Nuova serie liberiaMo l’italia Dai fascisti Del XXi secolo per il...

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Fondato il 15 dicembre 1969 Settimanale - Nuova serie - Anno XLIII N. 15 - 25 Aprile 2019 La Terza Internazionale rimane la stella polare per i sinceri marxisti-leninisti, viatico per smascherare il revisionismo e l’opportunismo di ieri e di oggi PAG. 2 di Massimo - Pontassieve (Firenze) PAG. 13 PER IL 42° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL PMLI Diffusione a Fucecchio dell’Editoriale di Scuderi ELEZIONI COMUNALI A FIRENZE Nardella apre la campagna elettorale rincorrendo il M5S sulla “partecipazione” e la Lega sulla “sicurezza” Sostenuto da liste zeppe di volti noti e tanti democristiani e dai socialisti e da ex Forza Italia Forte denuncia del professore Mattei e dell’ex assessore ai Beni Comuni Lucarelli DE MAGISTRIS SVENDE I BENI PUBBLICI DI NAPOLI L’inizio della dismissione voluta dal prefetto Carpino, sodale del ducetto Di Maio 1945 - 25 Aprile - 2019. 74° Anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo LIBERIAMO L’ITALIA DAI FASCISTI DEL XXI SECOLO PER IL SOCIALISMO E IL PROLETARIATO AL POTERE Stampato in proprio PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected] - www.pmli.it Liberiamo l’Italia dai fascisti del XXI secolo per il socialismo e il proletariato al potere 25 Aprile 7 4 ° Anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo 1945-2019 Un nuovo-vecchio inganno politico-elettorale per attirare l’elettorato di sinistra nell’UE imperialista LA SINISTRA , AMMUCCHIATA DI FALSI COMUNISTI E DI LIBERALI Gravissima iniziativa politica-elettorale senza precedenti della storia elettorale d’Italia per proteggere l’UE imperialista CONFINDUSTRIA E SINDACATI CONFEDERALI UNITI “ESORTANO” GLI ELETTORI A NON ASTENERSI Landini: “Un appello per cambiare, rafforzandola. L’Europa” MA COM’È POSSIBILE CHE PADRONI E LAVORATORI ABBIANO LA STESSA VISIONE SULL’UE? Anche al PC di Rizzo piacciono le poltrone dell’europarlamento imperialista Un importante sito borghese rilancia subito la “corsa” del PC definendola “Terremoto a sinistra” Comunicato dell’Organizzazione locale del Partito IL PMLI AVVIA CON SLANCIO LA CAMPAGNA ELETTORALE ASTENSIONISTA MARXISTA-LENINISTA A BIELLA IL PRIMO GAZEBO SABATO 20 APRILE IN VIA ITALIA PAG. 4 PAG. 4 PAG. 11 PAG. 14 PAG. 11 PAG. 10 PAG. 5 PAG. 12

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Fondato il 15 dicembre 1969 Settimanale - Nuova serie - Anno XLIII N. 15 - 25 Aprile 2019

La Terza Internazionale rimane la stella polare per i sinceri

marxisti-leninisti, viatico per smascherare il revisionismo e l’opportunismo di ieri e di oggi

PAG. 2

di Massimo - Pontassieve (Firenze)PAG. 13

Per IL 42° AnnIversArIo deLLA FondAzIone deL PMLI

diffusione a Fucecchio

dell’editoriale di scuderi

eLezIonI coMunALI A FIrenze

nardella apre la campagna elettorale rincorrendo il M5s sulla “partecipazione”

e la Lega sulla “sicurezza”Sostenuto da liste zeppe di volti noti e tanti democristiani e dai socialisti e da ex Forza Italia

Forte denuncia del professore Mattei e dell’ex assessore ai Beni comuni Lucarelli

De Magistris svenDe i beni

pubblici Di napoliL’inizio della dismissione voluta dal prefetto Carpino, sodale del ducetto Di Maio

1945 - 25 Aprile - 2019. 74° Anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo

liberiaMo l’italia Dai fascisti Del XXi secolo per il socialisMo e il

proletariato al potereStam

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PARTITOMARXISTA-LENINISTA

ITALIANOSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a

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Liberiamol’Italia dai fascisti del XXI secoloper il socialismo e il proletariato al potere

25 Aprile

74°Anniversario

della Liberazione

dell’Italia dal

nazifascismo

1945-2019

un nuovo-vecchio inganno politico-elettorale per attirare l’elettorato di sinistra nell’ue imperialista

LA sInIsTrA , AMMucchIATA dI FALsI

coMunIsTI e dI LIBerALI

Gravissima iniziativa politica-elettorale senza precedenti della storia elettorale d’Italia per proteggere l’ue imperialista

conFIndusTrIA e sIndAcATI conFederALI unITI “esorTAno” GLI

eLeTTorI A non AsTenersILandini: “Un appello per cambiare, rafforzandola. L’Europa”

Ma CoM’è poSSIbILE ChE paDronI E LavoratorI abbIano La StESSa vISIonE SULL’UE?

Anche al Pc di rizzo piacciono le poltrone dell’europarlamento

imperialistaUn importante sito borghese rilancia subito la “corsa” del pC

definendola “Terremoto a sinistra”

comunicato dell’organizzazione locale del Partito

Il PMlI avvIa con slancIo la

caMPagna elettorale astensIonIsta

MarxIsta-lenInIsta a BIella

IL prIMo gazEbo Sabato 20 aprILE In vIa ItaLIa

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2 il bolscevico / 25 Aprile N. 15 - 25 Aprile 2019

1945 - 25 Aprile - 2019. 74° Anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo

Liberiamo L’itaLia dai fascisti deL XXi secoLo per iL sociaLismo e iL

proLetariato aL potereBuon 25 Aprile alle parti-

giane, ai partigiani, ai reduci dai campi di concentramento, alle antifasciste e agli antifa-scisti e a tutti i sinceri demo-cratici che oggi si riuniscono in tutto il Paese per celebra-re il 74° Anniversario della Li-berazione dell’Italia dal nazi-fascismo.

Una lunga, dura e sangui-nosa lotta, costata quasi 100 mila tra morti e feriti nelle file dei partigiani e altri 20 mila tra i civili che avevano preso parte in vari modi alla guer-ra di Liberazione. Iniziata con gli scioperi alla Fiat e in altre fabbriche del Nord nel mar-zo 1943, proseguita con l’e-roica insurrezione popolare di Napoli nel settembre di quel-lo stesso anno, la liberazione di Roma del giugno 1944 e la liberazione di Firenze dell’a-gosto successivo, e conclu-sa vittoriosamente il 25 Aprile 1945 con le sfilate dei par-tigiani in tutte le città libera-te del Nord: da Milano a Ge-nova, da Bologna a Venezia, con alla testa le Brigate Gari-baldi con la bandiera rossa e la falce e martello, che della Resistenza erano state il ner-bo fondamentale.

Dobbiamo difendere con le unghie e coi denti il 25 Aprile e non dare mai per scontata la libertà di celebrarlo, perché la classe dominante borghese non cessa mai i tentativi di at-taccare, demolire e cancellare la sua memoria, e di archiviare la Resistenza come un “mito della sinistra” e l’antifascismo come una “categoria nove-centesca” del tutto superata e anacronistica. E a maggior ragione dobbiamo difendere e celebrare la sua memoria oggi, che gli eredi dichiarati di Mussolini, come FdI, Forza Nuova, CasaPound, e gli al-tri gruppi neonazisti e neofa-scisti, hanno rialzato la testa e scorrazzano violenti e impu-niti nelle scuole, nelle piazze e nei quartieri come le squa-dracce nere di una volta a cui si ispirano; mentre quelli non dichiarati, ma ancor più peri-colosi perché li manovrano e li proteggono, siedono diretta-mente nel governo e negli altri organi dello Stato.

Non è certo un caso se il ducetto fascio-leghista e mi-nistro dell’Interno Salvini, annunciando in diretta Fa-cebook che non avrebbe par-tecipato alle cerimonie per il 25 Aprile, scegliendo di anda-re invece a Corleone per un evento antimafia, ha senten-ziato con la consueta strafot-tenza: “Il 25 aprile ci saran-no i cortei dei partigiani, dei contro-partigiani, dei fasci-sti, dei comunisti, dei rossi, neri, verdi, blu, gialli e rossi. Siamo nel 2019: mi interes-sa poco il derby fascisti-co-munisti. Mi interessa il futu-ro del nostro Paese e liberare il nostro Paese dalla camorra e dalla ‘ndrangheta’”. Con ciò ha voluto sbeffeggiare plate-almente la Resistenza, i parti-giani e l’antifascismo, rinfoco-lare la voglia mai sopita della destra di cancellare una volta

per tutte la festa del 25 Apri-le, e ammiccare ai gruppi ne-ofascisti, xenofobi e razzisti che oggi hanno trovato in lui il loro vero capo politico. Uno sfregio deliberato che è stato giustamente colto e denun-ciato anche dalla presidente dell’Anpi.

I fascisti del XXI secolo sono al

governoMa il ducetto fascio-leghi-

sta non è l’unico nemico giura-to dei valori della Resistenza e dell’antifascismo in questo governo, anche se ne è il le-ader di fatto, con l’altro ducet-to Di Maio che gli tira la volata e avalla ogni sua nefandez-za pur di restare aggrappato alla poltrona, e il premier Con-te nel ruolo di mediatore tra i due. È tutto l’esecutivo Lega-M5S che per composizione, ideologia e programma gron-da di fascismo, razzismo, xe-nofobia, omofobia e oscuranti-smo. Un governo del fascismo del XXI secolo, che fa scem-pio della Costituzione del ’48 e rafforza la seconda repub-blica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista.

Basti pensare che uno dei suoi primi atti è stato l’appro-vazione, imposta al parlamen-to col voto di fiducia e con la repressione del dissenso in-terno al M5S, del decreto Sal-vini sulla sicurezza e i migran-ti. Una legge di chiaro stampo fascista e razzista volta a per-seguitare in mille modi i mi-granti, i Rom e le minoranze più deboli, togliendogli i diritti per renderli più ricattabili dal potere e più sfruttabili dal ca-pitalismo. Mentre col pretesto della “sicurezza” ha impresso una decisa stretta al regime poliziesco, aumentando i po-teri arbitrari dei prefetti e delle forze di polizia per restringe-re e punire le occupazioni di case, i blocchi stradali ferro-

viari, i picchettaggi e altre for-me di lotta sociali, sindacali e politiche.

È grazie a questa legge razzista, repressiva e fasci-sta che proprio pochi giorni fa Salvini ha annunciato che a giugno tutte le “forze dell’ordi-ne” saranno dotate del Taser, la micidiale pistola elettrica paralizzante, già in sperimen-tazione nelle principali città italiane, che ha causato un migliaio di vittime in Usa e Ca-nada. Per non parlare della scandalosa impunità e com-plicità che il Viminale con-cede ai gruppi neofascisti e neonazisti, lasciandoli manife-stare liberamente con simbo-li del ventennio e saluti roma-ni, aggredire indisturbati cortei di studenti e antifascisti e fo-mentare sommosse razziste e xenofobe nei quartieri.

Il governo Salvini-Di Maio segue le orme

di Mussolini A quanto sopra si aggiunga

la politica antiumana, razzi-sta e xenofoba del “porti chiu-si” ai migranti e ai profughi, la legge sull’estensione della le-gittima difesa a un passo dal-la licenza di uccidere, il so-stegno ideologico, politico e legislativo alle concezioni e iniziative religiose, oscuranti-ste e omofobe sulla famiglia e sugli orientamenti sessuali, ispirato direttamente alla tria-de mussoliniana “Dio, patria e famiglia”. Mentre sul piano istituzionale, governando con un anticostituzionale direttorio a tre per attuare un contratto tra privati, riducendo un parla-mento ormai militarizzato e ri-dotto a un puro orpello, attac-cando e limitando i poteri della magistratura e preparando la secessione economica del-le regioni più ricche del Nord, come cavallo di Troia per im-porre surrettiziamente il fe-deralismo leghista antiunita-rio e antimeridionale, questo

governo assesta nuovi col-pi di piccone alla Costituzio-ne, già ampiamente demolita da destra in questi anni dalle controriforme e dagli strappi di fatto operati dai preceden-ti governi, tanto da quelli della destra che da quelli della “sini-stra” borghese.

Il fascismo storico è pre-sente nel governo anche con la politica economica corpora-tiva e demagogica che i due ducetti portano avanti spar-

tendosi i compiti e le aree di clientela elettorale, che consi-ste nel sovvenzionare i capita-listi e i ricchi, con gli incentivi alle imprese, la flat-tax e i con-doni a pioggia,lo “sbloccapor-cate”, ignorare le richieste dei sindacati sull’occupazione, gli investimenti, il Sud e i contrat-ti, e concedere qualche man-cia di stampo elettoralistico alle masse come il “reddito di cittadinanza” e “quota cento”: misure del tutto insufficienti a invertire la drammatica man-canza di lavoro e la crescen-te povertà delle famiglie e

del Meridione, e tanto meno spacciabili per “manovra del popolo”, anche perché fatte senza togliere un euro ai ric-chi e scaricandone i costi sul debito pubblico che pesa sulle generazioni future.

Anche in politica estera questo governo nero segue le orme del fascismo storico, soffiando sul fuoco del nazio-nalismo becero e del milita-rismo, alleandosi ai governi più reazionari, razzisti, xeno-fobi e oscurantisti, da quel-li dell’Est Europa al Brasile di Bolsonaro, ribadendo fedeltà al dittatore fascista americano Trump, ma senza disdegna-re di intrecciare anche oscuri rapporti col nuovo Zar Putin. Come Mussolini anche que-sto governo sgomita per rita-gliarsi un posto al sole tra le altre potenze imperialiste che si spartiscono il mondo. Batte i pugni in Europa come face-va il duce, e intanto cerca di fare asse con Trump per ave-re mano libera nel Mediterra-neo e in Libia, ripercorrendo in forma aggiornata la politica coloniale del fascismo.

Fronte unito antifascista e lotta

per il socialismoNon può essere di cer-

to questa l’Italia per cui han-no lottato e hanno versato il sangue le nostre partigiane e i nostri partigiani. E allora è necessario che tutti gli antifa-scisti, i sinceri democratici, i

cattolici progressiti, ispirando-si al loro esempio, coraggio e spirito di sacrificio, si unisca-no in un fronte unito antifasci-sta per imporre al governo lo scioglimento di tutti i partiti e gruppi che si richiamano al fa-scismo e al nazismo, attuando finalmente la XII disposizione transitoria della Costituzione che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del di-sciolto partito fascista. Dob-biamo altresì chiedere con forza il rispetto dell’articolo 11 della Costituzione ritiran-do l’Italia da tutte le missioni

di guerra internazionali e dal-la Nato, che oggi non ha più, neanche come paravento, ca-rattere “difensivo” bensì aper-tamente aggressivo e impe-rialista, e che pertanto deve essere sciolta al pari di tutte le altre alleanze militari imperia-liste e neocolonialiste. Inclusa la UE imperialista, che è un’u-nione di banche e monopoli capitalistici e non di popoli, e che va delegittimata e isolata assieme alle sue istituzioni e governi attraverso l’astensio-nismo, con la convinzione che solo il socialismo può realiz-zare l’Europa dei popoli.

Occorre soprattutto butta-re giù al più presto il governo nero Salvini-Di Maio con la lot-ta di piazza, prima che riesca a cambiare la testa del popolo italiano, come riuscì al fasci-smo mussoliniano. Senza far-si illusioni però, per cambiare veramente l’Italia, sulla via ri-formista, elettoralistica e par-lamentare e sulla difesa della Carta del ’48, perché all’in-staurazione di questo regime neofascista e all’affossamento della Costituzione hanno con-corso sia i partiti della destra che della “sinistra” borghese.

Non sarà possibile infatti estirpare il fascismo del XXI secolo, se non si abbatte il ca-pitalismo e la borghesia che lo covano e se ne servono per mantenere il potere, e se non si conquista il socialismo e il potere politico del proletariato.

Solo il proletariato al pote-re può cambiare veramente l’Italia e affermare nel sociali-

smo anche gli ideali di libertà, giustizia sociale, eguaglianza, solidarietà e pace per i qua-li hanno dato il sangue i nostri padri e le nostre madri parti-giani.

Viva il 25 Aprile!Gloria eterna alle partigia-

ne e ai partigiani!Buttiamo giù il governo

nero fascista e razzista Salvi-ni-Di Maio!

Liberiamo l’Italia dai fasci-sti del XXI secolo per il sociali-smo e il proletariato al potere!

Coi Maestri e il PMLI vince-remo!

Milano, 25 Aprile 1945. Partigiani combattenti delle Brigate Garibaldi entrano in città tenendo alta una grande bandiera rossa con la falce e martello (originale in bianco nero ricolorato)

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Liberiamol’Italia dai fascisti del XXI secoloper il socialismo e il proletariato al potere

25 Aprile

74°Anniversario

della Liberazione

dell’Italia dal

nazifascismo

1945-2019

Milano, 25 Aprile 1994. Manifestazione nazionale per il 50° Anniversario della Liberazione. Il PMLI partecipa con una nutrita delegazione nazionale in cui viene diffuso Il Bolscevico con in prima pagina il titolo “A morte la se-conda repubblica neofascista. No alla pacificazione tra antifascisti e fascisti” . Nella foto i compagni Vincenzo Falzarano, Emanuele Sala e Nerina “Lucia” Paoletti (foto il Bolscevico)

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N. 3 - 19 gennaio 2017 interni / il bolscevico 3

Di fronte a questo scenario la scelta elettorale di fondo del 26 maggio è tra sostenere l’Unione europea imperialista, votando i partiti della destra e della “sinistra” borghese, oppure opporsi ad essa con il voto astensionista, non recandosi alle urne o annullando la scheda o lasciandola in bianco. Non c’è altro voto che quello astensionista per delegittimare l’UE e isolare le sue istituzioni e i suoi governi. Noi rifiutiamo l’Europa imperialista per principio e quindi non possiamo legittimarla presentandoci con nostre liste. Il nocciolo della questione rimane la scelta a favore o contro la UE e non quella di dove collocarsi politicamente ed elettoralmente all’interno di essa. L’astensionismo è un voto pesante, che colpisce al cuore l’UE, le fa venire meno il consenso delle masse, la isola, la mette completamente a nudo di fronte all’opinione pubblica europea e mondiale e ne smaschera il disegno economico, politico, istituzionale e militare. È altresì un voto in difesa dell’indipendenza nazionale dell’Italia e contro la subordinazione militare del nostro Paese e il pericolo che esso sia trascinato in nuove e pericolose guerre imperialiste. I marxisti-leninisti italiani non sono nazionalisti, bensì internazionalisti. Come ha detto Lenin, il 28 dicembre 1919, “Aspiriamo alla stretta alleanza e alla fusione completa degli operai e dei contadini di tutte le nazioni del mondo in una unica repubblica sovietica mondiale”.

Il nocciolo della questione è oggi quello di far uscire l’Italia dall’UE. Non basta chiedere la sola uscita dall’euro come hanno fatto il Movimento 5 stelle e la Lega prima di entrare al governo per attirare alle urne l’elettorato scettico verso la superpotenza europea. Come dimostra la pratica, l’UE non si può cambiare, non è riformabile. Il suo progetto di immodificabilità è ben rappresentato da una ferrea regola istituzionale interna, per cui i Trattati si possono cambiare solo all’unanimità. Battersi per l’Europa socialista rimane un nostro dovere, noi faremo fino in fondo la nostra parte finché un giorno venga instaurata la Repubblica socialista d’Europa. Ma sarà impossibile passare pacificamente a questa nuova Europa se non si realizzerà il socialismo nei singoli paesi dell’UE, a cominciare dall’Italia.PARTECIPATE ALLA CAMPAGNA ELETTORALE ASTENSIONISTA DEL PMLI E ASTENETEVI!CONTRO L’UE IMPERIALISTA PER L’EUROPA SOCIALISTA!SOLO IL SOCIALISMO PUO’ REALIZZARE L’EUROPA DEI POPOLI!BUTTIAMO GIU’ IL GOVERNO NERO FASCISTA E RAZZISTA SALVINI-DI MAIO!

COI MAESTRI E IL PMLI VINCEREMO!

Firenze, 9 Aprile 2019

SOLO IL SOCIALISMO PUÒ REALIZZARE L’EUROPA DEI POPOLI

(Estratti del Documento dell’Ufficio politico del PMLI pubblicato su il n. 14/2019 de “Il Bolscevico”)

PER DELEGITTIMARE l’Unione europea imperialista, il parlamento europeo

e le altre istituzioni europee al suo servizio. L’UE è irriformabile, va distrutta

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANOUfficio Politico

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4 il bolscevico / elezioni europee N. 15 - 25 Aprile 2019

Gravissima iniziativa politica-elettorale senza precedenti della storia elettorale d’Italia per proteggere l’UE imperialista

ConfIndUstrIa E sIndaCatI ConfEdEralI UnItI “Esortano” GlI ElEttorI a non astEnErsI

Landini: “Un appello per cambiare, rafforzandola. L’Europa”Ma coM’è possibiLE chE padroni E Lavoratori abbiano La stEssa visionE sULL’UE?Un appello per andare a vo-

tare. I sindacati confederali si sono spinti fino al punto di chie-dere alle lavoratrici e ai lavora-tori italiani di sostenere l’Unione Europea imperialista. Assieme alla maggiore associazione pa-dronale, la Confindustria, hanno lanciato una iniziativa comune denominata appunto “Appello per l’Europa”. Una gravissima iniziativa politico-elettorale sen-za precedenti della storia eletto-rale d’Italia per proteggere l’UE imperialista.

Padroni e sindacati collabo-razionisti, temendo una valan-ga di astensionisti anche tra i lavoratori e i pensionati, si sono affrettati ad evitarlo, scrivendo fra le prime righe dell’Appello: “Esortiamo i cittadini di tutta Europa ad andare a vota-re alle elezioni europee dal 23 al 26 maggio 2019 per sostenere la propria idea di futuro e difendere la demo-crazia, i valori europei, la cre-scita economica sostenibile e la giustizia sociale”; giacché a loro dire “L’UE è stata decisiva nel rendere lo stile di vita euro-peo quello che è oggi. Ha fa-vorito un progresso economico e sociale senza precedenti con un processo di integrazione che favorisce la coesione tra Paesi e la crescita sostenibile. Con-tinua a garantire, nonostante i tanti problemi di ordine sociale, benefici tangibili e significativi, nella comparazione internazio-nale, per i cittadini, i lavoratori e le imprese in tutta Europa”.

La Cgil ha spedito a tutte le strutture anche una lettera

di accompagnamento dove si legge: ”ieri è stato definito con Confindustria un appello al voto per le elezioni europee con la definizione di alcune priorità per l’Europa”. E continua: “Colgo l’occasione per rammentare a tutte e tutti noi, l’importanza del-la scadenza elettorale, a partire dalla sollecitazione alla parteci-pazione al voto in un crocevia essenziale per la democrazia e la prospettiva europea”.

Chi parla in prima persona è l’ex segretaria generale Susan-na Camusso che, pur non fa-cendo più parte della segreteria è rimasta a capo dell’“Area po-litiche europee e internazionali” della Cgil. Assieme a Landini è stata una delle figure che più si è spesa per realizzare questo documento comune assieme a Cisl, Uil e Confindustria.

A dispetto dei propositi di lot-ta sempre disattesi quando era segretaria, in questo caso è sta-ta di parola. All’ultimo congres-so della Cgil tenutosi pochi mesi fa aveva annunciato: “La CGIL è chiamata ad essere parte at-tiva nella campagna elettorale europea, con CISL e UIL, ne di-scuteremo con Confindustria”. Detto fatto, e così ha preso cor-po questa iniziativa gravissima e senza precedenti nella storia elettorale italiana.

Il documento a firma Cgil, Cisl, Uil e Confindustria si divi-de sostanzialmente in tre parti. Nella prima si fanno gli sperti-cati elogi alla UE che avrebbe “garantito una pace duratura in tutto il nostro continente e ha unito i cittadini europei attorno

ai valori fondamentali dei diritti umani, della democrazia, della libertà, della solidarietà e dell’u-guaglianza”.

Che concentrato di falsità! L’UE non è nata per garantire la pace, ma per lottare contro le altre superpotenze per il do-minio del mondo. Molti suoi Stati membri fanno parte della Nato, l’organizzazione militare nata in funzione anticomunista e strumento armato dei Paesi occidentali imperialisti, e in pri-ma persona è intervenuta mili-tarmente in diversi conflitti, an-che nella stessa Europa, come i bombardamenti nell’ex Yugo-slavia (capo del governo in Italia D’Alema di cui faceva parte il partito di Marco Rizzo).

Ci si schiera apertamen-te con chi ha costretto i paesi membri a perseguire politiche ferocemente liberiste e antipo-polari. Flessibilità e precarietà del lavoro, tagli alla spesa so-ciale e privatizzazione dei servizi pubblici, salari bloccati, innal-zamento dell’età pensionabile con assegni da fame, questa è la politica della UE, tanto da essere diventata un inferno per la classe operaia, i lavoratori e le masse popolari. Dove povertà e disoccupazione vanno a brac-cetto con le differenze territoria-li, con il razzismo e la xenofobia.

Subito dopo si lancia l’ap-pello al voto “per difendere la democrazia, i valori europei, la crescita economica sostenibi-le e la giustizia sociale”. Così facendo i sindacati si prestano ben volentieri a correre in aiuto della UE che si trova in eviden-

te difficoltà. Non a caso nella seconda parte si ammettono in qualche misura le conseguenze della crisi economica capitali-stica e delle “politiche di rigore” sui cittadini europei.

Ma per Cgil-Cisl-Uil e Con-findustria sembra che queste politiche siano piovute dal cielo e fossero inevitabili, senza dire che hanno colpito solo i lavora-tori e le masse popolari mentre i ricchi si sono arricchiti. È stata la politica economica dell’Unio-ne Europea che ha lasciato sole le masse popolari di fronte alla crisi mentre sono stai elargiti aiuti finanziari esorbitanti alle grandi aziende e alle banche private in difficoltà.

Chiediamolo in particolare al popolo greco se l’UE ha portato benessere e uguaglianza! Non a caso nel referendum sulle misu-re di lacrime e sangue imposte da Bruxelles gli ellenici votarono NO (anche se poi Tsipras esal-tato dai partiti falsi comunisti italiani ed europei tradì quel ri-sultato). Così come hanno sem-pre votato NO alla UE e ai suoi trattati, quando ne hanno avuto l’occasione, in Danimarca, Nor-vegia, Francia, Irlanda, Olanda e nel Regno Unito con la Brexit.

Ma è nell’ultima parte del-l’“appello”, quella delle “priori-tà”, che vengono a galla i reali intenti di questo vero e proprio manifesto pro UE. Dietro la cor-tina fumogena della “solidarie-tà”, della “sostenibilità ambien-tale”, dell’“armonizzazione delle leggi”, la proposta di fondo è creare una “grande opportunità di scambio e di sviluppo, e ri-

spondere alla concorrenza degli altri grandi player mondiali nei confronti dei quali l’Europa è decisamente in ritardo”.

Ovvero quello che diceva-mo all’inizio: fare concorrenza alle altre potenze imperialiste, anzitutto con il completamento del mercato unico dei capitali e migliorando la competitività e la produttività, cioè aumentando lo sfruttamento dei lavoratori. Al massimo si chiede all’UE di in-tervenire per sostenere le situa-zioni di crisi ma “senza pesare sulle aziende”.

Si tenta di giustificare questa levata di scudi in favore della UE con la necessità di fermare l’avanzata di “populismo-nazio-nalismo-fascismo”. Ma questa avanzata è stata resa possibile proprio dalle politiche della UE che hanno affamato i lavoratori e i popoli d’Europa.

Un malcontento raccolto dai cosiddetti “sovranisti” che, va detto, non chiedono lo sciogli-mento della UE, ma solo regole diverse. Non a caso si appellano all’Europa per una politica comu-ne anti-migranti e vogliono una maggiore subordinazione dei la-voratori alle borghesie nazionali, magari sull’esempio della “legge schiavitù” (obbligo di straordinari indiscriminati) voluta dal premier fascista ungherese Orban, gran-de amicone di Salvini.

Questo schierarsi di Cgil-Cisl-Uil assieme a Confindustria in favore della UE, nello speci-fico con la corrente “europei-sta” guidata dall’accoppiata franco-tedesca Macron-Merkel, è una pugnalata alle spalle delle

lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati. Ma difficilmente otterrà il risultato sperato, molto più probabile invece che molti iscritti si al-lontaneranno da sindacati che sostengono chi contribuisce ad affamarli.

Ma com’è possibile che i lavoratori e i padroni abbiano la stessa visione della UE? Se si difendono gli interessi della classe che si dice di rappresen-tare questo non è possibile. Se invece gli interessi della classe operaia, dei lavoratori e delle masse popolari vengono subor-dinati a quelli della borghesia allora ci si trova a braccetto con i padroni.

Un risultato ottenuto propu-gnando il sindacato unico cor-porativo che si allea con il capi-talismo del proprio Paese, con il Patto per la Fabbrica e “nuove” relazioni industriali, per soste-nerlo nella competizione interna alla UE e di seguito aiutando l’imperialismo Europeo nella competizione mondiale.

Una linea politica oramai fatta propria anche dalla Cgil, che smentisce chi aveva visto in Landini una possibile svolta verso un sindacato conflittuale che rimettesse al centro della propria iniziativa gli interessi dei lavoratori. Semmai, purtroppo, sta succedendo esattamente il contrario. Landini, invece, lavora coscientemente per integrare le masse lavoratrici e pensionate nell’alleanza imperialista euro-pea. Non sfuggano queste sue parole: “Un appello per cambia-re, rafforzandola. L’Europa”

anche al PC di rizzo piacciono le poltrone dell’europarlamento imperialista

Un importante sito borghese rilancia subito la “corsa” del PC definendola “Terremoto a sinistra”Grazie all’inserimento del

simbolo elettorale del KKE, il partito comunista greco revi-sionista, nel suo, anche il PC di Rizzo sarà in corsa per le elezioni europee. Un obiettivo che non avrebbe mai raggiun-to altrimenti data l’incapacità di raccogliere le 145.000 firme previste per legge, delle quali 3.000 solo in Val d’Aosta.

“Un gesto di vero interna-zionalismo” da parte del KKE, come lo definisce sul proprio sito il sedicente Partito Comu-nista, che aiuterà Rizzo (capo-lista in tutte le circoscrizioni) nel tentativo di sedere ancora una volta sulla poltrona dell’eu-roparlamento che agogna dal 2009, ultimo anno della sua partecipazione, allora nelle file del Partito dei Comunisti Italia-ni dell’oscuro agente del KGB a libro paga negli anni ottanta, Armando Cossutta.

“La partecipazione alle euro-pee non muta il nostro giudizio sulla natura irriformabile dell’U-nione Europea e delle sue istitu-zioni (…) Unione Europea che è una alleanza imperialista in cui al timone ci sono le grandi so-cietà della finanza”.

Questo è quanto si legge sul sito del PC, lo stesso brano nel

quale emerge il tentativo di co-prirsi da parte di Rizzo, dichia-rando che utilizzerà la campa-gna elettorale denunciando la natura dell’UE “senza ipocrisie ed opportunismi di sorta”.

In realtà ipocrita ed opportu-nista è proprio la partecipazio-ne, fortemente voluta dal pol-tronaro elettoralista segretario nazionale del PC, che di fatto supporta e consolida quella stessa Europa che si dice di voler abbattere. C’è poco da fare, quando la borghesia chia-ma alle elezioni, puntuale viene fuori la natura elettoralista, par-lamentarista, riformista e co-stituzionalista degli imbroglioni politici anche se travestiti da comunisti.

Ci chiediamo del perché, se davvero l’intento finale non è meramente elettorale ma quello di smascherare l’UE imperiali-sta, il PC non si ponga in oppo-sizione a questo organismo e, come fa il PMLI, utilizzi la cam-pagna elettorale non per racco-gliere voti per ottenere qualche poltrona nell’europarlamento, ma andando in piazza per scre-ditarne l’autorità agli occhi delle masse, per staccarle idealmen-te e praticamente da essa invi-tandole a rifiutarla disertando

quelle stesse elezioni che di fat-to la legittimeranno?

Qual è, in realtà, quel vincolo che imporrebbe le candidature ad un organismo se davvero lo si vuole abbattere?

In realtà non c’è nessun ob-bligo, ma soltanto una gran-de occasione, imperdibile per Rizzo, di ritornare nell’europar-lamento, istituzione della bor-ghesia e del grande capitale,

profumatamente pagato dalle masse europee sempre più in difficoltà economiche; ma questo, a quanto pare, poco gli importa. A lui interessa che l’elettorato di sinistra e i since-ri comunisti non escano dalle istituzioni borghesi. Lo stesso identico interesse della clas-se dominante borghese, come dimostra l’immediato rilancio della posizione del PC da parte dell’importante sito affaritalia-ni che, intervistando Rizzo con tanto di foto, ha titolato “Terre-moto a sinistra. Uno spettro si aggira per l’Europa”. Non è un caso che tale incallito imbro-glione politico trovi tanto spazio nei media borghesi, ma anche in quelli fascisti, mentre il PMLI viene regolarmente ignorato soprattutto durante il periodo elettorale.

Sempre il PC attraverso il suo sito sostiene che la presen-za alle elezioni europee sarebbe un importante segnale di raf-forzamento dell’ICE, l’Iniziativa Comunista Europea e di tutti i partiti sedicenti comunisti eu-ropei che nella loro carta fon-dativa sostengono l’uscita uni-laterale dei Paesi stessi dall’UE e dalla NATO; non dovrebbe sfuggire a nessuno, in particola-

re ai militanti del Partito Comu-nista, la pesante contraddizione esistente tra le dichiarazioni di Rizzo da un lato, e l’opportu-nismo elettorale che, come già detto, nella sostanza rafforza e accredita coi fatti la stessa Europa imperialista, chiedendo il voto anche a chi si definisce comunista.

Lenin sosteneva che “La potenza del capitale è tut-to, la Borsa è tutto, mentre il parlamento, le elezioni, sono un gioco da marionette, di pupazzi”, e ciò è vero su scala nazionale e più che mai nell’eu-roparlamento.

Eccoci dunque di nuovo di fronte ad un vecchio inganno elettorale dell’ennesimo pupaz-zo al servizio della borghesia e nulla più. Riflettano bene i sin-ceri comunisti che ripongono fiducia in Rizzo, nel PC e nella FGC e si accorgeranno del pan-tano imperialista e riformista nel quale questo gruppo dirigente li sta cacciando.

In questa necessaria e dove-rosa riflessione antimperialista potrebbero essere aiutati da un’attenta lettura del documen-to dell’Ufficio politico del PMLI sulle elezioni europee.

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N. 15 - 25 Aprile 2019 elezioni europee / il bolscevico 5Un nuovo-vecchio inganno politico-elettorale per attirare l’elettorato di sinistra nell’UE imperialista

La SiniStra, ammUcchiata di faLSi comUniSti E di LibEraLi

Arrivano le elezioni europee ed ecco che la cosiddetta “si-nistra alternativa” non perde l’occasione per riunirsi, nell’o-biettivo comune di far rimane-re le masse popolari nell’alveo dell’Ue imperialista e, perché no, spartirsi qualche scranno con gli altri partiti trotzkisti e re-visionisti del continente.

La copertura da “sinistra” dell’UE imperialista è basa-ta sugli stessi temi che hanno sempre animato queste accoz-zaglie di partiti, che dichiarano di voler “recuperare un patri-monio di contenuti comuni, di battaglie sociali e politiche, per un approccio al mondo presen-te ed al futuro”, progressista, che secondo loro le altre for-ze parlamentari in campo non avrebbero.

La settimana scorsa, la lista La sinistra che parteciperà alle europee di maggio è stata pre-sentata all’Hotel Nazionale, in piazza Montecitorio, e dome-nica 14 aprile è stata lanciata ufficialmente.

In entrambe le occasioni i suoi leader hanno affermato che essa “potrà portare nuova linfa al gruppo Sinistra Europea – European Left”, nato proprio a Roma nel 2004.

Infatti, questo contenitore elettorale continentale nasce l’8 maggio di quindici anni fa, investendo come primo presi-dente in carica poi fino al 2007, l’arcirevisionista trotzkista e sa-lottiero Fausto Bertinotti; oggi ne fanno parte una moltitudine di partiti revisionisti e liberali di “sinistra” di tutti i paesi europei ed il gruppo politico della Sini-stra Unitaria Europea – Sinistra Verde Nordica (GUE-NGL) che raggruppa anche i partiti “co-munisti” e della sinistra “alter-nativa” che non fanno parte direttamente della SE.

Alla presentazione del car-tello italiano La Sinistra che ac-

cennavamo in precedenza, uno dei promotori, Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifonda-zione Comunista, ha affermato di non accontentarsi di “dare qualcosa ai poveri”, ma di vo-ler affrontare alla radice il tema delle disuguaglianze sociali, denunciando le politiche neoli-beriste che hanno aumentato la povertà.

L’apice della contrapposi-zione all’Europa imperialista si è udito quando Acerbo e tutti gli altri intervenuti, hanno lan-ciato la proposta di tassa pa-trimoniale; una misura di per sé condivisibile intendiamoci, ma insufficiente. In sostanza, uno specchietto per le allodole. Poi, non una parola di condanna al capitalismo in quanto tale (si condannano solo le politiche neoliberiste), né tantomeno di riferimento al socialismo, che rappresenta invece l’unico modo per “affrontare alla radice le disuguaglianze sociali” pro-prio come lo stesso Acerbo ha affermato.

Quale ricetta dunque per uscire da questo

pantano?Il leader di Sinistra Italiana

(SI), Nicola Fratoianni, già espo-nente del PRC, definito grande amico di Tsipras, parla addirit-tura di “progetto diverso e non assimilabile agli altri in passa-to”. Senz’altro, dopo i numero-si fallimenti politici, ultimo dei quali Liberi ed Uguali al quale SI ha aderito, una certa esperien-za se l’è fatta, ed in cuor suo sa bene che la verità è esat-tamente l’opposto di ciò che egli afferma: Sinistra Europea rappresenta la solita ricetta ul-trariformista, che ha l’obiettivo di richiamare coloro che ancora si definiscono di sinistra o “co-

munisti”, nell’elettoralismo bor-ghese, legittimando addirittura l’Unione Europea imperialista, sovrastruttura del capitalismo europeo, prima responsabile di ogni nefandezza sociale in ogni Paese del nostro continente ed in tutti gli altri dove ha allungato i propri tentacoli.

Naturalmente nel program-ma elettorale le critiche alle politiche adottate dall’UE sono pungenti e non risparmiano quasi nulla; vanno dal condan-nare l’austerità imposta ai go-verni nazionali, al sottolineare gli accordi commerciali ingiusti e penalizzanti, fino ai diritti sul lavoro.

Com’è possibile però so-stenere, come fanno a regola d’arte gli imbroglioni segretari di PRC e SI che questa Europa può essere riformata a tal pun-to da rappresentare in futuro l’organo che redistribuirà equa-mente la ricchezza prodotta, che modificherà radicalmente il modello di sviluppo economi-co, che ridurrà l’orario di lavoro a parità di salario e sarà fautrice anche della riconversione eco-logica della società visti anche gli esiti inconsistenti dei piani energetici dei singoli paesi che vanno ben oltre anche gli stes-si insufficienti limiti fissati dalle conferenze dell’ONU sul clima?

Nulla hanno fatto certi par-titi neanche nei rispettivi paesi quando sono stati forze di go-verno o quando hanno avuto i loro esponenti di spicco a ri-coprire importanti cariche dello Stato al Senato ed alla Camera, e nonostante tutto continuano a riproporre sia a livello nazio-nale che Europeo appena se ne presenta l’occasione, vecchi-nuovi cartelli elettorali senza prospettive politiche, utili solo per racimolare qualche poltro-na nell’euro parlamento.

Un cartello ultrariformista

Nel dettaglio, aderisco-no al cartello La Sinistra, SI, PRC, la lista Altra Europa con Tsipras che riemerge dall’om-bra mantenendo anche il nome del traditore del popolo greco, Convergenza Socialista che ha come modelli Gramsci, Prou-dohn, Marx, Engels, Turati, Lenin, Labriola, Trotzky, Baku-nin e tanti altri in un turbine di contraddizione politica, la fon-dazione Trasform Italia che si definisce “uno spazio aperto di ricerca politica nel campo dell’anti-liberismo” e dal Parti-to del Sud che, oltre ad avere come simbolo il giglio borboni-co, sostiene di essere nato per realizzare “il sogno” di un Sud rinnovato e motore del paese, e che a sua volta fa riferimento a Gramsci, Dorso e Salvemini.

Oltre a quanto già detto, nel programma elettorale di La Si-nistra si afferma la necessità di costruire a livello europeo un “terzo spazio” per contrastare il neoliberismo e il nazionalismo, che abbia una forte impronta femminista, ecologista e anti-razzista.

Si afferma che “il potere del grande capitale domina l’Euro-pa attraverso le istituzioni euro-pee ed i governi nazionali. La futura cooperazione europea dovrebbe essere sotto il con-trollo democratico del popolo e non al servizio dei mercati finanziari e delle grandi impre-se”; contraddizioni ed ancora contraddizioni, che sanno di truffa, poiché non si riesce a capire come il grande capitale che domina le istituzioni possa decidere di favorire la coopera-zione contro il proprio interes-se, e per giunta controllata dal popolo. Una utopia impossibile da realizzare poiché il capita-

le domina e persegue profitti, punto.

O si spazza via il capitalismo e le sue istituzioni a partire pro-prio dall’UE, o esso continuerà a governare proprio come sta facendo adesso.

D’altra parte il documento precisa che “…Questa è l’unica via democratica disponibile”, come quasi a giustificare le mil-le contraddizioni, confessando definitivamente e senza ombra di dubbio l’utrariformismo di fondo proprio di questa lista, dove per “democratica” si in-tenda “compatibile con le leg-gi della democrazia borghese” che di fondo non sono in di-scussione.

riproposti mezzo secolo di inganni a braccetto dell’UE

“Il nostro obiettivo è quello di ravvivare la speranza”. Ba-sterebbe prendere in esame questo passaggio per capire quanto sia inconsistente la pro-posta per coloro che vogliono davvero l’Europa dei popoli e non dei capitali, ma andiamo avanti.

Nel programma, sono nume-rose anche le rivendicazioni di carattere internazionale di per sé condivisibili, quali il no alla Nato sul suolo europeo, l’arre-sto immediato della produzione e della esportazione di armi da guerra, il no alle guerre in Medio Oriente; rivendicazioni che però non hanno alcuna compatibili-tà politica con la natura stessa dell’UE e, come per la patrimo-niale, alla fine rappresentano esclusivamente altri specchiet-ti per le allodole alla ricerca di qualche voto.

Nei fatti, in tutto il program-ma si presenta una politica differente, tutta interna al ca-pitalismo che si intende solo riformare poiché null’altro è scritto, ben sapendo che “l’al-tra Europa”, quella dei popoli, potrà essere realizzata solo nel socialismo che ci si guarda bene dal pronunciare.

Questa Europa imperialista

non potrà mai divenire né “so-ciale”, né “solidale”, né “demo-cratica”, come sostiene questa ammucchiata di falsi comuni-sti e di liberali, semplicemen-te perché è nata per servire il capitale e per questo va com-battuta dall’esterno e distrutta, stavolta sì, nell’interesse della pace, dell’indipendenza e della sovranità nazionali e della lotta antimperialista per il sociali-smo.

Insomma, i revisionisti ed i trotzkisti non si stancano mai di vendere per nuove, vecchie ricette, contenenti gli stessi ingredienti che fin dal marzo del 1969 i deputati del PCI che sedettero per la prima volta a Strasburgo, adducevano per realizzare l’Europa dei Popoli, e che in mezzo secolo han-no rivelato ampiamente la loro inefficienza ed il loro opportu-nismo.

Come sostiene il documen-to elettorale dell’Ufficio politico del PMLI sulle elezioni euro-pee del 26 maggio, “che cosa è cambiato in questi 50 anni? Eppure il “Gruppo comunista” a Strasburgo dal 1973 al 1989 è arrivato ad essere il quarto gruppo per dimensioni con-tando quasi 50 deputati e in quegli scranni hanno seduto esponenti del PCI, Democrazia Proletaria, Partito della rifon-dazione comunista, Partito dei comunisti italiani, l’Altra Europa con Tsipras”.

Nulla infatti è cambiato, e continua anche imperterrito il tentativo da parte dei soliti partiti trotzkisti e revisionisti, di riaccreditare agli occhi del-le masse lavoratrici e popolari l’Unione Europea, proprio per-ché essi hanno rinunciato de-finitivamente a combatterla e distruggerla, se mai avessero avuto questo obiettivo fra i loro, preoccupandosi oggi esclusi-vamente di essere accettati nel ruolo di “sinistra” istituzionale al suo interno, ingannando i sin-ceri comunisti e tutti coloro che vorrebbero davvero un’Europa dei Popoli e non quella imperia-lista del capitale.

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PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

Alle elezioni del parlamento europeo del 26 maggio 2019Alle elezioni del parlamento europeo del 26 maggio 2019

ASTIENITI

PER DELEGITTIMAREl’Unione europea imperialista, il parlamento europeo e le altre istituzioni europee al suo servizioL’UE E’ IRRIFORMABILE, VA DISTRUTTA

SOLO IL SOCIALISMO PUO’ REALIZZARE L’EUROPA DEI POPOLI

PER DELEGITTIMAREl’Unione europea imperialista, il parlamento europeo e le altre istituzioni europee al suo servizioL’UE E’ IRRIFORMABILE, VA DISTRUTTA

SOLO IL SOCIALISMO PUO’ REALIZZARE L’EUROPA DEI POPOLI

ASTIENITI

Il futuro

è il socialismonon gli Stati uniti d’EuropaSostienilo

astenendoti

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6 il bolscevico / interni N. 15 - 25 Aprile 2019

Dati Istat quarto trimestre 2018

AncorA in cAlo il potere di Acquisto delle fAmiglie

Salari da fame, potere d’ac-quisto ancora in calo e risparmi prosciugati per comprare il mini-mo indispensabile per sopravvi-vere.

Il quadro sulle condizioni so-ciali ed economiche delle fami-glie italiane dipinto dall’Istat nel “Conto trimestrale delle Ammini-strazioni pubbliche, reddito e ri-sparmio delle famiglie e profitti delle società” relativo al IV trime-stre 2018 è a dir poco nerissimo.

I dati diffusi il 3 aprile e ineren-ti l’ultima parte del 2018, segna-la l’Istituto di statistica, indicano che rispetto al trimestre prece-dente (luglio-agosto 2018) il red-dito disponibile per le famiglie ha registrato un calo dello 0,2% in termini nominali e dello 0,5% in termini reali. Accanto a ciò, alla luce della contrazione della cre-scita registrata tra ottobre e di-cembre, la pressione fiscale è aumentata rispetto al Pil, salen-do al 48,8%.

Mentre nello stesso periodo,

segnala ancora l’Istat, la capa-cità di spesa per consumi finali delle famiglie è aumentata dello 0,5% in termini nominali: un dato che solo all’apparenza può sem-brare positivo ma che in realtà va letto in parallelo con la fles-sione di 0,6 punti percentuali del-la propensione al risparmio delle famiglie, scesa al 7,6% rispetto all’8,2% del terzo trimestre.

Ciò significa che le famiglie italiane per continuare a soprav-vivere hanno dovuto intaccare pesantemente i loro risparmi e in particolare quella parte di reddi-to che fino a un decennio fa ten-devano ad accumulare e a met-tere da parte. Con un’inversione di tendenza, obbligata dalla dimi-nuzione del reddito, non di poco conto.

L’Unc (Unione nazionale con-sumatori) parla di “paese che ar-retra” e aggiunge che “Fino a che il reddito delle famiglie peggiora, non andremo da nessuna parte. I consumi, infatti, possono anche

temporaneamente aumentare, sacrificando per un po’i risparmi, ma questo scambio non può du-rare a lungo”.

Anche secondo Codacons “I dati Istat sul potere d’acquisto delle famiglie confermano in pie-no gli allarmi circa il progressivo impoverimento delle famiglie ita-liane nel corso del 2018. Oramai gli italiani per fare acquisti devo-no ricorrere ai propri risparmi”. Al contempo.chiede al governo di intervenire per rilanciare la “ca-pacità di spesa”.

Mentre Confesercenti ag-giunge: “I bilanci delle famiglie non si sono mai risollevati dalla crisi. Lo confermano i dati Istat sul potere d’acquisto degli ita-liani, in calo nell’ultimo trimestre del 2018 ed ancora di 2 miliar-di di euro inferiore rispetto allo stesso periodo del 2011. In set-te anni, dunque, le famiglie non sono ancora riuscite a recupe-rare pienamente quanto perduto durante la grande recessione...

dal 2011 al 2018 abbiamo perso circa 360mila occupati indipen-denti, tra imprenditori e colla-boratori familiari. Quasi la metà (168mila) nel commercio, dove

a soffrire di più sono stati i ne-gozi di vicinato”. A detta di Con-fesercenti, inoltre, difficilmente i consumi nell’anno in corso cre-sceranno più dello 0,5%. Allora:

“Cosa succederà quando gli ita-liani non avranno più i risparmi da sacrificare per mantenere gli standard di consumi attuali?”

Promosso dalla rete nazionale dei centri antiviolenza D.I.RE

PREsIDIo DavantI allE CamERE PER Il RItIRo DEl DDl PIllonPresenti anche Non una di meno, Cgil, Udi, Casa internazionale delle donne e altre associazioni antiviolenzaCoNtestato PilloN da stUdeNti e NUdM all’UNiversità di Pavia

Il nero ddl Pillon su “sepa-razioni e affido condiviso” pro-segue come un treno la corsa verso la sua ratifica a legge de-finitiva. Martedì 9 aprile la mag-gioranza parlamentare riunitasi a Montecitorio ha deciso il pas-saggio di tale ddl dalla sede redi-gente alla sede referente e così ha aperto ufficialmente in Com-missione Giustizia l’iter che por-terà il ddl 735 (così il suo nome originale del disegno di legge le-ghista) al voto del parlamento nero.

Prontamente la rete naziona-le dei centri antiviolenza D.I.RE (Donne in rete contro la violen-za) ha organizzato un presidio per chiedere il ritiro del disegno di legge, insieme a Non una di meno, Cgil, Casa Internazio-nale delle Donne, Arci, Rebel Network, Udi-Unione Donne in Italia, Cismai-coordinamento ita-liano servizi maltrattamento in-fanzia.

A centinaia le donne hanno presidiato il piazzale di Monte-citorio srotolando 2 striscioni di 50 metri dove vi erano impres-se le 150 mila firme della peti-zione promossa a novembre da D.I.RE sulla piattaforma on-line change.org e che oggi, al mo-mento che scriviamo, ha supe-rato oltre 200 mila firme.

Tanti gli slogan contro il go-verno e contro Pillon. “Attenzio-

ne donne, è arrivato il mediatore familiare, che ci fa tornare al Me-dioevo”, gridavano a mo’ di “don-ne è arrivato l’arrotino” le mani-festanti al megafono.

Mentre si svolgeva il nutri-to sit-in davanti a Montecitorio in contemporanea Non una di meno dava vita a un Flash-mob davanti al Senato.

“Non ci basta il ritiro delle fir-me da parte dei deputati 5 Stel-le, noi vogliamo il ritiro immedia-to del disegno di legge!” si legge su un post sulla pagina di Face-book di NUDM che commenta una foto della protesta e rispon-de al Movimento 5 Stelle che fin dall’inizio non ha preso le distan-ze dal disegno di legge, si è li-mitato a non firmarlo e tramite il vicepresidente pentastella-to della commissione Giustizia, Mattia Crucioli ha sottolineato che “chiederemo che il ddl Pil-lon non sia il testo base” ma che comunque “ci sarà un nuovo te-sto unificato”, in sostanza il M5S è d’accordo con la concezione antifemminile e antidivorzio che anima il disegno di legge, e c’è da aspettarsi che ciò che usci-rà dalla porta rientrerà dalla fi-nestra...

Il ddl Pillon è stato critica-to anche dalle relatrici speciali dell’ONU sulla violenza e la di-scriminazione contro le donne, Dubravka Šimonović e Ivana

Radačić, che il 22 ottobre 2018 hanno scritto una lettera preoc-cupata al governo italiano, esse temono che le modifiche che il ddl apporterà sul tema di affido e separazioni inevitabilmente porteranno a “una grave regres-sione che alimenterà la disugua-glianza di genere” e che di fatto la legge non tutelerà le donne e i bambini che subiscono violenza in famiglia.

L’odio verso il nero ddl sta montando: venerdì 12 aprile gli studenti insieme alle militanti di NUDM di Pavia e Piacenza han-no duramente contestato il se-

natore leghista Pillon all’univer-sità di Pavia, invitato dal rettore per una tavola rotonda. Gli stu-denti infuriati per la provocazio-ne hanno raccolto 800 firme, tra professori, ricercatori, studen-ti ed ex studenti di Pavia. “L’a-teneo non può prestarsi a fare uno spot elettorale per Pillon”, sostengono gli studenti, e con-tinuano: “perché il senatore non rispecchia i valori della nostra università” e il suo disegno di legge “non va modificato, va ri-tirato”.

Bisogna non dare tregua al ddl Pillon, così come fanno i mo-

vimenti e le reti D.I.RE e NUDM, come ha iniziato a fare la CGIL che nelle ultime manifestazioni è scesa in piazza e si è schierata apertamente a fianco dei movi-menti delle donne per difendere i diritti acquisiti, così come fanno gli studenti universitari ogni volta che il senatore leghista omofobo si presenta all’interno delle loro

università. Il ddl Pillon va ritira-to! Come va abbattuto il governo nero, fascista e razzista Salvini-Di Maio che ha intenzione, come e più dei governi precedenti, col motto “Dio, patria e famiglia” di fare tabula rasa dei diritti conqui-stati con dure lotte dalle donne e dalle masse popolari come abor-to e divorzio.

non sI IntRavEDE nulla DI buono PER lE massE lavoRatRICI E I PEnsIonatI

landini e compari esultano per essere stati convocati da Di maio

Nemmeno una parola contro la politica economica e sociale del governo“Era da prima di Monti che

non si sentivano toni di apertura così importanti”. È stata questa la frase rilasciata da Landini alla testata on-line HuffPost Italia. Lo ha fatto all’uscita dal Ministero del Lavoro, dove si era appena concluso l’incontro tra Di Maio e Cgil, Cisl e Uil, invitate dal vice-premier in quota 5 Stelle. All’in-contro del 13 marzo erano pre-senti anche il sindacato di destra UGL e, per la prima volta assie-me ai confederali, l’USB.

Dopo che sul Decreto “digni-tà”, Quota 100 e Reddito di Cit-tadinanza il governo non aveva chiesto loro nemmeno un mise-ro parere, per Landini, la Furlan e Barbagallo essere stati convo-cati da Di Maio li ha fatti esultare come avessero ottenuto chissà che cosa, tanto da far dichiara-re a Landini: “Siamo di fronte ad una novità: l’apertura di un con-fronto sulle nostre proposte” an-che se ha dovuto poi aggiunge-re, bontà sua, “non c’è alcuna certezza sui risultati”.

“D’ora in poi costruiremo i provvedimenti insieme”, avrebbe detto Di Maio ai suoi interlocutori

per suggellare la svolta che per ora rimane solo nel tono e del-le intenzioni. Ma tanto è bastato per riecheggiare la concertazio-ne, che non viene mai nomina-ta ma che rimane la stella pola-re di Cgil, Cisl e Uil. Innanzitutto c’è l’impegno del governo a coin-volgere le sigle sindacali in prov-vedimenti importanti nell’agenda dei prossimi giorni, a iniziare dal-lo sblocca-cantieri.

Un tema su cui i sindacati confederali puntano molto tanto che, due giorni dopo l’incontro al Ministero dello sviluppo econo-mico, sono scesi in piazza i la-voratori edili. Ma dobbiamo chia-rire cosa intendiamo per sblocca cantieri. Certamente non è au-spicabile che si prosegua con la Tav, il Tap, il Terzo Valico e le grandi opere che interessano i grandi costruttori e il capitale fi-nanziario. Il lavoro nell’edilizia si deve rilanciare con la mes-sa in sicurezza delle case, delle scuole, degli edifici, del territorio e lo sviluppo delle infrastrutture come il Trasporto pubblico loca-le (tap) che serve ai bisogni della popolazione.

Sono in programma altri in-contri su previdenza, politiche attive, salario minimo e rappre-sentanza, uno scenario che non promette niente di buono. Questo perché Landini e gli altri segreta-ri confederali non hanno detto nemmeno una parola contro la politica economica e sociale del governo, il che fa temere una nuova stagione di accordi in favo-re delle aziende e di sacrifici per i lavoratori e i pensionati. Inoltre le trattative sulla rappresentan-za sindacale e sul salario minimo possono portare al peggioramen-to delle condizioni dei lavoratori all’interno delle aziende.

Sulla rappresentanza dentro le aziende Cgil, Cisl e Uil punta-no tutto sul Testo Unico (Tur) che restringe le agibilità sindacali a chi non firma gli accordi e ne limi-ta perfino il diritto di sciopero. Un modello di relazioni che preve-de un sindacato istituzionale che guarda a un inesistente “interes-se generale”, a cui sono subordi-nati i reali interessi dei lavoratori.

Sul salario minimo Di Maio cerca di tirare dalla sua parte i sindacati, magari appoggiando

la proposta dei 5 Stelle presenta-ta in parlamento, al tempo stesso anticipando e stoppando quella analoga del PD. Cgil, Cisl e Uil sono tendenzialmente contrari perché vorrebbero una estensio-ne dei contratti con validità “erga omnes” per tutte le imprese e i lavoratori, conferendo valore le-gale ai livelli di retribuzione di na-tura contrattuale.

Il salario minimo, che ci vede contrari, presenta molte insidie. Non riconosce il salario comples-sivo previsto dal contratto nazio-nale e dove questi prevedono paghe orarie più alte di quella minima (9 euro lordi) le impre-se sarebbero incentivate a uscir-ne e a pagare i propri dipendenti con il salario minimo più favore-vole economicamente rispetto al salario totale che viene normato negli accordi.

Pierpaolo Leonardi invece, segretario generale dell’USB si è dichiarato “favorevole in linea generale all’introduzione del sa-lario minimo, ma non attraverso il riconoscimento erga omnes dei contratti firmati solo da Cgil Cisl e Uil”.Pavia,12 aprile 2019. La contestazione degli studenti universitari a Pillon

e al suo ddl

Roma, 9 aprile 2019. Il presidio delle donne contro il ddl Pillon organiz-zato davanti al Senato

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N. 15 - 25 Aprile 2019 corruzione / il bolscevico 7Grave decisione del Senato

Il M5S Salva SalvInI dal proceSSoMentre i carabinieri arresta-

vano il boss dei Cinquestel-le Marcello De Vito coinvol-to nelle inchieste sugli appalti pubblici di Roma, il 20 mar-zo il Senato nero conferma-va il voto della Giunta per le autorizzazioni e respingeva la richiesta del Tribunale dei ministri di Catania di rinviare a giudizio il caporione fascio-leghista Matteo Salvini accu-sato di sequestro di persona aggravato per aver impedito lo scorso agosto lo sbarco nel porto di Catania dei 177 nau-fraghi-migranti salvati in mare dalla nave Diciotti.

A favore dell’immunità han-no votato 237 senatori (M5S, Lega, Forza Italia e Fdi). Pro-prio una “bella compagnia”

per un partito che ciancia di “onestà”, “trasparenza” e “ri-spetto del voto dei cittadini, ma poi si vergogna di andare a braccetto con chi questi va-lori li ha da sempre calpestati.

Solo tre senatrici 5Stelle hanno votato in dissenso dal gruppo: Paola Nugnes, Elena Fattori e Virginia La Mura che fanno mettere a verbale il loro sì al processo per Salvini per-ché, sottolineano: “Nel nostro Dna c’è il rispetto della giu-stizia, e vige il principio della sottomissione di ciascuno alla legge. Noi abbiamo le cinque-stelle nel cuore”.

Mentre altri 7 colleghi pen-tastellati risultano “strategica-mente” assenti e si sono dati alla latitanza durante il voto.

Solo 61 i voti contrari (Pd e Leu).

Dunque missione compiu-ta per i 5Stelle che, per sal-vare le loro poltrone, hanno liberato dalla “giustizia ingiu-sta” di berlusconiana memo-ria il loro alleato in camicia ne-ro-verde mentre il ducetto Di Maio espelle da Movimento in diretta Tv la “mela marcia” De Vito, uomo ombra della sinda-ca Raggi, e lo consegna alle patrie galere.

Mentre le tre senatrici “ri-belli” Nugnes, Fattori e La Mura rischiano l’espulsione dal Movimento visto che sono andate contro la linea stabili-ta dal voto online su Rousse-au. Lo conferma il capogrup-po Stefano Patuanelli: “Sono

state segnalate ai probiviri. Il termine per la decisione è di 90 giorni ma non è perentorio, i tempi possono essere più ra-pidi o più lunghi”.

Ma non è detto che ciò av-venga perché, sempre per op-portunità politica, Di Maio ha già fatto i conti e si è reso con-to che, dopo le epurazioni di Gregorio De Falco e Saverio De Bonis se espelle anche le tre dissidenti la Lega di Salvi-ni al Senato diventa maggio-ranza assoluta con 162 seggi a disposizione.

E mentre i Cinquestelle si leccano le ferite degli arresti a raffica in Campidoglio, Salvini se la ride alle loro spalle e fe-steggia alla grande lo scampa-to pericolo. Infatti subito dopo

il voto il caporione fascio-le-ghista ringrazia calorosamen-te i 5Stelle e in particolare il senatore Michele Giarrusso il quale dal suo scranno senato-riale lo aveva difeso a spada tratta annunciando: “con orgo-glio che M5S, dopo aver con-diviso coi cittadini questa de-cisione, voterà convintamente affinché il governo non debba rispondere di un’azione com-piuta nell’interesse dello Stato e dei cittadini”.

Subito dopo il voto, Giar-russo è talmente entusiasta di come si sia “risolta” la faccen-da che raggiunge Salvini alla buvette e servilmente doman-da: “Ti sono piaciuto?”. “Sei stato bravissimo. Anzi: sei bravissimo”.

Incassata la vittoria all’usci-ta di Palazzo Madama Salvini confessa anche ai cronisti lo scampato pericolo: “Stamat-tina avevo a che fare con 15 anni di carcere... Ci tenevo a evitarli. Non mi sento un se-questratore. È stata una gior-nata impegnativa, ma sono emozionato”.

Dunque mille grazie ai Cin-questelle e a tutti i loro sena-tori che: “durante la seduta mi hanno avvicinato, mi hanno incoraggiato, poi hanno vota-to secondo coscienza, dopo aver letto le carte: con loro il rapporto è di una serenità olimpica. Governeremo a lun-go”.

Avrebbe offerto soldi al giudice per mantenere quote della banca

IndAGAto BerluSconI per Aver comprAto le Sentenze medIolAnum

Silvio Berlusconi è stato iscritto nel registro degli in-dagati da parte della Procura della Repubblica di Roma con la gravissima ipotesi di reato di corruzione in atti giudiziari in relazione alla sentenza del Consiglio di Stato che il 3 mar-zo 2016 annullò l’obbligo per lui - stabilito dalla Banca d’Ita-lia a seguito della perdita del requisito di onorabilità dopo la condanna definitiva per frode fiscale e confermato in primo grado dal Tribunale Ammini-strativo Regionale del Lazio - di cedere la quota ecceden-te il 9,99% detenuto in Banca Mediolanum.

Secondo l’ipotesi accusato-ria dei pubblici ministeri roma-ni Paolo Ielo, Stefano Rocco Fava e Fabrizio Tucci, titolari

dell’indagine, alcuni dei cin-que magistrati che compo-nevano il collegio della sesta sezione del Consiglio di Sta-to che emise la sentenza n. 882 del 2016 (il presidente Francesco Caringella, il consi-gliere estensore Roberto Gio-vagnoli e i tre consiglieri Bern-hard Lageder, Marco Buricelli e Francesco Mele) sarebbe-ro stati corrotti per annullare la decisione del Tar del Lazio che aveva precedentemen-te rigettato il ricorso contro la Banca d’Italia, la quale aveva imposto a Berlusconi di cede-re le quote della banca Medio-lanum, che valevano circa un miliardo di euro.

Prima di Berlusconi era-no stati iscritti sul registro de-gli indagati tre nomi, quello

di Roberto Giovagnoli, giudi-ce estensore della sentenza, dell’avvocato romano Fran-cesco Marascio e di Rena-to Mazzocchi, ex funzionario della presidenza del Consiglio dei ministri, a casa del quale un paio di anni fa, nel corso di una perquisizione, furono trovati circa 250mila euro in contanti più le copie di alcune sentenze del Consiglio di Sta-to, compresa la bozza del ver-detto su Mediolanum.

L’avvocato Marascio, che peraltro non ha mai partecipa-to al processo dinanzi al Con-siglio di Stato che portò alla sentenza finita sotto la lente d’ingrandimento dei pm roma-ni, è indagato in quanto “qua-le intermediario – così si leg-ge nel capo di imputazione

– prometteva denaro a giudici del Consiglio di Stato che de-liberavano la sentenza depo-sitata il 3 marzo 2016, aven-te a oggetto il ricorso proposto da Berlusconi nei confronti di Banca d’Italia e altri per la ri-forma della sentenza del Tar concernente la sospensione del diritto di voto e degli altri diritti di influire su Mediolanum Spa nonché l’alienazione del-le partecipazioni disposta da Banca d’Italia con provvedi-mento del 7 ottobre 2014”.

L’avvocato Marascio è ami-co personale nonché ex pra-ticante dell’avvocato, nonché professore universitario alla Sapienza di Roma, Andrea Di Porto, con il quale Marascio si laureò con una tesi in dirit-to romano. Di Porto, che co-

munque non risulta iscritto nel registro degli indagati, faceva parte del collegio difensivo di Berlusconi nel procedimento giurisdizionale n. 6516/2015 svoltosi dinanzi alla sesta se-zione del Consiglio di Stato e che si concluse con la discus-sa sentenza.

L’indagine della Procura di Roma è partita da una per-quisizione, peraltro disposta nell’ambito di una preceden-te inchiesta, svoltasi il 4 luglio 2016 a casa di Renato Maz-zocchi, ex funzionario del-la Presidenza del Consiglio dei Ministri, dove fu rinvenuta una busta con dentro 230mila euro in contanti e alcuni ap-punti, uno dei quali, ritengono i pm, era riferito proprio al pro-cesso del Consiglio di Stato.

In seguito l’avvocato Piero Amara, finito in un’inchiesta relativa ad altre sentenze pi-lotate della giustizia ammini-strativa, ha dichiarato ai pm di avere saputo da altre persone che sulla sentenza del Consi-glio di Stato vinta da Berlusco-ni ci sarebbero stati episodi di corruzione.

È quindi chiaro alla Procu-ra di Roma che, se ci sono stati episodi di corruzione in relazione a tale sentenza, il primo interessato a pagare i magistrati amministrativi era proprio lo stesso Berlusconi, ed è questo il motivo per cui quest’ultimo è stato, per l’en-nesima volta nella sua vita e talvolta anche per corruzione in atti giudiziari, iscritto nel re-gistro degli indagati.

AlemAnno, ex SIndAco fAScIStA dI romA, condAnnAto A 6 AnnI dI cArcere

È accusato di aver ricevuto 298 mila euro da Buzzi e carminatiSalvini non si pronuncia

“Per aver asservito la sua funzione pubblica agli interes-si di un’associazione a delin-quere di stampo mafioso”, il 25 febbraio la II sezione penale del tribunale di Roma ha con-dannato l’ex sindaco fascista di Roma Gianni Alemanno a sei anni di reclusione e all’in-terdizione in perpetua dai pub-blici uffici.

Indagato dal 2 dicembre 2014 per corruzione e finan-ziamento illecito dei parti-ti nell’ambito di uno dei filoni dell’inchiesta su “Mafia Capi-tale”, Alemanno è stato rico-nosciuto pienamente colpevo-le dai giudici i quali, non solo hanno condiviso in pieno tut-to l’impianto accusatorio della pubblica accusa, ma addirittu-ra gli hanno inflitto un anno di carcere in più rispetto a quan-to aveva chiesto il Pubblico mi-nistero (Pm) Luca Tescaroli il quale, nella sua requisitoria, a sua volta aveva indicato Ale-manno come “l’uomo politico di riferimento dell’organizza-zione Mafia Capitale all’inter-no dell’amministrazione comu-nale, soprattutto, in ragione del suo ruolo apicale di sindaco”.

E così il caporione fascista Alemanno, sindaco di Roma dal 28 aprile 2008 a giugno 2013, oggi esponente di Fra-telli d’Italia, già parlamentare e ministro dell’Agricoltura dal 2001 al 2006 con Berlusco-ni, già coinvolto nell’inchiesta Parmalat di Calisto Tanzi, ex missino, segretario nazionale del FdG e protagonista dell’e-stremismo nero degli anni ’70, bombarolo e picchiatore fasci-sta, già “pregiudicato e riabi-litato” (era stato condannato con sentenza definitiva per un assalto armato nel 1981 agli uffici commerciali della rappre-sentanza dell’ex Unione So-vietica), ora è anche diventato il primo ex sindaco “recidivo” della storia della repubblica italiana.

Secondo i giudici Aleman-no ha ricevuto, tra il 2012 e il 2014, oltre 228 mila euro attra-verso la sua fondazione “Nuo-va Italia”, e circa 70 mila euro in contanti in più tranche dai principali protagonisti di “Mafia Capitale” ossia l’ex Nar Mas-simo Carminati e il boss delle Coop “rosse” Salvatore Buzzi.

A carico di Alemanno la cor-

te ha fra l’altro disposto la con-fisca di oltre 298 mila e 500 euro e lo ha anche condanna-to a pagare una provvisiona-le di 50 mila euro in favore di Roma Capitale, altrettanti per Ama, la municipalizzata dei ri-fiuti, e a risarcire con 10mila euro per danni le parti civi-li: CittadinanzAttiva, Assocon-sum e Confconsumatori Lazio. Per due anni, inoltre, Aleman-no non potrà contrattare rap-porti con la pubblica ammini-strazione.

I giudici infatti hanno rico-nosciuto Alemanno non solo colpevole di aver utilizzato la sua fondazione “ Nuova Italia” come cassaforte in cui convo-gliare i 298 mila e 500 euro di tangenti versati da Buzzi e dalla sua holding di Coop (29 Giugno, Eriches 29, Unico-op, Formula Sociale, Edera, Sial service) attraverso Franco Panzironi, ex amministratore delegato di Ama, la municipa-lizzata dei rifiuti, per ottenere gli appalti. Ma hanno anche sentenziato che Alemanno alla cassa della Fondazione conti-nuò ad attingere anche dopo essere cessato dalla carica di

sindaco ricevendo otto boni-fici sui suoi conti per 61 mila 992 euro dal 16 luglio 2013 al 23 luglio 2014, quando era diventato consigliere comu-nale di opposizione. Una sor-ta di vitalizio per fine mandato giustificata formalmente come “corrispettivo per consulen-ze tecniche”. Dove l’aggettivo “tecniche” sta ad indicare una generica attività di consulen-za politica che avrebbe svolto per la Fondazione (la sua), ma che, come lui stesso ha finito per ammettere nel dibattimen-to, serviva a “integrare” con circa 5mila euro netti al mese il suo stipendio da consigliere rispetto a quanto aveva perce-pito da sindaco.

Alemanno rischia di fare la stessa fine dei suoi più stret-ti camerati tutti coinvolti a va-rio titolo in “Mafia Capitale” a cominciare da Massimo Car-minati, condannato in appel-lo per associazione per delin-quere di stampo mafioso a 14 anni e 6 mesi, è in carcere dal dicembre 2014 in regime di 41 bis; Riccardo Mancini, ex te-soriere personale nonché ex amministratore delegato del-

lo strategico “ Eur Spa”, morto di infarto nel giugno scorso ap-pena un mese dopo la condan-na a 5 anni per una tangente di 600 mila euro sulla fornitu-ra di filobus; Luca Gramazio, il “fascista di sangue nero”, già capogruppo in Campidoglio e poi consigliere regionale che ha rimediato 8 anni e 8 mesi nell’appello di “Mafia Capita-le”; Carlo Pucci, altro nero con precedenti per banda arma-ta che con Mancini lavorava all’Eur spa è stato condannato a 7 anni e 8 mesi; fino a Fran-co Panzironi, il ragioniere che Alemanno aveva voluto a capo di Ama, la municipalizzata dei rifiuti, suo personalissimo col-lettore di tangenti, che di anni di carcere ne ha collezionati ol-tre dieci: 8 e 8 mesi per “Mafia Capitale”, 2 per la “Parentopo-li” fascista romana inerente la marea di assunzioni: 1.400 in Ama e 854 all’Atac tutti fami-gliari, mogli e figlie di assessori fra cui spicca anche la compa-gna del fascista Marco Marsi-lio, all’epoca deputato e oggi senatore e neo presidente del-la Regione Abruzzo, assunta mentre la sorella Laura era as-

sessore; camerati e vecchi mi-litanti dei Nar, amici degli amici e soprattutto camerati cresciuti all’ombra di Terza posizione e militanti del gruppo armato ne-ofascista Nar.

Con questa sentenza i giu-dici hanno confermato in pieno l’esistenza di un sodalizio po-litico-mafioso-criminale-clien-telare che vede coinvolti fino al collo sia la destra che la “si-nistra” del regime neofascista ma su cui il ministro degli Inter-ni Salvini, il quale ogni giorno sbraita e invoca “ordine, legali-tà e sicurezza” ha steso un in-quietante velo di silenzio.

“Chiedete ai giudici – ha ri-sposto stizzito ai cronisti – Non posso passare la giornata a parlare degli arresti dei paren-ti di Renzi, di Formigoni o della condanna di Alemanno”.

Evidentemente per il ducet-to Salvini sono molto più “peri-colosi” i 177 naufraghi-migranti sequestrati per 5 giorni a bordo della nave Diciotti col pretesto di tutelare “un interesse premi-nente dello Stato e delle istitu-zioni” piuttosto che un’associa-zione a delinquere di stampo mafioso come “Mafia Capitale”.

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8 il bolscevico / giovani N. 15 - 25 Aprile 2019

Appello di Osservatorio del Sud e altri contro la secessione del Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna e del patrimonio culturale e paesaggistico

Di seguito l’Appello di Osservatorio del Sud a cui hanno aderito altre as-sociazioni culturali contro l’“autonomia differenzia-ta” di Veneto, Lombardia e Emilia-Romagna.

La richiesta di “autonomia differenziata”, su ben 23 ma-terie, è partita dalla Regione Veneto, ma ha coinvolto an-che la Lombardia e l’Emilia-

Romagna. Questa striscian-te secessione farebbe gestire alle tre Regioni il 90% del get-tito fiscale per sostenere il welfare dei propri territori. Le attuali richieste di “autonomia differenziata” avanzate dalle tre regioni sono la conseguen-za diretta di quella sciagurata modifica del Titolo V fatta dal governo Amato. Le tre Regio-ni hanno chiesto, nelle cosid-dette bozze di pre-intesa già discusse con il Governo Gen-

tiloni, una assoluta autonomia legislativa, amministrativa e fi-nanziaria anche del Patrimo-nio culturale, dei territori e dei paesaggi.

Le tre Regioni che voglio-no la manovrabilità sui tributi regionali e locali, stanno chie-dendo, oltre alla regionaliz-zazione della Sanità e della Scuola, di trasferire ai propri uffici regionali le competen-ze di tutte le funzioni, ammini-strative e tecnico-scientifiche,

delle Soprintendenze che sa-rebbero, come in Sicilia, con-trollate dal potere politico regionale. Le tre regioni se-cessioniste non solo sono fra quelle che non hanno ottem-perato all’obbligo di elaborare i piani paesaggistici regionali, ma, analizzando l’ultimo rap-porto dell’Ispra, sono anche quelle che consumano più suolo: Lombardia, 12,99%, seguita dal Veneto, 12,35%, e, poi, l’Emilia-Romagna,

9,99%, ai primi posti. Sono, dunque, proprio le Regioni che più cementificano, quel-le che vogliono avere mano li-bera sul Patrimonio e sul pa-esaggio, senza più il controllo esercitato dalle Soprintenden-ze, ora organi periferici del Mi-bac, dello Stato.

Se dovessero passare queste modifiche anticostitu-zionali ed antiunitarie, l’intero Patrimonio della cultura per-derebbe il carattere di fonda-

mento identitario nazionale acquisito grazie al rapporto plurimillenario fra uomini e pa-esaggi italiani.

I sottoscritti si oppongono fermamente al tentativo di se-cessione in atto e ribadiscono l’inviolabilità del principio, sta-tuito dall’art.9 della Costituzio-ne, secondo il quale è la Re-pubblica, e non le Regioni, a tutelare il paesaggio ed il pa-trimonio storico e artistico del-la Nazione.

Incredibile riconoscimento della funzione democratica delle Forze armate da parte di LeU

No alla Naja voloNtariaSi vuole accreditare le Forze armate come una istituzione formativa e dare ai giovani

mentalità e comportamenti militaristiciNon è il ripristino della leva

militare obbligatoria come vuole Salvini “per ricorda-re ai nostri ragazzi che oltre ai diritti esistono anche i do-veri”, cioè per piegare loro la schiena, ma ha lo stesso in-tento neofascista e militari-sta. Il 27 marzo la Camera ha approvato infatti a larghis-sima maggioranza, con 453 voti a favore, 10 contrari e 6 astenuti, una proposta di legge di Forza Italia che isti-tuisce un servizio militare di sei mesi su base volontaria, non retribuito, per i giovani diplomati da 18 a 22 anni di età, la cosiddetta mini naja. Hanno votato a favore sia la maggioranza Lega-M5S che l’“opposizione”, Forza Italia, FdI e PD, contrari solo i depu-tati di LeU, ma con motivazio-ni del tutto inaccettabili.

Secondo il primo firmatario di questa legge, Matteo Pere-go di Cremnago (FI), “il prov-vedimento nasce dall’idea di riavvicinare i giovani al mon-do delle Forze armate: cre-diamo che oltre alla famiglia e alla scuola le Forze arma-te siano in grado di consentire un percorso formativo com-

pleto”. Vi potranno accedere giovani che abbiano compiu-to i 18 anni, siano in posses-so di cittadinanza italiana e abbiano il diploma di scuola secondaria. Dovranno anche non avere condanne per delit-ti non colposi, o procedimenti penali in corso per gli stessi, non essere sottoposti a misu-re di prevenzione, e “non ave-re tenuto comportamenti ver-so le istituzioni che non diano garanzia di assoluta fedeltà alla Costituzione e alla sicu-rezza nazionale”.

I volontari saranno ospita-ti in caserme e in “strutture formative delle Forze arma-te”, con “un tempo equamen-te ripartito tra corsi di studio in modalità e-learning, per-manenza presso le Forze ar-mate e apprendimento pra-tico”. Si studieranno “i valori della cittadinanza e della di-fesa della patria, compresa la conoscenza delle minacce alla sicurezza interna e inter-nazionale”, in ambito Nato e della difesa Europea. In par-ticolare si seguiranno corsi di applicazione delle “teorie di intelligence e cyber war”. “Il volontario - specifica il testo -

dovrà avere cognizione degli alti valori connessi alla difesa delle istituzioni democratiche attraverso lo strumento milita-re”. Al termine del percorso i giovani volontari otterranno fino a 12 crediti formativi va-levoli per l’università, un atte-stato spendibile sul mercato del lavoro e un titolo di ufficia-le di riserva di complemento utilizzabile per un’eventuale carriera militare.

È evidente in questo pro-getto il tentativo neanche troppo mascherato di attirare i giovani verso le Forze armate sfruttando il grave problema sociale della disoccupazio-ne giovanile cronica e accre-ditando le istituzioni militari come uno strumento formati-vo e di inserimento professio-nale, con il miraggio dei credi-ti universitari e di vantaggi in caso di scelta di ferma milita-re. Con il duplice obiettivo, a costo zero, di incrementare il bacino di giovani in cui pesca-re i futuri volontari per l’eser-cito professionale super tec-nologico, che risulterà dalla ristrutturazione in corso del-le Forze armate secondo il “nuovo modello di difesa” in-

terventista, e in ogni caso nel plasmare i giovani con una mentalità e comportamenti militaristici, più aderenti al re-gime neofascista imperante.

Non per nulla li si vuole se-lezionare tra coloro che non si siano macchiati di comporta-menti “antistituzionali” e con-tro la “sicurezza nazionale” (come partecipazione a lotte scolastiche, sociali e di piaz-za, evidentemente), e si met-te l’accento sulla loro educa-zione alla “difesa della patria” e alla “sicurezza interna e in-ternazionale”: vale a dire al nazionalismo patriottardo, alla repressione poliziesca del dissenso verso il regime neofascista e all’interventi-smo militare guerrafondaio all’estero spacciato dietro la lotta al terrorismo internazio-nale e alle “missioni di pace”. Si prepara insomma la strada a fare dei giovani i “Balilla” del regime neofascista, come ha in mente di fare prima o poi il fascista e razzista Salvini.

Di fronte a un disegno così evidente lasciano a dir poco sconcertati le motivazioni ad-dotte da LeU per spiegare il suo voto contrario al provve-

dimento. Che non riguardano il progetto in sé, che anzi, se-condo l’intervento del depu-tato siciliano Erasmo Palaz-zotto (ex Giovani comunisti, ex PRC, ex SEL), vi indivi-dua “nel rapporto tra istituti di formazione e Forze arma-te un elemento virtuoso”; ma unicamente due aspetti che rappresentando altrettante discriminazioni e lo rendono invotabile: e cioè la limitazio-ne della cittadinanza italiana, che discrimina i giovani immi-grati nati e diplomati in Italia ma ancora senza cittadinan-za per mancanza di una leg-ge sullo Ius soli, e le garan-zie di assoluta fedeltà alla Costituzione e alla sicurezza nazionale, che introduce un principio di arbitrarietà.

Per quanto gravi, questi due aspetti sono comunque conseguenti all’impianto neo-fascista e militarista dell’intero progetto, che al contrario LeU non vede o finge di non ve-dere, al punto che Palazzotto nella premessa della sua di-chiarazione di voto contrario ci tiene a sottolineare che “è evidente che le Forze armate svolgono oggi nel nostro Pae-

se anche una funzione di isti-tuzione che ha un know-how e delle competenze, che pos-sono offrire a studenti in for-mazione, a futura classe diri-gente del Paese, anche punti di vista e conoscenze impor-tanti al fine di completare un percorso formativo”.

Una sviolinata, questa di LeU alle Forze armate inter-ventiste del regime neofasci-sta, che toglie ogni credibilità al suo tentativo di distinguersi dal resto del parlamento nero, tant’è vero che il suo oratore è arrivato ad ammettere che se per partecipare al servizio la legge avesse richiesto solo la condizione di giurare fedel-tà alla Costituzione, “l’avrem-mo votata subito”.

Noi invitiamo invece i gio-vani a respingere con forza questo progetto neofascista e militarista, e non smettere mai di rivendicare il diritto ad una scuola efficiente e gratui-ta per tutti i gradi di studio e il lavoro a tutti, stabile, adegua-tamente remunerato e sinda-calmente tutelato, che sono i veri obiettivi per cui valga la pena di impegnarsi e di lotta-re.

GRAVE dIchIARAzIOnE RAzzIStA dEL mInIStRO dELL’IStRUzIOnE

Bussetti (Lega): “Prima i nostri figli”

In linea con la politica fa-scista e razzista del suo ca-porione Salvini, il ministro dell’Istruzione Bussetti, già noto in passato per le frasi denigratorie nei confronti del-le masse studentesche del Sud, giudicate senza mezzi termini, poco propense a rim-boccarsi le maniche, a que-sto giro, durante un’intervi-sta a “La stampa” del 9 aprile sulla politica scolastica e di inclusione del governo, si è scagliato nuovamente contro il nemico di turno, non lo stu-dente del Sud, ma l’immigra-to. Sarà per compiacere e so-stenere opportunisticamente la politica fascista del suo le-ader, sarà per un viscerale e non celato razzismo, ma Bus-setti ha apertamente afferma-to che è giusta la presenza dei migranti nelle scuole, ma prima di tutto vanno tutelati i giovani italiani.

Con queste parole il mini-stro dell’Istruzione ha dichia-rato ufficialmente che nel-le scuole italiane, gli studenti non sono tutti uguali, con pari diritti.

Nel nostro Paese, i ragaz-zi di una famiglia italiana e di una famiglia straniera, che frequentano la stessa scuola, la stessa classe, e che vivono tutti i giorni le stesse fatiche, gioie e dolori, spalla a spalla, sono destinati a ricevere due trattamenti diversi e di serie b, rispetto allo studente ariano (italiano). Sotto quali aspetti lo studente italiano debba esse-re più tutelato il ministro non lo spiega. Forse intende age-volandolo nel percorso forma-tivo e dell’istruzione, rispet-to al suo omonimo dalla pelle scura, che nell’immaginario dei fascistoni leghisti va bene a raccogliere pomodori a un euro l’ora, e non come tecnico

laureato. Bussetti non fa che attingere al vecchio arma-mentario delle leggi razziali di mussoliniana memoria, tanto la strada aperta dal ministro sembra condurre direttamen-te in quella direzione.

Queste dichiarazioni han-no scatenato un piccolo ter-remoto politico e da più parti sono arrivate parole di con-danna e di sdegno per gli slo-gan in stile apartheid di Bus-setti. Ma più che le parole di sdegno sarebbe necessario e doveroso pretendere che il ministro dell’Istruzione (fa-scista) dia le sue dimissioni, in caso contrario, spettereb-be alle masse studentesche e popolari mobilitarsi per ot-tenere la cacciata di questo fascista patentato e della sua lega salviniana che al grido di “Italia agli italiani”, stanno portando il Paese all’imbar-barimento.

Sparata razzista e antimeridionale del ministro leghista dell’Istruzione

“AL SUd nOn FOndI ALLE ScUOLE mA PIù ImPEGnO E SAcRIFIcI”

BuSSetti Si deve dimettere SuBitoAlle scuole del Sud non

servono più soldi per colma-re il gap con gli istituti del Centro e Nord Italia, ma più impegno, lavoro e sacrificio da parte di presidi, docenti e di tutto il personale ausi-liario, tecnico e amministra-tivo.

Ecco la linea scolasti-ca fascista, razzista, anti-meridionale e secessioni-sta spiattellata dal ministro fascio-leghista dell’Istruzio-ne, Marco Bussetti, finito al centro della polemica poli-tica per le sue parole sulla scuola nel Mezzogiorno.

A febbraio scorso nel corso della sua visita alle scuole di Afragola e Caiva-no (Napoli) Bussetti, nel ri-

spondere a un cronista che gli chiedeva come possa-no fare le scuole del Sud a recuperare il gap con quel-le del Nord; ha tuonato: “ci vuole l’impegno del Sud, vi dovete impegnare forte. Più fondi? No, più impegno: la-voro, sacrificio, impegno, lavoro e sacrificio”.

Come dire che la colpa dello stato di miseria e di abbandono in cui versano gran parte delle scuole ele-mentari, medie e superio-ri del Sud non è dello Sta-to e dei governi che si sono succeduti nel corso dei de-cenni, ma dei presidi, degli insegnanti e del persona-le Ata che, a detta del mi-nistro, sarebbero dei gran

fannulloni.Ciò conferma ancora una

volta che la Lega di Salvini ha solo cambiato il pelo per conquistare a Palazzo Chigi ma non ha certo rinunciato al suo nero progetto razzi-sta e secessionista.

Le risibili “precisazioni” chieste da Di Maio o le dis-sociazioni del viceministro e del sottosegretario all’Istru-zione, Lorenzo Fioramonti e Salvatore Giuliano, entram-bi del M5S, sono solo fumo negli occhi e non servono certo a fermare Bussetti.

Le parole del ministro sono gravissime, inaccet-tabili, vergognose e preten-derebbero le sue immediate dimissioni.

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10 il bolscevico / elezioni comunali e regionali N. 15 - 25 Aprile 2019

Elezioni comunali a Firenze

NardElla aprE la campagNa ElEttoralE riNcorrENdo il m5S Sulla “partEcipazioNE”

E la lEga Sulla “SicurEzza”Sostenuto da liste zeppe di volti noti e tanti democristiani e dai socialisti e da ex Forza Italia �Redazione di FirenzeIl 27 marzo scorso Dario

Nardella (PD), nel tentativo di smarcarsi dal crollo di Renzi e di costruire un largo sostegno alla sua nuova candidatura a sindaco di Firenze, cercando di pescare voti a sinistra e a destra, ha aperto la campagna elettorale nella Sala Rossa del Palacongressi con una conven-tion all’americana, in perfetto stile renziano, dove è appar-so sul palco a suon di musica commerciale, con proiezioni di diapositive fantascientifiche con fotomontaggi dell’Arno navigabile da barche a vela e strade percorse da macchine volanti. “Firenze è la città che siamo” lo slogan assolutamen-te privo di contenuto reale del-la campagna nardelliana, che punta come faceva Renzi sul campanilismo.

Nardella ha esibito la pre-senza e l’appoggio del gover-natore della Toscana Enrico Rossi, il quale ha annunciato che lo voterà pur rimanendo in Mdp (che appoggia, insie-me praticamente a tutte le for-ze parlamentari a sinistra del PD, la candidatura di Antonella Bundu) e quelli di Marco Carrai, l’imprenditore amico dei servizi segreti israeliani e americani fra i primi a sostenere l’ascesa di Renzi, presidente della società Toscana aeroporti che gestisce gli scali di Pisa e Firenze Pe-retola e uomo dei “poteri forti” del contestatissimo progetto dell’ampliamento dell’aeropor-to di Peretola. Lo sciagurato progetto che Nardella ribadisce in toto anche per l’eventuale fu-turo mandato.

Nardella in questa occasione ha lanciato due temi centrali del

suo programma: “partecipazio-ne” e “sicurezza”, rincorrendo M5S e Lega e accettando le loro impostazioni di fondo.

Per “partecipazione” egli in-tende lanciare istant poll (son-daggi istantanei) sulle decisioni prese a Palazzo Vecchio tramite una sorta di piattaforma infor-matica gestita dal Comune e di creare dei comitati di valutazio-ne sui servizi formati da cittadi-ni sorteggiati e coordinati dalle istituzioni, nonché di abbassa-re il quorum per la richiesta di referendum comunale. Anche se Nardella sostiene il contra-rio, il modello è la piattaforma Rousseau del M5S; in questo modo la “partecipazione” è illu-soria perché il potere decisiona-le rimane sempre nelle mani del sindaco e della sua giunta, ma si crea un pericoloso ponte fra il sindaco (il capo) e le masse, di mussoliniana memoria, por-tando avanti il modello che si è affermato a Firenze con Renzi, con un sindaco neopodestà decisionista e protagonista as-soluto, la giunta a rimorchio e il consiglio Comunale svilito ed emarginato.

Sulla “sicurezza” Nardella ricalca pari pari le orme della Lega, non offre la pistola da farwest e le ronde ma rilancia l’analisi di fondo, e cioè che uno dei problemi centrali per la popolazione è combattere la piccola delinquenza (che pe-raltro statisticamente non è in aumento). Propone di militariz-zare e mettere sotto sorveglian-za tutta la città con comitati di controllo del vicinato coordinati istituzionalmente dai presidenti di quartiere, composti da abi-tanti, commercianti, funzionari comunali in rapporto diretto

con polizia e carabinieri. Una rete occhiuta e soffocante per reprimere le infrazioni più mi-nute in nome della sicurezza e lotta al “degrado”; recentemen-te un abitante del quartiere 4 è stata multata di 600 euro per aver abbandonato delle sedie vicino al cassonetto, individua-ta tramite la segnalazione fatta all’apposita pattuglia dei vigili da un vicino appostato dietro le tendine della finestra. Per rima-nere in tema, e nell’ambito della legalità borghese, neanche una parola sulle pesanti infiltrazioni mafiose in Toscana e a Firenze; nella nostra città, per esempio, sono stati sequestrati a mafiosi un prestigioso appartamento in Piazza della Signoria e lo sto-rico bar Curtatone. E ancora più telecamere (siamo già una delle città più video sorvegliate d’Italia) e vigili che pattugliano i quartieri.

Sempre in tema alla fine del-lo scorso anno Nardella ha an-nunciato l’inserimento in bilan-cio del fondo “casa protetta”, finanziato per 200mila euro, “da incrementare negli anni” per elargire contributi alle famiglie per porte blindate, infissi o te-lecamere di videosorveglianza private.

Chiusura di Nardella sullo “jus soli” per i figli di migranti nati in Italia, da sostituire con lo “jus culturae” cioè non la cittadinanza alla nascita ma al raggiungimento della maggio-re età, superando un esame di “italianità”.

Vuoto sul fronte dei servi-zi, se si esclude un “villaggio” per 50 anziani soli affiancato al plesso di Montedomini, la sto-rica struttura fiorentina che ri-strutturata una decina di anni fa

è diventata il ricovero di genitori di consiglieri comunali, funzio-nari e notabili di vario livello.

Nardella ha incassato il so-stegno di varie liste civiche: “Avanti Firenze”, sostenuta da Gabriele Toccafondi e Riccardo Nencini. Toccafondi è un par-lamentare transitato per varie liste di “centro-destra” e Forza Italia, è stato sottosegretario all’istruzione dei governi Letta, Renzi e Gentiloni, oggi è de-putato iscritto al Gruppo misto eletto nella lista Civica Popo-lare, affine al “centro-sinistra”; Riccardo Nencini, segretario del Partito socialista italiano,fino all’altro ieri, dagli anni Novan-ta del secolo scorso eletto in Regione Toscana, parlamento europeo, Camera dei deputati, sottosegretario alle Infrastruttu-re e Trasporti dei governi Renzi e Gentiloni, schierato per il Sì al referendum della controriforma costituzionale voluto da Ren-zi, attualmente presidente del Gruppo Misto in Senato dove è stato eletto in una lista civica. Due personaggi di rilievo che sponsorizzano questa lista il cui programma è incentrato sulla realizzazione della nuova pista di Peretola e più “sicurezza”.

L’altra lista “Nardella sinda-

co-Nata per unire” è piena di ex democristiani e nomi noti in cit-tà come l’ambasciatore Marco Del Panta Ridolfi per molti anni segretario generale dell’Istituto Europeo fiorentino o l’ex gio-catore viola Alberto di Chiara. C’è poi “Sinistra civica” con ca-polista Angela Terzani, vedova della scrittore Tiziano Terzani. E ancora la lista “Firenze + ver-de”, con il tentativo di strizzare l’occhio agli ambientalisti, con proposte legate alla raccolta differenziata dei rifiuti e l’aboli-zione delle plastiche monouso, salvo poi continuare a sostene-re progetti altamente inquinanti come la nuova pista di Peretola. Per il voto a Nardella sindaco si è espressa anche la radica-le Emma Bonino e la sua lista +Europa.

Il programma elettorale completo di Nardella è in fase di gestazione, sono stati rea-lizzati degli incontri con piccoli gruppi di elettori e altri sono in programma, spandendo a pie-ne mani l’illusione demagogica che sarà un programma scritto “dal basso”.

Egli ha messo in atto un’ac-curata operazione di “marke-ting” elettorale, che però non propone niente di nuovo rispet-

to ai cinque anni passati a Pa-lazzo Vecchio, in cui al centro degli interventi della sua ammi-nistrazione fondamentalmente ci sono state le esigenze della grande borghesia, continuan-do l’opera di privatizzazione di grandi strutture pubbliche di-smesse, le grandi opere, men-tre sono peggiorati e in alcuni casi praticamente azzerati i ser-vizi sociali. Senza parlare della completa assenza di misure per dare lavoro ai disoccupati.

Come si vede Nardella non è una reale alternativa alla li-nea del governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio, noi marxisti-leninisti rinnoviamo l’invito alle astensioniste e agli astensionisti di sinistra a fare proprio l’obiettivo storico della conquista del socialismo e del potere politico da parte del pro-letariato che è l’unica vera alter-nativa, rivoluzionaria e di clas-se, e a lavorare per la creazione delle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del sociali-smo, ossia le Assemblee popo-lari e i Comitati popolari fondati sulla democrazia diretta. Con la consapevolezza che solo col socialismo Firenze può essere governata dal popolo e al ser-vizio del popolo.

ASTENSIONISTI DI SINISTRA, FAUTORI DEL SOCIALISMO,SOTTOSCRIVETE

PER IL PMLIIl PMLI sta impegnandosi al massimo per sostenere la campagna elettorale astensionista

sia per le elezioni eueopee sia per le elezioni comunali e regionali. Si sta svenando economi-camente per far giungere la sua voce anticapitalista e antimperialista a un maggior numero possibile di elettrici e di elettori. I militanti e i simpatizzanti attivi del Partito stanno dando il massimo sul piano economico.

Il PMLI fa quindi appello a tutte le astensioniste e agli astensionisti di sinistra e ai sin-ceri fautori del socialismo, indipendentemente se voteranno i loro attuali partiti, per aiutar-lo economicamente, anche con piccoli contributi da uno a 5 euro. Nel supremo interesse del proletariato e della causa del socialismo.

Compagne e compagni astensionisti di sinistra e fautori del socialismo, aiutateci anche economicamente per combattere le illusioni elettorali, parlamentari, riformiste e governative e per creare una coscienza, una mentalità, una mobilitazione e una lotta rivoluzionarie di massa capaci di abbattere il capitalismo e il potere della borghesia e di instaurare il sociali-smo e il potere del proletariato.

Consegnate i contributi nelle nostre Sedi o ai nostri militanti oppure inviate i contributi al conto corrente postale n. 85842383, specificando la causale, intestato a: PMLI - Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE

Ogni euro dato per la campagna elettorale astensionista del PMLI è un euro dato per la vittoria del proletariato sulla borghesia e sulle sue istituzioni, degli antimperialisti sull’UE imperialista, del socialismo sul capitalismo, del marxismo-leninismo-pensiero di Mao sul riformismo e sul revisionismo, del PMLI sui falsi partiti comunisti.

Grazie di cuore per tutto quello che potrete fare.

www.pmli.it

Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE

Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected] MARXISTA-LENINISTA ITALIANO Com

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Perché i comuni siano governati

dal popolo e al servizio del popolo

ci vuole il socialismo

ASTIENITICREIAMO LE ISTITUZIONI

RAPPRESENTATIVE DELLE MASSE

FAUTRICI DEL SOCIALISMO

NON VOTAREI PARTITI

BORGHESI AL

SERVIZIO DEL

CAPITALISMO

Delegittimiamo

le istituzioni

rappresentative

borghesi

NON VOTAREI PARTITI

BORGHESI AL

SERVIZIO DEL

CAPITALISMO

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le istituzioni

rappresentative

borghesi

la città dEl giglio E BologNa i primi comuNi ad applicarE la liNEa FaSciSta di miNNiti E SalviNi

No alle “zone rosse” imposte dalla prefetta di Firenze con

l’accordo di NardellaMagistratura democratica: “Soluzioni apparenti, una

visione che mina i fondamenti del diritto” �Redazione di FirenzeLa prefetta di Firenze, Lau-

ra Lega, il 10 aprile ha emesso un’ordinanza di stile fascista, per “ripulire” le strade del centro da venditori abusi e altre persone che potrebbero disturbare gli af-fari degli imprenditori del turismo e della movida, di pari passo condanna le periferie a diventa-re ancora di più ghetti, dove si concentra e si alimenta l’emargi-nazione. Noi ne chiediamo l’im-mediato ritiro.

Nell’ordinanza si legge che in delle zone specifiche (“zone ros-se”) è vietato lo stazionamento “a soggetti  che ne impediscano l’accessibilità e la fruizione con comportamenti incompatibili con la vocazione e la destinazione di tali aree”, nel concreto potrà essere allontanato “chiunque sia stato denunciato dalle Forze di Polizia per il compimento nel Comune di Firenze di attività il-legali in materia di stupefacenti, per reati contro la persona o per danneggiamento di beni, ovvero sia stato destinatario di conte-stazioni di violazioni della norma-tiva che disciplina l’esercizio del commercio su aree pubbliche  “. Da notare bene, nel mirino della prefetto anche i denunciati, non solo i condannati.

L’ordinanza si applicherà nell’area della Fortezza da Bas-so, nel Parco delle Cascine, in via dei Servi, piazza dei Ciompi, via dell’Ariento, via Sant’Antonino, borgo San Lorenzo, piazza del Mercato Centrale, via Nazionale, largo Fratelli Alinari, piazza della Stazione, via Panicale, via Guelfa, via de’ Benci, largo Pietro Anni-goni, via dei Pandolfini e piazza San Jacopino.

Questa mostruosa misura an-tipopolare è stata condivisa dal Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, di cui fa parte anche il sindaco Dario Nar-della, che plaude e rincara “Le zone rosse aiutano, ma ora più agenti”. Non è mancato il plauso del ducetto Matteo Salvini.

Fortemente critica Magistratu-ra democratica: “L’ordinanza del prefetto di Firenze permette alle forze dell’ordine di allontanare da alcune zone della città chi è sta-to denunciato per percosse (uno schiaffo), lesioni, rissa, spaccio di stupefacenti. E chi ha ricevuto contestazioni relative alle regole del commercio. In pratica i ven-ditori ambulanti. Questa visione mina le fondamenta dello stato di diritto, perché limita fortemente la libertà di movimento, solo per essere stati denunciati, non con-

dannati. Non è necessario neppu-re essere comparsi davanti a un giudice... naturale portato di una campagna securitaria permanen-te, che aumenta le situazioni di disagio e che offre risposte che, anziché risolvere i problemi li ren-de strutturali, in un circolo vizioso che si autoalimenta. Sono scelte che dividono la collettività anzi-ché renderla coesa e solidale. Si allontanano, così gli obiettivi che davvero garantirebbero la con-vivenza pacifica: l’inclusione e progetti di coesione sociale, che, dove praticati, hanno consentito l’integrazione e l’effettivo aumen-to della sicurezza reale”.

Ipocrita e demagogica la li-sta “Sinistra civica” guidata da Angela Terzani Staude, che pur appoggiando la candidatura di Nardella, prende le distanze dal-la prefetta dichiarando in una nota: “La soluzione dello spaccio o del commercio abusivo non è spostare gli indesiderati da una zona di Firenze a un’altra”: offre così una copertura a sinistra a Nardella.

Non è un caso che Firenze e Bologna, amministrate entram-be dal PD, siano i primi comuni ad applicare la linea fascista di Minniti, ripresa e sviluppata da Salvini.

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N. 15 - 25 Aprile 2019 elezioni comunali e regionali / il bolscevico 11Comunicato dell’Organizzazione locale del Partito

Il PMlI avvIa con slancIo la caMPagna elettorale astensIonIsta

MarxIsta-lenInIsta a BIellaIl prImo gazebo sabato 20 aprIle In vIa ItalIa

Ciò che accomuna tutti i manifesti elettorali, già affissi in città in occasione delle pros-sime elezioni amministrative, sono i volti sorridenti e ammic-canti dei candidati sindaco che vorrebbero dare a intendere, alle elettrici e agli elettori, che la propria persona è l’unica in grado di portare il vero cam-biamento di cui la città di Biella ha estremamente bisogno. Tali faccioni sono immancabilmente affiancati a slogan demagogici e qualunquisti come “Le per-sone al centro” dell’aspirante sindaco Dino Gentile che, negli anni, è tristemente passato dal “centro-sinistra” al “centro-de-

stra” per poi approdare all’at-tuale propria lista civica che, come dicevamo, propone un minestrone di slogan “strabol-liti” tipo “Coinvolgere i giovani nelle decisioni” e “Spezzare l’i-solamento del nostro territorio migliorando il sistema dei colle-gamenti con le grandi città, fa-vorire l’economia, migliorare la sicurezza ed esaltare la bellezza del nostro territorio”… obiettivi, ricordiamo, che Dino Gentile ha palesemente disatteso durante il suo precedente mandato.

Anche il Movimento 5 Stelle ha lanciato la campagna eletto-rale anticipata proponendo l’av-vocato Giovanni Rinaldi che,

nei costosissimi cartelloni 6x3 sparsi in tutta la città, elenca “Concorsi, SEAB, Tempio cre-matorio e Museo del Territorio”.

Ma cosa vorranno mai signi-ficare quelle parole ci chiediamo noi? La cosa certa è che dove i pentastellati stanno governan-do, vedi Comune di Torino, le condizioni concrete di vita degli studenti, lavoratori e pensionati non sono minimamente miglio-rate in confronto alle preceden-ti amministrazioni. Ci sembra proprio che i 5 Stelle abbiano trovato il loro “posticino” tran-quillo all’interno delle istituzioni borghesi e abbiano compreso che fare politica in quel tipo di istituzioni può fruttare visibilità e prestigio soprattutto per chi, in ambito lavorativo, è un libero professionista.

Intorno al candidato sinda-co del “centro-destra”, Claudio Corradino, che nei giorni scorsi ha ufficializzato l’alleanza con i fascisti ripuliti di Fratelli d’Italia e sottoscritto le loro parole d’or-dine “Dio, patria e famiglia”, si concentrano le aspettative per un ritorno al potere della destra biellese anche nella speranza di ridare lustro a quelle poche ricchissime famiglie che, pur avendo accumulato milioni di euro nei precedenti secoli attra-verso lo sfruttamento del lavoro di migliaia di operaie e operai dell’industria tessile, non hanno nessuna intenzione di restituire alla comunità biellese manco una infinitesima parte di quelle fortune valutando di investirle nel turismo locale, in sviluppo e innovazione. È palese la loro determinazione nel continuare a vivere esclusivamente nell’a-gio che tali rendite finanziarie assicurano. In aggiunta a ciò la Lega e Fratelli d’Italia intendo-no fomentare l’odio tra le classi subalterne nei confronti dei più deboli della società, come i mi-granti, che fuggono da scenari di guerra devastanti e, giunti in Italia, finiscono sfruttati nel la-voro agricolo al Sud e, al Nord Italia, nelle industrie di proprietà di quei leghisti che tanto li di-sprezzano.

Maestro apologetico del-la guerra tra poveri il giova-ne leghista biellese Giacomo Moscarola, probabile braccio destro di Corradino in caso di vittoria del “centro-destra”, che ha sempre gettato benzina sul fuoco del malcontento sociale indicando, vergognosamente, i migranti quali responsabi-li dell’elevata disoccupazione giovanile e dell’assenza di sicu-rezza in città.

Dell’attuale sindaco Marco Cavicchioli vogliamo ricordare il nulla condito col niente che ha generosamente profuso alla no-stra comunità non essendo sta-to in grado di arginare almeno le conseguenze più gravi della crisi economica che ha inve-stito tutto il biellese. Le uniche azioni concrete che il Partito Democratico locale ha conce-pito sono il sostegno ideologico alla faraonica TAV in Val Susa in barba alle necessità dei tantis-simi pendolari biellesi costretti ancora a viaggiare su treni che bruciano nafta in quanto i lavori di elettrificazione della linea fer-roviaria Biella- Santhià restano un miraggio. Per non parlare dei disattesi lavori di ampliamento e riqualificazione della Strada Statale Trossi che avrebbero potuto migliorare la sicurezza e lo scorrimento del traffico verso Milano e Torino. Su tale fronte il Partito Democratico, con alla testa il consigliere regionale uscente Vittorio Barazzotto, preferisce i progetti di costru-zione ex novo di grandi opere inutili che, come la “Pedemonti-na”, cementificano ulteriormen-te i nostri bellissimi territori sen-za apportare concreto beneficio alla comunità. Stendiamo un velo pietoso sulla gestione dei servizi sociali che, a suon di tagli ed esternalizzazioni, sono ridotti all’osso e non riescono certo a far fronte alle necessità di tantissime famiglie biellesi in difficoltà economica.

Ma c’è un altro aspetto fon-damentale che accomuna tutti i candidati sindaco al comune di Biella, ossia l’appoggio incon-dizionato all’attuale sistema di

produzione capitalistico che sta tormentando la vita dei “fortu-nati” che un impiego ce l’hanno mentre crea frustrazione e po-vertà a tutte quelle migliaia di persone che il lavoro lo hanno perduto. Vogliamo ricordare le precarie condizioni d’ingresso nel mondo del lavoro dei nostri giovani costretti a turni este-nuanti ricevendone in cambio paghe da fame, che certamente non possono garantire una vita dignitosa e indipendente. I gio-vani accettano tali condizioni di sfruttamento nella speranza di essere assunti a tempo indeter-minato.

Chi ha distrutto le principali tutele e i diritti dei giovani la-voratori? I governi nazionali e regionali a guida Partito Demo-cratico – a cui appartengono il sindaco Marco Cavicchioli e il consigliere regionale Vittorio Barazzotto – fondati sulle basi della precarietà e flessibilità dei lavoratori, vedi Jobs Act e can-cellazione dell’articolo 18.

Gli unici a opporsi al modo di produzione capitalistico siamo noi marxisti-leninisti che nei no-stri manifesti elettorali indichia-mo esclusivamente l’inequivo-cabile scelta dell’astensionismo per delegittimare le istituzioni rappresentative borghesi. Il no-stro Segretario generale, com-pagno Giovanni Scuderi, ha re-centemente detto che “Affinché le regioni e i comuni siano go-vernate veramente dal popolo

e al servizio del popolo, è indi-spensabile il socialismo il quale non potrà certamente essere raggiunto votando i partiti bor-ghesi al servizio del capitalismo ma contribuendo attivamente alla creazione delle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo. Il nostro auspicio è che le operaie e gli operai, che non sopportano più di essere sfruttati e oppressi dal capitalismo e che lottano in pri-ma linea per migliorare le con-dizioni di vita e di lavoro delle masse lavoratrici, e le ragazze e i ragazzi, che in numero sempre crescente scendono in piazza preoccupati per il loro futuro, siano i primi e i più pronti a va-lutare, e far propria, la proposta strategica del Partito marxista-leninista italiano”.

L’Organizzazione biellese del PMLI ha dato mandato di far affiggere centinaia di manifesti astensionisti nei comuni di Biel-la, Cossato, Vigliano Biellese, Gaglianico e Candelo e predi-sporrà il primo gazebo asten-sionista marxista-leninista nel pomeriggio di sabato 20 aprile dalle ore 15 alle ore 19 in via Italia angolo via Battistero per ragionare insieme alle biellese e ai biellesi più progressisti della nostra scelta tattica astensioni-sta alle elezioni amministrative.

Per il PMLI.BiellaGabriele Urban

Biella, 13 aprile 2019

Bisogna mobilitarsi per dare battaglia anche sul piano eletto-rale, al sistema capitalistico, al suo regime e alle sue istituzioni in camicia nera, alle coalizioni della destra e della “sinistra” bor-ghese dell’UE imperialista. Come per il passato, bisogna creare ovunque sia possibile delle Squadre di propaganda dell’asten-sionismo marxista-leninista valide sia per le elezioni europee, sia per le elezioni comunali e regionali. Là dove non ci sono militanti e istanze del Partito, l’iniziativa può essere presa da simpatizzan-ti e amici. Può far parte della Squadra di propaganda chiunque voglia dare una qualsiasi mano alla campagna elettorale asten-sionista del Partito.

Non è quindi necessario che i membri non di Partito del-la Squadra siano disponibili a fare tutto quello che occorre alla campagna: volantinaggi, comizi volanti e banchini di propagan-da, addobbo sale per i dibattiti, raccolta fondi, ecc. Si può es-serne membri anche se si è disposti a fare una sola cosa di tutte

queste. Ed è sufficiente offrirsi come autista o mettere a disposi-zione il proprio mezzo o partecipare ai turni di apertura della sede o finanziare la Squadra.

Le Squadre possono essere composte anche da due perso-ne. Esse devono tenere almeno due riunioni: una di insediamento nella quale siano discussi i documenti elettorali del Partito e le sue indicazioni elettorali, sia stabilito il piano di lavoro e siano suddivisi i compiti; un’altra a conclusione della campagna per fare il bilancio critico e autocritico del lavoro svolto, che in sintesi va comunicato successivamente alla Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del Partito, e per sciogliere la Squadra.

Le Squadre nel corso del loro lavoro possono inviare delle bre-vi corrispondenze a Il Bolscevico, corredate magari da qualche foto, sugli avvenimenti più importanti della campagna elettorale astensionista.

Il lavoro non manca e quanto più lavoreremo, in qualità e in

quantità, tanti più elettrici ed elettori verranno investiti dalla linea dell’astensionismo marxista-leninista, che comprende, per le ele-zioni comunali e regionali, oltre l’astensionismo inteso come voto dato al PMLI e al socialismo, la creazione delle istituzioni rappre-sentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari fondati sulla democrazia diretta.

Il nostro auspicio è che questo appello a creare delle Squadre di propaganda dell’astensionismo sia raccolto da tutti gli antica-pitalisti, gli antimperialisti, gli antifascisti, i fautori del socialismo e gli astensionisti che vengono a conoscenza del PMLI, che si sono già liberati da ogni influenza elettorale, parlamentare, riformista e revisionista e intendono fare qualcosa di concreto nella battaglia elettorale per far avanzare la causa del socialismo e dell’eman-cipazione del proletariato. Pensiamo soprattutto agli operai più avanzati e combattivi e alle ragazze e ai ragazzi che hanno tutto un mondo da conquistare.

Nella rubrica curata da Gianni Vuoso“Il Dispari” di Ischia tratta

il tema delle elezioni europee e l’indicazione del PMLI di astenersi

per dire No a questa UELunedi 15 aprile su

“Il Dispari” di Ischia nella rubrica a tutta pagina “Grandan-golo” da lui stesso curata, il compagno Gianni Vuoso ha bril-lantemente trattato il tema delle prossime elezioni europee e la posizione del PMLI in proposito attraver-so un approfondito articolo dal titolo: “Mentre i candidati ad Ischia e altrove già riscaldano i motori. È opportuno astenersi alle prossime elezioni per dire no a questa UE come è altrettanto opportuno uscire dal-la Nato per un mondo di pace”.

Un momento della diffusione al banchino di propaganda elettorale astensionista organizzato a Biella per le elezioni nazionali del 2018 (foto il Bolscevico)

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12 il bolscevico / PMLI N. 15 - 25 Aprile 2019

In rete già circola questa vignetta del PMLI astensionista

ripresa dal sito del Partito

Potere aL PoPoLo Ignora L’InvIto a esPrIMersI su un artIcoLo de “IL BoLscevIco”

che Lo crItIca

Come si legge nella pagina Facebook di Potere al popolo del 4 aprile 2019 Fabrizio Baldi, sconosciuto al PMLI e a “Il Bolsce-vico”, ha postato l’articolo Potere al popolo o potere al prole-tariato? E attraverso quale via, parlamentare o rivoluzionaria?, pubblicato sul n. 4/2018 de “Il Bolscevico”, chiedendo l’opinione in proposito a quel partito.

Potere al popolo ha ignorato finora l’invito a esprimersi sull’ar-ticolo de “Il Bolscevico” che lo critica.

E la grande disponibilità al confronto di cui parla Potere al po-polo dove è andata a finire? Nei fatti pratica la massima apertu-ra con tutte le forze che stanno nella stessa area e per contro ha una chiusura totale con chi sta alla sua sinistra, come il PMLI.

Ma quanto potrà durare questa chiusura, che non giova all’u-nità delle masse che lottano contro il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio?

Prima o poi è possibile che i militanti di Potere al popolo che guardano a sinistra e hanno qualche simpatia per il socialismo e il comunismo chiedano a Giorgio Cremaschi e a Viola Carofalo di aprire il confronto col PMLI nell’interesse delle masse e dello sviluppo della lotta di classe.

esce il volume n° 12 della

Piccola biblioteca marxista-leninista

PICCOLA BIBLIOTECA MARXISTA-LENINISTA • 12

VIVA LA TERZA

INTERNAZIONALE

Documento del Comitato centrale del PMLI

Discorsi di Giovanni Scuderi

La situazione del PMLI, i nostri problemi e

la lotta contro il capitalismo, per il socialismo

Continuiamo ad applicare la linea

organizzativa e propagandistica per

dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso

La lotta tra le due linee all’interno del PMLI

VIVA LA TERZA

INTERNAZIONALE

Per il 42° anniversario della fondazione del PMLI

dIffusIone a fucecchIo deLL’edItorIaLe dI scuderI

�Redazione di FucecchioSabato 13 aprile i compa-

gni della Cellula “Vincenzo Falzarano” di Fucecchio, in provincia di Firenze, hanno ef-fettuato una diffusione del vo-lantino che celebra la fonda-zione del PMLI. L’iniziativa si è svolta in Piazza Pertini, nei pressi della Coop e degli im-pianti sportivi della cittadina. “Questo regime va abbattu-to. Il proletariato al potere” era senz’altro un titolo molto forte che ha sorpreso molti passan-ti, abituati in questo periodo a ricevere solo richieste di voto per le prossime elezioni euro-

pee e amministrative.Specie per l’elezione del

sindaco a Fucecchio è già partita la campagna elettora-le, anche se stando alle rego-le dovrebbe partire solo il 26 aprile. Non mancava infatti un banchino di una lista che si colloca a sinistra del PD. An-che il PMLI si sta preparando e a breve le varie liste dei par-titi borghesi o liste civiche do-vranno fare i conti con la pic-cola ma combattiva pattuglia dei marxisti-leninisti che pro-pone l’astensionismo elettora-le tattico per le amministrative, strategico per le europee.

Fucecchio, 13 aprile 2019. La diffusione per la campagna di proselitismo del PMLI a cui ha partecipato Andrea Cammilli, Responsabile della Com-missione di massa del CC del PMLI (foto Il Bolscevico)

grazie compagni del Pc (ML) di

Panama per gli auguri al PMLI

Come si vede dalla foto, Nueva Democracia, Organo centrale del Partito Comunista (Marxista-Leninista) di Pa-nama, diretta dal compagno Amilkar Villareal P., Segretario generale del Partito, ha pubblicato l’intera pagina fotogra-fica che “Il Bolscevico” ha dedicato al 42° compleanno del PMLI. Questo il titolo di Nueva Democracia: “Viva il 42° An-niversario della fondazione del Partito marxista-leninista ita-liano! Con i cinque Maestri e il PMLI vinceremo!”._______________Nueva Democracia è stata fondata il 9 gennaio 1981. Indirizzo telematico: [email protected]

IL BLog “La vIttorIa degLI oPPressI e sfruttatI” cIta IL docuMento

deL cc deL PMLI “vIva La terza InternazIonaLe”

Nei giorni scorsi il blog sudamericano “victoriaoprimidos.wordpress.com” in occasione del Centenario della Terza In-ternazionale ha postato il file audio del documento del CC del PMLI “Viva la Terza Internazionale”.

dal settembre 2009 ad oggiMezzo MILIone dI

Persone hanno vIsItato IL BLog LuMInoso futuro

Facendone il bilancio, Amilkar Villareal P. Segretario gene-rale del PC (ML) di Panama, rivolge un “particolare ricono-scimento al partito fratello, Partito marxista-leninista italiano”.

Con los cinco Maestros venceremos!

amigos del PMLI-Panama pubblica la domanda di

ammissione di Luce al PMLI

Le richieste vanno indirizzate a:

[email protected]

via A. del Pollaiolo, 172/a 50142 Firenze

Tel. e fax 055 5123164

Per chi vuol comunicare con l’Organizzazione della Versilia del PMLI questa è la sua mail:

[email protected]

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N. 15 - 25 Aprile 2019 PMLI / il bolscevico 13La Terza Internazionale rimane la stella polare

per i sinceri marxisti-leninisti, viatico per smascherare il revisionismo e l’opportunismo di ieri e di oggi

di Massimo - Pontassieve (Fi-renze)

Di fondamentale importan-za per ribadire la corretta linea marxista-leninista si dimostra il documento sul centenario della nascita della Terza Internazio-nale pubblicato da “Il Bolscevi-co” n. 8. Esso ripercorre l’espe-rienza storica per la costruzione del partito del proletariato, con-tro il capitalismo per il sociali-smo e la lotta contro il revisioni-smo di destra e di sinistra.

Il documento ricorda come fu la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre a dimostrare la vali-dità del marxismo-leninismo al proletariato di tutti i Paesi, e a smascherare definitivamente le correnti centriste e opportuniste che si annidavano nell’Interna-zionale. Il 24 gennaio 1919, fu Lenin a dare azione agli inter-nazionalisti con la lettera d’invi-to per il primo congresso dell’In-ternazionale comunista, dove veniva formulata la piattaforma della nuova Internazionale, via-tico per dare vita in tutto il mon-do alla formazione di partiti co-munisti.

La Terza Internazionale nata il 2 marzo 1919 grazie all’im-pulso di Lenin e dei bolscevichi russi, con lo scopo di raggrup-pare gli operai rivoluzionari alla guida di oppressi e sfruttati con-tro la borghesia e i suoi agenti “socialisti”, è erede della prima Internazionale fondata da Marx e Engels (1864-1876) che ave-va gettato le basi ideologiche e organizzative per lo sviluppo del movimento comunista interna-zionale e della Seconda Inter-nazionale (1889-1914), fondata con l’impronta di Engels dopo la morte di Marx (14 marzo 1883).

Dopo la morte di Engels (5 agosto 1895) l’opportunismo, il revisionismo e il riformismo pre-

sero il sopravvento nella Se-conda internazionale dirigendo le lotte esclusivamente nel par-lamentarismo e sulla concilia-zione con la borghesia social-democratica e i centristi, fino al totale tracollo del 1914 dove la collaborazione con la borghesia e la posizione socialsciovinista presa con l’avvento della prima guerra mondiale, rifuggiva defi-nitivamente dagli interessi eco-nomici e politici del proletariato, dalla lotta per il socialismo e la dittatura proletaria, nonostan-te che nel suo percorso avesse esteso il movimento comunista internazionale, ma di fatto ab-bassando il livello rivoluziona-rio, dividendo la classe operaia.

La quarta fase dell’IC come ricorda opportunamente il com-pagno Segretario generale, Giovanni Scuderi al Secondo Congresso nazionale del PMLI (Firenze 6-8 novembre 1982), è stata inaugurata da Mao con la lotta contro il revisionismo moderno e la teoria della con-tinuazione della rivoluzione nel-le condizioni della dittatura del proletariato, dirigendo la Gran-de rivoluzione culturale prole-taria in Cina; una nuova teoria marxista-leninista che ristabili-sce la verità marxista contro le menzogne e le falsificazioni dei revisionisti anche all’interno dei partiti comunisti sui capisaldi cardine che Lenin aveva redatti nelle tesi sulla democrazia bor-ghese e la dittatura del proleta-riato, sulla conquista del potere da parte del proletariato, sull’e-sempio della via dell’Ottobre:

- distruzione della democra-zia (dittatura) borghese e sosti-tuzione con la dittatura del pro-letariato;

- espropriazione della bor-ghesia e socializzazione dei mezzi di produzione;

- internazionalismo proleta-rio;

- nascita dei partiti comunisti.Il documento ci ricorda in-

fatti che fu Lenin nel novembre 1914, esule in Svizzera, a deli-neare il ruolo della Terza IC, alla quale spettava il compito di or-ganizzare le forze del proleta-riato per l’assalto rivoluzionario contro i governi capitalistici per la guerra civile contro la borghe-sia di tutti i Paesi, per il potere politico e la vittoria del sociali-smo.

Scorrendo il documento si constata come, fin dal primo congresso dell’IC, tutti i prin-cipali temi all’ordine del gior-no e le conseguenti decisioni non venissero prese in manie-ra arbitraria ma dopo ampie di-scussioni sempre nel rispetto del centralismo democratico. Discussioni che fin dal primo congresso dovettero affrontare il carattere opportunista e fra-zionista dei revisionisti, dei trot-zkisti, degli “ultrasinistri” che, o si opponevano alla fondazione dell’Internazionale come la Lu-xemburg al primo congresso, o si opponevano ai principi del-la dittatura del proletariato, del centralismo democratico, alla tattica dei fronte unito dal bas-so, alla tattica della partecipa-zione dei comunisti nei sinda-cati reazionari, alla tattica della partecipazione in quella fase storica rivoluzionaria dei co-munisti nei parlamenti borghe-si, per il lavoro di propaganda e agitazione, come Bordiga, sma-scherato da Lenin con le sue 21 condizioni per far parte dell’In-ternazionale.

Al quinto plenum del comita-to esecutivo dell’IC fu stabilito un netto contrasto al gruppo di Trotzki, Zinoviev, Kamenev che peroravano la rivoluzione per-manente attaccando la costru-zione del socialismo, la dittatura del proletariato e la corretta li-nea sindacale del partito guida-to da Stalin.

Al sesto Congresso dell’IC (17 luglio-10 settembre 1928)

fu condannata l’attività di tale gruppo e ritenuta giusta l’espul-sione di Trotzki.

Il documento del CC del PMLI nel paragrafo “Il ruolo di Lenin e Stalin” ci dimostra come ci sia sempre stata con-tinuità di operato all’interno del-la Terza Internazionale dei due Maestri e smonta le falsità del-le argomentazioni dei revisio-nisti che continuano ad oggi a dichiarare che il ruolo di Trotzki fu decisivo e che la sua espul-sione fu un’azione arbitraria di Stalin, allo scopo di creare divi-sioni nel movimento comunista internazionale per consolidare il suo potere in URSS. Niente di più falso.

In maniera opportuna il do-cumento smonta anche le tesi per le quali i revisionisti e i deni-gratori del marxismo-leninismo sostengono che lo scioglimen-to della Terza Internazionale fu dovuto ad una decisione arbi-traria di Stalin quando, in realtà, avvenne con la risoluzione del presidium del 15 maggio 1943.

Le falsità che sostengono che Stalin avrebbe avuto la fina-lità di creare divisioni nel movi-mento comunista internaziona-le con lo scopo di consolidare il suo potere in URSS, furono smascherate da lui stesso, in-quadrando le motivazioni dello scioglimento dell’Internaziona-le contro il nemico comune, il nazifascismo, definendo la lot-ta contro il nazifascismo come il più importante compito del pro-letariato internazionale:

- facilitare in maniera tempe-stiva l’organizzazione dell’attac-co comune contro il nemico co-mune nazismo e fascismo;

- smascherare la calunnia dei nazisti secondo i quali i par-titi comunisti dei vari Paesi eu-ropei agirebbero non nell’inte-resse del proprio popolo ma dietro ordini di Mosca;

- facilitare l’opera e l’unifica-zione dei patrioti di tutti i Paesi in un unico campo di liberazio-ne nazionale contro il nazismo e il fascismo indipendentemen-

te dai partiti di appartenenza;- un fronte comune contro la

belva nazifascista.Motivazioni che potrebbero

dimostrarsi quanto mai attua-li oggi in considerazione della diffusione di tendenze fasciste, razziste e xenofobe in Italia e in Europa.

Molto interessante il para-grafo del documento sui rappor-ti fra l’Internazionale e il PCdI che ne rileva la linea revisioni-sta assunta dalla maggioran-za dei dirigenti italiani nei con-fronti dei dettami cardine del marxismo-leninismo; dirigen-ti che hanno sempre adottato tattiche e strategie differenti da quelle dettate dalla Rivoluzione d’Ottobre, che si trattasse delle posizioni settarie da sinistra di Bordiga, o di quelle di destra di Gramsci e Togliatti.

Le conseguenze di tali scelte

a distanza di qualche decennio sono state la causa principale dell’aver riportato il proletariato ad una fase pre-marxista, sen-za coscienza di classe per sé per la conquista del potere poli-tico, e nell’aver decomunistizza-to e deideologizzato le masse lavoratrici. In sostanza hanno apportato solo danni al movi-mento comunista.

Penso che si debba ringra-ziare il Comitato centrale del PMLI per la celebrazione del Centenario della Terza Interna-zionale che rimane la stella po-lare per i sinceri marxisti-leni-nisti, viatico per smascherare il revisionismo ed esempio per creare nel futuro una nuova In-ternazionale tra autentici partiti marxisti-leninisti.

Viva la Terza Internazionale!Con i Maestri e il PMLI vin-

ceremo!

Per chi vuole conoscere la storia e la linea del PMLI, consigliamo di leggere, nell’ordine, i seguenti scritti e discorsi del Segretario ge-nerale del PMLI, compagno Giovanni Scude-ri:1) “Da Marx a Mao” (Discorso, a nome del CC del

PMLI, per il 40° Anniversario della scomparsa di Mao, 11 settembre 2016)

2) “Che il PMLI tenga sempre alta la gran-de bandiera rossa di Marx” (Discorso in oc-casione del Bicentenario della nascita di Marx, 5 Maggio 2018)

3) “Avanti con forza e fiducia verso l’Italia unita, rossa e socialista” (Rapporto, a nome dell’Ufficio politico del PMLI, al 5° Congresso nazionale del PMLI, 6 dicembre 2008)

4) “Avanti sulla via dell’Ottobre tenendo alta la bandiera del marxismo-lenini-smo-pensiero di Mao” (Discorso alla Festa per il 40° Anniversario della fondazione del PMLI, 9 Aprile 2017)

5) “La situazione del PMLI, i nostri proble-mi e la lotta contro il capitalismo, per il socialismo” (Discorso alla 6ª Sessione plenaria del 5° CC del PMLI, Firenze il 14 gennaio 2018)

6) “Continuiamo ad applicare la linea or-ganizzativa e propagandistica per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso” (Re-lazione di Giovanni Scuderi alla 2ª Riunione plenaria del 5° Ufficio politico del PMLI, 3 novembre 2018)

7) “La lotta tra le due linee all’interno del PMLI” (dal Rapporto dell’Ufficio politico al 3° Congres-

so nazionale del PMLI presentato da Giovanni Scuderi)

8) “La situazione del Partito e le elezioni europee e amministrative” (Discorso alla 4ª Sessione plenaria del 5° CC del PMLI, Firenze il 5 aprile 2014)

9) “Appoggiamo lo Stato islamico contro la santa alleanza imperialista” (Saluto alla 5ª Sessione plenaria del 5° CC del PMLI, Firenze l’11 ot-tobre 2015)

10) “Il PMLI è figlio ed erede del Sessan-totto” (Editoriale per il 41° Anniversario della fonda-zione del Partito marxista-leninista italiano, 29 marzo 2018

11) “Una grande vittoria politica, orga-nizzativa e finanziaria” (Saluto all’inaugura-zione ufficiale della nuova Sede centrale del PMLI e de “Il Bolscevico”, 1 febbraio 2014)

Inoltre fondamentale è leggere, nell’ordine, i se-guenti documenti dell’Ufficio politico e del Co-mitato centrale del PMLI:

1) “Viva Marx. Applichiamo i suoi inse-gnamenti per conquistare il socialismo e il potere politico da parte del prole-tariato” (In occasione del Bicentenario della nascita di Marx, 9 Aprile 2018)

2) “Viva la Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre! Gloria eterna a Lenin, Stalin e ai marxisti-leninisti russi. È la via che dobbiamo seguire in Italia” (In occasione del Centenario della Rivoluzione d’Ottobre, 25 Ottobre 2017)

3) “Solo il socialismo può cambiare l’Ita-lia e dare il potere politico al proleta-riato. Astieniti se vuoi dare il tuo voto al socialismo e al PMLI” (14 gennaio 2018)

4) “Buttiamo giù il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio” (5 giugno 2018)

5) “Viva la Terza Internazionale” (2 febbraio 2019)

5) Alle elezioni del parlamento europeo del 26 maggio 2019. ASTIENITI per de-legittimare l’Unione europea imperia-lista, il parlamento europeo e le altre istituzioni europee al suo servizio. L’UE è irriformabile, va distrutta. Solo il so-cialismo può realizzare l’Europa dei po-poli (9 Aprile 2019)

6) Discorso di Erne Guidi, a nome del CC del PMLI, alla Commemorazione di Mao 2018:

“Mao, l’imperialismo e la lotta per il so-cialismo” (9 Settembre 2018)

7) “I diritti e le battaglie Lgbt, il matrimo-nio e la ‘maternità surrogata’ ” (21 marzo 2016)

8) “Lettera aperta alle ambientaliste e agli ambientalisti” (15 marzo 2019)

Tutti questi documenti si trovano sul sito www.pmli.it.

Rimanendo a disposizione delle e degli interessati, auguriamo buona lettura.

Per chi vuole conoscere

la storia e la linea del PMLI

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI E DEGLI SCIOPERI

T - Presidio a Roma Piazza del Popolo per il “Fridays for Future” con la partecipazione di Greta Thunberg. Il successivo è in programma per il

24 maggio

T – Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil - Sciopero nazionale lavoratori della Metro Italia Cash & Carry per richiedere la firma del contratto

integrativo aziendale

X-Y – Slai prol Cobas, Fao-Cobas Trasporto merci – Sciopero del personale viaggiante su mezzi pesanti delle aziende del

settore trasporto merci, logistica e spedizione

APRILE

MAGGIO

B – Cgil, Cisl, Uil – Manifestazione del Primo Maggio a Bologna sul tema “La nostra Europa: lavoro, diritti, Stato sociale”

B – Unione Sindacale Italiana – Sciopero generale di tutte le categorie Pubbliche e Private

K - USB - Sciopero dei dipendenti pubblici di tutti i comparti del pubblico impiego, compresi i lavoratori della scuola, dei vigili del fuoco e i

lavoratori precari di qualsiasi tipologia contrattuale contro le misure del governo su assunzioni, regionalizzazione e precariato.

R- Flc Cgil, Cisl Fsur, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams - Sciopero generale di tutti i lavoratori del comparto istruzione e ricerca No

all’autonomia differenziata e conseguente regionalizzazione dell’istruzione, stanziamento di risorse superamento del precariato e stabilizzazione del

personale

Fondato il 15 dicembre 1969Settimanale - Nuova serie - Anno XLIII N. 13 - 11 aprile 2019

Auspico che si vada alla creazione dell’Internazionale marxista-leninista, affinché si gettino le fondamenta per una nuova unione dei Partiti autenticamente marxisti-leninisti

PAG. 4

Andrea Bartoli - Borgo San Lorenzo (Firenze)

42° Anniversario della fondazione del PMLIQueSto reGIMe vA ABBAttuto IL ProLetArIAto AL Poteredi Giovanni Scuderi*

PAG. 2DALL’uLtIMA LottA trA Le Due LInee IL PMLI è uScIto PIù Forte. LAvorIAMo SoDo Per DArGLI un corPo DA GIGAnte roSSo

DI PAtrIzIA PIerAttInI*

FIrenzecontestato Salvini all’IsolottoIl ducetto fascio-leghista apre provocatoriamente la campagna elettorale per

le amministrative nel quartiere tradizionalmente rosso, culla del PMLI PAG. 14I SInDAcAtI conFeDerALI BoccIAno IL SALArIo MInIMo Per LeGGe. GIuSto!“Dare vaLore erga oMnes aI contrattI”“onestà, onestà” è solo un vuoto slogan del M5SArreStAto Per corruzIone MArceLLo De vIto (M5S), PreSIDente DeL conSIGLIo coMunALe DI roMAIndagato anche Frongia, uomo ombra della sindacaLa gIunta raggI Deve DIMettersI

Sede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164

e-mail: [email protected] - www.pmli.it

ENTRA NEL PMLI

Se vuoi il socialismo e il proletariato al potere

Se vuoi il socialismo e il proletariato al potere

ENTRA NEL PMLIPARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO50° Anniversario della fondazione

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ProMoSSo DALLA LoBBy reAzIonArIA AMerIcAnA InternAtIonAL orGAnIzAtIon For the FAMILycongresso di verona sulla famiglia fascista, patriarcale, anti LGBt*QIA+ e antiabortista sostenuto da Salvini e Fontana

150 MILa ManIFestano contro IL congresso DeLLa FaMIgLIa FascIsta. In testa non

una DI Meno organIzzatrIce. IMPortante Presenza DI anPI, cgIL, arcI e LIbera

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riflessioni sull’editoriale de “Il Bolscevico” sull’8 Marzo 2019MArtenGhI FA chIArezzA SuLLA vIA DeLL’eMAncIPAzIone DeLLe Donne e SuLLe teorIe rIForMISte, revISIonISte, trotzkISte e FeMMInISte BorGheSILavoriamo per far conoscere a sempre più ragazze

e donne la linea femminile del PMLI e per dare un effettivo contributo alla crescita del gigante rossodi cinzia Giaccherini

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PAG. 6PAG. 9

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Scarica il numero 13/2019 con l’Editoriale di Giovanni Scuderi,

Segretario generale del PMLI, per il 42° Anniversario della fondazione del Partito

http://www.pmli.it/ilbolscevicopdf/2019n131104.pdf

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14 il bolscevico / cronache locali N. 15 - 25 Aprile 2019

Forte denuncia del professore Mattei e dell’ex assessore ai Beni Comuni Lucarelli

De Magistris svenDe i beni pubblici Di napoli

L’inizio della dismissione voluta dal prefetto Carpino, sodale del ducetto Di Maio �Redazione di NapoliIl 22 marzo scorso buona

parte delle strutture pubbli-che, tra cui centri sociali, case occupate e autogestite, beni pubblici trasformati in “beni comuni” secondo la delibe-ra della giunta napoletana di De Magistris n. 446 del 2016, sono state colpite da questa sorta di sigillo che bloccava i cancelli d’entrata o quelli pe-riferici: “Agenzia del Demanio – Direzione Regionale della Campania. AVVISO: si comu-nica che in data 22/03/2019 personale dell’Agenzia del Demanio si è recato presso il presente immobile di proprie-tà dello Stato per sottoporlo ad attività di vigilanza ex DPR 13/7/1998 n. 367”.

In un attimo i comunicati dei disoccupati organizzati e poi mano mano di tutte le re-altà politiche e di movimento napoletane hanno denunciato questo “avviso” e poi chiesto i motivi di questa affissione di-rettamente alla giunta aran-cione. In realtà dietro questa operazione sembrava esserci, in un primo momento, il solo prefetto Riccardo Carpino, di-rettore dell’Agenzia del Dema-nio dall’agosto 2018 su volere del ducetto Di Maio, ma dal 2008 al 2011 già capo di ga-binetto del ministro per i rap-porti con le Regioni, il turismo e lo sport, ai tempi cioè del mi-nistro Raffaele Fitto (ex UDC). L’idea di Carpino è che per valorizzare gli immobili pub-blici presenti sul territorio na-poletano, ne vanno dismessi

alcuni che farebbero rientrare un po’ di denaro pubblico nelle precarie casse comunali. Tra-mite il “Regolamento recante norme per la semplificazione del procedimento di presa in consegna di immobili e com-piti di sorveglianza sugli im-mobili”, Carpino vorrebbe pro-grammare l’attività di vigilanza degli immobili, vederne la con-sistenza e avviare la svendita.

In realtà in questa nuova privatizzazione, che sembra far ripiombare Napoli ai tempi dei governi di “centro-sinistra” del rinnegato Bassolino e del-la DC Iervolino, Carpino e Di Maio non sembrano essere soli. Una delibera che ha vi-sto il 31 marzo l’unanime voto della giunta che alla presen-za di tutti gli assessori, vara-va un clamoroso quanto scan-daloso piano di dismissione di 479 cespiti immobiliari, tra cui il lido Pola e l’ex Carcere Filangieri oggi autogestiti dai giovani centri sociali (“Banca-rotta” e “Scugnizzo Liberato”) che hanno creato spazi di ag-gregazione in quartieri diffici-li come, rispettivamente, Ba-gnoli e Montesanto.

In una nota del 7 aprile la giunta De Magistris cercava di aggiustare il tiro e tranquil-lizzava i giovani dei centri so-ciali: da un lato si rivendicava il proprio ruolo di capitale dei beni comuni; dall’altro accusa-va i propri uffici dell’errato in-serimento di Lido e Scugnizzo nella delibera di dismissione. Nessuna altra parola, invece, sui restanti 477 beni pubblici

che verranno probabilmente svenduti ai pescecani di turno pronti ad approfittare della de-libera privatizzatrice.

“Ciò che si è clamorosa-mente verificato a Napoli è un problema istituzionale che va ben oltre la sincerità di que-sto o quell’amministratore lo-cale - affermano il professo-re Ugo Mattei e l’ex assessore ai Beni Comuni del Comune di Napoli Lucarelli su “Il Fatto quotidiano” del 10 aprile scor-so -. Simili dismissioni, com-pletamente discrezionali per gli enti pubblici titolari dei beni pubblici (circa il 70% degli im-mobili pubblici sono comunali) avverranno sempre più inten-samente, perché il pubblico oggi è alla mercé dei poteri privati organizzati e nessuna legge limita le sdemanializza-zioni a loro vantaggio (molto spesso la forza coi deboli pro-va a nascondere la debolezza verso i forti)”. Mattei e Lucarel-li fanno l’esempio dell’area ex ferroviaria di Saronno, messa in vendita per 22 milioni, che potrebbe essere aggiudica-ta per poco più di tre milioni a speculatori e palazzinari.

Contemporaneamente, an-che dopo la doppia sentenza delle Sezioni Unite della Cor-te di Cassazione, le istituzio-ni locali e nazionali in cami-cia nera che ritenevano ormai fosse necessario dare spa-zio ai “beni comuni” rinnovan-do il codice fascista del 1942 definitivamente, hanno fat-to orecchie da mercante; co-minciando proprio dalla giunta

antipopolare De Magistris che nulla ha fatto per resistere al possibile saccheggio dei beni comuni cittadini.

“Con il Referendum del 2011 il popolo aveva accol-to la nostra impostazione – continuano Mattei e Lucarelli - dicendo basta alle privatiz-zazioni neoliberali dei beni co-muni (….). Napoli aveva fati-cosamente portato avanti, in un quadro legislativo nazio-nale avverso, una coraggio-sa sperimentazione locale (compresa la ripubblicizzazio-ne dell’acquedotto)”. Infatti si annunciava in maniera “rivo-luzionaria” e a bandiere aran-cioni spiegate la modifica all’u-nanimità dello stesso Statuto comunale nel 2011, inserendo tra i valori fondativi la nozione dei beni comuni elaborata dal-la Commissione Rodotà; per poi disattenderli subito dopo, il che provocava la ferma de-nuncia di noi marxisti-leninisti.

Criticando decisamente la recente delibera della giunta antipopolare del neopodestà De Magistris, sia Mattei che Lucarelli ritengono ormai “ne-cessaria con estrema urgenza una legge nazionale che mo-difichi il Codice, protegga la dimensione sociale ed ecolo-gica del nostro diritto dei beni riservandone le utilità alle ge-nerazioni future. Solo così si possono blindare i beni pub-blici nei confronti di svendi-te truffaldine, legalizzate dal-la debolezza del demanio”. E ancora, con una certa fru-strazione: “Quanto sta succe-dendo nella Capitale dei beni comuni, obbliga tutti ad ab-bandonare finalmente distin-guo, particolarismi e nostal-gie (del demanio) per mettere in campo intorno alla legge di iniziativa popolare Rodotà un fronte unico capace di conqui-stare milioni di firme per fer-mare il saccheggio dei nostri beni e garantirli per le genera-zioni che verranno”.

Pieve eManueLe (MiLano)

uccisi sul lavoro due operai

Travolti da una lamiera caduta da una gru mentre stavano lavorando

accanto ai binari della ferrovia �Dal nostro corrispondente della LombardiaIl 3 aprile scorso a Pieve

Emanuele (Milano) un nuo-vo, gravissimo e inaccetta-bile incidente sul lavoro è costato la vita a due ope-rai, Salvatore Borriello di 47 anni e Salvatore Palumbo di 55 anni. Alle 11,30 nel can-tiere di via Roma nei pres-si della stazione ferroviaria, dove è in corso di realizza-zione una recinzione per im-pedire l’attraversamento dei binari, una paratia è caduta improvvisamente da una gru travolgendo i due operai che sono rimasti schiacciati tra la struttura in metallo e la pare-te in cemento morendo prati-camente sul colpo.

I due operai lavoravano per la ditta Cefi, un’azien-da di Casoria (Napoli) che aveva ottenuto l’appalto del cantiere per conto di Ferro-vie dello Stato e del caso si sta occupando il pm Maura Ripamonti del dipartimento che si occupa di incidenti sul lavoro guidato dal procurato-re aggiunto Tiziana Siciliano. I due responsabili della Cefi sono stati iscritti nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio colposo ma del-le indagini, condotte con la collaborazione della polizia giudiziaria e della Polfer, sta-rebbero emergendo elemen-ti che potrebbero portare a breve a ulteriori iscrizioni.

La zona è già stata teatro di vari incidenti a volte gra-vi come nel caso di un al-tro operaio morto nel 2017 mentre stava attraversando i binari. Dopo la soppressio-ne del passaggio a livello e conseguente chiusura della vecchia strada non si è crea-

ta un’alternativa per i pedoni che da allora sono di fatto co-stretti a servirsi ugualmente del vecchio percorso ormai pericoloso in quanto privo di segnalazioni. Rfi (la società privata controllata da Ferro-vie dello Stato) per impedire l’attraversamento aveva pro-gettato la costruzione di un muro, il quale è però sempre stato osteggiato dagli abitan-ti poiché per risolvere la que-stione non servono barriere ma una nuova ciclopedonale la quale però, pur prevista in una vecchia lettera d’inten-ti della stessa Rfi, non è mai stata realizzata.

Come sempre accade in tragedie di questo tipo sono arrivate puntuali le imman-cabili lacrime di coccodrillo. In una nota Rfi “esprime il proprio cordoglio e la propria vicinanza ai familiari” men-tre dal canto suo la vicesin-daca della Città Metropolita-na di Milano Arianna Censi (PD) arriva vergognosamen-te a esprimere addirittura la propria vicinanza “al sindaco di Pieve Emanuele e all’im-presa” mettendoli sullo stes-so piano dei familiari degli operai morti. Vuota e retori-ca anche la dichiarazione di “sgomento” del governato-re lombardo, il leghista Atti-lio Fontana, che si limita ad auspicare un rapido accerta-mento delle responsabilità.

Quella dei morti sul lavo-ro, il cui numero cresce ogni anno, è una vera e propria ecatombe. L’ennesima di-mostrazione che nel capita-lismo si va avanti pensando unicamente al profitto e non ci si cura minimamente della salute e della vita degli ope-rai e delle masse lavoratrici e popolari.

Corrispondenza delle masseQuesta rubrica pubblica interventi dei nostri lettori, non membri del PMLI. Per cui non è detto che le loro opinioni e vedute collimino perfettamente, e in ogni caso, con quelle de “il bolscevico”

Deforestazione nella Riserva regionale delle Sorgenti del vera

GLi aBitanti Di teMPeRa ChieDono a GRan voCe aL CoMune Di FeRMaRe

Lo SCeMPio eCoLoGiCoLa deforestazione, special-

mente se compiuta indiscri-minatamente, è uno dei gravi problemi del nostro tempo e anche intorno a L’Aquila gli ef-fetti nefasti si fanno sentire. In-fatti a Tempera, precisamente nella Riserva regionale delle Sorgenti del Vera, sta andan-do in scena un vero e proprio scempio ecologico. Un grup-po di abitanti ha denuncia-to che all’interno della riser-va si stanno effettuando lavori di potatura quanto meno ec-cessivi in assoluto spregio dei vincoli che l’ambiente in cui si opera richiederebbe.

I lavori di manutenzione

proseguono e una notevole quantità di materiale inerte è stata riversata a ridosso del-le sorgive, per permettere il passaggio dei mezzi mecca-nici, alterando così lo stato dei luoghi in un’area ad altissima sensibilità ambientale. Per di più un cartello di divieto di ac-cesso, posto dal comune, im-pedisce da circa un mese ai residenti di andare a verifica-re come effettivamente stiano le cose e quali danni abbiano fatto le ruspe in questo spic-chio di paradiso aquilano.

Inoltre, gli aquilani che hanno protestato si chiedono amaramente dove, in questo

frangente, siano finite le va-rie associazioni ambientaliste che usano le sorgenti per le loro giornate ecologiche; no-nostante le numerose richie-ste di intervento, sono pratica-mente sparite nel nulla.

Gli abitanti di Tempera esa-sperati chiedono a gran voce al comune di intervenire ra-pidamente per porre rimedio alla grave situazione di un luo-go che, anziché essere così danneggiato, andrebbe valo-rizzato a beneficio loro e del-la già ampiamente devastata città di L’Aquila.

Massimiliano – L’Aquila

Dopo l’annuncio della svendita degli immobili pubblici

i disoccupati “Bros” in piazza contestano il

neopodestà De Magistris �Redazione di Napoli

All’indomani della delibe-ra comunale di svendita di centinaia di immobili pubbli-ci a Napoli, voluta fortemente il 31 marzo dalla giunta anti-popolare arancione, con tutti gli assessori che approvava-no all’unanimità, non lo han-no accettato alcuni destinatari del provvedimento.

Venerdì 5 aprile sono sce-si in piazza i precari “Bros”: al-cune delle loro sedi autogesti-te sono minacciate fortemente di essere travolte dalla delibe-ra, come ad esempio quella di piazzetta Giustino Fortunato nel quartiere di Forcella.

Partiti da piazza Garibal-di con lo storico striscione ri-portante la figura di un opera-io che trafigge con una lancia un serpente raffigurante il pa-drone, centinaia di precari, in attesa che la giunta regiona-le del PD De Luca finalmen-te sblocchi le liste per essere assunti come operai della rac-colta differenziata porta a por-ta in Campania, hanno grida-to slogan contro la giunta del neopodestà De Magistris che

non ha fatto dietrofront in que-sti giorni sulla stessa vergo-gnosa delibera, ma la confer-mava silente.

Il corteo attraversava il cen-tro cittadino e giungeva a pa-lazzo S. Giacomo dove una delegazione veniva ricevuta dall’assessore alle politiche giovanili e, si dice, futuro can-didato sindaco, Alessandra

Clemente. I disoccupati han-no manifestato la loro incre-dulità ma al contempo la loro rabbia per il provvedimento protestando contro la giunta e anche contro il ducetto Di Maio vicepremier e ministro del Lavoro, prospettando una nuova protesta se l’esecutivo arancione non avesse dato ri-sposte concrete.

Napoli. La manifestazione del 5 aprile 2019 dei Bros contro la decisione di De Magistris

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N. 15 - 25 Aprile 2019 esteri / il bolscevico 15I governantI ImperIalIstI sostenItorI

delle due fazIonI In guerra non rIescono a trovare un accordo per stabIlIzzare la lIbIa

Salvini tratta in proprio e conferma che i porti italiani rimarranno chiusiLe forze dell’Esercito na-

zionale libico di Khalifa Haftar non stanno dando la caccia ai terroristi, come dichiarato dal generale del governo di Tobruk, ma stanno attuando un colpo di Stato, denunciava il 14 aprile l’inviato dell’Onu Ghassan Sa-lamé che chiedeva una tregua e ribadiva il sostegno al governo di accordo nazionale guidato da Fayez al Serraj, internazio-nalmente riconosciuto. Haftar respingeva la richiesta di tregua ma le sue truppe a una decina di giorni dall’inizio dell’attacco su Tripoli erano ferme a una certa distanza dalla capitale, bloccate dalla resistenza delle formazioni libiche che si sono schierate con Serraj.

Intanto registriamo il bilancio dei primi dieci giorni di guer-

ra che contabilizza quasi 150 morti e oltre 600 feriti, quasi 20 mila sfollati e migliaia di libici e di migranti rinchiusi nei centri di detenzione vicini alla capitale bloccati dagli scontri a fuoco e dai bombardamenti aerei. Pro-prio sbandierando la possibilità della fuga dalla guerra di 800 mila migranti e libici verso le sponde europee il premier Ser-raj ha chiesto l’intervento delle comunità internazionale contro l’avversario di Tobruk e ha spe-dito il suo vicepremier Ahmed Maitig a Roma per chiedere aiuto all’Italia e agli Stati Uniti.

L’imperialismo italiano lo appoggia per difendere il pro-prio ruolo da protagonista nel Mediterraneo centrale e nella crisi libica, un ruolo riconosciu-togli da Trump, e nel controllo

di parte delle sue fonti energe-tiche contese dal rivale galletto imperialista francese. Conte sottolineava durante la sua informativa alla Camera sulla Libia dell’11 aprile che “ogget-tivamente siamo tra i pochi pa-esi che possiamo credibilmente interloquire con tutti i principali attori della scena libica”. A dire il vero il patentino di credibilità glielo ha dato e riconosciuto solo l’imperialismo americano ma tanto bastava a Conte per prendere di petto la questione e dare il via al giro di incontri a Roma dal vice di Serraj ai rap-presentanti di paesi che lo rico-noscono, a partire dal vicepre-mier del Qatar, ma anche con inviati di Haftar e dei paesi che lo appoggiano, dall’Arabia sau-dita all’Egitto. Il primo obiettivo

dichiarato da Conte per iniziare a disinnescare la mina libica è la paura di una nuova ondata di profughi verso l’Italia e l’Eu-ropa, alimentati dalle bombe e dalle trame dei paesi imperia-listi europei, protagonisti non secondari della guerra civile libica.

In parallelo al capo del go-verno anche il vice Matteo Sal-vini, che oramai veste i panni del ducetto in capo, ha lavorato in proprio. Incontrava il vicepre-sidente libico Maitig, dichiarava che “il blitz di Haftar è fallito e noi siamo al lavoro perché si fermino i missili” e teneva fer-mo il suo cavallo di battaglia fascista, razzista e xenofobo: porti chiusi ai migranti, anche quelli in fuga dalla guerra, e ac-que territoriali chiuse per le navi

delle ong. Lo scorso 28 febbraio a Abu

Dhabi, negli Emirati arabi, Ser-raj e Haftar avevano definito l’accordo per le elezioni entro la fine dell’anno ma mentre il capo del governo di Tripoli si recava in visita dai suoi protettori, il 10 marzo a Doha in Qatar dall’E-miro al-Thani e il 20 ad Ankara dal presidente turco Erdogan, il generale di Tobruk iniziava il 27 marzo, con la visita a Riad da re Salman, a passare in rasse-gna i suoi per avere il via libe-ra all’atttacco. Che arrivava da Parigi e con i carri armati già in azione anche dal Cairo dal golpista egiziano al Sisi che il 14 aprile dichiarava a Haftar “il sostegno dell’Egitto negli sfor-zi per combattere il terrorismo e le milizie estremiste per rag-

giungere la sicurezza e la stabi-lità per i cittadini libici in tutto il paese”. Le stesse ragioni per le quali in passato lo ha finanziato e gli ha fornito mezzi militari

Se l’imperialismo americano stava formalmente alla finestra, quello russo si limitava a bloc-care una risoluzione del Consi-glio di Sicurezza dell’Onu che intimava ad Haftar di fermare la sua avanzata. La stessa ri-soluzione preparata dalla Ue era bloccata il 10 aprile dalla Francia. Conte girava a vuoto negli incontri romani. I gover-nanti imperialisti sostenitori delle due fazioni in guerra non riescono ancora a trovare un accordo per stabilizzare la Li-bia e la guerra attorno a Tripoli continua.

telecamere per controllare Il voto deI palestInesI

Il 32,5% dell’elettorato di Israele diserta le urneNetanyahu ancora una volta riesce a formare un governo sionista-nazista

SalviNi eSulta per la vittoria del Nemico Numero uNo del popolo paleStiNeSeAlle elezioni politiche anti-

cipate del 9 aprile il Likud del premier Benyamin Netanyahu ha ottenuto il 29% dei voti va-lidi e 35 seggi, gli stessi del principale rivale, il nuovo partito di centro Blu-Bianco guidato dall’ex generale Benny Gantz, ma forte del patto di alleanza con le formazioni minori di de-stra potrà mettere in campo una maggioranza di almeno 65 seggi, sui 120 della Knesset, il parlamento; il boia Netanyahu, che ha definto il risultato “una vittoria immensa”, si prepara al quinto mandato da premier alla guida di un altro governo sioni-sta-nazista.

A dire il vero il primo partito sarebbe quello della diserzione delle urne, con quasi un terzo dei circa 6,3 milioni di letto-ri. Circa 2,3 milioni di elettori astensionisti, pari al 32,5% con un aumento di oltre 4 punti rispetto al 28,2% delle precedenti elezioni nel 2015. Significativa la crescita delle di-serzione del voto da parte della minoranza araba che è raddop-piata passando dal 27% del 2015 al 54%, grazie anche agli appelli al boicottaggio elettora-le lanciato da settori ed espo-nenti arabi.

La farsa elettorale sionista era segnata dallo scandalo delle telecamere piazzate da esponenti del Likud in oltre un migliaio di seggi dove votava la minoranza araba. Alla denuncia rispondeva direttamente Ne-tanyahu sostenendo che era necessario registrare le ope-razioni di voto per scoraggiare possibili “irregolarità” in seggi “notoriamente problematici”, in realtà per controllare il voto dei palestinesi.

Se con neanche il 20% di consensi sul corpo elettora-le Netanyahu può gridare alla vittoria e restare alla guida del regime di Tel Aviv, la “sinistra” israeliana perde consensi coi laburisti di Avi Gabbai che col 5% dei voti validi conquistano

solo sei seggi, il peggior risul-tato nella storia del partito dal 1948; resiste Meretz con quat-tro seggi mentre le due liste arabe, Hadash-Taal e Raam-Balad, hanno conquistato com-plessivamente 10 seggi, tre in meno del 2015. Proliferano le formazioni di destra dai partiti ortodossi Shas e United To-rah Judaism a Yisrael Beiteinu dell’ex ministro della Difesa Lie-berman all’Unione dei partiti di destra (Casa ebraica, Tkuma e Potere ebraico), nata su pres-sione di Netanyahu, che assie-me hanno 30 seggi e aiuteran-no il Likud a formare il nuovo governo di coalizione. Da nota-re che quest’ultima formazione di destra ha ottenuto consensi in diverse colonie dove il nume-ro di voti è risultato maggiore rispetto a quello degli elettori, come nel caso della colonia di Bruchin, nel nord della Cisgior-dania, dove l’affluenza è stata del 167% con 385 schede con-teggiate e 230 aventi diritto al voto.

Per guadagnarsi l’incarico di formare il nuovo governo dal capo dello stato Rivlin, Netan-yahu quasi alla fine della cam-pagna elettorale aveva chiama-to a raccolta la destra e giocato la carta dell’annessione di par-te della Cisgiordania. O meglio dell’annessione ufficiale, per-ché esiste già di fatto, in quei territori occupati illegalmente dalle colonie in continua espan-sione. La sovranità israeliana sarà gradualmente estesa a tut-ti gli insediamenti coloniali nella Cisgiordania occupata, assicu-rava Netanyahu che garanti-va di aver già ottenuto l’avallo dell’imperialismo americano: “da sei mesi ne vado parlando con gli americani, l’importan-te è procedere con l’assenso degli Usa”. Non ci sarà nessun problema da Trump per ricono-scere l’annesione di gran parte della Cisgiordania da parte dei sionisti di Tel Aviv dopo quella di Gerusalemme e del Golan si-

riano. Territori che costituiranno lo stato di Israele, lo “Stato na-zione del popolo ebraico”, così come è definito nella legge ap-provata alla Knesset il 18 luglio 2018, dove non c’è posto per i

palestinesi.Dalla Casa Bianca arriva-

vano le prime congratulazioni per la vittoria di Netanyahu, dal presidente americano Trump che salutava il “grande alleato

e amico”. Anche Matteo Salvi-ni, che lo scorso 12 dicembre era stato accolto da Netanyahu a Tel Aviv come “un grande amico di Israele”, esultava per la vittoria del nemico numero

uno del popolo palestinese au-gurando “buon lavoro all’amico Bibi Netanyahu e un abbraccio al popolo di Israele”. Il popolo palestinese era cancellato nei pensieri del ducetto.

Il consIglIo europeo concede altrI seI mesI alla may per la brexIt

Il Consiglio europeo straordi-nario di Bruxelles dell’11 aprile ha concesso al governo ingle-se altri sei mesi per la Brexit. Il Consiglio europeo del 21 marzo scorso, preso atto che il gover-no inglese non aveva ottenuto il via libera dal parlamento per l’uscita concordata del paese dalla Ue stabilita al 29 marzo bocciando il piano definito con la premier Theresa May, aveva definito con Londra una nuova tabella temporale che poteva evitare la rottura senza intese: i partner europei spostavano la scadenze per la Brexit al 22 maggio, alla vigilia delle elezio-ni europee, fermo restando che l’accordo di divorzio doveva es-sere approvato dal parlamento di Westminster entro il 12 aprile.

Il piano della May era boccia-to per la terza volta in parlamen-to il 29 marzo. Per farlo passare la premier alla riunione dei de-putati Tory aveva offerto pure le sue dimissioni, “sono pronta a lasciare l’incarico in anticipo pur di assicurare una Brexit ordi-nata”, ma non aveva convinto i sostenitori in casa sua della rot-tura con la Ue e l’unico risultato ottenuto era la sconfitta con 58 voti di scarto rispetto ai 200 del-le precedenti, ma pur sempre di sconfitta si trattava.

La palla tornava nel campo delle istituzioni Ue e al Consiglio europeo straordinario convoca-to a Bruxelles l’11 aprile. La se-duta fiume del consiglio durava fino a tarda notte per arrivare

alla seconda proroga conces-sa al governo inglese: Londra potrà restare nell’Ue fino al 31 ottobre, alla vigilia dell’insedia-mento della nuova Commissio-ne di cui ovviamente non farà parte, rispettando però altri im-pegni e scadenze più ravvicina-ti. Nei prossimi sei mesi ci sono le elezioni del parlamento di Strasburgo, le nomine ai vertici delle istituzioni e le discussioni e votazioni sul bilancio dell’U-nione europea per il periodo 2021-2027, momenti decisionali ai quali Londra dovrebbe parte-cipare di diritto come mebro Ue, pur con un piede di fuori.

La soluzione trovata a Bru-xelles sposta il termine ultimo per la Brexit al 31 ottobre, e risolve la questione dell’esclu-sione dei rappresentanti ingle-si dalla nuova Commissione e dalle sue discussioni sul bi-lancio; indica che la Gran Bre-tagna dovrà partecipare alle elezioni dell’europarlamento se il 22 maggio sarà ancora nella Ue. Ma se non partecipa al voto sarà fuori automaticamente l’1 giugno, con o senza accordo.

Per andare a Bruxelles la May era passata da Parigi e Berlino per sondare le posi-zioni della cancelliera tedesca Angela Merkel e del presidente francese Emmanuel Macron. All’avvio dei lavori del vertice presentava la richiesta di una proroga della Brexit fino al 30 giugno in modo da avere altro tempo per far passare l’intesa

concordata al parlamento di Londra. La Merkel e la maggio-ranza dei partner europei, fra cui l’Italia che teme gli scossoni di una uscita della Gran Breta-gna senza intesa, si esprimeva-no per una proroga al 31 dicem-bre o al 31 marzo 2020; Macron non voleva gli inglesi per così ancora lungo tempo tra i piedi a condizionare le decisioni eu-ropee e premeva per una data più ravvicinata. Che diventava il 31 ottobre come data massima.

Era comunque chiaro che la parte concordata su vari aspetti quali il contributo inglese al bi-lancio comunitario per gli im-pegni già assunti, il “backstop” sull’Irlanda del Nord e il perio-do di transizione fino almeno a fine 2020 non potevano essere ridiscussi. Al massimo poteva essere riformulata la Dichiara-zione allegata all’accordo, un testo comunque giuridicamen-te non vincolante sul futuro dei

rapporti tra Bruxelles e Londra. E la Merkel registrava che “ab-biamo mantenuto l’unità dei 27 Paesi membri dell’Ue e questo è il punto più importante della giornata odierna”.

La May tornava a Londra chiamando a raccolta anche i laburisti di Corbyn per una in-tesa che permetta l’uscita con-cordata. “Voglio che il Regno Unito lasci l’Ue il prima possibi-le”, sosteneva la May e si dava un obiettivo: “se l’accordo sarà approvato nelle prime tre setti-mane di maggio, il Regno Unito potrà lasciare la Ue l’1 giugno”. Chissà se la lotteria delle date sulla Brexit si fermerà qui o sarà di nuovo modificata in un per-corso che sfiora la farsa ma che intanto conferma le difficoltà della superpotenza imperialista europea a regolare i suoi affari e che la frena nella contesa con le potenze imperialiste concor-renti.

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886chiuso il 17/4/2019

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