurare e dipingere le sue opere. Un nome conosciuto, il suo, tanto da

poter ricordare - oltre alle sue numerose personali - un’esposizione nel 1984 con Levi, Guttuso e Monachesi. Nel 1976 viene premiata dalla Rivista delle Nazioni e nel 1980 da Mid times International. Inoltre,come ogni vera artista, ha trasmesso la sua conoscenza tecnica anche ai giovani appassionati dell’Isti-tuto “Santa Maria” di Roma.Qual è il suo rapporto con l’arte?“Ho passione per la pittura e non ho mai venduto i miei quadri, voglio stare in pace con me stessa e sentirmi libera di esprimere ciò che provo nel profondo. Anche le opere sacre che ho restaurato, compresa l’Immacolata Concezione in Vaticano, sono per me non dei lavori, ma dei privilegi. Faccio molto volonta-riato perché nella mia vita non esiste il materialismo, credo di non essere una persona esigente e vivo nella massima semplicità: è questo che mi rende una persona libera.”Quindi per lei, chi è il vero artista?“La gente pensa che l’artista possa materializzare in un’opera tutto ciò che gli passa nella mente, ma io sono convinta che sia, invece, colui che si guadagna la propria libertà tirando fuori il bello dalle cose.”Qual è il soggetto che predilige nelle sue opere?“Il mio interesse è tutto nel cielo, nell’alto: è questo quello che mi attrae. Case e terra non sono i miei soggetti prediletti. Spesso raffiguro le colombe, come simbolo della cristianità e della mia Fede.”Un’artista originale che attraverso le sue tele riesce a trasmettere serenità, entu-siasmo e soprattutto … libertà: il fine ultimo della sua stessa passione.

Intervista di Rosalba Abozzi

| Franchina Casella

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inascimento a Roma l cinema è donna!Dal 27 ottobre al 4 novembre la VI edizione del Festival internazionale del Cinema di Roma_ di Angela Abozzi Cecchetto

La grande festa internazio-nale del cinema di Roma si svolgerà presso l’Audi-

torium della musica, dal 27 ottobre al 4 novembre 2011. Un program-ma che approda con fatica e te-nacia per le difficoltà economiche legate alla scarsità di fondi, forse non equamente distribuiti rispetto ad altre in iniziative del genere.Tuttavia, il gruppo organizzativo affronta con coraggio e competenza la festosa iniziativa per valorizzare almassimo qualità ed economicità. Negare finanziamento e sostegno ad una iniziativa di così alto va-lore culturale non è rispettoso da parte di chilesina nella ripartizio-ne delle spese per il bene comune. Gian Luigi Rondi,presidente del-la Fondazione cinema per Roma, nell’accogliere il mandato, ha con-diviso le linee di lavoro volte alla valorizzazione e sviluppo del cine-

Nitrato D’argeNto |

ma italiano. Per le scelte culturali, artistiche e dell’industria.“Un’edizione in rosa” ha sottoli-neato in conferenza stampa il di-rettore artistico Piera Detassis, considerando la presenza impe-gnativa delle donne nel cinema e la loro spiccata personalità. Il film d’apertura è di Luc Besson “The Lady”. Film ispirato alla figu-ra del premio NOBEL per la pace Aung San Suu Kyi e chiuderà con la pellicola restaurata “Colazione da Tiffany”, in omaggio alla famo-sa attrice Audrey Hepburn. Tra le attrici italiane si festeggeranno gli 80 anni di Monica Vitti e si vedrà il film intervista diSabrina Guzzanti dedicato alla carriera di attrice di Franca Valeri. Della grande regista Liliana Cavani avremo modo di ri-trovare tra i suoi capolavori il film su “Francesco”.Il premio Marc’Aurelio va all’attore

Monica Vitti |

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Nuove Proposte | Novembre ‘11 28

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sessantaduenne Richard Gere, il divo di Holliwo-od da sempre impegnato in battaglie umanita-rie, protagonista di film popolari come “Ameri-ca Gigolo”, “Ufficiale e gentiluomo”, “Pretty Woman”….. Un uomo che non si stan-ca mai di mettere una vastissima popolarità al servizio di chi non può

far ascoltare la propria voce.Un augurio: Che il Fe-stival aiuti a capire il ci-nema nei suoi contenuti valoriali e di apertura ad un futuro di pace.

| Richard Gere e Julia Roberts

| Franca Valeri

Audrey Hepburn |

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Dedicato all’attivista birmana l’ultimo film di Luc Besson che aprirà il festival_ di Dimitri Sassone

spettatori e, quindi, un must anche per i registi occidentali. Ma le regioni più pro-fonde ovviamente risiedono nel coinvolgi-mento emotivo che la storia di Aung San Suu Kyi ha provocato in tutto il mondo. L’attivista birmana, impegnata da molti anni nella difesa dei diritti umani all’in-terno del suo paese, distrutto da un’aber-rante dittatura militare, si è imposta come rappresentante internazionale della non-violenza. Malgrado il riconoscimen-to del premio Nobel per la Pace nel 1991, è stata arrestata più volte e finalmente liberata il 13 novembre 2010. Ad inter-pretare questo ruolo sicuramente non fa-cile è l’attrice Michelle Yeoh. In occasione l’entusiastico passaggio del film al Busan International Film Festival (Korea), l’at-trice ha sottolineato la ragioni delle dif-ficoltà di approccio al personaggio che il film ha comportato. “È stato molto dif-ficile - ha osservato - perché Aung è una donna che lotta per la democrazia, che ha scelto di rinunciare a una parte di sé fin da giovane per proteggere la libertà

degli altri suoi con-nazionali. Credo fosse l’amore a indirizzare le sue azio-ni verso gli altri e a questo mi sono ispira-ta. Ho pen-sato che, q u a n d o siamo ca-paci di fare una scelta del genere, siamo an-che capaci di donare speranza alle altre persone”. Dal canto suo, Luc Besson ha raccontato la genesi di questo progetto. “Un giorno ho dato a Michelle la sceneg-giatura – ha raccontato il regista – volevo sentire che cosa ne pensasse perché pen-

Sarà “The Lady”, ultima fatica del regista francese Luc Besson, ad aprire la VI edizione del Fe-

stival del Cinema di Roma, in programma dal 27 ottobre al 4 novembre all’Audito-rium Parco della Musica. Il che conferma il leitmotiv tutto al femminile che il team del presidente Gian Luigi Rondi ha volu-to dare all’edizione di quest’anno, che ve-drà il suo red-carpet solcato da numerose dive di calibro internazionale, Penelope Cruz e Charlotte Rampling, solo per citar-ne un paio. Se pure fuori concorso, “The Lady” sta creando grossa aspettativa, sia per il grande pubblico che per gli addetti ai lavori. Sarà per la caratura del regista, la cui abilità nel disegnare i personaggi di eroine al femminile, è passata alla sto-ria con titoli come “Giovanna D’Arco”, “Il quinti elemento” e “Angel-A”. Come pure probabilmente per l’amore per le ambientazioni orientali, che sulla scia del cinema asiatico - che da qualche anno a questa parte ha conquistato il pubblico mondiale, stanno diventando care agli

ung San Suu Kyi sul grande schermoNitrato D’argeNto |

Audrey Hepburn |

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| Nitrato D’argeNto

savo potesse essere perfetta per la parte. Ho parlato poi con il produttore e quando ho capito che il progetto sarebbe partito, mi sono messo a piangere. Ho detto che tutto quello che avrei voluto fare nei mesi successivi sarebbe stato questo film. Il resto non mi interessava. Mi ero innamo-rato di questa storia e del personaggio di Aung San Suu Kyi, una donna sorpren-dente che lotta per la democrazia poli-tica e sociale del suo paese. Volevo che il mio film cogliesse questo aspetto della

sua vita e che il pubblico si prendesse del tempo per scoprire la sua storia”. Parole che non nascondo il grande entusiasmo e la passione per la professione del regista e in particolare per storia che racconti-no la realtà - di cui si ha fame oggi forse più di ieri. Parole che infondono rispetto e stima, soprattutto se pronunciate da un regista di successo così navigato. Que-sta, del resto, è la dote che caratterizza la stoffa dei più grandi. Che speriamo, e crediamo, Luc Besson non smentirà con questo suo atteso ultimo film.

Alcune inquadrature del film |

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book |

’anima ‘Nelle tue mani’l nuovo libro di Sofia Riccaboni per riscoprire la spiritualità insita in ognuno di noi_ di Anna Rita Scheri

Basta fare un salto in libreria o essere attenti a ciò che il web ci propone per rendersi con-

to che molti sono i libri che parlano di cambiamento, di spiritualità, di cresci-ta. Dentro questi libri, a volte, ci si per-de su concetti difficili da comprendere, da mettere in pratica. Nel libro di Sofia Riccaboni, invece, ci si perde dentro la vera e propria comprensione del tutto, favorita dalla semplicità con cui certi pensieri vengono espressi. Semplici-tà non significa per questo povertà di contenuto, anzi. Sofia con le sue parole cerca di farci entrare dolcemente an-che dentro il mondo della diversità, del “vedere oltre” di una bimba che non sa come farsi comprendere dagli adul-ti, che invece di aiutarla ad accettare il suo “dono”, lo negano obbligandola a nascondere e a non crescere con equi-librio. Un equilibrio che poi la vita ti porta a cercare, con maggior difficoltà, da adulta. Nelle esperienze sensitive

che Sofia racconta si percepisce tutta la sua ricchezza interiore e il suo profon-do rispetto ecoraggio in ogni cosa che le

si presenta e che affronta. Lei sembra essere il mezzo di comunicazione che le anime cercano, ma non si sente unica in questo perché ci dice chiaramente che ogni persona è in grado di comunicare con la propria anima o con le anime di coloro che non sono più su questa terra. Ci dice anche che “dobbiamo impara-re ad accettare ogni avvenimento quo-tidiano, per quanto duro da superare, come una prova utile alla crescita della nostra anima”.Il libro “Nelle tue mani”, edito dalla Sangel, è dunque un libro per tutti co-loro che vogliono prendere contatto con se stessi, i propri ‘doni’ e la propria spi-ritualità, senza però la presunzione di convincere d’essere la bacchetta magica che possa risolvere i problemi. E’ sem-plicemente un libro che cerca di spiega-re come poter ‘crescere’ tenendo il più possibile lontano il dolore e trovando gli strumenti giusti per adoperarli nel desiderio di volersi ritrovare.

Alcune inquadrature del film |

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oping, l’illusione dei campioniParla Giorgio Bona, autore del romanzo “L’allungo del mezzofondista” _ Intervista di Riccardo Borgia e Andrea Vitale

emergere, ma è schiacciato, non es-sendo capace di rea-gire agli eventi della vita. La nostra socie-tà ti invita a mitizza-re i campioni, ma si dimentica di ri levare che dietro ognuno di loro c’è un’altra vita che non conosciamo. Ecco, i l romanzo ha voluto provare a met-tere in luce proprio questo aspetto.Quale esperien-za ha avuto per scrivere una storia così forte come quella del doping?Nessuna esperienza. Per la ste-sura di questo romanzo, devo ringraziare in primis i l mio caro amico Gianlorenzo Cellerino,

| book

m e d a g l i a d ’ a r g e n -to nella 4x400 a Helsinki nel 1968 con Puosi, Abeti e Fiasconaro. Lui mi ha dato ogni accor-gimento sulle so-stanze pericolose che contaminano il mondo dello sport. Gianni è stato stra-ordinario come at-leta e lo è di più come uomo. Uomo e atleta è una com-binazione difficile da accordare. Lui è

stato prezioso negli insegnamen-ti, un vero professore. Ho capito soprattutto che per arrivare si fa qualunque cosa trasmettendo ai giovani cattivi principi.Quali cause portano al do-

C ome e da come è nata l’idea del libro?Il rapporto tra sport e

letteratura mi ha sempre appas-sionato. Da tempo volevo scrivere una storia ambientata nel mondo dello sport e del mezzofondo in particolare, attività praticata da ragazzo con buoni risultati. Ecco dunque la vicenda di un atleta realizzato nel mondo dell’atletica ma incompiuto nella vita. Dietro i campioni e i miti, infatti , c’è una vita parallela simile a quella da noi condotta nella quotidianità. Così ho presentato i l mondo dello sport come lo avevo immaginato da atleta, quando si raggiungono grandi risultati. Questo mondo, ti schiaccia se non hai i l passo giu-sto e per stare in tema con il l ibro i ritmi giusti. I l protagonista ha i mezzi per

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book |

Alla scoperta del romanzo...

Esiste ancora lo sport pulito? Può un atleta gareggiare e vincere in maniera onesta contando unicamente sulle proprie forze? Interrogativi che sorgono spontanei leggendo “l’allungo del mezzofondista”. Storia di un atleta che ogni giorno con amore, passione, dedizione e soprattutto sacrificio si allena per raggiungere traguardi, vincere ed essere il migliore. L’unico sbaglio di Emil però è fidarsi del suo allenatore. Uomo accecato dal successo e pronto a calpestare la dignità e la serietà dell’allenatore.

R. B. & A. V.

ping, oltre alla voglia di rag-giungere traguardi sempre

più importanti?Come ho detto prima, Gian-niCellerino mi ha dato tut-ti gli accorgimenti sulle sostanze pericolose che contaminano il mondo dello sport, non essendo io un esperto. Lui si bat-te nella roccaforte UISP per educare allo sport i

giovani nelle scuole. In Italia manca una cultura

sportiva, una società come la nostra su questo problema

è arretrata su tutti i fronti.Da che età i giovani iniziano a usare il doping come aiuto

e quale sport maggiormente?A questa domanda mi è difficile rispondere. Io mi sono documen-tato soltanto sugli effetti di alcu-ne sostanze per la stesura del ro-manzo. Posso soltanto dire che lo sport e i l mezzofondo in partico-lare è una formazione di vita. An-cora oggi, frequento il campo di Atletica di Alessandria e correndo con i vecchi amici di un tempo mi viene da sorridere quando vedo genitori esaltati che, guardano i loro figli aspettandosi futuri cam-pioni. La corsa, è una disciplina formativa che insegna a stare al mondo. Quello che viene in più è tanto di guadagnato.

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Scompare Steve Jobs, l’uomo del futuro _ di Andrea Vitale

Scompare l’uomo che ha rivolu-zionato l’informatica, la telefonia mobile, e prometteva di fare altret-

tanto con il consumo di notizie, la lettura: tutto sotto la sua guida Apple, che vent’an-ni fa sembrava a rischio di estinzione ma è risuscito a farla diventata la prima azienda hi-tech del mondo e in valore di Borsa, su-perando persino il colosso petrolifero Exxon Mobil. Steve Jobs non è una rockstar, non è John

Lennon, non è Jim Morrison, ma come loro è stato portato via, lasciando noi orfani del suo genio, a domandarci perché. Lui come loro ha lasciato qualcosa a questo mondo. Qualcosa che rimarrà per sempre nella storia, ha portato un modo di pensare, un modo di agire, un modo di vivere che nem-meno i più fantasiosi registi cinematografici avevano immaginato. Ma di sicuro possede-

ddio, affamato e folle!”| teCH

va un animo come le rockstar: ha combattu-to contro un male che poteva comprendere, ma non poteva vincere. È rimasto fino alla fine sul palcoscenico, perché era affamato e folle di realizzare qualcosa, di lottare per un obiettivo, sentirsi vivo ogni giorno e andare a letto con la consapevolezza che se dovesse finire domani, saremmo orgogliosi di saluta-re il pubblico con un sorriso.Elogiamo l’ingegno e la fantasia, l’estro e il coraggio di chi ha ammesso di essere stato

solo un uomo che aveva fame; quel-la fame che avrebbe, a modo suo, cambiato il mondo, aiutata dalle sue visioni e dalla sua follia. Steve Jobs l’affamato e il folle, alla fine si è messo da parte, sicuramente anche lui come tutti, del resto, non vole-va morire, ma “anche le persone che desiderano andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E nonostante tutto la morte rappre-senta l’unica destinazione che noi tutti condividiamo, nessuno è mai sfuggito ad essa. Questo perché è come dovrebbe essere: la Morte è la migliore invenzione della Vita. E’ l’agente di cambio della Vita: fa piazza pulita del vecchio per apri-re la strada al nuovo” (Steve Jobs, discorso alla Stanford University 2005). Tutte le qualità che aveva, le passioni e le energie, le ha sapute fondere in un’unica grande “mela”, che sotto la sua guida, ha fatto na-scere invenzioni come l’iPod, iPho-ne, iPad e la nuova gamma di iMac.

Ci ha lasciato, un mito, un campione, semplice-mente Marco Simon-celli, un ragazzo di soli 24 anni. In molti lo con-sideravano il futuro di un moto-mondiale sempre più combattuto, altri lo conoscevano solo come un ragazzo semplice che correva per raggiungere una sua passione e un suo sogno. Grazie SIC, e ora continua ad inseguire il tuo sogno per sempre in-segnando ad impennare anche agli angeli

In ciascuno dei settori dove ha sfondato, Jobs ha imposto dei trend e delle trasformazioni profonde come il modo di navigare su Inter-ne, ascoltare musica o leggere i giornali. Ha rivoluzionato anche l’esperienza commer-ciale inventando gli Apple Store, luoghi di ritrovo che oggi segnano l’omogeneizzazione di una cultura globale da San Francisco a Pechino.

Il fondatore di Apple |

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l cellulare che trasmette emozioni?La tecnologia invade la sfera “sentimentale”_ di Riccardo Borgia

ha descritto le caratteristiche. Facciamo allora qualche esempio: un micro getto d’aria posizionato sull’apparecchio tra-smette da un capo all’altro l’intensità del respiro, e un manicotto da stringere sistemato sulla cornetta permette di ca-pire quanto è forte la stretta dell’interlo-cutore. Forse la funzionalità più assurda e quella che ha creato più polemiche è stata quella del “bacio”: cioè due “lab-bra finte” che dovrebbero simulare un bacio più o meno intenso, con tanto di sensore di umidità da un lato e una sorta di spugnetta dall’altro. Per il momento a provarlo sono stati solo gli stretti col-laboratori dell’inventore, poco entusiasti e quasi disgustati dalle sue performan-ce. Siamo sicuri che questo nuovo pro-getto piacerà ai milioni di compratori di novità tecnologiche in campo mobi-le? Non è possibile saperlo al momento, poiché il cellulare emozionale non è an-cora in commercio; “meno male!” – ag-giungerei. È, inoltre, parere degli stessi collaboratori del costruttore di questo

Forse può sembrare una delle tante bizzarre campagne pub-blicitarie di qualche compa-

gnia telefonica per vendere il suo pro-dotto, ma il telefonino che “trasmette” emozioni esiste veramente. Ovvio ha dei sistemi elettronici per fare questo, e non è di certo il supporto mobile che decide. Forse, però, siamo arrivati a un livello di tecnologia non orientati verso il progresso, ma verso l’assurdo. In un tempo in cui il cellulare ha cercato di migliorare le sue prestazioni con le video chiamate e gli smart-phone, ora ci pro-pongono un sistema per sentirci ancora più vicini agli altri. Si apre infatti que-sta nuova frontiera. Questo apparecchio - sviluppato dall’Università delle Arti di Berlino - promette di trasmettere, per esempio, l’intensità di una stretta di mano, il ritmo di un respiro e il calo-re di un bacio, ma… come funziona in realtà? La persona che l’ha ideato ne ha dato una dimostrazione pratica e ne

cellulare che il prodotto sia mirato più all’intrattenimento che al vero uso in qualità di mobile phone. Pensiamo poi al lato pratico e di prezzo; sicuramente questo supporto chiederà ai comprato-ri non pochi soldini, per avere forse le semplici caratteristiche di un cellulare di prima generazione. Quindi non ci re-sta che vedere come andrà il mercato, anche se dalle premesse sembra essere nient’altro che un flop.

ddio, affamato e folle!”teCH |

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on ton, a volte ritornano… Consigli per essere impeccabili a tavola_ di Priscilla Rucco Buzzantro

re ricordatevi che si prendono prima le posate poste all’ esterno e che, una volta terminato di mangiare, le stesse non do-vranno mai essere messe sulla tavola, ma posizionate come se il piatto fosse un oro-logio e le posate fossero le lancette, alle ore 4.20 minuti. Il tovagliolo, mai di car-ta, dovrà essere messo al centro del piatto per poi, una volta seduti a tavola, essere messo sulle gambe.Più difficoltosa la sistemazione dei bic-chieri che partono da sinistra, in cor-rispondenza del coltello; il più grande

è per l’acqua, poi si posiziona quello medio per il vino rosso e il piccolo per il vino bianco. La cosa importante e di non riempi-re la tavola con “accessori” che possano ingombrare quali, per esempio, grandi centrotavola,

neanche il sale, il pepe, l’ olio e l’ aceto devono essere visibili, ma portati solo su richiesta di qualcuno, mentre il pane do-vrà necessariamente essere messo in ap-positi piattini. Mai rifiutare un brindisi, oltre che portare male è segno di grande maleducazione; per gli astemi non sarà necessaria una forzatura nel bere, sarà necessario solo appoggiare la bocca al bicchiere e bagnarsi le labbra, il calice andrà tenuto per lo stelo con l’indice ed il pollice: mai alzare il mignolo e bere tutto d’ un fiato. In teoria il galateo non per-metterebbe ne l’ utilizzo di stecchini ne si dovrebbe fare la “scarpetta” e, prima di servire il dolce, dovrebbero essere tolti tutti i piatti e le posate che non devono essere più utilizzate. Divieto assoluto per eccessivi schiamazzi e risate altisonanti e... buona festa!

Vi ricordate il celebre film “Pretty woman”, in cui un’im-pacciatissima Julia Roberts si

trova a dover affrontare, tra le altre cose, una cena di gala e a non conoscere mi-nimamente le buone maniere? Abbiamo pensato di rispolverare il vecchio libro del galateo per darvi qualche dritta se mai foste invitati o se doveste organizzare un evento importante.La ricercatezza dei dettagli in una cena tra amici o colleghi di lavoro non deve

essere tralasciata nè per gli invitati, nè per i padroni di casa, così come deve essere rispettato il Bon ton per evitare gaffe più o meno sgradevoli. Per chi or-ganizza l’evento ricordiamo che non si apparecchia mai la tavola all’ arrivo degli ospiti, le forchette (una o più a seconda delle portate), devono essere posizionate a sinistra, mentre il coltello (con la lama rivolta verso l’ interno) ed il cucchiaio ve-dranno il loro posto a destra, nella parte superiore andranno posizionate le posate da dessert; quando si inizierà a mangia-

| FasHioN

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on ton, a volte ritornano… alla Ovale per il sociale Parla Dario Biagetti, allenatore della squadra di rugby Alla Reds_ Intervista di Fabiana Ermete.

sarebbe potuta permettere.Da chi è finanziato l’Acrobax?L’Acrobax è finanziato da noi stessi: organizziamo cene, feste ed eventi per raccogliere fondi.Possiamo dire che è completa-mente autofinanziato, perché una delle nostre decisioni è stata quella di non giocare con nessun altro sponsor di-verso da quello dell’ANPI.Parlaci dei rugbisti di questo centro.Noi giochiamo tutte le partite del campionato di serie C da 5 anni a questa parte e abbiamo anche una squadra fem-minile, che comprende donne dai 17 ai 46 anni; quindi troviamo in campo anche madri di famiglia, che addirittura giocano il campionato di Coppa Italia. Inoltre, non solo diamo a tutti la possibilità di praticare il rugby, ma anche di giocare a turno nelle partite. Noi facciamo giocare tutti: in que-sto modo c’è solo competizione in senso positivo, quella che consente di migliorare

se stessi per il bene della squadra.

Il rugby in Italia è distinto per certi aspetti che lo rendono diverso da altri sport, come il fatto del terzo tempo, giusto?Il terzo tempo è una cosa che viene enfa-tizzata più che altro dai giornali: siccome noi, in Italia, viviamo lo sport in maniera malata, diamo per scontato che dopo la partita o la gara, gli atleti non debbano ne uscire a mangiare, ne parlare amiche-

La squadra si allena dell’Acro-bax, centro sociale che si trova a Roma, in zona Marconi. Pres-

so questo centro, si trova anche un circolo dell’ANPI, dedicato a Renato Biagetti, il fratello di Dario ucciso a Focene 5 anni fa, da un gruppo di fascisti. Dario, quando e come nasce la squadra di rugby che si è formata all’interno del centro sociale Acro-bax? Questa squadra di rugby nasce sei anni fa, due anni dopo la nascita dell’Acrobax. Da una decina di persone che già giocavano a rugby, abbiamo voluto formare una squa-dra dove le parole d’ordine fossero antifa-scismo, antirazzismo e antisessismo.Quindi il progetto nasce anche come iniziativa d’interesse sociale?Sì, perché fondamentalmente volevamo realizzare uno sport per tutti e tutte, sen-za che qualcuno dovesse pagare qualcosa, cercando di offrire una pratica sportiva gratuita (come del resto si usa fare negli altri paesi europei) anche per chi non se la

sPort |

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volmente con gli avversari; invece, una buona cultura sportiva, presuppone che io in campo dia tutto me stesso per battere chi ho di fronte, ma una volta terminata la partita è normale che passi del tempo o che scambi qualche parola con gli altri giocatori. Anzi, diciamo che è normale in tutti i paesi europei, tranne che in Italia.Come mai il rugby in Italia è poco conosciuto e poco pratica-to rispetto ad altri sport?Innanzi tutto in Italia non esi-ste una cultura sportiva: non si pratica seriamente sport a scuo-la e così non si da l’opportunità di conoscere e di scegliere una disciplina motoria durante la propria carriera scolastica .Ov-

viamente, allora, la scelta dello sport da far fare al bambino viene presa dai geni-tori: da piccolo il nuoto, perché è impor-tante, poi il ragazzino và a scuola, gioca a pallone a ricreazione e così, sicuramente, vorrà giocare a calcio in squadra con i suoi amici. Se invece ci fosse un percorso for-mativo nelle scuole, che avvicini i ragazzi a tutti i diversi sport, avremmo certamen-

te più atleti e più giovani abituati ad una buona mentalità sportiva.E’ naturale che un bambino molto piccolo prima di tutto voglia giocare, per diver-tirsi; ma grazie al gioco egli può acquisire delle abilità motorie e anche morali, come quando si trova a prendere delle decisioni durante il gioco.Perché si parla di rugby come filo-

sofia o stile di vita? Il rugby è uno sport di contatto, quindi per praticare uno sport del genere devi prima apprendere una serie di regole che t’ in-segnano il rispetto dell’avversario, poiché non miri a fargli male, ma a fermarlo e qualsiasi atteggiamento di diverso tipo non viene accettato. Poi c’è una filosofia d’attaccamento tra le persone che pratica-no questo sport: siamo giocatori di rugby, ci conosciamo, siamo in pochi ad amare questo sport, quindi in campo abbiamo comportamenti che altri (ovviamente si parla solo del caso italiano) non hanno. Per esempio, se io andassi a Verona, mi farebbero allenare in qualsiasi squadra di rugby, cosa che non potrebbe mai suc-cedere nei casi delle società calcistiche italiane. E le differenze dal calcio termini sportivi? Il fatto principale è che il calcio non è uno sport di contatto, ma d’invasione:

c’è la penetrazione dei due campi di gio-co e quindi gli manca quella cosa che lo fa diventare uno sport di combattimento. Altro punto fondamentale è che i rugbisti non contestano mai le decisioni dell’arbi-tro: come persona che dirige la partita può prendere delle decisioni giuste o sbagliate, ma in qualsiasi caso vanno accettate.

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hat’s american Roma! Ecco il piano del nuovo presidente dei giallorossi _ di Tommaso Travaglini

serio?Thomas Richard DiBenedetto nasce a Boston il 3 giu-gno del 1949, da genitori di origini italiane (più preci-samente di Siano, nel salernitano), è sposato con Linda Marie, dalla qua-le ha avuto cin-que figli : Thomas Junior, giocatore di baseball che at-tualmente milita nella Reggio Baseball, Lawren-ce, Cory, Christian e Carmen. E ora vivono in Essex. Mr. Thomas vanta una vita lavorativa di oltre 40 anni, che lo ha visto muover-si con destrezza nei più svariati campi dell ’economia statunitense finanziaria e industriale. Oltre

alla Boston International Group, la Junction e la Jefferson Water-man International, le più note, nel 2010 si è aggiunta anche la Route 2 Digital, dove ha funzioni di direttore esecutivo, società che investe in media e tecnologia.Vanta quote di partecipazione an-

D ai Russi agli Arabi, da Fioranelli ad Angelucci e, infine, agli Ameri-

cani. L’ “affaire” sulla cessione della Associazione Sportiva Roma ha fatto praticamente i l giro del mondo in un paio d’anni, ma, come tutte le cose, ha avuto una fine. Il 16 aprile 2011 Thomas DiBenedetto, un italo-americano di origini campane, diventa uf-ficialmente i l nuovo azionista di maggioranza della A.S. Roma, ponendo fine a quella che è stata denominata “era Sensi” (anche se Rosella, la figlia di quel Franco che regalò l ’ultimo scudetto al popolo romanista, si è ufficial-mente dimessa il 28 giugno scor-so) e dando vita, stando alle pa-role dello stesso neopresidente, a un’epoca di rinnovamento tattico e societario. Ma chi è esattamente quest’uomo dal volto paffuto, ma

sPort |

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che in ambito calcistico (possie-de parte delle azioni del Fenway Sports Group) che comunque non gli hanno impedito di presentare un’offerta per l ’acquisizio-ne della squadra gialloros-sa, insieme ad altri tre im-prenditori statunitensi, per giunta suoi amici: James J. Pallotta, uno dei venti manager di “hedge fund” (fondi speculativi) più pa-gati degli Stati Uniti, che vanta un patrimonio perso-nale della bellezza di circa un miliardo di dollari, Michael A. Ruane e Richard A. D’Amore. Il 15 febbraio scorso c’è stato l ’av-vio ufficiale delle trattative tra la cordata statunitense e Unicredit, azionista e creditrice della socie-tà che allora controllava l’A.S. Roma, quell’ indebitatissima Ital-petroli di Rosella Sensi. Poi, i l 16 aprile, come precedentemen-te detto, DiBenedetto diventa il nuovo principale azionista della Roma. L’accordo prevede che la cordata statunitense acquisisca i l 60% del club capitolino, lascian-do il restante 40% nelle mani di Unicredit, la quale vanta il di-ritto di cedere la propria quota ad azionisti italiani entro i l pri-

mo trimestre 2012. Il 18 agosto i l perfezionamento dell’acquisto della società oro e porpora viene reso ufficiale tramite web, ma il bostoniano sarà effettivamente presidente del club solo i l consi-glio d’amministrazione, avvenuto il 27 settembre 2011, durante i l quale i l presidente “ad interim” Roberto Cappelli ha lasciato i l posto allo “zio Thomas”. I lunghi tempi per l ’effettivo passaggio del testimone in mano agli americani non ha però o s t a c o l a t o i l progetto di DiBe-n e d e t - t o ,

q u e l l o di rende-re la Roma non più una Principessa, ma una Regina!Il suo piano prevede diversi pun-ti: in primis, un rilancio sul pia-no tattico, con l’assunzione di uomini di indiscusso valore pro-fessionale, quali Walter Sabatini

e Franco Baldini rispettivamente nelle vesti di Direttore Sportivo e Direttore Generale, quest’ultimo, peraltro, già presente all ’epoca del terzo scudetto romanista, nel 2001, la nomina di Luis Enrique come nuovo Coordinatore Tecni-co della squadra, un allenatore giovane, grintoso, forse inesper-to, ma profondo conoscitore del calcio più bello del mondo, quel-lo blaugrana, che l’anno scorso portò i l Barcellona B ad altissimi l ivell i . Si dovrà poi ringiovani-re la rosa con l’ innesto di talen-ti provenienti da tutto i l mondo, che verranno guidati anche sotto

l ’ala di campioni veterani che hanno fatto la storia del club. Un altro aspet-to su cui punta il nuo-vo presidente dell ’A.S. Roma è i l fattore stadio. Sua volontà è quella di dotare la squadra giallo-rossa di un nuovo stadio di proprietà cosiddetto “all’ inglese”. Riguardo

ciò, DiBenedetto ha già parlato con il sindaco Ale-

manno e probabilmente i l nuovo impianto sorgerà nei

pressi di Tor di Valle. Non poteva poi mancare i l ri lan-

cio del marchio A.S. Roma. E in questo campo conosciamo le enormi capacità dello zio Tom. L’obbiettivo principale è, infat-ti , quello di rendere celebre la lupa della Città Eterna in tutto i l mondo. La nuova Roma a stelle e strisce è, per giunta, approdata lo scorso mese su Facebook, uno dei migliori mezzi di comunica-zione al giorno d’oggi, e potrebbe seriamente riuscire a raggiungere l ivell i mai visti prima.

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viaggi |

Una finestra sul Cremlino, tra arte e storia_ di Carlo Franciosa

’aspetto nobile della vita russaco complesso edilizio fu sede del potere ecclesiastico e temporale. Le sue mura videro sfi lare una sequenza incredibile di autocra-ti crudeli e senza scrupoli: Ivan,

sostituirono le palizzate, lussuosi palazzi e chiese dalle caratteristi-che cupole a cipolla si eressero là dove prima vi erano baracche di legno. Questo enorme ed ecletti-

C ome testimonia il grup-po di cupole delle più sante chiese di Russia,

anticamente i l Cremlino fu sede del potere ecclesiastico oltre che temporale, e anche dopo che la capitale venne formalmente tra-sferita San Pietroburgo nel 1718, gli zar continuarono a servirsi del Cremlino per gli affari di Stato. Violenze e spargimenti di sangue sono stati associati al Cremlino sin dagli albori della sua storia. Secondo i primi racconti scrit-ti , i l principe cui si deve l’anti-ca struttura linea della fortezza ricorre all ’ inganno, all ’omicidio, per impossessarsi di quel pezzo di terra situata su un’altura dei due fiumi che bagnano Mosca. La for-tezza originaria, poco più di una rozza palizzata, fu nel corso del-la storia russa ricostruita ed am-pliata; monumentali bastioni di pietra, dallo spessore di sei meti,

Veduta del Cremlino |

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| viaggi

che non esitò ad imporre ai sud-diti balzell i esorbitanti per soste-nere le spese della sua lotta d’oro; Ivan il terribile, la cui turpità religiosità, raffinata crudeltà ed evidente forma di paranoia, ri-dussero il popolo in una situazio-ne di terrore; Pietro i l Grande, i l deposta i l luminato, appassionato promotore dell ’occidentalizzazio-ne della Russia, che costò la vita a migliaia di sudditi; Caterina la Grande, che guidò la nazione con pugno di ferro, ed infine Sta-lin, che quasi riuscì ad emulare gli zar. Ma il Cremlino rispecchia anche più nobile della vita russa: la raffinata corte degli zar sotto i Romanov, deboli ma non cru-deli; l ’esuberante e ricca decora-zione testimone di una fiorente arte popolare; l ’ indomito spirito dei moscoviti che durante secoli di storia gloriosa riuscirono con determinazione a respingere l ’as-salto dei Tartari, l ’esercito napo-leonico e le colonne motorizzate del Terzo Reich.

Piazza Rossa |

| San Pietroburgo

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viaggi |

Viaggio nelle tradizioni dei Paesi Bassi_ di Luciana Zanuccoli

l compleanno e gli olandesi

rola con ogni invitato. È obbligo cominciare con l’offrire una tazza di caffè con un pò di latte, insieme ad una pasta e ognuno tro-verà questo “heerlijk” cioè delizioso e nemmeno uno, tra una ventina di invitati, oserà

ria appartenga è come un obbligo che il compleanno venga solen-nizzato. Gli omaggi di amici e conoscenti si susseguono per tutta la giornata fino alla tarda sera ed il festeggiato è sempre pronto ad accoglierli indossando il suo più bel ve-stito. Il rituale è meticoloso. Dopo essersi levati cappotti e sciarpe, indispensabili in un paese freddo quasi tutto l¹anno, si entra nel soggiorno con i fiori in una mano e ildono nell¹altra. Scambio di baci; debbono essere tre alternati su una guancia e sull¹altra secondo una consuetudine di vecchia data. Non si usa restare in piedi se non per ballare, ciò che raramente avviene, non si usa passeggiare per la stanza e nemmeno muoversi troppo dato lo spazio quasi sempre ristretto. È gradito cambiare di seggiola di tanto in tanto per aver l’occasione di scambiare qualche pa-

Nella stanzetta in cui, in ogni casa del mondo civile si entra, per necessità, più

di una volta al giorno, gli Olandesi appendono il “calendario dei com-pleanni”. È questo l¹almanacco di un non datato anno bisestile con indica-ti giorni e mesi. È adorno di graziosi disegni, girigogoli e su di esso vengo-no scritti, nel loro giorno di nascita, i nomi di parenti ed amici.Abitudine diffusa e normale come quella di mettere un attaccapanni non lontano dalla porta di casa. Con questo pratico sistema non si dimen-tica un dovere familiare e sociale importantissimo: festeggiare i com-pleanni. Il ³ritrovare² presso una fa-miglia amica il proprio nome su quel calendario indica il grado d¹intimità nel quale essa ci tiene. Spesso succe-de che il festeggiato stesso già diver-si giorni prima, telefoni per invitare al ricevimento ch’egli darà per il suo “anniversario”. A qualunque catego-

Piazza Rossa |

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| viaggi

dire che preferirebbe qualcos’altro. Le paste, specialmente quelle con lapanna e crema sono tipiche del gior-no del compleanno tanto che se uno straniero le offre in occasione di una

qualunque visita, l’Olandese domanderà compiaciuto se, per caso, è capitato proprio nel giorno del complean-no. Centellinando il caffè, mangiata la pasta, si passa all¹aperitivo. In genere gli uomini bevono lo “jenever” (una specie di acquavite di ginepro) e le donne il ver-

mut.Poi si continua a passare, con ritmo regolato e calmo, vassoi con piccoli sandwiches dai più disparati sapori.La vita, è risaputo, è piena di sacrifici ma quello di rinunciare al compleanno di un amico, gli Olandesi non si sen-tono di compierlo. Gli Olandesi stessi si rimproverano di sentire la voce del dovere troppo imperiosamente, sì che non appena si concedono una distra-zione debbono trovarne la plausibile

giustificazione.La ricorrenza del compleanno insom-ma è stata coltivata attraverso i secoli con la stessa attenzione e cura con le quali vengono tirati su gli incroci rari di tulipani. Essa è fissata nel vivere sociale in modo definitivo: se ne cono-scono gli obblighi, i valori, le risorse.

Paesaggi tipici olandesi |

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multimeDial art |

Teatro Magico e Fratellanza Artistica all’Aula Pacis di Cassino _ di Luigino Borgia

lchimia di Rosanera

fisicità, dramma, brutalità, alchimie d’amore, danze, suggestioni pittoriche, note magiche, versi accattivanti, simbolismo, mistero e biz-zarrie. L’altra caratteristi-ca del dramma è che viene nientemeno che da un ex giudice penale del Tribuna-

le di Roma, ora in pensione. I giudici non sono nuovi all’arte di Tespi, anzi... Uno dei tre grandi autori di teatro del ‘90O, insieme a Pirandello e a Eduardo, fu proprio un giu-dice: Ugo Betti. Francione, considerato dal Centro Betti il naturale erede dell’autore di Corruzione a Palazzo di Giustizia, ha fon-dato l’Adramelek Theater, il teatro magico e uroborico (http://www.antiarte.it/adra-melekteatro). Chiamato sul palco a salutare gli artisti e il pubblico, dopo i ringraziamenti calorosi agli artisti che hanno materializzato le sue visioni sul palcoscenico, ha invitato tutto il pubblico presente e soprattutto i gio-vani a unirsi a questa fraterna catena di al-leanza artistica del teatro per rendere reale il dogma di Dostoevskij incatenato in Siberia: “La bellezza salverà il mondo”.Il tour della Compagnia proseguirà a Roma a Civitavecchia (il 26 e il 27 gennaio 2012 - Teatro Nuova Sala Gassman) e in altre piaz-ze da definire. Il traguardo ambiziosissimo per l’autore, regista e staff è il palcoscenico d’Oltralpe, particolarmente nei luoghi cari ad Ernest Hébert, il pittore realmente esi-

Dopo il successo riscosso a Cerva-ra di Roma il 23 luglio, ad Arsoli il 24 luglio e a Roma al Teatro

allo scalo il 23, 24 e 25 settembre, Alchimia di Rosanera, dramma teatrale in nero scritta da Gennaro Francione per la regia di Giorgio Mennoia, è approdato finalmente, il 22 e 23 ottobre, all’Auditorium dell’Università degli Studi Aula Pacis di Cassino Lo spettacolo è stato accolto trionfalmente dalla critica e dal folto pubblico che ha decretato la standing ovation alla compagnia del Teatro dei con-fusi, operante nell’ambito del C.U.T.(Centro universitario teatrale di Cassino).Alchimia di Rosanera è un’opera multime-diale visionaria, pervasa di passione e tor-mento, che racconta di una storia d’amore dai risvolti tragici, ambientata nella seconda metà del 1800. Rosanera è una bellissima modella-prostituta di Cervara, il paese fan-tastico degli artisti. La lotta per la conquista del suo amore tra il Poeta, il Drammaturgo, il Pittore porta quest’ultimo a un viaggio in-fero alla ricerca di una rigenerazione della colpa e dell’arte guidato dalla stessa Rosane-ra, il Vampiro Angelico. E’ il primo anello di una catena liberatoria verso il paradiso della natura di Campaegli, villaggio incontami-nato sopra Cervara (caro al Maestro Ennio Morricone che qui risiede nelle sue estati) che coinvolgerà, infine, l’intero villaggio. Questa la trama di base della vicenda tea-trale, sulla quale viene orchestrata una regia ricca di suggestione e dal ritmo gradatamen-te trascinante, in un’atmosfera da metà ot-tocento italiano. Intervistato il regista Men-noia, lo stesso così descrive la performance: “La partitura testuale e performativa dello spettacolo si basa su due momenti narrativi in successione: il primo vede i protagonisti muoversi in una dimensione reale, pregna di romanticismo, ma con episodi anche grotteschi, in cui la passione lascerà il posto alla tragedia; il secondo, dal carattere deci-samente surreale, vede allentata la forza di gravità del mondo reale per compiere una sorta di incursione onirica, di processione nell’oscurità degli inferi animata da fanta-smi, spiriti e demoni. Alternando i passaggi recitativi a momenti di pura danza, la piéce catapulta il pubblico verso un finale impre-gnato di suggestioni e atmosfere horror che, davvero, lascerà a bocca aperta”.Noi abbiamo assistito all’opera e ne abbia-mo gustato gl’ingredienti difficilmente repe-ribili nella drammaturgia attuale: poetiche

SCHEDA TECNICA DI ALCHI-MIA DI ROSANERA

CAST:Autore: GENNARO FRANCIONERegia: GIORGIO MENNOIACoreografie: SARA BUNGAROProduzione: CENTRO UNIVERSITA-RIO TEATRALE di CASSINO

Interpreti: VALENTINA DONAZZOLO FABRIZIO NARDONE GAETANO FRANZESEGABRIELE SANGRIGOLI MASSIMO NESE LEDA PANACCIONE Ballerini: SARAH BUNGAROMARTA MIGNANELLIALBERTO PAESANOAssistente di scena: SIMONA DI LEO-NARDOFotografo di scena: ANNIBALE DI CUFFADirettore luci e regia musiche: ENRICA DI DEA

Altre informazioni su Gruppo Alchimia di Rosanerahttp://www.facebook.com/groups/alchimiadirosanera?ap=1

stito che immortalò nei sei quadri la misteriosa cervarola Rosanera, divenuta ora la musa teatrale dei giovani artisti di Cassino.

La compagnia teatrale |

Paesaggi tipici olandesi |

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A Perugia, la nuova edizione dell’ Eurochocolate _ di Riccardo Borgia

Cioccolatari” d’Europa, unitevi!nifestazione vera e propria non sono mancate e decisamente non mancheranno le occasio-ni per conoscere più da vicino il mondo del cioccolato, come per esempio i vari corsi di de-gustazione per i più piccini. Come ogni anno le novità tra gli stand sono molte e i nuovis-simi gadget sono sempre più originali, la “Choco Lamp”, una lampada di cioccolato, op-pure la “Choco cornice”, ovve-ro una cornice interamente di cioccolato del peso di 400 kg e dalle dimensioni di 2 metri per

3, all’interno della quale i possessori della Chococard potranno farsi immortalare. Che cos’è questa “Chococard”? La possiamo tranquillamente definire come una carta del cioccolato, poiché al modico costo di 6,00 euro si può usufruire di sconti, omaggi e partecipare al concorso “Chococard”. Al-tre novità interessanti sono decisamente la possibilità di ammirare le immancabili

Eurochoco-late 2011, una delle

manifestazioni più rino-mate in Europa, che si svolge, come ogni anno nella città di Perugia. L’edizione di quest’an-no, dal 14 al 23 Ottobre, vedrà la presenza sicura-mente di visitatori golosi e curiosi delle novità nel mondo del cioccolato per la diciottesima edi-zione della manifesta-zione. Un evento carat-terizzante di quest’anno è stato l’anteprima di Eurochocolate, che si è svolto all’Aquila l’8 e il 9 ottobre, con lo scopo di favorire la rinascita delle tradizioni dolciarie. Un al-tro giorno cioccolatoso è stato a Perugia il 12 Ottobre, dove si è svolto il Chocoday, la giornata nazionale del Cacao e del Cioccola-to che punta esclusivamente al cioccolato di qualità. All’interno dei 10 giorni della ma-

sculture di cioccolato, oppure un angolo di benessere per chi volesse farsi massaggiare con il cioccolato. Gli appassionati inoltre, avranno la possibilità di visitare il Museo Storico Perugina e la Fabbrica dei Baci siti a S. Sisto, a qualche km da Perugia,¬¬¬ dove potranno ammirare i Maestri Ciocco-latieri della Scuola del Cioccolato Perugina all’opera. In questa edizione, essendo l’anno della celebrazione dei 150 anni dell’unità d’Italia, l’Eurochocolate vuole contribuire a suo modo. Per celebrarli, infatti, è stata cre-ata ad hoc “l’Italia del cioccolato”, scultura di cioccolato creata da Andrea Gasparri e dal suo team e raffigurante la nostra amata penisola ed una ventina dei più noti nostri monumenti. L’ultima novità dell’edizione 2011 è stata la presenza di Eurochocolate World, la sezione di Eurochocolate dedicata ai viaggi nei paesi produttori di cacao dove i visitatori potranno scoprire le diverse culture e le tradizioni legate a questi territori. Nella sua 18° edizione Perugia e l’Eurochocolate promettono bene, i vari golosi trarranno le conclusioni solo a fine manifestazione.

asta, che passione! Benefici del piatto forte della dieta mediterranea_ di Rosalba Abozzi e Fernanda Annicchiarico

al quantitativo, non più di 80 gr., sia ai condimenti che devono essere semplici come pomodoro fresco, pe-sce, verdure e soprattutto olio d’oli-va aggiunto a fine cottura. Tra i suoi effetti benefici si possono riscontrare: attenzione alla linea, allafunzionalità intestinale e, non minor cosa, al buon umore. E’ infatticonsiderata una spe-cie di antidepressivo naturale perché “il carboidrato complesso contiene il triptofano, precursore della seroto-nina che stimola il buon umore”. Ma quando ha fatto la sua prima com-parsa nelle nostre tavole? Sembra che già nel I millennio a.C. Orazio la co-noscesse tanto che la nomina in una sua citazione quando parla di sedersi davanti ad una scodella di porri,ceci e lasagne“ad porri et ciceris refero, laganique catinum “. Ma non era sco-nosciuta neanche agli etruschi, arabi e greci. Nel Medioevo si videro le pri-me botteghe specializzate soprattutto a Napoli e Genova. Maestro Martino,

“Mangiamo la pasta. Piace, dà il buon umore e fa bene”. Invito che ci è stato rivolto

già dal convegno scientifico “Healthy Pasta Meals” organizzato a Roma nel 2004 dove autorevoli esperti inter-nazionali in scienza della nutrizione, scienziati e dietologi hanno esamina-to l’importanza dei carboidrati, ed in particolare della pasta, in una ali-mentazione sana. Ne è risultato che la dieta mediterranea, come ormai tutti sanno, porta maggiori effetti benefici rispetto a tutte le altre di gran moda: “ la pasta è il veicolo ideale per l’in-troduzione degli alimenti necessari ad un pasto sano. Indipendentemen-te dal contenuto di fibra, la pasta ha un basso indice glicemico. Di conse-guenza i consumatori godono dei be-nefici di un prolungato assorbimento di carboidrati e dei vantaggi degli altri singoli ingredienti.” Eliminarla dalla nostra dieta sarebbe un errore. Bisogna però prestare attenzione sia

nel Quattrocento, nel suo “libro de arte coquinaria” indica come si do-vessero cuocere i “maccheroni sicilia-ni” e i “maccheroni romaneschi” ser-viti come contorno specialmente della carne. Ma è nel 600 che nasce l’abbi-namento con il parmigiano e Giovan-ni del Turco consiglia una cottura più breve in cui i maccheroni rimangano “più intirizziti e sodi”. Nel 700 ed 800 si afferma il più classico abbinamento col pomodoro e s’impiantano i primi pastifici industriali. Oggi si produco-no ben 129 tipi di pasta! E perciò, per il nostro buon umore: pasta per tutti!

| FooD

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Novembre ‘11 | Nuove Proposte

Ingredienti per la sfoglia di 16 triangolini:• Burro 175 gr• Farina 300 gr• Ricotta di mucca 250 gr• 1 Uova ...per il ripieno• Groviera 100 gr• Pere 2• Prosciutto di Praga 100 gr• Taleggio 100 gr

riangolini di ricotta con taleggio e pere

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la CuoCa CoNsiglia |

Cioccolatari” d’Europa, unitevi!

asta, che passione!

Preparazione:Per preparare i triangolini di ricotta, iniziare dall’impasto: mettete su di una spianatoia la farina, il burro (freddo) ta-gliato a pezzetti e la ricotta (1) ed impastate bene gli ingre-dienti fino ad ottenere un im-pasto liscio ed elastico (2). Se nell’eseguire tale operazione il

I triangolini di ricotta sono dei morbidi gusci di pasta croccante che vengono prima farciti con deliziosi ripieni salati e poi cotti al forno. Abbiamo preparato la metà di questi triangolini con un delicato ripieno di taleggio e pere e l’altra metà con una saporita farci-tura di formaggio Gruyere e prosciutto di Praga, ma natural-mente ci si può sbizzarrire con fantasiosi ripieni!Preparare l’impasto dei triangolini è davvero semplicissimo: bastano farina, ricotta fresca e burro.I triangolini di ricotta farciti sono degli ottimi antipasti caldi, ma possono anche essere preparati in anticipo e gustati freddi come spuntino o consumati durante un pic-nic!

composto risulterà appiccicar-si alla spianatoia, cospargetela più volte con della farina, fino a che l’impasto risulterà elasti-co e asciutto.

A questo punto, avvolgete l’impasto nella pellicola tra-sparente (3) e mettetelo nel fri-gorifero per almeno mezz’ora.

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Nuove Proposte | Novembre ‘11 48

Classici tra le rovine…

“arte”dì a Tivoli

Marziale e Shakespeare in scena nei siti archeologici col Teatro Reale _ di Simona Mastropaolo

Villa d’Este: aperture notturne gratuite_ di Mario Russo

esempio del genio artistico e ingegneristico rinascimentale. La realizzazione della Villa, affidata all’architetto Pirro Ligorio, anche a causa di alterne vicissitudini, si protrasse per circa un ventennio. Il cardinale ebbe ap-pena il tempo di godersi la solenne inaugu-razione, avvenuta nel settembre del 1572, con la visita del papa Gregorio XIII. Morì, infatti, a dicembre dello stesso anno.Altri lavori furono eseguiti negli anni 1660-70, quando fu coinvolto anche Gianloren-zo Bernini. Nel corso dei secoli la proprietà della Villa passò dagli Este agli Asburgo. Nel XVIII secolo la mancata manutenzio-ne provocò la decadenza del complesso. Un degrado che proseguì fino alla metà del XIX secolo, quando il cardinale Gustav von Hohelohe, ottenuto il diritto di utilizzo (en-fiteusi) della Villa dai duchi di Modena nel 1851, avviò una serie di lavori per sottrarre il complesso alla rovina. La Villa ricominciò così ad essere punto di riferimento cultu-rale. Il cardinale ospitò spesso, tra il 1867 e il 1882, il musicista Franz Liszt (1811 - 1886), che proprio qui compose “Giochi

nei luoghi più antichi e affascinanti della città: partendo dalle rovine del tempio di Romolo al Foro Romano - dove solo il grande Vittorio Gassman aveva avuto il privilegio di recitare – fino ad arrivare nella sfarzosa Villa di Livia al Palatino, questi giovani ciceroni intonano i versi dei grandi classici, da Marziale a Shake-speare (in italiano e inglese), catapultando lo spettatore un emozionante viaggio nel tempo. Le rappresentazioni teatrali si svolgono anche nell’immensa città costiera di Ostia Antica tra i resti ancora intatti dei templi, delle abitazioni e delle botteghe che diventano palcoscenico di una narrazione che immerge lo spettatore nella storia, che non è più solo un susseguirsi sterile di fatti e eventi ma un vero e proprio salto nel passato attraverso i racconti e le citazioni dei tanti personaggi che hanno popolato il porto dell’Antica Roma, sorprendendo il visitatore in un percorso del tutto inaspettato. Altro luo-go non così antico ma altrettanto magico è il Cimitero Acattolico di Roma; sotto l’ombra di alberi secolari, a pochi metri dalla Piramide Cestia e dal frastuono del traffico cittadino, riposano alcuni tra i più grandi pensatori del

d’acqua a Villa d’Este” e tenne, nel 1879, uno dei suoi ultimi concerti. Nel 1918 la Villa passò allo Stato Italiano che diede inizio ad importanti lavori di restauro, ripristinandola integralmente ed aprendola al pubblico. Un capolavoro, quindi, soprav-vissuto al degrado e alle vicissitudini più di-verse. Un’oasi alle porte di Roma in cui il silenzio è interrotto soltanto dallo scorrere dell’acqua e dai virtuosismi musicali della Fontana dell’Organo. Una magia notturna di giochi d’acqua e di luci che ripagherà si-curamente la lunga attesa ai botteghini.

passato: i poeti inglesi Keats e Shelly, l’intellet-tuale Antonio Gramsci, lo scrittore Carlo Emi-lio Gadda, le cui tombe non sono solo delle semplici lapidi ma delle vere e proprie opere d’arte. Un viaggio letterario e poetico che si snoda in un percorso suggestivo dove gli attori del Teatro Reale fanno rivivere i pensieri e gli ideali di uomini e donne che hanno sognato, combattuto e contribuito al progresso della nostra civiltà. Non il solito cimitero cattolico al qual siamo abituati ma un cammino quasi surreale, grazie al contributo degli attori - tutti in carne e ossa – che recitano i pensieri di que-sti sognatori trasformando quella che all’appa-renza sembrerebbe solo una semplice carrellata di nomi in un viaggio fantastico dall’atmosfera incantata. Purtroppo data la scarsità di fondi delle nostre istituzioni, non si possono svolgere le visite nelle ore notturne a causa degli elevati costi per l’illuminazione, ed è un vero peccato perché ciò renderebbe ancora più emozionan-te queste gite. I Un’esperienza consigliata non solo agli amanti della storia ma a tutti coloro che intendono ampliare la propria conoscenza in un modo del tutto nuovo ed originale.

Giochi d’acqua e di luci. Cascate e zampilli. Una magia che si ri-pete da secoli a Villa d’Este a Ti-

voli. Una magia che sarà possibile rivivere, eccezionalmente e gratuitamente, in nottur-na, ancora per l’ultimo martedì di novem-bre e di dicembre. Villa D’Este, infatti, oltre ai normali orari di visita ha aderito all’ini-ziativa “Martedì in Arte” del Ministero per i beni e le Attività Culturali. Un progetto nato con la finalità di favorire la fruizione da parte dei cittadini, in orari inconsueti, del patrimonio culturale nazionale. La Vil-la aprirà al pubblico, con ingresso gratuito dalle 19 alle 23 (ultimo ingresso alle ore 22), martedì 29 novembre e martedì 27 dicembre. Capolavoro dei giardini italiani. Inserita nel 2001 nella lista UNESCO del patrimonio mondiale, Villa d’Este, con la sua impres-sionante concentrazione di fontane, ninfei, grotte, giochi d’acqua e musiche idrauliche, costituisce un modello più volte emulato.Voluta dal cardinale Ippolito II d’Este, go-vernatore di Tivoli dal 1550 al 1572, è un

Se c’è un modo diverso di fare teatro e allo stesso tempo istruire lo spet-tatore, l’attore-regista Alessandro

Rubinetti e la sua compagnia Teatro Reale lo hanno trovato. Reale in senso vero e pro-prio dato che questi attori vestiti con i costumi dell’epoca, guidano gli spettatori attraverso le rovine di Roma, recitando la storia. Il Teatro Reale nasce nel 2006 grazie alla passione e all’entusiasmo del suo fondatore che da anni lavora tra i monumenti e i siti archeologici della nostra città. La compagnia si esibisce

| Week-eND

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Novembre ‘11 | Nuove Proposte49

ageNDa |

Classici tra le rovine…

“arte”dì a TivoliTutti gli eventi, le iniziative da non perdere a Roma e nel Lazio

Segnalateci le vostre ricorrenze a: [email protected]

Dal 29 Ot-tobre al 1 Novembre 2011 Festa D’Autunno e Sagra del Marrone Antrodocano Piazza del Popolo - Antro-doco (RI)

Dal 29 al 30 Ottobre 2011 Festa Dell’autunno -Amatri-ce (RI)

Il 29 Ottobre Girolio D’Italia 2011 - Selci (RI)

Il 30 ottobre festa Delle Ca-stagne - Fiumicino (RM)

Dal 12 al 13 novembre 2011 Sa-gra della rola - Festa del cornuto – Rocca Canterano (RM)

Sabato 7 novembre alle ore 12.00 in piazza italia inizia la degusta-zione del fagiolo Sagra del fagiolo ciavattone – Vallepietra (RM)

Da domenica 27 novembre 2011 a domenica 4 dicembre 2011Orte in Cantina - Antiquaria, Viterbo ()RM

Da lunedì 21 novembre 2011 a martedì 29 novembre 2011 Antiquaria a Viterbo (VT)

rammenti d’autunno

Da sabato 19 novembre 2011 a domenica 20 novembre 2011 fiera del Tartufo Bian-co di Campoli Appennino – (FR)

Dal 21 ottobre dalle 15.00 alle 19.00 Biennale Interna-zionale di Cultura Vie della Seta Casa del Cinema (RM)

Dal 8 Ottobre al 1 Novembre 2011 Sagra Della Castagna di Vallerano - Vallerano (VT)

Dal 29 al 30 Ottobre 2011 Ecofesta Della Polenta - Piaz-za di Corte - Sambuci (RM)

auguri ||

Augurimia preziosa amica.Buon Compleanno Con immenso affettoAnna Maria

A Monica Vittiuna delle protagoniste

del nostro cinemaAuguri dal tuo pubblico

Buon compleanno

alla mia piccola Minnie.

D.

7 novembre28 novembre

3 novembre

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Nuove Proposte | Novembre ‘11

ARIETEIl mese di novembre inizierà in discesa ma non abbiate fretta: con la prudenza supererete ogni difficoltà. Date spazio alla famiglia e alla cura di voi stessi. Aforisma del mese: la calma è la virtù dei forti. Amore: 6/Lavoro: 5/ Salute: 6

TOROLasciatevi catturare dalle piacevoli novità del mese. Sul lavoro sarete produttivi più che mai ma state attenti a chi vi fa troppi complimenti. Mettete più passione nella vostra vita sentimen-tale, il vostro partner aspetta una vostra mossa. L’attività fisica vi proteggerà dai malanni. Amore: 5 / Lavoro:7 / Salute: 6

GEMELLIDovete sconfiggere l’incertezza che vi accom-pagnerà per tutto il mese. Ricordate di non tra-scurare le amicizie anche se in amore arriverete ad una svolta importante: non siate sfuggenti.Amore: 6 / Lavoro:7 / Salute: 6

CANCROIl buon umore prende il sopravvento nella vostra vita e chiunque subirà il vostro fasci-no. Non dimenticate di essere grati a chi vi è stato vicino. I cambiamenti di temperatura non vi scalfiranno. Amore: 8 / Lavoro:6 / Salute: 7

LEONE

In arrivo buone novità ma attenti a non farvi prendere da troppo ottimismo. Non siate timi-di ma neanche spavaldi: la moderazione vi farà superare ogni situazione al meglio. Non eccedete con gli stress quotidiani e con l’attività fisica.Amore: 6/Lavoro: 6/ Salute: 5

VERGINEMarte nel vostro segno vi concede un periodo transitorio e di attese ma scoppiettante alla fine del mese. Lasciatevi andare alle piacevoli novità e mettete da parte la nostalgia. Curate la salute e non siate superficiali. Amore: 5 / Lavoro: 7 / Salute: 6

BILANCIAIl mese di novembre appare tranquillo, senza cambiamenti evidenti. Dal punto di vista sentimentale siete più sicuri di voi stessi ma un po’ pigri. Non disdegnate la vita sociale e abbiate più cura della famiglia. Attenti alle indigestioni! Amore: 6 / Lavoro: 7 / Salute: 5

SCORPIONELa vostra forma smagliante vi farà passare indenne il mese di no-vembre. Siete irresistibili quindi abbiate più fiducia in voi stesso e

lasciatevi andare. Curate di più il lavoro. Amore: 9 / Lavoro: 6 / Salute: 7

SAGITTARIOSiate pronti a sconvolgere i vostri piani. Sul lavoro non limitate le vostre ambizioni e fate valere il vostro carattere. Mettete

cura nei piccoli gesti quotidiani senza vergognarvi. Amore: 6/Lavoro: 6/ Salute: 7

CAPRICORNOI ricordi accompagneranno le vostre giornate e si faranno risentire vecchi amici. Solo voi potrete dare una scossa alla nostalgia. In arrivo nuove opportunità. In arrivo lievi acciacchi di stagione.Amore: 6 / Lavoro: 6 / Salute: 6

ACQUARIODurante il mese di novembre consoliderete le

vostre conquiste quindi non abbiate paura del-la stabilità. Alcune persone a voi care potrebbe-

ro non essere troppo sincere: sappiate ascoltare le ragioni altrui.

Amore: 5 / Lavoro: 7 / Salute: 5

PESCIFinalmente la fortuna busserà alla vostra porta: sappiate valutare le occasioni propizie. Le nuove amicizie porteranno nuovo respiro alla vita di coppia: cercate di non essere oppressivi con il partner e prendetevi i vostri spazi.Amore: 8 / Lavoro: 8 / Salute: 8 .

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_ a cura di Dalila Swan

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