NUMERO 59 SINTOMI LICEO COPERNICO...5 Pasticci all’italiana Il 4 dicembre il popolo italiano si è...

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NUMERO 59 INTOMI S DICEMBRE 2016 LICEO COPERNICO PRATO Biografia di Babbo Natale Famoso in tutto il mondo sotto vari nomi come Santa Claus, Papá Noel, Viejito Pascuero, semplice- mente Babbo Natale; ma la storia resta sempre la stessa. Continua a pag. 19 Pasticci allitaliana Il 4 dicembre il popolo italiano si è espresso. Con co- scienza o meno, e in molti casi senza aver minima- mente letto la riforma che era chiamato a valutare, ma si è espresso. Continua a pag.5 CRUCIVERBA, SUDO- KU E REBUS a pag. 24-25 Parentesi goliardica Pag. 7 Larte di sognare: co- me ricordare i propri sogni e curiosità Ciò che si cela dietro al fe- nomeno dei sogni, è qual- cosa di più della semplice scena che è animata nella nostra testa: si tratta infat- ti della comunicazione del nostro inconscio, la parte più profonda della coscien- za umana Continua a pag. 14 Damn Daniel e il pote- re dei memes La parola "meme", in realtà, ha origine greca e vuol dire "imitazione". Continua a pag. 13 Marvel vs D.C. Comics Non molti sanno che, ol- tre alla famosa casa edi- trice Marvel, i supereroi hanno un'altra grande casa, la D.C.Comics. Continua a pag. 15 Rime di chiusura Vedi pag 26 Langolo dei racconti Pag. 21-22 Il Kopeinforma Tutte le news dalla scuo- la a pag. 6 Koperation Torna questanno liniziati- va di cooperazione con i giornali di altre scuole del territorio pratese. Vedi pag. 9 Gilmore Girls: A Year in Life Nove anni dopo lutima puntata, Gilmore Girls ritorna con un revival di quattro episodi. Contin- ua a pag. 10

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NUMERO 59

INTOMI S DICEMBRE 2016

LICEO COPERNICO

PRATO

Biografia di Babbo Natale

Famoso in tutto il mondo sotto vari nomi come Santa Claus, Papá Noel, Viejito Pascuero, semplice-mente Babbo Natale; ma la storia resta sempre la

stessa. Continua a pag. 19

Pasticci all’italiana

Il 4 dicembre il popolo italiano si è espresso. Con co-

scienza o meno, e in molti casi senza aver minima-

mente letto la riforma che era chiamato a valutare, ma

si è espresso. Continua a pag.5

CRUCIVERBA, SUDO-

KU E REBUS a pag.

24-25

Parentesi goliardica

Pag. 7

L’arte di sognare: co-

me ricordare i propri

sogni e curiosità

Ciò che si cela dietro al fe-

nomeno dei sogni, è qual-

cosa di più della semplice

scena che è animata nella

nostra testa: si tratta infat-

ti della comunicazione del

nostro inconscio, la parte

più profonda della coscien-

za umana Continua a pag.

14

Damn Daniel e il pote-re dei memes

La parola "meme", in

realtà, ha origine greca e

vuol dire "imitazione".

Continua a pag. 13

Marvel vs D.C. Comics

Non molti sanno che, ol-tre alla famosa casa edi-trice Marvel, i supereroi hanno un'altra grande casa, la D.C.Comics. Continua a pag. 15

Rime di chiusura

Vedi pag 26

L’angolo dei racconti

Pag. 21-22

Il Kopeinforma

Tutte le news dalla scuo-

la a pag. 6

Koperation

Torna quest’anno l’iniziati-

va di cooperazione con i

giornali di altre scuole del

territorio pratese.

Vedi pag. 9

Gilmore Girls: A Year in Life

Nove anni dopo l’utima puntata, Gilmore Girls ritorna con un revival di quattro episodi. Contin-

ua a pag. 10

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Indice EDITORIALE di Sara Bichicchi ................................................................................................................................................. 3

ATTUALITA’ - Giovini e tecnologici ( forse un po' troppo?) di Maddalena Ion …………………………………………………………..4 - Pasticci all’italiana di Sara Bichicchi ……………………………….………………..………………………………………….………………….5

NEWS DAL KOPE - Il Kopeinforma di Agnese Macchioni Montini ............................................................................................................................. ............6

PARENTESI GOLIARDICA ……............................................................................................................................................................7

VOCI DAL PASSATO - Dannata vecchia scuola di Stefano Ciapini…………………………….……………...………………………………………………………….8 KOPERATION - Uno sguardo all’ecologia, dalla redazione di Opuscolo…………………………..………………………………………………………….9

RUBRICHE SERIE TV: - Gilmore Girls: A Year in Life di Sadà Niamat …………………………………………………………….……………………………………10 - L’angolo della fan girl 2 di Ginevra Parrini …………………………………………………………………………….……………………..11 SPORT - Una nuova inchiesta sulla diffusione del doping di Alessia Cecconi ………………………………………………………..……….. CURIOSITA’ - “Se non sai che fare delle te mani, trasformale in carezze” di Irene Stroppa…………………………………………………….12 - Guinness World Records 2016 di Iman Seradouni ………………………………………………………………………………………... - Damn Daniel e il potere dei memes di Beatrice Castaldo ………………………………………………………………………………..13 - L'Arte di sognare: come ricordare i propri sogni e curiosità di Vittorio Bellandi ……………………………………………..14

FUMETTI - Marvel vs D.C. Comics di Giovanni Tittocchia………………………………………………………………..………………………………..15 QUATIDIANITA’ - Aggrovigliamento di Isabella Giusti ……………….……………………………………………………………………………………………..16 - Ho ansia per l’ansia! di Gaia Vaniglia Tomassoli ………………………………………………………………………..…………………..17 - La nostra generazione ……………………………………………………………………………………………………………………………….…..

RICETTE - Torta caprese di Chiara Tognocchi….…………………………………………………………………………………………………………….18

SINTOMI NATALIZI - La magia del Natale di Camilla Scaravaglione ………………………………………………………………………………………………..19 - Article before Christmas di Eleonora Taddei ………………………………………………………………………………………………...20 - Biografia di Babbo Natale di Gaia Vaniglia Tomassoli …………………………………………………………………………………….

L’ANGOLO DEI RACCONTI - Non avere un nome - Parte 3 di Beatrice Castaldo ...........................................................................................................................21 - Occhi di Sherlock di Giovanni Tittocchia ………………………………….…………………………………………………….……………..22

La VIGNETTA: Blanc il conigio - Episodio 3 di Federico Barsaglini …………………………………………….……………….23

ENIGMISTICA - IL CRUCIPUZZLE della prof.ssa Sabatini e la classe 5EL................................................................................................24 - SUDOKU E REBUS di Matteo Landi ......................................................................................................................................25 LE BARZELLETTE di Leonardo Tradii ...................................................................................................................................26 RIME DI CHIUSURA: Briciole di Beatrice Castaldo ………………………………………………………………………………..

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EDITORIALE

“Do you ever feel like breaking down? Do you ever feel out of place? Like somehow you just don’t belong

and no one understands you”. Questo è l’incipit della canzone che sto ascoltando. Che c’entra con Sinto-

mi? Pressoché nulla, ma da qualche parte dovevo pur iniziare questo editoriale. La canzone, in ogni ca-

so, va avanti, e parla di nuovo di una certa “non appartenenza”, o forse è il mio cervello che risente anco-

ra dello sforzo della simulazione di terza prova e si è incantato su questo concetto.

Non appartenere (a un luogo, a un gruppo) è facile, e a volte non c’è neppure un motivo ben preciso che

ci fa sentire estranei. C’è solo una certa sensazione che qualcosa non va. Che un’idea non ci rispecchia,

che non è quello il posto giusto per noi. Che determinate persone non ci capiscono, anche. O che noi non

riusciamo a esprimerci, perché un pensiero è troppo grande, o troppo diverso. Perché nel tragitto tra le

mente e la bocca perde la maggior parte del suo senso. E’un po’quello che mi capita ultimamente quan-

do penso al Natale. Mi piace, è bello, mi trasmette gioia e allegria, però è come se non mi appartenesse.

Non come quando ero piccola, almeno. “Ma brava, bella scoperta” dirà qualcuno, ma il fatto è che io cre-

devo che crescendo avrei vissuto questa festa in modo inevitabilmente diverso, ma con lo stesso entu-

siasmo e la stessa felicità. Invece quel pizzico di magia che accompagnava i miei Natale diversi anni fa è

scomparso e basta, e forse è se ne è andato un po’in tutti noi. Eppure, non ci manca niente. Regali ne

avremo (si spera non i soliti calzini), cenoni e tombole in famiglia pure. Nonostante tutto, però, ci manca

la capacità di essere semplicemente felici, e di lasciarci sorprendere come i bambini. Loro vedono il

mondo con una fiducia ineguagliabile, credono nella giustizia di Babbo Natale che non porterà niente ai

cattivi, non si fanno problemi. Noi, invece, abbiamo mille grilli per la testa: l’università da scegliere, il

compito di filosofia non andato come volevamo, i genitori che non capiscono il nostro punto di vista, il

ragazzo o la ragazza che ci ha friendzonato. Noi aspettiamo l’anno nuovo per sperare che tutto cambi e

fare sempre i soliti propositi che non rispettiamo mai: studiare con regolarità, aiutare la mamma con le

faccende domestiche, dire qualche bugia di meno.

Questo è l’ultimo editoriale del 2016, e io vorrei salutare l’anno che se ne va rendendogli i suoi meriti. Il

2016 non mi ha dato per magia l’amore per la matematica e la fisica che mi servirebbe per affrontare la

seconda prova, ma ha fatto molto di meglio: ha reso i miei sogni un po’più vicini, realizzabili. Mi ha fatto

innamorare ancora di più della scrittura e di quello che spero sarà sempre il mio lavoro, ma ha mi ha

anche messo in guardia: quando abbiamo successo siamo circondati da decine e decine di persone che

ci invitano alle feste e ci salutano per strada, ma che alla prima difficoltà svaniscono nel nulla come fan-

tasmi. Possiamo dire che se la vita fosse un libro, solo gli Amici sono presenti dal primo all’ultimo capi-

tolo, gli altri vanno e vengono, peggio dei brufoli.

Detto tutto ciò, voglio concludere porgendo a tutti gli auguri della redazione di Sintomi. Dovevano esse-

re in una delle ultime pagine, ma in fase di impaginazione non è stato possibile infilarceli, perciò eccoli

qua. Buone feste copernicani, Sintomi tornerà nel 2017 per dare spazio come sempre a chi vuole espri-

mersi, nella speranza che almeno un po’della nostra passione arrivi a voi che leggete.

Sara

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ATTUALITA’

Giovini e tecnologici ( forse un po' troppo?)

Vi capita mai di sentire i vostri nonni o persino ge-nitori, raccontare aneddoti su come fosse difficile ai loro tempi comunicare con gli amici, parenti o chicchessia? Mia nonna era una ragazzina modesta, di semplici costumi e con pochi beni a disposizione; a quei tempi si era molto più limitati avendo regole rigide e coprifuoco alle sei. Per comunicare con la sua mi-gliore amica, lei usciva di casa camminando per una buona mezz'oretta e infine, se beccava la gior-nata fortunata, trovava Matilda in casa. Oggigiorno sembrerebbe assurdo visto il rapido sviluppo che ha avuto la tecnologia negli ultimi anni. Siamo cir-condati da molteplici lussi come smartphone multi-tasking, tablet, computer in grado di far improvvi-sare chiunque produttori discografici o designer, orologi digitali " parlanti " e perfino occhiali dotati di realtà aumentata ! (Google Glasss ) La tecnologia è sicuramente uno dei temi che più interessano le nuove generazione visto che sempre più ragazzi compresi tra gli otto e i diciotto anni usufruiscono di queste nuove tecnologie. La do-

manda è: la tecnologia è uno strumento di sviluppo o distruzione? Personalmente ho notato negli ultimi anni, esatta-mente da quando ho avuto il primo approccio all'I-phone, di aver perso la voglia di comunicare con le persone tramite le chiamate normali del telefono. Scambiarci messaggi scritti ormai è diventato con-sueto e addirittura, chiamare qualcuno mi sembra quasi un gesto azzardato! Avere tutto a portata di mano mi ha fatto diventare eccessivamente pigra e questo aspetto ha comin-ciato piano piano a riguardare tutti gli ambiti della vita reale. Perché uscire di casa e andare a mangiare al risto-

rante cinese quando con una chiamata posso avere tutto a casa mia? Perché farmi un giro in centro e guardarmi le vetri-ne quando siti molto gettonati come Choies, Fore-

ver21 e TopShop offrono la stessa merce con un semplice click? Perché prendere un caffè con quell'amica che non vedo da anni, quando posso mandarle un semplice "ciao" su Facebook e farle sentire la mia presenza virtualmente? La tecnologia se usata male rende pigri e svogliati. Quanti giovani utilizzano gli smartphone per fare ulteriori ricerche su temi studiati a scuola? Pochi. Esistono però anche altrettanti aspetti positivi: grazie alle nuove piattaforme sociali possiamo met-terci in contatto con persone provenienti da tutto il mondo, incentivare quindi il cosmopolitismo e al-largare i propri orizzonti. Viaggiare non è mai stato semplice quanto ai giorni d'oggi grazie ai diversi siti e blog che consigliano le miglior offerte da co-gliere al volo. La tecnologia permette anche di coltivare le pro-prie passioni e chissà, magari farsi anche conosce-re.

di Maddalena Ion

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Pasticci all’italiana

Il 4 dicembre il popolo italiano si è espresso. Con coscienza o meno, e in molti casi senza aver mini-mamente letto la riforma che era chiamato a valu-tare, ma si è espresso. Qualcuno ha votato “sì” per tenere Renzi, qualcun altro ha preferito il “no” per mandarlo a casa. Alcu-ni hanno optato per il “sì” per “scegliere il progres-so”, senza avere idea di quale fosse questo progres-so, altri hanno bocciato la riforma per timore di una “deriva autoritaria”, di cui i vari Grillo, Salvini e Berlusconi hanno parlato a sfare. Insomma, le mo-tivazioni che hanno spinto gli italiani al voto sono state molteplici e non sem-pre nobili, ma alla fine han-no premiato il “no”. Il risultato? Renzi a Pontas-sieve a giocare alla playsta-tion con il figlio e Gentiloni a Palazzo Chigi. Un esito che ha fatto storcere il naso a chi voleva andare subito alle urne. Le ultime elezioni risalgono al 2013, quando, dopo la caduta del governo Monti, centrosinistra, centrodestra e Movimento Cinque Stelle si attestarono tutti su una percentuale tra il 26% e il 29% e l’Italia di fatto era ingovernabile. Bersani, che per mesi aveva declamato su tutti i canali tele-visivi di essere sul punto di “smacchiare il giagua-ro” (ovvero di sbaragliare il centrodestra) non fece una bella figura. Nonostante tutto, tentò di inse-diarsi al Governo ma non ottenne la fiducia al Sena-to. Il presidente della Repubblica decise allora, do-po le consuete consultazioni con le forze politiche, di affidare il ruolo di Presidente del Consiglio a En-rico Letta. Il Governo Letta durò fino al febbraio 2014, quando il Pd di fatto licenziò Letta durante la direzione del partito. E meno male che Letta, a det-ta di Renzi che lo ha sostituito, doveva “stare sere-no”. Nel 2014, comunque, niente urne: manca una legge elettorale efficiente, dicevano, così l’Italia ri-schia nuovamente l’ingovernabilità. Nel 2016, nien-te è cambiato: la Corte Costituzionale si pronunce-rà a gennaio 2017 sull’Italicum, nel frattempo il Presidente Mattarella ha scelto come premier Pao-lo Gentiloni. In tutto questo caos, le Camere non sono mai state sciolte, il che, per legge, consente al Presidente della Repubblica di designare un nuovo premier senza passare per le urne, di procedere, in pratica, a continui rimpasti.

Il governo Gentiloni, ad esempio, non si discosta dal precedente se non per pochi ministri, tanto che le opposizioni parlano di un “governo fotocopia” : nel nuovo esecutivo ha trovato posto come sottose-gretario persino la Boschi, prima fautrice della ri-forma stroncata il 4 dicembre, e a parte il premier dimissionario, solo la Giannini è stata cacciata. Al ministero dell’istruzione è salita Valeria Fedeli. Laureata? Nemmeno per scherzo. Qualcuno mali-gnamente insinua che non abbia neppure il diplo-ma di scuola superiore, e che vorrebbe cambiare la maturità senza averla fatta. Che ciò sia vero o me-

no, l’inaspettato avvicendamento al ministero aggiunge, soprattutto al liceo scientifico, incertezza all’in-certezza. Uscirà ugualmente fisica? Probabilmente sì, ma senza la Gian-nini che ha strutturato l’ultima ri-forma scolastica i dubbi sono leciti. Nel frattempo, il popolo italiano sembra già tornato in letargo. Ha votato al referendum, poi si è ritira-to. Forse in pochi si sono accorti che il governo Gentiloni, che vorrebbe presentarsi come un esecutivo di passaggio, un ponte fino alle prossi-me elezioni, potrebbe essere un Go-

verno di scopo. Sì, lo scopo di tirare avanti fino a settembre 2017, quando numerosi senatori riceve-ranno il vitalizio, che invece sarebbe loro negato se nuove elezioni interrompessero la legislatura. Op-pure, forse dopotutto i cittadini sono abituati a cer-ti pasticci all’italiana.

di Sara Bichicchi

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NEWS DAL KOPE Il Kopeinforma

Eduscopio: Copernico al primo posto tra i licei scientifici e linguistici dell'area Pistoia-Prato-Firenze I dati forniti da Eduscopio, il progetto della Fonda-zione Giovanni Agnelli che confronta i risultati de-gli studenti all'Università, pongono il Copernico al primo posto in un raggio di 30 chilometri da Prato, sia per il liceo scientifico che per il liceo linguistico. Secondo i criteri utilizzati nella valutazione (la me-dia dei voti e il numero di crediti ottenuti dagli ex studenti dei vari istituti) la nostra scuola risulta essere la migliore, superiore anche a licei rinomati come il Castelnuovo di Firenze (scientifico) e il Ca-lamandrei di Sesto Fiorentino (linguistico). Progetto INSIEME Giovedì 1 Dicembre 2016, presso la biblioteca del nostro istituto, circa 200 studenti che stanno lavo-rando nell'ambito del “Progetto Insieme: dal Por-rajmos alla strategia d’inclusione con rom e sinti” hanno incontrato alcuni esponenti della comunità sinti. Accompagnati dallo storico Luca Bravi erano pre-senti lo stilista Noè Maggini, il regista e coreografo Denny Lanza, l’antropologa Eva Rizzin, ed Ernesto Grandini, un sinti che vive nel campo di Iolo a Pra-to. Ogni ospite ha preso la parola e ha raccontato la propria esperienza. Denny ha creato la web-series, Jump, che sta spopolando su Youtube ed è riuscito a realizzare il suo sogno arrivando a mettere su un musical con alcuni tra i più bravi ballerini della scuola di Amici di Maria De Filippi. Noè, stilista gio-vanissimo, è riuscito a far sfilare una sua collezione sulle passerelle di Pitti Uomo a Firenze. Eva ha ori-gini sinti e ha condotto studi sull'antiziganismo (odio razziale verso le minoranze etniche di sinti e rom), con ricerche specifiche riguardo l’uso dei mass media nelle campagne politiche di istigazione all'odio verso sinti e rom. La testimonianza degli ospiti come sinti ben integrati all'interno della so-cietà, dopo un percorso di studi e di lavoro non pri-vo di difficoltà, ha dimostrato che il pregiudizio del rom o sinti visto sempre come una persona che ru-ba e chiede l'elemosina non deve riguardare l'inte-ra comunità. Come la maggior parte degli italiani sono brave persone, siamo convinti che lo stesso valga per sinti e rom. L’incontro è terminato fra ap-plausi e ringraziamenti che hanno accompagnato i saluti. Applausi per gli studenti del Copernico al Festival Dantesco Domenica 4 dicembre, presso il teatro degli Oscuri diTorrita di Siena, si è tenuta la fase finale del Fe-stival dantesco, sezione toscana. La squadra degli

studenti del Liceo Copernico, composta da Lorenzo Mati, Eleonora Taddei, Elvira Giurranna, Francesco Seravalle, Vittoria Tuci e Fabiola Calamai e accom-pagnata dalla prof.ssa Maria Grazia Nieri, ha parte-cipato alla gara con una rappresentazione teatrale ispirata al rapporto tra Dante e il Tempo, accompa-gnata dalle musiche originali composte da Lorenzo Paoli. Il testo drammaturgico, giunto al terzo posto, ha suscitato grande emozione e vivo apprezzamen-to, in particolare da parte del direttore artistico del Festival dantesco nazionale, dott. Paolo Pasquini e non è escluso che gli studenti del Liceo Copernico possano partecipare, a febbraio, alla rassegna che si terrà a Roma, in occasione del Festival dantesco nazionale. Al via "Rivoluzione copernicana", il progetto sulla valutazione della qualità dell'insegnamento e sullo star bene a scuola Dopo varie proposte e idee presentate anche dagli studenti, prende il via al Copernico il processo par-tecipativo denominato «Rivoluzione Copernicana». Il progetto, sostenuto dalla Regione Toscana, ha lo scopo di coinvolgere docenti, studenti e famiglie in un confronto sui criteri per la valutazione della qualità dell'insegnamento e sullo star bene a scuola (maggiori informazioni saranno presenti nel nume-ro di Sintomi si gennaio).I risultati del processo partecipativo verranno presentati in un evento conclusivo. Le proposte sui criteri della valutazione della qualità dell'insegnamento saranno sottoposte al Comitato di Valutazione. 1.700 euro raccolti nella lotteria di Natale promossa dagli Amici del Copernico Ha avuto un successo superiore ad ogni più rosea previsione la Grande Lotteria di Natale promossa dagli Amici del Copernico per raccogliere fondi da utilizzare a sostegno delle attività del nostro liceo. Sono stati venduti circa 700 biglietti per una som-ma totale raccolta di 1.700 euro che saranno desti-nati alle esigenze della scuola. Sono stati assegnati 55 premi tutti forniti da genitori di alunni del Co-pernico oppure procurati dalla stessa associazione promotrice dell' iniziativa. Alcuni pacchi alimentari assegnati come premio sono stati acquistati dagli Amici del Copernico nella città di Norcia per aiuta-re le zone colpite dal terremoto. L'estrazione dei biglietti vincenti è avvenuta nei locali della vice-presidenza alla presenza dalla vice-preside Prof.ssa Paola De Dominicis, di tre rappresentanti dell'As-sociazione Amici del Copernico e di tre studenti che a turno hanno estratto e le matrici vincenti.

A cura di Agnese Macchioni Montini

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PARENTESI GOLIARDICA

Con il gelo invernale che avanza, mentre gli altri inferiori club pratesi tremano, il nostro glorioso g.c."K.T". riafferma la sua indubbia supremazia su Prato. Il giorno 28 Novembre 2016, il Dragone ha sferrato un attacco al Liceo Livi, riducendo in cene-re il club delle Leon Gazzelle. Per lo scherzo è stato realizzato un imponente striscione posto sul can-cello della scuola, con su scritti i seguenti versi: " PER ATTIRAR DELL'UOM L'ATTENZIONE/LA LEONGAZZELLA NON HA CHE UN'OPZIONE/POICHÉ IGNORATA DA CLUB E STUDENTI/SI FA FENOMENO DA BARACCONE/ED È COSÌ CHE TRA PIANTI E LAMENTI/OFFRE UN FREAK SHOW AL SOMMO DRAGONE ".

Inoltre, il Liceo Livi, si è trovato nelle fauci del Dra-go, che, maestoso, accoglieva gli studenti della ridi-

cola e ormai decaduta scuola rivale. Ancora una volta, il Dragone dimostra eccellente intraprendenza con la quale si contraddistingue dagli altri club, evidenziando la sua assoluta ege-monia sulla città di Prato. DRAGO IMPERAT LIVI SUCCURSALE

Lo g.c."K.T."

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VOCI DAL PASSATO

Dannata vecchia scuola

Fra un po’ saranno passati due anni da quando ho

detto addio al Copernico e, chiamato a riempire

una paginetta per Sintomi, mi sono accorto che sie-

te ancora il pubblico più complicato da accontenta-

re; nel frattempo ne ho passate molte, ho scritto e

disegnato tante cose, ma come platea rimanete uni-

ci.

Così come unica è la scuola che frequentate e il per-

sonale che la com-

pone, dal primo

all’ultimo, dal presi-

de al custode, pas-

sando per i tecnici

di laboratorio ai

professori che ho

potuto conoscere.

Siete un pubblico

complicato perché

vivete un periodo

complicato, non per

forza in senso negativo, di crescita, di sviluppo. Sie-

te menti brulicanti di idee che alternano momenti

di incredibile attività a momenti di noia, altalenan-

dovi fra i vari compiti e scadenze che il liceo vi po-

ne davanti.

Il vero confronto fra ciò che era il liceo e ciò che è il

passo successivo posso farlo solo ora, con la pre-

messa che, ovunque si vada, si fa tanta fatica ad ap-

prendere, adesso come allora. L’ambiente era più

familiare al liceo, ma arrivati all’università vi senti-

rete addossati di una responsabilità che vi farà cre-

scere, e questo sarà un aspetto positivo. La verità è

che personalmente il liceo è stata sia una famiglia

che una gabbia, e sono sicuro che molti la stiano

sentendo come tale. Beh c'è una buona notizia per

voi: la gabbia si aprirà, scapperete, e poi ne rim-

piangerete diversi aspetti. Ci saranno cose diver-

tenti di cui non vi state accorgendo, presi dai di-

spiaceri scolastici, e il consiglio che ne viene è di

cercare di coglierle e farci una bella risata sopra.

Col mio compagno di banco si faceva così: era un

continuo buttarsi via dal ridere, certo, solo nei mo-

menti opportuni -forse- e si arrivava persino alle

lacrime. Questo ha aiutato molto, e ha reso tutto

estremamente più divertente. Mi vien da ridere an-

cora a ripensare a certe sagome che sedevano di-

nanzi a noi, alla cattedra, su ogni insegnante si po-

trebbe costruire la trama di un film, e qualche

grande regista sostiene proprio essere questo il

trucco del successo.

A volte parlo con qualche amico ancora sui banchi

che non nota, nemmeno a sforzarsi, l’ilarità che cer-

ti professori provocano…

che pena! Non sa cosa si

perde. È un qualcosa che

all’università non si può

sempre fare, è qualcosa che

si rimpiange, tanto. Ridete

sempre, prendetela con al-

legria, e arriverete in un

battibaleno al diploma.

Beata felicità il giorno in

cui si ottiene la maturità!

Come dicevo, è una libera-

zione vera e propria uscire da una routine che mol-

ti hanno vissuto come tartassante, ma anche questo

lo custodirete stretto. Sono in pochi a capirvi e ca-

pire che lo sforzo profuso nello studiare è immane,

qualcosa di spaventoso, diverso dal lavoro, vi fini-

sce a livello mentale, sviluppa nuovi cassetti della

mente e questo richiede molte energie. Farete teso-

ro pure di questo e arrivati all’università farete i

conti con un apprendimento totalmente diverso, né

più pesante né più leggero, semplicemente diverso,

preferirlo o rimpiangere il passato è soggettivo, ed

io lo preferisco alla grande, anche perché ho trova-

to qualcosa che mi piace. La paura spesso è, una

volta finite le superiori, di fare un azzardo a buttar-

si in quello che vi piace studiare, ma è l’unica cosa

veramente sensata da fare, e lo studio che state af-

frontando ora, comprensivo di un po’ di tutto quel

che c'è da sapere, è fruttuoso per crearvi un’idea di

cosa vi piace e cosa schifate.

Procedete spediti per questa strada e tutto assume-

rà un senso.

Continuate col sorriso e non ve ne pentirete.

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KOPERATION

Con la prima e la seconda rivoluzione industriale l'uomo si è avvalso di elettricità, meccanica e stru-menti utili a migliorare il suo lavoro e il metodo migliore e più economico per alimentare tutto que-sto era certamente lo sfruttamento del combustibile fossile, in quel pe-riodo abbondante ed efficace fonte di energia. Da quel momento in poi la crescita economica statale è di-ventata motivo di interesse quanto non lo era mai stata prima; ciò ha portato a un esponenziale aumento dei consumi energetici e alla sempre più assidua ricerca di materiali come petrolio, carbone o gas naturale, ar-ricchendo certamente gli stati con nuovi introiti, ma, osservando il ro-vescio della medaglia, impoverendo sempre di più il nostro pianeta, che è la prima vitti-ma della nostra bramosia di ricchezza. Finora non abbiamo fatto altro che compromettere l'ambiente in cui ci siamo evoluti, modificandolo molto più che significativamente, infatti l'inquina-mento da smog causa circa tre milioni di decessi l'anno e il numero è destinato ad aumentare di più del doppio entro il 2050 se le emissioni continue-ranno a crescere secondo i tassi attuali. Oltretutto i gas Clorofluorocarburi, scarti delle produzioni umane, sono ritutenuti i responsabili dell'assotti-gliamento del buco nell'ozono e nonostante questo vengono emessi quotidianamente e senza partico-lari leggi che ne vietino la pressenza (si possono trovare nelle bombolette spray, oggetti che tutti utiliziamo). Oltre all'inquinamento aereo, quello idrico è una problematica altrettanto importante; la compro-missione di questi ecosistemi è di varia natura, può essere sia dei mari che delle acque interne e può comportare diversi danni, come l'avvelenamento dei bacini e il ritrovamento di allarmanti quantità di mercurio nei pesci, che per l'essere umano è alta-mente neurotossico. Comunque sia, il risultato co-mune è quello di rendere inadatta al suo scopo la componente principale della vita, senza la quale noi non saremmo qui. Ma, adesso che la tecnologia ce lo permette, perché non sfruttare le risorse rinnovabili? Perché molti

dei materiali dannosi sono economici e facilmente sfruttabili, perciò eliminarli drasticamente nuoce-rebbe all'economia mondiale, che spesso e volen-tieri vi fa affidamento; per esempio molti solventi

di uso chimico-industriale sono entrati nella lista europea di re-strizione della sostanze tossiche: la DMF (Dimetilformammide), un solvente con importanti pro-prietà chimiche che sono utili nella produzione di farmaci, vi è entrato nel 2012 e alla fine del 2015 è stata accettata la seconda proroga per la ricerca di un suo sostituto, la quale però si sta prolungando sempre di più. Ma anche senza dover elencare minacciose statistiche sulla mor-

talità o sull'inquinamento, penso che ognuno di noi sia almeno in parte consapevole dei rischi che cor-riamo producendo e consumando così tanto, per-ciò, anche se la maggior parte della responsabilità non è da dare al cittadino, dovremmo cercare di mettere in atto piccole misure quotidiane, che forse non permetteranno al pianeta di rifiorire in tempi brevi, ma sicuramente, se continuative, saranno il primo passo per un cambiamento di rotta; purtrop-po, finché anche le nazioni non riconosceranno che se la Terra è in pericolo lo siamo anche noi e attue-ranno seri provvedimenti, invece che inconsistenti – come hanno fatto fino ad adesso, possiamo fare ben poco per evitare tutto questo.

Torna quest’anno l’iniziativa di cooperazione con i giornali di altre scuole del territorio pratese. In parti-

colare, l’articolo che state per leggere è stato pubblicato su “Opuscolo”, il giornalino del liceo Livi.

Uno sguardo all’ecologia

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RUBRICHE

SERIE TV

“Where you lead I will follow, anywhere that you tell me to…” Nove anni dopo l’utima puntata, Gil-more Girls ritorna con un revival, “Gilmore Girls: A Year in the Life”, di quattro episodi, avverando i sogni di molti fan. Ogni episodio mostra in circa 90 minuti la vita dei personaggi nelle quattro stagioni

dell’anno, Inverno, Primavera, Estate e Autunno (in ordine). La serie originale consiste di sette stagioni, che vedono come protagoniste Lorelai Gilmore e la figlia Rory Gilmore: nata in una famiglia facoltosa, Lorelai rimane incinta a sedici anni e, non volendo sposare il padre di Rory, Christopher, scappa di casa per andare a vivere nella cittadina di Stars Hollow. Qui diventa direttrice dell'Indipendence Inn ed in seguito proprietaria del Dragonfly Inn, mentre Rory, ragazza brillante, entra prima alla Chilton Academy e poi all'universita di Yale, sognando di diventare una giornalista. Le due af-

frontano insieme tutto, da importanti relazioni am-orose a difficoltosi rapporti familiari, separazioni e molto altro ancora. La nuova stagione, che ha de-buttato su Netflix il 25 novembre, riprende le vicende circa otto anni dopo il termine della setti-ma stagione: Rory, ormai trentenne e laureata a Yale, non riesce a trovare un lavoro stabile a New York e fa la giornalista freelance, mentre Lorelai convive con qualche difficolta con Luke, con il qua-le si era riconciliata alla fine dell’ultima stagione. Le vite delle donne sono pero sconvolte dalla morte di Richard Gilmore, padre di Lorelai: la moglie Emily ne sara completante devastata, tanto da decidere di andare in terapia, ma non sara l’uni-ca. Nel revival ci sara inoltre il ritorno di molti per-sonaggi, tra cui Lane Kim, migliore amica di Rory, ora sposata con il cantante della sua band Hep Al-ien e con due gemelli ormai crescuti, Paris Geller, amica di Rory dai tempi del liceo, e ovviamente i tre ex-fidanzati di Rory: Dean Forester, Jess Mariano e Logan Huntzberg. Nella settima stagione Rory non aveva scelto nessuno dei tre, forse ora riuscira a decidere con chi stare. Ogni possibilita e aperta, ancora tutto puo accadere: forse sara la vol-ta decisiva per Luke e Lorelai a sposarsi, Rory po-tra avere il suo grande successo nel giornalismo o cambiera completamente strada. Per ora la cer-tezza e una sola: le “last four words” che con-cluderanno questa ottava stagione, pensate dalla ideatrice Amy per la fine della serie originale. Se non avete visto ancora il revival e siete riusciti a evitare ogni spoiler, allora congratulazioni e go-detevi la serie durante le vacanze. Per chi invece l’ha gia visto, beh un rewatch non sarebbe una cat-tiva idea.

di Sada Niamat

Gilmore Girls: A Year in the Life

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L’angolo della FanGirl 2

È il 1998 quando sulla NBC va in onda per la prima volta la nuovissima e rivoluzionaria sit-com di Da-vid Kohan e Max Mutchnick: “Will & Grace”. Priva di alcun freno, tagliente e ilare, è la prima co-medy a trattare il tema dell’omosessualità, in un epoca dove essere gay non è qualcosa di cui discutere libera-mente e con natura-lezza. Will & Grace riesce a riprodurre e riporta-re sullo schermo la realtà sociale e cultu-rale del tempo, foto-grafandola in ogni episodio sotto lo sguardo sarcastico e ilare di personaggi unici nel loro genere. Will, avvocato gay in carriera, insicuro e un po’ burbero. Grace, arredatrice d’interni alla costante ricerca del principe azzurro. Conosciutisi al liceo, convivono in un appartamento nell'Upper West Side di Manhattan circondati e travolti da due ami-ci stralunati e bizzarri – ma semplicemente meravi-gliosi –: Jack McFarland, aspirante attore dichiara-tamente ed eccentricamente gay, e Karen Walker, donna ricca, alcolizzata; entrambi privi di alcun pe-

lo sulla lingua o morale. È proprio la caratterizzazione dei personaggi e il continuo confrontarsi in maniera leggera e pun-gente verso la vita e i suoi problemi, senza mancare di momenti intensi e di profonda drammaticità, che

fanno di “Will & Grace” qualcosa di unico nel suo gene-re, un’opera imper-dibile sotto ogni punto di vista. Fantastica. Jack: - Sappiate che la maggior parte delle persone non nota che io sono

gay. Will: - Jack, anche i sordi e i ciechi lo notano. Persi-no i morti notano che tu sei gay. Non voglio aggiungere altro – e non perché è ormai notte inoltrata e sono in ritardo di due giorni nella consegna. Non credo sia possibile aggiungere altro, se non che dannazione! andatevela a vedere e basta.

di Ginevra Parrini

Solo pochi giorni fa è stato pubblicato il resoconto di un'indagine che coinvolge oltre 1000 atleti rus-si,di 30 discipline sportive (anche paralimpiche). Secondo quanto affermato nel rapporto, sono stati fatti passare più di 500 risultati di test come negativi, men-tre in realtà erano positivi. Un'inchiesta di tale entità ha portato alla luce un siste-ma di "doping di stato" di cui si parla da anni e che getta ombre sempre più grandi sulla regolarità di molte manifestazioni in-ternazionali, oltre che sulla correttezza della Rus-sia. La risposta di Mosca non si è fatta attendere, con il portavoce del presidente Putin, il quale ha dichiarato che "continua la lotta contro il doping" e con il Ministero dello sport che ribadisce "non esi-ste alcun programma di doping di stato". In seguito

all'uscita di questi documenti, la Gran Bretagna ha chiesto alla FIFA di rivalutare l'assegnazione alla Russia dei mondiali di calcio 2018, ritenendo che

non vi sia la credibilità neces-saria nell'effettuare i controlli antidoping durante il Campio-nato del Mondo. Dopo questo scambio di accu-se, dunque, non ci resta che aspettare per vedere come an-drà a finire questa vicenda, con la consapevolezza che c'è ancora molto da fare per vin-

cere la battaglia contro il doping, fenomeno diffuso già all'epoca delle prime olimpiadi della Grecia classica e purtroppo ancora ampiamente diffuso, come ci mostrano i recenti scandali

di Alessia Cecconi

SPORT

Una nuova inchiesta sulla diffusione del doping

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CURIOSITA’

Una carezza non è un semplice gesto o un'abituale manifestazione affettiva. In realtà i suoi significati possono sfociare anche in campo sociale e psicolo-gico. Le carezze possono essere interpretate in molti modi, come ad esempio una forma di comunica-zione, solitamente grade-vole, qualsiasi sia il cana-le sensoriale (visivo, udi-tivo o cinestetico).In qualsiasi forma la carezza si incarni, il suo significa-to può variare a seconda di quello che il nostro cervello percepisce. All'interno della nostra materia grigia , nulla è veramente oggettivo; perfino la nostra percezione del tocco di un'altra persona è plasmata da ciò che proviamo verso di essa. Lo ha dimostrato una ri-cerca che ha scoperto che non ci sono due vie di-verse per elaborare gli aspetti fisici ed emotivi del tatto. Almeno per quanto riguarda le carezze, fatti e opi-nioni sono una cosa sola. Si potrebbe riassumere così il risultato di una ricerca pubblicata sui “Proceedings of the National Academy of Scien-ces”che ha analizzato le vie di elaborazione cere-brale dell’informazione tattile e dei suoi aspetti nella comunicazione sociale. La carezza è infatti uno dei segnali sociali più potenti dal punto di vista emozionale. "Intuitivamente, tutti noi crediamo che quando sia-mo toccati da qualcuno, per prima cosa percepiamo

oggettivamente le proprietà fisiche del tocco: la sua velocità, la sua dolcezza, la rugosità della pelle, e che solo dopo, in un secondo momento, apprezzia-mo più o meno questo tocco in base di chi ci ha toc-cato", dice Valeria Gazzola, ricercatrice italiana, at-

tualmente all’University Medical Center di Groningen e prima fir-mataria del’articolo pubblicato. Ma già queste informazioni non sono corrette. Infatti, secondo diversi studi pubblicati dall'Ame-rican Journel of Psychiatry le ca-rezze possono essere molto di più del semplice significato che gli viene comunemente e, forse ingenuamente, assegnato , tanto da avere una maggiore efficacia rispetto a tanti farmaci.

Qualunque tipo di contatto ritenuto positivo dal cervello, favorisce il rilascio di ossitocina (un or-mone che è in grado di rilassare il corpo) . Un sem-plice contatto fisico - consenziente e piacevole al tatto, ovviamente - può essere una cura molto effi-cace per tristezza e depressione. Oltre tutto ciò le carezze sono la forma primordiale delle dimostrazioni di affetto. Sin dal concepimen-to, quando la madre, attraverso la pancia, accarez-za l'embrione, il bisogno fisiologico di contatto tipi-co di ogni essere umano, ad un qualsiasi tipo di di-mostrazione non verbale. Si può vedere nel gesto della carezza un intero mondo che racchiude la fisiologia, la chimica e l'a-more.

di Irene Stroppa

“Se non sai che fare delle te mani, trasformale in carezze”

Guinness World Records 2016

L’anno che sta per finire è stato ricco di record. Ec-cone alcuni: LA TARTARUGA PIÙ VELOCE. Qualcuno l'ha già so-prannominata "l'Usain Bolt delle tartarughe" e in effetti le performance di Bertie sono degne di quel-le di un velocista. Il rettile inglese ha percorso un tragitto di 5,48 m in 19,59 secondi, raggiungendo la velocità di 0,28 m/s (e battendo il record prece-dente di una tartaruga sullo stesso tragitto: 43,7 secondi, immutato dal 1977). IL PIÙ GRANDE FURGONE DA HOT-DOG. Difficile

che passi inosservato questo "carretto" (si fa per dire) del Missouri, che misura 7,06 m in lunghezza, 3,72 in altezza e 2,81 in larghezza.| IL MAGGIOR NUMERO DI PARATE COMPIUTE DA UN CANE. Purin, una femmina di Beagle di 9 anni con la passione per il calcio, è riuscita a parare 14 tiri in porta in 60 secondi. I PIÙ GRANDI STIVALI DA COWBOY. Sono alti 10,74 m e svettano in una piazzola del Texas, un paese abituato a taglie e porzioni extralarge. Sono stati

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realizzati dal 72enne texano Bob Wade.| LA PELLICCIA PIÙ LUNGA PER UN CONI-GLIO. Misura 36.5 cm e appartiene a Franchesca, un coniglio d'Angora inglese di due anni. La coni-glietta, il cui pelo richiede premurose cure, viene spesso scambiata per un cane pechinese.

LA PIÙ LUNGA PENNA A SFERA. Lunga 5,5 m, non è adatta al taschino di una giacca: pesa 37,23 kg e per trasportarla per le strade di Nizamabad, India, occorrono almeno 4 persone.

di Iman Seradouni

Damn Daniel e il potere dei memes

Grazie a (o per colpa di) un mio conoscente, in que-sti ultimi tre anni mi è stato possibile osservare le dinamiche di un fenomeno particolare e alquanto strano: la diffusione INTERNAZIONALE dei memes. Quando sentii la parola per la prima volta, la do-manda sorse spontanea: "cos'è un meme?", chiesi. Mi si aprì un mondo nuovo e che fatico an-cora a comprendere del tutto. La parola "meme", in realtà, ha origine gre-ca e vuol dire "imitazione", ma oggi il termine viene collo-quialmente utilizzato da molti per indicare qualcosa come un fu-metto, un'immagine o un video che spopolano su internet "nello stesso modo in cui un virus si dif-fonde nell'organismo" (viene definito dall'Online Slang Dictionary), in tempi rapidissimi. Sfortunata-mente, questo non chiarisce il concetto e la parola rimane sospesa in una parte del nostro cervello e poi gettata via. Un'altra domanda, infatti, sorge im-mediatamente successiva alla prima: ma quali pos-sono essere i soggetti di queste vignette o immagi-ni o video? Tutto può diventare un meme? Secondo la mia esperienza, la risposta a questa do-manda è SI': davvero qualunque cosa può diventa-re popolare su internet, che lo diventi perché è di-vertente o perché il soggetto è facilmente derisibile o scandaloso. Ad esempio, alcuni politici, ovvia-mente senza averne idea o intenzione, sono diven-tati dei meme. Sembra che l'origine di questo particolare fenome-no del web vada ricercato fino a venti anni fa: nel 1996 comparve il primo vero meme di internet, "Oogachaka Baby", ovvero un video di un bambino virtuale di pixel che indossa un pannolino e danza sulla musica di "Hooked on a feeling" dei Blue Swe-de. Fu postato per promuovere il lancio di uno dei primi software di rendering tridimensionale,

"Character studio", e si diffuse in tutto il mondo: comparve addirittura nei Simpson come parodia e su Ally Mcbeal, popolare serie statunitense degli anni '90. Da questo "esordio" del fenomeno, i memes hanno continuato a diffondersi, per varie ragioni, in tutto

il globo, e tra divertenti feli-ni, criceti ballerini, perso-naggi stilizzati di vignette e frasi ad effetto e volendo anche volgari, se ne vedono e sentono migliaia nella vita quotidiana. Li ritroviamo non soltanto sui social, co-me Facebook e Twitter, ma anche tutti i giorni, passan-do per le strade o a scuola, come il famoso dub, diffusis-

simo tra i giovani e gli studenti, ovvero quella che originariamente era una mossa di danza afro-americana e che ora è diventato un meme e sta a significare superiorità; oppure la frase "damn da-niel", una citazione da un video che fu pubblicato su un social, che viene usata senza avere un reale significato. Ancora, un'immagine dov'è rappresen-tato un ragazzo di colore che afferma "i'm not black: i'm dark white", cioè "io non sono nero, ma bianco scuro", o video e immagini di felini sulla na-tura del loro comportamento freddo e distaccato, o la faccia di Obama con un'espressione particolare diventata virale. In conclusione, un'ultima domanda interessante da porsi è la seguente: i memes passeranno alla storia come un periodo particolare dell'umanità, o conti-nueranno a esistere, sempre diversi e nuovi, pas-sando di generazione in generazione finché il sole non si spegnerà?

di Beatrice Castaldo

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Al giorno d'oggi, a mio parere, si tende a sminuire l'importanza dei sogni che facciamo periodicamen-te ogni notte. Li consideriamo talmente ininfluenti che la mattina, al nostro risveglio, spesso li dimen-tichiamo a causa degli stimoli che ci arrivano dall'ambiente esterno e che vengono considerati più importanti dell'astratto che abbiamo sognato fino a quel momento. Ma ciò che si cela dietro al fenomeno dei sogni, è qualcosa di più della sempli-ce scena che è animata nella nostra testa: si tratta infatti della comunicazione del nostro inconscio, la parte più profonda della coscienza umana, con l'io, il conscio. E quale è il modo più semplice per comu-nicare con noi? Niente di più facile delle immagini. Riguardo poi agli argomenti dei sogni ci sono di-verse teorie sul perché questi si originino: alcuni sono desideri mai realizzati, altri sono il riflesso di ciò che accade nella nostra mente, altri ancora sono ricordi. Ma il fatto che spesso i sogni appaiano qua-si surreali se non impossibili, è a causa del fatto che l'emisfero del cervello dedicato alla parte logica, durante la fase REM (ovvero la fase più profonda del sonno in cui solo gli occhi si muovono molto velocemente mentre il corpo è come paralizzato per evitare di mettere in atto i movimenti che at-tuiamo nel sogno), si disattiva. Ma ciò di certo non significa che i sogni non abbiano un senso: ce l'han-no e come, ma il fatto sta nel capire quale è: dob-biamo interpretarli. A tal proposito, se l'argomento vi interessa in qualche modo, vi raccomanderei di leggere "Interpretazione dei sogni" di Sigmund Freud. Fatto sta, che quel terzo della vita che spen-diamo a dormire, non è di certo sprecato. Possiamo ve-

dere i sogni come un'analisi interiore di noi stessi, in cui riflettiamo nella maniera forse più profonda, perché ci agganciamo spesso ai ricordi, in quanto i sogni sono anche il riflesso dei pensieri accumulati durante la giornata che il cervello seleziona come

importanti oppure "da scartare". Per questo moti-vo, se il giorno prima della verifica di matematica abbiamo passato la giornata sui libri e siamo stati anche nervosi poiché gli esercizi non ci riuscivano

(come al solito) e la cosa ci ha recato "stress", è probabile sognare anche ciò a cui abbiamo pensato durate la giornata. A tal proposito, vorrei introdur-re, per coloro che hanno intenzione di analizzare i propri sogni, il concetto di ripetere tra sè e sè pri-ma di andare a letto la frase "Quanto mi piacerebbe svegliarmi domani ricordando il migliore dei miei sogni". Questo aumenta di molto le possibilità di ricordarci i sogni, e sarebbe meglio ripetere la frase tante volte fino a quando non sarà chiara al nostro io: solo in questo modo possiamo essere quasi del tutto sicuri che la mattina seguente ricorderemo ciò che abbiamo sognato. Questo può aiutare anche a capire meglio noi stessi, ad esplorare il nostro inconscio e a capire cosa realmente proviamo per una determinata situazione, che sia questa apparsa in sogno in maniera fedele a quella reale oppure in maniera simbolica. Ma, prima di chiudere qua il mio articolo, ci tenevo a parlare dei cosiddetti So-gni Lucidi. Questi sono dei sogni particolari: dei so-gni in cui realizziamo di star sognando. Ed è pro-prio qui che viene la particolarità di questa tipolo-gia di sogno: se realizziamo, attraverso un test del-la realtà (di cui parlerò tra poco) che stiamo viven-do un sogno, potremo fare, gradualmente e con il tempo, tutto ciò che vogliamo senza svegliarci, vo-glio dire, modificare a piacimento qualsiasi sogno, anche il peggiore degli incubi. Personalmente, io ho imparato a fare sogni lucidi da piccolo proprio per questo motivo: volevo fuggire dagli incubi, e mi rendevo conto di star sognando perché, guardan-domi riflesso in uno specchio, non vedevo in realtà me ma una figura distorta. A quel punto allora arri-va automaticamente il pensiero: "Non è reale!". Ed

L'Arte di sognare: come ricordare i propri sogni e curiosità.

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Marvel vs D.C. Comics

Non molti sanno che, oltre alla famosa casa editrice Marvel, i supereroi hanno un'altra grande casa, la D.C.Comics. L’accoppiata Disney/Marvel ha da subito preso spazio con le creazioni di diversi film che hanno invaso non solo i cinema d’Italia ma anche del resto d’Europa. Dal 2008 questa collaborazione ha dato origine alla rappresentazione cinematografica di film come l’incredibile Hulk, Thor, Iron man fino alla pubblicazione finale del primo “cross over” con “Avengers” (N.d.A: un cross over è un film con più supereroi). La D.C. si è fatta atten-dere per cinque anni dalla prima pubblicazione Marvel fino a quando, nel 2013, in collaborazione con la Warner produc-tion, è uscito nelle sale di tutto il mondo il nuovo film “Man of Steel” ispirato al superclassico Super-man. Anche agli occhi degli appassionati ci sono molte somiglianze tra alcuni supereroi nonostante questi provengono da due case editrici diverse. Alcuni esempi lampanti sono, ad esempio Aquaman e Na-mor o Catwoman e Gatta nera fino ad arrivare alla mia coppia preferita: Thanos e Darkside. Male puro distillato e raccolto in una persona, questo sono Darkseid e Thanos. Due esseri votati alla conquista e sottomissione di mondi interi. Entrambi spinti da un desiderio di morte: Darkseid alla ricerca della formula dell’Anti-vita e Thanos mosso dall’amore che prova per Lady Morte che lui desidera e corteg-gia invano. Ma vorrei analizzare i personaggi per capire e met-tere a confronto i personaggi più forti dell’universo

Marvel e quello della D.C. I due supereroi più forti dell’universo Marvel e D.C. sono sicuramente, da una parte, il “Supremo” crea-to da Steve Englehart e Gene Colan è il creatore di tutti gli universi dell'Omniverso, compreso l'Universo Marvel e di tutto ciò che è contenuto in esso. Il Supremo è completamente onnipotente, on-nisciente, onnipresente, universale, onniveggente e

onnicomprensivo. È al di sopra di tutto e tutti e nessuno può oppor-si alla sua volontà. Perfino l'esi-stenza è insignificante per lui. Il potere del Cuore dell'Universo è infinitamente inferiore a quello del Supremo. Il suo potere è infi-nitamente superiore a tutto quel-lo contenuto nell'intero Omniver-so.

A confronto, abbiamo il supereroe più forte dell’u-niverso D.C. Elaine Belloc, l’angelo figlia di Lucifer avente miliardi di anni. Dotata di Super forza, velo-cità, durabilità, resistenza, volo,mutaforma, negro-manzia, proiezione astrale, non-corporea (nella sua forma astrale), telecinesi, telepatia, teletrasporto (di sé e degli altri ovun-que), immortalità, manipolazione della real-tà,manipolazione del tempo, manipolazione dell'a-nima, manipolazione della materia e dell'energia, possiede il potere del Demiurgo che gli consente di modellare la materia della creazione del nulla e farne ciò che vuole, può generare intere dimensio-ni/universi/multiversi. Effetivamente onnipotente nel proprio multiverso. A mio avviso entrambi gli universi hanno prodotto supereroi dalle potenzialità infinite che si sono non solo evoluti nel tempo ma hanno anche fatto la sto-ria di molti giovani appassionati di fumetti e film.

FUMETTI

ra arriva automaticamente il pensiero: "Non è rea-le!". Ed è proprio questo uno dei tanti test di relata che si possono effettuare all'interno di un sogno per riuscire ad avere un sogno lucido. Questi test, devono essere realizzati con gli elementi che tro-viamo all'interno del sogno, e possono essere sva-riati; ricordate che, come ho detto prima, l'emisfero del cervello che regola la logica, durante il sonno, si spegne. E con questo anche la fisica: provate a sal-tare, e volerete perchè il concetto di gravità, sebbe-ne esista nel sogno, è superfluo. Provate a spegnere e ad accendere una luce con un interruttore: non accadrà assolutamente nulla. Provate a leggere una

scritta qualsiasi: oltre a risultare incomprensibile (questo può variare: infatti, se si tratta di un imma-gine mnemonica che abbiamo gia visto da qualche parte, risulterà comprensibile), risulterà anche dif-ferente la seconda volta che la guardiamo. Guarda-te le lancette di un orologio: appariranno quasi co-me quelle del celebre quadro di Salvador Dalì in cui sono presenti degli orologi sciolti. Trovate qualcosa nel sogno che sia verificabile e che nella realtà sia diverso: vedrete che, con un po' di pratica, riuscire-te a padroneggiare i vostri sogni e a decidere esat-tamente che cosa sognare.

di Vittorio Bellandi

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La Maturità mi colora anche il buio. Di nero.

Aggrovigliato

QUOTIDIANITA’

Il dicembre della mia quinta liceo è paragonabile solo a questo, un groviglio. Un groviglio inestricabile, come al solito, di compiti e interrogazioni, ma anche di ansie, timori e preoc-cupazioni varie. E di tempo. Tempo che non c’è. Non mi ricordo come gli altri mi avevano raccontato la quinta liceo. Io, però, speravo di riuscire a saltar fuori dalle trame intricatissime di questo gomitolo, di liberarmi dalla sensazione opprimente di studio e studio e panico e studio, e godermi un po’ questo dicembre, tanto fred-do ma soleggiato, e già tutto sbril-luccicante di lucine e fiocchi natali-zi. Invece, tra la simulazione di terza prova i cui postumi ancora mi de-stabilizzano, tra le liti con le inse-gnanti per metafore incomprese e metodi di espressione non condivi-si e tra le giornate che continuano ad accorciarsi, mi è rimasto a malapena il tempo di prosciugare il mio portafoglio per acquistare tutti i regali per questo Natale. Dopo tre mesi di delirante matto e disperatissimo studio, le vacanze di Natale mi appaiono come un miraggio, un’isola lontana alla quale approdare do-po giorni e giorni di estenuante navigazione, che ha messo a dura prova la mia barchetta, sferzando la mia vela bianca a suon di temporali e acquazzoni. Se penso che questo precario mezzo di locomozio-ne deve arrivare ancora oltre, e giungere sulla ter-raferma solo a luglio inoltrato, mi prende davvero lo sconforto. E i nostri amici insegnanti non perdo-no occasione per rimarcare questa nota dolente: mica possiamo lamentarci ora! Eh! Sennò a maggio che si fa? E che sarà mai, la maturità l’abbiamo fatta tutti prima di voi…beh, mi dispiace dirlo, ma è fin troppo facile scrollarsi così di dosso la disperazio-ne dei propri alunni. Comunque, la barca va, lasciamola andare. A questo punto, l’unica cosa da fare è guidarla in questo ma-re burrascoso, stando attenti a non farla precipita-re nel groviglio oscuro. Come un buco nero, questo intrico scarabocchiato a penna durante una lezione

noiosa sarebbe capace di inghiottire ogni cosa. Di strapparti via la voglia di studiare, la consapevolez-za di doverlo fare e l’ambizione di abbandonare questo multicolore luogo in modo quantomeno de-coroso. Perché poi, in quinta “tutto torna”. Apri il

libro e scopri che per capire un determinato argomento devi tor-nare indietro, mandare in rewind il cervello e acciuffare quei detta-gli studiati in seconda o in terza, che avevi archiviato in qualche oscuro angolo del tuo palazzo mentale, e che adesso però sono necessari. Indispensabili. Vitali. Esattamente come la mia testa, la mia organizzazione nello studio, la serenità inesistente che perva-de il mio animo in questo periodo e i bagni non funzionanti della scuola, persino questo articolo è uscito un groviglio, un casino in-

credibile, una matassa inestricabile. Mi auguro solo che le tanto agognate vacanze di Natale riescano col loro calore luminoso a sciogliere questo gomi-tolo e a restituirmi un po’ di fiducia nell’utilità e nell’obiettività della quinta liceo. E ora torno a studiare fisica (esce quella in seconda prova!!1!1), buon Natale anche voi. Ps: l’opzione “buttarsi da un ponte” è sempre e co-munque molto contemplata.

di Isabella Giusti

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Ho ansia per l’ansia!

Magari nei momenti in cui meno te lo aspetti, per esempio al lavoro: di colpo senti i muscoli contrarsi e uno stato d’allerta che non ti sai spiegare, ti agita e ti impedisce di concentrarti su quello che stai facendo. Dobbiamo imparare ad ospitarla, immaginando di essere il padrone di casa che ospita con cura la nuova emozione, la invita a varcare la soglia senza op-porre resistenza. Accetta consapevolmente che l’ansia sta arrivando a farti visita. Ac-cogli le sensazioni che arri-vano. Resistere in tutti i modi all’an-sia significa prolungare gli ef-fetti negativi dell’ansia. Invece lasciarla fluire ti aiuterà a lib-erartene prima e avere la pos-sibilità di osservarla e capire perché si presenta Quando l’ansia ti assale cerca una posizione co-moda e resisti alla tentazione di reagire, e di agi-tarti. Ma soprattutto non guardarla come un ospite indesiderato.Concentrati a immaginare l’ansia che ti coglie non più come un’accavallarsi incontrollato di paure incontrollabili, ma come un dolore che senti concentrarsi in un preciso punto del cor-po.Concentra tutta la tua attenzione in quel punto in quel punto e immagina come se da quel punto nasca una sfera di luce, che piano piano si espande fino ad avvolgerti completamente.Senti il dolore che si dilata fino a dissolversi, osservalo salire e poi scendere fino a sparire. Ricorda che tu non sei la

tua ansia, è solo un ospite a cui hai dato il permesso di farti visita. Più ti separi dall’ esperienza che stai vivendo, più potrai osservarla attentamente. Continua a fare quello che stavi facendo prima che l’ansia ti facesse visita, naturalmente rallenta le tue azioni, ma non interromperle. In questa fase è im-portante che ti aiuti con il respiro. Quando l’ansia si

impossessa di noi il respiro “si accorcia” e involontariamente cominciamo a respirare solo con la parte alta dei polmoni. Concen-trati a fare respiri lenti e profondi, e a spingere il tuo respiro verso il basso attraverso la respirazione diaframmatica. Fuggire fisicamen-te dalla situazione in cui ti trovi può abbassare l’ansia ma farà crescere la paura. L’ansia tornerà a farti visita finché

non avrai compreso il messaggio profondo che por-ta con sé. E' come un campanello d’allarme, vuole darci delle indicazioni, farci ritrovare la strada. Ma come fare a capire che cosa vuole comunicarci l’an-sia? L’unica strada percorribile è guardare dentro di te. Spesso l’ansia deriva proprio dall’incapacità di guardarci dentro, e si presenta quando non sia-mo più in grado di ascoltare la nostra voce interi-ore e viviamo in balia dei rumori esterni,essa è quindi oscurata dalle tue paure. #MomentiZenPerLaVaniglia

di Gaia Vaniglia Tomassoli

La nostra generazione

N.d.R.: la riflessione che segue è stata scritta da una ragazza del liceo che ha preferito restare anonima.

Chi volesse confrontarsi con lei può comunque contattarla alla sua mail: [email protected]

Siamo la generazione dei dubbi. Siamo quelli che vogliono, che niente hanno, che troppo chiedono, che posseggono già tutto. Siamo quelli che aspetta-no, quelli che sperano, quelli che sognano ad occhi aperti un futuro che non possono avere. Siamo i fannulloni, ai quali non gliene frega nulla della gen-te, che non donano 2 euro per i terremotati che non hanno più nulla, perché noi dobbiamo andare al sushi. Siamo quelli che durante storia stanno al cel-lulare, durante arte studiano per la patente, duran-te inglese fanno i compiti di latino. L’ora di filosofia serve per arrotolare la cartina che si andrà a fuma-re nei 3 minuti in cui dovremmo essere in bagno o a fare delle fotocopie.

Le scollature sempre più basse anche se fuori si ge-la, i pantaloni che si imparano a distruggere sul let-to

guardando video di YouTube, e se non vengono be-ne, si buttano e se ne vanno a comprare di nuovi. I

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RICETTE

Torta Caprese

Ingredienti:

250 gr. Di mandorle sgusciate

250 gr. Di zucchero a velo

100 gr. Di cioccolato fondente

150 gr. Di burro

5 uova.

Esecuzione:

Tritare le mandorle e il cioccolato. Montare il burro con i

tuorli e lo zucchero. Unire le mandorle, il cioccolato tritato e infine gli albumi montati a neve. Infornare

per trenta minuti a 180 gradi.

di Chiara Tognocchi

capelli che si rimpiangono tanto ma che ormai sono corti perché bisogna essere alla moda. Siamo quelli che hanno bisogno del gruppo, che hanno bisogno di sentirsi importanti, hanno biso-gno di conferme, perché troppo fragili, perché si sentono insignificanti. Lo siamo. Siamo assolutamente insignificanti. E nonostante tutte le conferme che i nostri “amici” ci possono dare, nonostante tutti like ai nostri sel-fie, i baci rubati ai compleanni, le serate in discote-ca, a bere, finite a fare sesso nel letto di uno scono-sciuto, nonostante tutte le ore passate in palestra per avere quel culo più tondo, quella pancia più

piatta, nonostante tutti i soldi buttati dal dermato-logo per eliminare quegli ultimi minuscoli brufoli che ci ricordano che siamo ancora in tempo, siamo ancora giovani, possiamo cambiare; nonostante tutto, siamo tristi. Perché non siamo come vorremmo. E vorremmo essere come ci vogliono gli altri. E nonostante tutti gli sforzi, non lo siamo. E non lo saremo mai. La nostra felicità è in mano agli altri. Ecco la nostra generazione: dei volti che di giorno indossano una maschera e tanto trucco, di sera si spaccano, e di notte piangono. Repeat.

Lo Sapevi Che…

Rudolph, la famosa renna dal naso rosso , è stata creata per i grandi magazzini Montgomery

Ward. Rudolph nasce nel 1939 da un'idea di uno scrittore di 34 anni (Robert L. May) a cui era sta-

to chiesto d'inventare una storia di Natale da regalare ai clienti dei negozi. La catena offriva, infat-

ti, ogni anno degli album da colorare. Ma quell'anno per risparmiare denaro decise, invece di com-

prarli già fatti, di auto-produrseli. E Rudolph divenne la renna più amata

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Sempre pochi prima della consegna, colpa della

scuola, mi ritrovo alla ricerca esasperata di un arti-

colo interessante e intelligente, che non sia troppo

serio e a proposito del quale, allo stesso tempo, po-

ter esprimere una opinione. Stavolta mi sono tro-

vata in difficoltà. Girando per le strade si sente di

tutto, eppure non c'è mai "niente di abbastanza in-

teressante". Mio padre mi racconta sempre di come

ai suoi tempi i giovani fossero interessati alla vita

politica, di come la scuola

fosse divisa i "fazioni agguer-

rite alla ricerca continua di

sangue" e di come la vita gi-

rasse intorno a degli ideali

politici più onesti. Ai giorni

di oggi non è assolutamente

più un argomento trattato:

qualsiasi articolo che parli di

strane sigle democratiche è

ignorato e lasciato da parte da, beh, più o meno tut-

ti. E quindi, eliminata la politica, eliminata la crona-

ca nella quale non è mai possibile dare una opinio-

ne ( " Ha fatto bene ad ucciderla? L'omicidio è giu-

stificato?" ovviamente la risposta di una persona

qualunque con un cervello sano sarebbe no, senza

discussioni ne pareri differenti), rimane la quoti-

dianità, articoli su come cucinare le uova al tegami-

no o come cercare di vivere la propria vita lontano

dalle critiche altrui, ma sono già stati scritti. E quin-

di rimane la grandissima branca del "non so che

scrivere non so che scrivere". Beh, innanzitutto c'è

Natale, Natale che si avvicina giorno giorno sempre

un pochino di più, magari dà ispirazione. Magari

danno ispirazione le luci accese e brillanti la notte

nelle città, danno ispirazione le mamme ed i papà

pieni di grossi scatoloni pieni di giocattoli. Magari

danno ispirazione i Babbo Natale appiccicati alle

finestre, sulle porte appesi alle terrazze, nei cortili.

E perché no, magari qualcuno apprezzerà certa-

mente di più i presepi enormi, con fontane di acqua

corrente e personaggi in movimento. Il Natale, pie-

no di colori e di lucine, è la nostra festa. Quella più

importante, forse, quella dove tutti i parenti si ri-

trovano, mangiano, bevono, giocano a tombola.

Quella dove i bambini accorrono desiderosi ai piedi

degli alberi pieni di palline e di fiocchetti rossi alla

ricerca disperata del proprio pacchetto infiocchet-

tato. I ragazzi, invece, sono meno coinvolti. Sono

meno coinvolti nelle feste, nelle cene di famiglia.

Nei regali che magari loro stessi non si sorprendo-

no più così tanto a ricevere. Ed è un peccato, que-

sto. È un peccato non riuscire a vedere più quel

grasso uomo con la barba

bianca e il cappello rosso

che, lentamente, immerso

dalle tenebre, si fionda con-

tro ogni legge fisica e pro-

porzionale all'interno dei

caminetti con l'assoluto do-

vere di portarci i regali. È un

peccato non avere più la

stessa passione aprendo i

regali e scoprendo un nuovo cellulare, una nuova

borsa. La magia del Natale, un po' come la fede, c'è

sempre, basta trovarla, perché esiste. Comprare

miliardi di regali per tutta la famiglia nei super-

mercati affollati di persone ha la sua magia. Fare i

pacchetti con grossi fiocchi rossi ha la sua magia.

Sorprendere le persone con infiniti biglietti strap-

palacrime e con album di vecchie e imbarazzanti

fotografie ha la sua magia. Non viviamo il Natale

con la solita noia, con il solito "veloce, devo com-

prare tutti i regali", chissene frega dei regali. Il Na-

tale dovrebbe essere smettere di correre dietro ai

soldi, ma stringerci la mano, forte, sentire il calore

che viene dal cuore di ognuno di noi e, magari, scal-

dare anche quello di chi purtroppo lo ha infreddoli-

to.

di Camilla Saravaglione

SINTOMI NATALIZI

La magia del Natale

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Article before Christmas

Finalmente il Natale! Le lucine lungo i grandi viali, l'albero addobbato in casa, Jingle Bells e tutte le canzoni natalizie sono parte della magia delle feste. Non per tutti però Dicembre è un mese realmente magico: di fronte all'arrivo del Natale si distinguo-no due categorie diverse di persone. Il primo gruppo è quello degli euforici, bambini un po' cresciuti che non resi-stono al fascino dei monu-menti addobbati (io rientro tra questi). La seconda cate-goria è invece quella formata dai diffidenti, quelli che del Natale percepiscono princi-palmente lo stress e la frene-ticità. La domanda che dunque gli studiosi di neu-roscienze si sono posti è: a cosa è dovuta questa dicotomia? La risposta è nel cervello. Un gruppo di studiosi dell'Università di Copenaghen ha selezio-nato 20 persone, di cui la metà amano il Natale mentre le altre 10 non possono soffrire gli scampa-nellii. Sono state mostrate ai soggetti 84 immagini,

tra natalizie e neutre ma i partecipanti non erano stati precedentemente sensibilizzati a notare il fat-to che alcune immagini si riferissero alla festa e al-tre no. I risultati hanno mostrato una risposta cerebrale

stimolata dalla visione di immagini natalizie che sembra essere diversa per le persone che tradizional-mente celebrano il Natale rispetto a quelle che non lo fanno. I ricercatori hanno addirittura identificato un' area che hanno chiamato "natalizia” del cervello, che si attiverebbe in risposta a

stimoli a tema solo nelle persone ben disposte nei confronti della festa e che sembra comprendere i lobi parietali, la corteccia premotoria e quella so-matosensoriale. Dunque ecco dove riesede l'origine dello spirito da Grinch. Non è colpa vostra, solo del-la vostra corteccia.

di Eleonora Taddei

Famoso in tutto il mondo sotto vari nomi come Santa Claus, Papá Noel, Viejito Pascuero, semplice-mente Babbo Natale; ma la storia resta sempre la stessa. Si narra che nel IV se-colo, il vescovo cristiano del-la città di Myra, San Nicola di Bari avesse ritrovato e ripor-tato in vita cinque fanciulli barbaramente uccisi da un oste e proprio per questa ra-gione, divenne quindi patro-no e protettore dei bambini. Il nome attuale nasce sull'im-magine di nasce su immagine di Sinterklaas, un personaggio olandese che era so-lito portare i doni, che si estese poi in varie zone Europee: per esempio,in Germania nel periodo del solstizio invernale, durante l’annuale battuta di caccia del dio Odino, i bambini erano soliti lasciare i loro stivali accanto alla finestra ripieni di cibarie per sfamare i cavalli dei cacciatori in cambio di do-ni. In Islanda invece, si narra che tredici piccoli fol-letti lasciano le loro grotte, due settimane prima e distribuiscono i regali ai bimbi buoni facendoglieli trovare nelle scarpe lasciate sotto alle finestre. Sin-terklaas indossa vestiti siili a quelli indossati dal vescovo di Myra: una mitra rossa con una croce do-

rata, si appoggia a un pastorale e cavalca un cavallo bianco che vola sui tetti e i suoi aiutanti si calano dai comignoli per lasciare i doni nelle scarpe dei

bambini buoni. L'invenzione del Babbo nata-le odierno è data per mano dello scrittore americano Clement Clarke Moore che nel 1823 scrisse una poesia dal titolo A Visit from Saint Nicholas in cui lo descrisse come un elfo paffuto con una lunga barba bianca, vestito con una giubba rossa bordata

di pelliccia e alla guida di una slitta trainata da ren-ne. Per il Natale del 1862 l'illustratore Thomas Nast raffigurò, sulla rivista statunitense Harper's Weekly, Babbo Natale con giacca rossa, barba bian-ca e stivali. Agli inizi del Novecento, poi, Babbo Natale divenne un vero e proprio divo della pubblicità e la Coca Cola ne fece per anni uno dei suoi testimoni d’ecce-zione. Nessuno sa dove viva Babbo Natale e la sua dimora cambia a seconda del Paese in cui ci si trova. Per gli americani , per esempio, Babbo Natale arriva dal

Biografia di Babbo Natale

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L’ANGOLO DEI RACCONTI

Non avere un nome - Parte tre

Dopo aver mangiato e bevuto, la bambina era visi-bilmente rinvigorita, il cane più svelto, il topo più sveglio; ne fui contento e ripartii anch'io con più enfasi. L'allegria e l'entusiasmo svanirono molto in fretta. Sentii un fruscio. Non era un serpente, non era un essere vivente che si muoveva sulla sabbia: potevo

percepire l'oscurità di tale soggetto, pur non sapen-do cosa fosse e dove si trovasse. Il topo uscì veloce dalla borsa e confermò i miei sospetti, cominciando a tremare e guardandomi pietrificato. Sapevo che, se non mi fossi sbrigato, presto sarebbe finito tutto. Troppo presto, tutto di tutto. “Un'Ombra!” gridai, con tutte le mie forze, come se non riuscissi a farmi sentire. La bambina mi guardò con quegli occhi marroni grandissimi, traboccanti di lacrime e terrore. L'ab-bracciai, avvolgendola tutta, così quegli esseri ma-ledetti non avrebbero potuto penetrare nel suo corpo o nella sua mente. Aprii anche il mio corpo, estendendo le lastre d'acciaio che avevo nel torace in modo da ricoprirla completamente. Il cane si piazzò davanti alla corazza, il topo dietro, coprendo ulteriormente la padrona. Non doveva succedere niente, sarebbe andato tutto bene e lei non doveva temere, sarebbe tornata da quel viaggio molto pre-sto; e avrebbe sicuramente riabbracciato suo pa-dre. Ma, da quel momento, il buio. Non uno spiraglio di

luce. Una voce forte nella testa diceva “Uccidila”. Potevo vedere il mio cuore più umano che mecca-nico avvolto da un'aura nerissima. Mi dimenavo, gridavo di no, non l'avrei uccisa, non avrei mai po-tuto, non avrei ceduto a quel comando. No... Era un ordine. Il cervello non era mio, era sta-to impostato per eseguire gli ordini. “Uccidila... Uc-cidila... Uccidila!” sempre più forte rimbombava nella mia testa. L'oblio s'impadronì di me. Quegli occhi, quelle gote rosse, quella voce, quel sorriso... Non erano più niente per me. Quella bambina ora non era più nessuno. Un minuto bastò per farla mo-rire e per ricordarmi nuovamente di lei. Quando mi svegliai da quel delirio e ripresi cono-scenza, sentii un odore acre, così intenso che bru-ciava le narici. Abbassai lo sguardo, lentamente: le mie mani erano macchiate di sangue, il suo sangue. Era distesa a terra, in una posa delicata come lei, come se stesse dormendo, ma le gote ora erano pallide, il sorriso si era spento, una lacrima si stava asciugando sulla guancia. Mi girai: il cane e il topo immobili, gli occhi privi di vita. Sentii che le forze cedevano, caddi a terra e mi abbandonai a un pianto violento, ma senza lacrime: non le avevo. L'unica persona che si era fidata di me, che mi aveva fatto sentire vivo, che “mi aveva voluto bene”, con cui ero stato felice, non esisteva più. Ero di nuovo solo. Freddo. Anch'io le volevo bene. La prima e l'ultima persona importante per me. Ora attendo solo la giusta punizione, in questa stanza in cui sono stato confinato dal mio stesso costruttore; grazie alla bambina, però, il vivere non è stato terribile. Ho sofferto, ma con lei ho anche gioito. Ho amato la mia vita, quando c'era lei. Ho amato lei. Ora sono pronto ad affrontare il mio giu-sto destino. Ho tradito la sua fiducia innocente, non merito altro. Il costruttore si avvicina, un pugnale in mano e qualche lacrima sul suo viso. Spero solo che non faccia troppo male. Bambina Umana, sto arrivando, dovunque tu sia.

di Beatrice Castaldo

Polo Nord e più esattamente dall’Alaska. I canadesi credono, invece, che viva nel nord del Canada, mentre in Europa si ritiene che la sua casa sia in Finlandia, a Rovaniemi.. Babbo Natale arriva da un posto freddo, situato in

terre sperdute, sommerso dalla neve e dai ghiacci perenni, è l'unico pensiero che accomuna i paesi di tutto il mondo. Buon Natale a tutti xd

di Gaia Vaniglia Tomassoli

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Driiiiiiin! Driiiiiiiin! Il campanello suonò, si diresse alla porta con aria tranquilla, guardò dallo spionci-no cercando di capire chi la fosse venuta a trovare a quell’ora Dallo spioncino non si vedeva niente, evidentemen-te qualcuno stava cercando di coprirle la visuale. “Chi è?” chiese Chiara. “Sono Maria” rispose. Senza che Chiara toccasse il pomello la porta si aprì, le foto che prima erano appese al muro del soggiorno caddero velocemente per via del vento che si pro-pagò nella casa, la pioggia che fino a quel momento cadeva leggera sui comignoli delle case del quartie-re cominciò a battere più forte. Si erano fatte le 23:45, non si muoveva più nulla. Chiara giaceva a terra, im-mobile. Tutto era terminato in un attimo. Massimo, il vicino di casa di Chiara, era una persona atti-va, faceva sport e dalle testi-monianze i molti conoscenti non stava un secondo fermo. Il vicino, interrogato dalla polizia, affermava di aver vi-sto una figura maschile che nell’ombra aspettava davanti alla porta di casa della vittima ritrovata la mattina dalla polizia. Massimo venne portato alla centrale per un inter-rogatorio. “Cosa hai visto di preciso?” “Beh, stavo lì, alla fine-stra del primo piano a guardare la pioggia che ca-deva, ero lì ormai da più di un’ora quando ho visto un uomo che si avvicinò e colpì Chiara fino alla morte.” “Grazie per la sua deposizione” aggiunse il detective. Massimo stava per andarsene quando… “Ah, ultima cosa, sa se Chiara aveva qualcuno con cui non andava d’accordo?” “No ma penso che la sua amica Maria lo sappia”. I poliziotti si recarono immediatamente a casa dell’amica della vittima. Dopo essere entrati in casa ed essersi accomodati in soggiorno il commissario esclamò: “Ci ha mandati Massimo, il vicino di casa di Chiara, la tua amica, purtroppo è stata ritrovata deceduta questa mattina da lui.” La ragazza scop-piò in un pianto soffocato, quasi sforzato, sembrava quasi che le lacrime scendessero solo perché la ra-gazza le obbligasse. “Sa dirmi dove ha conosciuto massimo?” chiese il commissario con aria sempre più pensierosa. “Usciva spesso con noi, anche ieri pomeriggio era venuto fuori a cena, ciò che mi di-spiace è che sta sempre al cellulare, nonostante sembri un ragazzo simpatico lo trovo un po’ strano,

per esempio, ieri stava aggeggiando con il telefono ma allo stesso tempo sembrava interessatissimo a tutto quello che dicevamo, soprattutto quando par-lavo io”. La conversazione andò avanti per circa trenta mi-nuti quando improvvisamente il commissario rice-vette una telefonata. La polizia uscì velocemente dalla casa di Maria. Accese le sirene delle volanti e partì. La polizia arrivò a casa di Chiara in meno di cinque minuti. Il messaggio che il commissario aveva ricevuto era del capo della scientifica occupata nel caso. “Subito prima di morire, quando ormai Chiara era allo stremo delle forze, ha preso la penna che tene-

va sul cassettone all’ingresso e sul pavimento è riuscita a scrivere il messaggio “audio maria”” disse il capo della scientifica. (Poco dopo alla centrale…) “Mi hanno detto di venire qui.”. “Volevo parlare ancora una volta con te a proposito della morte di Chiara, so che lei è colpevole" "Non capisco ispettore, cosa inten-de?"

"Vorrei solo chiederle perchè, penso abbia capito che sono a conoscenza di tutti gli avvenimenti di quella notte vero? Le cose sono andate in questo modo, lei si è mosso quasi nell'ombra, è un vero peccato che non sappia nascondere le tue prove della tua colpevolezza". "da quando ci diamo del lei commissario?" "tra detenuti e poliziotti ci si da del tu caro Massimo". "semplice come sono andate le cose, durante la serata hai registrato le conversa-zioni di Maria dopo di che usando un applicazione hai modificato la sua voce per farti aprire da Chiara e appena entrato l'ai picchiata e credendo che fosse morta te ne sei andato, quello che non sai è che quando hai lasciato casa sua la vittima non era an-cora deceduta ed è riuscita a lasciarmi un messag-gio che mi h dimostrato la tua colpevolezza". "a quelle parole massimo rimase immobile e allibito, poi, mentre due agenti lo ammanettavano ha ag-giunto, "Mi aveva rifiutato, sempre, erano anni che la aspettavo, che la volevo, che la desiderato e lei non aveva fatto altro che respingermi, poi di recen-te si era messo con quel tizio, Alessandro, non ci ho visto più, se non l'avrò io non l'avrà nessuno mi so-no detto e così..." "Lo so, l'ho sempre saputo". rispose il commissario. "portate quest'uomo dietro le sbarre. di Giovanni Tittocchia

Occhi di Sherlock

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Blanc Il Coniglio - Episodio 3

LA VIGNETTA

di Federico Barsaglini

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CRUCIPUZZLE

A cura della prof.ssa Sabatini e della classe 5EL

1. Abissini 11. Certosino 21. Maine Coon 31. Pewter

2. Angora 12. Coda 22. Manx 32. Ragdoll

3. Artigli 13. Colori 23. Miagolii 33. Rossi

4. Asian 14. Corpo 24. Muso 34. Siamesi

5. Baffi 15. Cuscinetti 25. Naso 35. Somalo

6. Bianco 16. Cymric 26. Nero 36. Testa

7. Birmano 17. Europeo 27. Occhi 37. Tortie

8. Blu 18. Fusa 28. Pedigree 38. Turco van

9. Bombay 19. Korat 29. Pelo 39. Vibrisse

10. British 20. Lilla 30. Persiano 40. Zampe

I Gatti

V R A G D O L L I L L A S U F

E I B D A S P E W T E R T Z E

U F B T O E R E A S I A N A A

R F O R U C N B R N C A D M O

O A M O I U I S T S G O E P N

P B B S A S C C I A I O R E I

E R A S S C S O G A R A R P S

O I Y I O I P E L O M O N A O

C T N X M N I E I O C E K O T

N I O N A E A L D T R C S N R

A S R A L T T M O I R I H I E

I H E M O T E O R G G O S I C

B L U S Y I T S S I A R T A D

I N A V O C R U T U B I E G A

T N N O O C E N I A M T M E O

Soluzione:

In Egitto...

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IL SUDOKU

di Matteo Landi

9 5 8 7

6 3 1

5

4 2

4 8

8 9 2 7 5

3 5 6

5 6

1 4 2

REBUS

Fra

a

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LE BARZELLETTE

di Leonardo Tradii

Quante femministe servono per cambiare una lampadina? Nessuna perché le femministe non hanno mai cambiato un cazzo

Sai chi è sempre di umore nero? Un africano

La madonna incontra Ponzio Pilato e gli dice: "hai visto Gesù Cristo?" e Ponzio Pilato: "l'ho incrociato 5 minuti fa..."

Rime di chiusura

BRICIOLE di Beatrice Castaldo

Prevedibile.

Scrivevo e qualcuno

bussa alla porta.

Esco sul balcone, ritaglio un po' di cielo,

libero le stelle costrette nel nero.

Nel buio guardo il soffitto

do un nome alle stelle rubate

e le tengo per mano..

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MAGGIORI INFORMAZIONI SARANNO DISPONIBILI SUL NUMERO DI GEN-

NAIO

Come sempre l’appuntamento mensile con Sintomi non è mancato, grazie a

tutti coloro che hanno contribuito! Per suggerimenti, critiche, commenti o

quant’altro scrivete alla mail della direzione o su Facebook alle direttrici o alla

pagina del giornale. A presto con il numero di gennaio!

Referente: Prof. Claudio Puccetti

Direzione:

Sara Bichicchi 5As

Isabella Giusti 5Ds

Hanno contribuito: Agnese Macchioni Montini 5Fs

Alessia Cecconi 5Cs

Beatrice Castaldo 3Gs

Camilla Scaravaglione 4Bs

Chiara Tognocchi 5Gs

Eleonora Taddei 4Gs

Federico Barsaglini 4Ds

Gaia Vaniglia Tomassoli 2Dl

Ginevra Parrini 5Gs

Giovanni Tittocchia 1Es

Iman Seradouni 4Es

Irene Stroppa 4Cl

Leonardo Tradii 5Bs

Maddalena Ion 4Cl

Matteo Landi 4Bs

Sadà Niamat 5As

Vittorio Bellandi 4Cs

Stefano Ciapini, ex copernicano

Il g.c.K.T

La professoressa Sabatini e la classe 5El

La redazione di Opuscolo

[email protected]

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