Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

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NUOVE

EFFEMERIDI SICILIANE

DI

SCIENZE,LETTERE ED ARTI

ANNO II.

PAIiCRMO

TIPOGRAnA DEL GIORNALE DI SICIUA

1870

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Pl-W((a3.l.3

HARVARD COLLEGE LIBRARY

THE GIFT OF

ARCHIBALO CARY COOLIOGE

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NnOYE EFFEMERIDI SICILIANE

ANNO U. DISPENSA I. APRILE 1870

AI LETTORI

Le Bffemeridi Siciliane entrano nel i^ anno con mi-gliori

speranze che non cominciarono ilprimo,attesa la buona

accoglienzatrovata e presso noi e fuori,e gì'incora^amenti

ricevuti dagli onesti e da' dotti.Noi non diremo con millan-tarla

da far ridere che il nostro periodicosia F unico organo

che abbia la Sicilia letteraria,nel quale si raccolgonoi mi-gliori

ingegni e scrittoridell'Isola;perocchésiamo usi ad at-tendere

più che alle paroleai fatti,più che al volume delle

cose al loro valore. Né fa uopo ripetereche il nostro perio-dico

sarà sempre lontano dalla politica.Ma promettiamo so-lamente

di restarci fermi nel nostro indirizzo;e, accogliendo

i consiglivenutici,fare in modo che nel novello anno queste

EfTemeridi rispondanosempre più al loro titolo,coniscrìt-

ture che ma^ormente trattino argomenti siciliani;anzi ag-giungeremo

i ragguaglidelle tornate ieìVAcecuierma di Scienze

e Lettere di Palermo. Quanto poisiasifattonell'anno già com-piuto

dà a vedere lo specchiettoche è Tindice del l^ volume.

Palermo, adda l« Aprile 1870.

I Compilatori

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UNO SCOLARE DEL MICELI

0

L*ABATE BENEDETTINO CL IIVAIOLA

O

Il fiorire della scuola Hiceliana in Monreale e per 1*Isola fu ap-punto

nel ventennio dal 1760 al 178f, anno che moriva il Miceli,

e ingagliardivanocontro la scuola di lui le polemiche del camaldo-lese

Isidoro Bianchi di Cremona, le allusioni dello scolopioGiuseppe

GuglieridiOneglia, allora insegnanti in Monreale, ilfrizzo poetico

del Meli e le ire prepotenti del Di Blasi; benché pur da Firenze

il Sicordini difendesse in uno dei periodicidi quel tempo l'illustre

filosofo accusato di spinosista(ì)ye i valentissimi compagni e sco-lari

del Miceli,fra^quali Niccola Spedalieii,contro cui specialmente

eran mosse le accuse del Di Blasi, abate Benedettino, dotto teo-logo

e valente storiografo di Sicilia. Ma, tuttoché, a capo della

opposizionealla scuola metafisica e teologicadi Monreale fosse tanto

illustre uomo quale ilDi Blasi,pur tra glislessi benedettini il Mi-

celianismo tro\ava favore, e fra^ partigianipiù fervorosi fu il gio-vane

monaco Gaspare Rivarola della Badia di S. Martino delle Scale.

Il Rivarola nasceva in Palermo a' 3 di maggio del 1753 dal Prin-cipe

di Roccella Gaspare Rivarola e da Rosaria Vanni pur di nobile

casato; e fanciullo fu educato nel monastero di San Martino, ove fece

la sua professionemonastica e poi fu Priore, finché, già creato a-

(*) Da un* opera sulla Filosofia contemporanea in Sicilia.

(1)Il Sicordini, difendendo lo Spedaliericontro il Di Blasi che lo aveva accusato

di Spinosiita perchè JUieeliano,avverte sul proposito: « è falso falsissimo che la pa-rola

MUeliano equivalga in Sicilia a Spinomia, non avendo essa tal significatoche

nella fantasia riscaldata di chi cosi scrive; come ne sono riassicurato per tante let-tere

d* amici Siciliani. » V. il nostro libretto Della Filoiofiamoderna in Sieiliayli-bri

due, p. 156-57. Pai. 1848.

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6 NDOVB EFFEMERIDI SICILIANE

baie del monastero di S. Flavia di Callaaissetla,fu in allimo abate

delPantico Monastero di Monreale. Quivi sedendo ilBalsamo, dotto

e muniflcentissimo Arcivescovo di quellaChiesa,fu ilRivarola fin-ché

visse suo Vicario Generale;attendendo cosi indefessamente

alle cure ecclesiastichee ^gììstudi filosoficie teologici,sino che,

trattenuto a Palermo per grave malattia,

cessava di vìvere in età

di anni settanta ai 20 dicembre del 1822, nel Convento delloSpirito

Santo,che già fu de' Benedettini di San Martino.

lasciò il Rivarola non pochi mss.; che di pubblicatonon c'è

che l'operetta: Dissertazionein cui si prova che Maria Verginesia

stata necessariamente concepitaimmacolata ecc. (Palermo1822); e

sono tutti di argomento filosofico.Furono questimss. per volontà

deir autore cìiiusineir archivio del Monastero di S. Martino,e non

depositatiin quellaBibliotecaa studiarlichi volesse ; anzi sappiamoaver ordinato ilRivarola stesso non si pubblicassero,né si uscissero

di archivio,sia slato perché umilmente sentiva di se, sia stato per

altraragionea noi ignota.Fra que'mss. intanto,oltreglispoglie la

raccoltacopiosissimadi testi di Padri e di Dottori a confermazione

della dottrina fondamentale Miceliana,e scritti propri del Guardi e

delloZerbo,e la traduzione latinache ilBarcellona,dotto padre del-l'

Oratorio,fece del Saggiostorico del Miceli,ilRivarola lasciavalo

Specimenscienti/icumdel Miceli cum adnotationibm Rivarola^ un

Compendiodi Logicasopra ilBaumeister, un Compendiodel corso di

Filosofiadello Zerbo, e di suo un Corso di Filosofia^e un volume

col titolo: MetaphisicesElemeuta ad mentem priorumsaeaUorwn Pa-

trum concinnata.

La BibliotecaNazionale palermitanapossiedeun esemplarema-noscritto

segn. XXXII, E. 88, del Corso di Filosofiacitato,che è

r opera stessa scritta pure in latino con altro titolo;e noi da que-sto

esemplaredelljiNazionale di Palermo (i),abbiamo per lo ap-punto

tiratoi passiche valgonoa darci qualesia stato ilsistema

professatodal filosofobenedettino. Questo mss. che pare se non

tutto autografo,certo riveduto e corretto dalP autore,ha una Pre-fazione

che discorre sullanecessità di una filosofiaappropriataal

parlaredei Padri, seguitada Prolegomeniove si tratta delle due

cognizionideWuomo e dellacertezza rispettivache ne risulta.Indi

(i)Il titoloè: Istituzioni Metafisicheaecomodaie alleespressionide* Padri de*primi

cinque secolidella Chiesa eper V intelligenzadella loro filosofia; per opera e studio

del p. D. Gaspaeb Rivarola Cassinese. Grosso volume di earte 779 a due faccie.

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UNO SQOLABE DSL HKEU 7

cominciano i capitolidelP opera , procedendo dalla Ontologiaalla

TeologiaRazionale alla Cosmologia,e allaPricologia; dopo che si

conchinde con una nota sulla interpretazionerazionale del Simbolo

degliApostolirispettoalla Creazione.

Proponevasiilnostro una rinnovazione delP antica fliosoflade^ Pa-dri

a giovamento deglistudi si filosoficie si teologici,stante che

" grandi filosofifurono insieme i Padri tuttidell'anticaChiesa de-stinati

dalla Provvidenza a propagarne le dottrine;né, avvertiva"

può alcuno usurpare nella Chiesa il nome di teologo,né esser cre-duto

adatto ad insegnarglialtri,se non, quantunque illuminato dalle

dottrine dellafede,non sia pure ugualmente filosofo.• Da ciò P in-tendimento

dellasua opera sia come preparazionedella ragionealla

fede,sia come disciplinadelP intellettocredente;e Tobbligo,d'altra

parte,che dava al teologod'*indagareed apprenderela filosofiadei

Padri d^ primisecoli;siccome fonte di ogni sapienza,e via onde

poter camminare con sicurezza nelle ragionidelle scienze sacre.

Pertanto,ponendo innanzi ildisegnoovvero Videa della sua o-

pera e lo scopo del suo lavoro,fermava ilcammino da fare,avver-tendo

: « vedremo prima ciò che essi (iPadri)hanno insegnatoin-tomo

il vero Ente, per poi ridurci alle idee che sembrano averci

lasciatointorno la creazione delle cose, intorno le creature e Pa-

nimo deir uomo, e tutto ciò che vien compreso nelleordinarie partidella Metafisicade' nostri tempi (cioèOntologia,Teologia,Cosmo-

cologia.Psicologia).• Cosi voleva il dotto benedettino che nella

scienza mo"i^na rivivesse Tantica;e collaTeologiacamminasse in-sieme

la Filosofia;massime platonica,allaqualeinclinavano sopra-tutto

i più antichi de' Padri.

I Prolegomenipoi stabilisconola natura delledue cognizioniche

si hanno nelP uomo,cioè la cognizionedel senso e la cognizione

deir intelletto,o megliola cognizionedelle cose composte e quelladel semplice,del fenomeno e della sostanza, dello sperimentalee

del reale. Di più,-altra cognizionesuperiorepuò eziandio darsi nel-

r uomo, cioè lacognizionesoprannaturale,• che consiste nella comu-nicazione

della Sapienzache rialzala natura dell'uomo ad uno stato

soprannaturalee divino,e partecipelo rende delladivina natura • :

da ciò la scienza e la fede,la filosofiarazionale e la filosofiarive-lata,

la teologianaturale e lateologiapositiva.Alla qualedistinzione

che è Miceliana (f),segue la teorica de' principiimetafisicitirata di

(1) Y. il Sa'jgioslorieo di un sistema melafisieodi V. Miceli,p. 152 e segg. nel

nostro libro // Miceli,ovvero V Apologia del SistetiM. Pai. 1865.

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8 NUOVE EFFEMEBIDI SICILIANE

peso dalle proposizionistesse delloSpecimensdentificumdel Miceli,deliaqualeopera è questa del nostro una largaspiegazione,in cui

hai insieme tutte le scritture del Miceli e T interpetrazioneo ilsenso

tradizionale che ne davano gliscolari,fra qualiprincipalissimiil

Zerbo per la parte filosoficae il Guardi p^r la teologica.Se non che, lo stesso soflsma,onde la ragionesufficienteè con-fusa

con la ragioneintrinseca,ovvero con V essenza stessa delP es-sere

(diguisache dal principioche niente si ha senza ragionesuf-ficiente,

si conchiude che ciò che é,o V essere, è necessario,ovveroesiste per se medesimo, né si possa dare essere che sia fattoesi-stere

da altroessere, poichésarebbe essere e non essere nellostesso

tempo, ciò che é opposto al principiodi contraddizione);é a capo

delle proposizionifondamentali di questa ontologiadel Rivarola,la

qualeé proprioilcemento delle proposizioniMiceliane , poste in

testo di ogni paragrafo.Qui chiaramente va detto, quasi rispostaalleobbiezioni che si facevano allo Specimendel Miceli,che :

« (§8).Se altridica che non solamente una cosa ha la ragionesuffi-ciente

intrinseca cioè lapropriaessenza in se medesima e ipropripre-dicati,

ma che ha ancora laragionesufficienteestrinseca,cioè in altri

da cui é prodotta;io rispondo,die taleproposizionenon può ammet-tersi

nello stato metaQsico, né può ridursi a principionecessario ^

giacchénon potràmai provarsimetafìsicamente e come una^ pro-posizione

necessaria,che una cosa debba avere in alirila sua ra-gione

sufficiente; poichésupponendoV ipotesiche chi dà la ragione

sufficienteallacosa sia da quellarealmente distintoe^separato,già

suppongo due cose realmente distinte V una dall^altra,e se son di-stinte

può una stare senza V altra,giacchéper ilprincipiodi con-traddizione

ripugnasoltanto che la medesima cosa sia e non sia nel

medesimo tempo, non giàche tra due cose esistenti una sia e T al-tra

non sia. Dunque in quelcaso potreisenza contraddizione alcuna

toglierearbitrariamente quelloin cui é la ragionesufficientedella

cosa, e lasciare la cosa medesima già distintarealmente da quellaperchénon idfm simtd essct et non esseL Dunque non ripugnadarsi

cosa che non abbia ricevuto da altrila sua ragione sufficiente: che

se non ripugnanon può la contraria proposizioneaver luogonelle

scienze,anzi deve assolutamente escludersi.Resta adunque la corta

proposizioneciie : non repugnat dari rem quin ab alio a se distincto

et rediter sejunctorationem sui ipsiussufficientemrecipisset(i).

(I) V. sopra questa proposiziooedel Miceli il nostro libro // Miceli ovvero del-

VEnie uno e reale ecc. p. 272-275. Palermo, 1864.

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UNO SCOLARE QEL MIGBU 9

« (§0).La ragionesofficieDleè intrìnsecadellacosa quando la cosa

è essenza di se stessa^senza che la riceva da allro.Ratio sufficiensintrinseca rei est sui ipsiusessentiaquin ab aUo eam recipiat.

• (§ IO).Poste le date definizionine nasce chiara laseguente pro-posizione

: ripugnasoltanto darsi la cosa senza laragionesufficiente

intrinseca: giacchéda una parte ripugnadarsi cosa senza ragionesufficientedella cosa stessa ; dall'altro non ripugnadarsi la cosa

senza ragionesufficienteestrinseca; dunque ripugnasoltantodarsi

senza la ragionesufficienteintrinseca.Repugnatsolum dori rem sine

ratiani sufflcietUiintrinàeca."

Ora, questo sofisma che Aristotileavrebbe detto d'ignoranzadi

elenco,ovvero di conseguenza, così ripetutodal Nostro,condusse il

Miceli airunico Ente vivo e reale: stante siccome si vede,era' con-fusa

la ragionesufficientecon l'essenza,e peròsi faceva intrinseca,

senza accorgimentoche posta come intrinseca,V essere è giàfatto

assoluto e necessario,né altro essere assoluto e necessario possa

darsi che uno, il qualesarà Dio. E veramente il Miceli,e glisco-lari

come ilNostro,stelter fermi allalogica; conchiudendo air u-

nità deir Essere e a porre il mondo come la perpetua novità della

Onnipotenza,o come TOnnipotenzastessa estrinsecamente conside-rata,

laqualeriguardatanel suo essere intrinseco é insieme con la

Sapienzae la Carità uno de' tre statinecessari e immanenti dello

unico Ente reale e vivo, infinitoed eterno.

Pertanto,abbiamo appunto dal Nostro che « dalle precedentidot-trine

devono tirarsiliseguenticorollari:e primo,che la cosa e la

sua ragionesono Tlstesso : Res et ratio sunt unum et idem: secondo;

posta la ragionesi mette necessariamente lacosa, e posta la cosa si

pongono ugualmentegliattributie i predicati, giacché non può

una cosa separarsidalla sua essenza e da' suoi predicati:Posita ra-

tiene sufficientiponiturres, et positare poniturratio sufficieiise-

jusdem rei (t).In questiprincipiistabiliremo tutto ilnostro sistema

metafisico (p.40).•

Cosi procedeil Nostro,dietro le proposizionidello SpecimenMi-

celiano,alPideniità della ragionesufficientecon P essenza reale del-l'Ente,

e dell'essenza con resistenza,e dell'una e dell'altracon

la necessità;si che l'Ente é reale,necessario,uno, sottostante ai

suoi modi, apparenti,contingenti,moltiplici;e nel primo riguardo

é Dio,siccome nel secondo é Mondo; Ragion di agirecon conscienza

(I)Queste due proposizioninon saraivio mai in buona logicaconvertibili.

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10 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

intrinseca o Sapienza,e Ragion d'agirecon cognizioneestrinseca

0 Anima; mondo naturale come Volontà fìsica,mondo soprannatu-rale

siccome Carità (I).' .

Posta adunque la natura deir Ente reale,secondo il senso Mice-

liane,cioè che vero Ente e reale sia Tessere che abbia in se stesso

la ragionedel suo esistere,

va dai nostro fermata la proposizione

sessantacinqnesimache ammesso f mie reale ripugnaqwAwMpte al-tro

ente rede; e aggiunge di piA:« che unica siaT essenza ed uno

il vero ente, in guisa che tutto ciò che esistenon esistain se stesso,

ma in queirunico e solo,è una dottrina non solamente certa tra^

Padri della chiesa,ma tra' filosofiancóra cosi antichi che moderni

(p.119).• La qualeproposizionevuole intanto ristrettacol senso

di molti luoghicitatide' Padri,onde conchiude: e le creature dun-que

secondo i Padri non sono veri Enti,^acci)òil loro essere non

è indipendente-e separatoda Dio, ma T essere dellecreature è quellostesso che glicomunica Iddio : il buono delle creature è in Dio

,

ch^dahii glisi partecipaa tenore della sua libera volontà.;Inesi-stenza,

la sussistenza,la forza,la vita,la virtù,e qualunquealtra

cosa di positivoche osserviamo nellecreature,è tutto in Dio,e da

luiad esse partecipato,non giàche Tessere delle creature sia Ti-

stesso e^ere di Dio (che è assolutamente impartecipabile),

ma è

in Dio e da luipartecipato....Per ora ci basta conoscere che se tutto

il buono delle creature ed il loro essere è in Dio,dunque un es-sere

solo dobbiamo ammettere ; giacchése niente altro esiste che

Iddio e le creature, non può ammettersi altro essere che quellodi

Iddio e quellodellecreature : se queste T hanno in Dio,dunque non

resta che un solo essere ; dunque T essere è uno; né v' é altroEnte

reale che T Uno (p.121)...." La differenza che passa txa Dio e le

creature si è che Iddio solo è veramente, e le creature non sono

se non in quanto partecipanodelT unico essere; ia guisache illoro

essere non è proprio,né sono in loro stessi,ma da Dio (p.123).

Pertanto,si ferma T altra proposizioneche è pur miceliana,cioè:

e dato TEnte reale tutto ciò che è o può concepirsidi reale con

lui si identifica(p. 125)." Tutte le realtàsono delTEnte reale,che

è unico,perfettissimo,infinito; stantechè ; « quando supponghiamo

altroEnte separatodall'Enteinfinito,togliamoinsieme Tinfinitaper-

(1)Altrove,cioA neUa prefazionee nelle note ai due volami sul Mkeli, abbiamo

avvertili i riscontridella dottrina del filosofo Monrealese con lo Schellinge THi^gel,

eoi Lamennais e con Io Schopenhauer,né quioccorre ripeterli.

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UNO SCOLARE DEL MICELI II

fezione dì Dio, giacchévi sarebbe oltre a lui altrobaono che a lui

mancherebbe tp. 131): • Ma, in questa equazionedi ogni realtà

coir Ente reale,che è Dio,è da attendere,secondo ilNostro,che gli

attributiintrinseci« siccome altronon denotano né sono che lastessa

sua natura, cosis'identiflcanoperfettamentee adequatamente con lui.

Le azioniperòda quell'essereprodotte(esono le creature),lequali

non esprimonola sua essenza, ma hanno soltanto ragionein quella

e sono effettidi quellacausa efiSciente,non si identificanoperfet-tamente

con quella,perchénon sono nò costituiscono la sua natura,

ma soltanto inadequatamente,in quanto non possono sussistere se

r essere istesso non glicomunica V essere e la forza,senza peròco-municare

né la natura del suo essere, né la natura della sua forza»

ma restano sempre inerenti a lui.» É T identità che passa tra l'a-zione

e r agente : " e siccome ilpositivodi qualunqueazione e ciò'

che somministra Tessere alPazione é una perfezione,cosi siccome

Tessere delT azione ossia ciò che òdi reale nelT azione si identifica

ed appartieneal vero Ente, ugualmentecon lui si identificaqua-lunque

sua perfezione(p.129 retro)." Se non che, il Nostro fa a

se stesso questa domanda : " Cosa dunque diremo delle creature ?

hanno esse T essenza propriaé distinta,

onde siamo costretti di

toglierea Dio T infinitaperfezione? o sono esse T islessacbsa con

Dio ? i E rispondesubito : « L'uno e Taltroé un assurdo. Due cose

dobbiamo considerare nelle creature,

T essere e la mancanza del

medesimo, o sia ilpositivoe ilnegativo.L'essere,propriamente

parlando,non conviene alle creature, ma é in Dio ; la privazione

di ulteriore essere, o sia il negativo,conviene a lofo: quindisi ri-cava

che ciò che costituiscela creatura é Tessere con la mancanza

di ulteriore perfezione,o sia,la mancanza di ulteriore perfezione

forma Tassenza dellacreatura (p.131 retro).

• Per lo che,come ilbuono e Tessere sono perfettament)inerenti

a Dio, formano un perfettobuono, integroe senza alcuna mesco-lanza.

Quando però T essere é comunicato alle creature, non é piùin esse un buono semplicee perfetto,perché é unito allamancanza

di ulteriore realità,ed é in esse un bene limitato e composto. Sia

per es. T estremità di una linea: Cosa é mai che costituisceilpunto

che é il fine tlellalinea? Certamente lasola mancanza della linea,

0 sia il finimento della stessa. Imperciocchéil punto in se stesso

né può chiamarsi estremità,né finimento delT estremità,ma la

mancanza di punti ulteriori costituisce quelTestremo della linea

(p.133).....

Nella Cosmologiapoi la dottrina Hiceliana va ripetutapiù net-

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12 NUOVB BFFBIIEIUDI SKIUANE

tamente; che, posto che TEnte yìvo sia forza o ragionecofM-

nna di agire,e « la forza realmente non si distinguedalP azione,

come lan^one sufficientenon si distinguedallacosa medesima di

cui è ragione,né dall'Ente stesso che agisce,ma con lui si iden-tifica

• si che « r istesso Ente in quanto denota molti attualisforzi

si chiama forza ; in quanto si considera in astratto,cioè come pre-dito

di forza si dice Ente vivo, o sia attuoso;in quanto si consi-dera

per P attuale conato si dice statolo sia modificazione o azione

(p. Ii3),• le creature non sono che azioni o modificazioni dell'u-nico

Ente, sempre nuove, e però contìngenti,finite,moltìplicr,im-perfette,

quando PEnte vivo è eterno, necessario,infinito,uno, per-fettissimo.

La definizionedellasostanza conduceva ilNostro allastessa

conclusione delP unità delP essere,che è cosi chiara parlandodel

Mondo; e b uopo quiripeterela distinzionee definizioneche ci dava

sulproposito,in questitermini: • La sostanza è reale,o sperimentale.La sostanza reale è V istesso Ente reale,che ha il proprioessere,e che perciòha in se stesso la ragione sufficienteperchèsia. I«a

sperimentaleè quell'Ente,che noi sperimentiamocome perdura-bilee modificabile quantunque realmente non sia tale,e che non

sussistain se stesso, ed altro non sia,che un modo estrinseco della

sostanza reale,come siè detto parlandodell'Ente vivo. I^ sostanza

reale può chiamarsi pure sostanza prima ed inerente : le sostanze

sperimentalisi possono chiamare sostanze seconde o create. Se si

dà l'Ente vivo ed infinitonon può darsi che unica sostanza reale;

tutte le altre sono sostanze seconde,o siasostanze esperimentali;giac-chédato l'Ente vivo infinitonon si dà che unico Ente reale,come

si è provato, con cui si identifical'essere di tuttiglialtrienti e-

sistenti.Dunque ilsolo Ente infinitoè Y"'ra sostanza reale; dunquer altre sostanze non sono sostanze reali

,ma sostanze esperimen-

talie sostanze seconde. E perciò non si dà che unica sostanza

reale (p.463)" Da ciò ladistinzione nel Mondo del positivoe del

negativo,come una estrinseca limitazionedellaSostanza che è forza

agente in continua novità di statio modi e termini di sua azione,dai

qualiprocedela contingenzao iltempo,perocché« nessuna azione

di natura non può essere eterna, quando l'Ente vivo è sempre l'i-

stesso in qualunqueazione. Consideriamo una ruota che sempre giranel suo asse ; sempre cambia sito la sua periferia,ma è nelPistesso

asse (p.391).» Onde, e il Mondo è lo stato delP Onnipotenzache

continuamente agiscee uno stato della medesima,

come P onda è

lo stato dell'acqua,che si muove ed agisce.In istiettosenso P acqua

non è onda, dapoichè se non s'inalza in globo P acqua non può

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UNO SCOLARE DSL mCBU 13

prenderela figuradi onda,né frattantopossiamonegare die I onda

non siaacqua. L^ onda dunque né è 1 acqua, né può dirsiche non sia

acqua, ma é un' azione ossia un termine dell istessaacqua. Di più,razione dell acqua considerata da per se sola se non é congiunta

con la carenza di ulteriore acqua non può formare Tonda, giacché

Tonda non é altroche una partedelT acqua, che dal moto delle parti

contiguesMnnalza sopra ilresto del mare che ha nelT intorno nella

sua quiete.L' azione dunque delT acqua che é un certo positivo,e la mancanza del rimanente dell'altraacqua nello stato delTonda

costituisceTonda (l).CosiTOnntpotenzache continuamente agiscené

é mondo, né é non mondo ; ma é la vitadi Dio. Se però a queste

azioni 0 siaa questo stato glisiunisca la mancanza di ulteriorepo-sitivo

e di ulterioressere abbiamo ilMondo. Onde, la creatura per se

stessa é niente. Questo niente peròunito alleazioni delTOnnipotenzacostituisceil mondo. E quanto più o meno di positivoderiva alla

creatura,e quanto più o meno di perfezionederiva e si comunica

dalT Onnipotenzaa questo niente,piùo meno di perfezionesi trova

nellacreatura. Onde ne siegueche la creatura sia un termine delle

azioni di Dio onnipotente(p.415-16)....e legittimamentese ne in-ferisce

che ilmondo altro non sia che le azioni delT Onnipotenzache tra loro estrìnsecamente si conoscono; o sia meglioTOnnipo-ìemsi che conosce estrìnsecamente se stessa: ed ò a tuttipermesso

dapertuttovedere T aspettoe T intrinseca(àcciadi Dio onnipotente.Onde, ilmondo non può dirsiche sempre é stalo poichésempre fu-rono

ed esistetterole azioni delT Onnipotenza; ma alloracominciò

ad esistereilmondo aspettabilequando T Onnipotenzain quelmodo

ha operatoquantoestrinsecamente avesse conosciuto se stessa : onde

ne é nata la espressionede' teologidi opera ad extra (p.420) ".

La libertà di Dio nelle sue azioni conchiude la Cosmologia alla

qualesegue la Psicologiarazionale tutta nel senso del ìiìceli,sic-come

la Ontologiae la Teologia,e la teorica del Mondo già raccolta

ne^ passicitati ed esposta largamentenella scritturadel Nostro. La

quale,siccome sopra si é detto

,é sempre un largoe fedele ce-mento

del sistema Miceliano,di cui per ordine si rìpetonole pro-posizioni

fondamentali,sostenendole con sentenze tirate da' libri

dei Padri e dei Dottori cristiani,e con luoghidi filosoficosi anti-chi

come moderni, da Pitagorae Senofane a Cartesio e al Wolfio.

Linguaggioe similitudinisono sempre e di peso da' librìdel Mi-

(i)Qui il ms. leggecostiluUee U mare,

ma ò evidentemente errore materiale di

peona.

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14 NUOVE BFPBMERIDl SIGIMA^E

celi,OYe appunto trovi V esempiodella ruota e dell'onda del mare

e similiy

e fin l'ultima frase della Ontologiadel Nostro,cioè nel

mondo aspettabilenoi avwe innanzi come la facciadi Dio. Se non

che, le opposizionigiàfatte al Micelierano sentite pure gravissime

dal Rivarola ; e, poichénotava, siccome pur aveva fattoilMaestro,

la difiérenza del sistema delPEnte vivo dallateorica Spinozianadei-

Tunica Sostanza sotto i due attributidel pensieroe dell'estensione;

aggiungeva allaPsicologiaun'appendicein dialogofra luiautore e

un amico oppositoresulP argomento della immortalità dell'anima,

la tesi più formidabile a ognisistema panteistico;e indi dava a com-pimento

delle rispostein difesa del sistema una prova dellaimmor-

taHià deWanitna,nellaquale,siccome dissialtrove,è lo sforzo mag-giore

che ilpanteismoabbia fatto per salvare dalleconseguenzedell'unità dell'Essere questo domma, più che dellafilosofia

,della

coscienza universale del genere umano.

continua) Y. Di Giovanni

DELL'ANTICA CANZONE M LISAKETTA

aiATA, DAL BOCCACCIO

LETTCBA AL CH. PBOr. YINCEMZO DI GIOVANNI

Palermo

AniGo RivERrnssmo,

É ben nota a chiunque pregiai genialisludii,e a voi singolar-mente

che ne ragionastenel Borghini 1),lapietosastoria della Li-

sabetta,narrata dalla Filomena per quinta novella nella giornata

quarta del Oecamerone; ma non è generalmentediffusalaCanzone,

che a nome della misera giovane fu composta nel sec. XII o Xlil

ed era ancora cantata nellagiovanezzadell'insignenovellatore.Anzi

(1) Anno 1. p. no.

Page 21: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

dell'antica canzone di usabetta, ec. 15

sono certo essere aglialtriavvenuto quelloche a me io leggendo

queH'aureo volume, cioè,cUe giunto alla One del lagrimevolerac-conto,

ed ivi trovandone ilprincipio,senza la continuazione, mi

si destò vivissimo il desiderio di possederlae gustarlaintera sino

all'ultima sillaba.

E tanto per la brama di averla ^tt' occhio,

e meditarla da me

medesimo ; quanto perchèfa parte del Parnaso insulare del primosecolo,ed ìia tutti i caratteridi essere siciliana,come voi ben dite;

soggiomaiidonelP anno trascorso in Firenze,vollitrarne copiada-gli

antichi Godici,e confrontarlacon la stampa,che ne fece ilPo-liziano

nel 1668,senza fermarmi alla recente, che reputo poco ap-purata

(I).Fortunatamente ancora esisto T antica manuscritta a pa-gina

28 retro, God. 32,Pluteo 42 della Laurenziana,notabilmente

diversa da quellapubblicatanel 1S68. Oltre alle minori varianti,è

nel Godice in principiouna stanza di più,e nellastampa sono quat-tro

versi allafine,mancanti nel manoscritto. Gome or la leggiamo,è certo assai mutata di quando usci dalla mente del poeta, che la

compose. Manifestamente ilPoliziano la trasse da un Godice diverso

del Laurenziano, e quelloo è perduto, o io non ho avuto la for-tuna

di ritrovarlo.Tutti e due hanno difettodi rima, versi mon-chi

,parolescorrette. Essa nacque probabilmentein Messina

,e

dopo di essere stata cantata da giullarie menestrelli per tutta Ita-lia

,e fatta quindicelebre dal Boccaccio

,(u consegnata a' Codici

nello scorcio del secolo XIY, e ducent'anni dopo ilPolizianoe Lo-renzo

ilMagnificola tramescolarono a' loro canti; ma di già mu-tila

e adulterata.

Sicilia,seguendo suo modo,

Gome fontana viva,

Che spande tutta quanta,

crea poesieoriginalid^ognimaniera,se ne deliziaalcun poco, e in-

ebbriandosi nelle novelle ispirazioni,le prime dimentica e abban*

dona al mare deir oblìo. Perciò invano cercheremo fra noi questa

Canzone, o T altra

Bella,ch^ hai lo viso chiaro,

inedita tuttora e da me scopertanel decorso anno,

ma serbataci

(!)Canzone a baUo composte dal magniGcoLorenzo de' Medici e da Mescer Àgnolo

Poliziano e altri aatori,insieme colla Nenda di Barberino, e la Beca di Nicomano»

composte dal meilesimo Lorenzo. Novamente ricorrette.— Senza data di tempo o di

luogo;ma certo stampatein Firenze nel 1568. Ivi a pag. 30, N. ii4, é la Canzone

di Lisabelta.

Page 22: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

16 nuove'EFFrasaiDl SICILIANE

ancor essa dallagentileToscana; come tante e tante altreche quinon ricordo. Questo è per noi sommo bene,ma non senza un qual-che

male,dapoichèignorandosicolà il nostro dialetto

,oltre alle

mende sopradette, vi sono aggiuntequelleprovenientidair igno-ranzadi esso, e quindile due sopradetteCanzoni hanno patitomo-dificazioni

improprie,che noi solo possiamoscovrire e sanare. Se

il Redi,che tanto pregiavailsiciliano,che tanta partedelle poe-sie

nostre raccolse,

non lo seppe scrìvere correttamente, quanto

strazio non doveano fame gP indottiamanuensi?

QuestaCanzone è il vero ritrattodell'infanziadellapoesiae della

linguanuova, ed è di poco posterioreallaTenzone di Ciullo,maanteriore alPAccademia di Federico Cesare. E senza internarciquinel laberinto delle ricerche della favelladel primo secolo,a.^ do-lorando

lo sciupod'inchiostro e di tempo, che si è Cattoe si fa

da' nostri linguai,io credo fermamente essere stata dettatanella

favellaletterariad'alloracostituitadi elementi puramente dialettici

italiani,e che non risiedendo stabilmente in nessuna parte del bel

paese, era patrimoniodi tutta lanazione,checché bocino i pseudo-toscanicontro quelmiterino spatriatodi Dante Alighieri.La lingua

nostra,e cosi le altre,è stata universale,dupliceed una.

Con questa stregua ho tentato di rintegrarequellafamosa Can-zone,

valendomi del Codice Laurenziano,della stampa del 1S68, e

dei tesori del nativo idioma : cosi scegliendole variantidi qua e

di là,ristaurando i versi,le rime o le assonanze, e tornando alla

loro ingenuitài vocaboli,mi sono sforzato di ridurla a grado di

leggersiintera,senza visibiH errori e lacune. T\ sono riuscito?Ne

dubito. Auguro ad altrila fortuna di scovrirne copiapiù esatta,o

di darla airItaliacome la prima volta suonò sullecorde dellaman-dola

del poeta messinese,che allaspiaggiadel Faro commiserava

i casi di Lisabetta e Lorenzo.

Voi, mio riveritoamico, graditeintanto T offertadi un fiore,il

di cui olezzo non cede a quantialtriimbalsamarono le aure de' siculi

giardini, quandoancora di veprie di rovi.non era sgombraV Italia.

Aci, febbraio 1870.

LioNARDo Vigo

Page 24: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

18 NUOVE EFFEMERIDI SIQLIANE

Tanlo bella eh' allombra vi stacia(1),

Ed era dalla gente invidiata,

Fammi forata e davanti alla portai

Fummi furata,e davanti allaportai

Dolorosa,dUimé, ne fui «Tassai;

Ed io la meschinelta,oh foss'io morta t

Tanto era bella e cara V accattaif

E pur TaltrMer chT n'ebbi una malscorta (2)

Bei mio signoredie cofanto amai,

Tutta r attorniaidi maiorana.

Tutta r attorniaidi maiorana,

E ciò di maggio fu di quelbel mese :

Tre volte lo inaffiaila settimana,

Che son dodici volte ciascun mese.

D'un' acqua chiara di viva fontana:

0 mio signore come ben s'apprese!

Or è paleseche mi fu raputo (3).

6r è paleseche mi fu rapato,

Ed ohimè non lo posso ritrovare !

Sed io davanti l'avessi sapulo

Quello che poi mi doveva incontrare,

Davanti V uscio mi sarei jadulo (4),

Sol la mia beUa grasfa per guardare!

Potrebbemene aiutare l'altoIddio.

(i) Staeiaà daU' antico ttaeire o staglreper slare. Cosi Bocsto dì Uaioaldo Slo-

rta Aqoil.n. 881 :

Per r inimici intorno che ad Aquilasiagia,

e n. 30i Anni mille trecenla venl'otto $tagia,

Antonio di Buccio n. 81 :

Quefticfellaterra in pace se fiagia.

Il canto popolareantichissimo dice :

Santa Lucia *n cammira stacia^

Oni tisseva ed argcnlu cusia.

Questo verbo è ancor vivo in Sicilia.

(2) MaUecn-ta qui vale avviso, presentimento.

(3)Nella sUmpa si legge:

Ror è in paese chi mi 1''ha raputo.

Nel Codice : Or é in paleseche mi fu raputo.

Ho seguitoquestalezione»perchèè in armonia col resto cfelfaCanzone.

(4) Jaeiuto, nell' uso comune il partecipiosi concorda nel genere come l'agget-tivo,

ma presso gliantichi in Sicilia questaregolanon è costante. Qualsiasidonna

fra di noi direbbe senza scrupoli:Jtft avria curcaiu davanti la porla, e perciòdi

tali discordanze di genere ne troviamo ìug. Villani,Boccaccio,Petrarca, Dante, ec.

Page 25: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

dell'antica canzone di lisabetta, eg. 19

Potrebbemene aiulare l'altoIddio,-

Se eglifusse di suo piacimento,Deli'uomo che m' è stalo tanto rio,

E'che m'ha messo in pena ed in tormento,

Che m' ha furalo il basilicomio,

Che era pienodi tanto ulimento (1):Suo ulimento tutta mi sanava.

Suo ulimento tutto mi sanava,

Tanto avea freschi e dolci li suoi olori!

E la mattina quando la inadìava,

Ed era su la levata del sole.

Tutta la gente si maravigliava

U'onde venir potessitanto autore?

Ed io per lo suo amor morrò di doglia(2).

Ed io per lo suo amor morrò di doglia,Sol per amore della grasta mia:

E chi me la insegnassior di sua voglia(3),Farebbe grande onore e cortesia (4):

Cenl^ ODze d^ oro eh' i' ho nella fonda (5),Che foioseforse glienedoneria,

E doneregliun bacio in disianza (6).E doneregliun bacio in disianza

Sol per amore della grasta mia,

E sempre alla sua vita sarei amanza:

Chi guasta cose altrui fa villanial (7)^

(1) Ulimento, olori,autori,voci antiche, dal latino ateo,io olezzo,

(i) NeUa stampa si legga:

Ond' io per lo sao amor moro di doglia.Ho preferitola lezione del Codice.

(3)Di sua voglia,spontaneamente, di soa volontà»

(4)Nulla stampd si legge: Farebbe grande onore e coilesia,cbe ritengoprefe-ribile

al Codice, ove è scritto.

« Volentier la riccatterìa.•

(ò) Fonda. Nella slampa si legge: nelle mie foglie,e per ragiondi rima io a-

vrei detto fogliae conservato la legione,se avesse avuto senso ; ma trovando net-tamente

fonda nel Codice Laurenziano, preferiscola proprietàe la chiarezza alla

rima e accetto fonda,che presso gliantichi,come Brun. Latini,M. Villani,Bnti,

Fra Giordano, e vale borsa da contener danaro.

(6)Disianza, generalmente vale desiderio come in Dante; ma qui é qualche

cosa di più. Ltsabetta promettea baciarlo con affetto,gratitudine,entusiasmo.

(7) Nella istampa é chiuso il canto con questo verso :

E fa grandissimopeccato,

ripetendoil nono del principio;io lo noto senza accoglierlo.

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DEI YOCABOLARI SICILIANI

La Siciliaporta a giusta ragione il vanto di aver dato air Italia

non solo ilprimo vocabolario della sua lingua,ma anche quellodel

suo più illustredialetto.Niccolò Valla da Girgentìe Lucio Cristo-foro

Scobar da Siracusa,tra glianni Ì5i6 e i820 pubblicavano,Tuno un Vocabularium vulgarecum latino,P altro un Vocabolario

sicilianotradotto da quellolatino e spagnuolodi Elio di Lebrixa.

Per quei tempi te opere loro erano quanto di più pregevolepoteasperarsinon che da Siciliani,ai qualiper le scarse comunicazioni

doveano far difettoi libri,da scrittori della penisola.Fabrizio Luna

non avea tratte ancora le sue Cinquemilavoci toscane dall'Alighieri^dal Petrarca,dal Boccaccio e dall'Ariosto;non peranco Alberto Ac-

carino avea pubblicatoil Vocabolario,grammaticaed ortogra deUa

linguavolgare;non la Fabbrica del mondo e le Ricchezze della lin-gua

vulgaresopra U Boccaccio Francesco Alunno. La stessa Acca-demia

della Crusca non era naia ancora, e un secolo dovea passare

priadi vedersene messo in luce ilgià tanto celebre vocabolario.

I Siciliani,Aglidi una terra che fu detta la madre

De la linguavolgar cotanto in prezio^

non si rimasero dal continuare e migliorarle opere de' due lessicografi,

e come per la linguaitalianaseguironoV esempio del Vaila,cosi mo-dificando

e riducendo a nuovi e più alti intendimenti il concetto

delloScobar, vennero con lanlo ardore applicandovisiche oggidopo

tre secolicontano da oltre a venti vocabolari tra stampatie mano-scritti.

Questa si chiama ricchezza vera, e noi tralasciando per ora

l'operadel dotto filologodi Girgenli,di tutt'altromeritevole che di

un breve cenno, verremo dando contezza di questilavori,dello in-dirizzo

preso in tutto questo tempo dagliautori^e degliacquisti

novelli che essi bau fattocoi lumi che appresta oggidìlo studio dei

dialettie delle tradizioni popolari.

II Vocabolario dello Scobar (I)è diviso in due parti.Una pre-

(1) Vocabularium nebriisense : ex UUifw sermone in sieiliensem el kispaniensem

denuo traduclum. Adjuntisinsuper L. GfHslophoriScobaris recondissimis addUio-

nibus etc. Venetiis,impressumper Bernardinuin Benalinni, 1520.

Page 27: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DBI VOCABOLARI SIGIUANI 21

lezione in tre iiogae,latina,siciliana,castigliana,precedelaprima.Nel classificarle parolein osche antiche,nuove, barbare ed appro-vate^

r autore si fa a sostener principiiche più giadiziosinon so-stennero

retori vecchi e criticinuovi. A propositodelle voci barbare

dice essere inlamia V usarne. De' neologismipensa doversene in-trodurre

solamente al bisogno; e come Cicerone da beatus fece

beatitas e beatitudoe Francesco Filelfostampeddada stampa, del-

r egualmodo molte paroleeglidiede che sembròglientrar doves-sero

nella linguae nel dialetto.Sopra di questo sarebbe da avver-tire

che non sempre lo Scobar fece secondo ragionfilologica: molte

voci del suo libro non persuadendofinora donde poteron derivare,

e perchè e non altrimenti debbano essere state formate ; e però

uno studio sarebbe necessario per vedere qualinorme tenne ilno-stro

vocabolarista in siffattoprocesso di formazione, qualivoci ag-giunse,

qualinon sicilianedal castiglianotraslatò.Conciossiachè,svd-

gendo attentamente quest'opera, lo studioso entra subito in sospetto

che molte voci non sieno state allora comuni, ma piuttostoitaliane

in uso da luisicilianizzate,ovvero sicilianevolute ripulirdellaforma

esterna; sospettoche si avvalora quando per la nessuna differenza

ortograficanon puossiarguirea qualivoci presentile passatecor-rispondano.

L'ordine è alfabeticoper le sole voci latine del primovolume e per le sole voci sicilianedel secondo ; ma neir uno e nel-

r altro il sicilianoci scapila,come quelloche sta sempre subordi-nato

al latino;e mentre un sol vocabolo si spiegacon due O/tre

vocaboli siciliani,qui,cioè nelP ordine alfabeticosicilianoin cui la

paroladovrebb' essere una, il metodo non è più sbrigativoné piùlibero pel dialetto.Due citazionichiariranno ilfatto : nellapartepri-ma,

alla voce charoninm corrispondefetu incomportabili; nellase-conda

in cui ilsicilianopotrebbeaver dal latino quel che esso gli

dà nellaprima,si leggebactagla(1)(baltagghia)stisa acies; bacia-

glaandandu, agmen; bactaglaa squatra, cohors; arumpiri,eu-

neus; principali^praesidium; quannu siincontra proelium;

junta,exerpitus. Donde chi non vede chiaro ilvolgarizzamentodel latino? Lo Scobar è ricchissimo di vocaboli;pregionon a ba-stanza

lodato. Molti di quelliche paiono delle ripetizioniforse tali

non apparirebberose fosser definiti.Abusò di nomi verbali in ento.

(1)A* (empidello Scobar reggeva quesla voce nel senso di schiera,iqtiadrone,ed

anche di banda o compagnia de* soldati descrìtti,

i qualisoldati presi insieme si

chiamano battaglione.

Page 28: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

22 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

e non ci lasciòmolli diminuilivi,peggiorativie vezzeggiativi

,e

quasinessun participiale.A' dì nostri questo primo lavorò va me-glio

studiato che consultato,perchè assai malagevoleè colP orto-grafìa

del tempo trovarvi un vocabolo di cui si va in cqrca.

Non potremo stabilirla data in cui ilpalermitanoVincenzo Au--

ria.scrìveva ilsuo Vocabolario,che rimane tuttavia inedito nellaBi-blioteca

Comunale di Palermo (I); ma certo è opera del sec. XVII.

Ha buon numero di voci con qualcherara definizione specialmente

verso il mezzo e la fine,molte delle qualison prette italiane.La

ortografiaritiene poco del dialetlo,parendo a noi che TAuria a-

vesse voluto nobililarla dicitura.Verso la fine.

V opera diventa

ricca più che in principionon sia,ma con tutto ciò non lasceràdi

esser modesta nella sua mole. Pochissime osservazioni aveva egli

preso a scrivere sulle letteredelP alfabetonel siciliano,ma esse non

hanno sempre una esatta applicazionenella forma delle parolea-

dottata dalPAuria. Si vede che egliprendevadegliappuntisoltanto,

e metà del libro sì riduce a vocabolidialettalipostia raffrontocon

quellidella Crusca compilatada Adriano Politi.E qui è notabile

una sentenza oggidìsostenuta da vari scrittori viventi,cioè che la

linguaitalianasia senza differenza lalinguache parlasiin Toscana.

Presso a poco dello stesso stampo, ma piùcopioso,ilVocabolario

dello Sj^atafora(2)è molto italianonelle voci delia linguacomune

corrispondentiallesiciliane:salvo che qua e colànon sieno queste,per

poca osservanza delle aferesi, poco ben allogate.L'autore racco-glieva

dal popolo,raramente da' libri,(diqui lo scarso numero di

arcaismi)e però diede voci che ad altricercherebbonsi invano. Per

la prima volta rivolse V attenzione a' derivativi,a' sensi figurati,a

qualcunodelle migliaiadi proverbinostri. Altre siciliane,altre ita-liane

son le definizioM cui tien dietro ogni tanto un esempio clas-sico

italianoo Ialino.

Terzo dei vocabolarisicilianimanoscritti viene quellocopiosissimoin quattrogrossivolumi del P. Onofrio Malatesta da Palermo,com-pilato

tra gliundici anni che corsero dal 1697 allafine del 1707.

Il titolone raccoglieilcontenuto, ed esso è : La Crusca di la Tri-

nacria,cioè Vocabolariu sicUianu,neUu qualinon sulanienU li pa-

(i) Vocabolario siciliano ed italiano compoilo dal Doli, di Legge D. VmcRNza

A UHI A paUrmilano.Ms. Qq. A 20 in 8.*

(2)Dizionario siciliano del P. Placido Spatafora. Volumi IV in 8.» Mss. t. Qq.E. 30-32 (mancando il yoI. II)della Biblioteca Comunale di Palermo.

Page 29: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DEI VOCABOLARI SiaLIANI 2S

ralt, ma ancora U frasie ìn$di di lu parlaridi dUstu Regnu si

Wasportanu allafavedda taliaiiaed alla diéma latìnu,accrisciutu m

maggiuriquantitàdi metafory arguzy, mutti eproverby,adunuUn

di frasiorcUory e puetidiie ccu li sinonimi,epitetie tuttu quantn

ehiddn affarti liberalie miccanichi ccu la nutizia di li citati,terri,

casleddi munti, xkiumi di P isola;nomi di ii titulie famigghidU

n* appirtéla ^nvistitura,e chi a la jurnata lipussedinu.Opira uti^

lissima e necessaria ad ognilUtiratu e spicialmentia lipridicaturi;

sigritary,traspurtatnrie profissuridi linguichi ccu proprietàlivur*

rannn traslatari,sapiripri iddi,o insignariad autri,cumposta da

lu R. P, NoFBHi BlALAtmA^ fm/bfvri di sacra teologia^e pridica-

Uri a TanilMi di liMinimi di S. Franciscn di Paula. A differeon

dell'Asrìa,la cui opera non ha da far nulla a petto della citala,W

Halatesla defloisce in sicilianoi Tocaboli siciliani,Tacendovi molto

spesso seguireil corrispondenteitaliano,e sempre il latino od al-cun

testo dell'aurea latinità.Non bene sceverala vi è la frase,e

lalora per formarla è presa una semplicequalificazione;perchè, a

vedere, T amoroso vocabolarislabadava piùa tradurre dall'italiane

e dal latinoche a prender dalle bocche parlantile sue voci;pra-tica

questa cernane a buona parte de' nostri,i qualisi argomen*

lavano poter apprestareil tesoro del dialetto rimanendosicultori

solitaridelle lettere e deglistudi filologici.IlVigo, che nel 1837

leggevaall'Accademia di Scienze e Lettere di Palermo un assen^

nato ed eruditissimo ragionamentoDdla sicilianafaveUa,d^ stm

lessicie lessicografi(f),ebbe a notare che ilìialatesta • non bene

allogai vocaboli,e più le frasie te voci scientifiche non ispiega

scientificamente,nò tutte registra;• difettoeh' egliè diOBcilenon ri-scontrare

in opere consimili di quel tempo e di tanta mole. Noi

vogliamo aggiungereche, pochicasi eccettuati,l'ortografiasiciliana

del nostro supera quelladei suoi predecessorie di altriche ven-nero

appresso; e ciò avvertiamo a merito singolaredel Malatesta^di cui è a lamentare che l'operapresa a pubblicarsis'arrestasse in

sui bel principio, con danno inestimabile di quantidopo di lui a-

vrebbero potuto usufruirne glistudi.

Col Malatesta e "joirAnonimo (i),degno più deli'Auriadi esser

(1)Il Vigo dimosiraya in esso ilbisognodi hh yocaI»olario di tutta risola e non

^i Palermo soltanto ; al qualiun'intiera accademia e non un individuo poteva dar

nano. Parte accogliendo,parte re:spingendole ragionidel Vigo»i4 mircli^se iMortil-

laro risposea questo ragionamento.

(2)È senza frontispizio,e nellaBiblioteca Comunale porta la segnatura 2 Qi. C.54.

Ila pag. S22 a due colonne, e corre citalocol titolo Vocabolario manoicrillo antico*

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24 NUOVE BFPBMERIDl SIGIIJANE

consultdto per la molla sua precisionee ricchezza di voci trasan-date

daglialtri,e per la buona dizione,hanno fine allaprima metà

del sec. XVIII i vocabolari sicilianinon mai fln quistampati(f).Del-l'

anno 1751 si ha il primo dei Ire che nella seconda metà di quelsecolo segnarono ilprogresso della Sicilianeglistudi dei suo dia-letto,

vogliam dire il Vocabolario siciliano-italùmodi Michele Del

Bono (2).Guardato dal punto di vista delle volontarieomissioni esso

ha de^ difettigravi;né T autore se ne arrecò gran cosa, anzi nella

prerazioneaffretlossiad annunziare avei: bandito gliesempi tutti

de*"nostri autori,i teriìuni delle arti e delle scienze,le voci del

regno^ la geografìastraniera,i termini bassi e antiquati,le defini-zioni

ed altre cose simili,come poco necessarie aglistudiosi.D^ al-tro

lato però esso ha il merito grande ma raro ne' nostri antichi

di conoscer bene V italianoe di giovarsenea tempo e a luogo.Il

Del Bono doveir essere in Roma, che spesso cita voci e modi ro-mani.

Più dello Scobar ha de' nomi e degliaddiettivi alterati,ma

come lo Scobar ha frasiinutili,riducentisi a pure e semplicipropo-sizioni.

Quel che ilgesuitaDel Bono credette in parte difettodel suo

Vocabolario (e diciam per una parte stante che nella seconda e-

dizione eglifu meno esclusivo e men dittatorein ordine a gusto)costituìpelprotopapa della chiesa dei Greci di iMessina GiuseppeVinci un pregiodel suo Etyfnologicumsiculum (3).Qui non ita-liane

né sicilianeson le spiegazionidei vocaboli siciliani,ma lati-ne,

e nel latino e nelle altre favelleun tempo parlatein Siciliason

ricercati con isvariata erudizione glietimi delle voci stesse. Qui pa-rimenti

non son trascurati vocaboli di fuori Palermo,anzi molti ve

ne hanno peregrinidell'oriente delP Isola, per incuria od errore

(1)Non è giàche qualchelavoro lessicograficonon siasipubblicatonei primicin-

quant*anni del secob passato,perchèilSerio nel IV voi. di sue Giunte al Mongitorecita un Vocabolario sieiliano loscaìw e latino di Salv. Virga, cui si premette un

discorso sull'origineed una grammatica del nostro dialetto;e ilNarbone» 1*"un'operarimasta interrotta col titolo: // D'udeUo di Siciliapassatoal vagliodella Crusca, Pa-lermo,

1721 in li.* e contiene le voci sicnle comuni od affinialle toscane; 2* ilLes-sico

sieolodi G. B. Caruso, annesso p.lle Rime degliAccademici accesi,che eglinuo"vamente mandò in luce. Palermo, i7J6 in 8;*3* una Fraseologiasiciliana,italiana,latina,Palermo, 1701 in 8 * Ma questilavori rimangonodi sotto agliinediti.

(2)Palermo, presso GiuseppeGramignani,volumi ire, 1751-54. La seconda edi-zione

è del 1783 e seguenti.

(3)Etymologicumsieulum, auclore Iosbpu Vinci, protopapa Graecorum, S. P. Q.M. dicatum. Afessanae,MDGCLIX, ex R. TypographiaF. Gaipa.

Page 32: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

26 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

non si curò in venin modo de^ participiali,che son tanta gentilezza

dei nostro linguaggio,nò più che tanto si volse allevoci d'artieme^

stierispecialmenteitaliane.Guardò si alle etimologiedelle nostre

voci,togliendoleda un'operamanoscritta espressamentecomposta

dair eruditissimo padre suo Francesco,rimasta di poco incompleta.Ma di ciò non ò u£Bcio nostro discorrere,attendendo che qualchevalente (llologo,senza dispettareilpassato dica con coscienza dove

più dove meno si apponessero, dopo ilVinci,i Pasqualinoquandosi appoggiaronoaglietimi ebraici,caldaici,siriaci,arabi,greci,latini,

A noi basterà lo avvertire che, nelP Indagartante orìgini,

F. Pa-squalino

poteva ben passarsidi quelleparolesicilianeche son pura-mente

italianeo latine;sebbene per queste ultime,argomento fa-vorevole

all'autore sia la poca differenza che dai migliorilessico-grafi

si faceva tra la linguae ildialetto,e la persuasioneche il si-ciliano

fosse nò più nò meno che una lingua,come la SìaSa noa

nazione distintada tutte le altre.

Supplementoaicinquevolumi del Pasqualinoò ilvolume del Rocca,

edito in Acireale nel 1839 (I).Dicendo supplemento noi diciam

tutto,perchè esso raccoglieun gran numero di vocaboli dellepro-

viiieedi Catania e Mesisinanon registratedal palermitano.A prima

giuntasembra molto riecoper questinuovi vocaboli,sopraluttofa-miliari

e d' artie mestieri,

ma non lo ò sempre ,difettando delle

voci occidentalidell'Isola,come i nostri difettano delle voci orien-tali.

Diligentelavoro ò del resto, accurato nelle corrispondenze,e

di costa aglialtrivocabolari,e di quellodel Pasqualinosegnata-mente,

aiuto efficacissimo.

ila un anno prima che il Rocca in Catania,ilMarchese Vincenzo

Mortillaro in Palermo l'anno 1838 dava in luce,ristampandolonel

1853 con giunte e correzioni,un Suovo Dizionario sicUimo-ikUia'

no (2).Di esso il Narbone sentenziò che parte compendia, parte

accresce il lavoro del Pasqualino;ma tal sentenza non può aversi

per vera se non da chi non conosce i lessicidella Siciliae sfoglia

appena V opera pazientissimadel Mortillaro.É vero che con molta

frequenzaP illusire letterato adoperacome dialettalide' vocaboli

(1)Dizionario sicUiano-iUUiano compilatosu quellodel Patqualitio,con correzioni

e aggiuntedi Giuseppe Rocca. Acireale 1839 io 4.*

(8)Nuovo Dizionario sieiliano-ilaìiano compilatoda una S'Kielà di persone di

letterepor cura di Vincenzo Mortili.aro. Volumi due. Palermo 1838 e 1844 in 4.*

iViioro DizioìMrio siciliano-italianodi V. Mortillaro. Voi. unico»seconda edi-zione

corretla ai accresciuta. Palermo, StamperiaPensante 1853 in 4.*

Page 33: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DEI TOCABOLAM SiaUANI 27

italiani,vuoi di scienze,vuoi di afficiamministrativi;ma è par vero

che anche senza di essi T opera soa è ricchissima in voci,frasi,ma-niere

di dire,proverbi,sensi figurati,definizioni ecc. La qualeric-chezza

tanto più parràquanto maggiori saranno le occasionidi ab-battersi

in voci zoologiche,botaniche,m^ineralogiche,e quanto me-glio

si potràcavar vantaggioda quelledi arti e mestieri,si stu-diosamente

ricercate e raccolte dal nostro. Potrebbe,

se si vuole,

accagionarsidi aver rigettatomolte voci non palermitane,fattoneutri

passivii verbi riflessiviattivi,registratonon di raro il feminino

invece del mascolino o tutte e due le desinenze ; ma potrebbein-tanto

lodarsi di aver corretti deglierrori,raddirizzate delle corri-spondenze,

miglioratedelle definizioni;pregi tutti che la storia del

nostro dialettonon vorrà né dovrà per istudio di parte dimenti-care.

Altre opere abbiam vedute intorno al nostro dialetto dopo

questa del Mortiliaro,e qui ci si affacciapiùpronto alla memoria il

Vocabolario domestico classificatodella lingua siciliana con la cor-rispondenza

italianalatinafrancesecompilatoda vari cittadini di

Catania (I).Esso è diviso per ordine metodico,e le voci che com-pongono

i vari articolisono alfabeticamente ordinate;ciascuna è se-guita

deir abbreviata indicazione deliasua essenza e natura gramma-ticale.

La classificazionedelie materie è quelladel Vocabolario do-mestico

del Rambelli,salvo alcune variazioni.Spessovi si rinvengono

talicorrispondenzesicilianeitalianeda vedersi chiaro come i com-pilatori

avessero spoglioil Mortiliaro.— Inoltre vuoisi ricordare il

Dizionario tascalnlefamiliaresicUiano-Ualiano di autore anonimo (i);la Nomenclatura familiaresiculo-italica,seguitada una breve Fraseo-logia

(3);le Osservazioni e saggiosu la linguae il Vocabolario si-

ciUano di A. Longo (i);il Saggio(f un vocabolario di Marina ita-liano-siciliano

dello scrittore di queste pagine(o);la Fraseologiasi-culo-toscana

di M. Castagnola(6),e il Vocabolario sicilianoitalia-no

(7) di 6. Biundi,che pur esso ha lapartesua di utilità;ma per

(1)Catania,Tip.del R. Ospiziodi Beneficenza. 1851, in 8.*

(2)Opera di Rosario Scadoli. Palermo, 1840 in 16.*

(3) Messina, 1840 in 8".

^4)Catania, 1843 in 8.*

(5)Firenze, Tipografiasulle Logge del Grano 18Ó3 in 8.*

(6) CaUnia, Calatola,1863 in 8.'

(7)Vocabolario manuale eompleiosieUiano-UaliaHO,seguitoda utiappendicee da

un elenco di nomi proprisicilianicoU'aggiunladi un dizionario geografico,e d'wui

breve grammatica per gliItaliani. Palornio,1850 in 12 •

Page 34: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

28 NUOVE EFFEMERIDI SIGILUNE

la lor natura diflèrente,per laspecialitàdeglistudi che riguardano,

e per T indirizzoT uno dalPaltrodissimile,siffattepubblicazionire-stano

di sotto a quelladel Mortillaro;e ben se lo sanno i Siciliani,

che due numerosissime edizioni n'ebbero in breve volgerd'anni

esaurite;onde una terza avrebbe dovuto attendersene tra poco, se

non fosse apparso il Nuovo Vocabolario siciliano-italianocompilato

ad Antonino Traina (ij.Di questo a preferenzasiaci lecitointratte-nere

il nostro pazientelettore.

Giuseppe Pitrè

IL MONASTERO

DI

SANTA MARIA DELLE CIAMBRE

PRESSO BORGE^TO

I.

Chi, partendo da Borgetlo(2),si volgead oriente,abbatiesi in

tortuosa e ripidavia, che lo guida alP amena e magnifica altura

che domina ilComune, e serve di base alPaerio monte Lingone.A

mano a mano che sali,tu senti più leggieroilpiede,più lietolo

spirito,più lucidala intelligenza.E mentre, inebriato dal balsamo

delle innumerabili viole mammole che fioriscono trai rovi e le

pietrelungo la via,la mano si allungaspontaneamente a racco-glierle;

rocchio tuo si volgeindietro con compiacenza,ad abbrac-ciare

la vasta e fertilissima sottostante pianura,da^ giardinidi Hon-

telepreai campi della memoranda Segesta;e in mezzo a quelverde perenne degliolivetie aranceti,è caro ilsoffermare i pen-sieri

ora a qualcunodegliotto comuni che vi stanno disseminati,ora

(1) Palermo, GiuseppePedone Lauriel,editore. Volume unico in 4.*

(2)Borgelto,che giàfece parte deU* antico Val di Mazara,oggiè comune di circa

7000 anime in provinciadi Palermo.

Page 35: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

IL MONASTERO DI S. MABU DELLE CIAMBRE 29

a qualchebianchissima palazzinao a qualchetorre abbrunita,ora

al procellosogolfodi Castellamare ed ai monti dello stesso nome»

dietro cui appare solitariala cima della vetusta Erico co^ saoi cam-panili

e le ciclopichemura.

E quando la salitaha fine,tu imbatti in un prato di folta ver-

zura; e in mezzo ad esso frequentivestigidi gran casamento, e

mura cadenti,o ancora saldia lottare collaforza de' secoli.Chi potò

avere stanza quassù? Che monumento fu questo, con quellasvelta

torricellamerlata,

con quellefinestre a sesto acuto delPevo medio?

Qui stettero venerabili seguacidi S. Benedetto : questiche am-miri,

sono gliavanzi del monastero di Santa Maria dtUe Ciatnbre.

II.

Al 1346,suglioccidentalimonti di Palermo, e propriosulleruine

di uno de' sei monasteri fondati da Gregorio Magno in Sicilia,sor-geva

semplicee modesto il Chiostro di S. Martino delle Scale dei

PP. Benedettini :e la santa fama del beato Angelo Sinesio,primo

Abate,e deglialtrisuoi primi confrati^lli(che da loro stessi lavora-vano

le terre,inalzavano le mura dell'abazia e copiavanocodici),si diffuse,trovò la via nei «uorì delle genti,e fruttò al monastero

molti danari,molli doni, molti feudi e comuni co' baronali diritti,

0 per mano di privatie di nobili,o di arcivescovi e di sovrani (fl).Tra glialtri,lanobile Donna MargheritaDe Bianco,vedova di Gio-vanni

da Caltagirone,donava ai monaci (1360)Casale BurgeUicutn

juribm suis,colla condizione che ivi si erigessealtromonastero col

titolodi S. Benedetto (V).E questo sì vide di lia poco (1367),mercè

la bolla facoltativadi papa Urbano Y, e la immunità data al terri-torio

da re Federico III; e primo Abate ne fu Giovanni Sinesio,

fratellodi Angelo.Ma le sedizioni,le guerre intestine e i continui tumulti de' no

stri paesiin quel tempo ,non solo disturbavan la quietedi quei

buoni religiosi,ma ne tenevano in pericolola vita,se abbiamo a

prestarfede alle paroledi Rocco Pirri : dimodoché essi bramavano

ardentemente di ridursi in luogoaffatto sicuro.

(1)V. il libro De reaedifiealioneS, Martini de Scolii eie. — Roghi Pibri, Sicilia

saera eie. toI. 11, par. 2*,libro IV. — Salvatore Maria Di Blasi nel voi. XI] pa-

gioa3 e segg. degliOjmscolidi Autori skiliani eie.

(t)Pirri op. e loc. eil.— Viti Amici,Lexicon lopograf.Siciliae,in art. Burgetius.

Page 36: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

30 NUOVE EFFEMERIDI SIGILUNE

Mosso dalla fama di lor santità,giustoverso queltempo,ilnobile

cav. palermitanoAndrea Guardabaxo istituivasuo universal erede

il monastero, per testamento de' 30 marzo 1410;volendo però che

del prezzo de' suoi armenti si edificasse un nuovo cenobio alleCiam-

bre col titolodi Santa Maria, l monaci altronon desideravano : onde

in soli quattro mesi fu compito ilcenobio,e il20 lugliodello stesso

anno vi si trasferirono,abbandonando queldi San Benedetto (1).

Ecco dunque come e quando ebbe origineilmonastero di Santa

Maria delle Ciambre, che il Di filasiappellavenerabile per P anti-chità

e per i santi uomini che Tabitarono (2).Ha ilnome di Cianh

bre, che non è che il francese chambre, e certo rimonta alladomi-nazione

angioina(1266-1282),mi dice chiaro che il monastero lo

ereditò dal casamento proesistente,ilqualeglicesse ilposto non

solo,ma forS*anco buona parte delle fabbriche sue.

Comunque siasi però,giova per adesso constatare che i monaci

vi rinvennero la desiata pace, e tornarono alle orazioni,alle abitu-dini,

ai lavori di prima. E questo affermiamo appoggiatia ciò,che

perfinolo stesso già vecchio Abate Fra Giovanni ci si mostra as-siduo

a fabbricarsilivicino una chiesetta,che dedicar vollea Sa$Uo

Nicola tutelare,in memoria del monastero di S. Nicolò rArena di

Catania,da dove col fratelloe con altri quattro religiosiera ve-nuto

per la riedificazionedi S. Martino. E cosi le Ciambre, situate

in luogoalpestree remoto, circondate da una selva di annose quer-ele

e ginestre(3),attissime quindiallo esercizio della vita dello

spirito,venivano fama acquistando;e ne' loro gratirecessi invita-vano

i PP. di S. Martino, quando per troppe cure erano stanchi,

0 bramavano un luogopiù riposato,men popoloso,e più bello.

III.

San Martino delle Scale,

sotto le ale de' ponteficie de' re, di-viene

ognora più vasto e più ricco. Sdegnano i suoi Abati le mo-deste

fabbriche erette dal Sinesio,e li cedono a povera genie ; e

(I)PiRRi,op. e loc. cit. pag. 1080 e 1098. — Amici, Lexicon, ad voc. Ciambrae.

(%)S. M. Di Blasi, nel voi. 1,parte 1,* pag. 53 delle Memorie per set^irealla slo-

ria Utleraria di Sicilia.

(3)Questomagoificobosco»ch'era famoso ne' dintorni col nome di Costa de* yeUi

e delle elei,vigevarigogliosoe quasiintero fino a trent'anni fa. Nella rivoluzione

del 1848 ne fu consumata buona parte : al 1849 e 1850 un monaco, per meschino

guadagno,lo converse lutto in carbone.

Page 37: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

IL MONASTERO DI S. MARIA DELLE GIAMBRE 31

r Abate Ambrogio Isfar fàbbrica il vasto,sontuoso e sovra tuttima-

gnificonuovo monastero, con quelcelebre tempio che,abbellitoin

séguito,di tanta ammirazione ci riempieoggidì.Poco appressoi an-che

il nome di Frale come cosa volgarespregierannoi monaci, per

assumere il borioso Don (1).Già la ricca libreriadi S. Martino è

cominciata a costituirsi,giàparecchiuomini insigniper sapienzae

dottrinaalberganoquellemura. Eppure,questimedesimi illustripos-pongono

S. Martino alle umili Ciambre; a malgradoche queste

non vivessero più vita propria, avendo,colla morte del Sinesio,

perdutoT autonomo Abate, ed ottenuto invece un semplicePriore

dipendentedalP Abate di S. Martino.

E primo, di onorata ricordanza degnissimo, troviamo il Beato

Giuliano Majali,celebre per integravita,per dottrina e abilitànel

maneggio de' pubbliciaffari,e molto in pregiotenuto da' ponte-fici

Eugenio lY, Nicolò V, Calisto HI, come da re Alfonso e dal fra-tello

suo Giovanni;i quali,e il Senato palermitanocon essi,lo ca-rezzarono

molto, e molto donaronglipe'suoi monaci. — Ambascia-

dorè a Costantinopolied a Roma per Alfonso;a Napoliper ilSe-nato

e Popolodi Palermo, giovò molto questa città ed i Siciliani,

e ne ottenne il nome di padre detta patria.Ma gravato daglianni,

ritirossidalle molestie de^ negozi,e venne alle Ciambre. Quivi ap-presso,

tra le rupidel monte e le frondose querele,una chiesuola

costrusse e due cellette,ornandole eglistesso di pitturerappresen-tanti

i misteri della passionedi Cristo: e queiroratoriorecondito,

che fu testimonio per sei anni della sua vita di astinenza, di cilizi

e di pregliiere,e ne raccolse T ultimo spirtoil dì 4 di olt. 1470;

queiroratorio divenne tosto famoso e venerato col nome di Chiesa

del RomiteUOj e i cittadini di Borgeltoe dintorni fin da queigiorni

cominciarono a visitarlocon devoto concorso (2).Chi amasse di più saperne su questo insignepalermitano,fonda-tore

deir Ospedal grande di Palermo e benefattore di un popolotutto (3),ricorra al Fazello,al Pirri,al Mongitore e a tuttiglial-ci)

PiRRi, op. c loc. cit.pag. 1063.

(2)PiRRi, op. e loc. cit.pag. 1094 e 1098: — Mungitore» Bibliolheca Siculo,vo-lume

1, pag. 411-412.

(3)Ejas corpu."((scriveilPirri)in ilio Monaslerio condilum ad nosiru tempora

igootom est: ejusvenerandam ad vivum ìmaginem super Sacellum domus hospi-talisPanormi liac epigrafeveneramur : B, Julianus May ali PanormilanuSt ordinis

S. Benedieti,€t Motuulerii S. Martini fiiius,ex auctoritale EugeniiPP, III et Re-

ffUÀlphonsi,hujusmagni et t»ort /iospila/wfundalor ei institutor,anno saluiis no»-

trae MCCCCXLL

Page 38: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

32 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

tri dal HoDgitore citati:noi ci affrettiamo a soggiaogerepochepa-role

sa Frate Alessaadro Orbitoaio di Tortona,uomo venerabile per

santi costumi e per bella mente, ilquale,morto, ottenne il titolo

di Santo. Era stato eletto Abate di S. Martino al 1482: ma deposela sua dignitàtre anni dopo, e come feritocervo rifugissiai solitari

monti di Borgetto;ed ivi,presso la chiesetta di S. Nicola,costruita

già dal Sinesio,inalzò,a gloriadi Dio e per sollevare ilsuo spirito-alcuni umili tugurii,e piantòcolle propriemani un giardino,che

dio in seguitoun provento di onze 60 annue (1).Morì alle Ciam-

bre il22 di aprile1499, dopo quindicianni di eremitica vita,avendo

il nudo suolo a letto,digiunandoed orando continuamente.

Più universalmente conosciuto del H^'alie deir Orbitonio,Teofllo

Folengodi Cipadapresso Mantova (n.l487-m.l544)dimorò dieci

anni alle Ciambre nella qualitàdi Priore,e vi lasciòdi sé memorie

considerabilissime,lo non narro la vita sua, né le sue opere esa-mino,

perchè non c'è storia letteraria,o dizionario biografico,o

Enciclopedia,che non consacri parecchiepaginealprincipede^ poetimacheronici Merlin Coccai (2):piuttosto,ciò che fece mentre visse

tra noi, brevemente dirò.

1/ ameno luogo.Paria salubre,ilsolitariofrondoso bosco,T inar-rivabile

panorama occidentale,risvegliaronotutto ilfuoco poeticodel

Folengo;ond'eglia sue ISinfeprescelsealcuni alberi di elei e ci-pressi,

e con loro passava placidamentele ore toccando lalira.Qual-cuno

di questicipressi,che non restò vittima della insensata bar-barie

che distrusse le elei,vive tuttora presso laChiesa del Romi-

tello; ma non vive più con esso ilnome di Ninfa di Merlino che

ciascun cipressoportava fino al tramontare del passatosecolo,anche

presso i popolanidi Borgetto(3).I qualibensì serban ricordanza

di lu Pueta Mantuanu vissuto lassù,ma ne fauno spesso unico in-dividuo

col Beato Majalì.Ho ragiondi credere che Teofilo compo-nesse

in gran parte alle Ciambre ilpoema La Palermitana, in cui

parecchieterzine paion proprio ritratte da' circostanti luogiiidi

Santa Maria;come è certo che un poema eroico-macheronico e il

famosissimo dramma sacro, che menò tanto gridoal sec. XVI, vo-

(1)Pari a lire italiane 765 annue.

(3)Anche parecchipoetilo ricordano : cosi il Tassoni nei canto Vili delia Stc-

$hia rapita,e il nostro Mbli nei li della,FcUa galante.11 francese Rabelais lo cita

spesso e più spesso io copia.

(3)Di Blasi, nel voi. I,parte I*,pag. 54, dello Memorie per seivire alla storia

letteraria,di Sicilia.

Page 40: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

3% NUOVE BFFBMBIUDI SICILIANE

Bellacerà suddetto,i monaci di Santa Maria abbandonarono le C|am-

bre,e vennero a costruirsiun monastero nuovo in Borgelto,al po-sto

de^ Magazinazzùcome volgarmente si chiama.

E perchè tutto questo?— lo le vere cause non so, che non ho

potutocompulsarele carte delP archivio di S. Martino: ma ilPirrì^

r Amico, ilDi Blasi e qualchealtro affermano che alle Ciambre i

monaci erano vessati in queltempo da ladri e da banditi,i quali,benché ricetto ottenessero, non si restavan dal mettere le mani non

solo sullevettovagliee sugliarredi sacri,ma anche sullespallede^ Pa«

dri;anzi fecero lor qualchevolta assaggiarela punta di qualchepu-gnale.

Il fatto sta che di restare alle Ciambre essinon vollerosen-tirne

pili,ed esposero le loro ragionial Pontefice: e questi,pre-mettendo

ilsolitosi vera sunt exposUa,accordò loro ciò che vole-vano.

Cosi gliotto monaci sacerdoti e i 24 fratellise ne vennero

in mezzo allagente, ed a Santa Haiia non lasciarono che un ere-mita

per tener vive le lampade.Il monastero cominciò a rovinare,

e nessuno se ne diede per inteso: solo dopo il 1750, quando già

non esisteva che Patrio,ilrefettorio,qualche stanza e la Chiesa,

ristoraronosoloquestaultima che minacciava mina. Pur nondimanco,

divise tra il monastero di Borgettoed ilSantuario del Romitello le

imaginisacre, sul principiodelP ottocento non restavano alleCiam-bre

che pochimuri screpolati,sostenuti da un monte di macerie,

tra cui cominciarono a vegetare i rovi,e for le tane i ramarri.

V.

Chi sale oggi a visitarquegliavanzi,per leggervila storia del-

r arte o delle vicende del monastero,sente stringersiil cuore e

non osa mettervi piede,scandalezzato che lasuperstiziosaignoranza

e la barbarie si sieno date la mano per disperdereaffattoognive-stigio

deir antico monumento (I).Estendevasi questo per uno spa-zio

considerevolissimo di circa 60 metri quadrati,come dimostrano

le superstiticantonate e alcuni pezzidi muro, che levano ilcapo

fuori la terra or sottopostaa coltura:ma quelche rimane in piediò sufficientea darci idea della magnificenzadei Benedettini

,e a

farcipiù lamentare la perditadell'edifizio.

(!)Compie ora l'anno chenn centinaio di gente del volgo andò a rovinare baona

parie delle fabbriche e a scavare tutte le fondara«fnla di Santa Maria, mosso dalla

sciocca e infondata credenxa che ivi fosse sepoltodell'oro, ab antico. Aggiungiche

que*casalini han servito parecchianni «liovile,e avrai idea del miserevole stalo

a cui soD pervenuti.

Page 41: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

IL MONASTERO DI S. MARIA DELLE CIAMBRE 35

Abbiamo di esso, ma apertee cadenti,le mura dellaChiesa,della

sacrestia,che le sta dietro,e d^una elegantestanzina^che le pog-gia

a sinistra,ossiaa sad-ovesf,avendo essa Chiesa laportaa nord-ovest.

Il campanile,a destra della porla,sorge quadratoe sem|ili-cissimo, e va a terminare con tre merli a coda di rondine per

ciascuna parte;ma ne vedi soltanto illatosud-est,che i tre altrisono

caduti. A destra poi della Chiesa e del Campanileun atrio di circa

venti metri quadrati,che mostra i vestigidegliarchi de' suoi por"

liei;a sud-est di esso il refettorio,a nord-ovest una larghissima

sala,la prima a cui metteva adito la porta principaledel monaste-ro.

Un corridoio e alcune cellette,che poi continuavano ove oggi

scorre V aratro, stanno a nord-est della sala suddetta;come a nord-est

deir atrio e del refettorioveggonsi tre capacistanze. T una de-stinata

a cànova, le altre due a cucina. Al davanti delPedifizio,e

per tutta la sua larghezzadal latodi nord-ovest,vedi uno spianato,circuitoda bassi muri, che fu già belvedere e giardinettocon viali

di passeggio.A mezzodì di questo, i muri di tre case, staccate af-fatto

dal resto delle fabbriche,destinate forse ad. uso di magazzini

0 piuttostodi foreslieria,solitaa non mancar mai in qualsiasidegliantichi conventi.

Tutto questo è ciò ette puossiancora vedere del monastero. Il

qualea me pare che sia stato eretto in due tempi diversi,o per-chè

si appropriòparte delle fabbriche già prima esistenti,o per-chè

potè appresso subire in buona parte de^ restauri : giacchéque-sto

è os.servabile,che mentre le finestre della Chiesa,e della slan-

zina che le è a sinistrasono a sesto acuto, ed a sesto acuto ancora

la porla della stessa Chiesa e la principaledel convento; tutte le

altre finestre non sono che a rettangolimolto allungati.Cosi parmici sia pur qualchedifferenza tra la fabbrica del campanilee quella,ad esempio, delle celle a nord-est.

La cosa più importantealle Ciambre dovevano per fermo essere

glia freschi che adornavano indistintamente tut^ele stanze; a freschi

che in massima parte portòa compimento ilBealo Majali,e sareb-bero

statialtro documento dellastoria artistica sicilianadel sec. XY.

lo ricordo aver visto bambino tuttiquei muri pienidi figuredi

santi e di ornamenti altri: oggiperò le procellehanno mandato a

male e cancellato ogni cosa. Sul muro esterno della Chiesa,a sini-stra

della porta, e uguale all'altezza di questa, benché alquanto

sbiadito,vedesi piantatoun San Paolo,che poggiala destra sul suo

bravo spadone.DalPaltro latodovea certo farglicompagniaS. Pietro,

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36 NUOVE EFFEMERIDI SIQLUNE

ma non ce n' è vestigio.Denlro la Chiesa poi,mentre inciampiin

una sepolturaa cui fu rubata la lapida,o sui frantumi non molto

antichi delPaltare,non puoi far a meno di levare in altolosguardo

sul pezzo dì arco che divideva il coro dalla navata, dove un ma-gnifico

rabesco dai vivi e spiccaticolori parrebbeticosa fattadi ieri,

a stucco in rilievo.Eppure quest'angolo,eh' è quelloche guarda

Tovest,è interamente esposto alleintemperie!ma queira fresco è

lisempre lo stesso,e k) sarà ancor qualchetempo; mentre parecchie

figuredi angioli,o santi che sieno,che glisuccedono immediata-mente,

si scorgono a gran pena come leggerissimeombre.

Se dal Tempio entriamo nella sacristia,ancora qui troviamo da

tnttM latii vestigidi colorì impressividal pennellodelP artista.Il

moro di sud-est è diviso in cinquecompartimenti,in ciascuno dei

qualistava la figuradi un Santo. Non mi riesce di vedere i quat-tro

laterali: ma quellodi mezzo, figuraben grande [airimpiediesfarzosamente colorata,benché mancante di testa e parte di busto,

panni un S. Benedetto.

Lascio qualchealtra stanza e P atrio,che pur dàn segno di avere

avuto i loro coloratiornamenti, ma che oggi non mostrano cosa

che meriti attenzione,e vado per ultimo al refettorio;in fondo al

quale,nel muro di sud-ovest,io veggo in alto ed al centro la te-sta

bionda con aureola ed ilpetto di una imagine,

eh' è donna

senza dubbio alcuno. Ma qual^nta era mai? E perchè tanto alto

focata? Sono domande questea cui nulla non sappiamorisponderedi preciso

,perchèaltro non si vede presso a quellatesta che il

muro scalcinato.Se una ipotesiavesse valore,direi che quellado-

vett'esser^ una Madonna, ritratta in mezzo a qualchemedaglione.

E cosi solamente potrei,conciliarquestafiguracolle altre che sta-vano

pia in basso. Cercando delle quali,ho trovato qua e là.,nella

larghezzadel muro, una cinquinadi piedi,messi in modo che ac-cusavano

la posizioneseduta di chi li portava.Avuto riguardoal

luogo,la supposizioneprimasu questo dipinto,giàperdutodoveva

esser quella,che in esso era slato forse effigiato,come in tuttiquasi

i refettori de' PP. Benedettini,quel tratto della vita di S. Bene-detto,

quandoa tavolaglivenne presentatoun bicchiere con veleno,

ed egli,colla forza dellasua benedizione lo ridusse in pezzi.Ha il

fatto non avvalorò la supposizione.Che, all'estremo sinistro del

mura, e proprioin basso dove le macerie e la terra glisi addos-sano,

mi fu dato osservare dipintealcune letteremaiuscole rotonde

che dicono: URAE. S. Mauc. xvi.... Non c'era che dir più:queir

Page 43: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

IL MONASTERO DI S. MARU DELLE GIAMBRE 37

rURAE è la fine di on versetto del cap. XYI dell'Evangeliodi

S. Marco; versetto che illustravaV a fresco. RicorsialNuovo Testa-mento,

cap. XYI di S. Marco, e Punico versetto che termini con

urae è il 15, che dice : Et dixit eis (Dominus) : Euntes in muadum

univenumj praedicateEvangMum omni creaturae. Quell'afresco rap-presentava

dunque l'ultima apparizionedi G. Cristo agliApostoli,mentre stavano a mensa.. Nobile pensieroquesto ,

di ricordare ai

monaci, quando mangiavano,le paroledi Dio che additano loro la

santa missione a cui li ha Eglichiamati.

E qui,nient'altro mi restando ad aggiungere,io fo voti perchètuttigliantichi monumenti di arte e letteratura,che i nostri pa-dri

0 per ignoranzao per negligenzadistrusseroo abbandonarono,

vengano con accuratezza e periziaillustrati, meglio che a me, in

queste brevi parole,

non fiidato di fare per Santa Maria delle

Ciambre.

Salvatore Salomonb-Marimo.

INTORNO ALLA COPIA DI UNA DELLE STORIE A MUSAICO

DELLA cappella PALATINA

LirriRA AL GAY. CESARE GUASTI AccADEiico DELIA Crusca

Firenae

Nel risponderead egregiouomo- dellagentileToscana vogliooraanzi di arti tener propositoche di lettere,e di arti che in tante

guise fonno segnalataquesta Isola.Perchè mentre ci gode T animo

vedendo recata a termine lasplendidae dotta illustrazionedel Duomo

di Monreale per opera del chiarissimo Abate Domenico Gravina,ab-biamo

un altro motivo di godimento intorno a siffattistudi,comec-ché

per diversa fsercìlazione,vedendo felicemente intrapresadal-l'

artistaRosario Riolo la copiadi uno de' fottibiblici,ond'è sto-riata

a musaico la CappellaPalatina di Palermo.

Egli,ch'è valente direttore de' bellissimimusaici delia rinomata

Cappella,ha avuto posto in mano il lavoro dall'Inghilterra,nazione

opulentissima,e aiulatricedi civiltà;dove ilquadrosivuole per la

storiadeir arte,ponendolo,quantunque sia unar copia,fra mezzo a

tanti di altro genere, e di altrotempo, si che rammenti lapossa del-l'ingegno

artisticone' primi secolidopo ilmille,e il testimònio il

più vivo di un taleingegno fra noi.

Page 44: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

38 NUOVE EFFBMBRIDI SICILIANE

Fu scella la rappresentazionedi Gesù Cristo eh' entra in Gerusa-lemme,

pojtandosii rami delie palme;e nella forse piùche quarta

parte a cui lacopiaè aggiunta,dà di sé buono avviso,e fa con animo

apporre, che sarà per parere l'esemplarepur desso.

A fianco del valentuomo è a Invorare un suo esperiofratello,e dopodi luialcuni bene intentioperai,che ilRioto seppe airuopo quicon-durre

da Cefalù,dove era andato per quellachiesa,eh' è del mede-simo

carattere. '

Sopra che giova conoscere, come grandeè il desiderio che una

scuola qui si fondi di lavori a musaico. Scuola specialeper questi

di Sicilia,liqualisono singolaridai musaici solitiad eseguirsim

altriluoghi,che con svariatissime tinte,come egregiamentesi fa

in Roma, ritraggonoquadridi ognisorta; onde par si vogliache

le pietreda incastrarsitanto si multiplichinoquanto si debbono

multtplicarele quasiinfinitegradazionidi colori,affinchè si arrivi

al segno che nell'operaa musaico per poco si ravvisi l'operaa

pennello.Quando i musaici di Sicilia,e' pochialtrove eguali, ma

non cosi eccellentiné magnifici,si osservano fatticon pochimezzi,due 0 tre tinte e nulla più,ed, in partiC4)larequestidi Sicilia,col

bianco delle vesti,e con l'incarnato dei volti,ottenuto per colore

naturale con pietred' una roccia calcareleggiermentemarnosa, che

si trova in buon dato ne' dintorni di Palermo, e chiamano latti-

musa.

Di là deriva, che ì musaici di Siciliaricliiedonoa rifarli,o a co-piarli,

un jhetodo proprio,ilqualeora mai è nelle mani di pochifra noi rimasti a praticarlo;ma che con l'andar deglianni,senza

rifornirsi o soccorrersi,potràessere perduto.E ad impedireildanno

non altro sarà a farsi,che fondare una scuoia,la qualetanto valga

quanto ilconservare nelP antico identico loro stilecosi stupendiedi-fici:

la CappellaPalatina,la stanza di Ruggiero dentro il realPa-lazzo,

tachiesa della Martorana, il Duomo di Monreale, il Duomo

,di Messina, ilDuomo di Cefalù ed altri,antichi da sette oda otto'

secoli,eagion di nostra alterezza,cagiondi ammirazione a tutti.

Avvegnaché ai mali che il dente del tempo possa mai arrecare,

gliartistifidi allascuola saprebberosempre riparare,e gliedifici

sempre sarebbero integricome sorsero.

La scuola di cui parlasi,col patrociniofondandosi de' reggitori

della cosa pubblicaprodurràun grande ed invidiabilevantaggio,si che benemeriti ne saranno chiamati i provvidireggitori.Dai quali'

ora con ansia si aspetta,che sieno ordinati i riparia taluni dei

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INTORNO ALLA GOPU Di UNA DKLLB STORIE A MOSAICO, EC. 39

monumenti con urgenza bisognevoli;i qualiriparitornano ora piùfocilia praticarsiper l'accorta industria trovata da Salvatore Ver-

sace nel modo di distaccarei musaici, e in esatto modo rimetterli.

Già nella chiesa della Martorana con dolore si notano de' guasti;

già se ne notano in altridi questicelebri monumenti; La gloriadi tanti secoli senza i riparipuò perire;ma la mente validadi co-loro

cui incumbe saprà accorrere, e tanta gloriastarà,illesae ri-splendente.

Con talicenni,con taliauguri,anzi espressionidi certezza,chiudo

le mie paroleallaS. Y. Ch., la cui amicizia mi onora, e in tante

guise m' è utile,intorno alla bella copiadi Rosario Riolo. (Corre-ranno

ancora sei mesi, o circa,e la copiasarà finita,e tutti la lo-deranno,

e 1 mio primo plausosarà seguitoda molti del mio an-cora

più fervidi.

D'onde per l'avvenire gli oltramontani per lavori di tal sorta

avranno più giustacausa di richiedere questiartisti,avanti che glialtridi altre parlid'Italia;giacchéallabontà dell'esecuzione,come

di tratto sarà veduto, si aggiungeilpregiode' migliorimodelli,che

in maggior numero, ed in più grande forma,qui si trovano, per

ispirarefiducia di miglioresuccesso a favore degliartistideliainclita

Sicilia.

Palermo, marzo 1870. Prof. Giuseppe Bozzo

IPPOLITO

DRAMMA D'EURIPIDE

(Continuai.Vedi Voi. I,disp.10*)

Fedra

Tacete,o donne, siam perdute!Coro

0 Fedra,

Qual si compie in tua casa aspra ventura ?

Fedra

Frenatevi, e cosi quanto là dentro

Si dice,udir potrò.Coro

Taccio;ben trista

inizio è questo I

Page 46: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

40 nuovb effemeridi siciliane

Fedra

Ahimè la sciagurata!Coro

Che intendi ta ? Che cosa esclami ? Parla,

Qoal mai novella f assaliva»o donna.

Che si t'abbrezza di spavento ilcore?

Fedra

Perimmo. A questeporteay?icinateyi.

Ascoltate lo strepito,che sorge

Nella casa.

Coro

Rimanti appo le soglie.

A te ilcbmor» che di là move, imiH)rta.

Dimmi, dimmi, che danno è sovraggiunto?Fedra

Di ca?aliera Amazone rampollo

Ippolitor ancella or maledice.

Coro

Odo una voce ; non distinguoi detti....

Ha vien dalPusdo^a te ne viene ilgridoI

Fedra

Chiaro le appone il Cavorir le colpe,E che tradiva i talami del Sire.

Coro

Ahi, che disastro1 Sei tradita,o cara I

Qnal darti avviso? Omai paleseè il tutto....

Perduta sei!

Ffi^RA

Me lassa!

Coro

Dagliamici

Tradita f

Fedra

IToccidea,recando in luce

I casi miei,con amistà,ma tiu*pe,Molcer tentando questo morbo.

Coro

E in tanto

Disperatofrangenteor che farai?

Page 48: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

42 NUOVE EFFEMERIDI S1GU4AME

Deir infamia lo spalo1 Amico alcuno

Tra i malvaginon ha

NUDiUGE

Perdona; istinto

Degliuomini è il fallire,o figliomio.

Ifpouto

Perchè, o gran Giove, alladiurna luce

Lusinghierodegliuomini disastro

Evocasti la Donna? E se bramavi

PropagarV uman genere, non trarlo

Dalla Donna dovevi;e aprireinvece

Ne' tuoi sacrati un'endica di figliDa tramutar con oro, o rame, o ferro,

Secondo il ciascun morto; e le magioni

Cosi franche di donne abiteremmo.

Or frattantoa chi vogliain casa trarsi

Tal peste è tutta la dovizia assorta 1

Quinciben chiaro è, che mina estrema

Son le donne per noi. Le dota ilpadreChe le produsseed educoUe,e altrove

Le accasa, e quindifugge un gran periglio.Ma chi tal piagain sua dimora accoglieAllindar di bei fregisi gioisceUn tristosimulacro,e di mantiglieLo rafiazzona,e intanto ahi I sciagurato,

Le casalinghe(acuitàdisperde.Fòrza gliè pur, se con legnaggiillustri

S'infamigli,guardar con lietafronte.

Mentre ilfieleha nel cor, le amare nozze.

E se proba è la sposa, e abiettisono

I suoceri,nel ben trova il disastro.

Meglio è che nulla non arrechi altrui

La donna, e schiettadi costumi, e quasi

Inutiles'alloghientro la casa.

Detesto T erudite! Il ciel mi guardi.

Che alle mie soglienon s'appressialcuna

Espertapiù di quanto a donna è bello.

Che malizia maggior Venere infonde

In femina saputa.— Immune e scevra

L' insipienteò da folliad' amore. ^

Page 49: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

IPPOLITO, DRAMMA D BUIUPIDE

Degno par fora,cbe alle mogli accesso

Non avesser le serve, e sol con elle

Albergasseromuti e cnidi mostri!

Cosi lor tronca ogni balia sarebbe

Di mover ciance e d' ascoltarle.Intanto

Oggidìle malvage entro i lor tetti

Rei consiglimaturano, e T ancelle

Al di fuori li recano! Venata

Cosi tu, scellerataanima, sei

Trafficando con me T inviolato

Talamo di mio padre! lo quegliinfami

Tuoi motti caccerò,le orecchie mie

Aspergendodi pure e chiare linfe.

E come iniquopotreifarmi,quandoCasto più non mi sento, per averti

Solo ascoltato? Abbi di fermo, o donna,

Che, se legatonon m^ avesse ilgiuro

Ai Numi fatto,non vorrei dislormi

Dal rivelar tue nefandezze al padre.

Or mentre ei lungiè da Trezene, io queste

Magionifuggirò,né di tai cose

Terrò favella.Tornerò con esso

Poscia,e vedrò,come fermar potrai

Tu con la tua padronain lui lo sguardo!

Ben ti conosco.... avviserommi quinciDi tua protervia.— Il Ciel vi spenga! Sazio

Non sarò mai dall'abborrir le donne.

E ripetasipur, ch'io senza posa

Di quesfodio ragioni.Si ; perch'esse

Disoneste fur sempre I Altri pudicheLe mostri,o lasci,eh' io le affronti sempre !

Coao

0 sciagurato,o misero destino

Delle donne! Qual arte,o qualragioneAvrem da scioiTe di tai casi il nodo !

^Fedra

Giusto giudiciosu noi cadde! 0 Terra,

0 Luce, come fuggiròlai sorte?

E come, o fide,celerò il mio strazio?

Qual Dio,qual uomo si parràcompagno,

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44 NUOVE EFFEMERIDI SICIUANE

0 partecipein qaeste opre maivage?

Morta! si appressa inestricabiiduolo....

Tra le donne miserrima son io 1

Ck)iio

Ahi I che tatto 6nì ; nò potè V arte,

0 regina, giovardella tua serva.

Tutto fallivat

Fedra

0 la più tristadonna

Tu, de' più Adi esizialmina.

Che mai tu fosti? Giove,ond' io mi nacqui.

Saettando col fulmine t'eetermini 1

Non ti diss'io,de' tuoi pensieriavvista.Di tacer quanto or si mi rende infame ?

Ha tu frenarti non volesti,e quinci

Nell'obbrobrio morremo! — In altraguisaProvveder qui fa dHiopo.— Ei d' ira ardente

Al padresvelerà,per fame offesa.

Le colpetue; discopriràben anco

Al canuto Pittòo le angosce nostre,

E la Terra empierà di vitupero.Maledetta siitu; sia maledetto

Qua! altro,al par di te,d'empi favori

Largo si renda ai non volenti amici !

NUDRIGE

Ben a ragioneil mìo fallirriprendi0 mia reina;che l'interna ambascia

Ti vince ilsentimento. — Avrei per altro.

Se non la sdegni,una rispostaa darti.

Io t'allevai;t'amo; al tuo mal cercando

Un rimedio^ trovai ciò,che disvolli.

Ma, se tornata a ben fusse l'impresa.

Saggiaor detta sarei ; che ognor si libra*

Secondo la ventura il senno umano.

Fedra

Bastan dunque per me, flen giusteadunque

Dopo lo scempio di me fatto,queste

Tue scuse, ond'io m'acquetiai tuoi parlari?NUDRICB

Ornai soverchio è il garrirnostro. Incauta

Page 51: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

IPPOLITO, DRAMMA D' BUIUPIDE 46

lo fui;ma pure in laifrangenteio scorgo

Una via di salate,o giovinetta.Fedra

Taci;pur dianzi di consigliiniqui •

Fosti foriera,e tanti mali ordisti.

Esci di qua;pensa a te stessa. Io sola

Ben disporròdi me medesma. — Voi,

Di Trezene o ben nate giovinette.

Mostratevi benigne ai voti miei;

Di silenzio copritequanto udiste.

Coro

Per la casta Diana a 6iove figlia

Giuro,cbe in luce non trarrò giammaiI mali tuoi.

Fedra

Ben fovellasti.lo meco

Stessavolgendoogni ripiegoin mente.

Un rimedio trovai,come far bella

E gloriosaai figlimiei la vita,

E giovarea me stessa in tal cimento.

Che mai non macchierò la mia famiglia

Da Creta,e con Teseo non verrò mai

Dopo tante sozzure ad affrontarmi,

Per amor d^una vitaI

Coro

E vuoi tu dunqueAl supremo dei mali abbandonarti ?

Fedra

ìlorrò. Penserò il comel ^

Coro

Oh ! non dir cose ^

Di tristoauguriot

Fedra

E di non tristiavvisi

Tu pur sovviemmi. In questo di, morendo,

Ciprignaallieterò,che m'ha perduta,E cadrò vinta dall'acerbo amore 1

Ma pur, morendo, altruisarò d' affanno ;

Ond'ei si tegna dal levarsialtera

Sovra la mia ruìna,e meco a parte

Di questo seempiova moderarsi impari(

Page 52: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

46 nuove effemeridi siciliane

Coro

Oh 1 se tra balze aerìe

Vestita anchMò di piumeFossi,e alle schiere aligereVolesse addirmi un Nume !

Su la marittim' onda

De Tadrìana sponda

Air acque delP Erìdano

Bramerei trasvolar,

Ove tre meste Eliadi

Dal cor di dogliaaffranto

Per Faeton distillano

Sui neri gorghi un pianto,Che lucid'ambra appar.

Delle canore EsperidiN'andrei per Palma arena.

Ove del fosco pelagoIl Sir le navi afTrena,

E ogni sua possa acqueta

Presso la sacra mela

Dello stellatoEmpireo,Ond' Alla è reggitor.

Colà di Giove V aula

Fonti d'ambrosia mesce.

Ed alma Dea benefica

La Terra i gaudi accresce

Sempre de' Numi in cor.

Candida V ali,o eretica

Prora,la mia reina

Traesti per la cerula

Strepenteonda marina

Dalle magion'beate

A nozze sciagurateI

Ahi! che per ambi infausto

Ella spiegavailvoi.

Salpandodalla gnosiaAlPatenèa contrada.

E pur, tratle le gomene

Sulla munichia rada,

Presero il fermo suol !

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IPPOLITO, DRÀIQIA D' EURIPIDE 47

Ella cosi da Venere

Spintaad un empio amore

Fa con orrendo strazio

TrafittaV alma e il core t

E pensilfdne al tetto

Sul genialsuo letto

Accomandando, il dltido

Ck)llos'annoderà.

Vinta dai Fati,in odio

Della nemica Dea,

Preporreal turpe P inclito

Nome, e la fiamma rea

Così domar saprà1

continua) G. De Spcches.

CURIOSITÀSTORICHE SICILIME

Raccogliamosotto questo titolo,traendolo dai manoscritti della

Comunale di Palermo,tutto ciò che può essere utileallastoriadelle

scienze,delle lettere,delle arti,e de' costumi dei Siciliani,e giace

ignoratoe sepoltonelfapolvered' uno scaffaledi libreria.Comin-ciamo

a spigolarenei due volumi di Notiziepiacevolie curiose ossia

Aneddoti dilettevoUed eruditi ecc. dell'eruditissimo parroco paler-mitanoGaetano Alessi,tra gliEreini Filarco Polignomio.Questi

due volami stanno ai segniQq. H. 43 e 44; ilprimo ha la data

del 1776,ilsecondo del 1803. É da avvertire che TAutore,piùche

allaeleganzadella favella,badò a far tesoro di cose e di erudizieni

meno conosciute^ che valessero ad illustrarela Patria siciliana.

Salv. Salomone-Marino

(N. B. Co' numeri romani, premessiad ogni paragrafo,indichiamo ilvolume; co-gli

arabi il numero che in esso volume porta lo aneddoto),

(I,35) Farsa. Rappresentazioneburlesca,che in Siciliasi fa-ceva

per le strade a dilettevoletrattenimento del popolo.11nostroconcittadino D. Luigi D'Eredia nella sua Apologia contro il Gua-rino

(f.9 e 10) scrive che liSiciliani,« serbando il costume an-

• tico,rappresentano, per le strade e per liborghi,componimenti« drammatici

,sotto nome di farse." Questi componimentierano

sopra materie facete e ridicole,come ricavo da Francesco Patrici,

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48 NUOVE EFFEMEBIDI SIGOIANE

ilqualenellaPoetica (dee.ist,1.lY,f.234),scrifendo della poesia

burlesca dice: " qualisono ora le forseo le comedie zannesche. "

Similmenle trovo,che nel fine d' una amena comedia intilolataLa

Notti di Pùkrmu (stampatain Palermo presso Decio Cirillonel 1638

in 8o) cosi conchiude V Autore di essa :

Chi nui àulri flnemu

La nostra farsa,dilla la Cumedia

Di la filicinotti di Palermn.

(I,273).BUniere metalliche in Sicilia. É cosa troppo nota

che nella nostra fertilissimaIsola vt sieno miniere de' più finime-talli;

come di oro nel feudo di Castelluccio,di argento nel territo-rio

di Caccamo, di rame nellicontorni di S. Marco; e di tanti al-tri

metalli in diversi altriluoghi,

come può osservarsi nella fati-cosa

raccolta,fattaper Real Commissione dal Presidente D. Rosa-rio

Frangipane,noslro palermitano,che manoscritta conservasi nella

libreriadi sua casa. In conferma dell'esistenzadi taliminiere,e del

lavoro dellimetallida esse provenienti,convien sapere quanto scrisse

Giovan Giacomo Adria {De sita VaUis Mazariaé),

ed è,

che.

nel

luogo presso il convento de' PP. Cappuccinidi Palermo apparivanoancor nel principiodel 16® secolo le vestigiadelle officinemetalli-che,

lavorate sin da' tempi de' Greci e de' Romani,

come dice il

Leanti (SlatoPres. dellaSic.,Tom. I,p. 218).

Queste ofiìcine,

in questo secolo,

non vi sono più in veruna

parte della Sicilia,abbenchè qualchevolta sisiaripigliatal'impresaa' nostri tempi di cavarsi le miniere. Imperocchénel 1734 Barto-lomeo

Khez, chimico boemo della corte di Vienna, fu mandato in

Sicilia,ove estraendo terra e pietredallicolliviciniallaTerra d'Ali

ed allaTerra di Fiume-dì-Nisi,ne ricavò argento, del qualeconiò

alcune monete coli'impronta,da una parte,di Carlo Sesto impe-

radore,alloradominante della Sicilia

,e dall'altra parte coli'im-pronta

della Sicilia,col motto: Ex visceribusmeis. Similmente,nel

1740, Carlo Terzo Borbone nostro Re volle far ripigliaretale fa-tica

,facendo spiarein quellied altricontornì le cave di diversi

metalli;ma perchè andava molto interessatoilRegio Erario in si

fatta opera, si è sospesa l'impresa.Per soggiungeresu questo punto qualchecosa intorno allamia

patriaPalermo,dico ,che nelle nostre campagne vi è qualchein-dizio

di esservi miniera d'oro;imperocchénel nostro fiume Greto

si sono trovali minuzzoli di si preziosometallo. Veggasiil Massa,ed Amato nelliluoghiche cita il Mongitore nella Siciliaricercata,Tom. Il,pag. 165. (continua

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50 NUOVE ErFEMEBIDI SIGIUANE

Quando, dcq)0i poKtidrìvdgiiiieDtidel 1860, iii^ituivasiil no-stro

Liceo Nazionale,era quivinominato Professore titolaredi lin-gua

e letteratura latina.

Pubblicò poco dopo un volume di trecento pagineche intitolò:

Storia delia hUeratwra kUina che era ilfruttodi lunghemeditazioni

sullalinguadel Lazio,nella qualeaveva faito costanti ed amorosi

studi.

Preceduto dalla fama di onesto ed operoso insegnante,nel 1862,

era destinato aliaquintaclasse del R. Ginnasio Nazionale.

Cominciò V insegnamentodel latinocon molto profittode' gio-vani

alfe sue cure affidati.Sapevapoco di greco» o non vi era molto

esercitato ; ma con T aiuto del suo buon volere,e ne avea molto,

rifecegì'intermessi esercizi,e se non divenne un grecista,dique-sta

dotta linguaei seppe tanto che poteva bastare a condurre lo-devolmente

la classe.

Nella linguaitalianamoUo avanti sentiva^

e come scrìveva con

molto buon garbo,cosi era sobrio ed assennato nellaparteprecet-tiva,

accurato nella correzione de' compiti,arguto nellelinguistiche

e fliologicbeosservazioni.

Ma ciò che rendeva il professoreOattuso degno^i molla lode

'era U contegno da lui tenuto in iscuola.Fedele osservatore delle

massime pedagogicheda lui dettate neiroperetta://tnoégfrodì /tn-

gua e letterenelle scuole secondarie;si valeva dell'amore per riu-scire

nella solida e vera educazione morale de' suoi allievi.

Esempio vivo di moralità nelle parolee negliattisuoi,nellostu-dio

de' classicitrasceglievaque'tratti da' qualii suoi alunni potes-sero

ritrarre esempi di praticamoralità.Li avvezzava allaprudenzanel promettere,alla franchezza nel confessarsicolpevoli,allalibertà

del propriopensiero,al rispettodell'altruiopinione,

all'ossequiodelle leggi,afl'orrore allospionaggio,allapigrizia,allamenzogna, a

qualunquebruttura.Ammise igiovaniallaliberadiscussionesu' com-ponimenti

fattiin iscuola;istituìuna speciedi giurine' casidubbi

sullainterpretazionedi alcuni regolamentiscolastici,e promosse una

associazione per soccorrere di librie dell'occorrenteda scrivere

que' giovaniche*per manco di mezzi,non iK)tevanousare allepub-blichescuole.

Cosi educava i suoi alunni ad esporre con lealtàe franchezza le

proprieopinioni,teneva deste le loro facoltà,ilgiudizio,la imma-ginativa,

ilsentimento,informava il loroanimo allavirtù dellacom-passione

e delia beneflcenza,liadusava allefaccende dellavita pub-blicae ad amministrare con giudizioed onestà le entrate che prò-

Page 57: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

RIGOEDO DI ANTONINO GATTUSO 5i

venivano da talta T associazione scolastica.Era insomma il vero

maestro educatore,e lasua scuola era una famiglia.Conduceva V in-segnamento

con tanto buon metodo e con tanto amore, ct)6sareb-

besi detto ch'eglifosse ilmiglioreamico de' giovani.

Ma benché dell'affettomolto ei si valesse per inspirarea' giovaniil sentimento del dovere

, pur sapeva mantenere il prestigiodel*

r autorità,eh'è cosi necessaria all'Istitutoreche sente la propriamissione.

I suoi alunni lo amavano di quell'affetto

Che più non deve a padrealcun figliuolo;

e coloro che attendono di presente aglistudi licealied universitari

conservano gratitudineal loro buon professoreGattuso;che è questo

ilnome che glidanno, nome piùlusinghierodi qualunquealtralode,

come quelloche rivela le egregiedoti della mente e del cuore di

quell'uomo,che ebbe viscere di padre pe'suoi alunni diletti.

II prof.Gattuso non vivea se non che nel pensierodella scuola^allaqualeaveva consacrato tutta la sua vita dì privazionie di studi.

Egli,fra le ore assegnatealloinsegnamentodegliallievidel Ginnasio,

delle alunne del R. EducatorioMaria Adelaide,e degliscolari pri-vati,dava da circa a dieci ore di lezionial giorno.E il vederlo,fra

tante affiannose occupazioni,pur sempre calmo e tranquillo,destava

ammirazione e insieme pietà.Quellavita tanto laboriosadoveva fiac-care

qualunquevigorosanatura;pure eglidava sempre lezionicon

equabilecostanza di affetto e con ugualezelo ed energia.

Ma il suo fisicodoveva sentirne una potente scossa. E il dolore

della morte della madre, che andò a prenderea Termini-Imerese,

perchè glifosse data la consolazione di poterleprestarein casa gKestremi uflBci,la sollecitudinedegliesami de' suoi allievidel Giii^

nasio e delle sue alunne dell'Educatorio,e le diuturne fatiche spen-sero

quellanobile esistenza — Moriva il 30 agosto del 1860,mar-tire

della feticaI

Ho scritto questipocliicenni a conforto de' figli,perchè sieno

loro specchioed esempio le virtiidel padre,e a consolazionede-gli

onesti che si sono dedicati alla ptibblicaistruzione.La qualese

è senza compensi, non è scarsa di conforti. Che se la vita labo-riosa

deglionesti insegnamentiè inapprezzata,e sono sconosciute

le loro modeste virtù,non cesseranno però d'esser savi e buoni:

memori che la virtù ha sempre il suo premio,non foss'altronella

pace della buona coscienza,nell'adempimentode' propridoveri.

Carmblo Pamm.

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LETTERA INEDITA DI VIHORIO COUSIN

A SALVATORE MANCINO

Questa lettera che non ebbi a mano quando pubblicaiil carteg-gio

del Cousin col Mancino nel mio libretto Salvatore Mancino e

V Edetticismo in Sicilia(Pai.1867),è proprioquellache ilCk)usin

accennava al suo amico nelP altra de^ 20 marzo 1842,

e chMo te-neva

come perduta.Il posto pertantoche avrebbe dovuto avere nel

mio libretto sarebbe stato a pag. 35: e ci dice essa qualgiudizio

portava V illustre filosofo di uno de' nostri miglioriinsegnantidi

quel tempo, e delle Effemerididì allora.

V. Di Giovanni

Man cher Monsienr,

Tai refu il y a quelquetemps votre lettredu 21 AoAt I8t1. De-

puis vous avez dù recevoir de M. le Consul de Franco à Palermo

mes le(onsde 1816 et 1817^ et je vous envoie cependantcellesde

1820. Vous avez donc maintenant sous les yeux tout mon premier

enseignement de 1815 à 1820. Il ne manque plusque Kant, dont

vous ^vez un morceau, et dont vous lirez un morceau plusimpor-

tant dans un des prochainsN». de la Revue des deux Mondes.

Je suis charme de votre nomination de Chanoine à la Gathédrale

de Pderme. Mais f espère que cela ne vous eniève à V Université,et que vous "x)ntinuez toujoursvos le^onsde philosophie.Vous a-

vez bien raison de croire qu^un Compendio della Storia dellaFUo-

sofiaest indispensablepourcomplétervos Bléments, et donner une

impressionutile à Télude de la philosophieen Sicile.Car e" est par-

ticulièrement pour la SicilequMi faut travailler.Votre pianest excèl-

lent; je Papprouve toutàfiait. Mais*jepense quMI faudraitmet-

tre quelque intervalle entre le premier et le second volume. Ne

vous pressez pas depublier le second volume; publiezle premier

le plus tòt possible.Plus tard je vous parleraien détail de la ma-nière

dont vous- pourriezarranger le second volume; pour le pre-mier

,je n^ ai pas de corrections essentiellesà vous proposer; car

je suppose que vous avez la seconde édition de mes le^onsde 1829,

que le libraire Didier a publiéil y a plus d'un an. At-elle été

suivie dans Tèdition de Bruxelles? Je T ignoro,ne connaissant pas

cette édition qui desolo mon pauvre libraire de Paris.

Je tiraiavec grand plaisirTouvrage de Tabbé Carezza auquel

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LETTERA INEDITA DI VITTORIO COUSIN, EC. 53

Yous metlrez ane préfaoe.Ne cessez de m' envoyer tout ce quipa-ndi

de philosophieparmi tos ingénieaxcompatriots.SMI y a en

Siciiebeaucoapde Jósuites comme le P. Romano, ilfeudra me ré-

ooncHier avec cet ordre qui a beaucòup à réparerenrers la philo-sophie.Remerciez

,je yous prie,le P. Romauo. Si je n'étais pas

eette fois fort occopé ,je lui adresserais mes remerdments moi-

méme.

Qu' esl-ce qu'une RoYue de SicìIe nommée la Ruota, doni j'ai

re(u quelquesN.' où Ton attaquerEcleclisme,ous et moi, et

où r on déièndRomagnosi ? F aime beaucòup les Effemerididbut

je YOUS priede m^ envoyer les N.' qui intéressent la Philosophie.Yotre articledu premier bimestre de 1840 est fort bon, et m^ en-gagé

à YOUS prierd' insérer parmilesannonces des Effemeridisans

aucun traYailles titresdes cinqYolumes de mon premierenseijjne-ment de 1815 à 1820, que yous avez maintenant entro les mains.

Rappelez-moi,je yous prie, à M. le chevalier Fraoco\ au Pére

D^ Acquisto,et aux amis de la philosophiedans votre belle Siciie.

Tout i YOUS de coeur

V. COUSINM Dt'cembre 1841

Paris,à la Sorboniic

CKITIC4 LETTERARIA

Solenne tornata della Accademia Palermitana di scienze,let-tere

ed arti in memoria dei suo socio e vice-presidenteM.r Bene-detto

D' Acquisto arcivescovo di Monreale. Palermo, 1869.

AvoYamo annunziato già in questo Periodico la tornata della pa-lermitana

Accademia : ora abbiamo il piaceredi far conoscere ai no-stri

lettorilapubblicazionedegliscritti in essa letti,doYuta al Mu-nicipio

monrealese,che con gentilepensieroYolle cosi onorare il

suo grande concittadino.— Va primo il Discorso del professoreV.

Di Giovanni;ilquale,con eloquenzae pulitezzaassai rare oggidì,comincia dal tessere la storia della filosofiain SicilianelP ultimo

Yentennio del passato secolo,dai volfiani,che aYeano sopraffattoi

cartesiani,

e cedettero posciaal sensismo del Locke,

a Vincenzo

Page 60: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

54 NIR"?B nTBimUDI tlCUANB

Hkeli " propngnttorecaldissimo,in meizo ai fìiToregpaloridi slra-

nieri sistemi,delle antiche tradiiioniidealid^ filosofiaitalica; »

tradizioni serbate e fecoadate dagliscolaridi Iti (Zerho,Guardi,

Ritaroia),

e precipuaiii^Btepoi da Benedetto D' Acquisto.Il quale

ToNe però più uuiversale ed italianala scienza,cont'uiaando ilmi-

celiano sisfena,

no correggendolonella parte fondameutale della

teorica della creazione ; poichéilMiceli erasi fondato sulP unità pan-teistica

dell'essere^collasua d^trina delPEnte fivo e realeagente in

perpetua novità. Il DI Giovaimi,con quellapi*olòndadottrina che lo

distinguein flfoeofla,va mirabilmente esponendotitutto ciò,e deli-neando

insieme T imaginedelia mente e ilconcetto delle opere del

monrealese arcivescovo. La Pisicologia^dove ilD' Acquistogettava le

fondamenta del nuovo ontologismoitaliano,« precedendodi cinque

anni la famosa formola ideale della Introduzione allo studio della

filosofiadi V. Gioberti » ; ilSistema dellaScienza universale,

« che

varrà per la filosofiaitalianaquanto la Teosofiadel Rosmini e la Pro-

Mogia del Gioberti • ; ilCorso di filosofiamorale,ilDirMo naturale^

i TratlaU di teologiadommatica, e le altre cose minori del filosofo

monrealese, fino al volume inedito della Logica: tutte questeoperesono dimostrate e discusse dal Di Giovanni ; ilqualepassa a con-chiudere

quanta e qualefosse la vigoriae comprensionedi mente

di monsignore D' Acquisto,e qualesplendidoesempio eglilasciasse

del come « possano essere combattuti da ognilatogliavversari della

filosofia,siano che neghino la scienza per incapacitàdella ragione,sia che V appugnino come vana cosa, ovvero come nome senza conte-nuto,

stante essere inutileV indaginede' prìncipie de' fini.» E qui,con quellaforza di dottiargomentiche i lettoriricordano nellaprima

dispensadelvolume primo di queste Effemeridi,viene un pò contro i

moderni positivisti,che, spesso per contradizione Kantiani e sensi-

sti neUo stesso tempo, negando la metafisica,riescono alio scetti-cismo,

tenebra deir intellettoe morte del cuore umano. La conclu-sione

del discorso non può essere nò più bella nò piòpassionata.Seguono le Poesie. L* *Eic(Y("«tM^del De Spuches

,fotte latino da

6. Montalbano e parafrasatoda G. Bozzo,potràsolo ben gustare

chi si profondamenteconosce il greco idioma come T illustretra-duttore

di Sofocle e d'Euripide: l'altrodi G. Spata,pur greco, reso

in terzine italianedal Villareale,

ne rafferma che i dotti classici

studt hanno ancor valentissimi cultori tra noL Semplicee bello è

il Sonetto del ricordato egregioprof.Villareale;squisiteper affetto

e mirabile soavezza di numero le Stanze di U. A. Amico, gentilee

Page 61: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

GMTIGA U"TTBRARU 55.

ben noto poeta; ispirataV Ode di Giacinto Agnello,venerando e

quasinonagenariosuperstite,che pensa e scrire col Aioco d* mi gio-vane.

Vorremmo adomare di qualchecitazione queste nude parole,

ma non cel consente lo spazio: sicché diam fine,congratulandoci

colla risortaAccademia,che si egregiamenteripigliai bvori suoi,

portandosplendidoomaggio agliillusiricultoridelle scienze e deHe

arti,eterni luminari delle nazioni e della civiltà.

S. Salomonb-Mamno

PUBBLICAZIONI — n mg* Pedoue-Laariel sifa editore dell'operaeiiisterne IfiediiA

neUa nostra Oonranale,coi ne fece dono ilCav. Salvatore Vigo:Hemorie thriehe in-

tomo al Gavtimo éMa Siciliadal 1815 sino al conUnàamenlo della DiUalura del

Generale Garibalii, scrìtteda Francesco Bracci* direttore al Ministeroper gliaffari

di Siciliain Napoli.È un* opera di molta importania,anche per dei docuiaenti fatiiri

aggiungeredallo stesso Vigo.— Alconi tipografidi Palermo hanno preso a rìstamparela SieiliaNobile del Vil-

iabianca. L'operaverrà fuori a puntate,e sarà terminata in tre anni.

— L' Ab. D. Benedetto Gravina ha dato fine alla stampa dellasua famosa opera*

/{ Duomo di Monreale espoeloe deeonUo. Essa A in un volume di pagine SOO in

gran foglio,al qualeun altro se ne accompagna di tavole,stupendamentedisegnate,incise e colorate. Quindicianni ci è voluto per questa stampa ,

che restevà come

uno de' pia bei monumenti dell'arte tipograficasiciliana.Tutu l'edisioneèco-

suta air illustre autore la non lieve somma di lire 490,000;e ciascuna oopiasi

vende lire 800. Ce ne occuperemo quanto prima.— Il prof.Carmelo Pardi ha preso a pubblicarecoi tipidel Giornale di Sici-

Uà i suoi Scrittivari in tre volumi, ciascuno al presso di lire3, 75, che si paghe-rannoalla consegna o in sole lire 7 anticipatemente.Il I* volume oonterrà i Veni

e gliElogivari, il8* gliScriUi critici^il3* gliScrini editativi, I volumi verranno

fuorì di tre in tre mesi. Rivolgersiall'Autore o al nostro perioilico.in Palermo.

— L' illustree venerando GiuseppeBianchetti,giàpresso a varcare ilsuo ottante-simo

anno, vuol prenderecongedodaU' officiodi scrìttore pubblicandoun'operettadal titolo: Il mio uilie. L* associasione cosu lire8, 50, e si riceve presso l'Autore,in Treviso,o all'ufficiodel nostro Periodico. La raccomanderemmo vivamente ai let-tori,

se di raccoman* iasioni avesse bisognoun'opera di si aureo e dotto scrìttore.

I GIORNALI DI SICILIA. — In Sicilia,meno quelliche ignoriamo,si pubblicanoda sessantatrè giornalie rivisteperiodiche;due terzide' quali,politici,glialtriscien-tifici,

letterari,artisticie commerciali. De' 88 che vengono fuori nella sola città di

Palermo le Nuove EffemeridiSicilianee la Rivista Siculo sono letterarie scientifici;il

Giornale del Consigliodi Perfezionamentosi occupa di scienze naturali ed economi-che;

la Gazzetta medica,la Gazzetta clinica e II Ptiam,di scienze mediche; gliÀn»

Page 62: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

»58 NUOTE EFFEMERIDI SICILIANE

noli di coiiruiioni,di scienxe esatte; gliAnnali di ÀgrieoUwraùHUana, gliAUi

ddta Sodila d'ÀceUma%um4, il GiomaU ed ÀIH detta Commieiione d'agneoltwrae

pasUniMiaper la Sieiliae del ComÌMÌo agrario,dì sciensa,industria ed interesse a-

grìcolo;il Circolo giuridicodi sciense legali: L'Evemèro, di filosofiarasionalistica;

il Vittorino da Feltre e Istruzione ed educazione, d* istroxione pubblica;V Arte, il

Diogene,la Gazzetta artietiea,di arte specialmentedraiDmaUca emosicale. Il Gier-

naie dettaCamera di Commereio e ilCommercio di Siciliascriyono di cose commer-ciali,

il GiomaU di Sieilia,Il Preeunore, La Regione,L Amico del Popolo,la Gaz-zetta

di Palermo, Il Corriere Sieiliano,L'Ape Ihlea,La Luce,Homo, L'Umanitario,

di cose politiche.Tra' capiprovinciaMessina ba sei diari tra cotidiani e settimanali : la Gazutta

di Meetina,Politica e Commerdo^V AquilaLatina,La Parola Cattolica,D. Marzio,

Il Ficcanaso. •* Siracusa eonta : L'Avvisatore Siracusano,La Camera di Commereio

ed Arti,Il Pttpolano,la Ferrovia Siracusa- Licata, —Catania, Il monitore detta pro-vincia,

la Gazzetta di Catania, La Redenzione, V Apostolato,Fede e Avvenire, —

Girgenti,ilGiornale detta Provincia,L'Empedocle,La Pietra.—TrapaniL'Imparzia-le,

Esopo.—CaltanissetU,Il Messaggiere,La Tromba nissena. Vari comuni hanno il

loro giornalepolitico,che yede la luce una, due, tre yolte la settimana: Acireale,Il

Cittadino,Mlstretca,L' Amastratino, Modica II Campailla,Lentini La voce del po-polo.

Marsala,L'Elettore,RagusaL'Eco dei monti, Termini La vita nuova. Un Col-tivatore

nelino ha la città di Noto;Messina,Girgenti,Birona, Caltagirone,Mistretta

ed altricomuni hanno ciascuno illoro Rullettino del Comizio Agrario.È a notare

che uscendo di Palermo non s'incontrano se non giornaliesclusivamente politici,amministrativi e commerciali.

BIBLIOTECA VIGO — Coi primidi mano si ò aperU al pubblicodi Acireale la

Biblioteca privatadel cav. Salv. Vigo.Questo onorando siciliano,ilcui nome solo

è un elogionon pure pelsuo sapere, per la sua integritàe pelsuo coraggio,ma al-tresì

per lo immenso amore che eglinutre per la Sicilia;ha raccolto in essa Biblio-teca

quanto di più raro,~dipiùimportantee di piùcurioso presentila storia sici-liana,

soprattuttoin disciplineecclesiastiche;e ha dispostoche i suoi concittadini se

ne giovinope'loro sludi. L* esempiogeneroso del Vigo vorrebb'essere imitato.

STUDI — IlProf. B. Aubé da Parigiè venuto a studiare in Palermo la storia delle

nostre Università,e alcuni de* nostri monumenti.

MONUMENTI — Quanto prima sarà eretto in Girgentiun monumento al fisiologosicilianoMichele Fodera, opera dello scultore Delisi.

BELLE ARTI. Il giovanescultore palermitanoBenedetto Civilettiha terminato il

?HKlello di una figuraal vero rappresenUnte un Meeto ricordo.

È una giovanettaassisa in una sedia, e coperta il corpo da una semplicecami-cia,

che cascando lascia vedere lepiùeletteforme del seno. La posa malinconica e

gentile,le pieghesemplicie modeste,ildolce inclinar dellepalpebre,e non so qualemisterioso abbandono del corpo e della mano, nella quale ha un fogliopiegato.rendono 1*opera interessantee cara. Ma più lodevole ó l'artistain quanto che in

questo suo lavoro ha adottato un fare più nobile e scelto,

lasciando da parte la

magra imitazionedi natura,

e pur conservando qiiell'accurata finezia di esccu-

xione,oikl'egliè sUto sempre pregiato. G. P.

Page 64: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

tS8 NUOVE EFFEMERIDI SIGIUANE

sola lasciando tracce del sao passaggio,finché si ridusse al centro, dove perfe-zionò

per modo le armi sue da segnare

quasir epoca di transizione ai bronzo.

Per analogiadi scuri rilevache tra lesta-lloni

di Messina,Biscari e Liccia esistet-tero

usanze comuni ; ed altresì,che le

borgatedi S. Foca e S. Paolo dovettero

avere delle relazioni commerciali colle

isoleeolie e col continente italiano.

Questolavoro dell'egregioamico nostro

forma la VII" puntala della Biblioteca del

naluraUita siciliano,a cui da piùanni e-

gliattende;e noi siam lietiche le Effe'meridi potranno nelle prossimedispenseofferirea' loro lettori un nuovo saggiodi questa importantissimacollezione.

G. P.

LUDOVICO 0 lostudio dellavita,hmmae-

stramenti morali di Andrea Gabbi bli.

Bari 1869.

Sommamente caro ci riescequesto vo-lumetto

di morale religiosae civile,scritto

ad ammaestramento de* giovinetti,da'

quali,fattiadulti,attende la Patria e ilde-coro

e la gloria: e tanto piùcaro lo tro-viamo

in quantochèveste lindo e sempli-cissimo

e con disinvoltura tale,che at-tira

ì cuori suo malgrado.Illibro ha pi-gliatola forma di racconto, perchèildol-ce,

non fosse scompagnalo dall'utile,e

perchèpiù di profittoapporta il veder

vivi e pailantiin isccna gliattori. Lu-dovico

è uii padreche vien educando il

figliuoloper via ben divèrsa dalla comu-ne

,cioè menandolo con sé dopo le ore

di scuola,e moralizzando su le azioni u-

noane, pigliandoopportunitàda' buoni

o cattivifattiin cui imbattevasi : ma av-vertiva

con solertesludio di • trascegliere

e i luoghidove andare e le vie da usare,

perchèil giovinetto,sènza pure accor-gersene,

fosseindotto a por mente a fatti

sempre nuovi,e a udire,come per caso,

i buoni ammaestramenti del babbo. " £

in questo modo tutte le virtù principalitrovansi con bei modi instillatene' cuori

innocenti ; e i vitt e le {[Pravitàcombat-tuti

fieramente,resivili,e puniti.Libri

come questidei virtuoso e dotto signorGabrieli sono assai rari oggidi, preci-puamente

in Italia,terra che si compiacedelle sozzure ultramontane : onde noi glifacciamo le sincere nostre congratulazio-ni,

e per tuttii buoni glirendiamo gra-zie

(1). S. S-M.

VOCABOLARIO SICILIANO-ITAUANO

attenente a cose domestiche,a parecchie

arti ed a taluni mestieri» di Giuseppe

Pbbez. Disp.l'in 8.« Palermo 1870.

Diremo quanto prima di questo nuovo

Vocabolario,quandocioè potremo averlo

intiero.Ora dobbiamo restringerciad an-nunziarne

la sola prima dispensa,dove

sono vari articoliriguardantil'uomo nel

suo complesso,nel suo corpo, nelle sue

secrezioni,

nelle sue buone e cattive

qualitàmorali e fisiche; le fabbriche

pubblichee privale,gliarredi della casa

e gliutensilipiùcomuni.

Il eh. sig.Perez essendo dimorato piùanni in Firenze non può non fornir opera

superiorea quelleche si son fatte finora

in questo genere tra noi. G. P.

RAINARDO E LESGNGRINO per cura di

E. Tkza. Pisa 1809.

DOMENICA MATTINA, ùiil/iodi Niccola

Gbotr. Pisa

Sono due elegantissimepubblicazionidel dotto professoreTeza,che non vanno

in commercio. Rainardo e Lesengrino

(volpee lupo)è un antico poemetto, ve-nuto

forse di Francia e malamente reso

italiane,e guasto dal popoloche lo re-citò

e dallo scrittoreche lo messe in car-ta

: è una paginanuova della vita di Rai-

nardo da aggiungeralle altrefinquipub-blicate.Certo

,che di non lieve impor-tanza

è la favola deglianimali,comune

(4)Dallo stesso prof.Gabrieli ci viene gen-

Ulmeate speditoun bel canto alla libertà,

pienodi magnanimi sensi.

Page 65: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BULLBTTINO BIBLIOGRAFICO

a latte le naiioni : e ilTeza vi ba spese

non lievicare neir institoirede' raffronti

tra le vane tradiiioni e i vari poemi di

Rainardo,

e nel rendere per quanto si

può intelligibilela scorretta scritturadel

codice da cui ricava il poemetto.

VidUUo è un quadrettodi famiglia,toltoal Quickbom o Focile viva del Groth,

ed è affettuoso,semplice»dilicalo; inspi-razioneaffattopopolare.Al Tesa, inar-rivabile

poliglottee gentilepoeta,biso-gna

far di cappelloper questa traduzio-ne,

che lasciail desiderio di vederla an-che

estesa aglialtricinquequadrettidella

Fonie viva, S. S-M.

COMMEDIE di Guglielmo Shakspeare

tradotte da Cristoforo Pasqualigo :

La tempesta,I due gentiiuominidi

Verona. Milano,Treves, 1870.

Ben noto nel campo delle lettereper

deglistudi sulle tradizioni popolari, il

Prof. C. Pasqualigoincomincia a dare

air Italia in forma puramente e schiet-tamente

italianailteatro comico del mas-simo

poeta drammatico dell'Inghilterra,e di uno de' più potentiGeni. L'operasua incomincia con d uè commedie, che

segnano, presso che non si dica,i primi

e gliultimi passidi Shakspearesul teatro

nel qualegiganteggiò.La tempestaè me-glio

un dramma che una commedia ; /

due gentiluomini, come bene avvisa il

Pasqualigo,un romanzo dialogizzato,ed

una delle notevoli opere drammatiche di

lui. Li si vede ilvecchio artista,che ha

preparato di lungamano la sua macchi-na,

e plasmatoda maestro i suoi perso-naggi,

qui ilgiovane,che muovesi come

chi non sia padronedi sé,

ma che pur

sente e fa presentireilfuturo scrutatore

del cuore umano. Ignoteo dubbie,

ma

probabilmenteoriginali,son le fonti di

quella;avverati e seguitiin buona parte

da vari i materiali di alcuni episodie

scene di questa. L'unaé tutta manifesta-zione

dell'animo e forse di un fattodella

vita dell'autore: opera soggettivae allego-rica

; r altra svolgel'essenza e la forza

dell'amore e la sua influenza sul giudicioe sul carattere dell'uomo in generale,

senz'altro concetto più definito.

Il Pasqualigoparlain due brevi pre-fazioni

della natura e del fine di questidue lavori;e le sue ragionipersuadono.

Auguriamociintanto che eglinon ci fac-cia

lungamente attendere la traduzione

delle altredodici commedie shakspearia-

ne, la qualenon meno della presentesia

schietta,elegantee degna del bel nome

del Prof. Pasqualigo. G. P.

NOTIZIE dei Restauratori delle pitture

a musaico della R. CappellaPalatina,

spigolateed esposteda Gaetano Riolo.

Palermo tip.del Giornale di Sicilia,

4870.

Per noi ogniprun fa siepe,come dice

ilproverbio,e però con piacereannun-ziamo

questo primostudio del sig.Riolo,

che dà contezza in primade' restaurifatti

nella nostra CappellaPalatina incomin-ciando

da quellich'ebbero luogol'anno

1345 e finendo a quelliche oggidìese-

guonsi;e poide'restauratoripiùvalenti,

tra'qualidal sec. XY io qua sonò stati

Domenico Cangemi, LeopoldoDel Pozzo,

Mattia Moretti,Santi Cardini

"il cava-liere

Serenano, Pietro Casamassima e il

vivente Ros. Riolo. Il giovaneautore an-nette

de' documenti al suo libretto,e fa

lamentare che in Siciliamanchi tuttavia

una scuola di musaico, e che ipochiche

con onore e coscienza lo coltivano siano

tenuti se non da poco, certo da meno di

quelche valgono. G. P.

VERSI di Rosina Muzio-Salvo. Paler*

mo. Tip,del Giornale di Sicilia 1869.

Il gentilissimoProfessore LuigiSam-

polodando alla luce quest'altrovolume

(secondodella raccolta delle opere edite

ed inedite della Muzio-Salvo)ba reso il

migliortributo di devozione e di affetto

alla illustredonna, che fu madre alla sua

degna consorte. Nel qualeil eh. Profes-sore

ha saputo raccogliereed ordinare

Page 66: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

60 NUOVE EFFEMERIDI SIGIIJANE

tutte o quasitutte le poesieonde la Mu-

lio-SalTO manifestò i sentimentidell'a-nimo

suo, quandopatriottici,quandomo-rali

, quando domestici,

e sempre caldi

e generosi.È notabile che in trentanni

di vita letterariala esimia Muzio non a-

yesse scrittopiùche trentaseiliriche,due

nocelle e sette romanze, in tutto quaran-tacinque

poesie; parsimonialodeYolis-

sima, quando il numero de' componi-menti

va,

come nella nostra,di pari

passo col limae /oòordi Orazio. A che

valgonoi molti versi allorché riduconsi

a puro esercizio rettorìco? La Muzio-

Salvo cantò affettiche provò;e qualificò

bene le sue poesieapponendo in fronte

alleLiriche leparoledi Lamartine Chokn-

ioni pour soulagerce quigémit en noui.

Dicemmo altrove di codesta egregia

scrittricee del suo poetare; ma in que-sto

rapidissimoannunzio non vogliamo

tacer cosa che torna a sua maggioreono-ranza,

cioè che questiVerti fanno ral-legrare

dellagastigatezzadi forma che la

illustre defunta aveva acquistatasopratutto negV ultimi anni di sua esistenza\

gastigatezzache appariscesingolarmentenel suo bellissimoverso sciolto.

G. P.

CiUOYE POESIE di Goncrttina Ramon-

oETTA-FiLETi. Palermo,Tip.del Gior-nale

di Sicilia1870.

Altre poesieavea raccolte e ripubbli-catenel 186^ la egregiapoetessapaler-mitana

; e in quellecome in queste as-sai

cose paionda lodate che sono cara-mente

gentili.La signoraFileti, figlia,

«posa, madre amorosa ad un. tempo, ha la

virtù di chiudersi nel santuario della sua

fitmigliae di cantarne le gioieserene e

le dolorose mestizie. Di li del suo pic-colomondo, altro per lei non ne esiste,

tanto r assorbono le cure e gliaffettideivecchio genitore, dell*amorevole sposo,

de' baldi e vezzosi figliuoliche le fanno

corona intomo. Che se alcuna volta e-

sce dagliaffettidomestici,tu la veJi cer-carne

deglialtrinella religione,nellavir-tù,

nell'amicizia. È assente un suo figliodalla casa patema ? Ed ellaglimanda il

proprioritrattoammonendolo :

Venera Iddio,la patriaonora, il santo

Vero, 0 figliuolo,non tradir giammai;Suda sui libri»e ama colei che vive

Teco nel core, e per te prega e scrive.

Studiano i suoi fanciullial suo tavoli-no?

Ed ella in essigioisce,in essi ft*

licitasi,in essi spera. Ricorre il natali-zio

di suo padre,di una sua figliuolaf

Ed eltaprega dal cielogiornilietisulloro

capo. Se una lese ne infeEma,ellane canta

la recuperataguarigione; e vorrebbe in-fonder

novella vita in pettoad una che

glienemuore.

Oltre le paretidomestiche,la Fileti

non è meno affettuosa; e peròla sivede

a piangerel'inattesa dipartitadella sua

MuziO' Salvo, a celebrare G. Meli, a can"

lar la Fiducia in Dio,ad affissarsiin una

tiella,a rimembrare i suoi primiverti ;

non iseostandosi da quellaforma eletta,

ingenuae naturale che le meritò giova-nissima

le lodi di Tommaso Grossi.

U volumetto di queste Nuove Poe»e

chiudesi con tre traduzionidall'inglese,,due del Moore, una del-Pope,che è VE'

pistoladi Eloisa ad Abelardo^ Di questa

ultima,

se lo spazionon ci mancasse »

vorremmo lodare la mesta armonia che

tuttigoverna i versi della terza rima.

G. P^

n Gerente : Pietro Montaina

Page 67: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

NUOVE EFFEMERIDIS^^^^^^^ANNO li. DISPENSA li. MAGGIO 1870

UNO SCOLARE DEL MICELI

0

LABATE BENEDETTINO G. RHAROLA

(Continuaz. e fine. Vedi An. 11/ disp.I.*)

Nel dialogofra l'autore e un suo amico è fatta diXesa delle sue

dottrine che, siccome innanzi vivendo ilMiceli,certamente pur si

accusavan a' suoi tempi delle conseguenze che si scorgono venire

dair unità dell'Essere ; e massime s' insisteva sulla personalitàu-

mana e sulla immortalità dell'anima. Il Rivarola pertantooltre le

risposteall'amico,e oltre gliargomenti che ne dava nella psicolo-gia,

aggiunge questo capo specialecol titolo:

Prova dell' Ihmortauta' dell'Anima

• L'anima si definisce : Ratio agmdi cum coscimtia;ossia : Yolun-

tas phisicacum cognitioneextrinseca (1).Allora adunque si prova

che V Anima è immortale,quando si prova che di sua natura la

Forza di agire,che è in se slessa eterna,debba restar sempre con

la coscienza,formando questa un carattere indelebile dell'anima. Lo

che si proverà con le seguentiproposizioni:

« Prop. La Coscienza è il carattere dell'anima: ilcarattere è inde-lebile

; dunque l'anima è immortale.

• Prova dellamaggiore. Ilcarattere è quelloche determina lo stato

fisicodell'essere, e fa che sia quellopiuttostoche I*altro,e costi-tuisce

i predicatiessenziali del medesimo, e la ragione sufficiente

intrinseca dellataleesistenza di queiressere senza cui non può esi-

(1) Sodo le deifiniziout sle^se dello SpeeinieHscientificumdel Miceli.

Page 68: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

62 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

Stero in allo. Ma la coscienza è quellache determina lo stato fisico

deir Essere,o sia dellaForza di agire,e lamette in statu animae, per

cui inanima è anima, e senza laqualeT anima non è più anima; e

perciòcostituisce ilpredicatoessenziale deir anima, o sia la ragione

sufficienteintrinsecadelP esistenza delP anima, senza la qualenon

può esistere in atto. Dunque la coscienza è il carattere delP anima.

• Prova della minore, cioè che il carattere è indelebile.Il carat-tere

cade immediatamente sopra ilfisicostesso delP Essere,con cui

si identifica; il fisico delP anima è indelebile; dunque il carattere

è indelebile.

• Prova dellamaggiore.Ilcarattere è ildeterminante fisicodì quel-

Tessere; il predicatoessenziale,e la ragionesufficienteintrinseca

della tale sua esistenza,

e perciòmetafisicamente connesso con il

fisico stesso, con cui si identifica; o sia,è T istessaesistenza del-l'

Essere determinata fisicamente da quelmodo che costituisceilsuo

carattere e lo stato dellacosa, senza ilqualelacosa non è piùquella.

Dunque ilcarattere cade immediatamente sopra il fisico slesso del-l'

Essere, con cui si identifica.

" Prova della minore. Ilfisico dell'Anima sopra cui cade ilcarat-tere,

è r istessa ragionedi agire,che in forza di quelloé costituita

in islalodi Anima. U ragione di agireè indelebile perchèsempreeterna. Dunque il fisico dell'Anima è indelebile.

« Nota, t fuori dubbio presso tuttiche lavita delle spiritualiso-stanze

consiste nelP intelligenza,o sia nel comprenderee pensare.

• E lale è appunto la vita sostanzialedell'anima ; cioè la vitain-trinseca

ed essenziale,e la vita accidentale estrinseca.La prima si

verte sopra se stessa,né esce fuori di sé, in talguisache tutta l'a-

zione vitaledellaviva sostanza viene interamente a compirsiin se

stessa,per cui realmente vive da per sé come qualunquesostanza,avendo se stessa per o„'gettodi sua conoscenza

,senza che abbia

bisognodi alcuno oggettoestrinsecoper esistere;essendo essa stessa

e la Forza conoscitiva e l'oggetto che conosce. L' altra si versa so-pra

le cose che esistono fuoridi sé,e lacui cognizionedipendedalla

relazione estrinseca che ha con glioggettiesistenti fuori di sé. La

primaadunque importarelazioixea se stessa ed al suo essere : l'al-tra

è fondata nella relazione ai termini passaggieried istabili.Per

la prima vive della vita sua sostanziale,e da per se stessa come

vera sostanza e sperimentale,e con la vita propriadellospirito.Per

la seconda non vive da per se stessa,avendo bisognodegliestrin-seci

oggettiprodottidalle sue azioni,

come oggettidi sua Rutelli-

Page 69: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

UNO SCOLAEB DBL MICELI 63

genza sperimentale; né vive deliavita sostanziale ed intrìnseca,madella vita accidentale,istantanea e flussa,fondata cioè nelle conti-nue

novità,avendo per oggetto di sua conoscenza i termini tran-seunti

ed istantaneidelle azioni del suo essere, che a momento sen

passano, e costituisconoal di fuorì la sua estrinseca novità,restando

però nel suo intrìnseco sempre P istessaianima malgradoV istabi-

litàdelle sue azioni;e per cui può anch'essa,perchè formata ad

imagine del suo creatore,in un senso rettamente chiamarsi Pul-

chriludo tam antiquaquam nova,

« A questo infattici porta la comune definizione che si dà all'a-nima

,e da ogn^uno si enuncia : ens sui conscium et rerum extra

se positarum; un ente cioè conoscente, che ha per oggettodi sua

cognizionese stesso,né daglioggettiesterni dipende,— ens sui con-scium

,— e che ha al parìper altro oggetto di sua cognizionele

cose istabilimateriali,e fuorisé esìstenti,e dallequaliassolutamente

dipende— et rerum extra se positarum,— Scioltala qualerelazione

perisceancora la vita estrìnseca,e viene a concentrarsi in se stessa.

« Or noi nel primo riguardosoltanto diciamo che sia T Anima im-mortale;

cioè,iliriguardole anioni sostanzialiche risultano dalla

relazione intrìnseca con cui Pente si mette in relazione a se stesso,

conoscendo nel suo positivole azioni già fatte nel tempo, e perciò

identificatecon T istessoagente che le ha prodotto: poichéT anima

stessa neir altro aspetto,e in riguardoalla vita animale ed estrin-seca

e air istantaneo termino di sua azione [è al parìdeglialtria-

nimali realmente mortale come laScrittura e' insegna,Eccles. e. 3. 19.

— Unus interitus esthominis etjumentorum, et aequa utriusquecon-

ditio : sicut moritur homo,ita et iUa moriuntur, Similiterspirant

omnia, et nihil habet homo jumento amplius.—E che in quelprimo

riguardosia V anima di sua natura immortale non vedo come possa

negarsi;poichéessendo T anima viva,P esercizio vitale è un attri-buto

essenziale della medesima ; e poichéla Forza di agireviva è

parimentieterna ,e le azioni dalP islessa prodottasotto la cogni-zione

limitata nelPatto slesso che si sono fatte si identiOcano con

la Forza, sebbene i termini abbiano avuto la sua esistenza in mo-mento,

nel modo simile come le azioni delP Onnipotenzasi identi-ficano

con P Onnipotenzastessa.»sebbene i termini di quellesieno

in momento passati,cosi deve necessariamente P anima con la vita

intrinseca ed inamissibile e sua propriacome Forza di agirecono-scer

sempre nel loro positivole azioni una volta fatte con la co-gnizione

limitata,

e che nelPatto stesso che furono fatte si iden-tificarono

con la Forza nel loro positivo.Onde deve vivere sempre

Page 70: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

64 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

in se stessa, comprendendo così se stessa da quel che ha operato,

quantunque più non operifuori se stessa. Poiché,essendo T eser-cizio

vitale un allributo relativo intrinseco dellaForza viva,che ri-sulta

cioè dal conoscere e dalP oggetto che si conosce,subito che

il conoscente è eterno (come eterna è infattila Forza di agireche

senza razione repugnaj,e l'operagià fallaè pure eterna (perchè

già nel suo positivoidentificata con V agente in forzadella connes-sione

metafìsica che ha la causa col suo effetto in cui esiste)ne viene

in conseguenza che tale relazione non può più sciogliersitra V o-

pera fatta e T operante che Tha fatto,avendo relazione a un ter-mine

immanente e non transeunte. Poiché, è falso ilcredere che

le azioni che si fanno dall'anima nel tempo siano V oggetto essen-ziale

di sua cognizione.Le azioni altronon sono che ilmezzo come

r Anima conosce se stessa per mezzo della sua cognizionesperimen-tale.

L' oggetto che deve T Anima conoscere è la Forza sua stessa,

altrimenti non potrebbedi se slessa godere,e privaresterebbe della

sua vita sostanziale.Siccome però la coscienza o sia la cognizione

che ha V Anima è limitata ed estrinseca,e perciònon può diretta-mente

conoscere laForza nel suo intrinseco e immediatamente,es-sendo

in se stessa infinita;così ha bisogno di conoscerla,per cosi

dire, a posteriori,e daglieffettiprodotti,che sono appunto le o-

pere che produce; per cui osservando che le opere da essa fatte

son buone, l'anima si conosce per buona; se le vede cattive,co-nosce

che sia cattiva.

« Potrebbe quiopporsiche lacoscienza essendo creatura, per se-^

guitaread esistere ha bisogno di conservazione,o sia di continua

creazione ; mancala la qualeperisce,ritornando al suo nulla.Dun-que

la coscienza può perire, e perciòtutta V Anima : dunque V A-

nima non è immortale di sua ^natura.

« Alla soluzione di questadiiBcoltàsiè giàprovvedutodi sopra con

la distinzione che si è fallo della vita dell'anima in vita intrinseca

e vita estrinseca ; in quellavita cioè con cui vive da per sé con-templando

se stessa,e con cui vive nel tempo nella contemplazioneestrinseca deglioggettiesterni. Per cui abbiam distintonelle di lei

operazionii termini immanenti dai termini transeunti,quellicioèche restano identificatinel positivo,egli altriche esistono in mo-mento

in se stessi,ma che restano sempre nella causa da cui son

prodotti,e nella loro semplicità.Lo che è assai agevolea compren-dersida chiunqueche lenendo presente la dottrinagiàespostanella

Ontologiaintorno la vita dell'Ente vivo inQnito,ne applicacon una

certa analogiaproporzionatamentei principiall'Ente vivo parteci-

Page 72: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

GG NUOVE fiFFRlieRIDI SICILIANE

poi ha la sna ragionedi esistere nella Forza stessa di agire, con

cui perciòsi identiGca.

« Dunque, quandoquestaperisce,altronon periscese non ilmezzo

con cui la Forza ha conosciuto limitatamente le sue azioni: peri-sceiltermine di sua azione,ma non perisceT azione stessa,o sia

la cognizionelimitata,perchègiàla limitazionedellacognizionetro-vasi

identificatanella Forza stessa di agire,considerata e come ra-gione

che ha prodottoi termini della cognizioneestrinseca e con-siderata

come soggetto in cui è caduta V azione di quellacognizioneestrinseca ; e perciònon ha più bisogno di conservazione,avendo

già trovato il rispettivopositivoin cui sussisteva^e di cui è addi-venuto

il naturale ed indelebilecarattere. Or limitatauna volta e-

strinsecamente,la Forza di agirein vigoredella creata qualitàgiàin essa prodottae allastessa immedesimata, e forza ancora addive-nuta

di limitatamente conoscersi,non può pia non conosere limi-tatamente

se stessa,ed in istato di Anima ; non potendostare la

Forza già limitatasenza la sua limitataazione di sua coscienza,non

essendo due diverse forze,ma una sola la Forza,e T istessache li-mitatamente

agisce,e limitatamente conosce.

• Posto adunque ette la Forza in talguisalimitataha* giàprodottodelle limitate azioni

,non vi ha dubio che debbi necessariamente

conoscerle,poichérestate permanentemente in essa le azioni pro-dotte

, perchècon essa identificate,

e non essendo la Forza forza

cieca e meccanica, ma perfettissimaed intelligente,se le si toglie

la qualitàdi poter conoscere le sue azioni giàfatte,e T importanzae il peso delle medesime in quelrispettivostato prodotte,le si to-glie

insieme una perfezione,e perciòfinirebbe di esser forza per-fettissima.

Né può taliazioni più conoscerle con la infinitasua sa-

pienza(naturaleattributo della Forza nifinita), perchè la sapienza

non può conoscere limitied imperfezioni,essendo essa infinita,e

tutto rimira nella sua intrinsecaed infinitaperfezione.Dunque deve

necessariamente conoscerle con la cognizionelimitata,o sia con la

coscienza creata : dunque deve in essa necessariamente conservarsi

ed esistere sempre questo nuovo stato in cui V Onnipotenzasi è po-sta

,e restar sempre in statu animae ; cioè con azioni proprievi-tali

e conoscenza di sua vita (pag.753-758.)»

Nulla è sostanzialmente dì nuovo in questeprove che non sia nelle

proposizionidello Specimene nel Saggiostorico del Miceli;e non

avremmo sul propositoa ripetereche quellostesso altrove avver-tito

pelfilosofomonrealese;cioè nessun altro più del nostro Miceli

si fu sforzato a salvareneir unità delP Ente vivo e reale la perso-

Page 73: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

UNO SCOLARE DBL MICELI 67

uaiitàe P immortalità deli anima umana, ma le conseguenze che

seguono dallepremesse: Anima est Ratio agendi cum comàentia^

ieu quod idem sonat Voluntas phisicacum cognitioneextrinseca —

Conscientia seu cognitioextrinseca determinatus status est seu par-

tidpatioOmnipotenliaeemtrinsece considerata (SpecimenScientiBc,

pr. CVII^CX), conducono allanegazione della personalità,poichénon si può concedere alPanima lasostanzialità;e peròa quelladella

immortalità,la qualesolo può seguiredallasostanzialità,non punto

dalla fenomenalità che sarebbe propriadi nostr' anima. Noi ten-

ghiamo fermo che in qualsiasisistema panteisticonon ci possa mai

esser luogo,in buona logica, per V immortalità deli'anima : e se

coir unità dell'Essere ci si parlad'immortalità di anima, potremosi lodare la buona fede del filosofo,non peròla logicadel sistema.

Nel Rivaro(a"conchiudendo, abbiamo un valoroso ingegno ciie

onora non poco la scuola di Monreale,della qualefu pregio spe-ciale

colla forza di mente del caposcuolae de' seguaciessere stata

sempre compagna la bontà dell'animo;la qualeforse potè non fare

scorgere le conseguenze che si celavano ne' principiprofessaticon

tanto ardore, ma fé' restare illibatala fama del Miceli e de' suoi

scolari.

y. Di Giovanni

EMinERI SICILIANI

Gli Emittori costituisconol'Ordine quintodei sistema eutomolo

gico.Linneo aveva riunito in un sol ordine gliEmittori e gliOr-totteri

basatìdo la sua classificazionesulla consistenza meno solida

de' Coleotteri.Olivier ne fece due ordini,Latreillene segui l'e-sempio,

Fabrizio glidiede il nome di Rhyngota,che fu modiflcato

da Burmeister in Rhynchota; generalmentesi è accettato il nome

di Hemipteraper distingurequestoordine.

É caratterizzatoper la bocca con un becco articolatomunito di

setole interne : se ne sono fatte due grandisezioni,Heteropteràcol

becco,che nasce dallafronte,ed elitreordinariamente divise in due

parti,la basilarecoriacea,Y estremitàmembranacea, ed Homoptera

Page 74: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

68 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

c^I becco,die nasce dal mento, o parte inferioredellatesta,elitre

ordinariamente coriacee,o interamente membranose.

BIBLIOQBAFIA

Poco si è fatto sugliEmilteri della Sicilia,anzi può dirsi

,che

sono stati trascurati.Pure richiamano T attenzione,

come tutti gli

altri,non solo per la molliplicità,

ma per l'interesseagronomico,

perchè molle speciesono dannose allepiante,

e dovrebbero pro-porsi

de' rimedi per distruggerle:

I. 1814. C. S. Raphinesque. Prècis des découvertes et travaux se-

miologiquesyPcderme. Descrive due specienuove di AfidiAphis

striata,A. montana, ma Giovanni Passerini fa riflettere,che

per la brevlà delle frasi diagnostichenon sono riconoscibili.

II. 1839. A. Costa. Ragguagliodellespeciepiù interessantidi E-

mitteri Eterotteri raceollein Sicilia,

e descrizione di alcune

nuove speciede'*contomi di Palermo,negliAnnali ddT Accad.

degliAsp, Nat

Novera settantasei specieraccoltein varie partidell'Isola;me-ritano

particolareattenzione ilLyngaeuspunctum raccoltonello

Etna ad una elevazione considerevole,che viveva sul Tanace-

tuni vulgare,ilPachyscdiscaudatus e Pachymerisabietisrin-

venij^linellaregionenemorosa etnea : la Prostemma guttula,On-

cocephaluspedestris,0. notatus, MicropusGenei delle campa-gne

di Palermo. Descrive come nuove ilNabis major,Syroma-stes longicornis,un nuovo Genere Acunthothorax,che distinguelaspeciecoli'epitetodi Siculus,ilPachycorishirtus,che secondo

Amiot,

e Servine deve riferirsiall'Irochrotus maculiventris.

III. 1839. A. Costa. Di una novella speciedi Henestaris,letteraal

M. Spinola,nella Corrisp.Zool, An. L 138.

In questo lavoro fa cenno dell'Odontotarsus taudatus trovato

sull'Etna,dove anco raccolseilLyngaeuspunctatoguttatus: nei

contomi di Palermo raccolse una varietà più piccoladel Lyn-gaeus

punclum, ilReduvius pedestris,ed una specienuova de-nominata

Zelus Siculus,

IV. 4840. M. Spinola. Essai stir les Hémipières,Paris,

Riportadella Siciliala Naucoris maculata,che ha la testa

,il

torace pallidi,e senza macchie, laProstemma guttula,le cui fe-

mine sono alate,il Merocoris denticulatus ed ilSelenostethium

lynceum.

V. 1841. A. Costa. Fece conoscere all'Accademia degliAspiranti

Page 75: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BMITTERl SICILIANI 69

Naturalisti,nellasednta del 6 maggio ladescrizione di due nuovi

emitteri,V Aphanus parddlus e Tritomacea aphanoides,genereanche nuovo.

VI. 1842. V. GmuANi. Insèttiraccolti in Siciliand 1839. Atti detta

Accad. Gioenia XVIII. Riportasoltanto otto Emittori raccoltiin

Palermo, Catania,Madonie, Paterno.

VII. 1843. Amiot e ScRviLLE. Hémiptères.Paris.

Essi riportanodella SiciliaT Irochrotus maculiventris,Monan-

ihia davicomis,Arpactarhoemorroidalis.

Vili. 1844. 6. Romano. Degliinsetti,che danneggianogliuliviinSicilia.Palermo.

Tra gliEmitteri enumera la Psyttaolivetomm,Coccus oleae,Cy

adonidumy C. Hesperidum.IX. 1850. 6. De Natale. Descrizione di una nuova speciedi Pio-

jaria.Messina Tav. I.

Dona delle nozioni generalisullaclassiflcazionedegliEmitteri;indi descrive la Plojariaambigua;in un altro scritto A. Costa

fece osservare, che deve riferirsialla P. domestica,con cui ba

molta affinità.

X. 18«')2.Mina' Palumbo. Sugliinsetti,che danneggianoV ulivo

Gior. EmpedocleII.

Vi è la descrizione del Coccus oleae,e di un' altra specienon

classiGcata.

XI. 1854. Mina' Palumbo. Proverbi agrari.Palermo.

Ivi si ta menzione dellaCicada omi^ Cercopissputnaria,C. san-guinolenta,

Cxcada fraxini,C. plebeja.XII. 1858. Mina' Palumbo. Osservazioni entomologichenette Ma-

donie. PalingenesiI. N. VI.

Tra gliinsetti raccoltinelle Madonie sono calendate venticin-que

speciedi Emitteri.

XIII. 18G0. Bellier De La Chiavignerie. Faune entomologiqwde

la Siede. Ann. Soc. Ent. de France 3. Ser. T. Vili.

Questo è ilcatalogopiù esteso degliEmitteri siciliani,che è

stato pubblicato;alcuni sono di molta importanza,in tutto sono

83 specieraccolte in varie contrade dell'Isola.

XIV. 6. Brugnone. Possiede in Palermo una buona raccoltadi E-

mitteri sicilianide' contorni di Palermo ; prima vi era quelladel Lidassi,che fu distrutta neglisconvolgimentipoliticidel-l'anno

1860, la maggior parteclassificatada 0. Costa.

In questa occasione esterno i sensi della mia gratitudineal Si-

Page 76: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

70 NUOTI fimafBRIDT SldLIANB

gnor A. Costa per le dilucidazioni,e correzioni fovoritemi su-gli

Emltteri della Siciliain diverse lettere..

Avvertenze

Si è adottato il metodo di Amiot e Serville.Parlando de* luo-ghi

dove sono statiraccoltigliEmitteri son calendati gliautori so-pracitati

colle seguentiabbreviazioni.B. Collezione Brugnone. Bll.

Bellier de laCbavìgnerie.C. A. Costa. 6. Ghiliani.M. Hinà-Palumbo.

S. Spinola.Sr.Servilleed Amiot— Gli autori che sono calendatidopola speciesono quelliche la riportanodi Sicilia— Le specie,cheio riportosono state determinate da espertiEntomologi e parti-colarmente

da Oronzio Costa nel suo viaggioin Sicilia.

HEMIPTERA SICULA

HETEROPTERA LTR,

Sectio I. Geocorisae Ltr.

I. LoNGiscim Amt

ì, SOLENOSTETHIUM LtNGEUM

Fbr-Amiot Ser. 27,

1840. Spinola,

Essai Ins.

Hem. 361.

1842. Ghiliani,Ins. Sic.Atti

XVIII 43.

SiciliaGrohmann, S-Catania

G-CaltanissettaM. Paler. B.

2. Irogbrotds Maguliventris

Grm.

1839. Costa,Pachycorishir-

tus.Rag. Em. Sic. 141.

1843. Amiot, Hèmip.39.

SiciliaSr-Honte PellegrinoaPalermo C.

3. Odontotarsus Cacdatus K1.

Amiot Ser. 43.

1839. Costa,Pachyscdiscau-

datus.Rag. Em. Sic. 145.

1842. Ghiliani,Odon produ-€tu8 Ins. Sic. 43.

Etna C-Catania 6.

4. Odontotarsus Grammigus

Lnn-Amiot Ser. 42.

Nelle Hadonie M.

5. PsACASTA Pedemontana Fbr.

Amiot Ser. 46.

Palermo, Tetyrapedemon-tana B.

6. PSAGASTA TUBERGULATA Fbr-

Amiot Ser 46.

1842. Ghiliani,Ins. Sic.43.

Paterno GPalermo B-Bfado-

nie M.

7. PsAGASTA Granulata A, Cst.

Palermo B.

8. Trigonosoma Nigellae Fbr-

Amiot Ser. 48.

1839. Costa,Rag. Em. 145.

1842. Ghiliani,Ins. Sic. 43.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaB. C-Madonie M-Pa-

terno G-Palermo B.

9. Trigonosoma Despontainii

Fbr-Amiot Ser. 48.

1817. Germar, Z. 56, 1.

1842. Ghiliani,Ins. Sic.43.

SiciliaGermar-Catania G-Pa-

lermo B.

Page 77: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

KMITTERI SIGILUNI 71

10. Angtrosoma Albouneatum

Fbr-Amlol Ser. 49.

1839. Costa,Graphosomaal-

bolineata Rag. Em. 145.

1860. Bellier,Fau. Eni. Sic.

SiciliaC.-Bli-Hadoni6 H-Pa-

iermo B.

11. EURTGASTER HOTTE^nTOTUS

Fbr-Amiot Ser. 53.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaBll-Palermo B-Mado-

Die M

12. EuRTGASTER Haurus Lon-A-

miot Ser. 53.

1839. Costa, OdorUotarsus

maurus. Rag. Em. 145.

Sicilia C-Palermo B-Mado-

nie M.

Var. Pictos. Fbr. Madonie M.

13. EURTGASTER MaROSGANUS

Fbr. Catania Palermo C.

14. Graphosoma [.incatum Lnn.

Amiot Serv. 55.

1839. CjosìdiGr. nigrolineata.Rag. Em. 145.

1858. Mina, Oss. Ent. 112.

1860. Bellier,Fau. Sic.

SiciliaC. Bll-Madonie sulle

ombrellifere M.

15. Graphosoma Semipdngta-

TUM Fbr-Amiot Ser. 55.

1839. Costa,Rag. Em. 145.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaC. Bll-Madonie fW-Pa-lermo B.

16. Graphosoma Flavolinea-

TUM Fbr.

1839. Costa,Rag. Em. 145.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaC. Bll-Palermo B.

17. POBOPS Inunctcs Fbr-A-miot

Serv. 57.

1839. Costa,Rag. Em. 145.

SiciliaC-Madonie,Paler. M.

18. PODOPS SiGULUS A. Cst.

....Costa,Ann. Sor. Ent. X.

301. T. 6. F. 8.

Pidermo a S. Ciro C.

19. PoDOPS Spinolab Gene.

1842. Ghiliani,Ins. Sic. 43.

Madonie 6-Questaspeciefa

doppio impiego, cancellata

da Costa.

20. CopTOSOMA Globosus Fbr-

Amiot Senr. 65.

Madonie sui rannncoK H.

21. CORBOMBLAS SCARABOmES

Lnn.

Madonie sopra i ranuncoli M.

22. Odontoscelis Vn.Los(jsHahn.

1842. Ghiliani,Ins. Sic. 43

Palermo G.

23. Odontoscelis Fulminosa

Lnn-Amiot. Serv. 69.

1839.CosUjRag.Em. Sic.145.

Madonie M-Palermo B. C.

Comune nelle terre aride so-leggiate.

24. Odontoscelis Dorsalis Fbr-

Amiot Ser, 70.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic

Secondo Amiot e Servilleva-rietà

della precedente.Sici-lia

Bll-PalermoB-Madonie M.

25. PiGROMBRUS BroBNs Lun-

Amiot Serv. 84.

Madonie H.-Palermo Penta-

toma bidens B.

26. Ialla NiGRiVBNTRis Fiob.

Madonie IL

Page 78: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

72 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

27. Brachypefta tristb Fbr-

Amiot^Serv.90.

1839. Costa,Cydnus trUtis,

Rag. Em. 145.

1858. Mina, Oss. Ent. 112.

SiciliaC- Palermo B-Mado-

nie M.

28.BRAGHYPELTA ATBRRIMA FfStr.

ISiiO. Beiiier.Cydnus ater-

rimus, Fau. Eat. Sic.

SiciliaBll.-Madoai6 H.

29. Cydnus brunneus Fbr.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaBIL-Hadonie H.

30. Cydnus affinis H. S.

Palermo B.

31. Cydnus laevigollis A. Cst.

Palermo B.

32. SEmRUs MORio [iim.-Amiot

Serv. 96.

1860. Bellier,Oydnusmorio^

Fau. Ent. Sic.

SiciliaBll.-MadonieH.

33. Sehirus aiaoharginatus

Fbr-Amiot Serv. 97.

1839. Costa Cydnm Momar-

ginatus.Rag. Em. 145.

SiciliaC-Palermo B.

34. Tritomegas Bigolor Lnn

Amiot Serv. 98.

1839. Costa,Cydnusbicolor.

Rag. Em. 145. SiciliaC-Pa-lermo

B-Hadonie H.

35. ScioGORis Umbrigus Wlff-

Amiot Serv. 120.

1839. Costa Far. wi/wr Bag.

Em. 144.

Siciliatipoe varietà C.

36. DORYDBRBS MaRGINATUS

Fbr-Amiot Serv. 193.

1839. Gusta,Dyroderesum-

bracìdalus.Rag. Em. 144.

Sicilia C-Palermo B-Hado-nie

M.

37. EuRYDEMA Ornata Lnn-A-

miot Serv. 126.

1839. Costa,Rag. Em. Sic.

144. SiciliaC-Madonie H.

38. EURYDEMA OlERACEA LdO-

Amiot Serv. 127.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaBll-Palermo B-Mado-

nie M.

39. STRACfflA Piota Halm.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaBll-Palermo B.

40. Strachia Festiva Lnn.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sjc.

SiciliaBll-Madonie M.

Amiot,

e Serville conside-rano

questaspecie,come va-rietà

delVEurydemaornata F.

41. Pentatoma Prasina Lnn-A-

miot Serv. 131.

Madonie nelle selve H.

42. Pentatoma DissiiiilisFbr-

Amiot Ser. 131.

Madonie M-Alcuni lacredono

varietà della precedente.43. Pentatoma Bacgaruh Lnn-

Amiot Ser. 132.

1839. Costa,Bag. Em. Sic.

145.

1860. Bellier.Fau. Ent. Sic.

SiciliaBll. C-Palermo B-Ha-donie

M.

44. Pentatoma Yerbasci De

Geer.

1860. Boiler,Fau. Ent. Sic.

SiciliaBll-Amiot,e Serville

Page 80: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

CENTRATA DI HARCO ANTONIO COLONNA IN PALERMO

E I CANTI DI FILIPPO PARUTA

Reduce dalla baltagliacombattuta contro ilTurco alle isole Cur-

zolari,

e pieno di vittoria,

ritomaya a Roma Marco Antonio Co-lonna

comandante le galere ponti6ciespediteda Pio V contro gli

Ottomani. Precedeanlo gli elogiche del suo valore aveva fatto al

Pontefice Giovanni d'Austria generaledelP armata cristiana alla bat-taglia

di Lepanto.Ed entrato nella eterna città,quasi che si voles-sero

ripeterei trionfi delP antica Roma, il popolo lo incontrava fe-

steggiante a bandiere spiegatele conducealo con trionfo al Cam-pidoglio.

L' Italia aveva in lui il più grande capitano; e FilippoII

chiamando in ispagna il principe di Castelvetrano,

che da viceré

aveva tanto bene retto il governo della Sicilia,non trovava che nel

Colonna il degno successore al Gran siciliano (1).

Nel gennaro del 1577 Marco Antonio Colonna duca di Tagliacozzoe

gran contestabile del regno di Napoliera investito della dignitàvice-regia;

ed accompagnato da 13 galee,giungeva in Palermo il23 aprile

dello stesso anno (2).L'entrata solenne faceva ilgiornodopo, e la città

festeggiandosplendidamente il suo arrivo,accogliealoalla Garita e

Tonorava di archi trionfali»ne' qualierano istoriate le vittorie da lui

riportatecontro i Turchi (3). 11 Senato glipreparò un bel cavallo,

e gliePofferse allo sbarcatoio : ov' erano venuti a fargliomaggio il

principedi Castelvetrano,non ancora partito,per dare assesto agli

affari di famiglia,e D. Ottavio Spinola Pretore della città.

(1) G. EyaogelistaDi Blasi {Sioriacronologicadei viceré, luogotenentie presi-denti

del Regno di Sicilia,pag. 236, Palermo 1842) afferma di aver vedalo una

medaglia mollo rara in onore del principedi Caslolvetrano, averne nel diriUo T ef-figie

di lui,co!!'epigrafeCarolus Aragonius. Maqn. Sicclus. Antonio Perrenotlo,

deUo il Cardinal di Granvelle« solea chiamarlo anche col tilolo di gran siciliano.

(2) V. Croniche diverse di Sicilia,manoscritto della Biblioteca Comunale di Pa-lermo,

segnato Qq. F. 4.

(3) Y. Di Blasi. Op. Cit. pag. 237.

Page 81: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

l'entrata 01 M. ANTOraO COLONNA IN PALERMO 75

La miglioredelie strade palermitane(rantico Toledo,oggicorso

y. Emmanuele) non era ancora abbellitadalle magnificheporte che

ne chiudono le estremità ; le qualida questoviceré vennero erette

e fSaistosamentedecorate (I).Né tale via,per dirittogiungeva alla

marina ; limitandosi alloraalla chiesa di Portosalvo. Fu il Colonna

che la protrasseal mare, e le assegnò per limite la portanovella»

che dal nome della signoraOrsini sua moglie,fu intitolataFelice,

Accompagnatodal fiore dei cavalieri,che soleano accorrere in talicir-costanze,

e dal resto delle autorità cui incombeva fare omaggio al

venuto ; arrivava il Colonna alla Cattedrale; ed ivi,seguendo T an-tica

usanza,leggevasila cedola reale che designavaloal governo

della Sicilia,ed eì prestava solenne giuramento.

11 canto dei poetinon mancò di plaudìreal venuto ; come non

era mancato in simili occasioni,e fu sempre assiduo anche quandor opera di chi prese ilgoverno non risposeai voti dei poetie alle

comuni aspettazioni.Però i versi di FilippoParuta non erano basse

adulazioni nò augurio vano; che il Colonna distruttore della peste

venuta ad affligereV isola,virtuosamente modesto nel rifiutarei do-nativi

offertiglidagliordinarliparlamenti(2), non sanguinarioné

crudelmente eccentrico (3); ben meritò la stima dei contempora-

(1) Intendiamo dire di porta Felice e di porla Nuova. La seconda, in fondo alla

della via, dovea chiamarsi porta austriaca per ordine del viceré ; ma il popolola

chiamò sempre porta Nuoca.

(S) V. Di Diasi, pp. cil. pag. 239; e Mongilore,Parlamenti di Sicilia,t. 1.

(3)Deglialti dei viceré spagnuolidiscorrono con minuziosa dih'genzai diariipa-lermitani

di FilippoParuta, Niccolò Palmerino,Vincenzo Auria, e di altri,i qualisi conservano manoscritti nella Biblioteca Comunale di Palermo. I giudiziisommarii,le condanne crudeli e le grazie sùbite e capriccioses'avvicendano con una facilità

meravigliosa-,la quale fa dispettoa chi considera come in quel tempo infelicesi

fos£e fatto tanto strazio del dirittopubblicoe del privato,e grande confusione del-l'

autorità coir arbitrio ; d'onde le scandalose impunitàe le miserabili torture e le

morti. Ma quelche merita specialeattenzione si é questo:che i cronisticontempo^

ranei lungidal lamentare tanto danno, alzavano plaudentila voce fra le stragi.Ad

onore del vero bisognaconfessare che il religiosorispettoa]]asagra curuna e la vi-gile

difesa dei privilegimunicipali,scompagn$itida quelsenso liberale che rende

lo storico superioreaglinwenimenli e Io fa giudicedei tempi,fanno poco onore,

aglistoricidi quel tempo, ed a quelliche in stagionea noi vicina ne copiaronoi

giudizii.I qualituttiattingendoad un convenzionale nella crìticadi certi avve»

nimenti, svisarono là stona che non pttò sempre .acconciarsia gindiziistereotipi.Se volessimo corroborare coi fattiquanto ora abbiamo affermato,dovremmo qui tra-scrivere

interamente i diarii della cittàdi Palermo, e le cronache di queltempo.Però ad utile prova riportiamodal Diario delle cose occorse nella città di Palermo

e nsl regno di Sicilia,composto dal dott. D. Vincenzo Auria palermitano(codd.mss. segn. Qq. A. 7 e 8), il seguente brano che ci é caduto sott'occhi :

• 16i8. Martedì 14 di ^k^/ìo•— Questa sera fu condannalo al remo per anni do-

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76 NUÒVE EFFEMERIDI SIGILIANB

nei, e fu a questa Siciliadi grandissimogiovamento.Qualcmiodirà

ch^ egliabbia avolo difetti; ma chi deglinomini ne va esente,

e

chi dei governanti?

FilippoParuta era allorasegretariopalermitano.Il Senato della

nostra cittàche comprò il titolodi eccdlentissimOyma che insieme

a talifrascherie,comunissimo e necessarie in tempo di tanta abie-zione

politica,avea strappatoallaSpagna franchigiee prerogative,ilSenato palermitanopotea ben vantarsi in queltempo di uomini

sommi. Bartolomeo Sirillioed il Nostro furono segretariidel co-mune

; e questinomi bastano a testificare come allorala rappre-sentanza

comunale palermitanafacesse omaggio agliuomini della

dottrina e della scienza,designandoliai pubbliciufBcii ed onoran-doli

generosamente. Ilqualefatto unito ai ricordi dellanostra sto-ria,

che ci ha tramandato i nomi di altrivalentissimigiureconsultie politici,adoperatinellecontroversie fra comune e comune e nelle

difficilirelazionifra le cittàe il governo di Spagna; ci fanno ben

certi della mediocrità politicadei nostri tempi: tanto vantati pei

progressidella mente umana; ma, in paragone, certamente al di

sotto di quelsecolo che diede questingegniallaSicilia,ed allape-nisola

italicala mente di Machiavelli e Guicciardini.

Ha lasciamo di rimpiangerele nostre miserie;e torniamo a dire

del Paruta. Aveva ilNostro naturalepropensioneallapoesia; e que-sta

facoltàcoltivando,coglistudii delP antico perfezionò.Composecon classicaseverità in latino,dettò stupendeiscrizioni(1); e ver-

• deci sopra le galeedi Siciliaun perverso garzone, che,avido di sedizione,s'aveva

• vantalo ("sic)che iu t«mpo d' occorrenza voleva saltar nel campaniledella Chiesa

• di S. Antonio e sonar all'arme la tanto celebre campana. Costui,

non potendo

• oprar tanto con voce, avendoglila natura proibitoV uso del parlaree servirsidella

« lingua,che non ha osso,

e ne rompe ,«d a guisa di taglientespada ne vibra

« molti de' colpia danno d' altri,non fu meravigliase quelche non poteva colla

" voce si sforzava operar con la mano per mezzo delle campane. Era cosa da ridere

• vederlo sopra una mula balbettare ferocemente per le nervate che sofTeriva negli• omeri, non potendocon le parole o mover a pietài circostanti,o scusarsi del de-

• Ulto,

o farsi almen compagni alla pena, che per la comunanza è mezzo gau-

• dio ».

(1) Sono del Paruta alcune iscrizioni latine situate ai canti della piazzaViglie-

na, e quellache ancora si leggesulla porta d'Ossuna. Molle altre ne compose, mo-numentali,

commemorative e sepolcrali; le qualisi conservano manoscritte nella

Biblioteca Comunale di Palermo, a' segni2Qq. C. 2i. Ed inedite sono pure le poesie

latine,ora sacre, ora eroiche;oltre a un grande numero di epigrammiin lode di poetisi^Iiani già morti. Pubblicheremo fra breve un saggiodi questiepigrammi;che in-sieme

danno un'idea della letteraturasiciliana al secolo XVI.

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L^BNTIiÀTA DI M. ANTONIO COLONNA IN PALERMO 77

seggiandoin volgare,colse doo poche volte le finezze del greco, e

glifa propriaquellarobustezza di forma e sicurtàdi gusto,che sono

indizio di arte matura e di squisitosentimento. La Biblioteca Co-munale

di Palermo possiedeun volume manoscritto (2Qq.C. 21).

contenente le poesielatine e italianedel Paruta, parteautografa,

parte vergale da^ figliuolidi lui.Io che ho Ietto e trascrittoquasi

tutte le composizionidel poetapalermitano,ho avuto ben ragione

di lagnarmicome tanto fior di bellezza siarimasto nascosto sino ai

nostri giorni.Noi abbiamo dovizia da non invidiare alle altre re-gioni

d^Italia; e se venissero alla luce i versi di Bartolomeo Siril-

lio,

di Luigi d' Eredia e di FilippoParuta ,la Siciliaavrebbe da

vantare anch^essa una scuola del secolo XVI, che gliscrittidi An-tonio

Yeneàano non bastano a rappresentare(I).A quest'operada

(1)Mi piacedi riportarequalchepoesiainedita di FilippoParata e di Luigid*"-

redia. È del primo il seguente madrigale

Per un faBoinllo di nova anni

Caro pegno del cielo.

Che sotto umano veto.

Con la voce e col viso

Apriagliorecchi e agliocchi un Paradiso :

Tu sei nuovo angioletto,Che con doppiodiletto.

Con diletto celeste

Tutte hai per gireal ciel 1*anime deste.

Di Guglielmoil Buono pensò anche di poetare; ma o non continuò,o non ci per-vennero

il resto delle stanze che doveanOf'^perlo meno, comporre un poemetto.

Queste che pubblichiamone costituivano il principio: ove ò ammirabile V invo-cazione

deir angelo,fatta in tempo nel qualeera tema obbligatol'apostrofealla

Mum.

Guglielmo il Buono

r$ di Sicilia

Canto il giovane Re, eh' erse nel Monte

Beai, detto da lui,divoto il tempio;Ebb* ei le voglieair opra e lo man pronte,

E d' avversarlisuoi fé'duro scempio;

Onde rivolto al ciel V invitta fronte.

Di bontà di valor tal diede esempio;

Che 1 mondo ancora in memorabil suono

Lo chiama e chiamerallo sempre il Buono.

Angel,tu che solevi a Unt' impresaPria sollevar la generosa mente;

Poi quando ardea.ne* più 1*aspra contesa

Davi al guerrierforza e vigorsovente;

Page 84: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

78 NUOVE EFFflMBBIDI SICILIANE

qualchetempo ho rivoltola mente ; e se le forze e i mezzi non

mi mancheranno, spero render noti i nomi e le opere di questi

siciliani,nuovo lustro allanazionale letteratura.

Questa volta raccolsialcuni canti in onore di Marco Antonio Co-

Perchè la gloriasua per tutto intesa

Desti a yirtù la più lontana gente;

Ta giàcustode sao, mio santo nome,

Reggi il mio stil,tu sii mio spirtoe lume.

Di mirabile semplicitàe d'ingenua beUezia è il seguente canto aìV Angelo Ga-

briello,da me già altrove pubblicato(V. V uomo ,la religione, la patria; rac-

colta di poesietulle e ordinate da Salvatore Cocchiara ad uso delle scuole primarie

italiane.Quarta edizione* Palermo, 1870, pag. 56).

AU' Angelo GabricUo

Santo messo, a cui Dio l'ufficioimposeD' annunziar le più secreto cose;

Tu che recastiin terra il gran decreto,

Gh' aperse il ciel dal suo lungodivieto;

Nunzio divin,eh* a quelladicestiAve,

Ch* ad aprirV alto amor Tolse la chiave;

Ministro a la piùnobil opra eletto,

Ond' ebbe V nom salute e 1 ciel diletto:

0 degliangelicaro e sommo onore,

0 fortezza di Dio, nostro fattore;

0 dal cui detto il mondo si fé'bello.

Salve, Arcangelsovrano Gabriello.

Di Luigid' Eredia faremo gustare partedella cantica che porta per titolo//piantoiella Mctddalena penitente,composta di^XVIlIottave; la qualeabbiamo cavalo dal

cod. ms. della Comunale di Palermo, segnatoSQq. G. 38.

Il puuito della BladdaleiMi penitente

Là dove innalza un solitariomonte

Gli erti suoi fianchi e le sassose spalle,• E folte manda dall*orribilfronte

L' ombre a cader ne la profondavalle;

A piòd' un vago e cristallinofonte

Che sorge,e va per dirupatocalle,Giacea la bella Maddalena assisa,

Dagl'ingannidel mondo ornai divisa.

Di sue vaghezze,un tempo ond* ebbe cura

D* ornar con arie il suo leggiadroviso -^

E r avorio coprircon V ambra pura,

E sfavillartra vive perleun riso.

Fugger insidie,e di sua vita oscura

Per cui dal Ciel conobbe il cor diviso,

Vool che nobile ammenda omai ristori

L' empiaslagtondo* suoi lascivi errori.

Page 85: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

L^ENTRATA DI M. ANTONIO COLONNA IN PALERMO 79

lonna e della sua nobile famiglia.Sono ìntermediì di commedia,che la grandiositàdello spettacoloe Teffeltoscenico dorea render

mirabili.Per farsi nna giustaidea delle rappresentazionidi allora,

bisognaricordare le immense spese che sostenne ilSenato paler-mitano

per la esecuzione AeìVAUo (Ma Anto, poema drammatico

di Martino Folengomonaco cassinese,inteso più comunemente col

nome di Merlin Coccai (1).Trentamila scudi spesiper mettere in mu-^

sica e rappresentarequest'opera al 1581 (2),doveano fare escla-mare

a Marco Antonio Colonna che « una migliorcosa altroche in

cielo veder non si poteva I (3).E veramente ftisotto il governo

del duca di Tagliacozzoche le rappresentazionisceniche in Palermo

vennero eseguitecon maggiore magnificenza.Altre volte,

come

attesta V Alesi,

erano bastatidodicimila scudi all'Atto della Pinta :

Quando nasce col ghiaccioilgiornobreve,

E quando il lungole campagne accende.

Ruvida v«'sle 1*nnimala neve

Di quelcorpo gentilcopre e difende.

Che al suo casto desio gonna si deve

Che bassa e vileal mondo, in Ciel risplende;Chiude ricco pensierpanno mendico,

E trova il Cielo a le preghiereamico.

L' oro gentilde le sue chiome bionde

Che sul tergo cadea dispersoe sciolto,

Mosso da r aure il molle avorio asconde

E gliamorosi fior*di quel bel volto :

L* oro che più non si rincrespajnonde

Uà bianca man sotto un bel velo accollo,

Qual giàne le stagionial sènso liete,

Armando amor d'inestricabilrete.

Le vaghe luci in cui si specchiailsole

Di serena onestà circonda e veste,

, Tingon le guance sue belle viole

Cui nutre 1*aura d* un amor celeste (*);

Fra bianche perleil suon de le parole

Esce,a destar le torbide tempeste.

Che sempre nova guerra al cor le fanno

Di pentimentoe del suo'antico danno.

(1)V. Dì Giovanni,Delle rappresentazionisacre in Palermo ne*secoliX VII e X Vili.

Bologna,1868.

(2)V. Mongitore,Bibliotheca Sieula,voi. I, pag. 63.

(3) V. Alesi,Aneddoti sieUiani;ms. della fìibl.Com. di Palermo^ segnato Qq.H. 43, pag. 45, e Scavo, Memorie per servire alla storia letterariadi Sicilia,t. 1*

p. 11,p. 46. Palermo, 1756.

(*)DioMBditmo se «nic« aoiichè rara debba dirsi la belleiia di questiquattro veni.

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80 NUOVE EPPEMBRIDI SIGILUNB

ora si cereava di superare ilgiàlàlto,e Senato e Viceré vinceano

nello sfarzo i loro predecessori.L^uso delle giostre,dei tomeamenti e di molti giuochiginnastici

già invalso da antichi tempi,e cresciuto sotto ilgoverno del mar-chese

di Pescara del conte GiuseppeFrancesco Landrìano e del prin-cipedi Castelvetrano,non era venuto meno sotto ilColonna. I giuo-chi

del caruseUo^quellodello staffermoossia del Saracino,

e V al-tro

deir an^,

detto ancora della canna,

aveano aria di natività

siciliana,e si eseguivanocon pompa non comune. Il 18 febbraio

del 1572, D. Giovanni d'Austria reduce dalle vittoriecontro i Mu-sulmani,

prendeapartealgiuocodella canna in Palermo,e giostrava

col principedi Castelvetrano e con altri della nobiltà.Già ilSenato

palermitanometteva annualmente fra le sue spese una somma per-chè

servisseallarappresentazionedi tragediee di commedie,che

faceasinel luogo istesso della Pinta ; e talirappresentazioni,special-mente

eseguiteper divertire ilpopolo,erano dette per antonoma-sia

atti della Pinta (I).Narra PAIesi nei suoi Aneddoti sicilianiche

giàera invalso quest'usoin SicMia : di eseguiregrandi rappresen-tazioni,

volendo far cosa grataai viceré ; e discorrendo ódrAtto della

Pintaydice che se ne ordinava la esecuzione allorché ilSenato,in

terpretedei voti popolari,intendea di mostrare la sua gratitudineai governatoridella Sicilia.Quando giunseilColonna in Palermo,

similirappresentazionifurono eseguite;e le poesiedel Paruta,che

ogginoi per laprimavoltamettiamo allaluce,in taleoccasione ven-nero

pubblicamenterecitate.

A nessuno faràcertamente meravigliailveder comparirein iscena

la Gloria,Marte,Iride,Eolo^ ì Venti la Sicurtà a cantar P elogiodel Colonna,ove si pensialle condizioni del teatro di allora,allo

ideale pagano invocato nella gran parte delle rappresentazionisce-niche.

Qualcuno sarà curioso di sapere in che modo questinostri

progenitoripersonificavanole più astraile divinitàmitologiche,co-me

sMngegnavano di cacciar sulla scena i Venti,e qualcosadi si-mile;

e noi lirimandiamo ad altre descrizioni che di tali rappre-sentazioni

ci lasciaronogliscrittoridel tempo : nellequalila mac-china

ci si mostra maggiormente complicata,e l'apparatoscenico

assaipiù grandiosoe formidabile (2).A persona illustreper nobi-

(1) V. Alesi,Aneddoti ticiliani,loc. cit.

(2)^ella rappresentazioneóeWAUo della Pinta, dì che abbiamo parlato,secondo

lo Scavo • dapprimaeravì il Caos nelle foltetenebre avrolto,indi apparivailPara-diso,

in cui vedeasi Iddio Padre colle numerose ghiere degliangioli;la battagliadi

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82 NUOVE RFFEMERIBI SICILIANE

Ad ornar città nove e novi regni;

Opre mature, a (Tetto santo e pio,

Voglie Reali,e pensier'grandi e degni.Ho qui portato a te, nobil Nipote,L'armi pulitea le Vulcanie rote.

Le quai potranno con maggioreardire

Sfidar Bisanzio a nuove alte contese;

0 del German Torgoglioe V ingiusrire

Rompendo, vendicar Pantictieoffese (I);E perchèognor tu le vagheggi e mire.

Ecco a lo scado le paterneimprese;Che vincon l'altredei passatiEroi^E desteranti a vincer loro poi.

Compagni di Marte

0 bennato, o gran frutto

De le prime d' Italiainclitepiante,

Sola speranza del romano onore :

Qui virtù,qui valore.

Qui puoiveder mai quante

Grandezze ammira in mille il Mondo tutto :

E d'uomini e di Dei

Le vittorie avanzar, l'opre,i trofei.

Né tanti onori si fanno solamente al viceré ed a Prospero suo

figliuolo.La signoraFelice Orsini vicereginanon andrà senza elo-gio;

e glielofa Iride che sirivolgead Eolo per ordine di Giunone,

onde, calmati i venti,ritorni il bei sereno, e la natura ridente fe-steggi

tanto fior di bellezza e cortesia.

Iride

A Felice Goloane Oreiai vioeregìae

.

Eolo, colei che chiaramente uscita

D' umana sorte ognor sé stessa avanza :

Colei,pregiodel mondo, in cielgradita,E del più bel del ciel qua giù sembianza;Colei che in cima di bontà salita,É meravigliaa la terrena stanza.

Fu, e or l'alma Giunone a te m' invio

Per far piùallegroe dilettosoil die.

(1) Una varianle :

0 romp«ndo al German 1*orgoglioe 1*ire.

Vendetta far de le romano offese.

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L^ ENTRATA DI M. ANTONIO COLONNA IN PALERMO 83

Chiama i venti (die'ella),imponi loro

Che nel tuo nome temprìnTira silverno;Io le cedo in virlule,ed io Fonerò;

Abbiasi ella di voi franco il governo;

Già de le Ninfe mie l'osservail coro;

Già sola amica il Regnalor saperne.

Che più? le assegno il mese mio; sia feslo

Per lei febbraio,ovverà prima infesto.

Bolo

Venti,0 venti,Real chiara Felice

Dà pace lietae seren vago a noi;

Per voi convien ch'ogniuomo, ogni pendice

IfaccogHailgrido,ammiri i morti suoi;

Or chi sua gloriaaltera a pien ridice

Per gliEsperiivolendo e per gliEoi?

Chi fa che Puniverso ognor la chiami.

Ed ogni età lo riverisca ed ami ?

Venti

Popolo qui vicino,E voi gente lontana,ovunque sete.

Deh che non rivolgete

La mente e gliocchi a lume alto e divino ?

Altezza ed umiliate.

Senno e valor,grandezzae cortesia ;

Maestà,leggiadria,

Fior di bellezza e frutto d' onestate ;

Fra quantunque il ciel copra

Non vede il sol di voi più nobii opra.

Ma non basta aver fattoV elogiodellagloriadel viceré,del suo va-lore,

della sua nobiltà.Egliè venuto a governar la Sicilia,*egliha

rimesso la sicurtà nel Regno. Il poeta vuol darglilode di questi

buoni portamenti; pe'qualivede P isolarifiorireed i suoi abitanti

goder felicità.

La Siotirtà

A Matoo Antonio Colonna ?ioorè

A ib che invitto e fortunato sei«

Già vincitor del danno e del periglio.Dai cui vivace ardir,dal cui consiglioI buoni han vita e morte infame i rei :

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84 NUOVB KFFBMBRIDl SHatlANE.

A te la schiera de^ seguacimiei.

Trionfante,per te, lieto conciglio»

Ecco or s'inchina,e dall'augusto ciglioPrende vigor che me rinfranca e lei:

Questa è pur tua colonna e mio sostegno ;

La Sicurezza io son, quegliil furore

E la calunnia,empiiavversarii tuoi.

Ricche spoglieti reco e trofeo degno

Di te, che sol sai tanto e tanto puoi,

0 saggio,0 valoroso,alto signore.

Compagni della Sicurtà

0 nati a miglior anni

Che del Re invece ilgran Roman governa,

Felicitateeterna

Fa voi beati,e 1 Regno senza inganni:

Mercè di fedel cura

Al Rege, al Regno, al Reggitorsicura.

Queste che abbiamo pubblicatonon sono tutte le poesiecompo-ste

dal Paruta in onore di Marc' Antonio Colonna. Altre e diverse

ne esistono ancora inedite, comprese neir autografodi che sopra

abbiamo ragionato;fra le qualiun poemetto ad ottave, in cui le im-prese

di questo viceré e ilsuo governo in Siciliasono magniQcati.

Abbiamo voluto mettere in luce nellapresente illustrazionequesti

canti, perchè riferentisi a un personaggiostorico ch'ebbe nome

chiaro in Italia,e fama di valoroso e sagace governatore in Sici-lia.

Saremmo assai lietise queste nostre parolevalessero a far co-noscere

il Paruta qualepoeta, dove è celebre come storico e come

archeologo(i);e se la pubblicazionedi questicanti invogliassei

cultoridelle letterea rivolgerei loro studii sulla letteraturadel se-colo

XVJ in Sicilia.

Palermo,nelPaprileel 1870.

Salvatorb CoccmARA

(1)Il Tiraboschi {Storiadella leU, iL Venezia, 1796, tom. Vili, p. II, pag. 347)

dà merito grande a FilippoParata per aver primo ia Italia rivolto lo studio della

namismatica a specialevantaggiodella storia,coli*opera intitolataDella Sieilia de-

HrUla con medaglie;la qualefu pubblicataper la primavolta in Palermo nel 1612,indi a Roma nel 1649 per cura di Leonardo Agostini,posciain Leone nel 1697, e

finalmente nel 1723 per opera dell*Havercamp.

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DEI VOCABOLARI SICttlANI

Se il noto proverbio« Chi tardi arriva male alloggia• potesse

applicarsia^ lavori di compilazione,gliultimi vocabolari del nostro

dialetto dovrebbero esser da meno de^ primi,o, allamen trista,as-sai

povera e mal fatta cosa. E veramente talici son riuscitiquelli

che prescindendodaglistudi altrui hanno voluto rifar tutto da capo,

quasi sia da uomo prudente dimenticar del passato quel che può

giovareper l'avvenire, e mandare a male i fruttipazientissimidei

pensiero umano. Ma per chi altrimenti guardila bisogna,ilgiugnertardi è anzi vantaggioair opera cui uno si accinge,come quellache

" suo prò di quanto sulla materia è stato raccolto. Cosi è che ilNuovo

Vocabolario del Traina,compilatosu tutti quelliper noi esaminali,

e su lavori consimili,raccoglieiltesoro delle lor voci,causando i di-fetti,

che pur troppo abbiam dovuto scorgervi; e però nelP affer-mare

fin da ora che per questo e per altri argomenti esso è mi-gliore

tra tutti,noi crediamo di apporcitanto al vero quanto dal vero

si scostarono coloro che seguirono via allatto diversa da quelladel

Traina.

Già lo abbiam veduto: fino al passato secolo,poche eccezioni fotte,

non ebbesi altro concotto nella compilazionedei vocabolaii siciliani

se non che quellodi mostrare come poteva tradursi in latino una

frase siciliana,come volgarizzarsiuna voce latina; e codesto con-cetto

appariscecosi chiaro che potrebbe dirsi il solo forse cui ab-biano

inteso i nostri lessicografi.Dallo Scobar al Pasqualinosi cer-carono

etimologie,a detrimento forse del dialettoche volevasi stu-diare

e facilitarealtrui. Cessato il Hortillaro e quanti il seguirono

da codesta ragione di studi non a tutti graditi,il Traina ha preso

nuovo indirizzo. Egli ha badato più a riuscireche a sembrar utile;

e, nuovo ed ignoto nel campo letterario,ha ben ponderato,se e

quanto convenga ad onesto operaio del pensierorifare il già fatto

mettendosi, per cosi dire

,in capo a tutti. L' improba fatica non

Tba sgomentato; e sebbene altri sieno stati gP intendimenti diluì

in sulle prime da quelliche appaiononeir opera sua, modesti cioò

e limitati allora,alti

,nobili adesso,eglivi si è abbandonato con

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86 NUOVE BFPEMRRIDI SIGIUANB

taato ardore,con tanta lena e con tanto studio,che de^ risaltamenti

non è panto a dutiitare.

Ilnuovo indirizzo preso dal Traina è da riguardaresotto duplice

aspello:sotlo queUo del dialetto,e sotto quellodellalìngua;dal lato

dei vocaboli sicilianiper una parte,e per un^ altradal lato dei corri-spondenti

italiani.Quanto al primo e^iincominciò con far lo spo-glio

di lutti gliscrittorisicilianida Frate Atanasio d^Aci al Meli,

dal dugento al novecento,e prose e poesieletterategliapprestaronolargamesse non abbastanza ricercataper lo innanzi.

Certo non sarebbe questa una via sempre sicura per chi voglia

arricchireilnostro vocabolario,che illetterato,volere'o non volere,

puliscesempre il dialetto; ma quando essa trova V appoggiodel-l'

uso, e r autorità vivenle del popolo,ei ci pare lamiglioreda se-guirsi.

E questa seguiilTraina,raccogliendoquante piùpolèvoci,

frasi e modi di dire dalla bocca del popolonon registratefino a

lui; e come ilpiù fedele linguaggiodel popoloson le sue tradi-zioni,

cosi cogliendoed iscegliendofior da fiore,trasse preziosipe-culiellidi voci dalle raccolte di canti popolarie di proverbifotte

in questiultimi anni da vari benemeriti. Del non essersi volli a

tutto questo, non è certo ad accagionarei precedentivocabolaristi,

«ondo che lo studio dei canti è cosa nuova tra noi;ma i proverbi

eran li;e delle maniere pienedi espressionee di vivacità ne ap-prestavano

a dovizia per chi non avesse schifato di consultarli.

Quando si pensiche in tredici mila proverbida noi preparatiperle stampe , poco men che un miglia^jodi voci vi sono inedite od

inosservatefin qui,avrassi il migliorargomento in favore di que-sti

nuovi studi e del poslo che* vi ha assegnatoilTraina. Tra ilnu-mero

infinitodi voci nuove il lettore provincialesi avviene allo

spesso in voci catanesi,messinesi,di Trapani,Marsala,Yillafrateecc.

In altritempi codesto avrebbe apprestatoargomento di censura pel

compilatore,che volle confondere,per dirla con una nostra fk^se

storica,Francia e Spagna.La censura sarebbesi mossa di qui,donde

per univoca sentenza parte il dialettodi tutta Sicilia,e dove si son

quasidetlatii precettiortograficie sinanco fonetici.Ma dacchò qual-chesicilianonon palermitanosi è ribellatoa codesta pratica;dacchò

liPasqualinopalermitanoha dato ospitalitàa qualchevoce vwna-

cola; dacché si è fallo avvertire che Palermo non è Sicilia(1),e

che dugento mila parlantinon hanno dirittodMmporre a due mi-lioni,

ildivisamenlo del Traina si tiene per giustoe per buono nel

"1) Lionardo Vigo nel citalo scrttlo.

Page 93: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DU VOCABOLARI SICIUANI 87

campo del nostro dialetto.Ma noi (e ci siperdonise appariamo di

presumere in cosa che ci ò tanto a cuore) vogliam(are una distin-zione,

necessaria del resto, a tal proposito:e diciamo,che a nostro

credere uno è il vocabolario sicilianoitaliano,

uno il vocabolario

dell'uso siciliano;quelloè, o dovrebb' essere^ ilprontuariodi tutte

le voci comuni del dialetto,intese ed usate in ognipia ripostoan-golo

della Sicilia';questo ilregistrodelle voci specialiai tal paese

e quivisolamente o nei suo circuitousate ed intese;V uno va prima,r sJtro va dopo.Altrimenti,chi potrebbed'u'eche la data voce ver-nacola

usata nel dato luogo non sia la vera voce del dialetto? e

perchè [altrae non essa debba esser la comunemente abbracciata?

il cav. Salvatore Vigo, caldissimo amatore delle cose siciliane,

vorrebbe ripararea questoinconveniente registrandola voce sotto^

dialettalesenza spiegazione,ma col solo richiamo allavoce del dia-letto

; cosi,eglidice

,si comprenderàla differenza che corre tra

r una e V altra,

e si costringeràilprovincialead apprendere,

ac-canto

alla sua,la voce che vi sostituisceogni altro siciliano.Per

quanto ingegnosa la proposta,noi rimaniamo fermi nel nostro

convincimento,e crediamo che un vocabolario siciliano,colle de-bite

riserve e ne' giustitermini, debba esser tutto d'un pezzo e

tutto d' un colore;e che il vocabolario,per dir.cosi de' sotto ver-nacoli,

debba venir di costa ad esso, il qualeavrebbe a contenere

il tesoro del parlarsiciliano,preciso,minuto e senza smozzìcature,

senza idiotismi,od abusi fonetici.

Tuttavia,poichéun passo dal Traina si è dato,bisogna che da

lui si vada innanzi,raccogliendoquanto glifia possibilene* vari

paesL La propostadi Salvatore)Vigo affeziona in certo modo a

questo partito;per altro in talidisciplinemeglio è abbondare che

difettare,mollo più se si tenga di mira la efScacia ed evidenza di

locuzioni che possono venirci da un contadino di Noto, da un pe-scatore

di Trapani,da un zolfaio di Girgeniiecc.

Avvicinandosi al popoloil Traina ne ha raccolte le grazie più

gentili(1).Sono tra queste glialteratide' verbali e participialiin

atOyito,lite,e de'participipassati;quindile terminazioni in tina, uni,

eddu,eddayizzu,che quasinon esistevano pe'nostri vocabolaristi(2).

La grandericchezza che ne ha acquistatal'operasarà forse meno ap-

(I)Questonon sempre però,sopralnltonelle lettereA. 6. C.,dove molte Voci si

possono aggiungere, che il Traina omise,

e che di fatti aggiungeràin un supple-mento

alla fine del volume.

(S)Non pelMortillaro,che moltissime ce ne diede nell'opera sua.

Page 94: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

88 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

urente di quelche è io realtà;avvegnaché coli'aggiungerle voci

d' uso il nostro avesse postoda parte quelleche ne' vocabolari son

troppo italianeo scientifiche perchè non vengano comunemente

usate; le sole che ha accolte — e tra queste hanvene pure di an-tiquate

,— gliè parato doversi bene tenere a mente

,dubitando

non «ieno vigentiin qualcheluogodi SiciKa.In ciò,a dirlaschietta»

io vorremmo più ardito,si che il nostro dialettoabbiasiper lui un

vocabolario tutto siciliano,o, come desidererebbe un illustrenostro

concittadino,delle sole voci che più si allontanano dalla linguana-

eionale. La ricchezza del Traina è anche meno apparente perchè

egli ha usato la massima scrupolositànel toglierele ripetizioniche nel Mortillarosi hanno di ubo slesso proverbio»di una stessa

frase,sotto le voci differenti che V uno e V altra compongono.

Insieme a tanta ricchezza molte nuove definizioni ner son venute

fuori,

non esistenti fin qui.Ben dichiarata è la natura grammati-cale

dellevoci ; acuta qualcheprovenienzafrancese,spagnuolaecc. ;

ben adattii raffrontidel dialettovivente colla linguadel dugento e

del trecento d'Italia;raffrontiche ilTraina istituisceavendo allemani

Busone da Gubbio, Jacoponeda Todi,Dino Compagni, Guittone di

Arezzo, Guido Cavalcanti,Pier della Vigna,

i Halispini,i Villani,

ed altritali.

Venendo al secondo aspettodel nuovo indirizzo del Traina,cioè

al corrispondenteitalianodelle parolesiciliane,crediamo superfluo

ripetereilgià detto da altri e da noi stessi,or son due anni (i),

a propositodelle grandi difficoltàche s' incontrano in siffattolavoro.

Il dialettoha delle particolaritàche non ha la lingua,o se le ha,

nessuno le conosce e sa maneggiarledel medesimo modo che 11dia-letto,

nel qualeè la vita dell'indivìduo ; però è veramente difficile,

non che il tradurre dal dialettonellalingua,iltrovare ad una voce,

ad una frase qualunquela egualeitaliana.Può solo appianarquestadifficoltàuna lungadimora in Firenze,la conversazione co' meglioparlanti,la lettura dei buoni libritoscani : tre condizioni indispen-sabili

a cosiffattabisogna,che i nostri non seppero tutu conciliare.

Due anni di residenza in quellacittà,spesiin utiliconversazioni,in ricerche fruttuose ed in letture profittevoli, posero il Traina

nella condizione più favorevole ad un lessicografo; onde ilsuo libro

dà il desideratum dei linguistiitaliani,partigianio no del Manzoni.

Qualche citazione da recarsi all'uopo,potrebbemostrare quantiab-bagli

avesser preso alcuni dei nostri vocabolaristiin tal lavoro di

{i) Sludio erUieoÉtU Canti popolaritieitiani;{ XIII,pag. 15i e seg. Pai. 1808.

Page 96: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

90 NUOTI BFFBUiUlfl SiGIUANK

ortografiaadottai dai nostro compilatore.Qaesta partedella orto-grafia

è oramai diventata lo scogliosn coi rompono i coltoridel

parlarsiciliano.Chi la p^sa in un modo e chi in un altro:ciascano

Ih da sé e a modo suo, e non vi hanno r^ole fisse nò certe. Gal-

tanissetta scrive e slampa diversamente da Messina,M^sina diyer-

samente da Trapani e tutti più o men diversamente da Palermo.

Ciò nasce per difetto di educazione in alcimi»da incuria in altri,

da maniera di pronunziain tatti.Sarebbe tempo che c^ intendes-simo

su questa materia,affindi stabilire d^accordo»per U diaMto

sicilionocomune^ una scrittura che metta fine in avvenire a piatì,ricbiami e battibecchi tra scrittoridelle varie provincesicilianee

perfinodi una stessa provinciae di una stessa città.Qualcosasul

propositosi è fatta a' di nostri;e mentre scriviamo ferveiopus di

un accordo tra le partidissidenti;e Lionardo Vigo ce lo fa sperare

nella pubblicazionedella sua Protostasi.

IlTraina s^è preso qualchelibertà;a taluna tra esse faccìam plauso;

a tutte no, altrimentiandremmo contro noi slessi,che raccogliendocanti e proverbinon vogliamdiscoslarci dallaparlatanaturale.Egliscrive quasi^sempre bene le sue voci ; ma per non ribellarsidel

tutto al tradizionaleitalianismo de' vocabolaristisiciliani,spesso ne

adotta la forma rafiSnata.Se ilsuo libro servisse pelpopolo,questa

praticasalterebbe agliocchi;ma per le persone che consulteranno

r opera sua tal praticanon sarà avvertita gran fatto. Meglio cosi.

Noi Siam d^ avviso che se in una seconda edizione egliprocedesse

men rispettosoallaortografiapassata,P opera sua vi guadagnerebbedue tanti.Le aferesidelle voci comincianti da tm, in ecc. son ne-cessarie,

e necessarie sono egualmentecerte metatesi. Non sapremmo

sempre acconciarci al raddoppiamentodi alcune consonanti, p. e.

della b, che ilTraina usa nelle voci libirariEbrei^sebbene qual-chevolta lo avessimo, dietro la sua scorta,adottato anche noi;ciò

portacomplicazioniche il nostro dialettonon ha. Da ultimo,nella

rassegna delle varie significazionidi una parolae delle varie frasi

allequaliessa prendeparte,noi desideriamo un po'più di ordme.

Il Traina,accurato sempre, passa e ritorna con molta facilitàdalla

frase al proverbio,dalla voce al modo di dire e viceversa. Pare

che taldifettosivada correggendocoir avanzarsi dell'opera;ma nelle

prime lettereesiste. Potremo anche aggiungere,che un ritorno sul

lavoro arricchirebbe di assai participialie voci alterateleprime tre

lettere dell'alfabeto; come un altro ritorno in Toscana darebbe a-

gio a dei rafi'rontiche ad alcune parolee veggiamo mancare.

Page 97: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DKI VOCABOLARI SiaUANl 91

A rendere poi meno uggiosequeste nostre osservazioni ci piacechiarire confonnemente al vero un modo proverbialespiegatosotto

la voce cmzima dal Traina. In Sicilia,quando si fauno le orecchie

del mercante in cosa che non ci vada a' versi,si suol dire: Aa-

varrà wm la senti sta canzuna. Il compilatorecrede • nato questo

modo fin dallaspoliatricedominazione spagnuolao navarrese ". Noi

Siam riuscitiad appura*e ilseguente curioso aneddoto:

Navarra fu un gran mariuolo e un ladro tanto accorto da non si

lasciarcoglieredalla Giustizia.Un giornoperò fu capitato,e come-

chè le prove del delittomancassero, ed eglinon confessava,ilgiu-dice

molto scaltramente glidisse : • Or bene, se tu ripetiuna can-zone

che recito io,ti rimando libero a casa; » e incominciò:

Navarra fu piggbiatuattortamenti..,

Navarra ripetè;e ilgiudice:Navarra P hannu misu a la turtura..;

e Navarra appresso di lui. 11 giudicecontinuò:

E p^arrubbaricavaddi e jimenti..;

ma Navarra s^accorse che lo si voleva trarre ad accusarsi di pro-pria

bocca,e si affrettòa soggiungere:Navarra nun la senti sta canzuna.

Per chi desideri un saggiodel metodo tenuto dal Traina neir o-

pera sua,noi riportiamoin nota quanto egliscrive sotto la voce

Cògghiri.I vari significatied usi di questo verbo, le firasi,i modi

di dire e i proverbiche T autore vi ha raccoltiinsieme co^ corri-spondenti

it^ni confermeranno quanto di sopra abbiam detto. (1)

(i) CògghiriV. a. Spiccareerbe" fiori,o frulla dalle loro piarne: cogliere,carré, E

quando si dice di fruita o altro da raccattarsida sulla terra : roecoyliere\\l\Pigliare:

cogliere.\\Raccorrò, ragunare :cogliere.\\Giungeresopraggiungere,acchiappare; co^

oliere.\\Colpire: cogliere.\\Sorprendereall'improvviso;cogliere.\\— m pauso la-

TiNu, modo prov., scoprire,convincer alcuno per bugiardo: tbugiardare.\\— in pallu

ECC., sorprenderenel fallo. coglierein falloecc. ]]— amuri, affezioni : porre amore,

prendertidell'amore d* alcuno. \\cogghirisi o cuoghirisi li pezzi e li lani, o cug-

6B1BIS1LLA, battersela: concia, far fagotto.E detto a$t.: morire. ncucGHi risi tuttu,

moelrare di non saper nulla,scusarsi tacitamente o cedere e uniformarsi con pazienza:

stringersinellespalle,raggricehiarsi,rappicinirsi,sia per freddo che per paura o al-tro.

IlIntr. Venir a suppurazione: suppurare, infradiciare(Tomm.). \\T. mar, — li

VILI, ritirarle vele in modo che non operino: piegare,serrar le vele.fig.Venir a con-clusione,

riepilogare.w—li bobbi, ilritiraree metter assieme i panni che furono scio-rinati

onde asciugarsio pigliararia:raccattare. \\— priscu, esporsiall'aria fredda:

pigliaruna imbeccata,pigliarfresco.\\— Vizi, allontanarsi dal buon sentiero pi-gliandoTizi : incattivire,prendervizi.\\ — dinabi, mettere insieuìedanaro: raggruz-zolare.

Talora significariscuotereda più persone o tórre con furberia. \\Andar at-torno

per limosina per sé o per altri: accattare,raccogliere.\\l'acqua^raccattarla %

Page 98: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

92 NUOVE EFFEMERIDI SIGIUANE

Riassumendo ilmolto in poco, ilNtwvo Vocabolario del Traina è

opera soda, grave ed utilissima; pei^fettanon la diremo nò com-pleta,

che tale non sarà mai il vocabolario di una linguavivd,che

tuttodì si arricchisce di nuove parole,vuoi per cose nuove, vuoi

per nuove istituzioni e per nuovi fatti;ma se non perfettané com-pleta,

essa è miglioretra le pubblicatefinora,senza le qualiperòtale non sarebbe. Forse clii verrà dopo il Traina sarà,non diciam

più amoroso e diligente,ma più fortunato,

e allora anch' egline

sarà,crediamo,contento, vedendo in ciò non altroche ilprogresso

della linguache eglicaldamente ama,

e una conferma della sen-tenza

di Seneca (1):Muttum restai adhuc operismuUumque resta-

bit,nec ulU nato post miUe saecula predudeturoccasio aUquidadji'ciendi.

6. PrrEi

stento,rasciugarlafacendolasozzare \\^ lu cottu b lu crudu o tutti cosi, ragonar

la roba per andar via : far fardello,affardellare,\\cugghirim li capiddi, rassettare la

capellatura:raeeorre, melter in Mesto icapelli.\{gugohirisi la vesta, — lv piriuolu^

tirarlosu che non ìstrascichi: suceignere.\\Comprendere,intendere : raccapezzare. \\

— LI voti, — LI VUOI : raeeorre i voti. \\— filu, sita ecc., ravvolgerilfilonel gomi-tolo

: aggomitolare,dipanare.\\— malatii, incorrere in malattia * ammalarsi, m-

fermarsi.\\» abbìli V. abbiliarsi. \{a lu cogghiri li firriola, al far de' conti: da

ultimo,aUa perfine.\[ nun putirinni cogghiri menti V. Catacoggbiri. E non poter

trarne costrutto : non poterneraccapezzare. {{ Ne* Canti popolariToscani raccolti da

Tigìi,vi è : ioghiere,e ancora nelle campagne Aorentine si usa P, pati, cuoohiutu :

eolio,

(1)Epist.lib.i, L. XIV.

Page 99: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

IPPOLITO

DRAMMA D'EURIPIDE

(Coniinuaz.Vedi voi. II,dìsp.I)

Nunzio

Ajuto,ajulo! Accorrete,accorrete,0 vicini abitanti.Ahimè ! Fra i lacci

É la regina di Teseo consorte.

Coro

Ahimè! Tutto fini. Lfa regal donna

Non è più; ma sospesa è a pensilfané !

Nunzio

Né v' affrettale,né si reca nn ferro,

Che il nodo sciolgadalia saa cervice ?

Alcune del Coro

Che mai faremo, amiche? Entrar le soglieT aggrada e tórre all'avvinghiatecorde

Latregina?

Altre del Coro

Ma che! Non ha qui forse

De^ giovani valletti? Il darsi briga

Di troppo,non approda al viver queto.

Nunzio

Distendete,addrizzate il miserando

Cadavere. Ben tetro ufficioè questo

Pe' miei padroni!

Coro

La misera donna

Passò,com' odo, perchè ornai composta

Veniva al par d' inanimata spoglia.Teseo

V è noto, 0 donne, che fragorsia questo

Che neiraule si leva? Alto de' servi

A me giunge il clamor, né fatto degno

Son io, che dagliOracoli tornando

M'accolgala famigliain lieta fronte,

E r uscio m' apra della mia dimora.

Forse novello alcun sinistro accadde

Page 100: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

94 NCOVB EFFEMERIDI S1GII.UNE

Alla vecchiezza di Pitlèo ? Ben mollo

Innanli egliè con glianni;e pur mi fora

D'acerba doglia,se di lui diserte

Fosser queste mie case.

Coro

Oh] di canuti

Non si parla,o Teseo ; ma piangerai

Un vago fior di giovinezzaestinto.

Teseo

Ohimè! La vita si spogliòd'alcuno

De' figlimiei ?

Coro

Vivono ; estinta giace

Per estremo tuo duol la madre loro.

Teseo

Che dici ? É morta la compagna mia ?

Ma come?

Coro

Si sospese a pensilfune.

Teseo

Oppressada tristezza,o da sinistro

Caso?

Coro

Ciò solo udimmo. Or or venuta

Qui sono a deplorarle tue sciagure.

Teseo

Ahimè I Che giova incoronarmi il crine

D' inteste frondi,se misero tanto

É il mio ritorno dalle piziesedi?

Disserrate le imposte;aprite,o servi,

Le porte,ond'io rimiri,ahi duro aspetto!

La donna mia, che col morir m' uccise I

Coro

0 sventurata,quanto osasti! Ahi! quale

Opra compiestida confonder tutta

Questa famiglia! Quale ardire ! 0 spenta

D' iniquofato per la forza e V opra

Di tua mano infelice! E inver,chi mai

0 miseranda,t'abbujò la vita ?

Page 101: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

IPPOUTO, DRAMMA O'EURIPIDE 95

Teseo

Ahimè perdutopei sofferiiaffannit

Immensi sono i miei lormenli. 0 Sorte,

Come grave su me, sulla mia casa

Ti riversastit 0 inopinataoffesa

D'un demone maligno,anzi mortale

Ruina di mia vita! Un mar d'ambasce

Senza scampo già veggo. Ahimè meschino t

Che ti dirò ? Come per me si puote

Nomar Tempio tuo fato,o sposa mia,

Se come augel,che dalla man trasvola,

Rapidaa Plulo spiccandomiun salto

Disparisti? Ahi sventura ! Io la ripetoDa più rimota fonte....da taluna

De' miei maggioriinespiatacolpa!

Coro

Non a te solo,o re, tal fato incolse!

Con altrimolti bai tu perduteillustri

Nozze.

Sotterra nel bcyo morendo

Abitar mi fiadolce,or che tt'ò tolta

La tua soave compagnia; che troppo

Pilidi te stessa io son per te perduto.Ma donde udrò, come al tuo cor s'apprese

Questo feral destino? E alcun non havvi,

Che lo mi narri? 0 questa Reggia forse

Un vano stuol di servi miei rinserra?

Quanto infeliceio per te sono ! Ahi ! quale

Suprema, inenarrabile sciagura

Mi s'appresentar Ahi! che perdutoio sono.

Diserta è la mia casa, orfani i figli!

Coro

0 la più cara, o la più degna donna,

Che la luce del Sole e la notturna

StellataLuna rimirar giammai,

Mi lasciasti,lasciastiin abbandono !

Ahi che ruina allafamigliaincolse!

Circonfuse di lagrime le ciglia

Mi sento per pietàdel tuo dolore,

E temo il danno che verrà dappoi!

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96 nuovb effemebioi sigiuame

Teseo

Obt ma che fia,che dir Yorrà qaelfoglio

Che dalla cara man pendereio yeggio?Lettere forse mi vergò la mesta.

Delle nozze chiedendo e della prole?

Fa cor, meschina 1 Un^ altra donna mai

Non entrerà ne i talami e le case

Del tao Teseo. Ma del caston V impronta

Deir aureo anello,che fregiòV estinta

A se m'invita. Or sa; svolgansii nodi

Di queisigilli,e apprenderòche dirmi

Vogliaomai quelloscritto.

Coro

Oh ! pur quesraltra

Sciaguraun Dio qui di rimando arreca I

Ahi I che vitalpiù non saria lo stalo

* Del viver mio dopo tal fattot Spenta,Ahi I non più viva,la famigliaio credo

De' miei padroni.0 Dio, se far si puote.

Non voler,che del tutto esterminata

Sia questacasa. Oh I le mie preciascolta;Che di nuovi disastriio son presaga t

Teseo

Misero me i Qual altro orribilcaso

Intollerando,inenarrabil giunge!Coro

Che avvenne? Ohi parla,del tuo duolo a parte

S'esser io posso.

Teseo

Esclama,esclama orrende

Cose quelfoglio! Ah 1 come mai sottrarmi

A tanta mole di sciagure? Al tutto

Desolato son io,mancar mi sento.

Ahimè perduto!Qaai sonar, quainote

Da quellecifreascoltoI

Cono

Una favella

D'asprievenli foriera,or tu riveli!

Teseo

Ohi non fla mai che a si crudele oltraggio

Page 104: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

98 NUOVE EFFEMBRIDI SICILIANE

A UONARDO CAV. VIGO

Pel iuo epiconazionaU poema

Il Rugoibbo

iliun'aurea medaglia

dall'Accademia degliZelanti di Acireale

nella eolenne generaleadunanza i2 marzo 1868

Donato

Illustrevale, a Te dunque cortese.

E giustaJnsiem, tributa Aci condegnoOnor pel carme ch'immortal ti rese

Sovra ogni proda dell'Ausonio Regno?

Oh ben sparsisudori, oh bene spese

Vigiliea far col tuo sublime ingegnoConte del prò'Rnggier le mire impreseChe Trinacriafrancar da giogoindegno!

'Godi,0 Spirtosovran, che n'hai ben donde;

£ nuovi lauri a cor sprone ti sia

Ilplausoche ti fa Tore gioconde.

Dell'ItalaEpopea,gridars'udia»

Passò jstagion;ma 41 Genio tuo risponde:Schiusa ai pochiè iutlor l'eccelsavia.

GenoTa, 4 gennaio1869.Prof. Giuseppe Gavino

CURIOSITÌSTORICHE SICILIMIE

Miniere metallielie in Sicilia (I).Prima delle ricerche del-l'Adria

e del Khez le nostre miniere metalliche erano state sag-giate

fln dal 1402. Leggesiinfattinet voi. 39 fol.62 dell'Archivio

della Cancellerìa del Regno in Palermo che il re Martino, con di-ploma

dato in Catania il 18 aprileX* indizione (H02), avendo a-

(1)Questidae documenti su le nostre miniere,che illustrano più completamente

r argomento, dobbiamo alla squisitacortesia del ch.mo Bar. Raffaele Starrabba,

die dal R. Archivio mandavaceli trascrìtticon sua pregiatissimaletteradel 14 aprile.Onde pubblicamentee di tutto cuore qui lo ringraziamo.

Page 105: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

99

vuto informazione da Berto Bilione da Messina» Filippodi Ariano

da Pozzuoli ed Andrea Carlino da Napolidellaesistenza di miniere

di allume,di argento,di rame, di zolfo,di ferro e di pulviridi ga-

miUu (ne) nel territoriodi Messina, e propriamente nel tenere

dei casalidi Fiumedinisi e di Ali,concede loro " Ki p(»zana chir-

cari et operariin lipredictiminori tuctu qailluki ad ipsisirra

possibili,tam di alumi quanta di argenta, di rami, di sulfara,di

ferru,di pulviridi gamillu,quanta eciam di omni altra mitallu,

terra e pelra ki pozanu truvari in tuctiliterritoriidi lilokipre-dicti

et in la dieta muntagna di muntiscueri,exceptu minerà di

aura, a la qualifachimu omnimoda prohibicioni,danduli licencia

ki lipozanu chircari per tri anni continui et completi....volendu

nichilominus ki li predictiBerlu e cumpagni sianu tinutidi dari

e pagaria la curti nostra dui per chintinaru di tucti liquantitati

di dinari provenientiet ki trahirannu di livindicioni ki farrannu

di li mitalli et pulviripredicti, promictenduliex pacto di non

consentiri ki infra li dui anni primi....nulla altra persuna poza

ne digiaaflSdarisiin li territorii predictia chircari et operarili

supradictiminori; in tertio vero anno.... sia licitua la curti no-stra

ad fìdari omni altra persuna ki vogla intrari in li dictiter-ritorii

et chircari et operarilisupradictiminerii ,ita tamen ki

quillikinchi fussiru affilatiinfra lu annu.... non pozanu ne di-

giann cavari ne chircari a quilliminori ki sirrannu scupertiet

travati per li predictiBertu et soi compagni. "

Un altrodocumento che quisoggiungiamoproverebbela esistenza

di miniere di ferro nel tratto di terreno tra Capizzie Caronia. Ecco di

quanto si leggein una letterascritta da D. Francesco Mario Bolo-gna

al Viceré Duca d'Ossuna,data ilì% ottobre 1614 e conservata

neir Archivio della Real Segreteria(Alzal,anni 1502-1624).• Per

" essequtionidell'ordinidi V. E. ho fatto riconoscere le mineri di

« ferro nella Città di Capizziet Terra di Caronia,et per quanto da

« personìantiche et espertimi sono informato,trovo che lemineri

" nella detta Città et Terra vi sono, et si ponno cavari,et mettiri

• in opera, anzi ho parlatocon alcuni personichi hanno lavorato

" et operato detto ferro,et specialmenteil ferro della miniera di

" Schisi; et a maggior cautela ho mandato ilsoldato Francesco Bel-

« tramo in detti luoghia cavare alcuna quantitàe portarlaa Pa-

« lermo per farai la prova, et di quanto sequiràuni darò a V. E.

« puntualmenterelazione. "

(I,157) Mattea in veeeliiii. Quando in Palermo vogliamoin-giuriare

uno come nemico degliecclesiastici,lo chiamiamo Mattea

Page 106: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

100 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

lu vecchiu. Di questo io leggonel Giornale istoricocronologicoms.

(liD. GiuseppeFicarra (Tom.H, pag. 3302)che « aveta per ufficio

• di catturare tutti gliecclesfaslici,liquali(neltempo delP Inter-

« detto)dalla Sacra Giunta erano esiliatida questo R^no, perchè• non volevano comunicare cogliscomunicati. " Eglifu ucciso a 22

giugno 4719,ed il di lui cadavere essendo stato portatoal Carmi-ne,

per ivi ricevere sepoltura,fu espulsoda quelliPadri ; lo che

anche fecero li PP. Riformati,cacciandolo pure dalla Chiesa di S.

Antonio di Padova: per lo che finalmente fu sepoltonel giardinovicino il Cimitero deir Opera Santa

,fuori porta di Vicari.

GRITia LETTERARIA

aioberti e la niosofia STaova Italiana per Pietro Luciani.

Parte prima— Fttoso/to^««ofórtca. voi.lo e*». Napoli,1868-1869.

La spiegazionehegelianache volle fare il prof. Spaventa della

filosofiadel Gioberti ridestò nel Luciani un antico suo disegno di

ritrarre nella sua vera natura la mente e la dottrina di Vincenzo

Gioberti,

e cosi è venuta fìioriin due Tolumi la Parte Prima di

questopera, che fa molto onore all'egregiosig.Luciani. La filo-sofia

del Gioberti,raccoltadalle opere pubblicatesi vivente V au-tore,

e sidopo lamorte dello slesso dal Massari,è dal nostro critico

distinta in moterica e acroamatica, al modo delie antiche scuole;e

questa Prima Parte del suo hbro si attiene allasola essoterica.Volle

lo Spaventafar quanto meno italianala filosofiadel Gioberti,e il

Luciani ha per iscopomostrare questa italianissima,nostrana,

cat-tolica,

e combattere coraggiosamentela corruzione del pensieroita-liano

per r invasione della filosofìastraniera.E con la filosofiaita-liana

fa difesa eziandio della letteraturae delParte nostra, in che

appare propriamentela vita di una nazione.

Pertanto,secondo il Luciani

,va opposto il suo libro a quello

delloSpaventa,da cui ilGioberti è stato in tutto franteso;e così pro-cede

ad esporre con larghezzae periziadi analisie di sintesitutta

la dottrina del Torinese.

Ilcapitoloprimo è Lltalia e P HegeUanismo;e vi sono spostele

condizioni morali d' Italiadal 1820 al 1840,e le conseguenze che

Page 107: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

GBITIGA LETTERARIA lOi

V hegelianìsmoavrebbe portatidanni maggiori,

anziccbè qualchelace e speranza di salateair ItaUa.Nò, siccome si dà a vedere,nel

capitdosecondo sarebbe bastata al rinnovamento del proprio ita*

liane ilpsicologismodella scuola cartesiana; solamente sufficiente

aU^ opera si era ilplatonismofatto cristiano;ed ecco V opportunitàdeUe dottrine messe innanzi dal Gioberti sì nell'ordine morale e

religiosoe si nel civilee politico,li Gioberti si propose per Tlta-

lia quelloche Platone per la Grecia,cioè combattere per tutto la

sofisticae riformare la scienza. Ma le dottrine di uno scrittorenon

si possono studiare senza la sua vita,e però ilLuciani dà nel Gap.

quarto il processo detta vita inteUetUiolee ordine ideale déUe opere

di Gioberti ; processo studiato assai bene,tanto da poter porgere

nettamente nel cap. quinto la liiieazionedi tutta la dottrina di Gio-berti

ritratta dalla prima sua opera^ cioè dalla Teorica del Sopra-naturale,(tede,il volume va concbiuso che V opera del Gioberti fu

un* opera di nazionale rinnovamento nel pensiero,che nessun' altra

filosofiatranne la giobertianasarebbe stata e nazionale,e civilee

religiosa,qvalealP Italiasi conveniva e si conviene;né è da pen-sare

che r illustrefilosofoe riformatore siasimai nelle diverse sue

opere sostanzialmente contraddetto.

Il Gioberti non cominciò a mettere in atto il suo disegnoche

quando giànella sua mente era legatoe compiuto.E V esecuzione

del disegnomeditato per più che venti anni cominciava secondo il

Luciani con V Introduzione allo studio della filosofia,e doveva aver

fine con la Riforma Cattolicadella Chiesa.

Nel nostro criticonon va nulla dissimulato ; egliaccetta il Gio-berti

tale qualelo danno le opere pubblicatee ilCarteggio;'e in-tanto

lo mostra sempre, da dopo il 183K in poi,consentaneo a se

stesso, e non alienato mai da' principi!filosoficie religiosine' qualisi era fermalo. Le ultime opere non sarebbero che laspiegazione,non della forma

,ma della sostanza delle prime. E il voi. %^ di

questaParte Prima dell'opera del nostro crìticosi apre difatticolla

sposizionedella Introduzione,ctie è la prima scritturacollaquale

il Gioberti dava fuori il suo disegno.

Ad intendete meglioilqualehai in esso volume per primo l'an-damento

della filosofiaitaliananel nostro secolo,finché t V autono-mia

dell'ingegnospeculativoitaliano spiegail suo ultimo e com-piuto

atto con Vincenzo Gioberti. " E assai profondamenteè stu-diata

la polemicadel Gioberti col Rosmini,cosi come sono addentro

sviscerate le due oppostedottrine dell'ontologismoe del psicolo-

Page 108: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

102 NUOVB KFFtMBRIDI SK^UANE

gismo ,ed è guardatacon molta acutezza di vista la teorica della

creazione signiScataneUa famosa formola l'Ente area le eristenze;

nella qoalesi raccolse V antica e la nuova fliosofla,

e il procedi*

mento storico che die finalmente allascienza lasifiàtiaformola. Pel

Luciani tutto il forte e il secreto della filosofiagiobertiana, nella

qualenon vuol distintesostanzialmente,come altri ha fotte,due

fasi,

sta nella distinzione e natura del pensieroimmanente e del

successivo,deir intuito e della riflessone

,del modo obbiettivo e

divino e dell'altro subbiettivo e umano del pensiero; e da ciò che

" la stessa riflessioneche v' ha tra la riflessionee V intuito,tra il

pensierosuccessivo e V immanente, v' ha tra la filosofiaessoterica

del primo periodo, e V acroamatica del secondo ; e ill^ame e la

unione che v' è tra queste due filosofieò il medesimo che lega

ed unisce le due facoltàe i due pensieri(pag.135)." Il critico

napolitanosiccome si è detto non trova opposizionealcuna nelle

scritturedel Gioberti,ma due facciodi uno stesso pensiero,due

periodidello stesso senso, condotti da natura e da arte del filosofo

che sapeva come porgere io stesso sistema sotto forma progres-siva,

ascendendo dal più facileal senso più difficiledella dottrina.

Pertanto,secondo il Luciani

,il Gioberti nelle ultime opere non

smesse mai i principidelle prime; in tutte e'è lo specchiodia-lettico

della mente delP autore, e a torto da certuni,o per lodare

0 per biasimare giustai diversi intendimenti il filosofo torinese,

si è predicaloche Gioberti avesse contraddetto a se stesso sia fe*

licemente secondo gliuni,sia infelicemente secondo glialtri.

Il Luciani ha fatto studio pazientissimoe diligentedelle lettere

del Gioberti,nelle qualitrovò il filoche lega tutte le opere dello

illustre filosofo; e non nega che ci fu tempo quando il Gioberti

ebbe della filosofia,della civiltà,e dellareligionetutt'altroconcetto

che quellogiàformato nellasua mente quando si die all'opera dello

scrittore,e poi svolto per tutta la vita,senza più mutarlo nella so-stanza,

ma solamente maneggiandolodifferentemente ad arte ed a ne-cessità

richiestadal sistema medesimo. Lo svolgimentodel pen-siero

del Gioberti sia rispettoa filosofia;sia rispettoa politicae a

religionefu un dramma,diviso in tre atti

,dice ilLuciani sopra

paroledello stesso Gioberti : « ilprimo atto contiene la filosofiaes-soterica,

il terzo r acroamatica,ilsecondo

,in cui accade la lotta

co' Gesuiti tappresentail trapassodell'una filosofiaall'altra(pa-gina

196)." U terzo atto potò aversi solt'occhio dopo morto il

Gioberti nelle opere postume; e benché per noi si creda che il

Giobertinel terzo atto dimenticò qualchevoltale mosse del primo,

Page 109: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

CamCA UETTKRARU 103

fingendointanto di arerle presenti,vogliamoaugurare all'egregiocrìticoche nel terzo alto sapesse yeramenle trovare il,filodi rìcon-

durd al primo senza saltie vie tortuose,

ma dirittamente e eoo

continuità di cammino. Ritorneremo pertantosopra quest'operadi

crìticaimportantissima,massime per le diverse sentenze -delloSpa-ventae del Ferri, quando avremo a mani la Parte Seconda che

tratterà della Filosofiaacroamatica del grande filosofo.

• V. Di Giovanni

Mcillanisclie lUrelieii. Leipzig,Engehnann, 1870, voi. due.

Dopo r esempio dato da queidue grandi,

che furono i fratelli

Grimm,le novelle popolari(Mtìrchen)sono divenute in Germania

oggetto di lunghie pazientistudi,e già è stato largamenteesplo-rato

non ilsuolo patriosoltanto,ma anche quellodei popoliconter-mini,

evia via quellodei lontani.La letteraturauniversale {Welt-

liter(Uur\lapsicologiapopolare(Volkspsichologié)e lamitologiacom-parata

ripromettonotutte egualmenteconforti ed aiutida quellein-dagini

: ma forse ancora,

mentre tuttavia ferve V opera di racco-gliere

e di classificare,non è giuntaV ora di chi abbia a dedurre

r ultime conseguenze scientifiche di cdsifattistudi. L'Italianostra è

stata sinora una delle Provinciemeno esploratedai dotti Tedeschi,i qualiforse isperavanoche noi avremmo da per noi stessi posto

mano air opera : ma poichéquellasperanza non si è ancora veri-ficata,

ecco essi stessicominciano a raccoglierele novelle tradizio-nali

di un popolo; e buono iniziamento a quellaimpresasono i due

soli che annunziamo,di racconti siciliani.1 qualifurono raccolti

prindpalmentein Messina, dalla signorinaLaura Gonzenbacli,tede-sca

nata in Sicilia;furono pubblicatidal sig.Ottone Hartwig,giànoto

per altrilavori sulP isola,e riccamente annotati,con confronti con-tinui

ai racconti di altripopolidal sig.Reinhold Kohies di Weimar.

Quanta ricchezza di poesiasia dentro a questidue volumi, se 1 può

immaginarechi,ancora neir età provetta,ricordiquelleimmaginose

narrazioni,colle qualila balia o la madre glieducarono la fantasia

e gliacquietaronolo spiritonell'-etàinfantile.

Sono in tutto 02 novelle tradotte;che vengono riportatein dia-letto

siciliano.In fronte a ciascun volume stanno frappostiritratti

d' una giovanedi S. Pietro di Monforte e d' una vecchia di Catania,

che furono fra le più benemerite cooperatricidellasignorinaGon-

zenbach. Ecco un premio,atto assai probabilmentea sollecitare

r ambizione di altre popolaneraccontatrici! A. D'A.

Page 110: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

PREMI E ONORIFICENZE— Cosare Gaotù ha Tinto il premio di lira 1500 pro-posto

dal Mipistero della guerra per un libro di lettara pel soldato italiano. Nel

concorso il sao ms. portava il motto : arma virumque eano.

NEGROUXSIA — Il 19 marzo cessò di yiyere in Padova soa patria il conte An-drea

Cittadella- Vigodanere, Senatore del regno. *Eglicontava 75 anni,

ed era ano

degliscrttori più valenti e de' filantropipiù sinceri d'Italia.

— Il 5 corrente in Urbino moriva il conte Tullio Dandolo, celebre storico e lette-rato

italiano.

— Il 19 è anche morto in Firenze il letterato Pietro Bigazzi.

APOLOGIA — Il letterato romano Achille Monti, in un libro or ora pubblicatoin

Roma, ha tolto a difendere con buone e sode ragioniVincenzo Monti, mostrandolo

politicamenteottimo cittadino e della libertà della patria amantissimo.

SOLENNITÀ' — Il 6 aprileè sUU celebrata in Urbino la fesU di Raffaello San-zio,

coir intervento di deputazioni specialidi Firenze, Venezia, Modena, Ravenna,

Mantova, Perugia.Il Tommaseo da Firenze vi andò a leggereun discorso ; e Tullio

Dandolo vi recò da Rom i la forma del cranio del famoso pittore.

BELLE ARTI— Il Messinese Giacomo Conti, pittoreconosciutissimo

,dimorante

da molti anni in Firenze, ha esposto per alcuni giorni di aprileun suo nuovo qua-dro

rappresentante i Vespri siciliani, del quale in un lungo articolo cosi ragiona il

sig.F. De Luigi nella Gazzella del popolo di Firenze:

« 11 dipintodi cui parliamo raccoglie V attenzione di chi lo guarda su tre gruppi

principali; il centro del quadro occupato dall'azione principale,cagione e stimolo

air improvvisa sommossa; la sposa oltraggiata,discinta,quasi svenuta sta per cadere

nelle braccia dei congiunti ; mentre lo sposo rivolgeil pugnale desideroso di vendetta

suir atterrato Druet. Più innanzi sui due lati del quadro due episodidella lotta tre-menda

che sta per impegnarsi ; suUo sfondo la Chiesa di S. Spiritoe 1 ridenti din-torni

di Palermo, poi un popolo intero che si agita,che chiama i compagni a rac-colta,

i primi segni del furore popolare,che vuol punire collo sterminio l'oltraggio

del soldato straniero, e liberare la patria da obbrobriosa servitù. La tinta del cielo

segna l' ora del tramonto, è il cielo limpido, trasparente,quasi africano della Sicilia;

sotto quel cielo«si capisce come vegetino la palma e l'arancio, come il fuoco romo-

reggiantenelle viscere della terra, animi lo sguardo, le pose minacciose e sdegnate

di quel popolo furente. Dapertutto lo sdegno, il timore, l'incertezza,la'vendetta,

la confusione, le speranze della lotta ; e tutto questo con una distribuzione felicissima

di tinte,con un armonico contrasto di colori,con una diligenza,

e perfezione di di-segno

e di esecuzione fin nei più piccoliparticolari,con un naturale raggruppamento

di figure,che rivelano nel Conti un artista sicuro nella mano e nel concetto. La tela

« racchiusa in una ricca cornice durata, che porta al centro nella saa parte superiore

l'emblema della Trinacria e nei quattro angoli le armi delle quattro Provincieprin-cipali

deir Isola : Palermo, Messina, Catania e Siracusa. •

— Il nostro scultore Vincenzo Genovese ha terminata una statua in legno di Gesù

Cristo risorto,

destinata pel maggior tempio di Casteltermini. Essa merita lode per

la maestria ond'è condotta.

G. P.

Page 112: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

106 NU""¥B BFFBnBIDI SIGILIANB

cuglieodo»ed amorosamente iUustrando.

TiUlo ciò che piùda vicinoriguardaTar-

gom6Dto" e pad dargliluce»ilVigoesa-mina

e discute : e cosi viene poi alla

lingua,alla sua originee grandecultura

presso di noi,onde « tutto {uelloche gli

eccellentiitalianicomponevano.... si di-ceva

italiano;• ai poetivolgaridellacorte

sveva, ed a Giulio anxitutto,

su V anti-chità

del qualemoltissimo in questiul-timi

tempi si è discusso. Passando poi

alle relazioniche corsero tra Dante e la

Casa d' Aragona, eglicon plausibiliipo-tesiconchiude, che il Poeta conobbe re

Federico,forse in Velletried in Pisa,ol-tre

air amicixia da cui eran legati, per

testimonianza del Boccacci. Ck"a inge-gnoseed acute induzioni viene finalmente

a mostrare probabilela venoU dall'Ali-ghieri

in Sicilia,venuta che,se il silen-zio

de' sincroni non può far stabilire

come certo, è peròappoggiatadagliAl^

dighieritra noi, dalla tradizione,dalTa

imboieiata di Manfredia Dente, per la

figli*Gostanza ,dalle dichiarazionidel

Poeta stesso,dalla eonoicenza delvolgare

plebeoticiliano,dallepitturetopichedeN

r Isola : cose tutte egregiaaentftpassatea disarnHiadal nostro Autore. Gon lui a*

dunque noi ci congratuliamodi tutto cuo-re,

e per la dottrina che adorna questisuoi ricordi,e per la nuova luce che ver-sano

essi suir Isola e sulle letterenostre.

S. S-M.

DIZIONARIO DELLE STRADE DI PA-LERMO,

precedutoda una corsa per

Palermo e suoi dintorni e seguitoda*

cenni biograficidegliuomini illustri

nominati nelle lapididella città per

Carmelo Piola. Palermo,Amcnla, 1870.

Questolibro indirizzato dalFA. a quel-r egregioeh' ò il prof.G. Cazzino,non

solamente ci sembra pregievoleper la u-

tilitàche ne trarranno le classi per le

qualispecialmentevenne composto ,ma

pelvantaggioche ne avranno tutte quelle

persone cui sarà dato di svolgernelo pa-

gine.Infatticol nome delle strade paler-mitane

sono richiamate le tradizionisto-riche,

e spesse volteancora leantiche co-stumanze

della città.Le qualicose ,che

molti diflkilmente riscontrerebberonello

croniche antiche o nelle descrizionieru-dite

che altrihanno scrittodi Palermo,

coir opera del sig.Piola a tutti ora è

dato di conoscere con facilità,e quasidi-remmo

occasionalmente,n discorso d'in-troduzione

che prendeben XXXIII pa-gine

contiene una succinta ed elaborata

istoriadella città; e in esso nulla è tra-lasciato

che sia notevole iotoma alle tra-dizioni^

allatopografiapalermiuna.Al-cuno

dirà che questolibro abbia un in-teresse

temporaneo; ma noi crediamo che

sia destinato a vivere per la storia : per-chè

infatti,di topografianon ci agite-remmo

oggi fra le incertezze se i no-stri

progenitorici avessero lasciatodi si-mili

opere. S. G.

r PRIMI SEI CAPITOU DELL' EVANGE-

UO DI SAN MATTEO da un codice a

penna del XV secolo possedutoda un

sozio dellaA. Coni, peitestidi Uugua

ora la prima volta messi a stampa con

note e ^liarimenli.Bologna,tipiFava

e Garagnani,1870.

Queir illustree dotto uomo eh' è ilGav.

Francesco Di Mauro di Pòlvica è il pos-sessore

del codice,

e 1'editore di questiseiCapitoli,come a saggiodella sua in-tera

pubblicazionedegliEvangelich'egli

preparasia fare. Non dubitiamo che que-sta

riusciràuna delle piùbelle pubblica-zioniin questogenere, si perchèavrem-mo

un preziosotesto volgaredell'Evan-gelio

e, di vantaggio,perfettamenteorlo-

dosso; si ancora perchèdi aureo dettolo,

se ne toglile uscite de' verbi e le termi-nazioni

de* nomi del vernacolo napoli-

tono e la ortografiaromanesca,dovute al

menante che napolitonoe dimorante nella

Comarca vicino Roma, avendo sott'occhio

un autografotoscano, versò nel suo la-voro

a larghetrosciei germidelle tre re-gioni

dialettiche• «

Page 113: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BULLBTTINO MBUOGRAFIGO 107

liDi Manro fe vedere la superioritàdel

codice suo a paragone de' due volgarina-meDti,e non interi,conoedafi degliEvan-geli,

editi Tnno dal Cicogna,l'altro da

Cristoforo Arnoldo : fa de' rafllronticon

essie con itestia penna della Riceardiafka

di Firenze e con 1*edizione principedel

Tolgarinamento del Malermi. « Con la

Voigatananti al goardoe spesso il testo

greco (eglidice), co' Comentarìi del P.

Galmet e le Operedi San Girolamo e di

Santo Accostino,presia chiarire le diffi-coltà

e le oscnrezse dell*originalee della

rersione. Per qnelloche alla linguisticati attiene,nd tutte discorsi le ragioni

grammaticaU, nò tutte omisi ; ma, ser-bando

giustamisura, non lasciai nodo

da slacciare,

e neppur fecimi a cercar

r osso nel fico. Il Martini e il Diodati

furono essi pure compulsatiall'uopo ,

senza discorrere di più opere che siffatti

studii maravigliosamentecorreggono. •

Noi ci congratuliamocordialmente col

ralente Cav. Di Mauro e, se la nostra

?oce potesse valere a qualche cosa, lo

inciteremmo a completareil suo stu-pendo

lavoro,che non può non dargli

tutto l'onore che merita,e 1'approva-zione

de' dotti e dei buoni.

S. S.-M.

DEL aLENTO E DEL SUO DIALETTO,

Lettera di Federico Piantirri ad Er-nesto

Palumbo. Bologna,1870.

Colto e versatileingegno,il Dr. Pian-

tierivuol OMWtrare in questaletteraquanti

aiuti potrebberovenire alla linguaila-

liana dallo studio de' dialetti e segnata-mente

da^iuellodel Cilento,

nel quale

il sig.Piantieri nacque. A conferma del

fatto sno eglireca assai belle voci cilen-

tane, parte piccolissimad' un suo lavoro

inedito intitolato: Voci italiane da eri-

tiearn e da iUuttrarti ; ma non tiene a

mente cliealcune di esse son già tosca-ne,

e ur altre di quasi tutta l'Italiadel

mezzogiorno,da Napolia Palermo. De\^

resto dubitiamo che il manteeino sia un

composto di ante e «tuo o di manto sino,

quando esso ò per noi sicilianiun alte-rato

di manio, e che baciata sia un no-me

collettivo.

n nostro bravo amico continui intanto

questipazientistudi,e noi glienesaremo

grati. G. P.

BUON SENSO E BUON CUORE, Confi-renze popolaridi Cesare Cantd'. Mi^

lano.Ditta editrice G. Agnelli,1870,

grosso voi. L. 4, 80.

Mancandoci lo spazioper la presente

dispensa, abbiamo rimandato alla pros-sima

un articolo criticosu questa eccel-lente

nuova opera dell'illustrestorico,o-

nore della Italia moderna. Ma perchèinostri lettorine avessero alpiùprestono-tizia,

abbiamo fatto per ora questo sem-plice

annunzio. S. S-M.

LE SCUOLE MIUTARI DI CANTO, LH-

tura del prof.B. E. Mainbri ecc. Mi-lano,

Agnelli,1870.

Il bravo maestro G. Yarisco s'ò fatto

iniziatore in Milano di una scuola di

canto pe'militari ; e nel marzo ora scorso

ha dato si bella prova del suo insegna-mentomercè ub pubblicosaggiode' suoi

allievi,che il prof.B. E. Maineri ne ha

discorso con molta lode in una lettura

che abbiamo sott'occhio. Carlo Mariani,

ilvalente autore del PbÈtareo Italiano,

ha detto il bene che sipuò di questa sen-

nata lettura (v.Corriere di Milano, num.

106),e noi non possiamose non unirci

a luinell'apprezzarequanto essimeritano

i vantaggimorali ,materiali ed artistici

della novella istituzione dimostrati dal

Maineri. Bella cosa è vedere trailottiad

atto e favoritida persone intelligentie di

buon cuore pensierie disegnitendenti al

miglioramentodi qualunquepar.e della

società ; e peròci rallegriamocol bene-merito

sig.Yarisco ,che trova iocuora-

menti all' opera sua, e col Maineri che

sa cosi bene impiegarela sua calda ed a-

morevole parola. G. P.

Page 114: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

108 NUOVE IFFElIBaiDI SIGILUIfl

ELOGIO AGCADEMIGO DEL PROFES-SORE

GAY. CARLO GEIIMELLARO

IHto all'Accademia Gioenia di icienze

? naturali dal Dott. Andrca Aradab.

CaUnia. Calatola,18"M^.

Bel tributo di onoranza ha reso ali*il-lustre

sno socio Carlo Gemmellaro l'Ac-cademia

Gioenia pnbblicandooequesto

elogioscrìttodal eh. prof.Aradas. Nel

qualedogio tu troviguardatodal giusto

panto il celebre naturalista,vuoi come

scienziato e vuoi come cittadino.L' Ara-das

ce ne ritrae la mente ed il cuore,

ma piùquellache questo, e ce ne fa la-

menure viemmaggiormentela perdiumettendolo in relazione a' tempiin cui

eglicomparve e fecesiinnanzi nel campo

della vulcanologia.Peccato che in una

opera importantissimacome questa il

eh. Autore sia stato costretto alla forma

accademica,la qualeha fatto si che pò»

chissima parte di notiziesia entrata nelle

sue pagine.Di fatti,mentre l'opera ò

in un bel volume in 4* di fogli200,soli

quaranta servono allo elogio,dove senza

dubbio avrebbe potutoentrare qualcuna

delle 123 note che VA. con infinitostu-dio

accoda all'elogiostesso.Cosa che non dobbiam tacere intanto

é che,volendosi tesser la storia delle

scienze naturali in Sicilianel sec. XIX,

non potràfarsi a meno del presente vo-lume,

che tutta la compendiaed illustra.

G. P.

LA PRIAIIÈLE dant Us diffèrmUetLU-

tiraturet anciennei et modemes par F.

G. BBRGVAifN. Colmar,ImprimerieDe-cker.

II.Bergmann,ben noto agliItalianiperdei lavori pregevolissimisopra Dante, in

questa nuova operettaha toltoa studiare^

un genere di componimento,la cui impor-tanza

non siò finora apprezzala. Il nome

di Priamela ei lo sceglieperillustrareuna

speciedi madrigale,di cui ilprimoo l'ul-timo

verso racchiude la proposizionesin-tetica

che viene svolta ne' versi seguenti

0 nd precedenti.Cott per citareun esem-pio

nostrano,quando si dicecogliAssa-

roti,nella pfovìndadi Catania:

Dui su' lipaisidi lu munnu:

Asarn primue Roma secnnnu;

siè giàdetu una breve Priamela,come

moltissime se ne dicono dai letteratie

dal popolo.La PriamtU è un componi-mentodidattioo;e ilBergmann con eru-dizione

copiosala esamina presso tuttii

popoliantichi e moderni,aoeompagnan-Jola con gravitàdi concetti e profonditàdi vedute fin dal suo primo nascimento.

E basti del primoricordo di uno scrit-tore,

su cui avremo argomento di ritor-nare

quanto prima. G. P.

COMTE DE PUYMAIGRE : Heum per-

duet. Metz, Rousseau-Pallez.

Le ore spese all'arte son sempre bene

spese ,e il Conte de Puymaigre è stato

molto ingiustoco' suoi versi raccoglien-doli

sotto iltitolodi Heuret perduet.Chi

è capace di sentire e coltivar l'arte col-

r affettoe la devozione ond'eglicoltiva

quellade* carmi,chi nella poesiatrova

come lui l'espressionedell'anima santa-mente

innamorata del bello,del buono,

del vero,

non può dirsi che non impie-ghi

bene il suo tempo.

Questo volume riuniscein sé molti e

non comuni pregi; duo de' quali, e

di non poco c^nto per noi.l'affettuoso

ricordo che l'A. fa dell'Italiae delle sue

bellezze e lo studio che vi mostra dei

classiciitaliani,di Dante soprattutto.Del

quale,ilPuymaigrenon solo ritraea pro-posito

concetti e versi,ma benanche tra-duce

nella sua linguae con fedele ele-ganza

ilY dell'Inferno. Altre traduzioni

ha l'A. ; ma i lettorisapranno conpren-dere

perchènoi italianipreferiamoque-ste

del Divino poeta.Di affetticasti e se-reni

abbondano molte pagine; e noi ci

Siam sentitisollevare alla virtù leggendo

questimodesti fiori,che anche per nói,

noll'obblioa cui liha condannati l'A.,e-

salano un soave olezzo. G. P.

/{ Gerente : Pietro Montaina

Page 115: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

NUOYEJEFFEHERimSICILIANE

ANNO II. DISPENSA III. GIUGNO 1870

SUL DIALEnO GRECO

DI SICILIA

(Continuaz. Vodi voi. I, disp.XI)

IL

Il sig.Giovanni Arens^di cui nel precedentearticolo commen-dammo

la dissertazione filologicasol dialetto di Sicilia,raccolse in

fine del suo pregevolelavoro i vocaboli,che sono specialiai Sici-liani

(De vocabulis, quae Sieulis propriastmt) e lo fece nel § 21,

che è r ultimo,dalla pag. 44 » 52. In questo piccologlossarioegliha creduto omettere mofte parole,che noi,allargandoun poco il

suo concetto, avremmo amato non si tacessero in un libro sul lin-guaggio

dei Sicelioti,né si trascurassero con tanto stretta parsimo-nia.Ond' è, che messici a discorrerò suU' argomento, varie di que-ste

voci,delle qualiil filologoalemanno non volle occuparsi,ver-remo

soggiungendoqui;il che sarà giudicatonon inutile,onde dal

fatto sin'oggipossiamomeglio vedere il da farsiulteriormente per

r indirizzo avvenire di questistudi.

'v6ai.Questa voce si trova adoperataa dinotare i torrenti di fuoco

e di sassi liquefatti,che impetuosamenteprorompono dal cratere

dell'Etna ; cioè ilfenomeni vulcanico preso dal lato suo piùsaliente,

eh' è la corrente di lava. Tucidide adoperailvocabolo,parlandoap-punto

del torrente di fuoco vomitato dali^Elna : 6 j3iSa$,cosi egli,xoù

Ttopò";ix TTi";AXvrt\";(III.116).Platone,assegnando con intuito su-blime

una causa unica alle eruzióni vulcaniclie ed al calore delle

sorgentitermali,la simboleggiavanel Piriflegetonle(DupicpXeYeOtuv)

fiume di fuoco che scorre nelle viscere della terra,massa in fusione

8

Page 116: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

iiO NUOVE BFFBMERIDI SICILIANE

e sempre in moto. Al. Humboldt osserva nel Cosmos (1),che, se-condo

le idee geognostichedei grand'uomo, come ce le presenta

il Fedone (2),il fiume di Platone corrisponde,per V attivitàvulca-nica,

al calore centrale interno della scienza moderna. Tal'è, dice

egli, quelloche chiamano il Piriflegetonte,di cui alcune porzioni

escono verso P allo,e formano lorrenti di fuoco (ol uaxe";)che ap-pariscono

ovunque sullaterra {^ oi^viyjiàdx«nii; ic)— QuestifiSaocec

sono veramente le correnti di lam^ come dice Humboldt, e non le

montagne ignivome,come vorrebbero Schneider,Passow,e Schleier-

macher. DippiùPlatone distinguele correnti di lava(^éatxtc)da quelli

che nel capo superiore(LX) chiama fiumidi umida creta (^pou

icT^Xouico-caiJLoi)— Diodoro parlandode' Sicani e deglispaventiche

loro cagionaronoV eruzioni dell'Etna adoperalo stesso vocabolo

p6ai(Y.6.); ed in altro luogonarra, che molte cittàsituate presso

ilmare, e non lungidall'Etna,furono sepellite.6icò-eoo xaXwjjivoup^a-

xo" (XIY.89).IlWesselingio,nellesue note a Diodoro, cementando

r aringadi Licurgo contro Leocrate, e le paroledi Ermogene {De

Invent IL),di Strabene (VI.pag. 269. Xlll. p. 628),di Appiano^di Tullio,Longinoetc.,vuole a torto,che la voce ^"K esprimanon

solo ilprofluviodel fuoco eruttato,

ma i luoghialtresìdevastati

dalla lava,e glistessicrateri dell'ignivomamontagna (3).Nel che

è stato ribattuto dal can. Alessi(4).Anche Teofirasto avea scrittoun

trattato sulla corrente vulcanica in Sicilia,nepltou ^óaxo"èv ZvKtXUf,

che vien citato da Diogene Laerzio (Y.39) ma sventuratamente non

pervenne sino a noi (5).Come si vede,Teofrasto adoperalastessa

parola,che tutti glialtri.Essa è quindidi un uso specialeper di-notare

il torrente dell'Etna.

La voce ^u(xSoccorre continuamente ne' diplomigrecidel medio

evo, per fiume,torrenle. La sua etimologiachiaramente è da puu)

scorro^ donde rivus^ rio. U r dolce esprimenelle linguela flui-dità

{rigo,roro, aura, aere etc).

(1)Tom. I. pag. 451.

(V "t"aiO(ov cap. LXI. Citiamo l'ediz.di Firmìo Didot,Paris 1856 secondo la re-

cens. di Hirschig.

(3)AdnoiaL ad Diod. SU, BiM,. Hisl. Y. 6. XIV. 59

(4)Sior, Crii, deU'Elna, Disc. 1.

(5) Si consultino pure Scoi, di Eschilo Prom. 367 ; Sesto Empirico;Arìslotilenepl6au(jLao{a)vAxou9(jLd(xa)vossia Mirab, Atucull, t. II. pag. 833. sez. 38 Bekker ;

Teofrasto DeplAfOcov ossia De Lapidib.{ 22. p. 4S7 Schneider. Una quantitàdi altri

passiesplicantila voce ^^ ha riunito Ukert Gwgtxiphieder Grieehen, und Romer.

Page 117: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

SUL DIALETTO GRECO DI SICILIA III

Kaxairop6(jL{a";,da icopBfiio'cStretto,d detta di Aristotilenel suo trattalo

de' luoghie nomi dei venti ( Avéjawveé"jetcxal icpoaTj^op^atl. 973. e-

diz.Bekker)è ilnome dato dai Siceliotiad un venio, che spiradallo

StretlO di Messina : év Bì ZtxeXfqcxaxa7top6(jL{ac.Tcvécovàizh ToO icopOjjLoO.Lo StretlO di Messina vien ordinariamente chiamato Tcope^ibc£ixe-

Xtx"{";,cosi Strabene II. 5. 19 — itopejjLcJce xVP^^*?Tucidide IV. 24

— Tcopejji^cStxeXCai;AristoUle Mir. 142 — icopOiJLÒc£xuXXato" Ateneo

VII. 311 — ZtxeXòi;f(fo"Dionisio Periegeta83.-6 neplx^v ix^sxXav

ito^\K6(;Platone ep. VII. 3i5.

U mare si muove in questo stretto con una corrente,die alterna

la soa direzione giustailperiodo della marèa ; il che i poetirive-stirono

della favola di Scillae Cariddi. L' Alighieriaccenna al fluire

e rifluiredelle onde vorticose,in quei versi:

Come fa Tonda là sovra Cariddi,

Che sMnfrange con quellain cui sMntoppa.Si sa, che il fenomeno de' vorticie de' filirefluiè cagionatodallo

incontro delle correnti sottomarine del Ionio e del Tirreno. I Mes-sinesi

distinguonola corrente col greco nome di rema ; quand'en-tra

da settentrione,la chiamano rema discendente ; quando viene da

mezzogiorno,la dicono rema montante (1).

Ripx(x";è il nome d' un altro vento, ricordato da Aristotile( A-

vé|«Dvelaeic xa{ icptxnjYopfatI.973, ediz. Bekker) e cosi chiamato in

Italiae in Sicilia,perchèspiradal Circeo h $à 'lxoiXi"fxa( ZixtXi"fKlp-

xa" Sia xb itvetv ành xou Ktfxa{oo.— Seneca (QtMest.Nat. V. 17)'fa del

parimenzione d' un vento Circeo (K(pxtoc),alqualeAugusto, trovan-dosi

nelle Gallio,votò un tempio,perchè rendea T aria salubre.

AtpxCav.Teofrasto (neplAvipDv fr.V).parlad'un rapidovento (ip-

Y""rci^")che i Siceliotichiamarono AspxCa(da ^spxu)vedo?) Ecco il

passo, che da taluni però si vorrebbe correggere (2).ol (jlIvoiSv o-

XufjLTcCav,oV Sé SxCpovaxaXou9i, o\ iteplZtxeXfocvAepxfoiv.

Questi vocaboli concementi l'istoria naturale dell'Isolanon sono

notati da Arens. Cosi quellidi alcune pietre,piante,e di animali.

Ax^^c.L' agata è tutta cosa siciliana;e tale è pure il nome, che

in un glossariogreco siculo non dovea venir trasandato. Fu detta

così dal fiume Achato od Agato^chiamato Dritto da Cluverio e da

(I)Leggasisulla famigerataCariddi un lungocapitolodello Spallanzanino* suoi

Viaggialle due Sicilie.La Memoria dello Scinà Sui filirefluie vitrtieiapparenti

dello Stretto di Mestina trovasi nel num. 26 delia Btbl. Ital. fcbbr. 1818 e nel vo-lume

1. delle Mem, del Capozzo.

{2} V. Scbneider.

Page 118: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

ii2.

NUOVE EFFKMBEIDI SIGIUANE

Massa (i).L'agata^com' è nolo

,di pastapiù fina della selce»è

una sorta di quarzo che si forma nelle cavità delle lave antiche. Il

merito priucìpaledelleagate in tutte le loro varietà(diafiane,semipel-

Incide,macchiettate,«pataaa^àTTjcxepot^^dtxTjc,aap$«x"4'"l".odjia^^dkTjc^Xeu-

xoiyàvr\(;,xopaXXoax"i'ci)";)è nella gaiezzae leggiadriadei colori(2).La

piùpregiatadagliantichi era l'agata orieotale;delP agataonice tace-vano

i cammèi; aveano Pagatadiasproe Pagataarborizzata. Teofrasto

nella soa opera sullepietre(neplTwy Aieov)riconosce Tetimologiadei-

V agata dal fiume Achato in Sicilia:KaXò" $1 A(6oc xal " "xx"^'^":^ à-

xh 'Ax"i'touicora^jLooxoo iv 2w«X("j[(3).Plinio scrive,che V agata lu tra

noi la prima volta rinvenuta, repertaprimum in Siciliajnxta flu-

meìi eiusdem nominis (4).Lo slesso sottosopralegge»nel Ditta-

mondo (IIL13) Agato fiumedair agatapietra.Parlando di questa vo-ce,

fanno a propositoe V Acate, compagno fedele di Enea (v.ScoL

d^ Om. Iliad.IL 702); ed un Acate siculo, compagno di Bacco

(Nonn.Dion. 13, 309, ed altrove);e r.4oat^,che occorre in molti

luoghidi Sicilia,a testimonianza d'Amico; ed il nome di Agatareso illustredalla verginemartire della nostra Chiesa primitiva.Certo le agate siciliane furono conosciutissime nelP antichità,ed as-sai

ricercate,poichése restavano inferiori in durezza alleorientali,ben a' colori variati e brillantile superavano. Le sale di Cerone,

secondo un passo di Atenèo (V. 207), erano lastricatedi agate e di

altre pietrepreziosedelP isola.Ed in Siciliaera copiadi cammei e

pietreincise.Solino descrive T agata di Re ¥irro,in cui erano rap-presentati

a maoehie naturali Apollocitaredo e le nove Muse. Que-sta

nobile pietrasi lavora con sega, ruota, spianatoio;riceve bel

pulimento,e serve oggi per mille oggetti,come scatole,impugna-ture

ecc. Il nome dunque di à^dcxT^cpuò ritenersiper siciliano.

Kdbcxoc. Si sa che questa piangaspinosa,sorla di cardo,ricordata

da Teocrito,a? xàv tzóBolxdbcx"Ktxui|/e(fd.X), cresce specialmentein

Sicilia.Ne parlaAtenèo (I.IL),ilqualederiva irvocaboioda xdco,

pungo, bruciOye lo conferisce col ^Cvopade' Greci e coi cardus dei

romani. La cinara o cardus sativus è il nostro carciofo.Sul cacto»

si vegga Teofrasto ncpl"puxòiv*i"rcop(a";ossia Hist. Plant, VI. 4. (5).

Plinio,in un passo molto conosciuto dai nostri naturalisti{Hist.Nat.

(1) V. Amico Dizion. Topogr, della Sic,

(2)Agata è wta pietranera e tonne delle bianche veryolate^e pare che V uomo

vi $i vegga entro (FrancoSacchelli).

(3) Fr. 2. e yeggasìSchneidcr a queslo luogo. Cil^i un fiume deUo slebso nome

nella Media sull*autorità di Dionisio ('ericgeta.(4) HUt. Nat. XXXVll. 54.

(5)Ed a i|U('«sioluojjovodi Siluipidpr vol.lU.p. 498

Page 120: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

IH NUOVE EFFEMERIDI SKIUANE

Xd(^7n"po¥.Il myagrum rugosum cresce ovunque in Sicilia,nellevie,

nei campi aridi argillosi,e nei seminati;come pure in Lipari,Pa-

vignana,Levanzo, Marelimo, I^mpedusa (I).Si conoscono il mya-grum

hispanicum,pantcukUnm, rt$gosum, saHvum, sphaerocarpumec.

R{v(x$o";,neutro, ma di genere mascolino presso Teocrito,benché

si trovi in A^rìstofane,Demostene, Sofocle ecc., pure è dato dagli

scoliastie da^ lessicograQcome peculiareai Siceliotiper esprimerela volpe,che nel greco dicesi àXcàiciitAl verso di Teocrito (v.25);

lo Scoliastenota appunto ,che i Siceliotidenominavano xfvaSoc la

volpe;e questo nome,che avea in SiciliaV astuto animale

,trae

da xiveco pel suo dimenare osceno e frodolento: o\ Ztx"Xidkai -f("p

T^v àXcincexaxivoeSovicpo^scY^p^^^^^*toioutov *^àpxò C(""ovicacyoOpYOv.x(-

va$oc 3è icapàtou xivetvOai Iv alSot ^ avaiSùK, icocpàtò xtvet"70ai Iv

^6Xt^,Veggasi al proposiloil più recente Scoliaste d' Aristofane,

(Nub. 447),r EtimologicoGrande da noi già menzionato (pag.

514, 5), ed Csichio. Suida dà il diminutivo xiv^Stov,ed il vocabolo

attribuisce a que^ di Sicilia.

I"a volpe,flagellode' pollaie del pecorile,è comune nelle no"

stre campagne (2).Kc^cDv. 1 Sicilianicosi chiamavano tòv xcopic^vilghiozzo(lat.go-

bius,gobio)ycome riferisceAtenèo (VII.p. 309. C.)dalleglossedi

Nicandio Colofonie,e dallo scrittodi Apollodorointomo a Sofrone.

ZixeXuù'cat$' elaiv ol xbv xcoptòvxci^OcovaxoXouvxecSUeUoU SOnO quMiche chiamano cothon il ghiozzo.La parolasi trova in Epicarmo(3).

Adx^^poc è pure voce siciliana,che si trova in Eschilo (fram-menti

delle Forddi)anzi si adduce come prova del suo Sicelismo.

Aeschylustragicfés^v'irutìqueSiculus, Col termine sopra citato at-testa

Atenèo (IX.p. 412) che i Siceliotichiamassero il cacciatore

dei cinghiali,in greco aiSa^P^^-Dice infatti; oòx àyvow 8è Sri ol ice-

plT^v SixeXCav xaxotxouvxec ào^éSwpovxocXouattòv tìckt^^w.Elsichio S. V.

afferma pure che ilavSaYpocdei Greci corrispondealPà^^é^pocde-gli

Italioti(àcr^^^crtpocò aiSaYpoc'^^?àìxaXotc.)Ugualmenteil Gram-matico

degliAneddoti di Bekker p. 457, 21. ÌTaXuoTatxòv (uSorfpov

à(7xé$b"povxscXouviv.Si Confronti Eustazio lUad. p. 774,23. Odiss.pa-gina

1872, 3, 13.

(1) V. Ucria Hor. Panorm, p. 268; Cupaqi Hor. dUhoL p. 188; Cassone Floi-ae

Siculae Synopsisvoi. 11. P. I. Nap. 1843. pag. 140-4, 165, 903.

(2) V. Orunzio Costa Fauna SicUiatM Nap. 1840.

(3)V. RaflnesqueSchmallz Indice d* IttiologiaSiàliana,ouia Catalogometodico

.dei nomi latiniitalianie sicilianidei petei,che ti rinvengono in Sicilia.Mess. 1810.

Page 121: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

SOL DULETTO GRECO DI SIULIA 115

Due vocaboli sicilianisihanno ne' seguentidue nomi di città,che

addurremo come esempio,non sapendoperchè T Arens li abbia nel

glossariotralasciati.

z^Y^Xt),(à-fxXtv.Zancla,secondo Ecatèo citato da Stefano di Bi-sanzio

a questa parola,sarebbe cosi delta dai re Zanclo,di cui parlaDiodoro (IV.85); ma secondo T etimologiaindicata da Tucidide

,

Strabene^Stefano summenzionato, e dalP EtujjloXoyixòvMé^a, viene

cosi denominata dalla fake con voce che sembra tratta dal linguag-giode^ Siculi,probabilmentea dinotare la forma del vasto suo porto.

Tucidide scrive : La cittàfu primafnentedai Siculichiamata Z ancia

di nome^ perchèil luogoha figuradi falce,e Zanclon i Siculichia-

fMUM la falce,Sw\ia.xò \i.ìicpòJxovZér^xXr?ivxdiv £ixeXu"v xXT)6et9a,

Srt $peicavoctSlcxò yip^^^'*'^^^ ^^ ^^^' '^ ^^ $péicavovot XtxeXol (dé^-xXov xaXwdiv (Tucid.VI. 4).UgualmenteStrabene dice

,che Zan-

cla fu in prima detta cosi a cagionedellatortuositàdel sito,poichéZanclon diceasi ciò eli'è obbliquoe tortuoso. zà^xXT)itpcJxepovx«-

Xou(jivtìSià^x^voxoXwJxTjxaxwv x"Jicti"v.ZàpcXov àp IxaXctxo x^ ^koXmJv.

Stefano Bizantino scrive,che la falce(xòSpéicavov)si dicea dai Si-culi

(d^Y^XT)(Tucididedà la forma C^-p^Xov)e che perciòsia stata

chiamata C"^kXt)la città Sta xò ixet Rpc^vovxò $péi»xvovàicoKpiS4/at.Ni-

candro,

nel suo poema sulla Sicilia(lib.X.) racconta pure ,che

Saturno avea nascosto colà la sua falce,e chiama Zancla Speicavi^tSocobtu. Il tipodelle antiche medaglieZandèe è un delfino

,dentro

una speciedi falce.La forma dorica è AàvxXe nelle monete (i).

A zdrfxXT)aggiungiamo:réXa.Ecco quanto scrive su questovocabolo

Ste£au[)0Bizantino: La cittàpiglianome dal fiumeGela,ed il fiumesi

chiama così perchègenera di molla pruina:questainfatticon vocabolo

propriodegliOpid e dei SiculidicesiyéXa.KaX"Txat 81 àicòicoxa[j.dOriXa.

b 81 «oxatJLÒ^,8x1itoXX^v«àj^vrjv^evv^f.xaóxijvyàpxri Oicixwv (pcov^xal Stxe-

Xò#vY^XavXi^egOat.Veggasipuro Tucidide (VI.4),Erodoto (VII.153)

e r Exu(jLoXoYtxòvui-^oLp. 225, 6. Il réXa corrispondeperciòal latino

gdu. Onde il Brunet crede che laparolaappartenga air osco, epico,

0 siculo.Esichio peròspiegaquesto vocabolo come splendoredel sole

(ocò^n4^XCou)per eXi^v.coldigamma. E cosi i moderni dottieditoridel

Thesaurus linguaegrecae di Stefano e Apud SiaUos, Gdu, nomine a

splendorestempio,quod recte monuit Lennep.ad Phalar, p. 308. "

Venga oi*a il nome di due famose divinità siciliane.

naXixo{,lungo,

secondo Eschilo,Nonno e i Latini

,ma anche

breve secondo Teognosto.Diceansi anche AéXXot.

Era celebre neir antichità la fontana degliDei Palici,ossia dei

(I) V. Eckhel Doelr, Numm. I. p, 187,219.

Page 122: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

116 NUOVE EFFEMERIDI SIOMANE

,di cui Virgilio: Pinguisubi et placabilisara Palici (Aen

IX. 585).Era quel sacro ed anlichissimo ricinto in un piano,che

stendeasi presso Hineo, fra i territori di Gela e dì Catana. Famoso

il luogo,

e ricordato perciòda Aristotile nella sua opera delle

narrazioni mirabili,iiepleaufjuzaCtovAxoudjjLàxtov

,come da Diodoro

(XI 89.) e da Strabene (VI.p. 275);notevole per oracoli(V. Ma-

crob. Saturn. V. 19. p. 127. ed. Preller)e peigiuramentisolenni

e terribili,ctie vi si faceano,ond' era comune credenza che mai gli

spergiuriscampassero alla vendetta dei cieli.Presso ilrinomato san-tuario^

trasferi la^sua capitaleDucezio,

e si diedero convegno glischiavi ribellati.Molti scrissero,sicilianie stranieri,intorno a^ no-stri

Palici,come GiuseppeAllegranza{Opmc. Erud. Cremona 1781

p. 203), il principedi Biscari (Viaggioper tutte k Antich. detiaSic,

Pai. 1817. p. 63), Tab. Frane. Ferrara {Mem, sopra illagodei Pa-lici,

ora lago Naftiain Sic, nelle Memorie del Capozzovoi. I. Pa-lermo

1840),L. Coco Grasso {Rifless.sopra Fantico lagodei Palici

Pai. 1843),Brunet de Presle (Op. cit. Par. III.§ 10),6. Michaélis

(Die Paliken,DresA,1856)ed E. Krause {DiePaliken in Gaea IS69).Eschilo nella tragediad"'gli"nei (fr.259, ed. di Firmin Didot

Par. 1846 e tom. Il,p. 193. ediz. Boissonade)vuol trovare nel greco

la etimologiadel nome de' Palici.Qual nome, dUf egli,danno loro

i mortalif — Giove vollesi chiamassero venerandi Palici — Dura tut-tavia,

come è ragione,la fama loro f — Dura; poichédi nuovo (*4-

Aiv)ritornano dal buio in questa luce.

Ti SriBevauTotc ^vojjiaTiOéaxat Ppoxof;

XejJLvoòcnaX(xou" Zeù" ètptexaixaXetv.

H xai DaXixùJv eòX($Yd"c{J^éveicpdkic;HàXiv Y^ ^xoud ex oxdtouc "zÓò ì^ (pàoc.

L'etimologiadi Eschik) (ànhxou 'iràXtvlxé(T6ai)vien adottata da

Macrobio, che fa pure figliuolii Palicidi Giove e di Talia. Un' al-tra

strana etimologia,da (paXX^c,proposta da Creuzer nella Symb.

(t.II. p. 229,

e 669) viene combattuta da Ebert (Dissert.Siculae

p. 184).Più ragionevolesembra il derivare la yoce Palici da Pale,

dea della terra, conde lo spiegareAéXXot per duellio gemelli.E cosi

il culto ed il nome di questedivinitànon sarebbero che siculi.Chec-ché

ne sia di questa probabilissimasentenza ,certo è che il voca-bolo

appartieneal dialetto di Sicilia,come dice Calilacitalo da Ma-crobio;

ouc aSeXcpoùct(Ì)v UaXixuJv ol £txeXi(òxaivo(jl{2[ou9i.{Sat.V. 19.)L^Arens avrebbe anche potuto occuparsidelleseguentialtrevoci

appartenential culto,alle feste,alledignitàdei Sicelioti.

Continua) Sac. Isidoro Carini

Page 123: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

EMinERI SICILIANI

(Continaaz. e fine. V. voi. II, disp.II*)

Pam. XZ. SuPERiGOHNGs AmioU

63. Spartocera Lobata H. S.

Madonie M.

64. Verlusia Quadrata Fbr-

Amìot Serv. 203.

1839. Costa,Rag. Em. Sic.144.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaC. Bll-Palermo B-Ma-

donie M.

65. Verlusia Sdlcicornis Fbr-

Spinola147.

1839. Costa,Rag. Em. 144,

Sic.C-Palermo B-Madonie M.

66. Syromastes Marginatus

Lnn-Amiot 207.

1839. Costa, Rag. Em. 144.

1858. Mina. Oss. Eni. 112.

1860. Bellier,Fan. Ent. Sic.

Sicilia C. Bll-Madonie M-Pa-

lermo B.

67. Syromastes Longigornis

A. Cst.

1839. Costa,Rag. Em. 140.

Affine al precedente.Paler-mo

C.

68. Camptopus Lateralis Grm-

Amiot Ser. 225.

1839: Costa,Alyduslateralis

Rag. Em. 144.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaC. Bll-Palermo B-Ma-donie,

comune M.

69. Alydus Calgaratus Lnn-

Amiot, Serv. 226.

Madonie M.

70. Stenocephalus Acilis Scpl.1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

Sicilia Bll-Madonie M.

71. MlCRELYTRA FOSSULARUM

Fbr-Amiol Ser. 231.

1839. Costa,Jf. apteraRag.Em. 144.

SiciliaC-PalermoB-CataniaH.

72. Chorosoma Schilungii

Schmm-Amiot 231.

1839. Costa C. artmdinis.

Rag. Em. 144.

Sicilia C-Palermo M.

73. NEmES Clavipes Fbr-Amiot

Serv. 234.

Palermo, BerytusdavipesB.

74. Neides TiPULARiA Lnn-A-miot

Serv. 233.

1860. Bellier,Fau. Eni. Sic.

Sicilia Bll-Catania M-Paler-

mo, B.

73. CoREus spiNiGER Fbi-Spi-

nola 151.

1839. Costa,Rag. Em. 144.

1860 Bellier,Fau. Ent. Sic.

Sicilia C. Bll-Catania,Mado-nie

M.

76. Ceraleptus gragu^ioorms

H. S.

Page 124: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

Ii8 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

Palermo C.

77. Ceralbptus squalibus A.Gst

Palermo C.

78. GoNOGERUS VENATOR Fbr

Amiot Ser. 239.

1860. Bellier;Fau. Eni. Sic.

SiciliaBll.

79.60NOGERUS TRIQUETRIGORNIS

Bmb-Amiot. 240.

Palermo B.

80. xMerogoris dentigulatus

Hahm.

1839. Costa,Rag. Em. 144

1840. Spinola,Essai 215.

Siciliai\. S-Palermo B.

81. MeROCORIS INERMIS ....

Palermo B.

82. Therapha hvosgiami Lnn-

Amiot Serv. 245.

1839. Costa, Rkopalushyo-

«cìamt,Rag. Em. 144.

1858. Mina, Lygaeus.Oss.

Ent. 112.

SiciliaC-Madonie H-Palermo

CoryxushyosciamiB.

83. Rhopalus capftatus Fbr-

Amiot Ser. 246.

1839, CosU, Rag. Em. Sic.

144.

SiciliaC-Madonie Catania M.

84. Rhopalus sanguineus A.Cst.

SiciliaC.

^ 85. Rhopalus crassicornis Fbr-

Amiot Serv. 246.

1839. CosU,'Kag.Em. 144.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaC. Bll-Madonie Paler^mo M.

86. Rhopalus parumpungtatus

Sili.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaBll.

87. Rhopalus errans Fbr.

Madonie H.

88. Pseudophloeus Fallonii

Schll-Amiot Serv. 247.

Madonie M.

Fani. XXX. Inferigornes A-

miot.

89. Lygaeus lULrrARis Rss-A-

miot. Ser. 249.

•1839. Costa,Rag. Em. 144.

1850. Mina, Oss. Ent. 112.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaC. Bll-Palermo B-Ma-

doaie M.

90. Lygaeus bqubstris Lon-A*

miot Ser. 149.

1839. Costa,Rag. Em. Sic.

144.

1858. Mina, Oss. Ent. 112.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaC. Bll-Palermo B-Ma-

donie M.

91. Lygaeus saxatilis Fab A-

miot Serv. 250.

1839. Costa Rag. Em. 144.

1858. Mina, Oss. Ent. 112.

1860. Bellier,Fau. EnL Sic.

SiciliaC. Bll-Palermo B-Ma-

donie Catania M.

92. Lygaeus punctum Fbr-A-

miot 250.

1839. Costa,Rag. Em. 144.

Etna sul Tanacetum vulga-

re C.

93. Lygaeus PUNCTATO-GUTTATUS

Fbr.

1839. CosU, Rag. Era. 144

SiciliaC-Palermo B.

Page 125: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BMITTBRI SICILIANI 119

9\. Ltgaeus gheucus Lcs.

1860. Bellier,Fan. Ent. Sic.

SiciliaBll-Hadonie,Termini

M-Palermo B.

95. Lygaeds NERii Grm.

Palermo B.

96. Lygaeus familiaris Lim.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaBll-Catania M.

97. TrITOMAGEA APUANOmES Cst.

1841. Cosla,Rev. Zool. 297.

» » Accad. Asp.Nat.6 Hag.

Palermo C.

98. Henestaris Spinolae A. Cst.

Amiot 250.

Siciliarara C.

99. Polyacanthos echii Fbr-A-

miot Sers 252.^

1839. CosiB^PachymerusechU

Rag. Em. Ii4.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaC. Bll-Madonie,Cata-nia

M-Palermo B.

lOO.POLYACANTHUS PIGTDS Schll.

Madonie H.

101.RHYPAROGHROMUS ROLANDRI

Lnn-Amiot 253.

1839. Costa,PackyrnerusRo-

landri Rag. Em. 144.

1860. Bellier,Fan. Ent. Sic.

SiciliaC. Bll-PalermoB-Ma-

donie H.

102. Rhyparoghromus pini Lnn-

Amiot 254.

1839. Costa,Pachffmeruspini

Rag. Em. 144.

SiciliaC.

103. Rhyparoghroiius marginb-

puNGTATus Schll-Amiot 254.

1389. Costa, Pùckymerus

marg. Rag. Em. 144.

Sicilia C-Palermo B-Cata-

nia M.

104. Rhyparoghromus abietis

Fabr.

1839. Costa,Pachymerusa-

bietis.Rag. Em. 144.

Etna regionede^ piniC.

105. Rhyparoghroiius superi-

THROPUS A. Cst.

1839. Costa Pack, supererò -

pus. Rag. Em. 144.

Palermo C.

106. Rhyparoghromus paralle-

LUS A. Cst.

1839. Costa,Pack, parallelus,

Rag. Em. 144.

1841. idem idem idem.Sto-

Em. Eter. negliAnn. Soc.

Ent. Fr. X; 290, T. VI. F.

5. S. Ciro C.

107. Rhyparoghromus vulgaris

Schll-Amiot' 254.

Uadonie M.

108. Rhyparoghromus lusgus

Fbr.

1839. Costa,Pack, luscus.

Rag. Em. 144.

SiciliaC-filadonieM.

109. Rhyparoghromus rombima-

CULA A. Cst.

1839. Costa,Pùch. rombima-

culOnRag. Em. 144.

Sicilia.C.

110. Bbosus QUADRATUs Fbr-A-

miot 254.

1860. Bellier,Rhiparocro-

mas quadratm Fau. Ent.

SiciliaBlIPalermo B.

Page 126: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

120 NUOVE BFFBHERnM SICILIANE

111. Stbnogastbiì tardus Hahn

Amiot 2KS.

SiciliaM.

1 12. Stbnogaster hyaupennis

A. Cst.

SiciliaBll.

113 Cnras claviculus FII-A-

miot Ser. 259.

SiciliaM.

1 1ì. Cyhodema tabida Spal-A-imiot 200.

SiciliaM.

HS. OpHTHALMICUS PALLIDIPEN-

Nis A. Cst-Amiot 261.

Palermo B.

116. Ophthalmigus albipennis

Fbr-Amiot 261.

Palermo B.

117. Ophthalmigus ertthroge-

PHALus Srvll-Amiot 261.

Palermo B-Madonie H.

118. Ophthalkigus uneola

Bmb.

Palermo B-IMadonie H.

1 19. Anthogoris nbmorum Lim-

Amiot 263.

SiciliaH.

120. Aphanus parallelus A.Cst.

1841. A. Costa,Accad. Asp.Nat. 6.

Mag. Palermo,S. Ciro C.

Tarn. ZVm Caggigenae Amiot.

121. Pyrrhogoris Aegyptiagus

Lnn-Amiot 270.

1839. Costa, Astemma Ae-

gyptiaca,Rag. 144.

SiciliaC-Hadonie M.

122. Pyrrhogoris apterus Lnn.

1839. Costa Astemma aptera,

Bag. Em. 144. SiciliaC.

Palermo C.

fami. V. BiCELLULi Amiot.

123. Mmis LAEviGATUS Lnn-A-miot

277. SiciliaM.

124. HiRIS GALGARATUS FIIA-

miot 278.

1860. Bellier,M, vireiisFau,

Ent. Sic.

SiciliaBli.

125. Mmis EKRATiGus Lnn-A'

miot 278.

1860. Bellier,Fau. Eni. Sic.

SiciliaBll.

126. HiRis su^GORNis Lnn-Spi-nola 186.

SiciliaH.

127. Phytogoris strutus Lnn-

Amiot 279.

Madonie comune M.

128. Phytogoris nbmoralis Fbr.

SiciliaH.

129. Phytogoris ymmuLus Fbr.

SiciliaM.

130. Phytogoris flavomagula-

Tus Fbr-Amiot 279.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic

SiciliaBll.

131. Capsus Aetnbus A. Cst.

1839. Costa,Rag. Em. 144.

1841 Costa,An. Soc. Ent. X.

Etna C.

132. Capsus ater Lnn-Amiot

281.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaBINPalermo B-Mado-

nie.

133. Capsus bipungtatus Fbr.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaBll.

134. Capsus SBXPUNGTATUs Fbr.

Page 128: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

122 NCM)VE EFFEMBEIDI SICILIANE

153. Hbtastbiima Luodulum

Hlg-SpiDola96.

1839. CosU, Prostemma {ti-

ddidum. Rag. Em. Sic.145.

Gli esemplarisicilianisono

più grandidi quellidescritti

da SpinolaC.

154. Nabis Aptbra Fbr-Amiot

33f.

1839. Costa,Rag. Em 144.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaC. Bll.

155. Nabis Subaptera De Geer-

Amiot 33i.

Palermo B-Madonie M.

156. Nabis Fera Lnn-Amiot

332.

1860. Bellier,Fau. Eni. Sic.

SiciliaBil-Palermo B-Mado-nie

H.

157. Nabis Major A. Cst.

1839. Costa,Rag. Em. 135.

Palermo C.

158. Nabis Longipbnnis A. Cst.

Palermo C.

159. Nabis YmmDLUs Spn.107.

Sicilia?

160. RBDimusPERSONATUsLnn-

Amiot 337.

1839. Costa,Rag. Em. 144.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaC. BU-Hadonie Bl,161. Rbduvios Palupes....

Palermo B.

162. ReDUVIUS VlLROSUS....

Palermo B.

163. Harpagtor Cruentus Fbr

Amiot 365.

1839. Costa,Rag.Em. Sic.

144.

1860. Bellier,Fau. Ent Sic.

SiciliaC. Bll-Palermo B-Ha-

donie li.

164. Harpagtor HoEMORRomA-

us Fbr.

1839. Costa,Rag.Em. 144.

1843. Amiot, Hem. 366.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sia

SiciliaC. Bit.Sr-Palermo B-

Catania M.

165. Harpagtor Aegyptugos

Fbr Amiot 366.

Palermo B.

166. Harpagtor Sangcineus

Fbr.

1860. Bellier,Fau. Ent Sic.

SiciliaB.

167. Harpagtor Anndlatds

Lnn.

1858. lima, Oss. Ent. 112.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaBU-Madonie H.

168. Harpagtor Gmseds Fbr.

1860 Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaBll-Madonie M.^

109. Harpagtor Pedestris W.

1839. Costa, Redavius pede-stris.Cor. Zool. 1.138. Pai.C.

170. Aganthothorax Sigulus

A. Cst.

1839. CosU Cor. Zool. 1. 138.

Idem idem, Rag,Em. Sic 137.

SiciliaC.

171. HoLOTRicmus Maurus Fbr-

Amiot 377.

CyrtffiCst. Palermo B.

172. Holotrighius Oenudatus

A. Cst. Palermo B.

173. Ongogephalus Squaudus

Brm-Amioi 387.

Page 129: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

EMITTUII SiaUANI 123

Palermo B-Hadonie M.

174. Ongogbphalus Notatus KI.

1839. Costa, Rag. Em. Sic.

144. SiciliaC-Palermo B.

175. Ptgolampis Pallipes Fbr-

Amiot 391.

1839. Costa,Rag. Em. 144.

SiciliaC.

176. Ptgolampis Fbmoratus

A. Cst.

1863. Costa, Ent. della Cai.

Ut. 9. Palermo C.

177; Embsodema Uomestiga

Scpl-Amiot396.

1839. Costa,Rag. Em. 144.

SiciliaC-Palermo B.

178. Ploearu Yagabijnda Lnn-

Amiot 397.

1860. De Natale,P. ambiguaSa poc. Cros. 5. Sicilia.

179. Htdrometra Stagnorum

Lnn -Amiot 400.

Madonie M. C.

180. Salda Uttoralis Lmi-A-

miot 405.

Madonie H.

181. Pelogonus Marginati»

Ltr-Amiot 409. Madonie H.

Fam. VIZI. Ploteres La-

treille.

182. Gerris Paludum Fbr-A-

miot 417. Madonie M.

183. Gerris Lacustris Lnn- A-

miot 417.

1838. Mina,Oss. Ent. 112.

Madonie M-Palermo B.

184. Gerris Canalium L. Ofr-

Amiot 418.

Madonie M.

185. Gerris Costae H. S.

1869. Costa Per lettera.

Sicilia.

186. Gerris Rufosgutellata

Ltr-Amiot 418.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

Sicilia.

187. Velia Rivulorum Fbr-A-

miol 418.

Madonie M.

188. Velia Currens Fbr-A-

miot 420.

1860. BelUer,Fau. Ent. Sic.

SiciliaBll-Madonie M.

Sectio 11. HydrocorisaeLtr.

Fam. I. BiGEMMi Amiol.

Fam. IZ. Peduupti Amiot.

189. Naucoris CiMiGOiDES Lnn-

Amiot 433.

Palermo B.

190. Naucoris Maculata Fbr-

Amiot 434.

1840. Spinola,Essai 54.

SiciliaS.

191. Nbpa Cinerea Lnn-Amiot

44a

1858 Mina, Oss. Ent. 112.

Catania,Madonie, Paler. M.

192. Ranatra Linearis Lnn-

Amiot 443.

Madonie, Palermo M.

Fam. XZZ. Pediremi Amiot.

193. CoRiSA Geoffroyi Leacb-

Amiot 447. Madonie M.

194. CoRiSA Struta Lnn-A-miot

447. Madonie M-Pal. B.

195. SiGARA Leucocephala Spnl-Amiot 448. SiciliaM.

196. NOTONEGTA GLAUCA LUl-

Amiot 452.

1858. Mina Oss. Ent. 112.

Page 130: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

124 NUOVE EFFEMERIDI SICIUANE

Madonie M-Palermo B

i98. Anisops Sardous H. S.

Niveus Sp. non Fbr.

Hadonie. M/

HOMOPTERA LTR.

Sectio I.AuchenorhynchiDmr.

Fam. X. Stridulantes Llr.

198. Gicada Fraxini Fbr-A-

miol 479.

1858. Mina, Oss. Ent. 113.

In tutta Sicilia.

I9d. CiGADA Orni Lnn-Amiol?

481. ;

1858. Mina, Oss. Ent. 113.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

Sicilia Bll-Madonie M.

200. CiGADA TlBIALIS PnZ.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaBll.

201. CiGADA Pyghaea Olv.

1860. Bellier,Fau. Ent Sic.

SiciliaBll.

202. CiGADA Montana....

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaBll.

203. GiGADA Sanguinea Fbr-A-

miot 492. SiciliaM.

Fam. XZ. Subterigurnes A-

miot.

204. Pseudophana Europaba

Lnn-Amiot 506. Madonie M.

^5. BURSINIA HOEMIPTBRA A.

• Cst.

18... 0. Costa,FulgoraHoe-

miptera,Fau. Sic. Etna C.

206. COLOSGEUS BONELLU Ltr-

Amiot 508. SiciliaM.

207. Issus Lauri Lnn.

1860. Bellier,Fau. Eat. Sic.

SiciliaBll.

208. Hysteropterum Immagula-

TUM Fbr-Amiot 519. Sicilia.

209. POEGOOPTERA SiGULA 0.

Cst.

18....0. Costa,Corr. Zool I.

Palermo C.

Fam. ZZI. Anterigornes A-

miot.

210. Gargara Genistae Fbr-A-miot

538. Sicilia.

211. POLYGLYPTA SlGULA....-A-

miot 541.

Pel nome riportolapresen-te

,come siciliana

,mentre

Amiot, e Servine per patria

glidonano il Messico.

212. Centrotus Cornutus Lnn-

Amiot 551.

1858. Mina, Oss. EnU 113.

Hadonie sulle felciM.

213. TriegphoraSanguinolenta

Lnn-Amiot 561.

1854. Mina Proy. Agr. 193.

Madonie M.

214. Triegphora MactataGhu.

1860. Bellier,Fau. Ent. Sic.

Sicilia.

215. Aphrophora Spumaria Lnn

Amiot 566.

1854. Mina, Prov. Agr. I9L

1858. Mina, Oss. Ent. 113.

Madonie M.

216. Ptyelus LiNEATUs Lnn-A-miot

567.

ISriO.Bellier,Fau. Ent. Sic.

SiciliaBll.

217. Ptyelus Bipasciatus Lnn-

Amiot 567. Madonie M.

218. EVAGANTHUS INTERRUPTUS

Lnn-Amiot 575. SiciliaH.

Page 131: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

EMITTERI SICILIANI li^

219. Ledra AURiTA Lnn-Amiol

277.

Sicilianelle foreste

220. EoPELix CUSPIDATA Fbr-A-

miot 583. Sicilia.

Sectlo II.SternorbynchiAmiot.

Fanu X. Phytoputuires Brm.

221 PsYLu FICUS Lnn-Amiot

S93. Madonie H.

222. PSYLLA OLIVETORUX Ltr.

1844. Romano, Ins. noe. 24.

1854. Mina, Prov. Agr.230.

1858. Mina, Oss. Ent. 113.

Sicilù)comune.

223. SlPHONOPHORA ARTEMISUE

Fscl.

224. — ABSiNTU Lnn.

225. — LACTUCAB Pssr.

226. — MALVAE Msly.227. — ROSAE Lnn.

228. — URTIGAE Scbrk.

229. Rhopalosiphum Pbrsigae

Slr.

230. Mtzus cerasi Fbr.

231. Hyalopterus pruni Fbr.

232. Aphis brassicae Lnn.

233. — CARDUi Fbr.

234. — CRATEGI KItb.

235. — EV0NYMI Fbr.

236. — FRANGULAE Koh.

237. — GENISTAE ScpI.238. — HEDERAE Kllb.

239. — LAGTUCAE Fscl.

240. — MALVAE Kch.

241. — NERI Kllb.

242. — ORIGANI Pssr.

243. — PAPAVERis Fbr.

244. — PLANTAGiMS Schrk.

245. — RANUNGULI Kllb.

246. Aphis sambugi Lnn.

247. — uRTiCAE Fbr.'

248. SlPHOGORYNE FOENICULI

Pssr.

2^9. Chaithophorus saucivora

Wlkr.

Questi aOdi sono più o me-no

abbondanti in Sicilia,non

• garenliscobene laclassifica-zione,

perchè essendo m-

setti piccoli,ed i caralleri

un poco dubbi, sono slati

determinati piùper lepiante

su cui vivono.

250. Hvzoxaus MALI BIt-Amiot

612.

Dopo il 1850 mollo comune

in Sicilia.

Fam. XZ. Puytathelgi Amiot.

251. Coccus ADONmuM Lnn.

1844. Romano, Ins. noe. 25.

Sicilia.

252. Coccus HESPERmuM Llr.

1844. Romano, Ins. noc« 25.

Sicilia.

253 Coccus oleae Llr.

1844. Romano, Ins. noe. 25.

Sicilia.

25 'i Coccus PERSICA E Fbr.

Madonie M.

Si trova una speciemollo

dannosa sul fico,un' allrasul

làndro,una terza sul leccio,

una quarta sullaquerciagio-vine,

ma rara. Degliafidine

ho veduto una speciemollo

grossa nera sul castagnogio-vine^

laqualevive pure sulla

giovinequercia.

Francesco Mlna'-Palumbo

9

Page 132: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

RICERCHE SLAVE IN ITAUA

LETTERA AL PROF. V. DI GIOVANNI

Chiarissimo professore^

L* illustrestorico russo Vincenzo Hakausew è stalo fra noi negliscorsi mesi, ed io mi ebbi ilpiaceredi apprezzarne ilmerito dav-

vicino,per Tamichevole relazione che me ne ha procacciatoil sig.Carlo Hupf,chiarissimo professoredi storfaa Kònigsbérg.— Egliperincarico del suo governo è nello impegno di raccoglieredocumenti

relativi agi!Slavi,neìrattualeardentissima febbre di panslavismo.

Ha viaggiatoTltalia,e partitoda Palermo mi avvisa d'avere scritta

una lunga dissertazione sulla storia Ragusea (YII-XU secolo)pel

suo apice ilprof.Lamonsay ,il qualesta pubblicandonientemeno

un archivio storico-slavo.Or vogliofar sapere per lo mezzo delle

sue Effemeridiche questo professorMakausew dava in luce nel

1861 le Memorie deglistranieri(YI-Xsecolo)intorno allareligione,

alla vita privatae pubblica,e ai costumi degliSlavi;e queste me-morie

si stamparono a spese deirUniversità di Pietroburgo,laqualeonorò con una medagliad'oro V Autore

, per quesf opera riputataunica nel suo genere, e della qualese ne esauri P edizione. Essa,

comprende la critica di tutto ciò che gli stranieri (VI-X secolo)hanno scritto sulla parte etnograficadelle antichità slave.Ed è di-visa

in due parti,nella prima delle quah,in cui segna gliscrittori

bizantini ed arabi dimostra dirò cosi a priori colle notizie della

vita e degliscritti loro quanta fede si meritino;nella seconda che

può dirsi a posterioriespone quanto evvi di giustoe di vero nelle

notizie ch'eglinohanno tramandato sugliSlavi. — Stampò poi nel

1865 a spese della Società storico-archeologicadelP università di

Mosca una storia delle relazioni diplomatichedellaRussia colPantica

repubblicadi Ragusa ; storia basata su documenti inediti,che co-minciando

da Pietro il grande si protrae sino alla caduta della re-pubblica

(1808).In essa trovansi per appendice molti diplomatici

documenti, e molte poesiescritte da Ragusei in servo (illirico).Ia-lino,

ed italiano.Inoltre due piantedi Ragusa, una del secolo XI,

oltre delle operazionimilitari di Russi e Francesi all'assediodi Ra^

Page 133: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

RIGERGHe SLAVE IN ITALIA IÌ7

gasa, ilqaalepose termiae a quellarepubblica,di poca fedeo di

seite bandiere come chiamaroola i contemporanei.

Indi nel 1867 pubblicòin Pietroburgocerti cenni statistici,etno-grafici

e storicisugliSlavi transdanubiani (dellaTurchia)e adria-tici,

frutto di lunghistudi da lui fatti nel non breve soggiorno

(1861-1865)fra gliSlavi meridionali. — In essi fra* varii articoli

si trova un viaggiocol qualeè forse ilprimo fra'suoi compatrioti

che avesse annunziato la verità sul Montenegro, tanto quanto pro-vocò

ad ira lo czar Nicolò. Vi si trovano pure le interessantire-miniscenze

deirnltima insurrezione in Erzegovinasotto la condotta

del voivoda Luca Yukalovich.

Altra sua pregevoleopera è quelladelle ricerche sui monumenti

storicie suglistoriografidi Ragusa, pubblicatain Pietroburgonel

1865 da queiraccademiadi scienze,la qualeaccordogliin seguito

nel 1869 ilpremio del conte Herarow. I monumenti di che trattasi

si trovano In massima parte scopertio, per lo meno, pubblicatida

lui per prima volta; come a dire gliannali di Ragusa (YII-XVII

sec.);lacronaca del Milazio della finedel sec; XIII;la descrizione di

• Ragusa di FilippoDe Diversis del 1435, la storia dì Ragusa del

senatore Giugno Resti del secolo XYill;lametropolisacra ragusina

e gli uomini illustridi Serafino Cerva ecc. Ed è ammirabile il'

giudizionel precisarle epoche,e la criticasu la vita e gliscritti

deglistoriciragusei.Nel primocapitolodi quest^operasi risolvono

in modo felicei più importantipuntidella storia,di Ragusa:ei la

crede slavinizzata non già nei secoli X-XI ma al finirdel secolo

XIV e indica in modo precisola causa della sua decadenza e della

sua caduta.

Questo scrittore ha in ItaUa compilatocon grande attenzione

molte memorie,tiopo serie ricerche faite tra noi. E prima una

dissertazione tessuta su documenti rinvenuti a Venezia,sul famoso

impostoreStefano Piccolo,ilqualefacendosi credere V imperatore

Pietro III dominò molt'anni il Montenegro, fece guerra ai Turchi,

minacciò Venezia. Pregevolissimaè poi un'altra memoria suir ar-chivio

fiorentino e sui documenti relativialla storia slava che con-

tengonsiin esso.

Io so ora finalmente ch^ ei s'occupi propriod.ellecose nostre,

dietro i documenti non pochi che ha rinvenuto presso di noi.*E

prepara la stampa della storia delle relazionidiplomatichee com-merciali

di Ragusa con Venezia — della congiuraspagnaolacontroVenezia nella qualeebbe parte Ragusa

,— della storia delle rela-

Page 134: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

128 NUOVE EFFEMERIDI SIQLIANE

zioni degliSlavi con Firenze,

— della Storia delle relazionidegliSlavi meridionali cogliAngioinidi Napoli,— delle relazionid' Italia

cogliSlavi meridionali nel secolo XY, ecc. Né è a dubitare che sia

per isvolgeresifiEattiargomenti con dottrina,e con quelsenno che

ne^ precedentie in altriscrittiha dimostrato. Or egliè andato a

Molise per visitarete colonie slave,e stimasi il primo che dia delle

notizie precisedel dialetto che ìk si parlae eh' ei crede un impa-stodel bulgarocol serbo. Nel mentre dobbiam trovare degna d' o-

gni lode la premura deglioltramontani di studiar fra noi con soler-zia

le cose nostre per T interesse che ne risente la storia di loro,riesce doloroso che glistranieri vengano a spolverarle carte no-stre,

e ci additino quelleche parlanodi noi. Dappoichéoramai noi

svogliati»generalmentedi ciò che concerne la vera glorianostra par

che ci occupassimoa preferenzadi illusoriefantasmagorie!

Aprile1870*

Y. MORTILLARO

STELLA E KIUPERLI

SPOSA MAOMETTO IV NEL 1642

Anche questidue poveriAglidi Aci,Stella e Kiuperli,salirono

in fama, e tramandarono alla posteritàil loro nome. La grandezza

de' Kiuperli,e le intestine discordie suscitatesinella casa imperiale

a cagionedi Stella,fan si eh' io non appuUri parolenel tesserne

ristoria;le sincrone testimonianze supplirannoquesta volta all'im-maginazione

del romanzatore.

La città che oggi abitiamo nel 1582 nominavasi AquUia o in me-moria

della volgaretradizione di aver qui disfattoi servi il Con-sole

Aquilio,0 perchè s'erano trasferitigliabitanti dellMgutto,che

fu cognominataVecchia nelP Aquila nuova. Qualunquesi fossel'eti-mologia

di questo nome,eh' io ignoro

,essa comprendeva gliat-tuali

municipiidi Aci S. Antonio, Aci Bonaccorsi,Aci Catena, Aci

Castello e Aci-Reale,ultima nata, e che sopraslàoggiaglialtriper

popolazione,ricchezza ,svoigfmentodi commerci

,e magistrature,

^a allora? Era sì piccola,che quantunque ilParlamento di Siracusa

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130 NUOVE EFFKMEBIDI SICILIANE

cavala a universo benefìcio,e di cui ancora ricorda il nome, e lo

ricorderà in perpetuo tanto per la piadonna, quanto per i luttuosi

casi di cui fu testimonio.

Miuccio suo marito avea dato nome airaltra fontana ch^era ac-costo

allaloro casetta di abitazione e vivendo di pesca, lasciavaalla

moglie Potenza la cura de' figlieh' essa spedivaa vendere acqua

in Aci Aquiliaa mezzo soldo la brocca,mentre egliin mare pe-scava

giovandoside' suoi misteri orditi di propriamano. Dio avea

aiTicchilo que' coniugi,paghidel loro stato,di sei figliuoletti,dei

qualiilmaggiorea 15 marzo di quell'annoper essi fatale,era col

padre allapesca delle sarde nel golfodi Catania,altritre erano in

città a vender la famosa acqua della Zia Potenza, e 4M"stei con la

figliaStella di 7 anni e ilpiccoloMasuccio di 6 baloccavano in casa

con la madre.

Nel seno, o ansa che descrive la spiaggiadalla Pietra dellesarpe

alla fontana della Zia Potenza, non erano che circa venti tra donne

e ragazzie intenti ad asciugarreti,a imbianchir tele,

o alle do-mestiche

faccende,si rianimavano al raggioristoratore ^el sole o-

riente che a larghee tremule strisce indorava le crespe del mare. In-tanto

rasentando le scoglieredi S. Tecla una galeraalgerinas'era

fermata allaMala Discesa, Un trar d'archibugioda terra,a non in-sospettire

la gente, inalberò l'aquilanera in campo bianco,inse-gna

della nazione siciliana,scolpitane' nostri antichi nummi, "x)n-

-servata come segno di vitapoliticaper tanti e tanti secoli,e strap-pataci

violentemente da' Borboni nel 1819,quando tramutarono la

reginadel tirreno in provinciadi Napoli;e che ancora immensa e

marmorea, quasivogliaproteggerla,si vede grandeggiarein Paler-mo

nella reggiade' nostri monarchi. Difatti,quantiall'alba si ac-corsero

di quellagaleracolà fermala,la ritennero per nostra e de-stinata

a guardare le coste e la marineria sicilianadagliassaltidei

barbareschi.

Frattanto essa avea messo a terra due grandi caicchi carichidei

più destri pirati,e costoro inerpicatisiper la Mala Discesa,e per-dendosi

e occultandosi tra le opunzie,i cespuglie i massi vulca-nici,

aveano circuitodall'altola marina della Scala,e guizzando"x"-

me fulmini inaspettatamentedal laberinto de' precipiticiottolidel-

l'enorme balzo Timpa piombaronoaddosso aglisprovveduti,e detto

fatto lilegarono.In quelmentre lagalerasi era accostata allaScala,

i caicchi allaspiaggia,e senza curare di lagrimee grida,tuttii pri-gioni

e le loro masserizie furono imbarcati. Quando se n'ebbe voce

Page 137: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

STELLA E K1UPERLI 131

in città,la galeraera al largo,e i miseri cattivi appena daglioc-chi

poteano scorgere ilpino di S. Tecla,albero ultramillenario no-bile

avanzo deir archeologiavegetabile,che dal gigantescotronco e

dalla vasta chioma conifera guidavai navigantidal promontoriodi

S. Alessio antico argenno, a quellodi Agosta, antico seno mega-

rico.

Tra quegP infelicierano la Zia Potenza,Stella e Masuccio;il pa-dre

e glialtriquattrofiglierano campatiperchèassenti, lo tralascio

di descrivere anche a larghitocchi,lo strazio«de prigioni,il.dolore

di vedersi per tutta la vita diveltidallapatriae da^suoi;lo schianto

deglialtriloro consorti di sventura; non è lettore che non possa

immaginarlo,e supplirequesta lacuna,scendendo appena nelP inti-mo

del propriocuore, e ponendosiidealmente al loro luogo.La Zia

Potenza non resse al cumulo de^ suoi dolori,e mori in Algeridopo

pochimesi di prigioniaabbracciata a^ figliuolettiStella e Masuccio.

Poco dopo quegliorfani desolati furono condotti a Costantinopoli

e lor fortuna volle di essere compri dal Cafri-Agà capo deglieunu-chi

bianchi,per conto del gran Signore.Il tempo che tutto can-cella,

col lento lavorio della sua lima,fece perderemano mano ai

nostri giovanettila memoria de^ fratelli,del padre,della patria,eultime quelladella madre e della favella nativa

,e solo i registri

del Serraglioconservarono la ricordanza della loro origine.Il vi-cendevole

amore fra di essi non si estinse giammai,anzi vieppiù

si rafforzava e crescea. La sveltezza del loro corpo, il baleno degli

occhi,lagraziae Tingenuìtàdi cui erano adorni,li fecero predislin-

guere tra ilpopolodeglischiavi del Serraglio;talché furono edu-cati

con vigileaffetto.

IlSerraglionon solo è una città per se stesso,ma contiene quanto

di più illustree splendidopossa avere queirimpero. La Bisanzio

degliantichi,la Stambul degliottomani, la Costantinopolide' cri-stiani,

è la vaga e bella metropolidel mondo per la sua postura ,

i mari che P intorniano, le ricchezze che TAsia e l'Europale tri-butano,

mentf essa congiungendole,siede sopra di entrambe quelle

due partidel mondo antico. Solimano II fece elevare il Serraglionel luogopiù gradevoledella reginadel Bosforo, sur un promon-torio

triangolare,

air imboccatura del mar nero. Due lati di esso

si specchianoneir Egeo o mar di Marmerà, il terzo domina V im-menso

panorama della città.Il Serraglioha molte porle dal lato di

mare e di terra, e di quesl'ultime una soltanto è aperta.I capigis

guarda porta,la custodiscono sotto gliocchi di un pascià:le altre

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132 NUOVE EFFEMERIDI SIGIUANE

stan chiuse,

e non si aprono che in casi straordinarii per (ardine

del Sultano.

Serragliovale palagio,non harem, casamento delledonne che cor-rispondente

al gineceodegliantichi,n' è parte.Ogni turco paò a-

Tere un harem^ ma il solo imperatorepuò avere un Serraglio.Esso è d'una estensione dismisurata,la sua circonferenza è di

circa otto migliasiciliane,cioè poco meno di 12 chilometri. Oltre

gl'immensigiardinie le spaziosepiazze,contiene la moschea, il

palagioimperiale,quellodel tesoro de' sultani defunti,quellodel

Consigliodi Stato o Divano,

con tutti queglidegliufficìi,che ne

dipendono,e gliarchivi governativi,due collegiper le schiave,due

per glischiavieducati dal pubblico,i quartieridelle odalische,delle

favorite,delle sultane e de' loro teneri figli;gli appartamentidi

tutti i dignitariidello Siato,ma castrati,come eunuchi bianchi e

neri,muti, segretarii,archìvarii,professori;le scuderie,e in quelladel sultano non sono meno di due mila cavalliturchi,urani, per-siani.

— Ck)là non entra nessuno armato, non vi sono soldati,né sono

permesse arme di ogni sorta. I bosta^igyso giardinierine fanno la

guardia;la milizia,durante la sessione del divano,custodisce iner-me

la prima corte esteriore.

Gli schiavi sono divisi ne' collegisecondo la loro età;Stellaen-trò

nelPhasoda delle femmine, e Masuccio in quellade' maschi,per

essere educati sotto gliocchi del principeco' loro consorti,desti-nati

ad occupare i più grandi ufficìidell'impero.Non appena fu-rono

ivi ammessi, e vennero notati i loro nomi ne' registri,e as-sunsero

vestimenta all'orientale,s' iniziò la loro educazione. En-trambi

si mostrarono docili,rispettosi,intelligenti,i loro hogiaso

inaestri li additavano come modello,

e li colmavano di elogi.In

poco passarono dalla prima nella seconda hasoda,

e appresero a

leggere,a scrivere,a parlareilturco, T arabo,il persiano,quindi

la geografia,T istoriaottomana e universale,

e Masuccio il latino,

nella qualJinguasi predistinse.

Qui giuntiè mestieri occuparciisolatamente de' due nostri cari

protagonisti; seguiamo Stella, per indi tornare a Masuccio. Essa

sovrastava in merito, come in bellezza alle sue cinquein sei cento

compagne ; quanto piùgrandeggiava,tanto più attirava a sé l'am-mirazione

e r amore dell'hasoda tutta quanta. E siccome sol essa

non s'avvedea della propriasuperiorità,la gelosia,l'invidia che,

come piantamalefica,facilmente germinano in cuor di donna, non

r offendeano,ed era anzi l'atnore dell'hasoda.

Page 139: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

STELLA E KIUPERLI 133

Il sultano,che spesso saole intertenersi eoa quellefanciulle,un

giorno volle a lungo conversare con Stella; egliera Selim II,unode**prìncipipiù intelligentie crudeli,che abbiano regnato su^ mu-sulmani.

Ilcolloquiosi converti in accademia ; la nostra concitta-dina

con la modestia della vergine,non solo gliparlòbene in a-

rabo,in persianoe in turco, ma con ingenuitàe soavitàsenza pari^

glisvolse la storia e la geografìaparticolaree universale,come se

invece di giovarsidella memoria,

avesse letto in un libro.Cantò

quindi,danzò e suonò vari strumenti con tale»graziae leggiadriada elevare all'estasiquantiebbero il bene di vederla e di udirla.

I di lei hogìas,eh*"erano presenti,ne giubilavano,e si accrebbe la

comune maravigliae compiacimento,quand'essa pose sotto glioc-chi

di Selim un quadro intessuto di margheritinea varii colori,

rappresentanteil vasto impero degliOsmali con i mari, i fiumi,i

monti, le isole,cosi leggiadramenteed esattamente ritrattida di-sgradarne

ilpennello.L'imperatorelaregalòdi una collanadi perle,e i suoi maestri e la kadu-kaia

,sua direttrice

,di ogni sorta di

doni : da quelgiorno,abbenchè non assunta al talamo imperiale,fu riverita come sultana. E per le peregrinedoti della mente, del

cuore e della persona, a queldi Stella,fu aggiuntol'appellativodi

Lucente,a dimostrare essere ilpiù splendidoastro di quelPempireo.

Compiva appena. 20 anni quando Amuralte IIIsuccedeva nel trono

di Costantinopolia suo padre Selim II nel 1595. Un mese dopo,ilnovello signoreannunziò al capo deglieunuchi

,e alla sovrain-

tendente delle odalische,come il dimani avrebbe scelto una arachi

0 favorita.Tutte quelleverginiattendeano con ansia questo piace-vole

avviso,e non appena fu bandito T heìvet,fu una festa ne' giar-dini

e nei moltipliciquartieridel Serraglio.All'ora prescrittacom-parvero

quanticolà si trovavano; glieunuchi sì posero in guardia

a tutti glisbocchi,intimando di allontanarsiognuno per fino dalle

muragliede' giardinidell'hasoda,sotto pena di morte. AH' appariredel giovane sovrano un popolodi bellezze uniche in sul fioriredella

vita glisi presentò,rivaleggiandocon i modi più seducenti e vo-luttuosi

a chi megliopotesse ispirareamore e affetto in cuore di

queiressere privilegiatosu tuttii mortali. Esse vestivano abiti tra-sparenti

e corti,ciò eh' è severamente vietato,tranne quando siano

chiamate dall'helvet,aveano nude le braccia,e ilseno leggermentevelato. E così come silfidi

,intessevano e ballie canti e suoni

,i-

solatee a coro e in masse ondulanti,con lepiù seducenti attitudini

e movenze.

Amuratte inebbrìalo d'ineffabiledilelto,ordinò larhomea^ famosa

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134 NUOVE EFFEMERIDI 8IGILUNE

danza greca, la più leggiadradi quante se ne osano nell harem. Al-lora

si schierarono tulle ordinale in ale,come prescriveT ordina-mento

di questo ballo,e secondo V altezzadi ogni odalisca. Al suono

deglistrumenti musicali,s^intrecciarono le volubili ridde

,e cia-scuna

poia solo si presentavaalprincipedeponendo,con agileguizzo

de' piedi,un flore sul primo gradino del trono. Com'era naturale.

Stellavinse e per grazia,beltà,leggerezzadi moti, e nobiltà tutte

le compagne ,e quando posò la rosa sul tappeto imperiale, trovò

nella sua mano rialzandosila pezzuoladella predilezione.Dopo ciò

Amuratte disiiarve,e la giovinettafra gliuniversali omaggi passò

al bagno, fu profumata,vestila d'oro e di gemme, scelsele dame

di onore della novella sua corte,

e accompagnala da' canti e dai

suoni di entrambe lehasode,entrò timida nellacamera nuziale a sa-crificare

all'amore.

Stella divenne in breve, e senza quasiambirlo,arbitra d' Amu-ratte,

dopo che ne conquistòil cuore, mosse a suo libitola di lui

mente. Non era sol uno de' grandi dignilariidello Stato,il quale

non riverisse o non consultasse la famosa arachi,che già formava

la gloriae l'ornamento miglioredel Serraglio; ma essa non era

felice,un dolore intimo la travagliava.Stella salitaa tanta potenza,

adorata dall'interacittà,benedetta da' poveriche le perdonavanole acquisiatericchezze e pregavano Dio di accrescergliele

, perchèle spandevaa loro sollievo,non avea ancora potutocingerela sua

fronte del diadema imperiale,e dal grado di hungiar-arachi,prima

favorita,passare a quellodi arachi sultana.

Io qui potreisostituire alla mia penna ,quelladell'illustre Sa-

gredo,ilqualenarra nellesue storie icasi di questacelebre donna (i),

ma non dilungandomida quant'egliriferisce,aggiungo che la no-stra

Stella avea dato selle figliead Amuratte,e che Dio,quantunque

cosi feconda, le avea niegatoun solo maschio. L' imperatoread onta

di ciò e della leggevolea proclamarlasultana,ma la di luimadre

vi si oppose gagliardamente,aggiungendo eh' essa avrebbe dovuto

saper dare un erede all'impero per meritare cotanto onore, e quindir imperatoredovette smettere dal suo proposito.Ma Stella senza

corona di brillantisul fronte,

fu teneramente amata dal principe,

potè beneficare quantiinfeliciebbero a lei ricorso,

e comandare

quel vasto impero, soccorsa da'segreticonsiglidel suo Masuccio.

ContintM) LiONARDo Vico

(1)Tom. VI, libro XII, pag. 216.

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DI DUE STATUE DEL SEGOLO XV

IN S. MARIA DI GESÙ'

Xiettera ad Agottiao dallo

Chiarissimo Signore,

Colla mia del 10 dicembre 1869 ebbi T onore di tenerle paroladella statua in marmo di S. Maria del Soccorso scolpilada GiorgioDemiiano palermitanonell'anno 1487 per la chiesa di S. Vincenzo

di questo Comune, la qualeultimamente fu passata in questa ma-dre

chiesa nella cappelladi S. Giuseppe.Ora adempio alla pro-messa

di "rle menzione di quell'altrastatua di S. Maria di Gesù,

citata nell'atto di convenzione fatto col nominato scultore.

E priadi tutto debbo confessarle,che nel leggerein queiratto

notarile T espressionemelioratam figuresancte Marie de Jesu Ther-

marum, subito mi si affacciò il dubbio, che quellastatua potrebbeessere anche parto dello stesso scultore,per cui osservazioni e ri-cerche

erano necessarie a farsisulla predettaopera, onde poterne

formare un adeguato giudizio.La statua di eccellente marmo a grandezza naturale sotto titolo

di santa Maria della Visitazione* che si trova nella quarta cappelladella chiesa di S. Maria di Gesù

,è air impiedisopra un nugolo

,

in cui in piccolefiguresi vede scolpitoil presepe che a destra ha

un angiolettoed a sinistra una santa, entrambi in ginocchio; agliestremi poi seguono due teste di serafini

,e quindi due stemmi

con un leone rampante ,armi gentiliziedella famigliaBruno. Il

Bambino supinosulle braccia della Madre rivolgegraziosamentela

testa allo spettatopeannunziando ilVerbo coir indice che esce dalla

bocca,

mentre colla sinistra tiene il mondo e lo avvicina al suo

seno; e la Diva colla testa scoverta, dalla quale scendono ondeg-giantile tracce sul petto, presentail suo figliuolocon taleun mo-vimento

della persona che è assai sorprendente,e dà molta vita al

gruppo.

11 nudo sente un poco del secco, e non ha quellosviluppocher artista seppe trovare nel panneggiamento naturale e morbido.

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136 NUOVE EFFEMBRmi SICILIANE

massimamente nel manto che raccolto sotto le dì lei braccia forma

graziosepieghe, nelle qaalitraspareil nudo senza afifetlazioneal-cuna

: i capellie i sopracciglisono dorati,come pare lo è ilmanto

nei lembi e negliarabeschi dipintividi sopra ; gliocchi son colo-rati

di oscuro, le bocche di color roseo, e V interno del manto di

azzurro.

Altro gruppo di marmo a mezzana grandezzasi trova in quellachiesa esprimentela Pietà,segnato di S. Maria di lesus 1480: in

esso è ammirevole per la espressionedi cordogliola Madre Addo-lorata

che tiene sulle ginocchiail suo Gesù morto, ilcui nudo al-quanto

secco non è privodi merito;i pannihan poco rilievo,ma

buone pieghe; e sopratuttoè notabile nel fondo del gruppo per

la parte estetica un coro di sei angiolettiin preghiera.Che lo scultoreGiorgioDemilano fosse stato conosciuto dagliono-revoli

fratelliBruno fondatori dellachiesettadi S. Maria di Gesù è ben

certo,poichési trova scritto negliattidi notar Antonio de Michele

sotto ilgiorno16 ottobre 1484, che quell'artistasi obbligavaese-guire

un arco con suoi pilastridi pietracalcarea per la cappelladella stessa a spese deglienunciati Bruno ; i qualiin quellacon-giuntura

di adornare la chiesetta non è improbabileche avessero

allogatopure alsuddetto scultoreT esecuzione dellastatua di S. Maria

della Visitazione,fatta parimentea loro spese come lo provano le

armi gentiliziescolpitenella base.

La chiesetta,che in origineera formata da un semplicerettan-golo

collaporta rivoltaal NE e rimpeltounica cappelladecorata

dall'arco eseguitoin pietracalcarea dal Demilano,fu in seguiloperli bisognidella crescente popolazioneelargatae ridottaallaattuale

forma coir ingressoal NO, aggiungendosialtre quattro cappellela-teralmente

a quellaprima esistente ove era la statua della Visita-zione

,che in quellaoccasione fu situatanelP altare della contigua

cappellaappartenente allafamigliaBruno, la qualecon non indifife-

renti somme, unitamente alleoblazionidi altrefaunglieopulentidel

paese, aiutarono a murare quellasacra fabbrica.

Or dall'importantedocumento sopra citato,

e dall'espressione

{melioratametc.)che fa quasichiaramenle vedere esser T autore

della statua di S. Maria dellaVisitazionelo stesso GiorgioDemilano,

poiché dobbiamo credere che nissuno siacosi ardito da promettersifare T opera sua miglioredi quellafatta da un altro;e dalla somi-glianza

poi dello stilenel panneggiamento;dal modo identico di

trattare il nudo; dal concedo, che é priìBae sovrana dote dell'arte,

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138 NVOYU EFFEMEBIDI SIGUJANE

Ed ecco un Cherabin,sull'arpa d' oro

Dolce melodiaado,a lei s'offirì...

E • la pare sarai del noslro Coro»

Nel volger(disse)di non luoghidì.

• De la bella Armonia nei santo amplessoSei tu vissuta gloriosa,ognor:E nel bacio di Lei V ha pur concesso

Lasciar la terra T InfinitoAmor.

• E tu la nota omai scioglidal petto,Che fia r estrema e ch'io t'ispirerò:Pria che Morte si facciaal tuo cospetto.

Che tu canti laMorte i' chiedo e yo\ "

Disse — e qualnebbia in aere vanio;

Ma tal possanza a quellospirtodie.Che di Morte ilmistero ei lesse in Dio,

E del mistero mterprete si fé.

A melodici numeri divini

Il suo novo fidando alto pensier,Che un accordo parea di Cherubini

Temprato air armonie del Primo Ver. —

Ecco eglisiede,e i cembali commossi

Fa della sua melòde risonar:

L'odon gliamici e sentono, percossiDi meraviglia,M core palpitar...

Ma perchèdi pallorsi tinse il viso?

Perchè T agilemano si ristè ?..

Perchè lo sguardo ai cielitien si fiso?.

Qual mai fantasma innanzi a lui si fèl-li

fantasma di Morte! Una corona

Di eterni fiori ella gliposa al crin;

E e or te da' sensi (dicea lui)sprigionaLa tua diletta...vieni,o pellegrinì •

Ei la contemplain estasiI Terrore

La Morte ad altre gentiapporterà...Ma da ch'eglile sciolse un suon di amore,

Più la Morte per lui terror non hai

(Messina 10 marzo 1870)

L. Lizio-BnuNo

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CURIOSITÀSTORICHE SICIUANE

(f,222) Oonfraternite nelle malattie donano al oonDrati aoo-

eorso di danaro. É costume nella nostra città,che alcune Con-gregazioni,

0 Confraternite,qualorasono ammalati liloro Coufrati,

somministrano loro una certa quantitàdi denaro ogni giorno,permantenimento nelle sue malattie; siccome pure detti Confrati

,in

ogni mese o settimana,in occasione di morte di alcun Confratello

pagano certa quantitàdi denaro per cumulo di tale sussidio o per

celebrazione di messe. Discorrendo un giornosopra tale uso,

mi

disse uno, per altro letterato

,che questo stilenon è .troppo an-tico

; che le Congregazioni,per sua primieraistituzione,tutte ba-davano

a coltivarelo spirito,niente incaricandosi del temporale;eche dal 1600 in poi,

e forse più tardi,furono introdotte in esse

le tasse,le qualisono state la causa della dissipazionedel profitto

spirituale.

Questa proposizioneuniversahnente proferitanon è vera; impe-rocchétrovo anche nella nostra Sicilia

,nel secolo duodecimo di

nostra salute.Confraternite a guisadellenostre accennate. Ilprimo

,

Arcivescovo di Messina, che fu Nicolò,fondò ed approvòuna Con-

fratemila nella chiesa del Priorato di S. Maria de' Latini in Mes-sina

nel 1178; e nelliCapitolidi detta Confraternitatrovo,che " si

« aliquisex Confralribus infirmilatedetentus fuerit,

nec habuerit

• unde vitam susientare posset,de ipsiusConfratria bonis servien-

« dum. » (Veggasiil Pirri in Not. Eccl Messan. pag. 398, col. 1,

• liti.C.) Ecco ilsussidiodato dallaConfraternita.Di più,• XXX vi-

• ces singulissabbatis unusquismesingulasad oleum portabitfol-

« leras.* Ecco la tassa pagatadalliconfrati.Che erano li follavif

moneta di cui parlail sig.Principedi Torremuzza negliOpuscolidi Autori Sicilianilom. XVI, pag. 349 (1).

((,51) Ucenzla di Sclmeca. Quando taluno si parte da una

conversazione senza domandar licenza,sogliamodire che se ne va

alla Francese: io però,che sono un palermitano,direi che questo

tale si parte cu la licenziadi Scimeca, Per T intelligenzadi questo

modo di parlare,un tempo usalo in Palermo ed ora ignorato(2),

(1)Veggasiadanque a qualeantichità rimontino, in Sicilia,le Socieià di mtUuo

ioccorgo, come oggi si chiamano, in Palermo abbiamo di esse documenti certi nel

500, negliStatuti delia Congregazionedi Vi$ila-poveì'i.

(2) Questo modo proverbialenon è punto ignoralodal popolo,che lo ripete

tuttavia non solo in Palermo, ma pur nei Comuni della Provincia.'

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140 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

deve sapersi,che D. Giuseppe Scimeca,

nostro conciltadino,offi-ciale

della Tavola,morto nel 1646

,aveva un costume

,ed era :

« Post colloqutionemcum amicis,aliisque,sino ulta urbana saluta-

« tiene discedere ; unde in proverbinm abiit: Scimechae lic^itia

e discedere," Ck)siHongitore, T. 1,Bibl Sic.pag. 403,coi.2 in 6ne.

(I,371) Vicolo innestato. Da parecchianni in qua si ò intro-dotta

la inoculazione del vajolocon feliceriuscita.Ilnostro Re Fer-dinando

Terzo Borbone (nato a 42 gennaio4751),essendo in età

di anni 26 compiti,volle che si facesse sopra di sé questo esperi-mento

nel marzo del 1778; qualeessendo sortitofelicemente,recò

gran consolazioneÒ tuttii suoi popoli: per lo che nella nostra città

di Paleimo a 3, 4 e 5 del mese di aprile1778, in ringraziamento

a Dio per talbeneficiosi espose allapubblicaadorazione ilSS. Sa-

gramente in tutte le chiese sagramentali; e nelP ultimo di detti

giornisi cantò il Te Deum in tutte le medesime chiese si de' Se-colari,

come de^ Regolari;cantandosi nella Cattedrale dalF Arcive-scovo

D. Francesco Ferdinando Sanseverino,colPinlervento del vi-ceré

Marco Antonio Colonna Principedi Stigliano.

(I,529) Vicolo: sna inocnlasione Introdotta in Palermo.

D. GiuseppeCarcame, Spedallerodeir OspedaleGrande e Nuovo in

questaCapitale,vedendo che lamaggior partedi fanciulliProjetti(1)in 4etto Spedalemoriva col male del vajolo

,ricorse al nostro Re

Ferdinando Terzo Borbone, acciò si compiacessedi far propagare

in tutto questo nostro Regno la utilepraticadella inoculazione,osia innesto del vajolo,con far chiamare in codesta Capitale. nella

primaverae nelP autunno, otto Barbieri ed otto Levatriciper volta

dalle principalicittàdel Regno, onde po^no istruirsidel metodo,che convenga adoperarsiin tale innesto

,ed indi eseguirlosu dei

Projettide' rispettivipaesi.Piacqueal Re tale progetto; e con un

suo dispacciode' 30 agosto 1788 accordò per tre solianni quattro-centooncie all'anno (2),da prendersidalP Azienda di Educazione,

per il mantenimento di taliBarbieri ed Ostetrici,durante la loro

dimora. Fu assegnalo per luogodi detta scuola la Casa deW Audi-

tare nella nostra campagna di Malaspina.Fu assegnatoper maestro

di tale scuola il dottor D.Francesco Berna: per Direttore e Sopra-intendente del tutto ilsopracennato signorD. GiuseppeCarcame,attuale Spedalieredello SpedaleGrande. Si apridettascuola per la

prima volta a lo ottobre 1788. S. Salomone-M arìno

(1)i trovalelli.

(2) Uro MdO iialianoannue.

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CRITICA LETTERAIUA

SoiSfni e Baan Senso, Serate campestridi Vingknzo Di Giovanni.

Palermo, tipografiaSdii, 1870.

Pregiatissimosig.Professore

A me spettanon giudicareil libro di Lei,ma sibbene impararci.

Lo spiritodel quale mi pare sapientemente raccolto nelle parole

trizi del sofisma,e virtù dd buon senso; e qui potrebbesiinventerò

e dire : buon senso ddla virti e sofismadel vizio : perchè il torto

neir operare (e i nostri antichi dicevano torto la colpa)è contor-cimento

d'argomentazionie di significati,la dirittura nella mente

è nell'animo rettitudine.E perdio la linea diritta è la più breve,

gl'ingegniche si sviano nel falso,si stancano e a breve andare in-fiacchiscono

: dove al contrario la retta agilitàdel pensieroè de-strezza

nel fatto verace e fausta;onde i furbi da ultimo sono i più

gonzi,e i tristi riescono a fine trista.Ella fa bene a dimostrare dalle

conseguenze come sia cattivo il falso,e ilvero sia buono; per con-seguenze

intendendo e le deduzioni da' prìncipie le sequele dei

fatti.Ond' io non concederei,com' Ella,egregio uomo

,fa

,che il

panteismo a' dì nostri passeggiatrionfalmente,quando non si con-fondano,

come nel trionfo di Cesare, le gridadi vittoria e i vitu-peri.

Ilprof.Yanzolini,che dev' essere una degna, persona quando

Ella lo chiama amico, poteva meglio spendere i suoi ozi eruditi

che nel gareggiare con un traduttore così valente come il Mar-chetti

è, e nel lottare con un dicitore cosi potèntecom' è Lucrezio,

e nel far leggereagliignorantidi latino un cosi ridicolo filosofante.

Ha tutte le dottrine degliatei sono sottosopra, cosi trionfalicome

le lucreziane, che condussero il povero gentiluomo a impazzare e

buttarsi dalla finestra. II prof.De Filippi,prima di consumare la

sua rivelazione scientificaintorno alla parenteladegliscienziati co-gli

scimmiotti,andò a visitare la China,

e morì cristiano. Io non

so se alcun uomo di buon senso, professoreo mandarino che fosse,

si sia nelle ore estreme pentito d'esser vissuto cristiano sincera-mente,

e abbia detto : io vogliomorire credente nella mia frater-nità

colle scimmie.

E' bisogna in vero essere un Creso di povertàmentale e un Er-io

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142 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

cole di debolezza,per dire sol serio : io credo al non credere,il

dubbio di quel ch^ allricrede è ilmio domma,il no è il mio si,

il fenomeno è la mia realtà,io sto a' fattidi fuori,ma nego quellidi

dentro;nego a tutti gliuomini laragione,e facend'uso dellaragione

mia che non ho, impongo ad essiche sì figurinodi non lo avere; e

se non hanno tanta immaginazioneda soffocar la ragione,io lìsco-munico,

e (quelch'é più terribile)mi rido di loro. Cotesta gente

(poca e piccolain verità)interdice a se stessa non solamente Tuso

della ragione,ma Tuso di tutte leparoleche accennano direttamente

0 indirettamente a ragione: non possono né cercare ilperchèdelle

cose, né, parlandocon gliuomini,dire perchè,senza dare una men-tita

a se stessi,senza riconoscere Dio. Ragioneè vocabolo che non

ha senso se causa non V ha : né causa ha senso,

se le si neghino

gliattributi di possentea produrreTeffetto e di libera.Più glia-

nimali della materia moltiplicanoglieffettidecapitatidi causa, e più

mollipUcanoi miracoli della necessità,i misteri del nulla;più ur-tano

nel senso comune degliuomini e nella evidenza irrecusabile

delle cose. E però argutamente Ella li mette alle prese con le bel-lezze

della natura e con le ispirazionidelParte,col vergineistinto

del giovanettoinnocente,e col cuore piodelladonna affettuosa.Chi

potesse svellere dal cuore agliuomini la pietàverso Dio,svelle-rebbe

la pietàverso i parenti,la patria,gV infelici;e, facendo glinomini da meno dei bruti,con questaprova avvererebbe insieme

e confuterebbe le dottrine sue stupide.Ma Ella, signore, educato

da una madre buona e dal consorzio d'un popoloreligioso,sapendodallasuperstizionelareligionediscemere con lavirtù del pensiero,

sapràfinaincarei concittadinisuoi da quell^altrasuperstizionech^al-

tri vorrebbe adesso innestarci,la qualesarebbe già più feroce se

non attendesse vilmente una più comoda impunità.Onori e premiElla non attende a tal prezzo ; e ne ha già d' incomparabilinellastima de^ buoni e nella propriacoscienza.

U maggio1870. Fìr.

tuo dev,

Tommaseo

Al CA. siy.Frof.Ab. Vincenzo Di Giovanni

Palermo.

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CRITICA LETTERARIA 143

Baoa flenso e buon onore, conferenzepopolaridi Cesare Cantu\

Milano,Giacomo Agnellieditore,4870.

In Italia,oggidìche tanto le passionipolitichehan sopraffattoglianimi,si pensa, giudicae opera con idee preconcette,si prendea

punto di partenza di ciascun^ azione la simpatiao T antipatiaperquesta o quelTaltra cosa, pel tale o tal altra individuo. In tanto

scombussolamento di cervelli,

un povero autore imbatte a dar

fuori un^ opera, frutto di lunghi studi e più lunga (Saftica,e si

trova di fironteschiere di criticibianchi,e rossi,e neri, e gialli,

e senza colore anche. Se una parte dice bravo te T altra di botto

crucifige!se quellatrova il libro virtuoso, questa lo predicaim-morale,

e invoca per esso Vianathemasit a cui essa stessa non [cre-de.

Per r autore poi non se ne parlaiChi lo adora genio, ehi lo

trova testa di rapa; chi lo dm onesto e vero liberale,chi lo insulta

per retrogradoe antitaliano;chi finahn^ntele vorrebbe più consen-taneo

a se stesso,meno partigiana»meno superficialeec. ec; Tutto

questo vespaiosuolsi accendere in generaloper certi uomint alto

locatia forza di studio e di costanza,da sé solr,e sprezzantisem-pre

la passaggierae vana aura popolaredi moda. A questitaU ap-partiene

Cesare Cantù.

Quest^uomo, dì-straordinario ingegno e una delle prime gtorie

dellMtaliamoderna, TitaKano ilpiù noto ai due mondi per la sua

Storia Universale;qaesVuomo stuzzica i nervi di parecchi,e li fa

atteggiarea disprezzantesorriso, lo convengo che anche ad uomini

di chiara fama non vada molto a sangue ilsuo modo di pensare; con-vengo

che nelle opere sue facciaqualchevolta capolinola fretta,e

qualchegiudiziosia troppo avventato, e qualchecosa detta con un

po^ di confusione ; ma devesì pur convenire che non si dee sen-tenziare

a chius' occhi de' suoi lavori,senza leggerliinnanzi da cima

a fondo;non si dee condannare senza ascoltarinnanzi te sue buone

ragioni,che non son poche per eerto, né lievi.

Abbiamo premesso queste paroleper manifestare P opinion no-stra

suir illustrestorico,priadi esaminar brevemente V ultimo suo

Hbro che s'intilolaBuon senso e buon cuore; acciocché qualcuno,

udendoci favellaredel Canta, si risparmidi saltar sullasedia come

un eroe da romanzo, per riversare,pigmeo contro il gigante,un

sacco di contumelie sul nuovo volume, che non ha visto neppur di

che sesto esso sia.

Il libro è rivolto specialmentealle classioperaie;e iltitolostesso

vi dice che a queste vuole far intendere la verità e operare ilbene

educando la mente ed il cuore,aumentando le nostre facoltà no-

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14" NUOVE BFFBMBRIDI SIGIUANE

bili,allontanando i mali ed i vizi,correggendogliistinti»operando

sempre il bene, riavvicinandocì sempre a quellamoralità grande

ed eterna che sublima Tuomo, che glispiritieleva sulla materia.

• Ma affinchè la voce della ragione sia ascoltata,(eidice)bisogna

passipel cuore, che è ilfattor comune dell'intelligenza.Prima qua-lità

de*"libripopolariè V essere affettuosi,come dettatidallabontà

per ispirarela bontà *. Ed affetto non manca al libro suo,ed in

talune pagineè si intenso da commuovere i leggitori;affettoe com-mozione

dovuti anche in parte alle nobili verità annunziate ed e-

sposte con profondaconvinzione. La voce che parlaè quellaslessa

di Omobono e di Carlambrogiodi treni'anni fa,che tuttinellafan-ciullezza

imparammo a conoscere non senza nostro vantaggio:ma

adesso risuona più matura, più conforme ai nuovi bisognie alle

nuove tendenze della società,e rivoltaagliuomini adulti più che

ai giovanetti.Il libro,nelP intiero,è un sistema di sana filosofia,

ma filosofiapraticache dilettando insegna,per via d'esempi, di

parabole,di precetti,e viene istillandonei cuori una morale soave

ed operosa, che ci spingead odiare ilvizio,amare la virtù,lapa-tria,

i fratelli,seguire in tutto i doveri che ci leganoa Dio ed

al prossimo.Dalla nostra coscienza,dal nostro senso morale, dalle

armonie delle opere di Dio, il Cantù ci conduce ad elevarci a Dio

stesso,da esse rivelato e dall'anima nostra sentito : ci richiama ai

doveri e ai dirittinostri,al perfezionamentodello spiritoe del

corpo, alla bontà insomma morale e allaprosperitàmateriale.Tutto

entra a far parte di questo libro : scienza e letteratura,arte e po-litica,

con tutte le loro successive diramazioni;né per ciò si ha un

centone, come una mente meschina potrebbedarci. Il Cantù par

nato fatto per riunire in unico gruppo le varie manifestazioni dello

scibile,e da ognuna saper trarre partito: egliravvicina il moderno

air antico,ilprossimoal lontano,e instituisceimparzialiraffronti

che ora all'uno ora all'altrofanno dare la preferenza:eglimette

a nudo i mali del tempo ,e in ispeciedella patrianostra

,e pro-pone

rimedi*che sempre han loro base sugliammaestramenti de-rivati

dalla dirittura e dalla bontà dell'animo.

Un egregio crìtico,Francesco De Sanclis,che pur non è molto

amico al Cantù,a pag. 293 de' suoi Saggicritici scrivea : e Si rim-provera

agU Italiani,come ai Tedeschi, che non sanno l'arte di

fare un libro: quest'artela possiedeCantù, quasi con la slessa

perfezionedegliscrittorifrancesi.• Questa sentenza con maggior

ragione puossiripeterea proposilo del buon senso e buon cuo-

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H6 NUOVE EFFEMBRIDI SICILIANE

Panila,Valerio Rosso

,Palmerìno e rAnonimo

,sol perchè poco

chiaramente si espressero, e chiamano Donna la giovaneCaterina:

a lei infine sa male che io mi lasci « andar ingenuamentea ere-

« dere che i frammenti somigliantiallaleggendasiciliana,esistenti

« ne' canti di altre parlidltalia,siano un imprestitoche la Sicilia

« ha fatto al rimanente d'Italia.»

A me sa male invece dover contraddire4a opinionsua, e dirle

che prettastoria è il Cktóo di Caterina La Grua figliadel Baron di

Carini.Che,grazieallasquisitagentilezzadeirArcbivariodi Casa Ca-rini,

sig.sac. Sansone,dietro raccomandazione. deU'ab. Cina,io ho

potuto minutamente ricercare i volumi tutti delP lurchiviode^ si-gnori

Talamanca-La Grua,dopo la pubblicazionedel mio libro.E

le ricerche vennero aconfermare tutte le mie asserzioni,ed anche

alcune ipotesiche si appoggiavanoaliatradizionpopolare;qualchelieve cosa poi ebbi a correggeresull'autenticitàdelle carte dell'Ar-chivio

stesso. Cosi ho trovato che la madre di Caterina non fu la

Tocco e Manriquez,come supponea ilYillabianca,ma Laurea Lanza

figliadel Barone di Trabia,

e diveniva sposa del Baron di Carini

il 21 settembre 1543,2* indiz.,come può rilevarsidall'attoauten-tico

di notar Ricca,esistentenell'Archivio. L' anno della nascita

di Caterina non ò indicato,come nemmeno quellode'suoi quattro

firatellie delle tre sorelle:questo è certo però,-ch'ellaera la mag-giore,

essendo*le altreandate a marito in fi*escaetà Tuna al 1568,

l'altraal 4561,la terza al 1573. Ho rilevatoancora dai volumi del-l'Archivio

che la povera madre, forse in conseguenza della morte

di Caterina,moriva dopo pochimesi al 156i. E Io stesso anno, ai

21 di ottobre,il Barone si rimaritava con Ninfa Ruis de* Baroni di

Santostefano;e mortaglianco questa moglie,passava a terze nozze

ali marzo, 3* indz. 1565, con Paula Sabia e Spinola.Eglipoimo-riva

al 1592,dopo 56 anni di baronato,del qualefu investitonel

1536, appena morto ilpadre.Ilsuo vero nome era Pietro Vincenzo,

ma si chiamò Vincenzo II,avuto riguardoalprimoVincenzo,padredel padresuo.

Io avea pur detto che per un Ludovico Vernagallo,che avea spo-sato

una ElisabettaLa Grua,erano parentiiVernagalloe i La Grua.

Or bene, anche ho trovato che questo Ludovico Vernagalloera il

padre del giovineVincenzo,amante di Caterina,e che lasua mogheElisabetta era precisamentel'ultima nata del barone Vincenzo I

La Grua. Io asseriva che il Castellofu chiavato e murato; devo ag-giungere

che ilpadrefecepoimurare laconmnicazione tra la stanza

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GRITIGA LETTERARU 147

dove avea scannato lafigliae ilproprioappartamento,e vi fece aprirela nuova porla che dà nelP atrio e su cui a lettere maiuscole ro-tonde

in lastramarmorea fece scrivere leparoleEt nova sint omnia,

quasiad allontanar ogni memoria che glirammentasse il suo mi-

sfotto. Quando io lessiquelleparoleal Castello, sospettaidi que-sto

: ma non ne avendo certezza,lo tacqui.Tutte queste cose ed

altre,che apparirannonella seconda edizione del volumetto mio

(giàquasiesaurita essendo la prima),ho tratto specialmentedai

volumi della Genealogiadi Casa Carini,de^ Privilegi,

e dai molti

(153S-1592)che racchiudono le immense Possessioni ec. di Vin-cenzo

li.

E se tutto questo non bastasse a provar che tutto è storico nella

leggendadi Caterina,ho anche a mano un documento che viene a

dar ragionea una mìa ipotesinon solo,ma anche allacostante tra-dizione

popolaredi tre secoli.Io avea detto che Vincenzo Verna-

gallo,cerco a morte da Pietro,si nascose da prhna;poipentitosi

die a Dio, « non sappiamoin qualeconvento; certo non in Sicilia,dove il feroce Talamanca lo avrebbe scannato fin suglialtari.•Or bene

,quellagarbatissimae rispettabilissimapersona ch^ è il

Barone Francesco Paolo Vemagalloprincipedi PatU,ultimo super-stite

dei Vemagallodel sec. XYI, possiedeautenticato ed in per-gamena

il testamento di D, Vincenzo Vemagallo(ramante di Ca-terina)

morto monaco sacerdote cartnditano a Madrid,e questo te-stamento

porta la data de' 22 settembre 1582.

Lascio a lei ora, chiarissimo signore, ilgiudicares'eir era cosa

da revocar in dubbio la verità storica del caso della Baronessa di

Carini: e senza pur i miei documenti d'ora, credo che le asser-zioni

de' Diaristidel cinquecentobastino,perchè quanta importanza

abbiano per la nostra storiaquellerozze sincrone scritture,non e'è

fra noi chi T ignori.Perchè del Catto parlaronoin modo oscuro po-chi

tra'contemporanei,io ho largamenteesaminato da pag. 40 a 44,

e anche a pag. 70-71 del libro mìo, bench'Elia^non ne (àccipur

cenno, quando dice che nessun altro scrittore del tempo ne parla.E mi duole forte anche ildirle che privadi ogni valore è quellasua osservazione,che nei DiaristiCaterina « figurerebbeSignoraDonna e non fanciulla." Chi è stato in Sicilia,o ha avuto un po'

a mano le cose siciliane,sa benissimo che ilDonna^ che vale pur

Signora,è dato comunemente a tutte le donne nobilio ricche dai

tre anni in su,allo stesso modq che il Don è de' nobili o ricchi

anche da' tre anni in poi.Ed ho visto molti Continentali far le me-

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148 NUOVE EFFEMERIDI SIGIUANE

ra vigilevenendo in Siciliae udendo, ad es., dire a ragazzinee a

ragazze puberi,ugualmente che a spose ed a vecchie,SignuraDonna

PippinaSignuraDonna Amalia ecc. In Palermo poiilDon e Donna

è anche oggi dalo a qualsiasiclasse di persone, ilche fo molta im-pressione

ai nostri buoni villicidi contado,che queltitolocredono

spettidi dritto ai nobili e ricchi soltanto.

In fine,senza che io pensimenomamente a e mettere passioniautonomistiche nelle questioniletterarie," come a lei piacquedire,io continuo a sostenere che la leggendapassòdair Isola al Conti-nente.

Trovo somiglianzedi versi,trovo leggendeanaloghe: ma in

Italiasono pure e vaghe leggende,in Siciliaè storia,né sono io

che sogno un Castello di Carini,una improntadi sangue, una lastra

marmorea, un fasciodi documenti autentici di archivio,

e di cro-nache,

perchè tutto questoesisteancora quivisibilissimoa tutti.Del

resto Ella tenga pure la sua opinione,e cosi qualunquealtroquellache glipiace,perchèio so rispettarlacome vorrei rispettatala mia.

E accolgai sensi di rispettoaffettuoso del suo

Palermo, li 15 maggio1870.

Dev.mo obbLmo

S. Salomone-Habino

Biblioteca Storiea e lìetteraria di Siciliapossia raccolta di

opere inedite e rare di scrittorisicilianidal secolo XVI al XIX,

pubblicalesui manoscritti detta BibliotecaComunale preceduteda

prefazionie corredatedi note per cura di Gioacchino Di Uarzo;

voi. IV. Palermo, L. Pedone-Lauriel editore,HDCCCLXIX.

Questo nuovo voldme della pregevolissimaBiblioteca storica e

letterariadi Siciliache V ab. Di Marzo vien con singoiardiligenza

pubblicando; volume che costituisceil quarto dei Diari dellacittà

di Palermo può dirsi tutto insieme una storia della metà del se-

colo XYII. Lo compongono quattrocronache V una piùimportante

dell'altra,vogliamdire una Veridica Reazione di tumulti occorsi nd-

Fanno^ XV ind.,1647 e 1648 netta Città di Palermo,descritti dal

Dott. Marco Serio;gliAnnales Panormi sub annis D. Ferdinandi

de Andrada archiepiscopipanormitaniab anno 1646 di Rocco Pirri;

un' Epitome^eìleseconde rivoluzioni di Palermo del Dr. D. Diego

Aragona;e una Breve redazione del come siscoprila congiuramaC'

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GRITIG4 LETTEBARU 149

chmaia da akumper sollecarePalermo e U regno, eddsuccesso iéUa

eaUura e del supplizio,di*ebbe luogocofUro alcmii di essi.

Tutte e quattroquesta relazioni son tratta da^ manoBcrittiorigi-nalie da copie eastenli nella nostra Biblioteca Comunale,e il Di

Marzo ha avuto cura di presentarlenella migliorchiarezza possi-bile

traducendo dal latino la seconda e dallo spagnuolole ultime

due; le qualiper la scorrezione del testo avrebbero presentatedif-ficoltà

non minori di quelleche presentano gliAnnales Panarmi

del Pirri,manoscritto zeppo di richiami,postille,interpolazionie

pentimentid^ognimaniera.

Da tutto il libro poi ne scaturisce cosa che TegregioDi Marzo

avverte nella prefazione,cioè che la verità ne viene tutt'altroche

intierasu^ fottinarrati;il che rafforza sempr^iù la sentenza, che

finora la nostra storia si è fondata su documenti e giudiziofficiali.

11 Serio e il Pirri,

uomini onesti si ma di buona fede e di non

dubbia parzialitàpelgoverno viceregnale,non potevanoper la loro

posizionesocievolee per Tindole loro approvare scrivendo i moti fi-

voluzionari de' Sicilianicapitanatida GiuseppeD' Alesi,e perònon

potevano non stigmatizzarlinelle loro scritture.Sicché di queitu-multi,—

prova evidentissima dellesofferenze de' popolitiranneggiati

e conquisi--non altro ci giunge che la voce del biasimo che im-pone

allavoce generosa di chi avrebbe voluto celebrare,e forse ce-lebrò,

nobilisensi,attimagnanimi e fiere vendette.

G. PrrRÈ

Scritti vari di Carmelo Pardi,voi.I.Palermo, tipografiadel Gior-nale

di Sicilia,1870.

Dopo quasitrent'anni di vita onestamente operosa nel campo

delle lettereil Prof. Carmelo Pardi si è determinato a raccogliere

e ripubblicarei suoi Scrittivari in vetso e in prosa ; unica sod-disfazione

air animo di chi avendo pur fatto qualchecosa pe'buoni

studi (luònella torbida corrente che tutto oggidìtravolgeed allaga

presentarsico' fruttidel suo ingegno.

Il primo volume della raccolta del Pardi è già venuto fuori in

questasettimana passata,e contiene i Versi,gliElogivari,gliE-

logifunebri.Tra' versi sono odi,canzoni,inni,terzine,carmi ,e-

pistoiedi elegantefattura,nella qualelo studio de' grandinostri

poeti,e segnatamente delP Alighieri,del Foscolo e del Leopardi,

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IKO NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

va a paro col sentimento,che nel Pardi è schietto e caldissimo.

Nell'ode civileeglisi leva dignitosoqoaleilsoggetto lo consigliaed ispira;affettuoso ne' canti pelpopolo,dov'è morale che educa

ed amore che afihratella; appassionatonel cantar di domestiche

gioie0 di sventure privatedi amici; eminentemente biblico nei

soggettireligiosi,eglitocca con egualemaestria e delicatezza ognimaniera di stile: di che danno beU^ argomento i versi Al sole,ABe

donne siciliane,V avvenire^La missione ddla donna, Il piantodel-

torfanello.La Verginene* profetiGeremia e Gerusalemme,La ca-rità.

La casa di Uworo, Il fabbroecc.

NegliElogivari,pur non guardando alla forma sempre ben mo-dellatasulle orazioni funebri dì reputatiscrittori,vuoisi notare la

verità dell'elogio,lontano da quellesmaccate adulazioni,che in

componimenti di tal genere rare volte mancano. In questa e in

quellapaginahai notizie pregevolissimedi persone e di fattisici-liani,

ed ammonimenti ed esempi ne' qualiogni giovanesi senturà

eccitatoad affettigagliardie a virtù generose. Da questo lato le

opere del Pardi sono veramente degne di plauso, perchè in esse

non è dato avvenirsi in una biografia,in un ricordo funebre,donde

non si rilevino chiarigì'intendimenti dell'Autore,di consigliarepervia di esempi,e consigliandoistruire,dilettare,ammaestrare. E un

altra cosa ne sembra degna di attenzione in questeprose del Pardi,

cioè a dire le molte e svariate conoscenze artistiche là sopratutto

dov'eglis'intrattienea discorrere del D'Antoni e deliamaniera che

egliseguiin pittura.Certo che molti discorrono d'artea'di nostri,

ma quantine intendono le ragionie la storia ? 11 nostro valente

scrittore,artistaanch' eglinella poesia,ha mente e cuore per com-prendere

e far comprendere ilbeilo ovunque lo trovi,e da chiun-que

esso parta.Desiderosi che questo annunzio

,necessariamente breve, segnali

una pubblicazionefatta con amore e coscienza,noi attendiamo

il secondo de' tre volumi che di essa ci si promette.

G. PlTRà

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ONORIFICENZE. All'illustre cay. Uonardo Vigo ó stata conferita la citudinania

di Palermo pei suoi meriti cirili e letterari e specialmente per il nobile poema il

Buggiero,

BELLE ARTI. Il paesistaFrancesco Loiacono, mandando i snoi quadri a Vien-na,

ha ricernto elogiimmensi e meritatissimi: e un loAgo articolo della Freie Prette,

che parla di lui,adopera parole molto belle e onorifiche.

— La Commissione di antichità e belle arti ha incaricato V artista sig. Francesco

Padovani perché fossero staccati e passatisulla tela i dae pezzi rimasti del famoso

e grandioso fresco di Pietro Novelli,esistente nell'atrio dell' ex-Ospedale grande, ora

Caserma della ss. Trinità. Il trasporto de' due pezzi,

che contengono gruppi di fi-gure,

è stato eseguitomirabilmente, senzachò il colorito,le intonazioni, i conu"mi,

le velature soffrissero menomamente alcun guasto, e presentamente si ammirano

nello studio del Padovani, donde passeranno al Museo.

* Sappiamo che la suddetta Commissione incaricò l'artista sig.PozzìIIo di ripulire

il fresco del pittorepalermitano del sec. XV Antonio Crescenzio, li trionfo ddia

morie, che stava dirimpettoal fresco del Novelli, per farlo poi trasportare pur sulla

tela dal Padovani.

Ci si assicura che la Commissione abbia divisato far tagliarl'altro non men celebre

fresco del Moniealese, esistente nella volta del refettorio degliex-Benedettini di san

Martino, rappresentante Daniele nella fotta de* leoni.

— I giornalidi Messina annunziano che il rinomato incisore messinese cav. Aloy-

8Ìo Juvara riportavaH premio d'incisione aH* Esposizione dì Belle Arti in Roma pel

suo stupendo lavoro a bulino la Madonna di Napoli,

che destò già l'ammirazione

dei più insigniartisti a Parigi ed a Berlino.

TEATRI. Il nostro egregioamico poeta, Domenico Calati* Fiorentini palermitano,

avendo letto il suo dramma : Milton a Victor Hugo, n' ebbe lodi e incoraggiamenti

non solo, ma fu da queir illustre con particolaritàraccomandato alla Direzione del

Teatro della Porte Saint 'Martin, ove il MUlon, tradotto dallo stesso Calati in fran-cese,

andrà sulle scene dopo il Tor^[uemada di Victor Hugo. Dopo ciò, dioesi, il

Calati avrebbe fermato il suo domicilio a Parigi,per riuscire,decisamente» scrittore

francese.

MONUMENTI. Il 7 maggio è stata innalzala a Sorrento la statua di Torquato Tasso

scolpiladall'artista Cali, ed eretta per cura del Municipio sorrentinese.

— Intorno al modello della statua del Piazzi,

la quale verrà innalzata in Ponte

di Valtellina sua patria,cosi in/orma da Milano il Prof. B. E. Maineri nella Val'

^ellinadi Sondrio :

€ 11 Piazzi è posto su ritto,il capo scoperto, in abito del suo Ordine.

« Le braccia conserte inferiormente al petto; stringeesso con la sinistra un rotolo

spiegazzatoin parte, in cui per alquanti segni intendesi rappresentare lo zodiaco.

Rivolto al cielo,lo vedi immerso in un' idea fissa, speciedi contemplazione astro-nomica

propriadelle speculazionisue; posa espressa molto felicemente e assai ben

favorita dal costume religiosodel frate e dal suo panneggiamento.

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162 NUOVE EFFEMERIDI SIGIUÀNE

« Di sotto Ja statua, immedìatameDte,ossia nel fregiodel piedistallo,scolti nel

bassoriiieyo,redensi gì*istromenti della scienia cui inlese— l'astrolabio,il com-passo,

iltelescopio,ecc. — e alla sommità del dado,sotto l'arco onde vuoisi figa*

rare il firmamento con gnsto bene scello brillerà,indorato a fuoco,ilpianetaCere-re,

dal qualepartirannoragginellerispettivedirezioni. Su V anteriore superficiedel

dado si leggeràla iscrizione storica o d* elogio;e nelle laterali,le epigrafiseconda-rie.

La statua riuscirà alta m. 2, 40.— e m. 3. ilpiedistallo;onde complessivamenteun* altezza di oltre m. 5. il solo monumento.

« La commissione di BreVa,composta dei sigg.cav. prof.Abbondio Sangiorgio,cav.

prof.Antonio Calmi, AngeloBiella scultore e Mosè Bianchi

, pittore, meritamente

ritenne assai bene interpretato41 concetto, e, in ispecie,per quanto rifletteV espres-sione

degnadell'artista.E io sono permaso che V esecuzione in marmo ne accrescerà

con efficacial'effettopoichél'armonia delleproporzioninon può essere megliogiu-dicatache in fine,e quando il monumento si troverà a suo posto. •

PROSSIME PUBBLICAZIONI. U tipografiadel Giornale II Cittadino di Acireale

mette a stampa la seconda edizione,riveduta e cresciuta,delle Ouervazioni mlta

malattia degliagrumidel sig.Antonio Pennisi -Mauro. Ogni copiacosterà lira«ina.

— L'egregiopoeta prof.Ugo Antonio Amico sta pubblicandopeitipidel GìoT'

naie di SiciliadegliScioltidiretti al valente nostro pittoreFrancesco Loiacono.

CONCORSI ED ESPOSIZIONI. 11 comìzio agrariodel circfindariodt Palermo ha de-liberato

di conferire un premiodi L. 600 all'inventore di una macchina adatta alla

trebbiatura del sommacco, la qualeriuscissea separare la fogliadai rami con eco-nomia

di tempo e di spesa in confronto alla trebbiatura comune.

NECROLOGIA. È morta in Firenze,il 15 di aprile,la illustrescrittricedi opere

filosofiche,la marchesa Marianna Florenzi-Waddington.— È morto in Torino sua patrianella grave età di 85 anni V ab. Amedeo Peyron,

uno dei piùgrandiorientalistid' Europa.— L' 8 di maggioò morto a Parigiin età di 83 anni l'illustre storico Francesco

Abele Villemain.

— Sou morti ancora il sommo fisico berlineseEnrico Gustavo Magnus,e il dotto

climatologoRodolfo Vivenot da Vienna, ilquale,con singolareaffettoillustròla nostra

Palermo,

come retidenza sanitaria preferendolaa qualunque altra città italiana.

Di lui scrisse una bella commemorazione il dottor GiuseppeArcoleo.

Page 160: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

154 NUOVE EFFSMERIDl SlGIiJANE

quellodellaeleurìcitàatmosferica— Pare

che le oscilladoDÌregolarie diame del

barometro siano di due specie.La prima

dipendedal calore,e la seconda dalla e-

lettrìcità.La prima è rappresentatada

una curva a un solo massimo e un solo

minimo, e dipendedal calore,perchAi

massimi e minimi coincidono con quelli

della temperatura diurna. "La seconda è

rappresentatada una curva a due massimi

e due minimi, e dipendedalla elettricità

perchèi massimi e minimi coincidono

con qaelledella elettricitàatmosferica. •

M. S.

NUMISMATICA CONTEMPORANEA SI-

CULA o$$ia le monete di eorto prima

del 1860 per Giacomo Maior" A. Pal.,ti-

pografiadi Pietro Pensante i870, pr.

L. «.

Quest*operetta ad onta della modestia

e della semplicitàcolla qualesi presenta

è un lavoro commendevole che onora VA.

e segna un progresso dell*arte litografica

presso di noi. Essa è la prima che nel

suo genere siasi fattain Sicilia,e merita

un tributo di lode il Majorcache ha sa-puto

cosi bene ideare ad eseguireil suo

concetto.

Quanto alla parte letterariapuò ripu-

ursi quest'operettainteressante non solo

pe*numismatici ma per glistoricie per

glieconomisti che delle cose nostre s'in-teressano.

E fra'tantipregiche racchiude

ha ilvantaggiodicorreggere financo scrit-tori

che in siffattematerie avevano assunto

il primato.A buoni conti la novità del-l'

opera, l'esattessa,l'eleganza,l'im-

portania di essa la rendono sommamente

pregevole,e degna di passare per le mani

di tutti.Che se con ispecialitàconcerne

le cose nostre, non è per noi soltanto che

essa è pubblicata;giacchéaccresce sicu-ramente

il patrimoniodella numisma-tica

generale. V.

OSSERVAZIONI SULLA MALATTIA DE-GLI

AGRUMI di Antonino Pbnnisi-

Mauro. Palermo, Lorsnaider,1870.

La malattia,comunemente detta Ca-gna,

che oggitanto danno ha recato agli

agrumi di Sicilia,è in quest'opuscolo

studiata con profonditàdi vedute e con

dottrina,non scompagnata dalla pratica,

delle cose di agraria.L* A. trova che a-

gliantichi essa fu nota fio a cominciare

da Teofrasto,e che nei tempi seguenti

la descrisse benissimo FilippoRe. Fatto

osservare che i rimedi adopratia spe-gnerla

sono statifallacied inefficaci,per-chè

è inutile cercar di allontanare un ma-le

quando non è riconosciuta la esseosa

della sua natura e la sua patogenesi;egli,

con plausibiliipotesiappoggiateda' ri-sultati

che glihau dato gliesperimenti

di più anni, viene a coochiudere,

come

una sovrabbondante concimssione fuori

de' limitie del metodo della natura possa

esser la causa di questo flagellodel com-mercio

e dell'industria siciliana.E pur

facendo delle altre dotte e scnnaie a^ser-

vazioni sulla coltura degliagrumi,ai

modo come tra noi è praticata,rileva il

danno che aglistessiporta la cosi detta

9bàrbola,la $eonca e la teugna ; queste

due ultime per concimar piùampiamentee profondamentel'albero ,

intendendo

darglipiù vita,mentre non si fa che af-frettarle

la morte. E ricorre alle prove

che la chimica e la praticagiornaliera

glidà sui concimi, e conchiude eon al-tre

osservazioni sui metodi curativi della

cagna fino a qui messi in uso.

Noi facciamo plausoal signorPennisi-

Mauro, e non possiamoche incitarlosem-pre

più a darci di simili lavori che sono

di una inestimabileutilitàpubblica.

S. S--M.

I POETI ITALIANI DE* GODICI DI AR-BOREA,

Note di Adolfo Bohoognoni.

Ravenna 1870.

Dà occasione a questa pregevolescrit-tura

del prof»Borgognoniilgiudiziodato

Page 161: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BOLLETTINO BIBUOGRAFIGO 155

dall' accademia di Berlino sopra i famosi

codici ariMresi illustratidal Martini salle

ìnterpetraiioDidel Pillilo,

ed indi dal

Conte Bandi di Yesme che ne compivala

pnbblicazioné.Il signorBorgognoniag-giunge

altre ragionia quelleper lequalir Accademia berlinese giudicòapocrifii

ms. di Arborea ; e massime combatte

r autenticità de' versi di Aldobrando da

Siena usciti in quest*ultimi anni da un

codice del secolo XY, che da Palermo un

- anonimo mandò in regaloal Comune di

Siena: e non sa come si potèaccettare da

taluni un Gherardo da Firenze,che sa-rebbe

stato capo di una scuola di lirici

italianifiorita innanzi a Dante,ilquale

pur non ne fiata,ove avrebbe dovuto tiralo

dair argomento fame discorso. Una can-zonetta

riferitaal 12S7 era stala da noi

giudicataper lo mend fatturadel 400;ora

è detta di più recente manipolazione;

e sia. intanto^noi non mutiamo,sino

ad altriargomenti,ilgiudizioche demmo

altrove su que'Codici,perocchéci sem-brano

esageratigliestremi di chi tutto

afferma e di chi tutto nega, e l'appro-vazione

del Manno raffermò molto la

nostra crìtica.11 Borgognoniinfine tocca

ilproblemaintomo alla scuola siciliana

del secolo XIII,cioè se i nostri poetia-

vessero scrìtto nel siciliano del tempo o

nell'italicocomune; al che bisognerebbe

spazioe opportunitàa rispondere;quan-do

noi ci fermiamo qui solamente ad an-nunziare

illibrettodell'egregioprofesso-re,

e cosi il giudiziodell'Accademia di

Berlino sui Codici Arboresi. V. D. G.

NOVELLA d'una donna e d'uno uomo

che non poteano aver figliuoli; ietto

inedUo del buon teeolodellalingua.Bo-logna,

FavaeGaragnani,MDCCCLXX.

Quel fior di gentilezzae instancabile

ingegno eh' è ilsig.Francesco Zambrìni

è l'editoredella presente Novella,che in

sostanza non è che una piaefavolosa nar-razione,

un Attemprodel genere di quellidi fra Filippoda Siena. Vaghezzaed ef-

Acacia di linguanon le fadifetto,né quella

in(dfEiJ)ilesemplicitàsi abituale a' nostri

antichi,e da noi boriosiposterismanila.

U libretto venuto fuori per lenozze Ghi-

nassi-Ugolini,ed in soli 80 esemplari

per ordine numerati,è indiretto a Gio-vanni

Chinassi padredello sposo, e eoo

carissime paroledi afl'ettoche rivelano

pienamentela bontà d' animo dello illu-stre

scrittore. S. S.-M.

LUCHINO VISCONTI, Tragediadi Al-fonso

AccDRso. Firenze 1870.

Presentiamo a' nostri lettoriun nuo-vo

scrittore»ilqualenudrito di beglistudi

e dotato di non poco buon gusto s'è

messo pelcampo delle letterecol desi-derio

di contribuire al loro avanzamento.

L'Accurso non comincia come pur troppo

soglionomolti giovanid'oggidì,ingegni

vivaci ma insofTerentidi precetti,i quali

fomiti alla buona i loro, corsi trovano

entratura nella direzione di un diario

politicoe vi parlanoe sparlanodi tutto

e di tutti;eglis'è posta una mano sul

cuore«

e poichél'ha sentito battere ha

seguitolapoesia,e di essa la partedram-matica.

Primo fratto del suo ingegnoè

una tragedia: Luchino Viteonéi ; sog-getto

non nuovo per chi conosce il ro-manzo

laMargheritaPusterla del Gantù,

dal qualel'autore lo trasse. Se ne togli

qualchecarattere di personaggioe qual-che

scena che l'Accurso potrebbecon

poca faticaridurre allagiustaconvenien-za,

questo lavoro è per molti capime-ritevole

di lode anche per ragiondell'in-treccio

,sicché r animo si allieta nella

speranza che l'Accurso possa riuscireva-lente

in un genere di letteratura fin qui

poco fortunato tra noi. Più che altro ci

sembra da notare nel Luchino Vieconii

la facilitàe scorrevolezza del verso non

privodi eleganzache ritrae da' buoni

poeti.Sforniticerne siamo di autorità,non

sappiam consigliarein cosa estranea ai

nostri studi;ma non lasciamo di far rìle-

vare le belle doti dell*Accurso in giorni

Page 162: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

1B6 NUOTE EFFEUniDI 81GIL1ANB

nei qualimollivànDOsi yantando di scudi

ed altitudine che non hanno.

G. P.

STORNELLI di Goffredo FiUNCBscfli.

Bologna,G. Monti,i870.

V Autore di questibenvenuti Stornelli

rivela un cuore che ridonda di affettogen-tile

e di pura fede,ed ilsuo volumettino

adesca il lettoredalla priuiaall'ultima

pagina, avvegnachénon sempre corretta

o poeticasia la frase,e generiuna certa

monotonia quelconsacrare due stornelli

dello stesso numero di versi e disposi-zionea ciascun argomento. Difettucciper

altro resi anco meno apparenti da quel-l'auradi malinconia, spesso unita a un

po'di satira,che piglianomolti di queiversi. Ecco un esempio,che può dar an-che

idea del suo poetare.

La Fede

Ieri un signoredalla barba nera

Mi disse che la speme ò una bugia;E quando scenda a me rultima sera

Non rivedrò di là la madre mia;Che nel mondo non v' ha giusto,né vero,

E lutto dee finirnel cimitero;Che bisognagoder fìn che e*é vita ;

Si che ilmeglio ò di farpiassapulKa.Neil'ascoltarlo io dentro mi sentiva

Preso da un senso di paura arcana ;

Provai cantare, e la canzon moriva

Pari all'ultimo snon d'arpalontana.Ma la notte scendea nel bruno velo,E volsigiiocchi desiosial cielo;

Vidi le stelle e l'anima sincera

Rise dell'uomo dalla barba nera.

S. S.-M.

PER NOZZE ILLUSTRI DI WEIL WEIS-

CINZANO DI RODI. Canti popolarive-ronerì. Verona, aprile1870.

Sono 24 vUlolle popolaridel veronese,edite dal eh. Ettore ScipioneRighi,chefanno seguiloal Saggiopur da fuipub-

blicatoal i803

,e lasciano il desiderio

che l'egregioraccoglitoremetta presto a

luce r interajaccolla eh' eglidella poesiapopolareveronese tiene in pronto.Ai cul-tori

della musa del popoloriusciran sem-pre

graditequeste delicateverginalicom""

posizioni,che nella rozza lor veste non

perdonoal paragone de' partiletterate-

sebi : a noi in ispedalmodo son giuntepoicarissime,e per se stesse e per ilrac-coglitore

che ce ne fé'dono,e teniamo io

pregiosingolare. S. S.-M.

SULLA STRADA NAZIONALE DA BI-

VONA A GIR6ENTI per Cianciana e

Aa/7a(iaIt;Osservazioni di Gartano Di

GicvANNi. Girgeoti1870.

Il bravo signor Gaetano Di Giovanni

mentre attende alla pubblicazionedelle

sue Memorie storiche su Casteltermini

non trascura quelche torna proficuoalcommercio del territorionel qualeeglinacque e vive in operositàcontinuala ;

però ha scrittoquesl*opuscoloper dimo-strare

cosa che tornerebbe utilissima al

commercio di tutta la sua provincia,cioèche la futura strada nazionale da Bivona

a Girgentitoccando Cianciana deve cor-rere

lungola diretta via di Raffadali an-ziché

la divergentedi Cattolica.Cianciana

non è il paese rimasto proverbialepelpoco lusinghieroricordo che ne fece il

Meli ; esso conta 4746 abitanti laboriosi

ed economici;è salubre,ridentc,floridis-sima. 1 suoi terreni solforosisarebbero

capacidi apprestare un'annua produ-zionedi 800.000 quintalimetrici di mi-

nerale,quandooggiper manco di vie non

ne danno che appena 40,0001A che dun-que

gliostacoliin un* opera di tanto gio-vamento

per la Sicilia? Noi ci uniamo

coiregregioDi Giovanni nei far voti per-chè

si cessidalle passioniprivatein fac-cia

all'incremento materiale della indu-stria

e del commercio siciliano. G. P.

Il Gerente : Pietro Montaina

Page 163: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

ANNO II. DISPENSE IV E V. LUGLIO ED AGOSTO 1870

METEOROLOGIA

Perchè i venti che spirano dai deserti tropicali

sono caldi si di griorno che di notte P

Riandando sui fenomeni dei venti,che spiranodai deserti com-presi

tra i tropici,o che di poco se ne scostano, sorgeva sponta-neamentela questioneperchè montano ad una temperatura si atta

sì;nel giorno,che nella notte. Sorge spontanea laquestioneperchè

quanto alto in quei deserti è ilgrado di calore termometrico nel

giorno,altrettantodepressoè nel corso della notte. Nasce dunqueda sé la dimanda perchè la temperaturadei venti,che ne derivano,

non subisce le stesse vicende;perchè per es. il soffiodei sirocco,

ch^è si caldo nel giorno,non assume i caratteri d^un vento bo-reale

nella notte.

Tutti i viaggiatorinarrano, che quanto nei deserti è intenso il

calore nel giorno,altrettantoè rigidoilfreddo nellanotte. Tyndall,uno dei più insigniscienziati di Europa, ch^ebbe Tenore di suc-cedere

a Faraday,genio sublime^che nel 1868 hanno perdutole

scienze,in una opera, che porta per titolo:Beat as a mode of mo-

tion,caratterizzain questitermini Talternativadelletemperature nel

deserto di Sahara: « In Sahara,where the wind ìsflame,and the soii

•^ is (ire,the refrìgerationat night is often painfultobear. Icy has

« been formed in this regionat night.* Nel Sahara ove il suolo è

fuoco, ed il vento è fiamma, è spesso penoso il freddo notturno.

In quellaregione T acqua nella notte si è ridottaa ghiaccio.Questo

avvicendamento rapidodi alte e basse temperature tra il giorno

e la notte mi muove a credere,che tra i deserti e le regionivi-cine

corra quelloscambio di correnti atmosferiche,che vi è nella

estiva stagionetra i mari e le terre limitrofe.

Il deserto nella notte dovrà comportarsicome il mare nel gior-no;

e come nel giorno spirail vento di mare,che modera V ec-cesso

del calore estivo, cosi nella notte spireràun vento dal de-ll

Page 164: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

158 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

serto,che rinfrescherà le vicine regioni;da queste poi nel giornosoffieràun vento opposto simile al vento di terra,che nella notte

invade un tratto di mare che si dilungaalquantodalle spiagge.Da simili cause nascono

'

somigliantieffetti;si vede da ciò,che

non è da porsiin non cale la indagine,perchèi venti dei deserti

tropicaliconservino nella notte un^ alta temperatura, che poco o

sulla differisce da quelladel giorno. Per risolvere la questioneè

da premettersi,che nel giorno quei deserti siscaldano fortemente

sotto i cocenti raggidel sole,e che il raffreddamento notturno è

r effetto deir irradiazione,ossia detP emissione del raggi calorifici

lanciatidalle terre nei vuoti spazidel cielo.11calore irradiatonella

notte è proporzionaleallaserenità e allasiccitàdell'atmosfera,che

sovrasta i deserti,poichéquando Paria è ingombra di nebbie,o di

vapore acqueo, il calore irradiatoè assorbitodallenebbie e dai va-pori,

e ricacciatoin parte sulle sottogiacentiterre. Uno degliosta-coli

piapotentialladispersionedel calore emesso daglioggettiter-restri

è il vapore acqueo disseminato nell'atmosfera. Il potere as-sorbente

dell'ariasecca è insensibile.É questauna verità dimo-strata

da Tyndall,e di già accolta nei corsiscientifloi.Or Parìa,che

sovrasta i deserti,nellanotte per P ordinario è serena, e d'una estre-ma

siccità.Si disperderàdunque in brevissimo tratto di tempo nella

notte tutto ilcalore,

che nelle terre dei deserti si accumula nel

giorno^vieppiù,che quelleterre spesso arenose, mal conducendo il

calore,scaldansisolamente allasuperficie,

senza che il calore del

sole penetrineglistrati sottoposti.Ecco perchèalPalta temperaturadel giorno succede tosto un rigidofreddo nella notte. Nella luna

privadi acqua e di atmosfera nessun mezzo assorbe,

e modera i

raggi incidenti del sole,

o arresta P irradiazionelunare. Le zone

dunque della luna esposte ai raggidel sole soffriranno un eccesso

di caldo,al qualesuccederà un eccesso di freddo nelP assenza della

luce solare.

Da queste nozioni s'inferisce,che per non subire i deserti tro-picali

ilfreddo notturno deve sopravvenirenellaloro atmosfera una

causa., che intercettando il calore irradiatonella notte,lo ricacci

allasuperficieterrestre. Questa causa è la densa polvere,che in-gombra

la loro atmosfera,quando v' insorgonoventi impetuosi; e

taU devono essere ilkhamsin, il simoun, ilsirocco,perchè il loro

soffioinvadesse regioniben lontane dai deserti.

Il sirocco,che talvoltasoffiaimpetuoso in Sicilia dovrà avere

P impelo d' un uragano nel deserto di Sahara.^d'onde ritrae P ori-

Page 165: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

SUL DIALETTO GRECO DI SICILIA 1S9

gine. Non vi sarà allora T alternativadi estremo caldo nel giorno,

e di rigidofreddo nella notte. I raggi calorificinella notte emessi

dair aride terre^ si volgerannogiù riflessidalle densissime nubi di

polvere;onde la temperatura notturna si scosterà di poco da quella

del giorno,ed ilsirocco nella notte ci verrà talvoltasi caldo quanto^nel giorno.

Se mal non mi appongo, panni,che in questaguisasia da risolversi

la propostaquestione.I venti impetuosidei desertipossono spirarearidi e secchi, come il sìmoun nelle coste occidentalidell Africa

«

o modificarsinel lungo tragitto,come ilsirocco,che in alcune re-gioni

giunge carico di vapore acqueo somigliantepiù o meno alle

correnti atmosferiche equatoriali.

Pqof. G. Lo Cicero

SUL DIALETTO GRECO

DI SICILIA

(Continuaz.e fine vedi voi. lU disp.IIU

*A(ji^"icoXo";,che nel senso di ministro,sacerdote di raro è adope-

nato nel greco, né da altrise non da'"soli poeti,davasi da' Siracu-sani

a personaggiornati d'amplissimosacerdozio. Scrive Diodoro,

che Timoleonte (ol.CIX) stabiliun supremo annuo magistrato,che

V Siracusanichiamarono Amfipoliadi Giove Olimpio,e primo Am-

fiipolodel Dio fu.Gallimene xaTédrìj^eSe xal x V ^«"^ ivtauxèvlvTi(i.o-

xàtT^vòp)(^^v,\h à|x"piiroX(avAi^c OXojjiitfouol £upax(5aiotxaXoOai.tmX

if^édr^irp6»xo"à{Ji^(itoXo"Aiò" OXujJiitiouKaXXijjtévti^(1). Sul nome 6

sulla dignitàd'Amfìpoloin Siciliadissertò dottamente iltedesco E-

bert (2).ìepofAvàfxovec.noti nelle nostre greche iscrizioni(V. C. J. Gr. nu-mero

5545, 5640, su (AvàfACDvivi t IH. pag. 584). Lo Scoliaste d' A^

ristorane Nub. 623 dice [xvàjxwvufiiciosacerdotale.

(I)XVI, 70. Cf. Verrin. 11. 61. IV, 61.

(1) De Amphipolorum apud SyracusanossacerdoUo nel volarne StxeXiwv Regi-

moniii Prussorum 1830.

Page 166: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

160 NUOVE EFPfilKRIDI SICILIANE

ìep("7roXo"è nome di sacerdote,cftrator sacrorum, che si trova in

un decreto dei Geloi (I).KaxeviQciSaiocnome d'un altromagistratooell'iscrizionedi cui sopra.

ìspoeuTTjcè nome di sacrificatore,sacerdote in Agrigento(2).eaXiSata. Le Talisio erano un sacrificio,che faceasi a Cerere verso

la fine di luglioe dopo la raccolta del grano. Ad esse è consacrato

r IdillioVII di Teocrito,il qualechiama la dea àXqx"^octrebbiatrice

od aiatrice.

eeoYà(Aus,che in greco vale nozze degliJki, erano presso i Sice-

liotile solennità celebrate per anno a festeggiarele nozze di Plu-tone

e di Proserpina(3).'AveecnixSptaerano dette le festedel giorno

primo, dal portare dei fiori,àizh xoO «pipetvSveea (ilFlorifertumdei

Romani ?) o perchèin quelgiorno si offk*isseroa Libera come alle

altre dèe (Y. Boeckh Explicatt.Pind. p. 577) corone di fiori; o

che le fanciullev^ incedessero redimite le chiome di taliserti ; o

che il dio deir inferno avesse rapitola figliuoladi Cerere,mentre

occupavasia raccoglierfiori colle sue compagne. Polluce {OMmast.I.37) scrive,che presso i Sìceliotile Antesforieeie Teogamieerano

della dèa ProserpinaKcfpT^cTcopàXtxeXtc^Tat?tofà^kuixat 'AvOe^^t^pia.Anche Argo avea le sue feste de^ fiori sacre a Giunone, che pos-

sedea un tempio in quellacittàcol nome di àvOeta (PausaniaCorinth).

*Ava(xaXuim{pia(da àva)caX"5TCTeivsvelare)'eran finalmente chiamati i

giorni secondo e terzo delle Teogamie.Pei greci 'AvoxaXuTcxT^piovera ilgiornoin cui la novella sposa compariva in pubblico,sco-prendo

la faccia velata (Esichio).'AvaxotXuirxtSpiadiceansi i doni,

che il marito e i congiuntie gliamici faceano alla sposa al suo

apparireper la prima volta senza velo (Snida).Taluni cercavana

r originedella parolaneir uso che non permettea al marito pria

del terzo giorno di vedere la faccia della sposa. Mueller (4) edE-

bert (5)considerano xà 'AvoxaXuTcriipiacome partedellesicilianeTeo^

gamie o feste delle nozze di Proserpina(6).

(1) V. Torremuzza InteripL Sic. p. 84. Muratori Tket. p. 642. DorvìUe Sicul.

p. SOlelc. eC. /. Gr. n. 5475.

(i) Iscr. Agrigenl.presso Gruter. p, 401. *EtcIlepoOuxou'ixéxa.V. Torre-muzza

ck. p. 76. C. l. Gr. n. 5491.

(3) V. Eckhel Docl. Numm. IV. 454.

(4)Dor. h 401. Prolegg.p. 155.

(5) SixeXicóvcit.HeortologiiSi$uli inilia.

(6)V. Gaetani Itag.in hitt. tacr. Sic. p. 19. Thci. Sic. Il, e Vinc. MirabeUa

{".162. The$. Sic. XI.

Page 168: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

I6Ì NUOVE CFFEMeRIDl SICILIANE

legem Hieronicam perlinentes» nasce da Tptocxàc,divisione di tribù

(MuellerDor, II,p. 82). Vedi C. L Gr. n. 5425.

4"pa$aTii;p.In un^ iscrizione d' Acre, copiatada Thorlacius,dotto

antiquariodanese, e pubblicatacon altrimarmi dellacollezionelu -

dica nel Giorn. Arcad. di RonM t. XXXV. p. 339

,e segg. ,

indi

con varianti da Raoul- Rochet te nellaMemoria che or citeremo,p. ^,

leggesiYpajxjjtaxevKxai cppaSixTjp.Abbiamo dunque in *pat5aTiipil

nome d'un pubblicoimpiegato;e la sua relazione con Y(xx(X(xaxeùc,

scrivano,secretorio induce a spiegarlocome una sorta di scriba e

d' oratore pubblico,diverso dal KupoS.precone (I).

SiTo^iSXaS(V. C. /. Gr. num. 5640) custode dei grano, e iixwviov

granaio(2),sono due voci che non occorrono nemmanco nel glos-sariodeir Arens. Uniamo al Ztxciviov l'altra voce 'EAa«c"JfAiov,che è

luogo dove si elabora Polio (V. Maffei Art. crit.lapid.Ili,p. 102),

e non già oliveto,

come spiegaronoGrutero ,Gualterio e Torre-

muzza. V. C. /. Gr. Bum. ^594.

La maggior parte delle nostre greche iscrizioni,come quelledi

Gela,Tauromenio, Neeto,Acre

,sono relativeall'istituzione

,alle

categorieed alle spese dei ginnasi.L' Arens nota nel suo glossa-riola parolaNaupoi,

che Rochette spiegò come equivalentea gio-vaninel dialettosiracusano d^'Acre,osservando che laparolagreca

NcopoC,sinonimo di Néoi, potè scriversi e pronunziarsiNòpoiin que-

sto dialetto,in cui il dittongoex di talune parolecontraevasi in a.

Il Naupo(trovasi in un marmo greco, pubblicatoda Gualterio 2, 3;

Muratori t. II. p. 631, 3; Torremuzza CI. I, p. 9, num. 19 e

trovato in Messina, concernente una classe di giovanidel ginna-sio.Tien dietro alla voce Naupoi una serie di nomi propri,e Pi-

scrizione si termina colla parolaA"^po^(xai.Trattasidunque d' un

monumento dedicato a Venere ; e i dedicatori,tutti i membri. di

una stessa corporazione, son insieme indicaticol vocabolo Naupoi

Non ricavandosi lume di sorta dalle paroleNaupote NaupCCetvpresso ,

Esichio, vi fu chi interpretòNai»po{come Jlfiwto Acrobati,quasi

Notupo^xaiper Neupòpàxai;chlpensò coti Torremuzza accennarsi sotto

queltitolouna classe di sacerdoti o magistrati;chi congetturòcon

(1)Deriva da ^ppaSav("ppaSdtCei"'Esicliio;V. C. /. Gr. l. Ili,pagina 579, no.

mero 5425.

(2)Sul (xiTtiviov,come sulaitepovaie suUxaxaSi'xiovdella V. tavola laorminese

vedi Camarda nella RivUta Sieula voi.I. a. 1869, pag. 140, e voi. Ili,a. 1870, pa-gina

565, e segg., non che le segaenticrttiobe: Flcckei$en Annali fase. V. pag. 305,

H Literarischet Centralblalt di Lipsian. %7. 26 giugno1869 pag. 801.

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SUL DIALETTO GRECO DI SIÉlLtA IBS

Panofka {Lettal duca di SerradifalcoPìr. 1825 p. 38),che i Naupo{

fossero siali ispellorìdei lempt,proponendo T etimologiada va"$c.

e da òpqÉv.Rochelte,spiegandogiovaniriconosce in NaupoCun terme

de quelquedialecteparticulierde la Sicile,Vune de ces expressions,

locales,qui d'Areni se trouver en si grand nombre dans le langageriche et varie des populationsgrecques de ce pays {Mem. sopradetta

p. 98-9).Però nel C. L Gr. n. 5Gi5, si spiegapiùsemplicementeil

Naupo£coiratticoNeu)p"^";,doricamente Nao"p"$";.e indi mutato in Naup"{c.Perlocchè sarebbero i NoeupotquasiNau^ptSXoxec,Icpopoiwv veu"p(oi"v.

Ma se r Arens accetta il NaupoC,omette nel suo glossarieltola

voce 'AXstcp^JfAevot,che s' incontra pure in un* iscrizionedi Siciliapresso

Gualterio n. 316 p. 48. Gli AXEt(p"{fAefotcoslituiscono un* altracate-goria

fra la giovenlù del ginnasio,diversa da quelladegliefebia-

dolescenti (i»s""Sxepoi).

Nupwpoc.Trovasi NtS|i"poiin un' iscrizionerinvenuta nellerovine di

Acre, la moderna Palazzolo e che fu pubblicatada Panofka Lett ed

duca di Serradif.p. 37. 40, e della qualesi occupano pure Lelron-

ne Journ. des Sav. an. 1827, luglio,p. 391-2,ed a lungoftaoul-Ro-

chette Mémoire sur les médailks SicUienwes de Pjgrrhusnelle sue

Mém. de Numism. et (f Antiq.Paris Imprim. Boy. 1840, pag. 87 e

segg. Panofka interprelaM\Lf^icome un nome proprio,NófA^pocod

anche Nu{ji"p(Àv.Lelronne sia per la lezione n^jx^oco Nu(i"p(o(;.Ma H

menzionato Raoul-Rochetle, rigetlandocome inammessibile le cor-rezioni

di Panofka e di Lelronne,mette in sicuro lalezione M^l^h

che è richiesta dalla leltura del maf mo, sebbene la parolanon sia

indicala da verun altro lessicografo,nò prodoltain altro monumento.

Essa però, scrive il dotto archeologofrancese,pùt fartbien exister

dans la langue,doni nous sommes si loin de possederle vocabulaire

entier. Secondo lui,se Mik^n ò la giovane zitellao la nuova mari-tata

,NiSppocpotè venir adoperaloin qualchedialeltodella Sicilia

?greca per indicare giovanenubile (No^uptoc).Pel medesimo Rochelte

ilNiSfjupoi'lépovocMeli'iscrizioneAcrense sarebbe,nel dialeltodi quellacittà

,una locuzione equivalenteal Neav{(jxotìepòvsioid' un marmo

di Noto. Egliconforta con lungodiscorso lasua spiegazione,e forma

dei Nó{A(poiuna nuova categoriadi giovanid'età più provetta(1)^

Soggiungeremo due nomi di monete.

Aa(AapéT8tov^forma dorica,o A7){xsepéTEtov,è voce nolald da Polluce

(Onomast. IX, 85),da Esichio (s.v.),dalloScoliaste,da Pindaro (01.

(1) Ma yedasi C. /. Gr. toio. ili,pag. 584 n. 5431.

Page 170: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

\(\% NUOVR EFFRMRRIDI SICILIANE

II. *i%.\e si trova in Diodoro (XI.2C). fi codice tlorenlino dell'i-

stesso Diodoro,e lo Scoliasle or ora citato hanno in buona ortogra"

fia Aajxap^Teiovo ATjjxapéTetov; glialtri COdiciviziOSamente Aafjuxpéxiov

con Polluce,e AT)(iiatpéTiovcon Esichio. Questa moneta, che forse è

la prima in oro di cui fece uso Siracusa prende il nome da Dama-

reta, mogliedi Gelone; la quale,secondo A ripetutoPolluce,la fece

coniare nella prima guerra punica,allorché

,mancando Gelone di

danaro,chiese a tutte le donne i loro gioielli.Invece Diodoro narra

che la regina fecela coniare della nota corona d^oro di cento ta-lenti

offertaleda^ riconoscenti Cartaginesi.Damareta dic^egli,

re-

galatada loro d'una corona di cento talenti d'oro,coniò una mo-

neta, detta dal nome suo Damarezia, "rct"pava)6et(jaòir'aòx"v èxaxòv

Della Damarezia scrissero il duca di Luynes,Ott.Mueller,Boeckh,ed ildottore Hultsch specialmentenelladiss.De Damareteo argenteo

Syracusanonummo.Al nome sicilianodellaDamarezia segue quellod' una seconda mo-neta,

della qualeha trattato di recente ileh. proLSalinas,cui deve

già molto e dovrà assai di più la patrianumismatica. "friXi"rc($eu"v,

v(((jLi(r(jLa(TI, dice Esichio nel suo glossario,fUistidèospeciedi mo-neta.

Cosi è da scriversi la parola,e non già""iXi(rc($iov(Y.Hultsch

De Damareteo ec. p. 9, segg.)* Per lezione de' filologitroppocor-rivi

nel correggere i testi antichi (cosiopportunamente il Salinas)

non sarà senza ft*uttoilricordare,che un tale ignorandoV esistenza

di queste medaglie era stato sollecitoa toglierela parola«^iXittC-

Seiov da quel passo di Esichio per supplirviun'altrapiùnota ^tXtica-

treiov • (1).SullareginaFilistide,e sul PilistidèoveggasiSchiavo Dom.

Del teatro di Sirac.fattocostruire dalla reginaFilistidenegliOpusc.eruditi appartenentialla st, di Sic. mss. F. 34. 3r".della Lib. Com.

di Pai.,Mem, relat.alT antico teatro di Sirac,del Conte Gaetani nella

Nuova race, di opusc, d'auL Sicil,lom. VII. Pai. 1795. p. 171 e

segg.; Del teatro di Sirac. nelle Mem. sulla vita letteraria del cav,

Landolina di Frane, di Paola Avolìo Giorn, di Se. leti, ed arti per

la Sic. tom. LV. p. 41; Leti, del dr. Teod. Panofka a S. E. ilDuca

di Serradifalcosopra una iscriz.greca del teatro di Sirac. Fir. 1825;

Letronne Joum. des Sav. 1847. p. 387;CorpMsInscr.Gr. voi.IH. p.565n. 5369, 2, e p. 573. n. 5395, 4; Eckhel I. p. 264,265;Feder. 0-

sanu De PhilistideSyracusanorumregina, orazione Inauguralealla

fi)V. J. SchiigerDe Num. Alex. Magn. p, 67.

Page 171: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

SUL DIALETTO 6RBG0 DI SIGIUA 165

Università di Giessen per V anno 1825;Brunet de Prede Rech. 9ur

les Établ.ies 6rec$ m Sic. P. II. § 47 ; Salinas Di du$ mon. della

reg. Filistidenel period.La Siciliaan. Ili,n. 20. e nei Period. di

Numism. e di SfragisLan. I. fase. Y. Fir. 1869. L' Osann sostiene

che r ignotaregina fa figliuoladel Siracusano Leptinetoltain i-

sposa da Cerone li.In ciò è stato seguitoda Raod-Rochette,Ser-

radifaico,Brunet,Luynes, e dair ultimo illustratoredi quellamo-neta,

prof.Salinas (1). ^

I due seguentisono nomi di due fazionisociali,molto importantineir antica storia di Siracusa.

ra(jL"$poi0 -^ttjìiLÓpoì.è voce che significacoloni,possessoridei Ich

tifondi, proprietaridetteterre ,

ammessi airamministrazione della

tx"sa pubblica.Ttuiy.6poi,dice Esichio (s.v.),sono coloro che siaf-

feticano circa a^ terreni,o che ritraggonodallaterra,ol ir"plxV t^v

icovoiS{i8Voi,^ fAotpavelXìj^cJTectticY^^* L' EwfioXoYtJcòvMiya Sbaglial'accento, scrivendo ìxaXwv Ye^^f^opot.I geomori ovvero gamori con

forma dorica,furono in Siracusa una parte,classe o tribù,che vo-

gliam dire,di quellacittà.Cosi Erodoto (VII,155).Corrispondono

essi forse ai y^py^^ ^ xXT^pou^oiAteniesi,agricoltorio coloni.Nella

vecchia repubblicad' Atene distinguevansitre ordini di popolo,cioè

EòTOxtpiSat,rewjKJpote AìjfAtoupYoC,ricordatida Polluce(Vili,HI); ciò

secondo V istituzionedi Teseo, come da Plutarco (invita e. XXY).I dotti editori del Thesaurus di Stefano nolano, che il marmo pa-

(I) Né è tutta la bibliografiadell*iscrizione e della moneta, che si riferiscono

alla reginaFilistide. Soggiungeremoqui in nota i luoghidi quegliautori che ne

trattarono, benché talora per incidente e non in appòsitemonografie.Fra i nostri,

CapodieciAntichi monumenti di Siracuta illustratiSirac. 1813, in 4*, t. II,{ 17,

18, 20; La Verità in prospettoeie, Mess. 1818, in 8*, p. 74; etc. Fra i non Siciliani

Visconti leonogr.Or. t. 2« p. II,p. SO-28; AnnaL dell'Istit.di Corritpond.Ar-

eheol. t. Ili,p. 344-5; Sestini Lettere scrittedalla SiciliaIII,118; Munter Nachri-

ckten von Neapflund Sieilien p. 362; Riedesel Viaggioin Sicilia etc. p. 63, ediz.

italiana Pai. 1821; KephalidesReise durch Italien II,31; Hugh«isTravels in Si-

cityetc. t. I,p. 99; Donaldson Supplementtp the antiquitiesof Atheti Londra 1830;

in fol. p. 46*51; Gottlingnel Reinisehe Museum II,Jabrg.1833,I. Heft,p. 163-9.

Ometto, Biscarì,Logoteta,Pigonato,Jagemanni,Smith, Mommsen, ec.

Raoul-Rochette Mémoire sur lesmédailles Siciliennes de Pyrrhussostiene la grande

analogiadi stilee di fabbrica,che esiste fra le medagliedelta reginaFilistidee quellebattute a nome dei Sicelioti;sullequaliultime vedasi Esùme della celebre medagliaantica battuta in nome di tutti i Siciliani disserl.del march. Haus Palermo 1827,dal Giornale di scienze etc. t. XVIII, an. 8* n. VII, p. 71 e segg. Lettera del can.

Alessi al sig.Eduardo Gerhard nel Bullett, di Corrispond,delVistit.Areheol. 1833,n. 1, p. 8-15.

Page 172: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

166 NUOVE EFFBMBRIDI SICILIANE

rio presso Boeckh voi. II. p. 296,S2. en zrPAKorxAlz ae tqn o-

MOPQN KATEXONTQN THN APXHN giustamentevd corretto teqho-

PQN.

RaXtxiSpioi.Cosi dice Esichio furoa chiamati coloro^che sotten-trarono

ai gamori (o\èTccidéXeovrece^Hw^poO-Costoro erano servi,e

cacciarono i padroni(toì»cxup(ou";UépaXov).I CtUidrii infatti,schiavi

in gran parte,erano in Siracusa come gliIloti di Sparta.La rivo-luzione

loro contro i Gamori,che precedettedi poco la dominazione

di Gelone,fu in sostanza una rivoluzionede' proletaricontro i pos-sidenti

(1).Altri li dicono servi degliesuli siracusani,i quali

,coltivando i

campi,crebbero sì da cacciare i proprisignori.Snida scrive invece

questa parolacosì : KaXXixtSptoi(Veggasipure Fozio pag. 165, 14).

Quanto alP etimologiadel vocabolo,scrivendo eglixaXXix^Sptoi,dice

che così si chiamassero dal loro riunirsiper esser molto numerosi;

òvo(iÌ967)9av$s ành xou tU xaòxè ouvcXOeTv navtoSaicolSvxtc.Walckenaer

deriva invece il nome xiXXtxiSptoi,giustala lezione da lui seguita,da

xtXXftive x\5piot,cioè cA^ hanno scacciato i loro padroni.Con pro-babilità

ugualealmeno Ot. Mueller {Dor.IL 56) crede che i Cilliri

fossero Siculi,e siculo il loro nome.

Nò vorremo preterirequeste altre voci,che rischiaranolastoria

della SiciliaDorica.

Mottaov è un personaggiodi commedia, detto così da' Hegaresidi

Sicilia,con voce tratta da. |Aa(rào[xat,o (xaa"7(io(jMi,ù"(i9i,mangio,se-condo

scrive Atenèo (XIV, p. 659.)sulP autorità del filosofo Cri-

sippo.Ecco leparole:XptSffuicitoc6 (piX($a(Kpocxòv MaCacova àtzò Toù [jLa9ao6ai

o^etat xéxXT)96ai....ex xtùv Iv £txeX{a McYopécdv.Intorno a questo Me-sone

possono consultarsigliinterpretidello stesso Atenèo, e Mei-

nekio Comment voi. I. p. 22 segg. É da ["À"ruiltnascMa che viene

il masticare italiano.

Opua. ^. Epicarmo usa di frequentequesta voce per indicare la

(i)V. Briiuet de Preste principiodella Parte 111"o la moderna diligentissimasto»

ria della Sicilia antica di Holui" cioè Getchiehte SicUiens in Alterthum vod Ad.

Ilolm. LeipzigVerlagvon Wilhctm Ei.gelmann 1870, Voi. 1,pag. 147. Sui CUrochi

Penetti,Perieeit ec., e sulle varie condizioni e classi d' uomini presso i Greci

antichi vedi hoeckh Economiepolitiquedei Alhéniens li 199; Wallon Histoire de

Veulavage dani Vanliqùilé;Reyuald La liberlé et lesrepubliquetGrecques;PeyronLa Laconia comiderata nelle classie nel numero degliabitanti (Mem. della R. Ac-

cad. delle Se. di Tor. ser. 11,t.XVil)»e la recente opera del Cibrario Della Schiavitù

t del Servaggioìom. I,Nil, 1868. P. I. C. L

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SUL DULETTO GRECO DI SIGILU 167

corda, come notò Ulpianoia Aten. (IX,in princ).Oltre ad Esichio,

che ha il vocabolo òptknel suo glossario,Eustazio scrive:che Epi-carmo denomitM ò^^";quelleche comunemente si dicono corde {Od.

p. 1915, 21^: Oti Bé xàc xoivcócAe^ofLevacX^P^^6p6otqETzijatpyjo^6vo-

noxa^wY^^»è lo slesso che npoaoYWY^c(da irpoaàYojxat).Erasmo ri-tiene

TtpodaY^Y^^sche interpretaper esploratori.Budeo rimette ito-

xaYu"Y(5at.Quanto al significalo,Aristotile (Polit.V

,il) dice vi

sono esploratori,come in Siracusa i così dettiiroTaYa"Y^^ec.aXX 'eTvat

xaTaax(iirowc,oTov Tceplupoocouaacal itoxorftayl^tqxaXotSfJievai.NotOVOlo

è il passo che segue di Plutarco nella vita di Dione^ cap. XXYIII,

il qualecosi definisce questaclassedi persone, emissari del tiranno:

TOÙ" xaXoujxévoucicpoaaY***Y^^^"àv6pciitou"àvo^Coucxat OeoTci^^poóc,ot

ic8piev($i7xouv"v T^ ffdXetxa'cafJLejJiiYH''^^^^"^^^ SupoexouvioicTcoXuicpaYH'^^^^'

xec x«i 8iaYYéXXovT8ct(J"xupàvvtf)xdtc te Swtvoiacxal tàc "pu)và"ixA^xcov^

t così detti Prosagogidi,uomini scellerati,a' Numi stessiodiosi,che

framezzo i cittadinisoleano andar attortio,spiardi ciascuno sensi

-e parole,e riferirneal tiranno,

^Hxiaxec. Erano fogne e chiaviche"alle qualidiede il suo nome

l'architetto Feace,sovrintendente di lavori pubbliciin Agrigento^

e per cura del qualesi costruirono le cloache sotterranee,come at-testa

Diodoro (XI,25^ 3).Finalmente sono vocaboli del dialetto grecq di Siciliaquelli,che

ancora qui soggiungiamo.

AvTOfioc è voce anch' essa siciliana.'Avxójjiouc;scrive Esichio,chia-mano

i sicilianiipali{(nLÓlonac).Sono specialmentei paliacuti.SMn-

contra sovente la voce Svxojiocnelle tavole,d' Eraclea,dove Mazoc-

chi spiegaora palo,ora palizzatapag. l??, e segg. Può derivarsi

questa voce da avxo», dtvxduo,"yno\iaimi fo incontro;o si può invece

prender^vxo(jio";quasiàvàxofjLoc,che seca er divide una terra dall'al-tra,

limite,termine. Vedasi anche Franz C. J. Gr. voi.HI,pag. 706,

A. ciie r intende anche per via.

Bàjjiixa.Occorre neir IdillioXV di Teocrito,e nel senso di cati-nella,

secondo taluni.I/Ahrens peròadotta Ba(xae traduce quelpassofollepedem,mentre deglialtrichi sostituiscein quelluogostamina,

e chi volgefer aqtiàm.Il Camarda,nella sua versione,annota che

vàfjLoeè la conca, che formasi dalPacciuanella sua sorgente,ed il

'Bajifxao è il luogoove SÌ tuffano glioggetti,ovvero l'attodel tuf-farli,

donde deriva ilB"i7txi"j(xa.Esichio ha hà^L^ (forma che non si

dee preferirea pa(A(xo()e spiega la parolaper tintura speciedi un-

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168 NUOVE KPFBIiBRIDI SICILIANE

guento,liquidodi cucina (juscttlum)in cui s^intingail pane o il

companaticoo ciò che mangiasi in umido; ed aggiungeche dicesi

cosi dai Siracusani. Bàik^a, x6 -^[m naX (xópouxt (iipoc,xal x6 l{i-

.^("("a,ZupflQcoiSdtoi.Dal passo di Esichio si vede, che pà("("anon è

' veramente la catinella,ma esprimesolo la lozione.L^Arens De diai.

Sic. p. 19, reca la parolaB^(i|jiain esempio della mutazione del

P in fA.

Boov($c-Questo vocabolo denota tumulo,clivo,acervo. Nel senso

di coUitia (X"{"poc)lo dice Frinico (p. 156-355 Lob.)usitato e con-sueto

nella poesiasiracusana. bouv"{"; Iv ^ì t$ «upoxouaCtj^irotT^^ct

xoce"D(jL(XT)'cat.L'adoperaFilemone poeta della nuova Commedia. Elio

Dionisio lo rigettacome barbaro e forestiero(1); ed Eustazio si-milmente

lo ripudiacome Libico od Africano (2),seguendo in ciò

Erodoto (IV,199) che lo dà per vocabolo dei Cirenei

,dai quali

potò facilmente venire airEgitto.Lo si trova perciòdi sovente nella

versione alessandrina delleSante Scritture;né sdegnarono d' usarlo

Pausania,Strabene,Polibio,Diodoro. YeggasiV 'et\"hloXoyix^vuì-^ol

p. 528, 5. Bouvdc è passato nel dialettocomune,

occorre di conti-nuo

ne' nostri diplomidel medio evo, e si è conservato nel greco

moderno. Dippiuparecchimonti della Grecia oggi si dicono ^uvà,

per testimonianza del Villoison (3).

.u"iu^ è un derivato di Mcu(ju";, come (atì^opda y^r^x^ *

^ Feste

menziona, che i Sicilianichiamano momar lo stolto.Quanto a Ma"-

(jux. cosi nel suo dizionario ne scriveva lo Stefano;quam originem

habeat,nondutn apud uUum ex graecislexicographisatU scholiastislegi,

quod qtiidemmeminerim, Ma"(iocperò occorre per vergogna, igno-minia,

vitupero,in Omero, Pindaro, Simonide,Sofocle,Callimaco.

Esichio lo spiegarimprovero vitupero(^y^^)^ h^h^ dichiara come

rimproccio,biasimo, infamia {[dit.^ic,^veiSoc

,ed «to^oc).Eustazio

(II.A. p. 154, 45) ricorda,che (xcùiiapsi trova in Licofrone 1134.

Momo è un Dio derisore di tuttiglialtridèi presso Luciano (Her-mot e. XX). Esiodo nella Teogonia214, lo dice lìgliodella notte.

Sofocle compose una favola satirica col titolodi questo nume. E

Momo si applicòposciaa chiunque imitasseilDio beffardo e scher-nitore.

Se volessimo stare airautorità di Varrone (de L. L. Y. 36. pa-ci)

V. Eustazio ad. lliad \. 710, p. 880, 2).

(S)Ad Odyu. T. p. 1854,21.

(3)Proleg.ad Homer, II,p. 1, Sture. De dhi Alex. p. 154.

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170 NUOVE EFFEMERIDI SICIUANE

dèliapoUa antichissima fra ipopoliitalici,e di ricercare retimologiadi questa minestra ricordatanel greco di Epicarmo e che appagava

la ft'ugalitàde^ prischiItaliani.

Come abbiamo fatto per queste,cosi molte altreparolesi potreb-bero

soggiungere,

tutte omesse nel glossariettodelPArens (1).Cosi R"$p"7ai,nel senso di tempie le due ossa del cranio presso le

orecchie,voce che si trova in Empedocle;Kà-zo^ il rumore, come

dice Esichio,prodottodagliavanzi del vino gittatecon violenza per

terra, e sparso al suolo,secondo una usanza de^ grecinei conviti

detta Kf^rca^c(Dicearcoda Uessina presso Aten. XV. p. 666. B.

dice ilXdttot^nofM siciliano,ZuceXucòv ^vo(xa.y. pure Callimaco presso

Atenèo XY. p. 668. C); Aerate,speciedi marmitta o tegame presso

i Siracusani,come scrive Suida,«apà Supavoud^otcxò xijfavov(V.Ar-chestrato

di Gela presso Atenèo I. p. 5. C); At)(jlvC(jxo",lemniico^

piccolafasciaa colori,che pendea dalie corone: secondo Esichio è

voce siracusana nel senso di piccolabenda, imperocchéi Siracusani

chiamavano XìifAv("ncou";le tenie o fascio strette xàc (rcevàcxaiv{flu;(V.

Servio in Yirg.Aen. V. 269); M^^a, voce siciliana,pudenda,da [U^o^

medius (V. Geli. II. 7);se si vuole, nàirica papà, voce data per si-ciliana

da Orione di Tebe Dizion, Etimolog.ediz. Sturz Lipsiaf8i0

p. 136. in 4®, ove dice,che da' Siracusani si fa naxr^p icà(;,con re-duplicazione

7càica",e con un pleonasmodi ir,iràTCTcac:ouxu) ^l ì^vitzù

iroepà2:upoQcou9(otc,h ictfxi{picac, xal àva$ticAaata9(AÒcicàmcc,xal ivXeova-

(7(Au"xou it, ndbcitac (V. Zonar. p. 1498, ed Eustazio p. 565, 17, i^qualeaggiungeT analogiadi ma per madre, ""jwpxal jjl5jjnixijp.Fe-ste

notò Pa prò parte,et pò prò popoloporitum est in SaUari Car-mine.

Pd è la radice Indo-germ.che trova riscontro neiro^ semitico

donde abba, abbate ec); £iS"papoe,che è nei Mimi di Sofrone,nel

senso di pellicolache si forma sul lattedette yp^^c nel greco (V.

Esichio);?dtvoTtwpKjjjLdc,usato da Bione, per indicareilvolgered'au-tunno

(Y. Aten, YII, 282, B. si consuhi Heinekio Com. voi. III.

p. 403.);4»"ip{AtYS,cetra, frequentein Omero ma attribuitaai Siculi

dal grammaticodegliAneddoti di Bekker p. 4096. ec. ec.

Nuovi studi e nuovi monumenti non potrebberoche fornire

nuove aggiunzioni.Noi però non andremo oltre e conchiuderemo

citando le seguentiparoledi Raoul-Rochette. « Il n'est pas demo-

numents écritsde la langue des Grecs de ce pays (laSicilia),qui ne

(1) Non sappiamo p«rò perchèilBrunet proponga come siciliano il vocabolo

RfltioSa^,carcere sollerraneo presso gliSpartanied anche appo gliAteniesi.

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SUL DIALETTO GRECO DI SICILIA 171

nous offrent,à mesure qu*on m découvre des expresfionsnouvettes

et singulièresqu^U faut bien nous rèsouire à accepter comme au-^

thmtiquesen attendant que nous puissionsleur trouver un sens pro-

pre ou une expressionanalogue;et ce h*estpasun si grandmaUieur

que cette necessitòd^enrichir nos dictionnairesau moyen de ces mots

nouveaux qui peuvent ajouterà nos connaissances (I) ».

Qualche altro esempip,qualchealtra osservazione potremmo dì

più soggiungere,che nel lavoro delPArens non troviamo, f Sira-cusani

, per esempio,diceano ^ 'ktiU^femminile,invece del ma*

scolino (V. Frin. p. 55),cosi come fecero pure i padri greci e

gliscrittoribizantini (Y. Eustazio p. 1504. 78).Il nome d'I"rcole,

'H(xxxXtì";, pronunziavasi"HpuxXonel dialettoSiracusano com' era

parlatonei Mimi di Sofrone (2);e T "HpuxXoi;è VHercules dei Latini.

In lavori di tal fatta è ben naturale,che resti sempre ad aggiun-gere

e sempre avanzi a spigolare.Ha,

come abbiam detto or ora,

ci fermeremo qui.

La fattarassegna di talune parole,appartenential greco di Sicilia,

e non considerate nel piccologlossariodel valente sig.Arens^ valgaintanto a persuaderequalpartitopossa cavarsi da un elenco com-pleto

ed accurato dì tutte le voci,sia nelP interesse archeologico,

sia in quellodella filologiae per la conoscenza dei più antichi lin-guaggi

che si parlaronoin Siciliaanteriormente e simultaneamente

al greco. Si è veduto, che il favellarede' Siculiqui e colà riceve

lume dalle tracce, che ha lasciatonel greco dei Sicelbti;e noi forse

tenteremo di esporre altravolta quanto oggi si è potuto conoscere,

da cosi scarse reliquie, sulla linguadi quei veluslissimi padrino-stri,

laqualeDiodoro chiama dialettobarbaro (^pdlppopocStdtXsxtoctwv

£ixeXa"v).E siccome dell'Isolascrive il medesimo Diodoro (V. 6.):

ilcommercio, che per tal modo ì Greci vi portarono,e U grosso nu-mero

di essi,che navigavanoin Sicilia^fecero,che gliabitanti detta

medesima imparasserola linguadef Grecia ed adottassero la stessa

maniera di vivere,abbandonato insieme e ilbarbaro dialettoche par-lavano

prima e ilnome che prima portavano; cosi viemmeglioci si

rende chiaro,che gran parte delle speranze di conoscere ilSiculo

antico riposasullo studio del greco di Sicilia.Ilche cresce per noi

la benemerenza della dotta Germania e del sig.Giov. Arens.

IsiDOKo Carini

ti) Mèm. cit. pag. 91.

(?)Esichio V. HpuxaXov.tòv *Bpa"cX£aStóppwv.Walckenaeri4"ionia2.p.5KK).

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DELLA FILOSOFIA IN SICILIA

DAGU ANTICHI TEMPI AL SECOLO XVII

(*)

Nei tempi più florididella caltara greca, splendidadi arti,

no-bilissima

per lettere,non furono fra noi tenute in minor pregio e-

ziandio lescienze»e massime la filosofla.Anzi è sapato, come dopo

Pitagora,Senofane stesso abbia fatto stanza in Sicilia,nelle cui

pia illustricittà recitava i suoi versi,e innamorava i giovaniallo

studio della sapienza:e si sa pure come Epicarmo faceva ne' tea-tri

quasipopolarile sentenze della scuola italicao pitagorica,piùdiffusa neir Isola,che non era la eleatica,e specialmenteallorache

Empedocle girgentino,stato in Crotone e Metaponto co' pitagoriciein Elea con Parmenide e glieleatici,si fece maestro di una scuola

che ebbe il nome di neopitagorismosiciliano.

Di que' tempi era P isola nostra ilfoco della coltura che si disse

italo-greca,e fra noi si raccoglievanocosi dalla contermine Italia^

siccome dalla Grecia più lontana i sapientipiù famosi che allora

fiorivano.Laerzio riferisce nella vita di Pitagoraessere stato questo

fliosofoin Catania,Imera e Taormina, liberate da lui dal mal go*

verno; e secondo Porfirioun talSymico tiranno di Centuripea per-suasione

di Pitagoralasciava in libertà la città,

e donava ai Cea-

turipiniparte dei suoi beni. Senofane poi,per testimonianza dello

stesso Laerzio,dimorò in Siciliaai tempi di Cerone circa T olim-piade

78*,quando già Empedocle era in età di presso a 16 anni,

essendo nato verso T olimpìade74 o 75; e quando Epicarmo,pernon dar ombra a Cerone come fliosofo,vestiva di poesiae met-teva

in bocca de^ suoi comici personaggila dottrina pitagorica,

nellaqualeIpparcoammaestrava tuttisenza la disciplinadell'arcano,

siccome in opposto al senso volgarePetrone imerese annunziava la

pluralitàde' mondi,

e la rotazione della terra intorno al suo asse

insegnavanopubblicamenteEcfanto ed Iceta siracusani,ilRitter non

nega che Senofane siavenuto in Sicilia;ma pone come errore di ero-

(1) È il sommario di un lavoro, cui attende l'Autore,e che dovrà legarsia quello

giàpubblicatoDella fiiotofiamoderna in SkiJlia,libri due (Pai.1868), cui farà se^

guìtol'altroDella fUoiofiaconlémporaneain Sicilialibri tre.

Page 179: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DELLA FILOSOFIA IN SIQLIA 473

nologiailcredere che T agrigentinofosse stalo discepolodel vec-chio

dì Colofone: anzi né manco vuol fare di Empedocle un uditore

di Parmenide e di Anassagora,secondo la teslimonian/.a di Teofia-

sto e di Alcidamante;sullaragioneche Empedocle fioriva verso laSì*

olimpiade,quando già Senofane era vissuto nella 60*,e Parmenide

nato verso la65" (1j.Ma se lapiacomune opinionesta alla testimo-nianza

di Timeo che fa Senofane contemporaneo di Cerone e d' Epi-

carmo, e se si sa bene che Senofane visse tanto vecchio da passare i

novant^anni,per qualragioneEmpedocle che nella84" olimpiadegià

fioriva,non poteva conoscere Senofane nelP olimpiade77-78*,quando

appunto Cerone governava Siracusa ed Epicarmo scriveva le sue

commedie ? Parmenide poi non aveva più che 65 anni,quando So-crate

neir olimpiade83" era ancor giovane,siccome ci fa sapere

Platone;e Socrate era nato nel quarto anno delP olimpiade77";e

però se potè conversare con Parmenide Socrate giovane,molto più

potò ascoltarloEmpedocle che fioriva nelPolimpiade84", e doveva^

esser nato un tre olimpiadiinnanzi a Socrate. Di Anassagorasi sa

pure che moriva verso la olimpiade88"; e però potè bene avere

scolare il nostro Empedocle,più giovane di circa un ventennio del

suo maestro che era nato secondo Laerzio nelPolimp.70".

Se non che, lasciando da parte questa disputazionecronologica,

quantunque importantissimaper le attinenze della scuoia agrigen-tina,

è poi innegabileche Tinsegnamentodi Empedocle diede fin

da queitempi una certa indole propriaallafilosofiasiciliana,la quale,

se pare essere stata,smessa dal messinese Dicearco oramai meglio

interpretatoche non daglistessiantichi,fu per lo più sempre

mantenuta; e, rafforzatadal soggiornodi Platone in Siracusa,durò

lungamentesino alla caduta della filosofiaalessandrina,

e fino che

gliArabi ci portaronoilloro aristotelismo,che indi fatto cristiano

occupò i nostri filosofidel tempo della scolastica.1 frammenti che

restano de^ poemi filosoficidel nostro Agrigentinoci danno una fi-losofia

ontologica,psicologicae morale che non si può afi^attocon-

(i) 11 est appelé,d' aprésTliéophrasieei Aicidamas

, discìpieel ìmiialeur de

Parmenide ; et si Hermippe le fait disciplcde Xénophane doni il a imité le gcnre

épique,la premièrede ces assertions est contraire à la chronologie,el la seconde

semble èlre résullt^cde la comparaison d«s ouvrages de ces deux philosophos,et

témoigne de la ressemblancc enlre le mode d'expositiond' Empedocle et celui des

EUéates.C'est la similitude qui existe enlre la physiquemécaniqued'Empedocleel

d'Anaxagore,qui a faildire que la primieravait entendu le second. V. Hisl. de la

PhilosophieAncienne l. J, I. V, eh. VI, p. i30 Paris 1858.

l'i

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174 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

fondere con T insegnamento de' filosofifisicidi Mileto,né con Tal-

tro degliatomisli di Abdera ; né manco con T idealismo idealista

deglieleatici,ovvero con lapura aritmeticacosmica de^ pitagoricidi

Crotone. In Empedocle abbiamo è vero una certa parentelache lo

collegacoglieleatici,co' jonici,co' pitagorici(I);ma astretto piùdi luttico' pitagoriciFilolao e Timeo, e di Parmenide ha queiru-

nità prima senza cui non è la moltiplicità;tantoché se Filolao,Ti-meo

e Parmenide furono ravvicinati e compiutil'un l'altroin Pla-tone,

ilnostro Empedocle é il mezzo che congiunge quegliantichi

colsapientefigliodi Aristone (2).Il Ritter pone ilnostro Empedocle

piuttostofra glieleatici, che fra' pilagorici,de' qualiultimi se-condo

l'illuslrestorico conosceva si lo dottrine,ma poco o nulla

ne professò(3),né poisarebbero secondo luiin accordio con la vera

cronologiale relazioni che si dicono di Empedocle con la scuo-la

di Pitagora(4).Se non che, posto quanto sopra si é avvisato,

abbiamo piuttostoragionedi starci noi, anziché coli'illustresto-rico

alemanno, col nostro Scinà,ilqualenon fa ammaestrare Em-pedocle

direttamente dal capo della scuola italica"

ma lo conta si

fra' pitagorici,anzi che fra glieleatici,quantunque « Empedocle

qualallievode' pitagoricie deglieleaticinon seppe abbandonar

punto le idee da lui apprese in ambedue quellescuole (5).» Che

se attendiamo poi a' frammenti che ci restano,raccogliamomaggior

materia di dottrine pitagoricheche di elealiche:ilche ci conferma

sempre dell'indoledellafilosofiasicilianad'allorapitagoricao almeno

pitagorizzantepiùche altrove.Né sapremmo poiperchè ilRiiter né

manco vorrebbe posto fra i pilagoriciil nostro Ecfanto (6) di Si-

(ì) V. Scina', Memorie tulio vita e filosofiadi Empedoclegirgenlino,mem. HIV

(2)Lucrezio disse di Empedoclenon parere credibile che fosse sialo di progeniou-

mana ; e a nostri tempiArluro Schopenhauerlo ha detto un uomo compiuto, nella

cui filosofiaera appunto per l'amore e Codio la famosa teorica che il tedesco filosofo

ha esposta della Volontà assoluta«

(3)V. Hiit, de la Philosopk.ancienne t. I, L V, eh. V, p. 430. l'ariaI8f)8.

(4)V. Bitter, Op. cU. I.V, eh. II,p. 376-77. La morte di Pilagorasi pone dopo

la distruzione che i Crotoniati fecero di Sibari,distruzione che portòla persecuzione

de' Pitagorici,e il lumullo plebeoguidalodal demagogo Cilouc contro Pitagora,

Milone,e tulla la scuola;dV)poilqualeavvenimento i Pilagtir.cisi disperdevanoe

Pitagoramoriva in Metapontoquasi abbandonalo. Ora la distruzione di Sibari av-venne

nel terzo anno detrOlim{"iade67, sei o selle olimpiadiinnanzi alla nasciu di

Empedocle,il qualecosi non nasceva che appena qualcheolimpiadedopo la mollo

di Pitagora,che alcuni (i\Meiners, e lo Stanley(longono nella olimp.69*,70* o 71".

(5) V. Op. cit. mem. Ili p. iOI.

(6) V. Op, cil,1 lY. eh i. p. 304.

Page 181: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DELLA FILOSOFIA IN SICILIA i75

racusa, che con liielaed Epicaimo,siccome pur faceva Pelroae d1-

mera, spandevaDopelPIsola ilpitagorismo,recalo fra noi da Cro-tone

ove i nostri accorrevano pienidi ardore per la scienza,ilcui

amore era stato nelle nostre città lasciatoda Pitagorain persona.

Era invero in Siciliacosi professatadappertuttola dottrina pitago-rica,che Eschilo dovette qui farsipitagorico,e Pindaro alla corte

di Cerone spesso si compiacque di pitcigorizzareallasiciliana(1).

Pertanto, non solo le dottrine pitagorichesono sparse pertutto

ne' pochi versi che ci restano de^ cinquemilache componevano i

due poemi di Empedocle sulla Natura e sulle Purgazioni,da Ci-cerone

antepostia quellidi Senofane e di Parmenide,

e da A-

l'istotilea tutti i didascalici(2),e tali che furon reputatidegni di

essere cantatinellegrandiadunanze de' giuochi Olimpici;ma in Si-cilia

può dirsi era allorala stanza sicura de'' Vitagorici(3),iquali,

specialmenteLocresi e Tarentini,venivano indi accetti alla corte

-del primo Dionisio,

frequentatae da Archita e da' più illustri

maestri di que^tempi.E già Petrone d^ Imera,

e Iceta ed Ec-

fanto di Siracusa,l'ultimo de' qualisi tiene per uno de' più anti-chi

scolari di Pitagora,stantechè Iceta si fa anteriore a Filolao,a-

vevano insegnatola pluralitàde' mondi, e la rotazione della terra

intorno al suo asse; ed Epicarmo aveva filosofatosul teatro in pi-tagoriche

sentenze,siccome allaguisaeleatica,dunde lasofìstica,era

stata maneggiatala fìlosofìada Gorgialeontino (4);quando ad imi-tazione

di Senofane accorso allacorte di Cerone, venne Platone a

quelladi Dionisio,che trovò innamorato della fìlosotìa,coltivata fra

noi tanto nobilmente die a queiretà si riferisconodai piùipitago-rici

Colais da Selinunte,Lisiade da Catania,Evandro leontino,ol-tre

i due famosi per la loro amicizia,Damone e Pitia siracusani,e

quelDione che fu discepolodi esso Platone,e il conlroppostodel vi-zioso

Dionisio,cui inflne piacquemeglio il molle Arislippoche la

severità richiesta dall'ateniese fìlosofo.La seconda volta poi che

(1) SaNA', Op. eit.mem. I. pag. 25.

(±) V. SciNA* Stor. della Letter. di Sicilia ne' tempi greci,p. i88. Pai. 1840.

(3) Scina',Slor. della Letter. di Siciliane' tempi greci,p. 204, ed. cil.

(4)V. Garofalo, Dìscoìsì inltrmo a Gorgia Leontino. Pater. 1831. A testimonianza

del molto favore che in Siciliagodevano i filosoB,più che nella stessa Grecia. Pla-tone

fa dire ad Ippiavantandosi de* guadagniottenuti col suojnsegnanaenlo,que-ste

parole,che sono rivollea Socrate: • Io andai qualchevolta in Sicilia: viveva

quivi Protagora;era molto lodato;era assai più avanzato neglianni di me: ebbene

io mi portaivia piùdi cencinquanlamine; in un paesuccio,che è Inico,piùdi vri:!i

Oline.* S. Ippiamagg. nel Piai. Irad. dal Mariiui, l. I p. 550.

Page 182: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

176 NUOVE EFFEMERIDI SIGILIANB-

Platone fu in Siciliachiamatovi per consigliodi Dione dal giovine

Dionisio,Siracusa vide insieme raccoltipiù Olosoficlìenon aveva

Atene : « eranvi Platone e Dione, Aristippoed Eschine, Speusippo

ateniese,Xenocrate da Calcedonia,Helcione da Cizico,Eudosso da

Gnido, e molli pitagoricid'Italiae di Sicilia,che qua e là inse-gnavano,

o parlamentavanotra loro de' più altiargomenti di filo-sofia

(t).» Tantoché, Platone medesimo ebbe che studiare nel pi-tagorismo

siciliano,e da' poemi di Empedocle siccome da' mimi del

nostro Soft'one colse quelladelicatezzadi favellaonde i suoi dia-loghi

si dissero dettati dalle Grafie istesse: né per altra ragione,

che questa dimora in Sioiliain mezzo ai nostri filosofi,cercò Speu-sippor accordio tra Platone e Pitagora,e si senti in Xenocrate il

soffiodella filosofiapitagorica,e la reminiscenzia de' dogmi empe-

doclei.Che se vogliamod'altra parte attendere ai Sicilianiche sep-pero

farsiillustriin quellescuole che la Greoia ebbe da Platone e

da Aristotile,o meglioda Socrate,troviamo ohe t Monimo da Si-racusa

fu illustretra i Cinici;nominanza acquistaronoSimmia da

Siracusa e Timagora da Gela nella scuota di Megara ; Evemero il

Alessenio ebbe grido tra i Cireaiaci,e Dioearco da Messina fu or-oamento

e decoro del Peripato(2).Sul propositodel qualefilosofo,

reputato un materialista,stanteché,secondo avverte Cicerone, in-segnava

r anima essere un bel aulla e nome vano (3),non segui-remoil giudiziopiù comune, ma quellodel saggio illustratorede'

frammenti e dellafilosofiadi Dicearco;che» come seguiiatoredi Ari-stotile,

non volle forse altro insegnarese non T anima appunto o

lìnlellettopassivoessere perituro,perocchésolo immortale,eterno,

divino,si è r intellettoagente,ovvero la mente, che non mai fu detta

morire, siccome si dice propriodell'anima,ne' libridel nostro messi-nese

(4).Il qualediscorrendo in un libro apposta intorno alla di-vinazione

ne' sogni,sarebbe stalo in conèraddizione con se slesso,

ove neir uomo niente allro che corpo avesse veduto.

Di Evemero poi,che Clemente alessandrino ed Araobio fanno an-ziché

messinese agrigenliao,sappiamoquanta parteebbe, spiegando

(1) V. Scina',Op. cit.,p. 237.

(2)Scina',Op. cit.,p. 307. • Monirao fiori nel 3' dcll'ol.il6" e dopoquestaolim-piade

Simmia, Timagora, ed Evemero nel 2"*della 119» e Dicearco nel 3 della 122. •

Op. cU., p. 308, II. 1.

(3) V. TuscuL, L. 1, e. XI.

(4) V. Errante, / Fiamnienlì di Dicearco da Messina r.iccoUied illuslcali,v. 1.

ar!. ni. Pai. 1822.

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178 NUOVE CFFEMBRIDI SlCILlANIì:

meglio florenle di nostri filosofiè V epoca bisanlina,

se ne to-gli

un Santippodi Tauromenio,convertito poi al cristianesimo da

San Pancrazio,

e forse filosofo neoplalonico,siccome era voga di

qne'lempi {\).

Uopo i qualivengono gliarabi ; e di questi non restano nelle

nostre biblioteche che un trattato di Metafisica di Moisè ben-Aabir

Allak in quelladi San Martino, un altrodi Principigeneralidi Abn-

Said al Asme ricordato da Abulfeda,in quelladi Girgenti,ove si

ba pure la spiegazionedi cose ambigue di Mohamed ben Roscid (2);e son noli i Confortipoliticid'Ibn Zafer,librogiàpubblicatoè dotta-mente

illustratoda Michele Amari nel 1851. Sullafine del decimo seco-lo,

cioè intorno al 1000,tenne scuola in Sicilia,ove sirifugiòdalleper-secuzioni

d'Ibn-Abi-Amir o Almanzor, quella'id-ibn-Fethun-ibn-Mo-

kram da Cordova filologoe filosofoillustredellagente de' Togibili(3):

ma di quel tempo più che a filosofiagliarabi sicilianiattendevano a

quanto pare allamedicina,allagiurisprudenza,

alla teologia,alla

grammatica,allapoesia,allaagiografia(4);e non prima della corte

Normanna e Sveva la filosofiaricompariscesplendidamentein Si-cilia.

Che, appena era forse posto in pie il nuovo Regno cristiano,

che fioriva fra noi S filosofavain latino un tal Giovanni,dal Cave

detto filosofoe dialetticoin queW età celebratissimo,(5),e non diverso

per avventura dal Giovanni di Siciliacui appartieneil ms. 1450

Saint'German,che è, siccome avvisa PAmari, un trattato di retto-

rica (6).De' tempiSvevi,cioè sotto Federico e Manfredi si nomina

poiun Bartolomeo da Messina che per ordine e piaceredi r^ Manfredi

recava in latinodal greco e non daIParabo P Etica di Aristotile,man-data

da esso re alPUniversitàdi Parigi,siccome altretraduzioniaristo-teliche

aveva innanzi mandale a quelladi BolognaPimperatoreFede-rico

(7),di cui si sa avere avuti a Corte oltrelo scolasticoScoto,due

(1)V. Gabtaki, Vii, Sanct. Sieul. Isag.e. 17 n. 6. Animad. v. l. 1 p. 13.

C2) V. NARBO^rB, Istoria della LelteraL siciliaiia,t. VI. Ep. Saracena,p. 206 Pai.

(Z) Amari Op. ciL v. % p. 472.

(k) Amari Op.cU, v. % L. Ili,p. 318 e segg.

(H) • Joannes natione italus,philosopliusei dialecticus suo tempore celeberrimus,

claruit anno 1060. Puer adhuc palrein in Siciliam comilatus, prima ibi erudilionis

fundamenia posuil• HUl. Script,Eccles. l. II, p. 202.

(6)V. Amari, Storia de' Muiulmani di Sicilia,v. I. p. XXX Fir. 185i.

(7)Il Tiraboschi spiegacome sia la stessa che V altra di Federico ai dottori di Bo'

lognala lettera di Manfredi ai maestri di Parigi, pubblicatasul cod. Colberlino

nella Collezione de' PP. Marlene e Durand. L' illustre storico nota che dalla Corte

di Federico uscirono le prime traduzioni ch'ebbe l'Italiadelle opere di Aristotile,

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DELLA FILOSOFIA IN SICILIA 179

Aglidel gran Comentatore Ibn-Roschid o Averroe,i qualiin quellatanta celebrità che godeva ilfondatore dellascuola di Marocco span-devano

facilmente sotto la imperialeprotezionele dottrine arabo-

aristotelichedel padre,e contribuivano molto a far dare al giovine

imperatoreil nome di filosofo materialistaper V insegnamento del-l'

Intelletto universale in mezzo alle amorose canzoni e ai conviti

e al galantebrio della Cuba e della Zisa. Che la Corte Sicilianadi

fatti fosse slata benjB ammaestrata nella filosofiagreca ed araba di

que^tempi ilsappiamodallelodiche di Manfredi fece TegizianoGè-

mal-el-din.ambasciadore al re per partedel Sultano di EgittoBibars,

riferitenegliannali di Abulfeda; e si sa del libro EI-BiesàiIes Si-

kilia,ovvero QuesitiSicUiani,che Ibn-Sab'in scriveva verso il1246

da Ceuta" per rispostaalle tesi che P imperatoreFederico già a-

veva proposto ai filosofimusulmani di allora (I).Un secolo dopofioriva in Messina una scuola di dialettici

,co^ qualidisputavaper

lettere ilPetrarca, accusando le loro sottigliezzeall'amico Tom-maso

Caloria;e Nicola Bonetti pur messinese, professavauna Me-

thaphisica,chey anziché risentirsi della speculazionearaba ^ già era

piena dello spiritodelle scuole latine di Occidente;siccome alla

scuola tomista eziandio apparteneva quelFilippode Barberiis sira-cusano,

ilqualesullametà del quattrocentoscriveva tre librisulP/m-

morkUità delf anima, due stUla Provvidenza,ed altritre storicisugliinventori delle scienze e delle arti meccaniche.

Scolasticoparimente quanto il Bonetti e il De Barberiis fu Giu-liano

Falcigliadi Salemi autore di quattro libriDe setisu composito.De medio demonstrationis^De sophistarumregtUis,De terminis mo-

ralibus;e aristotelicopiù che sulla fine del einquecentonon era

condoUesul testo greco» e non arabico;ed aggiunge:• É certotlie qualcheopera di

Aristotile fu per ordine di Manfredi recata in latino, e non dall'arabico* ma dai

greco. Ne abbiamo la prova in an codice a penna della libreria di S. Croce in Fi-renze

citati»dal eh. Mehus, in cai .sicontiene V Etica di qael filosofo tradotta dal

greco da Bartolomeo di Messina: Incipitlibermagnorum Ethicorum Aristotelit tran"

status de greco in tatinum a MagistroBartholomeo de M essana in euria Illustrissimi

Manfrediserenissimi RegisCiciliaescieutiae amatorie de mandato suo ecc. Forse altre

opere ancora di Aristotile,che ai tempi di Federico non erano state tradotte fece

Manfredi recare in latino,e per render noto ilvalore e 1'erudizione de' suoi,

man-

dolle in dono ali*università di Parigi,usando perciòdella letterastessa,di cui usato

avea Federico ntill'inviare le altre ai professoriBolognesi.• V. Storia della tetterai.

Italiana,l.IY,lib.H pAg.130.Mod. 1774;e Renan, Averroès et VAverroisme,{ XIV,

p. 286. Par. «861.

H) V. Amari, Slor. de'Mnsutm. di SieUia. v. 1, Tavola Analit. p.XXXVIll.XLIX.

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180 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

ornai conceduto,r autore della Introduzione alla Logicadi Aristotile,

Barloloiueo Castellimessinese, della slessa scuola che Giovanni Bo-logna

palermitanoa)mpendiatore ùeW Arte dialetticache stam-pava

in f.ovanio nel 4550. Né altro che scolasticie aristotelici

5*idebban tenere il Lo Faso di Gaccamo, cui appartieneil li-bro

Perihermcnias,sive de Interpetratione(1549);il Calvo Solonia

di Avola autore di un altro libro sulla Introduzione di Porfirio ai

Predicamenti di Aristotile,e di una Apologiaper le esposizionidi

Aristotile (1575)avverso il Balduino già maestro del Lo Faso, e

logicoin quellaetà rinomato; ilCapra,nicosioto,il qualenel 1589

mandava fuori due Quesiti,Tuno De sede animae et mentis ad Ari-

stotelispraecspta, adversns Gnienum, T altro De Imtnot^talitateA-

nimae rationalis,justaprincipiaAristotelis,

adversus Epicnrum,

Lttcretinm,et Pythagoricos;ilBolani di Messina autore (ìeìVOpuslo-

gicum (Mess.1597);ilChiavelli,palermitano,illustratoredel terzo

libro de anima di Aristotile(1591),secondo che già innanzi aveva

fatto il Pizza di Chiaramonte, ilqualetrattava nel 1553 de divino

et humano ìntellectu,et de hominis sensu, ex Peripatheticis.Né è da

dimenticare P erudito Matteo Selvaggioche circa lametà del sec. XYI

esponeva in un'opera,che intitolavaLectura, i libridella Fisicadi

Aristotile.Veramente, lascolasticae PAristotelismo fra noi duraron

piùche nellealtrepartid'Italia,e quasiper tutto ilsecolo decimoset-

timo ci imbattiamo in opere filosoficheche odorano sempre si del-l'una

e si deir altro.Serafino Rotellamessinese,dopo ilTrimarcbi suo

concittadino autore di una summula o Introductiones ad Logicam

juxta Aristotelis et D. Thomae Aquinat,(lermanum sensum (1536),

raccoglievasulla metà di quelsecoloF/or^5 in AristotelisOrganum,Fructm honoris in IsagegenPorphiriiet universam AristotelisPhi-

losophiam(1652);Bonaventura Belletticaianese Dispntationesin Or-ganum

Aristotelis,e in librum de Anima (1639-1643-1660),e An-tonino

Botti palermitanoaltre disputazioniin AristotelisLogicam,

Philosophiamnaturalem et Methaphysicam(t.IH. 1671).Che anzi

non mancarono in Sicilialullisti.tomisti,e scotisli(1):un p. Vittorio

da Palermo cappuccinodiede una Declaratio dilucida in Artem Ray-mundi Lulli (I636J;e Raffaele Bonerba di Agira, dopo PEncftfrt-

dion Scoticum di Gaspare Sgliemma palermitanoin Organum logi-

cum Aristotelis (Pan. 1648),e il libro di Illuminato Oddo, collesa-

(1) Fu pure lullista,e compose eziandio una sua Arie Magna un lai Triolo da Tra-

pini, siccome riferisceV. Nobile nel suo Tesoro Nascosto 23.

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DELLA HLOSOFIA IN SIGIUA Idi

nese, Logicaperipateticaod mentem Scoti,qua subtilissimidoctrina

declartHur (Pan.1661),tentava la loro conciKazione con Peperà To-

tius PhUosophiaenatiiralis dispositiones,in quibus omnes inter D.

Thomam et Scotum controversiae principalescum doctrina card,

jEgidiiiUustrantur (t.II. Pan. 1671).Solo inchinevole a Platone fa

allora un Raimondo del Pozzo, che scrisse in latinoun libroDe ani-ma,

e una Sylvavariarutn Quaestionnm (1664-1667),e in volgare

il Circolo tusculano,ove si trattano alcune proposizioniplatonichedd Timeo, e si aggiungela scuola Aristoteiica con le sette dei filo*

soft(Mess. 1656); e dalla filosofiasperimentalesi mostrò colti-vatore

pur quasi solo Simone Rao Requesens palermitanoe Ve-scovo

di Patti,autore di Letlioni filosofichesopra varie materie,par^ticolarmenle sopra Galileo Galilei,non però pubblicate,e quindinon

a noi pervenute (I).E potremmo eziandio aggiungerealtriinsegna-tori fra noi di filosofìascolasticadi queltempo, come, il Bruni cbe

dava un libro Logicaliumdisputationum(Pan.16'4l);AgostinoSpinooautore delleQuaestionesphilosophicaead Logicamspectantes(1861);il

Castiglionepelsuo Cursus Philosophiais(1691);ilGiattino per la sua

Logicae per la versione intrapresa,ma non potuta compiere,di

tutte le opere di Aristotile(1651);ilVita per l'operaDe objectoLogi-eoe (1670);ilCordici,ericino,cui siallribuiscouoda Luca WaddingotaluniCommentari suUa Logicadi Aristotile-,ed altrinon pochi.Né è da

scordare che le opere di questisicilianinon solamente erano stampate

in Sicilia,ma eziandio fuori,a Napoli,a Roma, a Padova,a Venezia,a

Milano, a Genova, a Parigi,a Barcellona. Onde in Roma e in Parigi,e giàprimaa Goa,sipubblicavanoeziandio glistudiorientalidi Pro-spero

Intercetta da Piazza,e di Nicolò Longobardo pur sicilianie

tutti e due gesuiti;cioè il Confudus Sinarum Philosophus sive

Scientia sinensis latine exposita,(IGG7-1687),delPIntorcetta,lapiùantica di tutte le opere intorno alla Filosofiacinese (2); e P altro

libro De Confucioejusquedoctrinaoltre quellodeW anima e sue fa-coltà,

scritto in cinese, del Longobardo (15t"5-1655),coetaneo di

Giordano Ansalone di Sanlostefano,morto in Cina nel 1634,da cui

r Europa aveva avuto le notizieDe Idolis,sectis,et superstitionibus

Sinensium, cum eorum confutatione.

Pare i nostri Siciliani,essere statipiù cbe altrove,se ne eccettui

(1)V. MoNGiTORE, Biblioiheea Sieulatt. II pag. 231-33.

(2)V. il nostro scrino DegliserilloriSicilianiomessi nella Storia della letteratura

Latina di Cesare Cantù, nella rivista La Sicilia,unno I n. 2» Pai. 1865.

Page 188: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

Ì8% NUOVE EFFEMEiUDl SICIUANE

ADlonio Casserioo di Noto che nel secolo XV recava in Ialino i

libride Republicadi Platone ed altridialoghidello stesso filosofo,

dedicandoli a Re Alfonso,chiusi nel campo scolastico,mentre nelle

altre partidMtalia coglievanofama Giordano Bruno, Tommaso Cam-panella

,Galileo Galilei: e si deve a Gian Alfonso Sorelli e poial

Fardella e alCampaillaPentrata neir Isola della nuova filosofia,che

si disse Cartesiana e poi Leibniziana,

tutte e due scalzate dalla

scuola che pigliavanome dal Miceli e da Monreale, fermando un

indole propriadi filosofare,che piùche stranierasiaddimostrava di

abito e di tradizioniitaliana.

V. Di Giovanni

ILLUSTRAZIONEDI UN TRITTICO

mmm ma pmacotega coiunalb di teriinmierssc

Un IriUico in legno di cent. 21 — 16, che appartieneallaclasse

dei irillicipitturatio ecclesiastici,teslè acquistatodai deputatidella

bibliotecaLiriniana di Termini-Imerese,sotto la cui direzione mi-gliora

e cresce di numero la Pinacoteca comunale istituitacoi qua-dri

lasciatidal benemerito D. Antonino Gargottae Cocilovo,è il

tema di queste mie poche pagine;poichéesso mi sembra impor-tantesi per le credenze religiosedei cristiani di quei tempi,come

ancora per la storia della pitturain Sicilia(1).Il protagonistadi questo pregevoledipintoè laMadonna col bam-bino

in braccio,a cui fan corteggioangioli, apostoli^ e santi ve-scovi

e dottori della chiesa greca, i qualico' loro scrittisostennero

la divina maternità di Maria^e la consustanzialità del Figliodi Dio

col suo Divin Padre,contro l'eresiedegliAriani e Nestoriani.Per-ciocché

Ario atessandrinoverso l'anno 315 o 321 non potendootte-nere

il vescovato*di Alessandria giuròvendicarsi del vescovo Ales-sandro

eletto a succedere in quellachiesa al morto vescovo A-

cliilie.Né potendotoccarlo nei costumi,lo accusò di sabeUianismo

sul mistero dellaTrinità;punto non temendo di asserire che il Verbo

(I) 11 Irìuico fp portatoal barone K. Jannelli,ilquale,conoscendone l'importHnza

lo fece acquistareper la Pinacoteca comunale di Termi ni-Imerese.

Page 189: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

ILLUSTRAZIONE DI UN TRITTICO i83

non era né etemo né egualeal Padre,

ma che non era se non se

una creatura tratta dal niefile.

Quesla eresia fa condannata nel Concilio Niceno,che è ilprimoConcilio Ecumenico, tenuto Panno 325 sotto ilponteficatodi San

Silvestro,regnando T imperatoreCostantino. Durò questo Concilio

dal 19 giugno ai 25 agosto; v'intervennero 318 vescovi;S. Silve-stro

vi mandò come suoi legatiVito e Vincenzo pretidellachiesa

romana, e come presidentedel Concilio Osio vescovo di Cordova;

pure volle assisterviV imperatoreCostantino,benché allora fosse

semplicecatecumeno. Nel suddetto Concilio Niceno fu definita la

fede dellaconsustanzialità del Figliodi Dio colsuo Divin Padre. Vi

fu fatto un simbolo nel qualeentrò il vocabolo consustanzialeyche

diventò in seguitodistintivodi cattolicità.Quel simbolo chiamasi an-cora

il simbolo di Nicea.

Nestorio,patriarcadi Costantinopoli,fu elevato a quellasede

Tanno 428. Combattè da prima con molto zelo luttiglieretici,

specialmentegliAriani,i Hacedoniani ed i Novaziani. Quando Ala*

nasio,prete di Antiochia,che seco avea condotto in Costantinopoli,osò un giorno predicareche la Beata Verginenon dovea chiamarsi

Madre di Dio,Nestorio invece di biasimare quel temerario T onorò

pubblicamente, e sostenne che come eranvi due nature in Gesù

Crisio,cosi eranvi pure due persone, la divina e T umana,

e per

conseguenza due figli,V uno Dio e l'altrouomo; dal che proveniva

non doversi Maria chiamare Madre di Dio (Theotocos),ma soltanto

Madre di Cristo (Chrislotocos).Egliaggiungeva che Cristo era u-

nito al Verbo non già di anione iposlatica,ma di una unione di

abitazione del Verbo nella umanità, come in un tempio, e per so-cietà,

per comunicazione di potenza, di benevolenza, di dignità.Se-condo

Nestorio ed i nestoriani il Verbo figHoiliDio non si è fatto

uomo assumendo V umana natura dalla Beata Vergine;ma è discesa

suir uomo nato da lei:Essa ha partoritoil tempio di Dio, non co-lui

che abita nel tempio.

S. Cirillodi Alessandria combattè questierrori con diverse opere

indirizzateall'imperatoreTeodosio ilgiovane,a Pulcheria,e ad Eu-

dossia sorelledi questo principe.Ne scrisse anche al Papa S. Cele-stino

,il qualecondannò i detti errori in un Concilio tenuto in

Roma nel 430. L'anno seguente poi fu radunato ilConcilio gene-rale

di Efeso,il qualecondannò anco Nestorio e lo depose (1).

(i)EslraUo dal Dizionario Universale delle scienze ecclesiastiche di Giraud e Ri-chard

Page 190: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

184 NOOVE EFFEMERIDI SIGILUNB

Ho credalo indispensabilepremettere questipochicenni salPe-

resie delle diverse sette condannate dai Concili,1 qualidiffiniiiva-

mente stabilironola divina maternità di Maria; che forma ilcon-cetto

religiosodel trittico in parola,le di cui figurecon greche i-

scrizionisegnate ora mi proveròa passare in rassegna (0-

Esternamente

Nell'impostadestra : Un S. Cristoforo di figuracolossalecon te-sta

di agnello,

vestito da guerrierocon lungo bastone in mano,

che passa un fiume portandosulla spalladestra Gesù Bambino che

colla sinistra mano carezza quellatesta di agnello,e coiraltra lo

benedice;a destra del Bambino, vestito di tunica,vi sono i mono-grammi

(iQxc )^^^ Cristo.

In questa figura,seguendo Pantica tradizione,che Cristoforo,sol-dato

di professionema uomo di perversicostumi ,fu poi conver-tito

a santa vita da Gesù Cristo;vollel'artistaesprimereilcangia-mento

morale col figurarlodi corpo colossaleda guerrierocon un

capo di mansueto agnello alludendo cosi alla metamorfosi dì lupoin agnello.

Questa figurapoi probabilmentevi fu posta nelPestremo del trit-tico

perchè si attribuiva comunemente a questo santo la potenza

di liberareda morte repentinacoloro che in quelgiorno ne aveano

veduto Timagine: per la qualcosa si vede spesso dipintoin di-verse

scale di case di abitazione,o nelle porte esterne delle chiese.

Sopra la delta imposta: Un mezzo busto di S. Niccolò,lacui ve-nerazione

era molto diffusa massimamente in oriente.

Neir imposta sinistra : Un mezzo busto di S. Atanasio Alessan-drino,

uno de**quattro principalidottori della Chiesa Greca.

Più sotto ivi : Un mezzo busto di S. Melezio vescovo di Antio-chia,

detto il grande, nato in Melitene nel secolo lY, ilqualecolla

sua dottrina sostenne la divinità del Verbo in faccia allasetta de-gli

Ariani,che glifecero soffrire persecuzionied esilii.La sua fede

però stette salda a fante prove, e restituitoalla sua sede dalP im-peratore

Graziano,assistèal concilio di Costantinopoli.I Greci in

•conseguenza dellasua santa vita metteanlo a paro dei più illustri

padridella loro Chiesa.

(1)Le iscrizionigrecheTurono tetleed interpretateda* chiaiissimi canonici Pietro

^nfilippoed AgostinoGiufiTrtCaruso.

Page 192: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

186 NUOVE EFFEMERIDI SIGIUANE

bro. Dolla iscrizionesirileva essere glialtridottoriprincipalidella

Chiesa Greca;cioè S. Giovanni Crisostomo,S. GregorioNazianzeno,

e S. BasilioMagno.

Sulla testa dellaMadonna corrispondeuna corona, che, chiuso il

trittico,resta nel centro superioreesterno.

A destra dell'imposta interna : Due mezze figure,cioè una di

un vecchio con lunga barba bianca,che porta un cappellinorosso,e r altra di donna, sottostantiad un angeloin intera figura,in palu-damento,

che colla destra benedice e colla sinistraloro offre un

giglio.Dalle iscrizionilateralichiaro si scorge, che esse sono S.

Zaccheria e S. Elisabetta,genitoridi S. Giovanni il precursore.

Sotto vi è S. Giorgioa cavallo che uccide il dragone (come^loconrernia la iscrizione).

Nell'altraimposta interna sono due mezze figurerappresentanti

S. Gioacchino e S. Anna, che da Maria a loro soprastantedi mezza

la persona, e in alto lo SpiritoSanto, alzata dal seggio,

sono be-nedetti

allalatina.Sulla figuradi Maria vi è scritto : Ammirevole

nel seno Madre di Dio,

Sotto le dette figurevi è replicatala figuraequestredel S. Gior-gio,

che uccide ilcapo de' saraceni con P iscrizioneafios amhzeox,

che significasanto benevolo,propizio,etc.

Il S. Giorgio è un'introduzione di piadevozione che aveano i

seguacidella chiesa greca verso quelsanto, ma che replicatonel-r altro lato in atto di uccidere ilcapo de' saraceni coli'addiettivo

benevolo,pare che alluda alladi lui apparizionenella famosa bat-taglia

di Corame, data dal conte Ruggierol'anno 1063, nellaqualedice il Malalerra (1) • che Seiione venuto fuori dallacittàcon tren-

• laseimilitivolse in fuga trentamila saraceni. Sopraggiuntepoi il

• conte stesso con cento militi,stava in pendentese doveva atlac-

" car battagliacoi saraceni,malgradola grande sproporzionedel

• numero. Ursello di Baliol lo minacciò di non volerlomai più ac-

" compagnare, se schivava di venire alle mani coi nemici. L' eser-

i cito normanno si mosse. Fu visto allora uscir dallafilae correre

? ilprimo sopra i nemici,un ignotocavaliere,coperto di armi lu-

? centissime,sopra bianco cavallo,avente in mano un bianco ves-

« siilo,con sopra una croce. Tutti conobbero esser quelloS. Gior-

• gio,il quale,vescovo e patriarcadi Alessandria in vila,era già

• divenuto dopo morte cavaliere,e patrono di cavalieri.»

Dall'introduzione del S. Giorgioche uccide il capo de' saraceni,,

e dal rosso manto della Madonna,colore caratteristico del manto

(l)Palmerì S*3inma p. iO. V. li. Pai. i837.

Page 193: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

ILLUSTRAZIONE DI UN TRITTICO 187

di quellaimagine apparsa sulla porta di mezzogiorno di Palermo

al conte Ruggiero,allorctiòassediava quellacittà,di cui s'impadronì

poco dopo sottomettendo i saraceni Tanno 1071 ; e dal carattere

artistico di queldipinto,io la credo opera del XII secolo;negliul-timi

anni del qualesi estinse colla imperatriceCostanza la dinastia

normanna (1).Greche sono le iscrizioni,e sullo stampo di quelleimagini pit-turate

dai grecibizantini è la Madonna col bambino, ma neir altre

figureche fan corona aliagran Madre di Dio vi si scorge altro mo-vimento

e varietà che fan credere probabilissimoesser lavoro

di sicilianopennello, poichésin dal principiodel cristianesimo

quegliartistiesercitavano la loro arte,

la quale maggiormente

crebbe in vigoreneir ottavo secolo colla rappresentazionedelle i-

magini sacre in onta alla eresia degliiconoclasti,che in altreparti

erano riusciti a distruggeretutte le sacre figure.Ma i sicilianiga-gliardamente

combattendo quellasetta, tennero immune da quella

barbarica devastazione tutta Pisola; ove la maggior parte dei cri-stiani

si componeva di grecidi nazione,e di sicilianiappartenenti

alla chiesa greca.

Il disegno delle figureé alquantosecco ma i contorni sono fran-camente

eseguiti;ilcolore trasparentee brillantemi sombra dato

a tempra mista, o più probabilmenteair encausto,maniera di di-pingere

con colori misti alla cera,usata dagliantichi greci e ro-mani

,e che si crede fosse stata sempre vigentein Siciliaanche

dopo il decadimento delle arti,

e durata sino al secolo XY come

lo conferma ilfamoso quadrodel trionfo della Morte dipintoairen-causto

da Antonio Crescenzio su di una paretedell'atrio dell'ospe-dale

di Palermo (2).

E finalmente sembrami opportuno avvertire,che tutte le ligure

ed i panneggiamentisono graflSliprima della doratura generale,e

quindicontornati a nero ; il nudo è preparato con colore bruno

chiaro,e contornato collo stesso colore alquantopiù scuro; però i

sopracigli,le palpebre,e gliorchi sono in nero; colori trasparenti

velano i pannisulle pieghe già disegnate; e le mezze tinte ed i

lumi delle carni sono dati a tocciù risolutie di molto corpo che

fan contrasto su quellama"sa preparata con colore bruno (3).

Ignazio De Michele:

(ì) Ab. Gravina. Sopra un'antica iinaginep. 9. Fai. 1855, Lao.

(2" Di Marzo. Storia delle belle arti in Sicilia p. 120, V. III.

(3)Una Madonna col bambiTio sopra tavola con fondo dorato e con anreole scol-pilenel fondo di cent. 51—39, coli'istesso artifiziodi colori

,e sullo stesso fìpci

ieratico si conserva nella mia raccolta di quadri.

Page 194: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

STELLA E KlUPERLI

(Continuaz. e fine vedi voi. Il,disp. UI)

Costai entrato cinqaenne nel 1S82 nel collegiodel Serraglio,ove

compi i sQoi studii,

come è ricordato di sopra, nel 1607 era già

venticinquenne,e per la sua dottrina,coraggioe virtù d^ogni ma-niera,

era divenuto uno de^ personaggi più rispettalideir impero.É probabileche il favore della sorellaabbia contribuito a farlo co-noscere

,e a' primi suoi voli ; non appena ebbe a£9dati de' co-mandi

militari,

e potè svolgerei suoi pensierinel Divano con la

qualitàdi Pascià,

sali a tal grado di pubblicaestimazione,da a-

cquistarela pienezzadella grazia del principe,del mufli, del cai-

macan o governatore di Costantinopoli,e de^varii ministri.

Quest'umile schiavo,dichiaralo tale uomo di Stato di cui non han

pari i cristiani,e che meritò di esser paragonato a Sullyper Tarle

di governare ,e per integritàe giustizia

,avea assunto il nome

di Mélìémet Kiuperli.Di lui scrivono tuttiglistorici musulmani,

con leggieriequivoci cronologici,talché seguendoli,io farò ritratto

del suo merito insigne.La di luidiscendenza mantenne ilcognome

del grande da cui nacque, e V ultimo di essi Numan Kiuperliebbe

la gloriadi ottenere le lodi dello stesso Voltaire.

Héhémet Kiuperlifu elevalo al grado di Pascià di Damasco da

Amnratte, e di Visir Arem da Maometto IV alPetà di 70 anni nel

1647. Vigoroso sino alPestrema vecchiezza,^'ingegno pronto, vi-vace

,fecondo

,consumalo nella difficilearte di reggere i popoli

,

accrebbe di molto la potenza delP impero.Conlemperando la man-suetudine

con ilrigore,dice Lorenzo Crasso (I),ilgrande Kiuperli

seppe tenere a freno un popolo, che solo può imbrigliarsicon i

gaslighidi sangue. Allora il trono di Maometto IV corse pericolodì essere rovesciato,ma il braccio di Kiuperlilo sostenne, conso-lidò

e dispersei suoi nemici.

Orcano pasciàdi Aleppo tenlò elevare air impero Solimano,

nato segretamente da Amu ralle e da Racima sulle frontiere della

Persia,

mentre costui guerreggiava contro i persiani,

e tenuto

(l)Elogide' Cajpiiauiillitsiri.Venezia 1683, p. 351.

Page 195: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

STELLA E KIOPERLI 189

sempre celalo da Kacima per timoce che Paraki sultana non lo a-

Tesse fatto morire. Orcano sollevòluttaPAsia,e vicino a Smirne nei

campi di Trocaksga,

assalì Kiuperli,che comandava un esercito

di 80,000 combattenti. In quellamemorabile battaglia,KiuperliTe"

prediglidi valore;ma, senza sua colpa,fu disfatto,e perdetteperfino Tartiglieriae i bagagli.Quella rotta imprevistaavrebbe disa-nimato

qualsiasicapitano;ma Kiuperlinon cesse a^ colpidell'av-versa

fortuna. Addatosi che Orcano invece di raccoglierei fruiti

della vittoria,temporeggiavaoziando,Kiuperlisimulò voler patteg-giare

seco luì,iniziòi trattaliper mezzo di ambascerie,e per trarlo

allelungheproponea condizioni difficiliad essere accette. Cosi per

mezzo di continui progettie rifluiida questa parte e da quella,il Visir Arem ebbe comodo e tempo di radunare un esercito più

forte del primo.Chiamò da CostantinopoliilfanciulloMaometto lY,

e lo pose alla testa delPesercito; non giàper dirigerloo coman-darlo,

ma bensì perch*era persuaso che i ribellicorrotli dallede-lizie

e dalle prede,sorpresie assaliliairimprevista, impauritida

nuovo formidabile esercito,e colpitigiustamente dal ribrezzo di

impugnare le armi contro la persona del loro legittimosovrano,non avendo coraggiodi venire alle mani, si fossero o sbandati

,o

ritrattialle di lui bandiere,abbandonando quelledi Orcano. Tanta

antiveggenza,sortì feliceeffetto;lafortuna ottomana fu pienamente

ristoratae accrebbesi la gloriadel gran capitano.Non appena Or-cano

ebbe certezza che Maometto lY in persona sostenuto da un

novello esercito più gagliardodel primo, comandalo da Kiuperli,veniva ad assalirlo,fu colpitoda sgomento, e ì suoi soldatigli

niegaronoubbidienza. Moslravasi pronto ad accettare i palliante-cedentemente

propostida Kiuperliper finta di pace, ma costui lo

sorprese improvvisamente,lo ebbe in potere insieme a Solimano,

e li fece strangolareambedue. In cosi fallo modo Kiuperliassociò

il vacillante diadema sul capo del suo monarca, ilqualedalla so-rella

Siella era amalo come propriodi lei figlio(1).Un altro importanteservizio rese Kiuperliair impero dopo que-sto

fatto;i giannizzerisi ammutinarono, e, prese learmi, tentarono

deporreilprincipe;ma il Yisir li ritornò alla pristinaubbidienza

con pubblicoplausoe maraviglia(2).Se eglifu grande in vita,non lo fu meno in morte: per innalzare

(i)Crasso»ivi.

(ì) Grassi,l. 1. p. 420. SiUosiri1. e.

12

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190 ìNuove effemeridi siciliane

ilfiglioAchniel al visirato,usò tale astuzia,da rimaoerne memo-rabile

ricordanza negliannali ottomani. È leggeinvariabiledi quel-r impero che niun figlioo nipotedel monarca, anche per parte di

donna possa succeder alle cariche del padre.Ciò non ostante Mé-

hémet Kiuperliruppe questuso durissimo,introducendo un esem-pio

di unica eccezione in questaleggenon prima,né dopo mai vio-lata.

Suo figlioAclimet era uomo di estraordinario merito,

aveva

aiutato efficacemente il padrea debellare Orcano, e perciòben de-gno

di ottenere ilvisirato. Kiuperliconsumato daglianni e dalle

memorande imprese,ammalossi;e conoscendo essere omai giuntar ultima sua ora, chiamò immediatamente ilfiglio,gliaffidò ilde-posito

de' segretipiù gravidello Stato con V ordine espresso di se-condare

la sua astuzia.Comprendevaeglibene che essa gliavrebbe

potuto produrreuna fine infelice;ma la brama di beneficare ilfi-glio,

e la certezza che per poco assai gliavrebbero potuto antici-

pare una morte vicina ed inevitabile,lo animarono e determinarono

a compierePardìtissimaimpresa.Finito ilsegretocolloquiocolfiglio,si pose a lettoe fece spargere la voce della sua malattia,che rattri-stò

lacapitale.L' imperatoreglimandò ilsuo medico, che trovò mo-ribondo

ilvisir,e subilo dopo gl'invioi membri del Divano per

riprendersiilgran suggellodell'impero.Ma il vecchio finse di aver

perdutola parolae V intelligenza,e cosi dopo pochigiornispiravail 19 ottobre dell'anno 1633, di oltantasei anni. Achmet suo figliosi recò tantosto dal monarca

,nelle di cui mani depose ilsuggella

imperiale,e una letteradei morto padrenella qualegh dicea che

il suo figlioAchmet era depositariode' segretidello Stato. L' im-peratore

,memore de' meriti e degliobblighiche lo legavanoa

Méhémet Kiuperli,

e al di costui figlioAchmet ,estimò prudente

di non far passare in altrisegretidi tanto rilievo,e creò quindiVi-sir

Arem ilgiovane Achmet Kiuperlidi 32 anni appena ,ma per

la praticaacquistatasotto il genitore,maturo, savio,prudente(I).Fu costui inoltrestrenuo capitanodi eserciti,e non solo fu celebre

per le vittorieriportateassieme al padre contro di Orcano, ma del

pariper quelleottenute da sé solo. Combattendo contro Venezia,

fu dapprimabattuto a Raab da Monlecuccoli;ed alloraeglipose o-

gni sua cura a conquistareT isoladi Candia. Morosini capitange-nerale

de' veneziani la difendeva per mare, e Mont-brun uffiziale

francese per terra;mercè il loro coraggioe di un rinforzodi (5in

(l)Crasso,toc.cii.

Page 197: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

STELLA E KIUPERLI 19i

7,000 uomini inviativida Luigi XIY, resistette due anni; ma final-mente

dovette arrendersi il 27 settembre 1669. Kiuperlientrò in

Candia per capitolazione,ed acquislossiuna gloriaimmortale. Vol-taire

dice che i turchi in queirassedio si mostrarono superioria'

(Tistianinella conoscenza dell'arte militare.

Gli storiciattribuiscono a questo Gran Visir ilprogettodella guerradi Candia intrapresae continuata con tanto accanimento a solo fine

di sterminare i giannizzeri(I).Dopo quest'impresaKiuperliassali

la Polonia,a cui tolse la Lucrania, la Podolia,la Volinia e concesse

la pace a prezzo di un annuo tributo di 20,000scudi. Altre guerre

intrapresecontro l'Ungheriae la Transilvania,cosicché eglifu ri-,

spettatoe temuto entro e fuori delP impero.

Come uomo di Stato,la storia registramolli fatti,che onorano

questo grand'uomo. Io ne narrerò qualchedunoa comprovare il

suo merito. Viaggiandoin Asia con l'imperatore,notò costui una

magnificacasa appartenente a un ricco armeno; era intorniata di

splendidigiardinie de' più vaghi ornamenti ; il Sultauo l'ammirò

dapprima,e poi volle entrarvi. Gliene furono dischiuse le porte, ne

percorse i verzieri,e i boschetti a cavallo,e" sempre piùincantatodellasua bellezza,volle visitarne gì'interni quartieri.La loro grazia

e nobiltà rispondevaal rimanente dell'edifizio.Richiesto l'armeno

quanto glicostasse,rispose4,000 piastre.Il Principetacque, e ri-messosi

a cavallo continuò il viaggio.Camminando, manifestò al Vi-sir

il desiderio di acquistarla,e ilsospetto che costasse al proprie-tariomolto di pilidi quanto avea dichiarato, e Qual motivo ha

potuto farlo,mentire? » aggiunse il Sultano. • il timore », rispose

Kiuperli,« che conosciute le sue ricchezze,non glivenisse imposta

una tassa maggiore di quellache paga. » • Ebbene, • disse il Prin-cipe,

• vorrei comprare questa casa, ma molto più del suo valore,

dovendo io dare V esempio della giustizia.Domani fate venire que-

st'uomo innanzi a me. » Allorché egligiunse,ilSultano lo richiese

se consentiva a vendere la casa pel prezzo dichiarato,e dietro la

di lui rispostaaffermativa,glifu enumerato il denaro. L'armeno

lo ricevea tremando a verga, desolato dallaperditaa cui soggiacea"

perché la casa glicostava molto di più.Allora il Sultano glidisse,

sempre consigliatodal savio Kiuperli: « Tu hai mentito sul valore

della tua proprietà,io potreiprofittaredella tua menzogna, ma il

Corano me lo vieta;devo seguirnei precelticome ogni altroero-

(1) Grassi,i. 1,p. 79.

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Ì\H NUOVE EFF£MERU)I SICILIANE

dente essendo io ilprimo giudicedell'impero.• Ciò dello glifece

quintuplicarela moneta.

Un ricco proprietariodi Gallipoliavendo avuto vivo desideriodi

comprare una casa vicina allasua, ne fece propostaalproprietarioche vi si negò costantemente. Speculòquindidi forzare ilsuo vi*

cino allarendita,con testimonii i qualideponesserocbe quel ne-gozio

era stato conchiuso,

e data e ricevuta la caparra. Cosi per-venne

a procurarsitre falsitestimonii,

e con essi si presentòal

giudicei che era di lui amico,richiedendoglidi obbligareil pro-prietario

a stipulareilcontratto di vendila. Ilgiudiceinterrogòquei

cittadino,di cui conosceva appienolaprobità,e costui negò di aver

consentito allavendita dellasua casa, e di averne ricevuto ilcaparro

e k) giurò sul Corano. 11 giudicealloraconcepìde' sospetti fece

chiamare illitigante,a cui manifestò le sue difficoltà,e costui come

amico del giudice,gliconfidò il vero, gliaggiunsei testimonii es-sere

falsi,che non volea frodarlo sul prezzo della casa, ma unica-mente

obbligarloa vendergliela,e diede al Cadi una borsa di 500

piastre,perchè glidesse la sentenza a favore. Costui finse di con-sentirvi,

fece chiamare il proprietariodella casa, interrogòV acqui-sitore

e i testimonii,che gnirarono il falso.E rivoltosial proprie-tario

glichiese se avesse de^ lestimoni in suo favore,ed essendo-gli

stato rispostodi non averne nessuno: « Ebbene, allordisse,ec-

cone cinquecento, che depongpno per voi. " Cosi detto mostrò il

sacco contenente le 500 piastreportategliper corromperlo.Di colpofece arrestare il litigantee i testimonii,ne die notizia a Kiuperli^ilqualed^accordò col Divano, ordinò la morte del corruttore, dei

testimonii e la confisca de' loro beni a favore del proprietario;e per

essere utilequest'esempio teiribilee memorando, la lesta de' col-pevoli

fu espostaalla porta della casa che avevano voluto rapirglicon tanta ingiustizia(i).

Questo Gran Visir movendo per laServia alla testa dell'esercito,

traversò un villaggioabitato da cristianigreci.Costoro non aveano

nò sacerdoti,né chiesa,perchè l'Ulema vietava esservi chiese nei

paesiove non ve ne fossero preesistitequando erano staticonqui-stati.Non ostante quest'uso,non scritto,ma religiosamenteseguito,

Kiuperliordinò di erigervìsiuna chiesa,e che vi si chiamasse un

prete greco per servirla.Alle critiche de' devoti,eglirispose,gliuomini abbisognaredi una religioneper non divenire malfattori

,

(I)Grassi t. I- p. 304, .305,306, 307. — Crasso p. 3Ò2.

Page 200: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

194 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

cesi (1),dopo aver regnalo 15 anni con pariprudenzae fortuna,

ma sopra tulio con somma equità(2).

Il di costui fratelloMaometto nel 1089 salial visirato,e ristabili

la potenza delF impero ottomano in Ungheria.Giunse di vittoria in

vittoria sino al Belgrado,

che prese d' assalto. Estese le sue armi

a Yalcowart, e attaccò quindigliaustriacipresso Sabankermea, e

li avrebbe disfatto,

se non lo avesse freddato una palladi can-none

(3).

Abdula Kiuperlifu Caimacan di Costantinopolisotto Maometto IV.

Questo Sultano s'era fatto odiare nel suo (ungoregno pel di lui

carattere duro e crudele;ma i consiglie il merito eminente del

suo Caimacan, mentre da un latolo temperavano, dalP altrone man-tenevano

ilprestigio.Egliritardò quanto potè la di costui depo-sizione,che avvenne nel 1087. Fu cliiamato al ministero da

Muslafà II nel 1703,

e mori benedetto e onorato da tutto ilpo-polo

(4).Numan Kiuperlielevato a gran Visir da Achmet III

^annunziò

sin da' primiatti della sua amministrazione cif egliavrebbe seguitole tracce de' quattrogran Visir Kiuperli

,da cui discendeva ; ma

ebbe la disgraziadi essere chiamalo a governare sotto un principe,

che negligevai suoi doveri,la sua gloriae V interesse dell'impero.La rigidaprobitàdi questo Visir

,disse Voltaire

,fu la sola causa

della sua caduta. Difattisotto ilregno d' Aclimet molti abusi si erano

introdotti; il di lui predecessorenon pagava i giannizzeridal te-soro

nazionale,ma dal denaro ottenuto con estorsioni arbitrarie.Kiu-perli,

appena entrato al ministero,li pagò dal tesoro,com' era de-bito;

ma Achmet, che amava ad accumular metallo,ne lo rimpro-verò,

dicendogliche il Visir preferival'utilede' sudditi a quellodell'imperatore;e gliaggiunse:t U tuo predecessoreChorluli sapea

ben trovare altrimezzi per pagare le mie truppe, t II gran Visir

rispose:t Se egliavea l'arte di arricchire l'Altezza tua con le sue

rapine,è questa un' arte che io mi gloriod'ignorare(5).l^opodue

mesi di ministero eglifu destituito;la virtù e l'integritànon po-

teano convenire a un cattivo principe.Ma die avvenne all'uno e

(1)Dictionnairc des hommes illustres.Paris 1789.

(2) Grassi t. 2, p. 2i5, 16, 17.

(3) Diclionnaire 1. e. -Grassi l. 1 pag. 421.

(4)Ivi l. 2 p. 257.

(5)Storiadi Carlo XII,lib.V, p, i77. Venezia 1810, e Grassi t. 2 p. 244.

Page 201: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

STELLA B KIUPERLl 195

airaltro? Il ministro passòla sua vita in una dolce tranquillitànel-

Pisola di Negropontee circondato d^amici,e ilSultano disprezzalofu depostoe fini i suoi giorninel fondo di un carcere. Egli sa-rebbe

rimasto sul trono senza dubbio,

se avesse avuto de^ mi-nistri

pari a Kiuperli:Achmet deponendolo, nominò in sua vece

a BaltagiMaometto Pascià di Siria,antico taglialegna del ser-raglio.

Chiudo quest'articolo con le paroledi Lorenzo Crasso,

e Alfio

Grassi;il primo dice: e Questa famigliaKiuperli, eh' esiste ancora

fra'turchi,è presso de' medesimi veneranda appunto per li molti

meriti di questisuoi antenati,che hanno lasciatomemorie illustri

in pace ed in guerra. E tra i molti privilegiie distinzioni di cui

gode in queirimpero, ha ancor questa, cioè che dovendo qualcunodi essa esser punitodi morte, non glisi può troncare la testa,ma

a guisadella famigliaimperiale,il di cui sangue è proibitodi span*

dorsi,deve essere strozzato (1).• E ilsecondo: « I-o ripelo,è que-sto

r unico esempio negliannali turchi,di cinque individui ( e a-

vrebbe potuto dir sei)discendenti della stessa famiglia,elevatialle

prime dignitàdell'impero Ci).»

LiONARDO Vigo.

(1) L. e.

(2)Ivi t. 2. p. Mi.

Page 202: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

CANTI POPOLARI SICILIANI

E SCANDINAVI (1)

Quando nelle lunghe sere d'inverno si sta in discorso con una

donna pienad' ingegno e di sentimento, ognuno avrà sentito un

soffio d'un mondo ideale che solleva l'anima ed alza la volontà

verso gliatti generosi;ma quando nellaprimavera pur si sveglianole selve, allora si reca il desiderio di fuggirefuori nellecampagne

per ischerzare sui cader del sole collevillanellee per immergersinel

bagno deir intatta natura. Ogni disputaletterariasi dimentica men-tre

che l'anima si rallegrad'ascoltare i canti che dalle vigne e

dalle case risonano nella tranquillaaria. Non c'è per tutt'ilmondo

capanna cosi infelice,dove il canto sarà passatocon testa china;do-vunque

trova un suo nido,

ma l'indole dei canti varia secondo

quelladifferente natura, nella qualeconsiste la diversitàdei popoli.La poesiaItaliananel suo stile e nella sua forma resterà sempre

più 0 meno classica.L' opposizioneprofondafra anima e materia

della poesianordica,la ferocia e l'inclinazione al misterioso,

che

significail romanticismo, sia che parliin Byron od in Goethe,non

mai s' unirà coli'indole meridionale. Ancora è lo stesso Sole dell'an-tichità,

che splendesulla Grecia e sull'Italia;glistessi monti mi-

ransi nel mare Mediterraneo ; la stessa natura crea lo stesso po-polo,

e se anche il panteismoGreco e l'ideaantica del fatoè cam-biata

colla coscienza d'una provvidenzae d'una riconciliazioneetica,

nulladimeno l'indole antica parla sempre nel modo di sentire

e d' immaginare degl'Italiani.Dove ilcielo per lo più è continua-mente

sereno, dove la pioggiae la neve paionoun'ingiuriadellana-tura

,che viene a disturbare la felicitàcome un ospite spiacevole

che agghiacciauna festadi nozze, l'uomo intende la disgraziacome

una ingiustiziafattaglidalla fortuna,e perciònon vuole rassegnarsi

ma lamenta,grida e cerca vendetta;da ciò provienenei suoi canti

quellagioiainfinita nella felicitàe queirodio e quelladisperazione

violenta nell'avversità.

(1 Siamo lietidi pubblicareil presente articoloche riguardatanto da vicino le

cose -nostre. Autore di esso è il Dottor Martin Schneckloth,dotto poeU danese, il

quale,venuto Ja Copenaghen per istudiare la linguae la letteratura italiana,dopo

aver visitate varie città d* Italia,si è fermato alcun tempo qui in Palermo.

%

Page 203: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

GANTI POPOLARI S1CILÌANI,£€. 197

L' uomo nordico,tradito nell amore

,si alloataoa superbodalla

fanciulla,chiude in sé ladogliae diventa malinconico e tristecome

r oscure sue selve d' abeti. Il meridionale in contrario impallidisce,

delira,si vendica e poi ride ed ama un'altra volta.

Non è senza interesse osservare, che Freia,ladea d' amore nella

mitologiaScandinava,fu tradita da suo marito. Quellapoi sul suo

carro camminava di paese in paese frapopoliincognitiper trovarlo,

piangendolacrime di oro, ma non lo trovò mai.

Là io trovo ilsimbolo delP amore,quelloche non cerca ven-detta,

che languiscee resta sempre fedeleal suo primo sentimento,

succhiando come da un fiore Tunica rimembranza della sua vita.Ho

veduto nella Danimarca una villanellasedotta di rara bellezza,che

diventò mezzo matta dal piangere,e che mai non parlava,altroche

per domandare dellospesso a sua madre: dimmi, dimmi,mamma mia,

quando torna lamia luce? Tutto aveva perduto,ma la speranza non

poteva lasciaremai. É lo stesso tipoche la Margherita in Faust.

Nella preghieradi Margherita,dopo che ella ha portatoi fiori alla

Madonna, poesìad'una semplicitàinestimabile,si manifesta lastessa

mesta rassegnazione,che non portaneanche un pensierodi maTodio

al seduttore,e che é ricca di poesiae di dolore latente,ma tanto

diversa dall'indole meridionale.

Due canzoni basteranno per significarela differenza.

La villanaDanese canta:

Ed io Sabato a sera

Solettamente assisa,io T aspettai.Il cor diceami: Spera;

Verrà, ch'ei tei promise.E sospirai.

Ma non venisti a met

Coir alba di Domenica

Sorsi,ed i miei capelliravviai:

Corsi in chiesa sollecita

E al camposanto;e allor per te pregai.

Ma non venisti a me!

E non venisti in chiesa

Neppur quelgiorno.E in chiesa non entrasti,

Perchè altra donna hai resa

Dell'amor tuo (elice,e me (scordasti.

Ahi, non venisti a me I

Page 204: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

198 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

E raccoglierle rose

Volevo ove non cresce alcun rosajo:

E le luci amorose

Lassa ! cercai dove P amor non è.

Ahi, non venisli a me! (I)

In confronto a questo canto metterò un^ ottava della raccolta di

Pitrè:

'Nna liprofunniprufunnatigruttiLa stissa terra chianciri vurria;

Chianci lu mari cu lipiscitutti,

Li stiddi cu lu celu 'n cumpagnia;

Chianci lu Reni cu tutta la Curti;

Chianci lu Turcu e tutta la Turchìa;

Ed ora amici mei, chiancititutti,

Cà la me bedda abbannunau a mia (2).

Vedi la disperazionee vedi la rassegnazione.Il Siciliano ha bi-sogno

di chiamare lutto Puniverso per isdegnarePamante perOda,

per compiangerela sua sfortuna;la Danese si racchiude sola colla

dolorosa rimembranza, s'innamora del suo dolore,dellapoesiadelle

lagrime,diventando fra mezzo agliuomini una monica muta,la

quale,come la mogliedel re Olaf Tryggavason dopo il combatti*

mento di Svolder,mangiando soltanto un pomo al giorno,

cerca

in cieloquellasperanza, che fu schiacciatain terra.

E giuntala rassegnazione,che mai può entrare nel cuore Sicilia-no?

Può dimenticarepuò scordare,ma non mai rassegnarsi.La pas-sione

,la sente nel momento più forte che ognun altro

,la sente

sin al morire^ ma la burrasca passa ed il mare resta limpidoe fre-sco

come prima.

La giovane Siciliana,abbandonata dalP amante suo, non piangesin che i capellidiventano bianchi e gliocchi si chiudono. Il sole

Sicilianoride e la sua fanciullanon può piangeresempre; il cielo

nordico piange,e la sua figlianon sa ridere.

Cosi nel piantocome nel riso il canto popolaretrova la sua poe-sia,

cammina avanti come un dio,ora ridente,ora triste,secondo

ilpaese che passa. Intanto non sarà bisogno ricordare,che Pidea,

(4) L'Autore ebbe questa elegantee fedele versione poeticadalla gentilezzadel

prof.Carmelo Pardi,cui la diede in prosa.

(2) Canti popolarisieilianiraccolii ed illuslraii,voi. I, pag. 342. Palermo, Pe-

done-Lauriel 1870.

Page 205: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

GANTI POPOLARI SICILIANI, EC. 199

che conforma il comune umano, resta sempre superiorealle diffe-

renze.

Certamente non è Io stesso fiore,quello,che fiorisce sulla lava

dell'Etna o l'altroche cresce sotto l'auroraboreale;ma qualunquean-dasse

in Scandinavia per trovare in ogni giovane una Freia pian-genteed una Margherita lamentosa commetterebbe lo slesso er-rore

come certi settentrionali,arrivati in Italia,che si sentono il-lusi

di non trovare in ogni ragazza una baccante,che canta e balla

sui monti con uno strumento alla mano.

Ciò che è comune per ogni forma di canti popolariè quelrap-presentar

l'uomoreale come esiste in carne ed ossa, quellimitarsi

allarealtà,riguardandoogni fatto come speciale,mentre che lapoe-sia

dell'arte raccogliei fattispecialiin categorie,introduce l'idea

e rappresental'uomo nella lotta fra la coscienza eterna e le pas-sioni

temporali;non cerca l'uomo nella realtà se non che per per-fezionare

il carattere nella sua corrispondenteidea,cioè,per tro-varne

il lipo.^

Nella poesiapopolaredegliScandinavi si distinguonotre epoche,

principiandodal tempo mitologico,che fuori delle molte saghe e-

roiche ci ha lascialole due Eddo, monumenti stupendid'una fan-tasia,

che nello stesso tempo può essere anzi selvaggiae rozza, co-me

può essere sublime e graziosa,d'un pensiero,che abbraccia

l'intimo segreto dell'animo,d'un popolo,che brancolando fra le

urne dei morti, ha trovato T ampia e chiara idea dell'immortalità

e del giudizioeterno, della resurrezione della carne e dopo la ca-duta

del iJtondod'un solo Dio, chiamato il padre di tutto.

L'Edda antica fu raccoltanel 1090,l'Edda posterioreun secolo e

mezzo dopo.Nel secolo mille trecento ilSaxo Gramalicus nella sua storia di

Danimarca raccolse molti canti del popolo;intanto traducendoli in

latino ne ha toltol'odore.

La meglio parte dei canti del medio-evo dobbiamo alle signo-rine

nobili,che si divertirono di raccoglierecanti e ballatein grande

numero sulla vita cavalleresca,sui duelli,i fattid'amore e le con-troversie

fra le famiglienobili.Questa è la fonte,donde il re dei

poetiScandinavi Adam Oehlenschlaegerha cavalo il motivo della

sua tragedia" Ael et Yalborg,

• poesia,che lottain bellezzacollo

stesso Romeo di Shakspeare.Il cavaliereAel torna da Roma, dove

ha cercato la dispensaper poler sposare la sua cugina Yalborg;ma mentre che egliè stato assente il giovane re s' è innamorato

della sua fidanzata,

e nel momento, quando il vescovo sta all'al-

Page 206: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

200 NUOTE EFFRMBRIDI SICILIANE

tare per unire i dae amanti, nn monaco, portandoil librode' bat-tesimi,

fa sapere che Ael e Yalborg sono comari. Le nozze si

lasciano,Ael si prepara per un altro viaggio, ma intanto entrano

I nemici nel paese, ed Ael coltaspada in mano muore per difen-dere

quel re, a cui aveva giuratola fede, ma che voleva toglierglila sposa. Yalborg,

trovato il suo Ael esalando la vita muore di

dolore nelle sue braccia.Questo come esempioinstar omnium; ve

ne sono cento e cento altri.

L^ ultima epoca è quelladei canti moderni, trattando per lo piùr amore, fattiridicolidei piccolipaesi,e dopo il1848 canti patrio-lieie canti scherzevoli,che alludono alla vita politica.

Gli esseri mistici dei Greci e Latini,i satiri ed i founi,le ninfe

e le drìadi non esistono più nellasuperstizionedel popoloItaliano.

Animali orribilicompariscono già nelle favole,ma nei canti non

ne ho trovato V orme. Certo che i Sicilianisono superstiziosiin ri-guardo

alla mala fattura,allamagia,alPamore imprestatoec., ma

r imaginazioneha già abbandonato la veste antica e ha preso una

forma astratta,mentre che la fantasiaScandinava vive ancora nella

concrezione. Certi esseri delP aiiticliilàsono rimasti nel medio evo

sin ai di nostri,manifestando cosi ilcarattere popolare.Chi non ha inleso dire delleAlfe (leElverpiger)degliScandinavi?

Le colline,dove abitano,allasera si levano sullecolonne di fuoco,

e le ragazze escono fuori con la piena luna per danzare sui laghie sui fonti,leggieree graziosecome le cerve, vestite con veli di

nebbia o cantando con una voce sottilecome d' una argentea cam-panella.

Cercano dì adescare i bei giovaninellaloro danza,dando loro

a bere d' un aureo boccale,che fo obbliare loro tutt'ilmondo per

seguirefollemente i leggieriloro passi.Quando canta il galloalla

mattina si chiudono dentro lecolline,ed ilgiovane si trova morto

sullo stesso colle,con una saetta nel cuore.

La prima originedi questa fantasiasarà stato ilmovimento delle

nebbie alla sera sui laghisalvatici;ma ilpopolone ha trovato bene

ilsimbolo del vago amore giovanile,di quelprimotempo di sogni

eroticidella gioventù,e lasaetta è la vendetta orribilesopra quella,che non sa fuggireper tempo.

• Noekken,

• che suona nei torrenti e che sa anche insegnare

il suono agliuomini,cliìedendone in tributo la loro anima immor-tale,

t Havfruen,» T avvenente vergine del mare, che mesta colla

sua arpa canta alla notte nei giunchied allettai giovani amorosi

a gittarsinelle onde per acquistareP anima loro e diventare im-mortali

come gliuomini, sono tut^iimmagine d* un'indole,che in-

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LE ODI DI S. SOFRONIO

SCOVERTE DA PIETRO MATRANGA (ì) ^

Pietro Matranga, dotto ellenistae versato in paleografia,scoverse

sono parecchianni, nella biblioteca Vaticana e tradusse in prosalatina

,air infuori della prima che fu tradotta dal cardinale Sirleto

,

le Odi di S. Sofronio,che pubblicò corredate di note e osserva-zioni

(2).Felice scoverta veramente, che fa onore al Matranga,co-nosciuto

per altre sue produzioniletterarie,

e soprattutto per la

dotta sua opera su gliscavi in via Graziosa.

Patriarca di Gerusalemme visse il Sofronio e fiorìnel settimo se-colo.

Fu scrittore elegante,sobrio,e pieno di venustà;poichéilsuo

poetare è scorrevole,facile

,disinvolto

,e sovente fervido

,come

suol essere quellode' poeti, che segnatamente s^ispiranoalle dot-trine

evangeliche,e pura è la lingua,di che ei fa uso.

Leone AUazio ne discorse con molta lode,stimando elegantissimii sm)i versi,piissimi,e pienidi dolce melodia.

Ed in vero sono essi di tale o tanta bontà, che le lodi di sì il-lustre

letterato,che a talunopotrebberosembrare esagerate,sono

beù meritate a non dir scarse, molto più se si rifletteche il So-fronio

scrisse in tempi,che le lettere scadute in basso andavano

ogni di più dalla classicaloro dignitàsensibilmente degenerando.É noto infatticome in quellastagioneanziché dir cose gliscrit-tori

chiacchieravano;sicché a'pensierimaschi e robusti,ed allae-

Jeganza del dettato succedeva una certa vacua verbosità,e poco si

badava al ritmo,che costituisce T ordine del movimento

,cotanto

necessario anche nella prosa.

Ben a ragione dunque é stato il Sofronio ammirato; e qualunquelode gliva data,non é mai troppa, mentre nel deperimento,in cui

si trovavano le lettere,seppe eglidar fuori nobilied eleganticom-ponimenti

; e ciò che più importa con maravigliosasemplicitàdir

cose alle ed arcane difficilia dire,come nota il Fozio, che tra glialtri pregi ne ammirò la profondadottrina ne' misteri di nostra

religione(3).

(1) Osservazioni critiche a propositodella versione della prima Ode pubblicata

da Papas Vincenzo Schirò,Messina, Capra, 1870.

(8)SpicilegiumRomanum voi. IV. Romae 1840 lypisCollegiUrbani.

(3; Fozio in myriob.cod. 231.

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LE ODI DI S. SOFRONIO, EG. 203

Il metro, di cui fece uso ilSofronio,è il metro anacreontico in

giambi di metri a calalettiimpuri,che si scandono per dissodia

,

ma vi sono interpolatamente,se ne togliTOde XVill,frammischiati

versi di altro metro secondo il vezzo del tempo di rompere i versi

coi cosi delti xouxouXX^ok;.0 (xvaxXu)|Aévoi";,Che sono versi di sei pie-di,

ilprimo,il terzo e quintocompostidi un pirricchio,e di un

spondeoglialtritre.

Il valente scopritoredelle Odi quantunque riconosca essere questi

versi,che ei chiamò anapestici,daglianacreontici affatto dissimili,

pure li loda tra perchè interrompono il prolungaloconcento dal

metro, e perchè servono ad esprimere qualchepensieroall'argo-mento

consentaneo, o ad emettere qualcheepifonema.Però ildotto

autore della sua biografiasu la considerazione poc'anzifattacirca

all'uso in quelsecolo di rompere i versi con altridi melro diverso,

non tiene accordo con lui (i),ed io ci ho i miei dubbi; sebbene

possa dirsi,che la varietà,massime in un lungo componimento

,

riuscirpos§a opportuna, ed essere cagionedi bellezza.

Ma sia di ciò quelche si voglia, certa cosa ella è,che se non

ne accrescono, non scemano i pr^gidelle Odi, le qualiveramente

meriterebbero di essere recale dalla greca air italianafavella,onde

potessero girareper le mani di lutti,ed essere comunemente as-saporate

ed intese.

Per quanto io mi sappianon ha finora chi abbia a ciò dato o-

pera, essendomi soltanto nota la traduzione in versi anacreontici

di una sola Ode, che è la XVIII stUla Santa Croce,inseritadal Ca-

marda nel Giornale Scillae Cariddi di Messina, e dallo stesso ri-prodotta

in fine della biografìadel Matranga citata di sopra ; onde

che degno di elogioè il valoroso grecista,e mio amico PapasVin-cenzo

Schirò (2),ilqualepare intenda a supplireun talvolo. Come

ne da a credere ilsaggiodi traduzione italianain versi scioltitesté

pubblicalodella prima Ode sopra P annunziazione di Mc^ia,

Non sarà discaro cir io con quellabrevità ,che si possa mag-giore,

dica quelche sento del merita" di questa traduzione,della

(1)Nicolò Camabda Biografiadi Pietro Mairanga, pag. IO.

(2) Abbiamo di lui parecchiepoesiegreche.Tra le altre ve ne ha due composte

in versi esametri e pentametri,1'una ^r ^V IllustriAeeadtmici peloritanimorti nel

Colera del 1867 e l'altraper l'eccidio del venerando monistei'odi Creta a noìneAr-

codio. Furono entrambe pubblicatecon la versione del eh Riccardo Milchell m versi

Ialini la prima, e in toscani la seconda,ed io ne feciplausoin una epistolacri-tica

allo stesso autore, che trovasi inserita ni^l Diogenedi Palermo/Novembre 1868

anno XI.

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Ì04 NUOVE EFFEMERIDI SIGifJANE

qualerecherò ifimezzo qualcheesempio,che lascio a' grecistidi

confrontare col testo,e decidere se vada o no fallitonell'avviso.

In tre modi, scrìve un illustreletterato,si può traslataredi lìn-gua

in lingua;o trasportandoairingrossoi soli pensieri,e questoè un cattivo tradurre: o trasfondendo perfettamenteT indole e il

sapore deir originale,e questo è tradurre difficilebensì,

ma otti-mo:

0 stando allaletteravolgarizzareschiette le parolee le frasi,

e questo è tradurre utilesoltantoper coloro,che studiano le lingue.

Non è uopo dire come ilprimo modo di tradurre sia da evitare

maggiormente nella versione di poetiscrittori,giacchéun'idea,unaverità filosoficaqualunquemodo si esprimain prosa rimane sem-pre

la stessa,laddove ne' poetibisogna conservare quellapartico-lariti

,e accidentalitàche sono propriedella poesia

,e il bello ne

costituiscono.Tali sono a cagiondi esempio gliepiteti,che operano

come ilcoloritonellapittura,e trattandosidi antichi scrittori danno

sovente qualchetraccia,o barlume da penetrare in alcuni dkrisa-

menti di vecchie età,che si confondono e perdono nella notte de'

secoli.

D'altra parte se si volesse nel.caso nostro con rigidafedeltàte-ner

dietro all'originalenon si giungerebbe a renderne un nitido

e perfettamentesomiglianteritratto; che anzi ne andrebbero in

massima parteperdutela eleganzae la venustà. La qualcosa viene

chiaramente confermata dallo stesso Sofronio,il qualemalgradoche avesse nelle prime otto odi,secondo che giustamenteosservail Hatranga,accomodato alla sua liracerte nude storiche notizie

deglievangeli;nondimeno è cosi ammirabile la disposizionedelle

parole,la soavità della locuzione,e una certa talqualeingenuità

d'immagini,che lettenel testo sempre ti piaccionoe ti gustano,

mentre travasate parolaa paroladiventano fredde,e perdono quella

ingenua vaghezza,che vi risplendee direi quasivi si sente, come

ce ne abbiamo una non dubbia prova nel saggioin latinodel Cardinal

Sirleto,che delle Odi del Sofronio fu un tempo possessore (1).Lo Schirò si studiadi scansare glieccesside'sopracitatidue gravi

difetti,perchè non segue, dirò cosi,giudaicamenteil testo,né di

molto se ne allontana,ma tiene la via di mezzo che è tra la licenza

troppa, e la troppa servitù.

Se non che invece dell'anacreontico ha egliadoperatoil verso

scioltoper non essere forse legatoe servo della rima, che suole

(1;Spicilog.Rom. voi. IV pag. XXV, e seg.

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LE ODI DI S. SOFRONIO, BC. 205

accrescere le difficoltànel tradurre,e per il movimento dramma-tico

dell'Ode, per cui ne sarebbe venuto fuori una specied'innoallaforma Manzoniana

,e in certo modo dirò anche triviale#er

l'espressionidisse,rispose,soggiunse,che ripetutamentevi s'incon-trano.

Comunque si sia il verso è di buon conio ed armonioso senza

essere monotono, perchè qua e là spezzato,e scelta e poetican'è

la lingua,eccettone qualcherarissima espressione,che mi è sem-brata

più propriadella prosa, che della poesia.É stato lodato ilprincipiodeir Ode prima Sofroniana per la soa-vità

de' versi non solo,ma per un certo impelo poetico,con cui

l'autore invoca che glisia concessa linguasimile a fìiocoardente.

Or la traduzione,salva la diversità del metro, ne fa una bella co-pia

che rende somiglianza.

Dal Paraclèto Spirilodi Dio

SugliApostolisceso a' preghinostri

Ne concedi, o Maria, linguasimile

A foco ardente: perchè a dir del tuo

Parto stupendo,o diva madre, agliocchi

De* mortali da Dio fatto palese.Grave difficil'opraeli'è dèi tutto

All'umana favella.

E pia sotto :

Re della terra pose Adam, lui primo

Agliumani fé' padre,a lui V impero

D'ogni opera terrena Iddio concesse.

Vita santa ei vivea;ma n' ebbe invidia

Il demon triste,e contro Adam vibrato

Un brando insidioso,lo trafisse

L' abbominevoi drago.Una profondaAtra nube a' precordiallor si strinse

Della proledell'uomo, e con funesto

Alimento nutrilla,onde ricadde

Con eccidio feral precipitandoIn sul terreno resnpina,e giacque*

Questo pezzo nel lutto gareggiacon l'originale,e ne conserva

l'indole e ilsapore. Che se vi si fa uso di alcuni epiteti,

e qual-chevoce che nocisono nel testo, ciò non deroga al merito della

versione,perchè sono essi bene appropriati,e danno anzi maggior

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206 NUOVE EFPBIIBIUDI 8IGUJANE

forza ed efficaciaal pensieroche l'autore ha inteso esprimere,co-mechè non sia da negare che gliepitetiin genere limitinoilcon-cello,

e non lascino il piacerea chi leggedi aggiungerlida sé in

quelmodo che meglioglipiacciao sembri,e glisuggeriscalapro-pria

fantasia.

E tu, gran donna,

Yergin fregiatadi tutta saviezza

Colui,che non capirglieccelsied ampi

Spazidel cielo,entro la pura chiostra

Del tuo ventre chiudesti ilVerbo in carne

Di un limite segnando

è stringataversione,perchèstretta quanto iltesto,ma che ne rì"

tonda ed esprimebellamente il pensieroo megliolasentenza che

vi si contiene,la qualeha del grandiosoe del sublime.

Ed ora non mi resta che esortare lo Schirò a continuare con o-

gnor più diligenteaccuratezza e degno stile la sua versione,certo

di far cosa utile per coloro principalmenteche ignaridel greco

non possono leggerenel testo, e gustare un antico scrittore per

tanti titolipregevole,di tante bellezzeadorno, e meritamente ap-

prezz^o.

Francesco Crispi

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IPPOLITO

DRAMMA D'EURIPIDE

(Continoaz.vedi voi. II»disp.II)

Ippolito

Subitamente che il tuo grido intesi,

0 padre,accorsi. Perchè gemi? Udirne

L' ignoratacagionda te desio.

Ha che? Spenta (oh! stupor)la tua consorte

Veggio,e pur dianzi io la lasciava,e molto

Non ha, ch^ ella gioivai rai del Sole.

Che mai le avvenne? Come è spenta? Udirlo

Da te,padre,vorrei. Taci? Nei mali

Il silenzio non giova.Il cor^ che tutto

Saper agogna, avido è pur de^ casi

Avversi. E indegno è che tu celi,o padre,

Agliamici (che dico?)ai più che amici

Le tue sciagure.

Teseo

Q scelleratie stolli,

A che mille arti d'kisegnarv'aggrada,E di scrutar e macchinar su tutto.

Quando poi non sapeste, e non cercaste

Una cosa fin qui;come nel senno

Ammaestrar chi dMntelletto è privo!

IppOLrro

Gran sofo hai detto chi forzar potesse

Gli stoltiad aver senno ? Un tal sottile

Ragionarqui mal torna; e temo» o padre.

Sopraffattodai mali il tuo linguaggio.Tesso

Era ben d'uopo,che fra noi chi fido

Si profferisceun manifesto segno

Riportassedel core, e discevrato

Cosi fosse dal vero il falso amico;

E che due linguePuomo avesse; Tuna

Sol faconda pel dritto,e Taltra in altro

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208 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

Modo; onde fosse dalla proba Tempia

Ripresa....Illusinon saremmo alloraI

Ippouto

Forse all orecchio ti si fee taluno

Tuo predilettoa calunniarmi,e colli

Da sinistro siam noi,benché innocenti ?

Stupefattoson io ! La tua favella,

Che da tutta ragioneomai trasmoda,

Terror mi fa.

Teseo

Ha la malizia umana

Fin dove giunge? Qual fia meta a tanto

D'impudenza e d'ardire? E se la schiatta

Peggior de' padrisuoi crescesse ognora

Dall'una all'altraetà,d'uopo saria

Che alla Terra apponesse un'altra Terra

Qualche Nume del ciel,perchè la turba

Degliiniquialbergarquivipotesse!

Rimirate costui,che di me nato

[ miei lettimacchiò, costui di tutti

Scelleratiilmaggior omai convinto

Dalla spenta mia donna ! Orsù; ti mostra,

Poiché venuto a tanta infamia sei.Mostra or qui la tua fronte innanzi al padre!

Tu con gliDei,qualpersonaggioeccelso,Conversi? Casto,e d'ogni labe immune

Tu? Ne' tuoi vanti non porrò mai fede;

Che fora un incolpard' insipienzaE di folliagliEterni. Or va; t'esalta,D' usar cibi frugali,e per tuo sire

Orfeo togliendo,e coltivando il fumo

Delle molte dottrine,all'orgieirrompi!

Ma convinto già fostit A tutti io dico

Di fuggirtal genia!Le insìdie tendono

Co' gravidetti,e traman l'onte. É morta

Costei;ma il suo morir credi tuo scampo?T' inganni,o scellerato.E sovra Lei

Quai giuriprevarranno, o quai parole,Da fuggirquest'accusa?E dirai forse

Che ti odiava costei,che abbominata

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210 NUOVE EFFeMEBIDI SICILIANE

Un reo mi fossi,che non ha discolpa.Vedi tu questa luce e questaterra ?

. Qui non nacque mortai di me più casto.

Benché tu ilnieghi.A venerar da pria1 Numi appresi,e in amistà mi strinsi

Con chi provossidi fuggirdall'opre

Ingiuste,e nel cui sen vive ilpudoreDi non propor le colpe,o di dar mano

A chi si piacedi sozzure e d'onte.

Né schernitor di chi conviva meco,

0 padre,io fui;ma co' presentiamici

E coi lontani ognor mi porsiuguale;

Ed immune son io pur di quell'opra.Onde pensastiavermi colto in fallo.

Puro da nozze è il corpo mio finora;

Né so l'opredi Venere, se togli

Quanto ne intesi,o rimirai tra pinte

Imagini,e bramoso io di tal vista

Non sono, perchèvergine ho la mente.

Ma se nel mio pudor non hai tu fede,

Mostrar dèi tu, come corrotto io fui!

Forse perch'olladi bellezza tutte

Avanzava le dome? 0 ch'io sperai,

L' ereditario talamo occupando,Dominar tutta la famiglia? E tanto

Vanitoso mi credi e forsennato ?

0 perchèdolce è pur ai sobri ilregno?

No mai; se pur la monarchia nel fango

Non volgail cor di chi si piacehi essa t

Io ben vorrei nelle palestreelleno

Vincer primiero;e dei secondi onori

Nella cittàvivrei contento sempre

Con gU ottimi compagni.In questa guisaFelicitàsi merca ed il rimosso

Periglioè largodi maggior dolcezza.

Che non l'impero.— Una difesa io tacqui

Soltanto;ogni altra è a te palese.Ov' io

Un testimone a me simil m'avessi,

0 disputassicon costei pur viva,

Dall'opre lor conosceresti gliempi.

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IPPOLITO»DRAMMA D'EURIPIDE 21 i

Ed or ti giuro per la Terra e Giove,Ch'io non ho tòcco la tua sposa mai»E che di questo né pensier,né brama

Presi giammai. E sa un ribaldo io sono,

Vilipesoed infame io morir possa,E di me spento ilpelagoe la terra

Non accolgale carni t — Or se costei

Vita si tolse da spavento còlta,Non so; che parlar"dtre a me si vietai

Pura serbarsi ella non seppe, e intanto

Ha sembianza d^onesta;e noi,che pariVivemmo sempre, il crudo fato-opprime1

Coro

Assai dicestiin tua difesa,ilgiuro

(Prova non lieve)profferendoai Numi.

Teseo

Ha non è questiun ciurmador,un mago,

Che s'argomenta con quei blandi modi

Vincermi il core.... egli,che me suo padre

D'ignominia colmò?

Ippolito

Stupormi prende,0 padremio, di te. Se tu mi fossi

Figlio,sbandito non T avrei,ma spento,Se toccar la mia sposa osato avessi t

Teseo

Ben foveUasli;ma perirnon devi

Con quellanorma, che a te stesso imponi;Che pronta morte agliinfeliciaggradaiMa dalla patriaerrando in perorine

Piagge trarrai ben dolorosa vita.

É questo il merto riserbato agliempi!Ippolito

Che fai! Né iltempo indicator del Vero

Attender vuoi;che si mi scacci in bando ?

Teseo

Oltre r Atlante,se potessi,e ilPonto,

Ti bandirei,tanto io ti abborro!

ippoLrro

E ilgiuro,

E la fede e glioracoli de' Vati,

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212 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

Non offendi cosi,col discacciarmi

Non giudicatodalla patriaterra?

Teseo

Chiaro t'accusa quelloscritto,ed uopo

Non ha di sorti;ed agliaugeisul nostro

Capo migrantiun gran saluto io rendo!

Ippouto

0 Numi» e perchè mai non sciolgoillabbro.

Se da voi,che pur tanto onoro e colo,

lo son perduto? Ma no mai; che invano

Convincer tenterei chi d'uopo fora,

E indamo infrangereila fé giurata!

Teseo

Ahi ! che mi uccide questa tua pietade

Ipocrita! Né tosto andrai tu lungeDa questa patria?

Ippolito

0 me perduto! E dove

Mi volgerò? Qual peregrinoostello

Me, fuoruscito per tal colpa,accolga?

Teseo

Ti raccorrà chi delP altruiconsorti

Ospitarsi dilettai corruttori,

E alle colpedomestiche i compagni!

ippoLrro

Ah ! ciò m' accora, e son giàpresso al pianto,

Perchè un empio ti sembro, e talmi credi!

Teseo

Piangerallora,e provvederdovevi

Ai casi tuoi,priadi oltraggiarla donna

Del padre tuo.

Ippouto

Deb! chi vi toglie,o case,

D'alzar le voci,ed attestar,se un tristo

Mi sia!

Teseo

Ma dunque a testimoni or fuggi»Che non han vóce? E apertamente iniquoNon ti mostra l'estintaanco tacendo?

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IPPOLITO, DRAMMA D'BURIPIDE 213

Ippolito

Oh! sMo mirarmi di me stesso a fronte

Potessi,e deplorarle mie sciagure!

Tesbo

Esercitato ad onorar te stesso

Sei pia,che a riverire i padrituoi.

Ippolito

0 sciaguratamadre! 0 rei natali!

Deb ! eh' io non vegga tra gliamici alcuno

Di spurionascimento !

Tbsko

E voi beni tosto

Non lo scacciate,o servi? E non udite,

Gom'io vMmposi, che sia tratto in bando!

Ippolfto

Verserà piantochi di loro ardisca

Toccarmi. Da te stesso or tu, se il core

Ti basta pur, discacciami!

Teseo

Ben farlo

Saprò,se non ti pieghiai detti miei,

Percb^ io nulla pietadebo del tuo bando !

Ippouto

Tutto parmi giàfermo. Ahimè perduto!E tutto io veggio,e favellarm' è tolto!

0 figliadi Latona,o la più cara

Delle Dive per me, compagna mia

E di caccia e d'albergo,omai T illustre

Atene fuggirò! Salve,o citlade,

0 terra d'Erettòo i Trezenio campo,

Salve tu pur, che si felicie molte

Cose contieni da passarvilieti

1 più beglianni! Per restrema volta

Io ti rimiro e ti favello! 0 miei

D' età compagni, o giovanidi questa

Terra,venite a salutarmi,e scòrta

Hi siale nel fuggirda queste rive;

Che di me non vedrete un uom più casto

Giammai, benché noi creda il padremio.

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214 NIM^TB C^niOaiDI SIGIUANK*

Coro

— Quando mi toma air anima

Santo de' Nomi affetto.

Fugge da questo pettoL'affanno ed il dolor.

Ma, se la mia speranza

Alla ragionsommetto,

Ogni gentilfidanza

Tosto vacillae mnor.

Tante vegg"io fra gliuomini

Venture ed opre stolte;

Da tanti error' travolte

Veggo le nostre età I

ChMo m'abbia (e sien dal Fato

Queste mie preciaccolte)

Fortuna in ricco stato,

Serena ilarità,

Nome non vii,né splendido,E fàcilcor, che sempre

Del mondo si contempre* Al rapidoalternar.

FelicitàgodreiCosi d'eterne tempre;Né si turbata andrei,

C!ontro ogni mio sperar,

Visto d'Atene ellenica

L'astro più chiaro e degno,Dal rio paternosdegno

Spintoall'altruiconfini

0 selva aspra montana.

Ove ti die conveguo

I^ virginalDiana, -

0 lido cittadin.

Ivi co' veltri correre

La fera fuggitiva

Godevi,e la tua Diva

Predar godea con tei

Ma porre ai gioghiusati

L'enete mute in riva

Di Limna omai da' Fati

Concesso più non t'è.

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IPPOLITO, DRAmU D'UDMNW 2iS

Non pia Ina Musa vigileAl giogodella lira

Nell'alta si raggira

Patema toa magìon t

Sacrato al bel riposoDi Cintia,invan desira

Il verde basco ombroso

Di ttte corolle ildea.

Gessata è firale verginiDel tuo sponsalla gara

Con questa fugaamara,Che ognora io piangeròI

Tuo grembo invan s'aprio.Madre dolente e cara;

Non hai più figlio,ond' io

I Numi imprecherò.E voi^pronube Grazie,

Perchè sbandir cosi

Da' lari,dalla patriaUn uom che non falli?

continua) G. De Spughes.

€RITI€4 LETTEMRU

Memorie ttoriche intorno cU Governo dellaSiciliadal 1815 sino

al cominciamento della Dittatura del Generate Garibaldi scrìtteda

Francesco Bracq. Palermo, LuigiPedone-Lauriel editore,1870.

Una sentenza del Balbo va innanzi a questo libro,la qualesuona

cosi : « La verità,finché è taciuta,non è verità,

e non può farsi

strada.La verità su noi bisogna: io non volerla negare se è dura;

2o studiarlaper conoscerla;3o conosciuta,dirla molto,anzi sempre

tutta e sola.• In questa sentenza ognuno troverà lo scopo e glln-tendimenti del Bracci,a cui se graziadi stilefa difettoalcuna volta,

abbonda eflBcaciadi parolaed evidenza di fatti.

Queste Memorie storiche,rimaste inedite per lamorte prematuradel Bracci

,avrebbero subito forse la sorte di tante altre della no-

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216 NUOVE EFFEMERIDI SKUUANB

stra Comunale se il cav. Salvatore Tigo con queiramor patrioche

è da lui non ne avesse in vari modi afifrettatala pubblicazione.Il

sig.Luigi Pedone-Lauriel se n^ è fallo editore,e giàun ms. ignoto

fino a ieri corre oggi oltralpea dar contezza di noi e delle cose

nostre.

in dieci capiTA. racconta lanostra storia dal 1815 al 1860,qua-rantacinqueanni di dolori,di sventure, di efSmere gioie,di onte

invendicale,di soprusi,di vergogne d^ognigenere; e frammezzo a

tante notìzie nuove e mal note il lettoreè quasicondotto a vedere

come r assoluto potere de' sovrani avesse conculcate le antiche

franchigiedella Sicilia,dando luogoalla lottagigantesca,che i Si-ciliani

ebbero a sostenere dal 1815 al 1860 sotto quattro re, per

rivendicare i loro imprescrittibilidirittidMndipendenzae di libertà.

Onde, per questoriguardo,le Memorie del Bracci son da tenere

nel pregioche non si nega mai alleopere fatte per sentimento di

bene e per difesae giustificazionedel propriopaese. Che se illet-tore

s^avviene qua e colà in qualchegiudiziopoco favorevole ai

Napolitani,chi non vede anche in questo una ragionedi più per

condannare chi tra Napolitanie Sicilianialzava una barriera,ab-bassandola

soltanto perchètra gliuni e glialtrivi fosse un pal-leggiod' ingiurie,o i due pesi e le duo misure onde i popolidi

qua e di là del Faro erano governati?Del resto affratellatiin

una sola famiglia,gare e rancori son cessati;e neppure in queste

paginene sarebbe rimasto seniore, se ilBracci avesse avuto agiodi ritornare sul suo manoscritto e distinguerela buona gente na-

politanada quella« burocratica,» che teneva campo nelle aule mi-nisteriali.

A giusliflcazionee conferma delle cose narrate Teditore ha fatto

seguirequeste Memorie da undici documenti di molta importanza.Nella letturadel libro non può prescindersidalla lettura loro,so-

praltuttodeir Atto politicodel Re Carlo III di Spagna del 6 otto-bre

1769, delia Protesta dtf Baironidi SicilianeWanno 1811 e del-l'

opuscolodel P. Ventura sulla Questionesicula nel 1848 scioltanel

vero interesse deitàSicilia,di Napoli deU'Italia.E su questirichia-miamo

rattenzione di quantici hanno fraintesie mal giudicato.

G. Purè

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2i8 NUOVK EPPfiMRRIM SlCtLIimE.

miserisoe la mente; i difettifisici,che creano un ostacoloquasiin-superabile;

ia tarda età in cui i molli si lascianovincere dallasvo-gliatezza,

ildifettodi libri,scuole,maestri che costringea far da

sé, raddoppiamentodi faticae di merito;nessuna condizione o di-

q["osizìonedi cose, che affronti,paralizzie stanchi lavolontà,è di-menticata

dair autore; ma la volontà esce vittoriosada ogni prova

e scrìve trionfalmente in questo volume t propridecreti e le pro-prie

glorie.A capo dei travaglis'additano poi i premi,e sublime

fra questiildilettodd sapere.

Ove sidispiegamegliollnsistenteenergiadellamente è nel campo

deHe scienze positivee delle industrie.Per cui l'autore va consa-crando

capitolispecialiai progressideìPottica ,ai perfezionamenti

déUe macchine a vapore^ allamanifatturadel cotone,ecc.

Né poteva mancare un capitolosui viaggi,alta e pericolosacar-riera

che dischiuse la cognizionedella terra ed in cui pure gliIta-liani

si collocano fra i primi;de' qualisono toltiad esempioilBol-zoni

dal Craik,ed il meno conosciuto eppur valorosissimo Vidua

dal Rotondi.

I nostri lettorici sappianogrado di aver loro rammentato l'o-pera

del Craik. Neil'interesse della pubblicaeducazione sideve sa-lutare

con gioia,da tutti,questo volume, che ilRotondi ha saputo

presentarcicosi italianonello "tile,ne' concetti,n^li affetti.

Giovanni De Castro.

Hieerche intorno al "il»ro di Sindibftd per Domenico Comfa-

RETTI. Milano,Bernardoni,1869.

il celebre racconto dei Sette Savi ha dato originea due princi-pali

gruppidi libripopolari,l'uno orientale

,l'altro occidentale.

Entrambi questigruppi son molto differentitra di loro,e l'occi-dentale

ha talidifferenze in tutte le sue versioniche l'istituireun

confronto con quellorispettoal libro primitivo,sarebbe un tentar

cosa fuori l'ordine de' fatti.

Vero è che la provenienzaindiana non si può contrastare ad en-trambi

i gruppi,ma le versioni occidentalison da riguardarsipiù

che altro come rampollisecondari dell'antico libro indiano, rap-presentanti

una fase lontana e postuma; però è che quantisi son

dati a pnbblicarìee ad illustrarlenon hanno neppure sfiorato,meno

il Benfey in lavori speciali,il grave assunto della storia del Sm-

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CRITICA LETTBRARU 2i9

dibdd,in cai i testiorientaliriconoscono la loro partepiù rile-vante.

A ciò ilprofessoreComparettiha riTolto testé i suoi pro-fondi

studi, per vedere qualisieno in tutte le versioni orientali

oggi conosciute glielementi originalie qualiquellidovuti al ca-priccio

di ciascun autore ; mettere insieme il contenuto di luttii

testiche può costituireil testo comune a tutti;ritrovare qualein

questo fosse la forma del racconto principale,qualie quantii rac-conti

in esso inseriti;indagaree stabilirea qualtempo questo an-tico

testo risalga.E siccome la più antica menzione del Sindibàd

ricorre in libriarabi del secolo X; il Comparetticrede cosa di non

poca importanzala ricerca di una versione da cui le altrederivino,

anteriore a quelsecolo; e designacol titolodi Libro di Sindibàd

il testo immediatamente originalee più antico dopoil prototipo

indiano,a cui non si estendono le sue ricerche. Le versioni che

riconoscono per base loro questo Libro sono : Il Syntipas,

testo

greco tradotto dal sirìaco,del secolo XI ; le Parabole di Sandabar

tradottedalP arabo in ebreo; ilSindibàdnàmeh,poema persianoine-dito

s(»*ittonel 1375;laOttava notte del Tùti-nàrnehéi Nacbschebt,

poeta persianomorto nel 1329; i SeUe Viziri,

testo arabo che fa

parte di alcune compilazionidelle Mille e una notte;ilLUnro de los

engannos ,et assayamientosde las mugeres ,

traduzione spagnuolad'un testo perdutofattanel 1252 *ed ora per la prima voltapub-blicata

dal Comparetti.Con questeil dotto professoreviene a ricosti-tuire

ilLibro di Sindibàd,ricostituzionecosi paziente,giudiziosae

profondache meglionon potràdesiderarsi.Imperciocché,seguendo

parolaa parolale versioni succennate,ilComparettine va notando

proposizioneper proposizionele differenze.

Ecco, spogliodi ogni raffronto,il risultatodellericerche del no-stro

autore:

« C'era nell'India un re di nome Kùrush, era potente,savio,giu-stoe amato dai suoi popoli;essendo già inoltratoin età non aveva

dalle sue mogli avuto figliuoli,e ilpensierodi non lasciareerede

lo rendeva triste.Una notte una delle sue mogli vedendolo triste

glichiese ilperché,ei glielodisse,ed essa consigliòlapreghiera.Così fece,ed ebbe un figlio.

« Nato il figlio,aduna il re gliastrologiperché ne cavino Toro-

scopo; trovano che ilprincipeè minacciato da una disgraziaa venti

anni. A sette anni ilprincipeé a£Bdato ai maestri;a 13 anni non

aveva imparatonulla. Il re aduna i savi per consiglio;questitro-vano

che ilmigliormaestro è Sindibàd. Studia ilprincipealtrisei

Page 226: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

220 NUOVE EFFEMERIDI SIQUANE•

aoni e mezzo sotto Sindibàd ma inutilmente;a i9 Vi non aveva

imparatonulla.

« Ilre aduna nuovamente i savi per consiglio.Sindibàd offred'in-segnare

in sei mesi, pena la vita e le sostanze se manchi ; solo

chiede al re che prometta di « non fare ad altriqueleh' ei non vor-rebbe

fosse fatto a lui.» Dopo una dìsputafra Sindibàd e i savi che

non credono aliapossibilitàdellasua promessa, T offerta è accettata,

e posto ilpattoin iscritto,col giornoe Torà del ritorno del principe.

Sindibàd prende ilprincipeseco^ fa costruire un palazzo,e segna

tutto lo scibilesulle pareti;si rinchiude col principe,segregandoloda tutti.

e Prima che spiriiltermine fissato,ilprincipeha appreso tutto.

Il re chiede notizie;Sindibàd rispondeche il principeè pronto,e

che domani lo ricondurrà. Prima di ricondurlo,Sindibàd interrogale stelle,e vede che ilprincipecorre rischio di morte se parlerà

prima di sette giorni.Sindibàd si nasconde. 11 prìncipeva a corte;

gran festa;corte plenaria;ilprinciperimane muto;- cercano Sindi-bàd,

e non lo trovano. Chi attribuisce il silenziodel principeallo

effettodi una bevanda dataglida Sindibàd perchèprestoimparasse,chi a timidezza.Una delle donne del re dice che da giovinettoera

solitoconfidarsi con'Iei;propone di condurlo nella propriastanza,e d'indurlo a parlare.La donnd non riesce a far parlareilprinci-pe.

Allora glidice che ilpadreè vecchio,e che ormai tocca a luia

regnare. Gli propone di uccidere ilpadre di comune accordo,e di

sposarsipoi.A quellapropostailprincipeva in collera,dimentica

il proposilodi non parlare,e le dice : fra sette giornipotròdarli

larispostache meriti. La donna, vedendosi compromessa, vuol pro-curare

la morte del principeprima che passinoi sette giorni.Si

straccia le vesti e grida,accusando quel preteso muto di aver vo-luto

farleviolenza. Il re condanna il figlioa morte. Udendo ciò,i

suoi selle viziri si radunano,e deliberano dMntercedere.

« Un vizir sì presenta al re, e con due racconti fa sospenderela

esecuzione per quelgiorno;V indomani va la donna dal re, e con

un racconto fa confermare la condanna;*ma un secondo vizir la fa

sospenderenuovamente con due racconti,e cosi di seguitofino al

settimo giorno,nel qualela donna, vedendosi ormai vicina ad es-sere

scoperta,fa costruire un rogo ,e ci si mette sopra per farsi

bruciare;ma il re, saputala cosa, la fa salvare,e ordina che ilfi-glio

sia ucciso;nuovamente però il settimo savio con due racconti

fasospendereV esecuzione,e cosi arriva V ottavo giorno,in cui il

Page 227: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

GRITIGA LETTERARIA 221

prìncipeparìa.L^ ottavo giorno di buon^ ora il prìncipemanda una

donna a chiamare ilprimo dei viziri.Gli racconta tutto,ringrazia

lui e i compagni,promette ricompensa ^e lo prega di andare dal

padre ad annunziarglich'ei parla.Saputociò,il re manda a chia-mare

ilprincipe.11 re siede in trono; corte plenaria; si presenta

il prìncipe,fa omaggio, e interrogatodal re, racconta la minaccia

dellestellee V insidia della donna; chiede che sian fattivenire tutti

i savi;con questiviene anche Sindibàd. Chiede il re a Sindibàd il

perchèdella sua assenza; questilo spiega.Intanto,dice ilre, poteva

darsi che io facessi uccidere mio tìglio,e se P avessi fatto,di chi

sarebbe slata la colpa,mia, di mio figlio,della donna, o di Sindi-bàd

? Ciascuno di questicasi trova un sostenitore. Sindibàd osserva

che nessuno ha coltonel segno; il re interrogail principe,il quale

rispondecol racconto « Gli ospitiavvelenati,

» e chiede di chi fu

la colpa,della fante,del serpe, dell'uccello,o del padronedi casa ?

Sostenute queste quattro opinionida quattro savi,Sindibàd trova

che nessuno ha colto nel segno; ilprinciperisolve il problemadi-cendo

che in questicasi la colpaè del destino.

« Tutti ammirano la sapienzadel principe;Sindibàd dice che non

ha altro da insegnargli,e che ninno è più sapientedi lui.Ilprìn-cipe

però osserva ch'ei conosce tre persone che ne sanno più di

lui,e narra tre racconti : lo II bimbo di tre anni; 2o il bimbo di

cinque;3o il vecchio cieco. Chiede il re come mai il principenon

imparòprimaquelclie riusci ad impararepoi.Rispostadel principe.Ordina il re che venga la donna. Questa confessa tutto. Interroga

il re la corte che cosa debba farsi di lei.Taluni propongono varie

mutilazioni,altrìla morte. Allora la donna racconta e La volpe.•

Il re rimette al principeildecidere. Questi esclude la morte, e so-

stliuisce una pena men grave. Segue un dialogofra ilre, Sindibàd

e il principe, nel qualesono espostimolti principidi morale. In

questo dialogoè intercalatoun racconto di Sindibàd, col qualeri-sponde

al re che diede a chi sia dovuta la sapienzadi suo figlio.Il re incorona pubblicamenteil suo figliuolo,cedendogliil trono,

e si ritira nella solitudine a servire Dio. *

Questo il quadro del Libro di Sindibàd.

In un secondo capitolodi quesf opera, P A. mette a confronto i

racconti contenuti nelle varie versioni, per mostrare qualiin cia-scuna

sieno glioriginali,qualino. Ciascuna versione ne ha degliuni

e deglialtri,ma quellache ha maggior numero di racconti comuni

a più versioni e che però avvicinasi di piùal testo antico è ilSyn-

15

Page 228: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

222 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

tipase, dopo di esso, il Libro de los Engannos.Questo LdbrOy dice

il dotto Conte de Puymaigrein un giudiziosoopuscolosul lavoro

in discorso,

è importaotissiroonon solo per la questionesì bea

trattata dal Comparetti,ma altresìper lastoria dellaletteratura(*a-

stigliana.Esso • è una prova delP influsso che la letteraturaaraba

incominciò ad esercitare in [spagnasotto ilregno di Alfonso ilSavio,le cui opere non meno che quelledel figliosuo Sancho ilSevero,

offrono tante tracce dell'azione esercitala dalPOriente. Giovanni E-

manuele, nipotedel primo di questire e cugino del secondo,puòtrovare nel Libro de los Engannos un modello che sorpassò,e di

molto,scrivendo ilLibro del conte Lucanor^ una delle migliorirac-colte

di conti e d'apologhiche ilmedio evo abbia dalo(l).» Co-stituisce

il terzo capitolodella presente memoria una serie di os-servazioni

e di argomenti non men ragionatiche giustiintorno alla

Vili notte del TUti-nàrnehla qualefuvvì chi credette antica d'as-sai,

e che il dotto Prof, dimostra* come glialtritesti,posterioreal

Libro di Sindibàd. Consimili osservazioni contiene lo stesso capitolo

e ilseguente peisecondi racconti de' viziridel Sindibàd,per ilSyn-

tipas,a cui P A.,malgradole contrarie e false opinionianche di va-lenti

filologi,assegna la data degliultimi anni dell'XI secolo;e da

ultimo per le Parabole di Setidabar.

Un' indagineche poteva dirsi appena incominciata fuori d' Italia,

oggi è con gravie pertinacistudi spintainnanzi da un italiano.Cosi

non e'è da lamentar anche in questo che d' oltralpevengano sem-pre

a noi le scoverte piùimportantie le osservazioni più profonde.Un lavoro come questo del jComparetiinon passeràinosservato,ne

Siam sicuri,tra glistudiosi piùillustridelletradizioni popolaricom-parate,

che pur non son pochiné da poco, fuori la penisola;e noi

Siam lietidi averne dato a onesto rallegramentode' nostri lettori

queste brevi informazioni. 6. Pitrè

Animarlo tcientlflco ed Indnttriale «/^oiuiotodagliEditori della

Biblioteca Ulile sotto la direzione di T. Grispigni e L. Trevellini

ecc. Anno VI,1869.— Mìbno, E. Treves, 1870.

Sia per i progressiche si sono fattinelle Scienze, sia per le

grandi opere che si sono ultimale durante l'anno scorso, il "869

negliannali della civiltà sarà d' un gradinopiù allo in confronto

aglialtrianni passali.

{\)Le fÀvre de Sindibàd. Mclz, Housst'jiu-Pallez,1870,in H*. pag. ì\.

Page 229: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

CRITICA LETTERARU 223

La famosa apertura delP Istmo di Suez e V inumeosa ferrovia del

Pacifico hanno reso un fatto ciò che secoli fa non si sarebbe con-cepito

forse nemmeno in un bel sogno d'estate: vogliam dire quel

giro intorno al nostro globo,che |)Ochianni addietro,facendo a

strazione de^ pericolie degliostacoli a cui si doveva andare incon-tro,

avrebbe assorbiti non meno di tre anni e chi sa quanf orò; e

che oggi si compie comodamente in soli 80 giornit

La ferrovia del Pacifico,che abbraccia non meno di 26 gradi,e

che congiunge i lidi delP Atlantico con quellidel Pacifico,

non fu

terminata che in soli 3 anni,cioè a dire sei anni prima del tempo

prestabilito.Un esercito d' uomini, non destinatiperò a riportarele

micidiali vittorie d'oggigiorno,ma bensì una ben altra vittoria,quelladella scienza sullanatura

,lavorava sì alacremente su quellalìneada

armare 17 chilometri di via al giorno.In altritempi questa straor

dinarìa ed audace attività sarebbe stata una epopea; oggi ci con-ferma

quellaor tanto nota sentenza che volere è.potere.E il nuovo cordone telegraficotransatlantico,che mette in comu-nicazione

la Francia e gliStati Uniti,non è anche questa una delle

più colossalie difficiliimprese che V uomo sia riuscito di compierefelicemente? Chi avrebbe sognato che l'Europae gli Stati Uniti

vicendevolmente si avrebbero potuto trasmettere da 100 a 120 se-gnali

,in media

, parole,

solamente in parecchiminuti attraverso

un oceano?!

Come dico,non è stato solo per queste colossali imprese che

r anno 1869 si è distinto sopra i suoi antecessori,ma ancora per

tutte le scienze naturali generalmenteparlandole qualisonosi in-dirizzate

a un avvenire di luce,di verità% e di potenza.

Ed in vero glistudi del P. Secchi sulPAnalisi spettralede' corpi

celesti;quelliche tendono ad armonizzare glisvariatifenomeni me-teorologici,

le industrie e le arti con le scienze;glisludi antropo-logici

che mirano a stabilirele vere posizioniche occupano tanto

l'uomo quanto glianimali nella natura; glistudi meccanici riservati

a sostituire V uomo macchina e a rendere i piùdifiìcilie nello stesso

tempo ì più interessantiservigialla società ; i lavori dell'Ericson

e del Mouchot, non meno che quellidelP ing.Cavazzi,statidimen-ticati

nel presente Annuario^ ma de' qualiabbiamo parlatoin altra

occasione (t),tendenti a utilizzareil calorsolare;glisludi del Tom-

masi per trarre dalla marea una forza motrice;gl'incessantidisegni

I (I) Di alcune recenti Intensioni. Palermo, 1870.

Page 230: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

224 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

per le ferrovie di montagoa; i lavori del Cottrau per le ferrovie

economiche ; i tentativi del Thompson per le locomotive stradali;

le molte applicazioniscientifiche:tutto questo ci fa senza vana lu-singa

sperar molto e poi molto. '

Or, X'AmuaTio scientificoed industriale che da sei anni viene

pubblicatodal benemerito editore sig.E. Treves, è una pubblica-zione

di cui r Italiarisentiva fortemente la mancanza,

ma di cui

ora molto siavvantaggia.La direzione dello stesso è affidataa^ pro-fessori

F. Grispignie L. Trevellini,i qualinon tralascianocura al-cuna

perchèriesca quanto meglio completo.Ogni scienza è trattata

da un valente professorespeciale,cosi V Astraiwmia dallo Schiap-parelli,la Meteorologiae la Fisica del Globo dal Denza, la Fisica

dal Ferrini,la Chimica dal Sestini,la Uedicina e Chirurgiadai Mo-

riggia,laPaleoetnologiadal Pigorini,V AntropologiadalPIssel,la fio-

tanica dal Marcucci,la Geologia,Paleontologiae Mineralogiacome

pure le Industrie ed Applicazioniscientifidiedal Grispigni,V Agra-ria dal Caccianiga,la Meccanica dal Colombo, V Ingegneriae i La-vori

pubblicidal Trevellini,laGeografiae Viaggidal Malfatti,VArte

Militare dal Romiti e la Marina da un ufficialedi Marina, che non

si è voluto far conoscere. Inoltrevi ha una rivista delle Esposizioni

e Congressie una Necrologiadel 1869; a cui si voglionoaggiun-gerele illustrazioniparte intercalatenel testo parte in tavole se-parate,

che all'uoponon mancano mai. In sififattamaniera gli ap*

prezzamentie le notizie sono esposte con quelladottrina,preci-sioneed ampiezza che si richiede in questilavori. Quelloche ci

rallegrapoi è vedere come d^ anno in anno gliAnnuari del signor

Treves si sieno considerevolmente ingranditidi volume;ciò che mo-stra

la buona accoglienzafallaloro dagliItalianie ilbisogno ognor

crescente de' buoni libri.

Di una sola cosa ci sembra mancante il presente Annuario : vo-gliamo

dire d'una Bibliografiageneralede' Ubri risguardantiscienze

ed industrie pubblicalientro Tanno in Italia;con essa potrebbesivedere il movimento intellettualedella Penisola.

Pria di far punto non possiamo passarcida alcune idee venuteci

nel leggerele rivistedi questo Annuario; e, p. e. : il Denza parlaestesamente de' diversi fenomeni meteorologicie di altre impor-tanti

cose, ma non consacra nemmeno un capitoloper quelnUste-

rioso agente che si chiama Ozono; eppure ce n'era bisogno.L'uf-ficiale

di Marina e ilRomiti, nelle loro riviste voglionosostenerela necessità d'una marina militare formidabile e deglieserciti stan-ziali

per la semplicetutela delle genti,oltreche lo stesso Romiti

Page 232: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

226 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

giàperironoun tempo, e che per circostanze forlaite si propaghinosu largascala,o restino in pochi esemplari,e possano corrispon-dersi

quelledi vicine con lontane regionie tempi,senza che si am-metta

assolutamente il commercio o la trasmigrazionedi razze in

altre razze. E quindipreoccupato di ciò,fortemente io dubito che

per sifTatlistudi impazientie basati,su rari e non sempre auten-tici

oggetti,la storia della umanità,che ne è lo scopo, non poggi

sopra solide basi.

« Soggiungerò,che quando anche non fosse nato Eraclitoilqualeritenendo il fuoco siccome principioe fine d' ogni cosa, inculcava

r ustione dei corpiumani, e Siiladiversamente di Numa Pompilio,non avesse rimesso in uso quel vezzo, alloscopo di non far cadere

ilsuo cadavere nellemani di chi poteva farne il ludibrio in cui e-

glimise quellodi Mario; io porlo opinioneche le ossa e glische-letri

degliantichissimipopoli,e risorgesseropure dalle urne cine-rarie,

io porto opinione,che assai poco vantaggioporterebberoal-

TetnograOaed airantropologia,più di quelloche ne ottenga dai

tedeschi moderni. Pei qualipoi,a dirla di passaggio,il fatto della

potenza intellettualeè legatopiù alla intima struttura del cervello,

anziché alle forme del cranio od al volume del cervello od air al-bero

genealogico.»

In un^ altraquestioneegualmenteimportante,la pretesacompres-sione

de^ crani de^ neonati in Sardegna,il Randacio è molto espli-cito.

Eglinega che tal costume fosse stalo introdotto dai Saraceni

che colà dimorarono,

aborriti dagPindigeni, 40 anni appena ;

affermazione che si trova in armonia con ciò : che nessuna abitu-dine

saracinesca persistatuttavia in queirisola.Anzi eglinega che

compressioneveruna si faccianelle teste,se giàcompressionenonsia il palpeggiaremomentaneo che suol farsi dalle levatricial cra-nio

del nuovo essere.

L' opuscolodel Randacio non è parto di fantasia,

ma frutto dì

sladt e di osservazioni : e però da questo lato ci par da tenere in

considerazione. Forse in più luoghiprocedetroppo a sbalzi;forse

non tutto quelloche accenna esamina, che tutto avrebbe richiestolar-ghissimo

svolgimentoe un libro,quando ilRandacio volle scrivere un

opuscolo;forse non a tutte le idee in esso annunziate si può far

plausoda chicchessìa;ma ilpregio che ha non glisi può negare;

e noi ci rallegriamodel bel lavoro,si ben coronalo dalla tavolasi-nottica

che vi va annessa, di questo nuovo ribellea certe teorie

che non hanno ancora il sussidio dì fatticerti ed invariabili.

G. PlTRÈ.

Page 233: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

CO!^PERENZe PER GLI STUDI DEL DIALETTO SICILIANO

Volendosi (Idi cullori del nostro dialello e della sua specialelet-teratura

di vocabolari,grammatiche, cronache, canti popolari,pro-verbi

ecc., ordinare la uniformità ortograficae lessicograficae lut-

tociò che delti argomenti concerne, in guisada essere stabilitauna

regolauniforme e generale in queste materie;nel mese di giugnotestò decorso si è divisato di convocare in Palermo un' adunanza

nelle sale della Biblioteca Comunale per discutere quanto fosse oc-corso

sul proposito.

Dal giorno 3 al giorno 12 lugliosi tennero pertanto quattro con-ferenze

pubbliche,allequalipresero parte,secondo lo annunzio da-tone

dalla Commissione provvisoriane' giornali,molti di coloro che

in Palermo e nel restante dell'isola aveano scritto in dialetto o sai

dialetto siciliano.Tra essi,per le varie provinciesiciliane,furono i

signori:Girolamo Ardizzone,prof.Antonino Cangemi, Salvatore Coc-chiera,

prof.Saverio Cavallari,ab. Gioacchino Di Marzo

,cav. Isi-doro

La Lumia, prof.Domenico Mastruzzi,prof.Matteo Mosso, Ni-colò

Poma-Cangemi, Carmelo Piola,Giuseppe Pitrè,G. B. Santan-

gelo,GiuseppeSilvestri,Salvatore Salomone-Marino, prof.Antonino

Salinas,Antonino Traina,della provinciadi Palermo; Alberto Bu-

scaino, prof.Vincenzo Di Giovanni della provinciadi Trapani;Rocco

Gramitto-Ricci da Girgenti; Michele Serra-Caracciolo da Siracusa;

cav. Lionardo Vigo, avv. Michele Cali della provinciadi Catania;il

cav. Emerico Amari e Pavv. Francesco Maggiore-Perni,Tuno Pre-sidente,

r altroSegretariodella Nuova Società per la Storia di Sici-lia;

e il dott. Martin Schneekioth da Copenaghen, venuto in Palermo

per glistudi del nostro dialetto.A proposta dell'Amari furono ad

unanimità elettia Presidente e a Segretariodelle Conferenze L. Vigo

e 6. Pitré.

Il Presidente lesse un dotto ed elaborato discorso,nel quale mo-strò

come- in tutti i secoli ne' qualisi è scritto o stampato in dia-letto

non si sia serbata uniforme ortografia.Enumerò gliabusi dei

cinquecentistinell'uso delle lettere alfabetiche xk y,lequalisi sono

roano mano corrette; e glierrori di aver voluto creare una lingua

illustresiciliana,che fortunatamente è scomparsa. Disaminò il nostro

alfabeto,additando glierrori che vi sono nel mal adoperarlo,e come i

vari scrittori abbian adulterato la grafiasiciliana.E dopo varie os-

Page 234: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

228 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

seirazioni conchiuse esser necessario 1» che i Canti popolarisi scrì-vano

possibilmentenella pronunziadel luogo in cui sono stati rac-colti

; 2o che i Vocabolaristiregistrinoi vari nomi di unico oggetto

usato neir isolaapponendo la definizione alla voce adoperatain Pa-lermo;

3® che tutti i letteratii qualiiìiprosa o in verso dettano

le loro opere in siciliano si valgano di unica ortografia.In conse-guenza

di questo il Presidente propose un Saggiodi ortografiaperessere esaminalo e quindisanzionato dalla Conferenza.

A varie osservazioni diedero luogoquestitre articoli,sostenendosi

contrarie opinionitra' presenti.Approvati i primi due articoli,i

signoriDi Giovanni,

Gramitlo,

Pilrè,Traina e Vigo furono no-minati

componentila Commissione per esaminare e discutereilSag-gio

ortograficopropostodal Presidente. Detta Commissione forni

in privatesedute il suo compilo,e alla terza pubblicaconferenza

il Presidente ne lesse ilrapporto;dal qualerisultò,quelsaggio,tolte

poche modificazioni,essere stato accettato allaunanimità;in un sol

punto però essersi la Commissione trovata discordante,cioè nella

maniera di supplirela x non piùusata nellascrittura del nostro dia-letto.

Ciò diede luogoa una discussione vivissima,non potendosi

conciliarei pareride* soci palermitani:Cangemi, Cocchiara^Pitrè,

Traina,ecc. che volevano sostituitola e alPa?e scrivere damma, duri,

dumi^ e de' soci Di Giovanni,Gramitlo,Maàlruzzi,Vigo ecc. che prefe-rivano,e ilVigo più che altri,laa?,per dire sdamma, sduri sdumi.

La discussione si protrasseper la terza e quarta seduta,

nella

qualesi ragionòcon copiadi esempi e di argomenti. Finalmente

il Di Giovanni propose e la conferenza approvò die le voci scritte

dagliantichi con la x come xiuri,xiumi^xiamma ecc. meglioche

collase si possano scrivere colla e, purché la e sia pronunziatacon

leggierosibiloche la preceda.

Dopo di ciò avendo la Conferenza approvato il Saggiodel Vigo,il Dr. H. Schneekioth pronunziò un breve, affettuoso e dotto di-scorso,

col qualetogliendocongedo dalla Sicilia,dove era slato per

sette mesi, dimostrò la importanzadeglistudi del dialetto non solo

per la filologia,ma anche per la raccolta delle Iradizionl popolari.« Desidero,egliconchiuse,allaSiciliamolli geni come ilMeli,neiridillio

e nella poesìaerotica. Vorrei soltanto che essi si limitino a quello

spazio,che la storia ha concesso al dialetto. Ognuno che non os-serva

queiconfini,troverà sulla sua tomba,scritto dalla mano della

storia,lo stesso epitaffioche nel camposanto di Roma sta scritto

sulPamico di Byron : Qui riposauno, ilcui nome è scrittosulleonde.

Page 235: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

varietà' 229

Le conferenze si chiusero rimanendo stabilitoche si dovessero

quandochessiariconvocare ad invito dei Segretarioe dietro propo-sta

di 10 Soci. L'ordine dei giorno per la Conferenza prossimafu fermato : Voci sicilianemancanti alla liihguacomwie ed esistite

in essa ne^ secoli XIII e XIY,

Gli attidelle Conferenze,depositatinella BibliotecaComunale, sa-ranno

quanto prima dati alle stampe. 6. Pitrè

HE£ESTlV\JBBUCAZ\Om.'" Adriana da Castiglione,Tragedia di Antonio De

Marchi (Palermo,Pedone) ; Vocabolario siciliano-italiano attenente a cose dome-

ttiche»a parecchiearti e ad alcuni meslieri di G. Perez (Palermo,Lao); Sullo svi-luppo

e la durala dellecorrenti d'induzione e delle estracorrenti, per PieKo Bla-

sema (Palermo,Lao); Su la Origine dell'Anima Umana ecc. Dissertazione di Do-menico

B. Gravina, abate cassinese (Palermo,Lao);Sull'Eedisse totaledi Sole delti

Dicembre 1870 visibilein Sicilia,Bisultamenti di calcoliespostiagliaìnaloii di astro-nomia

da Angelo Agnello(Palermo,Pedone); Biblioteca storica e letterariadi Sicilia

ecc. voi. V. (Palermo,Pedone); Monografia de* Prati artificialidi P. Alfonso-Spa-gna

(Pai.,Pedone); La Proprietàde' sudditi d'uno Stato belligerantein mare di E-

manuele Pelaez (Pai.,Pedone); Flora, Racconto di S. Malato-Todaro (Pai.,Pedone);

Lezioni elementari di Macchine a vapore, date da Roberto Gill (Palermo,L. Pe-done);

Grillo,ossia il Bandito siciliano.Canti 21 di C. Piota,dal dialetto sici-liano

volti in italiano da Gius. Cazzino (Palermo, Amenla); Sul Cimitero dit e-

rigersiin Termini-imerese,

Memoria per Giuseppe Ciofalo (Termini,Giuffrè);

Della Intolleranza religiosae politica.Ricordi di GiuseppeLo Giudice (Messina,Ri-

bera);La Libertà del Cambio e delle Banche, per Salvadore Buscemi (Messina,Ri-

bera) ; L'Italia al Mille,Saggiodi G. Galatti ; L' Uccellatore,Manuale di Or-nitologia

per la Siciliacorredalo di molte cognizioniutili intomo alle varie Caccie

ecc. per Antonio Ruggeri (Messina),Osvaldo ,Novella in versi, di Dom. Pianaroli

(Messina,tip.dell*Avvenire);Saggi di Logologiaàe\ prof.Raff. Di Francia (Mes-sina,

Capra); Diplomi greciinediti ricavati da alcuni mss. della Biblioteca Comu-nale

di Palermo, tradotti da G. Spala (Torino,Stamperiareale).I SICILIANI ALL'ESTERO— Il Giornale di GottingaGòttingergelehrteAnzeigen

ha due articolidel prof. Liebrecht in lode del 1* voi. de' Canti popolarisiciliani

raccoltied illustratida G. Pilrò e sopra La Baronessa di Carini, leggendapopolarepubblicatada S. Salomone ; altro articolo su qnest'ultimo libretto é nella Revue

critiquedi Parigi,a firma del Conte de Puymaigre. VAthenaeum di Londra del 16

luglioparlamolto onorevolmente degliScrittivari di C. Pardi;e cosi anche la Revue

des Cours Littérairesdi Parigi^dellibro:Sofismie Buon senso. Serate campestridi V.

Di Giovanni. Nel 1* fase, dell'ArchaeològiuheZeitung di Berlino é un articolo di

Heidemann Sul Becco di bronzo e sui Vasi del Museo di Palermo.

CONGRESSI ED .ESPOSIZIONI. — Tra' giorni3 e 12 lugliosi son tenute in Pa-lermo

delle conferenze per glisludi del dialetto siciliano; di che una breve rela-zione

è in questa dispensadelle Effemeridi.— Ne* mesi di giugnoe luglioè stata aperta in Palermo un' Esposizionedi arti

Page 236: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

230 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

belle,industriali e maniXatlurìere;vi si sono ammirati molti lavori e prodottidella

provinciapalermitana.L' Esposiziones'è chiusa colladistribuzione di medaglied* ar-gento

e di bronzo, il giorno24 p. p.

.

BELLE ARTI. — Un bel leone in marmo ha ora ultimalo Io scultore B. Delisi

pel monumento che egliprepara a Vincenzo Florio.

— Il prof.Nunzio Morello ha scolpitouna Selvaggiain atto di deporrein terra

il sue bambino, per afferrar 1*arco e uccidere una fiera che minaccia assalirla.

SOLENNITÀ'. — S'è inauguratonella Filarmonica Bellini in Palermo un mezzo-busto

di G. Rossini, opera del Delisi.

ACCADEMIE. — Il cav. Lionardo Vigo,elettocitudino di Palermo, é venuto a rin-graziare

personalmentela rappresentanza municipale.In questa occasione la Nuova

Società per la Storia di Siciliasi è convocala in seduta slraordinaria per udire dal-l'onorando

autore del Ruggiero la lettura della monografiaSopraCiuUo d* Alcamo

e la canzone « Roea frescaaulentistima,• alla qualeilVigo ha atteso per piùanni.

— Si è ricostitutain Palermo la Libera Società degl'Insegnanti,che ebbe vita al

1866. Ilsuo scopo è quellodi promuovere l'incremenlo della istruzione e delta educa-zione

e di assicurare un mutuo soccorso a' suoi socii.Fedele a' suoi principiiben-ché

con tre mesi di vila, ha giàprovvedutoalla istruzione dei detenuti del carcere

di Palermo, mandandovi ad insegnaredue de' suoi socii; e nuove scuole fra breve

apriràdomenicali e serali.Il municipiodi Palermo, ad incoraggiarequesto operoso

sodaliziogliha largitoun sussidio di lire tremila. La Società conta i50 soci effet-tivi

e non pochionorari ,fra le celebrità italiane.Ha una Riviila italiana d'istru-zione

e d'educazione, che pubblicaa sue spose, e della quale è giàuscito ilprimonumero.

INVENZIONI E SCOPERTE. — Il nostro M. Siciliano ha inventalo un Timone da

lui detto aulomalicOfilqualecon risparmionotevole di spesa sostituiscel'assistenza

del timoniere seguendosempre la direzione della bussola. Il Siciliano ha inviato al-

K Esposizioneinternazionale marittima il suo disegno,accompagnandolo con una

memorietta stampala.

POLEMICA. — Di vivi attacchi è sialo segno in questimesi passaliilnostro egre-gio

collaboratore prof.L. Lizio-Bruno I suoi avversari lo hanno fcittoreo di un Boz-

zetlo sociale da lui pubblicatonella Scena di Venezia, spacciandoviadombrato ilde-funto

F. Bisazza. Gli attacchi si sono spintia tanto da consigliarl'Accademia Pelo-

ritana di Messina a cancellare dal suo albo il Lizio. L' Aec^idemia non giunsea que-sto,

ma ne fece ragionedi una tornala straordinaria,la qualevenuta a conoscenza

de' soci peloritanidi Palermo, li eccitò a manifestare per lettera,fatta poi di pub-blica

ragione,illor rincrescimenu» per la inconsulta discussione dell'accademia me-desima.

L* onor. sodalizio dichiarò la sua incompetenzain una questioneaffatto e-

slranea a' suoi sludi;vari giornalidi Sicilia e del continente levarono la voce in di-fesa

del Lizio,e la guerra è cessata. Adesso il Lizio ha pubblicaloun opuscolodedicalo

aglionesti,col lilolo:/ miracoli di una nuova inquisizione(Messina,D'Amico,1870);col qualecombatte le accuse de' suoi oppositori.Quest'opuscoloè intitolatoai soci

dell'Accademia Peloritana residenti in Palermo, queglislessiche spontaneamente at-testarono

la loro stima all'egregioprof.Lizio-Bruno.

NECROLOGIA. — Nella grave età di 80 anni, è morto in Palermo ilsig.Giacinto

Agnello,letteratoe cittadino egregio.Un elogiodi lui è stato Ittio il giorno3 luglioin

una tornata della Società di Storia per la Sicilia,dall'aw. Francesco Maggiore-Perni;

elogiopienodi care ricordanze e di fattiriguardantila storia sicilianae la vita del

defunto. G. I*.

Page 237: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BXTIiLETTINO BIBLIOaBAFICO

LEZIONI CLINICHE SULLE MALATTIE

MENTALI con effettilegali;pretto la

R, Univertità degliStudi di Pater'

mot per Francesco Pionocco. Paler-mo,

Lorsnaider. 1869, in 8*.

L*JIlastre psichiatroDr. Pìgnocco,il

quale sin dal 1838 Tanta già delle gravi

pubblicazioniintorno alle malattie men-tali

da lui indefessamente studiate,

in

questa prima lezione si occupa dell'or-ganamento

del Manicomio, come mezzo

efficacissimo a guarirla follia. Eglilo

guarda dal lato igienicoe dal lato am-ministrativo,

quelloper Paria, il calo-rico,

l'acqua,la luce,il vestire e il re-gime

alimentare ; questo pelsapere ,la

filantropia,la onestà

,che sono mezzi

morali tanto necessari in chi si addice al

S.ncerdoziodi curare quantihanno per-duto

il ben dell' intelletto. Stabilisce le

grandisezioni che d' un Manicomio do-vrebbero

farsi ; il sistema d* abitazione

in generale,quellocio^ di isolamento e

quellodi associazione,le varie partidel-l'

Ospìzio,il giardino,ilbagno,la stanza

di conversazione, il refettorioec.; e mo- •

stra come ciò che eglidice sia il risul-tato

delle sapientiosservazioni de' psi-chiatri

più illustrid' Europa.Cosi potes-sero

le proposte e i desideri del Prof. Pi-

gnocco diventare un fatta^ Manicomio

della nostra città t G. P.

INTRODUZIONE ALLA SCIENZA DEL

DIRITTO INTERNAZIONALE in rela-zione

alla fUotoftadella Storia, Corto

dell'anno 1867-68 espottonella Uni-vertità

di Palermo da Paolo Morello,

ecc. voi. II. Palermo, Vini, 1870.

Nel Bullettino bibliograficodella di-spensa

V, del voi. I,di questo periodico,

demmo a suo tempo avviso del voi. I

di quest'opera,della quale annunziamo

ora con piacereil voi. II. Il quale s'in-trattiene

,siccome era promesso »

della

Sovranità piò che altro,e in speciedello

Stato qual è di dirittoperchè costituisca

la scienza del diritto internazionale,

e

dello Stato qual è di fronte al mondo po-litico

e alla scienza del diritto interna-zionale.

CinqueLezioni di questo volume

sono di Critica di alcune teorie intorno

alla Sovranità;e l'ultima, come Appen-dice,è la stupenda Prelezione al Corso

di Diritto internazionalecontemplato in

relazione alla filosofia della storia,letta

dall'Autore a principiodel corso del 1864

in questa R. Università di Palermo.

Assai vigorosaè la critica della teoria

del Buchez ragguardatasì nei suoi prin.

cipj,e si nelle sue applicazioni: ed im-portantissima

per gravitàdi considera-zioni

sul diritto pubblicoè la Lezione

XXI del Diritto potitivounivertale. Ma

la parte principaledel libro è nella le-zione

Della Sovranità in generale,e non

possiamoqui non notare, benché di vo-lo,

come l'Autore abbia sapulo altissi-mamente

trattare questo punto che è car-dine

e centro delle sue teoriche,ferman-do

che la Sovranità sia • attributo essen-ziale

dell'Umanità, epperò fondamenta-le

nell'ordine delle sue leggicostitutive;"

e il suo princìpioessere identico al di-ritto

di signorìasullo spazioe sul tempo

propriodell'Umanità ,nella cui Idea ò

essenziale quellasovranità,onde il fatto

supremo delle Nazioni,degliStati,delle

forme de' Governi. E nel principiodi

Sovranità,cosi considerato,si ha man-tenuto

tutto ilgiuredella scienza del Di-ritto

Internazionale.

Dal titolo stesso dell'operal'Autore

Page 238: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

23iK NUOVE EFFBMBRIDl SICILIANE

ha voluto farcisapere che assai più am-pio

svolgimentopotrebberoavere le sue

dottrine;le qualiin questa Introduzione

si presentano insieme alla critica delle

dottrine opposte, e richiederebbero altro

lavoro piùampio per essere organate in

corso dottrinale,che darebbe tutto com-piuto

il sistema, da cui risulterebbe lu-minosamente

essere ilDiritto « la mani-festazione

continua della Giustizia di Dio

nel mondo delle Nazioni.* V. D. G.

TRAINATO DI GEOMETRIA PRATICA

ad uso delle scuole eleìnentari e degli

operaiper G. M. Ciofalo. Termìni-I-

merese, 1870.

Questobreve trattato del Ciofalo è tulio

consacrato per glioperaie i giovanetti

delle scuole elementari,i qualimal sof-frono

i teoremi e i corollariquantunque

di grande interesse. In esso s' insegnail

modo come trovare delle estensioni in-

cognite,e misurare certicorpinella pra-tica

molto comuni,

ma stati trascurati

dalla maggiorpartede* trattatisti.Le ope-razioni

soggetteai calcali superioridelle

matematiche sono facilitate per via di

rapportinumerici,per lo che vi hanno

delle tavole per estrazioni delle radici

quadralee cube ec. In verità,questo modo

d' istruirequasimeccanicamente non ci

aggradamolto,ma il libro del Ciofalo è

commendevolissimo per la precisioneche

esso ha nel descrivere i modi praticiaf-

fin di costruire le svariate figuregeome-triche;

ed altresì per la chiarezza che di-mostra

nell'esecuzione "le*problemidi

cui è ricco questo Trattalo;solo avrem-mo

desiderio in qualchedefinizione mag-giore

esattezza. M. S.

DIARI DELLA CITTA* DI PALERMO

DAL SEC. XVI AL XIX, pubblicati

sui mss. della Biblioteca Comunale,

precedutida prefazionie corredati di

note per cura di Gioacchino Di Marzo

Voi. V. Palermo, L. Pedone-Lauriel,

MDCCCLXX.

QuestiDiari ronlinuano a darci notizie

preziosee curiosissime intomo a' fatti

occorsi in Palermo ne' secoli passati.Del

presente volume non può che ripetersiquelche de' precedentiabbiam detto si

per ciò che riguardai buoni,spesso in-genui

e sempre troppo crudeli autori,e

si per le fatiche spesevidal pazienteDiMarzo. Il Dr. Vincenzo Auria è il com-pilatore

del Diario e dell.}memorie di-verse

di questo volume; V uno e le altre

costituentila storiapalermitanadall'an-no

1653 al 1674 e la storia di Sicilianel

tempo della Ribellione di Messina dal

1674 a tutto il1675. A quest'ultimapartedel volume in discorso riferiranno molta

importanzaqueinon sicilianilettoriche

conoscono poco i fatti dolorosissimi di

quellainfortunata rivoluzione,che fu cosi

fatale non meno a' Messinesi che aglialtriisolani.Perchè giudichiognuno della

curiositàdi questepagineecco quialcuni

versi che durante e prima quellaribel-lione

corsero per le piazzedi Messina e

Palermo. Nel mese di settembre del 167S

fu affissoquesto cartello guerresco :

Messinesi,che si fa?

Siamo schiavi giàsi sa.

0 morte o libertà!

Un cartello a lettere d'oro afllssato

a' Quattro Cantoni in Palermo la notte

de* 84 ottobre 1674 ci ricorda gliodi ter-ribili

tra*Messinesi e tra' Palermitani :

Si nun ammazzamu li Missinisi

Chiamiremu li Pranzisi;

odi alimentali dal governo vicereale di

allora. Pochi mesi appresso, a' 17 marzo

1675,un altrocartello messinese diceva :

li C6 di Spagna ni ha pieno la pancia,

E ne fa morir di fame il re di Francia.

G. P.

STUDI STORICI SULLA TIPOGRAFIA

intomo V originedeWarte dellastampa

del tipografoFrani.bsco Gì liberti.

Palermo,tipografiadell'autore 1870.

Questo libretto, picciolodi moie

Page 240: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

iU NUOVE EFFEMERIDI SIGXUANE

per dare un nuovo argomento di salute

a'Sardi,e per agevolareilloro commercio

coi non Sardi,i qualiaccorressero a quel-l'ospizio.

Saranno le generose paroledello

Spano ascollate? Lo dovrebbero, ma forse

non lo saranno, perchènell'anno di gra-zia

1870 non son gli Spano quelliche

trovano favore a prò d' una istituzione

santa in faccia a consiglidi provinciae

a governicentrali. G. P.

INGAxXNI, FALSITÀ* E VERITÀ'. Pro-verbi

Ialini illiUtraU da Atto Van-

NVGCi. Venezia, Antonelli,1870.

Ogni nuovo capitolodi quest'operasu' Proverbi latini,che V illustreProfes-sore

Vannucci dà in luce, fa crescere in

noi ildesiderio di vederla prestopubbli-cata

per intiero.È un quarto saggioquel-loche eglici regalaora col titolosu-

detto,e con esso ci spiegada ottantasette

proverbie modi proverbialilatini in-torno

agliinganni,alla falsitàe alla ve-rità

presso gliantichi Romani, ne' qualivizi e virtù grechecoesistetteroe si per-petuarono.

Non ripetiamolodi che po-trebbero

parere stereotipetrattandosi del

Vannucci ; auguriamo si a* lettoriuna

bella occasione perchèsi procurinoque-sto

preziososaggio, stampato negliAtti

deir IstitutoVeneto di scienze,lettereed

arti e non messo in vendita. Nel qualetroveranno e morale e storiaed erudizio-ne

quanta non se ne trova in molti libri

che di Mudi morali,storicied eruditivi

portano il titoloe menano vanto.

G. P.

CORREZIONI E GIUNTE al Vocabolario

degliAecademiei della Crusca (lotterà

B) a cura di Alfonso Cbrquetti.

Porli,Casali,1870.

Dopo quanto è «tato dello,•

in queste

Effemeridit dell'operadel prof.Ccrquet-ti,è superfluaogniraccomandazione per

parte nostra. Il volume che annunziamo

verte sulla lettera B, tutto di correzioni

e di giunteproposte dall'egregioForli-

veseall'interminabile Vocabolario della

Crusca. Il saggioche ne abbiamo sotto

occhio assicura del buono che sarà per

entro all'operaintiera;temiamo solo che

per desiderio di impinguarlail valente

criticoscenda a certe minutezze non com-portabili

da chi ama lo scrivere efficace

e disinvolto. G. P.

LE RIME DI FRANCESCO PETRARCA

col eomento di Giuseppe Bozzo; voi. I.

Palermo, Amenta, 1870.

Questo nuovo Comento delle Rime del

Petrarca è molto opportuno in tempiche glianimi hanno bisognodi miti af-fetti

e di tornare alle dolcezze squisitis-simedell*arte, distrattida passionine-miche

alla gentilezzadelle letteree alla

soave contemplazionedell'ideale. Il pro-fessore

Bozzo ha premesso al suo Ce-mento

un lodevolissimo discorso sulla

natura e grintendimentidel Canzoniere,

Ch'amore in Grecia nudo e nudo in Roma

D' un velo candidissimo adornando

RenJea nel grembo a Venere celeste.

E quest'amore ideale,celeste,del Pe-trarca

va sempre confermato dal Cemen-tatore

per tutte le chiose del volume, e,

oltre il Proemio, con la Digressione,che

è in fine del volume, sopra la prima

parte del Canzon iere,la qualese ritorna

bene sulle Rime in vita di M. Laura con-duce

logicamentea quellein morte, che

comporranno il secondo volume e sa-ranno

la seconda parte.

Non mancano nelle note frequentiri-scontro

con Dante, giàpure dal Bozzo co-

mentato; e sobrie e bene a propositosono

sempre le chiose o filologicheod esteti-che

che si hanno ad ognicomponimento

del grande Poeti. L'edizione, adorna di

un bel ritratto del Petrarca,è nitida e

corretta diligentemente,e tutto ilvolume

può ben dirsi elegante.Plaudiamo l'egr.profesboredi questo

nuovo suo studio,e asi)ettiamoche pre-sto

sia compiuto. V. D. G.

Page 241: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BULLBTTINO BIBLIOGRAFICO. 235

DELLA VITA E DEGÙ STUDI DI At

MEDEO PEYRON, iVoiisM raccolte da

Fbdbrioo Sclopis. Torino,StamperiaReale,1876.

Una delle più graviperditefattetestédalle scienze filologichein Italiaè quelladel celebre Amedeo Peyron morto il27

aprile1870 in Torino sua patria.Di lui

molti hanno scritto di recente, e alcuni

anche bene, ma lo elogioche ce ne ha

dato il Conte FederigoSclopis,pronun-ziato

alla R. Accademia di scienze e let-tere

in commemorazione del suo antico

socio,é la piùbella biografiada noi let-ta.

Allo Sclopis,da Presidente di quel-r onorando sodalizio,tocca di quando in

quando ildoloroso ufficiodi ricordare le

virtù di mente e di cuore di qualcheil-lustre

personaggio;ed eglilo fa,

come

abbiam veduto testò pelPaleocapa, pelManno, pelMatteucci, pelMittermayer,ed ora pelPeyron,con pienaconoscenzadelle disciplinenelle qualiessi segnala-ronsi,con affeitoche sopravvivealla mor-te

e con coscienza di scrittore. G. P.

POESIE DI Cesare Cantu'. Firenze,Suc-cessori Le Mounier 1870.

DUECENTO SONETTI in dhletlo roma-

ne$co di G. G. Belli con prefazioneenote di L. Moraxdi. Firenze,Barbèra,

1870.

Porgiamo avviso di questidue vo-lumi

differentissimitra di loro,usciti or

ora pe'tipiLe Mounier e Barbèra, riser-bandoci

di parlarnenel venturo fascico-lo.

Quellodel Cantù comprendeVAlgiioolalegafomòarcia (poema),e poiromanze,

sermoni, lirichevarie ed inni sacri.L'al-tro

del Belli,oltre a* sonetti raccoltidalla

tradizioneorale o sceltidalla edizione ro-mana,

contiene un lungostudio criticodel

Morandi col titolo:La satira in Roma e

G, G. Belli. G. P.

NUOVI CANTI E TRADUZIONI di Sa-verio

Baldacchini. Napoli,GhioJ1870.

Settanta componimentidel Baldacchiniraccoltiin un elegantevolume sono un

beir acquistoper le nostre lettere,in cui

i buoni esempi poeticivengono ogni dà

stremando. V'ha nella poesia del Bal-dacchini

una serenità di affetti e con

essa un' arcana malinconia che ti con-forta

e tianima insieme;tutto spiraamo-re

e carità per 1*umana creatura, che il

poeta guarda da cristiano e da cristiano

compatisce,e da cittadino vuol educata

a virtù civilie ad esempigenerosi.NelleImitazioni e Traduzioni egliè originale,e se i suoi componimentinon portasseroin capo quel titolo

,il lettore li crede-rebbe

cosa propriadel Baldacchini.

Forse questo bel volume, che a noi è

venuto dalla gentilee affettuosaamici-zia

del valoroso poeta napolitanoVin-cenzo

Baffi,

non va in commeicio : e

però non a tutti sarà dato ricreare lo

spiritoe nobilitar la mente ne' casti e

nobili versi del Baldacchini. G P.

LIRICHE SCELTE DI POETI ALEMAN-NI,

Vertione di Antonio De Marchi.

seguitada un Compendiostorico dellaLetteratura tedesca antica e moderna.

Palermo, Tip.del Giornale di Sicilia,1870.

Libro di molta utilitàper glistudiosidelle due letterature,l'alemanna e la i-

taliana ; del quale diamo per ora il

solo annunzio, essendo nostro pensiero

occuparcene nella criticaletterariadella

seguentedispensadelle Effemeridi.È un

elegantevolumetto diS24 pagine,che co-sta

liredue e mezzo. G. P.

A FRANCESCO LOJACONO, Versi di Ugo

Antonio Amico. Palermo 18T0.

Questiversi del sig.Amico, elegantis-simi,sono una confeiroa sempre più

splendidadella bellafama che godef'au-tore di poeta delicato,gentile,e di forme

Page 242: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

236 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

severamente classiche.La natura, ispira-trice

vera delle stupendetele del Loia-

c^no, vi è dipintain modo da gareggiare

la parolaconcolori,tanto che non saprestidire chi la vincesse;e l'animo sente nella

letturade' versi dell'Amico quel ricrea-

mento stesso che lo solleva ne' laoghio

montanini o littoraniche l'artistaha ri-tratto

dal vero della nostra isola.La villa

Belmonte sul pendiodel Pellegrinoche

scende a punta del seno di Palermo,è

cosi maestrevolmente descrittache tisem-bra

passeggiareper que' viali,

e respi-rarer aura odorata che si leva,in tanta

belleua di cielo e di veduta di mare, di

città,di monti,da quelleflorideajuole

che circondano ilprincipescopalano.Ai

poetidel Loiacono si accorda a meravi-glia

la soavità de' versi del prof.Amico.

V. D. G.

LE MIE VEGUE. Versi di G. Costan-tino

da Mettina. Messina,tip.Filo-mena,

1870.

POESIE POPOLARI di Giovanni Mulè-

Bbrtòlo. Caltanissetia,1870.

Mese per mese i versi non mancano

mai nel campo delle lettere,e questiduevolumettini sono un saggiode* molti che

son venuti alla luce in Siciliain queste

settimane passate.Non diremo che sem-pre

sia poesiain essi;che anzi ve ne ha

assai poca; e in più luoghiè solamente

qualchegraiiosoconcetto che costituisce

il meglioe il tutto. Buoni studi addi-mostra

il sig.Costantino,ed affettisere-ni;

spontaneitàil sig.Mule e una certa

vivacità di stile.Però, come del primonon sappiamcapireche pubblichii suoi

versi • per avere un incoraggiamentoal-l'arduo

e malagevolecammino che n à

accinto percorrere » ; quasichésistampi

per essere incoraggiatie nou si sia in-coraggiati

pelbene che si fa: cosi del se-condo

ci maravigliala scelta di eerti

temi, ottimi a tempo opportuno^ fuor di

luogoadesso,che i nobili entusiasmi son

finiti.Air antico nostro condiscepolosig.

Mule osserveremo inoltre che per iscri-vere

in forma popolarenon siano da se-guire

i poetiletteratida stornelli,ma il

popolopoeta, fonte inesaurìbiledi poe-sia

semplicee disinvolta. G. P:

CURIOSITÈS LINGUISTIQUES (parBbbo-

MANN. Mulhouse, ImprìmerieRader,

1870).

Llllusire Decano della facoltà di Let-tere

all'Universitàdi Strasburgo,cav. G.

F. Bergmann,in questo primo scrìtto di

Curiotitàlinguistichevuol mostrare come

1 cangiamentiche han portatole diffe-renze

di forma tra le parolefrancesi e

le loro corrispondentilatine sieno in-cominciate

nella lingualatina medesima;

di maniera che la linguafrancese non ha

fatto che seguiree continuare in gran

parte le tradizioni e gliesempilasciatile

dalla latina. Molte citazioni del latino

antico e del francese« sopperiteda pro-fonde

conoscenze filologiche,confortano

quest'assuntodel Bergmann;ilqualese

fosse svolto con men brevità e concisione

fornirebbe argomento d' un bel volume.

A* filologinon passerà,speriamo,inos-servata

questa grave scrittura,

che fa

bella introduzione alle altre promesseci

dall'Autore. G. P.

// Gerente : Pietro Montaina

Page 243: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

NUOVE EFFEIERim SICILIANE

ANNO li. DISPENSE VI E VII. SETT. ED OTTOBRE 1870

ISCRIZIONE GRECA DI SIRACUSA

Fino ai 1858 non vedeasi allro dei tempio credalo di Diana in

Ortigia(contradaResalibra)clie due colonne doriche iequaliinai-

zavansi dal pianodella casa de' fratelliSantoro,suiPistesso livello

di via S. Paolo. Cominciati solo gliscavi nell'oradetto anno 1868,

vennero portalimolto innanzi nel 1864,dopoché ilpresidentedella

Commissione di Antichità e Belle Arli,sig.Francesco Di Giovanni,

si fu recato sui luogo in compagnia del sig.Isidoro La Lumia (1).

li tempio,che è di forma esaslilo-periptera,era stalo dai danese Fe-derico

Hunter ritenuto come il più vetusto fra i monumenti greci

d'Italia;ed ecco sidemolisce la casa Santoro, e fra altreimportantisco-perte

si rinviene,precisamentenei gradinosuperioredel prospetto

orientale,un'iscrizione greca, scolpilanel tufo calcare e molto guasta

dal tempo.

L'iscrizionefa interpretatae messa in luce per la prima volta dal

eh. ellenistasig.GiuseppeDe Spuches,ilqualelesse e tradusse così :

KXeo....e" £7coiej£ tot TeXovt 6|aovxat duveOejiv laeiaxa lepa.

Cleo..,esfecitGeloni,aeque ac famiiiaribus,isiaca forma.

Prima ancora che fosse edita l'iscrizione,una /elterasuirargomentoaveva indirizzatoal Di Giovanni ildirettore delle antichità doti. Save-rio

Cavallari,nella quale,dopo aver congetturalo dallacollocazione

del tempio,eh' esso era stato costruito in un'epocain cui tutte le

più eminenti posizionifosserodi già occupate da altri tempi che

(1) W. BuUelt.deUa Commiu. d'Antich, e BeUe ArtiinSic. nuro. 1 Scoverte tiel

tempio creduto di Diana in Siracusa,

16

Page 244: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

*

238 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

decoravano anche la saéra isola dì Ortigìa,cosi ne scrìveva: • Se

nscrìzione trovala determina un^epocache non oltrepassail Y se-colo

a. C. e che corrispondeall'epocadi Gelone,è chiaro che do-vevano

già in quell'epocaesistere molti tempt dedicati alle princi-pali

divinità,e mollo più quellodedicalo alla Dea protettriceche

diede ilnome d'Ortigiaa queirIsola come ricordanza dei luogodi

sua nascita.— I dati che sì riferiscono sulla topografladel nostro

tempio,sono di una importanzapositiva; e se altre scoperte non

li distruggono resteranno sempre tanli elemenli di grave conside-razione.

Per coloro però assuefattia dare, non si sa come, ai mo-numenti

epoche remotissime e che voglionoinviluppareogni an-tico

monumento con il manto delPoscurità,e ricorrere a tempifa-

votosi ed incerti,diremo

, per consolarli,

come il nome indicato

nella iscrizionedel nostro tempio,dì Cleomedes o Cleomenes

probabilmenlequellodi un artefice celebre nella coslruzìone di

tempiisacri,e che figureràneiristorìanelle prime filetra i nomi

i più insignidi tutta la Grecia in onore della Siciliana cultura e

civiltà.Anteriori glisarebbero solo i nomi quasimitici di Dedalo

e dei fratelliTrofonio ed Agimede illustriarchitetti che costruirono

il.tempio di Delfo; ilprimo de' qualiera da Apollofatto morire

di dolcissima morte sette giornidopo la costruzione di queltempio,

e fu divinizzato sotto il nome di Giove Trofonio venerato in Le-

badia: quel tempio dopo essersi bruciato,fu cominciato a ricostruire

nel VI secolo a. C. dairarchitettoSpintauro,ma compito un secolo

dopo.Gli allripiù celebrali architetti'fiorirono in tempiposteriorial nostro Cleomedes o Cleomenes probabilmenteSiracusano;e sono

da annoverarsi tra loro Anlistate,Kallischro ed Anlimachide, che

costruirono all'epocade' Pisistraliiltempiodi Giove in Atene. Ictino

e Callicrateedificarono nel 438 a. C. il famoso Partenone dopo un

lavoro dì 16 anni, e nel 430 Tislesso felino costruiva il tempiodi

ApolloEpicurioin Bassa presso Figalia.L'architetto Libone co-struiva

il tempio di Giove in Olimpia,che fu terminato nell'anno

425 a. C, e finalmente al lY secolo Pileo inalzava il tempioqua-dralo

dì Prìene. Da ciò si vede come il nostro artefice fu tra i

primi,e rinomatissimo costruttore da meritare un'iscrizione su di

un tempio sacro "(").«Il nostro tempio Siracusano (dicevainoltre

lo stesso Cavallari)per lo stilearchitettonico,si può assegnare ad

un'epocacontemporanea o poco posterioreal tempio di Minerva in

(1)N«l Giovn, fliSic. seti. 1864. Num. 143,

Page 245: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

ISCRIZIONE GRBGA DI SIRACUSA 239

/

Egina costrailo poco dopo la gaerra persica,o in lermine medio

de' Umili di tempo ,marcati dalia fondazione e distruzione di Se-

linunte etTettuitadai Cartaginesi20 anni prima di fiorire Fidia (1).»

Concbiudea finalmente congetturando« die altro tempio di Diana

esistesse di altra costruzione"

ma che poi alPepocafloridissima di

Gelone fosse con più sontuosità ricostruitosul tipodominante del

puro dorico " (2).Cosi il Cavallari,e le sue idee sono state comuni

al DI Giovanni ed al De Spuches.Or dopo ciò che si scrisse in Siciliasu quest'argomento,in Ger-mania

è stato pubblicatonel dotto periodicoil Philologus(XXVI,

p. 568) un articolo di R. Bergmann sulP epigrafemedesima. È

quelloche io presento qui tradotto dal tedesco,credendo utileche

venga a conoscenza deglistudiosi si della greca epigrafia,come dei

nostri monumenti.

Sag. Isidoro Carim

L' Iscrizione grreca nel gradino superiore, lato orien-tale,

del tempio recentemente scavato in Siracu-sa

(Ortigia).

Ritrovandomi in Siracusa nel febbraio dello scorso anno, ho esami-nato

ripetutamenteTiscrìzione greca di un rigo,scoperta nell'anno

1864, che è nel latoorientaledel tempioscavato in Ortigiain prossi-mità

dell'istmo,sotto delle tre colonne meridionali nel piùalto gra-dino

della stilobate.Essa fu pubblicataper laprima volta dal prin-cipe

Giuseppe De Spuches in Palermo in una lettera indirizzala

al prof.Francesco Perez {D'Annaepigrafegreca trovata in Siracusa

nel tempiocreduto di Diana. Palermo 4 nov. 1864, in-%o,stamperiaTamburello e C). Indi Tu resa di comune conoscenza per la copia

fattane dal dottor Giulio SchubringnegliAnnali per la filologia

classica,supplem.IV. p. 672, e dallo stesso ne\ PhilologusXXlì, p.

637 e segg., e XXIII,p. 363 segg. nel quale ultimo luogo se ne

tratta più minutamente coli'aggiuntadi una seconda copia.L'iscri-zione

non pertantosta tuttavia come un grave enigma,allacui so-luzione

voglioora contribuire.

La copiadi G. De Spuches fondata su tre fac-simili a luiinviali,

(I)Giorn. di Sic. Xum. 159.

C2)Ivi.

Page 246: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

240 NUOVE EFFEMERIDI SIGIUANE

le due dei doli. Schubriog e quellanon è guari,amichevolmente

comuDìcalami dal prof.Adler di fierliuo,ilqualevisitò il tempio

alcune settimane dopo di me e lo disegnò,per la prima metà ac-

cordano nella sostanza collamia copianella tavolaannessa; soltanto

esse non comprendono le vestigiadi lettere ancor visibilinellalacuna

tra kaeo ed EZ; ma per la seconda metà offrono,come dimostra lata-vola,

talune differenze.

La scrittura presenta neirinsieme lo stesso carattere,che quelladell'elmo trovato in Olimpiae che Cerone consacrò dal bottino della

battagliadi Cuma, 01. 76, 3 {Corp.Inscr. Gr. n. 16. Rose, Itiscr.

Gr, Vetust. tab. Vili, i, Franz. Elem. epigr.Gr. n.27. Confrontisi

Kirchhoff Studien zur geschichtedes griech.alphab.p. 196 e seg.).

Tuttavia P^ e la 5 hanno una forma più arcaica,che in quella.Il

rho colla rotondità aperta e col tratto diacritico,ilquale,sebbene

in parte distrutto,pure è ancor sempre da riconoscersi chiaramente

(siconfr. la mia copiacollacopiaAdler) rispondeal rho delle ta-volette

di bronzo Cumane di Democari (BuUett.Napolit.VI,p. 65,

e più agevolmente presso Kirchhoff loc.cit.p. 221). In tre luoghiriscrizione è punteggialacon un punto in forma d'un o minuto, e

precisamente,ne' due primisenza dubbio dietro un nome proprio,nel terzo anche probabilmentedietro un simile nome, su di che ri-verrò

più giù.Nella tessera di bronzo di Poticastro,spettantead

un tempo più antico (C./. Gr. n. 4. Rose, hiscr. Gr. vet. tab. XI,

p. 83 segg Franz, Elem. epigr.Gr. n. 23 : confrontisi Kirchhoff

loc. cit. p. 2i9, segg.)le singoleparolesono divise allamaniera

etrusca e romana da un punto, il qualemanca soltanto dopo T ar-ticolo

e la congiunzione xa{ (veggasiper questo Boeckh nel C. /.

Gr. I,p. 10 a, Osann SylLInscr. ani. p. 74, sgg. Franz, 1. e. p.

80 e 62) mentre nell'iscrizionedell'elmo geroniconon vediamo più

adoperataalcuna interpunzione.Per ilche son di opinionecon Kirch-hoff,

che r iscrizione di cui si tratta è un pò più antica di quelladell'elmo. Con lui del pari non iscorgonel primo nome quello

dell'architetto,ma bensì d'un cittadino di Siracusa,ilqualea sue

spese fece costruire una parte del tempio,fossero stale pure le tre

colonne meridionali,o, ciò che parmi piùverisimile,i gradinidellostilobate.Confrontisi ilresoconto della Società Archeologicadi Ber-lino

del 6 maggio di quest'anno. Circa al nome dell'uomo, non

so restituirlocon sicurezza. Ai supplementipropostida Schubringnel Vhilol XXIII

, pag. 363, KXeo[xpax{8]7i(;o K,Xeo[|Aaxt8]Ti(;o

KXco[vaxx(8]T)";si oppoue giàl'USO dorico dell'ocinvece dell'tj nelle

Page 248: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

242 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

zione Mainertina di Messina presso CastelliInscr. Sic. Y, 45,p. 55.

Questa iscrizione,

nella quale " i due medicea e la Comunità dei

Hamertini dedicano qualchecosa ad Appellunes• è ora lettapiùcorrettamente da Mommsen UnterUal, dici.tav. XII, pag. 193 segg.

e contiene nel luogo in quislionele paroleaTiTceXXouvTiiaoexopo,che

significaApollinisacra,dopo di che è da rettificare la citazione

di L. Dindorf loc.cit.— Si consulti altresisu di ciò Mommsen loc.

cit.pag. 245 e 25i. Della fusione dell'articolonel nome del dio per

mezzo dellacrasi non difettanoesempinellearcaiche iscrizioni.11no-tevole

documento ionico di Alicarnasso edito da C. F. Newton nel-

r opera A historyof discoveries at Halicarnassus,Cnidus and Bran-

chidae nella tav. LXXXV, ed illustratovoi. Il,pag. 671 e seg, ,e

di .cui si è trattato da Sauppe GóttingerNachrichten von der G. A.

Vniversim 1863,

num. 7 (V. Philol,XXI, pag. 302) ed in parte

anche da Klrchhoflfloc.cit. p. 120 e segg. offre nel verso 36 tò-

•ic(5XXu)v[oc.La forma TcbicdXXwvtsi trova: lo) nell'iscrizione di Her-

mesianax nel lato dritto della sedia di una dellestatue nellavia sa-cra

di Branchida C. /. Gr, n. 39, 3, (siconsulti Praef. p. XXVI, e

segg.)Franz loc.cit.n. 48, presso Kirchhofif loc.cit.p. 139 e segg; 2°)

neir iscrizione Didimea deir Histaios,che prima fu pubblicatada

Ussing,Graeske og Latinske fndskr ifter K}òbenì\B\iì1854 p. 36 n. 4

e più esattamente da Newton loc. cit. p. 787 n. 72 presso Kirch-

hoff loc. cit. p. 130 e 249, (TO)iKJXXa)[vi); 3°) in un vaso di Adria

nella collezione Bocchi C. I. Gr.^ n. 8340 (TÒ)7r(JXXa"v[t).Molti sono

gliesempi per T ortografiacon un lambda: tcj)ATcdXwvt nelP iscri-zione

sul dorso di un leone di pietradi Branchida; questa fu pub-blicala

dapprimaper comunicazioni epistolaridi Newton, nelle Noti-zie

mensili dell'accademiaberlinese delle scienze 1859,p. 660 sotto

iln. 1,e per la seconda volta con alcune varianti nell'operacitata

di Newton tav. XCVII, 66 (siconfronti ilvoi. Il p. 777 e segg.);

ambedue le copiepresso KirchhofT p. 140 e segg. ATcdXwvt nelPe-

pigramma delV ex-voto ài Platea nelPAtmeidan in Costantinopoli,ottimamente edito da Frick nel 3o supplementodegliAnnali per la

classicafilologiap. 487, e segg. (confrontisiKircbboff p. 211).Nelle

iscrizioni de' vasi comparisceAitdXwv C. J. Gr. IV, n. 740 \ 74i9

7552,b, 7620. A7t({Xtovocnello stesso luogo,n. 7419, 7420, 7422,

7571 6, 7619 b. Che oscillassemolto la scritturadi questo nome

e de' nomi da esso derivati fra una e due X,ben chiaro apparisce

se si mettano insieme coi connati esempi anche le forme che si

presentano simultanee nel documento ionico di Alicarnasso,tò)ir(iX-

Page 249: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

ISGRIZIONB GRECA DI SIRACUSA 243

Xwv[o(;](V.36),'AicoXXLwvQcp(y.4»), AicoXXcovtóew(v.IO),'A7to[Xa).v($7ic(v.30) e r 6 'A7c]oX[a"v]($eci"xJmc"{XXci"videll'iscrizioned' Herme-

sianax (secondoV ha restituito più sicuramente Kirchlioff).Alcun

altro con questo affine vedi presso Sauppe loc. cit.p. 320 e seg.

'AicéXu)voppure 'aic(ÌX(i"vdivenne per sincopee mutamento di co in

ou, nel dialettotessalico,"attXoi^v,col qualepuò conferirsiApulu

ed Aplu nelle pàtereetrusche. V. Boeckh nel C. /. Gr, n. 1766,

voi. I,p. 860, Ahrens de dial. Aeol p. 218 e seg. Y. Mueller E-

trusker II,p. 69.

Nella seconda metà delP iscrizione pare che V incavo circolare,che

si trova fra ilprimo a e Pi,non sia né interpunzionené un o, come

é data da Schubring,ma un guasto nellapietra. La interpunzione

dopo la seguente A,in confronto coi due altriluoghi,dove V in-terpunzione

é usata, mi fa vedere verisimile,che anche quiad essa

dovea precedereun nome proprio.Questo può essere Nij"xac,for-mato

da Nt"Toc,come rXauxérac,da rXauxoc,e sia come nome pa-tronimico

in genitivo.Il nome del figlio,che a questo appartienesi suppliscefàcilmentecon EòxX^c

,la fine dell'iscrizione con xal

*Hpac.Qual rapportoabbiano i nomi EuxXììced *Hpac,lo*mostreràla restituzione delle seguentiotto o nove letteredopo V o aspirato.Risulta dunque dalla ricerca che fin qui abbiamo fatto laseguente

lezione :

KXeo[|x6v]T)c0 KXeoQxiJSjYjcèitoCTjae[T]o)['itéX]ci)vf[6 at?

EòxX]tìc[Nli"i[éT]«?[x«l'H]pa[(;.

Branderburgo.

R. Bergmann

Page 250: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DI UN DOCUMENTO INEDITO

RIGUARDANTE UNA DELLE ANTICHE PORTE DI PALERMO

Al Gh."" sig. Salvatore 8aIomone-Hf arino

Chiarissimo Signore

Gralo della cortesia eoa cui Ella degnossi accettare ildocumento

riguardantele miniere di Ali e Fiumedinisi,mi permetto comuni-cargliene

un altro degno egualmente deir attenzione dei lettoridelle

Nuove EffemeridiÉ desso un atto per cui il Comune di Palermo concede al no-bile

Jacopo di Bologna P antica porla di Busuemi, e con essa Tedi-

fizio soprastante, per lo censo dì tari sei annuali. Prima però di

ragionarne sembrami opportuno di trascriverlo qui appresso per

come r ho ricavato dal registrodi Atti,bandi e provistedel sud-detto

Comune per Tanno IX indizione 1475-76, a foglio151.

• Universitas felicispanormilaneurbis universis et singulispresen-tes nostras inspecturislitteras notum fieri volumus quod in mirandis

cassari nostri menibus meridiem versus porta adhuc (1) bnsuldeni

nomine, quadrato lapide,vetustissima;ex qua traddilur melellum

primum romane gentisducem cum panormitaniscivìbus,cartaginen-sium castra,simul et ferocissimos elefantes,hoslesque cunctos su-perasse,

fugasseet penitusevertisse;cujusquidem porte solum ad-huc

rubeis quibusdam lapidibusmarmoreys stratum esse cematur (2).

(1) Adestft

(J)Cernilur.

Page 251: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DI UN DOCUMENTO INEDITO 24S

cnpientesne tam laudabile ediflcium vetostate toUebatur (1)nobili

viro iacobo bonie (2)concive precipuosese nobis offerente in eis-

dem (3) porte edificio(4)superioriparteveliehabilabilem illud(5)

redducere, nec de vetustatisvenerande forma aliquidvelie detra-

here, ìmmo illud omni arte et ingenioconservare ,adonto etiam

*quod aliquodpredium (6) prope privatasac propriasedes babet,

matura orciaiium nostrorum deliberalione preheunte,superficiemillam cum tote edificiosuperiorieidem iacobo suisqueberedibus et

successoribus quibuscumqueduximus concedendam, iure tamen per«

petuicensus tarenorum sex anno quolibetab eodem iacobo et quo-

cumque futuro successore, paclisemphiteolicislegalibuset munì-

cipalibusnobis perpetuo reservatis; ac etiam ne venerando dive

dare monasterio iniuriafiat,ne scilicetaspectusvel prospectus ex

taliorìatur edificioin ipsiusmonasteri! detrimenlum. quarum qui-dem presentiumlicterarum aucloritate iubemus, ut prò ulriusque

partismemoria et cautela de huiusmodi concessione nostra cum no-stro

sindaco instrumentum conficialur. in quorum quidem testimo-

nium presentes fieri ìussimus nostrorum (7)iuratorum (8),pretoreabsente

,ac magno sigillomunimine roboratas. datas in novo no'

stre residentiepalatio(9)die xxvj iuliiviiijindictionisM^^cccclxxvj.

*{*philippusde gilibertisiuratus et prior.*|*cola di bulogna.

'f cola matheo di branchi iuratus.

^ leonardus de barlholomeo iuratus.

•{•ioannes de rigioiuratus.

•f pelrus de bononia iuratus.

.

vidit raynaldussindicus.•

(1"Illabatur,

(2) Cosi il lesto. Intendo Bononie coiraiuto dell*annotazione marginaleM rogi-slro che dice cosi: Pro nobili iacobo de bononia concettio porte buliudeni,

(3)Eiutdem,

(4)Edifica.

(5) Cosi il testo scorrettamente. L* intelligenzaò chiara,

(6)Cosi panni doversi leggere, benché il testo vi si prestiappena. Ed intende-rei

che il concessionario si avesse podereattiguoa case attaccate alla porta.Ad ogni

modo, ripeto,la lettura è dubbia.

(7)Nostrum.^

(8jSuppl.tubtcriptionibus.

(9) Cioò l'attuale Palazzo di Città che cominciò ad edificarsidopo il1470. Nel re-gistro

del Comune dell*anno X ìndiz. 1476-77 incontransin^lti documenti i qualitrovano ch'esso era tuttaviain corso di costruzione.

Page 252: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

246 NUOVE EFFEMERIDI SIGILUNB

La prima cosa a notare nel documento sopra riferitoella è che

il nome della porta vi si trova scrittoin modo assai piavicinoalla

saa arabica origine.É da ricordare in propositoche in un laogodella descrizionedi

Palermo verso lametà del X secolo lasciatapidal geografomosul-

mano Ibn Haucal (1)si fa menzione di una porta rivolta a mez-zodì

e chiamata arabicamente Bàb es-sudàn. Il Prof. HiclieleAmari

dichiarando quelluogo,osservò che laportacui si accennava doveva

esser quelladetta di Busuemi (2).Or ilnostro documento del qualesi scorge che la portaistessadicevasi alloradi Busuldeni o di Bui-

sudeni conferma evidentemente Topinionedel nostro illustreorien-talista,

dapoichòBtUsudeni è lo stesso che Bàb es-ttédàn.

A propositodella etimologiadi questa parolami piaceil ricor-dare

ancora quelche ne dissero i nostri eruditi che più special-mente

occuparonsidella topografiadell'antica Palermo. IlCascini

pare che V abbia spiegatoper termine, confine(3).Giova riportar

qui le sue parole:« Porta Busuemi cioè porki e termine.... Questa

« sola porta si era conservala per tantisecolifinair età nostra in-

« tiera col suo nome antico Busuem, insanie molibus epectabUte,dice

« il Fazello (4),e fu rovinata nel 1585 (5)per alzar quivilospe-« dale del Beato Giovanni di Dio collepietredi quella

,costume

« di Palermo spesso notato dal Fazello,di rovinare le sue antica-

t glievenerande,senza necessità;come vide pure, e si dolse,nel

« 1549 svellere il resto delle mura da questa porta fin al Palazzo

« Regio,benché saldissime,delle qualive ne rimangono ancora i

• manifesti segnali."

Ho voluto trascriverele paroledi queirerudito gesuitaper mo-strare

che ilMorso sbagliavaallorquandofacevaglidire che Busuemi^ secondo il Fazello significhiporta insanie moUbw spectabilis(6).

(i;V. Amari. Deicriplionde Palerms au milieu du X* sièclepar Ebn Haueal. Su

nel Journ. Asiatique,année 1845. Il tetto arabo ò riprodottonella BUd, Arabo-Si-

cula dello slesso Amari (Lipsia,Brockbaus» 1857) a pag. 4.

(f)Lo stesso (neiJourn. Aiial,)nota (23).- (3)Cascini, Vila di S. Rotalia,Palermo 1651. DigressioneI (infine del voi.)p.Y.

(4)De rebus Sieulis,Dee. h lib. Vili,cap. I.

(5)Dai Diari di Palermo del Paruta risulta invece che la demolizione fu comin-

ciaU nel 1587.

(6)MoASO, Descrizione di Palermo anlieo. Ivi {%*edizione)1827, pag. 246 e 247.

Veggasiancora la nota (1)alla pag. 247. Confrontando questa nou col testo sembra

cbe quivisia incorso qualcbeerrore tipografico.Nella nota infattil'autoretentando

di spiegarel'etimologiadata dal Cascini dice che sarebbe troppo stentato ildedurla

Page 253: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DI UN DOCUMENTO INEDITO 247

Dapoìchè,né il Fazeilo disse questo, nò il Cascini intese in tal

modo le paroledel nostro insignestorico (1).Ma il bello si è che

ilUorso prese ad esaminar sul serio laetimologiadata dal Cascini,

e dopo avervi almanaccalo su per alcun poco, la rigettò(S).Ciò

nondimanco eglinon fu di costui più feliceallorché polendola farda indovino (sonsue parole)pretesededurla dalla voce arabica (té-

zum (f)che secondo lui,significlierebbelinea segmenti,funictUus

traiectuSy• per la ragione che sotto quellaporla oravi il piccolo• ponte per cui si tragittavaalla opposta sponda del sobborgo.*Credo superfluoilfermarmi a ripeterequelche priadi lui ne a-

vea giàdello il Giardina,il qualmise a contributo tutto rOrienle

per rintracciar Toriginedi quellastrana parola(3).Checché ne sia

però di queste spiegazioni,giustiziavuole che si ricordi che né il

Cascini né il Giardina sapevan d'arabico,e che ilMorso, orientali-sta

non ispregevole,non arrivò a tempo per giovarsidel capitolod'Ibn Haucal e della Biblioteca Arabo-Sicuta.

La porta di Busuemi colla sua torre esistette fino al 1587 nel

sito oggioccupato dalPospedaledegliex-Benfratelli;e per dar luogoad esso fu demolila quellapregevoleanticagliache un secolo in-nanzi

voievasi con tanta sollecitudineconservata (4).Il Giardina

credette che il mezz'arco sottostante al castellod'acquadi via Bi-

scoltari,esistente fin oggi,

fosse un avanzo della porta, « per la

• torre vicina (quellacompresa nel palazzodel Conte Federico ?)

t secondo ilcostume di fabbricar le torri a lato delle porte; • ma

il Palermo *dicesenz'altro che la torre fu demolita fin dalle fonda-

daU' unione*dallo voci arabiche bàb (portaie fairim (termine).Ma nel lesto si dice:

• Busuemi che signiOca (secondoil Cascini)porta insanii molibus ipeetabUii.• Per

toglierequesta contraddizione bisognerebbesapporre che per errore tipograficosic

slata omessa nel testo la parolatemane dopo la parolaporta.

(1) Fazeilo disse solo che la porta, fabbricata di enormi massi,era arabicamente

chiamata Busuemi, Loc. ci(.

(2)Morso, luogo e nota cìt.

(3)Giardina, Le antiche portedi Palermo. I?i 1732,Gap. XIII.

(4)Diari della città di Palermo. Ivi,1869, Voi. I pag. 112. Francesco Barone

(deMaiettate Panormit. lib.III,cap, XI, J 2) dice che la torre apparteneva alla fa-miglia

lo Castrone,e cita in appoggiouna deposizionedi testimoni ridotta agliatti

di Notar Matteo Fallarà nell'anuo 1488. Io ho trovato nel citato registrodel Comune

dì Palermo (Ìog.190) un termine di 4 giorniaccordato a frate Cristoforo lo Castrone

per provare che la torre era di sua proprietà,(12 agosto 1476).Dallo stesso Barone

si ritrae che la tórre suJetta fu espropriatadal Comune per demolirla e destinarne

l'area alla costruzione deU' ospedale,e che la famiglialo Castrone fu indennizzata

della perditache pertanto venne a risentire.

Page 254: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

248 NtJOVE EFFEMERIDI SICILIANE

menta (i),né le memorie sincrone lascian dubitare che ne sia ri-masta

superstitealcuna parte.Se cosi è, il mezz'arco di cui parlail Giardina,non può essere un avanzo delP antica porta,

né sem-bra

per altro eh' esso accenni a quell'epocasaracenica nella qualela porta doveUe essere edificala.

Il nostro documento mostra che a queirediOcioannettevasi una

importanzastòrica. Credevasi che dalla porta di fiusuemi fosse

uscito Metello ad attaccar T esercito Cartaginesecondotto da Asdru-

baie,e che perciòessa fosse un monumento della prelesa alleanza

della città di Palermo e della romana repubblica,alleanza donde

facevansi scaturire i vantati privilegidi quella,cioè la insegnadel-l'

aquilad' oro,il titolodi pretoreattribuito al primo magistrato

della città,laqualificadi urbs e le altre franchigiedi cui credevasi

che Palermo avesse goduto ai tempi deliadominazione Romana.

Per intender megliociò che qui sopra ho accennato non sarà su-perfluo

ilricordare che Tanno 251 av. Cr. Asdrubale capitanode' Car-taginesi

credendo che l'esercitoRomano scoraggiatoper le immense

perditesubite durante V impresad'Affrica,ed indeboUto,perchèuna

metà orasene ritornala in Roma col console Fulvio,si pensòsorpren-dere

Metello che coll'altrametà dell'esercitosi rimaneva in Panormo

aspetlandoche fosse trascorsa la stagiondella mèsse. Usci pertanto

da Lilìbeo e per la via di Selinunte sen venne ad accamparsiai

confini dell'agropanormilano.Né per questo Metello inducevasi ad

uscire dalla città: — di che ilCartagineseascrivendo a paura ladi

luì condotta,

faceasiaudacemente innanzi,

e disceso per la goladellamontagna veniva accostandosi allemura e distruggendoinsieme

i còlli;ma, ciò nulla ostante,ilRomano non mutava consiglio.Al-lora

Asdrubale valicò l'Oreto,e fé' passarloai suoi elefanti,e lo-

stochè l'ebbe varcato inconlrossi con alcuni drappellidi scorridori

i qualiaveano ilcompilodi tenerlo a bada tinche l'esercitoromano

si fosse ordinato. Intanto altridrappellidi arcieri situalial di quadel fossato che custodiva la città eran prontiad accoglierecon una

grandine di freccio glielefanticome venivano accostandosi,

ed a

rifugiarsinel fossato allorché quelleimmani bestie accennavano di

precipitarsilor contro, per tornare a saettarliappena messi al co-perto.

Sulle mura poistavano gU operaipanormitani(olt^; à^opac

pàvaudoi)preparatia ricevere con una scarica di dardi gliassalilori.

impegnatasila zuffa,i condottieri deglielefanti,gareggiandod'au-

(1) Palermo, (Gaspare)Guida di Palermo (ediz.del iS57) pag. 499.

Page 256: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

250 N1K)Vt BFFEMBaiDl SICILIANE

di Basnemi usciva Metello col suo esercito ad assalirie schiere Car-taginesi

(1). .

Queste tradizioniscartava bruscamente ilFazello,del qualegiova

qui riferirle parole.• Ransano dice,

non fondato in alcuna auto-

• ritè che il titolodella città (urbs),il nome della pretura e Tin-

« segna, eh' è un'aquilad'oro, furono date dal Senato Romano a

• questa città dopo la vittoriadi Metello contro Asdrubale. Onde i

« Palermitani hanno per volgatìssimoqueldisticodi Giovanni Naso

• Siciliano,che dice:

« Tacta fidesodam stahiit sibi Roma Panormum

e Hinc aquilaet praetor et decus urbis adest,

• ma la fede e credenza di queste cose si stiano appresso di coloro

• che hanno avuto ardire di scrivere siffattecose, e credanle a lor

t modo (2).»

In tempiin cui si giuravasuir auteìiticitàdella famosa iscrizione

caldaica della torre di Baych le paroledi questopadredellastoria

sicilianadoveano sembrar troppo ardite. E quindil'Inveges dopo

aver riferito le paroledi luì,quasirimbeccandolo,assume a dimo-strare

che certo è V aver Palermo ottenuto molti privilegidalla Ro-mana

Repubblica,come « la residenza proconsolare,e dopo i suoi

« tempiila pretoriana,il titolodi Repubblica,ladignitàdi Senato,« r immunità

,la libertà,la società,il Patrono e la Colonia (3); »

cose tutte,a creder suo, provate coir autorità di medaglie,d'iscri-zioni,

di storici.

Farei opera lungae noiosa se volessiquipassare a rassegna tutti

gliautori che impreseroa sostenere P assunto del Ransano e che

moltiplicaronsi,per cosi dire,all'infinitonei tempilacrimevolissimi

(ì)Cb e Metello stava presso la porta della città lo dice Polibio,come abbiam ve-duto

più sopra. Questa porta guardava il lato dell'agro palermitanobagnatodal

fiume (rOreto)e quiudirispondevanecessariamente al mezzogiorno.D* altra parte.

Diodoro (Ediz.Didot. Tom. II,pag. 450) nota che i Cartaginesivenivano per la via

di Selinunte e scendevano dalla gola della montagna, cioè,

come crede l'Inveges

(Annalidi Palermo tom. I pag. 419) dalla Valle della Fico. Porta che guardassea

mezzogiornov'era solo quelladi Busuemi; dunque di qui dovette uscire Metello.

È questo, se non erro, ilragionamentoch'ebbe a far Seco medesimo l'inventore della

leggendaconservataci dal nostro documento, senza considerare che la porta col suo

nome arabico mostrava di essere stata edificata all'epoca musulmana. Questa,più

che tradizione, può dunque dirsi una deduzione, certo poco fondata,una speciedi

commento alle notizie trasmesseci dagli storici.

(2)Fazkllo, de Rebus SUuliSfDee. I, lib. Vili, cap. I. (Ho trascrittodalla ver-sione

di Fra Remigio Fiorentino).

(3)Inveges, Annali di Palermo, Parte I, pag. 417.

Page 257: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DI UN DOGUHENTO INEDITO 251

in cui le gare municipalitra Palermo e Messina furon cagione di

guerre fraterne ed occasioni a feroci violenze da partedei domi-natori

stjTanieri(1).Ma non credo di dover preterireVincenzo Au-

ria che ci lasciò un discorso deW officioe prerogativedel Pretore e

Senato di Palermo, nel qualedopo aver narrato distesamente labat-taglia

di Panormo e ricordate tutte lemedaglieche alludono ai fatti

soyracennati (se è da aggiustarfede al Parata che le pubblicòed

allo Inveges che sulla di costui fede le riferì),si estende a ragio-nare

dei privilegiaccordati a Palermo,in ricompensa della sua fe-deltà,

dalla Romana Repubblicae scende quindia passare a rasse-gna

gliscrittoriche tolsero a sostenere ilsuo assunto (2).Tra que-sti

non è da trasandare FilippoParata ,ilprimo illustratoredella

siciliananumismatica e forse ilprimo editore di una raccoltadi mo-nete,

il qualelasciòinedita una giustificazionedel nome di Senato

che usa la città di Palermo, il di cui autografopossedevasidalPAu-

ria medesimo. In questo scritto il Parata asseriva,t che neglian-

« tichi registridella ciltàdi Palermo si leggeche Metello vittorioso

t e trionfante fosse entralo e ricevuto con grande allegrezzadal po-

« polo Palermitano dentro quellaporta che sino ai tempi di esso

« Parata si disse di Busuemi (3)." E parmi certo che il documento

cui accenna quivi TAuria sulla fede del Parala non sia altro che

quelloche oggi vede la luce.

Ma il più solido argomento che potè produrreV A uria si fu la

seguente iscrizioneche tuttora si leggesotto ilporticodel nostro

Palazzo di citlà(4):

L. GAEGILIO. METELLO.

ROM. LN SICILIA. COS._

S. P. Q. R. GONSIDERAS.

FIDBM ET DEVOTIO

NICM. RBIP. PANOR.

EAM. SIBI. SOTIAM.

STATUIT. UNDE. UR

Bis. PRAETORIS.ET A

QUiLAE. DEGUS. GEPiT.

(i)Posson vedersene i nomi e ì litolidei libripresso N a rbone BibliografiaSieola

ì,217, e IV, 359, come ancora ne' Diedridella eitlà di Palermo voi. V e VI. \yu 1870

passim, dove ne son ricordati parecchiche vider la luce durante la rivoluzione di

Messina (1674)o in quel tomo.

(i)AuRiA, Hiitoria CronologicadellisignoriViceré di Sicilia.Palermo 1697 p.211.

(3) Lo stesso, op. cit. pag. 230.

(4)Lo stesso, op. cit.pag. 233.

Page 258: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

252 NOOVE EFFEMERIDI SICILIANE

Qaesta iscrieionefa pubblicata,credo per laprimavolta,dal Ba-rone

(1),altro celebre panegiristadei privilegidi origineromanail qualenon è a dire se Tavesse accollocome oro di coppella.Tutti

gliscrittoriche vennero dopo di lui non mancarono di riprodurla

senza dubitare per niente della sua autenticità.Dovea trascorrere

quasi un secolo innanzi che uno scrittorenon sospettocertamente

di soverchio criticismo,il P. Gaetano Noto, gesuita

,manifestasse

ilsospettodella falsitàdella iscrizionemedesima (2).Del resto il

Noto non ostante che avesse ritenuto come apocrifoquesto docu-mento

principalissimope' sostenitoride^ palermitaniprivilegi,rico-nobbe

come validiglialtriargomenti addotti dall'Auria,vai quanto

dire,riputòche l'autenticitàdei privilegidi Palermo, fosse o non

fosse apocrifaV iscrizione,restava sempre inconcussa. Ben altrimenti

giudicavaperò ildotto Principedi Torremuzza ilqualefacendo sue

le osservazioni del Noto dichiarava nettamente che V iscrizionein

parolaera opera moderna, non solo per leragionifilologichee pa-leografiche

addotte dal suo predecessore,ma eziandio perchè (come

evidentemente a chiunquesi mostra), essa non ha nulla che tiare

col monumento su cui è scolpita,il qualenon è che un semplice

sarcofagodell'epocaromana donoe fu cancellata l'antica epigrafe

per sostituirvene una nuova (3).Che ne pensasse poiquelvalente

archeologodei voluti privilegidi Palermo si appalesachiaramente

da ciò eh' ei dice intorno ad un' altraiscrizionescolpitain una base

di marmo (4)esistente anch' essa nel nostro Palazzo di città,e A-

« spetteràqui taluno da me, scrìve ilTorremuzza, che sul signifi-

. calo io mi trattengadelloparoleRESPUBLICA PANHORMITANO-

t BUM,le qualiin questa e in tant'altre nostre Iscrizioni si leg-

• gono, dovendomi credere bene informato di quanto su questo ti-

« tolo di Respublicasi abbia ne' tempi passatigiàscritto.Ma io,che

« vivo disingannaloabbastanza su questo affare,e che sto nella i-

• dea non mendicar la mia patriavane distinzioni da quellecose^

" che da per sé dar non ne possono, rispondosoltantocoli'autorità

« dell'erudito Cavaliere Annibale degliAbati OHvieri in occasione

« di scriver sulla stessa materia per la cospicuacittàdi Pesaro di

t lui patria:Errant tamen vehementer ii qui ex hoc Reipublicaeti-

(1) De maiestate Panormitana, lib.I, pag. 41.

(2) Noto, Iscrizioni di Palermo. Ivi 1721 pag. 79.

(3;Torremuzza, Le antiefieiscrizioni di Palermo Ivi,1762. A p:ig.io è il rame

in cui si vede ritratto il sarcofagocolla iscrizione. A pag. 267-70 si ha rilluslra-

lionc. V. ancora Siciliaeet oliiacentiuminsularum velei^m imcripUonum uova colle-

elio dello slesso autore. Panor. 1769, a pag. 277.

(4)Iscrizioni di Palermo, pag. 1J5.

Page 259: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DI UN DOCUMENTO INEDITO 253

e tuia Pisauruiriysupra reliquaslialiaeCivitatesextoUere nituntur,

« et bella indicta,paces compositas, legeslatas,Populosin servitù-

« tem redactos ex eo somnianL RespubUcaPisaurmsis nil aliud si-

• gnificatnisi commune^ seu communitas Pisaurmsis^.ut usitato ho-

« die vocabulo utar; recte igilurColoniae aeque, ac Municipiaita ap-• pellantur.»

Se oggi seinbr(^ebbe insulso e ridicolo ilripestaresifTattiargo-menti

di privilegipiù o meno anticlii,più o meno favolosi

, per

dedurne poi quelleconseguenze che ne ritraevano! Barone, gPIn-

veges, gliAuria,

non mi pare in verità del tulio inutileil ricer-care

se alcun fondamento essi si abbiano avuto nellastoria del pae-se;

imperciocchédelle risultanze di un esame siffattola storia può

sempre avvantaggiarsene.É da ricordare,per la prima cosa

,che le più cospicue città di

Siciliadopo la morte di Martino, che fu P ultimo re che qui fer-masse

la sua residenza,cominciarono a contendere fra loro, qual

per conservare e qualper arrogarsiilprimato sulle altre.Palermo

reggiadi Ruggiero,non potea tollerareche i re o i viceré risedes^

sero altrove che nel suo Sacro RegioPalazzo, illustreper la stanza

che vi ebbero i re normanni e lo svevo Federigo,e celebre per es-sere

slato la culla della linguae della poesia italiana.Messina peròteneasi più degna di Palermo

,sia per la sua felice posizionema-rittima

,ond' era V emporio del commercio d' Oriente

^sia perchè

conservava in se più vive che altrove le tradizioni della domina-

zion Bizantina. Catania,sede di quasituttii re della dinastìa Ara-gonese,

opponeva per dir cosi la teoria dei fatticompiuti, e non

ammetteva nemmeno che si mettesse in discussione se la capitaledella Sicilia dovesse essere altra città che lei stessa. Queste gare

municipaliche noi diciamo a buon' dirittomeschine, e di cui noD

è diffìcileincontrar le tracce nellostesso XIV secolo,cioè non molto

tempo dopo laguerra del Vespro,manifestaronsi acremente al tempo

del Vicariato della Regina Bianca,

e furon principalecagionedel-l''

assodarsi della trisecolaredominazione spagnuolache da Sicilia

passòa far sentire il suo peso nella terraferma Italiana.

Siffattoantagonismomanifestossi in modo assai virulento intorno

al 1470,ed è notevole che nel parlamentodi Catania (1478)prorup-

pesiin escandescenze da partedegliambasciatori (deputati)di Mes-sina

appunto per sostenere il dirittodi precedenzaeh" essi si attri-buivano

su i loro colleghidi Palermo (1).

(ì) V. in proposiloDiblasi SUria CronoL dei Viceré. Palermo 1790 voi. I, pa-gina

200-306. 17

Page 260: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

254 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

Or mi pare assai probabileche per sostenere somigliantirecipro-clie pretese si fosser conialiprivilegie monumenti onde risultasse

In modo diretto o indiretto la precedenzadi Palermo,Messina o

Catania su tutte le altre cittàdel regno. Cosi sispiegherebbecome

presso a poco nello stesso tempo in cui Messina producevala let-tera

della Madonna o ildiplomad'Arcadie, Palermo mettesse in-nanzi

r is^^rizionedella torre di Baych, quelladi Metello e con essa

le cento altre in cui si parladi RetpublicaPanormitana genuineo

no che si fossero,ma interpretatesempre sotto T influenza di un

preconcettosistema. A similiarti prestavasiper altromirabilmente

ilsecolo XYy che fìiilsecolo deglieruditi e dei falsificatoridi te-sti

e di monumenti. Cosi per ultimo,si spiegherebbecome la tra-dizione

intonio a porta di Busuemi conservataci dal nostro docu-mento,

sconosciuta al Ransano,qualcheanno dopo che questiscrisse

il suo libro ci si possa presentare come divolgatissima.

Ma lefalsificazionihan sempre un sostrato di verità.E laleggendadei privilegiài Palermo s'appoggiaper certo sul fatto dellaColonia

Augusta che fu quiVistabilitaal tempo della dominazione Romana.

Che Palermo, caduta in poter de' Romani ebbesi la sua colonia

militare è noto a tuttì come notissimo è che T ordinamento di af-fette

colonie modellavasi su quellodellacittàdominante. Cosi le co-lonie

avevano i duumviri che arieggiavanoi consoli della Repub-blica,i decurioni che ritraevan dal Senato,la plebe.I nostri eru-diti

del XV secolo passaron di sopra alladipendenzadelle colonie

dalla madre patria,non tennero in conto P importanzapoliticache

esse potevano avere, e sol perchè chiamaronsi repfMUche anco le

colonie,credettero in buona fede che larepubblicapalermitanafosse

stata a suo tempo presso che indipendente.L'aquilaromana fu

lo stemma di tutte le colonie,ed anziché segnaledi autonomia

,

potrebbeprendersipiuttostocome testimonianza dello assorbimento

di tutte le singolepersonalitàpolitichein quelcentro di unità fer-rea

che fu la dominazione romana. Del resto P autorità di Bartolo-meo

di Neocastro invocata non so quanto a propositodall'Auria,c'in-

durebbe a credere die l'aquilapalermitanaprovenga dalla domi-nazione

sveva e che Palermo come ct^ r^afeP avesse adottato(1).Resta a dire del titolodi pretore assunto dal primo magistrato

della città.Sarebbe assolutamente fuori luogoil discorrer qui del-

(1) • Cani aulem otves ipside stata civitatisipsiussalubri disponerenl, nomen

• Romanae matrì» £ce1esiaainvocantes,statum commonem firmant,etTeiiTlam /m-

• pmali%aquiìaequod aemper ipsicives consueverunt gerere ec. • Barth. i"e Neo-

castro Hiiioria ap. Amato de PrincipetempioPanorm. pag. 510.

Page 261: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DI UN DOGUMBNTO INEDITO 255

r originee dell'autoritàdel pretore presso i Romani e della isti-tuzione

dei pretoridelle provincie.Però importarilevare che non

nel XV secolo,vai quanto dire air epoca del risvegliarsidelle tra-dizioni

romane, ma Qn dal 1320 il baitUo di Palermo assumeva il

titolodi Pretore. Di che ci è testinionianzauna dichiarazionedello

stesso baiulo (I) nella qualesi legge!« pridierestauratuh est per

« MB ET RESosGiTATUM de comilio tudicufìi UHiversitati8 nomen pre-

t TORis, et recessum a nomine bayulatt$s.• Quest atto porla ladata

del 14 novembre IV indizione,che torna al I3i0, e quindiè a cor-reggere

lo sbagliodel Gregoria il quale,pur riproducendoil citato

documento (2),sulla fede dell'iinon^^i Chronicon Sicti/u/n(3)as-serì

che il baiulo di Palermo fu nominato Pretore nel i3ii,cioè al

tempo della incoronazione del re Federigo.

A parte le altre cose su esposte,iltesté riferitodocumento prova

chiaramente che Ano al XIV secolo le tradizioni romane non si di-

menticavan fra noi,che anzi esse venivano risuscitandosi dal popoloair ombra delle più larghelibertà comunali che gliAragonesi ac-cordavano

alle sicilianecittà.E questo conservarsi delleantiche tra-dizioni

prova senza dubbio che la stirpeIalina,.lungidallo estin-

guersi)come a taluno è piaciutodi credere, sopravvissein Sicilia»

non ostante che sotto la musulmana dominazione fosse stata com*

pressa e quasisoffocata ; e ch^ essa risorta sotto i Normanni e giàforte sotto gliSvevi, si ricostituìlegalmentesotto gliAragonesii

quali,come ognun sa, furono gliautori del definitivo ordinamento

municipaleSiciliano (4).L' importanzadell'argomento chiederebbe in vero piùampio svi-luppo

di quelloche può avere in una semplicelettera.E come let-tera

la mia è già troppo lunga.Fo punto adunque, pregandoLei,

egregioSignore,a volermi scusare del fastidio che le ho forse ar-recato,

e ad accettare i miei cordialisaluti.

Palermo IS ottobre 1870.

Suo Dev**

Raffaele Starrabba

(!)Si veda ap. Testa Vita Reg.Frid. Monumenta pag. 233. Gregorio Conside-

raz. sulla St. di Sic. lib. IV cap. HE { 427. L' originalesi leggenel Qualemuspe-ticlionum anni pretentisIV e indieionis ec. Ms. deUa Bibl. Com. di Palermo,segnaloQq. F. 3J, fog.18. (QuestoMs. non ò che un registrod'atti del Comune di Palermo).(ì)Gregorio loc. cit.,nota (23).

(3)Ap. Gregorio Biblioth, Aragon. Tom. H, pag. 216.

(4)Si veda in propositoAmari, La guerra del Vespro Sieiliàno (FirenzeLe Mon •

nier 1866) Vul. L cap. 11 e specialmentela nota a pag. 15.

Page 262: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

LA FIAMMA E LA TITA

Non come fiamma, ette per forza è spenfR,

Ma, che per se medesraa si consame,

Se ne andò in pace Tanìma eonlenla

A guisa d*un soave e chiaro lume,

Coi nutrimento a poco a poco manca.

Tenendo al fin il suo usato costume

Petrarca.

il poeta paragona r eslina^ione della vita di Laura alla fiamma,

cui va mancando il suo nutrimento. Non di rado avviene,che il

presentimenlo d'un vero incognito ne precede la scienza. Seneca

piesenliva,che verrebbe tempo, in cui i posteriscoprirebbero le

leggi inalterabilidei movimenti dei corpi celesti,quando le straor-dinarie

apparizionidelle comete non sarebbero più i segni di si-nistri

avvenimenti. La forza di gravitazione,che domina in tutti i

corpi della natura fu un presentimento priachèla scienza ne in-vestigasse

le leggi.I rapportitra la fiamma e la vita presentironsidai poetipriache entrassero nel dominio della scienza. Che la fiamma

sia una immagine della vita è una verità si poetica»che fisica;poi-ché

i fenomeni della fiamma d'una candela,

o d*una lucerna sono

somigliantiai fenomeni della vita. I fenomeni fisicidella fiamma

sono la lucentezza,la mobilità ed ilcalore,iqualidecrescono come

va mancando la materia,che alimenta lacombustione. La vita delPuo-

mo è una sorgente di calore come la fiamma. É bella,e mobile come

la fiamma nella crescente età. NelP età cadente decresce il suo ca-lore;

la pigriziasuccede alla mobilità, al vigore della gioventiì,

e

alle rosee guance della fanciullezzza succedono la fiacchezza,!ed il

palloreimmagine di vicina morte L' analogiaè più completa nei

fenomeni chimici. La fiamma per l'altatemperatura scompone Polio

0 la cera nei loro elementi elàmici,onde Torigine del gas idrogeno

bicarbonato. LMdrogeno combinandosi all'ossigenodelParia si con-verte

in vapore aqaeo; e le molecole di carbone montando nella

fiamma allo stato dlncandesceuza, le danno quellalucentezza,che

la rende si bella.AlP apicedella fiamma, ove il calore è al maxi-

Page 264: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

258 NDOTE EFFEMERIDI 8IGILUNE

Marayigliosae la qaantilàdi gas acido carbonico che per la respi-razionesi diffonde nelPatmosfem. Nella solaLondra la massa di a-

cido carbonico prodottodalla respirazionein 24 ore si calcola548

tonnellate.L^aria diverrebbe mefetica se quelPacidocarbonico non

fosse assorbito dalle piante,che se ne assimilano ilcarbone,e n^e-

mettono T ossigeno sotto razione della luce. Quel cangiamento

dunque del gas ossigenoin acido carbonico a noi si nocevole,poi-ché

Pistessaaria non può respirarsidue volte,è la vita dellepiante

e dei vegetabili,che ritraggonoil carbone dall'atmosfera,la quale

lo riceve da noi in forma di gas acido carbonico;cosi per leleggi

della natura esiste un reciprocolegame tra la vita delle piantee

deglianimali.

Dair esposteosservazioni s'inferisce una completaanalogiatra i

prodottidella fiamma e della respirazione.La combustione,

ch^ ò

lenta nella respirazione,è rapidanella fiamma.

Si spegne la fiamma se manca l'alimento,

o se si carbonizza il

lucignolo.Si spegne la vita se viene meno l'ossigeno,

o si altera

profondamenteil meccanismo dei pulmoni,ch'esercita le funzioni

del lucignolodella vita. Dall'analogiatra i fenomeni della fiamma,

e dellavita non è da inferirsi,che si conosce la vita al pari,che

la fiamma. La fiamma è un fluido gassoso combustibile,ed incan-descente;

la sua forma conica è un effetto del crescente calore nel

fluido gassoso che monta,

e delle correnti di aria rarefatta,che

ascendono da tutti i latidel suo perimetro.Si conoscono dunquel'essenza e la forma della fiamma. Ma chi mai conosce V essenza

della vita deglianimali,non che delle piante? Bssa è un mistero,

ed uno scoglioin cui va sempre ad infrangersil'orgogliodell'u-mana

scienza. Or se debbonsi tener come sacri i misteri della na-tura

per non perderciin vane ipotesi,ed efimeri sogni

, perchènon devono venerarsi i misteri della religionefigliadel cielo?

G. \jO Cicbro.

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DI T. GIUNIO CALPURNIO

E DI TRE SUOI VOLGARIZZATORI

I.

Quando di quesligiorniebbi veduto il volgarizsamenloche delle

buccoliche di VirgiKo,Nemesiano e Calpurniopubblicòa Genova

U sig.Iacopo D^ Oria, non lieve maraviglia mi giunse leggendo at

pag. Xll^ che la sola versione a lui conosciuta deiregloghecalpur-

Biane fosse quelladel patrizioGiuseppe Farsetti,stampata a Vene-zia

nel 1761. E con affetto mi rìsovvenni di quell'egregiouomo

che fu U prete Antonio Pàscoli di Ravenna, culto per isquisitelet-tere,

amabile per bontà di core; il quale, a me suo compagno

nelle visite giornaliereche in Bologna di state facevamo al com-mendatore

F. Zambrini nella dilettosa ed ariosissima villa di Val-

scura, ripetevamicon accentuate parolequelnotissimo « habent sua

fata Ubtìli• e questo eglidicevami non senza ragione,quando di

taluni lavori pubblicatiin Romagna, provinciaferacissima d'ingegni,

venivami parlando; o che io delle cose sicilianecon lui favellassi,

e più d'una volta dei traduttori di Calpurnio,ignoratianzi non pe-netrati

in quelleprovincie.E parendomi che il ricordar qualcunodi loro fosse opera non pure degna di lode, si ancora profittevole

aglistudi,verrò dicendo qualcosasu questo bucolico siciliano

,e

sui due sicilianivolgarizzatoried un terzo genovese, paragonandolialcun poco tra loro sine studio et ira.

II.

La buccolica poesiaè oggidìcaduta,

aè parmi possa ritornarle

tempo nuovo di vita se non ringiovanendolasi come deir idilliofe-cero

il Alonti,il Leopardi,il Carrer, e il Mamiani : però V ideale

di essa vive e vivrà nella mente e nel core di ogni uomo; che non

sempre nei tumulti delle passioni,nelle lotte asprissimedi parte,

nel trionfo dell'intrigo,nella baldanza degliscimuniti può riposarsi

e adirarsi l'intelletto; che anzi a fuggirtanta noja,

o meglio ne-quizia,

si ricorre avidamente alla tranquillaserenità dei campi, al-

Poscuro viale delle pergole,ai greppisolitariaper rinvenirvi quella

Page 266: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

260 NUOVE RFFCMERIDI SICILIANE

pace, che la turbolenza umana invidia alle città.E quesl'ideale fu

agliantichi così caramente diletto,che Virgilionon seppe di altra

guisa imaginareilluogo ove dopo morte stanno le anime deglieroi,

se non dipingendouna scena camperecciaqualsi addice alleegloghe,

poetizzandonel sesto delPEneida al verso 673.

Nulla certa domus; lucis habitamus opacis^

Biparuinquetoros, et prata recentia rivis

Incolimus.

E r anima afTettuosadel mantovano, che aveva provato i rigoridella fortuna,ben seppe ritrarre nel canto pastoralequellatranquil-lità,

che sola tempera i disagidella vita,T agoniadell'ingegno.Ma

eglinon superò punto ilsiracusano Teocrito,che Tarte fu da lui

messa solo nella venusta semplicitàdella forma, non sempre nel-

r ingenua graziadel pensiero; e chi guarda più attentamente ve-drà

che Calpurniopeggioròildifello virgiliano,spintoviforse dalla

condizione del tempo in cui visse; e dallo ingegno che non ebbe

né ardito come Teocrito,né soavemente ra^sto come Virgilio.

III.

Gli studi che eccellenti ingegni hanno consacrato a Calpurnio,mi concedono eh' io me ne passialla lesta.Però siccom' egliav-viene

spesso che gliammiratori esaltino fuor di misura, e i de-trattori

dican roba da chiodi senza misericordia;io penso che il

giustomezzo sul merito vero del sicilianobucolico stia in questo:

eh' egliha versi numerosi, i qualinon so come invitasseroal sonno

r acerrimo Giulio Cesare Scaligero;ma non elegantissimisemprenella forma, anzi più volte quellaluce mite,che l'innamora in Vir-gilio,

è nel nostro uno splendoreabbacinato. Ncillainvenzione ei

seguitailmantovano e ilsiracusano,ma non liavanza giammai per

lasentenza verissima del Buonarroti,che disse,non andar punto in-nanzi

chi si mette dietro alle pedate altrui.Forse l'unica egloga,

che non è plasmatasecondo norme tolte ad altripoetiè la settima,

dove si canta di una festa data al popoloromano da Carino,e ri-cordala

da Flavio Vopisconellavitadi questo Cesare;la qualeeglogacon tutto che poco sia accetta al Wernsdorf, pare ad altricritici

un'ingegnosainvenzione; ed è stata ragione di studi gravissimia

parecchidotti,grandissimotra i qualiScipioneMaffei. Ma una nota

piùvera è a farsi,allaqualepochihan posto mente: Calpurnio,come

ogni altro scrittore,non seppe guardarsi,né del tutto forse avreb-

belo potuto, di seguirel'andazzo del tempo suo, nel qualela filo-

Page 267: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DI T. GIUNIO GALPURNIO 201

sofìa cominciava a pigliareaulorità sulParte;e noi vediamo i pastori

ora in un modo, ora in un altro mostrarsi piùdi fllosofìasapienti,

naturale o speculativache fosse,anzi che amorosi di quellerusticane

faccende,di queiludi pastoralio qualcos'altrodi simile,che dovrebbe

essere argomento piùacconcio alleispirazionibuccoliche (I).E)que-sto

non so che di arcano e di chiuso, quest'auradi mistero,que-sto

pensierolatente,fece che ilnostro poeta fosse ai tempi di mezzo

studiato ed esaminato; come forse più innanzi ci occorrerà ancora

una volta accennare.

IV.

Dei tre volgarizzatoricalpurnianidei qualiparleròdue vivon tut-tavia;

(e Dio liprosperidi sanità)uno. ilpiù amoroso forse nello

studio del buccolico latino è passalo da trentanove anni; e la me-moria

di lui vive solo tra pochi che pregiano tuttavia glistudiida

lui coltivati.Non dispiacciaai leggitoridi queste Effemeridi che al-cuna

cosa io ne ricordi,

e che traggo da uno scritto di Agostino

Gallo,benemerito davvero per Pamore da lui messo nelle cose si-ciliane

; e che è la sola ricordanza che abbiamo di Gaetano Fuxa.

Ilqualenasceva in Palermo da Casimira Salerno e da Gasparenel 176i; e studiò lettere umane sotto Domenico Salvagninidi Pa-dova,

venuto tra noi col Palese suo concittadino e col Valesio e Lo-

doh di Siena dopo il17:^8,quanto nobilissima gara di studio mosse

i padri teatinia scemare la supremazia che nello insegnamento a-

vevano ottenuto i gesuiti(i).Quanto si piacevadeglistudi,e in

essi avanzava con lode, tanto la sorte glisi faceva contraria;spe-cie

dopo la morte del genitore; che la madre, cui rimase la cura

dei tìgliuolipiù che a Gaetano attese a provvederei due altrifra-telli

uno maggiore, minor Paltro al nostro. É incredibilecon qualanimo soffrissei colpideiravveisa fortuna;e come i pochirisparmi,

possibiliin talestrettezza, eglimettesse in compra di libri,(3)nello

studio dei qualitrovava alcun sollievoai penositravaglidella vita.

Mi passo di quaich'altra notizia,che mi allontanerebbe parecchiodal mio proposito; e dirò solo ctAi'ei morisse avanti di veder pub-

(1)V. neirEgl.8 il canto di Tìmeta; la 5 é poididascalica,e l'argomentoparededotto dal 3* delle Georgiche.

(2) V. Scina' Prospettodi St. Leti, di Sicili;i,pag. 12 Palermo, 1860.

(3) Son degnedi nota le parolecon le qualiil Fuia chiude la prefazione• posso

ìngenuamenle confessare per questimiei studi non mi essere stato apprestalogiam-maialcun aiuto né privatoné pubblico.• Veggosisulle sue sventure la noia 9. al-

r eglogaterza.

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262 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

blicata la saa versione calpurniana; e lasciassemanoscritta P altra

delle poesìetiballiane,che conservasi nella Comunale di Palermo;

al certo lavoro non molto degno delle squisitissimegraziedelPele-

giaco romano.

y.

Ed ora tornando là onde ebbi prese le mosse, vengo ai tradut-tori

calpurniani.E tacendomi del Farsetti»e del Biondi,che soltanto

conosco di nome; e dell'eglogaprima volgarizzatada Alessandro

Marchetti,che per essere sola non può pigliarluogoin questa mia

disamina; dirò sotto brevità della versione del Fuxa (1),di quelladel Chindemi (2),e delP ultima del D' Oria (3);permettendomiuna

qualchedimanda prima di parlardi loro piùda vicino.E anzi tutto

non so concedere al D' Oria ch'eglituttavia divida le undici eglo*

ghe tra Nemesiano e Calpuruio; divisione venuta con la stampa

parmense del 1493,per cura deirUgoleto,e copiataparecchievolte;

che,pacandomi di altre autorità,dopo quel che disse Giovan Cri-stiano

Wernsdorf nel volume secondo dei suoi Poetae kUini mi-

nores, e ribadi ilBeck curatore ed annotatore zelante dell'egloghedel nostro, come ne è prova la edizione di Lipsiadel 1803

,non

credo sia più a prestar credenza al famoso manoscritto che Tad-deo

Ugoletorecò di Germania ; e che tolse al sicilianoquattroe-

gloghe per darle al cartaginese.E mi fa specie ancora più pen-sando

come ilD*Oria. già si ben nolo per altri lavori di studi clas-sici,

senza una qualcheragione,che io sconosco, non poteva esser

tratto in ingannocosi facilmente.Ma che che si vogliadi ciò un'altra

dubbiezza mi sorge in mente che non si può di leggieririsolvere:

le testimonianze che ci rimangono in lode del buccolico siciliano

sono talida farlo avere in pregioaglistudiosi,sì come lo tennero

i nostri maggiori; e vi fu stagionein cui V egloghedi Calpurnio

furon lettenellescuole da professoridottissimi,e di questo ce ne la-sciò

memoria Lilio Gregorio Giraldi al dialogoquarto della sto-ria

dei poeti.Or come mai d' un poeta si illustre,

cosi sapiente-mente

annotato, per oltrequarantaseivolle riprodottoper le stampe.

(1)Egloghedi T. Giuiiio Calpurnioiradotte da Gaetano Faia e dal medesimo

eorrette ed iUuBtrate,in Palermo presso la Reale Stamperia,4831. {eoilesto).

(1) Bnceolica del siciliano Tito Calpornio,versione del Prof. Salvatore Chindemi

Catania,dai tipidi PjetroGiuotini, 1844 (colletto).

(Z)Le Bucoliche di Virgiliodi Nemesinoe Calpurniovolgariziateda IacopoD'O-ria,

Genova co* tipidel R. I. de* sordo-muti i863.

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DI T. GIUNIO GALPURNIO 263

non se ne hanno che cinque versioni,mentre innumerevoli sono

quelledel mantovano ? Non tacerò che la nettezza del colorilo»il

numero soavissimo del mantovano abbiano invoglialiparecchi;ma

a chi ben guarda, cinquevolgarizzatorison poca cosa» e qualche

ragionedovrebbe trovarsi. QuaPessa siasi non dirò io già in que-sto

scritto: forse non è lontano il tempo, in cui ne potròpiù lun-gamente

discorrere. Ora passo ai traduttori,

e prego a voler cre-dere

che né ira né amore di parte mi muovono a signiflcarel'o-pinion

mia, qual'essasiasi,più al Fuxa favorevole,che ai due e-

gregi e valorosi viventi. È pur vera' cosa che il verso del Fuxa

non va cosi limpidoe netto come avrebbe potuto,e qualchevolta

dovuto ; che talune fiate ilsaper della imgua non é gradevole,

e

ci senti un che d' incondito che non é graziosamenteitaliano:é ve-rissimo

ch^ ei non diede allo sciolto quellagiacituraspontanea e

quellavarietà ond'ei tipigliaaria piùpoetica,e un fare piùspigliato:

ma entro a quelnon so che di rude, o di non ben levigatotu ci hai

più da vicino ilnostro buccolico,che po^poinon sarà,credo giam-maiin gran lode per pregi così fatti;e mi pare in fine che ilFuxa,

cosimalmenato dalla fortuna,abbia meglioche i due altrisentito

e signiflcatoil poeta, ilqualedi sé stesso cantò :

Frange,puer, calamos,et itianes desere musas;

/,potiusglandesyrùbìcundaquecoUigecornu^Due ad mulctra greges^ et lac venale per urbem

Non tacitus porta. Quid enim libi fistulareddet

Quo tutere fameinf certe mea carmina nemo

Praeter ab hìs scopuUs ventosa remormurat echo.

Egloga, IV, v. 23.

Altri ben altre mende nolo in questa versione : noi le saltiamo

però che non il minuto ma P intero ; non un errore parzialemail beninsieme guardiamo; e questo mi togliedal debito di tropposottiliavvertenze.

Secondo tra i volgarizzatorisicilianié ilprof.Chindemi^ che mi-

sesi all'opera,per consiglie conforti avuti da due illustriuomini

il Gargalloe TAvolio. Piacemi riferirdi luialcune parole,che sono

a pag. XXXIV,

con le qualiegliparladel Fuxa: t questo grande« uomo, che sostenne tante fatichee spese per far cosa gratissima• allaSiciliae allapatria,resta ignorato,non ha avuto nò spaccio« né fama; se non lo raccomanda ai lettorila versione

,ben però

« lo fan meritare le noie,e le grandi illustrazioniche vi ha fatto;

Page 270: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

264 NUOVE EFFBllERfDI SICILIANE

t a cqì protestoriconoscenza e ammirazione, che voglioconoscano

« i miei lettori.» Parole queste che davvero onorano Tegregiouomo

che ie scrisse;e turbano di dolore non poco chi venera la memoria

del Fuxa,già quasiignoratotredici anni dopo la stampa del suo

eruditissimo lavoro Ut Ma vengasiad altro.

La poesiadel Chindemi ha pregi e difetti,come di consueto ogni

umano lavoro : egliomise io sciolto,

e diessi alla rima ; ma non

parmi che felicemente riesca. Fervido nello amore dei classici,piache dalla ragionelasciasinon di rado sospingeredalPaffetto ad u-

sar voci,che sciuperebberoanco una bellissima scrittura;che non

credo sia deliziapoeticail numine (pag.i\) ilproferre (23)le noci

viridi: (27)nò il veliera piaceràad alcuno fatto italianoin caprie

chiome,(25) né il languentesherbas vedrassi di lietavogliain er-bette

rionale,(25) né il sitientes hortos in orti rifimti;(29)né il

clivoslenejacenlesin quelverso: e dolcemente pendianti{t)divi (93).E per l'assonanza spiaccionoancora non pochi versi, come ca-vezze

la cavalla;(9)intento io stava stupidamenterimirando; (93)

coglievaFior nella valle del vezzier vicino;(409)ed altrimolli.Né

alcuno loderà il Chindemi di quel verso: SpieghiU frontea spe**

serena; (129)né di questa trasposizione:visto aWovil fu pendere;(41)

né del costrutto della prima stanza dei canto d'Ida a pagina ili;

né alcuno tradurrà : satus aethere, haec 'populisventura cano,in

germe, divin,celeste,questifuturisovveniri ai popoliio canto. Dor-

rebbemi senza flne se l'onorando uomo si avesse a male queste

mie parole;ma io vi son tratto da dura necessità;né egli,che avrà

di certo ripulitoil suo lavoro giovanile,statoglicompagno negli

anni delP esilio,tardi a darcene una seconda edÌ2Ìone, ove sieno

scomparse queste maccatelle,a decoro del suo nome, e del poeta

latino;ilqualeanche, trj tante cose verissime,disse dei suoi versi

nell'egloga4, v. 14-15.

mea rusticitas,si non valet arte polita

Carminis,et certe valeat pietateprobari.

Ultimo é in fine il D'Oria,che impresele sue versioniper puro

piacere,non già col pensierodi darle aUa luce;(pag.XIII)e cedette,

ciò facendo,al desiderio degliamici, che a veder mio non lo in-gannarono.

Egli preferìilverso rimato allosciolto;quantunque altri

avrebbelo consigliatoaltrimenti;né in cioè a maravigliare:quandoIo Strocchi pubblicòla georgicavirgilianain isciolti,tutti i buoni

avrebbonla voluta in terza rima,

metro a lui acconcissimo,

se si

Page 272: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

266 i^UOVE EFFEMEBIDI SICILIANE

dagneràun" acca: chi però guarderàin essicome lastoriadel pen-siero

si manifesti,

anco sotto diverse apparenze , sempre lucida e

netta^vedrà che senza Virgilionon avremmo avuto Calpurnio:il

primo latinizzail pensierodi Teocrito,come questiforse seppe trar

vantaggioinfinitodai canti di Slesicoro. U distanza di tempo che

separa il mantovano dal siculo dei giornidi Caro fu ricca di di-verse

nuove apparen/.e o piegatureonde pigliòabito il canto pa-storale:

Tibullo,Properzio,Ovidio,Stazio ed altrici han dato scene

di poesiabuccolicaeccellente,quantunque non mai con intendimento

di essere cantori di carme buccolico,che si esplicanella sua vera

forma col nostro Calpurnio.tiqualegiovandosidi ogni modo o nu-mero

usato dai miglioriche lo precedettero,o che facesse al suo

bisogno,ci viene innanzi non con la veste linda dei tempi di Me-cenate;

ma con la sdrucita di quellidi Caro,quando irrefrenata era

la tracotanza dei pretoriani,e troppo vicine le minacce dei bar-bari.

Egliaveva in Virgilioun modellò, perfettoancora neir alle-gorìa

; e di questa si giovò a compiangerele condizioni della u-

mana famiglia,quaPera mentre ei visse; e a far conoscere alcun

poco le sue. E quest'allegoriapiacque,come tutti sanno, nell'evo

di mezzo, e fu veste prima dei buccolici: Petrarca e Boccaccio se

ne servirono neir eglogheche pur ci avanzano; Dante nelle due con

le qualirisposea quelledi Giovanni de Virgilio; e mi pare non

ne difettinoquellemen conosciute,

ma pur degne di esserlo,che

dettò Albertino Mussato, ingegnoaustero e magnanimo. Chi vorrà

guardarenei secolisuccessivi si stancherà di quellelatinedel San-nazaro,

e delle italianedel Rota: vedrà che questo dialogopastorale

pigliaaltra forma coir Aminta del Tasso, e il Pastor fido del Gua-

rini;e che languee sonnacchia nelP infinitacaterva dei drammi pa-storali

del secfuto; e si risvegliaancora una volta rigogliosodi vita,

splendidod*ogniingenuitàcampestre^odorato di ognigrazia,e fre-schezza

con la musa divina del nostro Meli,perchè questo ciclo si

compisse per un cittadinodi chi avevalo cominciato. Nei tempi ro-mani

Teglogafu bisognodella mente; in quei di mezzo strumento

air allegoria; nei successivi lasciviadi arte, e sfarzo di imagini.

Torquatola rianima,ma grimitatoril'insozzano: Meli la ritrae dal-l'abbandono,

e dalla turpezza,e ce la rida bellissima nella venustà

delle sue forme; quasi una statua di scalpellogreco, disseppellitadai ruderi di qualchetempioantico,perchè ricordi altra volta gli

esemplalidi ogni più bella perfezione.

Ugo Antonio A meo

Page 273: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

U SICILIAE U SU CIVILTi

LETTERA AD AGOSTINO GALLO

PregiatissimoSignore,

A renderle del libro donatomi quellegrazieche credo degne di

Lei veramente, Le dirò che la cura posta in dar a conoscere la

vita e .Lliscrittidel Cerretani,dimostra la troppo indulgentebontà

deir animo suo, e conferma alla Siciliala bella lode di terra ospi-tale.A ospizio,non sempre graditoella accolse da antico stranieri

diversi ; e fu cotesto contemperamento di sangui e di tradizioni,

che diede alla nazione siciliana si grande potenza, facendola essere

insieme più nazioni; ma fu cotesta commistione stessa^in quanto

non preparata e non digerita,cagione di guai.

La civiltàdorica col suo vigore severo fece riparo provvido al

clima meridionale e agl'influssiafricani:ilpatriziatoromano e l'im-pero

non potevano intendere la Siciliase non in modo letterario

e quasiaccademico, la smunsero, la involarono a sé medesima; non

però tanto quamo la incivile mollezza asiatica più che libica,la

qualdissipòle divine ispirazionidello spiritocristiano. Nel suolo,

e cosi negliingegni,la soprabbondanzaè il pericolodella fecon-dità;

e dal superfluoall'eccesso,cioè dalla forza non ben gover-nata

alla debolezza,è leggieroil trascorrere. Quindi la pendenza

che gl'ingegnisicilianihanno, come gliasiatici,verso la moltilo-

quenza per quelch'è delleparole,e verso le dottrine panteisticheper

'quelch'è delle cose; pendenza che le menti migliorihanno ben saputo

vmcere, massime ne' tempi migliori.La Sicilia,siccome aveva bi-sogno

in antico d' essere terra greca, ha cosi più che altre terre,

bisogno d' essere cristiana,per potentemente svolgeree diffondere

alle altre partidella nazione la propriaitalianità.Gli elementi stra-nieri,

a lei incorporati,ella deve saper convertire in propria na-tura,

e far che uno prevalga,prevalgail migliore:né tale certa-mente

era T arabo, né poteva essere il francese quanto alla lette-ratura

e alla fliosofla,né potràdiventare il tedesco.

E appunto perchè la civiltà trapiantatada una corte pomposa-mente

imitatrice e seminatrice di scandali religiosi,non si naturò

Page 274: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

2"$8 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

allaSicilia,coloro che furono per poco primisdiventarono in breve

uliimi,se sicrede al Petrarca. Le paroleche leggonsinel suo Trionfo,^

il conte Giulio Perlicari stampò trìonfalmenle in letteremaiuscole,

per dare un maiuscolo schiaffo ai Toscani,intendendo: Voi siete

ora da sezzo^ e noi primi,noi conte Giulio,e altri conti di lombi

0 dì cervelletto,cioè a dire naturalmente e artificialmente abbor-

renti dalla ignoranlissimasgrammaticatissimavilissimaplebe.Ma io

non credo in tutto né allalode né al biasimo;e allaesagerata lode

imputo il biasimo esagerato.Del resto io credo la grandeisolage-nitrice

d^ assai nobili «ose, senza far leidonatrice airitaliadellasua

lingua;la qualeda documenti irrecusabiliappare essere nata a ve-nirsi

svolgendo,dove più dove meno, in tutte le regioni d'Italia^

ma in Toscana nel modo più uniforme e più schietto,cioè men

difficilmenteaccomodabile a tutti i bisognidella civiltà nelle di-verse

magioni della iialiana famiglia.La lode attribuita »lle lettere siciliane concerne non la materia

della lingua,ma il più eletto modo del sapei la adoprare;del qualmodo r artificiosi sperse, tolto via quelcentro politicoilqualenon

poteva, per molle ragioni,durare a luogo.Quanto allasemplicema-teria,

farebbe opera e onorevole alla Sicilia e fruttuosa alla storia

letterariae civile e filosoficadei popolitutti,chi sopra idocumenti

compilasseun gran dizionario della italianitàsicula,incominciando

dagliatti dei tempi barbari,e procedendoalle iscrizionie alleopere

e ai canti in dialetto,determinando i luoghie i lempidelPuso vario

di ciascun vocabolo,di ciascuna locuzione,acciocché da ultimo se

ne deduca la proporzioneche corre tra le originiitalichee le arabe

e le greche e le puniche; e veggasi dove ilsiciliano appaia più

ricco,dove meno, deglialtri fraterni idiomi. Ne riuscirebbe,io cre-do,

una lode a esso più propriache ad altri,e comune col toscano

del pari,o inferiore di poco; che in essi due i modi convenienti

alladiciturapiù nobile sono o piùpopolario piùfacilia divenir po-polari,

sia in virtù della civiltà connaturata a^ due popoli,sia per le

ingenitedisposizionidei!li animi e delie menti.

Ma in questa troppo malmenata questionedella hngua,conviene

discernere nettamente tre cose, le forme grammaticali,ilcorpo dei

vocaboli ciascuno da sé, T estetico e logicoloro congegno, che fa

della linguauna creazione continua,arte e scienza. Ne' due primi

rispetti,nazione che vogliaavere una lingua,e non gerghi a tra-stullo

anzi a insidia,deve accettare una medesima norma di desi-nenze,

nominare una cosa con un pome, lasciando andare i voca-

Page 275: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

LA SIGIUA E LA SUA CIVILTÀ" 269

boli che dicono per l'appuntoilmedesimo senza varietà nò d'im-magine

né di sentimento; ma poi nelle frasi serbare ciascuno a sé

r intera libertà,non soggetta a altre leggiche quelledel senso co-mune,

leggiche non s'apprendononé dalle grammatiche né dai

dizionari,né dallo studio di talio taliscrittori,di tale o tal dia-letto.

L^aver cose da dire importanti,e il desiderio onesto d'im-primerle

nell'animo e nella mente di molti;ecco del ben parlaree del bene scrivere i più veri maestri.

Hi rammenti allafamigliaMusmeci; e mi creda.

14 Giugno 70 Fir.

Suo dev.

Tommaseo

CENSIMENTO DELLA POPOLAZIONE DI PALERMO

FATTO NEL 1479

Sa Ognuno come in Siciliail costume dei censimenti della po-polazione

sia di antica data,e che la città di Palermo (come anco

talvoltaMessina e Catania)non andasse compresa fra le numera-zioni

d*anime anteriori a quelladel 1796.

Ma ciò che T autorità governativanon avea poter di fare nella

metropolidel regno di Sicilia,faceasi dal Senato,ossia dall'auto-rità

municipale;e difattigliscrittoridi cose nostre ricordano pa-recchi

censimenti parzialidella popolazionedelia nostra città,ope-rati

talvoltacontemporaneamente a quelliche dal Parlamento or-

dinavansi e dalla Deputazionedel Regno eseguivansiper tutte le

cittàe terre del regno medesimo (i).Il più antico censimento che si conosca é quellodel 1501, fatto

sotto il governo del viceré Giovanni Lanuza. La popolazionedel-l'

Isola,dice il Mongitore,fu trovata essere 488,u00 anime,

meno

gliabitanti di Palermo,Messina e Catania. Ha in un librodi varie

memorie scritto a penna (soggiungeHI citato autore)leggesiche

(1)V. in pioposil"MoNGiroRK,Parlamenti generalidel Regno di Sicilia.Palermo

I7i9,tonfi. I,pag. 88, — e iDiari della cillàdi Palermo. Ivi,!869,lem. I,pag. 201.

18

Page 276: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

270 MUOVE EFFEMERIDI SIGIUANE

fticarburato Mora Palenno per anime 25fi00^MesriìM e stwi casali

31,385^ e Catania 14,261;in tutto questetre città 70fi46,che uniti

dia somma di 488,600 fanno 659^46 (I).L'avv. FraDcesco Maggiore-Perninel suo erudito Saggiostorico-

statisticosui censimenti della popolazioneecc. (2)assicura di aver

tentato infruttuosilavori nelParcliiviodel Comune per trovar delle

notizie sui nostri censimenti onde poterleaggiungerea quelleche

note erano per precedentipubblicazioni.Ben più fortunato del mio

egregioamico, io sono in grado di offrire aglistudiosi di cose si-ciliane

il censimento della popolazionedi Palermo fatto nel 1479,

da me rinvenuto nel medesimo archivio del Comune e propria-mentenel registrod'atti,bandi e provistedelPanno XII* indizione

1478-79, a fog.24.

Ceco, pertanto,il documento:

Die xviiijoiuliixijeindictionis

mo Cecco Ixxviiijo

Lu memoriali dato per limagnificisignuriofficiali, preluriet

iurati di la felichi chitatidi palermualu illustrisignuriprecedenti

(ilpresidentedel regno, ch'aera allora Gian Tomaso Moncada conte

di Adernò) di limasunati. gentiet municioni et armi dita dieta

chitati per causa di li novi di lu turchu (3).

in primis

li focura m cxviiij{sic)videlicet

vij

lachitatidi lucassaru(doéiar/r(àt7ecrAta)focura e xvij

(1)Op. cil. pag. 89.

(2)V. Statisticadella cittàdi Palermo — Censimento della popolazionenel 4861

pubblicatodall*Ufficiocomunale di Economia e Slatislica.— Palermo,Lao, 1865. —

Introduzione,pag. cu.

(3)Nello slesso registroho trovato l'altoseguente che giovaqui soggiungere:die TÌij*iunii xij*iiidictionit

• Quia illuslrispresidensper suas provisionesdatas in urbe panormi quintoiunii

xij«indictionis exortalur et mandai magnificispretoriet iuratisquod dieta eivìtas

panormidebeai muniri prò defensionc hostium et maxime magni teucri (sic)de

quo dicitur quod ordinai roagnum oxercitum,propterca per ipsosraagnificospre-

torem et iuratos fuit provisumquod describantur omnes homines et mulieres urbis

prodictc,arma, et equi;quc doscriptiofieridebeat cum omni diligentiaet sollicitu-

dine per ipsosmagnificos,una cum aliquibuscivibus per co» eligendisde quolibet

quarterio.•

Page 277: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

CENSIMENTO DI PALERMO NEL 1479

la aibergaria{lostesso rione che porta oggi

tal nome) focara

chivalcadi{seralcadi,parie dd mand. Monte

271

m e ij

Pietà)focorala yalcza(laChalza,parte del mand. Tribu-nali)

focura

la coDciria {partedel mand. Castelloa mare)

focura

la iodeea {partesuperioredel mand. Tribu-nali)

focara

li animi

li homifìi di fari faclu

lispati

armi blanki

lanczi{lande)

brockeri {brocchieri)

chilali{celate)

copertidi cavallo

tarkecti{targhette,o piccoletarghe)

coyraczi{corazze)

cavalli

balestri

lamenti

bonbardi

spingardi

VIJ

e xxij

me XXV

VIJ

e XX

V

c xxiij

XIV

m xij

vj V

m e Ixxxxj

ij vijm e xxxxviy

Ixxxxvg

iijijm e V

e Ixxiij

uijc xxviiu

xxxxiig

mcxxxv

e Ixxxxviiij

viijc Ixviiy

viiije XXXX

Ixxj

xxxviiy

Ix^

Stando allenotizie dateci dal citato Hongitore, gliabitanti di

Palermo nel 1501 ammontavano a 25"000;e tanti erano eziandio,

secondo ilnostro documento, nel 1479. Donde è a dedurre che da

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272 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

quest'ultimoanno sino al 1501 la popolazionenon ebbe a subire

aumento né diminuzione. E son quindiinesatte le notizie raccolte

dal Maggiore Perni {ì\ secondo ilqualelapopolazionenel XV secolo

avrebbe toccato i 405,000,e nel 1501 sarebbe diminuita a 49,000.

All'epocadel censimento di cui favelliamo i fuochi erano 5119,

0 piuttosto(correggendoun errore attribuibileall'amanuense)5109.

Nel 1548^ secondo il Fazello (2),essi ammontavano a 15,000; tra

l'unae Tallracifravi è quindiuna differenza di presso che due terzi,

differenza che sispiegaagevolmenteavuto riguardoallungointervalloche divide i due censimenti. Notisi intanto che nel lessicotopo-grafico

di Vito Amico (edizioneoriginale,voc. Panormus)lacifradei

fuochi del 1548 secondo il Fazello con evidente errore tipograQco,

ripetutonella traduzione italiana,è ridotta a i500.

Gli homini di farifactu sono,

a mio parere , gliuomini atti a.

portar le armi. In buono italiano fare fattosignificaoperare^ e far

fattod* arme importa combattere (V. Tommaseo,Dizionario della

lingiMitaliana,tom. Il,pag. 670,col. I).E gliuomini attiallearmi

eran quellitra i 18 e i 50 anni. Quindivediamo che nel censimento

del Ì6i3 (3)si tiene conto a parte di questi,

come dei bambini,dei vecchi e delle donne si tien separatamente ragione.Gli uomini

di far fattonel 1479 sommarono a 6591,cioè più che la quarta

parte della totalità degliabitanti : e nel 1613 tornarono presso a

poco alla stessa proporzionegliuomini dai 18 ai 50 anni.

La iudeca (Giudecca)era ilrione abitato dagliEbrei. Corrisponde,

come notai,e come tuttisanno, allaparte superioredel mandamento

Tribunali,e propriamentepresso alpalazzodi Città.La Giudecca di

Palermo contava nel 1479, cioè 14 anni primadellaespulsione,523

fuochi,e 2600 abitanti all'incirca,prendendoper base il rapporto

di I|5 che esiste fra il totalede' fuochi e quellodella popolazionedella intera città(4).

Raffaele Starrabba

'

(1)Siatistica cit.pag. cv"ii — Gli stessidati son ripetulinelle notizie che si pre-mettono

ai bilanci presuntividella città di Palermo.

(2) De Rebus Sieulis,ediz. 1560, pag. 639.

(3) Statisticacit.pag. cui.

^4)Secondo un documento pubblicatodal eh. La Lumia in fine della sua bella mo-nografia

sugliEbrei Sieiliani(V. Studi di Sloìia Sicilianatom. IL Palermo 1870)

gliEbrei Palennitani nel 1493 sarebbero statipresso a 5000, e quindiquasiildoppiodella cifra che io credo potersipresumere pel 1479. SifTattoaumento potrebbees-sere

slato il prodottodella immigrazionedegliEbrei cacciati dalla Provenza per or-dine

di LuigiXI nel 1491.

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274 nuove effemeridi siciliane

Teseo

0 Superni! Or si che padreMi sei verace, EnosigèoI CompiestiI voli miei I Ma tu narraiAi come

Fu morto, e come, per avermi offeso,

Della Giustìzia il percotea la verga.

Nunzio

Noi presso il lido,che del mar si cinge

Governavamo con le strigliei crini

De' puledri,gemendo alla novella

Che un messaggiero ne recò, narrando

Che Ippolitoda te Tamaro esigilo

S'ebbe, né più dovea qui mover piede.Poscia ei medesmo in su la riva apparve

Ugual recando lacrimoso annuncio,

E da tergo il seguiadi cari amici

Suoi compagni d'età schiera influita.

Alfln,cessato il lacrimar,si disse:

Perchè cosi vaneggio? È d'uopo ai cenni

Rassegnarsidel padre.0 servi,tosto

I corridori a portargiogo usati

Ponete al cocchio; che non è più mia

Questa città.— Quindi ciascun s' affretta

E ratto più che non potriaridirsi,

.I puledrifnr pronti,e li traemmo

Innanti al Sire istesso;e come ei s'ebbe

Alle pianteallacciatoi bei calzari.

Subitamente con la man dai cocchio

Le redini ritrasse,e con le palmeAl cielo spante, cosi disse: 0 Giove,

Si spenga il viver mio, se un empio io sono,

E senta, oh I senta il genilor,se vivo,

0 se morto io sarò,di qualeoltraggioMi ricoperset In questa, ei dà di piglioAl pungolo,e le mute al par sospinge.Noi servi intanto presso i freni e il cocchio

Seco del calle prendevam,che ad Argo

Ed Epidaurocorre, e in un diserto

Entrammo, ove lonlan da queste piagge

S'apreuna costa, che vagheggiail mare

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IPPOLITO, DRAMMA D' EURIPIDE 275

Sarooico. Un fragor quasidi Giove

La voce, da sotterra,a udirsi orrendo,

Quivi echeggiò.Tosto i puledriin allo

Levar le fronti ed aguzzar le orecchie.

Noi da un nuovo terror lutti compresiNon sapevam donde quel suono uscisse;

Ma posciariguatandoil marin lido

ETrgersiimmensa al ciel mirammo un'onda,

Che la veduta agliocchi mi contese

Delb scironia riva,e P istmo tutto

Mi ricoperse,e d' Bsculapioil monte.

Poscia gonfiando,e pel boiler marino

Riversando per tutto immensa spuma

Con gran fragorproruppe in su la spiaggia.Ovverà la quadriga,e furibonda

E triplicata,oh t rio prodigioI un toro

Gittò,del cui muggito orribilmente

Echeggiava la terra. Ai riguardanti

Maggior d'ogni altro quelportento apparve.

Grave terror tosto i cavalliinvase;

E il mio signore,che dell'artiequestriSavio fu tanto, a sé trasse le brìglie,E( come adoprail battellierremando,Tutta a dietro piegossila persona.

Ma i corridori gV infocati freni

Mordendo, a corsa levansi,nò sentono

La man di chi li regge, nò di redini,

Nò di cocchio si curano. — Se il temo

Egli al pian dirizzava,ecco di fronte

Apparivaquel toro, e ad arretrarla,

Furente di terror fea la quadriga.Poi quando smaniosi appo la roccia

Rendevansi i corsier',da Iato al cocchio

Ei tacito movea, Anche, sospintaI^ ruota ad un macigno, lo travolse.

Tutto a soqquadroandò. Saltare i mozzi

Delle ruote, e dell'assile chiavarde.

Tra le redini avvinto,e trascinato

Da indissolubilnodo ei per i sassi

Battendo il capo, lacero le carni

Page 282: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

276 NUOVB EFFEMERIDI SIGIUANC

Queste gravi ad adir movea querele:

Fermalevi, o pasciutialle mie stalle,

Non m'uccidete ! 0 voto sciagurato

Del padret Or deb I chi viene a porre In salvo

' Un onest'uomo ? — Ed a bramarlo molli

Fummo; ma tardo'era a seguirloil passo!Ei frattanto dai vìncoli disciolto

Delle redini infrante,ignoro il come,

Cade spirandoancora un flldi vita.

Dispariròi cavalli,ed il funesto

Tauro, né so ben come, in quellebalze.

Servo, 0 Signor,delle tue case io vivo;

Ha giammai tanto non potrò,cb'io fede

Tegna, che sia malvagioil tuo rampollo.Non se ben anco delle donne tutta

Fosse ai laccisospesa la genia,

0 s'altri avesse di^cifralecarte

^eir Ida empiuto la pinosacosta;Che Intemerato io lo conobbi sempre I

Coro

Ahi! qual concorso di novelli affanni

Omai si compiei Né riman difésa

Dalla fataiNecessità I

Teseo

Per Podio

Dell'uom,che ciò sofferse,al tuo racconto

Io m'allegrai;ma posciaai Numi e a lui,

Che di me nacque, riguardando,il core

Né s'allieta,né duol per tanti mali.

Coro

Ma dunque? Trasportarlo,o che far altro

Al misero dovrem, che a te sia grato?

Pensaci;e se t'attieni ai miei conforti,

Non sarai crudo col figlioinfelice!

TE^EO

Recatelo;ond' io pur volgendoil guardoSu colui,che negò d'aver macchiato

I lettimiei,col ragionarl'astringa,E con la pena, che dai Numi ei s' ebbe.

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IPPOUTO, DRAMMA D' EURIPIDE 277

Coro

0 Cipri,Talme ÌDdocili

Reggi deir Uom, del Nume,

Insiem con lui,che splendidoDi variale piume

Con Pala rapidissima

Ombreggia allrui la mente,

E il salso mar fremente

Corre e la terra a voi.

Dei nati nelle torride

Lande, cui guarda il Sole,

E tra le balze e i pelaghi

Holce la giovinprole.E Puomo ancor, se fervidi

Di voluttà delira

GP investe,gliraggiraL' alidoratoAmor.

Però da quanto, o Venere,

Sorga nel mondo e viva

Tu sola ottieni,o diva,

Sovraneggiantionor\

Diana

NobiI figliod'Egeo,porgimiascolto.

Io tei comando; Artemide rampollo

Di Latona son io,che a te favelfo.

0 misero Teseo, perchè gioisci

Di questimali, e d'aver tratto a morte

Iniquamente il propriofiglio,quandoDella tua donna le bugiarde accuse

Ti fer suaso di dar corpo all'ombre ?

Ma già l'impigliamanifesto il fio

Del tuo misfatto ! Oh I perchè mai coverto

Dall'obbrobrio cosi non ti profondiDella terra nei baratri,o non voli

Lassù migrando ad altra vita,e lungiDa tai martiri non solleviilpiede?Che al viver tuo non è più dato in sorte

L'accomunarsi con la gente onestai

Odi, 0 Teseo ; contemplai mali tuoi.

Che se giovar ciò non mi puote^ almeno

Page 284: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

278 NUOVB EFFEMERIDI SICILIANE

Dogliosoio ti farò I Del tuo (ìgliaoloPerchè illustresen mora, il cor si pioA mostrar qui mi trassi,e di tua douna

La rabbia,e in parte i generosispirti.Che dalla Diva più nemica a quanti

Yirginitadeabbella,esagitataE trafittad'Ippolitos'accese!

Tentò col senno superar Ciprigna;Ma, non volendo,alfinsoggiacqueall'arti

Della nudrice,che svelò tal piaga

Sotto la fé del giuro al tuo rampollo.Ben a ragioneei non segui l'iniquo

Consiglio,e poi da te si vilipesoTenne sua fede al giuro,ei che fu pioI

Ma temendo cader nel vitupero

Colei,vergò calunniose note,

E con le frodi il tuo figliuolospense,E ti suase I

Teseo

Ahimè I

Diana

Ti morde il core,

0 Teseo,questo detto? Attendi,e cheto

Odi quanto io soggiungo,e verserai

Più largopianto.D' imprecar tre volte,

E non indarno, ti fé' dono il padre.Ben lo rammenti ? Or di tal dono usasti

Contro il propriotuo sangue, o scellerato,

Potendo oprarlocontro alcun nemico.

Il maria genitorea te benigno

-Quantodovea, come promise,attenne.

Ma tu li mostri apertamente iniquoContro me, contro lui;che non l'assenso,

Né de' vati ilresponso aver ti piacque,Né reo lo convincesti,e disdegnastiAll'indagineoffrir tempo men breve.

Ha frettolosopiù di quanto è bello

Contro il figliolanciastiil diro voto,

E r uccidesti!

Page 285: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

IPPOLITO, DRAMMA D'*URIPIDE 279

Teseo

0 Dea, perdalo io sono!

Diana

Opre orrende compiesti;e pur l'è dato

Il perdono ottener. Poiché fu Cipri,Che nati volle ad appagar sua brama

Questi lugubrieventi. È fra gliEterni

Posta una legpe,che al voler d' un nume

Non ripugniallro nume, e alternamente

Ognor si ceda. Se così non fosse,

Né Giove io paventassi,abbi di fermo,

Che a tal vergogna io non sarei venuta

Da tollerarIo scempio di colui.

Che su tutti i mortali io m' ebbi a core !

Quinci il tuo falloda malizia sciolto

L' ignoranzarendea;del caso inoltre

Tutte prove apprestòla tua consorte,

Che per farti convinto si moria.

Or più che in altridel dolor la pienaSu te prorompe; ma pur io men dolgo.Che de' giustila morte oh ! non aggrada

Agr Immortali;e son da noi dispersiCr iniqui,e i nati loro,e le lor case !

Coro

Ecco il misero è qui dilaniato

Le carni giovinettee il biondo capo.

AhiI quallutto domestioo! Qual doppia

Angoscia invase per divin consiglio

Queste magioniI

Ippolito

Ahimè, ahimè meschino!

Strazialo son io d'iniquopadrePel voto iniquo.Ahi ! che son morto.... Il capo

M'assaltan martellando acute doglie,E lo spasimoal cerebro sormonta I

Deh ! fa,eh' io lasso ripasile membra...

0 r esecrabil giogo de' corsieri

Di mia mano nudritì,m' hai perduto...

M'uccidesti...Ma oh! Dio,pian piano,o servi,

Nel trattar queste mie misere carni...

Page 286: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

280 NUOVE EFFEMERIDI SiaUANB

Chi dalla destra mi si fece ai fianchi?

Alzalemi pianpiano,e via portate

In equilibrioqu^lo sciaguratoE maledetto dal paterno errore I

0 Giove, 0 Giove, il vedi tu ? Queir io,

Che fui sì casto, e con gliDei pietoso,lo che su tuttiiT onestà prevalsi,La vita or perdo...a manifesta morte

Men vo, sotterra... Ahimè, che al mondo invano

Neir opre belle affaticaipur tanto !

Ahimè, ahimè lo spasmo ! Ahi, che m'incalza

Lo spasmo !..Or su lasciatemi...La Morte

A guarirmine venga. Ha... uccidetemi...

Uccidetemi... Un brando, un brando acuto

Vi chiedo, ond' io m' uccida,ond' io ritrovi,

Come assopirquesta vita infelice!

0 sciaguratoT imprecarpaterno !

0 de' parentimiei le crude stragi!

Ma degliavi le colpea che m' incalzano ?

Qual fio ne debbo, se innocente e puro

Di misfatti fui sempre ? Ahimè, che dico ?

Ma come francherò da tanto strazio

La vita ! Oh I che jdia pace a me meschino

L' atra, fatainecessità di Fiuto I

Coro

Ahi ! lasso,qual ti preme orrida sorte I

L'alto cor ti perdeaI

IppoLrro

Tacete;io sento

Una fragranza,e, benché il duol m'opprima,Un conforto ne provo. In queste case

Artemide s'aggira.

Diana

0 miserando/

La tua più cara Diva ò a te da presso.

Ippolito

Vedi tu, mia regina,in qualeagoneSon io?

Diana

Lo veggo; ma dar loco al piantoA me non lice.

Page 288: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

t^ nuove effbmebiih siciuaifk

Teseo

4 ^^^ o^Q "^^d^ spento10 vece taal

Ippolito

0 del maria tao padreGli acerbi doni I

Teseo

Oh I che giammai sai labbro

Non mi fosser venati I

Ippouto

E a che giovava?

Spentosempre m'avresti;era cotanto

11 furor tuo.

Teseo

Perchè rapiroUil senno

Gli Dei.

Ippouto

Perchè non liceanco ai mortali

Contro i Numi imprecar?-Duna

Taci, fra P Ombre

Noo andranno laggiùdi Cipriinulte

Lire, onde fosti fulminato;in merto

Di tua pietà,di tao benignocore.

Ma con questa mìa man, con questidardi.Da cui scampo non v'ha,d'altri,che al mondo

Il più caro le fla m'avrò vendetta.

E a le meschino,per le tante angosce

Sofferte,largiròsupremi onori

In Trezene. 1^ vergini(anciulle

Ti sacreran per lungaetà le chiome

Pria delle nozze, e l'offrirandi pianto

Largo tributo,e nenie armoniose

Ti volgeran,né fia taciuto e ignoto

L'amor, onde per te Fedra s'accese.

Ma tu^ rampollodel canato Egeo,

Accoglifra le braccia e al sen distringiIl figlio;ch'ei da te senza toa vogliaFu spento;ed il fallir,se ai Numi aggrada,È propriodei mortali. Ed or t'esorto.

Page 289: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

IPPOLITO, DRAMMA D^EURlPmE 283

0 Ippolito,a cessar tuUo rancore

Verso tao padre;che in balia del fato

Sei, che ti strusse. Addio I Che a me si niega

Negliestinti aiBsarmu e le pupilleContaminar co' rantoli di morte.

E già presso li veggo a questo agone I

Ippouto

Lieta or vanne, o fanciulla avventurata,

E a te sia lieve abbandonar l'antica

Amistà nostra. Ogni rancor depongoCol padremio, come tu vuoi;che sempre

Ai tuoi detti obbedii... Ahimè, sugliocchi

Mi vengon le tenèbre !..Accogli,o padre,Sostieni questa misera mia salma...

Teseo

0 Aglio,e di me tristo ah I che farai?

Ippolito

Io moro... lo scorgo omai le inferno porleI

Teseo

E il cor mi lasci di talcolpaimparo?Ippolito

Non già;che la mia morte io li perdono.Teseo

Oh I ciel,che dici ? Del tuo sangue assolto

Mi mandi ?

.Ippolito

Si; Pattesto per Parciera

Diana.

Teseo

0 caro a me su tulli,oh ! quanlo

Generoso ti mostri al tuo parenteI

Ippouto

Salve,e per lungaetà sii lieto,o padre.Teseo

Oh I come hai Palma generosa e piaI

Ippolito

Prega,che uguale ti sia data in sorte

La legittimaprole.Teseo

Oh ! non lasciarmi,

0 figliomio ! Ma il tuo vigorriprendi!

Page 290: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

28'* nuove effemeridi siciuane

Ippolito

Vigor? Già rebbi... morto io sono, o padre...Toslo il viso a me copricon 1 ammanto...

Teseo

0 d'Atene, o di Palla alle contrade,

Qual uom perdestet Ahi t lasso me« che lunghi

Ricordi, 0 Cipri,avrò de' mali tuoi!

Coro

Inaspettato,comnn duolo assalse

1 cittadini tutti,e fia ben larga

Del lacrimar la piena;che dei Grandi '

Più sorge il nome, se di piantoè degno i

G. De Spughes.

AD IPPOLITO TITO D'ASTE

PER LA SUA COMMOVENTE NOVELLA INTTfOLATA Rachele

....se tu segui tua stella

Non puoi fallirea gloriosoporto.

Dante.

Qual m' ispirònelP anima

Dolce pietà,della Rachele il fato.

Che tu, gentileIppolito,Hai cosi ben cantato I

Si,di soavi lagrimeLe tue possentinote

M'inumidir le gotet

Che mi dipinservìttima

D'una fataleillusiondel core

Lei, che nutrendo, ingenua,

Un inconsulto amore,

Vide mutarsi in triboli.

Avvolta nei dolori,

Della speranza i Hori.

Page 291: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

AD IPPOUTO TITO D* ASTE 285

Fiaché per novo palpitosorta a novella e sciagurataspene.

Quando credea raggiungere

Un sospiratobene,Di novi affanni un baratro

EUa a se stessa aprio,Poi sen volava a Dio.

Tremenda esempio e simbolo

Dell'umana fralezza,a noi pur grida

La tua Rachele: mìsero

Sempre chi al cor si affida

Senza ascoltarglioracoli

De la diva Ragione

Che 'Igiustoe il ver propone f

E tu che del cor l'intimo

Nel casto vei*so rivelar ben puoi.

Segui la nobii opera,

Segui,de' carmi tuoi :

Scrivi : e nei sognieterei

Del fervido pensiero

Congiungial.Bello ilVero.

Ad alto segno T animo

Innalza,o gentilissimopoeta;Né puoi fallir(deh credimi!)

A gloriosameta. —

Oh a questiplausiItalia,Dall'una alPaltra sponda,

Fia che un bel di rispondaI

Messina,16 agosto 1870.

L. Lizio-Brono

19

Page 292: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

CRITICA lenERARIA

riloiofla Blementare a norma de* profranuni f ovematM ec,

espostada Paolo Morello prof.neW Univ. di Palermo. Palermo,

Amenta, 18(39.

aiementi di filosofo ad mo dri semiiMurio Arcivescovile di CkUor

via pel Sac. Antonlno dott. IIaugeri prof,nellaR. Univ. di Ca-

(anta. Catania,Caronda, 1809.

MUnoale di Filosofia Blementara ad uso dellescuole pel proLGaetano La Rosa. Catania,Calatola,1870.

Queste tre opere di filosofiaelementare scritte da egregi inge-gni

e valenti professori,uscite solamente in un anno,danno bene

a vedere come glistudi filosoficifra noi fioriscano forse più che al-trove.

Delle due opere ,ora compiute,

dei Morello e del Maugerl

si parlòaltra volta in questo periodico,(anno I,p. 289 e segg.),e

non è ora altro da aggiungere,se non che i due illustriprofessori

hanno bene meritato della gioventùstudiosa fornendo co' loro la-vori

una facile,ma sempre soda, via alPapprendimentodella scienza

aUa qualeoggi il Positivismo (à appunto aperta guerra. L^ opera del

Maugeriè una riduzione a corso elementare della sua opera mag-giore.

Sistema McheofUologico;e non andrebbe forse errato chi di-cesse

questa seconda opera e minore poter giovai*epiù della prima

e maggiore. Né credo incontrerebbesi difficoltàa dire,l'autore in

questiElementi di Filosolìa,senza disdire ir suo sistema di conci-liazione,

essersi piùaccostalo involontariamente air Ontologismoan-ziché

al Psicologismo,

massime discorrendo dell'assoluto logicoe

delPassohito ontotogico(p. 361 e segg.),e della obbiettivitàed o-

riginedelle idee (p. 312 e segg., 32(5 e segg.).

Quanto alla nuova opera del La Uosa, prof,nel Liceo di Caltagi-

rone, già conosciuto per altriscritti filosoficipur lodati,é da dire

in prima eh' egliha voluto seguire le Istruzioni governativeper lo

insegnamento dì filosofiane' Licei del Regno, si che la sua opera

va sulla via stessa die i'altra stampata a Firenze dal Conti e dal

Sartini)benché, per nostra notizia particolare,il La Rosa giàaveva

pronto il suo lavoro innanzi alla stampa di quellode' due profes-sori

citati.L' egr. Autore si é propostoesporre nel suo volume quei

Page 293: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

CRITICA LETTERARIA 287

latitodi elementare che insegnala FilosofiaCristiana (pref.p. 4),e

vi è riascito per bene. L^ opera è divisa in sei Trattali:I. Psicolo-gia

empirica.II. Ontologia,HI. Logica,IV. PsicologiaraziotyileY.

Teologianaturale,VI. Etica. « In sifTaltomodo, dice nellaIntrodu-

sione,stadieremo Taonio in quanto pensa e in quanto opera; co-minciando

dal pensiero'«perchè ilpensieroè la scaturiginedelle

òpere, e compiremo T oggetto della filosofìa,che, essendo sludio

della sapienza,abbraccia tutto V uomo in quanto pensa ed in quanto

opera • (p.12).Ilpropositodi dare un Manuale di filosofiacristiana

ha fatto seguireairautore più che altraautoritàdi filosoficontem-poranei

quelladel Ventura,e tra gliantichi T altra di S. Tommaso;

e r aver voluto lasciareda parte • ciò che nella scienza v' ha di

problematico,attenendosi piuttostoa tutto il certo e il provato, »

r ha condotto a scansare i più ardui punti della scienza, proce-dendo

per quelcammino facilee comune che, se non è pe'dotti

e per chi vuole andare addentro nella speculazionefilosofica,cer-tamente

può essere di profittoai giovani, che per la prima volta

'salutano le sogliedella scienza. Tuttavia,P autore non sa del tutto

spogliarsidelf abito metafisico per un metodo di filosofareche non

sapreidire quanto possa in fatto riuscire,

e a propositodelP ori-gine

delle idee dà pure una sua teorica,che sarebbe quelladi San

Tommaso rinnovata dal Ventura, siccome S. Tommaso aveva per-fezionata

per la giuntadeir elemento platonicoquellapiùantica di

Aristotile;e dal fatto,che è ilsingolare,dall'intellettoagente,che

è la facoltà che rende universale ilparticolare,e dalla verità,che"

è luce spiritualepresente all'anima;fa ucire Videa, o il concetto

generaledella cosa particolare(p.95 e segg).Al che aggiunge,che

per r idea noi conosciamo il fine del fatto,ilperchè:« ma nel fine

del fatto vi ha T intenzione di Dio, cioè le ragionieterne dellecose;

noi dunque partecipiamo,sebbene imperfettamentea queste ragioni

eterne delle cose, le qualicostutiscono quellache si chiama verità

delle cose, e per questa verità conosciamo il fatto scientificamente

e ce ne formiamo Y idea. L' idea dunque è il fatto naturale cono-sciuto

in rapporto allasua origine,cioè in rapporto alla verità o

al lume intellettuale,che è in noi ed è una certa manifestazione

delleidee eterne (p.99).Nella formazione della idea entrano, dice

il nostro Autore, tre elementi che sono: il fatto,la verità presente

a noi,

e P intellettoopeiante: i fattorioggettividelPidea sono il

fatto e il vero; e se non può dirsi che noi conosciamo le cose nella

verità,

debba però per necessità dirsi che noi le conosciamo per

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288 NUOVE BFFBIIBRIDI SIGILIANR

la verità.L' oolologismonon esageratopotrebbeaccettare ancb^ esso

questateorica,la qualepropriadella scolasticaItaliana,non si op-pone,bensì la spiegaa suo modo, allavisione ideale,e non nega

la partecipazioneagliesemplarieterni delle cose per la verità,che

è il lume intetletlualesenza cui nulla sarebbe conosciuto.

Questo libro del prof.La Rosa è forse ilprimo che in Siciliasiasi

scritto con V intendimento di seguireil nostro Ventura: ma T Ad*

tore vi ha portatoquelsoffio di ontologismochò è stato alimento

delle sue sapientispeculazioni,colle qualiha mantenuto lodevol-mente

in città interna dell'IsolaP indole propriadellafilosofiana-zionale

italiana.

Y. Di Giovanni

SoirecclisM totale df Sol» del 22 dicembre 1870, visibilein Si-cilia;

ristUtamento di calcoli espostiagliamatori di Astronomia

da Angelo Agnello antico Assistente Piazzi al A. Osservatorio

Astronomico di Palermo. Palermo, 1870.

Il 22 dicembre prossimosi avvererà nn ecclisse totale di sole

che, per la raritàdel fenomeno e pe'luoghine' qualisarà visibile,

riusciràimportantissimoper noi Italiani.

L' ombra proiettatadal nostro Satelliteavrà principioneirOceano

Atlantico presso il capo Pareteli nella Groenlandia,dove ilSole

sorgeràtotalmente ecclissato,traverserà nella direzione di Sud Est

r Atlantico,e toccherà T Europa nelle coste occidentalidel Porto-gallo

sótto Lisbona. Dopo aver lambito la Spagna,sboccherà nel

Mediterraneo coprendoGibilterra,entrerà in Barberia;e uscito nel

Mare Africano presso Susa, copriràPantelleriae in seguitoverrà

ad oscurare una buona metà della nostra Isola.Cosi saranno im-mersi

nelPorobra lunare T intera provinciadi Siracusa,quelladi Ca-tania

meno qualcheComune, tutto ilCircondario di Piazza,di Ter-ranova

e una buona parte di quellodi Caltanissetta,il Circondario

di Girgentie una porzionedi quellodi Castroreale nella provin-ciadi Messina. Poscia P ombra lunare,toccando Postrema Calabria

si avvierà per le isoleionie, traverserà P Epiro,la Rumelia e la

Tessagliaper isboccare nel golfodi Salonicco ; copriràindi Pintera

Calcicie,percorreràil Mare Egeo e il Mar Nero, sino che traver-sando

il Mard'Azof terminerà nflla terra de' Cosacchi poco dopo il

fiume Donetz, ove il Sole tramonterà totalmente ecclissata

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290 NUOVE EFFEMERIDI SIGIUANE

corona laminosa biancastra che in diversipontisi prolungain forma

di fasci luminosi o pennacchi;di più, allumo al bordo nero della

Lana e specialmentevicino qaestipennacchisi vedono deUe pro-minenze

come montagnaole o nubi dette protuberanzerosee pel

colore roseo che essi hanno. Questo e nient' altro è ciò che costi-tuisce

r importanzad'un ecclisse totale di Sole.

É in questa occasione che si presenta allascienza nna dellemi-gliori

opportunitàper verificare la natura di quelleenormi protu-beranze»

di queirinviluppoluminoso di 8 mila chilometri di spes-sore;

tìen che per confermare le sostanze di che sia formato Pastro

maggiore. In questa congiunzionede' due mondi un occhio esperto,

aiutato Sa tannocchiali,da spettroscopie da molti altri strumenti,

ci ha polut"iaffermare che le protuber.mzenon sono che vei*e fiam-me

d' una materia gassosa incandescente,e eh' è V idrogenòilgasche le produce.La causa di queste protuberanzepotrebbe essere

la stessa di quellache dà hiogo aHe "macchie solari,cioè a dire alle

correnti ascendenti dei gas interni, capacidi dare originea quei

rilievidella fotosferache appellansifacolee sopra di queste le pro-

luberanze rosee; mentre, queste correnti formerebbero nelle aper-ture

delle macchie un fenomeno separato e più grande che po-trebbe

avere relazione coi pennaccliidegliecclissi; infattile pro-tuberanze

sono state sempre lateraliai pennacchi.Il grande getto

iV una maróhia darebbe luogoalle correnti laterali,alla formazione

deirargine con queisollevamenti parzialied allungati,che veduti

proiettatinel nucleo corrisponderebberoa ciò che noi chiamiamo

correnti e fonti ed il getto attraversando. la cromosfera darebbe

in queicasi originedirettamente allegrandi protuberanze laterali

osservate negH ecclissi.Questa ipotesisi accorda con lateoria pitiac-cettata

sul Sole cioè che esso sia una massa infuocatagassosa allostato

di dissociazione per l'elevatatemperatura.Questo immenso calore

andrà mano mano trasformandosi,cosi questo astro lo si deve con-siderare

in un periododi raffreddamento,ma assai lento,e a gran

parte del qualesi devono i fenomeni osservati neglistrati super-ficiali,

la cui resistenza è ancora tanto debole da permettere uno

scambio continuo colle correnti gassose più calde,che dall'interno

si fanno strada,dando originea tutti quei fori più o meno eslesi

che chiamiamo macchie solari.

Un numero maggiore di queste macchie, vuol dire una maggior

quantitàdi materiale interno del Sole a noi scopertoe quindisarà

pri diretta l'influenza che esso potrà esercitare su di noi. In que-

Page 297: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

CRITICA LKTTERAMA 291

Sto modo troviamo dimostrata la relazione dei periodidelle mac-chie

eoa qaeliadel magnetismo terrestre e delle aurore boreali,e

per conseguenza anche delle grandiburrasche sullasuperficiedellaTerra.

Conosciuto bene ilSole,potremo un giorno darci più esatta ra-gione

deglisvariatifenomeni meteorologici;poichéa quanto pare

tutto è in armonia e dipendenteAl ministro maggior della natura.

Or, il prof.Angelo Agnello antico assistente Piazzi al nostro Os-servatorio,

ha avuto la buona idea di dare alle stampe i suoi rigo-rosicalcoliintorno a questo imminente ecclisse.Dalla sua mono-grafia

si rileva con esattezza la zona di totalitàe la linea centrale

per la Sicilia;e ciò per mezzo delle chiare descrizioniche vi hanno

e per le appositetavole litograficherappresentanticon nitidezza

la zona generaledi totalitàe più minutamente la parte oscurata,della nostra Isola. Trovansi inoltre dei quadri dei Comuni siciliani

clie godranno l'immenso spettacolo,con le rispettivedurate di tempo

della completaoscurità. Al suo opuscolovapno uniti alcuni brani

di un grave articolodelP illustreprof.Tacchini sulP importanzade-gli

ecclissl,dai qualinoi abbiamo attinto le notizie sopra esposte.Non volendo ptù dilungarciterminiamo, e col prof.Agnellonon

tralasceremo di sperare che il bel cielo d'ItaUa non abbia a tra-

dìre se stesso,

in quei preziosimomenti ,ne' qualila natura si

degnerà sollevarsiun tantino il fitto velo, con cui ci nasconde i

suoi altimisteri.

Noyembre 1870.

M. Siciliano

Soppllinento perenne alla Nuova Enciclopediaitaliana ossia Ai-

vista annuale scientifica"letteraria

,industriale per integraree

ammodernare l'operamaggiore,utilissima ad ogni genere di per-sone,

compilaladagliScrittori di detta Encicopledia;anno 18(58-dD.

Torino 1870.

Questo supplemento,per chi noi sappia,tiene della rivista pe-riodica

e deir opera a volume: raccogUecioè,esamina,discute tutto

il nuovo, e ne informa i suoi numerosi soci;prendeun argomento

e vi stende sopra una monografia,la qualetirataa parte costituì-

Page 298: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

292 NUOVE KPFnERIDI SIGIUANB

rebbe un libro a modo e a garbo.Se non che, io qaeUoche cerca

tulle le novità,non trascura T antico,e come nelle ano si gvardadalle frivolezze del giorno e dalle intemperanzeda gazzetta, coA

nelle altre scegliea studio e con diligenzaciò che preme per la

storia del pensiero.A vedere con quanta largheaa vi sieno rap-presentate

le singolescienze,lettere,industrie ed arti;come nes-suna

nazione vi rimanga neglettaper ciò che riguardaigrandino-mini

e le grandi scoverle; e come d' Italiacon giustadistribuzione

di nomi e di argomenti nessuna provinciarimanga addietro del-

Pallra,Tanimo s*allietapel senno e la equanimitàdi chi intende

alla direzione di questo Supplemento.E poichò noi partiamoa Sicilianie ne^ Sicilianivorremmo veder

diffusa quest'opera,diremo loro che il quarto volume del Supple-mento

perenne testé compiuto è più generoso per le cose nostre

^le non lo siamo noi stessi. Oltre di un articolo suir Etna e di

4ino ben lungosulla voce Palermo^ ove sono delle notizie sullano-stra

città non apparse io nessuna Guida, procedendo con ordine

aldabeticovi troviamo celebrali con lusinghierebiogi*afieil filosofo

monrealese Benedetto d'Acquisto,il patriotasiracusano Mario A-

doroO'Puma,il medico e il musicista di Sciacca del secolo XYll

Leonardo Amato e Cataldo Amedei,il poeta mcs^mese Felice fii-

sazza, FilippoCordova da Aidone

,il pittoredi TrapaniGiuseppe

Errante,ilgiovane filosofo e ^triottoNiccolò Garzillida Palermo,

il naturalistacatanese Carlo Gemmellaro, ilfilantropodi S. Elisa-

1)etta in GirgentiVincenzo Di Giovanni,ilNestore de' chirurgisi-

-cilianiGiovanni Gorgone di San Piero sopra Patti,il diplomaticoe

storiografopalermitanoRosario Gregorio),lo storico messinese del

sec. XYl Silvestro Haurolico nipote del matematico Francesco, il

filosofodi Monreale Vincenzo Miceli,lapoetessaRosina Mudo «Salvo,

i\ letteratoAlessio Narbone, Gerardo Ndcito botanico di Sciacca nel

sec. XYl, FilippoParuta poeta e letteratopalermitanonel sec. XVII,

Girolamo Ragusa erudito siracusano della stesso secolo,ilpittore

palermitanoVincenzo Riolo,ilmedico Rosario Scuderi,ParcheologoSerradifalco e il poeta Veneziano: in tutto non meno di 23 perso-naggi

di ogni provinciasiciliana.E se per poco guardisia' fatti

più importantidi questiultimi anni, si troverà che essi hanno le

loro ricerche,i loro sludi negliarticoliche s' intitolano:Asfaltoan-tico,

Aurore polari,Carbon fossile,Carne di Cavallo,VI Congressointernazionale di statistica

,Macchine da cucire

,DistillazionedeUe

bevande,Emigrazioneeuropea in Amerim, Essiccatori a forza ctn-

Page 299: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

CtffnCk LETTKRAEIA 293

trifugoyF$trwie (jàmoifetiAe^ F^MUografiayProsciugamentodd

Lago FudnOj Geografiae Fitografiabotatdca,Pane del Lieiig,Com-

.

mercio del seme di lino,Locom4^we per strade ordinarie,Maremma

toscana^ Sonno morboso^ Musica moderna e contemporanea, Spedi-zionial iVilo,HecenH scopertesnl Monte palatino.Pellegrinaggioalla

Mecca,Pioggiameteorica ,Istmo di Suez

,Progressidella Terapia,

Terreni carboniferiin Italia ec. ec. Non parliamode' tanti arlicoli

di geografia,fisica,archeologia,meccanica,storia,medicina,perchèa colerne solamente recare i titoliusciremmo da' limitidi un sem-plice

annuncio bibliografico.Facciamo tuttavia notare cbe essi

son dettati da valorosi scrittori,qualiappunto sono stati i coope-ratori

della Nuova Enciclopedia,raccolta preziosadi scritti gravi

ed importanti.Si vede cbe se ogni articolo non porta il nome del-

Pautore egliè per tutt'aitroche non per mostrare se eglisia o

non sia della materia: risultando evidente che gliarticoliapparten-gono

a persone competentie propriodella data disciplina.Un'altra cosa vogliamoanche far rilevare:le numerose incisioni

ond'è arricchito e illustratoil testo,e cinque diligeniìssimetavole

pel Traforo delle Alpi,pel Fonte sul Po presso Mezzanacorti, per

la Ecclìsse totale del Sole nel 1868 e 1870, per la Pressione e le

Variazioni barometriche e per P Istmo di Suez: le prime dellequali

tavole sono ben colorate,come ben disegnateson tutte.

Direttore del Supplementoperenne è ilchiaro letteratocav. Fran-cesco

Di Mauro di Pelvica;ed è tutto merito di lui il buon anda-mento

e ilpregiodella sceltade' vari articoli,non pochide' qualiusciti dalla sua penna si riconoscono per quellapurezza di dettato

che è una qualitàpropriadel Di Mauro. Come aglialtri tre cosi

anche a questo quarto volume egli ha Catto precedereuna bella

prefazione,notabile per assennatezza e per padronanzadi classici

dell'aurea latinità.

In talediscorso P Autore s'attraitienedelle ragionidelPopera,delle

materie onde essa risulta,e di quanto concerne i desideri più o

meno attuabili de' lettoridel Supplemento.E siccome la Nuova £n-

dclopediao meglioilSupplementovuol essere VUnsere Zeit (IlNostro

Tempo) d'Italia,ad esso ilDi Mauro lo paragona; se non che, basta

guardarelesole biografieper dichiararsiin favore dell'operatorinese,

la qualeper questo lato non è vinta neanche dal Dictionnaire des

Contemporainsdel Yapereau,che noi abbiamo consultato nella ul-tima

edizione e che abbiam trovato mancante di oltre a due terzi

dei nomi contenuti nel volume di cui stiamo parlando,

Page 300: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

SM NUOVE BPPBMRRIDI SiQUANB

Una cosa potrebbedirsiche manchi a quesfopera del benemerito

Signor Pomba: nna ririslabibliografica^la solache non trova laogonelle pagineperiodichedel Supplemento,Eppureanche a questo pen-sa

il Di Haoro, Inserendo nella quarta paginadellacopertinad^ogni

puntata un bollettinodelle più recenti pubblicazioni;donde si pare

che e direttore ed editori facciano a gara per mandar fuoriquanto

meglioquesta importantissimaopera, che noi non abbiamo parole

abbastanxa eflScaciper raccomandare a* nostri lettori.

6. PrrRÈ

UrielM «celta il poeti alemamil,

Versione di Antonio Dr

Marchi, seguitada un compendiostorico dMa Letferatura tedesca

antica e moderna. Palermo^tip.del Giornale di Sicilia,1870.

Molti si danno oggi air opera del tradurre,

ma quantivi rìe«

scano con buon successo non sappiamo davvero. Certo è che chi

nel traduttore cercava le qualitàdell'autoredovea non isconoscere

le gravissime difficoltàche sMnconirano quando si vuol rendere

nel proprioidioma i pensierie i concetti d^un altro;difficoltàche

crescono con quelledella linguadelP originalee col genere del com-ponimento

da traslatarsi.

Della versione poeticadeir egregioprof.Antonio De Marchiiqual-cunoche non rabbia veduta potràcredere chft si tratti di un la-voro

comune o da venir confuso con altri della giornata; però ò

giustoche si ricreda chi cosi la pensa. IlDe Marchi modesto sempre

lo è tanto pia in questa pubblicazione; onJ^ ella passerebbe forse

inosservata se presa alle mani anche da persona indifferente non

facesse risaltaresenz'altroil suo merito letterario.Gli è sempre il

medesimo fatto delle opere pregevoli,le qualisenza apparato di

prefazioni,proemi e avvertenze,sdegnose della reclame che oggi

si cerca, si compra e si vende, fannosi strada da sé.

Nel presente volume sono venticinquelirichescelte da tredici

poetitedeschi della pleiadegloriosadi questo secalo,a cominciare

da Schiller,uno della celebre triade del secondo periodoclassico

costituito da Herder e Gothe, e finendo ad Antonio Grùnwald vi-vente.

Vi si trovano de^ componimentidi Clemente Brentano e di

F. Krummacher, V uno fondatore,V altro seguace di quellascuola

romantica che in questo secolo segnò in poesiauna deviazione dal

secondo perìodoclassico;delP Uhland, di Teodoro Kdrner poeta e

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CRITICA LETTERARIA 295

soldato,del Conte di Platon classicopuro sangue, e di qnell^Ema-nuele Geibel di Lubecca,che nella nuova coUura iniziatasiin Ger-mania

nel 1832 è il più celebre e ad un tempo il più simpaticode' liriciviventi. Non parliamodella scelta del De Marchi, perchèfatta con molto gusto e parsimonia;c^é piuttostoda mfiltere in

rilievo la traduzione,come quellache a semplicitàgentileaccoppiafedeltàche di rado lamaggiore.Dopo Andrea Maffei parrebbecurioso

che altrivenisse a volgarizzarcila famosa Canzone dettaCampana^maestosa e sublime creazione nellaqualelo Schillersotto due diffe-renti

aspetti,narrativo V uno, morale e filosoficoV altro,espose il

lavorioche prepara e porlaa compimento ilfondersi del sacro bronzo,

e i più grandipensieri,tristi o lietidelle umane vicende, cui la

faticosaopera a mente cristiana può ispirare.Eppurelettala versione

del De Marchi si vede chiaro che in opere di questo genere iltornar

a fare non è, quando vi si riesce come il De Marchi, né presun-tuoso

né inutile.La versione del Maffei rimarrà sempre quellache

è: né il De Marchi avrà inteso o preteso di vincerla;ma la versione

del nostro è cosi fattache pur avendo a mano laprecedenterimane

pregevolissimae degna dì lode. Anzi,a dirla schietta,un paragone

tra runa e l'altranon può istituirsi,avvegnaché i loro autori pro-cedano

sopra uno stesso campo per vie differenti.Ponendo a raf-fronto

l'una e Pallra troviamo che quegli,ilMaffei,rende più ab-bondante,

più fiiorilala forma delPoriginaledi Schiller,foioseperTuso più frequentedella*rima; questi,il De Marchi, la rende piùfedele;Tuno conti piùlibero non rendendo sempre qualcheconcetto

del tedesco od aggiungendo per vezzo qualcunadelle sue grazie;Taltro,più devoto alPoperasua, si stringequanto più alPoriginale

e ne rende* fedele i concetti tutti,soccorso in ciò dalla non frequente

rima, cui é malagevolenon ribellarsiquando si vuol dar senso e

graziaal modello che si traslata.

E perchéle prove di questo non manchino, ecco un brano della

Campana secondo laversione del nostro. Scegliamoad arte quelloin

cui fornita Toperadellafusione del metallo si trova qualchesentenza

non inutile a questigiornidi spiritipiù o men generosamente e

sinceramente patriotticie bellicosi:

Con mano sapiente

Romper la forma può il maestro^ allora

Che opportuno glitoma.

Guai però se il bollente

Metallo da se stesso «

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296 NUOVK KPFBMBBIDI SIGIUANE

Si sprigionae à spande!

Gol nuBore del tuono

L^'angusta casa intarlandorompe;

E mentre in mille e mille

Rivi infocaliserpeggiandofogge,TqUo intomo distmgge.

Ove selvaggiaforza

Senz'ordine prevale,ivi incompiuta

Ogni impresa rimane.

Allor che da se stesso

A libertade in violenìo eccesso

Il popolcorre, procellosae breve

Sempre è la gioia;e a' lietidi piùdarà

Subentra la sventura.

Guai se nel lietogremboDelle cittàs'annida,

E a poco a poco cresce e si dilata

Della rivoltail foco.

Fra spaventosegrida

Spezzale sue catene ilpopolAero;Il tumulto con graviE violenti tocchi

La campana diffonde,

Ed ogni segno eh' alla pace è sacro

Al reo ftirorrisponde!Libertade, uguaglianza

Risuona ovunque ! — L'armi

I^ pacifichedestre

De' cittadiniimpugnano; le piazze.Tumultuando, e glialni e le contrade

Il popoloriempie;E securo soggiornoDi feroci masnade

Diventa ogni dintorno.

Ed ecco rendersi — donne gentiliA ferocissime — belve simili,

E con insano — empio furore

De' lor nemici — mordere il core.

Spentaogni santa -^ fiamma è ne' petti;Sciolto ogni vincolo — di castiaffetti;

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298 NUOVE BFFSMERmi SICIUANB

Se vogliaper avventura istituirsiqualcheraffronto col testo schil-

leriano si avrà argomento di far ragioneal giudizionostro e nel

tempo stesso a quelgran traduttoredelle gemme oltramontane e

al De Marchi.

Per confermare lavaghezzaonde son rese certe finezze tedesche

ci si permetta un^altracitazione toltaa caso dal volume m discorso

una breve poesiadel Geibel,che ha per titolo:

Oh I NON SOBIUDBRMI SÌ DOLCEMENTE 1

Ohi non sorrìdermi si dolcemente,

Vispafanciulladall'occhio ardente!

La pura gioiadel tuo bel viso.

Se in me trasfondesi,dolor si fa;

Passato è il tempo de' lietiamori,

De' cari sogni chiusa è Tetà.

Se puro e libero,siccome allora,'

Battermi il core potesse ancora, ^

Al tuo sorriso con quanto affetto.

Sapreirispondere,con qualearder I

Come feliceteco sarei !

Ma al secco ramo s'addice il fior?

Declina rapidagiàla mia stella,

La tua s'innalza ridente e bella;^

Spento è il mio core; mesto lo sguardoAi di che furono rivolgoinvan;Tu in violentipalpitiaffretti

Gioie che ancora lungo ti stan.

De t non sonideroii dunque si lieta.

Vispafanciulla! Falsa è la meta,

La pura gioiadel tuo bel viso.

Se in me trasfondesi,dolor si fa;

Cerchiamo altrove,tu in allro core,

lo nella tomba felicità.

Né aggiungiamoparolalasciando che il letloVe giudichida sé la

squisitaeleganzae la spontaneitàche è per entro a questi versi,

che ci fanno gustarein si bella maniera legraziesoavi dell'illustre

poeta di Lubecca.

Metà del volume è tutto consacrato a un Compendio storico della

Letteratura tedesca antica e moderna. Non sono che cento pagine:

e nondimeno è in esse tale ordine nelladistribuzionedelle materie

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CRITICA LBTTBRARU 299

che rapprendimentodi quellenozioni storiche può farvisifacilee

pronlo.Basta riportarneil sommario per convincersene:

Considerazioni prbliiiinarì: Divisione generale— Lingua e dialetti — Monu-menti

ANTicHissim — Precursori del i* periodo classico: Poeti — Primo periodo

r.LASSico: I) Componimentiepiei- a)Forme popolari^b)Iavotì d*arte— Eorìco di

Veldeke~Ck"rrado— Volframo d'Eschenbach^ Goffredo di Strassburg~ Rodolfo di

Ems^-dì Aue di Wirzburg — 2) Componir,ienliiiriei— a) Lavori d*arle — Gual-tiero

von dcr VogelNveide^Nitharlvon Euenthal — Ulrico di Lichlenstein^Fraiieo-

lob e Regensbogen— 3) Poesia didattica — 4) Componimentiprosastici.~- De-cadenza:

i) Componimenti epici^ 2) Componimenti Iiriei— a^)Cantori d'amore

— b) Canzoni popolari— 3) Altri generidi poesia~ 4) Componimenti prosastici

— Prime influenze straniere: I) ~ Componimenti epici—2) Componimenti li-

rici — a) Lavori d'arie — b) Forme populari— 3) Altri generi di poesia— 4)Prosa, — Influenza greco-romana : i) — Società lelterarìe — 2) Componimenti

poetici— a) Precursori delle scuole silesiche — b) Prima scuola silesica-7 e) Cir-colo

poeticodi KOnigsberg— d) Seconda scuola silesica— e) Terza scuola sile-sica

— 3) Prosa — 1) Poesia: a) Haller e H^gedoru — b) Gottsched e Bodmer ^ e)

Circolo poeticodi Brema — d) Circolo poeliccdi Halle — 2) Profa. ~ Secondo pe-riodo

CLASSICO : a) Prima triade poeticaKlopsiock— Imitatori di Klopstock—" Lea-sing

— Influenza di Lessing^Wieland, — Seguacidì Wieland — h) Klingere gs'

niomania — e) Seconda triade poetica,Herder — Schiller — Goethe. — Deviazione

DEL 2* periodo classico: i) Scuota romantica — a) Poeti — b) Prosatori «- 2) /n-

fluenzadella scuola romantica — a) I fatalistie i poetipatriottici.— Continuazione

DEL 2* PERIODO CLASSICO— Prosatori dell'intieroperiodo:") Prosa didattica — h)

Prosa retorica — e) Prosa storica. — Indizi di una nuova cultura.

Come si vede, molte ed importantisono le materie del Com-pendio

storico del prof.De Marchi;ed è a desiderare che VA. con-fortato

dal plausode' buoni possa svolgerlein altrolavoro specialecolialarghezza'di forma che non gliè slata consentita dal presènte,

per la qualeha dovuto vincere legrandidifficoltàdel dire in breve

molte e molte cose.

G. PrrRÈ

Beirartiflcio pratico dei masaici antichi e moderni, per Gae-tano

RioLO, prof,di disegnonella R. scuola tecnica paralleladi

Palermo, con tavola cromolitografata.Palermo,LuigiPedone Lau-

riel editore,1870.

Con questo tìtoloveniva pubblicalonon ha guariun opuscoleltodi 16 pagine,ma ricco di utilissimenotizie sul modo col qualegliantichi praticavanoi loro maravigliosimusaici murali;e su quelloadottato dai moderni musaicisliper restaurare quelleantiche opere

e per eseguirnedelle consimili, il merito principaledi avere sco-perti

molti segretidelP artificiotenuto dagliantichinelPesecnzione

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300 NCOVB BFFEMBIUOI 8ICBJANB

dei loro stupendimosaki,ninno pnò contrastarloalpalermitanoRosa-rio

Riolo,pittoree direttore capo musaicisla della Beai Cappelladi

Palermo,ilqualemegliodi ogni altro potò approfondireglistadi

sol mosaico per la gi*an ragioneche a lui,intelligenlissimoin tale

arte, furono affidatii ristauridellamaggior parte degliantichi mu-saici

siciliani,e specialmentedi quellidel Duomo di Cefalù e della

rammentata Real CappellaPalatina.L^ archeologofrancese F. Saba*

tier e ilBuscemi alloraquandoillustrarono1 monumenti della rìcor*

data Cappella,

convennero entrambi di avere attinte importantis-simenotizie suirartificioantico del musaico dal sig.Riolo Rosario,

ilqualeseppe cosiaccuratamente studiarlo,da eseguirealcunirestauri

siffaitamente perfettiche non è faciledistinguerlifhi i pezziantichi.

Il di lui figlioprof.Gaetano Riolo pubblicandoV opuscolocitato

ha reso un grandeservigioa coloro che prediliggonolo studio del

musaico, ilqualemerita molta attenzione per partedi tuttiquelliche voglionoesercitare con lustro e decoro.

Dopo di aver parlatodella antichitàdi questa nobile arte ram-mentata

perfinonei savi volumi deltaBibbia,ilRiolo analizzai me-todi

coi qualipraticavasidagliantichi questo genere di pitturamu-

.

raria fatta in virtù di piccolepietree vetri in colori aggiuntele

une e alle altre con grande magistero.

Dopo aver passatoin rapidarassegna i vari generi di musaico e

le epochepiù distinte nelle qualifiori quest'arte,indica i monu-menti

che tuti^ora conservano splendidee preziosereliquiedi essa.

E dopo aver con ragionericordate le chiese Ravennati, si ferma a

quelleSicilianedi Palermo e Cefalù,che »enza dubbio sono le phibelleche tuttora ci rimangonoe che abbiano sapulosfidare la mano

audace de' secoli.Si piacefinalmente ad ansilizzaregliantichi suc-cessi

del musaico,e ciò fa con quelladistintaintelligenzadella qualeè capace questo egregiodocente della scuola tecnica palermitana.

E dopo avere enumerati i metodi antictii,scende a parlaredei

moderni,e tattiutiliraffronti fra quellidi Roma,

Venezia e Pa-lermo,

accenna i vantaggidiversi,ne avverte i difettie ne descrive

la praticautilitàaggiungendouna tavola cromolitografataper me-glio

spiegarei processianalizzati.

Sarebbe desicterabileche di questo opuscoloprendesserocogni-zionetuttiquelliche voglionoesercitare l'artedel musaico,facendo

tesoro degliutiliinsegnamentiche esso contiene,i qualisono il

fruttodi dotte e parzialiindaginie di profondie severi sludi.

Torino,1870. D. C. FiNOCcmeTTf.

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CRITICA teTTERARU 301

Stadi di storia siciUaiia di Isidoro La Lumia. Palermo, Tipo-grafia

Lao 1870. Volumi due.

Lavori di aita importanzanon meno per la storia particolaredi

Siciliache per quellageneraled' Italia,gliStudi delP illustre 1^

Lumia voglionotutt^altro che un semplicericordo bibliografico;e

pei*òattendiamo che il cav. Lionardo Vigo, da cui ne ricevemmo

promessa, venga a discorrerne in questo periodicocon quel giu-dizio

che è da lui.Intanto non ispiacciache cosi di volo accen-nassimo

al contenuto de' due grossivolumi.

Dal sec. XII alsec. XVIII,da GuglielmoilBuono alViceré Domenico

Caracciolo,il La Lumia cerca, raccogliee stringecon illicecriterio

vari grandifatti, e vi tesse sopra una storia del tempo nel qualeessi grandeggianoe fanno,come a dire,epoca. Codeste storie po-trebbero

costituirne una sola se non vi avessero degli intervalli

tra Tuno e l'altroperiodoillustrato.

Celebrando gliavvenimenti del secolo di Guglielmo11 ,l'Au-tore

celebra un tempo di molta gloriaper la Sicilia,la quale

sotto si egregioe generoso monarca sali in sommo lustro e po-tenza

al di fuori,e fu prosperissimaal di dentro. Nel Matteo Po-

lizzi ovvero i Latini e i Catalani (l:{371354)è una dipinturadella

tirannide esercitata dal fiero anti-catalano,che durante e dopo la mi-norità

di Re Ludovico figliodi Pietro II d^ Aragona tenne a tutto

suo piacereil governo di Messina e, abile e destro tanto quanto

ambizioso e dispotico,suscitò odi di fazioni che prestoin rancori e

si tradussero da ultimo in aperteguerre civili;onde poilafine sven-turata

di lui,della povera moglie e de^ figliuoli,tuttitrascinatiper

le vie di Messina dal popolovindice delle sotTerte onte. Ne^ Quat-

tro Vicari è la storia sicilianadi diciott'anni dal 1378 al 1396 : pe-riodo

di ribellioni,di lotte intestine e di sangue ,come altridella

nostra e della storia italianadel tempo. Quattro nobili sicilianivi

campeggianocontrastantisiTun P altro ilpotere sovrano delP Isola

dopo la morte di Federico III il Semplice.Gelosi,invidiosiV uno

della supremaziadelP altro,usano e abusano a capricciodel nome

della legittimaerede,Maria d'Aragonaminorenne, e si combattono

e si suscitano contro gente d^ ogni risma e colore,usa a menar le

mani là dove o l'aviditàdel bottino o il comando d^ on barone la

chiamasse. Vertiginipopolarid' ogni maniera vi si avvicendano ed

incalzano,fino a tanto che le civilidiscordie chiamano nelle nostre

contrade quelladominazione spagnuolache per duecent'anni ci si

aggravò sul collo.20

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302 NOOTB BFFEMBHIDI SICIUANK

Brevi monografie son quelleiotitotate:GU fifrr#tstcOiani ({492}Ottavio d'Aragona e U Duca "F Osstma (1865-1623),e il Viceré

Domenico Caracciolo (1715-1786);nelP una è narrato illagrimevoleesiliodegliEbrei dalP isola,che pur gliavea accoltied ospitatisi

generosamente; neir Ottavio d* Aragona le gesto gloriosedel più

prode e insieme del più nobile ammiragliosiciliano,cui non man-carono

e r amicizia e la fiducia e i maggiori aiuti del Viceré Duca

d'Ossun^,e nel Caracciolo quanto operò in Palermo questo ardito

ed anche un po^ bisbetico Viceré napolitano,che diede V ultimo

crollo alla feudalitàe al S. Uffizio.

Monograffepiù estesa e non meno importanteè ilGttiMpp^^fil-

lesi 0 i Tumulti di Palermo del 1647. D'Alesi,Tumile battilord^oro,

il Masaniello di Sicilia,compariscein essa in tutto lo entusiasmo

del capo di una rivollura,e nella perplessitàe nella morte mise-revole

che fece,in mezzo a un popolo che ilseguie soccorse

in prima,e poi allontanossene per invidia e sospetto.

È una vera storia La Siciliasotto Carlo V Imperatore(1516-1636),

ove le prepotenzedel Viceré Ugo Moncada in prima,la inettezza

del Duca di Monteleone dipoi,son cagionedi due ardite sommosse

l'una seguitadalla cacciata del feroce Conte, l'altra,che (b suscitata

da Luca Squarcialupo,dal consolidamento deHa monarchia spagnuola;ove le pratichede' fratelliImperatoreper sottrarre V isola,donde

vennero esiliati,a Carlo,e donarla tutia al re Francesco |o di Fran-cia,

chiamano da lunginuovo sangue e nuovi confini;ed ove l'ul-timo

periododel Caso di Sciacca finisce con immiserire una delle

più belle contrade della Sicilia.

In tuttiquestistudi ilU Lumia tiene una forma slorica tra la epica

e la prammatica; eglinnrra e discute i fatti,ne indagale cagioni

prime, ne ricerca e indovina le conseguenze ultime. Spessoracco-glie

in gruppi,in quadriseparatie distintiipiincipalisuccessi del

periodoche prendea trattare;tocca appena de' minori,omette quelli

che a' soli cronisti o diaristi possono parere importantiSe non che,

e da cronache e da diari,e da sSorie e da documenti officiali,egli

trae ogni cosa, non accontentandosi,del resto, di ripeterequelche

gliscrittorihanno ripetuto,quando per un modo qualunquegliri-sulti

il latto contrario,differente o variato nelle circostanze. Altri

vedrà dove il La Lumia abbia seguitoquestapratica; noi diremo

ckiei suoi volumi ci giungono prezioso documento di critica,di

temperanza non comune a questigiornidi apertaguerra al buon

senso e alla assennatezza.

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CRITICA LETTBEAIUA 303

Bella poi la forma narrativa,bella per efficaciae forza di espres-sione.

A tempo e a luogoT Autore sa trarre dallasua tavolozzadi

artista si vivi colori che i suoi quadri toccano T evidenza quando

rappresentanouna corte imperialeo reale,un ritrovo di congiurati,

una popolaresonimossa, una prepotenzabaronale,una calamità pub-

plica,un atto di eroismo.

Rcpertaprodimus. 6. Pitrb.

V esercito Italiano nel passalo e neW avvenire per Carlo Ma-

RIAMI. Opera premiatacon medaglia(T oro dalla Società pedago-gicaitaliana neU* anno 1870, Milano,tip.già Dom. Salvi,i87t.

Dopo il Plutarco Italiano V egregiosig.Mariani ci dà V Esercito

Italiano,ilquale,presentatoall'ultimo concorso della Società Pe-dagogica

, rispondepienamente al tema da essa proposto V anno

scorso; e, degno in ciò dell*A. del Plutarco,è stato premiatocon

medagliad*oro. La Commissione aggiudicatricedel premiosenten-ziava

: e Questa memoria è senza dubbio lamigliore(dellepresen-tate

al concorso)e crediamo d'aver già messo in evidenza il mol-tissimo

da lodarsi,il poco da censurarsi... L'a. mostra profondiladi

dottrina,ingegnodistinto,vasta erudizione;...le sue idee sono ge-neralmente

buone e quellerelativeal soldato-cittadinobuonissime,lo stileè quasisempre felice,Timpressionelasciatadallaletturadel-l'opera

è gratissima...»

In due partiè diviso V Esercito italiano,ciascuna di quattordici

capitoli.La prima è una storia,T altra una serie di pensierie di

proposte suir esercito. L' una dice quel che ha fatto ed è stato,

V altra quel che è, potrebbeo dovrebbe essere detto esercito ri-spetto

alla nuova Italiae alla nuova Europa.Dai tempi di Roma

antica ai giorninostri,nellaprimaparte,lamilizia italianaè accom-pagnata

e tenuta d' occhio nelle sue gesto, nelle vittorie e sconfitte,

ne' trionfi e negliabbassamenti delle armi sue. Ov' essa procedaordinata è apportatricedi civiltàin mezzo a popolidi civiltà in-docili

; ove il sacro fuoco della libertàla infiammi è salute della

patriasua. Raccogliticciae mercenaria è di puntelloa vecchie mo-narchie

assolute,braccio a tirannelliprepotenti,a repubblichege-lose

per lapropria,insofferentideir altruiprosperità.É operatricedi grandi atti sotto un prode capitano, spesso lo è pure con un

avventuriere;ma allorasolamente è grande,generosa, ardita,quandorivendica un suo diritto e difende da straniere aggressioniilprò-

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304 NUOTE BFFEMEBIIM SIOUANE

priolerritorìo.—Chi leggeil libro del Mariani non vede solo qve*

sta milizia nel suo muoversi ed operare; ma vede altreelgliordini,le istituzioni

,le leggiehe la ressero, e gl'inizi,e i progressidel-l'

arte sua, e r introdursi e ilperfezionarsidi sue armi, che rag-giungono

a' dì nostri il non plusultra della perfezionedistruttiva

(passila frase disgraziatamentevera),e che ci fanno esclamare con

TibuUo :

Quis fuithotrendos primus qui protulitenses t

Quam ferus et vere ferreusiUe fuit!

E con questo vede anche T Italiaricca e fiorente quando vir-tuosa

e maschia, povera e tapinaquando viziosa ed effeminata ;

oggi felicitatada una gloriosavittoria,domani e sempre' intristita

per lungheguerre, per lotte civili,per governi dispoticie feroci.

La narrazione di questa prima parte del libro procede con ra-pidità

straordinaria : e la storia vi è,per dir cosi,strettamente rao-

colta. Ogni tanto PA. si ferma come per pigliarfiato,e volgendosiindietro pronunziaun giudiziosopra un secolo,un lungogoverno,

un prode guerriero,un uomo di Stato,un mentito eroe, un pre-teso

tiranno;e la sua parolaè franca,severa e, che più,indipen-dente.

Toccando della seconda parte,accade riferireche di molte e belle

cose viene discorrendovi ilctiiaroAutore,le qualidimostrano lasua

svariata istruzione anche in materie di non comune apprendimento.

Dimostrato che P esercito presso genti barbare fu vero elemento di

civiltàe di progresso anche con conquistesanguinosissime,dice del

come lo si debba usare in tempo di pace per evitar larovina che

esso minaccia col suo numero sterminato a cagionedel contrappeso

voluto dallasicurezza deglistati.Eglideploracollapresente società

• di vedere condannata all'oziouna gioventùvigorosae intelligente,

la qualesavianfente adopratapotrebberecare un grande giova-mentoalP agricoltura

,alle industrie

,favoreggiareil commercio e

concorrere allaproduzionedella ricchezza,mentre impugna le ar-mi

a difesa della patria: ond' essa dovrebbe diventare a un tempoelemento di grandezza e di gloriain guerra, di prosperitàe di ci-viltà

nazionale in pace. » A convincere della qualverità viene ri-cordando

sommariamente « le opere piùimportantie insigniche dai

tempi antichi sino a' nostri giornicompironsicolle soldatesche;o-

pere le qualiarrecarono benefizi immensi a' governi ed a' paesi

ne' qualivennero condotte. • Cosi propone l'eserciziodi alcune arti

e mestieri e P insegnamento tecnologico;perchè, una t nazione

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306 NUOVE EFFEMRRIDI SIGIUANE

ci rimelliamo al Mariani,che in ciò pariae scrìTe ab exp^to, e che

vuole col maresciallo Bugeaud che V esercito procedaente et aratro.

Forse una minor brevità e la omissione di fattiin.cui le milizie

italianenon comparisconood operano molto,nella prima parte:e,

nella seconda,iltrasportodel cap. XVII e se vuoisi anche del XYUI

in altro luogo, non sarebbero slati inutiliin questo lavoro;ma

così com' esso lo Esercito Italiano a noi pare degno di un valoroso

scrittore.

G. PnRÈ.

NECROLOGIA

Il giorno 21 settembre moriva in Palermo,dopo breve malattia,

in età di anni 61, T illustreuomo cav. prof.Emerico Amari, com-pianto

non da soli parentie amici, ma da tutta la città,anzi dalla

Siciliaintera. Intelletto altissimo,tanto da specularee trovare un

nuovo aspettodella flIosoQadella storia con la sua Critica di una

scienza dellelegislazionicomparate (Genova1857);specchiodi virtù

domestiche e civili,morali e religiose; il cav. Emerico Amari fu

tale figurache raramente si ripete,per compiutezzadi carattere,

armonia di virtù e di affetti,che non sapreipiù a chi somigliarloIra' viventi,o con chi de' passalifare riscontro. Scienziato e let-terato

di vasta dottrina e svariataerudizione,intendeva assailearti,

e di esse discorreva o giudicavacon gusto sanissimo;profondonella

meditazione della scienza,era nella praticasempre esperto secondo

la materia a cui si applicava;e scrittore,e uomo di stalo,professoresia alla cattedra di Diritto penalein Palermo, sia a quelladi Alo-

sofìa della storia nelP Istituto Superioredi Firenze,oratore allaca-mera

palermitanadel 1848 e a quelladi Torino e di Firenze del

1861 e 1867, ministro del 1848, della Dittatura e della Luogote-nenza

nel 1860, fu personaggioin teoria ed in pratica,in morale

e in politicasempre uguale a se stesso, costante e saldo ne^ prin-cipidi libertà per tutti e di vero progresso che abbia sua radice

nella virtù e nella giustizia,tanto da non aver mai ceduto a*"giudizi

mutabili de' tempi,qualunquene fosse la conseguenza. Dagliamici

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NECROLOGIA 307

yeri che sempre lo cìrcondaroao per qaestiultimi dieci anni,fa

più che amato^ venerato: e o in villao in città,nella modestia e

nella sapienzadett^uoma venerando, raccoglievanoessi esempio e

conforto come saper vinche tempi corrotti da ipocrisiadi nomi; e

come pti che onori e premi dispensalioggi per turpe mercato di

eosdenea,ambire la gloriache tocca ai pochid' invidiabileonestà.

Altri dirà a lungo della vita e delle opere di Bmerico Amari; a

cui il ConsiglioComunale ha decretato un degno monumento in

San Domenico; noi dando notizia della sua morte, la qualepiù che

di filosofo,fu di santo, né diversa dalla vita,non sappiamonel do-lore

che ci ha sopraffatti,che augurare aUa Sicilianovella fortuna da

poter altra volta veder rinnovato ne^ suoi figlilo stampo più che

raro di Emerico Ainari.

Y. Di Giovanni

XLJLrrASLB POUVX

11 giorno 10 ottobre moriva in Girgenli,ove dimorava da lun-ghissimo

tempo, il siracusano Raffaele Politi.Egliconlava ottanta-sette

anni,ed era autore di oltre a settanta pubblicazionidi ma-terie

letterariee archeologiche.Amico di Giovanni Meli,che nella

gioventùdi lui dedicògUuna delle sue miglioripoesie,fu poeta fa-cile,

spirilosoe vivace: essendo ad un lempo valoroso pittore,in-cisore

e archeologo.Tenne vari carichi,tra'qualiquellodi R. Cu-

stode delle Antichità di Girgentie di Console generaledi Baviera;

e fu socio oltre che di molte illustriaccademie,della Socielà Uni-versale

degliarchitettibritannici di Londra, e del celebre Istituto

di Francia.

ATreOI OZBRA"ZO

Nato in Torino il di 23 febbraio i80i Luigi Cibrario cessava di

vivere presso Salò il 1© ottobre.

Egli veniva da umile stato, e nondimeno giunse a' gradi e alle

dignitàdi Conte, Senatore,Ministro di Slato,Primo segretariopar-ticolare

della Corona ecc.,amico, nella buona e neir avversa fortuna

di Carlo Alberto. A 22 anni fu dottore in legge; e prima e dopodettò de' versi eleganti.La Storia della Monardiia di Savoia, la

la Storia di Torino^la Storia di Cbieri,la Storta di Ginevra^ecc.

glimeritarono rinomanza di storico valente.

(Cultoredell'araldica,scrisse DeWOriginede*Cognomi;fu economista

nella Economia politicand Medio-Evo, e mente versatilenei libri:

le Artiglieriedai 1300 al 1700 ; Della schiavitù e del servaggio; la

Page 314: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

308 NUOYB EFFEMERIDI SICILIANE

Morte di Carmagnola;Notiziestorico-geneatogicheùé sovrani saboitdi

ecc.,senza dire di varie opere classiche di cui curò le edizionL Fa

uomo di retta fede politica:e da ministro e da consiglieredellaco-rona

ebbe la rara ventura di rimanere superiorea* parliti.G. P.

RECENTI PUBBLICAZIONI ^Raccolla araldicn,fase. 1. Pai. Huber in 4»;Trat-tato

$uUa Coltivazione degliOlivi e la Manifatturadell'Olio per il prof.Girolamo

Caruso. Pai. Lorsnaider in 8*; Sullo stalo e tulla riforma della Legislazionede* Pub-blici

Archivi in Italia.Saggiodi G. Silvetri.Pai. Pedone in 8»; Principidi mediche

scienze seguitida due analoghiarticoli delle arterie e delle vene ecc. per G. Lo Ca-

scio Cacioppo. Pai. Lao in 8* ; Prime Lezioni popolaridi Chimica inorganicapel

Doti. Francesco Orsoni. Sciacca tip.Mandracchì.i in 8*; Le monete delleantiche città

di Siciliadescritte ed illustrateda Antonino Salinas,fase. I. Pai. Lao in 4*; Guida

alla soluzione de* Problemi aritmetici ad uso delle scuole magisti-ali,ginnasialie

tecniche por G. Faglisi.Pai. Giliberti in 8°; Osservazioni storiche e diplomatichein-

tiìrno a* diplomidétta R. CappellaPalatina del can. Cesare Pasca, aglistudiosi della

diplomaticasieola.Palermo Russitano in d";Catalogodei prodottiagricolisiciliani

raccolti ed annoiati dal prof.Sac. Paolo Cullrera. Pai. Lorsnaider in 8*; Studii zoo-logici

e zooiatriei adattati a tutte le intelligenzeper il me^iico-chirurgoveterinario

StanislaoPolverini.Voi. I. Girgenti,in 8*; Saggio elementare di talune funzionia

periodosempUeecon una nota sulla risoluzione delle equazioninumeriche per Al-fonso

Zinna. Siracusa,tip.Norcia,in 8*; L'Uomo e la Scimia, di Michele Ciacerì-

Riszone. Modica; /n"omo al conato di delinquereìiellostato attuale della scienza e

del dirittopo$Uivo,Dissertazione dell'avf.^arìo Di Mauro. Catania,Caronda; Roma

e il Mondo nel 1869, Discorso del sac. Franco Fisichella,Catania,Coco; Rendiconto

statisticodegli ammalati curati nelV Ospedale S. Marco di Catania T a. i869 per

Mario Ronsisvallo. Catania,Calatola ; Diuertazione fisica,geografica,astronomica,

geologicaecc. delle zone della terra per Benedetto Lupi.Catania, Musumeci-Papale;

Avifauna del Modeneu e della Sicilia per Pietro Doderlein,fase. I, II,in 4*. Pa-lermo,

Lao; Sui cementi e loro applicazioniper V ing. Felice Giarrusso. Palermo,

Pedone, in 8*;Osservazioni sulla malattia degliagrumi di Ant. Pennisi Mauro. Pai.

Lorsnaider in 8*; Sui diversi processidi guarigionedelle ferite,ricerche e deduzioni

del Dr. G. Cavaliere. Pai. Lima in S*";Sullo sviluppoe la durata dellecorrenti d'in-duzione

e delle estraconenti.Ricerche di Pietro Blaserna. Pai. Lao in 4*;Ragguagliodi un secondo triennio di Clinica medica nella R: Jlniversitddi Palermo, del prof.Carlo Maggiorani.Pai. Lio in 4*;Elementi di Filosofiapositivadel prof.Francesco

de Felice. Catania,tip.Coco, fascicolo I,in 8*;Amalasunta, Poema epico-dramma-tico

del professorPaolo Sansone, 2' ediz. Pai. Lao il 8*; La Storia antica breve-mente

espostada Camillo Randazzo, Pai. Mirto in 8"*;/ Germani prima della caduta

dell'Impero romano. Cenni storicidi G. B. Siragusa.Pai. Tip. del Giorn. di Sicilia

in 8*;Cenno necrologicodell*ing. areh, Gaetano Picone scritto da Luciano De Be-

ncdictis.Siracusa,tip.Puleio,in 8*»;Siracusa dal 1826 al 1860 por il prof.Salva-

Page 315: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

VABI"TA' 300

tore Ghindemi. Siracusa,tip.Eredi Pulejo,un grosso voi. in 8% Soprauna Letlm-adi

N, Tommaseo, precedutada un Discorso di Em. De Benedictis. Siracusa,Pnleio,

in 8% Resoconto degliatti dell'Accademia del Progressoin Palazzolo-Acreide pel1867

redatto dalsegr,avy. Nicolò Zocco. Ragusa,tip.PicciUo e Antoni,in 12*; Viaggidi

Enrico Wanton a* regni delle seimie e dei cinocefali.Opera di Zaccaria Seriman ve-neziano.

Pai.,tip.Gandiano,in 8*-,CaWoGemmellaro scrittoredi cose patrieper Em.'

Lombardo-Giudice. Catania,Calatola;La Gioventù e V avvenire,Conferenza di Gio-vanni

Alfieri.Modica;Lo spiritod* Italia nella linguae nelle lettere,per B. Casii-

glia,Parte prima:Lingua e amore, Milano,Biblioteca dei popolo,in iQ^Grilluossia il

Bandito Siciliano,canti XIII di Carmelo Piola trasportatiin italiana favelladal

prof.G. Cazzino. Palermo, Amenta; Poesie e Versioni poetichedi G. B. Sansone.

Pai.,tip.Giornale di Sicilia;Amore e intr^o, Ricordi d'una elezione raccolli ed

ordinati da C. Galatti.Messina, tip.Ribera;Dodici Odi di Giovanni Meli tradotte

da Licurgo CappelUiti.Messina,tipografiaFilomena; Le Maddalene pentitedello

stesso, in 8* ; Nove Giorni in Terrasanta,narrazione di un Viaggio di Catello

Gaeta,Palermo, Lao; Documenti e Fatti relativi alle strade etnea e stesicorea di

Catania per EligioSciuto: Memoria 1* storico-artistica.Catania,Pastore,in 4;/ pìimi

atti costituzionali dell'Aug. Casa di Savoia ordinati in Palermo» Prima Sedes,Co^

rona Regie,Regni Caput, Vittorio Amedeo Regnante;ricavati dall'archiviodi Stato

in Torino dall'avv. Gius. Spata.Torino,R. Tipografia,in 8*;Pandetta delleGabelle

e de* Dirittidella Curia di Messina, edita da QuintinoSella,con una prefazionedi

Pietro Vayra.fms. della Biblioteca dell'Università di Cagliaridella seconda metà

del sec. XIV); Giovan da Procida e il Ribellamento di Sicilia nel 1282 secondo il

codice vaticano 5256 per Vincenzo Di Giovanni. Bologna,tip.Fava, in S"; Alcune

Questionidi poesiapopolareper GiuseppePitrò.Firenze,tip.dell'Associazione,in 8*;Raccolta di voci sicilianeitaliane attenenti a cose domestiche e ad arti e mestieri

per Salvatore Cocchiara. Pai.,Amenta, in 8**;Il maestro elementare.Cantica del

prof.GiuseppeBellini. Girgenti,tip.Romita in 8*;

PROSSIME PUBBLICAZIONI— Fra breve saranno pubblicatiin un volume in-8«

tip.Roberti,tuttigliScrini vari editi e inediti di Francesco Maccagnonc principedi Granalelli.

— Il Dolt. Macaluso da Palermo ha compito e preso a stampare una sua opera

col titolo:Le droghevegetalimedicinali esposte con nuovo metodo.

— Promettesi dal sig.S tiv.Cassarà una Bibliotecaletterariadi operetteminori in

volgared'invenzione della ciltàarcivescovilee seminario di Monreale.li titolosi com-prende

poco, ma il Cassarà vuol dire che gliautori antichi delle prose e de' versi

che eglimetterà in luce saranno monrealesi.

— Fra non guarivedranno la luce i Monumenti sicilianifotogrofaliedetcritti dal

Dolt, Saverio Cavallari,direllore delleantichità di Sicilia,

Di qucst'operaimportantissima,eseguitaper disposizionedel Ministero delf Istru-zione

Pubblica,e per incarico datone al Cavallari dalla Commissione di Antichità

e Belle Arti di Sicilia,sarà per ora pubblicatala prima parte,che abbraccia Taor-mina,

Siracusa,Pantalica,Cave d'Ispicae Agrigento; e lisulla di num. 38 tavole

illustrate.Tutu l'opera sarebbe divisa in tre parli.La parte descrittiva dell'operaha in mira di'mettere in rilievo lo stato attuale

dei monumenti, V epoca del rinvenimento di essi,i rislauri e gliscavi fattisino al

31 luglio1870,quellicominciati e intrapresi,

e quellida intraprenderepel tratto

successivo.

Page 316: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

3i0 NUOVE EFFEMERIDI SIGILUNB

— Il prof.GiuseppeSeguenza,di cui abbiamo ammirato testé in Messina una

preziosae ricca coileziooe conchiologicadegna di figuraretra' migliorimusei d'Eu-ropa

,sta per pubblicarein Inghilterraun lavoro sui Brachiopoditerziari delF /•

tolta meridionale. Di lui si attendono anche ì seguentilavori : 1« E$ame de* Bra»

ehiopodipubblicatidal prof.Oronzio G. Cotta;8* ConchigliefoetUidel piocenoa%'

lieo identiche ai viventi de" mari del Nord.

— Il prof.B. E. Maineri pubblicheràtra poco un volume di escursioni col ti-tolo

: Sull' Amo e sui Po, editore ilBortololti di Milano. S'attende dello stesso: Im

Guerra franco-germanicanel i870,narrata tu fontiuncialie positivedal Dott. Fe-derico

D5rr,prima versione italiana con proemio.Il i* fase, di quest'operain A-

lemagna è giàalla 7* ediz. df 18000 esemplari.— La Ditta tipograficaGiacomo Agnelliin Milano sta per pubblicarequattro o-

pere interessanti col (itolo: / doveri e i dirittid* ogni buon Italiano ; memorie e

speranze fer U popolo,di Niccolò Tommaseo (L.2. 80) — La patriae la famiglia,del prof.Pietro Pacini di Lucca

,con prefazionee giunte di Niccolò

.

Tommaseo

(L. ì 75);— la ristampadel libro tanto bene accolto,di Cesare GantA : Buon tento

e Buon cuore ih. 4 80), la cui prima numerosa edizione si è esauriti in meno di

due mesi; e il Portafogliod'un Operaio»dello stesso Cesare Cantù.

— Il Dott.Pollale,bibliotecario in Dillingenin Baviera,sta traducendo in tedesco

gliSludi tutta lingua umana di Alessandro Ghiradini,de* qualisi è parlatonel

nostro giornale.

BELLE ARTI — Il pittoreFrancesco Di Giovanni ha eseguitoun bellissimo ritratto

del nostro Salvatore Vigo. In una carta che sta sotto due libri si leggono lo se-guenti

parole,che sono la biografiadell'integropatriotto:« Invitato a giurarela

Costituzione di Napolisotto pena di destituzione dell'alto ufficioche occupava nel

Ministeio,rispose: Salvatore Vigo,siciliano

, giureràla Costituzione di Sicilia.

Napoli,24 Febbraro I8i8. • I librisono lo Scinà e il Gregorio,

e accennano aglistudi del Vigo,le cui severe sembianze son reóe colla massima verità e disinvol-tura.

— Il prof.Francesco Lojaconoha terminato in Palermo ed esposto in una sala del

palazzo comunale un nuovo paesaggio,commessoglida Vienna. I giornalicit-tadini

ne fanno molte lodi.

•— Lo scultore Vincenzo Genovese ha condotto a termine in Palermo sua patriadue statuette in marmo rappresentantiil Bi$o e ilPianto.

— Il pittorepalermiUno sig.Pensabeno ha terminato un bel ritrattodi Emerico

Amari.

" Lo scultore D'Amore ha finitoil modello d' una statua di Vincenzo Florio,che dovrà esser condotta in marmo, merco pubblicasottoscrizione,in Palermo.

— Lo scultore messinese Zappalasta eseguendo in Roma un busto di GiusKppeLa

Farina. È stato esposto nelle sale del Palazzo comunale di Messina il Iodato quadrodel messinese Giacomo Conti rappresentante i Vetpriticiliani

,del qualeabbiamo

giàparlato.

— Ci scrivono da Parma : A questa Esposizionela Siciliaè stata degnamente rap-presentata

dair artista Liardo palermitano.Egli ha avuto la medagliad'argento

per una testa dipintae pochi disegni.SOLENNITÀ' — 11 giorno i3 novembre sarà inauguratain Partinicouna Biblio-teca

pubblicacon un discorso del prof.Carmelo Pardi,il quale si è adoperatoef-ficacemente

per si bella istituzione.

Page 317: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BUIiLETTINO BrBLIOGBAFIOO

1 niO-PARASSm,

ovvero ConiribvU^

alto itudio di caiw morbo^ non btn

Al nomili tf daglianiicki p^r Gilseite

CAAuae. 2* ediz. Palermo^A menta,

1870, in 8- gr-

Studio di molu imporiansa mUst mo-derna

palologiageneraleè la etiologia,

la qnale ba trof alo un nuovo campo da

seguirenelle osserviuinTii microscopiche

del noBìTÌ tessuti. Cmlpste osàervaitonì

gettano vìva luce sopra I" c^usa di molte

maLlfliiìe,ignote,mal comprese o frain-tese

dagliantichi: vogliamdire il zoo- pa-rassitiamo

0 illìto-para!»siLi^mo,che og-gidì

occupano tanti os^rvatnrì t} danno

taoti libri. U Detlor (bardile pubblicava

nn anno addietro ed ora ripubblicaq\ìz-%iù suo lAvoro, il f^ualeaggirasisopranna parte de' parassiti,la vegetale.Egli

espane le alimi e le prc^priee^pmenzijintorno a tali cause mi-rbifere;e, con-vinto

com' ^ della natura ìifTattovegeiak

de' par^^iTiche esamini. iniptffnala

teoria di quegli istologiche vedono in

essa una rteororm azione palo logiea. Cosi

è che etip"iie i caratteri generalidi tanti

parassiti,la loro esseijEa,

i risultamentr

microscopki otlenuti daglinitri e da lui

9ie§»i, e I '.raduati processionde ì fito*

parassitiaherano Torganismo umano.

E da ten(*r conto in Ititto il lavoro del

IirincipiosperimentJiltfche vi si difende,

L* A. vi sì basa ed alAda iiiltframwilt?.

iftia^finon pago abbaitanM di raccoman-

darlo n" cui tori dell'arte^^bttiirepi"runa

ponderata diagnosi.Tm' libri C4J0 suliati

da lui godiamo di vedtfmr figurire di-

clinifecenli,italiani e slrauicri : »l clitì

dimostra con (|ualcoscienza T egregioBottor Cardile abbia studiato e meditato

la fiua lesi. In una ristampaintanto agli

potrebbecolla uiiìata sua diligenzacurarei tiLùIidi alcune opere i^lraniere.

C. R

SOPRA LA IMPOHTANZA DELLA FI-LOSOFIA

RAZIONALE l/tKOr«o di Rao-

SPERO Dei. Rio ecc. Modena, *870.

Sapien te m e n te pensa lo,e seri tlo co n se-vera

elegatiaa, é questo dJs";orsoinleso a

cornimi [pre in favore della bnona e pe-renne

filosofìa le ridicole stranezze dei

predicatoridel posUivitmo con tempora*

nei e da' ciurmadori del tiÒÉro pentigro.

Con molta temperanza di modi, ma con

lùficasempre stringente,sono tiratialla

contraddizione si i primip sì i secondi;e

va solenne mi nte confermata la saldezza a

la naturate necessità della Rlosofia razio-nale,

senza cui le stesse m'itemi ticbe e

Ip scienze lìsicbe m^ntherebberQ di ra-gione.

Lo spregiodella filosofìaè avver-tito

nuocere aasai, o ai pubblid »tudi e

alfa morale oducaxioue della gioventù,

a Ufi alb stessa dignità ddl' uomo,

e

quando la logicapiù non go^^i*rna lemen-ti

,allora va per via il buon senso, e il

sofisma confali ma lo sperpero di ognis.i-

perp* siccome l.icorro ziurte bandisce ogni

più sanU viriù. Ci congratuliamodì cuore

riiirvi^^ del Rio*che coM coraggiosa-mente

e doflamente é sceso a combattere

li battagliedella scienza contro i n;o-

derni SulUti. V. 0* G.

Page 318: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

312 NOOVB BFFBMBRIDI SIGIUANE

VOCABOLARIO POLIGLOTTO DI GEO-GRAFIA

ecc. per Carlo Mensinobr

con prefazùmedi B. E. ìfainbri. Mi-lano,

Berntrdoni,1870.

È un volume di oltre 300 pagine in

8* gr., nel qualerillustreprof.Mensin-

ger, slavo di nascita ma italiano atstte-

tudine ac voluntale,ha voluto tentare

la restituzione de* nomi geograficialla

loro esattezza genuinasenza le modifi-cazioni

che essi hanno subito nelle lin-gue

europee e sopratuttonella italiana

e nella tedesca. Leggendolaerudita pre-fazione

del valoroso prof.B. E. Mai-

neri,scrittoresempre facilee purgato ,

c*è proprioda rimaner maraviglialidelle

differenze che esistono tra i nomi pro-pri

d'imperi,regni,repubbliche,prin-cipali,ducati,Provincie,cìrcoli,distretti,

città,borghi e villaggi,qualisono in-tesi

comunemente e i nomi genuini.Con-quiste*

congressi,guerre d'indipendenia,

guerre di dispotismo,ragionidi Stato,

necessitàdiplomatiche,ambizioni soddi-sfatte,

hanno modificalo,trasformato,

travisato la UDmenclalura geograficaa

danAO non che delle tradizioni locali e

della storia,della filologìae della etno-grafia.

Di qui apparisceevidente 1*im-portanza

del presente lavoro »il quale

ha di mira un intento generoso, « che

altripotrebbepur chiamare riforma,

(giàda non pochisentiu ed invocata)

nei medesimi studi,investigazionie dot-

trino della geografiacontemporanea. »

L'operaè un saggiodi quellageneraleche ilMensingerintende presentareaglistudiosi d'ognidisciplina(tuttiavendone

bisog'o),e ilprof.Mainerì raccomandan-dola

colla sua efficaceparolanon tra-lascia

di manifestare i suoi timori sulta

difficoltàdella riforma vuoi per parte

di chi la propone, vuoi per parte di chi

dovrebbe metterla ad alto. Noi crediamo

far cosa buona raccomandando anche noi

lo esame accurato di questo primo ten-tativo,

il quale potrebbevenir coronato

da ottimi risultamenii. G. P.

I GERMANI PRIMA DELLA CADUTA

DELL' IMPERO ROMANO,G«iim"torù:»

di Gian Battista Siracusa. Palermo,

1870.

Considerando la civiltàdell*Europa,e

segnatamente dell'Italia,come ilrisultato

del cristianesimo,delle leggiromane* e

delle istituzionigermaniche;1'A. ha ri-volto

i suoi studi sopra questo terzo ele-mento,

intomo alqualenon saranno mai

superfluenuove indagini.

(}uestoche ha messo fuori ilSiragusaè un semplicesaggiodel suo lavoro so-pra

i Germani,

e tratta delle originidi

questipopoli,e delle questioniintomo

al nome di essi.L' A. si mostra molto

accorato in queste pagine,e nel mettere

a raffronto le opinionivarie deglisto-rici

, giudizioso.Ond'è che noi,mentre

ci congratuliamocoli*A. per quesu sua

pubblicazione,vogliamoaugurarciche

eglicondurrà a fine il suo lavoro sopra

i (xermanì. S. C.

LA STRAGE DI S. BARTOLOMEO, Mo-

nografiattoricO'CrUica(duliaNorth

Brilifh Review) con introduzione ed

aggiuntedi documenti inediti tratti

dalV Archivio generaledi Venezia,

Venezia,Antonelli,1870.

Autore di questamonografiaò un alto

personaggioinglese, ilqualeha voluto

conservare l'anonimo ; traduttore quelTommaso Gar che è tanto lustro deglistudi storiciin Italia.LVuuo pubblicolla

anonima nella North Britith RevieWtVtiU

tro*facendola conoscere agliItalianipor

mezzo degliatti del R. Istituto veneto,

vi ha premesso un breve ma importante

riassunto de' fattipoliticie religiosiche

concorsero allo sviluppo della tragedia

francese;e aggiuntoirentadue documenti

autentici quasi tuttiignoti, trattidagli

archivi veneti,che ad essa siriferiscono.

È notabile nella monografiail giudizio

che r illustreAnonimo pronunziasugli

autori ed esecutoridella Stragedi S. Bar-

Page 320: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

314 NUOVE EFFEMERIDI SIGIUANB

stibili,

e volendone dare It elìmologit,sentenzia che ia Vuceiria è cosi detta per

!e grandivoci che yì si fanno.

Quando si hanno romanzieri e filologidi quesu fatta e'è proprioda rallegrar-sene

e con essi e con glieditori loro;ano

de' qaali,ilfamoso editore della BihHO'

teca galante,Enrico Folini di Milano,

non ha avuto a vergogna di affidare te-stò

al sig.Oscar la compilazionedì una

nuova Sloria d*Italia dall'originealla

eonquittadi Roma,dopo quelledel Canta,

del Sismondi, del Balbo ecc.; stoiia (?)

la quale eglici ha pregatodi raccoman •

dare efficacemente,siccome col presente

articolettointendiamo fare. G. P.

LA PIETRA FILOSOFALE ovvero uli-

litd delle cote inutilidel prof.PiKTno

FoHNARi. Milano, 1870.

LA UBERTA* DI COSCIENZA del prof.

Felice Uda. Milano, 1870.

È quellauna conferenza tenuta dal

prof.Fornari in Milano, e costituisceil

secondo volumetto della II serie della

Biblioteca del popoloitaliano fondata e

diretta da quelvalentuomo che è Vin-cenzo

De Castro. L' A. Con molta viva-cità

viene toccando de' vantaggiche pos-sono

recare alle industrie e alle mani-fatture

certe cose che perla loro vilesza

sono condannate al corbello della spaz-zatura

e, peggio ancora, al cesso. L' u-

rina, le ossa, i cenci,l'acquadi sapone,

glioliidi catrame,le acque ammonia-cali,

la benzina, Tacido fenico o carbo-

lieo,i fiori,sono tutticose inutili,da cui

la scienza ha saputo trarre grandissime

somme in ingrassodi terra, in fosforo,

caru, gas illuminante ecc; e il Fornari

ne parlacon conoscenza e disinvoltura.

Non sappiamodir nulla della confe-renza

del prof.FeliceUda, perchè,a vero

dire,dietro alcune belle paroledel De

Castro agliamia dell*educazione del po-polo,

colle quali è degnamente racco-mandato

questo nuovo Florilegiodi let-ture

popolari,non sappiamo acconciarci

a uno stileche noli'Uda, scrittorefelice

di nome e di fatto,ci pare stranissimo.

Ecco p. e. come egK comincia ilsuo di-scorso

: « Signori...Io vi parlerò alla

buona, ma con franchezza ed animo con-vinto....

Sono pensiericondensati,spre-muti

in poche pagine,osservazioni di-stillate

, qua e là aspirazionie desideri

al bene,spesso spesso qualcheconforto •.

So questa maniera di scrivere possa

comportarsiin serietà,giudichil'autore

stesso. G. P.

RELAZIONE E PROGETTO intomo al

miglioramentodellatorte de* Trovatelli

nella cUtà di Mistrelta. Estensore avv.

G. M. Orlando. Mistretta,1869.

Si può discutere sulla opportunitàdelle

considerazioni di questo ragguaglio,ma

non negare che esso è pienodi senno e

di dottrina.L' avv. Orlando

,che ne ò

r A. e che ebbesi a collabordlori i sigg.Ortoleva e Nigrelli,

vi ritiisume « le vi-cissitudini

e le questionieconomiche e

sociali svoltesi intorno a questiinnocenti

mn sgraziatirelitti;» col quale lavoro ri-sponde

all'incarico avuto dal Consigliocomunale di Mistrettadi studiare ilmag-gior

miglioramentodella condizione dei

trovatelli.L' A. s'ispiraa principiuma-nitari,

e comprendee inculca vivamente

quellapiae filantropicaistituzione,perla qualepresenta analogodisegnoin di-ciannove

articoli.

Le paroledell'Orlando trovarono egli

eco nel Consigliodi Mistretta? G. P.

SULLA VITA E SULLE OPERE DI A-

LESSANDRO VOLTA, Dieeorto del

prof.Natale Saya, ieUo il 17 marzo

1870 nella fettadel R. Liceo Mauro-

lieo.Messina,1870.

Il prof.Saya nell*ultima festa liceale

in Messina tolse ad argomento del suo di-scorso

A'essandro'Volta.La sceltafu buo-nissima

e meglio ancora il discorso,nel

quale il Saya seppe con chiari e precis.-

Page 321: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BULLBTTINO BIBUOGRAFIGO. 315

dettiesporre lo stato ìd cui trovaytnsi le

scienze fisico-chimiche priadel Volta e

poifar riloTare come la scopertadel gas

delle paladi,V endianulro, la pilaelet-

triea e in generalegliinteressanti stadi

del grandeComasco ayessero contribaito

sommamente al progresso delle scienze e

fossero stati germi di granditrovati;dei

qaaliogginoi godiamocon immenso van-taggio

ne' telegrafideUriei, nella galva-

nopUutiea ecc.

Sia lode al Saya,che col suo eloquente

discorso,onorò degnamente ilgrande uo-mo

che si propose di celebrare.

M. S.

PER LA MORTE del Comm. Prof. Pie-tro

Cuppari ,Tornata generaledella

A. Aeeademia peloritana.Messina ,

1870.

UGO FOSCOLO. Commemorazione di

Giovanni Db Castro. Milano 1870.

Nel mese di giugno la Peloritana dì

Messina per nobile iniziativadel suo Se-gretario

Generale prof. Caura-Litttieri

teneva una seduta straordinaria in onore

del suo rimpiantosocio Pietro puppari,

prof,nella R. Università di Pisa. La let-tura

di quellaadunanza ò la pubblica-zione

sopra annunziata. In quaranta pa-gine

il Catara-Lettieri offre Alcuni ri^

cordi tullavita e tulleopere dell'illustre

Agronomo ,ilquale nato in Messina e

trapiantatosiin Toscana sjppe, come a

dire,fondarvi una scuola di agronomia,

che venne in molta rinomanza presso le

migliorid'Europa.L' elogistanon è cul-tore

della disciplinadi cui s'intrattiene;

ma pure associando alla sapienza lo af-fetto

che dell'anticoallievo ed amico con-serva,

ne ritrae mollo bene il concetto

delle opere scientifiche.

Il Mitchell e ilVayola hanno anch'essi

celebrato il loro concittadino,questicon

una bella ode latina,queglicon un po-

limetro italiano,di cui non vuoisi ta-cere

la schietta eleganza,la facile ver-

se^a^urae quellaserena ispirazioneche

non manca mai alla Musa dell*illustre

poeta Messinese.

Per la FesU scolastica del Liceo Bec-caria

di Milano belle parolein comme-morazione

di Ugo Foscolo ha pronun-ziate

ed or pubblicateil eh. prof.Gio-vanni

De Castro. Brevemente egli ac-cenna

alle opere del Cantore de' Sepol-cri,

e a' titolidi benemerenza che egliebbe verso la patriaitaliana,di cui fu

scrittore robusto,nobile e dignitoso.U

De Castro,letteratoben nolo in Italia,

é se non ci falliamo,autore di una ra-gionata

biografiadel personaggioche lo-da,

ed è stato de' piùinsistentinel pro-pugnare

il trasportodelle ceneri di Lui

in Firenze. G. P.

CANZONI POPOLARI INEDITE in dia-letto

tardo eentrale ottia logudorete;feconda terie: Canzoni ttoriehe e pro-fane.

Cagliari,tipografiadel Commer-cio,

1870, in S\

Raccoglitoreed editore di queste can-zoni

storiche e profaneò il benemerito

can. Giovanni Spano, il quale non si

stanca mai di illustrare e arricchire di

sempre nuove pubblicazioniV isola sua

natale. Le canzoni sono 190,e molte di

esse dì argomento erotico. Gli autori ne

sono in gran parte conosciuti,e se vuol

sapersicome abbia fatto lo Spano a ca-pitarle

bisognaricordarsi che in Sarde-gna

chi desidera per le sue circostanze

la voce del poeta va a cercarsela,e Tot-

tiene : le poesieimprovvisateper la data

occasione rimangono tradizionali in fa-miglia.

I poetipossono essere mezzana-mente

istruiticome digiuniaffattodi let-tere:

e allora ne viene che le canzoni,le

quali noi chiameremmo meglio po«fie

popolari,o non diventano patrimonio«li

tutto il popolo,o non sono di forma af-fatto

popolare.Rivolticipiù volte allo Spano per sa-pere

se la Sardegna abbia rispetticome

quellidella Italia tutta, ci ha risposto:

essercene pochissimi,edifficilelo averne.

Page 322: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

316 NUOVB EFPEMEBIDl SIGIUANE

ilpopolonon appreizarlimolto. Qaesto

fallolascia la vera poesiapopolaresarda

ancora inesplorala.

Intanto chi può avere il diligentee

pregevolevolarne dello Spano vi legga

sopratallola deghinadel sec. XV : Vita

imprete e morte di Nicolò Boria,do-

camento storico che potrebberiempire

molte lacane della biografiadell*infelice

Conte. A noi son piaciatiana decina di

rispettisparsiin tutu la raccolta,i^quali

ci fanno argomentare della dolcezsaed

importanzade' canti consimili sardi. Per

chi studia i raffrontinotiamo che la sfida

n. 43 del poeu Maloccu al poeta Ma-rena

ò quasiana stessa cosa colla sfida

siciliana del Pavone al Veneziano in

Monreale;che lo stoniello n. 23 salto a-

mante schiavo in Barberia è anche con-simile

in Sicilia; e che il canto n. 27,

secondo noi ilpiùanticgdi lutto il vo-lume,

ricompariscein ogni contrada Ji

Europa ; in Siciliaè il Tuppi-tuppi,i

Due Amanii^ gVInnamorati ecc.,

nel

Friuli la Canzone a strofealternate,

nella Lorena V Entretien d'un Seigneur

et d'une Bergèreecc. Ciacco dell'Anguil-lara trovatore ne fece argomento di una

tenzone, Ciullo d'Alcamo del suo famoso

contrasto. G. P.

POESIE E VERSI di Salvatore Batti -

STINO, prof,nel R. Ginnasio di Sira-cusa,

Siracusa, Puleio,1870.

È an bel volume, in cui V A. ebbe la

debolezza di raccoglierequello che ha

scrittodal 18i6 in qua. Per le prose la-sciamo

slare, che in prosa il mediocre

si tollera,sebbene certigiudizicontro gli

scrittoristranieri ci richiamino a quelli

intollerantissimidi chi ci bociava dietro :

« fuggitecome pestegliscriitorinon ita^

liani •; ma per le poesieno. I temi sono

la più parte frivolie d'occasione: e ba«

sta dire che per sole morti vi hanno tre

canti,quattro odi saffiche,enon so quantisonetti da aggiungersiad altri per mo-nache,

capid*anni,cholerì,cantanti,ar-rivi

d'amici,guarigionidi re, santi,poeti

ecc. Qualche canzonetta è delicata,ma

noi non sapremmo consigliareil prof.

Battislino di scriverne delle altre.Invece

scriva delle prose, per le qualiha buona

attiludino e certo garbo che gli affe-ziona

il lettore.Abbiamo bisognopiù di

assennate, ancbe mediocri,prose, che di

elegantiversi. II Battistino ci si mani-festa

scrittoredi molla operosità,di buon

volere, e noi gliauguriamo fruiti più

maturi del suo ingegno. G. P.

IN MORTE della signoraConcetta Testa-

ferrata;ilfigliuolodi lei sac. Isidoro

Carini. Palermo, i870, in 4*.

Non sapremmo lodar meglio questa

quattordiciottave che dicendole affettuo-

sissime qaalisa dettarla un cuore come

quellodel Carini,cherottiau e sventurata

madre sua tenne e guardòcon culto di

religione.L'affettopon toglienulla alla

castigatezzadi forma del Carini,ilquale

se non coltivasse i severi studi filologici

e archeologiciche i nostri lettoricono-scono,

potrebbelodarsi di quelligeniali

ed amoni di poesia. G. P.

CORREZIONI

Pag. 237, lin. 17 : isiaea forma, corr. isiaea sacra.

Il Gerenk : Pietro Montaina

Page 323: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

HDOTE EFFEIERIDI SICIUAHE

ANNO IL DISPENSE Vili E IX. NOV. E DICEMBRE 1870

BMNO DI UN CODICE CEFALUTANO

LNEDITO DEL SECOIX) XIV

FBOEMIO

il.

SVotisie ral TalmUrlo di OefolA e mi cosi detto XMto Rosso

Sin dal 1841 pendeva una lite abbastanza grave e intricata fra

il Decurionato di Cefalù e quellaMensa Vescovile. Trattavasi di ta-lune

prestazioni,che il Vescovo continuava a riscuotere tuttavia

dalla città,e che il Decurionato volea soppresse come feudali,ed

in conseguenza della feudalità estinta ed abolita.Agitandosiquella

lunga ed importantecontroversia,l'attenzione venne richiamata sui

diplomidella Chiesa fondata e dotata,come si sa,dalla munifi-cenza

di re Ruggiero.Difatti ,sul cadere del 1857,durando la

causa, e vacando la Sede per la morte del Vescovo mons. Proto,

ilVerificatore D. Pietro Ciofalo sì recava in Cefalù,neir interesse

del demanio,

a fine di rintracciarvi e trasportarein Palermo il

cosi detto Libro Rosso contenente tutti i privilegiraccoltidi quella

Sede Vescovile;nò questo codice solamente,ma quei documenti

altresìdi cui facea sentirsi il bisognoper dirimere V insorta qui-

stione. Andata a vuoto una prima spedizionedel Ciofalo,egliim-

prendeane una seconda per incarico avutone dal Governo con mi-nisteriale

de^ 14 dicembre di queiranno. I diplomideir Archivio

Getalulano,che ora per ordine del LuogotenenteGenerale voleansi

depositatie custoditi nel Grande Archivio di Palermo,erano stati

obbietto di cure per parte dell'estinto Vescovo mons. Proto,il

quale fin dal 1831 avea pensato di riunire in appositastanza ,e

21

Page 324: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

318 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

serbare in decente custodia il suo tabularlo Vescovile,con fare

redigeredal can. Domenico Messina un repertorioossia catalogodi tutti i documenti, nel numero di ben seicento,ìndicand(me la

data,il nome del concedente,e sommariamente il contenuto.

Essendo precisigliordini del Governo,il can. Messina conse-gnava

al Ciofalo,previoverbale,numero centoventinove documenti

cioè tredici pergamene fra greche ed arabiche,e centosedici la-

line;oltreacciò tre codici,anch'essi in pergamena. Tra questitre co-dici

era il cosi detto Libro Rossoydesiderato principalmente,ri-cercato

anche nell'Archivio Comunale, e confuso con altro omo-nimo

della Comune. Di cotal Libro diremo or ora. Intanto questa

preziosaparte del tabularlo,rimasta primaalla Direzione dei Rami

e Dritti Diversi,fu poco dopo depositatapresso la SoprintendenzaGenerale degliArchivi,ove si conserva tuttavia in decente ar-madio,

spiegatii diplomisecondo il metodo del Fumagalli.Ri-mane

il resto del tabularlo,composto di parecchidiplomi nor-manni,

di moltissimi altri del dugento e del trecento,d'altrian-cora.

posteriori,in possesso del Capitolodi Cefalù,appunto nella

stanza destinata a quest'uso da mons. Proto,è colà ho potutove-derli

per cortesia del Decano e del Benef. LuigiPintom, che quimi è grato mentovare.

Aggiungerò,che nel 1888,Mons. RuggieroBlundo, nuovo Ve-scovo

di Cefalù,fece pratichecol Governo per la restituzionede*

perdutidiplomineir Archivio Vescovile,adducendo il bisognoche

aveane per provvedereall'esatta amministrazione e al sostegno

miglioredelle proprietàdella sua Mensa. Ma nuli'ostante il tabu-,

lario si rimase diviso e dimezzato;le centoventinove pergamene

e i tre codici in Palermo nel Grande Archivio;le rimanenti carte

in Cefalù,presso il Capitolo.De' tre codici,che abbiamo citato,l'uno costa di pagine otto

ed è del secolo XIII;vi si legge di mano posterioreLibellus odo

paginarum continens instrumenta et acta diversa antiqtui.L'altro

è composto di diciannove pagine,e contiene anch'esso diplomicomeil precedente.Ambidue sono in piccoloformato. I pochi diplomi

greci,che vi si trovano,

verranno compresinell' intiera raccolta

delle carte greche ed arabiche di Sicilia,a cui lavora il chiaris-simo

cav. prof.Cusa. Ma io non mi occuperòche del maggiore dei

codici,ed è il terzo ed ultimo,inteso Libro Rosso.

Il Rollus Rvbeusy come lo si chiamò volgarmentedalla legatura?

appunto come oggi si presentanoai Parlamenti il Libro Rosso '

Page 325: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BRANO DI UN CODICE GEFALUTANO 319

il Libro Azzurroyil Ltì)ro Yerde,venne compilatocon tutte le

formalità giudiziarie,per ordine del Vescovo eletto di Cefalù Fra

Tommaso da Butera. Costui,Canonico di Siracusa ed Arcidiacono

di Morreale, fa scelto al Vescovado di Cefalù da quel Capitolo,e nel (tipenultimodi giugno 1329 venne confermato da Guidotto

Arcivescovo di Messina suo metropolitano,a cui come suffraganeo

prestòTommaso il giuramento.Però il Pontefice Clemente IV si

oppose alla consacrazione delP Eletto,e glinegò T approvazione.Di lui principalmentevtrecose si ricordano,cioè Taver ordinato

si compilasseil Libro Rosso,V aver fattotrasferire in orrevole luogodentro il Duomo i cadaveri dei Vescovi suoi predecessori,e Ta-

Tere scoverto in Polizzi il corpo di San Gandolfo.-

Circa alla compilazionedel Libro Bosso,Fra Tommaso da fiu-terà,

ch^'era stato,secondo avvertimmo,Arcidiacono in Mon'eale

seguivar esempiodatoglipochianni innanzi da queirArcivescovo,^Arnaldo di Rassach,di nazione Catalano,che fu al governo della

diocesi Morrealese dal 1306 al 1324. Arnaldo avea fatto compilare,com^ ei pare in tre esemplari,un codice,ora perduto,ilqualecol

titolo di CoUectanea privilegiorum,comprendea le carte latine più

importantidi quellaChiesa Metropolitanae dell'annesso Mona-stero.

Più fortunato della Collectanea Morrealese,perv^ne fino a

noi ilRollo Cefalutano di cui ho parlato.Esso è in formato grande,

senza frontispizio,di numero centodiciassette pagineoltre le primetre che non hanno numerazione,non porta più legaturarossa, ma

bianca,di pergamena leggiera,ed è scritto in nitidi caratteri del

secolo decimoquarto.La lettura n' è molto difficilenel principio^essendo logoraassai dal tempo la pergamena, ed in qualchepa-gina

calcata e ricalcata in tal maniera da costituireuna vera con-

fasione ed un garbugliodi malagevole districamento. n codice

porta in fronte T incarico dato dair Eletto,a cui il codice deve

la sua origine,al notare Guglielmoda Mistretta;indi un catalogo,dei diplomiche conterrà;poi una leggenda in cui si racconta la

fondazione della Chiesa Cattedrale di Cefalù; dippiùuna descri-zione

officialeed autentica dei cinquequadri dipinti,che esiste-vano

sulle paretiesteme del tempio,e precisamentesotto ilpor-tico

,che soggiacque ad innovazioni sul cadere del secolo XV

,

QuadrirappresentantiRuggiero I Re, Guglielmo I,Guglielmo li,.

Costanza Imperatrice,e Federico;appresso riportala serie dei

Vescovi di quellaSede fino a Fra Tommaso da fiuterà;dopo ciò

comincia la irascrizione dei privilegi,che forma la partepotissima

Page 326: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

320 NCOVB EFFEMERIDI SICILIANE

del codice. A margine di esso,ed a piedi paginasi leggonosommarf

e note di varie mani e di tempi differenti. Nei primifogliqualchetitoloe qualcheiniziale sono in inchiostro rosso. A pag. 115 re-tro

si leggeavvertito dal Regio Visitatore Don Niccolò Daneo: Con-

sistit liber hic privilegiorumtranmmptomm hujm sancte eccìme ee-

faludensism paginiscentum decem et septempraeteralias tre$pri-

mas repertoriiet aliam mediam ulHmam. A pag. 116 vi è un^ al-tra

simile nota più antica di alquantianni. Inoltre il volume ha

il visto deir ultimo Regio Visitatore Mons. De Giocchis,e proprioin fine un^ altra avvertenza di antica mano : Hic liber consistit in

foliisscriptiscentum viginti.Il codice fu noto air erudito palermitanoVincenzo Auria,che

nella sua operettaintitolata:DelV origineed antichità di Cefaìùcittà

piacentissimaNotizie Tlistoricheycosi ne scrisse: ho ritrovato scritta

questahistoria (dellafondazione del Duomo) in un libro di tutti

iprivileggidella Chiesa Cefalutanaconcesselidai re e imperatori,fatti

raccorre in un volume d* ordine di Tommaso da Butera, Vescovo di

CefaULnell'anno 1329,compilatoe scrittoda Guglielmoda Mistretta

Maestro Notaro della Corte Vescovale di Cefaltt,nel qualvolume nel

principiovi è tutto il successo scrittoin lingualatina della venuta

del re Roggieroin Cefalà,e la fondazionedella Chiesa Vescovale (1).Il medesimo Auria estrasse varie notizie dal nostro codice

,e

\d riunì con altre,insieme a diverse iscrizioni antiche di Ce-faìù,

nel suo lavoro : Raccolta di antichità di Siciliadi Don Vin-cenzo

Auria palermitano,cavata dalla Siciliaantica di FilippoClu-

verio,artic. Alcune notizieintomo alla dttà e Chiesa di CefiM,che

forma il mss. D. 166 della nostra Librerìa Comunale. Nel /mano-scritto

si trova qualchenotizia,che non si rinviene neir opera

stampata.E Tab. Rocco Pirri ricorda di Fra Tommaso da Butera: In li-bro

quoque quem Rollum Rubeum appellantomnia privilegiaoc iura

ecctesiaehu^usexscribenda curavit (2).

(1) Ivi Palermo per t CireUi 1656i in V pag. 46. Vedi pure a pag. 74. Il lavoro

dell* Auria fu tradotto in latino col titolo: NotUia Historiea originiset antiqui^

UiiitCephalaediturbis plaeentissimaeSiciliae,ex ilcUicolatine verlit,reeentuU, no*

tulas adieeit, atque aliquotnummie auxit Sigeb.Havercampus,nel voi. XIV del

fhetaurus antiquitatumet hitloriarum Siciliae,Lugd. Batav. 1723 in fog.vasta

compilazionecominciata dal Grevio, e continuala dal Burmanno.

(D Sie.Saer. II,809 edis. Pai. 1733.

Page 328: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

322 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

nelFantico Val Demìna, e segna il limite fra questo ed il Val di

Mazzara (1).Sedea V antica città sulla vetta di scoscesa e difficile

rupe, che,specchiandosinel mare settentrionale dell'Isola,vol-

gesi qual promontorioa levante (2).Il suo nome è dalla voce

greca xetpaXiJ,capo^ secondo un'etimologiatecilissima,afferrata da

Fazello,Maurolico, Carnevale,Pirri e fin,dall'Auria,da quanti

insomma ricordaronsi dell'ardito promontoriosu cui venne co-struita

Gefalù.

Eppure r Hoffinann ed il Bochart volleromeglio ricorrere al pu-nico,

quando non vi pensò neppure l'istesso p. Cascini,cosi vago

di etimologieperegrine,

e pur qui contento della greca ,che è

tanto naturale (3).Chi visita Cefalù non può trascurare i notevoli avanzi antichi,

ch'essa tuttora conserva, e che diedero argomento e materia ai

diversi storipgrafi.Fazello li osservò dei suoi tempi,vide i resti d' una ciIta rovi-nata

,del circuito d' un miglio.,e quelleche egli dice reliquie

d'un tempio dorico (4).Ma taliavanzi,se assicuravano alla città di bei secoli d' esi-stenza,

tuttavolta non conferivano il dritto di segnar epoche e

di stabilir precisala sua cronologia,Ond' è che,

muovendosi il

quesitocirca al tempo della fondazione di Cefalù,lo storico do-

(1)Limes vatlium Nemorum et Mazarae CephaledUCivitoi,dice il Maofolico.È

a 48 migliaa levante di Palermo. Anche Tolomeo la chiama Ke^aXoi8(c;KecpaXoiS-^oc ? ricordi bizanlini del IX secolo;CephaloeditPlinio;Cephatudiumaltri latini;Gefalùdio SeefalùdigliArabi. V. Amari Storia dei Mutulm, di Sic, I,307-8. Pri-

sciano grammatico scrìve,lib.II: A Caralifms,Caralitanut,a Taurominio,Tau-

rominitanut; a CephcUoedio,Cephaloedilanus;a Drepano,Drepanitanw. Sull'orto-grafia

latina di Cefalù scrisse pure Mongitore: vedi mss F. 222 delia Libr. Comu-nale

di Pai. a pag; 73. Se Cephaledumdebba scriversi con dittongo o senza.

(2) Il capo che più sporge nel mare fu chiamalo volgarmente Mareafava,

(3)Di S. Rosalia Verg. Pater m. Lib. Tre Pai. 1651. pag. 356. Del resto sulle

probabilivestigiadei Fenici in Cefalù, può vedersi Movers Die Phónicier II

^i

,

338,ed Holm Geschichte Sieiliens in A Iterlhum Leipzig.1870 , pag. 100. I Fenici

ehe colle loro stazioni marittime aveano precedutoi Greci su quasi tutte le rìvo

del Mediterraneo,nella Grecia slessa, in Creta,a Cipro,in Egitto, in Libia,in I-

spagna, ed anche sul lato occidentale d'Italia,trafficavano certo in tutti i punti

delle coste di Sicilia,come racconta Tucidide e ciò prima che arrivassero i Greci,

i qualidoveano col loro energicosistema di colonie prendereilluogodelle piccolestazioni fenicie,una delle qualifu probabilmenteCefalù.

(^ Deca I. Lib. IX. Cap. IH.

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BRANO DI UN CODICE GEFALUTANO 323

menicano scrisse saggiamente,la città essere antica,

ma eh' egli

non sapea nulla de^ primisuoi abilatori.E come lui,

il Caran-

dini alia sua volta confessò la stessa lodevole e modesta igno-ranza

(1).Un Cristoforo Scanello,detto il Cieco di Forliystese una cro-naca

dì Siciliastampata in Napolidel 1587,ed in essa congetturòche tanto Cefalù come la vicina Imera sieno state fondate dai Cal-cidesi.

Ma una tal opinionenon piacque,né potea piacereal letterato

palermitanoD. Vincenzo Auria,che scriveva appunto per esaltare

V originee V antichità di Cefalù. Egli dissertò sulP opinionedi

Scanello"nel Capo II del suo libro,e gliparve che quesf autore

non fosse abbastanza sulla buona strada. Perciò nel Capo III so-stenne

che Cefalù venne costruita dai Sicani,e questo per la sem-plice

ragioneche fu posta a sedere sulla montagna. Soggiunse

che la fondazione.avvenne cent'anni giusto prima della guerra

di Troja,che tal epoca corrispondeall'anno 1634 avanti Cristo,

che Ercole vi arrivò Tanno 1283 e via di questo passo. Né pago

a tanto,nan-ò le gestadell'invincibile eroe, tutto ciò che fece in

€efalù,glionori che vi ebbe ecc. Anzi a migliorconferma del tutto

trovò ossa di gigantidissepellite,parlòdi Polifemo,trattò la qui-stione

,se Ulisse l'avesse accoppato nelle spelonchedi Mongi-

bello,0 nelle grotteEricine,ed altri punti di peregrinaarcheo-logia

(2).Circa al sodo poi,che sarebbe stato di darci una descrizione ac-curata

degli antichi avanzi di mura,

ecco quel tanto che ce ne

volle dire il nostro autore, t Vicino la chiesa di S. Venera appa-iono

le mine dell'antica città di Cefalù,scorgendosiun muro di

grosse pietrequadrate,le qualisono sostentate senza calce all'uso

antichissimo di quei tempi.Nella sommità della rocca vedesi il

(1)Deseriptioeeeles,Cephaledit.Mantuae 1592*

(2) Questa trattazione dei gigantiteneva la sommilàdeUascienia afiliqaarìaagli

"»cchidi D. Vincenzo Auria, e di parecchiarcheologinostri del XVI e XVII secolo,

p. e. il Valguarnera e cosiffatti: « Hor quanto sia gagliardoindilio (cosìl'Aunaa

pag. 20) ,ed argomento di non poca antichità a quel paese o Città

,dove si sono

ritrovali questicorpidi Giganti;glihuominì dotti,

e ver;ici professoridelle cose

antiche a bastanza il conoscono; il perchèstimo non haver |»enfattoun* autor mo-derno,

ilquale ritrovando cosi Mìe memorie nella patriasua trascuratamente pas-sandole

in silenzio,V ha privatod' una tale e si grande ant chità;e quasi tenendo

a scherno quelladelPaltrui Città, c«m la qualepoteva far utile a se slesso. •

Page 330: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

324 NUOVE EFFEMERIDI SICIUANE

tempio destratto.*....Il qnal luogo comanemente dai Cefalutani è

chiamato il Choro,serbando ancor hoggi il nome sacro del Choro

deir antica chiesa mutandosi queltempioprofanodegliIdoliin al-bergo

del vero Dio nel tempo della Christianità....In quesfedi-ficio,

che mostra essere stato tempio,come hanno creduto gliscrit-tori,

ho visto una Croce fattanel muro d^alcune pietrucciedi coli»*

rosso. Ed in alcune finestre vi si veggono le insegne della real

famigliadi Aragona dei re di Sicilia» (1).Fuori la porta detta

Giudecca si veggano (notaa p. 62) alcuni avanzi di fabbrichean-tiche

e particolarmentepresso la chiesa di S. Antonio. E son que-sti

i soli ragguagli,che contiene il lavoro archeologicodell'Au-

ria sulle antichità Gefalutane.

Il prìncipedi Biscarì,parlandodei medesimi avanzi,disse solo

che appena se ne ravvisino le vestigianel sito sovrastante alla

moderna Cefalù (2).Fra i non Siciliani,mettendo da parte il P. ^Lupi(3),tutta una

serie di dotti stranieri,il viaggiatorefrancese Houel (4),il tede-sco

G. A. lacob (5),V illustrearchitetto Hittorflfsibenemerito dei

nostrì monumenti (6),

e più di propositoil Nott (7),si occupa-rono

delle antichità di Cefalù,e degliimportantiavanzi delle vec-

(1) Op. eit. p. 63.

(2)Viaggioper tutu U Antichità delia Siciliade critteda IgnazioPaterno Prin-cipe

di Bitean, Pai. 1817. Gap.XXU. Vedi pure Natale Disc. YIII.

(3) Descrit. di Cefalùnelle sue Ditsertaz. Faenxa 1785, t. Il, p. IM.

(4; Voyage pietoresquedes UesM Siale, de Lipariet de Malte, Paris 178Ì-1787,

voi. IV, p. 92. Ut. XLIX-LI. Anche l'ingleseWood ,che visitò la Siciliadopo

VHoapI, nel 1818, e pubblicòa Londra 1831 i suoi Viaggiia Italia,Siciliae Grecia,

descrisse la casa ciclopeadi Cefalù,com'eglila definisce.Ma i saoi disegnilasciano

a desiderare anche più che qnei dcH* Houel.

(5)Neuere Naehriehten uber SicUien, Hann. 1823.

(6) Architecture antiquede la Sieile.Paris 1826 e seg.

(7;G. P. NoU Avanzi di CefalùnegliAnn, delVIitit,di Corritp.Archeolog,1831

i. Ili,p. 270-87 e Monum, T. XXYHI, e XXIX. Il diligentelavoro ,che citiamo,

é una lettera indiriszata al cav. Bunsen,

e tradotta dall'inglese.Il dotL Nott fu

in Sicilia,e visitògliavanzi di Cefalù due volte,cioè verso il 1824

,e nel 1828,

nel qual anno verificò 1 suoi primi disegnie le misure prese deiredìAzio ciclopeo.Nella primaveradel 1824, eglicomunicò questidisegniai signoriHìttorffe Zanth.

che ritornavano pure dalla Sicilia,e mostrarono i loro all'areheologoinglese.11Nott

non conoscca dapprim.il'operadi Houel, ma ne die a questo propositonotizia il

sig.Hittorffnel dicembre del 1829, con lettera diretta al Panofka. Però i disegni,

che il medesimo dott. Nott comunicò all'IstitutoRomano di CorrispondenzaArcheo-logica,

sono molto più accurati dei precedentidatici da Houel e da Wood.

Page 331: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BRANO DI UN GODICK CEFALUTANO 325

chie sae mura,ai qualitutti si può aggiungereanche il West-

phal,che ha trattato taluni punti della geografiaantica della Si-cilia.

Ultimo r accuratissimo sig.Dennis,attuale console d' Inghilterrain Palermo,ne scrisse colla solita esattezza nel suo pregevoleMa-nuale

peiviaggiatoriin Siciliache ben meriterebbe fra noi una

versione. Osservando nel sito della città antica V isolata costruzione

poligona,che vi rimane (1),la riconobbe,qual'è,per vetustissima

ed evidentemente di quel genere di monumenti conosciuti in Gre-cia

ed in Italia sotto nome di pelasgici.Eglipropende a credere

che r edifizio sia stato un palazzo,e non un tempio,come ave-vano

tutti ripetutocol Fazello;distinguepoi neir edifizio istesso

tre periodidifferentil) ì tempi deir antica Cephaloedium;2) V e-

poca di Roma Imperiale;3)quelladella Chiesa primitiva.Sicché

non ostante il più.recente carattere d' una parte di queiresti,ò

ben certo che P altra è fra i più vetusti monumenti di Sicilia,e

fa risaliremolto innanzi i primordidi Cefalù (2).Così il Nott con-getturò

r edifizio ciclopeocontemporaneo alle vetuste mura di

Tirinto.

Le autorità antiche intorno alla nostra cittàfurono raccolte nella

Siciliaantiquadel dotto e diligenteCluverio (3).Strabone la dice iccJXtdfjia,oppidum,con molto dispiaceredell'Au-

ria,che perciòsi mette a confutarlo(4).• U altro e maggiorlato

deir Isoladi Sicilia,scrive infatti ilvecchio geografo,benché nep-

pur esso sia molto popolato,tuttavia conta abbastanza abitatori;ivi

sono gliappididi Alesa,Tindari,Egesta e Cefaledio i (5).Racconta Diodoro,che il punicogeneraleImilcone Panno 396

a. C. strinse alleanza cogliImeresi e cogliabitanti ilcastello (cpp"$u-

piov7detto Cefaledio(6).Cefaledio dunque non era altro che un

(i) /( tlood originallyon the summit of the heaéUand,where vestigetof it are

tt'dlvitible.Geo. Dennis A Handhook fur travellert in SieUyp. 260 e 2t)6.

(1)Sono pure osservabili le vestigiadi mura ciclopichenella cittàbassa.

(3) L. n. cap. IV, pag. 286. Lug"l.Hatav. 1619.

(4)Op. eit,pag. 5 e seg.

(^) 'h 51 XoiTc xal [u^iTzriicXsupàxaJirepoò8' aòx^ icoXudtv6pu)icoc,5-

(MOC (xavu"c ffuvoutetTai. xal yàp AXataa,xaX Tuv^lc, xal xò twv AIy«-

ffxéwv è(ji7ropctovxal Kt:paXo($tov,itoXl9\ta.xàiort.Geoyraph. Lib. VI, cap. II,

edis. Tauchnix. Lipsia I8i9.

(6) np^^ ijIvI(jiepaCou"xal toùc to KetpaXoiSiovcppoupiovxaxoixouvxoc

(^iX(aviicoii{^xo.Lib. XIV cap. LVi, ediz. Firmin Didot Parigi1843-44.

Page 332: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

3!26 NOOVB BFPEHKaiDI SIOLUNB

(ppoupiov, ossia castelloper Diodoro,

e probabilmenteuna dipen-denzad' Imera. L' alleanza,dì cai egliparla,era stata formata con-tro

Dionigitiranno di Siracusa. Ma riuscia costui d^impadronirsi

per tradimento di Ce"ledio,come di Enna e di Solunto (1).Poi

r anno 307 a. C. AgatocleespugnataCefalediovi prepose LepHne (2).Più tardi,al tempo della prima guerra punica,t Romani muovendo

verso Cefalùcon dugencinqiAantanavi,a tradimento la prendono(3).La città era perciòd^ accesso malagevole,e munita, inaccessibile

dalla parte di mare nella direzione di Tindari,e dalla parte di terra

difesa dalP acropoli.Cicerone nelle Verrine ha parlatodel supremo sacerdozio di

Cefalù,e del mese in cui si creava (4);Tha ricordato inoltre in-sieme

a Tindari,Alunzio,Apollonia,Engio, Gapizzi(5).Plinio nel Lib. Ili della sua Uistoria NaturaUs^in cui descriye

r Europa,venendo nel capo XIV a dire della Sicilia,fece men-zione

di Cefalù con Palermo, Solunto,Imera, Alunzio,Agatimo,

Tindari,Milo (6).Silio Italicoaccennò in due versi del suo poema al noto pesce

del mar di Cefalù:

QuaequeprocellosoCephaloediasora profundoCaeruleis horrent campispascentiacete (7).

Ma già dei tonni,de^ qualiera antichissima la pesca in Cefalù,

avea parlatoArchestrato,che addurremo quinella traduzione dello

Scinà :

Alla sacra d'intorno ed ampia Samo

Molto grosso vedrai pescarsiil tonno,

(*) napéXape51 §tà irpoSo^facKetpaXotótovxal SoXouvta %ol\ x^v "fivvav.

Diod, Lib. XIV. 78.

(2)Ke"p«Xo{5tov51 IxicoXiopxiJffOCAeicxNijvjjilvxaiSx^j?lirijxeXìiT^vdntiXtictv.

Diod. XX, 56.

(3) Pwjjiatot....SwtxoffCatcitevnSxovxavauolv eU tò KsfaXiS^v^vIXWvxe^,xouxo 5ià itpo5o(j(avitopéXaPov,Diod, XXIII 18.

(4; Aeetu. in Verrem Lib H, cap. 5Ì edix. Zumpt Berlino 1831.

(5)Tyndarilanam nobilistimam CivUalem, Cephaloedilanam,Haluntinam, Apol-lonieMem, Enguinamt Capitinam, perditatette ha^ iniquUatedeeumarum intelli"

getitVerr. Lib. III.C. 43.

(6)Oppida: Panormum, Solus, Himera eum ftuoio,Cephaloedis,Aluntium,A-

gatymum, Tyndaritcolonia» oppidum Mylae,et unde coepimui,Pelorut. V. edis.

venexiana del Bellinelli1784.

(1) Lib. XIV «52.

Page 333: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BRANO DI UN CODICE CEFALITrANO 327

Glì^orcìno alcuni,ed altri chiamai! ceto.

Convien di questo a te comprar, se a^ numi

Cena imbandissi,e ti convien comprarlo

Senza tardar,senza far lite al prezzo.

In Carìsto e Bisanzio è poi gustoso;

Molto miglior di questo è quel che nutre

Neir isola famosa dei Sicani

Di Tindaro la spiaggia,e Cefaledi (1).

Tra i cosmografie geografi,furono citati quanto a Cefalù Pom-ponio

Mela ed il gran Tolomeo. Ma quanto air autorità di Pom-ponio

allegatada Fazello e da fra Benedetto Passafiume,osservava

già TAuria di non trovarsi il passo in quistione(2).E circa al

geografoed astronomo alessandrino,egliha realmente fatto me-moria

di Cefalù (3).

Questa città ha pure la proprianumismatica,ed è a ricordarsi

fra le altre sue medaglie quella degli Eracleoti. Oltre i tipidi

Bacco e di Apollo,recano le monete cefalutane quellodi Ercole

colla testa dell'eroe da un lato,e nel rovescio la clava,la faretra

e la pelledel leone. Ercole ebbe un culto certamente neir an-tica

Cefalù,

ed a lui è consacrato un cippo od altare rinve-nuto

ivi nell'aprile1766,

e pubblicatopoc'appresso dal Torre-

muzza (4).n medesimo antiquariomise anche in luce un piombo greco

del Museo di San Martino,che è dei tempidella cristiana Cefalù.

Esso ha da un latb la solita formola KupieBot^eettù" aw Bo6Xtù^e dal-l'

altro 'avo).,..T7jpT)T....ou KE©aXT)Stow.È uuo dei molti piombibizanti-ni,

che ha serbato la Sicilia.

Qui verrebbe ilparlaredella Sede Vescovile di Cefalù nei tempibizantini e musulmani. Ma noi contenti di sempliciaccenni non

ce ne occuperemo. Certo che Tanno 869 la città aveva un Ve-scovo.

Infatti nel Concilio ecumenico Vili,IV di Costantinopoli,

(1) V. Scinà / Frammenti della Gastronomia di Areheslralo, Pai. 1823, testo e

tradazione. Il frammento citato è presso Ateneo VII, 302 a.

(2) Op. eit.p. 4.

(3)Geogr.DI, 4. 3.

«(4; Sic. Inter, GÌ. I. n. i3. VeggasiC. Inter. Gr. ^92. Questo cippoè mutilo so-pra.

Le tre paroledella base sono edite da Gualterio Ant. tabb. SicU, eet, pag. 46,n. 296, da Muratori t. lU, p. 1747, 12.,da Torremozza ci. XIV. n. 138., nel C.

/ fwcr. Gr. n. 5593.

Page 334: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

328 NUOVE EFFEMERIDI SIGII4ANE

tenuto contro lo scismatico Fozio.e GregorioAsbesta Vescovo di

Siracusa in favore di S. Ignaziopatriarcagreco, trovasi interve-nire

all'Azione IH un Niceta Vescovo di CefeJù,Niceta deo ami-cissimo

episcopoCephaludis(1),

come altresì nell'Azione IV (2)e nell'Azione X (3).Dippiù nella Disposizionedell'ImperatoreLeone il Sapiente,trovasi questo Vescovo di Cefaledio soggetto al

metropolitanodi Siracusa (4).Non si può dunque ricusare alla città

la sede Vescovile innanzi ai tempi Normanni (5).Cefalù,deUa dagliArabi Oefaludio Scefaiùdi(6),decadde cer-tamente

sotto la lorodominazione,finché non riedificolla Re Rug-giero.Nell'837 i Mttsulinanil'assediarono,ma, resistendo essa per la

fortezza del sito,le giunsero per mare rinforzi bizantini,onde fu

tolto r assedio e gì'infedeli ritrattisiverso Palermo vi risepperola morte di Ziadet-Allah (7).Ma l'anno 858 si arrese ad Abbàs-

ibn-Fadhl,che reggeva allora la Sicilia,e fu distrutta,rimanendo

però liberi tutti i cittadini,il che non consenti Abbàs alla for-tezza

di Kasr-el-Gedtd (CastelNuovo) o Kasr-el-Hedid (Castellodel

Ferro)che sarebbe Gaglianosecondo l'illustreAmari,neppur colla

tagliadi 15 mila dinar (8).Neil'860 ilmedesimo Abb"s sbaragliò

presso Cefalù un altro esercito bizantino,che probabilmentemar-ciava

lungola costiera settentrionale sopra Palermo (9).Abu-Ali-

Hasan,che scrisse verso il 1050,lasciò detto

,che Cefalù fosse

città forte,guardata da un castello sovra alta rupe a cavaliere

della spiaggia(10).

(I) Mansi Sacrar.Conciliar, nova et ampligs.coUectio tom. XVI Ven. i77i. pa-gina

44.

(S)Ivi pag. 54.

(3) Wi pag. 159.

(4)Insieme còllesedi di Taormina, Messina,Termini,Palermo,Trapani,Lilibeo,

Triocala,Girgenti;Tindari,Lentini,Alesa,Malta e Lipari.(5)Niceta è stalo menzionato dall*ab. D. Vincenxo Tortoreti in un suo Discorso

citato dair Auria a pag. 41 e sUmpato in Madrid nel 1633, là dove dice: De la Ce-

faludenteaimas noticia,jmet duellatenemos en la oclava tynodo expreua menlion,

donde ie firma Niceta ObìspoGcfaliilano.

(d;Ibn-eUAlhir, estrattinella Bibliot, Arabo-Sic. dell*Amari pag. 2i7. Edrisi

Geogr,

(7)V. Amari Si. dei Mutulm. I, 307-9.

(8)Op. eit. U, 327.

(^ Op. di. II,335.

(10)I frammenti di Abu-Ali e d'Ibn-Kallà* furono conservali da lakùt, che ne

228 pubblicòil Mo^gefn-el'Boldàntossia diiionario geografico,di cui è un com-l

Page 336: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

CANZONE

Al chiarissimo prof. Letterio Usio-Bnino

Messina

AnUco Carissimo

Frugando e rifrugandoi Codici della Biblioteca Laorenziana,

mi venne sott'occhio una bizzarra Ganzarne,che reputo inedita,

antichissima,

senza fallo siciliana e proprio messinese. L' origi-naledella stessa è posto nel pluteo42

,Cod. 32

, p. 29 retro,

giusto in seguito della famosa Canzone di Lisabetta messinese

ancor essa,ricordata dal Boccaccio e di cui riferisce soltanto il

primo Terso nella Giornata 4* Novella 5* che ho pubblicatanella

sua vera lezione (1).Pertanto a voi intitolola presenteCanzone,

e vi appartiene per dritto di cittadinanza.

È siciliana per le forme, la frase,la flsonomia;e chi ha con-suetudine

con sifattistudìi,se ne accorge alla prima lettura;come

noi distinguiamonel continente il siciliano alla pronunzia,alPaspet-to. Lo è perchè sono connesse a catena le nove stanze dì cui si

compone, come quasi tutti i nostri canti di lungo flato.Ed autentica

megliola sua origine,V esservi adoperativocaboli deir intutto in-sulari,

quali sono, a non andar pel sottile,addimorare,anticristOy

scorsoney tortagnCygiugnettobruca pizzo,sJtraglia,malvizzo,rizzo

ecc. La fa sospettaremessinese V èssere trascritta dopo quelladi

Lisabetta,e ciò conferma indubitatamente il verso

Che annegato sia nel Faro.

La reputo antichissima,meno per essere inserita in un Co-dice

del 1300, e perciòcognita e divulgataanteriormente in To-scana;

ma vieppiùper la patinaarcaica di cui s' informa,simile

a quella delle nostre monete greco-sicole.Il Prati,che sta come

sole su tutti i linguai,la giudica del 1100 : io la ritengo coeva

0 di poco posteriorea quelladi'Giulio d'Alcamo.

(1)Ntiore EffemeridiSiciliane,. __

^

Page 337: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

CANZONE 331

Nata a Messina,al paridella Canzone di Lisabetta

,fé il giro

della Siciliae della terraferma italiana,variata,lacera e corrotta

trapassandoda una in altra regionedella penisola,da una in altra

bocca,e da ultimo dettata a chi la scrisse mutila e guasta, non

meno del passionatolamento della misera Lisabetta. In questo

stato io la trovo, e rispettandolacome sacra reliquia,ho appena

osato qua e là ritoccarla,studiandomi restituirle la originariasem-bianza.

Nelle' note ho dato ragionede^ restauri,e spiegade^ passie vocaboli oscuri. A dire il vero la ritengoincompiuta

,ma chi

ardirebbe aggiungerviuna strofe di chiusa? Non io di certo.

Avendo richiamato alla memoria le opere de^ sette secoU del

nostro Parnaso,

non ho ricordato un Canto congenere. Molti ne

abbiamo nei qualiV innamorato desidera la morte del coniugedella donna amata : molti di veneficii ed-incantesimi a cominciare

da Teocrito;ma che ve ne siano di strana anzi impossibileese-cuzione,

con intreccio di esseri inesistenti,mi è ignoto.È un in-ganno,

uno scherzo del poeta? Indovinala grillo.Non sono io l'E-dipo

di questa sfinge.Ve la dò come la trovo.

Vi avverto che le parolecorsive sono da me aggiunteo va-riate

ad integrareil verso o la rima,e i versi segnatid' asterisco

sono slati da me modificati ad accrescerne la chiarezza.

State sano e credetemi

Aci 20 Agosto1870.

L' Anteo vo$tro

L. Vigo

Bella,ch'hai lo viso chiaro (1),Tal marito t'ha Dio dato

L' alto Dio lo ti levasse !

Che annegato sia nel Faro

Chi parolapria ne trasse (2)• Se vuoi far eh' eslo di mora (3)* Questo fa senza dimora (4).

.(ì)In Ciolk) st. 11. Donna eoi viso deri,

(2)Chi primo parlòdi questo parentato.Neil'originalesi leggo: Cki parolane

trasse,ed essendo il verso manchevole, vi ho supplitoquelpria per compierloe

rendere il senso più evidente.

(3) L* originalodice: Se tu vuo* far che tinwra : è un non senso, perciòho ten •

tato restiluirioalla pristinalezione.

(k)Neil*originale: Ed or che dimora; errato senza fallo,per cui ho modificato il

verso conte si vede.

Page 338: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

NUOVE EFFEMERIDI SIQUANE

Se vuoi far' chiesto di mora

La faccia di quel giudeo(1), .

Guardalo quando va fora,

Daglidello chamoleo (2):

Di una medicina ancora

Bella,quanto diraggioeo;Per Dio prendiosto consiglio.

Prendi,oh prendiosto consiglio.

Bella,se questo vuoi fare.

Prendi Tala di un coniglio.Che sette anni aggiaa volare,La coda di un volpiglio(3),Che sia nato a mezzo mare (4),

Non addimorare,— o bella (8).

Or non ci addimorare,o bella:

Se vivo io,che mora quel tristo.

Daglidella rosolella(6),La fronda di un anticristo(7),

E d'un somaro la sella,Che giammai non fosse visto

Deb, danne al tristo — raddobbato (8).

(1)Faccia di giudeo.La voce iudiu o giudiumanca in UiUi i Doslri dieci voca-

bolarii.

(S) Chamoleotè lo scamonio de' greci,scamonea degliitaliani,

tcammónia dei

siciliani,Convulfut scamonia di Linneo,il cai racco è polentissimodrastico.

(3)Neil* originaleé volpignoper manifesto errore.

(i) Da qui cominciano griudo^inelli,scherii o aberranze, comunque battezzare

si vogliono.

(5) Addimorare,'prettosiciliano,indugiare,perder tempo,

{^)Rosolella,per rotella o roseellafrutto del corbezzolo.

(7)Antieritto,piantamontana, ancor oggicosi chianutta dopo tanti secoli.I bo-tanici

qui rbanno battezzato Daphne laureola che comincia a vegetaresull'Etna

da Monte Marzo in sopra, o Euphofbia caracciat,

(8)Baddobbaio è termine siciliano.Deriva da oddubòa salsa d'aglio,pepe e acqua

calda usata da' contadini,per cui addubbata vale nel senso propriosazio,nel tra-slato

rivestito.ViUan rifatto.Quindi or nel proprio,or nel figuratoabbiamo ad-

dubbamenlu, addul}bateddu, addubbalizzu, addubbarisi,addubbaziari,e il pro-verbio

E n' ha manciatu sta vucca pastizzi.Ora si addubba a pani e ramuraxzi.

lìflddobbaioin italiano è termine marinaresco de' calafati.

Page 339: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

CANZONE 333

Deh, danne al tristo raddobbato,

Ch'è cotanto duro e forte;

E d^un gambaro lardato,Ch^ abbia le mascelle torte

Intanto gliuscirà il fiato:

Bella,se questo gliapportoLa morte — avara in presente (1).

La morte avara in presente,

Bella,se questo glidono;

Vagli Pala di un serpente

Lo fiele di uno schorsone (2),La coda di uno scorpione,D' uno storione — pisce(3).

D'uno storione pisce(4),

Che sia nato alla montagna;

Se ti secura (8)•in tai (6)bisce,

Che appellonon rimagna (7)

(I)Avara. Dal verbo avare per avere S. GaterÌD^da Siena lett.li. « Avarete in

pace raqqaistalili figliaoli,et avarele il debito vostro. •

(ì)Sehortone,voce affiitlosiciliana»serpe, scorzone.

(3)Piicie,neir originalesta peteie,e siccome deve rimare con bisce,V ho modi-ficato

alla latina»seguendo V oso cornane di Siciliaove si pronunziafuei,

(4)Neir originalesi leggeSchorpUme,evidente errore del copista.L'ho restituito

come certo lo scrisse il poeta.

(5"Seeura, v. a. usata dal Barberini,dal Guittone,Passavanti ec. nel senso att.

neut. ass. e pass. Qui vale se ti assicuri o ti giovidi questa biscia,cioò del ser-pente,

dello scorsone, dello scorpioneec. come ti ho consigliato,tuo marito morrà

senza speranza di riparo,appelh,

((()Neiroriginalesembra leggersiial;ma ò evidente che la ^ è una t male scritta

perchèaltrimenti non potrebbe*concordare col pluralebisce.

(7)Rimagna per rimanga,come in Dante

Alior lo presipor la cuticagna,B dissi converrà che tu ti nomi,

0 che capeiqui su non ti rimagoa. Inf. 32, 97.

Tanto dice di farmi sua compagna,

Gh' io sarò là dove fia Beatrice :

Quivi convien che senza lui rimagna.Purg. 23, ii7.

2i

Page 340: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

334 NUOVE EFFEMERIDI SIGIUANB

D'una tortagna— (1)di lattuca (2),*

E',guai a chi ilia duca (3).D'una tortagna di lattuca,

Che sia nata di giugnetto(4),Radicata di una bruca (5)

Pampane tre di ulivetto,Ed uno moschetto — (6) e due ova,

E guai che lui trova.

Ed uno moschetto e due ova,

Chi sie nato senza pizzo(7),Una straglia(8)che lo strozzi,La coda dì un malvizzo (9)E uno (40)rizzo — (11)di canigliaE guai che lui pigliaMa d' un (12)rizzo di caniglia(13).

(I) Turtagna,manca in Mortiilaro e in Rocca, corda di vìmini o sarmenti o al-tra

piantaverde. Nota la rima al mezzo" ripetutanella stanza seguente— Probabil-mente

qui il senso è monco peldifetto di un verso, che io non oso supplire.

(S)Neiroriginalesi leggelattugha, e dopo dugha e siccome rimano con tnruca

li ho ricatti aUa giustaortografia.

(3)Ho variato lievemente il versa per renderlo più intelligibile.Neil*originalesta scritto: E guai eh*illa àagha. Guai chi la porti,dal latino ducere.

{h) Giugnelto,voce insulare per luglio,onde ilproverbio*

Giugnettu,la fauci 'n petta.

(5) Bruca, Tamarix galliea,in iuliano Tamarice.

(6) Moschetto,anche qui e'è la rima in mezzo.

(7)Pizzo,becco. Il proverbiodice : Pari a lu pizzaca ò marvizzu. Leggasinella

viu di Gola di Rienzo p. 29, Firenze, Le Moniiier,1854 :

• Una bella palomba bianca tenea nel sao pizzo una corona di mortella ». Da

qui per similitudine alle terre sporgentidicesi pizzo,perciòPizzo Falcone a Na-poli,

Pizzo di Calabria,e in siciliano pelrapizzuta.

(S)Straglia,in siciliano direbbesislragghia,forse è 1*etiuM di ilrangulari,ma

oggiquesta voce non è in uso.

(9)Malvizzo,uccello di passo, cbe i vocabolari! fhnno sinonimo di tordo,men-tre

tra essi sono assai differenti.

(IG) Ed uno, in questo verso e neirnltimo per ragiondel metro ho levato qui la

d, air ed; e li Vo all'uno.

(li)Rizzo, nome insulare del riccio,echinus tervezirisLinn. Qui probabilmente

l'autore intendea alludere alla pelle del riccio,della quale si servono le tessitrici

come di spazzolaper nettare i filidella tela postiin telaiodopo di averli rammor-biditi

colla bozzina.

(12" V. nota 29.

(13)Caniglia,crusca.

Page 341: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

TAVOLA CRONOLOGICt

DI

PITTORI, SCULTORI E ARCHITETTI

SICILIANI 0 DIMORANTI IN SICIUA

DAL SÉGOLO XII AL XVIII

(i)

Secolo Patria Nato Fiori Morte

XII. M.ro Pietro (Dipi,di Gugliel-

mo II di concessione alia Ch.

di Morr.) 1176

XIII. Antonio d'Antonio....

Messina. .

1267

XIV. Camulio Bartolom......

Palermo. .

1347

» D'Antonio Jacopello. . . .

Messina. .

1400

XV. Maggio (di)Nicolò 1402

» Miranda Francesco, lavora di

tarsia con flg.sulla porladel

Duomo 1452

» Laurano Francesco in Paler-

({) De' mss. di diversa materia lasciatidal prof.Melchior Galeotti,

l'autore del

bel libro intorno ad Antonio Gagini e la sua scuola, abbiamo avuto questa Tavola

cronologicae queste Notizie,

che con piacerepubblichiamo nel nostro periodico,

cosi come le abbiamo trovate; dolenti che l'autore non potècompire almeno la storia

della Pittura in Sicilia,che aveva già dieci anni addietro cominciata a scrivere e a

pubblicarein forma di lettere al ch. prof.IppolitoTopin, scrittore anch'esso,ben-ché

straniero,,di un saggiodi storia della pitturain Sicilia;della quale storia dal

Galeotti intrapresanon restò ohe solamente la lettera i*, pubblicataqui in Sicilia

nel Gioenio di Catania,e nella Religionee Patria di Palermo, e in Francia, ove fu

tradotta,nella Tribune arttsiiqueet littérairedu Midi, IV annèe, 4860, n. K, 6 e 7.

Questa Tavola A di data certamente anteriore aglistudi dell' autore sul Gagini e

la sua Scuola, che altrimenti sarebbe slata più completa,e senza lacuna di altrino-stri

artisti;e cosi le Notizie sono pure del tempo stesso che era compilataquestaTavola, ma sarebbero assai importanti ove non si avesse il solo secolo XVII

,ma

tutti i secoli a cominciare dal secolo XII.

In altra dispensapubblicheremoaltra Tavola cronologicae illustrativa de' Pittori

Messinesi particolarmente,compilatasulle Memorie di M. Grano.

/ Compilatori

Page 342: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

336 NUOVE EFFEMERIDI SiaUANE

Secolo Patria Nato Fiori Morte

mo. (scultore,sue statue).. Venezia. .

1460

XV. Oliva Pietro Messina. .

1491. .

» Riccardo.^, tavola di S. Pie-tro

e P. con soscr. in S. Pie-tro

la Bagnara 1494. .

i D'Antonio Salvatore.. . .

Messina

i Panico Maestro (de)sua tavola

di S. Alberto nella compagnia 1412

i Antonello da Messina. . .

Messina. .

1470

• Pino da...." Messina. .

1474. .

i Chiana (de la)Bartolommeo,

scultore in manni,pilad'aqua-

santa nella parrocchiadi S.

Giacomo 1460. .

» Cascetta,Salvo,,architetto 14S8. .

1» Gambara Antonio sctUt. Porta

di marmo meridion. del Duo-mo

1432

Crescenzio Antonio 1440

VigiliaTommaso Palermo. .

1475

XVI. Desaliba Antonio Messina. .

1508

Franco Alfonso« . . . .

Messina 1406 1520

Alibrando Girolamo....

Messina 1470 1519 1524

Sesto (da)Cesare,(passòmolti

anni in Messina). • .

.Milano 1514y.l524

Antonio (d')Salvo ....Messina

. .1511 1525

Arzo (dO Tommaso....

Messina. .

1516. .

Ruzzoloni Pietra Palermo. .

1518. .

Anemolo Vincenzo....

Palermo. .

1527 d.1542

Caldara Polidoro,

fondatore (Caravag-della scuola ec. in Messina

. ( gio 1493 1528 1543-5

Palermo (da)Antonio . . .Palermo

. .1528

Italiani frat. Paolo e Giovan-ni,

pittoriin Palermo.. .

Genova. .

1521

Gagini Antonio v. 1480 1503 1^36

GaginiVinc. ag. del pred 15.... 1595

GaginiDomenico 1564

Del Duca Giacomo....

Palermo. .

1571

Page 344: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

338 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

Secolo Palria

XVI. Calameck Lorenzo (chiamatodal Senato di Messina) . .

Italia

AngusciolaSofonisba (In Pa-lermo

maritata con Fabrizio

Moncada) Cremona

Fondulo Gio. Paolo,stabilito

a Palermo Cremona

Maflfei Giov. e Nic. figlio

Montorsoli fr. Agnolo e Mar-tino,

vennero in Messina

Calamech Andrea,scultore e

architetto Carrara

Cardino Francesco....

Messina

Paladino Filippo,

venne e

mori in Sicilia Firenze

Albina Gius, detto il Sozzo.Palermo

Wierix incisore

BagolinoSebastiano . . .Alcamo

XVII. Mirabella Niccolò....

Nicosia

Salerno Gius. d. Zoppo di G. CangiCamarda Gaspare ....

Messina

Asaro Pietro d. il monocolo )Regal-di Regalmuto )muto

Forte La Manna Giov.. .

Calascib*

Catalano Antonio d. rAnt.%.. Messina

Albina Pietro,

f. di Gius..Palermo

RodriquezAlonzo ....Messina

CaravaggioMichelang. slette )Caravag-molto in Sicilia ) (fio

Mennitì Mario Siracusa

Novelli Pier Antonio, padredel Morrealese Morreale

Carrera Vito TrapaniNovelli Pietro d. ilmorrealese Morreale

Comande Simone Frane, di lui

fratello Messina

Nero (lo)Frane, ine. arch.. Caltagir.

BarbalungaAntonio ....Messina

Catalano Antonio 41 giovine,fi-

Nato Fiori Morte

. .

1570. .

1535 15.... 1602

. .1573

. .

1547 1564

1550. .

1599

1554. .

1614

1584 1611

1543. .

1597 1610

1600. .

1600. .

1606 1655

1597 1617. .

. .1605

. .

1560. .

1630

. .1626

1578. .

1648

1577

1609

1640

. .1624

1607 1631

1603 1639 1647

1588

1600

1634

1653

1649

Page 345: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

TAVOLA CRONOLOGICA DI PITTORI, ECC. 339

Secolo Palria

gliodel sopradelto.. . .Messina

XVII. RodriquezLuigi,fratellodi A-

lonzo Messina

CarregaAndrea TrapaniAsturino Gerardo Palermo

Cozza Francesco. . . . .

Palermo

SmiriglioMariano ....Palermo

Barbera (la)Vincenzo . . .Termini

Costantino Placido....

Messina

Loverde Giacomo.... Trapani

Paler. (da)Fr. Domenico Magri Palermo

Anselmo (d')Carlo ....Palermo

Giannotti Biagio Messina

GuagliataG. B Messina

Casembrot Abramo,

(tenne

scuola in Messina)....Olanda

Durand G. B. in Messina. . Borgogna

Marcii Domenico Messina

PulegioAntonino Messina

Tuccari Antonio Messina *

Suppa Andrea Messina

Scilla Giovanni.

'

. . . .Messina

Gaetano Antonio Messina

Guargena Domenico....

Messina

Fulco Giovanni Messina

Mirelli Ant.. . .

Beva Antonio

Van Houbracken Giovan. in

Messina

Tocino Ant

Fiorenza Pietro Palermo

Lasso Giulio arch. in Pai..Roma

Pò (del)Pietro Palermo

Pò (del)Teresa,fig.di P..Palermo

Abbadessa (P)Pietro. . . .Catania

VallelungaGiov Palermo

AprileCarlo scultore• . .

Palermo

Guercio Vincenzo scultore.Palermo

TravagliaGiov. scul.. . .

Palermo

Messina

Fiandra

Nato Fiori Morie

1585. .

1666

1585

1606

1677

1625 1663

. .1682

. .1636

1624

1630. .

. .1687

. •1689

1618. .

1603. .

1674

1670

. .1650

. .

1612. .

1676

1600. .

1689

1620. .

1660

1628. .

1671

1629 1667 1700

1630. .

1700

1610. .

1663

1605 1672. .

.- 1667

. .

. .1669 1701

. .1640

. .

. .1640

. .

. .1652

, .

. .1620

. .

1610. .

1692

. .

1689. .

. .1640

. .

. .1639

1661

. .1673

. .

Page 346: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

340 NUOVE EFFKMBBIDI SICIUANE

Secolo Patria

XVn. Anello Ant. scultore.. . .

Palermo

Guercio Gaspare,t di Vin.

.Palermo

Rollo Ant. scultore.... Trapani

Cimino G. B Palermo

Certo Bonavent. arch.. . .

Messina

Ardoino Anna Messina

Bòsio Gaetano arch

PapaleoPietro scul.. . .

Palermo

Aquila(dO Carlo scultore..Palermo

Amato Giacomo arch.. . .

Palermo

Lunghi Martino architetto,(fuin Siciliae Napoli).. ...

Milano

Marchese Vincenzo

PagliaFr. Luigi,domenicano

Pinna Frane, architetto.. . Trapani

La Mattina Nunzio scul

Tedeschi Greg.scul

Mottone....architetto

G(mtini....architetto

Vaccarini....architetto

AquilaPietro Palermo

AquilaFr. Faraone,fratello

di Pietro Palermo

Ivara Filippo . . .t.

. .Messina

Calandrucci Giac Palermo

Giannetti Filippo Messina

Gabriele Onofrio Messina

€omo (da)fr. Emman. . . .Como

Monaco (lo)Gristof.....Messina

Falce (la)Antonio Messina

Geli Placido Messina

BalesUiero Giuseppe . . .Messina

Madiona Antonio.....

Siracusa

Grano Antonino Palermo

Nato Fion Morte

1671

1673. .

l6Si. .

1690. .

1660. .

1697. .

1632 1695 1718

. .1655

. .

1643 1670 1752

. .1651

. .1718

. .1674

. .

1659 1660

1653

Page 347: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

TAVOLA CRONOLOGICA DI PriTORI, ECC. 341

NOTIZIE

SECOLO XVll.

Andrea Oarrey a. -^ Nel principiodel secolo XVII nacque in

Trapani da onorati ed agiatiparenti.Il padre suo pensò di cre-scerlo

nella virtù e nelle lettere.Nel ginnasiodei Gesuiti studiò

umane lettere e filosofia.Indi neir università di Catania il dritto,e ne ottenne la laurea dottorale. Morti i suoi genitori,abbandonòlo studio delle,leggi,e diessi alla pittura,per la quale avea sem-pre

avuto passione.Dapprima studiò sotto il Novelli. Poi andò a

Roma e scelse a maestro il Wandick. Non tardò a rendersi caro

al nAèstro dipingendoquadriche glierano applaudili.Molte operedi lui sono in Trapani,molte si sono vendute aglistranieri.

Poi si stabilìin Palermo,ove molto dipinsesia olioche a fresco,

e ove mori nel 1677. Fu sepoltoin S. Giuseppe de' Teatini.

Il suo fuoco e la sua vivacità di rado glipermettevano di dar

finimento a' suoi dipinti.Ma la franchezza e naturalezza del suo

pennellolo fan riguardarecome eccellente pittore.(FerrOyGuida

pag.439.)(Male sue asserzioni non sono appoggiatea documenti

autorevoli).Andrea Carrega(diceil Mongitore)dottore in ambe le Leggi,

trapanese, tratto dal suo naturale genio per la pitturavi si ap-plicò

talmente che riuscinne egregio.Visse lungamente in Pa-lermo,

ove mori nel 1672. Dipinsea fresco le due cappelledel

Sacramento di N.* Sig.'Libera inferni nel nostro Duomo per o-

pera deir Arcivescovo Lonzano etc. (Mss.p. 406. V. Amato).Cercò

d' imitare il Novelli,

ma non potèraggiungereil gran vigore di

quel pennello,specialmentenella finitezza delle teste e V espres-sione

delli affetti.Ad ogni modo fu eglispiritosopittore,bizzano,

spedito;concepiva con proprietàle sue composizioni,e con fran-chezza

eseguivale.È celebre in Casteltermini ilsuo quadro di San

Giuseppeair altare maggiore della sua Chiesa. Di questo quadro,come di GiuseppePaladino,parlail Lanzi con elogiot.2. Il Lanzi

dice ancora trovar considerato fra i valenf uomini di queir Isola

il Carrega,e crede aver dipintoassai per privatietc.

Viocenso lia Barbiera -* Nato in Termini,visse nei principidel sec. decimo settimo. Sono sue opere in Termini: I freschi

nella Casa Comunale del 1610,raffigurantialcuni avvenimenti del-

Page 348: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

342 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

1^antica storia patria.A olio un deposto di Croce nella chiesa

dei Paolotti ; la Nascita di H. V. nella chiesa della Misericordia.

La Natività nella chiesa di s. Giovanni Battista. Presso i Dome-nicani

una V. SS. che prega il Divin Figlioa non scagliarei suoi

fulmini contro quellacittà a lui devota.

Paolo Giudice (Domenicano)promette di stabilirele differenti

epochedi due pittoriVincenzo La Barbiera e GiuseppeSalerno (p.2).La Barbiera in Termini sua patrialasciònon pocheopere, le qualiben lo assicurano che il suo nome sorviverà a parecchisecoli(ivi).

Argomenta che fosse stato discepolodel Domenichino in Napolida una testa di s. Antonio Abate,bellissima. — M^ mentre la Bar-biera

operava da sportomaestro in Sicilia lo Zampieri avea 23

anni,né ancora avea veduto Napoli.—^

• La Gloria del quadrodi s. Giovanni Battista (nellasua chiesa)è cosi ben composta e colorita,e gliangiolettisono sì leggiadrie

vezzosi che ti rammentano il fare del pittorBolognese.E piùnella tela di sanf Anna, che dee riputarsiil suo capolavoro.» (In

s. Antonio Abbate di Mussomeli).Dòpo averne fatta una ininuta

descrizione soggiunse:t Ciò che in questo dipintoè degno di con-siderazione

e procacciaal La Barbiera il nome di pittore,è la di-sposizione

artificiosadelle figureche nello insieme considerate

fanno un bel tutto,

e V azione di ognuna di esse poco lascia a

desiderare perchèsi dicesse perfetta.—Né in questaha saputo sco-

priiela menoma pecca — • (p.3).E dopo di aver rilevatealtre bel-lezze

prosieguo: • Malgradoquestie simili pregiche adornano

il quadro, hannovi non poche mende, alcune delle qualiall'in-gegno

del pittore, altre a' suoi studi,si debbono ascrivere.

Della prima specie sono certa timidezza di pennello,poco fecon-dità

neir inventare e colorire debole: della seconda,contorni nin

pò trascuratie inesatti sono quellidel piccolGesù,pieghetroppominute e fusione di coloriispiacenti• (p.4).

Ecco r artefice che nella tela di sant'Anna col suo comporresi fa presso al Domenichino!

« Nello Sponsalizio(itiTermini nella chiesa dell'Annunziata)tra

molte figuremal disegnatee peggiodipinte,hanno alcune che

innamorano lo spettatore.Questa strana mescolanza di buono e

di cattivo in una medesima pitturami fa sospettare che eglisi

facesse ajutareda qualchediscepolo,osservandosi in certe partidel quadro un tocco di pennellodiverso da quellodel pittorter-

minese... Chi vogliafar prova di tal considerazione guardila volta

Page 349: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

TAVOLA CRONOLOGICA DI PITTORI, ECC. 343

della Casa comunale di Termini ove il buono accanto al cattivo

chiaramente si scorge. E qui giova avvertire che appièdi vari

quadri trovasi Vincenzo La Barbiera inventoree sMntendea di essi

ch^ ei ne fece soltanto glischizzi,ma furon da altrinel modo piùmiserabile dipinti» (p.4).

n N. A. avea si da principiopromesso riconoscere in questo

pittoredue diflferentimaniere. La prima più ampia,alquantoli-bera,

piacevole;la seconda secca, timida,disgustosissima(p.2.)Ci dica ora a quale delle due maniere appartengono le opere a

olio 0 a fresco delle qualiha ragionato.Questo noi fa. Dice che

quellidella prima maniera sono dipintenel principiodel XYII

secolo;ma non sono accennate né fatte rilevare con le date. Del

che dovea fare diligentericerca. Poi dice: • Le altre lavorate dopoil 16losono indegne del suo nome. • Ma qualisono?

Poi dice che il La Barbiera imitò VAnemolo. La deposizionedel

pittoreimerese è poco più che una copiadel palermitano.Si ac-costò

bene air originalee le idee da lui introdotte (laMadonna

sorretta dalle altre pie femine)nulla pendono in paragone delle

imitate. Nello Sponsalizioimitò eziandio TAnemolo (p.5.)Nulladimeno (conchiude)merita onorato seggio in mezzo a non

pochipittoriche precessero una stagionepiù gloriosaper la si-ciliana

dipintura(p.6.)B. È pregevoleper la vaghezza del colorito

,correzion df di-segno

e robustezza di pennello.Formossi uno stile medio tra

quello del Caravaggioe del Paladino. Suoi freschi in Termini

del 1610:

In s. Domenico della stessa città è suo il s. Cosmo che me-dica

le piaghead un giovine,colla data del 1612 e il suo nome.

Nel 1607 dipinseun s. Giovanni Battista nella Chiesa di detto

santo in Termini,pel prezzo di onze 30.

Nel 1624 erasi stabilito in Palermo.

Nel 1637 dipingevai freschi del Reale Archivio del Palazzo in

concorrenza col Novelli per ordine del Governo.

Nel 1625 il Senato glifé dipingereil s. Agatone nel Duomo,che è ora nella sacrestia per dar luogo a quellodi AgostinoBel-

trano Napolitanodel 1652.

L'Amato si eontradice asserendo che nel 1625 il Senato fece

dipingereil s. Agatone all'Asturino.

L'Amato dice che nel 1679 il Senato fece dipingerela santa

Rosalia pel Duomo al La Barbiera. Ma pare incredibile, perchè

Page 350: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

^ii NOOYE BFrEMfiBlOI SIGIUANB

in tal'anno il piltorecontar dovea più di 90 anni^ Vedi Atnato.

metro Aquila (Palermitano).Di onorata e civile (amiglian.

prima della metà del 17o secolo con un genio e una forteindi-

nazione allo stadio delle belle arti.E sebbene applicatoalleletr

tere,per avere abbracciato lo stato ecclesiastico,e giuntoanche al

sacerdozio,non lasciò mai di studiare profondamenteildisegnosotto

la direzione di Francesco Lo Nero^ non ispregevoleincisore in

bulino,e dotto in geometria e in meccanica. Morto costui,Pietro

gli fece il ritratto in intaglio(1653).Andò poi a compire i suoi

studi in Roma,

ove presa amicizia col Maratta,furonglida lui

indicate le divine pitturedi RafiEaelloe de' Caraccioe s'ei non

volea seguirele sfrenatezze degliarteficidi quei tempi,consul-

toglidi studiarne assiduamente le opere e il carattere.

Pietro possedevabene il disegno;e cominciò a farsi conoscere

in Roma con intagliareall'acquaforte con somma esattezza e di-ligenza

le 52 storie delle Logge del Vaticano di Raffaello e dei

suoi scolari.Egli pubblicòquiviquesto suo lavoro nel 1674 e da

Giov. Giac. de' Rossi ne fu fatta la dedica a Cristina regina di

.Stvezia.Intagliòanche molto bene e in più grandela battagliadi

Costantino di Giulio Romano^che vien preferitaa quellepiù an-tiche

del Scall)ergiodal Perreyo d' Anversa e da altri.« Benché

intagliatada molti in antico (diceM. Bottarì),la intagliòpoiPietro Aquilain grande

,ricavandola dalla pittura; ed è una

delle maggioristampe che vada in giro,ed è molto bella per di-segno

e per intaglio.»

Il Cavallucci^uno dei più valenti pittoridei giorninostri,di-ceva

in Roma al Conte Napione:• quanto a me io mi attengoai

e contorni dell'Aquilaa preferenzadelle più famose stampe mo-

• derue delleLoggie dì Raffaello.» Ed infattitenevale apjpesealle

paretidel suo stadio,come attesta lo stesso Napione,ilqualeos-serva

bene di ciò la ragione,perchè P. Aquila,a giudiciodel Bai-

dinucci era ancor buon pittore,e valente disegnatore,essendo il

disegnola base fondamentale di tutte le arti figurative— L'Aquila,dice il Bellorico' suoi disegnied intagliha arricchito i musei.

Or benché in Italiafosse piùrinomato come valente incisorein rame

che come pittore, lasciò eglituttavia moltisshne opere A a olio

che a fresco in Siciliadi sommo pregio: che se- i dotti viaggia-tori

jie tacciono,la ragioneè quellache dice il Lanzi; € che i pa-lermitani,

ove capitiun forestiere di gusto poco altro gliadditano

che le opere del Novelli • (St.pitt.tom. %) Sono suoi i due quadroni

Page 352: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

316 NUOVE EFFEMERIDI SIGIUANE

rella dei signoriPietro e Giacomo,soggettidi gridoprimarionel

valore pittorico.Accoppiaella colla morale il credito delP Arte

che con migliorsorte però avrebbe a risplenderenel pregiodei

talenti fra ciascun'altra. I suoi Avori si vagamente coloriti son cari

ai Sovrani. Leggonsi in sua casa testimonianze di conto d'inge-gnipellegrinie di personaggipiù chiari in Europa.Valgono i

suoi lavori a prestar degno ornamento in qualsiasiGalleria; sa-pendo

ella concepircolla mente e produr colla mano sempre fe-conde

quantitàdi forme tutte vaghe e di plausoal più accorto

giudicio.Ella merita dai Grandi visite onorarie e lodevoli espres-sioni

eziandio dalle metropolipiù discoste. »' (Napoli,20 otto-bre

1689).Fin qui il Pacichelli,il quale erra nel dirla Romana,

se pur tale non la vogliaperchèascritta air accademia de' pittoriRomani. Mongitore, Mss. p. 428.

FraneMco Aquila Faraone (Palermitano)— Nato in seconde

nozze dal padre di Pietro dopo la metà del XVII, apprese dal fra-tello

il disegnoe V arte d' intagliareil rame a bulino. Con esso

in Roma studiò le miglioriopere, e divenne non inferiore al fra-tello

nella correzione del disegno e nella eleganzade' contomi.

Copiò ed espresse col bulino le Grazie del Correggio.Due sue

stampe sono lodatissinie di due quadri di queirinarrivabilearte-fice.

La prima della Vergine sedente col bambino in camicia che

colla destra benedice,e tien V altra mano nella sinistra della Ma-donna.

V'é in lontananza S. Giuseppeche lavora. Dedicò questa

stampa a G. Pietro Baglioninel 1691. (Notaal tom. V. del Va-sari,

pag. 107).Un altro quadro del Correggiointagliòdue volte Francesco in

una carta grande e in una piccola,non sulPoriginalemedesimo,

ma sopra una buona copia del Carpi(L'Assunzione di N. D.)..

Nella Certosa di Pavia oravi del Correggioa olio una V. SS. che

mette una camicia indosso a Cripto fanciulletto,che ora dicesi an-dato

in Spagna. Fu esso intagliatoin rame dal nostro Francesco.

Sono le sue opere tenute in gran pregioin tutte le raccolte di

stampe. (Notaal t. 8**del Vas. pag. 338).

• l due fratelli Pietro e Francesco Aquila (diceil Milizia)si

contradistinsero nella fine dello scorso secolo nell'acquaforte nelle

opere di Caracci e di Maratta " benché, secondo il suo costume

di non perdonare a ninno,aggiungache sono rimproveratidi ma-grezza.

Di che né il Baldinucci,né ilBottari,né alcun altro giam-mai

gliha incolpati.

Page 353: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

TAVOLA CAONOLOGIGA DI PITTOBI, ECC. 347

Oiacinto Oalandmoci — Nato in Palermo verso il 1660 appli-cossi al disegnosotto la disciplinadi Andrea Carrega ilquale co-noscendo

i talenti deir allievo e compiacendosene,da lui,ancor-ché

giovinetto,si fece ajutarene' freschi che dipingevanella

volta della gran tribuna di s. Giuseppe dei Teatini. Sono suo la-voro

alcune sacre storie,accanto a quelle più vaste del suo mae-stro.

Morto costui,recossi a Roma per meglio perfezionarsinel-

r arte. Si pose sotto il Maratta,e die prova del suo valore,arric-chendo

dopo il 1695 delle sue pitturela Chiesa di S. Antonio dei

Portoghesi(Vasi,Itin. istrut.di Roma T. 2.)Fattosi buon nome in Roma colle sue opere, ne giunseilgrido

alla sua patria,e richiesto dalle monache del Salvatore d'un gran

quadro di santa Rosalia,lo mandò loro da Roma nel 1703, che

fu lodato per la correzion del disegno,per la vivacità del colo-rito,

per la scelta delle forme e V aria delle teste;sicché in quel-la

anno medesimo ne fu stampata una compiutarelazione.

Richiamato alla patriadalle istanze de' suoi concittadini,insieme

con G. B. suo fratello,venuto seco da Roma, dipinsea fresco la

volta della Compagnia di S. Lorenzo. Dipingevail quadro della

Y. SS. del Rifugioquando la morte lo colse nell'età di 46 anni

nel 1707.

L'anzidetto quadro fu finitoda suo fratello,il quale nel 1704

avea ottenuta dall'Accademia di Roma il premio nella seconda

classe de' pittori.Giacinto ò lodato dal Crescimbeni nella sua Arcadia,lib.4 pa-gina

143. È lodato dal Bellori nella Vita del Maratti.

Melchior Galbotti

N. B. Nella Lettera T al sig^Topin'sulla storiadella pitturain

Sicilia,il Galeotti ricorda del sec. IX un Zaccaria Cefo,

vescovo

di Taormina,pittore;e un Joannellus de Brando^forse palermitano,che dipingevauna tavola della Madonna dell'Itria,oggi in Cata-nia,

nel 1571. E nel libro intorno ad Antonio Gaginie la ma scuola

soiTo nominati tra i GaginiGiacomo e Antonio Aglidel sommo scul-tore,

e scultorianch' essi;e tre Ferrari emuli in lavori dr plasticade' Gaginie contemporanei;e non pochialtriartisti,specialmente

statuari,del sec. XVI e del XVII, fra qualiil Gio. Batt. Li Volsi

che fece nel 1630 la statua in bronzo di Carlo V in Piazza BolognL

Page 354: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

348 NUOVE BFPBlIBRmi SICILIANE

Artistiche non si leggonoin questa Tavola,già

,come si è av-visato

anteriore agliultimi studi deir autore, sono i Mastrangeli^un De Noto,un Vincenzo Ingofer,il La Face, il Mendoìa(Fran*Cesco),i due Giti (Giovannied Orsolo),il Bonanno (Rinaldo),il

Mora (Fabrizio),ilMazzola (Domenico),il Berettario (Antonino),

il De Scalisi(Angelo)il Barbato (Antonio)ec.; tutti fioritinel se-colo

XVI: de' qualiil nostro scrittore ricorda le opere nel libro

suddettocosionorevolmente accolto dairaccademia di Berlino (Leti,air aut. 27 genn. 1862),alla quale ne fece relazione il prof.Guhl

(v.Supplim.àUe notizie di Berlino ec. n. 77, 1**apr. 1862);e da'

giornalifrancesi,come dalla Tiibune artistiqueet littérairedu Midijnella qualene diede un beir esame e giudizioil Chaumelin (VT*ann. mars, 1862,p. 77 e segg.; il quale,maravigliatoche nessun

dizionario artistico o biograficoavesse parlatodel Gagini,Pune de$

plusgrandesgloiresartistiquesde la Sicilesi compiaceper la sto-ria

deir arte,che: e il était réservó à Melchior Galeotti de nous

« faire admirer ce merveilleux genie,en nous révélant ses gigan-c tesques travaux,en nous faisantconnattre la part considerale

« qu'ilpritau mouvement de )a Renaissance et Tinfluence qu'ile eut sur ses contemporains.i Tanta copiadi artisti,onde è stata

ricca la Sicilia,

foceva conchiudere al Galeotti il suo libro con

queste parole:€ Ella (laSicilia)ha avuto scuole di scultura,pit-tura,

architettura,e di quasitutte le altre minori arti,da gareg-giare

colle più illustri di altrove (p.143).•

/ Compilatori

Page 355: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DI ALCUNI TRATTATI DI MASCALCIA

ORA PUBBLICATI PBR LA PRIMA VOLTA

DA Pietro Delprato e da ItVLigìBarberi

Z.

La Collezione di opere inedite e rare pubblicateper cura della

R. Commessione pe' testi di lingua è stata non è guariarricchita

di tre volumi di Mascalcia (1),curati dall'egr.prof.Pietro Delpralò,

e pel testo latino dal eh. ab. Barberi;nei qualisono statipubbli-cati

per la prima volta alcuni volgarizzamentide' secoli XIII e

XJV del libro di Mascalcia voltato dall'arabo in latino da Maestro

Moisè da Palermo, e il trattalo della cura d^" cavalli di Lorenzo

Rusio, romano, recato in volgare siciliano del secolo XIV ; « mo-numento,

siccome dice V editore,di linguavernacola italiana,che

pel rispettodella filologiaè senza dubbio d' importanzanon lieve

(avv.al voi. I,pag. VIII).^Ai quali Volgarizzamentidel libro di Maestro Moisè va innanzi

una bellissima prefazionedel Delprato,nella quale si discorredei

due Ippocrati,V uno greco, Taltro indiano,che ilmedio evo tenne

come principaliscrittori di ippiatrica,e della raccolta degP ippia-

trici greci del IX secolo,non ignoratain Italia,ove per gliArabi

di Sicilia erano anzi penetrate scritture che venivano dalla Persia

e dair India,siccome è stato provato; e vi sono ricordati gliscrit-tori

italiani che continuarono nel medio evo con perizia singo-lare

lo studio della medicina degli animali.

Al Trattato del Rusio segue poi un volume che dà la storia della

veterenaria dagliantichi tempi ai nostri,sotto ilmodesto titolodi

Notizie Storiche degliScrittori Italiani di Veterenaria. Tantoché

questa pubblicazioneche ha regalaloall'Italial'egr.Delprato,puòdirsi francamente nulla lasciare a. desiderare

,e gareggiar bene

co' lavori di dotti stranieri o nostrani sul proposito,come l'Heu-

singere l'Ercolani: anzi a compimento della sua opera non lasciò il

(i) V. Traltali di Mascalcia altribuUi ad IppocraU IradoUi dall'arabo in latino da

Maestro Moisè da Paleimo, volgarizzatiiMltecolo XI H, ee. Bologna,presso G. Ro-magnoli,

186).

La Maxcnìcia di Lor"*nzo Rusio^ volyarizzanientodel secolo XIV ecc. voi. due.

Uolog.'ia,G. Romugnoli 1867-1870.

2a

Page 356: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

350 NUOVg EFFEMERIDI SICILIANE

dotto e solerlissimo editore di fornire il volume delle Notizie di

no Indice delle malattie indicate o descritte da Lorenzo Bmio,dì

an Elenco delle medicine e degliargomentiterapeuticiìMaU o con-sigliati

da Lorenzo RusiOye di un Glossario di voci da notare per

la loro 0 specialeo nuova significazione.Nel qualeGlossario trovi

per lo più voci che tuttora vivono nel dialetto siciliano,e si sen-tono

ogni di per le stalle o da' mozzi. Il lungo discorso del Dei-

prato tratta ne' primi || sino al XIII della Veterenaria presso gli

antichi;ma dal § XIV sino all'utimo, che è ilCL, si occupa tutto

della ippiatricain Italia,specialmentenel medio'evo,quando,a detta

dell'Heusinger,solamente l'Italia ebbe una Veterenaria,ereditata

dalla Grecia e dagliArabi. E però dalla Veterenaria in Italia nel

nono e decimo secolo (§ XIV, p. 27),sino al conte Francesco Bonsi

(n.1803) che FilippoRe pone in primo luogo fra' benemeriti in

Italia della Zooiatrìa; anzi sino a Giacomo GandoUi e a Michele

Buniva,(n.1814),l'uno professoredi Veterenaria nella Università

bolognese,l'altro direttore dello stesso studio in quelladi Torino;

sono discusse accuratamente e con molta erudizione le vicende de-gli

studi e r importanzadelle opere di Ippiatricafra noi. Né oltre

a ciò manca il discorso di un'appendicedi documenti ed aggiunte

per la storia della Veterenariayriguardantie Lorenzo Rusio,e un'o-pera

di ippiatricaorientale stampata sono pochianni (1866)in Ge-rusalemme

dalla Tipografiade' PP. Francescani,e la GiurisiM'udenzaVeterenaria di IppolitoBavacossa, e la Veterenaria di Pelaganio

(soprala quale scrisse una memoria il Molin),e ilBartoIomeo di

Messina traduttore dell'opera di lerocle ippiatrogreco ,e alcuni

codici sia di Mascalcia,sia di Falconeria,esistenti in queste Biblio-teche

comunale e nazionale di Palermo e in Catania,da noi ai-

travolta illustrati (1);e, infine,la confermazione che il testo del

Rusio è in antico siciliano;e t fu certo un singolareprivilegiode'

t siciliani quello di conservarci opere d'ippiatricascritte nel loro

• linguaggio,e nessuno potrebbemai disconoscere una talequa-

« lità in alcuni codici dell'operadi Giordano Ruffo,in quelladi

t Giovanni de Cruyllis,e, per quanto crediamo,nel nostro Rusio.

« Ninno seppe mai ricordare scrittura veterenaria dettata in un

€ dialetto diverso dal siciliano,e quando si pretendesseilcontra-

t rio per questo del Rusio,se ne avrebbe il pruno esempio.Fra

« le popolazioniitaliane,la sicilianaquasi iniziò ed accrebbe più

(i) V. nel Borghini di Firenze, anno IL p. 577, la feUera al cav. Frane. Zam-

brìni. ora dal Delpratoriforitanel suo discorso a p. 213 e seg.

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DI ALCUNI TRATTATI DI M ASGAIXIA 351

• che l'altre il patrimoniodella Velerenaria : Moisè da Palenno

e tradusse i libri indiani di Mascalcia,Bartolomeo da Messina ira-

« ^làtò la raccolta greca di Jerocle,indicato col nome di Eracleo

t od Eroteo ; d' altri antichi scrittorisiciliani di veterenaria ab-

c biamo non ha guari discusso da non credere necessari nuovi ar-

• gomenli di prova • (p.228).Delle quali parole,che fanno cosi

bello onore alla Sicilia,rendiamo i debiti ringraziamentiair illu-stre

autore; al quale avremmo voluto fossero stati anche noti gliscrittori siciliani d' ippiatricade' secoli ultimi,affinchè più vivo e

più compiutofosse riuscito il suo dotto lavoro,di tanto interesse

per la storia della medicina in Italia.L'aver poi accompagnatodel testo latino si i due volgarizzamentide' Trattati di Maestro

Moisè e si il volgare del Rusio, è stato opportuno divisamenta a

meglio intendere^ V antico dettato toscano e siciliano,nel quale ut-

timo specialmentenon sono molto rare le scorrezioni del menante,

ovvero qualchegiuntafuori luogo,come a ragiond'es.a p. 215, ove

il periodoche comincia: L' altra: fa la mia ec. sino a Recipe la

radicina ec, non è nel Ialino,e dovette essere una interpellazione

per la quale la postilladel margine passò dentro il testo. Per-

locchè,è da dar molta lode eziandio all'ab. Luigi Barbieri che

cosi bene curò i testi latini,cioè: Liber IpocraUsde infinnitatibus

equorum et curis eorum; Liber nhariscaltie eqìwrum et cure eorum; e

Laurentii Rusii de cura equorum Liber^aggiungendo al testo, di Ip^

pocrate,che il Barberi crede rifatto suU' antico volgarizzamento

del libro di Maestro Moisè,e al secondo d'incerto,importantissimeannotazioni per le voci di barbara latinità ; cosi come non men

dotte note eziandio ha apposte ai due lesti volgari,che seguono

i trattati latini,col titolo Libro di Mascalcia che traslatò dal greco

in latino Maestro Moisè di Palermo (p.203),e questo libro di Ma-scalcia

di cavala^muli e asini fu traslatato da Maestro Moisè di Pa-lermo

(p.iì7),I qualitesti volgaririscontrati coi due testi pur vol-gari

che precedononel volume, per cura del Delpraio,e son ri-feriti

al secolo XIII,danno invero una lezione più pulitae me-glio

andante della prima, tanto che pare chiaramente aversi una

data più recente, benché non si allontanino dal secolo XIV, e ci

senti perciòtutto V odore e sapore delicatissimo del beato trecento.

Se non che, questi Trattati di Mascalcia o di Maestro Moisè o

di Lorenzo Rusio, ci conducono a fermarci un poco di proposito

e sopra Maestro Moisè, e sopra il dettato specialmentedel libra

del Rusio,quale ora è stato pubblicatonella Collezione bolognese

sopi'a citata.

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MAESTRO NOISfiDI PALERMO

E GLI ANTICHI TESTI DI MASGALQA

IN VOIXSARB SICIUANO

La cura deglianimali,cavalli specialmenteo falconi,fu degli

efficipiù nobili che fosser tenuti a Corte de' nostri re normanni,

svevi,angioini,aragonesi.Un maestro Guglielmo scrittore di fal-coneria

€ fu nutrito in la corte del re Rugero et poi stete con

k) figliolo:» Maestro Moisè di Palermo traslatò dall'arabico in la-tino

0 sotto di Guglielmo o sotto gli svevi il libro della mascalcia

de" cavalli che si diceva scritto alla corte di Cosroe da un Ippocrate

indiano meglioche greco; Girolamo Ruffo,marescalco di Federico II,

scrisse di Mascalcia,dopo Maestro Moisè,per le stalle dello imperato-re;

Bartofomeo da Messina tradusse in latino i libri ippiatricidi Je-

rocle 0 di Erocle greco per comando di Manfredi;Lorenzo Rusio

romano,familiare del cardinale di S. Adriano Napoleone degli

Orsini, componeva il suo libro sopra i lesti di Maestro Moisè e

di Giordano Ruffo e di Bartolomeo di Messina, a^ tempi de' pri-mi

Aragonesi,e tosto ^ Tolgarìzzava in siciliano;siccome sotto gli

ultimi scrivevano Bartolo Spadafora e Piero Andrea i loro trat-tati

di Maniscalcheria,che abbiamo ms. per le nostre Biblioteche.

La veterenaria del medio evo è dovuta pertanto ai siciliani,

e

nngolarmente a Maestro Moisè, il quale riducendo in latino,sic-come

si è detto,quanto era passato agli arabi dalla Persia e dal*

V India sul proposito,aprìla via agli scrittori che seguirono, dì

guisa che conosciuto quello che i Greci avevano registratodella

materia nella i-accolta fatta da lerode e tradotta da Bartolomeo

da Messina, fu agevole dapprima a Giordano Ruffo, e poi a' suoi

continuatori,raccoglierein un corpo gli antichi ammaestramenti

avvalorati da nuove esperienze, e dare air Italia una specialearte

che assai più si stendesse di quello che era stato lasciato scritto

da Cohimella,Vegezio, e Palladio. Il libro traslatato da Maestro

Moisè nel secolo XIII si vuole che fosse stata Peperà che dal

persiano era stata fatta araba da lano Damasceno nel nono se-

GooqIc

Page 360: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

354 NUOVE BVFBMBRIDI SIGILUNE

0 nulla si dipartonogliscrittori del sec. XIII e XTV sino al XVII,

tanto da potersidire a ragione • essere stato il libro di Moisè di

" Palermo la principalee più conosciuta autorità da cui ricava-

t rono i loro libri i piùpregiatiscrittoriche dal 1250 sino al 1600

e trattarono la medicina deglianimali (1).Confrontando il libro

t nono di Crescenzio coir opera di Ruffo, incontransi diversi ca-

" pitoliche sembrano copia fedele gliuni deglialtri;ma essi sono

€ appunto cosi perchè Ruffo e Crescenzio rimasero ad un'unica

fl fonte,ossia al libro di Moisè di Paleimo "; siccome al Ruffo si at-tengono

Lorenzo Rusio e messer Bonifacio,e mastro Piero di An-drea,

e altri de' secoli XIV, XV, e seguenti.Nò è da passare sotto silenzio come nel tempo stesso che la Si-cilia

dava air Italia,e però alP Europa, con la traslazione di Mae-stro

Moisè il libro d'ippiatricapiù famoso che avesse l'Oriente,

originariamenteforse scritto in linguasanscrita,e poi,prima che

in arabo,in persianoe in greco; Bartolomeo da Messina riduceva

-appunto in latino il hbro greco di leroclo o Erateo,uno degliip-4)iatriciche fiorirono ai tempi di Costantino Cesare e aiutarono

la raccolta degli scrittori grecigeoponicifatta da Cassiano Basso,

a cui lerocle o Eroteo intitolava il suo libro,siccome si leggenel cod. ms. che fu secondo il Tiraboschi della libreria di San

Salvadore in Bologna (2),ed ora è nella Bibliot. della R. Uni-versità

della stessa città (3): IncipitliberEraclei ad Bassum de

-curafioneequorum in ordine perfectotranslatus de greco in latinum

XI MagistroBartholomeo de Messana in Curia illustrissimi Man-fredi

serenissimi RegisSiciliaeamatoris, et mandato suo. Ma nò

anco più altre notizie abbiamo di questo Bartolomeo da Messina,traduttore eziandio de' libri Morali di Aristotile(4)

,tranne che

fosse stato medico e forse di nobile sangue, siccome nota ilMon-

{!)V. Trailati di Mascalcia,p. XXXVI-XXXVII.

'(2)Op, cU. t. IV, L. n, p. 243. ed. ciu

(Z)La Matcalcia di Lorenzo Rusio, voi. % pag. 212.

(4) Cosi il Tiraboschi a propositodelle tradazioni di Aristotile che non dall*a-

rabico ma dal greco si facevano alla Corte di Federico e di Manfredi : • Ne abbiamo

« Ja prova in un coilice a penna della libreria di Santa Croce in Firenze,citato

« dal eh. Mehos (Vita Ambros. eamald. p. 155) in cui si contiene 1*Etica di quel

• filosofotradotta dal greco da Bartolomeo di Messina : Incipitliber magnorum

Elhieorum Aristotelis translatus de graeeo in latinum a magistro Bartholomeo de

Messana in Curia illustrissimiManfrediSerenissimi BegisCiciliae scientiaeamaloris

de mandato suo ecc.

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DI ALCUNI TRATTATI DI MASCALCIA 355

gìtore sulla testimonianza di un catalogodi medici presso il Ti-

raquello(1).Un poco più,air incontro,sappiamo di Giordano Ruflfo,non si-ciliano

di nascila,ma tale a considerarsi per la sua stanza alla

Corte di Federico,presso cui dovetter essere in molto onore, se

il suo cognome si leggeco' notabili del Regno tra quelliche sotto-scrissero

il testamento dell'Imperatorea 13 die. del 1250 in Fio-rentino.

Una nota che o in latino o in volgaresi leggein fine de'

codici del Trattato di Mascalcia di Giordano Auffo,ci fa sapere chi

fosse stato Fautore e che grado ayesse tenuto alla Corte Sici-liana

dello Svevo. Nel cod. latino della Bibliot. dell'ArchiginnasioRomano della Sapienza si ha : e Hoc opus composuitlordanus

« Rufifus de Calabrica Miles et familiaris Domini' Friderici Impe-c ratoris secundi Romanor. memorie recolende,qui inslructus fue-

« rat piene per eundem dominum de omnibus supradictis:exper-c tus etiam fuerat poslmodum probabiliterin maristalla equorum

« ejusdemDomini, in qua fuit per magnum temporisspatiumcom-

c moratus »: e in altro cod. volgaresiciliano a nostro credere del

sec. XIII,ora nel Museo Britannico,sta scritto

,siccome è rife-rito

dal Bruce-Whyte:• Kista opera fu facptaper la autoritatedi

« lu Paladiu e di altri.Ma quelluki riguardalimorbi et le cure

e specialmentefu trovato per me signoreGiordano Rufifu di Ca-

c labria trattato per Herocle marìscalco per le stalle de l'Impera-c toreFedericu lungu tempu defuntu.» Nella qualenota è bene av-visato

da maestro Giordano,che sino a suo tempo governava le stalle

imperialiil trattato di Herocle (quellostesso recato in latino da

Bartolomeo di Messina),scrittore antico o come è detto lungutempu

defunto; né credo altrimenti si possa intendere l'ultima partedi

essa nota, nella quale le parole'sono abbastanza disordinate.

Vero è pertantoche Giordano Ruffo non sia stato siciliano,ma

vivendo alla corte di Sicilia,forse prima che in latino,siccome

pur ha creduto il eh. Delprato(2),eglidie fuori il suo trattato

in siciliano;e propriodel secolo XIII parte il dettato del codice

(I) « Bartbolomeiiiiide Messaoa skoluoi inv«DÌ apod Tiraqunllumde nobUiiaU,

«e. SI p. S63 in CaUlogo Mcdicoram - y. Biblioth. Sieuia,t. I, p.96.Pai. 1708.

V. Gregorio,Opere, pag. 815.

(S) Trattati di Mascalcia atlribuUi ad Ippoeratetradottidall*arabo ìd latino d4

maestro Moiiò da Palermo, yolgarizzatinel sec. XIII messi in lace per cora di Pie-tro

Del Prato ecc. Prelimin. p. XXX. Bologna1865. (CoUex,di Op, ined, e rare

della Commeii. pei Tali di lingua).

Page 362: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

3S6 NUOVE EFFEMERIDI SIGILUNE

del Museo Britannico,il cui cominciamento é appunto questo:,

e Izi cominza lu libru di maniscalchia cumpostu da lu maestro

€ Giordano Russo di Galicia,mariscalo delF ImperatoreFederico,

e Conciosia cosa ke inter tutti li animati de la umana generat-

« tione per usu deputati,nullu cere (o cene, cioè ce ne è?) fin

e nobile di lu cavallu,né ancora nullu cere (o cene?) allu homu

€ più comodu. Nobile ancora per la umana dignitate,e splendidis^

e Simo, e senza di issu in verità nullu homu pò aviri gloria,ne

e pò sustenirsi. Ma essendu più comodu vale più di tutti li altri

e animali;nullu potè ni fare li ofilcìidi lu cavallu,ni ki si trova

• si doctu. Ora dico di di luinaturale,e alle persone digne come e

« conveniente,e alle nobili senza fatica....(i)" Né in altro vol-gare,

che siciliano,benché più pulito,sarebbe il cod. citato dal

Molin, e già della Biblioteca Damiani di Venezia ; il quale inco-mincia

: e Nui messeri Jordanu Russu di Calabria volimu insignari

« achellichi avinu a nutricari cavalli secundu chi avimu imparata

e nela manestalla de lu ìmperatnrìFedericu chi avimu pruvatu e

e avimu complitaquesta opiranelu nomu di Deu e di santu Aloi: »

ovvero Taltro citato da Michele Yannucci della Biblioteca de' conti

Melzi riferito alla metà del secolo XIII,quando già si sa dal Ti-

raboschi,dal Morelli,e dalFHeusinger,che ilMarescalco imperialeaveva appunto composto il suo libro (2).

Che se poi romano, né affetto siciliano,quantunque avesse po-tuto

trovarsi alla oorte angioinadi Napoli,è Lorenzo Rusio,fami-liare

del cardinale NapoleoneOrsini,ilvolgarizzamentopiù antico

(1) La Matcakia di Lwenzo Rvsio ecc. v. 11,ed. cit. p. 2S3.

(%) Non citoil ms. della Biblioteca di Siena dalKab. De Angelisgiudicalodel 12id

poichése non è il ms. di Mascalcia che il Venturi dice essere del Ì3i5, è nitro di

data più recente«

e come dal eh. cay. Luciano Bianchi ho saputo» de' primi anni

del XV; né è il BufTo^ né il Rusio, bensì un compendio de* Trattati di Mascalcia

conosciuti,fatto in quel secolo,e in dettato toscano, siccome é a ve"lere da questo

capitoloche ho potuto avere trascritto|)ergentilezzadel detto cay. Bianchi.

• Di le inehavature eh' rompono ìa corona e dela cura, lv,

DÌYÌ«»ne alchuna volta p mala cura che la ichiayalura non e ben churata ne cer-chiata

si che la putredinerichiusa dentro al ongnia si fa via d uscire fuore intra

la carne viva el unghia rioc sopra ci piede ronpedola carne e diventa ferita che

fittaputredinela qual feritasi chura nel modo che io (o)isegnatonel precedente

capitolodi sopra la ir.chiavatura dentro sotto el snolo sia richiesta i cholal modo

e Bìa taglalai fino al vivo E poichurata sicondo che (e)detto de laltreichiavature •

(a e. 48. Cod. L. VI, 15 della Bibl. Comunale di Siena).

Page 363: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DI ALCUNI TRATTATI Dì MASCALCIA 357

cbe abbiamo del suo trattato di Mascalcia è in volgaresiciliano,e

certamente del sec. XIV, e anteriore all'altrolibrodi MarUscalcMa

che fu scritto,vuoi da Giovanni de Ciniyllis,vuoi da Bartolo Spa-

dafora,siccome avvisò lo Scavo (1),in lu annu di incamacioni di

nostru SigmriJhu.Xpu. a liMCCCLXVIIL Questo trattato del Ru-

sio,che dobbiamo al eh* Delprato,possiamodire,tranne scritture

di storia, essere l'operapiù hinga in volgare siciliano del se-colo

XIV, dopo il volgarizzamento della Regola dì S. Benedetto

del secolo XIII,e il trattato di Mascalcia del Ruffo che pare già

contemporaneo a questa Regola benedettina del MCCliiij.Che se

fu per qualcuno detto non siciliano,bensì romagnolo o sardesco,

il dettato di questo Trattato volgare del Rusio;quanto a non es-sere

sardesco basterebbe Fautorìtà e i riscontri fatti sul proposito

dall'egregiodottor Filia (2);e quanto ad esser senza dubbio si-ciliano,

sarebbe sufSciente la lettura di un solo dei capitolidi

esso Trattato,ove trovi a ogni passo voci siciliane,le quali tut-tora

sono vive e familiari al nostro popolo.Dovrei,a darne esem-pio

,mettere sottocchio le intere pagine del volume : ma eccone

qui tante che basteranno all'uopo,così come aprendo il libro oc-corrono

allavista: pag. 41, f lu capestru de cannova con capezolu

de coiru (oggisi scrive,lu capistrudi cannavu,

cu capizzunidi

coriu)»;p.55:f quandu lu cavallu se deve aprebennare(oggiap-pruvinnari)»; p. 83: f secundu la qualitatede licavalli,e de le Io-

cura duve ademuranu »; p. 103: e et questa pigniatacusi chiusa

miclela nu fumu (questonu furhu è propriodella parlatadi Pa-lermo)

»; p. 211, 137,177-79-199: e pigniatanova; lu 'mpriastruec.de malva.... de la cucuccia salvaleca ; farina de furmintu

,o de

lu furmentu;sangesuca "; p. 201: e insenmura "; p.205: e a quellu

midemmu vale assai lu sucu de l'assensu »; p. 281: e leghesec'una

pecsa "; p. 283: " tutta quellafossecta sia piena»; p. 285: e acca-

sione; plumazolide la stuppa;bonmace; cioene "; p. 315: e aina (ar-dore,

fretta)»; p. 321: e lassa issire lu sangue line che lu cavallu a-

develisca (3)»; p. 326: t tari»; p. 331: t fondamentu (per intestino

(1) Questoimportantissimovolgarizzamentospero tra breve poter tutto o in parte

pubblicare,appena potròavere a mia disposizioneil codice io cui si contiene.

C2)V. La Mascalcia di Lorenzo Rtisio ecc. v. II.Notizie Stori chet{ XXIX, p. 68.

(3) Nel Glossario che ò infine del volume, questo verbo adevelisca è spiegnìo av-

viliseacioè venga meno (p. 321, v. issire).ina la voce, ancor viva in Sicilia,non

vale che Io stesso che indebolisca.

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358 NUOVE EFFEMERIDI SIQLIANE

retto)»; p. 363-373: f subiniri (soccorrere);candolu (cannello)»; p.377: f e poieh' ene sangniatu»; p. 433: t denglepagliaet orio am-

manicare tuctu Tannu »; p. 407: f capura (perfili)»; p. 425: f mucce-

care (morsicare)»; tutte voci o maniere che sono del vivo parlare

siciliano,di cui tutto iltrattato conserva bene la natura,quantunquechi fosse stato V amanuense del codice che ha servito di testo al

chiarissimo editore,intendeva quanto più ridurre le forme e le

voci originalidel volgarsiculo al nobile toscano,al qualegiàavea

dato bella e invidiabile foma la prosa del Compagni,del Boccac-cio,

delle Cronache e delle Novelle antiche.

Nel volume delle Cronache Sicilianede' secoli XIII^ XIY e XV

sono belliesempidi prosa siciliananarrativa del secolo XIV, quale

la Conquestadi Siciliadi fra Simone da Lenlini;e in altre occa-sioni

abbiamo pur dato saggiodella prosa devota di quel secolo;

ora si è aggiunto e ricordato questo ricco esempio di prosa dida-scalica;

e speriamodi giorno in giornofarsisempre più nume*

rosi i sicilianiscrittori dì prosa volgare,che succedettero ai ri-matori

assai celebrati de' secoli XIII e XIV.

V. Di Giovanni.

Page 365: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

LA QUISTIONE

DELLE PERGAMENE E DEI CODICI

DI ARBOREA

Al Chiarifisimo e stimatissimo Prof. Vincenzo Di Giovanni

anche ai grandi sUirìci avviene di essere

più ricchi di critica e di siile,che di pazienza:

e la pazienza dei riscontri è virtù rora nelle in-telligenze

superiori.^ Manno, Della Forluna delle parole,j).176.

Nessuno meglio di Voi,che già da tanti anni consacrate la vita

allo studio delle cose della vostra cara e classica Sicilia,si che

ad ogni tratto aggiungete alla sua ricca storia nuove ed erudite

Illustrazioni,è in grado di misurare il dolore nefando arrecato ai

Sardi,per la guerra sleale che si va facendo, contro la Storia di

Sardegna, da nuovi inquisitoriche per semplicisospettie pregiu-dizi,

0 velleità o gelosie,vogliono gittarealle fiamme le perga-mene

ed i foglicartacei d'Arborea come opera fraudolenta,senza

risparmio d'ingiurie e dMnsinuazioni contro la repiftazionedei

grandi uomini che presero ad illustrarli.Come Sardo,

ho cre-duto

mio dovere anch'io pigliarparte, uscendo dai confini della

scienza che professo,in tanta questionenella quale pur mi stu-

dierò di essere calmo quanto è possibile,chiedendo venia se nella

forte esasperazionetalvolta l'animo sMndegna per caldo amore di

patria,e per i vincoli di sangue e di amicizia,onde sono legato

all'illustrePietro Martini.

Oh, vivesse egli ancora,

come panni di vederlo irradiante dai

dolci lineamenti,dagliocchi larghie vivi,ben fatto,e mediocre

solo nella persona !tf

Oh, vivesse egli ancora !! che l'illustresuo amico conte Bandi

di Vesme non sarebbe oggi quasi solo,

a difendere l'autenticità

di quelle famose carte d'Arborea contro molti che si o no in

buona fede,ma tutti pregiudicati,fanno un caso di Sciacca,come

direbbe un Siciliano,per ogni virgolao punto,e per ogni parola

Page 366: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

360 Nuove BFFBMKRIDl SIGILIAKC

e coslruUo che vi vanno sofisticando. Ma no, vivaddio,che tanta

eredità non andrà dilapidata!! perocchécontro questipiùgagliardache mai si leverà la voce degli uommi imparzialie sapienti.E

Voi tra questi,non è vero ? prendereteparte per omaggio al vero

e per caldo affetto al Martini,al Manno, (che pur furono vostri a-

mici)e allo Spano;cosi come al Lamarmora e al Vesme che dirsi

possono anche Sardi,peiloro studi sulla mia isola nativa.

Pertanto, io non indugio a significarviche, percorrendo come

ho potuto la Storia di alcuni popoliche stabilirono le diverse co-lonie

della Sicilia,onde venire a capo di alcune quistionietno-grafiche,

ho dovuto imbattermi in argomenti che riflettono la lin-gua

e i dialetti che qua stesso ebbero culla e sviluppo.Laonde

stretto dal dolore come mi trovava per lo strazio che vuol farsi

della Storia Sarda,e trovando ad ogni passo delle rassomiglianze

e dei fattie degliapprezzamentimorali,che bene ordinati,io av-^

viso,potranno tornare vantaggiosiin questa guerra ad oltranza

contro le Pergamene, mi è giuntagrata Poccasione di mettere sulla

c^rta alcune mie riflessioni.

In verità,

non è che io non trepidipensando air autorità di

grandi uomini d'Italia e di Berlino,che nelle varie partivollero

assoggettareal crogiuolole Pergamene arboresi;ma parendomidi

essere sicuro alle spalledel conte Vesme che si vittoriosamente

rispondevaai colpidegliavversari,e rincorato dalla giustiziaed

onestà della causa che difendo,mentre alcuni forse anco più di

me ignaridi paleografiae per ogni verso estraneialla lite,cam-biarono

Vamen dei sacristi in calunnie e vituperi,mi faccio a ri-spondere

come ed in quanto posso alla critica degliillustriber-linesi

e di monsignore Liveràni,alludendo qualchevolta ad altri

che con peggioriintenzioni soffiarono il fuoco della controversia.

I.

Movendo dagliappuntidello Jaffè sulla paleografia,che il conte

Vesme ha confutato già con argomenti ed esempi i più convin-centi

,siccome tratti da antichi manoscritti e dalle stesse perga-mene

d' Arborea, dirò anzitutto di sembrarmi vano ilpretendere,che dalla mancanza dell'uniformità delle lettere e della irrego-larità

del procederedi esse in un documento antico,si possa giu-dicare

della falsità del medesuno. Imperocchésarebbe ^ stesso

che ritenere per calligrafituttigliscrittoried amanuensi dei tempi

passatie presenti,i qualiosserviamo che solamente per cambiare

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362 NUOYE EFFEMERIDI SIGILUNE

volersi da coloro che scrìvono o copiano,si che a dirne una di

più ,oggi stesso i Toscani mutano in t la ultima lettera dei co-gnomi,

perchè tra loro quasi sempre i cognomi finiscono in i. Se

lo Jaffè avesse avuto famiHarità del sardo idioma,

non avreb-be

fatta una quislionecapitaledell' uso dell'j come consonante

fin dal secolo XII in Sardegna,ricavando da ciò la falsitàdelle

pergamene. In alcuni paesidi quest'isola eglisappiache si dice

m 0 ju e giù il giogOycome ianìMjanua^e genna òaijanualatino

la polla. Ma se egli vuol trovare la raj^one di questie simili

£itti che sanno emanciparsidalle regole che vorrebbe che fos-sero

nate colla lingua,

e per dir meglio la grammatica e Tor-

titgraftae calligrafiaassieme alle lingueo dialettiscritti,potrebbedirmi perchè ad esempio nelle vite di Plutarco pubblicatea Ve-

lu^ia verso il MDLXXXII si legga vitijper vizi e non vitUf

In quanto alla costanza tedesca che ei vuole ancora neir uso

delle sigle,è d'uoporicordare,che dalla storia antica di Oriente

e da quelladella Grecia rilevasiche,non di rado una stessa abbre-viatura

aveva il valore di più parolecome dimostrerò in seguito.Inlanto mi piacefar notare che oggi stesso le siglemesse in uso

nelle curie toscane sono cosi arbitrarie e polifonichee particolaria loro,che a leggere una testimonianza giudiziariascritta or sono

due anni a Livorno,intorno ad una mia lite civile

,ci è voluto

lo studio di tre individui a poterladecifrare. Ora se quest'uso è

variato in questitempi secondo i diversi luoghi,perchè ciò stesso

non poteva avverarsi in tempi antichi,e quindi ritenere che il

sistema delle siglein Sardegna al XII secolo avesse qualchecosa

di peculiare,come difatti V ebbe e lo dimostra il Vesme ?

Sappiamo le fatiche durate dal celebre Champollionallo scopo

di stabilire il reale significatodei segnicuneiformi di lettere,sil-labe

e geroglificidi paroleshnboliche,'etuttavia nella gran luce

e 'te egli ha sparso non è dato sempre di tradurre colle stesse

cidavi un'iscrizione od un papirodi Babilonia,di Ninive e di Me-dia,

sebbene abbiano tutte ritratto da un medesimo fonte. Ma e-

ziandìo in Oriente sono refrattari alle leggiassolute dello Jaffè.

E a tacere che il primo alfabeto venne coi Fenici che lo reca-rono

in Grecia e nelle isole del Mediterraneo e con essi il vezzo

di abbreviare,come meglio comportava l'uso e spesso ancora lo

spaziod^un pezzo di mattone,o di granito,o di marmo, o di un pezzo

di papiroo quellodi una moneta, l'arbitrio in ognitempo ha po-tuto

sul modo di scrivere. E ciò è tanto vero che altrimenti non

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LE rERGAMENB DI ABBORBX 363

potrebbespiegarsiad esempio come iSiciliotinelle epigrafia pia-cimentolasciassero l'uso di alcune lettere mentre il loro alfa-beto

cadmeo era giàpoco ricco,verso la quindicesimaolimpiade.Presso questipoi,a dirla di sghembo, nelle monete di Abacena,

di Erico e Segesta, le epigrafierano scritte alla bmtrophedon,

arbitrariamente cioè dalla destra a sinistra per ricominciare dalla

destra e viceversa,tantoché in un^ era stessa

,più in una che

in altra provinciao localitàdiverso era V uso ed il vezzo dello

scrivere. Ne volete di più,ed in tempi a noi più assai vicini?

Esaminate un libro stampato a Venezia verso il MD e confronta-telo

con un altro pubblicatoa Firenze,e vedrete a mo d'esempioin quelloscriversi come dissi vitìied in questo vizi o vitj;nel

primospesso il P colla lineola di traverso sulla gamba, come ab-breviatura

di per a casaccio e nel secondo quasi mai una abbre-viatura,

ed allo stesso tempo ed in una stessa paginavedi cambiare

le lettere di una medesima parolap. e. Vinegiae Vinetia e Vi-

nezia^ciò che può anco osservarsi negliscritti di Macchiavelli.

Di simili esempi ne recherei a centinaia e piùancora, e potrei

mostrare che mano a mano coi secoli la stampa ha seguitonelle

abbreviature le fasi e le modificazioni delle qualiè stata capace

la calligrafia;su questa però,comechè assai meglio conferisca alla

quistionein disamina e mi offra grata e bella occasione a ringra-ziarei signoriimpiegatidi questa ricca BiSlioteca nazionale 4i

Palermo, che pur gentilmentee con affetto mi spianaronola via

per la scelta di libri più rari ed opportuni,mi è utile soggiun-gere

che il Walter, Lexicon Diplomaticum, porta esempi innu-merabili

di abbreviature diverse poste in uso rispettoad una

stessa parolanei manoscritti di uno stesso secolo,o di secolidif-ferenti.

Così nel medesimo sec. Vili si è usata ad arbitrio V ab-breviatura

p e p onde significareper e cosi in altriquattromodi

nello stesso sec. Vili mentre da questo fino al XIII si è voluta

variare per ben 24 guise.Nel sec. XIV colla siglaa* si è inteso

significarealio modo^ che nel successivo XV si è invece abbre-viato

colla sigla(Mi*.Il p in significazionedi pre e prae dal secolo

VIII al MDI ebbe a variare nientemeno che in 52 modi mentre

la siglap ha potutosignificareprae nel sec. XV e propterea nel

XIII. Cosi eziandio contro le osservazioni dello Jaffè trovi una

medesima siglaper denotare ar^ er, ir ro ecc. Epperò,nonostante,come ei dice « Lo scopo della scrittura sia di rendere il pensiero

leggibile", non è di fatto sventuratamente leggibile,si che moltis-

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36i Nuove ErPlìlfBRIOl SIGIUANE

simi non ci si trovano punto fra quelleabbreviature,che dicon

fatte per velare invece ilpensieroe limitare la scienza o lo sci-bile

ad una casta.

Del resto tutti i vizi e le virtù,e quindii mali ed i beni hanno

i loro riscontri,quei di tempi più remoti,

con questipiù vicini

a noi. Epperò ,cóme ad esempio, le abbreviature del carattere

coi-sivo in Egittodella VII dinastia erano più assai in numero di

quelleche si facevano ai tempi della XVIII e XIX dinastia,cosi

le abbreviature dei principidel nostro evo-medio in un dato paese

come in Sardegna, potevano esser in maggior numero di quelleusate dopo, in altri paesid'Italia.

Ma per dare un' ultima rispostaallo JalTòsulla assoluta sentenza

di volere che in ogni tempo e lino dai primordi dello svilappodelle lingue e dialettisi avesse uno ed identico modo di scri-vere

e di abbreviare,lo dirigeròalla pag. 509 del Manuel D" /-

stoire ancienne de VOrient de Francois Lanortnant dove Paut. oltre

al farci conoscere che il valore idiograficoe fonetico dei segnidelle scritture egizianenon è sempre lo stesso,poicchèpossonoavere un doppio valore sopratutto in idiomi diversi

, malgradoscritti col medesimo sistema di scrittura ed il medesimo loro

fonte di origine,soggiunge che la scrittura cuneiforme introdotta

dogliScitici,precedutidai Semitici e sacerdoti ariani in Babilo-nia

,dovette subire alquante modificazioni in ordine alla pro-nunzia

ed alla significazione; perchè ciascun popolo dovea im-primervi

il valore del proprioidioma e sino i peculiariidiotismi,si che in quellescritture havvi eziandio la polifonia,cioè il va-lore

divei-so che dassi ad un unico segno, il qualepuò tuttavia

significareil valore di tre oggettidiversi.

Finalmente lo scriba,V amanuense ed illibraio,che cosi Giulio

Cesare appellòi suoi servi che scrivevano ciò die ei di molte

cose in un tempo stesso dettava,tutti questia norma della mag-giore

0 minore coltura del proprioidioma si allontanarono come

oggi si allontanano dalla unica leggedi scrivere,dal die lo JatTè

ha tentato di trarre un argomento di condanna conti-o le carte

arboresi con un piglioaltero di giudizio,non meno di quello di

monsignore Liverani,che non so se Orazio si sarebbe limitato a

chiamarla Superbiaquaesitameritis.

II.

Allo Jaflfèsegue il Tobler che già imbevuto dalle sentenze del

primo esordisce con impazienzeisteriche,come direbbe ilManno,

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LE PERGAMeNE DI ARBOREV 365

(la recare stupore anziché meraviglia.Difattieglidice che si do-vevano

attendere i documenti anteriori al secolo IX intorno alla

lingua romanza in Italia,ma da altre partidel romano impero

ove incominciò a decadere la lingua latina sulle labbra del po-polo,

e non mai dalla Sardegna cosi lontana dal Lazio. Cosic-ché

egligiudicavaa priorisulle relative scoperte d' avvenire. Se

non che la storia letterariadi Siciliae quelladi altripopoliben

lontani dalla riva sinistra del Tevere hanno già smentito questo

suo dire,perocché le poesiein dialetto siciliano e quelleitaliane

di Giulio d' Alcamo precedetterodi molto le armonie volgaridel

Lazio,ciò che nessuno Ano ad ora ha potuto negare anco aven-done

palesatola più viya^4{fìlosìa.nel petto.

Con eguale,se non con piùodioso disdegnonon vuole ammettere

nei Sardi delP evo-medio quell'amorealla poesiaed alle lettere

insito nell'animo dei meridionali e consentaneo sopratuttoall'in-dole

isolana che per ischemo dicesi attaccato allo scoglio.

Ma e perch.èciò,e perché eglideride altresìalla operositàlet-

teraiia,comechè mai né per anni,né per secoli il cervello ed il

cuore dei Sardi,non avesse mai sentito né palpitatopariallastir-pe

orientale greca e romana dalle qualidipendono? 0 che forse

v'ha migliorpopoloche al Siciliano abbia fraternizzato per ori-gine,

per guerre e per glorie?Che se fosse lecito misurare il

passato dal presente, disonestando cosi la famadegliantichi eroi

e sapienti,per la schiavitù durata daipresenti,allorasogghignando

potrebbesostenersi che è un sogno la fervidezza dello ingegno

de' Siciliani,che sono fantasmi i poetisuoi dei qualila Grecia

facea tesoro,che Babilonia,Cartaginee Grecia sono favole.Ma egli

dirà:in Sicilia sono tuttora saldi gliantichi e memorandi monu-menti

di sua grande istoria,ma in Sardegna si vanno fabbricando

da questitempi di miseria. Ebbene, e faccia allora ilsig.Tobler,

faccia scompariredalla Sardegna i preziosissimimonumenti che

possiededa tempi vetusti e si provia dichiarare falsi od acqui-stati

da oltre mare le ricche e preziosecollezioni di oggettidi

archeologia,che possiedein vari musei di privatied in quello

più unico che raro di Cagliari.Ma no, l'aristocraziadella scienza

del sig.Tobler qui vale assai meno di quelladi un gran nego-ziante,

che a suo talento può togliereil valore ad una merce po-sta

in vendita col mezzo di agentie di sensali,veri parassitidelle

industrie e del commercio, tali e qualii pseudo-letteratiportavocedi Tobler e suoi illustricolleghi.

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366 NUOfE EFFEMERIDI SICILIANE

L^ esistenza di questimonumenli è notoria fin dai secoli re-moti,

si che Ninfadoro da Siracusa fino dalla 115' olimpiadescri-vendo

del suo viaggioin Asia accennò pure alle mirabilia della

Siciliae della Sardegna,che è quanto il celebre ab. Scinà ha

voluto far rilevare nella sua storia letterariadi Sicilia dei tempi

grecicitando il lib.VII! a pag. 332 ed il lib. XIII a pag. 589 ed.

bip.di Ateneo.

Tuttavia ritengoche agliocchi di molti quel numero straordi-nario

di nuraghinon sarà creduyto il covo dei falsificatoridelle

carte d'Arborea,nò che quindi s'attribuiscano al secolo nostro,

solo perchèad esempio i Ciclopio Lestrigoni,o Fenici o Egizianidi quelletorri dì pietraa grandimassi non glifabbricarono pure

in Sicilia,o perchè non siano colossalicome le mura di Micene,

di Tirinto e di Neuplia.Qui però ne ha fattofede Aristotilee Dio-doro

siculo,e più che altri mai ne giudica recentemente il giàcitato Francesco Lenormant, e quasia confusione dei detrattori

delle carte d' Arborea nello stesso senso che ne giudicavanel se-colo

IX deirE. C.r Antonio de Tarros di Sardegna,poiché da

questo come da quellosi vuole che servissero per la osservazione

e adorazione degliastri egualmente come usaronsi i talviotidelle

isole Baleari e i zikurat di Assiria uniformi tra loro nella costru-zione

e nel tipoperchè fattiallo stesso scopo.

Pertanto,a chi non a1)biaTanimo pregiudicato,non tornerà diffi-cile

l'arguireinvece che laSardegna,appunto perchèriccadi questimonumenti e quindipopolatadi molte e grandi cittàanco all'epocadella dominazione romana, ha dovuto avere i suoi tempi di flo-ridezza

e di coltura,la quale come osserverò in appresso non po-teva

essere distruttaquando viose i Cartaginesied uccise Amil-care

loro duce, 520 anni av. C. Né conveniva a questid'annien-tarla

quando ebbero a soggiogarla,nò tampoco era ciò poi con-sentaneo

ai Romani che tenevano quell'isolapopolatameglioche

da due milioni e mezzo di Sardi: era il granaiod'Italia.Né final-mente

sia da credersi caduta così in basso da non aver figliche

illustrassero ed amassero la loro madre patriaper le guerre ci-vili

del medio evo, quando la Sardegna per unica fortuna non

provò di quei tempi barbari che le sole invasioni saracenesche,

se ne eccettui i 15 anni di occupazionedurata dai vandali re-gnante

Genserico. Anzi profittandoallora dell'aiuto dei Pisani e

della loro dominazione oltre al proprioidioma,guadagnò per

questir italiano,e più che mai la Sardegna, tenne sacro ilculto

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LB PERGAMENE Dh ARBOREA 367

della propriastoria con quelladei suoi uomini illustriprosperati

nelle lettere.

Il signor Tobler è quindi spintoa dubitare maggiormentedella

veridicità di quei documenti perchè,ei dice

,i pochiriferentisi

air Italia,rimasero sconosciuti ai Toscani ed allo stesso Dante ;

nelle di cui opere, a dirla di passaggio,si ha spesso la mania o

vana gloriadi trovarvi anco quelloche forse egli non ha mai

pensato né creduto. Cosicché dopo questo peregrino avviso do-

vrebbesi ritenere,che tuttigliantichi manoscritti contenenti fatti

relativialla nazione ove furono creati,e non conosciuti del capo

luogo di essa siano meritevoli di scherno e passinoin vendita

colla carta dei paladini.Davvero che questo sarebbe un bel prov-vedimento

per le Biblioteche italiane ed estere !!

Ad ovviare peròmolte osservazioiiiin propositoeglisaltadi pie

parii quattrofogliche si conservano nelP archivio di Firenze e

con questiil manoscritto di 22 foglipervenutialla Biblioteca di

Siena da un anonimo Palermitano,

tuttidi gran valore e rite-nuti

per sinceri,ed allo stesso tempo addentellati con vari tratti

delle pergamene arboresi. E forse tra i falsificatorihavvi ezian-dio

un Palermitano?

A vero dire questo sistema di critica non é troppo edificante,

perocchéVio torna a scapitodella logica,ed il vero s' oscura a

danno di molti.

Ei dichiara di essere convinto degliappunti gravissimigiàfatti

dallo Jaffè,eppure senza volerlo dimostra il contrario,di che im-magino,

nella sua grande generosità,non ha tenuto conto il Ve-

sme limitandosi gentilmentedi ridurre Jaffé a^lielementi di pa-leografia.

.

?

^

Difatti il Tobler conviene che quellepergamene e foglicarta-cei

difflcilmentefossero scritti da un solo e medesimo amanuense

del secolo XV perchéin caratteri troppo diversi e su carte con

marche di fabbriche assai diverse,mentre lo Jafiféé d^avviso con-trario

e perciòappunto perché scritte da mano imperitaaffibbialoro la scomunica maggiore. Di chi adunque dei due Berlinesi è

la ragione?

Egli,il Tobler,in seguitonon vuole assolutamente che da Sai-

taro e quindi da Torbeno Fallitisi fosse potuto conservare la pa-storalein linguasardesca riportatadal Martini a pag. 184 della

sua Raccolta comeché destituita d' ogni importanza.E passiilvo-ler

modellare i cervelli dei trapassaticoi nostri,dico io

,ma il

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368 NUOVE EFFCMBRIDI S1CIUANE

volerne anco da ciò ricavare argomento di falsità,supponendo e

facendo- supporre che siiTattamente venisse scrìtta in questianni,onde dare ad intendere che fino dal 1079 si scrivesse in Sardegnail suo idioma, è cosa inqualiGcabile.Si vuole che il falsificatore

0 i falsificatorìusassero ogni studia per trarre i dottiin inganno;

ma infarinati come glisuppongono di tutto quanto concerne la

paleografia,la filologia,la numismatica,storia ecc. ecc. allo stesso

tempo spedisconoloro delle patentidi baggei:imperocchéavendo

r abilitàdi scrivere coi caratteri del medio evo avrebbero potuto

preferirea quellapastoraleuna questionedi Appio governatore

f dell'isola(come leggesinellavitadi Cesare del Plutarco)che andò

l a far atto di omaggio a Cesare in Lucca. 0 meglio ancora vi a-

j vrebbero potuto innestare un qualcheperiodo relativo ad Ugo-lino,

che allora sarebbero diventate veridici agli occhi loro-

Non mi par giustapiù né la bilancia,né i pesi e la misura che

pongonsiin uso. Ad ogni modo il valore di quellapastoralenon

è cod da poco come vuol dare ad intendere,perQccbènella me-desima

si annunzia T uccisione del Vescovo Felice in un fatto

d' armi contro i Saraceni,dei qualiallora ne perirono1500 e dei

Sardi solamente 80. Perciò è da reputarsiuna interessante pa-gina

di Storia,ed un documento assai piùpregevoledei molti ad

esempio che ne troviamo in Muratori,per altro conservati e sot-tratti

alle ingiuriedei secoli.

Il Tobler non vuol dare nessun credito alla storia di Giorgio

di Lacon, perchè non suppone in lui tanta erudizione da aver-gli

permesso di recare i necessari schiarimenti sulla identità della

linguasarda colla rustica romana,

e sulle analogietra il Sardo,

ritaliano,lo Spagnolo,ed il Provenzale e Francese. È faciledetto

ciò,

ma bisognaprovarlo,

e provare altresìche mai siansi dati

degliuomini capacia trattare di materie consimili anco in tempianteriori a quelli.Egli soggiunge che un lavoro simile a quellodi Giorgiodi Lacon meglio che da lui Sardo si dovea attendere

da un Toscano o da un Romano; onde è che io glichiedo,se ri-corda

che il primo a scrivere le regoledi grammatica greca sia

sialo Corace Siracusano e non un greco, mentre lo stesso Aristo-tile

anco nel formulare dopo tempo la sua grammatica non lasciò

di unirla a quella,indirizzandole ad Alessandro re di Macedonia.

Se non che, vi fu pure un tedesco.Teofilo Buhle, il quale pre-tendeva

invece di doversi attribuire al filosofoAnessimene anzi-ché

aglialtri due : ma siccome nemmeno questo tedesco era in-

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370 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

A dirla senza ambagi nel leggerequesta critica basata nella

maggior parte su vane supposizionicondite dal sarcasmo, che i

dotti sanno gettare,da un momento air altro mi aspettavadi sen-tire

ciò che altra volta disse un bello spiritocioè,che ildialetto

Sardo non aveva futuro,perchèi Sardi non pensano che al pre-sente,

e quindi fllologicandosi fosse soggiuntoche trae la su'a o-

riginedalla bella Albione,(edessa pensa all'avvenire)dove pure

come in Sardegna a formare il futuro si va in cerca dei verbi

ausiliari essere ed avere. Però ritengail sig.Tobler che nel dia-letto

Sardo cosa che va anco meglio diretta al Monsignore Live-

rani,vi sono tutti i segni i più belli della madre lingua e sino i

difetti della sua predilettafigliatoscana. Che se vuol far capo ad

Iglesiasad altra parte del Sulcis,onde allietarsiin queiremporiodi scavi di piombo argentifero,di calamina e di ligniteecc : os-serverà

in quegli abitanti mutarsi in z la / tuttavolta che sepjue

alle consonanti 6,e, /,g, e così udrà puòricuper publico,creinen-zia per clemenza,affritttiper afflitto,groriaper gloria,della guisastessa che si sente in Sicilia. Colà forse crederebbe come io ebbi

a supporre affettato e rimbellito V idioma perchèquasipiùitalia-nizzato

che in altre provincieSarde della parte meridionale. Im-perocché

dicono lesinna per lesina,mentre in Cagliaridicesimia

da suha^ latino; arcollaiu, per arcolaio,sciogli-tramain cagliari-tano;

e cosi scrimera per scriminatura,gringerain cagliaritano;

roncillu per ronciglio,pudazza in cagliaritano;e colà come pure

a Cagliaridicesi sahidoni,

e marra che invece a Sassari,dicesi

spiducome in Sicilia,per spiedo,e zappa. E notisi che non è da

supporre che il Sulcis abbia cosi italianizzato il dialetto perchèivi maggiori sieno stati recentemente i mezzi di coltura o di co-municazione

coi toscani,appettoa Cagliari:perocchése avvi paese

fedele alle sue tradizioni anco nel vestire delle signoreè ilSul-cis

; tanto che direi si mantiene come la Lituania ligiaalla ori-gine

sua giapetica.Da questiriflessi ne scaturisce invece T influenza dei Giudici

Pisani nel Sulcis e la veridicità di quelloStatuto o Breve di Villa

di Chiesa,Iglesiascapo luogo del Sulcis

,redatto in lingua ita-liana,

comechè ivi fosse in uso la lingtuipisana ed italiana ante-riormente

al giudicatodi Conte Ugolinodi Donoratico,signorede

la sexta parte de lo Regno di Callari ecc. che è quanto rilevasi

dadla iscrizione che recentemente scoperse il Conte Vesme, e che

promettedi illustrare,credo,assieme air accennato Breve-

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LB PERGAMENE DI ARBOREA 371

Frattanto avrei stimato che il sig.Tobler si fosse compiaciutodi osservare la molta analogiache esiste tra il dialetto siciliano

ed il sardo,scrìtto e non parlato,specialmentecol gallurese,che

assai s'accosta eziandio al Corso,e col Sassarese;perocchéavrebbe

trovato forse la chiave deir originecomune del romanzo nelle i-

sole,e quindi la ragione della possibilitàche in esse tutte come

in Siciliasiasi potuto scrivere in dialetto e fino dal seconSose-colo

deirera Cristiana.

E tantopiùio mi confermo in quest'opinionein quantochè,

a

tacere che hanno comuni non pochi idiotismi come bertida bi-saccia,

e mandroni poltrone,la Sicilia e la Sardegna ebbero quasiidentica P origine,lo sviluppo,le guerre, le colonie,i commerci,

le invasioni,e le confederazioni coi Greci,coi Tirreni ecc : come

dimostrerò in seguito.

III..

Con uguale ardore sorge il Dove e stringendoil maglio come

sul ferro caldo batte a più non posso sulle povere pergamene ,

che fortunatamente sono poco sensibili e quasi fossilizzate doposei secoli circa di loro nascimento. Egli senz'altro esordisce di-chiarando

che la storia della Sardegnaal medio evo, per quanto

ne risulta da quei documenti, è un grande anacronismo, perchè

suppone una cultura la qualeoggi è da ravvisarsi come un de-siderio

patriotticoe nuir altro. Che più d'insinuante e mor-dente

può uscire dalla bocca di un giudice,onde prevenirei let-tori

della sua sentenza air ostracismo ? Essa stessa però non pro-duce

neir animo di tutti quellatriste impressioneche può inge-nerare

negli uomini pecore e di facile approdo,perocché vi si

scorge una odiosa e gratuitaasserzione. Che se fosse capitatofra

le mani del Dove quel volume di foglidi papiroconservati fino

ad ora,li salvi il cielo dai danni del bombardamento presso la

biblioteca di Parigi,dove nientemeno si legge un co3icedi ci-viltà

superiorea quelladi Confucio,coi datali tuttavia del regno

di Assa Talhera della V dinastia egiziana, egliil Dove avrebbe

composte le labbra al rìso sardonico,e li avrebbe scomunicati

assieme agliegiziani,perchéappunto non sono conformi a quanto

credevasi fino a pochianni or sono,

e perché discordano affatto

colla civiltàattuale dell'Egitto,nonostante vada rìprendendol'an-tico

suo splendore.In séguitoegliappunta le pergamene perché non offrono molte

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37S! ISUOVK RFPEMBRIDI SICILIANE

relazioni della Sardegna coglialtri Slati,ciò che non è vero asso-lutamente

e che non dà ragione a dubitare della sincerità di

esse,potendolimitarsi

,come quelle di molti altri ad un solo

paese.

Però ove più spiccaP uggia è, dove egli,proponendosidi con-frontarle

coi tratti delle notizie sincere della storia Sarda, onde

escludere il falso,fa il viso dell'armi a tuttociò appunto che ar-monizza

colla Storia di Sardegna del Manno, coi documenti con-conservati

negliArchivi di Cagliariritenuti da lui slesso per sin-ceri.

E vedasi mò che metodo di investigazione,o di inquisizione:ammette nei falsificatoriV abilità o lo studio di sapere fabbricare

i manoscritti sul fondamento dei documenti Sardi sinceri,mentre

niega loro l'astuzia di poterliarricchire dalla Storia di oltre

mare.

Qui non parlodeglianacronismi che ha creduto di pescare in-tomo

alle date delle invasioni del Museto,perchèvittoriosamente

r ha combattuto il Conte Vesme, ma non so tacere ilgrandecaso

che ei faccia su d' uno errore consimile mentre si trovano ad o-

gni passo rispettoai datali di molti re di Oriente,ad esempio,

in Egitto;e V Amari glitrovò egualmente in molti documenti di

Pisa senza che perciòglisia venuto in mente di giudicarlifalsi.

Che più? questianacronismi sono ad ogni piesospinto,relativa-mente

al tempo di diversi giudici,nel Pantateuco,poiché i giu-dicistessi registravanole leggendepopolariod i referti,non sem-pre

esatti,

tanto che quel Nino famoso marito di Semiramide è

una fola,perchè attuabnente si deduce dalle iscrizioni e monu-menti

di ogni maniera illustratida uomini sommi in Egitto,che

questa tremenda coppianon è mai esistita.E questi orientalisti

hanno altresìrilevato non pochi anacronismi rapporto ai datali

dei re di Babilonia registratida compilatoridi tempi posteriorialla rovina di questa grande città,senza che perciòquei compi-latori

stessi meritino il marchio del falsificatore,salvo il caso di

ferglirisuscitaree porlifra icontemporaneiper assistere alle le-zioni

di Storia a modo nostro. A conforto di ciò potreiaddurre

mille esempi;un ultimo però ne aggiungoperchè prezioso,ed è

che i versi fenici tradotti poi da Plauto nella Commedia Poenur

lu8 sono zeppidi errori per colpadegliscribifenici come ha pro-vato

il Lenoimant.

Daglierrori di data passa a quellidi patria,notando che Mu-seto

era delle isole Baleari e non di Africa;ma suppostoancora

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LE PERGAMENE DI ARBOREA 373

che il Dove ne avesse avuto notizia dal circoncisore di Mogòhid-ibn-Abd-Allah signore di Denina, sul quale confessa giàche fino

dal secolo XII siansi introdotte delle falsitàintorno allaStoria di

questo nome,dirò che neppure per V errore della patriasiensi

tenute per apocrifele memorie su taluni Sicilianicreduti Greci

e viceversa,né le tradizioni sulla patriadi Omero, anco non ne

avesse mai avuta, se si vuole che non sia mai esistito.

Intanto P animo del sig.Dove s'accende e dice stolta e mali-gna

menzogna quanto si riferiscealla convenzione dei Genovesi,e Pisani,cioè di prendersiquestil'isola e quegliilbottino,men-tre

di fatto i Pisani occuparono la Sardegna,

e glialtri non ri-

sparmiaronli,a quanto me ne disse put Ja mia nonna fino da bam-bino,

neppure i marmi ^he esìstevano in Santa Gilla,luogo un

tempo delizioso e residenza dei pretoriRomani, e poicattedraledi Cagliari,ridotto ora ad isolettain mezzo ad un estesissimo sta-gno

da prima popolatod'agrumie da palazzidi nobili personaggi.Né in questa crìticav'ha penuriadi sarcasmi,giuocatiben' in-teso

con belle frasiche ne velano si liaculei,ma non glispunta.Epperò pone in ridicolo i sardi eroi perchè cosi sarebbero ap-pellati

in seguitoalle prove di valore che diedei*o nello scacciare

più volte i Saraceni dall'isola,come rilevasiancora dalle perga-mene.

A rintuzzare però questo frizzo,

come molti altri si levb

generosamente il Vesme colle paroledell'Amari, che io pure ri-peto

come in segno di gratitudinea tanto uomo, e come un con-forto

ai miei fratellidi Sardegna.Ecco le paroletestualidell'A-

mari: • Fiera gente,assicurata dalla povertà{eppureera ilgranaio

e d'Italia)dal propriovalore,e dai luoghi asprie salvatichi,scansò

t il giogo dei Musulmani ; i qualifatto fardello (710,752

, 813,e 816, 817,935,)dell'oro e argento, ma spaventatiinsieme dai

t frequentinaufragie dalla resistenza degliisolani nelle scorre-

e rie minori li lasciarono tranquilli,avvezzi a star sempre colle

e armi allato,da buscarsi appo di loro più colpiche preda,i E

quindicitando uno storicoArabo ne reca: e Gli abitatoridella Sar-

« degna sono.... uomini prodie di saldo proponimento,che non

e lasciano mai l'armi. "

Il veleno poi di simil frizzo è reso più potente dal sapere che

il Dove non può ignorarelo slancio ed ilvalore mostrato dai sardi

nell'assalto che sostennero contro i Cartaginesinel 535-515 se-condo

Giustino. E qui a maggiore intelligenzapiacemiriportarealcuni brani del Lenormant più volte citato

,e precisamentedal

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374 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

parag.7del 2o tom. t Les Tyrienss'etaientbornés à possederquel-

c ques comptoir sur la còte de Sardaigne. Les Carthaginois,qui" avaient au «ontraire adoptè le systeme de se creer un vaste

e empirecolonialeresolurent de se emparer complétementde cette

e grande fle,facile a conserver au moyen de leur flotte,dont les

e fertilescampagnes leur promettaientun vèritablegrenier(T abon-

e dance et dont les mines d* argent excitaient leur convoitise. i E

quindi t vainqueursen Sicilie,dice Giustino,les Carthaginoispor-

t tarent leurs annes en Sardaigne.Il y perdirent,dans une cruelle

e défàite la plupartde leur soldats. » In quellastessa battagliafu

spento Amilcare condottiero dei soldati Cartaginesi.Indi a poco

però,rinnovato lo assalto con forze preponderantiCartagine-si

,ordinate dal celebre Magone

, piegòin basso la fortuna dei

Sardi,i qualituttavia raccoltisiin parte nelle montagne e nelle

foreste ad ogni tratto e per più anni ritentarono liberarsi dagli

invasori,fino a quando furono intieramente quasisottomessi per

circa tre secoli,e più che dal giogo e^Jdallamiseria,dalla libertà

e prospero commercio industriale ed agricolo.Qui potreioppor-tunamente

ricordare non pochi tratti della storia sarda del Man-no,

ma di questo grande uomo che spesso incensano gli Ale-manni

e spesso dimenticano,se non toma ai loro fini,è megliotacere adesso per gloriamaggiore di suo nome.

Dalla storia recente del Lenormant potreirecare vari altri pe-riodi

che accennano a guerre sostenute dai Sardi nientemeno che

ai tempi della XIX dinastia Egiziana ed al secolo XIV a. G. C.

Essi ad esempio una volta,guidatida Maurmuire, assieme ai Si-culi

e Pelasgo Tyrrenidi Italia,Achei

,e Laconi e Libi già da

tempo confederati,invasero V Egitto,come rilevasi da una iscri-zione

dettata da Faraone,

e tradotta da Rougè fra quelletante

rinvenutesi in Menphi.Anzi sulla relativa battaglia*vi ha cosi un

numero di accurati bollettini ufficialisu i luoghi occupatidagliinvasori e su quellodegliinvasi,e sul numero dei morti e pri-gionieri

dei primi,sconfittidal numero e dalla strategia,che ai

Berlinesi sarebbe sembrata una parodiadi guerra di questo se-colo,

se un fatto consimile fosse stato particolareggiatoda G. di

Lacon delle carte Arboresi.

Del resto è molto recente un gloriosotratto della storia di

Sardegna dal quale eziandio ricavasi il valore dei suoi figli.Fu

il28 gennaio 1793,che Cagliaridifesada copiosemilizienazionali

improvvisateed accorse da tutti i puntidelFIsola,diede prova di

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LB PERGAMENB DI ARBOREA 375

rara intrepidezzae valore contro i francesi che orrendamente la

borabardorono. E dal 13 al 17 febbraio,dopo 19 giornidi tregua

onde essi rinforzavansi colla divisione del contrammiraglioLa

Touche-Treville,furono giornimemorandi per gloriaai Sardi,chein mezzo alle bombe,granate e pallenemiche si slanciavano come

leoni ed esterminarono le migliaiadi soldati che ne sbarcarono.

Dapertuttoquellatruppa nonostante disciplinataed agguerrita,

quanto baldanzosa per la vittoria che non guari avea riportatasulla Contea di Nizza,dapertutto,fu messa in rotta,mentre piùd'uno dei vascelli fu incendiato e calato a fondo dalle palledi

pochiartiglieriSardi,si che il 26 dello stesso mese la mal ricom-posta

flotta ne tornò scornata ai proprilidi.10 finirei qua la rispostaal Dove, se non che mi giova far no-tare,

che ei nello scorgere un altro segno della falsitàdelle per-gamene,

in ciò che si riferisce alla venuta di nobili Pisani in Sar-degna

contro Museto, perchè ilManno ha detto che questinobili

venissero in tempi posteriori,contradice a quanto prima asseriva,

cioè che i falsificatoriavessero posta la Storia di Manno a fonda-mento

della carte Arboresi.

IV.

11 Mommsen altro illustrepersonaggio,facente partedella Com-missione

berlinese,non lascia alla sua volta e in tono grave di

stigmatizzarele carte di Arborea. Difattiegliincomincia a dichia-rare

falsele iscrizionidel minutario del notaio Gilipubblicatodal

Martini,perchèvi si adoperailpronome possessivocome nella lin-gua

italiana moderna: eppure ne trovo degliesempi che ho sotto

gli occhi nelle iscrizioni latine di Milazzo che riproduceil Ba-rone

GiuseppePiaggia nella sua opera « Nuovi Studi sulla cit-tà

di Milazzo. » Havvene una copiataV anno MDCCLXXXIII, da

4ina pergamena del 13 marzo 1680 intorno alla consagrazionedi

una chiesa ed altare in onore dei Santi Stefano,Vincenzo,Pro-spero,

e Faustino,dove è scritto: t huius civitatisMylarum nostrae

messanemis Diocesis ecc. e poi: discursm nostrae visitationisecc.

Ed in un'altra che trovasi sulla porta della antica casa di città

nella cittadella: Splendeimis ecc. Regibusgratiis, MDCCIII. E

sulla tomba di Aurelio Lisi ed Anna Musta^io : In quod ipseet sui germaniquefratresdel MDCCCXV. Un'altra del 1745

dove è scritto: Sepulcrumhoc sibi suisquestabilirecuravit. Altra

del MDCCXX : tumulata suis. Altra del MDCLVII Protho construit

aere sm.

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376 NUOVE KFFEMeBlDI SICIUANE

Finalmente un esempio stupendo ne ricavo da una iscrizione

del i8 marzo 69 delF era volgare rinvenuta a Sterziliin Sarde-gna,

dove sta scrittoDECRETO SVO; iscrizione,

come dirò fra

poco, riconosciuta famosa dallo stesso Mommsen.

Bene è vero che anco ilVesme non reputa sincere quelleiscri-zioni,

ma dissente di molto intorno all'epocanella qualequalchesemidotto ha forse voluto aggiungerlanel codice del Gili in epoca

posterioreal secolo XV. Tuttavia difende Tautenticilà del codice

appartenentea quelladeir autore, perchè non è guarifra le carte

dell'archivio d'Iglesiassi trovò un autografodel Gili che armo-nizza

pienamente col codice,il quale^d'altraparte non è da con-fondersi

colle carte Arboresi come osserva il Vesme.

Rispettoalle aggiuntedi scrìtti recenti in vetustissimibisogna

ricordare che questo è vezzo antico ; ma chi sa tenere il bu-ratto,

come la crusca li fa svolare in sulla farina e V una dal l'al-tra

scevera e pone a suo luogo.Cosi ad esempio avvenne delle

pi»esiedi Teognide,che frammischiate a versi e voci e concetti di-suguali,

diedero motivo a Sylburg,Heyne, e Walsemburg, a di-chiararle

apocrifee di nessun valore;nonostante esaminate dopocon migliorpazienzae studio furono rimesse alla priscaloro pu-rezza

ed avvenenza come riferisceilWelker nella sua opera Theo-

tUdis Reliquiae.Questo è vero esempiodi sapienzae giustizialet-teraria

! !

Alcuni frammenti di Epicarmo e vari idillidi Teocrito e la

stesso cronaca sulla spedizionedi Dione contro Dionisio e tanti

altried altrisubirono la stessa sorte,

ma le corruzioni portate

0 da oscuri poeti,o da semidotti o grammatici,o amanuensi igno-rantiod anco da inspiratid' amor patrio, è certo che non val-sero

a distruggereilvero, e tutto ciò che potevaesservi di classico

e di antico.

Indi Mommsen pone a bersaglioanco i nomi di Marcus Elio,

FurgiusSusinius,Caius Nestor,perchè nomi assolutamente non

Romani, dice egli,e che per trovarsi nel codice Gameriano pro-vano

la sua falsità.Tuttavia in una famosa iscrizione su di una

lastradi bronzo rinvenuta nel villaggiodi Estersiliin Sardegna

nel 1866 coi datali del 18 marzo 69, come accennai,essendo Ot-tone

imperatorevi si trova M. AELIVS cioè Marco,

Elio. Cosa

che il Mommsen non può ignorare perchè anco lui si adoperòmolto illustrandoquesta bella iscrizione.

Quindi è ch(^ se questo Elio non è Romano, non è neppure

Sardo,né tampoco uno di queglispettriche vede il Liverani.

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378 NUOVE EFFEMERIDI SIGILUNB

gomenti allegatidaglialemanni abbia il valore di una dimostra-zione,

e che stantechè il Vesme non si difese bene,perciòquelliabbiano il dritto a dichiarar false le carte Alberesi,che da partesua si appalesanosospettee quindidegne di abbandonarsi all'u-niversale

riprovazione.Io forse avrò le traveggole; ma più volte lessi e sempre mi

persuasidi avere sotto gliocchi una solenne contradizione.

Venendo ai particolari,dopo di aver prevenuto a bello studio

r animo del lettore,osserva come indizio di falsità il vedersi in

quellecarte mutata la chiave delle cifre in una stessa pagina.Ma a tacere che questa obbiezione,sebbene in modo diverso,si

fece già dallo Jaffè e la combattè il Vesme, questa eguaglianzache pure non manca in quellecarte,considerate separatamente,non è argomento serio;perchèsuppostoche in un medesimo palin-sesto

avessero scritto più d'uno amanuense, nemmeno perciòsefosse scritto p. e. nell'VlII sec. lascerebbe di essere sincero.

Suiruso di variare la chiave ne dissi sufficientemente più so-pra,

tuttavia non tornerà affatto inutile lo accennare che questavariazione lamentata e stigmatizzatadal Liverani è 'frequentissi-ma

anco nei libriantichi. Epperò se egliavesse come me sotto

occhio Toperadel famoso anatomico Gabriele Falloppio,pubblicata

a Francoforte nel MDC non tarderebbe a convincersi della inu-tile

sua pretesa.Che se poi non è convinto lo dirigoe ai Capituli

facUper la Universitati di la felichicitati di Palermu, » delPanno

1419 ed esistenti nelF Archivio Comunale palermitano,e sono l'o-riginale

stesso approvatoe firmato dal viceré Speciale,ove in uno

stesso paragrafotrovasi adoperatoimperochi, e imperoki; ecianir

deUy eciam,ancora^ etiamdiu;pozzanu e poczanu; prezzu e preczu;

puJbplicae publica.

Soggiungeche essendo venuta meno la necessità di scrivere

palinsestinel 1400,meno ancora vi sarebbe stata la necessità di

rescriversinel XV sec. la pergamena scrittaoriginalmentea caratteri

deirvill.Questa necessitàod opportunitàche ei dice,da qualifonti

la deduce o con qualmetro la misura ? Per altro contrariamente al

suo avviso in queirepoca ed anco un secolo dopo si sono fab-bricati

palinsestie si sono cambiati i caratteri sulla chiave vi-gente,

nel tempo posteriore;così in Siciliasi fece nel 1400,onde

per dir cosi «ternizzare i documenti di tempilontanissimi. Ed in

casi simili appunto avvenne che gliamanuensi,volendo ricopiarlifedelmente cogliantichi caratteri,ne erano sviatidalle nuove abi-

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LE PBRGAMEiNE DI ARBOREA 379

tudini e nuove foriùe di caratteri e di siglee fino di voci,si da

sembrare stentati o poco uniformi,senza che però abbiano corso

pericolonel tribunale degliantiquari.Tra questipalinsesticapitamale anco quelloche contiene un

romanzetto e un'ode in sardo idioma su d'un antica cronaca o

lettera,cancellata a quest'ultimo scopo, eglidice,da queglistessi

ai qualidoveva stare a cuore la conservazione del primo scritto.

Ma e da dove egli ha potuto giudicare che il cancellamento

della cronaca sia stata fatta dai nuovi raccoglitoridi carte antiche

0 che a questinon sia ciò sembrato opportuno se quellalettera

fosse già ripetutain altra pergamena? Questo appunto se fosse

giustodarebbe appiglioa credere falsi tuttii palinsesti,che non

sono altro,come eglipuò insegnarmi,

che antiche pergamene

delle qualisi è cancellato il primo scritto per iscriverne uno cre-duto

miglioreo più consentaneo al caso.

Egliquindivolendo dare ad intendere che tutte quellepergamenefossero stale raffazzonate da sembrar vere anco adoperandoleperlegarelibri (chemalizia di falsificatori11 e che finezza flscaledel

Liverani !!) mette in ridicolo la prosa sarda del 740,perchècopiatanel 1079 sotto il Giudice Saltare

,comechè in quelPepoca nes-suno

sapesse leggere e scrivere in Sardegna, secondo le asser-zioni

del Vesme. É un ammasso di errori di nomi e di date ! !

Ma dove mai è che il Vesme ha neppure ideato ciò, quando

invece propugna V istruzione letteraria in quell'isola giàda tempi

anteriori ajl'eraC. e più ancoi-a nei primi secoli dell'evo me-dio

? Egli ha frainteso come quando mise in bocca al sig.La Lu-mia,

storiografovalente di Sicilia,delle cose che ei mai non sognò,

si che lo redarguìfino a costringereil Liverani a dichiarare il

solenne quiprò quo.

Egliadombra eziandio allo aprireil libro del Sardo Gomita e

lo mette neiranacroiiismo di 101 anni perchè dello Spagnolo;sic-ché

dovrà egualmente dubitare delle antiche carte di Spagna per-chè

hanno del Sardo,e dubiterà dei documenti del Lazio che del-l'uno

e dell'altroha pure i segnimaterni,come ne ha ilfrancese

0 il provenzale.Egli non sa un jotadel sardo idioma 11

Tra le tante che dice v'ha quelladi titolodi Historìa de ssa lin-guai

Sardescacreduto altro anacronismo,perchè ei vuole che in

quei tempi iltitolo di Storia non si desse alle cose grammaticali,essendo questo un privilegiodei tempi nostri. Ebbene sappiae-

gliche la grammaticadi Gorace e di Aristotileda essi fu scritta

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380 NUOVE EFFBMEIUDI SIGILUNE

fra le cose filosofiche e storiche del tempo, epperò gliamanuensi

dopo gliposero il nome più recente di grammatica,che queglinon

avevano mai adoperato.Laonde è più consentaneo a' tempianti-chi

iltitolo di Storia,tantopiùche ilLiverani non dice sotto qualtitolosi dovessero mettere allora l'operadi Giorgiodi Lacon sul-

l^indole del sardo idioma spigolata,da Gomita. Nel copiarsiche

si è fatto dei frammenti di quellastoria forse si sarà potuto va-riare

di voci ecc: per circostanze estrinseche alla veridicità del

primo antico scritto,su i motivi più sopra accennati. Però a riba-dire

rimportanzadi questimi torna acconcio ricordare un giu-diziodel sig.Wolynski che tanto calza. Eglidice • se troviamo

qualche errore storico,geografico,cronologicoecc: nei libri at-tualmente

ascritti alle Sibille,ciò proviene dal fatto che i com-pilatori

dei carmi sibillini del medio evo hanno messo molte cose

che probabilmenteerano di altri autori,

ma che essi credevano

Sibilline.»Ma che dire di anacronismi di scrittori di tempi oscuri

quando il signormonsignore Liverani ne commette ad ogni passo

nella critica contro V opera De Sibyllisdello stesso citato Wolyn-

ski;tanto che suppone e poidà per certo quei codici sibillinisiano

fabbricatida un cristiano nel tempo di Domiziano e Adriano,men-tre

Cicerone ne scrisse 43 anni avanti G. C. ed altri ancora ne

parlaronocome rilevasi da Tito Livio e dai commenti che ne fe

Macchiavelli,

intorno alla influenza della religione,essendo tri-buno

Terentillo ? Meglio che io non sappiaa questo rispettodi

anacronismi ilWolynski ha redarguitoilLiverani in quellostesso

fascicolo dove questo ha tentato di sfregiarele carte di Arborea

e gliuomini che le illustrarono.

Seguendo ancora i suoi appuntia questo rispettoaccennerò al

ridicolo in cui vuol mettere il suppostodel Martini,e quellodel

Vesme, allorché il primo dice che in Sardegna nel secolo VII si

parlassein latino,ed il secondo invece il greco. Ma cosa ne crede

Egli?Il Liverani per tutta obbiezione dichiara che la linguain un

popolonon cambia mai, adducendo Tesempiodella Alsazia e della

Lorena,ove siparlasempre iltedesco malgradolalungadominazione

francese. Allora,di grazia,come è che vennero le diverse linguefiliatedalla ariana ?o che forse nacquero con quei certi aborigeni

nati dallezolle di ciascun paese ? E qualesarà stala la primalingua

de' Sardi ? e perchè T ha egli stesso riconosciuta spagnolizzata

nel libro di Gomita?

Egli ne viene quindia spiegarecome il latino siasitrasforma-

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LE PERGAMENE Di ARBOREA 381

to,filiandone il volgare,e qaindii dialetti secondo le modalità

locali:però avrei stimato di chiarirmi le diverse modalità di uib

istesso paese, tanto che a Tours si parlail migliorfrancese,ed a.

Siena il miglioritaliano ecc. Avrei poisopratuttostimato che mi

avesse data unMdea delle modalità che hanno prodottoe mante-

nato in Sardegna uno straordinario numero di dialetti,mentre

in una partedi provinciatuttora si parlaillatino,forse quelloche

Polibio ritiene per antichissimo e dillicìlea capirsi, come quello

usato nel l*"trattato tra iCaitaginesie Romani nel 509 e quell'altrodel tempo delPespulsionedi Tarquinio,sotto ilconsolato di Giunio

Bruto. Dove poinon capisconulla affattoè nel luogoin cui dichiara

che il fiorentino sia più itaHemo,perchérassomigliaal latino;che

se r induzione fosse vera, qual paese più italiano del Sardo che

del latino conserva tuttora le cognugazioni,ad esempio ^ amti,

tiU amas^ ipsuamaty ecc. le desinenze in s nel pluralee. g. af/lic^

tionesjle voci e. g. eros per domani, i pronomi possessivie. g.

tu8^msy

ecc. e cosi la frase,e. g. da mhi tres panes^ ecc. ? E

notisi che cosi si parlae scrive tuttora e non in linguaspagnola,

malgrado la lunghissimadominazione rovinosa di Spagna di cui

il Ciomita non ne risentila influenza. Se il Liverani poi si reche-rà,

come ho potuto presentire,in Sicilia,

e si compiaceràdi di-portarsi

in Brente,non tarderà a reputareitalianissimoquelpaesea preferenzadeglialtridi quest'isolae del continente,perchè in

Brente si parlacon molte voci latine.

Corruciato allora per le male arti dei falsiflcatod,che eglivede

da per tutto,coglieal balzo la concessione fatta,dal Vesme sulla

possibilitàdi una falsificazionein una breve scrittura e non nelle

moltissime e vane carte Arboresi,per cui dice che moltiplicandosi

questa possibilità,si possa pure facilmente comprendere come

quellee più di quelle se ne siano fabbricate. Epperò mi - ha

fatto venire in sul dubbio che eglipretenda,che tutticoloro ca-paci

di scrivere un verso come Dante, paria Lui divinamente

sappianoscrivere una Divina Commedia.

In appoggiodi quest'ultimaattivitàdei falsi fabbricatori ne

adduce V esempio palpitantedel Mario Alberti ; però non lascia

d^ indicare che questo si sarebbe scopèrtoassai più per t^npo

quando invece di scrivere piccolecose su disparatioggettie fa-cendo

eziandio nuove per antiche monete e medaglie,si fosse lir.

mitato ad una storia di un paese. All'augepoi di quel falsifica-tore

,valsero i giudizidi coloro che giurano in verba magispri,

come adesso molti fanno contro le carte arboresi. 25,,

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382 NUOYK EFFfiMBHlOl SIGIUANE

Intanto l'incentivo dell Alberti era di buscarsi denari ed onori

come molti ne ebbe di fatto;ma ed ai falsificatorisardi qualcom-penso

è mai toccato ? Essi già per iscrivere tutta quellamole di

pergamene e palinsestiper lo meno avrebbero dovuto impiegareun 50 anni,trasferendosi nel continente e lavorando e scartabel-lando

per le biblioteche ed archivi fino a mettersi nella posizionedi fingerecosi bene i caratteriantichi da trarre in ingannomolti

uomini seri e versatissimi in simili materie. Né basta : avrebbe-ro

dovuto fare studio negli antichi scrittoriin prosa e poesiatanto d^arrivare nei componimentiitaliania suj[)erarein forma

,

eleganza,sapore e robustezza tutti quasii carmi che dai primi

tempi del volgareitalianofino ad ora siensiconosciuti in Toscana

e Sicilia.Ma ciò é impossibile,perchèla vena poeticanon si ac-quista

nei libri,come non si compra il criterio.Costoro avrebbero

dovuto conoscere la storia a menadito,

e cosi la geografiae la

numismatica. E finahnente avrebbero dovuto fare incetta di per*

gamene npn scritte da archivi notarili,che conosce il Liverani,

dove mi duole di non sapere se vi siano calamai ed inchiostro pur

del secolo VII o del XII per impedirelo spionaggiodellachimica,

e quindiscrivere e mettere in commercio tutto;e per che cosa ?

per la somma di circa 4ue mila lire.QuestiAlberti ed Annio da

Viterbo dove sono, mei saprebbedire monsignoreLiverani?

In verità,che le supposizioniingiuriosea questo rispetto,non

hanno nò modi nò confini,peroccbòla più semplicelogicavi si

perde.Ma dove sono, io richieggo,questiuomini che per una scodella

di lenticchie hanno permutata la corona da poetie letteratiche

sarebbensi cinta con tanta suppellettiledi cognizionie con si rara

vena poetica? No, V amor di patrianon poteva ridurglia si mal

partito,quando meglioche a scrivere e cantare sui tempiche fu-rono,

si sarebbero immortalati sui tempi che sono, illustrando la

patriacoi nomi propri.

Questi riflessiperò non si accomodano air indole alteradel Li-

vecani,il qualepone a fondamento eziandio della falsità delle

pergamene il modesto uso di chiamare in aiuto la testimonianza

di uomini illustrisulla veridicitàdelle medesime, come ha fatto

il Yesme, ed hanno fattosempre tuttigliantiquari.Eglianzi di-chiara

di non aver mai fattoprò di testimoni quando illustrava

alcuni antichi documenti,comechò di fragileterra ei non cono-sca

la propriae comune origine.Tuttavia,quando non è guari

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LE PKR6A1IBNB DI ARBOBK^ 383

tentava confutare ex cattedra il Dottore Arturo Wolynski in-torno

all'operettaDe Sibyllischei)iù sopra dissi,

non ischiva

di appoggiarsialla autorità di Thorlucius di Alessandro Block e

Triedliep.E vedasi coincidenza tt pure in questa circostanza ei

suppone cose non possibili,tanto che il Yolynskilo prega a mo-strargli

il fonte deglierrori da lui inventati e che hanno dato

corpo agP imaginarifalsificatori.Eppure eglisi crede infallibile!

Al postuttofacendo tesoro deir arte oratoria e del bello stile

che tanto lo distingue,fa un tenero fervorino al Vesme perchè

smarrito, come lo crede,tra le foreste di Sardegna,ritomi al

gregge compunto dei trascorsi.

Epperò illudendosi che il Vesme rìnunzi al suo profondocon-vincimento

sulla sincerità delle pergamene, più forte alza la voce

e dà il colpodi graziaa quelleinnoccenti figliedella verità, fi-gli,

dice,il Vesme si meravigliache i dotti berlinesi abbiano po-tuto

tursi un' idea di si fraudolenta merce,

e di sì svergognati

falsificatorileggendopochelinee:ebbene,a me basta una sola pa-rola

dalla qualein modo irrevocabile si deduce e si conferma la

sentenza. Questa parolaè insurrectionem. Egli V ha proprio pe-scata

fra le centinaia di migliaiadella pergamena delle vite di

Sertorio.E siccome,eglidice,la parolainsurrectio in senso di

ribellione come ivi è usata non data fra noi che dall'SO,cosi es-sendo

adoperatain uno scritto come quellodei primisecoli dei-

Fera cristiana svela la mano del falsificatoremoderno.

Senonchò più fornito di accortezza che di pietàaccenna alla

patente di Enrico re di Inghilterranella quale è usata la parola

insurrectio;ma, come eglidice,nel mite significatodi invasione

della pubblicaautorità;onde è che trovando un oppositorenel

classicoAlberti perchè Tha ritenuta originariadella Polonia e

poi passatain Inghilterra,se ne disbriga,coltacciarlo decaduto

dalla sua opinione.Frattanto a sincerarmi di questa fataleparolalicersi a Ducange e là trovo,nientemeno che i( insurrectio

,reb-^

belUo: apud Rymer^ t. 8, pag. 124.

E tosto aperto questo famoso tomo e Iettar quella paginae la

seguente, più volte mi fu dato rinvenire T insurrectio.Intanto ad

evitare le gratuiteinterpretazionine riportoil seguente brano :

« Et si contingataliquashuyusmodi Congregationes et Insurrec-

" tiones fieri (quod absit)in futurum,aut aliquem de populono*t stro sic temere DeccoUari,Occidi,vel destrui Malefactorum hu-

• yusmodi Temeritatibus totisvirìbus obviare curetis t. Datato daUrotto febbraio 1400,.

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384 NIK"VK EFFBMSaiDl SHUUANE

Ora ben si scorge anco da chi appena sappiatradurre un brano

di latino che qui la parolaCongregatùmesetinturrecUonef è usata

nel senso di congiuratoriribelli,che insorgonocontro ilgoverno.

Egliperò ricorre a più scaltro sotterfugio,e concedendo che

quellaparolauscisse dalla bocca sola di Enrico nel 1400 vuol

dare ad intendere che rimasta sia a Londra in incubazione fino

all'SO per insorgere,infiammata in queltempo sotto la repubblicafrancese.

Ora senza che io voglia chiedere da quando in qua sappiasidei nuovi vocaboli introdottida quel re nella lingua latina

,se

certo non era egliCicerone,e se non sia possibileche alloraap-punto

si fosse adoperatauna voce in disuso e nata nella antica

latinità,0 che per qualunque altro caso sia stata a cognizionedel

Belatone e non del Sertonio,come errava il Liverani,io dico,e

perchèquesta parolanon sarà sortitaprima dalla bocca dì Dela-

ione anziché da quelladi Enrico seicento anni dopo.Anzi io per

redarguizionedirò,se è la parolainsurrecUo che fa giudicaredella

falsitàdi quellepergamene, questa stessa potevaessere suflBciente

per dichiarare pure falsa la patentedi Enrico se per caso in que-sti

ultimi tempi fosse capitatasotto la inquisizionedel Liverani.

Ma a quanto mi pare, qualchescrittore classicoha dato al verbo

insvrgereil significatodel ribellarsiche " un individuo contro

un altro,e tanto più sono di questo avviso in quanto che il Ca-lepino

a schiarimento dello stesso v^rbo scrive inmrgere regnisalicuius b. e. ai regna inmdenda.

Nel Porcellini è pure citato il cantra ferocignatus inmrgens

mnax vulta nel senso di sollevamento,e là pure è soggiuntoa

maggiore dilucidazione:inmrgereregnisalicu/usquehoc est ad re-gna

invaienda. E meglio ancora ei riferiscele paroledi Tacito a^

Mb. il,cap. 16. Insurgerepaullatimmunia Senatusmagistratuum

kgufn in se traere,dalle qualise non v'ha da imbroccare la rea

parolache tanto scandalo ha prodottoneiranimo di Monsignore,v'ha certo a confortarsi,perchè trovasi un^ eco perfinonella Bib-bia

,dóve certamente non avrà messo vìrgolail sacrìlegopugno

del falsariodel canto di Gìaleto^

Questa parolaadunque rinvenuta dal Liverani e caratterizzata

ceme il testimone severo della falsitàdelle pergamene, non è alla

fin fine che una supposizioneche va a dileguarsicome quelladi

altra volta del Promis sulla parolaturcos.

Epperò io preghereiche d^ora innanzi glioppositorifossero

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SAGGIO DI TEOCRITO

L'IDILLIO NELL'ARTE GRECA

Le conceziòtìi delibarle prendendo il lor movimento, e lo svi-luppo

dalle circostanze peculiaride^ tempi,vengon poi a manife-starsi

in varie forme, sebbene tutte intendano al medesimo scopo

cioè,di commentare con V idealitài fenomeni dello spirito,e della

natura; e di fecondare con la fantasiainventrice e accalorare con

r affetto purificante,gr istinti dell'animo nostro, e le sue aspira-zioni

al Bello. Una di queste maniere gentile,schietta,pittorica,

* delicata assunse Parte greca nella creazione delF Idillio.I cen-atomi

in cui questo genere poeticosi raccoglie; le modulazioni

'onde i suoi sentimenti si esplicano;quella cotal mistura di rusti-

^cità campereccia,e di squisitezzacittadina;quelle abbondo voli ar-monie-

the suonano con le frasche,coi rivoletti,co' venti ; quei

colori succedentisi che si digradano e si ritingonoin mille guise

col mattino,col meriggio, con la quietevespertina;tutte le par-tizioni

insomma onde si fa sentire dentro il cuore umano la mu-sica

deir Idillio,5ono incarnate in una realtà presente,per mezzo

di una idealità attinta nel passato.V arte cristianaispirandosipo-tentemente

nella beata luce d' un futuro che deve sovrastare di

gran lunga ad 4)gni trascorsa bellezza,non ricorre ai tipiidillici

con quellafecitità,e verità insieme con cui Parte greca giunse

a ritrarli.E poi minore è il bisognoperchè ilpensieropoeticosi

provi in tal genere primitivo,quando ormai le vie a lui aper-te

nelle moderuB società,alla chiusa de' monti natii hanno so-stituito

i valicati oceani;e al lare paterno la mondiale famiglia.Il

concetto religiosodella paganitàapprestavasi inoltre con maggior

facilezza a risecare la parte rurale dal -resto del Bello cosmico,

dacchè^,il principiomitologicodivinizzando la natura,faceva di

essa tante divise rappresentazioniper quanti eran gliobietti in

cui le divinità si manifestavano alle imaginose menti. Per lo con-trario

il principiovero, unificatore della creazione tutta,parlantela potenza di un solo Dio, non permise al poeta cristiano di di-sgregare

le pastoralicontingenzeper formarne una totalitàesi-

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SAGGIO DI TBOCaiTO 387

stente da sé ; ma bene gliapprese a considerarle come un vago

episodiodel grande poema delP universo. Gessner delineo qual-che

punto di tal episodiocon un affettuoso lirismo. Per queste ca-gioni

r idillio greco che non potèriprodursineir arte nuova della

parola,trovò meglio il suo rammodernamento in quelladella mu-sica

; giacchéquesta è V arte del presente ,e tutte le volte che

cerca di ispirarsial bello d' una futura perfezione,privacom'essa

è d^ un tipo costante,lo fa in cosi indeterminata girìsa, che la

soavità del presente non iscemasi,e^ la melodia non va a perdersi

giammai nei misteri deir avvenire. Ben disse il Manzoni che il

ciclo della poesiapastoraleè ormai chiuso. Ha molte sono le forme

in che V arte un di esplicatasi,

non vive che del passato, e in

esso vagheggia i suoi ideali,giàcompiutiin isquisitilavori.Con

Anacreonte sono sparitele sue ghirlande,la sua cicala,la sua co-lomba

; e pure quei tipidi poeticoacume,

e di divini momenti

resteranno a figuraperpetua di bellezza;e quando per nuove co-municazioni

di popolisaranno abbandonate le antiche vìe alpine,oh r arte ricercherà quellenevi,quelle giogaiedeserte ! sil'arte

che non conosce altra sterile solitudine,che quelladell' utile ; e

si piacedi risalireai suoi tipicon amore immortale; e ciò doposecoli di trasformate realità. Però a tal fine

,e a non altro mi-rando,

a noi é sembrata acconcia opera lo studiare la venustà i-

dillicaneir arte greca ,e ritentare fra' non pochiche vi si sono

provati,di esprimerequalcunadelle sue genialiforme,nel me-tro

italiano. Con siffattiintendimenti pubblicammonel 18^ in Pa-lermo

una versione in rima di alcuni Idilliidi Mosco,

e Bione,

ed abbiam poscia condotto la versione di sei Idillidi Teocrito.

Questo nostro Saggio,anch'esso in rima, comprende: Il Pastore

e i Bifolchi = Gli operai, ovvero i Mietitori — I Pescatori — Da-gli

Amori,Frammento; — che già vennero messi a stampa nelle

Nuove EffemeridiSiciliane,Dispense6, 8, 9 e 10 an.: 1869-70;e

altri due Idillii,cioè.Le Talisie,ossia il viaggiodi primavera,eIl Bifolchetto,che diamo parimente nello stesso giornale.Ciascuno

Idillioé accompagnato di brevi note che risguardinoqualcheInter*

petrazfone,o variante che sia. Né lasciam di soggiungere che il

culto in Sicilia al padre della Buccolica poesiaè stato perenne;

e quando il Borghi ci veniva,quasiispiratodalla presenza de' luo-ghi

,metteva fiato a melodiare con nuovi versi i bei carmi del

pastore siracusano;ma non andò oltre di qualcheIdillio,che diede

tradotto nel Giornale di Scienze,Lettere ed Arti, Pare a noi opera

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388 NUOVE EFFKMKRIDI SICILIANE

d^ un dolce affettoqualunque studio in prosa o in verso facciasi

M Siciliapel vecchio Simichide.

^Messina,«etlembre 1870.

Riccardo Hitcuell

Xe Talisie, ossia il yiaggrio di primavera

IDILUO VII.

^Era nella stagionche verso Alente

J^eregriniandavam dalla ciltade

Eucrito ed io,terao sen venne Aminta

Che célebravan le Talisie feste

A Cerere i due figlidi LicopeFrasidàmo ed Antigene,onoranda

Prole,se ancor di quegli antichi padriVive alcuno fra noi chiaro rampollo.Da Clizia e di Calcon che contro al balzo

Costrinse le ginocchia,e dal profondoTrasse il fonte Burèo. Dattorno al fonte

Verdeggiandone^ rami i pioppie gliolmi

Levavano le chiome, e di beir ombre

Una selva vi fean;né del cammino

Giunti eravam nel mezzo, e non peranco

^11sepolcrodi Brasila apparìa.Che a noi ci venne incontro un peregrino

Di Cidone,un buon uom caro alle Muse,

Licida che di capre era custode.

Chi non V avria raffigurato? in tutto

D^un custode di capre avea sembianza.

D^ irto becco lanoso in su la spallaTenea la fulva pelle,onde partiaOdor di fresco caglio,e un vecchio manto

Con ampio nodo distringevaal petto(1).

(1) Leggoic^axepu*largo,ampio ,come porla la Stereotipadi Lipsia, e r Edi-zione

del 1854 curata da E. L. Ahrens,invece di 'KXoxtoi^e secondo che com-mentano

gliScoliasti,i qualisoggiungonoche scrivesìancheicXoxep"}".

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SAGGIO DI TEOCRITO 389

Ei d'oleastro una ritorta verga

Portava nella destra,e dolcemente

Ridendo mi chiamò con guardo amico,

Che le labbra ridevangii,e mi disse:

0 Simichida,a qual loco tu muovi

Or nel merigge che il ramarro dorme

Sotto le siepi,e non battono Tali

Le capellutoallodole? Ti affretti

A genialconvito,o al torchio vai

D^ alcun de' cittadini? Che al veloce

Tuo piedei sassi intoppano,e di sotto

Ai sandali ti stridono. A tal voce

Io risposico^ Licida amico,Fra quantison bifolchi,e mietitori

Te celebrar odo da tutti eccelso

Modulator d' avene, e il cor me n^ empieUna gran gioia,benché in mente io m'abbia

Che potreipareggiarti,n nostro calle

Ci mena alle Talisie: che V opimoGnor delle primizie,ed il banchetto

Indicono i compagni alla precinta

Cerere,che fé'pìngue il lor ricolto,E l'aia ne colmò! Ma poi che s'apreUn calle a noi,ed una sola aurora,

Melodiam la camperecciarima;Forse il canto dell'un l'altro seconda.

Fervida bocca delle Muse io sono.

Ed ottimo cantor mi dicon tutti

Ma non si lieve è il mio pensierche il creda:

No, della terra in nome, che l'eletto

Sicelida di Samo, o il buon Fileta

Vincer non so nei carmi; e come rana

Disputoinvano a' grilliargutiil vanto.

Furo scaltrii miei detti,e il mandriano

Aprendomi un dolcissimo sorriso.

Questo vincastro io farò tuo,mi disse,

Poiché un germe divino in te si accoglie

Quello artefice io sdegno che all'altezza

D' Oromedonte ragguagliarvorria

Di sua casa il fastigio,e mi ian noia

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390 NUOVE BFPBMBRIDI 81G1LIA!"IE

Le garrulecornacchie delle Mase,

Che dietro agPinni del Cantor di Chio

Si faticano indamo; Or muovi ed ambo

Svegliamoi metri pastorali;lo voglio

Provar se piacciaa te breve canzone,

Che, non è guari,meditai sul monte.

Portino a Hilitene aure seconde

Ageanatteancor che dei Capretti

Tramonti il lume, e intumidiscan Tonde.

E sul rigonfiomar Noto si getti,E Orlon tocchi il pie nelF oceano

Purché Licida fugga i caldi affetti.

Che r animo per lui mi bolle insano;

E gli Alcioni fabbricando il nido

Ne ritornino il mar tranquilloe piano.E tolganNoto ed Euro che al lido

L'estreme alghe sospinge:che fra quanti

Augellipasce il mar, se vero è il grido;

Più di loro son vaghe le mutanti

Azzurrine Nereidi: e a Militene

Volgano Ageanatteaure costanti.

Tutto facil,giisia,con vele pieneEntri laddove il bel porto si espande(1)E alior ch'ei tenga le bramate arene.

Di rose, o aneti io porteròghirlande0 di bianche viole,e al fuoco appresso

Berò di Pteleo vin coppa ben grande.Tosta sarà la fava,al fuoco istesso:

D' apio,di gniza,e d' asfodilloun letto

All'altezza d'un cubito fia messo.

Dolcemente io berò,pien dell'affetto

D' Argeanatte,e a ber le gocce estreme

Ai molli nappi terrò il labbro stretto.

(1)Qualcuno proporrebiiein questo luogo cCicXoocinvece di eOicXoovaccordan-dolo

coD Ageanatte,Ma una tal Icjzione,per quanto buona si vogliacredere«

non

Aggiungerebbenulli alle circostanze di già espresse dal poeta, cioè,che Ageanatte

navigando prosperamente arrivi in Mitilene.La stereotipadi Lipsiache poru que-sta

variante,,adottata dall'Ahrens, segue nel testo la lezione antica,che è quelladi tutte le edisioui.

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SAGGIO DI TBOGIUTO 391

E dae pastorimoveranno insieme

Delle pive il tener, Tuno Acamese,

E nato r altro dal Licopioseme.E Titiro dirà come si accese

Dafni bifolco un di per Sènea, e come

A correr tutta la montagna prese.

E le quercieche infrondano le chiome

D^ Imera al margo, lui plorarche scemo

D^ogni vigore si struggea, siccome

In Rodope, o sul vertice dell'Emo,Le nevi si risolvono o nelPAto,0 sulla vetta del Caucaso estremo.

Dirà come ampia cassa al tempo andato

Vivo accolse un pastor,dove lo chiuse

La scelleranza d'un padrone ingrato;

E che dei fiori i balsami eran use

L' api a recarglivolando da' prati;E il mele in bocca glistillar le Muse.

Cornata avventuroso, a te da' fati

Venne concesso si felice evento:

A te nel chiuso cedro i delicati(1)Favi dell'api dando l'alimento,

Della vaga stagioncompistiil die (2)Cosi non fossi nei miei giornispento!

Le belle capre per montane vie.Ti aderberei;e tu sott'elce o pino

Giaceresti,di dolci melodie

Empiendo l'aere,o Comata divino.

Qui chiuse il canto: e alla mia volta io dissi;

Licida amico,d'altri eletti carmi

(1)Qualcuno alla parolaKé$povche leggasidue versi ìnnanti ha fattocorrispon-dere

la pianta del cedro e non la cassa. Per me ho seguitoV opinionedi tuttigli

interpetriche è quellaappunto dello seoliaste,il quale nota t\^ xuv xlSpovxùv

Xép^HTi TIC ^v ano xsSpouxatewtuafffxsviS:nM cedro ^venivanole api)cioè,

nella cassa la qualedi cedro era costrutta.

(2) Itoc v^iov nou nel testo il tempo phmayerile ,naturo alla nsciu di Co-rnata.

Gli Scoliaste riferendoche alcuni v' intendano un intiero anno xivlcx*'Z-Xov lviauT(Ìvsoggiungono che vi si può interpetrareil mutamento dellestagioni,

prendendouna sola delle quattro partiicioè,quelladi primavera.

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392 NUOVE EFFEMERIDI SIGIUANE

M^ erudìron le Ninfe,allor che i buoi

Pasturava pe'monti; e forse al trono,

Di Giove il grido ne sali.Qual d^essi

Suona più dolce io vo^ cantarti,e mi odi ;

Poiché vivi si caro alle Camene.

A Simichida starnutar gliAmori;

Che tanto il meschinello ama Hirtone,

Quanto le capre la stagiondei fiorì.

SospiraArato a un tenero garzone,

Egli che a Simichida è il più diletto:

Ed Arìsti gentilben vi s'appone.

Aristi,che anche Febo al suo cospetto

Citareggiarda' trìpodifarìa;Ei sa qual vogliaarde d'Arato il petto.

Tu Pane, lo rìduci alla sua via,

Tu che d'Omolo tieni i dolci piani0 il tenero Filino,o un altro ei sia.

Tu lo rìduci nelle care mani

Senza che di chiamarlo Arato stanchi.

Che, se questidesir non fai tu vani.

Non ti battano più gliomerì e i fianchi

Gli Arcadi (ànciuUetti con le squille,

Quando su Tare cacciagionti manchi.

Se il nieghi,io voglioche mille ugne e mille

Ti fendano le membra, e fra glispiniTi si chiudano al sonno le pupille.

E a mezzo il verno t' abbiano i confini

Deir Ebro, e i gi(^hidegliEdonii monti,A cui sono gliArtoi lidi vicini.

E r estate gliEtiopinon conti

T' abbian pastor,dei Blemi a V antro, donde

Alcun non vede più del Nilo i fonti.

Di Bibli e Teti le dolcissime onde

Lasciate,o voi,che fra le sale altere

Dìona acccogliedalle treccie bionde;

0 voi d'Amori leggiadretteschiere,

Che a mele vermigliuzzeio rafiiguro,

Or voi mostrate come l'arco fere.

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394 NUOVE EFFEMBRIOI SICILIANE

Alla terra piegavansigravatiDelle susine i rami, ed il suggello,Alle botti s^apriadi quattro estati.

Dite,0 Ninfe divine,che V ostello

Tenete sulle vette del Pamasso,

Forse ad Ercole offrìa nappo si bello,

Di Tolo antico nel cavato sasso,

Chiron deglianni già canuto? 0 forse

Quei che le rupi fea volare al basso;

Quei che forte pastorTAnàpo scorse,

Polifemo gustò bevanda pari,Allor che in danza la sue stallecorse?

Certo licor,più dilettosi e cari

Mesceste,o vaghe Ninfe,a noi garzoni.Di Cerere Areal presso glialtari:

Oh ancora il cielo d^ agitarmi doni

n ventilabro in si gran copia;ed ella,

Tenendo in man papaverie covoni,Mostri il sorriso della faccia bella.

Messina, setlembre 1870.

i RlGCAaDO MlTGHBLL

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PAOLO MAURA

POETA SICILIANO DEL SECOLO XVII

(*)

Questa ristampanon mi è parsa inutile per più ragioni. Pri-mieramente

perchè Paolo Maura è uno di quei pochi classiciscrit-tori

del nostro dialetto che presto divennero e tuttavia manten-

gonsi popolari; in secondo perchè la scorrettissima edizione del

1759 fatta dal Trento (2) è ornai una, invero poco pregiata,

ra-rità

bibliografica;e finalmente perchè in questo fervore di canti

popolariche invade tutta V isola non era giusto dimenticare un

antico poeta,quasi T.unico, pel tempo in cui fiori,che impron-tasse

le sue poesiedi quelle forme cosi schiette e cosi vive che

oggi ammiransi tanto.

La presente edizione è stata condotta con ogni dilingenzae cpn

critica severa. Al Maura non mancò, fra le altre,la sventura de-gli

editori postumi;e certamente egli non poteva cadere in peg-giori

mani di quelledei signoriAccademici che prepararono e

fecero a loro spese T edizione del Trento. Sia per rispettoalla

fama delFautore,sia per riguardoalla dignitàdel lettore,io ho cre-duto

opportuno scegliereil meglio di quant essi stamparono alia

(1)In giorniiiuiqualiglisludi delle iradizioni popolarisono rÌTolti alla ricerca

degliaatori di una data poesiadivenuta canto del popolo, non possiamo non ac-cogliere

con gradimenlu lo annunzio che si stia preparando una nuova edizione

delle poesie di Paolo Maura poeta siciliano molto popolare del secolo XVII. Questo

aniiunxio ci vien pòrto d^il sig.Luigi Capuana, a suggerimentodel quale il tipo-grafo

sig.Calatola di Catania s' ò messo alla ristampa di quel poeta, ristampache

porterà innanzi la presente prefazione. / Compilatori

(2) Li veri canzuni ccu la Pigghiata,e na divota cumpusizioni italiana supra

l'Ave Maria di D. Paulu Maura celebri pueta di la cita di Miniu. Una e ceu aleuni

antri sinceri canzuni di D. Oraziu Capuana baruni di lu regiu Casteddu di la stissa

cita. Si sUmpanu a spisidi TAccademici di Miniu. In CalUgiruni nellu palazzu

dellu 111.Senatu priSiuiuni Trento, 1759. Cu lioenza di lu Soperiuri.

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396 NUOVE EFFEMEEIOl SICaUANB

rinfusa,riordinarlo,correggerlo,dove occorreva

,con un mano-scritto

del tempo che per sorte ho potutoriscontrare; e in que-sto

modo spero aver vendicato la memoria del poetamineolo dal

grave insulto arrecatole dalla stupidaignoranzadei suoi amici.

Per coloro che non potranno avere in mano 1^edizione dei

Trento onde far i confronti colla mia, basti sapere che in essa di

parecchieottave,che sono componimenti staccati,se ne fa spesso

uno solo ; che molte varianti sidanno come fosserocomponimentidiversi : che talvoltaviene cosi stranamente mutato iltitolod^un

componimento da non potersene affattoraccapezzare piùilsenso:

e non parlodella smisurata caterva deglierrori tipograficiche

rendono la lettura di quellaedizione proprioinsopportabile.A quelliche possono biasimare la mia severità nell^escludere

da questa ristampai componimentimediocri,confesso che avrei

voluto essere ancora più severo ; ma me ne sono ritenuto per ri-guardo

a certe voci non comuni del nostro dialettoche cosi pos-sono

porgere un esempiopel futuro vocabolario siciliano.Però io

non ho tolto senza dare un compenso; giacchéin questedizione

si leggerannoparecchiecosettine inedite e affatto sconosciute che

valgono,senza dubbio,quellemesse da parte;si avranno resti-tuiti

i veri titolidei componimentiche a questo modo quasi ri-nascono

a nuova vita; e si sapranno i nomi delle persone a cui

furono indirizzate alcune poesie,che allora non vennero pubbli-catinon so dire perchè:

Aviei voluto aggiungere una biografiadel poeta,ma per que-sta

non ci fu lasciato nessun ricordo,air infuori dei pochi che

possonsiricavare dalle sue poesie.Si sa solamente ch^eglinac-que

da Carlo e Pietra Maura il 23 gennaio 1638; che lo stesso

giornodello stesso mese sposònel 1763 Doralice Limoli,e che

in ultimo morì in Mineo nel 1711.

La tradizione locale è stata intanto meno dimenticona della cro-naca

col suo poeta.E da essa ho potutospillarealcune notizie

che illustrano,com'oggisuol dirsi,la Pigghiata;ma le dò per quel

che valgonoe senza la menoma guarentigia.Però bisognaconve-nire

che non c^è ragionedi diffidarne;la tradizione si accorda

col documento e lo spiega:può esser benissimo storia schietta.

La tiadizione dunque ci narra che il poeta fu riamato amante

di una l'agazzadi casa Maniscalco,allora un nobile e potenteca-sato

Mineb. I parenti,non volendo permettere lo scandalo d'una

unione disuguale,chiusero Tinnamorata ragazza nel monastero di

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PAOLO MAUBA 397

Santa Maria degliAngioli,e credettero cosi troncare di botto una

passioneche, secondo le idee di quel tempo, poteva imprimereun^onta indelebile sullo stemma della famiglia.Però fecero i conti

senza Toste. Il fuoco dei due innamorati divampò più forte; gli

ostacoli,invece di smorzarlo servirono,com'è il solito,ad attiz-zarlo

meglio; e il campanilee le grate del monastero tennero il

posto delle flnestre e dei terrazzini per Tamorosa corrispondenza.La cosa non poteva rimanere un mistero. Ilgiovane poeta passava

le intiere giornateseduto su' gradinidella chiesetta dello SpiritoSanto

,cogliocchi rivolti a quel campanilee a quellegrate da

cui una mano gentilee desiata gV inviava %ra un caro segnale,

ora un dolce salutò^I parentidella giovinettanon stavano cogli

occhi chiusi,e prendevanosospettodel menomo che ; molto piùche i due amanti

,accecati dalla passione,non sapevano ristarsi

da certe imprudenze,e ne rincoravano ogni giornola dose. In-fatti

si sospettòfinalmente che avessero tentato una fuga abbor-

tita per caso. I Maniscalco,montati sii tutte le furie,giurarono

di perdereT audace innamorato,e Vautxnità seppe subito che un

miscredente,

uno scomunicato,

tulbava con iscandalo di tutta la

città la sacra quiete delle spose di Cristo.

n nobilume, il pretume di quel tempo, cuciti a rete doppio,si

rovesciarono,com'oggisi direbbe su quel protestante,su quel ri-

voluzionarioye il povero Maura fu arrestato,carcerato prima nel

Castello di Piazza,poi nella Vicaria di Palermo: e quando potè u-

scirne via, i mali patitilo avevano guarito,se non dell'amore

certo della baldanza giovanilecon cui aveva sfidato i pregiudizisociali.Cosi finiin apparenza uno di quei frequentie dolorosi

drammi della vecchia società oggi resi impossibili.In apparenza si,perchè se ilMaura potè forse trovar nella vita

di famigliaconforti al suo dolore,ed anco V obblio ; la misera

giovinettanon potèdimenticare tanto presto un amore che l'aveva

si violentemente agitata,e non è difficilefigurarsidi che lagrime

e di che gridadisperatedovette risanare la sua cella prima che il

sentimento religiosonon avesse finalmente persuasa la infelice a

rassegnarsi!

Ma il poeta ha vendicato tutti e due t e la-sua vendetta durerà

ancora un pezzo! Nella Pigghiataeglinon ha risparmiatonessunodei 'suoi nemici. Che serie stupenda di ritratti e di caricature!

Tutti ci sfilano dinanzi come una processionegi'ottescacon un

fremito bestiale sulle labbra,con una gioiaferoce sul viso; cre-

26

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398 NUOVE EFFEMERIDI StCIUANE

dono di subissare il poeta, averne aHegra vendetta,

e non s*ac-corgono

che vivono oramai la vita deir arte,immortali impotentiche il poeta si compiacedi presentareal nostro riso ed al nostro

disprezzo!E non c2q[)isconoche le vittime del loro animalesco

furore vengono da noi non solo conciante,ma amate; e che quellache rimane nelFombra quellache non ha modo di forsiascoltare,

potràesser lieta delle sue pene se oggi,dopo quasidue secoli,

noi c^ inteneriamo in bvore di lei allorché leggiamoche dsd prò*

fondo del suo carcere il poeta esclamava :

Ma punì miicunsolu qualchipocuQuannu ^ntra sti me' guai passa a pinsariLa causa ppi cu^ patu un tantu focu.

Ckrussitutti Tai"nni mi su' cari,

Duci li peni,ed a stu cori affrittu

Nun e' è turmeniu chi lu po' turbari f

Nella Piggiata H più lungo dei componimenti che il Maura

abbia scrìtto,l'arte del poeta è veramente somma. Il soffiodella

vita è passatoper li,e ne ha fatta un' opera letteraria che,dopa

tanta distanza,par nata appena ieri. Trovi nello stile una fre-schezza

che ricrea,una limpidezzaammirabile,e quelpregioche

mi piacechiamare il toscanesimo del nostro dialetto.IIMaura non

isforza il siciliano,non lo gonfia,non lo vuol rendere letterato;

teme il guastarloe se ne guarda. Perciò in lui non trovi ombra

d' imitazione dotta,sia nella forma,sia nel concetto. Tutto vi va

per la piana,ma non pel volgare;tutto vi è spontaneo, di getto,

pensato e parlatoalla buona, ma efficacemente,ma arditamente,

con quellamaestria ,la più difficiledi tutte. Infatti

,mentre il

concetto pare uno di quelliche si presentano a pruna vista,da

alcune varianti si può scorgere per quale trafila abbia passato,e

meglio si vedrebbe se potessero trovarsi gli autografisperduti.Che il Maura dovesse possedereun senso squisitedell'arte si ca-pisce

tosto riflettendo ch'egli visse nel seicento,e confrontando

lo sue poesie,per esempio i canti d' amore, con lutto quelloche

si beli in quel tempo di lambiccato e di strano dai nostri poetivernacoli. Il segreto del Maura mi pare stia in questo; ch'egli

può dire francamente:

Io mi son un che quandoAmore spiranoto, ed a quel modo

Che detta dentro vo significando.

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PAOLO' MAURA 399

Cosi lì SUO frizzo perde di raro V atticismo che gliè pròprioanzi è spesso velato d'una leggieranube di malinconia che lo

accosta diìVhtmor dei moderni. E nel Maura T uomo moderno c'è,

ed assai bene accentuato. Serpeggiaper le sue poesie uno spi-rito

di rivolta contr'ognioppressione,contr'ognipregiudizioche,

guardando al suo tempo, h davvero sorpresa. Egli non teme di

dirci che la Giustizia,scappata via da questo mondo perchè vide

manomesse le sue leggied i suoi riti,

Lassau in vinnitta di so' ribbeddi

Un recipedi pruvulie di baddi,

la rivoluzione in petto e in persona t

Il inaggiordifetto che si possa rimproverareal Maura è come

direbbero i francesi,che la rime n' est pas riche. Il poeta esce di

i*aro da certe assonanze predilette;poco male,

se per compenso

ne abbiamo tutti i pregiche ho accennato qui innanti.

Dalle poesìedel Maura non vanno disgiunte nell'edizione del

Trento le poesiedel barone Orazione Capuana,e non ho voluto

ometterle anche qui,con parchissimascelta. I canti del Capuana

sono tuttid'amore; però la passionevi si sente di rado. È vero

che il concetto vi è talora trovato e reso felicemente,ma spesso

è troppo stillato e arieggiail secolo. Le pochissimeche ristampo

sono il fìore delle sue non numerose ottave e bastano per mo-strare

in lui un ingegno non volgare.Ma da lui al Maura ci corre

Orazio Capuana nacque dal dottor Giuseppe e da Donata Ta-luna

verso il 1608. Sposò dapprima Lucenzia Soldano,donna di

pietosicostumi,poi nel 1669 Lucrezia Limoli. Ebbe vita avven-turosa.

Si trovò mescolato ai tumulti di Napoliquando Masaniello

suscitò la real repubblicanapolitana,maneggiò in quell'occasione

importantissimiaffariper conto del Viceré RodrigoPonzo de Leon,

e corse pericoliassai gravi. FilippoIV ne lo rimeritò creandolo

barone del Castello col regalodi mille ducati. Mori nel 1691.

L'ottava inedita di lui che fu tratta,anni fa,da un antico ma-noscritto

di poesiesicilianedella biblioteca dell'ex-convento dei

Cappucciniin Mineo, si trova in bocca del popolo e merita di

starci.

Giudichi ora il savio lettore se quest'edizione corrispondeagliintendimenti con cui ho cercato condurla,e se mantiene le pro-messe.

Luigi Capuana.

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SUGLI ANEDDOTI SICILIANI DI A.LONGO

E

IL DISCORSO DEL DOTT. HARTWI6

Lettera di L. Vigo a 6. Pitrè

Amco MLassiMo

Come tessera delP amicizia indissolubile che ci collega,vi mando

per r anno nuovo il volume degliAneddoti sidliani del cav. Aga-tino

Longo da voi con tanta brama desiderato. Questo celebre

professore,che ad ottani' anni ha ilvigorementale di un giovane,

ha scritto su quasi lutto lo scibile daH\esordiredel presentese-colo,

né ancora si arresta,talché per onnigena sapienzapuò pa-ragonarsi

a Leibnizio soltanto. Or egliceliando circa il1840 det-tava

questianeddoti di varia natura, fra loro apparentemente sle-gati,

quasi apologhidi praticamoralità,trasmettendo cosiagliav-vertimenti

taluni de' mille avvenimenti briosi,istruttivi,lepidi/

quasi tutti proverbiali,di reminiscenze di antichi pregiudizi,che

si ripetonotradizionalmente fra di noi, e fon parte del reperto-rio

casalingodi molte delle nostre faonigliecittadine e campe-stri.

Arieggianode' foglisparsi; ma nessuno senza utilechiusa,frizzo,allusione,ricordo. L'uomo di straordinaria potenza intel-lettuale,

non dorme neppure fra i nonnulla,quando par che sba-digli

e sonnecchi.

La loro pubblicazioneè di antica data; s'iniziò nel 1843 ìd

Palermo nell'Occhio^Giornale di Scienze,Lettere ed Arti;fu con-tinuata

nella Strenna catanese del 1845, nello scordo di quel-

l'anno medesimo l'evulgòil Musumeci Papale,ed io l'annunziai

alla p. 112 de' Prolegomini a' Canti popolarisicilianisin dal 1857,

talché in siffatto modo si ebbero la massima pubblicità.

Sono essi 80 in 68 articoli corredati da quattro litografieed

impressicon eleganza.Sono nel maggior numero dettati in ita-liano,

ma taluni nel nostro dialetto,

e tutti quanti allegratidei

vezzi della favella insulare spiegalicon appositeannotazioni,delle

Page 408: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

402 NUOVE EFFCMEIODl SICILIANE

mirsi da' pericolie da' tranelli de' rabula curiali e della umana

perfidia(1);come il savio dee comportarsicon gl'inverecondie

importuni(2);nò la satira vi è omessa (3);i costumi,glierrori

popolarihanno ivi il loro cantuccio,vi troviamo quindii morti

che notte tempo giranoper le case il 2 novembre e regalanoi

bimbi di ninnoli,gingillie confetti;il riconto del lupomannaro^di Harrabecca,della Mammadraga, del Babau

,del Babalutu (4);

le burle vi sono frammiste (5);cosi gli effetti della immagina-zione

esaltata,e gliacconci espedientia risanarla (6); ad esser

brevi sono notevoli glianeddoti storici sul Diotaro di Catania,la

enizione del 1669,ilterremoto del 1693,i Taraglionidi Aci-Trezza

e consimili (7),Né si creda il Longo senza predecessori: egli primo adoperò

la prosa, molti la poesia,colori diversi di unica tavolozza nel ge-nere

narrativo;e,tra costoro primeggianoil massimo Meli,Tem-pio,

Marraffino,Grassi Cambino,Cueli,Cangi,dal qualeilLongoritrasse l'aneddoto 22 (8)."Essi ora con l'apologo,ora con la fa-vola,

ora con l'ingenuoracconto dipinseroe ricordaronole cre-denze,

le reminiscenze,le leggendee storielle del nostro popolo,talchò lo scopo di fotografaregliusi de' pastori,de' marinai

,le

veglieinvernali delle nonne, e cosi apprestareal filosofo le fila

della grande tela,che collegaquesta e quellaprogenìe,e ne de-termina

le discendenze,gliincrociamenti,i passaggiec. era ini-ziata

da tempoi Per ragionedi brevità non richiamo alla memoria

dell'Hartwingle opere de' secoli precedenti;che sono state re-gistrate

dal Mongitore,dal Narbone,dallo Scinà e da me mede-simo.

Or come ciascun vede,quel dotte alemanno non ha certo ilme-rito

dell'imparzialità,e chi legge il di lui Discorso può dubitare

a buon dritto di esser veramente colpabilidi errori Mons. Gio-vanni

Di Giovanni,Francesco Perez,Vincenzo Di Giovanni

,Isi-doro

la Lumia, Innocenzio Pulci e. altri illustrisiciliani,annove-

(1) 3, 23, 39, 45, 47, 65, 68.

(2)26, 34, 43, 55.

(3)5, 16, 41.

(4) 19, 24, 28.

(5; il, 12, 33. 43.

(6) 10, 14.

P) 27, 28, 29, 30, 31, 32, 40. 50, 54.

(8) Gangi edis. di Catania,1839,p. 99.

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ANEDDOTI SICILIANI Ì03

rando aache T oscuro mìo nome fra cotanto senno, talché sembra

che eglipoco abbia voluto ponderarele nostre considerazioni. Pa-rimenti

ci fa dubitare potersirestringeree sminuire di luce le

deduzioni dell'Amari sulP influenza lombarda in Sicilia,che egliritiene come vangelo storico,e forse non lo sono.

Se ci venisse poida altra parteil piccoe ripiccocontinuo di

grettopatriottismolocaledi grettoamor di campanilee simili scal-

fiture(1),ci moverebbe soltanto a compassione;ma non cosiquandor udiamo ripeterein Lipsia,da un prussianosapiente,il qualeconosce a prova le storie siciliane nuove ed antiche. Sicuri nel

nostro convincimento della schiettezza de^ nostri giudizi,ragio-niamodelle gloriedi Sicilia,come di Grecia od Egittosi fossero,

fnentre forse altrice ne invìdia V incontrastabileeredità,e valica

mari e terre ad assidersi su^ nostri focolariper istudiarne le reli-quie.

Or questo nostro peccatodi grettopatriottismodi campanile^ove lo scopre ildott Hartwig? È desso politicoo letterario?Tastia-mo

la piaga.Sta bene appellareV Amari provato compatriotanel

senso di cittadino italiano,anzi è poco; noi glioffriamo e aggiun-giamo

corone di querciaa quelledi lauro meritate dalla di lui

valenzia,e plaudiamoil Governo nazionale di avere in lui pre-miato

il merito e glistudi. L'Amari è glorianostra,ma secolui

altri mille non amano meno la patriadi quelgentilecui ferveil

cuore da' giovanianni del Precida (2).E T Hartwig e il mondo

contemporaneo ne hanno prova incontrovertibile.Per opera assi-dua,

coraggiosa,concorde de' suoi dotti,Sicilia insorse la primanel 1848,e proclamòdecaduti i Borboni;e quindinel 1860 ab-dicò

unanime la oltosecolare autonomia del suo campanile.Nò a

ciò arresiossi,avvegnaché contribuì efflcs^cementecol danaro e col

sangue ad emancipareintero il reame di Napoli,riunendolo al-l'Italia

(3).Chi ci vietava di roborare la indipendenzainsulare?L' idea nazionale fé tacere T utilitàmateriale : non un solo fra i

dotti ignoraval'avvenire,anzi ben prevedevalo stato presente,

(ì) Ivi p. 16, aa

{%)Lirica di L. Vigo,4' editione,Torino 1862, p 83.

;f3) Liberar Siciliaé vero

Circa a mille italiani,

Ma yi unendo un altro zero

Di gaerriersiciliani,

E dippiùdue milioni

i)i«ompaite opinioni.

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404 NUOVE EFPEMBRIDI SICILIANE

mentre lo vestiva d'oro air occhio delle masse; ed è questoil

peccato,che V isola non ci vuol perdonare.Air integritànazionale

sacrificammo spontaneirutile propriotramutando in provinciala

piùvalida,antica,isolatamonarchia italiana.Ilplebiscitosiciliano

perciòfu atto sublime di abnegazione,disinteresse,eroismo!

E questo in quanto a politica;che dire per le letteree le scien-ze?

Mentre da oltremare peggioda oltr'alperado ci giungonofiori,e in loro vece e per lo piùspinepungenti,noi poco o nulla

gelosidel propriodecoro,siamo faciliammiratori deglistrani,che

d^alto in basso ci guardano, nò ci risparmianoil sermoncino o

r epigramma.E solenne riprovadellainesistenza del patriottismolocalee air oppostodellacrescente esistenza deir abitudined' ido-latrare

quanto ci viene di fuori,facendo eco per fino alleingiurie,ce la prestailDiscorso dellUartwig,tradotto,stampatoe difinsodal

piùvoluminoso giornalesiciliano,laRivista Siculasenza neppure

una timida paroladi protestadella sua Direzione. Cosa avrebbero

fattoin caso consimile i dotti alemanni,immacolati,irreprensibilidi grettezzae municipalismo? Per lo meno avrebbero detto inur-bano

quelloscrittogettandolonel dimenticatoio. Air Italia,e par-ticolarmente

alla Sicilia,nulla aveva negato o ritolto Iddio per

conservare la grandezzaa cui pervenne all'epocagreca, e le spo-liazioni

romane e de' settentrionalidapprima, e poila tirannide

principescae teocratica collegatain turpeconnubio ,e' immese-

rirono e adimarono,

talché in vari rami dello scibile({uestao

quellanazione ci sorpassò.E chi lo sconfessa? Il tempo,ilbuon

governo, se mai l'Italiapotràconseguirio,ci porranno a paro alle

genticonsorelle; ma intanto perchè tentare di lacerarci i bran-delli

della.....porpora, e farcirei di amarla un berlinese,mentrela Prussia è tanto avida deglialtruicampanili?

Se chiamasi amor di campanileil dolersiSiciliadi aver resti-tuito

Tuno per cento di quanto contribuì e contribuisce al con-sorzio

nazionale,

causa vera degl'inconsulti moti del settembre

1866;di essere -diminuiti i suoi commerci,il valor de' suoi ge-neri,

irretitigliscambi di ogni maniera da intollerabilivincoli

finanziarii;essere tanto sopraccaricala proprietàdi crescenti e

moltiplicidazi,da essere atterzato il valore;e per fino di vedere

il Fisco divenuto condomino de' beni de^ cittadinimercè la ini-qua

tassa delle successioni;di crescere e giungerea talelo sgo-verno

da divenire proverbiale;in questocaso funestissimoricordi

r Hartwigche anche le pietrehanno elaterio,agliinfeliciè con-

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ANEDDOTI SICILIANI ' 405

cesso il lamento,che univoco si ripetedalle Alpia Mongibello.

E qui non c^entrano nò politica,né lettere.

Lasciando questo doloroso argomento, che non è qui luogo di

svolgeree disaminare,che dire deglienvri di coi V Hartwig ci

addebita ? Chi giudicafra lui e tanti illustri storici,

letterati e

diplomaticisiciliani? Non eglidi certo ; la modestia glielodo-vrebbe

vietare. Il non convenire secolui in quanto allastoria pa-tria,

non è errore, ma semplicediscordanza di opinione.Pel passo

di Diodoro che assevera da me male applicato,lo mediti più ac-curatamente,

e si avvedrà non essere per me caso nò di con/iternò di assoluzione: del vocabolo girioè più convenevole non par-

lame. In quanto a' lombardi essendo il suo detto un ricalco in

parte del Degubematis, e in partedelP Amari,glisia noto che

al primo son già tre anni io satisfeci(1);al secondo,che merita

rispettoe onori distinti,sodisfarò con appositadisamina diretta

alla Società di Storia patriadi Palermo, come ho di già pubbli-camente

promesso (2).È ciò basti per gliAneddoti del.Longo e il Discorso deir Har-twig.

L Vigo.

(1) V. La Rivista La SicUifi,aprile1868.

i'ì)Canti popolarisicHiani»raccolta amplissima,p.i24(operain corso di Mnmpai)^

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LEHERE

DI GIUSEPPE BORGHI, DI GINO CAPPONI

E DI GIUSEPPE PUCCI

Firenie. 16 del 1834.

Mio Pregiatissimoe Carissimo Amico

Avrei voluto risponderecolla più grandesollecitudinealla let-tera

vo"tra dei 16 del perdutosettembre;ma, essendo fuori di Fi-renze

il Marchese GiuseppePucci,non ho ricevuto che ieri ilfo-glio

di lui,sebbene mostri la data de^ 7 corrente: per lo che mi

sarebbe stato unpossibileilrendere a voi medesimo, primad'oggi,una replicasoddisfacente. Dico pertantoche, chiunquesia stato

il beiringegno, che ha sparsa per Napolila mala voce che mi

tocca,è egliun calunniatore birbante.

I fogliche qui vi trasmetto nel loro originale, ve le compro-vano

largamente.Capponiattesta non aver perdutoalcun libro :

Pucci dichiara non aver io posto mai piede nella sua Biblioteca,né aver mai avuto librida lui. Mi pare che simili certificalisiano

perentorii.Bisognaperò ch'io vi dica di dove può esser nata si

l'attamoi-morazione calunniosa. Nel 1831 il Bibliotecario Rigelis'accorse che nella Riccardiana mancavano di circa 12 volumi tra

manoscritti e stampali:l'uno dei qualiera l'Edizione principedelle

opere di Lattanzio;glialtri erano cose di minor conto. Quell'ec-

cellenle uomo ne fece subito referto,come doveva; ma, durante

ilprocesso e le ricerche della polizia,se ne mori. Nella mia qua-lità

di Sollo-bibliolecariodi quellaI.e R. Libreria,assisteico' Sin-daci

alla rifezione dell'inventario,dal quale risultò semplicementela predettamancanza. Né intorno a quellapoteva essere incolpatoio medesimo o come negligenteo come disonesto : perocchéfinoalia morte del Rigeli,non era io ilconsegnatariodei codici,e non

ne aveva le chiavi. Il processo poi ha provato che la mancanza

(inparte almeno)risalivaa circa dodici anni prima che fosse av-vertita

dal Bibliotecario. Nuova ragioneper escluder da me be-

Page 413: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

LBTTBRB 407

nanco il sospetto,giacché in quel tempo, io non era in Libreria,m a ne'ppurein Firenze. Insomma,è'vero che nella Biblioteca Rie-

cardiana,

dove io stava impiegato,

mancarono dei libri: ma gliè pur infallibileesser risultatoda un solenne giudizioche a lut-

t'allriche a me se ne deve T imputazione.Che se di ciò si vo-lesse

un altro argomento ancor più solenne,vagliaper tutti TI. e

R. Rescritto de' 7 corrente,col quale Sua Altezza Imperialee

Reale,accogliendola mia domanda

,mi accorda la gii]d)ilazione

dairimpiego,e me ne conserva Tintela provvisione,pagabiledalla

I.e R. Depositeria.Penso che in nessuna parte del mondo si trat-terebbero

i ladricosi. Mi sono disteso in quest^argomento,perchèmi preme singolarmentedi purgarmi presso di Voi,e presso Tot-

timo signor Conte da una calunnia,non sapreidire se più insen-sata

0 più maligna,ma che pur mi poteva nuocere nella estima-zione

d'ambedue, presso i qualilo avere un buon nome è più bi-sogno

per me che ambizione. Non mi distenderò sull'altra tara

che m'affibbia l'Eminentissimo sulla mia condotta sociale per ri-spetto

al mio stato ecclesiastico,perchè so che la mia condotta

è pura e irrepresensibilea fronte di quelladi chicchessia. Ma se

si vuol far parte di condotta ilcappelloa tre punte in testa,e il

ferrajolinoche vi spazzile natiche,allora io converrò che posso

èssere accagionatodi non sapermi condurre. Nella città dove è

tutto per la forma, va bene che si pensicosi;ma quellacittànon

sarà mai la mia, ve lo ripeto.Che se ilbuon Ricci vi scrisseche

io sperava di andar quanto prima a quellavolta,voi faceste be-nissimo

ilcemento alle paroledi lui,interpretandoche io mi con-fidava

di recarmivi di passaggioper Napoli.E il signor Conte sa

che questa mia speranza non era privadi fondamento. Adesso per-tanto

che sono sgombrate,cred'io,perfettamentele nuvole, adesso

vorrei che cotesto mio e vostro egregiopadrone mi trovasse co-stà

un punto ubi consistam. E di ciò a voi ed a lui mi raccomando

propriamentecolle mani in croce. Non gliscrivo direttamente per

timore di riescirglinnolesto,ma se voi credete ch'io lo debba fare,

lo farò subito al vostro avviso. Frattanto riveritemelo mille e mille

volte colla bocca e col cuore, e diteglich'io dormirò più tran-quillo

,allorché saprò che siano dileguatedall'animo suo quelle

ombre che i birboni avevano tentato d'ingerirvia carico mio. No:

sono povero, son disgraziato;ma non sono capace di nere azioni.

Da Livorno non mi è pervenutoné TEsemplare della Raccolta ne-

cr ologicaper la Contessa,che l'ottimo signorConte m'annunziò

Page 414: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

408 NUOVE EFFBMBRIDI SICILIANE

d'avermi spedito,né il librettoche mi dite d'avermi diretto voi

stesso. Dubito che la via di mare sia mezzo poco sicuro : è asso-lutamente

da preferirsirinvio per la posta,sotto fascia. Quanto

alle vostre commissioni,le ho fatte;meno quellache si riferisce

alla tragedia,che m' è stato impossibiledi ripescaresinora : ma

non ne dispero.Addio mio caro amico. Le aspetto con anzietà le

vostre lettere,poteteimmaginarlo.Sono intanto pienodi attacca-mento

e di riconoscenza.Vostro affmoAmico verfl

Giuseppe BorghiAl Chiarissimo

Sig,abbate Urbano Lampredi

Firenze, 30 gennaio 1834.

Mio Carissimo ed otUmo Amico

Due parolecosi allasfuggita,perocchéla posta non mi dà tempo

a diffondermi. Il suggerimentoche mi date di stampare la mia

lettera,non parmich'iolo debba eseguireper ora^ giacchéla cosa

farebbe troppo strepito,ed acquisterebbequel peso che non ha

né può aver la calunnia. E cosi,pendendo ilgiudiziodel pubblico,difBcihnente potreiacquistargraziapresso alcuno che mi raccolga:lo che è ciò che più mi stringe,come servo all'ottimo nostro si-gnor

Conte. Fate dunque che io possa innanzi raccomandarmi in

qualcheguisa,ed allora daremo faoco alla bomba, sempre però

con prudenza e discrezione,perché,sia virtù o viltà d'animo,io

non m'offendo troppo delle ingiuriedella canaglia.Mi basta la

stima delle persone dabbene. Piatti non ha ricevuto nulla fin qui.

Gigi del Bono mi promette di (are delle ricerche per ripescarela vostra Tragedia.Se queste saranno infruttuose

,porròallora

l'articoloin Gazzetta. Farò annunziare quanto prima la Tra-duzione

dell'Aralo,ed io stesso, di concerto col Piatti,mi

darò pensierodi trovarle sfogo.Scrissi all'ammiraglioCicciagoff,

e gliacclusi la vostra stampa. Rispostanon me ne ha data. Se

volete tornerò a scrivergli.Tenterò le varianti che mi suggerite

al primoe secondo de' miei Inni. Addio mio caro Lampredi.Rac-comandatemi

molto all'egregiosignorConte. Eglisolo può con-servarmi

alla societàe alle lettere.Senza Lui, terminerò col sep-

peUirmi.Sono pieno di riconoscenza,di stima e d'affetto.

Vostro aff.moper la vita

Giuseppe Borghi

Al medesimo.

Page 416: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

410 NUOVE EFFEMERIDI SlCIUANE.

Credo il mio detto qui sopra essere di una si completaed as-soluta

natura da escludere ogni dubbio,onde spero avere piena-mentesodisfattoal suo desiderio. Perdoni l'indugioaccagionato

della mia assenza da qui ove trovavasi diretta la lettera,che mi

ha atteso di ritomo : intanto con rispettoed^ossequioho il pia-ceredi dichiararmi.

Di Lei Sig.Can. Prog.-»

Moiitopolì,7 del 1834.

/)«?.'•t Obbl.*''Ser riture

Giuseppe Pucci

A\ medesimo

rJUTiC\ LETTEKAìlLl

Oeceo d'Aseoli, Racconto storico del secolo XIV di Pietro Fan-

FANI, seconda edizione con aggiuntee mutazioni. Firenze,1870.

Chi si da a leggerequesto nuovo libro del Fanfani,senza pri-madare un' occhiata alle paroledeiP autore premesse al suo rac-conto,

si aspetteràtutt'altro di quelloche si trpva;e colle idee

in testa del romanzo, quale oggi comunemente si fa e s'inten-de,

si dirà poco contento di questo lavoro dell'illustre scrittore.

Ma, leggendoinnanzi che questo Cecco d'Ascoli « non è un ro-manzo

nel propriosignificatoche ora suol darsi à tal voce "; e

stando a queste paroledell'autore: « Io ho voluto solamente fare

un racconto,che desse qualchediletto non senza istruzione. Nar-rando

il compassionevolecaso di Cecco d' Ascoli,ho avuto per

propositodi render familiare tra il popolo quel bel periododi

storia fiorentina,di metter in veduta,come suol dirsi,la vita in-tima

dei Fiorentini,le usanze e i costumi di quel tempo, ed an-che

di descrivere in parte com'era allora Firenze. Il racconto è

molto variato di avventure, di guerre, di piacevolezzee di amori;

ma ho fuggitoa disegnociò eh' è pascolopiù ghiottoai volgarilettoridi romanzi,dico le esagerazionidi ogni maniera,passioni

violente,lascivie ed oscenità,orribili colpee delitti,tutto quel-

r apparecchioinsomma dell'arsenale de' romanzieri, per mezzo

del qualesi turba e si sconvolgel'animo e la mente de' lettori;

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CRITICA LETTERARIA MI

tenendomi invece alia temperanza di ogni cosa, e ingegnandomi

di toccare il cuore per altra via,acciocché il mio libro possa la-sciarsi

leggere,anche alle fanciulle {hù gelosamente guardate,

senza un pericoloal mondo, ed il lettore se ne senta placida-mente

commosso, e provocato al bene, anzi che al male,(p.X,

XI) »; troverà invece il lettore che il Fanfani rispose per bene

al disegno,che gliparve da potersicolorire con qualchebuono ef-

fetto(p.Vili).Il miserando caso di maestro Cecco serve all'autore di nodo per

stringereintorno ad esso narrazioni di fatti,descrizioni di foste,

usanze, vita pubblicae privatadei tempi in che vìsse,

e della

cittàsingolarmenteche fu spettatricedella pena deH\\j*colano;e peròdalfenlnita solenne del buca di Calabria in Firenze al processo

e suppliziodi maestro Cecco, ci Imi tanta varietà di dramma, di

costumi, di passioni,di a\'venUire di guerre, di ire di fazioni,di

delicati alTetli,di fervidi amori, di gloriecavalloret^ché,di basse

invidio,di finto zelo religioso,di codarde amicizie,di debolezza

e di grandezza di animi, di amor paterno e di amor liliale,dì

scienza e di baggianateaslrologichejdi facile favore di popoloe

di opposta persecuzione,dì pietàe di sdegno; che tantiaccessori

li rendono ben dipintala lela,e pienadi vita,e curiosa,si che

ti pare aver parte in *joe'fatti die li passano innanzi^o Lieti e

infelici,sia nella piazzade' Priori e in ijuelUidi S. Giovanni,

nel palagiodel Podestà o nel convento di S. Croce,sia nelle case

e nel giardinode' Cavalcanti,nella prioriadi Setiiinello

^o nel

monastero di Mugello.Quanta varietà di caratlero tra il Duca di

Calabria e il veccliio Gerì Cavalcanti,tra la Duchessa e la Bice,

tra Guglielmo d'Artese e GastrucciOjtra maestro Cecco d'Ascoli

e messe r Dino del Garbo, tra la Badessa di Mugello e la Simona

della cui-a di Settimello,tra frate Marcu e il vescovo di iVversa,

tra il prete da Settimello e rinr|uisitoredi Santa Cruco tquanta

diversa cosa la cena e il brio della jjtirroccbiadi Seltiniello,o

la baldoria e i motti pungenti della bettola presso PistojaI

Guglielmo e la Bice sono due carissime ligure,ideale del va-lore,

della cortesia e dell'amore: il Gerì Cavalcanti é li iiroprio

un Morenti no de' suoi tempi-il Duca dì Calabria e Caslruccio sono

qualice li lasciò la salaria;e i|ualili ricordano le scritture di queisecolo maestro Cecco, niesser Dino e H ves^covo di A versa. La Ba-dessa

e frate Marco sono tratti dalPindole di que'teuqiidie spessa

ilavano quelloche queste due ligurecosi ben ci rappresentano ;

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412 NUOVB EFFKMBBIDI SICILIANE

e se 4 prete di Settimello e la Simona da lontano ti fanno ri-cordare

del don Abbondio e della Perpetua,sono intanto figuredel secolo XIV e toscane,non della Lombardia del secolo del car-dinale

Borrcnneo e deir Innominato. Quanto poi a costumi,

ad

usanze di feste cittadine,o a mosse di guerra, o a splendoredi

conviti,la Firenze del secolo XIV è lì,messa tra ilgrande e l'u-mile,

tra rantica fierezza repubblicanae la nuova debolezza,che

non sapeva più co' fattiguardaregliantichi ordini del Comune,

già vicini a cedere alle forze del Duca di Atene; il che è ben

messo nella figuradel Gon"loniere della città innanzi al Duca

di Calabria,da cui si sente spiattellareche la somma del potere

sia tutta in sue mani, e a sua vogliasi facciano i priorie gliuf-fici.

Maestro Cecco è condotto al supplizioper invidia e vendetta;

invidia di scienza,vendetta di delusi amori ; e Tuna e V altra si

colorano dello zelo di religionee di patria,accusando TAscolano

di dispregiatoredi Dante e nemico di Firenze,

e di paterinoe

negromante in fatto di fede. Se non cìie,a potersisfogareV in-vidia

di messer Dino die agio la potenza e V arte della Duchessa

offesa ne' suoi intendimenti e nel suo orgogliosi dal Gugliehnod' Artese e si da maestro Cecco ; e la vendetta della Duchessa

potè finire al suppliziodi Maestro Cecco perchè vi mise mano il

vescovo di Aversa; dando via a tutto l'avvenimento l'amore di

Guglielmo con la Bice,

e il matrimonio avvenuto e P opera di

maestro Cecco che per frale Marco e il prioredi Settimello fa

riuscire il matrimonio e cader del cuore di messer Geri Caval-canti

messer Dino,entrando eglil'Ascolano a partedelle pure giojedella casa Cavalcanti e del nobile cavaliere degliArtese. Nessuna

esagerazioned' intreccio,tutto vi è naturale e posato; e diresti

questo racconto rappresentartil'arte che dalla serenità del Beato

Angelico ti passa pel Perugino a Raffaello e ad Andrea del Sarto.

Rispettoa linguausata nel Racconto,l'autore stesso ha detto

nella prefazione: « Della linguache dirò? Dirò che ci ho speso

attorno ognipiùamorosa cura; studiandomi di essere italiano,senza

abuso di toscanità(p.XV) » e nessuno de' lettoridirà che il fatto

va altrimenti (4).1 piccioUssiminei che una critica schizzinosa

(")Sappiamo che il sig.Brockhaus di Lipsia,il primo tra glieditori di Ger-mania,

ha fatto domanda al Fatifani di volerglipermettere la ristampadel Ceuo

d* Ascoli nella sua celebre collezione ài aulori Ilatiani, e che l'autore ha giàaccoi-

ViU le condizioni proposte.

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CRITICA LETTERARIA 413

e pedantepolrebbetrovare anche ne^ piùperfettimodelli di clas-sico

scrivere,non potranno mai togliermerito a un lavoro che

varrà tra le più belle scritture di eletta linguade' tempi nostri.

È vero si che il Cecco d' Ascoli avrebbe potuto esser maneggiato

con più largo disegno,e con più estesa tela di storia e politicae letterariadel tempo : ma cosi pigliatoV argomento, non sarebbe

stato più il Cecco d'Ascoli del Fanfani,bensì una dotta monografia

filosofica;non un racconto da dilettare e commuovere provocando

al bene; ma una storia da istruire deglierrori,de' vaneggiamenti

della ragione,e delle miserie de' tempi.

Il Fanfani non scrisse peicultori di storia di filosofia,siccome né

meno pe'perdutinella lettura de^ romanzi quali oggi comune-mente

si tengtmo; e ciò avvisò nella epigrafedel suo libro. Il

Cecco d'Ascoli è proprioquelloche fu nel disegno dell'autore;e

a chi non piace dirà il vecchio artista fiorentino:

Tò il legno;e fallo tu.

V. Di 6u)Vanm.

Vita di Bartoloinea d*AL\riatio per Loai^xzo Leò^u. Todi,pr€tttf

Natoli,in 8.

Un fallo de^no di (^serrazìone nel campo delle disciplinesto-

fiche è l'indirizzo della spectalilitch'esse prendono. In tempinon molto da noi lontani chi guardava mi seria la storia dì un

municipio,di una cilLadtuza qualunquef Non c'era una sturia di

Italia? e, a farla generosa, non c'ei*a una storia di Toscana, una

storia di Napoli,una storia di Sicilia? Ebbene : in esse ce n'era

d'avanzo per la storia della nazione che comprende e Toscani,e*

Napolitani,e Siciliani.

Chi la discorre cosi non si appone al vero. Dacché si è capitocon Cesare Balbo che * al sorgere de' Comuni sorge una storia

particolaredi ognuno, si sminuzza» mulUpUcandosi,quellauniver-sale

d'Italia (1)s la bisogna presentasialtrimenti. Da ciò que-

sl'attività insolila di studiosi che sudano a li-arre 'luce d'onde

prima era buio fitto,da documeuii cioò irascurati o non cono-sciuti

per io addietro : dà ciò molte città vantano oggiwai il

loro annalista,alcune il loro storico,parecchida^ quali valenti.

(U Sotfimdm diUi -t"iii dtUUK Itb.VI; ( IS.

27

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414 NUOVE EFreMBRim sigiuanb

Ond^ è a sperare ,e non senza buon fondamento

,che preparala

acconciamente la materia,possa in un non lontano avvenire sor-gere

un ingegno fortunato che le dia ordine filosoQco e concetto

unico in una storia generaledegna della nazione di cui toglieràa narrare le gloriee le sventure.

Per rUmbria (giacchéd'altre terre delta penisolaqui non ac-cade

intrattenersi)ebbesi,tanno già tre anni,un'assennata storia

di Asisi,bene meditata e meglioscrìtta dal prof.Antonio Crìsto-

fari,la qualegodiamo di aver lodata in una rivistasiciliana(1).An-che

prima di essa però se n'era veduta un'altra della vita e delle

geste di un capitanoumbro, ilquale per quarantanniprese partea' Isvolgimentinon pur del Tedino,dove probabilmentesortii suoi

natali,ma altresìdi tutta l'Umbria,Venezia,Romagna e Napoli.È autore della nuova Vita di BartolatiieodiAlviano ildeputato

Lorenzo Le6nìj,ilcui valore nell'arte storica,meglioche dalle lodi

ond'è veramente degno, appariràdell'esposizione,quale che essa

sia,del suo libro;senza di che potrebberopigliarcolore di pia-centerìa le lodi stesse. Questo solo dobbiamo fin da ora avvertire,che nessuna opera fu più ingiustamentedimenticata,quanto que-sta

suH'Alviano. L' habent qtioque sua fatalibelliè una sentenza

dolorosamente vera, ed ognuno potràconvincersi che i buoni li-bri

scarseggianoal paridegliatti generosi;che quegliè da piùtenuto che più eccita la turba de' lettoricon feroci scene e con

frasi reboanti,non chi colla profonditàdeglistudi,colla fede nel

trionfo della giustiziae del diritto de' popolioffre esempi nobi-lissimi

da imitare.

Bartolomeo di Alviano fu guerrierodi ventura,e più ardimen-toso

che non comportassela corruzione della milizia italianain

sul cadere del secolo XV; e fu più volte infelice nelle sue im-prese,

ma le male prove e i disastri non lo-sconfortarono mai. Il

vescovo Giovio, che tenevasi più di una bugiache di dieci ve-rità,

ilfa nascere di bassa gente;,ma Bartolomeo discendeva dalla

nobile e possentefamigliade' Liviani,da taluni fatta originare

da antico casato romano. Suoi genitorifurono Francesco di Ugo-linoLiviani ed Isabella Atti

,dal cui alvo Bartolomeo,ultUno di

cinque figli,fu tratto per operazionechirurgica,di che ella su-bitamente

morissi. Ebbe educazione dicevole alla nobiltà sua,

e

fornitii primistudi sotto iltudertino Antonio Pacini,di non poca

(1) Ori del Popolo,gionialedi Palermo, a. 1,disp.7-8.

Page 421: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

.CRITICA LETTERARIA 415,

fama a que^giorni,e quellidi gentilezzae di cavalleriain casa

di NapoleoneOrsino,che amollo come figliuolo,ed ebbelo a com-pagno

in assai impresearrischiale;fu quasi per diventare uomo

di chiesa più presto che uomo d^armi. Imperciocché,cessato di

vivere Giovan Rainaldo Liviani abate di s. Valentino,

ricca ba-dia

giuspadronatodella famiglia,ei per ordine del padre avesse

dovuto lasciare la cotta del guerriero per quella del pretp:

e pretesarebbe riuscito,pessimo prete forse,se la morte di Fran-cesco

non fosse venuta anzi tempo a farglitramutare la badia di

s. Valentino con la rocca di Alviano, il silenzio delle parelido-mestiche

co^ rumori della gente riottosa e manesca colla quale

prese ad usare.

Viaggiò per molte città non solo di Napolie d'Italiatutta,ma

altresì di Francia e di Germania : e, ritornando in casa gliOrsini,

senti viva bramosia di esercitare nelle armi ilpropriovalore,non

talentandoglipunto dì menar vita di borie e di prepotenzeda ca-stellano.

Leggere in fondo al cuore nessuno può,ma dal poco che

si vede,e dal molto che si ode a dire,TAlviano ebbe sentimento

grandissimodi sé,e coscienza superiorenon già,ma parialla di-gnità

sua : virtù di cui furono degnigliuomini d'ognitempo nati

a grandi cose. Militò a 25 anni (1478)primamente sotto Sisto IV

e il re di Napolinella guerra contro Lorenzo de' Medici,che pur

era tutto negliOrsini ; e, poi che dalla Toscana passònelle Pu-glie

a' soldi di Alfonso di Calabria a combattere i barbareschi,

andossi a mettere a difesadel papa, che negliOrsini avea trovato

validissimosostegnocontro ilduca di Ferrara in prima,e posciacon-tro

i Veneziani giàsuoi alleati.E fece prova d'alto valore,talché

n'ebbe in moglie,come per premio^Bartolomea sorellacuginadi

VirginioOrsini. Le qualiprove non furono nulla a pettodi quelle

arditissime,e fors'anco temerarie,da lui date a Todi quando,preda

questa città alle fazioni di parte Atti e Chiaravallesi che le die-dero

presso che non si dica il crollo,egli,partitosidi Roma, pe-

neti-ava in patria,e infrenava le passionibollenti,e colla fuga

riduceva al silenzio Vittorio ed ^Itobelloda Canale. In compenso

di questo e' riceveva e teneva, investitone da Innocenzo Vili,la

carica di Governatore di Todi,ma se ne spogliavaindi a un anno,

stanco di tante scene di sangue o forse desioso di quellapaceche fino al suo trentasettesimo anno non aveva gustata giammai.Breve, fugacissimafu quellapace per l'Alviano. Le discordie

sempre vecchie e nuove degl'Italiani,le fazioni che agitaronoe

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416 NUOVE EFFEMERIDI SiaUA!"IE

ammiserirono la penisolae, più che altro,le vogliesfrenate dei

principi,le arti poco evangelichedi Giuliana dellaRovere,i bassi

espedientidi Loidovico il Moro, che pur di riuscire nel suo in-tento

di scalzare quel duca Gian Galeazzo Visconti,di cui teneva

temporaneamente il potere,non si sa che non avrebbe fatto:tutto

questo chiamava in Italiai Francesi con alla testa Carlo Vili.

Fonte inesauribile di guai codesta venuta,ad arrestare la quale

a nulla valsero le armi tutte degliAragonesi,rafforzatein prima,

non sostenute poi,non avvalorate sempre dalle armi orsinesche,

dalle papalie da quelledi Firenze. Imperciocchéqueste ultime

dovettero cedere alla prepotenzastraniera;ilpapa per sicurtàdei

suoi domini fu prestoa comporsicon quei Francesi di cui aveva

affrettato la discesa,e che poierasi apprestatoa combattere con

Alfonso,quindicon Ferdinando ; e gii Orsini si abbandonarono

dell'animo allorché il loro Virginioe Pitiglianocaddero in una

delle tante rappresagliein mano dei Francesi. L^Alviano per

quanto fu in lui sostenne Tenore della sua partecon una ener-gia,

che avrebbe potutosalvar gliAragonesiove i suoi consiglisi fossero seguiti; ma quando a ogni cosa vide toccar male,e si

annoiò della vita faziosa più che a valoroso condottiero non si

convenisse;cedette anche luì,e mutò bandiera. Troppo tardi fu

preso questo partito,ed in mal punto. Ferdinando,rifattosi,ap-

prestossia una battaglia;V Alviano,fattoprigione, potè a fatica

salvarsi,per mala guardiadi chi locustodiva,nelle terre orsine-sche,

e correre a tener fronte ai Borgia,

e a resisterea' Colon-

nesi,soverchiatoridegliOrsini.

Quivi,sopperitodalle sostanze della moglie,fece massa di uo-mini

e si afforzò in Bracciano,dove costruì un nuovo bastione,poichéil papa per vendicare gV insultifattia' suoi predecessoridagliOrsini,prigionituttaviaVirginioe i figliuoli,mandava sol-dati

a prenderneper forza i castelli.Un brigantinoche dal Te-vere

stavasitrasportandosopra carri al lagodi Bracciano,fu da

Bartolomeo,nottetempo,incendiato collo scorapiglix)di quantilo

conducevano. Il cardinal Borgia fu a un peloche non rimanesse

ghermito,cacciando per le campagne di Montemario. Dopo varia

fortuna,in cui molta gente fu d'ambe le partiuccisa,e capitanifattiprigioni,e città e terre predatee perdutea vicenda da^ due

eserciti incontratisi tra Loriano e Bassano;i papalinifurono rotti,e la vittoria rimase pienae decisiva per gliorsineschi.U assedio

di Bracciano venne tolto;ma i vincitori,tristizia de' tempiI do-

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418 ìNUOVK KFFEMEIilDl SICILIANE

in amistà e cospiròa^ danni de' Veneziani. Costoro,esosi a' prin-cipi,non amati da' popoli,scherniti daglistranieri,

tentennando

tra la potenzaturchesca e T austriaca,ebbero solo fedeltàe so-stegno

nel braccio del Liviani.Ma anche questo venne loro a

mancare quando nuove rivolture,provocatenel lodino, chiama-

ronlo colà,non a comporre, ma a schiacciarele partifatte impu-nementee spudoratamenteassassine.L'operasua fusalutare,come

quellache,associatasiall'opera riparatricede' papalinie de'prin-cipiromani,mise freno a codesti scelleratide' Chiaravallesi,dei

qualirimarrà memoranda la morte lunga,terribile,feroceappre-stata

allo esizialeAltobello.L'Alviano si ritrasse,ma per poco,a

Venezia,che,avuto sentore deglistraordinariaccidenti de' Bor-gia,

se ne spiccò,correndo a ristaurarequiun barone spodestato,l'ha punirun predatore,sciupandosisempre in zuffe infruttose

sfortunate,inoneste talvolta,finché morto il successore di Ales-sandro,

Pio ni,salial pontificatoGiulio II.

Allora (1503)sua precipuaaspirazionefu di scalzare i Fran-cesi

d"Italia,e farne prendereilpostodagliSpagnuoli.Era moda

del tempo: in cui era tenuto più degno di plausochi meglio

sapesse cooperare a sostener la straniera signoriain casa nostra.

Accecati dai rumori,pochisi awedeano alloradi quellatirannideche ribadiva le loro catene. — Bartolomeo fu lancia spezzatadi

Cousalvo di Cordova,e da sé fece più che Navarro e ProsperoColonna con tutto lo esercitospagnuoloattendato lungoil Gari-

glianoa spiareinoperosole mosse del francese. Egliebbe l'ar-dimento

di passare il fiume;egliassalidi notte ilnemico, e Io

trafissedi faccia e di Hanco,e lo snidò dal propugnacolodi Gaeta,e ricacciollolà dond' era primavenuto. — Favori e mercedi ebbe

in grandecopia,ma le rette sue intenzioni non valsero ad ov-viare

a' malumori seminati tra lui e Consalvo,foioseda un frau-dolento

disegnodi questo ultimo,di dar ragionecon essi al Li^

viani di gettarsialtrovead aprireagliSpagnuoliuno sbocco nella

Toscana;come né manco valsero a dar vittoriaalcapitanotudertesovra i Fiorentini,i qualiegli,mosso da ardente vogliadi con-quista

o da irrequietezzad'animo,o, che è piùprobabile, ecci-tato

allasegretadai nemici della libertàfiorentina(PandplfoPe*tnicci,i Vitelli,il cardinalede' Medici ec.),si accinse di andare

a combattere con 300 uomini d'arme e 500 fanti.Anzi n'ebbe

pienadisfattaa s. Vincenzo,per la qualegliconvenne, ferito,diritirarsiin Pisa: e, guaritodi poi,andarsi a rioonciliaVecol suo

Page 425: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

GRITIGA LeTTERARU 419

antico compagno, che accolselo onorevoimente, presentandolodi

una spada e di un cavallo da guerra.

Questa disfattanon lo sconfortò per nulla,né scemò rattissimo

conto che di lui si nudrìva presso le cortiprincipalid'Italia,ami-che

0 nemiche di lui. Giulio II,che intese a curare delle vecchie

piaghe i suoi slati e a restituirli alla pristinaintegrità,

e che

gridòdavvero: Fuori i barbarie avrebbelo voluto con sé,quandone ricevette in Perugiagliomaggi; avrebbelo voluto anche Ta-

ragonese; desiavanlo quanti ne sapeano apprezzare ilvalore e Tar-

dimento. — Egli però preferìrìacconciarsi con Venezia. E buon

per lei che gliconfidò il pienopotere sovra le armi quando piùn' ebbe bisogno,quando minacciata dallepicchetedesche rìversan-

tisi dalle gole e daglisbocchi de' monti,con accompagnamento di

prodi mandavate a fronteggiarle,e rincularle.E Bartolomeo corse

e pugnò: e fu la sua una marciata trionfale da Venezia fino a

Gorizia e a Trieste. Si sgominarono spauritii nemici : piùdi 1000

rimasero morti sul campo, 5000 prigionieri.Fiume e Pardenone

si resero, che V impeto del Liviani urtava, precipitavaogni cosa.

Dalla sua spadamoveva una virtù,che parve miracolo in un eroe

de' nostri giorni.Fu prova di valore latinocontro furore tedesco,

graziealla quale,fu veduto Palato leone correre vittorioso a po-sarsi

su terre anche non italiane in giorninei qualidi virtù latina

era tanto bisogno.Vero è che i Francesi spalleggiaronocodesta guer-ra,

ma PAlviano mostrò, come senza il loro soccorso, la repubblica

avesse saputo tenere a rispettosadistanza i suoi imprudentine-mici;

come certi nodi,più prestoche scioltidalla fredda diplo-mazia,vadano tagliatida una spada generosa ; cóme

,infine

,la

libertà non si piatiscacolla palma stesa,ma si acquisticol pugno

chiuso. Venezia libera fu largadi onorificenze e di privilegial

suo eroe, cui détte quanto più potesse a quei giorni,

nobiltà e

cittadinanza : titoloquesto che a' di nostri abbiamo veduto reso

comune (e i miei buoni sicilianidel 1860 e del 1866 devono ri-cordarsene)

a un secondo Washington e a un nuovo Berg.

La legadi Cambray troncò sul più bello le gioiedella repub-blicae la domestica quietedi Bartolomeo. Avrebbe potutoVene-zia

con un colpodi mano scongiurarla tempesta che si accumu-lava

sul suo capo, ma non curossi di guadagnarele simpatiedel

papa, né quelledi Ferdinando per combattere Tedeschi e Fran-cesi

che minacciosi piombavanosullaricca città.Fidente abbastan-za

nelle sue ricchezze e nella canizie del suo Senato,assoldò di

Page 426: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

,

420 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

Ogni risma gnerrierie, duce supremo il conte Piligliano,e dopolui Bartolomeo,mandò a difesa dello Stato,difesaad un tempo di

tutta Italia.In questasciagurataguerra salvo fu Tonore degPItaliani,non salva lapatrialoro. Accagionasidi tanta iattura,e con troppa

leggerezza,l'audacia abituale deir Alviano,che parve in quella

congiuntura,e non fu,temerità,e che forse avrebbe potuto,se non

infrenata dal superbo Senato, rendere men tristile sorti della

reginadeirAdrialico. Conciossiachè,dove ne avesse condiviso lo

ardire abbracciandone il disegnoche mirava ad eccitare i lom-bardi

a battere i Francesi nello scendere delle Alpi,priache po-tessero

far massa: ovvero avesse seguitonellaparte più energica

quellodel Pitigliano,che proponeva l'abbandono di qualcheterra,il trinceramento del nerbo dell'esercitodietro l'Oglioe il Serio,

e l'aspettativa;larepubblicasarebbene uscita vittoriosa.Qualche

perditafu fattadell'esercitoveneziano al primo scontro,andati a

male i timidi e malfondati disegnidel Senato,che condannavano

alla difensiva e capie soldatiinsofferentidi menar le mani. Fu

un momento che V Alviano dovette cedere, repugnante per più

ore, a ciò che da tuttisi volle,passar l'Adda,recuperar la bor-gata

di Trivigiioabbandonata dai realisti.Questo segnò il prin-

-cipiodellarotta de^ repubblicani, perchère Ludovico potèpas-sare

sopra tre puntil'Adda ,e mettere quasi senza colpoferire,

il piedenel Veneto. Le zuffe furono quindi accanite e sangui-nose,

e grandecarnificinafu fattadegl'italiani,ed atti di un va-lore

piuttostoche raro unico fecero i ^uci.Nell'ultima battaglia,4Jhe durò più di tre ore, 20 pezzidi artiglieriae 6000 cadaveri

veneziani restarono sul campo. L'AIviano stesso,trafelatoper la

fetica,Jordo di sangue e suo e d'altri,venne in poteredel ne-mico.

La sua prigioniafu protrattaper quattrolunghianni,

senza

pietàdel signoreche ilfé'condurre a Parigi.Come trascorresse

per luiqueltempo,è agevolesupporre: ritornaresui passatigiorni,dettame gliavvenimenti e i casi,e narrare in amare paginegliottenuti trionfi,e le infrenate sedizioni,e i provocatitumulti,ele gioie,e i palpiti,e i dolori.Finalmente,rappaciatesiFrancia

e Venezia,fu libero Bartolomeo,senza che pure dallabocca di lui

uscisse rampogna contro i suoi carnefici;anzi per volere della

repubblica,a' cui servizisi rimise da generale,fece causa comune

con essi,e con essi combattè. Umane vicissitudini!Le sue bat-taglie

non ismentirono la sua valentia: lui alla testa guardarono

Page 427: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

CRITICA LETTERARIA 421

fidenti ì vecchi soldati,i qualiebbero di che emulare col suo e-

sempioantiche prodezzee recenti vittorie. L'Àlviano vinse in piùfattid'armi,e negliassedi sopratutto,ma la soverchia fidanza dei

suoi glinocque piùdel poco impeto nemico. Vincitore a Cremona

e in su quel di Padova, toccò una rotta nel Tirolo,dove a una sua

strepitosavittoria ebbe forza di mutar facciail subito scoramento

de' contadini discesi dalle montagne e volgenticodardamente le

spalleallo avversario;sicché e Francesi e Veneziani sarebbero

stati travoltinel turbine della irrompenteoste nemica, se carità

di patria non avesse consigliatoProsperoColonna, capitanodi

parte contraria,a dare con sottile ai-tiUzioalla Repubblicail be-neficio

del tempo.

Con Girolamo Savorgnaiio, altro eroe del Friuli, Barlolomeo

trasse protitloda! salutare indugio e, come se non fossero .siali

nulla i travaglidi tanti anni, mise insieme per la terza volta un

eserciio. Mercè di esso si videro lavate col sangue le sofferte onte,

Ghiaradadda e Vicenza vendicate con Marignano in (juellefamose

giornaledi settembre (J5!7),die coslarono la vita a 18000 per-

soné" spente nel furor delle mischie con un eroismo degno di

causa migliore per gl'Ispano-impei-iali,delfe^ito che sortirono per

i FrancO'Vetjcziani. E furono quellii giornidi maggior gloria,

ma non di maggiore letizia pel i^apitanotuderte. Egli appres la-vasi

all'assedio di Brescia,e accennava a Verona; ma uscito di

Bergamo passava di vita in Ghedi nel vigore di sue forze, nel

fior delle speranze, nel più caldo dello aspirazioni,addi 7 otto-bre

del 1515. Con lui spegnevansi alcuni malumori nati sorda-mente

tra' Friulani del Savorgnano e i Veneziani di Bartolomeo;

ma con lui spegnevansipure le più belle spei-anze della veneta

repubblica.Nuovi pencoli la minacciarono,

ma i tasi di essa è

meglio consultare nelle storie generalidìtalìa o in quellepar-ziali

di Venezia,che questa del Leónij non ne dice deir altro.

Fu PAI Viano dei più possentibracci della Hepubblica,della

quale corno in vila i guiderdoni,così meritò dopo morte conde-gne

onorificenze. Se nei primianni del suo esercizio alle armi

non parteggiòsempre pel dirittoe per la giustizia:se accanto a^

france"i fu liberale della sua vita,chi potràcon coscienza dire,

che egliservisse allo straniero per mettervi le catene? (lolpnde'

tempiche egli non avesse avuto una patriada servire, che ve-ramente

ei ne fu meriievole J Colpadella fortuna,die e^di non

lasciasse affatto imjnacolato e superioreairinvidia di quantiscroc-

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422 mX"¥B EFFEMEBIDI SKaiAlfB

caronsi e Tengono tattodl scroccandosi una bma che a pochisoli

si addice. Codesto cuore di bronzo non si roppe giammai. Fa

marmo predestinatoad una nobile scultura,e che gliacerbi de-stini

dltalia lasciarono fondersi in calcina !

Pure a noi sembra non del tutto trista la sorte di lui,dacché

postuma e serotina ma piena onoranza gliè stata resa da un

tardo nepote,Lorenzo Leónij.E certo,se i benemeriti della pa-tria

trovassero tutti un biografo paria costui,non sarebbe per

nulla a deplorarequesta seconda morte per le anime de^ generosi^

Poblio dei posteri.L^ opera del Leónij è non solamente bella

,ma anche buona :

bella come opera d^arte,la quale può andare soggettaa pochiap-punti

: buona come opera patriottica,che inculca prìncipinobilis-simi.

De' quali sarebbe giustoofferìre un saggioa certi padrideUa

patriache menano vanto di patriottismoche non ebbero mai. Ma

a che proporre modelli,quando la pelledegliuomini sì è con-vertita

in cotenna di rinoceronte ? I Del resto,a' pochiche avranno

Ietto quest'operaè già tatto chiaro com'ella,tale quafè, venisse

pubblicatain Todi sotto gliocchi di una censura tutf altro che

benevola,e però con pericolonon lieve dell'autore.

La figuradelPAiviano si fa grande in mezzo a quelle de' suoi

contemporanei,non di rado giganteggiafra quelledi un pugno di

eroi. Ad osservarla da tutti i lati è delineata maestrevolmente in

lutto e per tutto ilbene ed ilmale che può dirsene. Ma il bene è

assaipiùdel male, e come in quellolo storico lodasi del suo perso-naggio

e ne condivide iperiglidelle imprese,la gioiadelle vittorie,

la tranquillitàdegliozi passaggierì;cosi nel male rammaricasi co-me

de' trascorsi di un amico, pel quale in certo punto implora

perdono da' suoi lettori.Nulla tace che possa concorrere a ritrarre

l'indole tempestosae fiera del Liviani;onde,ricordando a pag. 120

una cieca vendetta che esso faceva di un Goldifredo Calcaro,gen-tiluomo

veronese a' servizi del signoretedesco,che avealo insul-tato

di dietro col dirglimalignabestiagobbo il Leónijsoggiun-ge

: e Se non si ricordava della benignità cristiana, poteva del

magnanimo sprezzo degli antichi eroi pagani farsi imitatore. Il

sangue del Calcaro,ilsangue della poveretta Astancolle sono per

certo brutti freginell'armatura dell'Alviano.Avremmo voluto che

nel generoso petto non avesse accolto la trista voluttà della ven-detta,

alla qualepur troppo noi Italianisiamo proclivi,ed abbiamo

di ria semenza mietuta una pessima paglia.Duolmi nel vivo di

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GRITIGA LBTTBRAIUA 423

non potere in qaesta parte offerireFesempio del mio eroe, parmiaver quasia dannare un amico; ma vinca il vero, e sappianogliuomini,che non bastano innanzi allastoria a cancellare una brut-tura,

i lunghitravagli,e la splendidagloria." Di guisache puòdirsi deirautore della Vita di Alviano quelloche fu detto delPil-

lustre autore del Beccaria e del dirittopenale:e egliammira, ma

non è mai V idolatra del suo eroe. "

I tempi sono a perfettaconoscenza del Lednìj,il qualeligiu-dica

senza studio di parte.La storia del secolo XVI gliè cosi fa-miliare

come la storia del secol nostro con tutte le passioni,contutti glisconci e le virtù del tempo. Laonde

,non una semplice

biografiaè da dire la sua, bensì una storiache ricercale ragionide^ fatti,e segue con diligenzagli eventi moltiplicie svariati.

Rapido ne' passaggi,franco nelle narrazioni,ha delle paginede-gne

de' miglioristorici.Belle sono quelledove Fautore dolora

che vengano neglettie mal giudicatialcuni uomini meritevoli di

riverenza;più belle le pagine che descrivono la morte di Alto-

bello in Acquasparta;da non trasandarsi questa, che è pregiodi^l

presente articolo citare in parte:« Taluna volta al tacilo morire

di un inerte giorno pugnevaloil desiderio della cara moglie, e

del suo figliuolo,e delle dolci figliuole;e si figgevanella mente

la rimembranza de' monti delF Umbria,

e delF Alpi Friulane,

e

sgorgavano dalla fantasia e dal cuore dell'Italiano i versi e le

rime, una poesia,forse rozza, ma per fermo passionatae virile.

Ciance non erano quei versi,né quelleprose, e perché non erano

ciance,F età ignavae canora non le servò ! Servammo,

stolti!

tanti prostitutoridella parola,tanti commettitori di rime,

tanti

obbedientissimi cortigiani,e non abbiamo neppure una riga né

dell'Alviano,né di Pietro Strozzi,né di Dante da Castiglione,nò

di siffattivalenti,che in Italianosuolo,o raminghi,colse la morte

e la sventura,o troppospesso la calunnia ricopersee fece obliare. »

Queste paroleservono anco a dare un saggio della forma del

libro del Leònij,la qualecostituiscein fondo ilmassimo de' pregiond' esso deve andar lodato;forma grave, classica,piena di stu-dio.

A cui non talenta questa lode di tale che non conosce altri-menti

Lorenzo Leònij,si procurialmeno la letturadella Vita del-l'

AlvianOyperchéaltre citazioni non approderannoa nulla.Qual^

che difetto però ve lo troverà : e ilprincipaleé l'affettazionedella

forma,frequentementeintramezzata da latinismie da arcaismi. Tro-verà,

p. e.;fecionoe damra a carte 34,dove Io studio pazientemente

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424 NUOVE EFFEMERIDI SlGIUANB

durato dair autore sui classicisi traduce in un vero artiQzio;chente

per quale(pag.6 e 65),ridottato (10),me per cade (44),infen-gissimo (124),ed augumentare(49),e commerzi (51)ecc. Quantoal resto vogliamonotare come dall'altezzaallaqualeil Leònijsitiene non sembrano comportabiliquesteparole:t Fu pertantoforza

air Alviano ridursia sustentar la guerra minuta,e paziente,die-tro

alle fosse e alle mura della cittàspiareil nemico per dargli

qualchebussa improvvisae svignare,.,• (pag.IH);né tampoco il

traslatoespresso piùinnanzi (pag.113):t gì'Ispano-imperialida-

pertuttosono assiepatida nemici,veggionodapertuttosul capo

loro una tetra ghirlandadi soldati e di contadini,

e quasiè lor

forza toccarla." Sono sottigliezze,ma le vogliamoricordareperdebito dMmparzialità.

In omaggioa questo principionon taceremo da ultimo come,

guardandotutto insieme il lavoro dello storico tuderte,

un po'affrettataappariscala fine

,dove qualchecenno, sulle cose di

terraferma dopola morte dell'Alviano non sarebbe stato super-fluo.

Ma che è mai codesta menda, e quellache qualchecritico

potrebbeapporre al sistema di filosofiadella storia seguitodal

Leònij,di fronte a' 219 documenti,ineditiquasitutti,che occu-pano

due terzi del bel volume esaminato ? I quali,raccoltiparteneir archiviomunicipaledi Todi,partenegliarchivi di Vienna e

di Firenze,parte ancora in Venezia dagliestrattidelledelibera-zioni

segretedel Senato,dai Commemoriali,dalle letteredel Con-siglio

de' Dieci ecc., avvalorano il testo tutto dellanarrazione.

Giuseppe Pitrè

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Il eh. editore ci fa sapere nella sua elegantissimaprefazionea

quéstiViaggidedicatiagliegregicav. Francesco di Mauro,e dot-tor

cav. GiuseppePitrè,che il Mandavilla cavaliereinglesever-rebbe

quartofra quantinarrarono iloro viagginel medio evo e in

favellaitalianae in altraonde tosto furono recatinella nostra,cioè

dopoilPolo,fraRiccoboldo,ilbeato Odorico;ilqualultimo descri-

i

Page 432: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

426 Nuove kppbmkhiui siciliane

Ad esempio poi del dettato del libro,e delle curiositàche con-tiene,

riportiamoqui questo luogo che appunto dice della Sicilia,

la qualeè grande isola e imito inuma:

e In questa isola di Ciciliaè un giardinoverde e fìorilo dao-

gni stagione,si di verno come di state (1):questa isolacircunda

bene CCCL miglia.Al contrario (2),tra Ciciliae Italianon è altro

che un piccolobraccio del mare, el quale si chiama il Farro di

Messina. Cicilia si è tra el mare Adriano e el mare di Lombar-dia,

e da Ciciliain Calabria non sono oltre che YIII leghe lom-barde.

In Ciciliaè una maniera di serpentie qua' conoscono e fi-gliuoli

ligittimida' bastai*di,perchè e padriloro ,

che vogliono

vedere la pruova ,lasciano andare le serpe intorno a' detti fi-gliuoli;

e se glimordono, sono bastardi,e se non glidanno noja,

sono ligittimie di lìgitlimomatrimonio nati. E questo fanno molti

per vedere se anno ligliuoliligittimio no. Item, in quellaìsola

è il monte Ethna, el quale sempre arde,

« chiamasi Mungibello

e Vulcano,ove ardono due fuochi e gettono diverse fiamme e di-versi

colori;e per la mutazione di queste fiamme, sanno le gentedel paese quando sarà carestia e buona derrata

,freddo e caldo,

umido e secco,

e universalmente conoscono a cbe modo si go-verna

il tempo d' Italia: e questo Vulcano sono XXV miglia,

e

dicesi che questa bocca è dello 'nfemo. •

Di simili strane,ma dilettevoli,narrazioni e descrizioni il libro

è ben ricco,e diverte colla copiadella buona lingua il curioso

leggitore. V. D. G.

Sul Vocabolario poliziotto di Geografia per Carlo Hensingee

con Prefazione di B. E. Mainbri (Milano1870).Lettera del Comr

pilatoreal dottor Giuseppe Pitrè.

Gentilissimo Signore

Rendendole grazieinfiniteper la bontà d' aver concesso nelle

pagine delle Nuove EffemeridiSicilianeun posticinoal Vocabolario

poliglotte,debbo da prima dichiarare : che questo lavoro — an-che

ampliato— non eccederà mai i limiti dell'Europa;che nelle

attualicondizioni mie, avendo a lottare con difficoltàdavvero im-mense,

non mi è possibileallargarela sfera dell'opera presente.

Ora quindisi sta preparandoun vocabolario completòd'Europa

(ì)Foiseiil giardinoallora famoso di PaUrmo, detto la Cuncumaf

(t) Nelle antiche slauipe.si leggo,forse [liùcorrelUiineiite,al conturno.

Page 433: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

GRITIGA LKTTERARU 427

fatto su questo genere, il quale conterrà più di 6000 nomi di

fìumi,rivi,ruscelli etc. Il chiarissimo prof.B. E. Maineri ha ben^

profferitola parolariformala quale a prima xista potrebbescon-certare

qualchetenacissimo di memorie giovanili(partodi geo^

grafia)ma invece,chi ben interpretiquellasua prefazioneal mio

dizionario poliglotte,il concetto del Maineri si potrebbe tutto

quanto riassumere in questidue vocaboli unicuifjtiesuum; la quale

massima,ridotta in pratica,farebbe si che la maggior partedelle

carte geograficheavrebbesi a riformare secondo piùfacilie natu-rali

ragioni.Il disegnoè semplice.Ed ecco ilcome : formandosi

una nuova carta di Europa,si metterebbero in Italiatutti i nomi

italiani,p. e. Nizza e non Nice,Trento e non Trient, Cuneo e

non Còni; in Francia tutto in francese,in Russia tutto in russo,

in Grecia in greco. Un vocabolario quindidi simil fatta servi-rebbe

di chiave in ogni lavoro scientificoletterario.Onde, trat-tandosi

della capitaledella Turchia,vi si troverebbe Stambul o

hlambul (cittàdeir islamismo); in greco Kov^otvxivoicoXtc(cittàdi

Costantino)in italiano Costantinopoli; in tedesco KonstantinopI;in slavo Carogrod(leggasiTsarogrod)(cittàdegliTsarì o Cesari)

(sottintesoRussi;)in bulgaroOrtukeuvi e neir antico Bizantium.

Osservando attentamente questo solo esempio,ognuno vede, come

sarebbe ingiusto,di voler questa città chiamare soltanto Costan-tinopoli,

perchè cosi si usa di nominarla in Italia.

In Italia,sino al di d'oggi,si danno annualmente,nelle città

principali,esami di lingue straniere viventi,

intendendosi con

tale qualificazionele linguefrancese ,inglesee tedesca. Ora di-cami,

gliottanta milioni di Slavi,non hanno essi forse linguadi

sorta ? ed avendola,non hanno una proprialetteratura? e, pos-sedendo

questa, non vi è forse nulla di buono che meriti essere

trapiantato?Basterebbe far la prova, e allora si persuaderebberoche gliSlavi non meritano T epitetodi semibarbari,come, pur

troppo,ogni momento sentesi profferireda tanti e tanti,molto lo-quaci,

perchè ignari.

La presente opera mia, offèrta come ben afferma Io stesso Mai-

neri,al pubblicocome semplicesaggio,altro non è poi che un

supplementoa tante opere di questo genere, nel quale però Te-

lemento slavo è trattato con maggior cura.

Mi abbia con piena osservanza.

Milano, addi 29 Novembre 1870

Dtvoliaimo

Prof. C. Monsingkr.

Page 434: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

IL TITOLO DI DON

Da un voi. ms. miscellaneo della Biblioteca comunale palermi-tana,

segn. Q Q F. 231 togliamo queste curiose notizie sul titolo

oggi comunissimo in Sicilia del Don,

Brudisione ral titolo di Don.

t U re di Spagna FilippoIII concedette nel 1621 per dispaccioreale a una persona nobile il privilegio'prò se et suis del Bon.

Si domanda a quali pei-sone e a che grado di nobiltà concedeva

il suddetto tìtolo. Si desidera di ciò la rispostaconfermata da

qualche autorità ed erudizione. •

€ E cosa più che volgare che dal Domnus latino è forse nato

il Don spagnuolo,avendo tanta affinità questa linguacon quella.Se pure non è dair ebreo Adon, dotninìis,perchè spesso nella

pronunziasi lascia V aleph.Di che esso cominciasse ad usarsi nella

Spagna, ritrovo che Leonigildo re XVI fu .ilprimo ad ordinare

che il re si chiamasse signoreche vestisse di porpora, e che a-

vesse scettro e corona (1);e Bernardo Giustiniani dice (2)che a

tempo di Pelagio re si stabili di dare il Don ai re di Spagna.Or

questo titolo reale l'ebbero a singoiar pregio portarlone' loro

nomi li personaggipiù sublimi della Monarchia, e la cosa andò

tanto air eccesso che dai magnati passòtal titolo ai nobili,

da

costoro alle persone civili,e da queste ai servidori della sala alta:

motivo per cui non solo per questo titolo,ma anche per tuttigli

altri,dei quali si caratterizzavano le persone di conto con del no^

bilismagnifioASymesseri,honorabilis etc. fu fatta prammatica nei

Regno, l'anno 1552,colla quale abolito venne V abusivo costu-me

de' detti titoli ne' registripubblicide' notari,

e sol ven-ne

permesso ciò che di onore per reale concessione tenevasi da

qualche nobile. Come, per esempio, il titolo dHUustre furo-no

obbligatii notari marcarlo per trattamento dei principi,du-chi,

marchesi e conti ; lo spettabileper i Baroni feudatari,ed il

tnagnificusper i soli capitanidi giiìstizia:e cosi immediatamente

(1) Garri.li, Lettere eecletiailiche,t. lY. iett b.

(2)Storia della Monarchia di Spagna, L. Ili e. 1.

Page 435: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

IL Tìtolo di don 429

a questiunicamente investito veggevasi del titolo di Don,quel

personaggioche ne mostrava la sua particolarepergamena. Era

esso un titolodi nobiltà,

e solea concedersi a persone di fa-miglie

illustried ai cadetti dei titolatidel regno, e questo per

qualche servigioprestato alla corona,

e per guiderdone di

qualche virtuosa impresaeseguitada colui in prò del pubblico.Il Marchese Antonino Emmanuele in veggendosiscevro del trat-tamento

di nobile e magnificoche quasi ab immemorabili contava

ne' suoi antichi,curò ottenere un tal titoloe lo conseguìal 1611,

appunto per avere mantenuto due cavalli a sue spese nel servizio

militare del regno. Questo è quanto in pochi minuti di tempo

ho potuto raccoglieresulP erudizione di questo punto, riservan-domi

illustrarlamaggiormente con maggior comodo in altro tempo ".

Queste notizie sono del marchese di Villabianca,Francesco

Maria Emmanuele; al quale non sappiamoda chi erano state ri-chieste

col quesitoche precedequesta rispostadata da esso al

Villabianca. Da un altro ms. miscellaneo seg. Q. Q. F. 210 sap-piamo

poi che nel 1732 fu dato avviso da' regiiconsultori che

proibivapotersivendere il titolo del Don; e ciò perchè conce-duto

in originecome titolo personalee di benefìcio sovrano. La

qualeconsulta potràchi vuole leggerlaa fogl.67 del ms. citato.

V. D. G.

AD OAESAREM OANTIX'

DE suo LIBRO

BUON SENSO E BUON CUORE

Oarrnen (1)

Nil potiuslaudem quam qnae pietatemagistra

Perspicuoeloquio,Caesar,documenta dedisti.

Tu sapere et bene velie doces: caelestia dona!

(1)Monsignore Slaurerighiuno dei più «lislintifra glioblatì di Milano, scrisse

questibellissimi versi in lode de!!'eccellerne spiritoond' è animalo il librodel si-gnor

Canlù,

del quale abbiamo soli*occhio (lodeancor più conchiudenle)la se-conda

edizione

La versione italiana die facciamo succedere al testo latino,devesi all'elegante

penna dell'abate Jacobo Bernardi.

28.

Page 436: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

430 NUOVE EFFEMERIDI SIGIUANE

Fontibus bis oritura quidem nisi forte superstetExtremum exitium populiserrantibus. Huc nunc

ConspirantRomae sanctorum oracula Patram

Quae sapere, ut reduces divina ad pascua gentes.Et bene velie jubentfirmantia dogmata verum.

Ob utlnam valeant tarpatoextradere mnndo

Errorum quotquot prodiereimmania monstra

Tartareis latebris,queis et civiliapassimJara atque officiaebeu ! prodigata: quibusqueHorrida barbaries jam cunctis incubat oris.

Qno res nostra ruet,Caesar,ni in pubblicadamna

Sacra,profanasimul ratio conjuretamice?

Tu prò parte tua egregio praeceptalabore

Ilaliaerecinis.Nullis fleterritusiris

Inconsulta Patrum et vulgidelirialance

Expendis justa;a turpisecernis honestum,

Indicisqueviam securis gressibusaptam,Dum paucisstudeas operam detergeremendis,

Arduus ingenio,ast animo magis arduus insta.

Succedant aliigeneroso pectoi-efortes,

Et voce et scriptis,recti quA semita tendit.

Undique regnantisquis propugnaculaDitis

Quis ruat,atque bonis victricia comparet arma ?

Hoc opus, hic labor est; huc vergunt vota precesque.

Exoriare aliquisnostris ex finibus ultor,

Ense potens,patriaesacro inflammatus amore,*

Qui dudum arrepto consortia-nomina regno

Dejicias,vilesqueprocos. Sic quaevishirudo

Dispereapopuliextremo insatiatacruore.

Italiainfelixlongum miseranda ruinas

Sustinet omnigenas, et turpiaquaeque, perempto

Numinis obsequio,sublatis legibusaequi.Exoriare aliquis,tempiosua jura decusque

Qui redimas populisroores, de" fraeiMKscelestós./"u^*^^-^

Nulla,0 Cesare,nulla emmi più dolce

Che laudar q»e^ tuoi scritti,ove si vivi

I precettidel vero in^ chiaro eloquio

Espor ti piacque,e dell'augustafede

L'informasti alla scuola. È don celeste

Rettamente sapet\ volere il bene,

Page 437: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

GARMB 431

Ciò che tu insegni,e se alle plebierranti

Non sovrasta il temuto ultimo danno,

Da questa fonte la salvezza piglia

,

Suo nascimento. E ridestano i Padri,

Testé in Roma raccolti,a questa meta

Daglioracoli santi il vigorprimo:Gilè i donimi eccelsi,ond' ogni ver s'imperna,Alle gentiridotte ai paschieletti

Della legge divina,hanno per fine

Che ognun chiaro conosca e adempia il bene.

Ed oh ! valganoalfin da questo mondo

Corrotto a discacciar la turba immane

De' vizii,usciti fuor dalle infernali

Latebre a sovvertir miseramente

Ogni dritto e dover della civile

Convivenza,evocando un'altra volta

L' infrunita barbarie a comun danno.

E qua! mai si dischiude orrido abisso

Ove non sorga, o Cesare,la sacra

E profonaragione,insiem congiunte

Amicamente,a dileguarla fiera

Dell'eccidio minaccia? In guisa apertaTu la tua parte arditamente compi,0 Cesare,e la nova opra consacri

Dell'Italiain profitto:e non t'arresta

L'ira fremente,ma su giustalance

11 delirio dei padrie delle plebi

Pesi,e l'onesto acutamente scerni

Da ciò eh' è turpe, e la secura additi

Via dove por fidatamente i passi;E deterso il lavoro arduo da poche

Mende, proseguiimperturbato,e sia

L' ingegnoeretto e ancor più eretto il core.

Altre sorgano teco anime forti

E generose, di parolee scritti

Magnanimi feconde e seguan i'orme

Che nel retto sentiero hai tu segnate.

Ma chi del fiero demone che regna

Sì largamentele trincero abbatte ?

Chi porge ai buoni le vittriciinsegnet

Qui l'oprae la fatica:"e voti e preci

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432 Nuove effemeridi shuuane

Tendono a questo. Alfin sorga da^ nostri

Lidi chi tutto sìa Tiamma d'amore

Per la sua patria,e, indomito di braccio.

Temuto scenda alla vendetta,e spazziVia chi del mal governo ha si gran parte

Settariamente invasa,ed i mendaci

Adulatori e vili,e le bramose

Del popolomignatte,ognor suggenti

Il sangue, cui non lasciano che piene.Patria infelice 1 di ruine molte

E lagrimoseda lungh'^annioppressaE da turpidelitti:a Dio negata

Obbedienza, e dell'onesto infrante

Le leggi;oli! sorga alfiiìchi riguadagni.

Air onore ed al tempio i sacri dritti,

E i costumi componga, e i rei corregga.

ALL'AVV. PROF. GIOV. FR4IHCI0SIID A PIA BARSOTTI

DOLENTISSIMI PER LA RECENTE IRREPARABILE PERDITA

DEL GAV. GIOVANNI BARSCTTI

Prof. (liMeccanica Nazionale nell'Universilà di Pisa

Sonetto

Mentre si fera ambascia il cor mi preme

Per la morte di Lei che tanto amai

Ch' io n' avrò sempre lagrimo"ii rai

Fin che giungano a me V ore supreme ;

Qual dal Panaro vien suon di chi geme

Sovra un gelidoavel rompendo in.lai?

Miseri Sposi) Oh ! poi che abbiam di guai

Non dissimil cagion,piangiamoinsieme.

Piangiamo si,ma ne conforti intanta

Che la bontà divina ha sì gran braccia.

Che tutti vuol con sé nel ttegnoSanto.

Che i nostri cori dal desio portati,

Omai fuor di periglio,a faccia a faccia

S^ affiseranno in Dio fattibeati.

innova, addi 20 decembre 1870.

Prof. Giuseppe Cazzino

Page 440: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

434 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

Una specialedistribuzione di osservatorii nel senso trasversale alia zona della

totalitàera stata fattanella Calabria presso Re^ggiodal R. P. Serpieriscolopioin

accordo col sig.cap. liuffadi ^txito maggiore,ilqaale,occupato nel fare la carta

di quellaregione, disposeche fosseroscaglionatidi tanto in tanto vari ingegneri

topografinella linea normale alla zona,

affinedi trovare il punto precisoin cui

r eclissifinivadi esser totale.

Finalmente nel senso verticalemolli arditiviaggiatoriosarono sfidarele nevi del-

r Etna, 0 salirono a grandialtezze;ilsig.Peters andò fino ai Alonti Rossi,ilsig.D» Schio salisino a due mila metri. Se il cielocorrispondevaali*ardir loro si sa-rebbero

avuti certo risultalidi grandeimportanza,ma fin d' ora possiamodire che

a compenso del loro zelo non ebbero che la neve e la grandinesugliobjettividei

loro lelescopii; invece dei desideratiraggidelle aureole solari.L' idea peròresta e

ildisserentefece rilevarei vantaggiche si avrebbero ad osservare le protuberanzeanche in pienosole su quellavelli sublime. *

Ogniosservatore avea uno scopo determinato e prefisso»onde . non andare va«

gando incerto nell*opera. Ma lo scopo principaleera lo studio delta Corona nelle

forme e neUa estensione»per cui furono oltrei disegnidestinatigliapparatifoto-grafici;

i qualimezzi naturalmente doveano dare anche le protuberanze.Lo studio

spettralepoiera quelloche occupava ilprimo posto per rilevarela natura chi-mica

delle sostanze che formano questiinviluppisolari,e perciònumerosi erano

quellidi apparatispettroscopicipotentiprovvedutie di varie qualitàe forza.

Le particolaritàche spettavano allecipcostanztffisichedel fenomeno,

aveano

pure illoro personalefissato,come appariràdall'espostodei risultatiottenuti.

Questirisultatibenchò imperfettie benché generaJmentecontrastati dallo stito

del cieloburrascoso;che in piùpuntifrusciò le fatichedegliastronomi;pure non

cessano di essere sommamente importantie talida render memorabile eclissi.

Primieramente nella corona furono ad Augusta dal Padre Denza vedute due linee

ben deciseluminose su spettrocontinuo. Una di questefu notata anche a Terra-

nov3-e fissatabene dal signorLorenzofrì,1*altra non fu veduta da esso si velluta

dal P. Denza,ma stando nel mezzo tra ilverde e ilgiallocoinciderebbe con quellagiàaccennata dagliAmericani nel 1869 e che fu creduta dubbiosa. La vivacitàdi

questedue righeera singolare,e fu deplorabileche la brevità del tempo accorciati»

per pilidella metà dal passo di una nube, non permettessedi fissarela posizione.Questoè giàun risultatoassaiimportante.Nelle protuberanzeilsig.Donati ad Au-gusta

con un potentespeltroscopioa sei prismipotè notare la forza e l'intensiu

delle righeprincipali,e la maggiorealtezza della rigagialla, ilche spiegaT orlo

gialloche quelleprotuberanzeaveano direttamente vedute e mostra che questa stria

distendeda una sostanza diversa dair idrogeno.IIsig.Lorenzoni a Terranova oltre

le tre principalivide moltissime altrerighenella regionespecialmentedel verde

e fissòla posizionedi alcune. Questorisultatoebbe pure ilsig.prof.Nobile e il

sig.Burton. Da questa osservazione importanteresta confermata lacompiicaziooe

delia composizionedelle protuberanze»qualegiàera siaia veduta nelle compli-cazioniH sole scoperto,ma insieme mostra qualeimmenso vantaggiosi abbia an-cora

a sperare daglieclissi,malgradola bella scopertadel sig.Jannsen.Le punte delle falciacutissime a cui fu ridottoil sole,analizzate da me poco

dopo la totalitàappena fattele fotografie»mi diedero uno spettrodiscontinuo,con

numerose e largheinterruzioni,ma il mio scopo allora non essendo quest*analisi

ma solo ilrilevarela forma della protuberanzanellospettroscopio,non ne fissai

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L^BCGLISSITOTALB DBL SOLE IN SIGIIJA 435

I grappiil sìg.prof.Nobile a Terranova ha con più particolarità stodiato questofenomeno e rilevatovi delle linee numerosissime di molte delle qualiha fissatola

posizione.Questa è pure una osservazione capitale,perchè permette di profittare

degliecclissianche non couli in avvenire per studiare la composizionedello strato

superficialedella fotosfera solare.

Le fotografiedella corona o^n ebbero luogo per causa di ana nube che passòin quel momento avanti al Sole e lo copri per oltre la metà del tempo, ma emerso

che ne fu, potemmo fnrne una delicatissima delle protubeianzedal lato occidenule.

II sole si vide ricchissimo oltremodo di protuberanzedi maravigliuseforme e va-rietà,

giustificandoquelloche erasi fin dal mattino veduto neglispettroscopii.La

.fotografiaverrà confrontala coi numerosi disegnifalti a Terranova e da noi. Molte

fotografiedelle fasi furono fatte'che saranno utiliper rilevare quale fiducia si possa

nella fotografiacollocare nel prossimo passaggiodi Venere avanti al Sole nd 1874.

La corona apparve ove fu sereno (e lo fu in pia punti, come per incantesimo

spteiandosile nubi) coaie una beUa aureola brillante fornita di raggiconici sparsi

tutto intorno ed in generalerettied acuminati. Questiraggi parvero in alcuni siti

come staccati e non connessi tra loro alla base dall'aureola generaleche orla la

luna. Ma questo non è cbé uu effeUo delt*assorbimento della nostra atmosfera che

non era in coodixioni normali per cui l'aureola stessa si trovò assai ristrettae ridotta

Vnche per la poca altezza del sole alle proporzionidi quellache fu altre volte ve-duta

neHe regioni«ettentrionali. La fotografiaha istruito ildissevente che anche la

luce solare diretta era ridotta ad 1|4della sua forza reJativanente a quellache si

fea in estate; e quindila corona ancora dovea apparirepiù stretta di quellaveduta

a solepiùalto. A Terranova Saturno sivide toccare ilvertice df uno di questiraggifattoa forma di mitra. Solo in pochisitialcuno di questiraggiapparve tortuoso;

in generalefurono rettilinei.

La luce della corona fu trovoU lai sìg.Blaserna fortemente polarizzau, il che

fu confermalo dalTinglesesig.Reynard che ne defini anche il pianodi polarizza-zione

in direcione radeale al sole. Questo è uno dei puntiche occorrea chiarire es-sendo

le antecedenti osservazioni contraddittorie:stabilitoilfatto resta ora a'darno

la spiegazione;sul «he non sono tutti d'accordo.

Al momento delfaccosUrsi della totalitàè bello il vedere l'appressarsidell'ombra

•e studiare le varie fasi del colore del cielo che successivamente vestono l'orizzonte.

Questo studio fu fatto ad Augusta dal sig.cap. Pistoia di stato maggioredall'alto

della cittadella»che notò in vivace descrizione ilvario succedersi all'orizzontelon-tano

sparso di nubi quellab^la scena di luce e li oscurità, quasialba che rapi-damente

arriva e si dilegua.Quivipoi e in molti altri sitifurono vedute quelle

cosi dette ombre volanti o strisce,che notate in altrieclissiprecedenti,restavano

«ncora problematicbe.

Queste in nessun sito furono megliostudiate che presso la tona limite della to-talità

cioè a Reggioe fuori di essa a Messina. Risulta dalla redazione del P. Ser-

pierìe dei professoriSegnenza e Corba che queste strisce ombrose erano dì una

larghezzaapparente di uno a due decimetri o più secondo la distanza dell'oggetto

su cui apparivano;inoltre che esse erano paralleleall'orlo della falce solare e che

orlavano tutto il cono dell'ombra lunare.

Cosi ben definito il fenomeno, si potràdai fisicipassare alla loro spiegazionenon

ancora ben -chiara,ma che al disserente sembrava dover essere molto connessa collo

•iato atmosferico tnireslre,allora ((eneralmeiOeagitato.Furono singolariie sansa-

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436 NUOVE KPFBMERIOI SICILIANE

zioni che il molo di quosle ombre produsseronegliosservatori: e perfinonegliani-mali

che ne furono spaventali;e la genie diceva die pareva che il mondo girasse.

L'influenza sul colore deglioggelliquando erano rischiarati solo dalla estremi

luce del lembo solare fu studiata pure dal signorcap. Buffa e da alcune signore,

che avendo esposto al sole stoffee carte (iflledei colori dello speltrosolare;videro

offuscarsi le tinte come se fossero coperte da un velo, e sparirein prima H tinta

azzurra. Molle altre os^rvazìoni vennero fatte che non sono riferibiliin si corto

ragguaglio,e che non sono senza importanza,ma ommettonsi per brevità.

Risulta pure dal detto, essere sialo quest'eclissifecondo di gramli risultamenti,

ed aver aperto la via a nuovi studi,ilche lo renderà perciòsolo benemerito della

scienza.

In fine il disserente espose glistudi fattidalla Commissione italiana alle sue due

stazioni,a fine di determinare le coordinate geografiche,dei luoghi,servendosi per

la longitudinedel telegrafoelettrico,come pure \s deternnnazione deglielementi

magneticiassoluti e differenzialinelle variazioni diurne e la copiosaserie di osser-vazioni

orarie meteorologichefattein questa oc^Misione per oltre a 10 giorniconse-cutivi,

iqualisludi sarrbbero da sA soli già di molta importanza,

e basterebbero

anche senz'altro a giustificareTattivilà della Commissione.

Il pubblicoplaudùscequesto discorso, dopo di che l'ora essendo larda il Presi-dente

leva la seduta.

Il Segretariogenerale II Presidente

Giovanni Rafparlb Principe Galati

RECENTI PUBltLlCAZIONI — Si è pubblicaloil 2« voi. dei Canli pop'flarisici-liani

raccolti ed iliustratida GiuseppePilrè (Palertno,tipografi!del Giornale di

SiciliaJ87i),il qualecontiene 280 canti da aggiungereai 727 del 1* volume, e

sono : 56 Leggendee Storie,53 IndnvineUit 42 Invocazioni e Preghiere.36 Canti

fanciullesckif31 Ninna-nanna, 21 Aria, 16 Fioii per palii,8 Canti religiosie mo-rali,

6 Conlrculi, 5 Salire,tutti annotati. ralTronlati e illustrali.Segueun Glossa-rio

per tutti e due i volumi, e 31 Melodie popolariscrupolosamenteraccolte nelle

varie provincesiciliane per ogni genere di Canti dell'Isola.

Con questidue volumi il dottor PitrA ha incominciato una Biblioteca delle Tra-dizioni

popolarisieiliaite,che si verrà pubblicandoa spese del solerle nostro edi-tore

sig.LuigiPedone- Lauriel, e verrà fuori coll'ordiue seguente: voi III. Sludi

di poesiapopolare IV-V. Racconti e Fiabe popolari;VI. Giuochi fanciulleschi;VII.

Feste popolari;YIII-XII. Proverbi raffrontaticon quellidei Dialetti d' Italia ecc.

Il dottor Adolfo Holm, profes^real Liceo di Lubecca, ha pubblicatoin Lipsiail

primo volume della Storia della Siciliaantica {GeschiehleSieilien'sim Allherthum),

intanto che egliviene viaggiandoper l'isda nostra prima di metter fuori il2* ed

ultimo volume. È probabileche questa profondaed importantissimaopera venga

quinto prima tradotta. Diari della Città di Palermo del secolo XVI al XIX pub'blicatikui nianoscrit.i della Biblioteci Comunale, precedutida prefazionee corredati

di note per cura di Gioacchino Di Marzo voi. VIL Palermo,L. Pedone- Lauriel 1871.

Le Bime di Fraì^cesco Petrarca con noie di Giuseppa Bozzo, volume 2* Palermo.

A menta, 1871. Nella solenne Distribuzione dei premi aglialunni dellescttoleele-mentari

e deir Asilo rurale Margherita.Digcorso del prof.Luigi Mercanti ni. Pa-lermo,

tipografiadel Giornale di Sicilia 1871. Della Istruzione nei Licei. Lettera al

Page 443: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

varietà' 437

signore,C. Napoli per Clorrado Musolino. Noto, Morello, 1871. VA» le e la Crilica

a propofilodi Mario Rapiiardi.Brevi osservazioni dell' uvv. N. Nicefuro. Catania,

coi tipidella Gazietta 1871. Per Vaperluradeglisludi nella -R. Università di Pa-lermo,

Discorso Ulto il 16 nov. 1870 da Mariano Mucciarelli. Palermo Pedone 1870.

Cola di Rienzo, tragediadi Nicolò Gallo. Pai., tip.del Giornale di Sicilia,1870.

Ippolito,Dramma d'Euripide,volgariazatoda Giuseppede Spuches.Palermo 1870.

iscrizioni. Nuove poesiee prose di GiuseppeCostantino-Ali di Messina. Messina,

tip.popolare1870. Saggidi Critica letteraria per GiuseppePitrè. Palermo, tipo-grafia

del Giornale di Sicilia 1871. // Dlrillo Pubblico ed U Papa p"T il cav. dot-tor

Aristide Battagliaavvocato. Palermo, Amenta 1870. Genesi della l'Iea del Di-

ritto per Nicolò Gallo. Palermo, tip.del Giorn. di Sicilia 1871. De^rizione di al-cune

Conchigliefossilidel Cretaceo superioredei dintorni di Termini- Imerese, pel

prof.Saverio Ciofalo. Catania, Galatola 1870. Sui nervi del gtulo,Lettera al pro-fessore

Jf. Schiff,per il prof.Francesco Randacio deirUniversità «li Palermo. Na-poli,

1870. Sunto della Lezione preliminareal corso di Anatomia patologicadata

dal professoreFasce nella Università di Palermo. (Palermo, Slabiliraento Operai-

tipografi).Lezioni clinichesulle malattie mentali con effettilegali,presso la R. Uni-

f)ersHà deglistudi di Palermo per Francesco Pignocco.Pai., Lao 1870.

I SICILIANI ALL'ESTERO — Nella rivisU annua universale (\eìVAlhenaeum di

Londra parlasicon lode dei due volami di Studi di Stoì'iasicilinua del La Lumia;

della Palingenesi,poema di Mario Rapisardida Catania; deglis itdi di poosi»popu-

lare di G. Pitrè e Salomone-Marino. Nel Journal des Èconomisti'sdi Parigi('selt.1870)

Jeggesiun bel giudiziodi Corcuelle Seneuil sulla Libertà del cambio e delle banche

del messinese Salvadore Buscemi. V Indèpendancehellen que tìi'.i17 dicembre loda

il 2"*volume delle Storie di Tucidide tradotte da Niccolò Cam irla. Del 1* volume

dei Canti popolarisicilianiraccoltied illustratidal Pitrè banno scritto mollo favo-revolmente

la Revue universelle di Parigidel mese di ago:"to,e U grunde rivista in-glese

dì Londra The Academy dei 15 dicembre.

SOLENNITÀ* — 11 13 novenr.bre è stata inauguratala Biblioteca di Parlinico,prò

mossa con tanto zelo ed amore dal prof.Carmelo Pardi. Il discorso letto da lui fu,

come doveva aspettarsi,animato dai più nobili sensi per la bella istituzione,ed é

da sperare cbe quelMunicipionon indugipiù oltre a mandarlo fuori. Sappiamo in-tanto

che il desiderio di un anno addietro del Pardi è ora tal fatto che parlaelo-quente

: la Biblioteca di Partinico conta oramai 4000 volumi !

PREMII ED ONORIFICENZE— Il giorno18 dicembre l'Accademia palermitanadi

Scienze,Lettere ed Ani ha tenuto una tornata solenne in onore dell'estintocav. tC-

merico Amari. Il socio aw. Fr. Maggiore-Pernivi lesse un lungo dotto e affettuoso

discorso Sulla vita e sulle opere dell*illustresiciliano,del qiialdiscorso informe-remo

nel fascicolo seguente.

— Una commemorazione consimile fece nell'Università di Modena il chiarissimo

professoreSbarbaro.

— Il giorno8 dicembre il prof.AngeloSecchi tenne in Palermo in una pubblicatornata dell'Accademia di Scienze e Lettere una Conferenza sulla EecUssi tot»Ue di

sole dei fi novembre.

— È probabilecbe al posto di Direttore del R. Conservatorio di Napoli,vengamesso ilpalermitanomaestro Petrella,o, come altri dice,il maestro Pietro Platania.

INVENZIONI E SCOPERTE — Nella demolizione dei fabbricati che inirombrano

il tetto della chiesa della Martorana furono rinvenuti molti oggettidi ceramica che

risalgonoall'epoca saracena : in alcuni di essi sono disegnibizzarri. Furono ptire

rinvenuti frammenti d'arabeschi qpn letterearabiche,modellati in gesso.

Page 444: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

U8 NUOVE EFFBMKBIDl SUUIAia

BELLE ARTI — Da quldie Icoipo lo seollore prof.Nonxio Morello ha finitoe

fa Tedere nel me stadie 1*oltima sua beU'opera.infesso. È nna figurasedata, e

nffntmit^ vo* Indiana nell*atto che,

come ali*appariredi nna belva, depone

il suo caro lattante per dar di piglioali*arco e alle saette. Vivace la posa ,fiera

nel Tollo e in predaad ansioso torbamenlo» non è perduta o trascurata in essa la

?enustà delle forme ; ansi ò appunto molto a lodare questo lavoro ; perchè il Mo-rello

vi ha disposatolo spiritoalla eleganza,1'ardimento alla grazia,per modo che

le opposte doti fanno in essa contrasto ed armonia ad un tempo. La BKirbidesza e

carnosità delle membra è indizio del grande amore col qualel'artista ha modellato

questa sua opera, in cui la classicitàdella forma,senza servile imitazione,e la na-turalezza,

senza materialismo grettoe plebeo,sono in bel modo congiunte.Noi vorremoM far voti che si egregiaopera fosse tradotu in nurmo; e pia fervidi

li faremmo se potesse rimanere a Palermo. Crediamo però che non può mancarle

fortuna,se, eome ci si afferma,sarà quellamessa in mostra nel 1871 alla Esposi-zionedi Torino.

— Il sig.Loiacono ha compiuto ed esposto uno dei paesaggiche eglisa fare ; ed

esso é suito acquistatod^l nostro Municipio.

— Un gran furto di o^tti del complessivovalore di lirepiù che 100,000ò stato

consumato nel R. Museo di Palermo. Tra essi sono i seguenti:oggettisacri dell'O-

livella,prezzo venale ed intrinseco L. 1380S, 55; pietree camei, prezzo venale Li-re

IMO; prezzo artisticoL.3000;orificeriaantica,prezzo venale L. iOO; prezzo ar^

tisticoL. 6000; monete, prezzo venale L. 3000; prezzo artistico L. 6000; più altri

quattro oggettisacri,prezzo venale L. 4000; prezzo artisticoL. 8(100;in tutto prezzo

veiinle L. Si,iOS,55; prezzo artisticoL. 3I.40S, 55.

Particolarmente troviamo annotata, per la pissidedell'Olivella d'oro lavorata a

cesello,la somma di L. 4877, 55.

— Il valoroso artista sig.Rosario Riolu è stato incaricalo di restaurare glistu-pendi

mosaici rinvenuti nella piazzadella Vittoria in Palermo; od egliha fornito l'o-pera

sua e )llamaestria che tutticonoscono.

Lo stesso sig.Kiolo darà mano tra breve ai restauri dei mosaici che decorano le

paretiinterne dulia Chiesa della Mariorana.

— Ilgiovane«cultore sig.Civilettiè in sul compierein creta una bellissima sta-tua

di TorquatoTasso nelle ultime ore di sua vita.L' infeliceautore della Genoa'

lemme liberala è rappresentatosedente in un seggiolonea bracciuoli col capo presso

che abbandonato sopra un guanciale.La destrn posa sul braccio della seggiola, la

sinistratiene (equesto è un bel pensierodell'artista),uaa corona di alloro,,da cut

pare che il poeta tragga un intimo confoito ali*animo esacerbato dai travaglidel

corpo e da tutto il proprioabbandono. Nel viso glisi leggonole speranze del pas-sato

e i dolori del presente; e se ne rimane commossi e impietositi.Tutto insieme

il lavoro ò pregevolissimoper la jMsìiura,ildisegno,il panneggiamento,e pelcon-cetto

tutto che lo domina; e di questo ci rallegriamocol giovane ariisU.

Il Civilettiha offerto con isponuneagenerositàquestoTasso a Sorrento;quelMu-nicipio

ha gradiloildono, ora ò a desiderare che veduto che 1*abbia non indugiad

affidare al nostro concittadino l'esecuzione della statua in marmo : premio del resto

meritato.

NECROLOGIA — Ai S3 dicembre ò morto in Palermo ilvaloroso archeologoe fi-lologo

tedesco sig.R. Bergmann di Brandeburgo,di cui uno scrìtto sulla epigrafedi Siracusa ò stata pubblicatanel fase, precedentedelie Effemeridi.

«—È morto in Napolinella età di 74 anni il nestore della musica classica Save-rio

Mercadante di Altamura.

Page 445: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BULLETTINO BIBLIOGBAFIOO

L' UNIVERSO, Lellure filosofico-naturali

di atlronomia^ geologia,paleontologia,

fisica,metereologia,zoùlogia,filologia

e antropologia del prof. Raffaele

Pompa ecc. voi. 1. Carlo Messina edi-

lore, Firenze, 1870.

Quest'operadell*egregioprof.Pompa

«ara di tre volami, de' qualiè già uscito

H 1* che contiene quattordiciLetture ,

cioè Lett. !• i Cteh, Leti. «• le nebulose

Leu. 3* le stelle,V il sole 5« il sistema

planetario,Lett. 6" osservazioni, sui si-stema

planetario,Leu. ?• le lune. Leti,

d* lecomete, Lett. 9* i piccoliasteroidi

Lett. 10* il calorico,LetL lì* la luce,

Lett. 12* /'aria, Leti. 13* V elettricità,

Lett. 14* ifenomeni atmosferici.

La trattazione di tanta materia è ben

condotta, e in naodi assai facili,giusta

V intendimento deM' autore e lo scopo

4el libro, di non negare gli studi na-turali

in graziadei metaBsici,né la fi-losofìa

per la fisica,

e far nel tempo

stesso che agevolmente venissero in co-noscenza

de' più i trovati più sodi dcUe

scienze naturali, nieHte oppostialla «co-scienza

,alla ragione e mai alla feile

4legliuomini. Però, Y autore ci fa sa-pere

sin dal proemio del suo libro • ìa

• scopo del presente libro è di mettere

•« in piena luce quanto di mirabile vi è

-" oggineglistudii della natura, e quanto

« abuso se ne faccia dai materialisti na-

?« turalisti attuali,con quel tirar eh* essi

• fanne immoderate conseguenze. • È

insomma un libro che per facili letture

si propone senza negare i progressiveri

^ellc scienze naturali,

combattere la

scuola naturalistica del Vogt, del Mole-

scott, e del Buchner; sofistica,fnscienza,

epicurea in pratica.Questo P volume

dà porzione della Parte I. di tutto il

corso ddle letture che sarà diviso in tre

Parti,cioè Parte I, della nalwra inorgo'

niea; Parte li della natura organica a-

nimale e vegetale.Parte HI, ddl'Anro-

pologia,

e ci auguriamo veder presto

pubblicatatutta intiera essa opera.

L'editore signor Carlo Messina vi ha

premessa un'avvertenza ai Lettori piena

di «olio buon senso e di virtuosi av-visi

sulla educazione inlelleltiva « mo-rale,,

cui si dovrebbe attendere a miglio-rare

davvero il p4»polo; e noi ci con-gratuliamo

col prof.P«mba di avere a-

vuio il .suo libro un editors cosi amo-roso

e intelligeniedel vero bene che

.tuttidovremmo procurare airitalia,in-vece

che colorare scelleratamente di o«

nesto none ogni più diycegevolevizio

0 peggi», che corrompa po|K"Iie go«

verni. V. D. G.

MEMORIA SOPRA L'ANTICA CATTE-DRALE

DI OTTANA.

E SCOPERTE

ARCHEOLOGICHE /ci/l«finelC Isola i»

lutto Vanno 1879 pelCan. Giovanw

Spano. Cagliari,Tipog.del Commer-cio

i87a

Ed ecco qua la relazioae annuale delle

scoperte archeologichefatte in Sardegna

in tutl0 il 1870. Lo Spano è sempre li

pronto a dareela pienadi notizie,di e-

rudìzione,di vita, quale glieloconsente

l'amore ardentissimo deir isola sua na.-

tale, i lunghistudi suU' antichità,

e la

salute,più presto prospera che elione-

Page 446: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

440 NUOVE EFFEMERIDI SIGIUANE

vote air età sua. E noi diamo il benve-

nolo a questa memoria, « ce Tanguriamo

messaggiera di altre moltissime,

e pel

bene che vogliamoalla Sardegna,conso-rella

della Sicilia,e per la stima affet-tuosa

che sentiamo dello Spano.

Come neglialtri ragguaglianche in

questo egliha voluto illustrareun mo-numento

storicosardo primadi scendere

alle novità archeologiche;e stavolta ha

.sceltola Cattedrale di Oltana,colossale

monumento oggi poco conosciuto, de-serto

e non curato, la cui fondazione si

fa rimonUre a poco più che otto secoli

addietro. Fra le scopertepiù importanti

giova ricordare di Tharros una stele fe-nicia

.nella quale rammentasi per la

prima volta il nomn di Astarte,deo

»

corno si sa,

adorala dai Cananei nella

Fenicia ; due balsamari,alcune monete

romane,vasetti

,urne cinerarie ecc; di

Sulcis una forma o pane di piombo del

peso di 34 chilogrammi ,dei tempi di

Mii!nsto,il qua! pane dinota che in

qui'llu(»go sia stata una fonderia per

eonio del Governo; molte monete ed.i-

sciizioni romane; di altriantichi |)aesi,

idolcttiin bronzo, massi granìtici,armi

di pietra,

un nuraghe,stoviglie,sigillidi bronzo, corniole e pietreincise, lu-

ct'rne,

iscrizioniec. oc. Di lutto ciò il

ran. Spano parlalungamente,nulla tra-lasciando

che ne dia contezza e spiega-zione

e ne niustri le analogiecon altre

antidiilà illuslrate da altri e, più che

da altrida lui.

In generale,in ordine ad acquisiiar-cheologici

r anno 1870 ha arriso allo

Spano; e dicendo allo Spano intendiamo

dire alla Sardegna« perchè noi in que-

st' uomo venerando veggiamo personifi-cata

quellaclassica e pure sdimenticata

isola. G. P.

OSSERVAZIONI STORICHE E DIPLO-MATICHE

inl"mo ai diplomi della

Real CappellaPalatina del Cam. Ce-sare

Pasca. Palermo 1870.

Chi non potrìtavere a mano il Tabu-

larlodella Real CappellaPalatina del

Garofalo, e del Mortillaro,né attonde-

re a quanto sol propositoè stato fatto

da* nostri scrittorie raccoglitoridi di*

plomie pergamene antiche,avrà in que-sto

lavoro del can. Pasca quanto gliba-sterà

per la storiade* diplomidella Real

Cappellae per la notizia del loro con-tenuto.

Oltre la descrizione de* diplomi,come

sono oggidispostiin ordine, vi bai in

questo volume raccolte belle avvertenze

sulla diplomaticaantica siciliana,sui

caratterinoicolori usatinelle pergamene,

su* diplomibilin;;ui,sul computo degli

anni ne' diplomiarabo normanni, e in-fine

suir officio de* notari; né manca

una eleganteincisione del diploma del

re Ruggierodel 1139. Ogni pubblicazioneche fa ricordare i dimentichi nepotidella

grandezzade* loro antichi e de' monu-menti

che hanno lasciati,

è sempre da

accoglierecon riconoscenza e con plauso.

V. D. G.

VESTIGIA PRIMITIVE DELLA LINGUA

E DE* DIALETTI ITALIANI di Cesare

Canto*. Venezia, 1870.

Questo opuscolellodel Cantù é una

giuntaimportantissimaallaDissertazione

suir originedella Lingua Italiana dello

stesso autore (Nap. 4865).Vestigiadel

volgare,che non si direhbe della primainfanzia,sono in un atto del 960; e più

che vesligia,é una Ug^onduola tutta in

voljjare,la poesiache uscì da Monte Cas-sino

nel 1865, e fu riferitaal sec. X! :

documenti che non dovrebbero far più

dubitare della iscrizionevolgaredel mille

esistente nella Chiesa di S. Giovanni in

Erice. L'aut. non mostra diflìcollàa rite-nere

il nostro Giulio avesse cantato triil

1174 e il1193; e anzi che a Dino Compa-gnicrei^leappartenere il poema deU7ti-

telligenzaa qualchepoeta siciliano dei

tempi normanni o svevi. Cosi crede pure

che molti de* nostricanti popolaristorici

siano contemporaneiagliavvenimenti :

Page 448: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

442 NUOVE EFFEMERIDI SiaUANE

è oscilo fuoriper cura d«l parr. Alessan-dro

ToU, editore di altritestidel buon

secolo, in occasionedelleNozze Palmieri

Buoniignori,ed eraveramontedf^nochevedesse U luce per la copiadella buona

linguae le elettemaniere che ci trovi,sic-come

in tulle le seriliwredi queitempi

d* oro per la italianafavella.11 eli.edi-tore

ha fornitoquestovolgarinamentodi

opportunirìscootrisia rolla Volgata*sia

col testo greco, e di sapientiannolasioni

te"ilogicheche chiariscono all'uopo ladot-trina

dell'Apostolo.Quelche è singolar-mente

da notare nella lezione di que.slo

testo è illeggervifraliinvece di fraieUi,

alla latina,

e qualchealtra voce di uso

non frequenlene' testimedesimi antichi.

Desidereremo poiche l'cgr.e*liloreparr.

Toti desse fuori altrepartidi quanto vol-

gariizamento• corapilaloeordinata mente

trailo di lutU e quattro evangeli,• cosi

come non vorremo né Bianco si tentasse

3i soli VI capi pubblicalidel S. Matteo

sopra uh codice del sec. XV, V allro eg.

uomo nostro carissimo colleganellaCom-missione

pe'testidi linguacav. France-sco

Di Mauro di l'ollica. V. D. G.

LE RIMR DI FRANCESCO PETRARCA

eoi coinenlo di Giuseppe Bozzo. voL

secondo. Palermo, Amenta 1870.

Del primo volume di "|uesloComenta

si diede avviso nelladi8p.IV-Vdi queste

Effemeridi;e col nostro giudiziosi ac-cordò

quellodel Ptopu^natore di Bolo-gna.

Questo secondo volume comprende

le Rime m «torte di Mmdowa laura, i

Trionfi,e le Rimétofra vari argommti;,

e ognuna di queste parti"cosi come nel

primo volume" è seguitada dotte digretr

sioni intorno alla partedel Canzoniere

cui fanno di conchiusione. Nelle quali

digre$tionitrovi dellesottilie feliciin-

terpetrazionidi qualchepasso dubbio o

oscuro del grandePoeto; o belle consi-derazioni

suir indole della poesìae sulle

cagionidi qualchepiìlifamoso componi-

mentodel Petrarca : ilche accresce pre-gio

alle note che in questo volume sono

forse piùspesse che nel primo ,e alle

avvertenze estetiche che ci hai per lo

piùad ognicomponimento,eondolic con

savio giudizioe gusto bene educato alle

bellezzeclassiche de' padridi no.«lra let-teratura.

Né mancano infine i raffronti

con figuree locuzioni di altri fioeti»

qualispecialmenteVirgilioe Dante, ov-vero

con luoghi scrìttoralicosi noti al

doUo poeto dell'Africa « all'autorede'

libri della Vita solilaria,del Dispreiza

del mondo, e de' Rimedii déVuna e tlei^

r (Ulra fortuna^

Auguriamo al nostro piiese che sieno

frequentifra noi questisludi,da' qualinon solamente guadagna la buona col"

tura delle lettere,bensì l'educatione vir-tuosa

delia mente e del cuore.

V. D. G.

VIAGGIO AVVENTOTOSO és Coneordia

su queldi Modena o Nolo in Sicilia^

dell'avv. Ernesto Corti, prof,tli

Lettere itoliane.Noto, 1871.

Rare volle s'è scrittodi cose siciliane-

vedale in viaggisenza bolle diritteo di

traverso a questo povera isola;eppure.incredibile diclut questo viaggioavven^turoso dice bene di tuttinoi. Grazie al

sig.avv. Ernesto Corti t

Partendo da Concordia ilsig.Corti si

recava quest'anno passato a Palermo,

Messina,Catonia" Patagonia,Galtogiro-

ne, Siracusa,Nolo»,ove forse rimane pro-fessore

di lettereitaliane.Quelloche ff^i

accade di comico e di tragico,quelche

vede di buono e di cattivo, quel che

cerca di sapere e che ode a narrare, egli

descrive e riferiscecon una vivacilà eh»

allettoe afEeaiona. È vero che c^rte cose

narrate sono o s"tnno del comune,

ma

che perciò!ilCorti le presentoper com-piere

la sua narrazione. É vero cho qual-cheinesattezza sul conto nostro e'è, ma

tra le tonte che ne snocciolano certi no-stri

giudicid" oltremonte e 4'oltremare

Page 449: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BULLETTINO BIBUOGRAFIGO 443

le pochÌ3SÌinedel Corti sunl nugae, e ce

ne compeosa largamentelo entusiasmo

eh'egliha per la Siciliae la sua venera-zione

per le memorie di essa. Cosi illet-tore

siciliano e non sicilianonon s'av-venisse

allo sposso in errori tipografici,

che deturperebberoilsenso se ilvivace

autore non liavesse, almeno nella nostra

copia corretti a penna ! G. P.

IL BUCATO IN FAMIGLIA, Diuono pro-nunziato

il dì 84 novembre per la so-lenne

preminziunedelleeeuole elemen-

tarimaschili e femminiliin Mineo. Ca-tania,

1870.

Dopo lettoquestodiscorso del nostro

signorLuigiGipuana noi non ci sium

potutitrattenere dair esclamare: Bene-detto

lui,che sa pensare e scrìvere a quel

modo! E davvero che pochidiscorsi ci

è vieouto fatto di leggereintorno a pre-miazioni

,in cui sia tanto amore della

gioventù,tanta nobiltà di sentire,e, che

piùè, tanto desideriodel bene e del pro-gresso

quanto ne ha questocaro signor

Capuana;ilqualelasciando per un mo-mento

la letteratura militante,di cui ò

strenuo campione,invila al meritato pre-mio

i fanciullie le fanciulle delle scuole

elementari del suo paese natale.Egliri-corda

gliantichi metodi scolasticinon

per il comun vezzo di dir male del pas-sato,

ma per far vedere che da quellia

questici corre una buona differenza se

non per gl'intendimenticerto per glie-

spedientituttidell'insegnare.E chiama

Il Bucato in famigliaquesto discorso,

perchèessendo nella istruzione pubblicadi Mineo qualchelacchereila ancora da

togliere,e non pochidifettuzà da cor-reggere,

il Capuana ha voluto parlarnein famigliacome si fa della roba spor-ca,

ma non si che la sua voce non giun-ga

pure a noi,che fino a pochimesi ad-dietro

lamentavamo illungo tacere di si

valente scrittore.

A paginail del suo discorso il Ca-

puanapresenta un bel tipodi maestro,

• uno di queigenibeneficidell'istruzione

che sagriflcavanon solo la sua vita,ma

ognisuo avere per e^sa... Cotesto mae-stro

eccezionale,dettava da mattina a

sera con sublime coraggio contro l'ine-

sperìenzae contro i cattivimetodi; » e

noi vogliamoricordarlo perchèanche da

noi si renda una teslimoiiianza di gra*

titiidinea si modesto e pazienteeduca-tore.

Egliera il Dolt. Vincenzo Costan-zo,

a cui Mineo ha postouna lapideeoo

questa iscrizione,

se bene indoviniamo,

del Capuana *

Dottor Vincenzo Costanzo

QuaranVanni dMasuavUa laboriosissima

Consacrò al pubblicoinsegnamentoCon affettoe disinteressesenza pari,

I discepoli

GU posero questomarmo

Nacquea%i aprileÌ9()i

Mon di tifoa U novembre 1868

Vittima del suo z^o pegliammalati.

Riposiin pace t

Onore a questo benefattoredella pub-blicaistruzione. G. P.

COMMEMORAZIONE DI EMERICO A-

MARI letta U 19 novembre 1870 nella

Universitàdi Palermo da Ldiqi Sam-

POLO. Palermo,1871.

Come biografiaquestacommemorazio-ne

ci dà copiosenotizie dell'illustre e

venerato nostro concittadino ; come rì-

vista ci dà il concetto delle opere di lui,

concetto che il Sanjpoloritrae dall'in-sieme

di esse ed avviva e chiariscecolle

scienze giuridiche,le qualiegliprofessanella nostra Università. Noi udimmo

dalla bocca dell'egregioprofessorSam-

poloqueste amorevoli pagine,e, giovail dirlo,rimanemmo confortati che in

tanto delirar di partifossequalchebel-

r anima che serbasse tuttavia memoria

dell'illustrefilosofoe giurista,di cui fu

celebre il patriottismodei tempipassati

Page 450: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

ìkì NUOVE EFF£IIBRIDI SIGIUANE

e rimarrà venerala la costanza e fer-mezza

delle opinioni.E però non pos-siamo

non rallegrarcicol Saropolodella

sua bella e buona azione. G. P.

PRIMA STRENNA TIPOGRAFICA. Fi-renze,

Tip.delia Società dei Composi-

.

loritipografi1871.

Del progrediredell'arte tipograficain

Ital:aè bellissima prova questa elegante

Strenna, nella qnalepoichéTargomentoo

meglioilconcetto di una strenna per l'arte

tipograficaè affattonuovo, molti valenti'

scrittoriilalianihan voluto soltantoque-gli

ariicoliinserireche hanno stretta rela-zione

coll'artedello stampatore.MITt"ro-

maseo, che in ognioperabuonanon man-ca

mai, vi ha parlatodell7i»(7ut/r»adelle

slampe; Giulio Pozzoli,del Con/e.P.LtVto,

soldato,scì'Utore,fipopra/b;Michele Boero

dell7n /lueticache possono avere le asso-ciazioni

tpografichesullealtre societào-

peraie\ ilsempre caro Maineri vi ha lar-gamente

illustratoun quadrodi Giusep-peMazza rappresentanteCola Montano

e Compagniin tipografia;C. A. Piovano

vi ha posto un lungo bozzetto sullMp-

prendistacompositoretipografoecc. Le

poesienon vi mancano, e parecchieanche

belle.Ce n'èdue del Dall'Ongaro:La Car-tiera,

I Tipografi;una del Bernardi a G.

B, Bodoni pelmonumento da erigersiin

Saluzzo;una del prof.P. Contini: Gli Or-fanelli

tipografi,variealtredelProfessore

Regonati, Buriani ecc. Vi sono pochiscrittialtrimorali e di varietà;due ri-tratti:

quellodell'Autore deWe Famiglie

illustrid'Italia e quellodi AngeloCo-lombo,

tipografomilanese,che è un pro-motore

infaticabiledelle glorietipografi-cheitaliane;tre bellepagine di musica.

pag.

che sono un Galopsper pianoforte del

maestro Giovanni Varìsco,promotore in

Milano dellescuole militaridi canto. E so

a tutto questosiaggiungeuna edizioneni-tidissima

, correttissima,e d'una sempli-cità

ignotaa molti tipografiche vanno

per la maggiore,ei siavrà argomento di

dire che questaprima strenna tipograficaè una cara e squisitacosa. E davvero cbe

ogni persona dell'arte dovrebbe posse-derla

non solo per apprendervimolle cose

che non si sanno o non sivoglionosaperda tutti»ma altresìperchèsu di ossa ogni

volenteroso tipografoavrebbe Jicheemu-

larealcuni valorosioperainon conos^iuii

da tutti. G. P.

SULLE OPERE DI ROSINA MUZIO-SAL-VO,

Bibliografiadi Ant. Zoncada.

Pai. 1870.

Son sedici paginepienedi afielloe di

ammirazione per la nostra Mmìo-Salvo;

allequalidà occasione la ristampat"siè

fatta delle opere di lei dal eh. prof.

LuigiSampolo.Lo2toocada fabellecon-siderazioni

sopra le scrittricidel XVI e

del XIX secolo,

e ne tiraconseguenze

quanl'esser possano favorevoli a queste

ultime,lequalinon celebrano piùamori

propri,ma bensì la patria,la famiglia,

la educazione,la religioneecc. Tra que"

ste scrittricieglipone in primarigala

Muzio- Salvo,e ne giudicae loda le o-

pere tutte in prosa e in verso. Peccato

che questa rivistanon abbia potuto mei-

tersicome introduzione a quei due vo-lumi,

che avrebbe fallo buona compa-gnia

allostudio biograficoche delia rim-pianta

donna scriveva ilprof.Sumpolo.G. P.

// Gerente : Pietro Montaina

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NUOVE EFFEHERIDIJICILIANEANNO II. DISPENSE XI E Xll. FEBBR. E MARZO 1871

BRANO DI UN CODICE CEFU.UTANO

INEDITO DEL SECOLO XIV

§3.

Oeiàlà e la saa Cattedrale sotto i xrormaiiiil.

Dopo questilievissimi accenni alla storia antica di Cefalù,an-drò

soggiungendodistintamente qualchealtra parolasugliargo-menti

,di cui s'intrattiene il brano di codice ora per la prima

volta da me pubblicato.

Fra le tante cure ed occupazionidel conquisto,volse il conte

Ruggierila sua operositàed energiaa rialzaree fondare di nuovo

le Sedi Vescovili delF Isola.Traina nel 1081 ebbe giàla sua, che

poi nel 1096 si trasferìin Messina per volere dello stesso Conte;la sua ebbe Catania nel 1091;nel 1093 sorsero le Sedi di Sira-cusa,

Girgentie Mazzara;nel 1094 TAbsfle del Monastero di s. Lu-cia

venne insignitodi funzioni vescovili.Primogenitafu dunque la

Sede Trainese,

e dai diplomi chiaramente risulta che s. Maria

di Traina va innanzi a tutte le altre chiese costrutte dal prodefigliodi Tancredi di Hauteville (1).Ora appunto Cefalù è del

numero di quellecittà e castella,che ilConte concedeva con di-ploma

del 1082 alla Chiesa Trainese (2).Di queirepoca ,

era essa per ingiuriadei tempi e per le vi-cende

cennate rimpicciolitad'importanza,e poco men che diserta

(1) Vedi in propositola Memoria del Can. Di Chiara Sulla Chiesa di Traina pri-maria

CappellaRegiadi Sicilia, puliblicalanel tomo I deUa Bibliotecataera di

Buscemi.

(2)Pirri 1,495.

29

Page 452: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

446 NUOVE EFFEMERIDI SICILUNE

* •

di gente. L'Amari avverti,che vivesse in Cefalù gente berbera;

e lo rilevò difattida alcuni nomi propriserbatici,come Badis e

Tarakùt,villanidi quelcontado,non che Begia^iossia di Bugìa,e

Righi,nome anch'esso africano(1),oltre ai nomi etnici di f otama

e di Howara (2).Ma al paridi Palermo,Catania,Girgenti,Maz-

zara e Trapani,scarseggiavaCefalù di popolazionecristiana,fin-ché

nel corso del duodecimo secolo si rifomi di gente venuta

dalle cittàmarittime del continente,appuntoa quelmodo che av-venne

in Messina,Patti ed altre cittàdella costa di Sicilia,un

po'sparuted'abitantiall'epocadel conquisto(3).Fu Re Ruggiero,ilgloriososuccessore del Conte,che ricostruì

la vetusta Cefalù. Per opera di lui,gliabitantisi fermarono di

preferenzanella cittàbassa,in un angolosottoposto,sul lidodel

mare. Cosi in un diplomadel tempo di GuglielmoII silegge:mani-

pstumest quodfelicismemorie rex Rogeriusavus vester civitatem

CephaluHa fundamentisreediflcavit(4),vale a dire che le mura

e le case rovinate inalzò e rimise in piedi,in modo da poterse-

glidar lode di averla come per la seconda volta fondata.Alla

qualetestimonianza sipuò aggiungerequelladi Falcando,da cui si

accenna alle mura nuove di Cefalù costruiteda Re Ruggiero(5),E poichétra le nuove fabbriche la più nobile e cospicuafu quelladel Duomo

,conviene stabilirne con precisionel'origine,sceve-rando

la verità dalla leggenda,che venne appresso foggiata,e non

solo fu ritenuta dal popolo,ma dal nostro codice si perpetuòne-gli

scrittori.

Si narrò adunque,che partitoRuggiero da Napoliper recarsi

in Sicilia,una tempesta venne addosso all'armatetta(Fazellola

fa costare di tre navi) net golfodi Salerno,appena uscita dalle

bocche di Capri.Dopo aver vagatofra molti pericoliin baliadelle

onde,il pioNormanno, diserto d'ogniumana speranza, si volgecon preghierae con lagrimead implorarel'aiutodivino: anzi fa

voto,che, se vivo campi dalla procella,in quellido dov'ei sarà

per approdare,debba costruiree dotare splendidamenteun tempiain onore del santissimo Salvatore e dei Santi Apostoli.Fatto questo

(1)Rìghaè nome di tribù berbera.

(2)Storta dei ifutuim. HI, SII.

(3)VeggasiAmari Op. di. III,232.

(4)Pirri li 802.

f5; Prtulereo Cephaludinova moenia. Vedi presso Del Re Cronitii e ScrUt.Sincr.

ìiap.voi. I. Nap. 1843, p. 281,

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BRANO DI UN GODIGE GBPALUTANO 447

volo,ecco d'an tratto rasserenarsi Taere,abbonacciarsi il mare e lo

stolosicilianoapprodarein Ce"lù il6 agosto,giornodel Salvatore.

Qui Ruggiero,tostochè mette piedea terra, grato della salvezza

ottenuta,si fa lieto a tracciare Tarea del nuovo tempio, ed or-dina

inoltre la costruzione di una Cappellain onore di S. Gior-gio,

che gliera apparso nella tempesta.

Tacciono questo racconto gliscrittoricontemporanei, e lo ri-feriscono

invece ricavandolo dal nostro codice tutti gli scritto-ri

posteriori,come a dire Fazello (i),Passafiume (J),Carandi-

ni (3),

Auria (4),Inveges(5),Buonflglio(6)

,Pirri (7)

,Sum-

monte (8),ilp. Cascini (9),Caruso (10),ilprincipedi Biscari (11),Di Blasi (12),il duca di Serradifalco (13),Di Marzo (14),e.Den-

nis (15).

Non può esitarsia rigettarequestanarrazione come leggendaria,nò vi ha dubbio ch'essa venne formata ad illustrarela fondazione

del Duomo di Cefalo,a quélmodo stesso che un'altrane fu foggiata

per quellodi Monreale. IlCassinese Di Blasi la respinsegià nella

sua Storia,

come la respinsepure il Serradifalco. Il eh. signor

Dennis,mentre racconta ilfatto,non lascia però di farle sue me-raviglie

pel silenzio in cui lo lasciano i diplomi(16).E scrittori

e diplomi,affatto silenziosisul viaggiosullatempestasullo scampo,costituiscono due ragionidecisive per negare ogni fede alla nar-razione.

Come potrebbealtrimenti supporsi,che se re Ruggiero

(I) Deca I. Lib. IX Gap. HI.

"2)De OrigineEceles. Cephatud.pag. 3.

(3)DescripLeccl.Ceph.ManCusM 1593.

"4) Op. cU. pag. 45-6.

f5) Ann. di Pai. par. Ili,pag. 243-4 Pai. 1651.

(6)Prima parte deWHiit, Siciliana Lib. IV. pag. 213. Mebs. 1738.

(7)II. 7W.

(8)Storia di Napoli,Lib. II,cap. L pag. 7.

(9) Di S. Rosalia eie. p. 14.

(ÌO) Mem. Stor, par. Il,lib.II,voi. I,pag. 102. Pai, 1737.

(II) Viaggioetc. Cap. XXIL

(ip Storia del Regno di SicUia. Lib. VIL Sex. IL Cap. XVI.

(13) Del Duomo di Monreale eU. RagìoDam.II.

(14"Nota al Dizion. Topogr.di Vito Amico art. Gefalù.

(18)Op.eit. pag. 260.

(16)It istingularhowever that the diplomein whieh kingRogerendotoed kii new

ekttrch,dated 1145,maket no mention of tuch a voto, merelgatsigninga$ kit rea-

son forfoundingso grand a tempie,kis gralitudelo the Saviour (orthe worldlyhonours and the regallillewhieh he hnd aequired.

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448 NUOVE EFFEMERIDI SiCIUANE

fosse campato da un si grave pericolodi naufragio,ed avesse

poitrovato salvezza in Cefalù,di quest^avvenimentonon si facesse

pur motto daglistorici contemporanei,che ci parlaronotanto di

lui,delle sue opere, degliavvenimenti del suo regno, come l'A-bate

Telesino e Falcone Beneventano ? ò mai verisimile e possi-bileche ninna parolarelativa alla tempesta,al voto,allo scampo

si rinvenisse nei diplomi, neppure in quellodi dotazione dato

del 1145,dove Ruggieroassegna invece tutt'altreragioniallafon-dazione,

tutt'altrititolialla gratitudinesua verso il Salvatore (la

gloriaconseguita,il titolo regioacquistato,un desiderio per lun-ghi

anni nutrito)fuorché Tunica ragione,ed il solo titoloche si

supporrebberoper veri (1)?

Si aggiungaa queste osservazioni la parte,che in tutto ciò rap-presenta

il personaggiodi San Giorgio,che si disse comparso al

Re nella tempesta.

Si sa,

che sulla storia sincera di San Giorgiodi Cappadocia

venne a sopredificarsidi buon'ora ilracconto leggendario.Un'antica

tradizioneaddita tuttavia ai pellegrini,a mezza legada Beyruth»in riva al mare, il luogo,dove Messer San Giorgiosecondo dice

ilsire d'Englure,uccise il dragone che desolava quellecontrade

e liberò la figliuoladel re ; si fa inoltre vedere,

un migliopiù

lontano,dal lato della montagna ,la caverna abitata dal terribile

mostro. Su di ciò non è parolaalcuna nei documenti antichi re-lativi

alla vita del Santa (2),ed è solo nel secolo duodecimo che

per la prima volto fa capolinola leggendadel drago.Indi vieu

essa ricevuta,passa in un gran numero di scrittori,e costoro ne

collocano la scena ora in Libia,

ora in Cappadocia,

e più tardi

nelle vicinanze di Borito ossia Beyruth.Hons. Mi3lin,uno degliultimi dotti visitatoridei Luoghi Santi,fa nascere a buon dritto

la leggendadalle pittureallegorichecosi comuni in Cristianitàdel

San Giorgioa cavallo,che atterra un mostro,mentre una donna

vestita di abiti reali assiste al fideròcombattimento (Z).Simile

(ì)Ecco le parole: Dignum et radanole fyreduximus ad iolvatorig nailri hono-rem

domum conslruere et odiHiu» gloriamaulam fundarequi nobii et honorem con-

^tUilet noitrum nomen laude regiailecoravit.,..Hoc Uaque racione àucti ex lonqa

iam tempore ad honorem tancti ealvatorispropotuimusecclesiam conslruere in eivi-

lalecephaludi,..,Quam volente deo et salvatore noilro cooperantefundavimus alque

eomtruximut. Dipi,di apr. ii45, iiid.IX. presso Pirri IL 800.

(2) Cosi in no ross. delia Bibliot. AnOìros. di num^ 158..

(3;/ luoghi Santi voi. I, cap. VI.

Page 456: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

450 NOOVB EFFEMBRIDI SICILIANE

fittodelia mischia,

e guidassealla vittoria sugPinfedelii gner-

rieri cristiani.Parimenti narra il nostro codice,che San Giorgio

apparve a Re Ruggiero nella tempesta, e lo assicurò della libe-razione.

Certo è che a piedella rupe in Cefalù fu costruitain o-

nore del santo martire una chiesa,intitolatada lui

,la qualei

marinai fecero poiristaurarema dedicandola'a San Leonardo. Ai

tempi delPAurìa non era più che un reclusorio di povere don-zelle

nubili. • Mi ricordo (dicequestoscrittore,parlandodel tem-pietto

di San Giorgio)haver visto nelle mura di esso depintolo

arrivo del Re coi segnidella passatatempesta" (i).Esclusa quest'originepopolaree foggiata,accenniamo ora ai mo-numenti

genuinirelativiallafondazione della celebre Cattedrale.

Mentre inalzavasila cittànuova e muniasi di mura,Re Rug-giero

facea costruire il tempioal Salvatore (J).Si è ripetutoda

tutti,che la prima pietrane fu postaTanno 1131,nel giornodi

Pentecoste,sondo presenteUgone arcivescovo di Messina,ilqualeconsenti T erezione e dichiarò la diocesi 'di Cefalù suffraganea

della Chiesa metropolitanadi Messina,sulla facoltàchiestane al-l'antipapa

Anacleto,per cui alloraparteggiavaRuggiero(3).Però

non panni possibile, come un sì gran tempiosiasicompitonel

giro di pochimesi ,e ciò mentre lo stesso iQonarca inalzava la

RegiaCappelladi Palazzo. Imperocchéè certo,che la Cattedrale

di Cefalù è ricordata come giàcompiutain un diplomadi Rug-giero,di marzo anno greco 6640 (1132)indiz. X. (4).

(I)Op. eìL pag. 46-7.

'(t)Una CronHca mss. serbaUi dall' Aurìa, e da lui congetturalaopera di*Alvaro

PalernA,scrive : Anno Domini 4190 /u f?« Bugerihabitao CAt/oiri,et fiekifarila

telesiaet episeopatudi Chifalù.

(3) Ea propterdum dominut noster dei graciaSicilieet itaìierex gìoriosissimus

alqueinvicissimus apud eephaledemin die penieeotletfundandxgrada in eodem loro

tccletiam ad honorem taneti ealvaforiset beaforum apoitolorumpelriol pauli pto

anima pairis$ui piememorie rogeriiprimieomitit matriiquesue adela$ie regine,

sua deniqueredempcioneet omnium peccatorumsuorum deliberacionepauperum de-

nique ae iranseuneium suslentacìone veniàseteonsUio et assensu tam messanensium,

quam traynensiumcanonicorum prò eo'lem dfi opere ineipiendo,oum et nos ibidem

adessemus eie. Dipi,dell*Arciv. Ùgonedi oUobre 113i indiz. X che leggasipressoPirri I 389, Questoprelatoopo il4139 fu rimossodalla sua sede coicardinali a ve-scovi

nominati dall'antipapaAnaclelo,e ciò per disposixionedel PontefteeInnocenzo

secondo, e del Concilio Lateranense. La bolla legittimadi erezione è del papa Ales-sandro

ni di aprile1171 indizioDe IV, collaqualeè nominato Bosone primovescovo

di Cefalù.

(4)Quapropterego rogeriusrea polensin ehristo et ftdelissimushee predklanon

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BRANO DI UN CODICE CEFALOTANO 451

Riferisco dunque le paroledel diplomadi ottobre 1131,dtm

damihus rex apud cephakdemfundandigrada ecclesiam....venisset

(sullequaliparolesi è creduto che il Duomo fosse solo in quel-laanno cominciato)ad un tempo anteriore d^ alquantianni al 1131»

anno del diploma.E ciò si ravvalora dalla bolla di Anacleto,purdeiranno sopradetto,colla qualeT Antipapasoggetta a Cefalù la

chiesa della Bagnara,e rafferma le donazioni giàfattele,quidquidprenominatacephaludensisecclesialegitimepossideat^il che difficile

mente si concepirebbe,

se la Cattedrale non fosse stata tampocoiniziata.E quanto dice Ruggieronel citatodiplomagreco del suc-cessivo

anno 1132,feciedificaretempltmab iniciofandacionisstie,non allude forse con queirab inicioad un discreto periodoan-teriore

di tempo?Cefalù riaveva il suo antico Vescovato,e per opera di Re Rug-giero

distaccavasida Messina,a cui dopo Traina T aveva aggregatoilConte di lui padre(1).Ilmunifico Re concedea allaChiesa tutta

ia città ed il mare (2).L^anno 1137 chiamò poinel gran tempioda lui edificato,secondo narra il nostro codice e si rileva dai di-plomi,

i Canonici regolaridì S. Agostino,i qualivi si traspor-tarono

dal loro cenobio di Bagnara in Calabria,abitarono il mo-nastero

contiguoalla chiesa,e vi rimasero fino al 1671 (3).Scrive Fazello,che Ruggierofece accomodare al tempiodi Ce-falù

le colonne del tempio vecchio che era stato sulF altura ; e

ciò può ritenersi benissimo (4).Circa poi air opera stupendadei

musaici,questa non ebbe il suo compimento che Tanno 1148.

Tanto si rileva dalla seguente iscrizione del tempo ,che leggesi

sotto le figuredegliApostoli.

ignorani una cum aliU chritlianiiquiea ore -jidéliel devolo prolifenlurfeciedi/i»cari lemplum epiicopaiusab inieio fundacionistue in loco quidieitur etphaludurn

in nomine et honore folwUoris ad gloriam dei et talvacionem hominum. Dipi,del

Tabul. della Chiesa, presso il Gr. Arch. in Pai., pubblicaloin parte da Pirri li

.

799, e poida SpaU Le Perg,etc. pag. 433. •

* (1)lam prephatamecclesiam tedem epitcopalemforedeincepsdominop restante de*

cemimut. B(A\a di Anacleto.

(S)V. Dipi.cit.del 1145.

(3)Vedi il diplomarelativo alla chiamata dei GanoBici regolarinella cit. opera

del Serradifalcoragionam.Il noU 37.

(4)Temptum in ea maximum mutwo ac vermieulato opere hominum Salvatori di*

catum, ac episcopalidigniUUeexornatum eondidit,columnit e tempioveteri eo eom*

pvrtatisab oppidovetusto deserto.Op. cit.

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452 NUOVE EFFBMERIDI SICILIANE

Rogeriusrex egregiusplenis(con.plenm) pietaHsHoc statuiitemplum motus zelo deitatis.

Hoc opibm ditat variis varioqìiedecore

Omat magnificatin Salvatoris honore

Ergo structori tanto Salvator adesto

Ut sibisfuJbmissosconservet corde modesto.

Anno ab incamacUme domini millesimo ceìitesimoXLVIII mài-

cione XI anno V. regniejusXVIII hoc opus musei factumest

Non è però dell'epoca,ma posteriore,come per se pare, Tal-

Ira iscrizione,che anche qui riferisco:

Hoc sacrum templum a pio Rogerioprimo SicilieRege ab anno

MCXXXI ad MCXLVIII fìindatumomatum dotatum fuitsedente

Innocentio VI (devecorreggersili)pontificamaximo ex privilegiosicut Rome signaturplumbo.

Soggiungeròche,oltre la Cattedrale

,non mancano in Cefelù

altre costruzioni di quel periodoo poc'appresso. Nella via prin-cipaleè un notevole fabbricato,senza dubbio dei tempiNormanni,

che il popolochiama Casa di Ruggierodalla tradizione che fosse

stata da lui inalzata per propriaresidenza. Di fronte vi è un'al-tra

costruzione dell'epoca stessa,detta Palazzo del Marchese di

Ceraci.D' architettura antica è pure ilcampaniledella chiesa del-l'

Annunziata; e rimangono in qualchepunto finestre a sesto a-

cuto divise da colonnine ed altricuriosi avanzi dell'arte medie-vale.

Parla di Cefalù il geografoMusulmano Edrisi,che visse in Pa-lermo

alla corte di Ruggiero(1).La cittàfu poi visitata dall'a-rabo

viaggiatoreIbn-Giobair,che la descrive come t abbondante

di prodottidel suolo,ricca di molte risorse,circondata di vignetie di altre piantagioni,e fornita di mercati stabili.Un certo nu-mero

di Musulmani soggiornain questa città.Essa è dominata da

una vasta rocca di forma circolare, sopra la quales'innalza un

castello,il più forte che possa immaginarsi, preparatodai Cri-

(1)l\ capitolodi Edrisi sulla Siciliairadotto dal Mngrì,fu aunolato dal Tar-

dia (Vedi la sua Disseriazione negliOpusc.di Aul. Sieil.tom. Vili, p. 233. e segg.)

Dopo ilGregorio,il prof.Amari ripubblicòil testo di Edrisi relativo all'isola no-stra.

Una versione del geografoarabo lavorò il laubert» di molto inferiore a quella,

che ci diedero Dozy e D« Gocjeper la parte che riguarda1'Africa e la Spagna /"f-

scriptionde VAfrique et de iEspayneLeida Brill.1866. »

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BRANO DI UN CODICE CEPALDTANO 453

stiani onde difendersi dalP attacco inaspettatodi qualcheflotta

uscita di terra di Musulmani (che Iddio gliaiuti)(1).t

Sul commercio di Cefalù neir epoca Normanna si possono ca-var

notizie dai diplomidella Chiesa;uno dei qualiarabo del se-colo

XII,in cui si ricordano i dinar d^ Abd-el-Mumen ed i robai

ducali di Sicilia,é un contratto pelquale taluni marinài Musul-mani

convengono di trasportareda Cefalù a Messina certa moneta

d' oro d^ un sire Guglielmo.Esso diploma,come osservò V Amari

che lo citasullacopiatrasmessaglidal mio maestro prof.cav. Cusa,contiene un curioso esempiodelle usanze commerciali d' allora

,

perchè,

laddove glialtrimarinai danno sicurtà sui propribeni,un pellegrinoOthman, non possedendonulla,vende sé medesimo

al banchiere a pattodi riscattarsicolla consegna della moneta.

14.

Arehitettnra, e decorazione della Cattedrale di Oefalà.

La splendidaCattedrale di Cefolù fondata dal Re Ruggierosorgenella partepiùaltadella moderna Cefalù,con largapiazzadinanzi,

a pie deir erta ed elevata rupe che le sta dietro,e non sólodi

gran lunga sovrasta glialtripiùmodesti ediflzidi quellacittà che

ha tutta Tana del medio evo, ma è per la Siciliauno dei piùbei

monumenti dell'arte cristiana, e Fra tutti i tempi(cosiilsig.G. B.

F. Basile)di quellostile così splendidamenteornato primeggia

senza dubbio la Basilicadi Cefalù per la perfezioneartisticadelle

sue musaiche rappresentanze,e per la tecnica di precisionecolla

qualesi veggono i lavori condotti (2)t La sua forma esterna,come

quelladel Duomo di Morreale ed anche del nostro,accenna, fra

altri elementi,al carattere dell'artevisigotica,quellacioè che ri-cinse

le chiese di toiTie di merli nella sommità delle mura (3).Il prospettoanteriore,volto ad occidente,è fiancheggiatoda torri

quadrateche toiscono a piramide{fastigiaacuminata).Esso pre-senta

un portico,diviso in tre grandiarcate,queldesso che Tan-

(ì) Vedi gliestrattidi n)D-Giobair nella tìibliot,Arabo-Sicula dell'Amari, e la

versione nel loum. Asiai. an. Ì845-46.L'intiero testo fu pubblicaloda W. Wrightin Leida 1853.

f2) Giom. diAnlichild e Bette. Arti Anno H. n. 15.

(3)Veggasiil discorso di Carlo Troya DetV ArehUeltura Gotica Nap. 1857 in cui

l'ithistrestorico si studia di ristabilirel'influonza goticanell'archìtmiira roedieyaltì.

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454 NUOVE EFFEMERIDI SICIUANE

no 1480 venne restaurato da Mons. Giovanni Gatto,e le cui mura

ora lisce erano anticamente coperte di pitture,delle qualiilno-stro

codice ci dà la descrizione.Al di sopra è una ricca decora-zione

di una doppiafiladi archi ad ogiva,Tuna suiraltra.Sono

notevoli l'arco a pienocentro della portaantica,e gliornati di

essa a stilemoresco (1).LMntemo è diviso in due corpi,V ante-riore

scompartitoin tre navate da due filedi colonne,il poste-riore

piùalto per quattrogradinie comprendentela soka ed ilvi-

ma. In fondo,nella conca delPabside,giganteggialasublime mezza

figuradel Divin Salvatore che di lassù dominando tutto il tem-pio

disponeTanima del credente a sensi di profondaadorazione.

La navata eentrale ha iltetto di legno,restaurato nella sua mag-gior

parteal 1559,

come da un' iscrizione,che a stento si può

leggeredal basso : Hic in...

die mensis maii anni...

1559. Le

travi un tempo dorate e dipintehanno un'iscrizione in caratteri

gotici,

della qualenon è stato lettoaltro che il nome di Man-fredi

e la data del 1263. Io vi ho scorto: Regnanteillìistrivica-rio

domino nostro inclytoregimainfridoregniSicilie... magni-

ficusComes henricus de vigintimilUis....Ciò però che attira dippiùTattenzione nel Duomo di Cefalù è

lo stupendomagisterodei musaici,i qualidecorano il solo san-tuario

della chiesa,e precisamentela metà intema della tribuna

e le paretidell'abside. Forse fu in animo a Ruggiero,che la de-corazione

fosse comune a tutta la vasta Cattedrale,

ma la sua

morte caduta nel 1154 ed i sedici lunghianni che durò il lavoro

de' musaici ne l'avranno impedito.Se primiin ordine di tempo sono i musaici di S. Maria del-l'

Ammiraglio,primiin ordine di merito son quellidi Cefelù,

specialmentei più antichi,che hanno una incontestabilesuperio-rità

(2),e soltanto possono assimilarsia quellidel Coro della

CappellaPalatina. Per consenso degli uomini competentison

queste le più perfetteopere di tal sorta,e valgono forse in arte

quanto i lavori di Giotto e dell'Orcagna.In sostanza,

i musaici

dell'epocadi re Ruggieroper grandezzadi figure,concetto,for-

(1)V. Serradifalco Op. eit.alle tav. XVHI-XXII, che presentanola ioUa, ilvima,

ilsantuario,la protasife ildiaconico,e Di Mano Op.eit,voi. II. Pai. i859. Lib. V»

coi disegni.

(i)Dennis osserva, che il Serradifalco non avrebbedovuto esitarenel collocarliin-nanzi

aglialtri.Indeed doe$ noi hetUaie lo pronounee thete mo$aitt lo itemori pre^

cUm$ ai itforktofariIhan any othen oflhalperiodtcroughtin SicHyOp.cit p. SGi^

Page 461: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BRANO DI UN CODICE CGFALOTANO 455

ma,stile

,simmetria e morbidezza di mosse e di fogge, effetto

di colorito,accordo generale, sono superioria quellidi tutto il

resto d'Italia^anche del Duomo di Venezia,e mostrano quel me-raviglioso

sviluppo,che fé dire al Sabatier,dq)o osservatii mu-saici

di Cefalù,formar essi i più belli esempìdella scuola bizan-tina,

dopo le pitturedel monte Athos ch^egliaveva giàvisitato(1).Sotto la colossale mezza figuradel Salvatore,che ha intorno il

distico

Factus homo, factorhominis,factiqueRedemptorIvdko corporeus corpora corda Deus,

e pelleparelilateralidel santuario accanto al Salvatore stesso,

sono ordinale in tre scompartimentile figuredella Vergine,de-gli

Arcangeli,degliApostoli,dei Profeti,Santi,Pontefici

,come

Melchisedech,Abramo, Mosè,Davidde,Salomone, Gioele,Amos,

Giona,Michea,Naum,Osea,Abdia

,Pietro

,Vincenzo

,Lorenzo

,

Stefano,Gregorio,Agostino,Silvestro,Dionisio,Teodoro,Giorgio,

Demetrio,Nestore,Nicolao,Basilio,Crisostomo,Gregorioteologo.

Questi musaici e quelliche ornano ilsantuario della Regia Cap-pellarivelano i medesimi artisti;ai qualirimangonoinferiorigli

autori dei musaici della seconda epoca'

Palatina (regnodi Gu-glielmo

I)e del Duomo di Morreale (regnodi GuglielmoII).(2).

Su d'una muraglia,fra due finestre,la Cattedrale di Cefalù serba

un curioso affresco della Vergine col Bambino, servitida Angioli,

d'arte rozza ma antica,forse

,come si è scritto,del secolo XIII.

In una colonna poi è dipintauna figura,semiscomparsa,detta

dal popolore Ruggiero,che par tenga un'urna su cui vedonsi rap-presentate

due piccoleleste;stile veramente arcaico e primitivo.

Custodivasi un tempo nella sagrestiadel Duomo,

e pare che

tuttavia durasse fin all'epoca dell'ab.Vito Amico,la dalmatica di

Ruggieri,di cui così scrive L'Auria : e Conservasi finalmente in

detta Chiesa la veste del re Ruggiero tessuta d'oro e di seta,

(1^Vedi una sua letteraSui lavori a mumico nel Giorn, Offic.di Sic. del 21 giu-gno1888, num. 132.

(2) I mosaici di ('efalù vennero restauralida Rosario Riolo neglianni 1857, 59,

62, 66, 68. Vedi sulla nostra scuola moderna de' mosaicisti il giornaleScuole e

Strade an. 1, num. 3, e La Ditcuuione an. XI num. 57., non che un opuscolettocol titolo: Sui musaici di Cefalù,Morreale e Palermo e sulla neceuilà d'una scuola

di musaico in Sicilia.Idee del Prof.LuigiClemente. Cef. 1868. In gennaro del 1867

il Ministro d'Istruzione pubblicasig.Berli promosse ridea d* impiantarsiin Sicilia

una scuoia dei musaici, ma poi non s'approdòa nulla.

Page 462: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

456 NUOVE BFFKMERIDI SIGIUANC

ed è venerata dai Cefàlatani come cosa d'un re cotanto divoto e

zelantissimo Chrìstiano;propagatoredellafede Catholica,ed estir-patore

deir empia sètta Saracenica : onde nella Chiesa di Cefalù,a di 27 febbraro si fanno Tesseqaiefdnerali ogn'annoin comme-

moratione della morte di quelRe, e si mette la detta veste so-pra

an Tumulo cantandovisi soUennemente T Officio,e la Messa

con presenza del Vescovo e del Magistratodella Città,concorren-dovi

tutti i Cittadiniricordevolidi pregare per T anima del lor

benignissimoBenefattore (1).»

Oggi che Tab. Bock ha studiato,pubblicatosplendidamenteed

illustratonel suo stupendolavoro Die Kleinodien-ecc,ossia il Te-soro

deWImperoGermanico (Vienna1864),anche le insegneregiede^ Normanni di Siciliainvolatecidalla rapacitàdi Arrigoed ag-giunte

al tesoro imperiale;Toperadel dotto orientalistaci fa mag-giormente

rimpiangerela perditadella dalmatica suddetta,che

non esisteva più sin dai tempi del Di Blasi.Io ho potutovedere

solo quelloche vide il Dennis (2),cioè fra altripiccolirimasu-gli

e reliquieed insieme con una corona certamente posterioredi tempo, poveribrani' di quella veste riccamata in oro, in cui

non osservai nessun vestigiod^iscrizioneo di carettericufici.Nar-rano

che i viaggiatoriinglesiabbiano consumato via via la regia

veste,prendendonead ogni volta pezzettie frammenti! (3).Pria di terminare questo cenno sullaCattedrale ricorderemo an-che

il chiostro del Monastero annesso, monumentale pollascul-tura

sicilianade 1 XII secolo;anteriore e solo inferiore in merito

al morrealese dalle cento colonne,

e ricinto per tre latidi por-ticied archi acuti poggiantisu 92 colonnine binate, e Questo chio-stro

(scriveil Dennis)è davvero un saggio sommamente istrut-tivo

ed interessante dell'architetturasiculo-normanna,ed è solo

inferiore per estensione e bellezza a quello di Monreale (4).»I/uno e l'altroperò han fatto dire allo Springer(5),che la pla-stica

decorativa deve considerarsi come creazione siciliana.

(ì)V. Loe. eii. p. 51.

(2)Op. cU, p. 268.

(3)Ir un* invenUrio dei 1283, che riguardail Tesoro delia Chiesa di Cefalù (V.

Qq. H, 8, paR. 641)si annoirino, fra altrioggeUi,18 cappe, 6 pianete,od alcune

tonacello,dono della regiamunificenza alla Catledrale,

(4)Op. eit, pag. 265.

(5)Die MUtelaUerliehe kunsi in Palermo Bonn 1869.

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458 NCOVE EFFEMBRIOl SIGIUANE

struire loppe,Cesarea e il nuovo castello di Monteforte appajrte-

nente ai Teutonici (i).

In marzo 1232 ilSoldano di Damasco invia a Federico magni-fici

regali.In lugliodello stesso aiiino l'Imperatorericeve in Pu-

gliaun^ambasciata del Soldano d'Egitto,i cui deputatisi trovano

alla sua corte nello stesso tempo che quellidel Vecchio della

Montagna.In un pranzo di cerimonia,che fu dato in questa occa-sione,

si videro non senza meraviglia,

osserva il BrèhoUes,molti

vescovi Sicilianisedere a lato degliEmiri d'Egittoe de' formidabili

assassini di Siria (2).Più tardi ancora, all'assedio di Brescia,nel

1238,guerrieriEgizianiinviati dal Soldano figuranonell'armata

cosmopolitadi Federico II(3).

Del 20 aprile1231 l'Imperatoreconchiude un trattato con Yahia

soprannominatoAbu-Zacharia,della dinastiade' Beni-Hafs,principe

di Tunisi,resosi fin dal 1226 indipendentedagliAlmohadi (4).

Indi a rinnovare forse la convenzione del 1231,invia a Tunisi

una ambasciata composta di Notar Giovanni di Palermo e di un

Enrico dell'Abbate,che porta in questa occasione iltitolodi Con-sole

(5).Par che le trattative sieùo state seguiteda un pieno

successo (6);poichéindi in poi i principidi Tunisi si mostrano

amici agliinteressi di Casa Sveva.

Trattandosi di mandar un'ambasciata al Soldano di EgittoSafeh-

Nogem-eddin-Ayùb(Sett;1241)allo scopo di rinnovare gliantichi

trattatidi commercio già conchiusi con suo padreMalek-Kamel »

(I)VeggasiHiiL diplom,t: lU. p. 104 e segg.

(i)Bréh. HiiL diplom,t. IV. p. 369."370 e noi. 1.

(3^Erant mim eum eo.„. milUes regitAngliae ,Francia et hpaniae,

comet

Provincioé cum cenium milUibui, milUet quoque Soldani et Vatacii Graeeorum m-

peratorii,aliarumquediver$arum genlium. Chronie de reb. in.Ital. gestp. 174.

(4)La versione daU'arabo di questo trattato conchiuso alla metà del mese di giù»madi«el-akher 628 (cioèil20 aprile1231)fu pubblicaUda Leibuitz {Cod.jur,genL

diplomai,t. 1. p» 13);da Liinig{Cod.Ilal.diplomai,t.II,p. 878;,che lo dice tra*

dotto dall'arabo per [operadi Marco Oìtelio Citerone verso il1620 sopra un mano-scritto

che sitrovava probabilmenteall'Escuriale(V.Uréh. Introd. p. GCGLXX); da

Dumont {CorpsDiplomai,t. I, 168),e finalmente da Brèholles Hitt. Diplom.t. III.

p. 276.

(5)V. Brèholles Hisl. dipi.t. V, p. 687, 726 e 745. Questo personaggioè rin^

Viato a Tunisi con Oberto Fallomonacó nel 1237 o 1238. Ivi p. 966.

(6)V. Brèholles Inlrodueiion pag. COGLXXII.

Page 465: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BRANO DI m CODICE GBFALUTANO 459

Federico prepone air ambasciata Ruggierode Amicis,capitanoe

maestro giustizierein Siciliae in Calabria,e giàadopratocome

ambasciatore presso vari principiMusulmani. GF inviatigiungonoin Alessandria su di un vascello chiamato il Mezzo-Mondo,e pas-sano

al Cairo dopo visitatala valle di Fayùm. Il loro ingresso

nella capitaled'Egitto,colla scorta di tutta la cavalleria Egiziana,

fu magnificoe festoso.La sera,

narrano i cronistiarabi,

Cairo

nuova e vecchia vengono illuminate come in giorno di comune

tripudio,e il Soldano li accogliecon onori e riguardisingolari.

Negliultimi mesi del 1242,Ruggierode Amicis stava tuttavìa al

Cairo col Soldano (i).Le convenzioni che in quest'occasionesti-

polaronsitra Federico II e Malek-Kamel sono letteralmente ripro-dottenel trattato conchiuso il 1290 fra il re d'Aragona e Sicilia

e il Soldano Kelaun (ì).

Circa il mese di settembre 1242,Federico II,mantenendo pa-cifiche

relazioni coi CaliffiAlmohadi di Marocco,manda colà una

ambasciata con Oberto Fallamonaco (3).Questa data concorda colla

fine del regime d'A)[)del-Wahid,e crede il BréhoUes che in que-sta

occasione sieno stati propostial dottore SpagnuoloIbn-Sabin

residente allora a Ceuta i quesitifilosofici,di cui Federico II

avea chiesto invano la soluzione a vari dotti orientali(4).Quanto alla missione in Babilonia di Giovanni vescovo di Ce-

felù ometto qualunquericerca,sapendoche fra poco n'avrà par-lato

TAmari coirautorità,che glidanno incontestabile la critica

(1)•Et in illisdiebu» dominus Rogeriuide Amicu manebai in Babyloniam ei in

Cairum eum Soldano • Append. mi Galfr.Malat. all'anno 1S41 I* Ind.

(%)V. Bréholles Inlroduetion. — Partie Hiitorique,'

(Z)Af^no Domini 1244, primae indietionit,Uberlus de Fallamonica de mandato

domini imperatorisivit apud Maroceum. Append. ad Galfr.MakUerr, pr. Maratori

Script,i. V.. p. 603.

(i) V. Bréholles Introduci, p. CCCLXXIII. L' Amari trovò in un mss. di Ox-ford

un saggiodi taliquesitio problemifilosoficiindirizzatidapprima da Federico

II. ai dottori d'Arabia,di Siria e d*Egitto,e posciatrasmessi di nuovo al CaliffoAl-

mohade Raseid, perchèli presentassead un filosofospagnuolodi nome Ibn-Sabin,

giovinee sagice pensatore stabilitoa CeuU. L'età di Ibn-Sabin, nato in Marcia nel

1318»e la fine del regno di Ruscid fan collocare l'epocadi siffattiquesitifilosoficidiFederico ai dotti Musulmani, fra il 1240 e il 1242. V. Amari Questioniphihiophi-

qaet adretsées aux savanti musulmani par l'empereur Frédèric II,

nel Journal

Asiat. 1833. n. 3.

Page 466: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

460 NUOVE BFFBMBRIDI ^IGIUANE

sapienteche dirìgei suoi lavori storici/non che i lunghistudi

da lui durati su tutto quest'argomentoche maneggiada moit'anni.

Certo Giovanni ricevette onorifiche accoglienzedal Soldano di

Babilonia,e l'Imperatorericambiolle collo splendidoricevimento

che die alla sua volta in Siciliaagliambasciatori del Soldano. Ne

mosse altilamenti il Papa Innocenzo lY nella sentenza di depo-sizione

promulgatacontro Federico a 17 luglio1245. e Et nuper

(diceil Papa)nundos Soldani Babiloniepostquam idem Soldanus

Terre Sancte oc christianishabitatoribnseittsper se oc suos dam-

pna gravissimaet inextimabilesiniurias irrogaHret^fecitperregmmSiciliecum laudibus ad eitisdemSoldani excellentiam

,sicutfertur,

bonorificesttscipiet magnificeprocurari(1).

Sag. Isidoro Carini

(I)Presso Bréh. Hi$L diplom.l. VI. P. I. p. 3»S)

Page 467: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BELLE ARTI K CIVILTÀ

(Contiiiiiaz.0 fine.V. voi. I,disp.VII!)

(i)

11 dispotismomilitare assorbiva tutte le cariche civili,

e con-duceva

la società a distrurre Tantica civiltàromana. Il merito in-dividuale

veniva neglettoeccettuandone quadcheadulatore,e quelliche primeggiavanoerano solamente i torbidi condottieri delle le-gioni

,ed i caporionide' pretoriani

,i quali cogliendoil destro

cercavano con la violenza d^ appropriai-siil dominio dell'impero.

Le risorse dello Stato in tali condizioni non erano sufficienti

a soddisfare l'ingordigiadi quelle rapacissimeorde di torbidi

soldati,poco culti,d' originebarbara,che parlavanolingueche

s'ignoravanoin Roma: il che rendea facileogni ammutinamento

consentito dai loro capi,ma ignoratodal popoloromano, dal Se-nato,

e da coloro che vegliavanoper la sicurezza dell'imperatore;

«luindinon fu più possibilemantenere quellaspiranteciviltà,che

in certo modo si era procuratoristabilirenello scorcio del secondo

secolo dell'Era volgare.Il terzo secolo scorse nel più duro dispotismomilitare con pic-cole

eccezioni ; ed invano Alessandro Severo cercava di fare ri-nascere

la letteratura antica,la poesiae le spirantiarti. Erano

frutti fuori stagione: Gibbon loda questo imperatoreper la sua

frugalitàe per l'amiciziache accordava ai dottie virtuosi del suo

tempo,fra i qualisempre primeggiavaUlpiano.Alessandro Severo

,dice l'isterico inglese: si affatigavacolle

arti più gentili,ad ispirarea quellafieramoltitudine ilsentimento

del dovere e a ristaurare ahneno r immagine di quelladisciplina,alla qualei romàni andavano debitori del loro imperosopra tante

nazioni etc. Ma questo savio consigliofu invano;ognitentativo di

riformaserviva soltanto ad accrescere i mali,cui eglistudiava di

opporre un rimediò.

(ì) Con quest'articolo,conlinuaziuDO del { IX pubblicaloa pag 380-384 del voi.

1* delle Effemeridi,l'egregioautore ha compiuta la prima[lartedel suo lavoro,che

considera eglistesso corno un compendio di cose conosciute e messe in ordine allo

scopo delP opera. La i* e 3* p., che il D.r Cavallari pubblicheràin un libro pros-simo

a venire alla luce, avranno uno sviluppopiù esteso, trattandosi di periodidi

storia d'arte in cui lo svolgimento storico a"lalto al titolo: Belle arti e eiviltd ri-

«hicde maggiore larghezza./ compilatori

30

Page 468: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

M'i NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

Questo imperatoredopo tante vittorie terminò la sua vita as-sassinato

nella propriatenda dair infame Massimino.

Un altro uomo eccezionale del 3® secolo fu il temuto impera-toreAureliano,.che i suoi soldatiin un inno militare acclamavano

manm ad ferrum e celebravano raccontando che il loro Impera-toreavea versato tanto sangue umano, quanto vino si conservava

nelle cantine di Roma.

Eppure questo intrepidoe feroce Imperatore, dopo avere di-strutto

Palmira,ed ammazzato senza distinzione di sesso e di

età tuttigliabitanti di quellacittà,faceva costruire iltempio deiSole con grande magnificenza,in commemorazione della vittoria

riportatain Emessa, che guadagnava per Tapparizionedurantela

pugna del suo predilettoDio della luce che avea imparatoa ve-nerare

sin dalla sua infanzia per insinuazione di sua madre sa-cerdotessa

di un santuario di quel Dio.

Aureliano celebrò in Roma le sue vittoriecon un trionfo che

superòin isplendoree varietà tutti glianteriori trionfi.Vopiscoraccontando V ingresso trtonfalein Roma di questo imperatore,dice che il suo carro fu accompagnato da 20 elefanti,e da una

grandequantitàdi tigri,leoni ,leopardi

,giraffeed altrianimali

del deserto. Lo seguivanoottocento gladiatoriapparigliati,desti-nati

per le feste da darsi per divertire il popolonelP anfiteatro,

ed a questifacevano seguitoi prigionieridelle diverse nazioni

vestitinei ricchi loro costumi nazionali,

tra i qualinotavasi Ze-

nobia reginadeir Oriente abbigliatadal regalvestito adornato di

pietrepreziosee trascinando una lunga catena d^oro làassiccio

legataalle mani ed ai piedi.

Terminate le feste del trionfo Aureliano faceva innalzare ia

Roma sulla collina del Quirinaleuà magnificotempiodedicato al

Sole;il culto del potenteIddio della luce si ritenne come una

espressionereligiosadell'impero militare di quel tempo sino a

Giuliano Apostata(1).Al giornod'oggii viaggiatoriche visitano in Oriente le rovine

di Balbek e di Palmira possono distingueretra le reliquierimaste

in quelleprincipalicittàdell'Oriente,le opere eseguiteal tempo

deir impero di Aureliano da quellepiù antiche, per il corrotto

gusto ammanierato,e quasistrano,simile alle fabbriche dette ba-ci)

i frammenti di quelricco e colossale (empiodedicalo al Sole da Aoreliano»si

osservano nel giardinoColonna, che taluni chiamano impropriamenteilfrontespizi»

di Nerone.

Page 469: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BELLE ARTI E CIVILTÀ^ 463

rocche dei tempimodernissimi ,che si costruirono in Europa in

condizioni quasiidentiche particolarmentedell'epocadi LuigiXIV

sino al dispotismodell'impero militare di NapoleoneBonaparte.L'esecuzione tecnica di quasitutte le opere fatte sotto il re-

gimentomilitare del 3" secolo dell'Era volgare,ha l'impronta

della trascuraggineo della profusioneostentata priva di ognidelicato sentimento puro per le arti;anzi chiaramente si scor-ge

come in quelleopere, le arti si esercitasseroquale un me-stiere

di occasione ad intervalli,

e ripresocasualmente per le

virtù individuali di qualcheimperatore,e da ciò ne risultava,che

nel mancato eserciziodelle opere d'arte,improvisamentevenivanoordini di opere colossalie capricciose

,che si dovevano pronta-mente

eseguirea forza d'oro;ma il numero degliartistinon era

sufficiente,

e quindisi sperimentavail bisogno di ricorrere ai

guastamestieri,o ad aiutanti poco esercitati nel gusto e nella

tecnica esecuzione.

Il ciclo normale del gusto nazionale era continuamente inter-i-otto

da successi strepitosiche scuotevano e sviavano l'interavita

sociale dei popoli, né la moda momentanea potevasostituireglistudi neglettie riaccendere il perduto sentimento del bello da

una determinata occasione in servizio dell'ostentazione e del ca-priccio

di un despota.Tutte le produzionidi quelsecolo sino all'abdicazioneche Dio-cleziano

fece alla presenza della sua armata riunita presso il

campo di Nicomedia (304d. C.)portanol'improntadi una com-pleta

decadenza,però non si deve disconoscere che i monumenti

architettonicidi quell'epocasi fanno notare per la grandiositàdel

concetto e delle moli,per l'arditezzae varietà della composizione

ricca,anzi fantastica,esuberante nella parteornamentale,ma senza

puritàdi stile,cosa che spesso rende quei monumenti di un a-

spettotrivialeed anmianierato.

In questo stato ridottele arti peggioraronosempre sino all'e-

poca della divisione dell'imperoromano, ma tosto presero un as-petto

proprioper i nuovi elementi introdottisotto l'ispirazionedel Cristianesimo,e lo zelo e la pietàdi S. Elena madre di Co-stantino

ilGrande. L'arte figurataperòfu quasiintieramente abo-lita,

e l'architettuia stessa perdevala sua forma organica,ed i

monumenti che si costruirono nella nuova Roma (CostantinopoliJ

subirono quellemodiflcazioni che diedero il sostanziale carattere

dell'architetturadetta Bizantina,la qualesi diffuse in tutto l'im-

Page 470: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

464 nuoviì: kppkmbridi siciliane

pero (1 Oriente sino airAdriatico,alla Siciliada un lato,e dal-

Taltro in tempi posterioriarrivò a penetrarein Russia.

X.

Trasformazione dell^arohitettora romana

in quella detta Bizantina

La causa della divisione deirjmpero romano avea un'origine

rimota,dapoicbèpriadi verificarsi,due regionimondiali aveano

attirato T attenzione degliambiziosi caporioniche aspiravanoal

poteresupremo delP impero.Una regioneera centro di forza e potenza militare ruvida,di-sciplinata

e civile,in cui le legioninella vita dura degliaccam-pamenti,

0 quasisempre alla presenza dMntrepidie valorosi ne-

miei,si vedevano forzatidi conservare ilprestigiodelPantica virtù

dei romani : questa regione occupava una grande zona al Nord

dell^uropae si distendeva da Oriente alPOccidente,comprendendo

|a Dacia,le provinciedelia Pannonia e del Danubio

,una gran

parte delle Alpi e quasitutta la Gallia ed i territorilimitrofi ai

Germani conquistatima sempre in guerra.

L^altra regione componevasideir Italia,delle provinciedella

Grecia,delPAsla minore, dell'Egitto,delle altre provincieafri-cane

,e di tutte quelleconquistateneir Oriente. Questa regione

si preferivaalPaltra,per la dolcezza del clin^, per le ricchezze

da tanto tempo cumolate in quei centri di sapere, d'industria e

di antica civiltà,e per le innumerevoli opere d'arte.

Le legioniche stanziavano in queste contrade trovavano tante

piacevolioccupazionida far perdere ogni virilitàai soldati che

trascuravano la disciplinamilitare dandosi ai piaceried allamol-lezza,

e perdevanoquel vigoree quellamaschia fermezza,che

conservavano le legionidel Nord dell'Europasempre alla pre-senza

d'indomiti nemici amanti della proprialibertà.

Ed infattiCesare ritornato dalle Gallio batteva in Farsagliale

numerose schiere di Pompeo : Ottavio Augusto vinceva Antonio

amante e protettoredi Cleopatra, ed in tutte le lotte posteriori

sino a Costantino ilGrande, sempre prevalserocoloro che reduci

dalie Gallio e dalla Pannonia sebbene con forze minori debella-vano

le effeminate legionidell'Oriente.

Costantino nell'anno 3ii d. d traversando celermente le Alpi

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466 NUOVE BPPBMEKIOI SICILIANE '

solvere a fondare una nuova Capitalee costruirla in una posi*zione centrale e propiziaper dominare le provinciedell'Asia,dei-

TAfrica e delP Europa.Nel Bosforo e presso il luogo stesso dove Costantino avea bat-tuto

Licinio,innalzò Costantinopolisopra sette Colli ad imitazione

di Roma.

Le descrizioni delle bellezze naturali di questa nuova Ciltà

che si leggonoin vari scrittori antichi e moderni sono superflue

a riferire,

e basta quanto ne dice V isterico ingleseGibbon nel

lo volume, cap. VII,della sua opera sulla dacadenza e rovina del-

IMmpero romano.

Costantino per giustificarela sua vanità,e dare sfogoal suo i-

stinto superstizioso,gettavale fondamenta di Costantinopoliperubbidire ai comandi di Dio. Pro commoditate Urbis

^ quam mia-

temo nomine,jubenteBeo,donavimm ,e con riti quasipaganie

processioni.V imperatoreguidatoda Lui,V invisibileguida,sta-biliva

i limiti della vastissima Capitalein tese francesi 7800 se-condo

il Danville.

La Grecia,l'Egitto,TAsla minore furono spogliateda questo

nuovo Yefre di tutte le più belle opere d'arte che non si erano

trasportatein Roma, e in breve Costantinopoliconteneva le piùbelle opere di Fidia,di Prassilele e di tanti rinomati artisti;ma

con tutto ciò volendo nel giorno natalizio della Città che la sua

statua fosse accompagnata da una processionecon grande pompa,

questa statua di Costantino fu rozzamente scolpitain legno,e do-rala

per occultarne la materia.

In pochissimotempo e a furia furono terminate le mura della

Città,i porticie gH edifiziprincipali;ma le imperfezionidi quellecostruzioni furono tali da doverle nuovamente rifaree allamegliorestaurare. La costruzione "lellemura occidentalisi cominciava al

4 novembre dell'anno 326 d. C. Due grandi piazzeadomate di

porticied innumerevoli colonne svelte da antichi monumenti de-coravano

la piazzadi Augusta Elena,e quellache portavail no-me

delF imperatorestesso. Nel centro di quest'ultima sopra un

piedestallos^inalzava una colonna di porfidocon la statua di A-

polloraggiantedi luce in cui gliadulatori raffiguravanouna im-magine

dell'imperatore.L' ippodromo era un grande,edifizio di 400 passilungo e 100

largoadornato con belle statue ed obelischi,e del famoso tripodeconsacrato dagliantichi greci nel santuario di Delfo. Presso Pip-

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BELLE ARTI E CIVILTÀ^ 467

podromo fece cosiruire Costantino il suo imperlaiPalazzo con

grandiosicortili circondati di porticie giardinisontuosi;e non

solamente faceva costruire grandi teairi ed anfiteatri,bagni,e la

casa di città,

ma fece edificaresontuosi palazziper invogliareisenatori e le più cospicuefamigliedell'imperoa venire ad abi-tare

nella nuova Roma (1).Le innumerevoli opere che fece co-struire

Costantino nella cittàche dovea portareil suo nome, sono

rapportateda moltissimi antichi scrittori,e la enumerazione fatta

da Anna Comneno delle opere d'arte che distrussero i Crociat

alla presa di Costantinopoli,

ne attesta la quantitàe la bellezza

delle opere perduteper l'ingordigiadei barbari campionidella

Croce,eccettuati i Veneziani,i qualipiù cuftidei soldati d^ Oc-cidente

salvarono tanti capolavorid'arte,tra i qualisi noverano

i cavalli di bronzo che oggi adomano il frontone del S. Marco

di Venezia.

Con le spogliericavale dagliantichi monimienti delle eulte

Provinciedell'Oriente,in breve tempo divenne Costantinopoli

un centro di ricchezza,di lusso e di sapere; e l'ammirazione che

destavano le opere di Fidia e di Prassitele richiamava alla me-moria

del popologreco bizantino,l'istoriae l'antica letteratura

dei loro antenati,e quindiun risorgimentonovello si verificò in

Oriente senza comunicarsi a tutto l'impero romano.

Le opere che si costruirono dal tempo di Costantino sino a

Teodosio presero un carattere speciale, particolarmentenelP ar-chitettura

sacra,la quale per maggiormente allontanarsi dalle

forme dei tempidel paganesimo,prese una forma organicatutta

nuova. Si perdevaogni rilievo o sporgenza nei membri architet-tonici,

supplendoperò murate intere con ricchi ornamenti,pre-ziose

intarsiature di marmi, o musaici con ornali sopra un fondo

d'oro per dimostrare la ricchezza e la ostentazione del lusso o-

rientale.

L'arte nuova che si diffuse in tutto l'imperod'oriente,armo-nizzava

con la civiltàdi quel tempo e veniva rivestitadi quella

superfluitàd'ornati e di particolarifutilie capricciosia somi-glianza

di quelle nuove forme organichesocialie governative

dell'imperobizantino.

Una delle prime chiese cristiane attribuitea Costantino fu

quelladedicata agliApostolirivestila tutta di variati e preziosi

"l)Weber, tteschichle des romìscfeen Kaiserreichs;voi. i,pa^. K2I e ri22.

Page 474: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

468 NUOYE BFFeMERIDI SICILIANE

marmi,

e la Chiesa di S. Sofia cominciata nel 360 della nostra

Era, la qualebruciava^ nel 404 (1),e, dopofattacostruire dalFar-

chitetto Rufino con volte per ordine delP ImperatoreTeodosio;la Cupola ne crollava.

Sant'Elena fece costruire molte chiese in Palestina che sipos-sono

considerare come veri archetipideir architettura detta Bi-zantina,

e fra queste primeggianola chiesa del Santo Sepolcro,che fu diflformatanella grande nstaurazione fattanel XII secolo,

e la basilicaconsacrata alla madre di Dio in Betlem (2).Il più bel tipoperò deir architettura bizantina è la Chiesa di

Santa Sofia fatta per la terza volta ricostruireda Giustiniano dal-

Tarchitetto Antemio assistitoda Isidoro da Mileto nel 530 al 537.

Questa novella arte prevalsein tutto r impero d^Oriente,e si

diffusesino alle eoste delPAdrìatico e allaSicilia,ed in tempipo-steriori

penetrò nelle Russie.

La mancanza che si nota sin dai primordidi questa nuova arte

è quelladella scultura figurativa,che venne abolita in odio al

politeismo;ma allorché fu ripresadopo molto tempo si erano già

"limenticate le forme ed il gusto antico;e quindisorse sotto un

nuovo ordine d^ idee e di principireligiosimolto differenti.Nei

musaici bizantini primeggianosempre la figuradel Redentore,le

immagini della Vergine madre dì Dio,le figuredegliApostoliedei Santi,e rappresentazionidei fattiprincipalidel nuovo e del

vecchio testamento quasisempre in compartimentisopra fondi do-rati.

La forma dei tempipaganifu parimenteabolita,e la basi-lica

venne convertita in Chiesa. Neil'Oriente però prevalserogliedifizi circolario poligonalisormontati da cupole dorate quasi

privedi luce,sempre con tre absidi destinate,quellacentrale al-l'altare

con r immagine del Salvadore,e le altre per gliApostoliPietro e Paolo.

Noi ci proponghiamo nei seguenticapitolidi trattare più dif-fusamente

delle arti dopo la divisione dell'imperoromano in due

ramificazioni principali,cioè le arti e la civiltàin Oriente e nel-

r Occidente.

(1)Si può consultare la bella opera di Sàlzenbergpubblicataper cura del Mini-stero

Prussiano sulla S. Sofia di Costantinopoli.

(2) Vedi Lcs Eglisesde la terre sainte par leComte Melchior De Vogue.Quest'o-pera

pubblicataa Pariginel id60, ò multo interessante per le ricerche storiche fallo

dairautore,per la precisionedd esattezza dei disegni,e per le conoscenze artistiche

d«U'autore,il quale sa ben distinguerein quellechiese le rinnovazioni posteriori.

Page 475: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BELLE ARTI E aVILTx" 469

Deipari e orientale o Bizantina noteremo i monumenti principaliche la caratterizzano,e tratteremo poscia dalle diramazioni di

quest'artenelle altre provincieconservando ilsuo tipooriginarionell'Asia minore, sulle rive deirAdrìatico,neir Italiameridionale

ed in Russia.

Tratteremo con specialitàdella trasformazione che subì V arta

bizantina sotto V influenza degliarabi seguendone tutte le parti-colaritàche si vedono in Egitto,in Persia,In Ispagnaed in Si-cilia

registrandonei monumenti più notevoli.

L^arte occidentale la descrìveremo cominciando della distruzione

dei tempi del Politeismo sino alPordinamento delle nuove forme

nei primitempi Cristiani,neir epoca dei Carolingi,sotto i Lon-gobardi

neir Ituiia,

e dei Franchi ed i Sassoni in Germania ed

Inghilterra,e sotto i Normanni in Francia,in Inghilterra,e nel-

r Italia meridionale. Noteremo in varie tabelle i monumenti di

maggiore interesse che caratterizzano lo stile delle varie epoche,e finalmente ragioneremodeirarchìtettura Ogivalee sui varianti

sino al cosi detto risorgimentodelle arti. In capitoliseparatitrat-teremo

deglielementi classiciche si conservarono neir Italiacen-trale

sino a Lapo e Brunellesco,e delle incrostazioni esteme delle

fabbriche come ricordanza dell'architettura policromadeglian-tichi

; e ci occuperemo in ultimo dell ' architettura feudale,delle

case comunali,de' palagidei nobili e ricchi cittadiniche abban-donando

i loro castelli,si diedero ad una vita più sociale e civile

abitando quellegrandi città che divennero posciatanti centri di

civiltà e di belle arti.

D.r Saverio Cavallari

Page 476: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DI GIOVANNINASO

K DELLA INTRODUZIONE DELL'AHTE TIPOGRAFICA IN PALERMO

Giovanni Naso da Corleone,detto per antonomasia il Siciliano,

appartenne a quellaeletta schiera di dotti e di letteratiche nella

seconda metà del secolo XV accrescevan lustro e decoro all'Isola

na"^tra e che insieme al magnanimo Alfonso,il fondatore del ri-nomato

studio di Catania,il protettoree V amico delle letteree

e dei letterati,adoperavansicon tutta efficacia a spingere nella

via del progresso la generale coltura. Le scarse memorie che

di lui ci rimangono, lo danno a divedere per uom dotto ed eru-dito

almeno secondo i suoi tempi (1); ed il celebre Lucio Ma-

rineo da Yizzini,che fu suo discepolo,ebbe a dir di lui che se

la morte non. Tavesse immaturamente rapito, per virtù poetica

e per nobiltà di verso egli avrebbe potuto gareggiar co' più

grandi,e perflncollo stesso Virgilio(2).Alle poche notizie che intorno al Naso forniscono gliscrittori

di cose letterarie siciliane,alcune altre mi è dato di aggiun-gerne

che la sua vita direttamente riguardano,

o che il valor

letterario di lui con novelle prove addimostrano. Queste no-tizie

che han dato occasione al presente scritto,ricavansi prin-cipalmente

da taluni documenti inediti esistenti neirarchivio del

Comune di Palermo,i qualicome degni di nota per più d'un ri-guardo,

non credo inutile ilpubblicare.E poiché il nome di Gio-vanni

Naso legasistrettamente alla introduzione dell'arte tipo-graficain Palermo, anzi per questo appunto il nome di lui si

raccomanda alla posterità,mi lusingoche non sarà discaro ai lettori

ch'io m'intrattengadi questo avvenimento importantissimo,tanto

più che la inesausta fonte onde ho attinto le notizie di sopra

(1) MoNGiTOBE Biblioth. Sieula, toin. I p:ig 355.— Narbone Storia Letteraria di

Sicilia,tom. X, lib. HI. Gap. III. pug. 446 e scg.; tom. XI. lib.Ili,cap. VII. p. 79

e tom. XII, Appendice III,pig. 73 e scgg.

(2) Lccii Marinbi epìitolae.lib. V,epiil.ad Culaldum Parisium, Ediz. di Va-

gliadolid.15i6.

Page 477: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DI UIOVANM NASO EC 471

cennate, offre qualchealtro documento onde nuova luce deriva

eziandio su tale assunto.

Da un privilegiodel Municipiodi.

Palermo (i) risulta che

"i)Stimo opportuno pubblicarqui il ilocumento sopracitatoperchè mi sembrA

Miteressuute anche in riguardoalla storia delle vicende della pubblica.istrusione.

Jhesu!i

Uniyprsitasfelicisurbis panormi prestantivivo inlianni nasini siculo saluleuu

""*um olim te in i oapolitanostadio publiceactu legeniemin liane felicem urbero ad

«amdem lecturnm conduxissemu.s,constitulo tibiqnoiibetanno dum legens(ile)nn-

-ciarunivigililisaiariu praut in quadam provisioneiiosiru sub daia panurmi xxvj

^augustiquarte indiclionìspruxiinepreteritelaciu.sconlinetur.cuius provisioniscujnsigillopendente lenor per omnia lalis est. — Universitas felicisurbis panormi pre-stanti

viro iohanni nasoni agnoniento sìculo salutem «onsueverunt patres et maìo-

res nostri quocienshanc urbem bonarum artium precepturibuscarere contigliali-

"qucni clarum viru.n a longioribusetiam pariibuspuljblicosalario conducer», ne

udolescentes nostre urbis civium filiirclittisbonarum arliuai sludiis lasciviisine-

pliis(]iieiluiutaxntopenm darent. volentes igituriios ipsoriiinhuiusinodi lauda-

bilem consueludinein ac scieniiarn soqiie adolescentibusqueet bis quidooliores fieri

^upiuntoptimum preceptorem tradere te tandem e numero multonim qui in mon-

-cium nostraruin cxamine occurrerunl elegimus.tuqne muhisequidemultra salarium

pubblicummuneribus donabere quibus protettoneinu uiiquam alias donalus extitil,

teque onines miruni in loodun amabimus colemiisque.tenore igiturpre^entispri-

\ilegiipablicumsalarium unciariura xx*' buhis Sicilieregnimonete priyatoramsco-

larium salario in tua voluntate et arbitrio resenrato de et ex iuribus et redditibus

c^ibellecarnium diete urbis exolvendura consliturmus decernimus ac dare solvere

et assignareannìs singulispollicemuret nos sollemniter obligamus iuramusque.

quocìrcanobili eiusdem urbis Ibesaurario diciraus et mandamus quodde dicto un-

ciarum xx^^ salario ex diete Gabelle iuribus et redditibus dum legeresannis sin-gulis

iuxta presentisprivrlegiiseriem respondeatet per qnos deceat faciat integre

Tesponderi.in cuius rei testimonium presens privilegium(ieriiussimiissubscrìptio-niBus nostris ac sigillocommuni nostro inpendentiroboratum. actuin et datum

in eadem urbt!diexxvjmcnsis augustiquarte indictionis m*cccclx\j*.f no6 petrus

de specialimiles et pretorconfirraamus f iacobu di bu legnaiuratns «t prìorf gul-

lelmu ramnndu rìmbau iuratu f cx"lacastillittaiuratu f iobanni baiamunli iuratu f

johannipelm di rìgioiuratu, Postea vero anno viiij*indictioniscnm uecessitatibus

qiiibusdamurgenlibusde dicto salario uncias decem deduxissemus, tu eam deduc-

tionem semper gravilerpertulistieoque sub spe consequendiuncias dictas xx^* quo-

libet anno a serviciisillustrissimidomini ferdinaiidi ulteriorisSicilieregisa dicto

neapolilanostudio ubi condnctus eras pabl^licosalario disceasisti.et facta per te

maxima nobis instantia ut ssilarium predìctumunciarum xx'* totum reintegra-revellemus attento etiam quod prò cancellano te nobis oflerres ad componen-

dum scilicetlitteraset epistolasIalino sermone ad viros egregiosfaciendas siquando

opus forel et nobis piacereifuittandem per nos civium ad sufficientem numerum

convocato Consilioprovisumac ita harum serie providemusquod tibisitet esse de-beat

totum integnimdittanim unciarum xx** salarium restitutum quod tibi resti-

Page 478: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

472 NUOVE EFFEHEIUDI SICILIANE

fino al 1471 Giovanni Naso professavalettere nello studio di

Napoli.In queiranno medesimo era egli chiamato in Paler-mo

allo stesso ufficio,col salario di onze venti annuali. Ma

graziealle strettezze finanziarie in cui per avventura trovavasi

allora il Comune, il detto stipendionel 1475 veniva ridotto ad

oncie dieci;di che il Naso ebbe a muover lamento,adducendo

di aver lasciatoil servizio di re Ferrante di Napoli in conside-razione

della convenienza maggiore che gliofferivaPalermo.-Due

anni dopo,cioè nel 1477,il Comune accoglievale di lui rimo-stranze,

e in riguardodel servizio di cancelliereche oltrea quello

di pubblicolettore eglisi offeriva a prestare, ad componendtmscilicetlitteraset epistolaslatino sermone ad viros egregioSysi quando

opus foretyreintegravatenel godimento del primitivostipendio(1).

taimus ac reintegrainusioxta diui prescriptiprivilegiiseriem pleiiioremcum pre-

dicto monère cancellarìatnsadiunclo,idcirco nobili eidem noslre universilalisthesau-

rario dicimus et Dnandamus quatenus de diclo unciarum vigilitisalario ex quibusvis

nostre uni versilatis luribns et redditibus quibuscnmque annis singalislibi duna

legtrisiuxta prescriptiprivilegiiseriem respondeatetresponderifaciateflffctive.da*

tum panormixxijfebraarii decime indictionis m*cccclxxvij*.

t nos Simon de septimomiles et pretor

f ea iohanni adama prioloet iurata

t ego alferiusde leophanteinralns

t ego Simon de calvellisiuratus

t ego guilielmnsramandns rimbaus iaratos

f eu francisca di vintimiglaiuratus

t(in ultima crucc non est signatusioraius quiafuil mnrtuas^i.

Nola marginale: X* madii x* indictionis prefaiusnobilis ioannis inpossema-gnifici

prelorisprestititiuramentum tactisscripturisde bene fidcliteret legalitcrex-

ercendo ipsum officium cancellarii et sic bnbiiit possessioneindicti oflScii.

lìeg.di AttitBandi e Prowiile del Comune di Palermo^ X* indizione 1476-77.

fol. fifivirso e seg};.

(1)\\ documento di cui sopra bo tenuto discorso segna, se non m'inganno,Tori-

gine della carica di Caneelliere del Senalo di Palermo. Gl'intendenti delle cose no-stre

sanno cbe correva differenza tra il Cancelliere ed il Maestro Nolaro de* du-rati

che era il vero segretariodel nostro Magistratomunicipalee che dovette avere

originecomune ai Giurati,mentre ilCaneelliere era quell'ufficialeche avea Tinca-

rico di tenere la corrispondenzadel sapremo Magistratodella città colle persone

di riguardo.Che quest'ultimacarica sia stata creata in occasione dell'offertafatta

dal Naso mi par che risultidal conlesto del documento anzidetto. Cosi si spiegabenissimo il concorso del volo del consigliocivico evidentemente richiestoper la

istituzione di una carica nuova cbe dopo il 1477 comincia a figurareneglielenchi

degliufficialiannuali e 'perpetuidel comune premessid'ordinario ai registridi atti

bandi e proviste.

Questa carica fu sempre occupata da uomini di lellere,tra'qualivanno prìnci-

Page 480: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

474 NVOYE EFPniBBlDl SHUUANE

versi se non posson dirsi modello di latinaeleganza, si dislin-

guono per cerla spontaneità,che non dispiace.Essi son trascritti

in un registrodi atti del Municipiodonde li ho copiati,

e non

credo inutile il pubblicarli,non foss'allro,come saggiodella dif-ferente

maniera di vedere tra il nostro secolo mercantile ilquale

par che goda di dilatare le vie a quel morbo asiaticoche va sr

spesso desolando TEuropa,ed il secolo di Alfonso che voleva u-

sate tutte le precauzionipossibilionde evitare i morbi epidemicie contagiosi,e giudicavadegni della pubblicabenemerenza,piùche altri

,coloro che a siffattointento si fossero in ogni modo

cooperati(1).

(1) lluc ubi fttlxlapsaest de coelo tincU cruore

El DrcpAiiumds m nonioaliira fuit,

Vexit ab infecto fanesUm Duper ibero

IiìMiK pestiferomunere mìssa laem.

Illa 8cd ut primuuilaelain descendit in urbem

Gaiidet esperalisimpia fnneribus

S("einquecipitpopulosel cunctas Iriiiacrisuras»

Miscere insidiìsperniciosasuis

llospitiiprimum temeravit iur/ifidemqueCruda patrinaiw eripiendoduos

Exiu furtivum sufTundeiis diva veuenum

Serpebaltacita contagionedomos,

Serisilcura patrum medits in moenibus "iot"tuai

Alqnefreqnensceleripellereccrtat ope.

Nil iroprovisum:nil quod mortalis egestas

Invenit auxilio deseruere patres.

Per siculas urbes caveant contagiacladis

Scribitur: atque ipsinil minus illacavent.

Hos servare inbent, illosexire,redire

lam nuUos: alios continoere domi

Oiducunt plures:portae claudunlnr in uno.

Hoc paritercunctos invigilarevides.

Nec puerìcessant: matres castaeque pucllaeSacra deosquepiaposcere tempiaprece.

Audiit omnipotenssollertnm vota precesque

Propitiosmeruit providacura deos.

Nam sic illasibi minus indignatarefogitIrrita bis voti non reditura sui

Urbs modo iam poscat victricispraemiapalmae

Per quam Trinacriae. pestiferarbor abest •

A ScilicetAlciden mendax sua Graecia iacUt

Monstra quae domnit terribilesqueferas,

Plus tamen est peslem quam vincere monsira ferasque

Cum dts mortales conscruissemaous

Page 481: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

01 GIOVANNI NASO EG. 475

Il SUO distico in cui accennasi aliapretesaalleanza tra Palermo

e la Romana repubblicafu riportatoda me nello scrittarellosul

documento riguardanteTanlica portadi Busuemì. Anch'esso levò

molto grido,e non è quasiscrittore che trattideiroriginee del-

Tantichità di Palermo che non lo riferisca.

Oltre a questiscrittiabbiamo ancora di lui una raccoltadi detti

di celebri Siracusani desunta dagliapoftegmidi Plutarco,pubblicatacome appendicead un' opera di Cristoforo Scobar de rebw prae-

clarisSyracusanis(l\ e finabnente la prefazioneo piuttostolet-tera

dedicatoria premessa allaedizione principedelle Consuetudines

urbis Panhormi eseguitain Palermo nel 1478 sotto la di lui di-rezione.

In questo scrittoil Naso ci lasciò la storia della introduzione

dell'artetipograficain Palermo. Eccomi dunque allaseconda partedella mia trattazionepoichéT ordine slesso delle cose mi vi con-duce.

All'uopoio farò principalmentetesoro delle notizie che lo

Scilicetul quondam vicirix e\ hoste redibal

Destra triumphintesalta re^ebalequas.Est mortale tamen roortales vincere vires

Devicta nulli gloriapeste fuil

Vendicet hanc Drepanuro cerio sibi pignorelaudem

Peste bi9 e vieta bina tropheapelatRedde tuae Drep"no merìios Trìquelratriomphos

£t sacra per Orepannm sospitafacta Deo.

Panormilani Drepanensibus9. P. D.

Pro plusquam bumana vestra solertiaqua nuper quoque serpentem ac iam ar-

dentem intra parìetesvestras pestem pellentesadooirabiles cives egistisimiaortali- '

tatem deberì vobis censniinus. Sapiensenim ac felix Tcrtus yestra non modo pro-

spexitsibi sed et nos queque et uoiversam Sieiliam(qnodvix ope divina posse iam

fiericredebatur)ab imminenti certoque saovae cladts perìculohberavit,Deum pro-

pitiummerita sedulitate sua. Itaquea cive nostro Ioanne Nasone siculo poeta ora-

toreque maximo et publiceet bone enidiendam isventutem nostram cooducto car-mina

quaedam iussu nostro in vestram laudem compositavisa nobis aetemitatis

optimamoDumenu in nostro praetorioasservari et ad vos mitti volumus. Ac^ipite

ergo lamquam testatum per nos veslrae virtutiseiogiumet perpetuae nostrae in

vos benevolentiae firmum futurum auct4iramentam Valele. Ex feliciurbe nostra pa-

iibormo Idibos laonarii etc.

Heg, di AUi, Bandi e Proviste dell'anno IX' indis. 1475-76,fol.ìfk, vino.

(1)Stampata a Venezia nel 1520. La raccoltadel Naso fu riprodottanelleMemorie

per servire alla Storta letterariadi Siciliadel Can. Domenico Schiavo^ tom. I,par-te

IV» pag. 51.

Page 482: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

476 NUOVE EFFEMERIDI SIGIUANE

Stesso Naso ci ha ti-asmesso,giovandomi ancora delP altro docu-mento

cui più sopra ho accennato.

Il primo che avesse messo su una lipograliain Palermo fu An-drea

di Wormacia o Guarmagia (Worms). Chiamatovi dai giurati

venne egliin questa città nell'ottobre o novembre del 1476. ti

Comane apprestoglituttigliarnesi necessari air esercizio della

sua nobile,arte (1).Il Pretore di quel tempo era Simone Setti-mo;

i Giurati,Giovanni Adamo, Alfiere di Leofante,Simone Cal-vello,

GugliehnoRaimondo Rimbau, Francesco Ventimiglia;Sin-daco

quel Rinaldo Sottile che procacciòalla patriail benefìcio

della introduzione di quel gran trovato che dovea nel volgerdi

pochianni trasformare la faccia del mondo (2).Il primo saggiodella nuova tipografiafu,assai probabilmenteil

codice delleConsuetudines Urbis Panhormi. Questeleggimunicipali

osservate finda tempiimmemorabili,confermate e giuratedai nostri

re insieme aiprivilegidellacittà,studiate e chiosateda giurisperitidi grido,riassumono,per cosi dire,la storia della città medesima

e lasciano scorger le tracciedelle differentischiatteche lungo il

corso de^ secoli eran venute a respirarle aure tepidee profumatedella Conca d' oro. I cittadinile osservavano scrupolosamente

,i

magistratidel Comune ritenevano lor sacro dovere il custodirle,

e presentavano al viceré ed al re medesimo le loro energicheri-mostranze

se quelleper avventura erano da chi si fosse meno-mamente

vtolate.Nulla è quindipiù naturale che in Palermo le

(1)Ecco io propositoildocamento deirarchivio CoaMinale (Reg.di Alti,bandi e

provine dell'annoX* indizione 1476"77,fog.74 verso)

• Eodem (13novembre 1476)

• Pro magislroandrìa de guarmagiaihiotinico,cui de mandato magnificorum

• pretoriset inratorum fueinnt conugnate una caxia di liclerìdi stampa di «lagnu

• et unum torculare di Ugnami, de presentandoipsas, res ad omnem mandatum

« ipsorummagnificorumoflicialium,in forma curie etc. renunciando etc.

• « Fideiusfit magisternicolaus

• de medicis aromatarins. •

(2)• El nune huie quoque noslrae foelieipanhormilanaeurbi ne haec tanta deessH

foelicUas,Tu praelornobUmime, eum nero huiui anni panhormUanorum collegio,,,

procurantelìanaldo Sudile insigniiureeonsullo urbisquesyndicocuraslisoc effècistis

ut Andreas de Wormacia eius artis professor(h.e. artis lypogrephicae)oHicinam

impressoriamexerceret. • Dedicatoria deUa edizione delle Consuetudines Urbis Pa-nhormi

fatta ne! 1478.Questa dedicatoria può leggersiper intero nel tom. XLII,

pag. 147 e segg. "ielGiornale,di scienze,lettere ed arti per la Sicilia— Lettere

bibliografichedelt'ab,iNicoLÒ Duscemi.

Page 483: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DI GIOVANNI NASO EC. 477

primiziedell'arte tipograOcasi fosser consacrate al codice delle

CanstietiidineSytanto per diffonderne la conoscenza fra i cittadini

e per agevolarneloro lo studio.

Il nostro Giovanni Naso fu incaricato di curar la impressionedi quel libro preziosissimo,certo come uomo ilqualemeglioche

altripoteva adempierealla delicata missione,tanto come letterato

che come praticodella materia. E veramente nella sua non breve

dimora in Napoli,dove lastampa era stata già introdotta innanzi

il i47i,eglipotè impratichirsidel recente trovato, e come e-

sperto esser poidesignatoa dirigerela edizione di cui ci occu-piamo.

E il fattorisposebenissimo allHntento,poichéTedizione riuscì

degna del libro,e del Comune che volle procurarla,come può ve-dersi

dall'esemplareche ne possiedela nostra Biblioteca Nazionale,

già dei Gesuiti;il qualeè stato descrittoed illustratodal Hortil-

laro (L)dal Buscemi (2),dal Tornabene (3)e dal Mira (4);ond' è

ch'io mi dispensodi descriverlo alla mia volta,limitandomi sola-mente

a notare che la lezione seguitain questa primastampa diffe-risce

in molti puntida quellaadottata nelle posteriori,specialmenteda quelladel Muta, di che ho avuto ragiondi accorgermicon-frontando

i due testiper incarico del D.r Ottone Hartwig,ilquale,com' è noto, ha impresoa stamparele antiche Consuetudini de}lecittàSiciliane,ed ha giàdato fuori quelledi Messina (5).

Si è creduto che il Naso avesse stampato in Palermo il suo

poemetto per le feste in occasione della resa di Barcellona,anzi

si è pretesoche T edizione di questo opuscoloprecedessein or-dine

di tempo quelladelle Consuetudines. Il Mongitore ebbe a

ritener così senza dubbio,poich'eglimesse appunto in capo alla

listadegliscrittidel Naso questo delle feste,e datone il titolo a

(i;MoRTiLLARO« Studìo bibUografico»parte II,{ III;Appendiceper la Sieilia.Sta

nel voi. I dolle sue Opere.

(2) Buscem Lettere bibliografichecit.;nel Giornale di scienze lettereed arti per

la Sieilia,tom. XUI pag. I4M54.

(3" Tornasene, Storia critica della tipografiaSiciliana deU 1471 al 1536. Catania

1839; pag. 47.

(4)Mira, Manunle di Bibliografia,Palermo 1802, lom. Il,pag. 373.

(5^ Codex lurit munieipalisSiciliae.'Die mittelalterliehen Stadtreckte Siciliens,

mit hittorischen Einleitungen, herautgegebenvon Otto Hartwig — Heft 1 — Das

Stadlrecht von ifeMina— Cassel nnd Gottingen,Georg H. Wigand, 1867. — Sarà questa

una raccolta importaDtissimadi cui noi Siciliani dobbiamo saper grado a questo

flotto straniero.

31

Page 484: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

478 NUOVB EFPEMeaiDl SIGIUANE

SUO modo, soggiunse Tindicazione del luogo.Fondavasi eglisulla

teslimonianza,male intesa,anzi storpiata,di Alfonso da Segura;e dico storpiataperchèdove nel testo di costui si dice « Hic est

ille Ioannes Naso cuìììs extat opus hericum de celebritaterermn

quas Panormum edidit " ilMongitoreha letto tM» Panormi edidit{i),

senza avvedersi che travisava cosi ilconcetto del Seguritano,fa-cendo

insieme strazio della grammatica.Due bibliografisiciliani,l'abb.GiuseppeLogotetae ilCassinese

Francesco Tomabene scartarono come chimerica l'opinionedel

Mongitore,ma non si awider per nulla dell'errore in cui questi

era incorso. A me non è venuto fette di leggerequel che ne

scrisse il Logoteta,la cui opera (2)non esiste,o non si trova,

nelle nostre due pubblichebiblioteche,né mi è riuscitodi vedere

un Giornale di Siciliache stampavasinel i799 in cui dovrebbe

essere un articolo o memoria che accenna, o riguardala edizione

di cui mi sto occupando.Mi è forza,pertanto,passar difilatodal

Mongitoreal Tomabene di cui giovamiriportarle parole.€ Il Mongitoreed Alfonso Seguritano

,benché

,nissuno esem-

« piareavessero visto,pure asseriscono dal Naso essersi data alle

e stampe in Palermo nel secolo XV un'operatitolataDe celebrità-

« te rerum opus heroicum,Panhormi. Le inchieste e sedule mie

« premure a richiederne nuove, mi hanno cerziorato che questa,

e edizione,come dice ilLogoteta,é chimerica anzi é la stessa (sic)t che queiropusoolettodel medesimo autore titolato:

« Joannis Nasoni» SiculiPanhormi, de spectaculisa Panohormi-

« tanis in Aragoneiregislaudem editis,Barchinonia in fidemre-

e cepta;dedicata a Giovanni Bonanno,di cui egliscrive: Virum op-

• timum et iureconsultum egregium:l'operettaè in verso, di cui ecco

« il princìpio:

« Hic spectaculisfulgenspendetlatema sub altis

« Quae se volventesostenditcrebra figurasf Tutus,ut accenso cum clara refUlseritigni• Attonitos visu suspectaretardet euntes (3).

(1) Bibliolheea Sieula,loc. fii.

(i) Spieilegiumtypographkum de sieulisedUionibut saeeuU XV, Panormi 1807

(Ap.Narbonb, Bibliogr.Sieola,lom. I. pag. 362).

(3^Il principiodel poemetto del Naso è ben diverso da quellodato dal Torna-rne.

I primitre versi sono i seguenti:Saera cano feUosquedies quos iaeta Panormum

Expeeiatasui postquam Victoria regis

Audirunt, eelehrat. Sed lu rex inclitenobis,etc.

Page 485: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DI GIOVANNI NASO BG. 479

t Questa edizione viene rapportaladal Denis (!)dal Panzer (2)€ dal Logotela,dal Giornale di Sicilia,Però quale edizione? oh

« errore ! la resa di Barcellona dopi»un assedio di dieci anni so-

« stenuto dal re Giovanni d^Aragona,avvenne correndo l'anno 1472,

€ e la giulivanotizia giunsea Sicilia,terminata appena la sessio-

c ne parlamentariagià rannata in quellaslagionea Polizzi,per« la quale nuova il viceré di quel tempo, Lupo Ximenes Durrea-

c ne diede lieto avviso a tutte le Università del regno con lettera

« circolare,in cui ordinavasi renderne pubblichegraziea Dio,e

" €omandavasi si facessero festeggiamentied illuminazioni,essendo

e questa vittoriala causa della pace in tuttigliSlatidi Spagna;son

• questifesteggiamentiche descrive appunto il siculo poetaNaso

" come rilevasidai versi sopracitati;ora non è improbabiledetti

€ versi essere statisospintial trono di Spagna,tanto piùche ilBo-

• nanne a cui furono dedicati contava in quellaCorte ; certo u-

• scir dovettero nel tempo di quellafesta,o poco dopo,altrimenti

f nissun effetto avrebbero potutoingenerarenell'animo de' leggi-

€ tori;se poi si vorrà opinareche stampatisi fossero,ed allora

• al più presto poterono vedere la luce circa il 1478,sondo la

« prima edizione palermitanafinitain quell'anno, per quanto si

i è detto,cioè anni sei da che quellafesta avvenne nella capi-

• tale:ciò posto è a supporre che la descrizione di una semplice

• festa si desse fuor di tempo alla luce ? Poi dalle paroleedidit

• Panhormi del Seguritanonon deve giudicarsiessere stato quel-

• l'opuscoleltostampato,ma piuttostocompostoin Palermo,quasi

• dicesse composuitPanhormi ; tanto più che nessuno autore dei

• sopracitativanta averne veduto alcun esemplare(3)».

Qui bisogna osservare che ilTomabene scriveva evidentemente

col preconcettodi dimostrare che la stampa,priache in Palermo,fosse stata introdotta in Catania o in Messina. E siccome non è

possibileche chi scrive con un partitopreso non cada,senza quasi

saperlo,in abbagli,quindiè che veggiamo l'egregiobibliografo

Catanese incorrere in grave contraddizione,

come a dire nel di-chiarar

chimerica la esistenza di un opuscolodi cui poi riferisce

esattamente il titolo.Se egli,del resto,avesse letto attentamente

fi) Denis Mich. Anflalium iypographieomm Mieh. MaUlake supplemetilum.Viennae i789. Part. II.pag. 623. n. 5171.

(2)Panzer G, W. Annales Typographieienumdali ei aneli. Norimbergae»1793-

Tom. IV, pag. 165, num. 485.

(y ToRNABENE, op. cil. pag. 52-5o.

Page 486: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

480 NUOVE KFFEMRRIDI SICILIANE

il Denis,che pure ha citalo,avrebbe osservato che questo dotto

bibliografodovette aver so Inocchio un esemplaredel libro contro-verso

esistente in una biblioteca monastica di Sliria (1),

e ciò

sarebbe bastato a provargliche Tedizione che glipiacque chia-mar

chimerica era perfettamentereale.E se finalmente egliavesse

riscontrato il dotto catalogodella ricca biblioteca di Lord Spen-cer

compilatodal Dibdin — e pubblicatosedici anni innanzi il

1839 — vi avrebbe trovato la descrizione esatta del bello esem-plare

deiropuscoloin discorso che si possiededa quellalibreria

e che qui mi piacetrascrivere:

• Non so comprendere,scrive quel dotto bibliografo,perchè il

? Duca di Cassano mette questo volume elegantementestampato" tra le produzionidellastampaNapolitana.Se cosifosse,potrebbe

e essere stampato da Moravo. Ha io inclino a considerarlo come

? produzionedella stampa Veneziana,e come stampato,probabil-

f mente da G. hubeus o da Bernardo o Luca Veneto.

? Il volume comincia con una dedicatoria in versi diretta dal-

? l'autore a GiovanniBonanno ,uomo eccellente ed egregiogiu-

f reconsulto,la qualeoccupa la carta segnata a, i. Colla carta a,

e 2, comincia V opera col seguente titolo:

? Ioannis Nasonis SiculiPanhomUs de Spectaculisa PanhomUtanis

« in Aragoneiregislaudem ediUs Barchinonia in fidemeius recepta

f foeliciterincipit.•

? Seguono 19 linee. La paginaintera ha 24 linee. L'operaha

« il registroa, ft,e, in ottavo,

meno la carta a,4

,che sembra

€ mancare; a meno che V a, 1,sia erroneamente chiamato a,2,

? e una carta bianca (mancante)formi Fa, 1. Ma non si scorge

« alcuna interruzione di senso tra le carte a, 3, ed a^ 4. L'opera« finisce così,colla carta e, 7, verso:

« Ad laudem dei et in patriaeoc Regisaragoneihonorem.

e La carta e, 8 è bianca.

e Questo è un esemplaremolto bello ed intero,rilegatodi re-

e cente in marocchino giallo.Sembra che sia giàappartenutoad

e una famigliachiamata Beneventano — e sul recto della carta va-

e lante portascritto : Codice del 400 (2)."

i^i)Dbmis»toc.cit. « IoAHNis Nasonis, de tp"iiaeulispanoiinilanU,4*. Adm.» (Cioètu Bibliotkeea Coenobii Admontensit 0. S. B. in Styria»—V. latavola deUe abbre-viazioni

premessa all'opera).

(i)DiBDiM T. F. DetCì'ipUveealahgueof the bookt printedin the XV eenluryla-lelyforming part of the libraryof the Duke Cauano-Serta and noto the property or

G. I.Spencer.London 1823, pag. 77, num. 118.

Page 488: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

482 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

poco nel seguente modo. Se V opuscolodel Naso fa stampatove-ramente,

diceva il bibliografocatanese,lo fu per certo nel i472,

cioè quando le feste eran celebrate ; altrimenti mssun effettoa-

vrebbe potutoingenerareneir animo de' leggitori.Ma* non essen-

dovi memoria di tipografiaesistente in Palermo a quel tempo ,

dee dirsi che quellaedizione è chimerica.E ilMira: ma l'edizione

esiste,dunque fu fatta nel 1472,o meglio,nell'anno susseguente,

perchèle feste avevan luogonel novembre,ed un certo lassodi

tempo tra quellee la stampa del libro dovette pur correre. Ed

ecco provato,secondo il pensamento del Mira,che la stampa fu

introdotta fra noi fin dal 1473 (1).È superfluoil rilevare che V ingegnosadimostrazione del Mira

crolladaliabase quando le manca il puntellodella testimonianza

del Segurìtano;osserverò piuttostoche ha troppodell'assoluto il

dire che le descrizioni di feste stampinsisempre contemporanea-mentealla celebrazione delle festemedesime. Ai nostrigiornisuol

esser cosi;che anzi abbiam talvoltadi certe descrizioni che le di-resti

piuttostoprofezie,qualison quelleche ci regaland'ordinario

i diaripolitici.Ma non credo che lateoriadel Tomabene troverebbe

esatto riscontro coi fatti,se volessimo risalireai secolitrascorsi fino

a quelloin cui Giovanni Naso dettava ilsuo poemetto.Per lo meno

ho upa prova in contrario nella Relatiane dellefestefattein Pa-lermo

nel MDCXXV per lo trionfodellegloriosereliquiedi S. Ro-salia

VerginePalermitana scrittadal Dr. D. Onofrio Paruta Cano-nico

della Chiesa Metropolitanadi Palermo,figliodi Filippo,e poi

perfetOonatada Don SimplicioParuta Monaco Cassinese,e dal me-desimo

dirizzata alV Illustrissimo Senato di Palermo (2).Questade-scrizione,

come ricavasi dalla prefazionedell'editore,era rimasta

inedita per la modestia,soverchia o no, del suo autore,e fu pub-blicatain Palermo nel 16.^1,coir aggiuntadi quattro grandi in-cisioni

in rame rappresentantiarchi di trionfo eretti per la cir-costanza.

Ecco dunque una descrizione di feste stampataventisei

anni dopo che le feste medesime furon celebrate.

Il Mira ha detto inoltre che quellaedizione e presentauno dei

" primisaggidell'artedella stampa eseguitoin Palermo nel tempo

f in cui non era permesso aglistampatoriillibero esercizio del-

Vedi

(I) Mira G. M. Manuale di Bihìwgrafia,Palermo 1862, lom. Il,pag. 369-370.

(3jII vero autore di qaesta traduzione fu,secondo il Mongitore,FilippoParuta.

Bibliolh. Sieula,voi. II,pag. 174.

Page 489: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

DI GIOVANNI NASO BO 483

« Tarlo loro. " Ma pur non tenendo in conto la testimonianza

dal medesimo Giovanni Naso il qualdisse che il magistratomu-nicipale

huic quoqm nostrae foelicipanhormHanae urbi ne haec

tanta deesset foelicitasavea procurato che TAndrea di Worms ve-nisse

ad aprirequi fra noi una tipografia,conviene osservare

che in Palermo non sussistevaalcuna delle ragioniche altrove

costringevanoi tipografia lavorare,

come oggisi direbbe,alla

macchia; dacché non esistendo quiviuno studio come a Catania,

e non conoscendosi pertantofra noi la classe de' librarii,

o co-pisti,

i tipografipotevanolavorare alloscopertoe in pienmeriggiocon libertà e con pienasicurezza. Quindi anco di quest'altroar^

gomento sembrami non sia da far caso alcuno.

Dalle cose anzidette sembrami si possa inferire che la testimo-nianza

del Seguritanonon prova aOatto che la descrizione delle

feste per la resa di Barcellona sia stata stampatain Palermo,e che

Targomentomesso innanzi dal Mira non ha nulla di sodo,poichénon è vero che le descrizioni di festesi stampinosempre contem-poraneamente

alle feste medesime.

Venuti meno gliargomenti con cui si è preteso provare che

il poemetto del Naso fosse stato stampato in Palermo è precisa-mentenel 1472 o 1473,rimane a vedere se esso avesse potuto

essere stampato quivi, dopo le Consuetudines, Sebbene non mi

senta in grado di pronunziareun giudizioin siffattaquistione,dirò pure tuttaviache i tipidel poemetto non mi paionmolto si-mili

a quellidelle Consuetudines. Se questo sia argomento suffi-ciente

a dichiarare che la stampa del primo non appartienealla

tipografiapalermitana,lascioche lo dica chi ne sa più di me.

Checché ne sia della quistionetecnica,prima di conchiudere,

vogliorichiamar Tattenzione del lettoresopra un'altracircostanza^

Dal primo documento da me più sopra ricordato rilevasiche il

Naso fece dimora,certo non breve,in Jtapoli,ove dovette avere

molte relazioni: non è dunque improbabileche quiviegliavesse

fatto stampare il suo poemetto. Da un'altra partesi ricordi che il

Duca di Cassano Serra valentissimo conoscitore di libri opinava' che quellaedizione fosse il prodottodi napolitanatipografia.Il

Dibdin da cui abbiamo questa notizia non adottò la sentenza del

Cassano,ma io penso che se quelloegregiobibliografoavesse po-tuto

vedere il documento giàricordato,avrebbe certamente ade-rito

all'opinioneemessa da quest'ultimo,poichénon sembra ch'e-gli

avesse documenti positiviper sostenere che quella edizione

appartenessea Venezia piuttostoche a Napoli.

Page 490: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

484 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

Questo mio povero scritto forse non incontrerà il gradimento

di que^ taliche credono,a torto, carità di patriail sostenere il

falso oTassurdo quando sul falso o sull'assurdo una pretesaglo-ria

municipalesi appoggia.Se avessi voluto dar retta ad uomini

siffatti,avrei stracciato ilfoglioe lasciatoche Giovanni Naso dor-misse

in pace, e che la mìa città natale continuasse a godersila

falsaglorioladi avere avuto la stampa cinqueanni primadel 1478.

Ma ho pensatoin vece che correggere un eiTore, piccoloed insigni-

flcante quanto si voglia,è sempre un'operabuona; e guidaloda

questa massima ho dato alla luce il mio lavoro.Sarò dunque im-putabile

di soverchia esigenzase dirò che mi aspettoche illettore

nel giudicarnenon vogliadimenticare la rettitudine delle mie

intenzioni ?

Palermo, febliraio 1871.

Raffaele Starrabba

SULLETA GEOLOfilGADELLE ROGGE SECONDARIE

DI TAORMINA

Nel mentre vado rendendo di pubblicaragionei fattipiù ri-marchevoli

delle formazioni cristalline,paleozoichee secondarie

della provinciadi Messina,che mi hanno appreso glistudi!e le

ricerche continue,credo utilissimoanticiparequalcheparola,sulla

formazione giurassicadi Taormina,di cui sinora si hanno idee si

vaghe ed incerte,qualida oltre trenta anni furono emesse dallo

Hoffmann e dal Gemmellaro.

Le rocce di Taormina sono costituitedi strati calcarei e dolo-mitici

per la maggior parte,che hanno subito grandispostamentiche presentanouna pendenzapresso a poco uniforme verso S. S. E.

e che appartengono in parte alla formazione giurassica,in parte

sono ancora più antichi,ed in partepiù moderni.

La serie di tali strati poggiadirettamente sulla fìlladedell'e-poca

carbonifera,ed è costituitadei pianiseguenti: Trias infe-riore

e superiore,Retice,Lias inferiore,medio e superiore,Ti-

tonico e Neocomiano.

Page 491: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

SULL^ETA^ DELLE ROCCE SECONDARIE 485

La formazione triassicasi eleva in forma di monti e di colline

dolomitico-calcaree,costituendo le prominenzedette del Castello,

di Venerella,di Mola ec.

Essa ricorda colla più grandesomiglianzailtriassicosuperioredelle Alpi,e quantunque non mi abbia esibito sinora alcun fos-sile,

è dato importantissimoquellodi vederla in relazione sotto-stante

collo strato Retico.

Alla base degl'immensi depositidolomitico-calcarei giaceun

conglomeratorosso che passa a gres ,e sovrasta a deboli strati

di calcaree di dolomite,sarebbe questo il nuovo grès rosso

,o

trias inferiore a cui inclinerei di riferirlo,ma potrebberappre-sentare

benanco membro del Permeano.

Il terreno Aetico è formato di strati calcarei brunastrì e con

brachiopodialla base di stratinero-bruni e con molti pettinialla

partesuperiore.I fossiliraccoltiin parte ricordano la fauna deglistratiad A-

iicula contorta della Speziadescrittada Capellini,in partequella

doglistrati sirceronici di Lombardia illustratadallo Stoppani,maciò che è assai rimarchevole si è che i brachiopodispettanoalle

specieche il Suess raccoglievanelle Alpiaustriache.

Le poche speciesinora ben determinate sono le seguenti:

Lima punctataSow.

Pecten Helil D'Orb.

Pinna miliaria Stopp.Plicatulu intns striataEmm.

Terebratula pyriformisSuess.

• gregariaSuess

PhysnehoncllafìssicostataSuess.

• subrìmosa Suess.

II Capo S. Andrea siccome i vicini scoglie proraontorii,

e il

monte dove sono le cave di marmo, sono costituitidi tre strati

calcarei,Tinferiore bianchiccio venato,il medio grigiastrofor-mato

in gian parte dall'accumulo di cronoidi,il superiorerossocon vene bianche e strati di marna rossa schistosa.

Lo strato inferiore non mi ha offerto alcun fossile,lo strato

medio racchiude la fauna caratteristicadel Lias medio, ilcalcare

rosso contiene qualchelalennite.

1 fossilidel calcare a crinoidi ben determinati sono:

Lima cucharìs D'Orb.

Terebratula punctata Sow.

Page 492: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

i^6 NDOVB BFFEUBHIDl SIGILIANC

Waldheimia Partschìi Saess.

Phynchonellaserrala Sow.

Spiriferìnarostrata Schloth.

Queste speciedeterminano benissimo Petà dello strato che li

racchiude.

Probabilmente anco al Lìas medio spettail calcare rosso.

.Presso Savoca infattiin un lembo di calcare rossastro io rac-coglieva

VAmmonites Grenoiallotixii.

Lo strato inferiore potrebbespettareal Lias inferiore.

Dal lato orientale e meridionale i monti di Taormina sono cinti

da calcari marnosi di color grigiastro,i quali rappresentanoil

Lias superiore,che in taluni luoghicontiene molte ammoniti,tra

le qualifa d'uoporicordare le seguentispecie: '

Ammonites complanatusBrug.» primordialisSchlot.

• falciferSow.

» racliaus Rew.

» comensis de Buch.

» algovianusOpp.» Partschii Haver

• communis Sow.

In un fondo alla valle di S. Venera presso Giardini,allorché

si é completamentetraversata la formazione eocenica,s'incontra

un calcare grigiastrocon banchi di calcare rosso-chiaro.Questa

formazione bisognache si rapportiall'epocaTiionica dappoichéin essa vi ho raccolto VAptychusBeyrichiOppel.

Finalmente la collina di calcarlo secondaria con piromaca al-ternante

con stra torellidi schisto,che è presso la stazione di

Giardini,ed altre dal lato sud di Taormina,mi hanno offertosol-tanto

degliAttici e qualche frammento di Belennite,tra' quali

fossilisi riconoscono bene:

VApticusanguli-costatusPichet e de Loriol

e il Belemnites lattu.Blaino

le qualispeciesono sufficientia farcìriconoscere in quelleroccela formazione Neocomiana.

Messina 18 aprile1871.

G. Segurnza

Page 493: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

L'ONOEE H)

A braccetto con mia moglie uscivo dal teatro,stiacciatitra la

folla. Accanto a noi veniva il figliodi quel barone di Roccafosca

che fu già patrono di mio padre.Tutto idee liberali e vogliadi

far niente;pomposo di vista,scipitodi gusto come le zucche,e-

glichiamava guadagnar tempo il perderlo,e, come i cani

,non

credeva che un povero potess'essere un galantuomo.Tratto dalla

sigarieraun rotolino di tabacco,fregatoun solfinoai calzoni come

fa Vittorio Emanuele, con aria di me ne impippo si pose a sfia-tare

tanfate di fumo in faccia ai circostanti. Una ne toccò proprio

negliocchi a mia moglie,che trasse indietro il capo esclamando

pel bruciore. Indispettito,su quel subito io gridai,— Uh che vil-lania

! "

Quel signorino,che vedete se era un modello di urbanità,si

voltò come un basilisco e, cavando di bocca quelsucido coso, pro-ruppe:

— Per e.! villano a lei,operajodella mi' pentola! • e se-guitò

brontolando prima,poi insultando ad alta voce. Mariantonia

mi serrava col gomito, sicché io ringoiaiun poco e due; poiscop-piai

a risponderglicol sale e col pepe, e tiraticifuor della pigia,

si veniva certo ai pugni,

con gran divertimento del colto pub-blico,

se mia moglie non si fosse interpostae non mi avesse tra-scinato

di viva forza a casa.

Passai come sulle spine le prime ore; poi,dato giù quel bol-lore,

m'addormentai, e dimenticai quellascenata. La mattina mi

avviavo al telonio,quando sento bussare

,ed ecco entrano due

persone civili (dicodi abito),una delle qualiera Manfredo Bru-schi,

e mi dichiarano eh' io avevo oltraggiatoilbarone Lucio Roc-cafosca

,di cui mi presentarono il bigliettoda visita;e che ve-nivano

a ( hiedermene riparazionecolle armi.

Dio de' dei 1 Son rimasto di sasso. Io,mi pareva talmente d' es-sere

stato r offeso,che non credevo mi restasse altro a fare se

non perdonarglie dimenticarlo : ed ecco invece cotesto signorechiamarmi soddisfazione come fosse lui T oltraggiato,in virtù delle

(l) Qaeslo brano del Portafogliodi un Operaioera stato mandato dall' Autore

prima chr fmtse pubblicaloil suo libro. / Compilatori.

Page 494: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

488 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

leggid'una forsennata cavallerìa,che dà ragionea chi sa maneg-giar

il fioretto 0 la pistola.Ho sangue anch' io nelle vene, e mi montò alla testa,e strin-gendo

i pugni e battendo i piediproruppi:— Gnor si : ci balte-

remo: manderò i miei padrinia concerXare. "

Questidue musi erano venuti in abito nero, cappelloa cìlin-

dro, guantichiari,come è prescrittoin queste atroci buffonate,

cui per antitesi rifilanoil nome di partited' onore. Io corsi a do-mandare

r Imbivere e il capitanoCarenza,che ,altrettantoceri-moniosi

,sarebbero dovuti presentarsi

,e quantunque onesti uo-

mihi,assegnar V ora, prescegliendole pistole; giacchéio non a-

vèva mai maneggiatonessun' arma,fuor quando bisognòper di-fender

la patria.Non varrei a descrivere ilrimescolamento dellamia povera donna

e de' figliuoli,che mi vedeano giàbello e ucciso da uno che a-

vea avuto ozio per esercitarsial bersaglio: ucciso un uomo, un

operajo,

un padre, per bizzarria d' un signorinoche vuol (arsi

nominare in paese, e acquistarcredito di prode fra glieroi suoi

pari del caffè e del club, lo li confortava,

ma avea bisognodi

conforti io stesso,non tanto perchètemessi d' aver un braccio o

la testa rotta,

ma per le convulsioni che mi metteva addosso il

pensare che i letteratichiamano bravura o civiltàquel che tra

noi,gente onesta e laboriosa,diehiarerebbesi 1'ultima degrada-zione

d'un selvaggio.E tale la qualificòperfinoil capitanoCarenza. Eglinon se ne

mostrò sorpreso: n'ha vedute tante di talispacconateche nei sol-dati

si giudicanodovere: pure lanciossisoldatescamente a decla-mare

contro questa usanza incivile di pretesicivilizzati,che,non

valendo a mostrarsi in altro modo meno abjetto,si glorianodi

mortificare un onesto operajo,un franco scrittore,

un prudentemarito. Ove sentimento di dignitàglirestasse,il bel mondo do-vrebbe

vomitar da sé queste valenlerie di pompa, questo eroismo

di convenzione. Il non curarsi della vita propriasi chiama corag-gio

sol quando producequalchebene. Di toglierlaa un altro non

v' è ragione,fuorché la necessità di difender sé slesso,

e anche

allora ne' limiti della moderata difesa;cioè contro un aggressore

ingiustoe da cui io non possa altrimenti salvar la mia vita.Ma

il sangue non lava niente,anzi non fa che sporcare. Al petulanteche vi sbraveggiòa bella postaper provocarvi,spulateglinel muso

(dicevaegli),giacchéla leggehon arriva a punirlocome o as-

Page 496: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

490 NUOVE EFFeMemoi sicilianc

pre voluto pagare il medico, la comare, lo speziale,fuicliè potè;caduto infermo,ricorse entrare nello spedale,benedicendo ipiiche

prepararono quel ricovero. Nunziatina sua moglie stentava nella

miseria quando vide comparirenella sua stambergauna signora,

che s'informò del suo stato,le mandò uTia copertapel letto,legna

pel fuoco,le collocò un fanciullo air asilo e una giovinettapressole figliedella carità.Nunziatina non si tenne lesa nel suo onore^

e prega per quellabuona signora,la qualemette T onor suo nel-

r assistereai bisognosie nelP andar alla casa del povero più che

alla corte della principessa.Un tale vi propone una cattiva azione per far quattrini; quel

ricco fa lucicare dei marenghi suir occhio della bella sartina,del-l'

operoso ferrajo:ma essi riflettono:— « Il mio onore noi mi con-sente;

son pov^o ma onorato, via da me, tentatore. •

Quella fanciulla è povera e mal in arnese,stenta il pane: ma

ha r onor duo, e sentesi superioreallepeccatriciin diamanti;non

soffre le si dicano motti sconci o proposizionioscene, né i giovi-

notti,perchè in giubba,beffino la virtù eh' essa vi oppone.

Quella cameriera starebbe ad agioin casa di quel sìgnorazzo,

godrebbe comodità: ma il suo onore sarebbe in pericolo;e se no

scosta povera, ma col tesoro più prezioso.

E r onore di vostra moglie,di vostra figlia? Miserabile chi sof-fre

in ciò la minima transazione,la più piccolaindulgenza! À-

vete visto l'altrogiornoquellainfelice,di cui la.macchina afferrò

il grembiule? ben prestatrascinò lei stessa sotto le sue inesora-bili

ruote e la stritolò.Gli è tal quale con questiincentivi:ildi*

sonore ricade su tutta la famiglia,e peggiosul marito,che non

abborre dal mangiar il pane del suo disonore. Dica,

— Son po-vero

,non voglioaggiungerealla mia miseria il peso dell'infa-mia;

sarò come quelre che,caduto prigioniero,esclamava: —Tutto

è perdutofuorché l'onore. •

Ma r onore, di ammazzar un altroper un puntiglionon lo trovo

nel vangelo,non nella coscienza,non nelle costumanze dì noi,che

non siamo guastidagliassurdi pregiudizjdella buona società.Il

galantuomo non si domanda che cosa dirà ilmondo. E che cosa non

dirà il mondo, qualunque sia l'azioneche si faccia? Domandatevi

che cosa direste se vedeste vostro padre,il marito di vostra so-rella

metter la sua testa a fronte a quellad' un contino vani-toso.

»

Scrollavasi tutto nell'udir ciò il capitanoCarenza,e proruppe:

Page 497: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

l'onore 491

— Andrò io a dir due parolecome va a cotesto signorinoe a quelledue goffecomparse da scena, e glifero capiredove sta Ponore. "

E andò zoppicando,

e,

non mi disse il modo,

ma zoppicandotornò a rassicurar mia mogliee me e il vicinato che aveva rab-berciata

la cosa senza scapitodel mio onore.

Di fatto non m' accorsi che nessuno diminuisse d' affetto e di

rispettoper me; se n^è fatto un fru fru per un par di gior-ni

, poi nulla più : noi ringraziammoil capitanoCarenza,

ma

quellospadaccinoe que^ suoi comparìio non ho mai saputoche

disprezzarli.Di li a poco il barone aggiunsealla sostanza di suo

padre V ingenteeredità d' uno zìo,fece un buon matrimonio,cioè

con ricca dote;subito il re lo nominò sindaco e cavaliere;quandovennero le elezioni,il comitato non si ricordò del sig.Anselmo

Castigliolané del sig.Edoardo,iqualisarebbero stati indipendenti,bensì inviò al parlamentoil barone di Boccafosca;ma ilcapitanoCarenza mi susurra air orecchio: — N' importa;egliè un vile.»

C. Cantu'

SULL'ESILIOE SULLA MORTE DI OVIDIO

ELEGIA DI ANGELO POLIZIANO

VOLGARIZZATA (1)

E giaceappo TEusìno il roman vate,

Copre il vate roman barbara terra.

Terra barbara,u' scorre il gelid'Istro,

Copre il cantor dei piùsoavi amori.

Né ti vergogniche a cotanto alunno

Ti mostri,0 Roma, più crudel de' Ceti ?

Non fuvvi alcun tra i molti Sciti,ahi Muse,

(1)QuestovolgarÌKKamento,fatto in altrettanti versi qii»nlisodo nell'originale,

ci spiacenon poter accompagnare col testo latino,come era desiderio del volga-rizzatore;

tèsto,del rimanente, che ciascuno può aver tra mano,nelle opere del

Poliziano edite dal Barbèra di Firenze. / Compilatori,

Page 498: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

492 NUOVE EFPCMERIDI SIQLUNE

Che all'egrotolde rincrescioso morbo ?

Che sul lettogliagiole fredde membra,0 in dolce eloquioil dì glifeo men lungo?Che pur tastoglii battitidel polso,0 a man speditagliapprestòfomenti?0 chiuse i rai notanti in sen di morte,0 piolo spiroa fior di labbri accolse ?

Non fuYTi alcun;tu, marzia Roma, e tieni

Di là dal Ponto,ahi cruda,i soziiantichi.

Non fuYvi alcun;mogliee nepoti,ahi lunge»Né la figliaseguiaTesule padre.Bossi immani il lenir,Coralli biondi,0 i Ceti cor di sasso in pelliavvolti,0 il truce orrendo Sarmata che spesso

Va sul cavai di cui si bebbe il sangue.

Sarmata cui scosse le tempiafischia

Giù per gliocchi dal fronte il crin brinoso.

Bessi,Coralli e Sarmata l'estinto

Piansero e il Geta si percosse il volto:

E monti lo piangeanoe selve e fiere,

E ristro è fama che tra Tonde il pianse,E intepidissiTagghiacciatoPonto

Delle Nereide al lacrimar dirotto.

Lievi accorser gliaugei colPalma Venere

Nel pronto rogo a sottoporle faci:

E quando il divamparTebbe consunto

Le reliquieadunaro in urna chiusa,E tai note scolpirsul sasso apposto:

e Qui dei teneri amor giaceil maestro. »

Sacra linfa vi sparge essa la Dea

Tre volte e quattrocolla man di neve,

E al vate spento voi scioglieste,o Muse,Carmi che al labbro mio ridir non lice.

Niccolò Poma-Cangemi

Page 499: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

VEBSI INEDITI (1)

Per Album

Tu vuoi ch'io scriva ! Di sorriso,e fiori

Questi tuoi foglispargere desio,E alla speme involando i bei colori,

Gridare al pianto,alla mestizia addio;

Ma ben lo sai,di triboli e dolori

Buiamente s'intesse il viver mìo;

Adunque taccio,e su tue nere chiome

Depongo un bacio,e qui l'oscuro nome.

Per Album

0 giovanottache festosa ascendi

Questo di vita a te facilsentiero,

E corone odorose alFara appendi

AlPamor sacra, alla virtude,al vero:

Alla sant'opraliètamente attendi.

Né sgomento s'arresti il tuo pensiero,

Se quell'amatoaitar vedrai negletto,

E. del piacereil tempio a mille accetto.

Rosina Muzio-Salvo.

(1; Dobbiamo queste due otUve alla geuulena del prof.L. Sampolo» genero della

illustre defunta. (/ Compilatori

3^

Page 500: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

CRITICALETTERARIA

Giovanni Villani nnd die lÈ^ggenàz di Messer dianni di Pro*

cida; von Otto Habtwig. Miinchen,1871.

Son noti glistudi che in questiultimi tempi sono stati fatti

sopra la Storia del Vespro sicilianoe sopra le cronache ad esso

riferentisi;studia^qualiha dato occasione la celebrata Storia della

Guerra del Vesprodi Michele Amari,ilqualeè rimasto sempre fermo

nell'opinionemanifestata Tanno 1842,cioè che quel famoso av-venimento

fossestato opera del popoloe non conseguenza di una

congiurainiziatae condotta innanzi da Giovanni da Precida. Er-molao

Rubieri a Firenze (1),Antonio Cappellia Modena (2),Sal-vatore

de Renzi a Napoli(3),Vincenzo Di Giovanni a Paler-mo

(4),hanno tutti,ciascuno con propriargomenti

,sostenuto

contrario avviso,tra'qualii due ultimi mettendo fuori delle

cronache di quel fatto non mai fin qui pubblicate;e non è an-cora

un anno decorso che il Di Giovanni un' altra cronaca stam-pava

secondo la lezione del codice vaticano 5256 (5).Anche da ol-tralpe

s'è preso parte alla questione,altricredendo piuttostoal-

Tardimento popolaredeglioppressiSicilianicontro lo straniero do-minatore,

ed altrial macchinamento di una congiuracondotta dai

baroni di Siciliae aiutata dal papa, dal Paleologoe dal re di A-

ragona: anima della quale Giovanni da Precida;e già vi si sono

impegnatitra glialtri,Tanno 1867,l'Hirsch in un periodicolet-terario

di Gottinga(6)ed ora il Dr. Oddone Hartwig in una ri-vista

storica di Monaco (7).11 nome di questo scrittoretedesco non è nuovo per la Sicilia;

anzi è oramai molto familiare a' nostri dotti,che ne conoscono i

lavori pazientissimisulla cultura,sulla storia e sul dialettodel-

Tlsola. Il suo nuovo scritto Giovanni Villanie la Leggendadi Mes-

(1)Apologiadi Giovanni daProcida, Ricerche storico-critiche di E. RtJBiRRi. Fi-renze,

Barbera 1856.

(i)Ciovanni di Procida e il Vespro iieiliano;nel voi. 1 delta Mistellanm di 0"

ptucoliinedilie rari dei secoliXIV e XV. Torino, 1861.

(3) Il secolo Xai e Giovanni da Procida. Studi Biorico-morali di Salv. Db Rks-

£•. Napoli,1860.

(4) V. Collezione di opere inedile o rare. Cronache siciliane d*ii secoli XUi,

XIV e XV pubblicateper cura del prof.V. Di Giovanni. Btilogiia1865.

(3) Giovan da Proctda e il Ribellamento di Sicilianel iiSì secondo il Codice va*

licano 5256 per V. Di Giovanni Bologna 1870.

(6) GoUinger gelehrteAnzeigen 1867, pag. 196.

n) Hislorisehe Zeilsehrift,voi. XXIV, pag. 233-271, Munchen, 1871

Page 501: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

CRITICA LETTKRARU 49S

ser Gianni di Procida vuoP essere una rivistacriticadi quanto si

é fatto su questa controversia,

e sopra le fonti delle varie leg-gendedel Procida;e noi sentiamo il dovere di rendergliquelle

grazieche possiamomaggioriper la pazienzae cura ond' egliha

studiato il grave argomento;le dotte paginedel suo opuscoloson

prova manifesta del tempo ch'egliha dovuto spendereper ve-nire

a qualcheplausibilerisultato.

L'Hartwig tratta la importantequestionese la cronica siciliana

del Ribellamenta,che il Gregoriointitolò Historia conspirationis

Ioannis de Procida sia l'originaleda cui trasse il suo racconto

il Villani,ovvero se la storia del Villani abbia dato originealla

cronica siciliana;di guisache senza la prioritàsopra il Villani la

cronica avrebbe assaipoca autorità e dovrebbe piuttostodirsi,comela disse un tempo V Amari, un romanzo storico del sec. XIV. Il

criticoalemanno non è lontano dal seguireV opinionedell'Amari,cioè che il Villani sia la fonte della cronica siciliana

,ma lascia

dubitare che un altro testo sin oggi non iscopertosia stato pur

la fonte del Villani,al qual testo forse si riferiscono i tre testi

che si conoscono della cronaca del RibellamentUycioè il siciliano,il modanese ed il romano. Argomento al suo discorso sono ap-punto

talitesti,

ma TA. si ferma su quellodel codice Spinelli,

già noto all'Amari sin dalla prima edizione della sua opera. Stu-diatolo

attentamente,l'Hartwigosserva che tolte poche insignifi-canti

particolarità,VHistoria compiraUoniscicilianatrae origine

da quello.Osserva altresìche la lezione della leggendamodanese

non può derivare dal testo Spinelli,perchè esso è meno corretto

senza cessare di esser più antico;che il codice vaticano fu fatto

sul modanese ; che la prioritàdel racconto siciliano su questo

viene mostrata dai raffronti di una lettera di Niccolò IV a Pietro

d' Aragona.È curiosa una osservazione che ilvalente criticofa alla Historia

conspirationisedita dal Di Giovanni sul codice stesso che servì al

Gregorioe che trovasi nella Biblioteca Comunale di Palermo,cioèche il Di Giovanni l'abbiapubblicatae anche non sempre meglioche il Gregorio» (pag.237);quando si sa che l'egregioEditore

la ripubblicòtal quale,modiOcandovi appena queipuntinei quali

poco esattamente era stato lettoe stampatoil codice palermitano:di che egliavverte nelle molte note del suo volume. E tanto

più è curioso in quanto l'Hartwigcrede poter giustificarer osser-vazione,

già stata fattadall'Hirschnel GóUingergelehrteAnzeigencon ciò solamente,che là dove il Gregoriolesse esattamente vu.

Page 502: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

496 IfUOTE EFFEMERIDI SICILIANE

rt digiaU, il Di Giovauni leggevai n' indigiaH.Ma chi non dira

questa una inesattezza lipograQca? E che (Hrebb' egli ma dotto

ed accurato critico come THartwigse noi glicilassimo non pochedi taliinesattezze,nellequaliegliè incorso rìstampandopocherighe

dei testi volgari? Co^ p. e^ là ove il Di Giovanni ha oUantadui

eglistampa ottanludui (pag.238); ad un vuliri muta in an un

vuUri (242);Et incontinenti in e in continenti (246); piacquein

peaque (242);e di non timiri in e ti non tinUiri(246);chi ndi u-

nisce in chindi;Alaimu divide in Al 'ainm, Simt nugae^ diciamo

noi: ma per quel che valgano,nessuno che abbia stampato vorrà

ferne colpaalPHartwig.E non sappiamoaltresìpersuadercicome

eglicolgacagione addosso al Di Giovanni di aver omessa la voce

figloUnelfe seguenti paroleche trovansi nel codice Spinelli,e La nostra benedi tieniti mandamu (parlaPapa Niccolò IH a Carlo

D^Angiò)con sacra cosa che li nostri (figloli)di Siciliasignuriati

non ngiuti boni per lu Be Garlu....• (pag.247);quando è noto

che il Di Giovanni abbia messo fuori ilcodice sicilianoesemplato

sul testo Spinelli,ma non materialmente ilcodice stesso,ilqualel'anno 1865,data della ristampa,non si sapeva neppure in mano

di chi fosse.

Cercata e provatapoiPoriginedeUe tradizioni circala partecipa-zionedi Giovanni da Precida al Vespro,basandosi sulle sparse no-tizie

di quei tempi,passa l^rtwig alla ricerca della orìginelet-teraria

della cronica siciliana,che T Amari crede opera di un a-

mico della famigliadi Giovanni. E poiché esistono in napolitanole Croniche delP inclitaCittà di Napolicon li bagnidi Pozzuoli et

fschia di Gio. Villano Napolitano(i),e queste hanno per fonda-mento

quelledel Villani,

e dal 1360 a cui giungevano furono

continuate Ano al 1382 da un Bartolomeo Caracciolo;se si pensiche Beatrice figliadel Precida sposò nel 1267 Bernardino Carac-ciolo,

e che tra i Caracciolo e i Precida esisteva strettissima re-lazione,

perciòè facileper (^egregiocritico il supporre che Bar-tolomeo

Caracciolo fosse stato l'autore della nostra leggenda(pa-gina

269j.Questa congettura è molto ingegnosae plausibile,e se

"ipotessescoprireTaneflo intermedio che THartwigsospettatra il

lesto Villani e le due lezioni della leggenda,forse le sue suppo-sizioni

acquisterebberomaggior fondamento di quello'cheora pos-sane

meritarsi. Ma tant'è,che il negare resistenza di Giov. Vil-lano,

ed il fare un solo di due personaggiqualisono il fiorentino

(i;Napoli,apprnsso Gark Por^ite. iSOO.

Page 504: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

498 NUOVE EFFEMERIDI SICILIANE

pagniedi ventura e della Monarchia Piemontese ne ha fatto ar-

gom^fnto di una continuata serie dì discorsi detti allaR. Univer-

dita di Torino,ed ora li manda alla luce iu un grosso ed ele-gante

volume,riassunti e spoglidelle disgressioni,esplicazioni

e ripetizionipropriedi qualunque insegnamento orale.

L^operadel Ricotti,divisa in quattropartie tutte insieme in

39 capitolipei 1456 dei qualiparla,abbraccia quattroperiodidi.

tempo, dalla caduta,cioè,della dominazione romana alla conces-sione

della Magna Charta (411-1215),al trono della Casa di Tu-

dor (1485),alla seconda e definitiva rivoluzione (1688),e ai no-stri

tempi (1867),in cui è stata messa a fuori la seconda ed ul-tima

riforma elettorale:perìodiche con sano giudizioi^A. deno-mina

degliapparecchi^delle "(m, delle lotte,del trionfo.UÀ. vi narra con singolarelucidità di concetto e di stilegli

avvenimenti tristie lieti,le opere onorate ed ingloriosedi quella

grande nazione,la quale come in uno specchiovedesi ritratta

nel suo sapientesistema rappresentativo,ignotoagliantichi Stati

di Grecia e di Roma, noto soltanto a pochiStati meridionali d^Eu-

ropa, che Tebbero dopo il 1000. Ma nel narrare, il Ricotti non

si restrìngesemplicementea^ fatti:ciò non si addice a lui,sto-rico

dei migliorid'Italia.II Ricotti esamina bene, pondera,giu-dica

e ne trae fuori conseguenze a cui non accenna il modesto

titoloche sta in fronte al suo importantissimolibro. Noi siamo

intieramente estranei alladisciplinache ha consigliatoToperadel-

Tillustre Professore: ragione per cui ci restringiamoa farne un

breve annunzio piuttostoche un lungo articolo,siccome dovrem-mo;

ma dal poco che alla facoltà nostra è dato di vedere,cre-diamo

che essa sia non solo un'operastorica pregevolissima,ma

anche iin trattato molto ben ragionatodi quel sistema rappre-sentativo.

E però non sapremmo far di meglio che consigliarnela lettura à quantiha'nno rivolto 1 ingegnoa questa maniera di

studi proficuied onorati. Essi troveranno che il soggettostesso

ha ispiratoal valoroso scrittoredelle paginequi molto semplici,là degnamente elevate,altrove modestamente eloquenti

,e sem-pre

acconce air argomento e al fatto.E con questo troveranno

pure un senso pratico,una moderazione ed una assennatezza,

che solo poche anime oneste possono avere in un tempo di uni-

versale sviamento di buon senso e di buon criterio.

G. PrrRÈ.

Page 505: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

GRITIGA LETTERARIA Ì99

£« Veglia di Venere, Versione dal latino per Ugo Antonio A'

Mico. Palermo,tip.del Giornale di Sicilia,1871.

Il PervigiliumVeneris è un inno scrìttoper la festadi Venere^,

da cantarsi la vigilia,il qualesotto un certo aspettopuò essere

posto a lato al Carmen saeculare di Orazio. La sostanza corrìspondeaffatto alla sua destinazione. Venere vi è celebrata non tanto

,

come disse il Bàhr, quale fondatrice e padronadel romano im-pero,

quanto, come bene avvisa il prof.U. A. Amico, qualege-nitrice

deir universo ; procreatricedeglianimali tutti ; che con-serva

e propaga il seme di ogni cosa; in breve,qualeLucano la

disse nel decimo della Farsalia: fecutidaVenìis aictarum semina

rerum possideLII poeta vi canta la primavera,perchè in questa

stagionesingolarmentesi rivela la onnipotenzadi Venere, e in

questo argomento può darsi che l'autoreavesse sottocchio Vir-gilio,

come anche nel resto ha imitato Lucrezio,Ovidio, Orazio

ed altri(1).L' autore ci è ignotofinora,e le ricerche e glistudi

del Wernsdorff,del Paldamus e del Bucheler per venirne a capo

non sono stati cosi fortunatida provare se* si apponesse meglio

GiuseppeScaligeroche lo attribuìa un Catullo Urbicario,scrit-tore

della decadenza,o Aldo Manuzio, Erasmo, Huersio ecc. che

ne credettero autore Catullo;se Lipsie,che lo portòal secolo di

Augusto, 0 Sarpe a cui non parve soverchio farlo in partedel

sec. XV: sebbene e T uno e l'altro,a vedere,molto si discostino

dal vero. Non meno dubbio è stato il luogoove ilPervigiliumve-niva

cantalo;ma con qualchebuona ragioneaddotta dal professorU. A. Amico si può dire che esso fosse stato,piuttostoche una

isolettadel Tevere fra Roma ed Ostia come vuole il Wernsdorff,

queir(bla Catana di Sicilia,che dalle paroledel poeta: quantus

Etnae campus est ci si dà a divedere " nell^ pianuraferacissima

cui chiude T Etna dall'un canto,e dalPaltro la patriadi quelJa-copo

da Lentini,che doveva crescere lustro e sidendoreallacorte

degliSvevi. • Comunque sia di questo,la poesiaè stupenda, e

nella sua bellezza dà Taria di parecchieminiature,squisitamente

pennelleggiate,ognuna delle qualiritrae una idea netta,grazio-

sissima;e tutte insieme sono legatein unità da armoniosa accor-

danza di tinte e di concetti.

Di essa ci ha regalatouna versione poeticailprofessoreAmico,e se noi dicessimo che nelle nuove forme egliè riuscito a ri-

(i) storia della Mleralura romana del Dote. G. C. P. Babhii. Voi 1, cap. Vili'

Torino, 1830.

Page 506: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

600 NOOVB EFFEMERIDI SICILIANE

trarre quel nitore d'ìmagìnie quellasoavezza di numero che,

neglettiin alcun luogo,fecero pure che taluni criticitenessero

il PervigiliumVeneris per lavoro degno di Catullo,noi non di-remmo

se non quelloche sentiamo. Y" ha nella forma dell'Amico

un non so che di morbido e di leggiero,di gentilee di affettuoso

che la rende amabile e delicata;ond'essa si acconcia tanto più

agevolmentealle squisitezzee venustà catullianequanto più l'a-nimo

dell'Amico al passionatocantore delle Nozze di Peleo e Teti

propendeed inclina. Ecco perchè la sua traduzione,in quellache

si stringequanto più al testo,è cosi spontanea come un compo-nimento

originale.L'ignotoautore del PervigiliumVeneris cantò

con leggadriadi forma:

Rura fecundat voluptas,rura Venerem sentiunt:

Ipseamor puer Dionae rure natus dicitur:

Hunc ager cum parturiretipsasuscepitsinu:

Ipsaflorum delicatiseducavìt osculis.

E l'Amico con non minor leggiadriae con fedeltàesemplare:Feconda i campi voluttate;i campiSenton Venere; e dieesi che Amore,

Il pargolettodi Dì'on,nascesse

Del campo; e non sì tosto esso lo spose

Ch'ella al seno il raccolse,e dei fioretti

I molli l'educarbaci soavi.

Donde si vede che quasiper ogni parolalatina egline dà una

italiana,misurata ed affatto a quellarispondente;parsimoniache

mostra precisionee chiarezza di concetto nel traduttore.

Più sotto il poeta descrive ilraccogliersidella notturna rugiadasui (lori e i mirabili suoi effetti in sul far dell'alba;ed ecco con

che graziae soavità:

En micnnt lacrimae trementes de caduco pendere:Gutta praeceps orbe parvo sistinetcasus suos;

En pudorem florulentae prodideruntpurpurae:Humor ille,quem serenis astra rorant noctibus.

Mane virgineaspapillassolvit umenti peplo.Come si vede, questo passo non è di assai facile intelligenza:

e, compreso che sia,non del tutto inchinevole alla misura poe-tica

voluta 0 consigliatadall'arte.Eppure ,a cui non parrà stu-pendamente

italianalo nei seguentiversi deir Amico?

Ecco al peso leggiersplendontremanti

Le lacrime;e la stillaa cader presso

Page 507: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

varietà" 501

In picciolorbe si chiudendo arresla

La vicina caduta;e le di fiori

Porporericche di scoprirP ascoso

Pudore. Quell'umor,che irroran gliastri

Da le notti serene, al primo primo

Romper de l'alba con l'umido peploLe corolle vergineediscioglie.

Questa si chiama arte nobilissima,che si fa amare sin da co-loro

che non le ebbero professaloculto giammai: e noi ne ren-diamo

merito all'egregioprofessore,che si maestrevolmente sa

incarnarla.

G. PlTRÈ

'mrjm.wm.mw^iB^,^^^

1 SICILIANI ALL'ESTERO — La rivistaGóltingergelehrUAnzeigen,fase. 17

,

pag. 655-667,ha un rendiconto del prof.Liebrechl sul 2* voi. delle Tradizioni

popolaritieUiane pubblicateda G. Pitré.

NUOVI GIORNALI — Tra' giornalinati di fresco dobbiamo notare la Rivista

ilaliana,la CiviUà ilaliana e la Rivitla municipale di Palermo; V Eco d'Intera di

Termini;VEco del Sud di Sciacca. Da Venexia ci giungeil 1* fase,di un Archivio

Veneto,periodicoimportantissimo,che si occuperà di,storia veneta. Vi scrivono

Ad. Bartoli,U Fulin,Francesco Ferra ra« il Gar ecc.

INVENZIONI E SCOVERTE — Presso la gradinatodel sagrarioannesso al ere-

dulo tempiodi Giove Olimpicoin Selinunte ilprof.Saverìu Cavallari,direttore de-gli

scavi in Sicilia,ha rinvenuto una statua di tufo calcare finissimo e poco disco-sto

una importantissimaiscrizione greca. Detta statua ha la (testarivolta in alto

con una corta barba, la bocca aperta con segnidi dolore, una lunga chioma che

scende all*omere sinistro;e ^tta insieme contorta col braccio destro in alio.

SOLENNITÀ' — 11 giornoW gennaro si è festeggiatoin Messina il XXUI anni-versario

della liberaiione di essa città,lenendosi nel teatro la premiazionedelle

scuole primariee secondarie. Vi lesse un buon discorso ilprof.P. Macrì e com-pose

elegantiiscrisiooi il Preside del R. Liceo llaurolico,prof.GiuseppeMorelli:

ognicosa stata stampata in "lessiua (tip.Popolare)a cura deglistudèntidi quelLiceo.

— 11 17 icarzo, giornodestinato alla festa letterariain onore dei grandipensa-tori

italiani,il R. Liceo di Palermo ha celebrato in prose e versi italianie latini

ì\nome dì Rosario Gregorio.Il discorso é stato letto dal prof.Vincenzo Di Giovan*

ni,e pubblicatodall'editoresig.LuigiPedone- Laariel in un bel volumetto.

— In Messina l'elogiatofu Andrea Gallo, di cui lesse con molta lode ilprofessor

Letterio Lizio-Bruno, seguitoda alcuni studenti liceali.

Page 508: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

502 Nuove EFFEMERIDI SIGIUANE

BELLE ARTI — Lo scultore Benedetto I}el"siha compioto ed espostonel suo siutlio

la statua di Vincenso Florio da noi altre volte annonziata. L'uomo, che con uii co-raggio

piuttostounico che raro si costituì capo del commercio sicilianodi questo

ultimo trentennio,è ritrattocon una verità,che mai la maggiore,in quellabel-lissima

statua. Eglista seduto in un seggiolonea bncciuolie, tra sospeso e ripo-sato

pensa; nella sua abituale calma, e tuttavia in quellagravità,che mal s'inter-preterebbe

severità di contegno. Questo lavoro verrà collocato tra giorninel mo-numento

preparato al benemerito cittadino in S. Maria di Gesù in Palermo.

— Lo stesio sig Delisi ha portato in gesso una Fornarina nel momento in cui

essa si riposa mentre servo di modello al famoso Pittore dèlieverginimorenti.

Quanta delicatezza,quanta maestria in quellastatuetta t

RECENTI PUBBLICAZIONI — / Mali di Palermo descrittida GiuseppeSantìlippo.

Palermo, Francesco Giliberli.Baeeonli di Salvatore Malato-Todaro;Pai. L. PeJone

Lauriel.editore. Elvira Trezzi» racconto dei tempi,di Raff. Palizzolo;Palermo, ti-pografia

del Giorn. di Sicilia;Primi elementi di Grammatica italiana per C. Guz-zi

no. Pai. Sandro n editore. La Proprietàè un furto,la famigliaun nome, Capi^

toh di Rocco Ricci-Gramitto,Gìrgenti,Tip. Romito. Alla Gzrmnnia. Canto di An-tonio

De Marchi; Pai. Tip. del Giorn. di Sicilia.Saggtodi traduzioni dal franee$^

e dal tedeuo per Matteo Raeli di Vincenzo; Noto, tip.Morello. La Meta, rifletiioni

economiche di Mario Landolina ; Catania, Tip. Roma. Rapportidella Eitradizion^

colla forza estensiva del Giure punitivo,per GiuseppeTaranto; Pai. tip.del Gior-nale

di Sicilia.Per Vinaugurazionedella Biblioteca di Pariinieo, Discorso di Car-melo

Pardi; Pai.,stamp. Lorsnaider. Su la Èaccolfadi Canti popolarisiciliani di

Giuuppe Pitré,per Suiv. Salomone- Marino; Pai.,tip.de] Gior:i.di Sicilia Rosaria

Gregorioe le sue Opere,Discorso del prof.Vincenzo Di Giovanni con letteree do-cumenti

inedili;Pai.. L. Pedone Lauriel editore. Principilogiciestratti dall'Organodi Aristotilee annotali da Vincenzo Di Giovanni per us» degliAlunni di Filosofia,

Pai.,Salv. Biondo editore. Le preteseAmate di Dante di G. F. Bergmann,Ferf(oit«

di G. Pitré;Bologna,G. Romagnolieditore. Elenenti di Storia Ecclesiasticadel P.

Salvatore Lanza; Pai.,tip.Bircellona. VArle di ben vivere e trattare per tutti, u

nuovo Galateo di Giov. Di Pietro; Pai. tip.Olivieri.// pìimato artisticodegliHa-

,

liani,Esercitazioniscolastichedeglialunni delConvilto dei Chierici R'Ssi in èionreate\

Palermo,Lao. SugliUsi popolarisiciliani per la Festa di S. Giovanni BcUtista,

Lettera di G. Pitrè alla Baronessa Ida von Duringsfeld-Reinsberg; Firenze, tip.

deirAwociatione. Fra Scilla e Cariddi Racconto di Cecilia Stazzone marchesa De'

Gregorio;Firenze alia Galileiana. Prolegomenial Coìto di Dirittopenale,d"«lprof.Mariano Mucciarelli;Pai.,tip.Mirtu.

,

PROSSIME PUBBUCAZIONl — La porta arabo-normanna nell'ex monastero della

Martorana in Palermo, per cura di Gaetano Riolo ed Andrea Terzi. Questo pre-zioso

inluglioin legno,unico anziché rro, di purissimostilearabico,sarà ripro-dottoin un fascicolo iu-4 grande;edizioiiedi lusso,con tre tavole incise,ed a dne

t^nte e copertinacromolitografeu; al prezzo di L 7 (rivolgersial sig.G. Ri."lo,

Pilermo. via Giovanni Meli 42).Prorerbi e Canti popolarinapolitaniora per la

prima volta pubblicatida G. Pitrè; Palermo, L. Pedone Lauriel ; Poesie scelte di

tìiovanni Meli, trnd. col testo a fronteed annotate da LicurgoCappelletti;Setùti

cari di Carmelo Pardi,voi. II. VOtica di Tolomeo traduzione latina inedita Jet

sec. XII pfl siciliano Kugenio Ammirato. Torino, a spese della R. Accademia di

Scienze.

Page 509: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BULLETTINO BIBLIOGRAFICO

LE DHOr.lIE VEGETALI MEDICLNALI

esjHjstecon nuov» m elodo ec pelDot-tor

AvTONiNo Macaluso. Palermo, ti-pografia

del Giorn. di Sic. 1871.

Per chi studia Materia Me'ìicOtili non

lieve difficoltà riesce il dovere appren-dere

le droghe vegetalimedicinali e le

droghe prodottiestrattivied esudati delle

piante,appunto perchè classiiìcateo per

famigliabotanica, o per ordine alfabe-tico,

0 per virtù medicinale; classifica-zioni,

come ognun vede, che debbono di

necessità mettere insieme piantee so-stanze

disparatissimee fisicamente e mi-

croscopicameote.L*egr. Prof. Macaluso,

nel lodevolissìmo intento dì agevolarea-

glistudiosi la via di apprendere mate-ria

medica.

e conoscere i vari caratteri

de'medicinali,le qualitàmigliorie le do-lose

sofisticazioni siè accinto ad una clas-sificazione

fatta con nuovo metodo,

ed

ha già messo fuori quellaparte che ri-guarda

le droghe vegeUdi medicinali.

Egli prende a base la struttura bo-tanica

delle diverse partidelle piante

che somministrano droghe medicinali,

e quindi in tre famigliecomprende : a)

le droghe tirale dal sistema assile delle

piante;h) le droghe del sistema appen-dicolare

delle piante;e) le droghe som-ministrate

da pianteag"ime.

Ogni famigliaviene divisa in classe, la

classe in ordini,gliordini in gruppi ; e

così tenendo sempre di vista la struttura

anatomica delle droghe,con nesso scien-tifico

e facile si studian tutte le droghe

vegetalimedicinali dalle radici e dai riz-

zomi ai fiori ed ai frutti. Alla fine di o-

I gol gruppo di droghe il Macaluso fa un

[ riassunto comparativo dulie diverse spe-

I eie e varietà in esso comprese, il quale

jchiama Esercizio, che ha lo scopo di ren-

I dere più facile lo studio delle droghe,di riunire al metodo analitico il sinte-tico

in un breve e semplicissimoquadro.

j Avendo attentamente lettoillibro,pare! che l'egr.A abbia raggiuntostupenda-mente

lo scopo che si propose; e che ab-bia

fatto un lavoro veramente utile e per

tutl'i lati cximmendevole. Per non recar

che un solo esempio, tutta h parte che

tratta delle Chine'chine, (pagg.138-190)non può essere più chiara, più esatta e

semplice, perchè tu possa a bella prima

distinguereuna specieda un' altra, una

buona da una cattiva.

E qui ci restiamo, perché insufficienti

sarebbero le nostre lodi al .«.acaluso,

dopo quelle che uomini illustri e consu-mati

nella scienza gli hanno prodigate.

S. S.-M.

IL PLESSIMETRO £ LO STETOSCOPIO

pel doli. Isidoro Cai.oiro. i' ediz. Na-poli,

tip.Giannini. 1870.

Oggidì,che alla completaesplorazione

degli organiinterni del torace e dell'ad*

dome ed alla precisadiagnosidelle lor

malattie il medico ha trovato un gran

sussidio nella percussionee nella ascol-tazione;

la scienza,progredendosempre,si è sforzata di perfezionarequegliislm-

menti inventati a tal uopo, cioè ilpUs-sitnelro e lo ttetoseopio.

L'egregiodott. Caloiro ha messa fuori

questa sua dotta monografia • a bene

Page 510: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

S04 MJOVE EFPeMERIDl SIGIUANE

"1eiriirlemedica e ad aiuto di chi res»*r-

ciln •fnella quale,tessendo la storia

della plessiinelria e della stetoscopiae

dando le norme necessarie alla esatta

«pplicacioncdei due strumenti ne* vari

casi,viene a proporre per entrambe delle

modiflcazioni pregevolied assennate, che

risultano,direi,dalla sottile na fiusta

«ritica ch*ei fa aglistes"%istrumenti nelle

varie forme fin qui adopratf.Il plessi-metroda luiproposto,e giàaoceiuto e"l

adoprato con vantaggiodal Tommasi di

Napoli, è di avorio«di forma ovale e

curvilineo in larghezi.i; molto comodo

per adattarsi aglispaziintercostalidegli

individui magri,e ili maggiorrisonanza

del plessimetrocircolare.Lo stetoscopioè di acero, in uiiic«" pezzo, con Timbulo

ad orlo rovesciato (p^T non recar mo-lestie

airinferrao),e am disco superiore

amovibile e concavo (per non esercitare

compressionesulPesterno delVorecchio e

modificare i suoni^..

Noi ci soDcriviamo,

in gciu"re,alle

conclusioni del Caloiro,e non saremmo

alieni dall'accogliereil suo plessimetro

« il suo stetoscopio; e mentre é nostro

desiderio che la praticade' medici rati-fichi

i vantaggigiàsegnalalidal chiaris •

^

Simo autore, desideriamo che il suo li-bretto

vada per le mani di molti dot- i

tori,specialmentedell'isolanostra,iqualiassai cose importantiche ignoranovi

imparerannodi plessimetriae stetoscopia

normale. E un ultimo nostro desiderio

ancora non vogliamotacere, che in al- '

tra edizione del pregievolissimosuo li-bro

il(Caloiroestenda un po'più la p.-irte'

storica,specialmenteper ciò che rignar- '

da lo steioscopio,che ail infinitemodi-ficazioni

é andato soggettofino alla re-,

conte del Nicmayer(Viicuoxilon).S. S.-M.

METRO NOTO BADGE-- Educa tuo fi-glio

,Libro d* Educazióne Nazionale,

voi. unico. Livorno 1870, pr. L. 4. I

(Questolibro di eleganteedizione rar-

' cogliePrecetli,Esempi,istruzioni suK

l'Educazione,e l'Autore Imi saput'iseo

glierea suo nobile scopo quelloche e' é

,

di piùgrave, nel governo o nel riordi-

I nameoto degliStali, l'educazione pub-

! blica per Tinsegnamento.L'operava di-

Ivisa in tre parti:la prima.Precelti;la

I seconda, Esempi ; la terxa

,Lezioni di

' morale ec^mtmiea. La parte prima,che

è come il fund"mcnto del libro,è la più

importanteperchèlratt.i dsM* Igienesino

alla Religione;o applicazionede* precettidi essa parte primasono gliesempidella

parte seconda,siccome compimentole le-

lioni di adorale della terza. Noi non ap-proviamo

quanto l'Autore dice a prupu-

fito della ReligiuDe,stante che avrcbb*.-

dovuto scrivere altrimenti di certe ma-terie

ch'eglidovette a suo tempo studiare

e conoscere: la Religionecom'eglila pre-senta

diviene o affare di sentimento,

o

affare di politica:la sua divinità è sva-nita;

e ilsacerdote è inutile ingombro ,

ovvero, com* egli1'Autore il crude og;*!

divenuto,un essere che « raccoglieild.»

sprezzo, l'abbandono» l'indifferenza(pa"

gina iSS).In mezzo ai pregidel suo li-bro

ilsig.Noto Badge ha seminato tali

mende, e falsigiudiziche in an libr " di

educazione fa uopo mancassero, perchè

sia libroche possa veramente riuscire di

utile a tutti,e di bene ai leggitori.I libridi educazione non debbono mai

sentire delle passionidel tempo;e avrem-mo

voluto che di questo si fosse sempre

ricordato l'egr.Autore, a cui non manca

ingegnoe abilità a riuscirbene ne' pro-positi.

V. D. G.

KNHIOiETTO ossia IL GALATEO DEL

FANCIULLO propostodal prof.CosTa^f-

Tiifo RoDBLLA. Operettapremiatadal

Municipiodi Torino fConcorso baruf-fi)

187i, presso G. B. Paravia.

Ecco un buono e caro libretto,che forso

nou avremmo se non fosse stato il con-corso

bandito dal benemerito prof.Baruf-fi,

per un buon Galateo. Cosi la gente "w

Page 512: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

506 NUOVE KFFEMfilIUDl SIGILIANC

che escono fuori iJalle famose Carte Ar-boreti,

e la lin;ua e poesia«lai vecchio

Siciliano: ma avrà avute le sue ragioni

perchè si tacque, mentre tanto rumore

ni fa in Italiasopra ì delti Codici di Ar-borea;

e resta sempre airAutore la bella

gloriadi aver sapulo con questo suo

nuovo lavoro innalzare a Ciullo piùche

la statua che la sua città untale tarda

a erigereal primo Rimatore nella dolce

favella italica. V. D. (;.

LEZIONI DI STORIA UNIVERSALE con-dotta

$ino al 1867 con parlieofareri-guardo

alta storia d'IlcUia per Anto-nio

Matschru, prof,nel Liceo Fosca -

fini etc. IV* edii. (StoriaAirriCA,0-

rimlate-greeo'romana) Venezia 1871.

È per ordine ilprimovolume de' tre,

ne* qualiTegr.prof.Matscheg,ha dato

la sioriauniversale sino al 1815,la qua-le

sarà compiuta con un quarto volume

che giungeràsino al 1867. Dì questo vo-lume

non avremmo che a dire quellostesso che de' due precedentementestam-pati;

se pure non si dovesse aggiungere

che ci pare quest*ultimoanche avanzare

i primiin bella disposizione,ed essere

ben ricco di quanto giovialla storia in

cognizionispecialiarcheologiche,lette-rarie,

politicheed economiche de' tem-pi

antichi.

C'è poi una tavola cronologicache rie-sce

di assai utile nello studio,

e fa un

bel pregiodel voinme. anzi di tutto que-sto

Corso del Matscbeg.

Rispettoal giudiziod^llo storico sarà

più difficilela storia contemporanea, ma

CI verrà dal Matscbegtiicuram^nte un li-

libro degno del pacato e imparzialegiu-diziodi che ha dato esempio ne' volumi

stampati;ilche non sarà piccolalode al-l'

autore,

né piccolobenefizio alla gio-ventùstudiosa. V. D. G.

STORIA ECCLESIASTICA DI TAORMI-NA,

opera inedita di mons. Giovann*

Di Giovanni tradotta d.tllatino e con-tinuata

sino ai nostri giornidal sacer-dote

Fbthonio Grima ec. Palermo 1870.

Il Consigliocomunale di Taormina

provvedevasin dal 1865 che ross«;rodate

alla luce le due storie,civile eJ ecclesia-stica,

di Taormina, lasciate BIS. dall'in-signe

autore del Codice diplomaticoi-

culo, e (Mia Storia ecclesiasticadi ^ici-

lia,monsig.Giovanni Di Giovanni, taor-

minese, e de* piùillustriuomini che u-

liorarono la Sicilian"*lsecolo XVIII. Que-ste

due storie furono dall'autore scritte

in Ialino ; ma sono state pubblicateri-dotte

in volgare,la 'primacioè la storia

civilenel 1869, e questa,la ecclesiastica,

negliultimi mesi del 1870. Abbondano

in questo libro l'eruihziune e la critica«

die fanno un bel pregiodegliscrìttide|

Di Giovanni; e i prìmisecolidella chiesa

taorminese sino alla invasions saracine-sca,

sonv esposticon tanta ampieizadi

racconto e ricchezza di testimonianze,da

far assai dilettevolee importantela let-tura

del libro anche per chi non fosse

cittadino di Taormina.

li traduttore ha aggiuntoal te"to una

appendicesullo stato della chiesa di Taor-mina

dal 1750 al 1870,e siccome si do-vette

alle cure del Di Giovanni,che fu

Rettore del seminario arciv"»covile di Pa-lermo

(delquale seminario, oltre la sto-ria

de' seminari in generale,scrisse una

storia speciale,tuttavìa inedita,e conti-nuata

sino al 1859 dal Narbone),la Bolla

colla quale il Pontefice Benedetto XIV

concedeva al detto seminario ilprivilegiodella laurea dottorale in sacra teologia,il Grima ha pubblicatopure in fine del

libretto,come compimentodella prefa-zione,essa Bolla del 30 aprile17i9.

Lodiamo il Municipiotaorminese di

cosi onore^e deliberazione ispiratadiI vero amor patrio;e facciamo pure le no-

I s T' Ioli al traduttore sac. Grima per le

Page 513: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BULLETTINO BlfiLlOGRAFlGO 307

cure della traduzione ben condotta,e da

scambiare facilmente per originale.

V. D. G.

notizie: STORiCHe di Ca$ieliermini e

mo Urrilorio, per Gaetano Di Gio-vanni;

fase.IV. Girgenti,tip.Monles,

1871.

Questa nuova puntata dell'operapre-gevolissima

del sig.Di Giovanni contiene

tre capitolidel lib. Il*,i qualitrattano

della originemusulmana dei casali ca-

stelterminesi,delle vicendaloro in sullo

scorcio del secolo X, del periododi a-

narcbia e d i conquasso cbe segui tra il

1040 e il 1060»quando l'isola videsi a

un tratto divisa in molti piccolistatifra

loro rivali e guerreggianti;del ritorno di

tutto il territorioal nome cristiano die-tro

l'impresadel Conte Ruggiero;e de-gli

avvenimenti che ebbero luogoall'e-poca

normanna e svevo-angioina,cioè

dal 1087 al 1282.

Non aggiungiamolodi a quelledi cui

hanno fatto degnequeste notizie stori'

che,autorevoli rivistedltalia^tralequaliil PiopugìMlore di Bolognae la Rivi-sta

Europea di Firenze; e ci congratu-liamo

coll'cgregioautore, a cui facciam

preghieradi condurre prestoa icrinine la

si bene incominciata opera. G. F.

NOTIZIE DELLA VITA E DEGLI STUDI

del Conte Ldigi Cibrar.o, socio della

R. Accademia dellescienze,raccolte da

Fedirigo Sclopis,

Presidente della

medesima. Torino, Stamp4*riaReale

1870.

• Il nome di Luigi Gibrario, che fu

venerato e caro a quantiilconobbero vi-vente,

sarà a buon dirittocelebre presso

i posteri,così per le molte opere sue let-terarie

.come per avere con esse di-schiusa

la fonte di altrilavori che sipo-tranno

ancora condurre con gran van-taggio

della storia patria.•

Con queste parolel'illustreConte Fe-

derigoSclopischiude la notizie biogra-fico

-critiche intomo ad uno dei più va-lenti

scrittoricontemporanei,che con lo

ingegnoe col cuore seppe ai-^fuistarsialte dignitàin Italiae meritata roputa-

siono all'estero.

Delle qualinotizie non possiam dire

lutto ilbene che vogliamoperchéci par-rebbe

di ripetereciò cbe di altn scritti

consimili JelloSclopisavemmo a dire in

questeEffemeridia propositodel Manno,

del Maiteucci q del Mittermayer,soci del-la

R. Accademia delle Scienie di Torino»

e però elogiatida lui.Questilavori del-l'integro

Uomo distalo,del sapienteSto-rico

della Legislazioneitaliana,dell'illu-stre

Presidente dell'Accademia torinese,

hanno tutte il raro pregio.dell'affetto,*

figliodella lungaconsuetudine avuta dal-l'autore

colle p«"rsoiielodate,e la tem-

perania maggioredelle opinioni.Sicché

il giornoin cui eglisi persuadaa racco-gliere

e metter fuori in un sol volume si

belle scritture,

darà un nuovo est mpiodi ammirazione agliestinti,

e di devo-zione

alla patria,e appresteràdelle no-tizie

preziosealla storia delle scienze a

delle lettere. G. P.

PER EMBRICO AMARI L'ACCADEMIA

PALERMITANA 01 SCIENZE, LET-TERE

ED ARTI nella solènne foniate

del 18 (Zie.1870.Commemorazione. Pa-lermo

1871.

Questo librcUo contiene un Discorso o

Saggiosopra Emerico A mari e le sue o-

pere del socio avv. Francesco MaggiorePerni; alcuni ricordidi GiuscfpeDi Mon-za,

poesiegreche,latine« italianede'sigg.

GiuseppeDe Spuches«Giusep("eMonlal-

bano, Ugo Antonio Aioico,M^rio Villa-

reale,Gio. Di S.ilvo,e inscrizioni del prof.

Giuseppe Bozzo ; oltre una brevissima

narrazione della seduta accademita con-sacrata

alla memoria di Emerico A man

morto in Palermo a' 21 sett. 1870. Parta

principaledella tornata dcil'dccademia e

Page 514: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

508 NUOVE KFPUKRIDl SIGIUANE

peròilirpiestolibrello,fa ildiscorso dd-

l'avv. Francesco MaggiorePerni ,che si

psiende per un 100 paginedi stampa, e

fa il rìtrattopiùcompilo che possa desi-derarsi

de'tempine' qoalivisse ed operò

TAmari come uomo politicoe professure(lidiritto;presentandocosi Timagìne as-sai

rilevata della mente e del cuore del-

rillosirefilosofoe virtuoso cittadino.

Ilsig.MaggiorePerni ha scrìttodell'A-

man come aiTettuosisissimoamico può

scrivere di maestro, la cui perditaper le

rare virtù di mente e di animo, pubbli-che

e private,si tiene da tuttiirrepara-bile.Pieno di savi giudizi,moderato in

mezzo a tanta esagerazionedi partiche

fa disperaredel buon senso, questo di-scorso

condotto in largodisegnoricorda

i Saggidel MacaUy, e, tranne qualchemenda nella forma,è un bell'esempiodi

lavori che diano tutto intieroun uomo il-lustre

co' suoi tempi e col suo paese.

L' Elenco de' mss. lasciatidall'Amari,

scientifici,letterarìi,politici,e di svariato

argomento, ha fatto maravigliaanche Ur

gliamici stessiche da piùanni godevanol'affetto-dell*Amari, e veneravano con

sincero rispettole virtùdi tant'uomo.Sap-

piamo che il conte Amarì farà disporne

per la stampa una buona raccolta dì essi

scrìtti,e siamo lietiche, pur mancato ai

vivi,il nome di Emerico Amarì tornerà

ft crescere novella glorìaallaSicilia.

Seguono al discorso del MaggiorePerni

i Hieardi di GiuseppeDi Mensa, ne' qualisi presenta l'Amari alla cattedra di di-ritto

penaledell'Università di Palermo

come primo maestro fra noi,e ispiratorene' giovani,della teoria del progresso

sociale;e in questiItieordi senti tutto

l'afTettoche un discApolopnò serban* in

cuore pelsuo antico maestro. Le poesìe,cioè la elegiagreca del De Spuohes,tra-dotta

in latino dal Mootalbano e io ita-liano

da Ugo Antonio Amico,la elegìala-tina

pur del Montalbano e le ottave del

Villareale,sono lapiùbellacorona che si

avesse potuto intrecciaresulla veneranda

testa dell'Amarì. Le iscrizioniraccolgono

infinetutte le lo"iidell'estinto,che

Mtbe tempre da tuttipiaueotamore

rispetto

e taeeiòdi te hh nome

ehe corre tenta macchia ai più lontani

nepoti.V. D. G.

1 VIAGGI DI GIO. DA MANi)A VILLA,

volgftrizzamentoantico toecano ora

ridallo a buona lezione ecc. per cut a

di Francbsco Zamnini; v. H. liologna

Romagnoli,1870, (preszoL. 7).

Questo volume secondo de' Viaggidel

Mandavillk,cosi egregiamentecuralo dal

eh. editore,non è meno importante,né

meno curioso del primo,che forse a-

vanza per stranezza di racconti,e bel-lezza

di narrazione. Molta parte del vo-lume

narra del gran Cane, e del prete

(ìiovaniii,e di meravigliee di usanze tali

di paesi, che il libro dà colla squisitaforma della buona linguapiacevolissimalettura. La descrizione del Catai e del

palazzodel Gran Cane ò cosighiottache

se non fosse dì piùpagine dovremmo

riferirlaper intero;e molte altre paginea saggio della linguae dei racconti sa-rebbero

eziandio a citare,

se ora che

questiViaggisi sono ristampatinon fos-sero

giàfacilialla lettura di chi volesse

cercarli. La Scelta di curiotilà che in e-

legantissimaedizione dà fuorì ilRoma-gnoli

si è arrìcchitacon questiViaggidel

Mandavilla di un bel gioielin; e noi

ne rìngrasiamoquanto più si possa il

eh. editore Comm. Zambrini, :he gover-na

sapientementee amorevolmenle cosi

caraS"^to \. D. G.

IL GIARDINO D'ITALIA,Pfre«rrtiia2Ìom

dìB. E. Mainbri. Opera prnniatadalla

Società pedagogicailaliana nelC anno

I87a Milano,tip.giàDom. Silvi 1871.

Attivissimo sempre e pur sempre ricco

di pensierie di affetti,il prof.Maineri

Page 515: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BULLBTTINO BIBLIOGRAFICO 509

ritrae in questo elegaotevolume (dipag.

270),le sue impressionidurante un suo

recente viaggioper la Toscana e per la

città di Ferrara. — Lucci, Firenze,Siena,

Pisa, Livorno e da ultimo Ferrara sono

le citta e provinceche eglivisitae delle

qualis'intrattiene,quando perrìoordarnela storia, quando por descriverne i mo-

numeiili sacri e profani, antichi e mo-derni

, quando per elogiarnei cittadini

più illustrineglisludi e nelle armi. L'o-pera

sua (iene delfa storia,del viaggioe

del romanzi» ad un tempo, e nondimeno

non ha la gravitàdell'una, la facile leg-gerezza

dell'altroed il lenucinio del ro-manzo.

Essa disegna,pennelleggiae co-lorisce

con mano maestra e leggieraquelloche il suo autore ha velluto;e i suoi di-segni

sono corretti,spiccati;le sue tinte

ben fuse;ì suoi colori vivaci,morbidi^

che danno bella intonazione all'insieme.

IlMai nerivi simanifesta in tutta la schiet-tezza

deir animo suo,amabile

, mesto,

delicato;amante delle gloried'Italia,de-volo

alla storia di lei,nemico di ogni

nmana bruttezza,pienodi senno, di ret-titudine

e di equanim tà : un uomo in-somma

che pensa come non pensano molti

parabolanie sputatondidei giorninostri.

Per servircidelle paroledella Commis-sione

pedagogicaitaliana,aggiudicatricede* premi,

il libro • è ricco di episodi,ed è scrittocon una rara felicitadi stile•;

sicché,anche per questo ci pare che il

Giardino dltalia sìa da lodarsi.£ si che

noi lovedremmo assaidi buon animo cpn-

sigliaiocome un buono e bel librodi let-

turti, e i"eròcome premioagliscolaristu-diosi

ed intelligenti. G. P.

RACCONTI di Salv. Malato Todaro. Se-conda

edizione, Palermo, L. Pedone -

Lauriel. editore,1871.

In questa ristampail benemerito edi-tore

sig.Pedone-Lauriel ha riunito quat-tro

racconti del eh. prof.Malato-Todaro;

de' qualiil primo ,Pietro Torrigiani,

pubblicatodi fnsco nella Rwitia Sicuh

e non mai fin qvi a parte; il secondo,

Flota, anch' esso pubblicatonel perio-dico

palermitanoe corso in un volumetto

che ebbe rapidospaccio;il terzo ed il

quarto. La Buca della talvezza e l'Amor

paUrnOygìiiapparsinell'elegantevolume

di RaccotUi popolari, editi in Palermo

nel 1862.

LabreviUi dellospazionon ci consente

di scrivere quanto per noi si dovrebbe

: di questo bel volume;del qualein parte

! fecero a suo tempo molle lodi il Tom-

'm.iseo ed ilGontìi,giudiciper ogni ra-

I gione autorevoli e ciedibili per onesta

I e per sapere. Pure non possiamo non

i congratularcicoH'egregioProfessore della

,

maniera onde son condotti questisuoi

lavori,e piùper la forma elettaoud'egli

riveste i suoi pensieried i suoi affetti.

Questo libro volle dedicalo l'A. a due

suoi buoni ed amorosi fanciulleltiiean-che

di questo ci congratuliamocon lui.

G.P.

GIAGOMIN DA ROMA. Novella di Fran-cesco

Zambrini. Bologna,R.Tip.1871.

I Tiiacomin da Roma è un ufficiaidi

I dogana,il quale un 30 anni addietro

stando in Faenza venne in proverbioper

la sua mania di fare il cascamorto ed

I il parassita.Una Tolta tra le altre,non

I invitalo interviene ad una cena in casa

di un Conte, dalla cui moglies'era ar-

! gomenlato di trovar grazia.Quivigliene

avvengono di tuttii «olori,da disgra-

! darne quelletanto comiche di Sir Wil-

' liens. Ebbro, è condotto al Pratel di

Mangone a riposar sulla neve, donde

.alcuni masnadieri, rubatolo,il traggono

I«allo spedale; e,

dall'ebbrezza guarito.I dopo uno strano avvenimentoper cui

; trovasia pericolodi vita,

torna libero

'"

a casa.

I È questa la novella saporitissimadcl-

I lo Zambrini,dalla qualevuoisi rica-

vare che in fondo in fondo i furfanti e

33

Page 516: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

510 NUOVE EFFEMERIDI SIGILUNE

i mestatori vanno sempre a galla,ed il

mondo è sempre di chi sa pigliarlo.11

ritrattodi ser Giacomino ò una cara cosa,

ed eccolo qaalece lo dà l'autore: • Egli

era un omiciattolodi circa trentacinque

anni, vedovo con due fanciulle,bassetto

e pochinodella persona ,con un colai

visuccio animato, ritondello e colorito,

che sembrava una mela rossa appassita;

e se non fosse ch'egliaveva pure ilmento

adorno di'colali basettino di topo, sem-pre

di pomata lardellate,e d'un po' di

pizzetlo,e' non saria stato gran fallo ri-putarlo

una femminuccia in bracbesse,

piuttostoche un maschio. Ed oltre a ciò

pianto giulivoe lieto con qualevi vo-gliale

persona sempre si dimostrava,

e

soprattuttocolle donne ,che

,se io do-vessi

dipignerepropriola felicità,bene

senza tema di andare erralo,trarrei di

netto costui (pag.12).•

Quanti di codesti Giacomiiii non si

trovano in ogni città e paese t E chi sa

qual Giacomino non si trovi raffiguraloin qnellosi ben pennelleggialodallo

Zambrini t Dire poiche la novella come

lavoro di arte è bellissima,paraisover-chio,

perchéciò va inteso. Lo Zambrini

è così valente maestro nell'artedello scri-vere,

che é sempre nuovo piacerea leg-gerlo,

molto più quando la materia il

consigliad uno stilecome questo,feste-vole,

brioso e pieno di fine allusioni

che sapraniino d'agroa pia d'uno.

G. P.

IL GAROFANO CORALLO di Karel

Beroman.h, Traduzionedi Coucettina

Sampolo Mdzio-Salyo. Palermo, Gili-

berti editore,1871.

Il titoloche !'A. ha dato al suo rac«

conto non ha d% far nulla col contenuto

di esso. Il racconto parladegliamori non

lietidi un Renalo, che avendo pre."oad

amare una Susanna sua cugina,carirsi-

roa 0 virtuosissima giovinetta,partiloper^russelloebbe posto amore ad una Cla-

rice, giovanevaga ma civettuola,della

cui voltabilitàaccortosi,ritornò al primoamore. 11 sig.Bergmann vuol mostrare

che l'orgoglioe la vanità sono tanto sti-mabili

quanto la semplicitàe la mo-destia.

Egliha delle scene commoventi,

come ne ha altre di poco interesse per

la classe di 1eltoriai qualiil Garofano

potrebbemettersi in mano. L'A. è un

osservatore molto accurato, e sebbene

scenda talvolta fino alla maniera onde

venga ballato un Waltzer od una Polka;

0 al color brunaslro deglistivalettini

delle ragazze che ballano,nondimeno in

piùluoghipenetra nel cuore dei perso-naggi

con fstuJio e con sagacilà.

La traduzione della egregiasignora

Concettina Sampolo Huzio-Salvo « con-dotta

con molto garbve diligenza:il che

non è poco in una versione ove s'incon-trano

tante difficoltaquante non ne san-no

vedere coloro che di siroigliantila-vori

non abbiano fornitigiammai.G. P.

APPENDICE AGLI STUDI VARI di Al-berto

Bdscaiko -Campo. Trapani,tip.

Modica-Romaoo, 1871.

Al bello e meritamente lodato Volume

di Studi vari pubblicatonel 1867 l'illu-stre

A. ha fallo seguirora qnesVAppen-dice,

ch« contiene alcuni -^hriscrittiman-dali

fuori in varie occasioni dopo quel-l'anno.

Accenniamo di volo alle quattro

ìrtiert»Sulla linguad^Ilalia,su' Nuovi e-

lementi di grammatica italiana del Piaz-za,

Classicismo 0 toscanità La via di Dan-te

per la piaggiadeserta ,neNe qualiil

Buscaino mostrasi crilicoinsignee filo-logo

erudito e profondo;non toccheremo

nemmeno, che di passaggio,della Chiusa

che va da pag. 115 a 120.

e che parti

molto curiosa ed importantepelgiudizio

che V\. medesimo dà dell*»propri*»scrii-

ture: noi amiamo invece fermarci alle

Correzioni e giunteche fa al voi. degli

Studi,e tra questein ispeciea quelleche

Page 517: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

BULLETTINO BIBLIOGRAFICO Sii

riguardanole letterecritichesul vocabo-lario

dell'uso toscano del Paiifani.

Duolci moltissimo, in vero, il vedere

scesi ili lizza poco benevolmente due il-lustri

scrittorie filologiitaliani,come

il Fanfani ed il Buscaino, de' qualiin

grande pregio teniamo l'ingegnoe glistadi: duolci ancora più il doverci pro-nunziare

in una quistionetanta delicata.

Ognuno sa che il Buscaino,ilqualee

dal popolotoscano e da* libriha stu-diato

per t"ene la linguadell'uso e clas-sica

italiana,fu il primo a portare uria

criticaseria,sennata e garbatissimasul

Vocabolario dell'uso del Fanfani. Questi

se no adontò: e pur riconoscendo la giu-stezza

delle acute osservazioni del Bu-scaino,

molle ne accolse nelle Voci e

maniere del parlarfiorentino,stampate

lo scorso anno; a molle risposenel libro

medesimo,

ma con poca gentilezza,e

spesso con villania,ridendo de' non to-scani

che fannoridere i toscani veri colle

litrosmancerie ed improprietà.Quindi

continua qui e qua a dir peggio, dar

dell'asino al Buscaino, attaccarlo di ma-lafede

ec. .Ma il Buscaino gli risponde

'per le rime e senza pelisulla lingua;|.icogliedi contradizione da un passo

all'altrode' suoi libri e de' suoi assio-mi,

che vorrebbe da unico e solo oracolo

di linguaimporre a tutta Italia;appog-gia

con copiadi esempie ragioniquello

ch'egli,il Buscaino, ha affermato;e di-mostra

la poca lealtàdel Fanfani, pub-blicando

qualchebrano di letteradi ini,

che dicv al tutto diverso da ciò che nelle

Voci e maniere ha stampato contro il

nostro siciliano.— " Noi, guardandosenxaidee preconcettee senza passionela cosa,

confessiamo cbe 1'uno e l'altroscrittore

ha ecceduto, ma che il Buscaino non ha

poi tutto 0 il principaletorto ; e messo

nei suoi panni, chiunqueavrebbe fatto

lo stesso e peggio.Ma le paroleson pa-role,

e vogliamoaugurarciche rimanes-

sor tali,

e i due valenti nomini cessas-sero

da queste dissidtoze che portano

poco prò'e mollo danno alle lettereita-liane.

S. S.-M.

STATUTI MINERARI della Valle di Bros-

so del secolo XV, per A. Bertolotti.

Torino,stamp. reale,1871.

LTtalia deve non poco al valente e

laboriosissimo signorAntonio Bertolotti

per i molti suoi studi d'ognimaniera.

ma più di lutto storici,sul Canaveso;e

i lettoridel nostro Periodico ricorderan-no

quanto scrivemmo de' Fasti Cana-

vcsani dell'islesso autore. Qggieglicimanda il preziosodono del soprannotato

libretto,nel qualenon ò chi non rico-nosca

una grande importanza anche dal

solo titolo.Pur l'A. ha voluto arricchire

la pubblicazionedegliStatuti con molte

notizie sui vari statuti minerari di varie

Provincieitaliane, con la storia delle

miniere di Brosso, oltre ai cenni storici

sull'industria minerale del Piemonte ed

alleopportunissimenote comparativecon'

altriconsimili statuti delle italianePro-vincie.

Gli statati di Brosso,'parte in

latino e parie in italiano,

cominciano

dal 1497 e vengono, colle successive ag-giunte,

fino a quelliriformati nel 1602.

Noi facciamo all'illustreA. le nostre sin-cere

e cordiali congratulazioniper que-sta

nuova operetta. S. S.-M.

TRAGEDIE D' EURIPIDE, tradotte da

Giuseppe De Spuches. Napoli,1871.

Questo volume si compone de' capola-voridi Euripide,cioè dell^Medea, del-

Vlppolilo,delle Fenicie,deWEeuba, del

ResOp del Ciclope,e di nbte critiche,fi-lologiche

,storiche e mitologichesopra

esse tragedie,che ora sono state raccolte

insieme in seconda edizione per cura del-l'

egregioprof.FrancelcoPrudeozano;il

quale,ha premesso al volume una Ma

prefaiioncellae sulle tragedied'Euripi-de,e soi pregidi questa versione del

De Spuches.Di qutste versioni una

Page 518: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

512 NUOVE EFFEMERIDI SICIUANE

cioè VlppoiUo, osci la prima volta in

questo perìodico, e però i nostri let-tori

sanno bene quanto sia il valore,

e

come poeta originalee come grecistadel-l'

eg. traduttore,nò ignorerannola bella

fama, che gode iiiItalia,iu poesia.in

archeologia,in letteregrech*;.Pregiosin-golarissimo

di questeversionidel De Spu-

ches è il fartiscordare che hai a mano

una traduzione,e ilsaper vincere colla

rima nc'Cori difficoltàche parrebb4*roin-superabili

al verso scioUo;e poi l'usarti

sempre linguae frase classica ed elegan-te.

Delle versioni del !""Spucliesabbiamo

il giudiziocompctentissimodel Tom-maseo

e dell'Ambrosoli,di molto onore

al nostro siciliano:e sulla Medea tenne

TAmbrosoii di proposilouna Lettura al

R. IstitutoLombardo nell'adunanza del-

1*8 febbraro 1866. Nella qualeLettura,

assaidotta e da maestru.si accenna spesso

al Bellotli;e si conchnide sopra i due il-lustri

traduttori d'Euripide,che • può

• dirsi onorevole al sijr.De Spuclies,che

• la sua versione debba piacereed esser

• lodata in un paese a cui Felice Bellotli

• ha donata la sua; nù sani piccoloac-

• creseimento di fama e testimonianza di

• merito al Del lotti,che la sua trailu-

• zione non sia falla dimenticare da qua-

• sta del sig.De Spuches • (p. 10). In

questo annunzio non possiamoriferirea

saggioluoghie versi di queste versioni

del De Spuches: ma noD possiamonon

dire che bella gloriaviene alla Sicilia

dalla fama del De Spuches,poeta di forme

cosi classiche,e cultore di studi sifTatlt

che, nella presentedeclinazione deglialti

e severi sludi letterari,può dirsi col suo

esempio non esser del tutto venuti meno,

e restare tuttaviachi sappiacoltivarlino-bilmente

e con degna lode. V.D.G.

GRILLO OSSIA IL BANDITO SICILIA-

NO. Cauti XII di Carmelo Piola, tra-

tportatiin italiana favelladal prof.

CiusBPPE Cazzino. Palermo, 1870.

Non è queslo illuogodi parlaredel-

l'originaledì questa traduzione,ilquale

allorché usci in luct*col titoloGriddu o

tia lu sbannutu ticilinnu(Palermo. 1861)

meritò i giustiplausi di quanti sanno

timere in pre^o non pur la buona poesia

ma altresìla lelleralura di dialetto.

Vogliamo solamente toccare della ver-sione

del eh. prof.("azzino,con)equellache ad una certa fedeltà,soli'ogni ri-spetto

lodevolissima,unisce la facilee-

leganzache si è usi di ammirare in o-

pere consimili dell'illustreProfessore di

Genova. E perchè le nostre paroleab-biano

una evidente prova, scegliamocosì

come vien viene una ottava del b«'lpoe-ma

d«*lnostro concittadino,per farla se-guir

subilo dalla versione italiana del

Cazzino. Il poeta,caldo di amor patrio,

celebra la Sicilia,e nella pienadell'af-fetto

esclama:

Bedda Siciliamìa, lu si'l'elctui

Mudellu chi l'Elernu ha ironiaginatu;

'Nzoccu si trova in tia tuttu è pt^rfi^ttu,Tutlu ò duci armunia, tuttu è pisutu:

E sidd'accadi spissuchi l'elTetlu

Nun è siccomu fu predestinatu.

La culpanon è tua; ma l'omu infami

E* chi nun sì sazia mai ntra liso'brami.

E il prof.Cazzino con molta feliciuidi

corrispondenza:

Beila Siciliamia, lu sei l'eletto

Model ch'ebbe l'Eterno immaginato;Però che quanto ò in te tutto é perfeiloTutto armonico e tutto ponderato.

E se tal fiala incontra che rcfrelto

Non risultiqualfa predestinato.Tua la colpanon è, sì dell'infame

Uom non mai sazio di sfogarsue brame.

Esempìcome questo potrebberoaddur-

senc moltissimi ; ma questo solo parci

sufficientea conforma del pensiernostro.

Intanto non possiamonon render vive e

colme grazieal valoroso traduttore,della

premura ch'egliprendenel far conoscere

le cose nostre aglialtriprovincialid'I-talia

,i quali non ne saprebberoforse

Page 520: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

5i4 NDOVB EFFEMERIDI SICILIANE

lor fortuiiala ma ingloriosapossanza di

un tempo dalla non immerilata ooova

grandezia; nella qualepar trova» come

ognialtro scrittore,grandifattida lodare

ed eccessi da biasimare. La Francia gli

ispirasentimenti generosi, ben diversi

da quelliche molti poHtidei di nostri

si sono argomentalidi manifestare a pro-posito

della terribileguerra che ha con-tristato

il cuor d'Europa.Vorremmo avere spailoda apprestare

un saggiodella bella poesiadel De Alar-

chi, ma esso ci manca affatto,e noi ci

rimaniamo congratulandocicol nostro ca-rissimo

amico, ilqualecon tanta ispira-zioneed eleganzasa scrivere e poetare,

ti. p.

INAUGURAZIONE del Ginnaiio e della

Biblioteca di Partinieo. Palermo,1871.

Le belle isiiluzioniche diedero luogoa' lavori contenuti itiquesto volume sono

ben note ai nostri lettori; e però ce ne

passiamo,

non senza ricordare ch^ so-pratutto

dellaBiblioteca,Partinieo va de-bitore

a quel carissimo Carmelo Pardi,che ne fece sua cura, delizia e stadio.

Precede il volume una dedicatoria al

Sindaco di Partinieo,8Ìg.Gius.LaFranca,scritta dal Pardi. Segue una relazione

dello stesso sulla Pubblica Itlruzione in

Partinieo,dalla qualeapprendiamoche

quelComune ha 17 scuole con 479 allievi,

per le spese delle qualiha giàstanziato

la cilra di L. 6")48 ; una Biblioteca con

4000 volumi;una Società operaiacon ol-tre

100 soci intesi ul mutuo soccorso in

prò degl'infermie all'eserciziodHIc buone

virtù cittadine.Segue ancora un Discorso

inauguraledel sig.Molisi, all'apertara

delle teoole ginnasialie della scuola tec-nica,

dove con molto calore dice della i^

struzione in riguardoal concetto politico,

religiosoe morale. A questa prosa ten-gono

dietro poesiedi vari autori,qual-cunaun po' arguta ; ma nell'insieme

troppe.

Per la Inaugurazionedella BibUoleea

vi ha il giàannunziato discorso del Par-di

,che non poteva essere più acconcio

alla fausta circostanza: pienodi afletto,

come sempre il Pardi.di nobili senti-menti,

e di desiderigenerosi.Moitoerudito

é UD Diseorto bibliografi.o del sig.Poma-

Cangemi:dove sono però alcune inesat-tezze

da correggere, tra le qualibisognadire che non fu iiessarinoma Bessariooe

quegliche arricchì con altrila Marciana

di Venezia. Inoltre la Biblioteca (dell'U-niversità?)

di Torino non contiene 100000

ma 325000 volumi; e del pariquelladi

Padova 80000 non 80O0O; 174,(JO0e non

90000 quelladi Napoli; 130000 e non

40000 quelladi Pietroburgo;16000 e non

70000 la universitaria,

e 430000 e rvou

850000 lamaggioradi Copenaghen,e cosi

di seguilo.Forse l'egregiosig.Poma at-tinse

talinotizie a fonti non recenti.

Anche quile poesienon mancano; ma,

ripetiamo,son troppe ,e forse sarebbe

stato megliofaro più piccoloil volume

consacrando partedella spesa di esso alla

compera di libri più utiliche non sono

i versi talvolta oziosi. lì. P.

I COMPILATORI

Vincenxo Di 0iovaniii

0iii8eppe ntrè

Salvatore Salomone-Marino.

Page 521: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

INDICE

DI QUESTO n ANNO

SCIENZE MORAU

Uno scolare del Miceli e Vab. Benedettino G. Rivarola. V.

Bi Olovaimi pag. 5-61

Della filosofiain Sicilia dagliantichi tempial secolo XVII.

V. Bi Oiovaonl. i 173

L'Onore, 0. Canta.. .

• 487

SCIENZE FISICHE E NATURALI

Emitteri siciliani.Fr. Mina Vnlnmbo 67-117

Perchè i venti che spiranoda' deserti tropicalisono caldi

si di giornoche di notte. O. Xiocicero • 157

La fiamma e la vita. O. Xiocicero " 256

Sull'eia geologicadelle rocce secondarie di Taormina. 0. Se-

qnensa " 484

LETTERATURA

Dell'antica canzone di Lisabetta citata dal Boccaccio, "•

Vigo 14

De'' Vocabolarii siciliani. 0. Pitrè " 20-85

Lettere inedite di V. Coosin a Salv. Mancino. V. Bi dio-

vanni 52

L'entrata di Marcò Antonio Colonna in Palermo e i canti

di FilippoParata. S. Ooccliiara'

" 74

Sul dialetto greco di Sicilia.Z. Carini 109-159

Canti popolarisicilianie scandinavi. SS. Schneekloth. » 196

Le odi di S. Sofronioscoperteda Pietro Matranga. F. Ori-

spi 202

Di T. Giunio Calpumio e di tre suoi volgarizzatori.V,

A. Amico " 259

La Sicilia e la sua Civiltà. T. Vommaseo » 267

Canzone antica. Xi. Vigo. » 330

Di alami Trattati di Mascalcia ora pubblicatiper la primavolta da P. Delprato e L. Barberi — Maestro Moisé di

Page 522: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

ol6 NUOVE EFFEMERIDI SiaUANC

Palfwioe gliantichi testidi Mascalcia in volgaresiciliano,V. Di aiovanoL » 352

La QuestionedellePergamenede' Codicidi Arborea. T, "an-

dsicio » 359

L' Idillionell'Artegreca ". MitcliM » 386

Paolo Mtmra poeta siciliano del secolo XVII. "• Oa-

vmmmau t 395

SugU AtieddoU Sicilianidi A. Longo e il discorsodel dottor

Hartwig II. Vfffo » 400

BelU ArU e Civiltà.M. CavallaH " 461

BELLE ARTI

Intorno la copiadi una delle storie a musaico della Cap-pella

palatinadi Palermo. CI. Bono. » 37

Due statue del sec. XF, in S. Maria di Gesù Z. De MI»

eliele i 135

Illustrazionedi un tritticoesistentenella pinacotecaComu-nale

di Termini'Imerese. Z. He MUchele t 18^

Tavola cronologicadi PittoriScultori e Architetti Siciliani

0 dimorati in Sicilia dal secolo XII al XVIII. M. Oa-

leotti \ » 335

STORIA ED ARCHEOLOGIA

Il monastero di S. Maria delle Ciambre presso Borgetto.S. Salomone-BSarino. » 28

Ricerche Slave in Italia V. Bf ortillaro » 126

Iscrizione greca di Siracusa. Z. Carini — "• Sery-

manoa * 237-239

Di un documento inedito riguardanteuna delle anticheporte

di Palermo. "• Starrabba. » 244

Censimento delia popolazionedi Palermo fattonel 1479,"•

Starrabba " 269

Brano di un Codice Cefalutanoinedito del secolo XIV.

I. OaHni » 317-445

Di Giovanni Naso e della IntroduziortedelVarte tipograficain Palermo. "• Starrabba '.

.» 470.

POESIA

Ippolito.Dramma di Euripide,versione. O. Be Spnclies. t 39-93

107-273

Page 523: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

INDICE 517

A Lionardo Vigo Sonetto. 0. ttassino'

t 98

Gottscholk 0 il musico della Morte. ". Usto Brano..

• 137

Ad I. T. D'Aste. I». Uzio-Smno » 28i

Saggiodi Teocrito.Le Talisieversione. "• BKitcliell. t 388

Ad ÙBsarem CantàlDe suo libro Buon senso- e buon cuore.

Stanrenglii e Bernardi " 429

AWaw. G. Franciosi e a Pia Bat^sotti.Sonetto. CI. 0nB-

slno » 432

Sull'esilioe sulla morte di Ovidio,elegiadi A. Poliziano

Versione. Xf.Poma-Oangemi • 491

Versi inediti.Wi. BRusio-Salvo " 493

RACCONTI E NOVELLE

Stella e Kiuperli.". Vigo '.....• 128-188

CRITICA

Solenne tornata deirAccademia palermitanadi Scienze e Let-tere

in memoria del suo socio MonsignorBenedetto D^Ac-quisto.

S. Salojnone-BCarino " 53

Gioberti e la filosofianuova italiana per Pietro Luciani. V.

Di Giovanni » 100

Sidlianische Màrcheny A B'A t 103

Sofismie Buonsenso,

Serate Campestridi V. Dì Giovanni.

Xr. Tommaseo " 141

Buonsenso e Buoncuore^ Conferenzepopolaridi Cesare

Cantu\ S. Salomone-BCarino " 143

Della Storia della Baronessa di Carini. S. Salomone-

Biarino " 145

Biblioteca storica e letterariadi Siciliadi 6. Dì Marzo. O.

«tré » 148

Scrittivari di Carmelo Pardi. 0. BItrè » 149

Memorie storiche intomo al governo d^lla Sicilia per F.

Bracci. O. Titrè. " 215

Costanza vince Ignoranza per 6. L. Craik. CI. Be Ca-stro

.t 217

Ricerche intomo al Libro di Sindibdd per Don. Cohparbtti.

O. Wtrè • 218

Annuario scientificoed industriale di T. Grispigni e L. Tre-

VELLiNi. BK. Siciliano t 222

Page 524: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

5t8 NUOVE RFFKMBRIDI SICILIANE

Su talune'questionietnografiche^Lettera di F. Randagio. CI.

Wtrè. # 228

Filosofiaelemertlarea norma dei programmigovernativi^di

P. Morello. V. I"i CHovanni " 286

Elementi di Filosofia^di A. Maugbri " ivi

Manuale di Filosofiaelementare di G. La Rosa ...» ivi

Sulf Ecclisse totale di Sole del 22 dicembre 1870 per A. A-

gnello. M. Siciliano » 288

Supplimentoperenne alla nuova Enciclopedia.0. ntrè. » 291

Liriche sceltedi poetialemanni,versione di A. Db Habchi.

O. Pftrè .294

DeW Artificiopraticode* musaici antichi e moderni per G.

Riolo. B. O. riaocchietti.

» 299

Studi di Storia sicilianadi L La Lumia. 0. ntré..

» 301

V Esercito italianonel passatoe nell'avvenireper C. Mariani.

O. «tré..

» 303

Cecco d""Ascoli Racconto di P. Fanfani. V. Bi OiOTanai. • 410

Vita di B.d'Alviano,per L. Lbònu. 0. Pitrè. ...» 413

/ Viaggidi G. da Mandavilla per cura di F. Zambrim.

V. B. O,

. . .» 424

Sul Vocabolario poligloUoper C. Mknsingbr con prefazionedi

B. E. Maineri. O. Mensinger » 426

Giovanni Villaniund die Leggendadi StesserGianni di Pro-

cida,von Otto Hartwig. 0. ntrè » 494

Breve Storia della Costituzione ingleseper E, Ricotti. 0.

«tré » 497

La vegliadi Venere. Versione del latino per U. A. Amico.

O. «tré » 499

VARIETÀ

Curiosità storiche siciliane.S. Salomone-Marino..

47-98-139

Conferenzeper glistudi del Dialetto siciliano.0. Vitrè. » 227

Lettere ineditedi G. Borghi,G. Capponi,G. Pucci. .

» 406

Il titolodi Don. V. B. O » 428

L^Ecclissi totaledi Sole in Sicilianel dicembre del 1870. Se-duta

delVAccademia di Scienze e Lettere di Palermo.

» 433

Varietà 55-104-181.229-308-436-501

BIOGRAFIE E NECROLOGIE

Ricordo di Antonino Gattuso. O. Pardi " 49

Page 525: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

INDICE S19

Emerico Amari. V. Bi 0loTaiiiil » 306

RaffaelePoliti.O. V i 307

LuigiCibrario. 0. P " 307

BULLETTINO BIBUOGRAFICO

(N.B.Notiamù pir 9rdm€ alfabeiie»gU AtUori 4% cui ni parlato: U nwnéro m-

dka ìa pagina,)

Accuno A. 158. — Amico U. A. 235. — Aradas A. 108. — BattistinoS. 316. —

BergmanD 6. F. 106-236. — BergmanD Karel 810. — BertolottiA. 8ii. — Borgo-gnoniA. i84.— BoxzoG. 234-442. —Bnscaino-Campo A. 810. — Caloiro I. 803.^

Cantù C. 107, 235, 440. — Capuana L. 443.— Cardile G. 311.— Canni I. 316.—

Gatara-LeftieriA. 315. — CerquetUA. 234. — Ciofalo 6. M. 232. — Coco-Zanghi

C. 57. — Cani E. 442. — Coslanlioo G. 236. — De CasUo G. 315. — Del Prato P.

105. — Del Rio P. 311.

— De Marchi A. 235-513. — De PnymaigreTh. 106. — Di

Giovanni Gael. 156-507. — Di Giovanni Giov. 806.— Di Mano G. 232. — Di Mauro

di Polvica F. 106. — Di Stefano Isaia N. 805. — Pomari P. 314. — Fianceschi G.

156.— Gabrieli A. 56. — Gar T. 312. — Gaisino G. 512. — GiliberU F. 232.—

Maealvao A. 508. — Mainerì B. E. 107, 312, 508. —Maiorca G. 154. — Malato-

Todaro S. 509. — Marchesano V. 106. — Matscbeg A. 441-506. — Minà-Palmnbo

F. 57. — Morandi L. 235. — Morello P. 231. — Mulè-Bertòlo G. 236. — Mnrio-

Salvo R. 80. — Moiio-Salvo Sampolo C. 810. — Noto-Bad^eP. 804. — Orlando G.

M. 314. — Pagano V. 87. — Pasca C. 440. — PasqaaligoC. 80. — PeDnisi-Mauro

A. 154. —Perez G. 88.— Piantierì F. Ì07.--Picone G. B. 163. — PignoccoF.

231. — Pio 0. 313.— Pìola C. 106-812. —Pompa R. 439. — RagOM D. 183.—

Ramondelta FUetì C. 60. — RighiE. S. 186. — Riolo G. 80. — Rodella G. 804. —

Sampolo L. 443.— Saya N. 314. — SclopisF. 238-807. — SiragusaG. B. 312.—

Spano G. 233, 318, 349 — SpucbesG. 811. — Te» E. 86. — Toti A. 441. —Ùda

F. 314.- Vannncci A. 234. - Fori 4U. 807, 813, 814.-VeralU B. 4M.— Vigo

L. 108,808. — Zambrìni F. 188,806, 809, 813. -Zoncada A. 444.

Page 526: Nuove Effemeridi Siciliane 1300020841

Séoet ehe ii#n hanne pagato il Periedie#

Dopo i vari annunzi nella copertinadel Periodico e le Ire Cir-colari

agliassociati che non han pagato ancora il prezzo di loro

associazione,siamo costretti ad invitarli pubblicamenteacciò sod-disfino

al più presto il loro debito.

NoUrbtrtolo Filippo— Palermo L.

Simiani Carlo — laem

Saya-MoletiProf. Scipione — Messina

Catora-LeltieriProf. Cav. Antonio — Idem

Messina-Faulisi Michele — Alimena,

Mastriani Prof. Giuseppe— Napoli

£3rrelliCav. Camillo — Idem

arsala Atv. Gaetooo — Idem

Lombardi Prof. Eliodoro — Cefalo

Coco Prof. Giuseppe— Acireale

Cali Giovanni — Idem

Sbano Prof. Corrado — Nolo

Municipiodi Noto

Russo Vincenzo — Partinico

Rac^sugliaGaetano — idem

Lo Vasco Sac. Giuseppe — idem

Cannisso notar Raffaele — idem

Giordano dott. Alfonso — Lercara Friddi,

Municipiodi Villalba

Florena aw. Andrea — MistretU

LipariBiagio— Idem.••:•••

Ministero della Pubblica Istruiione — Firenze....

Galati-Fiorentiniaw. Domenico — Idem

Amodei Pietro — Sambuca-Zabut,

Fruscella prof.Niccola-Marìa — Campobasso .....

Sganga dott. Giuseppe— Ciminna

Impelliixerisac. Santi — Alcamo

Biblioteca Comunale di Mantova

InghilleriCalcedonio — Termini -Imereee

Tiiolo Vincenzo — Castelvelrano

Storiano can. Gaspare — Mazzara

Costanzo prof.GiuseppeAurelio — Cosenza

Palazzolo sac. Antonino — Terrasini

Gabrieli prof.Andrea— Bari

Muscìotto-Juppasac. Silvestre — Geraci-Siciilo....

Boncooapagni prìncipeBaldassare — Roma

Russo-Signoreriican. Antonino — Paterno

Vento ArcipreteGiuseppe — Sciacca

Carella Antonino— Palermo

Lombardo Gaspare — Idem

Augellodott. Pasquale— Delia

Bonomo Salvatore — Palermo

Alagna-Spanòprof.Antonino — Marsala

^caminacl Luigi — S. Margheritadi Belice. . .

•. .

Biblioteca della Camera dei Deputati— Firenze...

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8-

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Totale Lire fi2fi—

// Gerente: Pietro Montaina

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-1

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