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GIUGNO 2016 ANNO II – NUMERO 2 La Bussola Istituto Comprensivo Statale di Diso – Scuola dell’Infanzia Primaria e Secondaria di 1° grado – sedi: Andrano Castiglione Castro Diso Marittima La tecnologia a supporto della creatività Programma il Futuro è un progetto promosso dal Ministero dell’Istru- zione, dell’Università e della Ri- cerca in collaborazione con il CINI (Consorzio Interuniversitario Na- zionale per l’Informatica). L’obiet- tivo è fornire alle scuole strumenti semplici, divertenti e accessibili per formare gli studenti ai concetti di base della tecnologia informatica. La partecipazione al progetto può avvenire in diversi modi: l’ora del codice, che consiste in un’ora di esercitazione per l’avvio al pensiero computazionale, che noi abbiamo svolto dal 9 al 15 dicembre insieme ai nostri compagni di altre classi; ed in modalità avanzata, cioè attraverso percorsi più articolati. Lo scopo è avviare noi ragazzi al pensiero computazionale e sviluppare la creatività. Questo non significa che dobbiamo diventare piccoli programmatori informatici, ma che dobbiamo familiarizzare con le cono- scenze scientifiche di base necessarie per comprendere la società moderna e orientarsi in essa. La conoscenza dei concetti fondamentali dell’informatica aiuta a sviluppare la capacità di risoluzione dei problemi. È importante che noi studenti comprendiamo questa cultura scientifica per realizzare al meglio il lavoro dei nostri sogni: imprenditori, avvocati, poli- tici, ingegneri. Il Piano Nazionale Scuola Digitale prevede l’avvio al pensiero computazio- nale nella scuola primaria. Ogni settimana nel laboratorio d’informatica ab- biamo “giocato”. Andando avanti, ogni livello è sempre più difficile e bisogna affinare sempre di più la logica. I giochi hanno diversi protagonisti: star wars, l’artista, la contadina. Per dar vita al gioco bisogna dare ai personaggi i co- mandi per muoversi o compiere l’azione desiderata. Ci vuole pazienza, crea- tività, logica, capacità di orientamento, molto impegno e tanta fantasia. Con il concorso Codiamo, abbiamo inventato una storia sull’amicizia e ab- biamo animato i personaggi usando gli strumenti del linguaggio informatico. L’anno prossimo continueremo l’esperienza e impareremo ad usar e un altro programma scratch che ci lascerà più liberi di inventare. Che bello questo progetto! Oltre a farci divertire ci ha insegnato a inventare cose nuove! Quarte primaria Andrano Alla scoperta del territorio Esperienze Il piacere di leggere Approfondimenti Vita scolastica La fine della scuola Manca poco alla fine della scuola e non sappiamo se essere felici o tristi. Di solito si pensa che gli anni delle medie passino in fretta e che il primo giorno di scuola media sia come se fosse stato ieri, ma per noi è tutto il contrario: questi anni sono durati un’eternità, e la prima media è solo un lontano ricordo. Forse perché sono accadute così tante cose da non riu- scire a rimetterle insieme in un solo momento. E così, giorno dopo giorno, siamo arrivati alla fine… la terza media! L’anno più assurdo e fantastico che si possa vi- vere, uno di quelli che non si dimenticano. Siamo tutti così diversi… Come abbiamo fatto a cambiare così ve- locemente e non essercene accorti? Fra pochi giorni, quei ragazzini capitati insieme per caso, cresciuti insieme per sbaglio, si divideranno per intraprendere un nuovo percorso scolastico. E allora? Viviamo in pieno questi ultimi giorni, orgo- gliosi di essere, ancora per poco, tra i più grandi della scuola! Terze secondaria 1° Eventi, spettacoli, manifestazioni, laboratori, esperimenti, gare, sport, viaggi, escursioni, ricerche, approfondimenti… Si conclude un anno sco- lastico denso di attività e di lavoro e i nostri bambini e ragazzi affidano alle pagine della seconda edizione de “La Bussola” una sintesi delle espe- rienze più significative. In un’epoca in cui l’ipertrofia del web rischia di indurre a ritenere obsoleta la carta stampata, la scelta di far redigere un giornalino ai nostri alunni ha precise ragioni didattiche: dare motivazione e senso alla scrittura costruendo occasioni per scrivere testi il cui destina- tario non sia solo l’insegnante. E per una scuola variegata come l’Istituto Comprensivo di Diso, la redazione di un giornalino costituisce un ulte- riore momento per progettare insieme e per crescere come comunità edu- cante. Con l’auspicio di aver contribuito alla crescita civica e intellettuale dei nostri ragazzi, e soprattutto all’acquisizione della capacità di orienta- mento nella società complessa e di fronteggiamento delle situazioni nuove e delle difficoltà, non ci resta che augurare al lettore una buona naviga- zione fra le notizie.

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GIUGNO 2016 ANNO II – NUMERO 2

La Bussola

Istituto Comprensivo Statale di Diso – Scuola dell’Infanzia Primaria e Secondaria di 1° grado – sedi: Andrano Castiglione Castro Diso Marittima

La tecnologia a supporto della creatività Programma il Futuro è un progetto

promosso dal Ministero dell’Istru-

zione, dell’Università e della Ri-

cerca in collaborazione con il CINI

(Consorzio Interuniversitario Na-

zionale per l’Informatica). L’obiet-

tivo è fornire alle scuole strumenti

semplici, divertenti e accessibili per

formare gli studenti ai concetti di

base della tecnologia informatica.

La partecipazione al progetto può avvenire in diversi modi: l’ora del codice,

che consiste in un’ora di esercitazione per l’avvio al pensiero computazionale,

che noi abbiamo svolto dal 9 al 15 dicembre insieme ai nostri compagni di

altre classi; ed in modalità avanzata, cioè attraverso percorsi più articolati.

Lo scopo è avviare noi ragazzi al pensiero computazionale e sviluppare la

creatività. Questo non significa che dobbiamo

diventare piccoli programmatori informatici,

ma che dobbiamo familiarizzare con le cono-

scenze scientifiche di base necessarie per

comprendere la società moderna e orientarsi

in essa.

La conoscenza dei concetti fondamentali

dell’informatica aiuta a sviluppare la capacità

di risoluzione dei problemi. È importante che

noi studenti comprendiamo questa cultura

scientifica per realizzare al meglio il lavoro

dei nostri sogni: imprenditori, avvocati, poli-

tici, ingegneri.

Il Piano Nazionale Scuola Digitale prevede l’avvio al pensiero computazio-

nale nella scuola primaria. Ogni settimana nel laboratorio d’informatica ab-

biamo “giocato”. Andando avanti, ogni livello è sempre più difficile e bisogna

affinare sempre di più la logica. I giochi hanno diversi protagonisti: star wars,

l’artista, la contadina. Per dar vita al gioco bisogna dare ai personaggi i co-

mandi per muoversi o compiere l’azione desiderata. Ci vuole pazienza, crea-

tività, logica, capacità di orientamento, molto impegno e tanta fantasia.

Con il concorso Codiamo, abbiamo inventato una storia sull’amicizia e ab-

biamo animato i personaggi usando gli strumenti del linguaggio informatico.

L’anno prossimo continueremo l’esperienza e impareremo ad usare un altro

programma – scratch – che ci lascerà più liberi di inventare.

Che bello questo progetto! Oltre a farci divertire ci ha insegnato a inventare

cose nuove!

Quarte primaria Andrano

Alla scoperta del territorio

Esperienze

Il piacere di leggere

Approfondimenti

Vita scolastica

La fine della scuola

Manca poco alla fine della scuola e non sappiamo se

essere felici o tristi. Di solito si pensa che gli anni delle

medie passino in fretta e che il primo giorno di scuola

media sia come se fosse stato ieri, ma per noi è tutto il

contrario: questi anni sono durati un’eternità, e la

prima media è solo un lontano ricordo.

Forse perché sono accadute così tante cose da non riu-

scire a rimetterle insieme in un solo momento. E così,

giorno dopo giorno, siamo arrivati alla fine… la terza

media! L’anno più assurdo e fantastico che si possa vi-

vere, uno di quelli che non si dimenticano. Siamo tutti

così diversi… Come abbiamo fatto a cambiare così ve-

locemente e non essercene accorti?

Fra pochi giorni, quei ragazzini capitati insieme per

caso, cresciuti insieme per sbaglio, si divideranno per

intraprendere un nuovo percorso scolastico.

E allora? Viviamo in pieno questi ultimi giorni, orgo-

gliosi di essere, ancora per poco, tra i più grandi della

scuola!

Terze secondaria 1°

Eventi, spettacoli, manifestazioni, laboratori, esperimenti, gare, sport,

viaggi, escursioni, ricerche, approfondimenti… Si conclude un anno sco-

lastico denso di attività e di lavoro e i nostri bambini e ragazzi affidano

alle pagine della seconda edizione de “La Bussola” una sintesi delle espe-

rienze più significative. In un’epoca in cui l’ipertrofia del web rischia di

indurre a ritenere obsoleta la carta stampata, la scelta di far redigere un

giornalino ai nostri alunni ha precise ragioni didattiche: dare motivazione

e senso alla scrittura costruendo occasioni per scrivere testi il cui destina-

tario non sia solo l’insegnante. E per una scuola variegata come l’Istituto

Comprensivo di Diso, la redazione di un giornalino costituisce un ulte-

riore momento per progettare insieme e per crescere come comunità edu-

cante.

Con l’auspicio di aver contribuito alla crescita civica e intellettuale dei

nostri ragazzi, e soprattutto all’acquisizione della capacità di orienta-

mento nella società complessa e di fronteggiamento delle situazioni nuove

e delle difficoltà, non ci resta che augurare al lettore una buona naviga-

zione fra le notizie.

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2 GIUGNO 2016 La Bussola

Alla scoperta del territorioCondividiamoci

Il nostro Istituto

Comprensivo in-

clude le scuole dei

comuni di Diso,

con la frazione Ma-

rittima, di Castro e di Andrano, con la frazione

Castiglione. Ogni anno, grazie alla collabora-

zione delle Amministrazioni Comunali e delle

Pro Loco, tutti i bambini delle classi terze delle

tre scuole elementari fanno un’escursione in-

sieme per esplorare il territorio. Quest’anno la

visita guidata si è svolta il 9 maggio.

La prima tappa è

stata la Zinzulusa,

grotta del Pliocene,

scoperta nel 1793.

Che fascino hanno il

suo laghetto dei de-

sideri, e, all’interno,

le stalattiti e stalagmiti, gli zinzuli (stracci) for-

mati dalle gocce d’acqua che cadono dalle

rocce. Emanuele, la nostra guida, ci ha raccon-

tato che i pipistrelli vi si nascondono… che

paura! Lo sapevate che con il loro guano si pro-

duce il mascara? E nel profondo della grotta c’è

un lago d’acqua dolce, formato dalle falde ac-

quifere, chiamato Cocito. Una parete della

grotta è piena dei nomi degli operai che l’hanno

ripulita e di qualche visitatore. E che mistero la

stanza delle tre sentinelle, proprio un piccolo

presepe. Era un rifugio perfetto per gli uomini

primitivi, che ci vivevano. Questa grotta è un

tesoro da conservare. Guai a toccare le rocce!

La seconda tappa è

stata l’insenatura

Acquaviva, dove

la nostra guida,

Giuseppe, ci ha

mostrato i carrubi,

a Marittima chia-

mati alberi della

cornula. Le carrube sono frutti simili alle fave

e ai piselli, che in passato i contadini portavano

nelle tasche come merenda. La guida ci ha spie-

gato che anticamente i semi di carrube servi-

vano per pesare le pietre preziose, per questo

sono anche detti “carati”. Ci siamo intrufolati

nella fitta vegetazione, dove c’erano alberi al-

tissimi chiamati di viduta, perché sono molto

alti e crescono in fretta. I marittimesi li chia-

mano “alberi delle mosche”, perché nel tronco

cavo si infiltrano le mosche, fuoriuscendo solo

in alcune stagioni. Abbiamo visitato anche il

Museo naturalistico, dove abbiamo studiato la

vita di uccelli, insetti e pipistrelli.

Abbiamo pranzato ad Andrano e poi ci siamo

diretti verso la

Chiesetta a for-

ma di nave e la

cripta della Ma-

donna dell’Atta-

rico, una grotta

rupestre. La guida

ci ha spiegato che

tanti anni fa una donna viveva qui e di notte al-

lattava il suo bambino, il quale però non cre-

sceva mai. La Madonna le apparve in sogno e

le spiegò che a succhiare il latte era, invece, un

serpente. Così la donna uccise il serpente e il

bambino divenne grande e forte. Sulle pareti

della cripta i monaci basiliani dipinsero degli

affreschi. La guida ci ha raccontato che in pas-

sato i bambini di Andrano facevano le gare in

mare: chi per primo vedeva la punta della

chiesa non era più un bambino ma un adulto.

Abbiamo poi visto i tratturi che collegano le

campagne, e le pajare, case di pietra con porte

molto basse, per ripararsi dal vento.

Questa bella giornata trascorsa con i compagni

delle altre scuole è stata un’esperienza molto

interessante, perché ci ha permesso di cono-

scere meglio luoghi molto vicini a noi e di sco-

prire cose che non conoscevamo.

Terza primaria Marittima

Cronaca in rimaTutti pronti… si parte! Sul pullman saliamo e alla grotta Zinzulusa arriviamo. In fila per due ci disponiamo, il mare costeggiamo e incuriositi nella grande grotta entriamo. È buio, umido e di rocce arcuate un perfetto groviglio, imponenti stalagmiti e tra noi un gran bisbiglio, pittoresche stalattiti dall’alto pendenti come tanti zinzuli, scenario magico, arcaico e intagliato come croccanti frizzuli. L’emozione poi è tanta… quando da un passaggio stretto ci specchiamo in un dolce e verde laghetto. La guida spiega e ci richiama all’attenzione: - Silenzio, c’è un crostaceo cieco in via di estinzione! Il percorso continua… Canalone, Acquaviva di Marittima e tra scalinate, aiuole e piattaforme non si sa dove guardare prima. Conosciamo piante millenarie nel suggestivo boschetto: tutto è bello in questo particolare ambiente protetto! Nel museo al chiuso poi, scopriamo i pipistrelli: mammiferi piccoli ma utili, anche se non proprio tanto belli. La guida raccomanda: - Se un pipistrello per caso trovate il Comune o la guardia forestale, tempestivamente chiamate. Dopo tanto scoprire la fame si fa sentire e c’è una smorfia sul nostro viso. Allora, tutti, al ristorante e la signora Letizia ci accoglie con un bel sorriso. Con penne al sugo, cotoletta, patatine fritte e aranciata e ancora… con dolce e coca-cola… Oh! Che grande abbuffata!

Ora la Cripta della Madonna dell’Attarico ci aspetta: luogo di culto che visitiamo senza tanta fretta. In una fresca e pietrosa pajara poi entriamo e un tratturo di campagna, anche se stanchi, percorriamo. Ecco, la visita guidata è finita. Di certo la ricorderemo per il resto della nostra vita.

Terze primaria Andrano

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La Bussola GIUGNO 2016 3 Alla scoperta del territorio

L’insenatura Acquaviva

Lungo la costa orientale della Provincia di

Lecce, tra le marine di Castro e Marittima, in

un’area di alto valore naturalistico e paesaggi-

stico, è ubicata l’insenatura Acquaviva, «un ca-

nale formato da un burrone che dall’altipiano

di Marittima vien giù a sboccare nel mare, e

dove una sorgente di acqua dolce si mescola a

quella marina». Così Cosimo De Giorgi nei

suoi Bozzetti di viaggio della Provincia di

Lecce, scritti alla fine del 1800, descriveva l’in-

senatura inserendola nelle bellezze naturali

della costiera adriatica.

In questo sito, la linea di riva delinea una stretta

e profonda insenatura incassata nei calcari, re-

sti di antiche barriere coralline formatesi circa

30 milioni di anni fa in un clima tropicale. Que-

sta singolare forma del paesaggio costiero è

stata prodotta dalla sommersione della parte

più bassa di una stretta valle fluviale: essa co-

stituisce una piccola ria (termine spagnolo uti-

lizzato per analoghe forme del paesaggio co-

stiero presenti lungo le coste della Galizia). La

stretta incisione è sede di una folta vegetazione

di macchia mediterranea, in cui si inseriscono

elementi di rimboschimento quali il pino

d’Aleppo e l’eucalipto, alimentati da una co-

spicua falda che impetuosa scaturisce in polle

lungo la linea di costa laddove il mare con la

sua azione millenaria modella le rocce. Sono

numerose le specie meritevoli di particolari

azioni di tutela segnalate nel sito, quali campa-

nula pugliese, alisso di Leuca, scrofularia lu-

cida e krummel di Grecia.

L’insenatura dell’Acquaviva racconta l’iden-

tità di una popolazione di indole mite, radicata

al territorio come il finocchietto marino che,

malgrado l’ambiente ostile, si fa spazio tra i co-

ralli fossili per donare sapore e profumo a chi

lo scopre; gente sempre pronta ad aiutare chi ha

bisogno, come avvenne nel lontano marzo del

1880 in occasione dell’affondamento del piro-

scafo “Travancore”.

Si tratta di un’area con elevata qualità dal punto

di vista ambientale. Fondamentale è adottare

misure, interventi e strategie per tutelare e va-

lorizzare l’area. Spesso si fruisce delle bellezze

naturali senza avere consapevolezza di ciò che

esse raccontano, delle loro fragilità e dei peri-

coli che esse nascondono. Ogni anno, ad esem-

pio, la Capitaneria di porto interdice alla bal-

neazione lo specchio d’acqua prospiciente l’in-

senatura a causa di coloro che assumono atteg-

giamenti che mettono a rischio la propria e l’al-

trui incolumità. Una corretta lettura delle forme

consentirebbe di apprezzare al meglio le carat-

teristiche del paesaggio costiero: è quest’ul-

timo che ripaga ampiamente il visitatore

dell’adozione di stili di fruizione della fascia

costiera più sostenibili di quelli attuali, ma che

comportano un cambiamento delle proprie abi-

tudini.

Prime secondaria 1° Marittima

Il «Travancore» Sono le tre di notte dell’otto marzo

1880: Vitale dorme tranquillo nel

suo letto, quando un vicino di casa

lo chiama e gli annuncia una tra-

gica notizia: una nave, spinta da un

vento impetuoso di scirocco nelle

acque antistanti la rada di Castro,

si è schiantata contro lo sperone

roccioso dell’insenatura Acqua-

viva. La nave di nome “Travan-

core” ‒ detta anche la “Valigia

delle Indie”, in quanto assicurava

un servizio di collegamento tra la

vecchia Europa e l’Oriente ‒ era

partita da Bombay il 18 febbraio

1880 e, dopo aver sostato per qual-

che giorno a Suez e ad Alessandria

d’Egitto, sarebbe dovuta giungere

a Brindisi il 9 marzo. Purtroppo

questo traguardo non fu mai rag-

giunto, perché un tragico destino

si abbatté su di essa. Ci è stato rac-

contato che la nave, mentre viag-

giava spedita lungo le coste greco-

albanesi e aveva superato il Capo

S. Maria di Leuca, fu avvolta da

una fitta nebbia e spinta da una

forte corrente marina che la portò

ad uscire di rotta e schiantarsi, da

lì a poco, contro l’ombra nera di

uno scoglio. Così, dopo un violen-

tissimo impatto e un rumore assor-

dante, l’imbarcazione rimase

squassata e si aprì una falla a prua,

tale da farla colare a picco sul fon-

dale marino. Il comandante della

nave, capitano Scott, ordinò agli

ufficiali di sparare tre colpi di can-

none e di informare con urgenza

sia la Guardia costiera di Castro,

sia la Capitaneria di porto di Brin-

disi.

Le operazioni di salvataggio dei

passeggeri e dell’equipaggio eb-

bero subito inizio, grazie a tutti gli

abitanti dei paesi vicini e soprat-

tutto alla gente di Marittima, che

accorse numerosa per prestare

aiuto ai superstiti e si preoccupò di

offrire loro qualcosa di caldo e

beni di prima necessità: vestiario,

coperte e quanto avevano bisogno.

Ogni casetta diventò luogo di rifu-

gio per i naufraghi stremati dalla

stanchezza, dal freddo notturno,

dalla fame e dalla sete. L’incontro

della gente di Marittima con i su-

perstiti fu molto cordiale e premu-

roso, complicato solo dalle diffi-

coltà linguistiche di comunica-

zione, a cui si sopperì con l’uso di

gesti e grazie alla discreta cono-

scenza della lingua italiana da

parte di alcuni componenti

dell’equipaggio. È tuttora viva la

tradizione popolare secondo la

quale in quella notte memoranda

tutti gli abitanti del paese si porta-

rono sul luogo del disastro per pro-

digarsi a favore dei 183 naufraghi.

Essi furono tutti salvi, mentre

andò perduto il ricco carico di co-

tone, indaco, zucchero, caffè, sete-

rie e argenterie, perché, nel tenta-

tivo di equilibrare lo scafo, il co-

mandante aveva ordinato di get-

tare in mare il carico della nave.

Questo sollevò proteste da parte

dei commercianti che si videro co-

stretti a separarsi dai loro beni.

Il Travancore, avvolto ancora

dalla nebbia, dopo essersi incli-

nato di 30 gradi sulla fiancata sini-

stra, è affondato lentamente rima-

nendo appoggiato sul fondo. Il

naufragio del Travancore fu una

vera sciagura per la famosa Com-

pagnia di navigazione inglese P. &

O., per Brindisi e per il territorio

retrostante, in Terra d’Otranto,

poiché in pochi anni il movimento

marittimo che aveva assicurato in-

troiti vantaggiosi diminuiva ineso-

rabilmente e il danno economico

aprì una crisi che coinvolse tutta

l’Italia, soprattutto le provincie

meridionali.

Ricordiamo che nei fondali di

quell’ampia distesa di mare si

nasconde il mistero del naufra-

gio del Travancore, le cui cause

non sono mai state del tutto

chiarite dagli inglesi, i quali

avrebbero dovuto svolgere

un’indagine più accurata e ap-

profondita.

Il lavoro d’indagine è stato scru-

polosamente eseguito invece da

alcuni noti esperti, in tempi e

con modalità diverse, non per

fini giuridici ma per fini scienti-

fici e geologici.

Prime secondaria 1° Marittima

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4 GIUGNO 2016 La Bussola Alla scoperta del territorio

Benvenuti a Castro

Castro Alta è un borgo tipicamente medievale, di origini antichissime,

che sorge a ridosso di un promontorio digradante verso il Mare Adriatico

all’interno di una suggestiva insenatura rocciosa.

La passeggiata che vi proponiamo è una sorta di viaggio nel tempo, dove

l’azzurro del mare fa da sfondo. Il punto di partenza è la cosiddetta

Porta Terra, di cui è rimasto soltanto il nome perché la porta non esiste

più. Essa era l’unica entrata per accedere al borgo fortificato. Intorno al

castello c’è un vecchio e stretto sentiero, attualmente restaurato, dal

quale ammirare olivi secolari, muri a secco e scale in pietra. Lungo le

mura aragonesi potrete vedere le antiche torri che avevano funzione di

avvistamento e difensiva. Dalla torre Sud-Est, in località Capanne, è

possibile osservare gli scavi archeologici iniziati nel 2000 che hanno

portato alla luce le imponenti mura messapiche e le basi del complesso

santuariale dedicato alla dea Minerva.

Risalendo all’interno delle mura, potrete ammirare la Cattedrale. La

costruzione, che risale al tempo della dominazione normanna, fu termi-

nata nel 1171, come attesta un’iscrizione sulla facciata Nord. La tradi-

zione riporta Castro come sede Vescovile sin dall’anno 682: l’elenco dei

vescovi attualmente disponibile va dal 1179 fino al 1818, anno in cui la

diocesi venne soppressa ed annessa, con tutto il suo territorio, a quella

di Otranto. L’edificio normanno era più piccolo dell’attuale, forse a

pianta centrale, e giungeva fino all’abside della chiesa bizantina, attual-

mente incastonata sul lato Nord. Nella seconda metà del 1300 la catte-

drale fu ristrutturata e ampliata fino a raggiungere le dimensioni attuali.

Altre pesanti ristrutturazioni, soprattutto interne, furono realizzate dopo

la distruzione operata dai Turchi alla fine del XVI secolo. La struttura

originale della cattedrale è in stile romanico-gotico. Sull’angolo Nord-

Ovest si erge il campanile, costruito nel 1700 sulle fondazioni di quello

medievale, forse crollato. I due ingressi ‒ detti porta piccola e porta

grande ‒ sono sovrastati da due importanti rosoni, di cui quello a Nord

ricco di decorazioni. La chiesa è dedicata alla Madonna Annunziata.

Sul lato Sud della Cattedrale si appoggia l’antico Vescovado, già resi-

denza dei Vescovi di Castro, mentre di fronte è visibile il Palazzo Ci-

riolo, sede della Regia Università degli Studi, fondata dal Vescovo di

Castro Monsignor Francesco Antonio Duca, la prima università salen-

tina.

La parte sinistra della cattedrale include i resti della chiesa bizantina,

che risale al IX-X secolo d. C. Aveva originariamente una pianta a croce,

con tre ingressi sui lati Nord, Sud ed Ovest. Di essa restano ancora oggi

due coppie di colonne ornate di capitelli che sorreggono una volta a botte

e due archetti. Al suo interno vi sono tracce di affreschi tra i quali è

visibile la figura del Redentore, di Sant’Onofrio e di Giovanni Battista,

nonché un’immagine frammentaria della Madonna in trono con Bam-

bino. Durante i lavori di scavo all’interno e all’esterno dell’edificio sono

stati rinvenuti diversi resti umani, prova della presenza di un antico ci-

mitero.

E tornati in Piazza Armando Perotti, vi invitiamo ad ammirare il Ca-

stello. Le sue origini risalgono al periodo ellenistico. I lavori di restauro,

recentemente conclusi, ne individuano con chiarezza le fondamenta

messapiche. Il castello divenne in seguito roccaforte bizantina e succes-

sivamente normanna. Nel XIII secolo la fortezza era considerata di im-

portanza nazionale dagli Svevi e dagli Angioini. La struttura odierna del

castello è dovuta alle ricostruzioni avviate nel XVI secolo dalla famiglia

feudataria dei Gattinara dopo gli attacchi dei Turchi. Il castello ha pianta

quadrilatera, raffor-

zata da quattro torri

angolari con un cor-

tile interno di forma

rettangolare. Oggi

accoglie la Biblio-

teca, una sala per

convegni, ed è at-

tualmente in allesti-

mento il nuovo Mu-

seo Archeologico

Civico di Castro.

Quinta primaria Castro

Castro. Pulizia dei fondali marini

Proteggere e tutelare il mare dall’incuria

dell’uomo: per questo Legambiente organizza

spesso dei progetti con l’obiettivo di preservare

le nostre bellezze naturali. La scuola, con la sua

ormai fedele collaborazione, ha a cuore queste

iniziative che hanno lo scopo di far capire a noi

ragazzi l’importanza di vivere in un mondo pu-

lito ed ecosostenibile.

Per questo, sabato 28 maggio 2016 abbiamo

voluto assistere all’immersione dei sub volon-

tari nell’ambito del progetto Clean Up The

Med, promosso dal circolo Legambiente di Ca-

stro, che consiste nella pulizia dei fondali ma-

rini. Ci siamo recati nella zona del “porto di

Enea” dove ventiquattro sub si sono immersi

per ripulire i fondali del nostro meraviglioso

mare.

Già da diversi anni Legambiente si occupa di

ripulire i fondali; quest’anno sono stati recupe-

rati circa 10 chilogrammi di plastica, 30 chilo-

grammi di vetro, 50 chilogrammi di ferraglia e

altri 50 chilogrammi di rifiuti inorganici.

Questi numeri fanno capire che servono ancora

molti altri sforzi per avere un mare davvero pu-

lito, e per far ciò serve l’impegno di tutti.

Terza secondaria 1° Castro

SOS. Il mare mangia la costa delle marine di Andrano e MarittimaÈ un fenomeno naturale: le onde sbattono

contro la base delle rocce della costa e, col

passare degli anni, la incidono e la scavano

alla base; la parte superiore della roccia si

stacca e cade e così, nel tempo, la costa cam-

biato aspetto.

Tutto questo sta succedendo proprio sotto i

nostri occhi: il mare ha eroso un pezzo di co-

sta tra la marina di Andrano e quella di Marit-

tima. I Comuni interessati stanno provve-

dendo a frenare la catastrofe ammassando

nella zona interessata enormi rocce frangi-

flutti trasportate per via mare da grandi imbar-

cazioni.

I frangiflutti riducono l’intensità

delle onde nel tratto di acque si-

tuate al loro interno e perciò limi-

tano l’erosione della costa. Al-

l’arrivo dell’onda questa, anziché

colpire direttamente il molo o la

spiaggia, si spezza sul frangi-

flutti. Poiché il frangiflutti ha una

superficie ampia, la forza del-

l’onda si riduce per attrito. L’on-

data si spezza poi in molte onde più piccole che hanno meno forza. Così

si possono evitare i danni in caso di violente mareggiate e gli schizzi

prodotti dalle onde non arrivano più a spazzare i moli.

Terze primaria Andrano

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La Bussola GIUGNO 2016 5 Alla scoperta del territorio

La leggenda della Madonna dell’Attarico

Ai confini di Andrano, in aperta

campagna, fra il centro abitato e il

mare, si trova una cripta basiliana,

oggi dedicata alla Madonna del-

l’Attarico. Il nome è probabil-

mente dovuto ad una leggenda, se-

condo la quale una popolana che

vedeva il proprio bambino in con-

tinuo deperimento riuscì a salvarlo

grazie ai consigli della Madonna

apparsale in sogno. La leggenda,

che ritrae la profonda devozione

della gente povera e le difficoltà

della vita in campagna basata

sull’agricoltura e sulla pesca, narra

un episodio molto frequente fino

al secolo scorso: in campagna i

serpenti di notte si attaccavano al

seno delle giovani madri e suc-

chiavano il latte destinato ai loro

bimbi. Ecco il racconto della po-

polana ricostruito da noi nel nostro

dialetto (e la traduzione) a partire

dalle informazioni raccolte attra-

verso ricerche e interviste.

E chiancia e chiancia e me girava

e me vutava, ma nudda miglioria

vidia. E li giurni passavane e ieu

me sentia sempre cchiu disperata.

Me sentia mpaccire. Oimmena! Ce

putia fare?

Le sciurnate comu lucisciane cusì

scuriane e lu piccinnu, d’anime-

dda, sempre cchiu rreta scia. Lu

maritu meu mancava sciurnate

sane, ma no, ce dicu sciurnate, pe

misi sani se lluntanava cu da bar-

chicedda cu pozza purtare a casa

nu picchi de pisce friscu e ieu ac-

quai sula sula pregava, pregava e

cantava alla Madonna de lu mare

cu lu pozza iutare: «Madonna de

lu mare iuta stu pescatore, ca tene

quattru fii e na barca de cam-

pare». Cusì a fiate scia bona, ma

mute fiate era propriu nivara. Sine

de pisce ne nucia a casa e ieu me

lu manciava cu li pozza rrivare lu

nutrimentu allu piccinnu ma nenzi

de fare: iddu se ttaccava, vulia lu

latte, ma chiancia beddru meu, e

chiancia ca perdia fiatu percei lu

latte nu lu truvava.

Cusì na notte me ricurdai na pre-

ghiera ca me mparau la nonna

mia bonanima. Me pijai a manu lu

rosariu e cuminciai a recitare cu

lu vagnone a mbrazze e mentre re-

citava me ddurmentai. E tuttu de

paru me truvai incia na luce ca

quasi quasi me cecava e vitti na

Signora: nu stia mpuggiata a

nterra ma vulava, lu mantu celeste

e lu vestitu russu, beddra era comu

lu sule e ncerene doi carusi de co-

sti a idda cu l’ali e allora capii.

Capii ca nu n’era na signora qua-

lunque ma era idda la Madonna.

Cusì me nginucchiai alli pedi soi e

me misi a chiancire e idda me

disse: «Non piangere. Ora ci sono

io. Nelle pietre della tua pajara si

nasconde una serpe che di notte

esce e viene a succhiare tutto il tuo

latte. Dovete trovarla e liberar-

vene». Ieu le baciai li pedi e

quannu me zzai cu la pozzu mbraz-

zare la luce nu nc’era cchiui.

Cusì me svegliai, sudata, mpau-

rata, tremulante e cuntai lu sognu

a maritama e iddu subitu se mise

alla ricerca de la serpe, la truvau

e la ccise. De quiru giurnu lu va-

gnone se ttaccava e nu chiancia

cchiui e chianu chianu stese bonu,

era diventatu nu fiuru. La Ma-

donna m’era fattu u miraculu.

Piangevo, piangevo, mi giravo e

mi rivoltavo, ma non vedevo nes-

sun miglioramento. E i giorni pas-

savano e mi sentivo sempre più di-

sperata. C’era da impazzire. Che

cosa avrei potuto fare?

I giorni trascorrevano dall’alba al

tramonto e il mio piccolino stava

sempre peggio. Mio marito si as-

sentava per giornate intere, ma che

dico giornate, mesi interi si allon-

tanava con la barchetta per poter

portare a casa un po’ di pesce fre-

sco. E io qui, da sola, pregavo e

pregavo e imploravo la Madonna

del Mare affinché lo aiutasse:

«Madonna del Mare, aiuta que-

sto pescatore, che ha quattro figli

e solo una barca per vivere». Così,

a volte andava bene, ma molte

volte era proprio triste. Sì, il pesce

lo portava a casa. E io lo mangiavo

perché potesse arrivare un po’ di

latte al piccolo. Ma niente da fare:

lui si attaccava al seno, voleva il

latte, ma piangeva, il mio tesoro,

piangeva fino a restare senza fiato

e non trovava il latte.

Una notte mi ricordai una pre-

ghiera che mi aveva insegnato la

buon’anima di mia nonna. Presi il

rosario e cominciai a recitare con

il bambino in braccio e, mentre di-

cevo le preghiere, mi addormentai.

E tutt’a un tratto apparve una luce

che quasi mi accecava e vidi una

Signora: non stava appoggiata a

terra, ma volava; aveva un man-

tello celeste e un abito rosso, era

bella come il sole e accanto a lei

c’erano due giovanotti con le ali.

Allora capii: non era una donna

qualunque, era Lei, la Madonna.

Mi inginocchiai ai suoi piedi e co-

minciai a piangere. Ella mi disse:

«Non piangere. Ora ci sono io.

Nelle pietre della tua pajara si na-

sconde una serpe che di notte esce

e viene a succhiare tutto il tuo

latte. Dovete trovarla e liberar-

vene». Io le baciai i piedi e,

quando mi alzai per abbracciarla,

non c’era più.

Mi svegliai sudata, impaurita, tre-

mante, e raccontai il sogno a mio

marito. E lui subito si mise alla ri-

cerca della serpe, la trovò e la uc-

cise. Da quel giorno in poi il bam-

bino si attaccava al seno senza

piangere e pian piano si riprese e

crebbe meraviglioso. La Madonna

mi aveva fatto il miracolo.

Quinta primaria Andrano

Il decotto salentino Fino a qualche decennio fa, le

medicine non si compravano in

farmacia, ma nei campi. Un rime-

dio contadino salentino alla tosse

e agli acciacchi della stagione in-

vernale è il decotto con le radici

di malva. Il decotto è una sorta di

tisana che serve ad estrarre dei

principi attivi da alcune parti

della pianta attraverso l’ebollizione in acqua per un certo periodo di

tempo. Prima dell’avvento della medicina tradizionale della nostra

epoca, i decotti erano molto utilizzati nelle campagne del Salento.

Ingredienti: gusci di noci o di mandorle, radice di malva o semi di

malva (detti panetti per la loro forma simile alle pagnotte), foglie d’al-

loro, camomilla, spine di rovi, fichi secchi, scorza d’arancia e di limone,

ed infine il seme del papavero da oppio.

Preparazione Trovati tutti gli ingredienti, si dà il via all’operazione di cottura. Mettere

il tutto in una pentola, coprire con acqua e far bollire per un’ora circa.

Filtrare e addolcire con miele, possibilmente biologico. I benefici sono

rapidissimi. Oltre a calmare la tosse, questo sciroppo è rilassante e ideale

per le sere d’inverno.

Prima D secondaria 1° Marittima

Il pancotto Il pancotto pugliese, come tutti i

pancotti, è una pietanza di umili ori-

gini. Nasce dall’esigenza di rici-

clare il pane raffermo ed evitare

così sprechi in cucina. Questo piatto

contadino è nella sua semplicità

non solo molto buono, ma anche

completo, perciò ideale per una

buona cena dal sapore antico ac-

compagnato da un buon bicchiere di vino rosso. Qui da noi in Puglia la

versione più semplice è quella realizzata con le cime di rape.

Ingredienti: 400 g di pane raffermo di semola di grano duro, 1 kg di

cime di rape, olio extravergine di oliva, 2 filetti di acciuga sott’olio, 4-5

pomodorini ciliegini, 1 spicchio di aglio, peperoncino, sale q.b.

Preparazione

Mondare e lavare per bene le cime di rape e cuocerle in una pentola capiente

con acqua salata per circa 10 minuti. Quando le rape sono cotte aggiungere il

pane tagliato a cubettoni e lasciarlo cuocere insieme alle cime di rape per al-

meno un minuto. In una padella far riscaldare 4-5 cucchiai di olio extraver-

gine, aggiungere l’acciuga spezzettata, l’aglio schiacciato ed il peperoncino e

rosolare. Eliminare l’aglio e il peperoncino dall’olio, disporre nei piatti il pane

con le cime di rape ed un po’ di acqua di cottura e condire ogni piatto con

l’olio aromatizzato.

Prima C secondaria 1° Marittima

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6 GIUGNO 2016 La Bussola

Esperienze La Cittadella della Scienza e i trulli

5 aprile 2016. Le classi prime

medie di Marittima, Andrano e

Castro escono insieme in viag-

gio d’istruzione. Le mete del

viaggio sono la “Cittadella Me-

diterranea della Scienza” a Bari

e la città di Alberobello, famosa

per i suoi trulli.

La Cittadella è una struttura per-

manente realizzata dall’Univer-

sità di Bari per avvicinare noi ragazzi, con diversi percorsi didattico-

scientifici, alle materie scientifiche. Studenti universitari, che per l’oc-

casione ci hanno fatto da guida, ci hanno illustrato le proprietà della luce

e dell’acqua. In particolare siamo rimasti colpiti dal percorso sulla luce,

grazie al quale abbiamo capito che la luce non è come la immaginiamo

noi, ma è la somma di tanti colori e che viaggia in tutte le direzioni. La

luce laser, invece, che come ci hanno spiegato trova applicazioni in tante

discipline (medicina, arte, armi da fuoco, spettacoli ecc.), è una luce mo-

nocromatica, cioè di un solo colore, che viaggia in una sola direzione.

Dopo aver assistito ad altri esperimenti, ci siamo spostati nella città dei

trulli. Siamo rimasti tutti affascinati da quelle casette dal tetto conico e

da quanto ci hanno raccontato circa la loro origine e significato: i trulli

venivano generalmente costruiti come ricoveri temporanei nelle campa-

gne o abitazioni permanenti per gli agricoltori. È stata una bellissima

giornata e ora studiamo più volentieri le materie scientifiche.

Prima C secondaria 1° Marittima

MU.BO. Il Museo del bosco7 Aprile e 14 aprile 2016. Tutte le terze hanno

visitato il MU.BO (Museo Bosco) di Super-

sano, in due giornate diverse. Durante il tra-

gitto in pullman dal finestrino si intravedevano

alberi di ulivo e immensi prati verdi. A Super-

sano ci hanno accolto degli alunni di quinta

della scuola, con un bel cartellone colorato di

benvenuto. Poi è salita sul nostro pullman la

guida: una maestra dell’istituto Comprensivo

di Supersano, Antonella Mastroleo. Durante il

percorso ci ha fatto vedere i luoghi dove vive-

vano gli uomini primitivi, poi ha aggiunto che

tutti gli oggetti custoditi nel museo sono stati

rinvenuti proprio in quelle zone. Abbiamo os-

servato con meraviglia tutto il paesaggio e in

particolare un piccolo canneto. La maestra An-

tonella ci ha spiegato che un tempo tutto quel

canneto era zona paludosa e c’era anche un

lago dove gli uomini pescavano gustosi pesci.

Abbiamo attraversato un tratto di quello che un

tempo era un grande bosco, il bosco Belvedere,

che occupava un territorio abbastanza vasto.

Camminando nel parco abbiamo visto tante

specie di piante come la quercia spinosa, l’al-

bero della manna, un albero biblico presente

solo in questo territorio con meravigliosi fiori

bianchi, come batuffoli di ovatta dal sapore

dolciastro; i cespugli di mirto, alcune piante

aromatiche come il rosmarino, la salvia selva-

tica, l’aglio, l’origano. Il parco era un trionfo di

colori bellissimi: tra le varie tonalità del verde

degli alberi spiccavano il rosso, il bianco e il

violetto dei fiorellini. Nell’aria si sentiva

l’odore pungente dell’aglio mescolato al pro-

fumo delicato del mirto e a quello aromatico

dell’origano e del rosmarino. Sotto i nostri

piedi sentivamo il fruscio delle foglie secche,

dell’erba e dei rami sparsi qua e là sulla terra

secca e arsa. Che bello! Era come se stessimo

camminando sul fondale marino! Nel bosco la

maestra Antonella ci ha fatto vedere anche la

carbonaia, con pietre piene di catrame. Ci ha

fatto capire che un tempo molto lontano là

c’era il mare. L’acqua del mare prosciugandosi

ha lasciato le pietre macchiate di catrame. La

carbonaia era una grande buca scavata nel ter-

reno ma non al livello del suolo: gli uomini pri-

mitivi la sfruttavano per la cottura della creta o

dei cibi, serviva per bruciare la legna e conser-

vare il carbone per poi fare il baratto.

Dal parco siamo poi andati al MU.BO., Museo

del Bosco, allestito all’interno di un bellissimo

castello, dove abbiamo ammirato un pezzo di

bosco con piante liofilizzate che rappresentano

la flora del bosco Belvedere. Nelle varie sale

del Museo abbiamo potuto osservare anche og-

getti e strumenti utilizzati dagli uomini del Pa-

leolitico e del Neolitico per la lavorazione della

terra e una vasta collezione di vasi e armi.

Alla fine della visita, tutti noi, divisi in gruppi, ab-

biamo realizzato un manufatto con la terracotta,

che abbiamo poi portato a casa. È stata un’espe-

rienza molto bella e in-

teressante perché sia-

mo stati a contatto con

la natura e anche per-

ché abbiamo conosciuto meglio il nostro territorio

ed abbiamo fatto scuola in modo diverso dal solito.

Terze primaria

E con Pasquale Arseni anche noi per un giorno ci siamo sentiti eroi!Il 25 aprile 2016, giorno in

cui si festeggia la liberazione

d’Italia, siamo andati con le

maestre alla sede dell’Ufficio

Anagrafe, in via Cellini, a

Marittima per rendere omag-

gio a un eroe del nostro paese,

Pasquale Arseni. Tutti in cor-

teo avevamo delle bandiere

d’Italia, due di noi reggevano

gli stendardi della nostra scuola e di Diso e altri avevano dei palloncini

con i colori italiani. Il Sindaco e la nipote di Pasquale Arseni, Marinella,

hanno scoperto la lapide in suo onore e poi tutti insieme abbiamo cantato

l’inno nazionale. Erano presenti l’Associazione Marinai d’Italia, sezione

di Marittima, l’Associazione Finanzieri d’Italia, sezione di Diso, e molti

cittadini. Eravamo emozionati mentre il professore Salvatore Coppola,

della Società di Storia Patria della Puglia, ci ha raccontato chi era Pa-

squale Arseni. Nato a Marittima nel 1899, era un carabiniere e lavorava

a Bari. Trasferitosi come vigile urbano nell’isola di Cherso, aiutò molti

Ebrei durante la seconda guerra mondiale. Scoperto dai nazisti, fu arre-

stato e portato nel campo di concentramento di Dachau, dove morì nel

1944. Dopo il racconto, abbiamo scattato una foto con la nipote Mari-

nella. È stata una manifestazione commovente, che ci ha colpito molto.

Ecco i racconti di alcuni di noi. “Ho scoperto che molti pugliesi furono

fucilati, impiccati e deportati tra il 1943 e il 1945 mentre prestavano

aiuto alle popolazioni”. “Ho provato due emozioni: la prima è stata por-

tare la bandiera italiana e gli stendardi di Diso e Marittima, la seconda è

stata sentire di appartenere a questa comunità”. “Io mi sono sentito triste,

perché Pasquale Arseni è morto. Sono molto fiero del nostro eroe”. “Ho

capito quante brutte cose sono successe per colpa della guerra”. “La ni-

pote Marinella ha ringraziato tutti ed io mi sono sentita orgogliosa di

averle portato un mazzo di fiori”. “La nipote era molto felice di sentir

parlare di suo nonno a Marittima, paese che lui tanto amava”. Arrivati a

casa abbiamo raccontato la nostra avventura e ci siamo sentiti eroi, per-

ché a Diso e Marittima c’è stato un eroe!

Terza primaria Marittima

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La Bussola GIUGNO 2016 7 Esperienze

Kalos. Un tuffo nel passatoIl 6 maggio 2016 inizia la nostra av-

ventura a Kalòs. Che cos’è Kalòs? È

l’archeodromo del Salento, il più

grande museo a cielo aperto d’Italia,

dove è stata ricostruita la vita

dell’uomo nel Salento dalla Proto-

storia sino all’Età Medioevale. La

parola kalòs deriva dal griko e signi-

fica “bello”, soprattutto in senso pa-

noramico. Nell’archeodromo alcuni

attori ripropongono la vita quoti-

diana che conducevano gli uomini

3000 anni fa. Tutto il parco è circon-

dato da resti di mura di cinta che, un

tempo, servivano a difesa del villag-

gio. Sorge sulla serra di Galugnano,

su una lieve ondulazione del terreno.

All’interno dell’archeodromo sono

state ricostruite sei sezioni: la Proto-

storia, l’Età del bronzo, i Messapi, i

Romani, il villaggio medievale e la

civiltà contadina.

La protostoria

Siamo all’interno dell’area, dove os-

serviamo un antico tratturo protosto-

rico (sentiero dell’età del bronzo), in

ottimo stato di conservazione, che

collegava l’insediamento preistorico

con i villaggi vicini. La scoperta di

questi sentieri è stata possibile gra-

zie a delle foto aere. In questa se-

zione la nostra attenzione cade su al-

cune strutture simili a capanne che

riproducono le antiche botteghe di

attività commerciali. Di grande ef-

fetto è vedere come i nostri antenati

scheggiavano la selce per la costru-

zione di armi e di vari utensili.

L’età del bronzo

Entriamo in una delle sezioni più

belle: il villaggio dell’età del

bronzo. Notiamo le caratteristiche

capanne, realizzate con zoccolatura

in pietra e coperte con pali di legno

rivestiti con canne e rami, testimo-

nianza di una comunità organizzata

in villaggi. Questi sono circondati da

cinta di fortificazione e si trovano su

un’altura per controllare e monito-

rare il territorio circostante. Su una

collinetta (la specchia), al centro del

villaggio, attira la nostra attenzione

uno sciamano che esegue le sue

danze tribali.

I Messapi

Nel villaggio dei Messapi scopria-

mo una vera e propria città messa-

pica con le sue imponenti mura,

case e santuari. Si racconta che i

Messapi abitassero il Salento, ma

non si conosce la loro vera prove-

nienza. Subito siamo catturati da

alcuni blocchi di pietra simili a

menhir ma più piccoli: sono i cippi

sacri, dove si mettevano le offerte

per le divinità.

Molto interessante è anche la grotta

di Demetra: un luogo di culto per i

Messapi, dove è collocato un cippo

con in cima la statua della dea. Nel

giardino esterno alla grotta ci sono

altre statue e la suggestiva fontana

sacra, dove si svolgeva il culto

dell’acqua. Ma non finisce qui. In

questo posto ammiriamo altri luoghi

di culto dedicati alla dea Thana e alla

dea Arzeria, divinità del focolare do-

mestico. Proseguendo vediamo la

tomba del guerriero Azymos, una

struttura sotterranea, dove venivano

sepolti i morti. Qui siamo contenti di

non entrare!

I Romani Particolarmente importante è la se-

zione dedicata all’era romanica che

mette in risalto l’aspetto costruttivo

e ingegneristico di questo popolo:

templi, case, botteghe, strade, mac-

chine da guerra. Qui osserviamo la

casa romana: la domus, un’abita-

zione signorile privata e l’insula,

una casa popolare. Ma Il più impor-

tante edificio, per noi anche il più

bello, è il tempio di Athena, dove,

sul fronte, è rappresentato il viso di

un mostro.

Il villaggio medievale

Passiamo al villaggio medievale,

dove osserviamo le botteghe di di-

verse attività artigianali, tra cui il

trappeto per la macinatura delle

olive. Osserviamo, inoltre, lo scu-

paru che realizza scope con la sag-

gina, il fabbro, il bottaio che costrui-

sce le botti di legno per l’utilizza-

zione e il trasporto del vino. A que-

sto punto termina il nostro viaggio in

questo posto meraviglioso che ci ha

fatto provare delle nuove e stimo-

lanti sensazioni. Abbiamo percorso

in un giorno tremila anni di storia!

Quarte primaria Andrano

Viaggio nel tempoGiovedì 12 maggio 2016 siamo andati a visitare la città di Ugento. Lì ci ha

accolto Stefano, la nostra guida!

La prima tappa è stata la chiesa della Ma-

donna di Costantinopoli, costruita nel

1916. Sotto la data di costruzione si legge

ancora la scritta NOP della parola

“Costantinopoli”. La chiesa ha il soffitto

curvo, detto “a botte”, dove sono disegnati

angioletti con tanti visi diversi: uno

sorridente, uno arrabbiato e uno che spia.

Poi siamo andati nella cripta del

Crocifisso, scavata nella roccia, dove viene

celebrata la messa una volta all’anno. All’interno ci sono i “disegni” di Gesù

crocifisso, di san Nicola, di Gesù benedicente Pantocratore, cioè “creatore di

tutte le cose”, e della Madonna della dolcezza, detta così perché ha uno

sguardo molto dolce ed ha in braccio Gesù con un orecchino a forma di croce.

L’ultima tappa è stato il Museo Archeologico. Qui abbiamo visto il plastico

della città di Ugento e una statua di Zeus, che in una mano doveva avere un

fulmine, per punire chi lo faceva arrabbiare, e nell’altra un’aquila, simbolo di

forza. In una sala sono conservati i

blocchi di pietra usati per le mura della

città. In un’altra ci sono le monete, i vasi,

detti “trozzelle”, e dei ferri curvi a forma

di arco usati dagli atleti per pulirsi

dall’olio e dalla terra dopo le gare. Ci

hanno molto colpito anche la tomba di un

atleta e lo scheletro di un uomo, ucciso con le pietre perché nemico della città

e lasciato lì, per terra, come esempio per i nemici di Ugento. Prima di andar

via abbiamo visitato anche la chiesa di sant’Antonio: quanti colori!

Abbiamo visitato anche il Parco Natu-

rale di Ugento, dove abbiamo visto i

bacini d’acqua pieni di tartarughe e di

folaghe, uccelli simili alle anatre, che

hanno sulla fronte una striscia bianca,

chiamata “scudo”. Le folaghe fanno il

nido tra le canne. La guida ci ha detto

che d’inverno arrivano anche i cormo-

rani reali e gli aironi. Sotto l’acqua si vedevano i cefali,

detti “ballerini” perché saltano fuori per catturare gli in-

setti. Tra le piante ci sono le “piante spazzolino”, usate

in passato dai contadini per pulire i denti. Qui la guida

ci ha raccontato la leggenda del gabbiano, del pipi-

strello e del rovo.

Su di un’isola vivevano un gabbiano, un pipistrello e un rovo. Un giorno

il rovo disse: «A me piacerebbe aprire un negozio per vendere tessuti».

E il gabbiano rispose: «Anch’io voglio aprire un negozio di ferri». Il

pipistrello non era d’accordo, ma andò a chiedere in prestito dei soldi.

Dopo aver comprato tessuti e ferri, mentre viaggiavano in mare, la

barca si capovolse e gli amici si separarono.

Da allora il gabbiano vola sempre sul mare perché vuole recuperare i

suoi ferri, il pipistrello dorme di giorno e vola di notte per nascondersi

dai creditori e il rovo s’impiglia ai nostri vestiti per vedere se sono fatti

con i tessuti che ha perso.

Lungo la spiaggia abbiamo visto le dune di sabbia e le piante marine, che in

inverno coprono la spiaggia come un mantello. Passeggiando, abbiamo rac-

colto le conchiglie. Che visita emozionante!

Seconda primaria Andrano

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8 GIUGNO 2016 La Bussola

Il piacere di leggereLaboratori di lettura

Quest’anno le maestre ci hanno regalato

una bella novità: il laboratorio di lettura.

Che bello! È tutto colorato. E possiamo sce-

gliere da soli i libri che ci piacciono di più.

Ci hanno spiegato che in ogni scuola c’è un

laboratorio e che nel corso degli anni ci

scambieremo i libri con le altre scuole del

nostro istituto.

È fantastico leggere con gli amici. Ci piace

vedere tanti libri tutti insieme, e sederci co-

modi. Quando finisce il tempo e dobbiamo

tornare in classe ci dispiace. Nel laborato-

rio di lettura il tempo passa in fretta e ab-

biamo sempre voglia di tornarci. Tutti quei

libri ci incuriosiscono, e vorremmo riuscire

a leggerli tutti. Seconda primaria Andrano

Il nostro nuovo amico: il Piccolo PrincipeQuesta fiaba moderna di Antoine Saint-Exupéry ha per protagonista una

deliziosa creatura che abita su un piccolo asteroide, che poi abbandona

per vagare nello spazio alla ricerca di un amico. Leggendo il racconto

anche noi abbiamo viaggiato attraverso pianeti più o meno grandi e ab-

biamo conosciuto dei personaggi molto bizzarri come il re, il vanitoso,

l’uomo d’affari, il lampionaio. Nessuno di loro però ci ha fatto incon-

trare il Piccolo Principe.

Per fortuna in questo viaggio meraviglioso, è comparsa una volpe che ci

ha parlato dell’amicizia, della responsabilità verso le persone e le cose

per noi importanti, della fedeltà e ci ha svelato un segreto: «Non si vede

bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi». Grazie alla

volpe, abbiamo capito che il Piccolo Principe è nelle cose semplici e

genuine, negli impegni portati a termine, nell’amicizia, nella fedeltà,

nella curiosità, nello stupore. Pagina dopo pagina, il Piccolo Principe è

diventato per noi un amico perché abbiamo passato del tempo insieme a

lui e lo abbiamo per così dire addomesticato, è di-

ventato per noi una persona speciale.

I baobab «Bambini! Fate attenzione ai baobab!». I baobab sono

le persone prepotenti, quelle che ci suggeriscono di fare

cose cattive; sono ingombranti e bisogna sradicarli

prima che mettano radici nel nostro cuore.

Una volpe per amica «Io sono per te una volpe uguale a un milione di altre volpi… ma se mi

addomestichi la mia vita sarà come illuminata. Io sarò per te UNICA al

mondo». Ciò che rende speciali e uniche le persone è il legame che le

unisce. «Per me è speciale la mamma, il papà, la mia sorellina, il mio

amico; sono speciali i momenti che trascorro col nonno quando vado a

pescare insieme a lui, le corse in bicicletta con i miei amici, le risate in

compagnia, le capriole sul lettone con papà…».

Il segreto svelato dalla volpe «L’essenziale è invisibile agli occhi»: è que-

sto il segreto che ci è stato svelato dalla

volpe. Le cose importanti non si possono ve-

dere con gli occhi perché sono nel cuore.

Spesso i grandi danno importanza al potere,

al denaro, al suc-

cesso. Ma ciò che conta veramente sono gli af-

fetti, la famiglia, l’amicizia, la bellezza della na-

tura.

La rosa, il suo fiore «È il tempo che hai perduto per

la tua rosa che ha fatto la tua

rosa così importante». È lei che il Piccolo Principe ha

innaffiato, che ha protetto mettendola sotto la campana

di vetro, che ha liberato dai bruchi.

Noi siamo responsabili delle persone con le quali strin-

giamo legami e a cui vogliamo bene. È il tempo che

dedichiamo alle persone che le rende preziose.

Alla fine del nostro percorso abbiamo scoperto che il Piccolo Principe è

il bambino che c’è in noi e che non ha bisogno di grandi cose per essere

felice. È importante che anche i grandi non dimentichino mai di essere

stati bambini e continuino ad entusiasmarsi, a gioire, a stupirsi e ad ap-

prezzare le piccole cose come noi bambini sappiamo fare.

Quarta primaria Castro

E non finisce qui! A noi le avventure del Piccolo Principe sono talmente

piaciute che abbiamo deciso di continuare a venire un po’ a scuola nelle

vacanze estive. Il 24 luglio 2016 metteremo in scena la rappresenta-

zione teatrale di questa splendida fiaba. Quarte primaria Andrano

La gabbianella: una storia di accoglienza

Il racconto di Louis Sépulveda Storia di una

gabbianella e del gatto che le insegnò a volare

ci è parso ricco di insegnamenti e ha suscitato

in noi forti emozioni. Tutto ha inizio quando

Kengah, una giovane gabbiana si tuffa nel mare

per acciuffare un’aringa, ma viene travolta da

un’onda nera. Con fatica riesce ad uscirne e con

le ultime forze rimaste arriva stremata sul bal-

cone del gatto Zorba, al quale chiede aiuto.

Siamo rimasti molto colpiti dal comportamento

della gabbianella, che quando ha avuto bisogno

ha chiesto aiuto senza pensare che Zorba fosse

un gatto e quindi un suo nemico naturale.

Zorba, da parte sua, ha capito che la gabbia-

nella si fidava di lui e ha accettato di aiutarla

promettendo ciò che sembrava impossibile da

mantenere. Zorba e i suoi amici sono stati dei

gatti veramente straordinari, generosi e corag-

giosi perché hanno accolto la gabbianella, si sono

presi cura di lei superando tutte le difficoltà e

sono diventati la sua famiglia. Il gatto Zorba

non sa volare, eppure si dà da fare con ogni

mezzo a sua disposizione e come un genitore,

pur non avendo le ali per poterlo fare, le inse-

gna a volare. «Ora volerai», miagolò il gatto.

«Ti voglio bene».

Questa storia ci ha fatto capire che bisogna aiu-

tare ed accogliere anche le persone diverse da

noi, proprio come ha fatto Zorba con la gabbia-

nella, e soprattutto che si può fare molto

quando si è animati da buoni sentimenti come

la generosità e l’amore.

Terza primaria Castro

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La Bussola GIUGNO 2016 9

Approfondimenti Ecologicamente

L’ecologia è la scienza che studia le rea-

zioni tra organismi o gruppi di organismi

e il loro ambiente naturale. Questo ter-

mine è spesso adoperato nel linguaggio

comune per indicare la necessità di con-

servare e difendere la natura. Giornali, radio e televisione dedicano

grande attenzione ai cosiddetti problemi ecologici. Va tuttavia detto che,

nonostante tutto questo lodevole impegno, i livelli di inquinamento sono

in aumento. Infatti, negli ultimi anni, sono in circolazione alcune so-

stanze nocive all’ambiente e all’atmosfera. Si parla di inquinamento

quando nel terreno si trovano rifiuti solidi che portano significative con-

seguenza su tutto l’ecosistema e sulla salute degli esseri umani.

L’uso massiccio di pesticidi chimici, che inquinano acqua, suolo e aria,

non aiuta a migliorare la qualità della vita. Bisognerebbe preferire sem-

pre i prodotti “a chilometri zero” per la nostra alimentazione. Lo stato di

salute della popolazione del pianeta è fortemente influenzato dal livello

e dalla qualità della nutrizione. Una corretta alimentazione è un validis-

simo strumento di prevenzione per molte malattie. Secondo L’Organiz-

zazione Mondiale della Sanità, sono quasi tre milioni le vite che si po-

trebbero salvare ogni anno nel mondo, grazie al consumo di frutta e ver-

dura biologica.

Mens sana in corpore sano: un’alimentazione sana e un buona dose di

attività fisica permettono all’uomo di avere una vita sana. In Italia, pur-

troppo, il fenomeno dell’obesità è in crescita e riguarda soprattutto i

bambini, che spesso crescono con cibi-spazzatura, cioè pieni di grassi,

zuccheri, conservanti e coloranti e, a tutto ciò, si aggiunge la vita seden-

taria.

Ogni giorno, davanti alle scuole, si creano ingorghi di persone che ac-

compagnano in macchina i figli. Questo non accade in Germania, in

Francia e in Inghilterra dove ci sono lunghissime file i bambini che

vanno a scuola, fin da piccoli, a piedi. In Danimarca è nata l’iniziativa

Piedibus: gruppi di bambini accompagnati da adulti raggiungono a piedi

la scuola. Questa bellissima azione, diffusa in molti altri stati e in alcune

città d’Italia, oltre a evidenti vantaggi per la salute, prevede la cono-

scenza e il rispetto delle norme del codice della strada. I dati sulla mor-

talità giovanile a causa di incidenti stradali per velocità eccessiva, di-

strazione e abuso di alcool sono drammatici. Da molto tempo per com-

battere questa grande piaga ci sono numerose proposte. Una delle più

importanti è educare i bambini, sin da piccoli, a comprendere, condivi-

dere e mettere in atto comportamenti corretti e responsabili, rispettosi

delle norme che regolano la vita sociale. Proprio nel nostro territorio, l’Associazione

“Il Ponte” ha indetto un concorso in ricordo

di un nostro concittadino, il Tenente Me-

dico Dottor Mario Surano, morto in gio-

vane età in un incidente stradale. In questa

occasione la nostra compagna Federica

Giurgola ha vinto un premio con un bellis-

simo disegno che rappresenta l’investi-

mento di un ciclista. Prime secondaria 1° Andrano

Alimentazione e salute

Tutte le recenti indagini statistiche concordano nel

dire che è decisamente in aumento la popolazione in

sovrappeso a causa di un regime alimentare che si è

allontanato dalla tradizionale dieta mediterranea,

della quale il fisiologo statunitense Ancel Keys ha di-

mostrato tutti i benefici e la correlazione con la lon-

gevità. A partire dalla metà degli anni Cinquanta, con

lo sviluppo economico hanno cominciato ad abbon-

dare sulle nostre tavole carni, grassi e dolci a scapito

di verdura, frutta e legumi. Tutto ciò, in nome del pro-

gresso, ha portato a regimi alimentari squilibrati ed

eccessivamente calorici, mentre gli stili di vita sono

diventati più sedentari e meno dediti ai lavori manuali

pesanti. Insomma lavoriamo di meno e mangiamo di

più! Risultato? L’aumento delle malattie tipiche del

benessere: malattie cardiovascolari, diabete.

Cosa fare allora? Niente di più semplice: tornare in-

dietro e ritrovare la nostra alimentazione tradizionale,

che per secoli ha assicurato salute di ferro ai nostri

progenitori. Dunque pane, pasta e biscotti di grano

duro, frise caserecce condite con olio extravergine

d’oliva, legumi e verdure di tutti i tipi che abbondano

nei nostri campi, frutta di stagione, uova e formaggi

in quantità moderata e carne una volta a settimana.

Mai come in questo campo, il progresso non può che

coincidere con un ritorno al passato.

Seconde secondaria 1° Andrano

I rifiuti nel Medio Evo Lo sapevate che le città nel Medioevo erano

molto sporche e maleodoranti e che uno dei

problemi più gravi era quello dell’immon-

dizia? Naturalmente non erano i rifiuti a cui

siamo abituati noi: plastica, imballaggi,

carta, oggetti inutili testimonianza del no-

stro consumismo. L’uomo medievale non

gettava nessun oggetto senza prima averlo

fatto riparare più e più volte, inoltre il cibo

veniva prodotto in casa e se avanzava ve-

niva riutilizzato. Viene allora spontaneo

chiedersi perché le città medioevali fossero

così sporche.

Uno dei problemi principali era costituito

dagli scarti della lavorazione del cibo e

delle attività produttive, dalle deiezioni

umane e da quelle degli animali che fini-

vano per strada. Le vie urbane erano molto

animate e piene di vita: gli artigiani espone-

vano i loro manufatti e i mercanti le loro

mercanzie, ma il loro aspetto era comunque

molto simile a quello di un’aia, poiché vi

circolavano galline, cavalli, muli, greggi di

pecore che lasciavano deiezioni fumanti e

maleodoranti e perfino porci, che, insieme

alla pioggia, fungevano da spazzini. Anche

il contenuto dei vasi da notte finiva per

strada. A partire dal XII secolo la crescita

economica e demografica, ma anche il dif-

fondersi delle epidemie, porterà i Comuni a

scrivere delle leggi sul divieto di gettare per

strada i rifiuti. Negli Statuti Comunali ven-

nero adottate delle misure per la costruzione

di ‘butti’, cioè dei pozzi per i rifiuti prodotti

nelle case. Nel butto si gettava di tutto e, per

evitare infezioni, si usava della calce viva o

della cenere per disinfettare. Oggi possiamo

immaginare come la scoperta di un butto da

parte degli archeologi rappresenti una vera

manna, in quanto permette loro il ritrova-

mento di interi servizi da cucina e vasellame

pregiato e tanti altri oggetti di uso comune.

Il butto poteva anche essere realizzato

nell’intercapedine delle pareti domestiche,

in questo caso prendeva il nome di ‘ta-

cerna’.

Un’altra categoria di rifiuti erano gli scarti

delle attività produttive artigianali, come la

lavorazione del cuoio, della canapa e della

seta. Per questo genere di rifiuti c’era un

problema di smaltimento e di inquinamento

dell’aria. Gli Svevi e gli Angioini decisero

di spostare le attività più inquinanti fuori

dalle città. È il caso soprattutto della concia

delle pelli in quanto le corna, le unghie e le

pelli dei bovini sprigionavano, in fase di de-

composizione, sono sostanze dannose. Il

problema dell’in-

quinamento del-

l’ambiente non

venne comunque

risolto nel Me-

dioevo, tant’è ve-

ro che sudiciume

e montagne di ri-

fiuti sono segna-

lati nei docu-

menti fino al

1500.

Prime secondaria 1° Andrano

Andreuccio da Perugia cade in un butto

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10 GIUGNO 2016 La Bussola Approfondimenti

Un batterio killer colpisce i nostri uliviIl caso è scoppiato

all’inizio del 2014, ma

molto probabilmente

gli agricoltori pugliesi

si erano già accorti che

qualcosa non stava an-

dando come doveva

negli ulivi secolari in

Salento: seccamento

della chioma e imbru-

nimenti dei rami e del

fusto. Il fenomeno è

noto come “complesso del disseccamento ra-

pido dell’olivo”, una malattia della pianta a cui

risulta associata la presenza di un batterio chia-

mato appunto Xylella che sta distruggendo gli

ulivi minacciando economia, paesaggio e patri-

monio di un’intera regione.

Si parla di Xylella come killer degli alberi.

D’altra parte non si sa ancora fino a che punto

il microrganismo causi il disseccamento, ma

ciò che è certo è che il batterio riesce a rompere

l’equilibrio della pianta. Il patogeno prende

questo nome perché intacca lo xilema, ossia

l’insieme dei vasi adibiti per il trasporto di ac-

qua e sali minerali dalle radici fino alle foglie,

e la presenza del batterio ne causa l’otturazione

con il conseguente essiccamento, totale o par-

ziale, della pianta.

Per cercare di limitare i danni da Xylella, lo

Stato ha deciso di abbattere sia gli alberi con-

tagiati che quelli che si trovano nel raggio di

circa 100 m. I contadini e gli ecologisti non

sono d’accordo con queste decisioni, i primi

perché vedono i loro raccolti distrutti, i secondi

perché considerano questa operazione aggres-

siva nei confronti dell’identità del territorio,

considerando che l’ulivo è il simbolo del Sa-

lento. Per questi motivi ci sono state moltis-

sime proteste.

Si sta cercando di porre rimedio ritornando alle

vecchie pratiche di coltivazione, ossia arare i

terreni ed utilizzare accorgimenti come la po-

tatura delle chiome attaccate dal batterio, nella

speranza di ridurre quanto più possibile il feno-

meno di essiccamento che rischia di portare

alla desertificazione del nostro territorio.

Terza secondaria 1° Marittima

Schegge di storia

Il calendario della Rivoluzione Si chiamava Fabre d’Églantine e, prima di fi-

nire sulla ghigliottina, trovò il modo di inven-

tare il calendario della Rivoluzione francese,

destinato a sostituire quello gregoriano. In

realtà i calcoli li aveva fatti un’équipe di mate-

matici, ma fu lui a rinominare i mesi ispirandosi

ai cicli naturali: Vendemiaio, Brumaio, Frutti-

doro, Floreale, Piovoso… Poi arrivò il Germi-

nale (del 1794) e la sua testa cadde. Il suo ca-

lendario invece sopravvisse ancora una decina

d’anni. Poi Napoleone rimise le cose a posto…

Dal 1° gennaio 1806 fu ripristinato il calendario gregoriano.

Durante la Rivoluzione francese, negli ultimi anni del Settecento, una

commissione di esperti matematici elaborò un nuovo calendario che

avrebbe dovuto sostituire quello gregoriano. Un anno del Calendario Ri-

voluzionario era diviso in 12 mesi di 30 giorni ciascuno (360 giorni) più

5 (6 negli anni bisestili) aggiunti alla fine dell’anno (tali giorni furono

chiamati “epogomeni”) per pareggiare il conto con l’anno tropico (365

giorni, 5 ore, 48 minuti e 46 secondi). Il Capodanno fu spostato al 22

Vendemmiaio, ma poteva avvenire il 22, 23 o il 24 (del settembre gre-

goriano) ed era deciso, ogni anno, dagli astronomi dell’Osservatorio

Astronomico di Parigi, nel momento esatto in cui si verificava l’equino-

zio di autunno.

I nomi dei mesi e dei giorni furono inventati dal letterato Fabre d’Églan-

tine. Ogni nome di mese richiama un aspetto del clima francese o di

momenti importanti della vita contadina: Vendémiaire (Vendemmiaio,

si riferisce alla vendemmia di settembre), Brumaire (Brumaio), Fri-

maire (Frimaio), Nivôse (Nevoso), Pluviôse (Piovoso), Ventôse (Ven-

toso), Germinal (Germinale), Floréal (Floreale), Prairial (Pratile), Mes-

sidor (Messidoro), Thermidor (Termidoro), Fructidor (Fruttidoro).

Di fatto il calendario, che nel progetto dei suoi creatori doveva essere

universale, era invece fortemente legato al suo Paese d’origine. Ciascun

mese era diviso in tre decadi ‒ première décade, troisième décade ‒ e

ogni giorno della decade ha il suo nome (primdi, duodi…). Il giorno di

fine decade (decadi) è considerato festivo (ex domeniche), i giorni com-

plementari (sans culottides), sempre festivi ma che non rientrano nel

calcolo delle decadi sono Giorno della Virtù, Giorno del Genio, Giorno

del Lavoro, Giorno dell’Opinione), Giorno delle Ricompense, e Giorno

della Rivoluzione (solo nell’anno bisestile). Ogni giorno è composto da

10 ore; ogni ora è a sua volta, divisa in decimi ed in centesimi. Ogni ora

repubblicana corrisponde a precedenti 2 ore e 24 minuti. Dal calendario

erano stati estromessi tutti i riferimenti ai santi e qualsiasi ricorrenza re-

ligiosa.

Napoleone Napoleone Buonaparte (questo il suo nome, poi conosciuto come Bona-

parte) nasce ad Ajaccio, in Corsica, nel 1769. Avviato alla carriera mi-

litare dal padre, studia a Parigi diventando in breve tempo sottotenente

di artiglieria. Allo scoppio della Rivoluzione Francese torna in Corsica

dove combatte per la Francia contro il popolo còrso che voleva l’indi-

pendenza.

La Campagna d’Italia. Tornato vittorioso a Parigi (la Corsica viene

infatti annessa alla Francia) gli viene affidata la Campagna d’Italia du-

rante la quale sconfigge Piemontesi ed Austriaci stabilendo poi la

pace con il Trattato di Campoformio. Dopo questa eccezionale dimo-

strazione di capacità strategica, a Napoleone viene affidata la campagna

d’Egitto per contrastare gli inglesi e la loro espansione coloniale. Otte-

nute alcune vittorie ad Alessandria d’Egitto, affida il comando ad un suo

sottoposto per far ritorno in Francia che, nel frattempo, si trovava nel

caos più assoluto.

Il colpo di Stato. Il 18 Brumaio (10 Novem-

bre) abbatte il Direttorio con un colpo di stato

e il 24 Dicembre, istituito il Consolato, si no-

mina Primo Console. Capo dello Stato e delle

Forze Armate si dimostra nuovamente abilis-

simo stratega politico e militare: riforma la

giustizia e l’amministrazione, batte gli au-

striaci, impone la pace agli inglesi e firma un

concordato con Pio VII per il quale la chiesa

francese si metteva al servizio del regime. Nel

1804 si fa proclamare imperatore dei francesi

e, l’anno dopo, anche Re d’Italia. Fallito un attacco all’Inghilterra nella

famosa battaglia di Trafalgar, porta a buon fine una serie di campagne

contro gli Austro-Russi (Austerlitz, 1805), i Prussiani (Iéna, 1806 ) ed

edifica il suo grande Impero dopo il trattato di Tilsit nel 1807. L’Inghil-

terra è, in pratica, l’unico ostacolo che rimane alla sua egemonia euro-

pea. In risposta al blocco marittimo applicato da Londra, Napoleone

mette in atto, tra il 1806 ed il 1808, il blocco continentale al fine di iso-

lare gli inglesi.

L’invasione della Russia. Nel 1812, consapevole dell’ostilità dello Zar

Alessandro I, Napoleone invade la Russia iniziando così una campagna

totalmente fallimentare: le forze napoleoniche vennero brutalmente ri-

cacciate indietro e subirono migliaia di perdite. I suoi nemici ne appro-

fittano per invadere Parigi e lo obbligano prima ad abdicare in favore di

suo figlio e poi, il 6 aprile 1814, a rinunciare alla totalità dei suoi poteri.

Spodestato dal trono viene costretto all’esilio nell’isola d’Elba. È da qui

che il grande condottiero assiste alla divisione del suo grande impero,

deciso nel Congresso di Vienna, fra Prussiani, Inglesi e Russi. Sfug-

gendo alla sorveglianza inglese, Napoleone riuscì però a rientrare in

Francia nel Marzo del 1815 dove, sostenuto dai Liberali, conoscerà un

secondo ma breve periodo di potere che prende il nome di Regno dei

Cento Giorni. La nuova e riconquistata gloria non durerà a lungo: pre-

sto le illusioni di ripresa verranno cancellate dal disastro della battaglia

di Waterloo, ancora una volta contro gli inglesi. La storia si ripete, dun-

que, e Napoleone deve nuovamente abdicare. Viene mandato in esilio

nell’isola di Sant’Elena, dove, prima di spegnersi il 5 maggio 1821, evo-

cherà spesso con nostalgia la sua isola natale, la Corsica.

Seconde secondaria 1° Andrano

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La Bussola GIUGNO 2016 11 Approfondimenti

I diritti dei minoriLo sfruttamento minorile Ancora oggi, in molti paesi, anche in quelli culturalmente ed economi-

camente avanzati, vengono violati e calpestati i diritti dei minori. Troppi

sono i bambini che vengono sfruttati nelle fabbriche, che vengono usati

come soldati nelle guerriglie, che vengono schiavizzati e abusati. Con-

seguentemente, viene violato il loro diritto di andare a scuola, di giocare,

divertirsi e vivere un’infanzia spensierata. Il lavoro minorile è un feno-

meno che coinvolge bambini e ragazzi di età compresa fra i cinque e i

sedici anni in tutto il pianeta. Basti pensare che molte volte le nostre

scarpe da ginnastica o i palloni da calcio vengono cuciti da bambini co-

stretti a lavorare per molte ore al giorno in ambienti malsani. Anche lo

sfruttamento dei bambini nelle miniere, come avviene ancora in Bolivia

nelle viscere della montagna del Cerro Rico, è un fenomeno vergognoso.

Eroe della ribellione contro lo sfruttamento minorile è stato il piccolo

Iqbal Masiq, assassinato il 16 aprile 1995. Iqbal fu venduto dal padre a

un fabbricante di tappeti, ed è stato sfruttato pesantemente, incatenato al

telaio e malnutrito, tanto da riportare un danno nella crescita. Ma il suo

non è purtroppo un caso isolato. Nel 1992 è riuscito a scappare e a chie-

dere aiuto al Bonded Labour Liberation Front, organizzazione che si

occupa della tutela dei diritti dei bambini. Da quel momento in poi ha

dedicato la sua giovane vita a combattere il fenomeno del lavoro mino-

rile.

Un altro aspetto orribile dello sfruttamento dei minori è il fenomeno dei

bambini-soldato. A molti bambini asiatici, africani e latino-americani,

viene negata l’infanzia e sono costretti con la forza o con false promesse

ad impugnare un fucile per combattere. A volte i bambini-soldato si ar-

ruolano volontariamente per sopravvivere in Paesi devastati economica-

mente, altre volte vengono rapiti e costretti ad imbracciare le armi con

la violenza e la sopraffazione. Le terribili esperienze che vivono causano

loro gravi ripercussioni psicologiche. Molti sono quelli che scappano

dalle guerre, morendo in mare mentre lo attraversano su barconi di for-

tuna.

Una recente inchiesta, pubblicata sul settimanale «L’Espresso» ha evi-

denziato come molti bambini, sbarcati sulle coste italiane, sono costretti,

per poter sopravvivere, a prostituirsi a pedofili senza scrupoli, fenomeno

diffuso nei sotterranei della stazione Termini di Roma e in varie aree

metropolitane.

Una serie lunghissima di violazioni clamorose. E questo è ancora più

grave se si pensa che già dal 1989 La Convenzione sui diritti dell’infan-

zia è stata approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e sot-

toscritta da quasi tutti i paesi del mondo. Le organizzazioni che si occu-

pano dei diritti dei bambini sono l’ONU, l’Unicef, Telefono azzurro,

Save the children, Bonded Labour Liberation Front, insieme a tutte le

associazioni che combattono con tutte le forze il lavoro dei minori. È

disumano vedere bambini e ragazzi schiavizzati e le scuole dei Paesi in

via di sviluppo deserte.

Per tutelare i minori è necessario combattere la miseria, laddove, in paesi

devastati economicamente, i genitori non si possono permettere di man-

dare i figli a scuola e sono costretti a farli lavorare. L’ignoranza, il desi-

derio di profitto dei fabbricanti e la miseria sono le maggiori cause delle

violazioni dei diritti. Le persone che costringono i minori a lavorare sono

terrorizzate dall’istruzione perché i ragazzi, studiando, prendono consa-

pevolezza e potrebbero rivendicare i loro diritti.

Malala Yousafzai

Sedermi a scuola a leggere libri è un mio diritto,

vedere ogni essere umano sorridere di felicità è il mio desiderio.

Io sono Malala. Il mio mondo è cambiato, ma io no.

Il diritto all’istruzione è un diritto fondamentale della persona umana

riconosciuto dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del

1948 (art. 26) e da tutte le carte costituzionali dei paesi democratici, tra

le quali la Costituzione della Repubblica Italiana (art.33 e art. 34).

L’istruzione permette all’uomo di fare grandi cose, ma non è un diritto

di tutti. In non poche zone del mondo, infatti, soprattutto alle bambine

non è consentito andare a scuola, con la conseguenza che queste ven-

gono private del diritto di imparare e di apprendere. Secondo un recente

rapporto dell’Unesco, ammontano quasi a sessantamila i bambini ai

quali l’istruzione non è ancora garantita. Fra questi vi è anche Malala

Yousafzai, una ragazza pakistana di 19 anni che ha rischiato di morire

per difendere il diritto all’istruzione delle bambine del suo paese. Ma chi

è Malala? Malala trascorre l’infanzia nella Valle dello Swat, in Pakistan,

dove da tempo erano al potere i talebani, un gruppo di religiosi fonda-

mentalisti che privavano le donne di tutti i loro diritti. A soli undici anni

si ribella e in un diario racconta il regime dei talebani pakistani, contrari

ai diritti delle donne.

Il 9 ottobre 2012 viene gravemente colpita alla testa da uomini armati

saliti a bordo del pullman scolastico su cui viaggiava con delle compa-

gne. Ricoverata nell’ospedale militare di Peshawar, è sopravvissuta

all’attentato dopo la rimozione chirurgica dei proiettili. E sono stati pro-

prio quei proiettili a cambiare il destino di Malala: l’attentato ha susci-

tato l’indignazione e le proteste di sostenitori da tutto il mondo.

Attualmente Malala vive in Inghilterra con la sua famiglia e, nonostante

ciò che ha subito, continua la sua campagna universale per il diritto

all’istruzione. Lo fa attraverso il Malala Found, un’organizzazione che

raccoglie fondi da dedicare a progetti educativi nel mondo. Oggi Malala

è il simbolo universale delle donne che combattono per il diritto

all’istruzione ed è stata la più giovane candidata al Premio Nobel per la

Pace, assegnatole nel 2014. La cultura non deve essere un privilegio di

pochi, ma un diritto di tutti. Questo è il sogno di Malala Yousafzai:

“l’istruzione per ogni bambino e bambina del mondo”. E tutti dovremmo

lottare per realizzarlo.

Terze secondaria 1° Andrano

Piccoli scienziati al lavoro: modellini del DNANel 1953 il fisico britannico James Watson ed

il biochimico americano Francis Crick scopri-

rono la struttura del DNA e il suo meccanismo

di replicazione, vincendo nel 1963 il premio

Nobel. Questa meravigliosa molecola conte-

nuta in tutte le cellule degli organismi viventi,

che si chiama acido desossiribonucleico, con-

tiene le informazioni genetiche necessarie alla

biosintesi dell’RNA e delle proteine ed è indi-

spensabile per lo sviluppo ed il corretto fun-

zionamento della maggior parte degli esseri

viventi.

La molecola fu rappresentata con un model-

lino tridimensionale che si serviva di fili di ferro e di cartone.

Da allora tantissimi altri modelli sono stati creati, tutti a voler meglio

spiegare questa doppia elica a spirale destrorsa composta da due fila-

menti formati da

unità ripetute ed al-

ternate di gruppi fo-

sfato e dallo zuc-

chero deossiribosio

e da quattro basi

azotate che si ap-

paiano in maniera

complementare. In

particolare l’ade-

nina si appaia con la

timina (A-T) e la citosina si appaia con la guanina (C-G). Noi abbiamo

re-immaginato e costruito la struttura del DNA con tre diversi modellini:

filo di ferro e caramelle gommose, filo di rame e mollette da bucato, filo

di ferro e cannucce.

Terza secondaria 1° Marittima

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12 GIUGNO 2016 La Bussola Approfondimenti

Progetto Genoma UmanoIl Progetto Genoma Umano (in in-

glese HGP, Human Genome Pro-

ject) è un progetto di ricerca scien-

tifica internazionale il cui obiet-

tivo principale era quello di deter-

minare la sequenza delle coppie di

basi azotate che formano il DNA e

di identificare e mappare i geni del

genoma umano dal punto di vista

sia fisico sia funzionale. Il progetto è stato completato il 22 giugno 2003

da un gruppo di scienziati composto da Jim Kent, Walter Gilbert, Patrick

Gavin, Terrence Furey, David Kulp e anche dal genetista italiano Renato

Dulbecco, premio Nobel per la medicina nel 1975. Il progetto ha avuto

inizio nel 1990 negli Stati Uniti. La prima bozza del genoma è stata ri-

lasciata nel 2000 mentre quella completa si è avuta nel 2003 e ulteriori

analisi sono ancora in corso di pubblicazione. La maggior parte del se-

quenziamento è avvenuta in università e centri di ricerca degli USA, del

Regno Unito, del Canada e della Nuova Zelanda. La mappatura dei geni

umani è un passo importante per lo sviluppo di medicinali e trattamenti

medici.

L’obiettivo principale del progetto è comprendere la funzione dei geni

appartenenti al genere umano. Altre finalità erano lo studio delle malat-

tie ereditarie e di quelle neoplastiche. Il progetto ha inoltre studiato altri

organismi non umani come batteri, la Drosophila melanogaster, ovvero

il moscerino comune, e il topo da laboratorio. A tutt’oggi è uno dei mag-

giori progetti di ricerca svolti nell’ambito della scienza moderna.

Il genoma di qualsiasi individuo (tranne quello dei gemelli monozigoti

e degli organismi clonati) è unico; mappare quindi il genoma umano si-

gnifica fare il sequenziamento delle variazioni multiple di ciascun gene.

Il progetto non ha studiato il DNA intero contenuto nelle cellule umane:

alcune zone eterocromatiche (l’8% del totale circa) non sono ancora

state sequenziate. Rispetto alle aspettative, i risultati del Progetto Ge-

noma, pur avendo un’eco mediatica formidabile, non hanno confermato

le certezze della biologia molecolare e gli obiettivi originari della ri-

cerca. Si pensava infatti che la specie umana avesse centinaia di migliaia

di geni. Ne sono stati invece contati circa 30.000 (circa 3,5 miliardi di

basi azotate), da confrontarsi con i circa 28.000 di una pianta e i 18.000

di un verme. Per alcuni questa differenza non è abbastanza marcata per

spiegare, unicamente attraverso i geni, la complessità dell’organismo

umano rispetto a forme di vita più semplici. Si è verificato che non c’è

correlazione tra la complessità degli organismi e il numero di geni codi-

ficanti (in moltissimi organismi anche evolutivamente molto distanti si

aggira intorno ai 20.000) e la dimensione totale del loro genoma. Inoltre

nel genoma mappato è stata rilevata, oltre ai geni che costituiscono solo

il 3% del totale, una quantità di materiale di cui non conosciamo ancora

funzionamento e scopo.

Queste considerazioni e le recenti ri-

cerche sembrano, secondo alcuni,

poter mettere in profonda crisi la

classica concezione del gene come di

una molecola stabile soggetta ad er-

rori casuali e la correttezza stessa

della teoria darwiniana intesa come

un processo che agisce a posteriori

sulle mutazioni grazie alla selezione

naturale.

Oggi gli scienziati sono già in corsa verso la nuova frontiera, quella del

proteoma, cioè la mappatura di tutte le proteine presenti nelle cellule

umane per fini medici. La complessità del proteoma supera notevolmente

quella del genoma: uno stesso gene, infatti, può codificare per diverse proteine;

inoltre, le funzioni delle proteine possono variare a seconda del luogo in cui si

trovano nell’organismo. Terza secondaria 1° Castro

L’energiaL’energia è una risorsa irrinunciabile per il nostro

mondo figlio della rivoluzione industriale. Senza di

essa tutto si fermerebbe all’istante. Non solo. Questa

nostra dipendenza dall’energia aumenterà sempre di

più, considerando che la tecnologia ci metterà a di-

sposizione funzionalità ed opportunità sempre più

magiche (smart) ma sempre più lontane dalla sem-

plice manualità dei tempi antichi. In Inghilterra nel

1599 energy è sinonimo di “forza” o “vigore di

espressione”.

La fonte di energia più sfruttata è senza dubbio il ca-

lore. L’uomo, però, può trasformare in energia solo

il 20-30% del calore. Tutto il calore non utilizzato

viene disperso nell’aria sotto forma di CO2, provo-

cando danni all’ambiente e contribuendo ad aumen-

tare l’effetto serra. Ridurre le emissioni di CO2 è un

obiettivo mondiale prioritario al cui raggiungimento

possiamo e dobbiamo contribuire tutti.

Negli ultimi 30 anni il consumo di energia è aumen-

tato del 50% e lo stesso è previsto per i prossimi 30.

Con l’aumento del consumo di energia, aumentano

anche le emissioni di CO2 e di CH4 (metano, gas

circa 5 volte più inquinante della CO2). Si è allora

rilevato necessario trovare nuove fonti di energia

ecosostenibili e rinnovabili (non esauribili). Grazie

alle fonti rinnovabili anche i paesi poveri o disabitati

possono avere accesso all’elettricità.

Ma le fonti di energia rinnovabili per ora costitui-

scono solo una piccola percentuale dell’energia pro-

dotta. La fonte rinnovabile storica e tuttora più pro-

duttiva è l’energia idroelettrica, che sfrutta il flusso

dei corsi d’acqua. Questa fonte pulita e rinnovabile

grazie al ciclo dell’acqua ha comunque un costo a

livello di impatto ambientale. L’energia solare è

potenzialmente enorme ed è utilizzata mediante

pannelli di cellule fotovoltaiche che generano elet-

tricità o per il riscaldamento diretto dell’acqua nelle

abitazioni. Ma l’impatto ambientale delle “selve” di

pannelli fotovoltaici ha generato anche dissensi,

considerando il problema dello smaltimento dei

pannelli a fine ciclo. L’energia eolica è un’altra pro-

mettente risorsa. Lo sfruttamento di venti produce

energia pulita ed è inesauribile. Fra gli elementi ne-

gativi sono da considerare l’imprevedibilità delle

correnti aeree e il non unanime apprezzamento

“delle file di pale eoliche” il cui impatto visivo am-

bientale è sicuramente notevole. I biocombustibili

ottenuti da coltivazioni come il mais sono conside-

rati una possibile alternativa a quelli fossili, anche se

bisogna evitare che lo sfruttamento di tali colture ge-

neri la distruzione di foreste o coltivazioni a uso ali-

mentare. Le centrali a biogas sfruttano la decompo-

sizione di rifiuti organici operata da batteri anaero-

bici (che non hanno bisogno dell’ossigeno) per pro-

durre energia elettrica o combustibile. Inoltre produ-

cono ricchi fertilizzanti. Sono un’alternativa da con-

siderare soprattutto per le zone rurali. L’energia

geotermica, che sfrutta il calore interno della Terra,

è senz’altro pulita ma limitata a ristrette zone vulca-

niche. Lo sfruttamento delle maree è un’altra im-

mensa risorsa potenziale che sfrutta lo stesso princi-

pio dell’energia idroelettrica.

La popolazione mondiale attuale ammonta circa a

7,385 miliardi di persone, con un aumento di circa

80 milioni di persone l’anno, corrispondente ad un

incremento di circa 150 persone al minuto. Indone-

sia, India e Cina (1,4 miliardi; 1,1 miliardi; 290 mi-

lioni) contengono da sole circa la metà della popola-

zione mondiale. Il 50% della popolazione mondiale,

appartenente ai paesi più poveri, utilizza in media

solo il 20% dell’energia prodotta globalmente. Se la

situazione globale è già critica così, immaginiamo

cosa succederebbe se tutta la popolazione dovesse

consumare tanto quanto consumano attualmente i

paesi industrializzati. Secondo gli esperti, nel 2030

sulla Terra ci saranno circa 41 megalopoli, quindi

sempre più inquinamento. Per questo molte città si

stanno trasformando in Smart Cities.

Il futuro dipende da noi e sarà sorprendente, come il

presente. Le parole d’ordine saranno smart, power e

together. Auto che si guidano da sole grazie a sen-

sori e radar. Lampadine che si accendono, si spen-

gono e cambiano colore tramite il cellulare. Bici

elettriche che puoi ricaricare in casa. L’aspirapol-

vere che ti segue, Pepper, il robottino che sente le

emozioni, scarpe che cambiano colore a seconda dei

vestiti che indossi. Sono tante le idee e i progetti già

in uso o ancora in attesa del brevetto. ENEL, con il

progetto FUTUR-E, ha pensato di cambiare vita a

23 vecchie centrali che da posti che hanno smesso di

produrre energia in modo non sostenibile, diver-

ranno parchi, laboratori e musei. Trovare nuove idee

per migliorare i luoghi nel quale viviamo è impor-

tantissimo.

Ma c’è una fonte di energia veramente inesauribile

di cui tenere conto, l’unica che possiamo costruire

anche nelle nostre piccole realtà quotidiane. È il ri-

sparmio energetico, l’energia più pulita e benefica

per il nostro pianeta. Usare la bicicletta o i mezzi

pubblici invece dell’auto, utilizzare gli elettrodome-

stici e l’illuminazione quando sono necessari, di-

sfarsi definitivamente delle lampadine di vecchio

tipo in favore di quelle a basso consumo sono tutti

comportamenti che, oltre a farci risparmiare ,costi-

tuirebbero letteralmente una boccata d’ossigeno per

il nostro pianeta.

Seconda secondaria 1° Castro

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La Bussola GIUGNO 2016 13 Approfondimenti

Energy is futureNella nostra società industrializzata e ipertecnologica è essenziale

preoccuparsi dello sviluppo sostenibile e dell’utilizzo consapevole delle

risorse. Ecco una proposta per il risparmio energetico: un mattone bio-

degradabile dalle molteplici funzioni. È un mattone isolante termico e

acustico da utilizzare in ambienti in cui non è presente un impianto di

riscaldamento oppure, dove è presente, per ridurre il dispendio energetico.

E qualche idea per il futuro. SSC - Sono Sempre Carico: un caricabat-

terie portatile che elimina il rischio di restare a secco proprio sul più

bello. E lo zaino del futuro. Che bello! Un sensore ci ricorda qual è il

materiale da portare a scuola. Finalmente niente più note, ragazzi!

È affascinante studiare l’energia. È l’occasione per scoprire nuove fonti

che forse, un giorno, potranno rivoluzionare il nostro modo di vivere e

di concepire il mondo.

Seconde secondaria 1° Andrano

Geometrica… mente

Il tangramIl tangram è un antico gioco di ori-

gine cinese, ottenuto scompo-

nendo un quadrato in sette parti

dette “tan”: un quadrato, un rom-

boide, e cinque triangoli rettangoli

isosceli, di cui due grandi, uno me-

dio e due piccoli. È conosciuto

come “le sette pietre della sag-

gezza” perché si diceva che la pa-

dronanza di questo gioco fosse la

chiave per ottenere saggezza e ta-

lento. Poco o nulla si sa circa le

origini del gioco; persino l’etimo-

logia del nome non è chiara. Com-

binando opportunamente i pezzi

del tangram, è possibile ottenere

un numero pressoché infinito di fi-

gure, alcune geometriche, altre

che ricordano oggetti d’uso co-

mune. Qualsiasi figura realizzata

con il tangram deve essere costi-

tuita impiegando tutti i sette pezzi.

Le figure tangram, nella loro es-

senzialità ed efficacia, offrono una

ricchezza percettiva simile aquella

della pittura zen che si basa

sull’idea che la tavolozza della

mente è più ricca di quella del pen-

nello. Noi ragazzi siamo ricorsi al

tangram per affrontare il nodo

concettuale delle tassellazioni in

un contesto di gioco, con lo scopo

di sviluppare i concetti dell’equie-

stensione e dell’equivalenza di fi-

gure piane; dell’equiestensione e

dell’isoperimetria di varie figure;

dell’area e del perimetro di figure

geometriche composte in rela-

zione alla lunghezza di alcuni loro

elementi lineari.

Le sette pietre

Tan 1 e 2 Si prende un

quadrato, diviso

in due triangoli

rettangoli da una

diagonale. Uno

dei due triangoli

viene diviso esattamente in due,

lungo l’altezza relativa all’ipote-

nusa, ottenendocosì i primi due

pezzi del tangram.

Tan 3 Il triangolo che

rappresenta l’al-

tra metà del qua-

drato iniziale

viene diviso in-

due parti, lungo

la linea che congiunge il punto

medio dei cateti, ottenendo così un

trapezio isoscele ed un triangolo

rettangolo; quest’ultimo costitui-

sce il terzo pezzo del tangram.

Tan 4 Il trapezio otte-

nuto precedente-

mente viene di-

viso in due dalla

linea che con-

giunge il punto

medio dell’ipotenusa del triangolo

ottenuto precedentemente (pezzo

n. 3) con il punto medio del cateto

del triangolo che rappresenta il

pezzo n. 2; si ottiene un trapezio

isoscele ed un parallelogramma;

quest’ultimo rappresenta il pezzo

n. 4.

Tan 5, 6 e 7 Il trapezio iso-

scele che è rima-

sto, viene diviso

in tre pezzi,

lungo le due al-

tezze relative alla

base, ottenendo così un quadrato e

due triangoli uguali, che costitui-

scono i restanti tre pezzi del tan-

gram.

Seconda secondaria 1° Castro

I frattali: in natura nulla avviene per casoA prima vista, il

mondo naturale che

ci circonda appare

casuale, ma in realtà

è tutto frutto di una

geometria, e questa

geometria è chiamata

frattale. Il termine

frattale è stato coniato dal matematico Benoit

Mandelbrot nel 1975.

Un frattale è una mi-

croscopica struttura

che si ripete, su scale

diverse, creando for-

me geometriche rego-

lari. Un’importante

caratteristica dei frattali è l’autosimilarità: in-

grandendo una qualunque parte di uno di essi,

si ottiene una figura simile all’originale. Un

esempio di forma geometrica costituita da frat-

tali è il fiocco di neve, nel quale i frattali danno

origine a ramificazioni sempre più piccole e

formano svariate geometrie. Altri casi sono la

ramificazione di un fulmine e le felci. Un esem-

pio particolare, invece, sono le conchiglie del

nautilo perligeno, che, seppur avendo una

forma diversa, sono anch’esse formate da frat-

tali. Man mano che il nautilo cresce, aggiunge

nuove camere alla sua conchiglia seguendo una

forma a spirale. È la stessa spirale che troviamo

nelle nuvole di un uragano, nella disposizione

delle stelle in una galassia e nei semi del gira-

sole. In tutte queste

spirali, i frattali si

dispongono in mo-

do da avere un’an-

golazione di 137,5°;

questo angolo è

detto angolo aureo.

In questo modo i frattali si sistemano in ma-

niera compatta, senza sprechi di spazio, e ciò

non sarebbe possibile con nessun’altra angola-

zione.

Esiste una relazione fra l’angolo aureo e una

successione di numeri, la successione di Fibo-

nacci; essa è stata fondata da Leonardo Pisano

(soprannominato Fibonacci) nel 1223, mentre

era intento a risolvere un problema matema-

tico. Questa successione è una serie di numeri

nella quale ogni numero è dato dalla somma dei

due precedenti. Spesso in natura ci si imbatte

in questi numeri: le spirali di un ananas e i pe-

tali di un fiore con accrescimento a spirale sono

numeri della successione. Per fare un esempio

più pratico, basta osservare la radiografia di un

braccio: notiamo che il braccio ha un osso,

l’omero, l’avambraccio due, radio e ulna, il

polso otto, la mano cinque e ogni dito tre; que-

sti numeri (1, 2, 3, 5 e 8) sono proprio i primi

cinque numeri della Successione. La specialità

dei numeri della successione di Fibonacci con-

siste nel fatto che più si prosegue nella succes-

sione, più il rapporto tra un numero e il suo pre-

cedente si avvicina ad una cifra chiamata se-

zione aurea, che è uguale a circa 1,618. Questa

cifra è chiamata così perché per gli scienziati

dell’epoca i segmenti che la generano produ-

cono forme talmente armoniose da essere defi-

nite “auree”, letteralmente “di oro”.

Ma come si collega la sezione aurea all’angolo

aureo? Prendendo due numeri consecutivi dalla

successione di Fibonacci (il cui rapporto dà

circa 1,618) e rappresentandone il rapporto su

un aerogramma, notiamo che formano un an-

golo proprio di 137,5°, il valore dell’angolo au-

reo. Questo rapporto che c’è tra frattali, angolo

aureo, sezione aurea e successione di Fibonacci

ci fa capire che in natura le forme geometriche

non sono casuali: sono tutte il frutto di una

lunga e attenta progettazione.

Terza secondaria 1° Castro

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14 GIUGNO 2016 La Bussola

Vita scolasticaSport per tutti

Che cos’è lo sport? Lo sport è l’insieme di attività individuali o collettive

che impegnano e sviluppano determinate capacità psicomotorie, propo-

ste anche per fini ricreativi. Abbiamo imparato che sport è sinonimo di

determinazione e di impegno, di amicizia e di lealtà. Si può vivere lo

sport in due modi diversi: pensare per sé e cercare di vincere a qualunque

costo (e così ci si sente campioni e si ottiene soddisfazione personale);

oppure combattere ogni avversità con l’appoggio dei compagni. Gli

amici hanno un ruolo fondamentale. Infatti in una sfida si possono tro-

vare più porte. Se la sconfitta è la prossima porta che si aprirà, al di là di

essa troveremo conforto negli amici. Ma la soglia più bella da raggiun-

gere è la vittoria da festeggiare insieme, proprio come è accaduto

quest’anno. Nell’ambito dei campionati studenteschi alcuni di noi

hanno partecipato alle gare di atletica leggera, che si sono svolte il 13

novembre a Tuglie e il 20 maggio al campo Montefusco di Lecce. Dopo

un anno di duro allenamento, ecco i nostri risultati. Corsa campestre,

secondi alla fase provinciale: quarto classificato Francesco Elia, terza

classificata Maria Letizia Piscopiello. Atletica leggera, con i giochi:

vortex, salto in lungo, corsa veloce, peso, salto in alto, 600 m, 60 m e

staffetta: primi classificati:

Annalisa Accogli, Martina

Pantaleo, Chiara Nuzzo, Noe-

mi Accogli, Francesco Elia,

Salvatore Martella, Mirko

Nardone , Marco e Alessan-

dro Coluccia. Lealtà, amici-

zia, impegno: questo è lo

sport. Prime secondaria 1°

Anche quest’anno le scuole primarie

del nostro istituto hanno partecipato

al progetto Sport di classe. Ab-

biamo fatto molte attività interes-

santi. I giochi che facciamo sono di

squadra e basati sull’attenzione, sul

rispetto delle regole e dei compagni.

Educazione fisica, infatti, vuol dire non solo attività motoria, ma anche

buona alimentazione e uno stile di vita sano. Si deve mangiare frutta,

verdura, molti legumi, ortaggi e altri cibi con vitamine. Negli ultimi in-

contri eravamo molto contenti perché insieme agli alunni abbiamo for-

mato delle squadre per fascia di età insieme ai compagni di altre classi.

Abbiamo imparato tre giochi: il primo consiste nel mettere tanti cinesini

colorati al centro della palestra, la squadra che ne prenderà di più vince;

il secondo gioco consiste nel mettere tanti cinesini in riga e al battito

delle mani si parte; il terzo gioco è la corsa ad ostacoli. Per svolgere

questi giochi ci vuole concentrazione e sincronizzarsi con gli altri com-

pagni di squadra. Alla fine dell’anno abbiamo giocato tutti insieme

all’aperto, ogni squadra con il suo colore. E con il tifo delle maestre e

dei nostri genitori. Tanta attenzione e grande divertimento. Speriamo

che anche l’anno prossino la nostra scuola aderisca al progetto perché

abbiamo imparato nuovi giochi, ma soprattutto a stare con gli altri e a

rispettare le regole. Quarta primaria Marittima

E anche la Scuola dell’Infanzia

partecipa ai giochi sportivi: al

termine di un percorso ludico-

motorio legato alla storia di Pi-

nocchio e svolto in compagnia

della

volpe e del grillo, i bambini di cinque anni di

Andrano si sono recati al Palasport a Lecce

per gareggiare nelle finali provinciali.

Tutti pazzi per il coding Una bella novità per noi è stata la

partecipazione al progetto Pro-

gramma il futuro, che permette

agli alunni di qualsiasi scuola di im-

parare con metodi facili e divertenti

i concetti di base dell’informatica. L’impiego del coding per queste at-

tività non richiede alcuna abilità avanzata nell’uso del computer. I com-

puter sono degli strumenti molto utili all’uomo e facilitano ogni lavoro

e al giorno d’oggi, conoscere i concetti di base dell’informatica è indi-

spensabile. Lo scopo di questo programma è proprio quello di educare

gli alunni delle scuole al pensiero computazionale, cioè al lato scienti-

fico-culturale dell’informatica. Questo avviene per mezzo della stesura

di un programma (coding) di un gioco, che è un metodo semplice e allo

stesso tempo divertente. Questo programma aiuta inoltre a sviluppare la

capacità di risoluzione dei problemi e la creatività.

Gli strumenti che sono

stati messi a disposi-

zione sono realizzati in

modo da essere facil-

mente utilizzati da

chiunque. Si può parte-

cipare a questo pro-

gramma in due modalità

differenti: in una moda-

lità di base, definita Ora

del codice, che consiste

nel far svolgere agli alunni delle scuole un’ora di avviamento al pensiero

computazionale e una modalità avanzata, che comprende percorsi più

articolati e complessi. Noi alunni delle classi prime della scuola secon-

daria abbiamo partecipato all’Ora di codice e alla fine del nostro per-

corso abbiamo ottenuto un diploma. Speriamo di poter ripetere questa

bellissima esperienza!

Prime secondaria 1° Andrano

A scuola di teatro Nel corso di quest’anno

scolastico abbiamo av-

viato un laboratorio tea-

trale. Un’iniziativa molto

interessante che ha messo

alla prova la nostra creati-

vità. I professori sono riu-

sciti a indirizzare la nostra

naturale energia e viva-

cità in un’attività più co-

struttiva e utile: il teatro, appunto. Ci

siamo scoperti attori e abbiamo con-

diviso questa esperienza fra di noi, di-

venendo più uniti e solidali. Abbiamo

tirato fuori capacità creative e artisti-

che che non sospettavamo di avere,

realizzando anche le scenografie, gra-

zie alle preziose dritte ricevute. La

storia, tratta dalla commedia brillante

Avventure in biblioteca di F. Mussi,

S. Arosio, L. Arosio, parla di un’atti-

vità molto importante e sempre più

spesso trascurata dai giovani d’oggi,

forse ormai troppo presi dalla tecno-

logia: la lettura. Un gruppo di ragazzi

attratti molto più dal gioco che dalla

frequentazione delle biblioteche, gra-

zie ad un trucco escogitato da una

donna molto astuta, scoprirà nuove

avventure ed emozioni, immergen-

dosi nella lettura e lasciandosi tra-

sportare dalla fantasia. L’argomento è

affrontato con leggerezza e allegria;

non mancano le situazioni divertenti e

il finale fa riflettere. Durante la prepa-

razione non sono mancate le incer-

tezze, anche perché inizialmente noi

alunni non ci eravamo ben resi conto

della portata di questo progetto. Gra-

zie però alla grande pazienza e dedi-

zione dei prof la storia è “decollata”.

Il nostro piccolo spettacolo va in

scena nel teatro della scuola la mat-

tina dell’8 giugno. Noi ci mettiamo

tutto il nostro impegno perché il tea-

tro, oltre ad essere un’attività diver-

tente e creativa, ci ha permesso di vi-

vere intense emozioni che speriamo

di poter trasmettere al nostro pub-

blico. Sarebbe bello se ogni scuola

avesse un proprio laboratorio teatrale

per permettere a noi ragazzi di dimo-

strare le nostre capacità creative con

entusiasmo e allegria.

Prima e seconda sec. 1° Castro

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La Bussola GIUGNO 2016 15 Vita scolastica

Gli animali intorno a noi

Migliorare il nostro modo di porci spesso poco o per niente rispettoso

verso gli animali è l’obiettivo di una serie di incontri dedicati a questo

tema. Abbiamo discusso degli animali domestici e della necessità di non

farli soffrire. Abbiamo compreso che ogni animale preferirebbe vivere

nel suo habitat naturale. Abbiamo compreso che sviluppare un rapporto

positivo d’amore e di rispetto nei confronti di esseri viventi come gli

animali, molto spesso maltrattati e bisognosi delle nostre cure, ci aiuta a

sviluppare in noi atteggiamenti positivi di aiuto e tolleranza anche nei

confronti dei nostri simili. Abbiamo partecipato con interesse a queste

attività e, a partire da immagini, fotografie, filmati, ascolto di storie di

maltrattamenti di animali, abbiamo svolto conversazioni, attente rifles-

sioni e realizzato lavori di sintesi come disegni e slogan. Sicuramente ci

siamo arricchiti di una maggiore sensibilità nei confronti degli esseri vi-

venti che da soli non hanno la forza di far valere i propri diritti.

Seconda primaria Castro

Abbiamo visto un filmato:

L’elefantino Ottorino. Sincera-

mente pensavamo di assistere a

qualcosa di divertente, ma nel

vedere la proiezione siamo ri-

masti perplessi. Abbiamo visto

con occhi diversi quello che

fino ad ora ci era sembrato na-

turale e anche divertente. Ave-

vamo sempre pensato che ve-

dere un elefante fare l’inchino,

alzare le zampe in modo alternato o eseguire la verticale fosse un’attività

naturale sia per lui che per noi che lo guardiamo. Abbiamo invece capito

che non è così. Quanta sofferenza prova l’animale che viene privato

della libertà e dell’affetto materno per poi essere addestrato dall’uomo e

strappato dal suo habitat naturale per il semplice scopo di far sorridere

noi esseri umani. Abbiamo capito e promettiamo che non andremo più

in nessun circo dove sia prevista la presenza di animali, perché quello

che abbiamo visto e appreso ci ha fatto molto male al cuore. Sicuramente

andremo al circo, ma soltanto dove gli artisti sono persone capaci di in-

trattenere il pubblico con la

loro bravura, dimenticando

così l’originaria arte circense.

Per noi è giusto trattare gli ani-

mali con amore e speriamo che

tutti i circhi, gli zoo e i delfinari

vengano chiusi. Nessuno può

permettersi di privare qualcuno

della propria libertà, neanche

se si tratta di un animale.

Quinta primaria Marittima

A scuola di legalità

Don Antonio Coluccia, fondatore

dell’Opera “Don Giustino Onlus”,

comunità dedicata a «coloro che

vivono ai margini della soffe-

renza».

Il sacerdote, originario di Specchia

ma residente a Roma, il 15 dicem-

bre 2015 è stato ospite nel nostro

istituto e ha incontrato tutti gli stu-

denti di scuola media. Il racconto

della sua esperienza ci ha affasci-

nato. Prima di diventare sacerdote

era giovane operaio di un calzatu-

rificio di Tricase. Nel 2000 decise

di cambiare completamente vita,

donandosi a Dio e aiutando soffe-

renti ed emarginati. Lo ha fatto tra-

sformando in casa d’accoglienza

una villa confiscata ad un boss

della Banda della Magliana per

farla diventare dimora per i poveri

e per quanti versano in difficoltà.

Per questo è stato più volte minac-

ciato di morte. Contro di lui è stato

perfino sparato un colpo di pistola,

che fortunatamente l’ha colpito

solo di striscio; e un’altra volta gli

è stata inviata una busta conte-

nente un proiettile. Attualmente

vive sotto scorta per ragioni di si-

curezza e una pattuglia di vigi-

lanza presidia la parrocchia e lo se-

gue negli spostamenti e durante gli

incontri pubblici. La casa di acco-

glienza è una villa di mille metri

quadri su tre piani con tre ettari di

giardino. Vi abitano ragazzi, gio-

vani e uomini adulti accomunati da

storie tristi e da una vita di stenti.

Essi vivono insieme come una

vera famiglia e con tanta voglia di

riscattarsi.

Noi ringraziamo Don Antonio per

averci fatto capire che aiutare le

persone in difficoltà e partecipare

alle loro sofferenze ci fa sentire

migliori. Nella vita è molto più im-

portante dare che ricevere.

Seconde secondaria 1° Andrano

Tutti contro uno

Il bullismo è una forma di persecuzione

contro una persona debole e incapace di di-

fendersi, compiuta da un singolo bullo o an-

che da un gruppo. Il sopruso può essere di

tipo fisico (aggressioni, tormenti), verbale

(prese in giro, minacce, insulti), o psicolo-

gico (maldicenze, umiliazioni, esclusione

dal gruppo). Negli ultimi anni si è diffusa

una forma insidiosa di bullismo, che utilizza

i moderni mezzi di comunicazione ed è per

questo chiamata cyber-bullismo. Può attuarsi mediante le e-mail, gli

sms e il web, in particolare attraverso i social network, i filmati pubbli-

cati su youtube, i blog. Lo scopo del cyber-bullo è di infastidire, offen-

dere, spaventare, imbarazzare, umiliare una persona ritenuta debole e

quindi facilmente attaccabile. Le vittime sono scelte spesso per la loro

timidezza o per le caratteristiche fisiche, ma anche per l’orientamento

sessuale, l’estrazione sociale, l’origine straniera e addirittura per la di-

sabilità. La vittima spesso non è in grado di difendersi e ha paura di

denunciare gli episodi di bullismo perché teme vendette. E questo è l’er-

rore più grande, perché il silenzio non aiuta a risolvere il problema anzi

lo aggrava. L’isolamento e la depressione sono le conseguenze più fre-

quenti: le vittime non vogliono più uscire e vedere gli amici, non vo-

gliono più andare a scuola; in alcuni casi nasce addirittura la convin-

zione che l’unica via d’uscita sia farla finita. E allora che cosa si può

fare per arginare questo fenomeno? Secondo noi, è indispensabile par-

larne. Numerosi sono gli incontri, i dibattiti, le riflessioni di esperti in-

dirizzate a noi giovani, che siamo vittime e artefici di questo fenomeno.

L’obiettivo è aiutare noi ragazzi a com-

prendere i motivi che ci spingono a de-

terminati comportamenti, sviluppando la

consapevolezza della gravità e degli ef-

fetti a lungo termine di certe azioni. È

importante relazionarsi in maniera ri-

spettosa di sé e degli altri anche nel

mondo virtuale, dove ogni azione com-

piuta lascia un segno indelebile.

Seconde secondaria 1° Andrano

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16 GIUGNO 2016 La Bussola Vita scolastica

Passo dopo passo…

Una giornata davvero entusiasmante: noi

alunni di quinta abbiamo avuto il delicato

compito di accogliere i bambini di cinque anni

della scuola dell’infanzia. Che tenerezza

guardare quegli occhi spaventati all’inizio, ma

poi fatti furbetti quando si sono resi conto che

eravamo tutti pronti ad accoglierli festo-

samente e farli giocare con noi. La storia della

Nuvola Olga è stato il filo conduttore del nostro

incontro. La storia è stata illustrata con im-

magini, divisa in ‘pezzi’ e poi raccontata dagli

stessi bambini della scuola dell’infanzia. La

ricostruzione di un puzzle che raffigurava la

nuvola Olga e il gioco Cerca l’intruso hanno

entusiasmato i nostri ospiti, che con gioia e

serenità hanno lavorato insieme a noi. Mentre

li guardavamo lavorare sorridenti e allegri, ci

chiedevamo dov’era finita la preoccupazione

inizale. Svanita. Avevamo davanti a noi

bambini spensierati, festosi e soprattutto

sereni. Quinta primaria Castro

Play Energy Si tratta di un’iniziativa che Enel dedica alle

scuole «per costruire un futuro sostenibile, in-

novativo ed accessibile, un futuro basato sulla

conoscenza e sull’uso intelligente e creativo di

tutte le risorse a cominciare dall’energia elet-

trica. Il progetto porta in classe e online un per-

corso ricco di spunti, curiosità, informazioni

per accrescere nei bambini e nei ragazzi la con-

sapevolezza di questa importante risorsa. Con

un approccio open power, inclusivo e coinvol-

gente, Play Energy è l’occasione e il luogo in

cui condividere e sviluppare, tutti insieme, le

idee per migliorare la qualità della vita e il no-

stro Pianeta» (playenergy.enel.com/it).

Ci siamo tuffati in quest’avventura con tanto

entusiasmo, consapevoli dell’importanza delle

energie rinnovabili per salvaguardare il nostro

pianeta ed il nostro futuro. Alla fine abbiamo

voluto condividere ciò che abbiamo appreso in

questo percorso con i compagni del nostro isti-

tuto e con i nostri genitori e, aiutati dal tutor

Enel ingegnere Barlabà e dalla coordinatrice

professoressa Rossella Quarta, abbiamo orga-

nizzato per il 3 giugno 2016 una conferenza

che ci ha visto protagonisti.

Seconda secondaria 1° Marittima

Rispetto e tutela del territorio

«Guardare con occhi nuovi quello che ogni

giorno guardiamo distrattamente senza vedere e

osservare, anche il più trascurato e sconosciuto

degli angoli, è stato il motivo che ci ha portato ad

aderire al progetto Adotta un monumento»,

promosso dall’Associazione Napoli Novan-

tanove e coordinato nel territorio salentino

dall’Assessorato all’Istruzione della Città di

Lecce. In quest’ottica gli alunni della quinta

primaria di Castro hanno adottato la Torre Sud-

Est in località Capanne.

Spesso si fruisce delle bellezze naturali senza

avere consapevolezza di ciò che esse raccontano,

delle loro fragilità e dei pericoli che nascondono.

Per imparare ad apprezzare meglio il paesaggio

costiero e indurre i visitatori a stili di fruizione

corretti, le classi prime della secondaria di 1° di

grado di Marittima hanno adottato l’insenatura

Acquaviva.

«Avevamo sentito la parola ‘adottare’ associata

solo ad un bambino o ad un cucciolo di animale,

mai ad un essere non vivente. Compreso il senso

del progetto, che invita a prendersi cura di un

monumento o di un bene paesaggistico, ci siamo

attivati nella ricerca e abbiamo scelto la cripta

della Madonna dell’Attarico, che era per noi

quasi sconosciuta e quindi da scoprire e

valorizzare». Questa la scelta gli alunni della

quinta primaria di Andrano.

La nostra amica accadueò

Storia di una gocciolina d’acqua

Non ricordo proprio da quan-

to tempo stavo lì, ferma nello

stesso posto, stretta stretta

alle mie sorelline nel ghiac-

ciaio delle montagne. Ero

proprio stanca di stare lì! Io,

l’acqua, ferma? Eppure stavo

là, cristallo di ghiaccio, ferma

e immobile sulla montagna.

Ma un giorno arrivò la prima-

vera! Con il sole e l’aria tie-

pida venne a liberarmi da quella prigionia. Poco a poco mi sentii sciogliere,

scattai agile e cominciai a scivolare insieme a tutte le mie sorelle lungo la su-

perficie del ghiaccio, fino a

formare una piccola sor-

gente. Scendemmo saltel-

lando allegre dalla monta-

gna e a noi si unì l’acqua di

altri ruscelli. Diventammo in

breve tempo un torrente biri-

chino che scherzava con i

fiori e con le pecorelle che

venivano a bere. Conti-

nuammo a scendere finché

entrammo in un grande fiume. Diventammo più calme e tranquille e, insieme,

attraversammo pianure e città. Ogni tanto un pescatore si avvicinava alle rive

del fiume e le trote abboccavano all’amo. Noi cercammo di allontanarle dal

pericolo, ma non sempre ci siamo riuscite! Sapevo che il fiume mi avrebbe

portato al mare. Un bel giorno, infatti, eccomi finalmente arrivata nella grande

distesa azzurra. Per ora il mio viaggio è finito!

Il tenue scroscio Acqua: limpida e setosa, utile e preziosa, indispensabile per la nostra vita, per renderla quasi infinita! Ricorda, non la devi sprecare, perché c’è gente che la può solo sognare! La vita vera è l’acqua che scorre limpida e pura dai ruscelli sulla montagna. L’acqua scorre lentamente, è limpida e trasparente. Acqua fresca, acqua pulita tu sei la fonte della vita. Acqua indispensabile e brillante sei preziosa come un diamante. Grazie a te noi viviamo, e ci rinfreschiamo.

L’acqua Nasce dai ruscelli, scende giù dai monti. L’acqua scende a valle silenziosa e luminosa. L’acqua dolce dei fiumi. L’acqua salata del mare

Seconda primaria Marittima