Numero 61 Un disco per l’estate - bielle.org · stagione di canzoni di Giorgio Maimone per ......

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C on l’arrivo della stagione estiva non c’è modo di sottrarsi al tormentone delle canzoni per l’estate. Più o meno ci sono passati tutti, ci sono cascati tutti. Chi in modo ironico, chi in modo critico, chi completamente acritico, con il solo scopo di far ballare o cantare o vende- re dischi. Le canzoni per l’estate sono un lasci- to degli anni ’60 e devono il loro successo alla parallela affermazione dei juke box. Erano gli anni in cui si scoprivano le vacanze di massa, proliferavano gli stabilimenti balneari, gli ombrelloni, i pattini: e in ogni “bagno” c’erano almeno un juke-box, un flipper e un calcio-balil- la. Qualche volta anche “una rotonda sul mare” di cui approfittare per ballare stretta- mente avvinghiati. Ma gli anni ’60 sono anda- ti, i ’70 (di piombo) sono affondati, gli anni ’80 (da bere) sono evaporati, gli anni ’90 (il nuovo che avanza) sono stati gettati come tutti gli avanzi, ma l’aprirsi del nuovo millennio non ha chiuso la strada alle canzoni estive, che hanno certamente mutato pelle nel corso degli anni, ma che non riescono ad abdicare al ruolo di “ultima frontiera per l’estate” Il fenomeno è tipicamente italiano, come ci spiega Enzo Gentile, autore di un gustosissimo volume dedicato al fenomeno: “Legata a un granello di sabbia”. “Peraltro - sostiene Gentile, critico musicale de La Repubblica - direi che la situazione si è ribaltata. Ossia, non c’è più una canzone per la stagione, ma una stagione per la canzone. Questo si vede soprattutto nei grandi concerti estivi. Ai tempi del juke-box non solo in Italia non c’erano i con- certi di massa, ma non c’erano quasi neanche i concerti. Ci si ritrovava attorno al totem juke- box o al mangiadischi portato in spiaggia. Adesso questa funzione può essere svolta dai concerti: si va a Imola, come succederà per 40-50.000 persone o ai concerti di Liga negli stadi, o a un festival. Ce ne sono a decine, se non centinaia. In questo consiste la funzione aggregante odierna, e in qualche caso è anche a un livello assolutamente decoroso, tanto più considerando che molti di questi festival sono gratuiti. Quindi non c’è una can- zone, ma è proprio la musica che assolve a questa funzione”. Guardando in un’ottica storica non può sfuggi- re il fenomeno: un disco per l’estate deve rispondere a particolari caratteristiche, quasi una ricetta. Deve parlare di sole, mare, amore, possibilmente ombrelloni, spiagge e onde. Deve essere accompagnato da una musica allegra, possibilmente con ampio spa- zio per le percussioni o i bassi, quasi identifi- cati come emblema di refrigerio musicale. Ci sono cascati tutti dicevamo: da Mina con “Tintarella di luna” a Gianni Morandi con “Notte di Ferragosto” , da Domenico Modugno con “Notte di luna calante” a Gino Paoli con “Sapore di sale”, forse la canzone eponima di tutte le estati. Ma, andando a frugare trovia- mo anche nomi più insospettabili: come Fabrizio De André e Francesco De Gregori, abbinati in “Canzone per l’estate” (un titolo, un programma, per quanto irridente), oppure Francesco Guccini che ha scritto “Giorno d’e- state”, pensosa e piegata dall’afa padana, ma che è stato anche il dominatore di un’estate, assieme ai Nomadi con l’imprevedibile “Dio è morto” che certo non era un motivetto balnea- re. Paolo Conte ha scritto “Azzurro” per Celentano sull’estate metropolitana, ma anche “Una giornata al mare” per l’Equipe ’84. L L L e e e B B B i i i E E E L L L L L L E E E N N N E E E W W W S S S Numero 61 20 agosto 2007 Quindicinale poco puntuale di notizie, recensioni, deliri e quant’altro passa per www.bielle.org le bielle novità Sul sito due nuove interviste: Neffa e Cheap Wine. Poi, naturalmente il consueto sondaggio per giocare con noi e proclamare il disco per l’estate 2007 Inoltre radioBielle, il nostro podcasting per ascoltare le voci dei bielleartisti in strea- ming oppure, scarican- dole sul vostro lettore mp3, dove, quando e come volete... bielle pensieri Un disco Canzoni di stagione stagione di canzoni di Giorgio Maimone per l’estate

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Con l’arrivo della stagione estiva non c’èmodo di sottrarsi al tormentone delle canzoniper l’estate. Più o meno ci sono passati tutti,ci sono cascati tutti. Chi in modo ironico, chi inmodo critico, chi completamente acritico, conil solo scopo di far ballare o cantare o vende-re dischi. Le canzoni per l’estate sono un lasci-to degli anni ’60 e devono il loro successo allaparallela affermazione dei juke box. Erano glianni in cui si scoprivano le vacanze di massa,proliferavano gli stabilimenti balneari, gliombrelloni, i pattini: e in ogni “bagno” c’eranoalmeno un juke-box, un flipper e un calcio-balil-la. Qualche volta anche “una rotonda sulmare” di cui approfittare per ballare stretta-mente avvinghiati. Ma gli anni ’60 sono anda-ti, i ’70 (di piombo) sono affondati, gli anni ’80(da bere) sono evaporati, gli anni ’90 (il nuovoche avanza) sono stati gettati come tutti gliavanzi, ma l’aprirsi del nuovo millennio non hachiuso la strada alle canzoni estive, che hannocertamente mutato pelle nel corso degli anni,ma che non riescono ad abdicare al ruolo di“ultima frontiera per l’estate”Il fenomeno è tipicamente italiano, come cispiega Enzo Gentile, autore di un gustosissimovolume dedicato al fenomeno: “Legata a ungranello di sabbia”. “Peraltro - sostieneGentile, critico musicale de La Repubblica -direi che la situazione si è ribaltata. Ossia, nonc’è più una canzone per la stagione, ma unastagione per la canzone. Questo si vedesoprattutto nei grandi concerti estivi. Ai tempidel juke-box non solo in Italia non c’erano i con-certi di massa, ma non c’erano quasi neanchei concerti. Ci si ritrovava attorno al totem juke-box o al mangiadischi portato in spiaggia.Adesso questa funzione può essere svolta dai

concerti: si va a Imola, come succederà per40-50.000 persone o ai concerti di Liga neglistadi, o a un festival. Ce ne sono a decine, senon centinaia. In questo consiste la funzioneaggregante odierna, e in qualche caso èanche a un livello assolutamente decoroso,tanto più considerando che molti di questifestival sono gratuiti. Quindi non c’è una can-zone, ma è proprio la musica che assolve aquesta funzione”.

Guardando in un’ottica storica non può sfuggi-re il fenomeno: un disco per l’estate deverispondere a particolari caratteristiche, quasiuna ricetta. Deve parlare di sole, mare,amore, possibilmente ombrelloni, spiagge eonde. Deve essere accompagnato da unamusica allegra, possibilmente con ampio spa-zio per le percussioni o i bassi, quasi identifi-cati come emblema di refrigerio musicale. Cisono cascati tutti dicevamo: da Mina con“Tintarella di luna” a Gianni Morandi con“Notte di Ferragosto” , da Domenico Modugnocon “Notte di luna calante” a Gino Paoli con“Sapore di sale”, forse la canzone eponima ditutte le estati. Ma, andando a frugare trovia-mo anche nomi più insospettabili: comeFabrizio De André e Francesco De Gregori,abbinati in “Canzone per l’estate” (un titolo, unprogramma, per quanto irridente), oppureFrancesco Guccini che ha scritto “Giorno d’e-state”, pensosa e piegata dall’afa padana, mache è stato anche il dominatore di un’estate,assieme ai Nomadi con l’imprevedibile “Dio èmorto” che certo non era un motivetto balnea-re. Paolo Conte ha scritto “Azzurro” perCelentano sull’estate metropolitana, maanche “Una giornata al mare” per l’Equipe ’84.

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Numero 6120 agosto 2007

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biellepensieri

Un disco

Canzoni di stagionestagione di canzonidi Giorgio Maimone

perl’estate

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Sergio Endrigo ha scritto una raffinatissima“Era d’estate” e Bruno Martino la jazzata epluri-riproposta “Estate” (tra gli altri dai LaCrus e da Vinicio Capossela), mentre Califanoha scritto il testo di “E la chiamano estate”.Imprevedibilmente anche Piero Ciampi, ma deltutto a suo modo, ha scritto la sua “canzoneper l’estate”. E’ “Sporca estate”: “Figli, come mimancate / Sporca estate / E tu che dici / cheho distrutto la tua vita, / capirai mai / che iltuo dolore / si è aggiunto al mio?”. Volendoesagerare anche Claudio Lolli ha scritto sull’e-state, con “Agosto”, ma sinceramente il testonon ha molto a che fare col clima estivo:“Agosto. Si muore di caldo / e di sudore. / Simuore ancora di guerra / non certo d'amore,/ si muore di bombe, si muore di stragi / piùo meno di stato, / si muore, si crolla, si esplo-de, / si piange, si urla. / Un treno è saltato”.Altro clima in qualche classico dell’epocacome “Abbronzatissima” o “Con le pinne, il fuci-le e gli occhiali” o “Sei diventata nera” tutte le“vacanziere” per eccellenza di EdoardoVianello. Poi abbiamo avuto “Luglio” diRiccardo del Turco, “Cuando calienta el sol” deiMarcellos Ferial o, in tempi successivi, “Vamosa la playa” e “L’estate sta finendo” dei Righeirae con loro, autori di un pop d’avanguardia auna spanna dal kitsch, anche Giuni Russo con“Un’estate al mare” e, perché no?, mastroBattiato con “Summer on a solitary beach” e lasua discepola Alice con “Il vento caldo dell’e-state”. Come dimenticare poi il Bobby Solo deltrittico “Siesta”, “Una granita di limone” e“Domenica d’agosto”? Solo ricordando FabioConcato con “Guido piano” e “Fiore di maggio”o la “Kalimba de luna” di un Tony Esposito che,abbandonata l’avanguardia napoletana, si èlanciato in vendite milionarie, trascinando consé, qualche anno dopo, il suo collega percus-sionista Tullio De Piscopo che ci ha “tormenta-

to” benevolmente per più di una stagione colsuo “Andamento lento”. Poi ancora “Senti l’estate che torna” delleOrme o “Un’estate italiana” dell’inedito duoGianna Nannini - Edoardo Bennato, dedicata aquattro mondiali di calcio fa.

E vogliamo tacere forse dell’altro tormentone“Tutti al mare (a mostrar le chiappe chiare)” diGabriella Ferri? No, non vogliamo, non ci per-metteremmo mai! Per il 2006, osservando ifondi della nostra tazza di chinotto non riuscia-mo a vedere bene come le foglie si stianodisponendo, ma non possiamo esimerci dalsegnalare che anche nel mondo della musica“d’autore” o della musica “altra” non manchino“i dischi per l’estate”. Qualche nome? Macerto, non si rifiuta mai l’occasione di “rincreti-nirsi” piacevolmente con qualche tormentoneestivo! Gli Arpioni con "Malacabeza", StefanoTessadri con “Malaguena Salerosa”, i CaffèSport Orchestra col “Mambo della missionariasnob”, i Luf con “Paternoster poc incioster”, iSulutumana con “Il tuo culo”, i Capone BungtBangt con “Come il sole”, Simone Cristicchicon “Ombrelloni”, Lu Colombo con “Gina”, iJean Fabry con “Rotoballe”, gli Yo Yo Mundicon “La danza del pesce spada”, FedericoSirianni con “Liberaci dal mare” , Max Manfredicon “Danza composta” o, infine, Rita Botto con“Stranizza d’amuri” e “Lu pisci spada”.

Ce n’è per tutti gusti e ce ne sarà ancora.Come trascurare infatti il reggae degli Smokee della loro “Ciao amore” o i Sud Sound Systemcon “Sciamu a ballare” o ancora l’”Inno verda-no” di Caparezza?

Ascoltate, scegliete, ballate e cantate, tanto èestate. All’impegno e alla canzone d’autore tor-neremo a settembre.

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Ogni anno c'è bisogno di un libretto estivo discarso peso e di pronta beva che ripercorrale storie musicali dell'Italia del boom. Tra i variboom c'è stato anche quello canzonettistico.Alberto Tonti con leggerezza di tatto lo ripor-ta ai nomi di Ghigo, Piero Focaccia, Nico e iGabbiani, Franco I e Franco IV, Giuliano e iNotturni o Mario Tessuto: tutti personaggiautori di un unico hit a 45 giri a cui è seguitoil silenzio.

Il libricino scorre leggero per 134 oaginesenza impegno, preoccupandosi solo diaccennare con un sorriso a un'Italia che pote-va permettersi di perdere tempo e prestareattenzione a onesti mestieranti che, tra lemigliaia che arrivavano a incidere un disco,riuscivano a riscuotere l'interesse dellemasse e a realizzare vendite milionarie. "Nelmondo anglosassone - dice Tonti nella prefa-zione - le chiamano one shot.Sono le canzoniarrivate nelle più alte posizioni delle classifi-che della vendite e interpretate da cantanti ogruppi che non hanno mai più avuto il bene diripretersi".

Tonti è bravo nell'inquadrare il fenomeno dalpunto di vista sociologico, inserirlo nel conte-sto dell'Italia degli anni '60 e romanzare, maappena un poco, le storie di 70 di questemeteore: da Ghigo a Rocco Granata, dalGuardiano del Faro a Cocky Mazzetti, da NiniRosso a Alceo Guatelli, da Roby Guareschi, daHenry Wright a Michelino. Se conoscete qual-cuno di questi nomi o se almeno vi hanno incu-riosito questo libro è il libro per voi.

Ed è, peraltro, il classico libro per l'estate, perché,nemmeno a farlo apposta la maggior parte diquesti one shot sono motivi del periodo estivo,quando era più facile (ma forse lo è ancora ades-so, come dimostra il caso di Valeria Rossi con"Tre parole": sole, cuore, amore) acchiappare l'in-teresse dell'acquirente anche per motivi scono-sciuti. E d'estate infatti nascono "Stessa spiaggiastesso mare" di Piero Focaccia, "Sei come unalucertola" di Joe Fedeli, "I tuoi occhi verdi" diFranco Tozzi, "Yeeeeeh" dei Primitives, "Parole" diNico e i Gabbiani, "Ho scritto t'amo sulla sabbia"di Franco I e Franco IV, "Il ballo di Simone" diGiuliano e i Notturni, "Lisa dagli occhi blu" diMario Tessuto, tutti brani presenti sul cd cheaccompagna il libro e che gli fornisce l'adeguatacolonna sonora.

Non sono solo canzoni da ombrellone quellericordate nel libro: ampio spazio ad esempioviene lasciato al Festival di Sanremo da cuiproviene "A me mi piace vivere alla grande" diFranco Fanigliulo o "La ballata del pedone" diEnnio Sangiusto o ancora "La prima cheincontro" di Fabrizio Ferretti. Di altra levaturaè Michele Maisano, in arte Michele, amico diFabrizio De André (a cui fornirà qualche consi-glio giusto per la musica del "Testamento diTito") che diventa famoso con la bellissima "Semi vuoi lasciare", mettendo in mostra unabella voce profonda, ma dotata di swing allaElvis Presley, ma poi, tranne una "Susan deimarinai" di un disco per l'estate di qualcheanno dopo (a cui, per contraccambiare, diedeuna mano Fabrizio De André) non riuscì più adacchiappare il grande successo.

Settanta storie come queste: alcune più interes-santi, altre meno, in un libro che fa della conte-stualizzazione il suo punto di forza. Ben scritto,ben ritmato, in grado di farti arrivare fino in fondo(si legge in un'ora scarsa) con la voglia di saper-ne ancora e di seguire altre meteore degli annisuccessivi. Chissà, potrebbe essere l'idea per unsecondo libro della serie...

Alberto TontiBallarono una sola estate (70 meteore della canzone italiana negli anni sessanta)Rizzoli - giugno 2007 134 pagine + cd- € 19,50Nelle librerie

Meteore: storia e gloriadella dinastia

dei cantanti

di Leon Ravasi

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niSolidamor: "One man show"

Leggeri senza dar fastidio: prosecco-musicdi Leon Ravasi

Disco leggero, leggerissimo, ma tutto sommatonon sgradevole. Rispetto all'opera prima che scorreva per la gola come gazzosa, rinfrescante edolciastra, ma non bene delineata, qui siamo passati al prosecchino. C'è strada ancora da fareper lo champagne, ma, all'interno di questo tipo di musica, i Solidamor sembrano incamminatibene. E te ne accorgi subito dopo il secondo ascolto, quando i brani, appena abbozzati, comincia-no a rimergere da soli.

"Bolita de papel" è particolarmente contagiosa ed ha il paradossale vantaggio di essere scritta inspagnolo, quindi praticamente incomprensibile. Così "Sound to Babylon" ha il vantaggio di esserein inglese, come pure la successiva "Hawaian moon", "Mama look a boo-boo" e "Part time love",mentre per "El Marinero" e "Contigo" si torna allo spagnolo (ibridato italiano) e "Oh Senorita"miscela italiano, inglese e una punta di spagnolo. La finale "One man show", nonostante il titolo, èin italiano.

Una patchanka liguistica soprattutto, mentre dal punto i vista musicale siamo più decisamente suiritmi tropicali latino-americani. E l'illusione degli anni '60 prende bene corpo. "Oh Senorita" sottoquesto aspetto è perfetta. Lasciatela andare a sentirete tranquillamente le stelle "friccicare", lerotonde sul mare danzare, le labbra schioccare di baci umidi sulla spiaggia al chiar di luna in rivaal mare. Canzone estiva di perfezione quasi sovrumana. Che resta l'unico dubbio di come possaessere stata scritta oggi.

Siamo nello stesso ambito dei dischi di Roy Paci, ma l'ascolto, come dicevamo, è sostanzialmen-te lieve. Non perdiamoci troppo tempo, ma non tutto quello che passa qua dentro è sgradevole.Dura il tempo di un sorso di prosecco, ma ha le stesse benefiche doti: frizzante, dissetante, pia-cevolmente poco alcolico.

Solidamor"One man show" Safaydeluxe/Venus - 2007Nei negozi di dischi

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niRoy Paci & Aretuska:"Suonoglobal"

Cioè? Il senso è il suonoglobal. O no global?di Leon Ravasi

Formato in un'epoca tetra (o splendida?) in cui cisi inebriava col "Recitativo" di De André ("Sappiateche la morte vi sorveglia / gioir nei campi o tra imuri di calce / come crescere il gran guarda il villa-no / finché non sia maturo per la falce") , con"Angoscia metropolitana" di Claudio Lolli ("Sotto uncielo nato grigio / si infilzano le gru / ricoperte dalleantenne / le case non si vedon più") o con "L'alberoe io" di Guccini ("Quando il mio ultimo giorno verrà /non voglio pietre / su questo mio corpo") faccioancora fatica a digerire dischi interi di cazzeggio.Magari mi godo una canzone qua e là, ma un discointero mi dà sui nervi. Difficoltà generazionali: sonouno di quelli dei "cioè", che era una weltenschanug,un'interpretazione del mondo, per dirla col maestrodi Pavana: "cioè" significava "spiegamela meglio. Nonmi accontento della prima versione". Roy Paci cioè?

Roy Paci è irritante. Sembra uno che abbia dei donie poi che li getti via per fare dischi del tutto commer-ciali come questi, adatto a quasi tutti gli stomacioltre che a qualche omaso e ventriglio. Per carità,non è niente male "Suonoglobal". Dovreste provarea sentire la Famiglia Rossi! Insomma un intero movi-mento di patchankisti che trova facile eco discogra-fica nei periodi estivi (e io qualche domandina me lafarei se fossi uno di questi artisti). Ed ecco puntualel'invasione di agosto: Roy Paci è il migliore, ma i Figlidi Madre ignota (e con loro suona ancora Roy Paci,vero stakanovista delle sale di registrazione: pareabbia un record da Guiness dei primati di quasi 400dischi a cui ha partecipato) se la cavano bene a lorovolta, mentre su altri caliamo semplicemente il velodella dimenticanza.

Retroterra culturale? I film di Tarantino, qualcosa diimparaticcio sui mariachi (soprattutto per poternecitare il nome), le orchestre cubane di Xavier Cugat,Totò, i film di Ciccio e Franco. Sono canzoni barzellet-te, ma tant'è, è quello che passa il mercato. Roy Paciriesce a farne una grande operazione di marketing:distribuito da XL, il disco si avvale di una serie di duet-ti da brividi: da Manu Chao a Caparezza (i migliori),fino a Erriquez Greppi della Bandabardò, con i rap-per romani Cor Veleno, con Pau dei Negrita, Raiz, iSud Sound System.

Suonoglobal? Indubbiamente sì. E' musica perfettaper l'aiplay, infatti il pezzo con Manu Chao è già diven-tato una suoneria per telefonino scaricabile da tutti

i siti principali. In radio ci stanno a meraviglia. Poimagari verrà il momento di chiedersi cosa voglianodire i testi. Ma può darsi che siano fissazioni retrò. Ildisco suona molto bene e "Toda joia toda beleza"oppure "L'isola dei fessi" o "Mezzogiorno di fuoco" oancora la revivalistica "Senza di te" così impregnatadi musica dei sixties sono brani molto gradevoli.Resta la sensazione dell'ingorgo di parole, ma bastascrollare la testa, bersi una Coca cola, pensarequanto siamo tutti globalizzati e si digerisce ognicosa.

Anche il fatto che per lanciare il disco si dica che"durante la lavorazione sono state consumate 125bottiglie di vino". Non mi impressiona: me le faccio dasolo in sei mesi e questo non mi costringe a faredischi di Suonoglobal. Trovo solo molto stupida"Tango mambo jumbo", ma è il mio limite con le rap-pate che girano su se stesse (e che bisogno c'è dicitare in continuazione gli Aretuska all'interno dellecanzoni? Nel caso per radio non si fosse capito beneil nome? E' tutta pubblicità indotta?).

Insomma, è un prodotto di plastica e non since-ro, ma è probabilmente il migliore in circolazionese volete ascoltare musica di questo tipo. "E'meglio la vecchiaia" è un altro buon brano, perquanto molto Erriqueziano. Così come "Todajoia" è molto Manu Chao e "Mezzogiorno difuoco" sa molto di Caparezza. Insomma: è esta-te, che cazzo volete rompere i coglioni?Beccatevi Roy Paci e ballate con lui.

Roy Paci & Aretuska"Suonoglobal" Etnagigante/V2 records - 2007Nei negozi di dischi

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niFigli di madre ignota: "Fez club"

Balcani comici: quando l'allegria nonè molestadi Leon Ravasi

Fosse tutto all'altezza di "Spaghetti balkan" mistrapperei le vesti di dosso e implorerei perdonofustigandomi per aver mancato di rispetto in piùoccasioni ai patchankisti italiani, accusandoli di esse-re brutte copie di un fenomeno nato altrove e conben maggiori radici culturali. L'illusione dura lo spaziodi due brani (anche "Theme from paradise" è otti-ma) e poi gradatamente sfuma in un vicino orienta,i Balcani, un po' da fumetto di Lothar e Mandrake.Esoterismo musicale, una bella dose di fiati, un ritmobandistico che non ti abbandona e la necessità diessere divertenti a tutti i costi ("Daddy Lollo", perchérima con rockandrollo!).

Questo non toglie che "Fez club", oltre a godere diuna magnifica grafica di copertina, sia un albumdivertente e gredevole beva. Non si finge nemmenodi volere fare altro. Siamo al divertimento un po'goliardico e fine a se stesso di chi allinea una serie distereotipi e si diletta di giocarci sopra. "Nema pro-blema tourist" simboleggia al meglio quanto detto econtemporanemente riesce a essere un branogioioso e simpatico. Sotto certi aspetti l'impressioneè quella di godersi una commedia all'italiana deglianni d'oro, ambientata in località esotiche. Se sicerca di farci sopra un discorso serio si rischia iltrombonismo. Non resta che l'ascolto e il ballo.

Peraltro anche "Fantasma del mattino" confermache le doti ci sono: Zorro ha una bellissima voce e icori dei Figli di Madre Ignota (non scordiamoci ilnome del gruppo quando parliamo di goliardia) sonopotenti e incisivi: poi parlare di Calcinculo, montagnerusse, frittelle e zucchero filato, di punching ball e delmagico mondo del luna park ottiene lo scopo. Lacanzone, vagamente felliniana, ha una sua nostalgiadi fondo che la nobilita e che la stacca dal resto delleproposte.

"Falafel express" però ricade subito nel generico,interessando pochissimo, col suo svariare per cibiesotici, senza approdare da nessuna parte. "Dagoshoes" cerca invece strade vicine al Dean Martindegli anni '60, ma con una fedeltà eccessiva almodello. Un lungo parlato di Stefano Vergani "nobili-ta" il brano che però resta un giochino all'acqua dirose. Insomma, loro suonano e io tengo il ritmo col

piedino, questo è innegabile, però spesso il meccani-smo delle canzoni sembra celibe: gira su se stessoe non porta da nessun altra parte che ad aver ascol-tato 4 minuti di puro divertimento. E il divertimento,se imposto o proposto come unica ricetta, a gioconeanche tanto lungo, stanca.

"Fanfara Mocvara" non ha niente in sè che non va,ma viene dopo "Falafel Express" e "Dago Shoes" edè il classico eccesso che non paga, anzi stanca. Aquesto punto, dopo 30 minuti di disco invariabilmen-te tirato, questi ulteriori 4 minuti di sola musicahanno l'effetto di una mazzata. Peraltro non escludonemmeno che il piacere che mi deriva da "SpaghettiBalkan" sia proprio originato dalla sua posizione inapertura di album, quando ancora le orecchie nonrisentono del pieno di suoni successivo.

"Ole ole" è pur piacevole, ma arriva a giochi scopertie fuori tempo massimo, ma non le si può non rico-noscere stamina. Solo 3 minuti, che sembrano 30,prima di accedere al brano finale: "Fantapolitika".Ampio spazio alla musica per chiudere, lasciandocicon un senso di dolce amaro in bocca. Il brano nonè male nonostante la collocazione terminale e lasciaintendere che le doti questi Figli di madre ignota lehanno pure. E' che cercando di tenerle nascoste gio-cando troppo. Resta comunque, in quest'ambito, trai dischi leggeri ascoltati quest'estate uno dei migliori,assieme a quello del professionista del divertimentoleggero degli anni 2000, lo stakanovsta Roy Paci,che, non a caso, mette uno zampino anche dentroquest'album.

Figli Madre Ignota"Fez Club" SapharyDeLuxe - 2007Nei negozi di dischi

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niLa Famiglia Rossi: "La Famiglia Rossi vs tutti"

Vs tutti? Ok, raccolgo la sfida:io contro di lorodi Leon Ravasi

Ecco uno di quei magnifici dischi di cui si può soloparlare male. Senza pentimenti, senza ritrosie,senza dubbi. Se di Roy Paci detesto l'ideologia, prote-sa alle classifiche, ma apprezzo la musica, dellaFamiglia Rossi non c'è proprio nulla che mi piaccia.Anzi, nelle mie personali classifiche di gradimentosono in lizza per un ultimo posto assoluto. Se in que-sto caso l'inizio sembra essere più interessante("L'ombra delle nuvole che passano") il resto torna aessere, come prima, discorsi da bar. Già il fatto diportare avanti questa fiacca pantomima di chiamar-si tutti Rossi ... già non faceva ridere vent'anni fa,quando lo facevano i Ramones e ora sa di muffa.

Il ripescaggio di "Uffà uffà" di Bennato non aggiungemolto al quadro, ma è uno dei pezzi migliori del cd,se non altro perché ci ricorda profeticamente comela guerra contro gli arabi ("le crociate") fosse già nel-l'aria da tempo. Roccaccio tirato, tutto sommato giàconvenzionale all'epoca. Finito questo inizio decentenon resta che il vuoto. "Wanda che guidi la Panda /ti ho visto alla Standa / compravi il caffè" è al di là diqualsiasi considerazione. N.M.R. scriveva una volta ilMereghetti per i film che non meritavano recensio-ne. "Wanda" sta in quel territorio di confine tra l'orri-pilante e il disgusto.

"Il ragno", "La palla" e "Sai che c'è" sono canzoni al disotto del pelo dell'acqua della decenza. "La musica"potrebbe anche essere divertente, ma il testo reci-ta: "Tu sei la musica / che non è solo d'estate / dinotte e le donne son matte". Che aggiungere? Ilritmo in questo caso almeno è divertente. Canzoneper l'estate.Per il resto sono trucchetti e cachinni: stupidate spa-rate dal Professor Alessandro Amadori, ideologoufficiale, citazioni improprie di Jannacci (da querela!)in "Tienila spenta" e liriche come "sai che c'è? Saiche c'è? C'è che adesso mi faccio il bidè" Ohibò!Oppure "tu hai le cinque giornate / io i miei cinque

minuti" o ancora "Non ti è mai capitato di voltartiall'indietro / per scoprire lì dietro cosa c'è / C'è unricordo bruciante, un dolore segreto / persistente,silente, indicibile" ("Sai che c'è?"): insomma al signo-re, scusa la francezza compagno, ma gli brucia ilculo! E viene a cantarcelo per 5'28" di una canzone?Ma dove siamo finiti? Nel cesso? O a culo?

"Fragile virtù" sta quasi a galla, ma ha un testo cherecita: "meritavo di morire per quei baci malandrini/ sulle braci, sulle braci ... la signora ... era stancadella solita pietanza / gradiva varianza / nei saporie nei profumi di ogni stanza / e in vetro la virtù si tra-sformò". Transeat. Se "Andare più piano" è un ritmoin levare che si lascia ascoltare, "Un nemico al gior-no" è trucida: "Un nemico ogni mattina / fa sparireogni pensiero come fa / col mal di testa l'aspirina /Tutto il resto sembra privo di importanza / nonimporta se han ciulato / anche il letto nella stanza".

"Say more" che, per fortuna non ha testo, ma che ècantata come se dicesse "scemo" in continuazione,chiude il disco, prima della ghost track che arrivadopo 18 minuti di silenzio. Solo per distratti. Se nondistrutti dall'ascolto del disco. Ed è l'ennesima can-zoncina insulsa.

Ok, abbiamo sbagliato a riprovarci una volta ancora.Bielle chiude qui con le recensioni dalla FamigliaRossi, stanchi di buttare soldi in dischi inutili se nondannosi. Prossimamente "non" parleremo dellaFamiglia Rossi.

La Famiglia Rossi"La Famiglia Rossi vs tutti" Dischi Lampo - 2007Nei negozi di dischi