numero 159 GRAGRATIS ONLINE ogni mese lettura … · diretta da André Previn su EMI “ristampata...
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AUDIOPHILE sound n.159
THE BBEATLESUn’occhiata alla collana“Beatles” in edicola della DeAgostini
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Sempre sul numero di Audiophile sound n.159 ho avuto modo di
presentare e parlare di una novità assoluta (tanto che il prodot-
to che ho testato era praticamente il primo a essere stato
assemblato), il cavo di segnale RCA Rossini, che fa parte dell'omoni-
ma nuova serie top di gamma della LAB Audio Technology, l'azienda
palermitana gestita con entusiasmo e passione dal patron Luigi
Bocca. Cavo che mi ha colpito per la sua naturalezza, per la sua
indubbia trasparenza, per la sua capacità di saper riproporre il detta-
glio e la ricostruzione del palcoscenico sonoro. Allo stesso tempo, ho
fatto notare come questo cavo di segnale (quello che ho avuto in prova
era di un metro di lunghezza) pur senza risultare eufonico, tende ad
addolcire timbricamente il suono, rendendolo particolarmente adatto, a
mio avviso, a quelle catene di ascolto a stato solido che hanno bisogno
di essere ‘smussate’ per rendere l'ascolto più piacevole.
Questa mia percezione è stata ulteriormente confortata e avvalorata
da due successivi ascolti che ho effettuato prima di restituire al patron
Bocca il cavo in esame; dapprima ho voluto ascoltare alcuni passag-
gi di una grande, grandissima versione de Der fliegende Holländer di
Wagner nella leggendaria incisione fatta da Otto Klemperer per la EMI
nel 1968 con la New Philharmonia
Orchestra e con cantanti di razza quali
Theo Adam nel ruolo dell'Olandese,
Anja Silja in quelli di Senta e Martti
Talvela nei panni di Daland, nella
rimasterizzazione curata per la colla-
na “Great Recordings Of The
Century”. Questa lettura fatta da
Klemperer è passata alla storia per il
fatto che il sommo direttore tedesco
dipinse tutta la vicenda con colori
oscuri, tetri, rendendo ancor più pessi-
mista il quadro narrato da Wagner, a
partire da un visionario, allucinato pre-
ludio in cui veramente gli archi sono
capaci di trasformarsi in fragorosi e
devastanti marosi (solo Clemens
Krauss, in un'altrettanta storica registrazione del marzo 1944, con
Hans Hotter e Viorica Ursuleac, seppe eguagliare tale impeto visiona-
rio). Ascoltando quel preludio, mi sono reso conto che il cavo Rossini
aveva restituito benissimo l'impatto dinamico, con le scale enunciate
dagli archi traboccanti violenza e forza primigenia della natura, ma allo
stesso tempo aveva permesso di cogliere quel nitore tipico dell'ar-
cheggio (cosa che il cavo di segnale di riferimento della Meleos, che
impiego abitualmente, mi permette di fare, anche se costa di più
rispetto al Rossini). Inoltre, sebbene le tinte fossero rimaste oscure, la
presenza del suono, l'aria di cui è permeato il suono che riempie lo
spazio sonoro, si era come dire tenuamente ‘rischiarata’, resa palpa-
bilmente più leggera.
Mi sono ricordato poi di avere una registrazione del 2002 della prege-
vole etichetta Alpha con tre concerti per pianoforte di autori olandesi
tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo, che vanta una dinamica a
dir poco esuberante, con lo strumento a tastiera, un fortepiano, estre-
mamente avanzato, così come l'organico orchestrale, una dinamica
velocissima e molto energica che fortunatamente però non scade nel
piano dell'innaturalità. Ascoltando l'Allegro iniziale del concerto di
Wilms, eseguito e diretto da Arthur Schoonderwoerd con l'Ensemble
Cristofori, anche qui ho avuto la conferma che il cavo della LAB Audio
Technology se da una parte aveva permesso all'intero spazio sonoro
di indietreggiare leggermente, scolpendo al centro dell'immagine il for-
tepiano con dietro la compagine orchestrale, dall'altra aveva arroton-
dato il timbro dello strumento a tastiera, soprattutto nel registro acuto
extra22 > SOMMARIO
cavi: audio technology
LAB AUDIOTECHNOLOGYCavi Rossini Facciamo ulteriori prove di ascolto...ANDREA BEDETTI
cavi LINK con l’articolo ‘CaviRossini’ pubblicato suAudiophile sound n.159
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23> SOMMARIO
che, per la tipologia del fortepiano usato, tendeva all'estremità degliacuti a risultare leggermente metallico. Ora, invece, il suono risultavapiù sfumato, soprattutto negli armonici, permettendo di ottenere unascolto meno digitale e più analogico, pur nei limiti di ciò che una regi-strazione su dischetto argentato può permettere.Da qui, l'ulteriore conferma che questo cavo di segnale, che vanta unalto rapporto qualità/prezzo, può dare il meglio di sé abbinato a compo-nenti a stato solido e, come già scritto nel mio precedente articolo, ten-denti a essere sonicamente ‘spigolosi’. Andrea Bedetti
Leggete la recensione di Andrea Bedetti con ilsuo primo ascolto dei cavi Rossini,
su Audiophile sound n. 159
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