NUOVA POESIA CECA

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semicerchio rivista di poesia comparata XXXII-XXXIII 2005 3 Brodsky e irenze di Annalisa Cosentino NUOVA POESIA CECA Nel 1950 Angelo Maria Ripellino pubblicò una breve Storia della poesia ceca contemporanea, scoprendo per il lettore italiano una serie di tesori inestimabili: poeti proletari, poetisti, surrealisti, poeti religiosi e civili, Wolker, Nezval, Seifert, Blatný, Halas, Holan, Orten, Zahradníèek, Koláø e altri. In quelle poche pagine den- sissime si delinea il quadro composito di una tradizione poetica la cui costante è rimasta, anche nella seconda metà del secolo, la straordinaria ricchezza. Rintracciare le li- nee evolutive e le tendenze dominanti nella poesia ceca del Novecento è dunque un’impresa ardua, complicata inoltre dalle vicende politiche e dalle loro conseguenze nel sistema culturale: le censure che si sono susseguite a partire dall’inizio dell’occupazione nazista hanno contri- buito a determinare l’evoluzione dell’arte e quindi anche le dinamiche letterarie. Durante il fertile ventennio tra le due guerre, nella giovanissima democrazia cecoslovacca piena di speranze si affermarono dapprima il poetismo – e cioè la più gio- iosa e positiva tra le avanguardie europee, una felice sin- tesi delle istanze avanguardistiche che voleva una poesia per tutti i sensi, in grado di cantare e ricreare «tutte le bellezze del mondo» – e poi il più vitale dei movimenti surrealisti (vitale al punto che sue propaggini si estendo- no tuttora). In seguito le devastazioni materiali e morali della guerra diedero impulso a un filone molto produtti- vo nella letteratura ceca contemporanea, tuttora presen- te, che risponde al problema del realismo risolvendo il rapporto di rappresentazione e realtà in una poetica della quotidianità dalle numerose varianti: in questo filone rien- trano, a vario titolo, le numerose mutazioni surrealistiche coniugate alla «mitologia del quotidiano», il «realismo totale» e addirittura, per certi versi, il realismo socialista. La necessità costante di confrontarsi con un sistema po- litico illiberale – dapprima, durante la Seconda guerra mondiale, nazista, poi, per circa quarant’anni, totalitario comunista – diede impulso a forme clandestine di asso- ciazionismo e di editoria: se dunque l’evoluzione sul pia- no estetico naturalmente non si è mai arrestata, tuttavia l’interazione tra le varie componenti del sistema cultura- le è stata frequentemente ostacolata. Spesso la diffusione delle opere letterarie era limitata a cerchie ristrette, ad esempio all’élite che aveva accesso al circuito delle pub- blicazioni samizdat o ai libri stampati all’estero; di con- seguenza il contesto di un’opera risultava artificialmente compresso. L’alternarsi di fasi di relativa liberalizzazio- ne e successiva normalizzazione ha poi creato ulteriori sfa- sature nella ricezione della letteratura: ad esempio, alcu- ni autori che nel corso degli anni Sessanta avevano potu- to accedere alla pubblicazione e ottenere il successo, nel decennio seguente furono messi a tacere, e le loro opere furono eliminate non solo dai piani editoriali, ma anche dalle biblioteche pubbliche. Fu questo, ad esempio, il destino di Jan Skácel, negli anni Sessanta direttore di un’importante rivista letteraria e poeta affermato, che dopo il 1969 scriveva i propri versi senza alcuna speran- za di pubblicarli ufficialmente e intanto si guadagnava da vivere grazie a traduzioni che tuttavia non poteva firmare con il proprio nome. Anche la semplice ricostruzione della paternità di molti scritti – soprattutto, per la verità, di tra- duzioni e saggistica – sarà un compito arduo per lo stori- co della letteratura, giacché la necessità di nascondersi imponeva ai letterati ‘vietati’ di non lasciare tracce della propria attività, e naturalmente anche gli amici che pre- stavano loro il proprio nome dovevano cautelarsi di fron- te al pericolo della discriminazione. Negli anni Novanta, con il ripristino della democra- zia, case editrici e librerie sono state inondate di testi: oltre nuova poesia ceca

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di Annalisa Cosentino

NUOVA POESIA CECA

Nel 1950 Angelo Maria Ripellino pubblicò una breveStoria della poesia ceca contemporanea, scoprendo peril lettore italiano una serie di tesori inestimabili: poetiproletari, poetisti, surrealisti, poeti religiosi e civili,Wolker, Nezval, Seifert, Blatný, Halas, Holan, Orten,Zahradn��������� e altri. In quelle poche pagine den-sissime si delinea il quadro composito di una tradizionepoetica la cui costante è rimasta, anche nella seconda metàdel secolo, la straordinaria ricchezza. Rintracciare le li-nee evolutive e le tendenze dominanti nella poesia cecadel Novecento è dunque un’impresa ardua, complicatainoltre dalle vicende politiche e dalle loro conseguenzenel sistema culturale: le censure che si sono susseguite apartire dall’inizio dell’occupazione nazista hanno contri-buito a determinare l’evoluzione dell’arte e quindi anchele dinamiche letterarie.

Durante il fertile ventennio tra le due guerre, nellagiovanissima democrazia cecoslovacca piena di speranzesi affermarono dapprima il poetismo – e cioè la più gio-iosa e positiva tra le avanguardie europee, una felice sin-tesi delle istanze avanguardistiche che voleva una poesiaper tutti i sensi, in grado di cantare e ricreare «tutte lebellezze del mondo» – e poi il più vitale dei movimentisurrealisti (vitale al punto che sue propaggini si estendo-no tuttora). In seguito le devastazioni materiali e moralidella guerra diedero impulso a un filone molto produtti-vo nella letteratura ceca contemporanea, tuttora presen-te, che risponde al problema del realismo risolvendo ilrapporto di rappresentazione e realtà in una poetica dellaquotidianità dalle numerose varianti: in questo filone rien-trano, a vario titolo, le numerose mutazioni surrealisticheconiugate alla «mitologia del quotidiano», il «realismototale» e addirittura, per certi versi, il realismo socialista.La necessità costante di confrontarsi con un sistema po-

litico illiberale – dapprima, durante la Seconda guerramondiale, nazista, poi, per circa quarant’anni, totalitariocomunista – diede impulso a forme clandestine di asso-ciazionismo e di editoria: se dunque l’evoluzione sul pia-no estetico naturalmente non si è mai arrestata, tuttavial’interazione tra le varie componenti del sistema cultura-le è stata frequentemente ostacolata. Spesso la diffusionedelle opere letterarie era limitata a cerchie ristrette, adesempio all’élite che aveva accesso al circuito delle pub-blicazioni samizdat o ai libri stampati all’estero; di con-seguenza il contesto di un’opera risultava artificialmentecompresso. L’alternarsi di fasi di relativa liberalizzazio-ne e successiva normalizzazione ha poi creato ulteriori sfa-sature nella ricezione della letteratura: ad esempio, alcu-ni autori che nel corso degli anni Sessanta avevano potu-to accedere alla pubblicazione e ottenere il successo, neldecennio seguente furono messi a tacere, e le loro operefurono eliminate non solo dai piani editoriali, ma anchedalle biblioteche pubbliche. Fu questo, ad esempio, ildestino di Jan Skácel, negli anni Sessanta direttore diun’importante rivista letteraria e poeta affermato, chedopo il 1969 scriveva i propri versi senza alcuna speran-za di pubblicarli ufficialmente e intanto si guadagnava davivere grazie a traduzioni che tuttavia non poteva firmarecon il proprio nome. Anche la semplice ricostruzione dellapaternità di molti scritti – soprattutto, per la verità, di tra-duzioni e saggistica – sarà un compito arduo per lo stori-co della letteratura, giacché la necessità di nascondersiimponeva ai letterati ‘vietati’ di non lasciare tracce dellapropria attività, e naturalmente anche gli amici che pre-stavano loro il proprio nome dovevano cautelarsi di fron-te al pericolo della discriminazione.

Negli anni Novanta, con il ripristino della democra-zia, case editrici e librerie sono state inondate di testi: oltre

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alla produzione contemporanea, vengono pubblicate leopere rimaste inedite, quelle edite prima soltanto clande-stinamente, quelle edite nelle case editrici ceche dell’esi-lio, quelle già pubblicate ma censurate. Questa contem-poranea abbondanza di materiali eterogenei ha prodottouna certa confusione, impedendo talvolta al lettore di in-dividuare un filo conduttore; si è trattato tuttavia, allo stes-so tempo, di una confusione creativa, che ha permessointerazioni particolarissime e produttive di opere e autorilontani fra loro nel tempo e per formazione. Così vienefinalmente pubblicata l’opera poetica di Ji�í Kolá��(1914-2002), nota prima del 1989 soltanto parzialmente; si la-vora all’edizione delle opere del Nobel Jaroslav Seifert(1901-1986), in precedenza deformate da interventi cen-sori. Così si trovano l’uno accanto all’altro, nelle collanee sugli scaffali, esordienti come Viola Fischerová (attivanella letteratura fin dagli anni Cinquanta, pubblica la suaprima raccolta di poesie nel 1993), Petr Hru�ka (che hatrent’anni di meno e quindi una storia completamentediversa), Kate�ina Rud�enková (che� ����89 aveva ap-pena tredici anni).

Le poesie presentate in queste pagine non costituisco-no un’antologia rappresentativa del complesso panoramaattuale della poesia ceca. Si vuole offrire al lettore italia-no appena qualche sonda, la possibilità di ascoltare alcu-ne voci: le prime due, quelle di Viola Fischerová e di IvanWernisch, sono voci autorevoli di poeti affermati e rico-nosciuti; i versi della Fischerová sono tuttora ignoti allettore italiano, mentre brevi scelte delle poesie di Wer-

nisch sono state pubblicate su «Si scrive», 1995 e 1997.Le altre poetiche (di Petr Hruška, Miloš Dole�al, PetrBorkovec, Kate�ina Rud�enková, Pavel Kolma����, seb-bene autonome e ben delineate, non permettono ancorauna definizione univoca. Dal punto di vista del mercatoeditoriale, e cioè della presenza di questi versi nel conte-sto culturale delle opere edite, si tratta di testi ‘nuovi’, enon del recupero di materiale risalente ai decenni prece-denti il 1989. Nel suo complesso, questa piccola antolo-gia mostra alcuni elementi di continuità individuabili nellastoria della poesia ceca del Novecento: i versi di Wernischrientrano a pieno titolo nella tradizione che unisce speri-mentalismo e poetica della quotidianità, sebbene arricchi-ta dei guizzi dadaistici e del particolare umorismo che ca-ratterizza questo notevole poeta; allo stesso filone possonoessere ricondotte anche le poesie di Hruška, mentre nellapersonalissima intonazione dei versi di Viola Fischerováriecheggiano accenti lirico-metafisici che ricordano il lin-guaggio poetico di grandi artisti come František Halas eVladimír Holan; le poetiche di Dole�al, Borkovec e Kol-ma�ka sono state accostate alla tradizione della poesiaspirituale.

Nella poesia ceca dell’ultimo decennio non sembradunque possibile individuare né tendenze particolarmen-te innovative, né il desiderio di una rottura con la tradi-zione novecentesca. Ma non è poesia di epigoni: al con-trario, proprio l’originalità di alcune personalità poetichesi conferma nelle battute di un dialogo a distanza, nellaricerca di nuove consonanze.

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Ji�í Kolá�, Poèmes du silence, di J. Peignot(da http://tecfa.unige.ch/themes/tdsr/txt-ptxt/tdsr-musee-tinguely.html).

Ji�í Kolá�, Junges Mädchen, 1972(da http://www.artcontent.de/dueren/museum/b_kolar.htm).

Ji�í Kolá�, Hommage à Melle Riviere, 1981, Collage su legno(da http://www.pnp.de/kultur/ausstellung/kolar.htm).

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Viola Fischerová nasce a Brno nel 1935. Figlia del fi-losofo Josef Ludvík Fischer, cresce in un ambiente di in-tellettuali e sin dagli anni dell’università frequenta scrit-tori e artisti tra cui ama ricordare ad esempio V�ra Linhar-tová, Václav Havel, Jan Zábrana, Jan Vladislav, Mikulá�Medek (vedi l’intervista concessa a Michael �pirit, in«Revolver Revue» 28, 1995). La sua prima raccolta di versi,Propadání (Sprofondando), completata sul finire degli anniCinquanta, non viene accettata nelle case editrici sottopo-ste alla censura del regime totalitario; alcune di quelle poesiesono uscite nel 1995 in «Revolver Revue».

Dopo il primo vano tentativo di pubblicare, la Fische-rová smette per lungo tempo di comporre poesie; entratuttavia proprio come poetessa nella coscienza dei lettoriper alcuni suoi versi che Bohumil Hrabal – negli anniSessanta già molto popolare – pone in epigrafe alla rac-colta di racconti Inserzione per una casa in cui non vo-glio più abitare (1965): «La latteria potrebbe vendere anchequando è buio / Cominciare a vivere da sola è più di unanascita / Si può intendere la mancanza di fede / come at-tenzione indiscriminata / Del resto metto un’inserzione peruna casa / in cui non voglio più abitare». Questi versi con-tenevano il concetto di «attenzione indiscriminata» chesarebbe stato tanto produttivo nella poetica di Hrabal: seper la Fischerová era questo un modo per definire diffi-denza e indifferenza, per il grande scrittore ceco avevainvece un significato positivo, indicava la capacità di os-servare la realtà senza pregiudizi, prestandole un’atten-zione incondizionata.

Laureata in letteratura ceca e polacca, negli anni Ses-santa la Fischerová lavora soprattutto alla redazione cul-turale della radio cecoslovacca, curando programmi de-dicati alla letteratura e scrivendo tra l’altro adattamentiradiofonici di opere letterarie. Nell’autunno 1968, dopol’invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe delpatto di Varsavia, come altri intellettuali che avevano cre-duto nella possibilità di riformare il cosiddetto socialismoreale sceglie l’esilio insieme al marito Pavel Buksa (notocome scrittore con lo pseudonimo di Karel Michal) e sistabilisce a Basilea. Qui alterna varie occupazioni mentrestudia per prendere una seconda laurea in germanistica estoria. Negli anni Ottanta si trasferisce in Germania, aMonaco, dove ricomincia a scrivere versi, affiancandonuovamente la poesia alla pubblicistica: collabora infatticon periodici e case editrici del dissenso e dell’esilio, einoltre con la redazione di Radio Free Europe. È rientratanel suo paese dopo i cambiamenti politici e istituzionali

FRAMMENTI DEL DISCORSO LIRICODI VIOLA FISCHEROVÁ

seguiti alla cosiddetta ‘rivoluzione di velluto’ del novem-bre 1989 e dopo la morte del secondo marito, lo scrittoreJosef Jedli�ka. Attualmente vive a Praga.

La costante tensione della riflessione esistenziale ac-comuna le poesie qui presentate in traduzione italiana,scritte a distanza di anni; sono pervase dal tema dell’as-senza, del lutto e della perdita, condizioni psicologiche emateriali di cui si indagano le conseguenze nell’esistenzaquotidiana di chi le subisce. Le cose di ogni giorno, con laloro implacabile presenza, si manifestano come segnidolorosi: così ad esempio la porta di casa, solitamente varcoe soglia della sicurezza, non è altro che l’«ingresso in unaferita aperta»; i simboli più ovvi della gioia familiare –come ad esempio la vigilia di Natale – si capovolgono asignificare la più pura assenza: del resto, nel percorso versouna vicinanza discosta, eppure ormai matura, cresciuta,autonoma, l’io lirico guadagna «una visione più chiara /dell’altra faccia / opposta delle cose». La faccia oppostadelle cose non ne rappresenta il contrario ma il completa-mento, così come l’affinarsi della percezione non si realiz-za nei versi per ossimori: grazie ai frequenti accostamentiinusuali, la prospettiva si fa dinamica e si approfondisce,permettendo di scoprire altre dimensioni dell’esistenza.

Un’altra componente importante e produttiva nellapoesia di Viola Fischerová è la memoria: i ricordi sononarrati attraverso la rievocazione lirica di eventi, ma so-prattutto attraverso le sensazioni, le percezioni e i senti-menti riproposti nei versi con tale efficacia che a ogni let-tura sembra di poter sperimentare nuovamente la loro in-tensità. Il lirismo dell’evocazione non ha nulla di astratto,le scene della vita spirituale si svolgono anzi in uno spa-zio ben individuato all’interno di coordinate fisiche, inluoghi descritti dalla loro componente emotiva, quasi aves-sero un carattere umano («La porta di casa / ingresso inuna ferita aperta»; «Di notte mi dispiace / per quella via»;«Ma chi mangerebbe / da piatti passati / e si ubriachereb-be / da bicchieri di prima» ecc.).

Il verso libero, mosso e scandito da pause diverse sep-pure distribuite con regolarità, risulta attraversato soprat-tutto da allitterazioni. La leggerezza della misurata tessitu-ra fonica rivela una padronanza sicura della lingua; questapoesia dall’intonazione pacata e dall’espressione maturarifugge dai facili virtuosismi. L’andamento dei versi è dia-logico: si percepisce molto forte la presenza di un interlo-cutore esplicito, un ‘tu’ cui l’io lirico si rivolge, che potreb-be talora identificarsi con una persona cara scomparsa, avolte è un dialogo con se stessi, altre volte sembra scandire

Praga, veduta del XV secolo.

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����� ���������������������� ��� �Schody se lesknouAni kapka krve� �� ������Celý náš �ivottrval 16 let��������!����������� ���"���

***V noci mi bývá lítoté uliceNení v ní jediné okno�� ��������������kdo za ním bdí

***#�����$" �����"!��� �����"�!���%�������"��!���&��"��a nárok na to slušnýNebyli jsme vla�níJestli�e jsme prvnívyklízeli pole �� ��� !�'&�(ale studTedy pýcha)�� �������

***Taky na mne nemyslíváškolik dní?Taky sis našeljiný �ivot?

Co ale kdy� se stmíváne� se rozední

� �!� ����*������������ ����� �����������'%��a ani se nehnuly

***+� ������� �� ����&�její nenarozenýMá plavé vlasy její nelásky��!��" *�,!������&uby-$!��� ���������� � ���%��

Dalle raccolte ������������� �� �� ����� (Poesie in morte di Pavel Buksa; scritta tra il 1985 e il 1986, ma pubblicata a Brno solonel 1993); Babí hodina (L’ora del tramonto; 1994), Odrostlá blízkost (Discosta vicinanza; 1996), � ������ samota (Solitudinemadre; 2002), Nyní (Adesso; 2004). Traduzione di Annalisa Cosentino.

La porta di casaingresso in una ferita apertaLe scale brillanoNé una goccia di sanguené una piccola piumaTutta la nostra vitaè durata sedici annie si è svolta in tre camere

***Di notte mi dispiaceper quella viaNon c’è neppure una finestradi cui vorrei saperechi vi veglia

***Dio mionon abbiamo mai avuto la certezzache vivere sia ovvioe opportuno averne il dirittoNon siamo stati tiepidiSe abbiamo per primisgombrato il camponon ci ha spinto il timorema il pudoreQuindi l’orgoglioIl primo peccato

***Anche tu non pensi a meda quanti giorni?Anche tu hai trovatoun’altra vita?

E se facesse buioprima di albeggiare

Tutta la sera oggifissi sull’acqua neradue cignisenza muoversi

***E talvolta le si avvicinail figlio non natoHa i capelli biondi del suo nonamoree lo stesso sorriso gli stessi dentiRimane ma non parla mai

le battute di una conversazione tra amici o, ancora, im-persona un dio cui ci si appella. Pochissime poesie han-no un titolo, mentre sono individuate dall’incipit: si pre-

sentano così come tasselli di un unico discorso sempreripreso.

Annalisa Cosentino

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A ona se nedov������� %��� �%����&�����������&�"���&� ������"��%��% ����'��$��%�� ������ ���������*��!��� �� �!�� ����!�'�% ��������!�'�

***Tvoje vánoce pokrývají �&� *�!�$!��������!�������

Ale kdo by se najedl&��� %*�������$��� ��&������"�����!�� ��

Ani psovi tu nevoní'�&����������!��

Sousedi zpívají koledyza chvíli se nám narodí

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***#�'�����.%�������'�"���'�'����!��������� ��&�����kostela

O holi v pokojimezi rádiem zrcadlemstolem a postelí

nabízela paní lesníkrásnou fotografii��������"�����&�������/ �"�� ��� �!��� �""�� �"��� �01

#�'�����.%�������������������byla frigidní��%�������!&��nad láskouFabricia Del Dongapo poledni��&����������������%

***A to jsem já?Nehladová nesytá'�&����$� �� ��!���� ����������� ���'%��s kterou jsijedno

E lei non sapràin quale grembo e abbraccio sia venutoquel che doveva venire da leiil figlio a cui ha negato un mirtilloe non ha dato neppure la pallache del resto ha portato davanti a sénon certo dentro di sé

***Il tuo natale ricopreun tavolo vuotocon due candele

Ma chi mangerebbeda piatti passatie si ubriacherebbe da bicchieri di prima

Neppure al cane piaccionoqueste ossa senza cena

I vicini intonano canti natalizitra poco nascerà per noi

E tra qualche mese morirà

***Per la nonna Ludvikaha battuto le ore del tramontoogni quarto d’ora l’orologiodel campanile

Con il bastone nella stanzatra la radio lo specchioil tavolo e il letto

la signora del boscaiolomostrava una bella fotografiadi quando ancora aveva tra tutte«la vita più sottile e la pelle più fina»

La nonna Ludvikaha partorito quattro volteera frigidaed è morta in lacrimesull’amoredi Fabrizio Del Dongonel pomeriggiotra le tre e le quattro

***E questa sono io?Senza fame non saziasenza vestiti non nudasola sotto le alidi un cigno nerocon cui seiuna cosa sola

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***Antonínu Brouskovi

2 �� �&�������!����%�"�'�(proti oknu Nebýváš sám��3������%��� !�u nohou splav jen� zní��!��� �����jas západu v korunáchkdy� z v������"�% ����'����������'%"�������$

***Ta plavá mluvilaale ebenová krása té druhé'�����&'& � �

4�����%��������!�����������!�'�kam vešly uchem jehly

***Ty která jsi mezinebem a zemí�������� ���ka�dé ráno po svýchmrtvých nohách

+�������znovaprosíme aby sis lehla�'��!�!��� �� �����

***2$��� �%���������!��%��� �ve váze ochabuje a dýchá

Tu co jsem ti dala do hrobuvšak udusila hlína

����������"�� �����Té první jsem smrt vyprosilaDruhé dala

***)� �����"!������$"��!%�Nerozumím tomuco se neodva�uji chápat

Jsem jen co mám5�'����!�'�!� ��!����5�'�upínám

***Ad Antonín Brousek

La mattina salutare il vecchio melodavanti alla finestra Non sei solose hai un gatto e un caneai piedi la chiusa che scrosciae trabocca di continuoil fulgore del tramonto tra le frondequando di sera vadoal cimitero alla tombacome a casa

***La bionda parlavama la bellezza di ebano dell’altraera da impazzire

Per quanto tempo hanno guardatoin due dentro se stessedove sono entrate per la cruna dell’ago

***Tu che sei tracielo e terravuoi danzareogni mattina sulle tuegambe morte

E noi nuovamente tipreghiamo di giaceredi giacere finalmente

***La rosa non muore quando si coglienel vaso infiacchisce e respira

Quella che ti misi nella tombaperò fu soffocata dalla terra

Due morte una vivaPer la prima implorai la morteAlla seconda la diedi

***Signore mi hai dato il mio destinoNon comprendoquel che non ho il coraggio di capire

Sono soltanto ciò che hoTe in me stessaciecamente a Temi avvinghio

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***6'��!����)� �� ������� %������������������%co zahlédám

7ivá jablka na holém podzimním stromu��!���&"��� ��"���'� �����"�moje dávné sny a �ivot k nim

����� *�� ���&�rátyv ní� se nacházím

***5��� ���&��� � �!���!��%�"� �%����

5� �������� �& 4!�%�����!������%����������������������

Hezkou radostnou holkukterou jsi nebyla

***8�����"� ��!�'�jaká jsi byla5�����������,!�nejsou špína

cosi se bortía cosi jeví5�������%� %� �!��������'���!&�

***Nyníjenom kdy� usínáš!��"��������%��

��&��� �������a v noci snyti zjevují

������!���� ��co nev�� ��������%���

***Matce

Matku jako moukurozsypali do trávya zalili

9����"!������������!��ze sebe a hlíny

***A volte Signore per un secondomi lasci la porta aperta suquello che scorgo

Mele vive su un nudo albero d’autunnosorbe allegre comparire nel vialei miei antichi sogni con la vita

e l’eterno opposto della perditain cui mi trovo

***Così all’improvviso comincia portare l’altro tuo volto

Chi ti riconoscesono tre anzianiche vedono ciò in cui credono

La bella ragazza allegrache non sei stata

***Non insistere su quellache eriQuelle linee intorno alla boccanon sono sporcizia

qualcosa si sfasciae qualcosa appareLa tua amara caparbietàdove mancavano le lacrime

***Adessosolo quando ti addormentiti raggomitoli ancora

e di giorno un gattoe di notte i sogniti rivelano

quel che calpestiquel che non saie quel che desideri

***A mia madre

Mia madre come farinaspargono tra l’erbae annaffiano

Tu stessa voleviquell’impastodi te e d’argilla

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rozpadnout sesmísita znovu krmit

Na té louce mami�������'������!����A taky se k nim nesmím ����� ��'����

***:�!���"��������!�����&��&�������� !�������

+������� �$����� �����uvíznem v�dycky v spleti vinnašich i jejich

***Nyní

"�! �"���&�� �té jiné odvrácené!��� ������

���������se nikdy dost rychle ������

aby zahlédlo������������ne� tuší

disfartimescolartie nutrire ancora

Su quel prato mammaho tre fratelli abetiE neanche a loro possoavvicinarmi mai

***Li allettiamo spessogli splendidi scomparsiche ci hanno amato

Benché nelle brecce della memoriaci impigliamo in un groviglio di colpenostre e loro

***Adesso

una visione più chiaradell’altra facciaopposta delle cose

quando un bimbonon si gira maiabbastanza svelto

per scorgereciò che conosce megliodi quanto non sappia

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Oskar Kokoscha, Veduta di Praga (1932, Philips Memorial Gallery, Washington).

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Ivan Wernisch nasce a Praga nel 1942 da madre cecae padre tedesco. Termina nel 1959 gli studi di ceramicapresso l’Istituto d’Arte di Karlovy Vary, nutrendo unapassione per la pittura e il collage. Nel 1961 esce la suaprima raccolta poetica. Negli anni Settanta le sue operecircolano in samizdat o sono pubblicate all’estero, men-tre Wernisch si cimenta nei lavori più disparati. Il suoimpiego preferito sarà quello di custode alla chiesa dellaMadonna di Loreto, poiché gli lascerà molto tempo perscrivere; alla radio propone traduzioni vere o presunte diopere e autori reali o immaginari. Agli anni Ottanta risa-le l’incontro dei suoi testi con la musica rock: alcune dellevoci più note dell’underground ceco, come i C&K Vocale i Plastic People of The Universe, canteranno versi scrittida Wernisch. Dal 1989 le sue raccolte sono di nuovo pub-blicate in patria.

In tutti i campi della sua attività si serve di pseudoni-mi: la mistificazione diventa una difesa e un indizio dipoetica. Caratteristica è inoltre la sua predilezione per leantologie, in cui raccoglie scritti o traduzioni di autori piùo meno noti, oppure rimescola i propri testi precedenti. Isuoi componimenti sembrano migrare da una raccoltaall’altra: il titolo di una poesia diventa titolo di una se-zione o di un intero volume e si confronta con una nuovastruttura e con citazioni differenti. Anche le immagini cheWernisch sceglie per i suoi testi sono spesso coniugate inmodo inedito e sembrano destinate a una premeditatacollisione. L’ironia accentua le contraddizioni della quo-tidianità, facendone emergere i tratti assurdi e grotteschie restituendola al lettore sgranata e surreale, trasfigurata.Numerosi componimenti di Wernisch hanno l’andamen-to della filastrocca, che riecheggia la realtà facendole ilverso; dell’esorcismo, che la disarma della sua insensa-tezza; dell’indovinello, che costringe a razionalizzare ilreale-sconosciuto in una composta architettura sintatticae lessicale. Nelle sue brevi prose risuonano gli echi dimondi lontani, di popoli e spiriti sopravvissuti in antichecosmogonie.

I mezzi espressivi e le strutture narrative di Wernischlo accostano alla grande scuola del surrealismo praghe-se; il gusto per il gioco e l’improvvisazione ironica ricor-dano il dada. La poetica del quotidiano sembra in lineacol produttivo e variegato filone del Gruppo 42, che siprefiggeva di indagare «il mondo in cui viviamo»: cosìs’intitola un saggio fondamentale del celebre teorico del-l’estetica Jind�ich Chalupeck*. Di questo gruppo feceparte anche Ji�í Kolá�, poeta e collagista di fama interna-zionale, nonché maestro di Wernisch: lo strettissimo le-

LE ISTANTANEE DI IVAN WERNISCH

game di Wernisch con le arti figurative e con il collage inparticolare è riconoscibile nella sua tecnica espositiva, chefraziona e ricompone la realtà in quadri concreti e oniriciche si succedono come istantanee.

Velato dalle scene del quotidiano e svelato da slitta-menti e accostamenti inediti, il mistero della realtà e del-la sua rappresentazione sussurra messaggi sommersi dauna regione sconosciuta, dove tutto sembra animato e inperenne trasformazione. Il tempo lineare, come catego-ria umana, perde significato e si traduce in una serie diistanti proiettati sull’eternità. Questo accade nell’haiku,forma poetica giapponese che ha avuto una certa fortunain Boemia. Anche Wernisch se ne appropria e lo declinasecondo la sua poetica nella sezione «Nel bosco c’è unponte» della raccolta Corre voce (1996). Si tratta di unvolume variegato, costruito su contrasti, chiasmi e meta-morfosi, che in quattro sezioni propone diversi tipi di te-sti: trasposizioni liriche di aneddoti letterari o di sogni,poesie popolari o sperimentali, componimenti dalla strut-tura drammatica, cosmogonie esotiche e bizzarre mitolo-gie. La sezione «Nel bosco c’è un ponte», l’ultima, appa-re tuttavia omogenea per forme e immagini. Comprendediciannove componimenti, quindici dei quali ricalcano lastruttura degli haiku e due hanno la forma del renga, unaconcatenazione di haiku.

Come nelle raccolte della tradizione nipponica, glihaiku di Wernisch sono ordinati secondo la stagione: dal-l’inizio della primavera, quando fuori fa ancora buio pre-sto, il poeta ci accompagna verso l’estate. Il mondo èbagnato da una pioggerella leggera, che si asciugheràvelocemente, lasciando l’aria alla polvere. Presto si sen-tono nuovamente i tuoni in lontananza; presto farà nuo-vamente freddo e tutto cercherà riparo nella luce del sole.I denti di leone sfioriscono, mentre stanno per sbocciarenel crepuscolo i fiori bianchi dell’ortica. Ritornano lanebbia, il buio, il silenzio e la pioggia: non è più tiepidapioggia primaverile, sta per diventare neve. Imbiancherài cespugli, infreddolirà gli uccelli e gelerà i pesci nell’ac-qua: e nel ghiaccio i pesci aspetteranno la «fine», l’ulti-ma parola della raccolta. I componimenti sono legati fraloro anche dalla struttura fonica e semantica, in cui leimmagini e i suoni trasmigrano da un testo all’altro in-tessendo imprevedibili collegamenti.

In questi brevissimi quadretti la scena si presenta inmodo oggettivo, ma l’angolazione visuale dipende com-pletamente dall’osservatore. La poesia non risiede nelladescrizione, ma nell’impressione suscitata dall’immagi-ne, che si svincola dagli occhi del poeta per diventare

Biglietto di ingresso al Castello di Praga con antica veduta.

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universale. Anche le più piccole manifestazioni del realetrovano posto negli haiku e, fermate in un istante, con iloro suoni e i loro profumi, si sottraggono allo scorreredel tempo: ogni movimento sembra contrapporsi all’eter-nità e conquistare così un nuovo valore. La semplicità el’immediatezza raggiunte in questi versi sono frutto di

un’attentissima elaborazione formale; all’interno di unastruttura rigida il poeta fa collidere dimensioni differentie l’attualità del messaggio si confronta con il codice diun’antica tradizione.

Ivana Oviszach

V LESE JE MOSTVladimíru Karfíkovi

VENKU SE STMÍVÁ-�!���� ��� ���ve zbytku piva

;<:<2�4<�;�6�8=�$"��'���"� �����kdo se sem dívá

V ZRCADLE POKOJs rozestlanou postelíV umyvadle krev

Heinrichu M. Davringhausenovi

)+�>�4+28?��@�A8��!������!������� ������ *����

Buson (1715-1783)

-���� $������chodník rychle osycháRozvon�l se PRACH

ZTICHNE DECHOVKAv zahrad� pod kaštany-���������%�� �

PLECHOVÁ 7ÁBA! ���� ��!�����"�!��%9���"����� �������

9���"����� ��������! ���� ��!�����"�!��%JE TO TAK DÁVNO

(Anteprima da Corre voce, 1996, di prossima pubblicazione presso la Forum Editrice, Udine. Traduzione di Ivana Oviszach).

NEL BOSCO C’È UN PONTEa Vladimír Karfík

FUORI SI FA SERASibila il mozziconenel fondo di birra

LA SERA NELLA FINESTRAè mia la faccia di qualcunoche guarda qui

NELLO SPECCHIO LA STANZAcol letto disfattoNel lavandino sangue

A Heinrich M. Davringhausen

CADE PIOGGIA PRIMAVERILESul tetto è rossauna palla zuppa

Buson (1715-1783)

Gocciola la grondaia,la terra rapida si seccaSi sente la POLVERE

TACE LA BANDAnel giardino sotto i castagniUn fragore al bowling

UNA RANA DI LATTAcaduta dal bordo del tavoloRantola il marchingegno

Rantola il marchingegno,caduta dal bordo del tavoloTANTO TEMPO FA

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5+��B6;?��5C�-�Dtady nikdy nebylyNikdy tady nebyly,kdy� jsem byl malý

KDY7 JSEM BYL MALÝ!�����������*��$�)����������� ��

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Je zima starci������!�� ���� ���!��*�;�9.F8<:8?E�9;=5.<

STG.���;<B<��7D�.<�!���(���� ���%�������já, kufr, postel,

-������������P+E)<.D��C� ��!�����našeho domu

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Kvítka hluchavek!��&�'���������%-+HBE=.6��I���

)6H.<J��;<.�>�.6J��������%���!ici �����������

Šiki (1807-1902)

HLUBOKOU CESTOUmezi merfány vejdudo tmy, do ticha

V LESE JE MOST

V lese je most,je z kamene,��!��� �� �������

QUEI ROVI, QUEI MURInon ci sono mai stati,Non sono stati mai quiquando ero piccolo

QUANDO ERO PICCOLOc’era una grande casaDavanti a casa un angelo

DAVANTI A CASA UN ANGELOAll’interno personeche dormivano solamente

Ha freddo il vecchioe tutto davanti a lui si nascondeNELLA LUCE DEL SOLE

TAVOLO, PORTA, SEDIA,armadio, finestra, lavandino,io, valigia, letto,

Cominciano a sfiorireI SOFFIONI sul tettodi casa nostra

IL MONDO DEL RAGNETTO VERDE

Il mondo del ragnetto verdenon è qui, sul dorso della mia manoIl mondo del ragnetto verdeè lontano, più lontano della mia memoria

I boccioli delle ortichebiancheggiano nel crepuscoloTUONA in lontananza

GUARDA, LA GRANDE NAVEtrascina la scialuppapiccola nella nebbia

Šiki (1807-1902)

NEL FOLTO UNA STRADAmi porta tra i laricinel buio, nel silenzio

NEL BOSCO C’È UN PONTE

Nel bosco c’è un ponte,è di pietra,sopra ci cresce l’erba

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��!��"�� �� ����%'a kamenný mu�A nevede tam cesta

H���!��%&� ��'���%��&��&�����!��� ��� ��je ������%�&��������%5$ �� ���� ��

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4<�5=�:<�+4?ryby zamrzlé v ledukdy bude konec

e si staglia una querciae un uomo di pietraE non una strada vi porta

Un serpente scivola sulla rivae sparisce tra le foglie sul fondo,increspa appena l’acquaLa gora si oscura

SCALINI DI LEGNOFin giù al fiume. E oltrenon vanno. Piove

Si scrollaIL ROVETO INNEVATOUn uccello gracchia

ASPETTANO ANCORAi pesci gelati nel ghiaccioquando verrà la fine

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Caricature di Wernisch, dal suo volume R��ovejch kv�t� sladká v�n�, Brno 2002.

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CHVÍLI SVÍTÍ SLUNCE

Chvíli svítí slunce, chvíli poprcháváNikoho cestou nepotkávámMezi lipamiza tichým výletním hostincemdoutná hromada listí

V POLEDNÍM 7ÁRU

V poledním �áru�����!����!�!�*��!����pach z pisoáru

)BD�)6H.<�F�8+�E25;@H6�H+;2+8+

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-���������&���MVíš o té hromádce&�����*�����!��N;����������!�!��*���&'������drcenýchstrašlivou tíhouprázdnoty nad námi?He-he-he!

ORA SPLENDE IL SOLE

Ora splende il sole, ora piovigginaNon incontro nessuno per stradaTra i tiglidietro la muta tavernaun mucchio di foglie lento arde

NELLA CALURA DEL MEZZODÌ

Nella calura del mezzodìdal giardino entro le muraviene un odore di pipì

ALLA VISTA DI UN CORVO MORTO

(Eschimesi del Nord America, Baia di Hudson)

Terra,grande terra!Sai di quel mucchiettodi ossa sbriciolate?Sai di quei secchi restischiacciatidal terribile pesodel vuoto sopra di noi?Eh-eh-eh!

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Foto di Michal Šanda, in Ivan Wernisch, Corre voce (in preparazione presso Forum Editrice, Udine).

(Anteprima da Viaggio a Ašchabad, di prossima pubblicazione presso la Forum Editrice, Udine. Traduzione di Anna Maria Perissutti).

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ROZVEDENÁ

8���������������náhradní milováníS hlavou zvrácenou jako%�&%'����������������%��� ��!�����'��!��

Na druhý den se pak ���� ����� &���%

+������� �%�"�����svatý klidVe kterém pere�����%��&��%!�� ���� ���� ��� �!��������� ��������0�%O������'�&�"�� ����nakoupit vy�ehlitvyplnit dotazníky

+������������! ���%"�� �"�!���netušíjak jí šroubovák v ruce!�%� ��!%��

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sešel js��������������% ����&%����!��������������"!���!��&�� �� *������� �����!�a potom ����� ��&�& ���a potom"!���!����������!�*���$���$�

DIVORZIATA

Alcune volte all’annoamore sostitutivoCon la testa rovesciata comedal dentistaquando il trapano puntaal centro del dolore

Il giorno dopo poisi esalta in un’inserzione

Ma c’è più che altro calmacalma piattaIn cui lava i pannicucina rassettadeve capire le viscere della radioe i calcoli di uno scolaro(quattro meno uno)fare la spesa stirarecompilare questionari

E quando la sera ripara i fusibilinon saquanto il cacciavite tra le manile sta tristemente bene

ATTENDERE

scesi al fiumeil fiume portava via foglioline giallemi reggevo a bottiglie febbriliattesie poiinatteso intonaie poitornai alle mie ragioni

Dalla raccolta Zelený svetr (Il maglione verde), 2004. Traduzione di Annalisa Cosentino.

PETR HRUŠKA

Nato nel 1964, insegna letteratura ceca all’Università diBrno. È autore di tre raccolte poetiche, riunite nel 2004in un volume dal titolo Zelený svetr (Il maglione verde),dove l’espressione minimalista sottolinea l’intensità emo-tiva con cui sono rappresentati sentimenti e gesti quoti-

diani. I versi di Hruška, come quelli di Wernisch, posso-no essere ricondotti alla variante più recente della poeti-ca della quotidianità; in essi però non si trova traccia del-lo sberleffo e dell’intonazione beffarda frequenti in Wer-nisch.

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MATKO

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U� jenom penízea rucepro pštrosí hlavumého strachu

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V tenkém krvácení cihel&���&��� �������%vyprcháválítostné násilí����'�&��� �� �&��"����� �v rozlehlých bílých dnech

:<2;<8<K

;������!�������� *����"��������� �����"�� �� ��� �� ���!�� �� ���� ��'��% ������'�rány a kletbachlapi!��hují pietu

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Zelený svetr ��������! ��� *��������zelený svetrne nekrápe� ��!�� �����zvednu sezezadu obejmuzelený svetr

:<2;<8<K

Ten šelest'��"� ���� �� �� ����� * �0�������� �������%��%��� �je rý�enedojedená rý�ea steskto je n�&���� zásuvka s mýdly

MADRE

Ti chiedo sempre menohai sempre meno

Ormai solo denaroe le maniper la testa di struzzodella mia paura

LUGLIO

Nel sottile sanguinare dei mattonidi una casa da sistemaresvaporacompassionevole violenzacon tanto impotente ritardoconosciutain vasti giorni bianchi

LUGLIO

Nel buio brillaun angolo scrostatocome se qualcuno fossepassato disattento accantoa una storia finitanell’andronecolpi e una bestemmiagli operaitraslocano una pietà

LUGLIO

Un maglione verdedopo tanti anni insiemeun maglione verdeno non piovenon si rabbuia neanchemi alzoabbraccio da dietroil maglione verde

LUGLIO

Quel fruscioera solo un soprabitoappeso malequel brulichio in penombra in cucinaè risoriso avanzatoe malinconiaè il cassettonon chiuso dei saponi

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)B<���6F)<.?

svlékla ses�����������*����%�������������!�k zásuvkám����%������!���� ����%������������'�������� ����%� %�"!�������� ������%���!�%a pamatuji si jenom'�*���'��Giottovy monografie

PRIMA DEL BAGNO

ti sei svestitacon mani quarantennie ti sei voltataverso i cassettidove da tantissimo tempo ormaiteniamo creme rasoi e attrezziho distolto gli occhida quella bellezzae ricordo soltantoil dorso biancodella monografia su Giotto

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Foto di Michal Šanda, in Ivan Wernisch, Corre voce (in preparazione presso Forum Editrice, Udine).

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Nato nel 1970, ha studiato sociologia; lavora come redat-tore alla radio e collabora con numerose riviste letterarie.

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;� �!�����% �����!��*���'�*�����"��L+ �� �����"�!���'��� ����� �'��!� ���LMálem jsem je zalehl –musím být opatrný a dávat pozor.)�'*����!���������!����*�������������'�%��'������*��� ��� ���P �*��������� ������&'��!�%� ���&�����������%�L+'����"��&�������������� �� ������ � ��%�� ����%�����*����&��%��L

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I.kanylarozryladíru������rukazmodraladušezpívala

II.����� �������! � �noc po svém promluví%� �!����!���� ��'��� � �šlahouny kostlivých strašidelbezzubé obludy ����'�������"�na cestu k záchodu se ptají

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Zabila jsem komára �!�� �� ���� ��&��������"!���!�� ��!������zda je mrtvý –na zemi u� nele�el komár�����*������ *� ����L-����!�� ����(����&�����������$!�

MILOŠ DOLE�AL

Ha pubblicato finora sei raccolte di poesie, l’ultima dellequali, Sansepolcro, registra le tappe di un viaggio in Italia.

Dalla raccolta * ��+���,�- ��!�+�������, (Il tempo del fumo / Diario lirico /), 2003. Traduzione di Ivana Oviszach.

SOGNOnella notte fra Sabato Santo e Pasqua 1998

Nel letto una covata di fresche uova bianche.Non so se di uccello o di gallina.Per poco non mi ci stendo su –devo essere prudente e fare attenzione.Spartire con la vita in un fragile involucrole coperte rigonfie –fino all’alba, dicono, prima che il gallo canti.Affinché domani le possa rendere intattea chi mi ha messo alla prova.

NEL LETTO DI OSPEDALE

Ila cannulascavaun buconel corpola manodiventa blul’animacanta

IISe spezzi il sonnola notte dice la suaaccanto ai letti bianche dame luminosefilamenti di fantasmi scheletricimostri sdentatiti cercano brancolandochiedono la strada per il bagno

FRA L’11 E IL 12 GIUGNO

Ho ucciso un insettoè caduto a terra senza rumorevolevo essere sicurache fosse morto –a terra non c’era più un insettoma un piccolo uccellino di legno.Ha iniziato a trasformarsia ingrandirsi, allungarsi

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a o�il.9������� �� �������hladila jsem ho, cítila����� ����" �&�����tlukot srdce.

e si è animato.Si posa sul mio bracciolo accarezzo, sentoil morbido docile dorsoil battito del cuore.

8+�.C7?KH�;�K?9+B9�@E�.<9<28.12.2000, 12.33 hod.

.���������������/������"�������0������/������"anebo sestupujeme do neomezeného.Simone Weilová

Na hrotech trav a bylinjak na muších brváchjak na dórských sloupechbílý prostor, velké nic.S hlavou vy���� �%!����� �����%"���� ���' ����& �%����do neznámých sfér���� � ����� ����!� � �LTak �e na malou chvílizapomeneš na návrat.

Z 1. NA 2. LEDEN

V noci jsem musela vstát������ �%��&��!����� ����&���!�� !�� ���%��a jedna, z okolí Orionu!�� ����&�'������! �������!�%� �L4�"����'�&��!��'�������&��"������%&� �e jsem cosi nahlas mluvilaa� se divím���"!��������! ���� ��� ������L

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E�"��'������'���"�!�� �plnou barevv ní dva nahatíkluci�&���!�������LZ nich jeden ��������������L

SOFFITTOla notte del 4 gennaio

Notte di luna piena, dalle finestre con le tende aperte entra una luce bianca. Sul solaio passi che si trasformano inscricchiolio e calpestio. Si sveglia anche Jana. È la stufa che fischia? Terrore che quell’essere in solaio rodendo sfon-di il soffitto di travi e mi cada proprio tra le lenzuola. Immagino la zuffa nel mio letto.

SUGLI SCI NELLA SELVA IMPERIALE28.12.2000, h 12:33

Alla limitazione sfuggiamo solo salendo verso l’unitàoppure scendendo verso il non limitato.Simone Weil

Sulle cime di erbe e di piantecome su ciglia di moschecome su colonne doricheuno spazio bianco, un grande nulla.Sporgendo la testaaspiri la lucee immobile dissolvinelle sfere sconosciutetutto ciò che hai usurpato.Cosicché per un istantedimentichi il ritorno.

FRA L’1 E IL 2 GENNAIO

Di notte mi sono dovuta alzaree scostare la tenda alla finestrale stelle pascolavano nel pratoe una, nei dintorni di Orione,ecco che si smarrisce e cade nel pozzo.L’ovvia vicinanza era un tale incantoche ho parlato a voce altae mi stupisco davveroche abbiate potuto dormire e non vedere nulla.

FRA IL 7 E L’8 MARZO

Il mio ventre era una cavernapiena di coloridentro due ragazzinudisi lanciavano una palla.Uno di loroè quello che aspetti.

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Nato nel 1970; lavora come pubblicista e redattore, e ha già al suo attivo sette raccolte di versi (alcune sue poesiesono uscite in italiano in «Si scrive», 1997).

Postupující zápal plic.Vykvétající hyacint.;� ��� ��� �� ��� ���� ����%�*�Pdva konce jedné fialové stuhy.

prosinec 1995

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Bo�e, dej mi mírnou zimu,&��%���������� ��&�� ����!����jednotvárné jak výstupky hradeb,a hudbu tlumenou zdmi, brzy ránounikající s teplem,a mírné obrazy skelného obzoru, jejich� plamen ����� ���&%"��!�����%� ��������� �%������������������"�� ��!�%�� *��� ���������L

18/8/2001

Letité vdovy ráno v pantografu,ruce ztracené v hodinkách po mu�i,��� ���!������� �&� *���!������v domcích u trati záclony odstávaly"�����&� %��� � �$!��� ����!��L

3/2000

PETR BORKOVEC

Dalle raccolte Polní práce (I lavori dei campi), 1998, e A.B.A.F., 2002. Traduzione di Ivana Oviszach.

La polmonite si aggrava.Il giacinto che sboccia.A letto l’uno, alla finestra l’altrodue capi viola di un unico nastro.

dicembre 1995

SECONDO I VERSI DI ADAM ZAGAJEWSKI

Dio, dammi un inverno mite,lenti e miti mesi invernali,monotoni come i merli delle mura,e una musica attutita dai muri che la mattina prestosi dilegui col tepore,e miti quadri di un orizzonte vitreo, la loro fiammanon lambisce mai il tetto del palazzo,e un discorso mite, che velocesi scioglie su argomenti freddi.

18/8/2001

Vedove attempate al mattino in tram,le mani perse nell’orologio del marito,i duri cuori dei sedili vuoti,nelle case lungo il binario le tende si scostanocome giubbotti antiproiettile sbottonati.

3/2000

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-������*��!���� ���"���!����������doma v teple se svítí

do noci

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jako kdy� sepomalu trhástruna

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������ ���������� ����dechem se rozdrobily

ledovéledové její prsty

***

Co bych dal za to, aby Achmatovová sestoupilaz Petrov-Vodkinova obrazu, zatímco by stále tak ��� �������LLL�����'��!����������������L

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12 �/ 3�������!4���0��!�vracejí do Bibireva.»

«Pamatuješ, jak jsem ti na Vyhlídce�� ��� � ���4������������������56

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Nata nel 1976, ha attirato l’attenzione di pubblico e critica fin dalla sua prima raccolta, Ludwig, pubblicata quandoaveva appena ventitré anni; ha pubblicato tre raccolte di versi e una di prose; ha partecipato quest’anno a Catania alfestival di poesia «Voci dal Mondo».

KATE�INA RUD�ENKOVÁ

Dalle raccolte Ludwig (1999); Není nutné, abyste m� navšt�voval (Non è necessario che venga a trovarmi), 2001; Popel a slast(Cenere e voluttà), 2004. Traduzione di Ivana Oviszach.

Oltre il vetro ghiacciato cadono fiocchi solitaria casa al caldo c’è luce

fino a notte

arriva trainata dai cavalliti abbraccia

silenziosa

come la cordache a poco a pocosi spezza

pare perché le riscaldicol respirole intirizzite dita violacee

alle tue cure però si sgretolanosi sbriciolano col respiro

ghiacciatele sue dita ghiacciate

***

Cosa darei perché la Achmatova scendessedal quadro di Petrov-Vodkin guardandomisempre così... mi si stenderebbe accanto al buio.

In primavera calano su di me solo desideri.Non mi resta che colare nelle cose.

«In primavera tutti gli uccelliritornano a Bibirev.»

«Ricordi come al Belvedereti mostrai l’uomo a capotavola?»

Incantati dal discorso diretto.

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Page 21: NUOVA POESIA CECA

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PERIFERIE

Sníh pomalu slézá,"��!��������� � ����!����L8�'��! ���P� � ��& ����e nikdy nehledím do daleka,pouze je-li to nemo�né.

A tak kraj, kde se skrývám,je ne�ivý,���%�&��!�'�%� �kolik scén,������!���� ��� �� �� ��� �"�L

4���������!�����"����� �LSilueta hory a jasný západ,které se nedotýkají.

OSTROV

5������"!����'�����!����a stále jdeme.2�'���!��%�������"�������!���������LE�����������������& ��� �������� ��'���%�!e s nimi fotografují.

Stále nevíme, který z nich������� �%� ��%LTen opilý, co usnul na molu?

PERIFERIA

La neve pian piano si scioglie,è sempre più difficile non farti domande.O piuttosto non ammettereche non guardo mai lontano,solo se è impossibile.

E così la zona in cui mi nascondoè inanimata,mi trascino dietro alcune sceneche si mescolano all’infinito.

La sua amarezza, il mio silenzio.La sagoma di un monte e un tramonto serenoche non si toccano.

ISOLA

Già tre giri dell’isolae andiamo avanti.I pescatori stanno tornando,fa buio sulle navi.Riappendono i pesci morti agli amie a riva si fanno fotografare.

Ancora non sappiamo chi di loroha una gamba di legno.Quello ubriaco, addormentato sul molo?

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Foto di Michal Šanda, in Ivan Wernisch, Corre voce (in preparazione presso Forum Editrice, Udine).

Page 22: NUOVA POESIA CECA

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Nato nel 1962, ha pubblicato due raccolte di poesie; vive in Moravia, dove lavora come traduttore.

PAVEL KOLMA�KA

Sekerou rozbil jsem��� ��"�&���LZ oblohy sníhse loudá.

)�!�� �� �$!��� � �� �������L-�� ������� voda.

6'���"�'�&�,st,'�&�����LHluboká márniceticha.

Dívám se do ní"������! ���do rozbitého'�����L

***

���"�!�� ����*������házel jsem kameny a zapálenou slámu.Pak jsem do nich vstoupil,����������'"��L

;� %�"!��� �� � �� ��������na srdci, na svém prámu.Nezanechal jsem stopy,jen boty pod skálou.

9 ���"!������� �����%�� %LStále je mokrá má duše,&���������' *��škeblemi.

Za oknem šelestí list,������!��,�����%����jablonínízko nad zemí.

���"�!�� ����*������������������������&���

Dalla raccolta Vlál za mnou sm�šn+ šos (Mi svolazzava dietro una buffa falda), 1996. Traduzione di Ivana Oviszach.

Ho rotto con l’accettail ghiaccio sul lago.La neve dal cielocade lenta.

L’ultima trasparentesolida porta.Dietro neral’acqua.

Faccia senza bocca,senza volto.Profondo obitoriodel silenzio.

Ci guardo dentrocome nel libro dei sogni,in un ventresfasciato.

***

Nelle caverne dei tuoi occhilanciavo pietre e paglia accesa.Poi ci entro,il silenzio mi avvolge.

Da un rivo sotterraneo riemergosul cuore, sulla mia zattera.Non lascio traccesolo le scarpe sotto una roccia.

Forse laggiù sono annegato.La mia anima è sempre umida,gravata di piccoleconchiglie.

Oltre la finestra fruscia la foglia,si curvano le membra dei peri,dei melifin quasi a terra.

Nelle caverne dei tuoi occhientro sera dopo sera,

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Page 23: NUOVA POESIA CECA

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��� � ����� *���chodeba dotekuplných jam.

+�!��������� ���po nebi letí nazí��!�������*�!�%���je nahý s nimi, sám.

***

�����"�� ����'�%������!������� ������%"������(L-�!����������%�� ��%� �����!�N)���������� ��'��N

)�������%����&� ������LZas blízko cítím ‘sbohem’,jak vlaštovky v letu k zemi lnou��!���������'�L

)�$�����& ��� ��!�*� ����"� *���'�%���ve kterých jsem se bála byl jsem malý.

Kdy� o�ivíš lampu,�������"���� ������%��L-�!���������� ��%�� ���������o chudém králi?

in corridoi intricatie fosse toccanti.

E uccelli migratorivolano nudi sulle nuvolee la mestizia migratoriaè nuda con loro, sola.

***

Quando si avvicina la burrasca,ravvivi il fuoco nella vecchia lampada.Aprirai ancora quel libro ereditato?Mi leggerai una storia?

Leggi, mostra dalla penombra.Ancora sento vicino l’‘addio’,come le rondini in volo tendono a terrae il cuore al pesce.

Da rivoli di ricorditrascinato in altre tempeste,in cui avevo pauraed ero piccolo.

Quando ravvivi la lampada,mi piacciono il puzzo e il fumo.Aprirai ancora il libro, mi leggeraila storia del re povero?

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Particolare dell’orologio della Città Vecchia di Praga.