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28/02/2017
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DIREZIONE REGIONALE VVF PIEMONTE
SEMINARIO DI AGGIORNAMENTO IN MATERIA DI
PREVENZIONE INCENDI
(art.7 DM 05/08/2011 e DCPREV n.7213.2012)
DM 03/08/2015Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi, ai sensi dell'art.
15 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139
Compartimentazione
Sezioni S3
Metodologia generale di progettazione
……………………………………………Valutazione
del rischio
Livelli diprestazione
Soluzioniconformi
Soluzioni alternative
Misure di prevenzione
Sicurezza impianti (S10/V2)
Sicurezza attrezzature (S10/V2)
Sicurezza sostanze (CLP)
Sicurezza esercizio (S5)
Misure di protezione
Reazione al fuoco (S1)
Compartimentazione (S3)
Esodo (S4)
Controllo incendio (S 6,7,8)
Controllo esplosioni (V2)
Operatività antincendio (S9)
Procedure emergenza (S5)
I
II
III
…
I
II
III
…
Strategia Antincendio
… … … …
… … … …
Illustrazione G.2.1 Metodologia generale(modificata)
Soluzioniin deroga
……
( Capitolo G.2.5.4 )
(G.2.6) (G.2.7)(S e V)
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S3: Livelli di prestazione
S.3.2 Livelli di prestazione
???
S.3.3 Criteri di attribuzione dei livelli di prestazione
Livello diprestazione
Criteri di attribuzione
I Non ammesso nelle attività soggette
II Attività non ricomprese negli altri criteri di attribuzione
III
In relazione alle risultanze della valutazione del rischio nell'ambito e in ambiti limitrofi della stessa attività (es. attività con elevato affollamento, attività con geometria complessa o piani interrati, elevato carico di incendio specifico qf, presenza di sostanze o miscele pericolose in quantità significative, presenza di lavorazioni pericolose ai fini dell'incendio o dell'esplosione, ...). Si puo applicare in particolare ove sono presenti compartimenti con profilo di rischio Rvita compreso in D1, D2, Cii2, Cii3, Ciii2, Ciii3, per proteggere gli occupanti che dormono o che ricevono cure mediche.
Pertanto, per poter scegliere tra livello II e III il professionista dovrà condurre
un’analisi al termine della quale dovrà restituire un risultato del tipo …
S3: Livelli di prestazione
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Rvita/Rbeni/Rambiente & …
• NO Quantità rilevante sostanze pericolose• SI Quantità rilevante sostanze pericolose
• NO Lavorazione pericolose ai fini incendio/esplosione• SI Lavorazione pericolose ai fini incendio/esplosione
• NO Elevato carico di incendio• SI Elevato carico di incendio
• NO Elevato affollamento• SI Elevato affollamento
• NO Complessità edificio• SI Complessità edificio
S.3.3 Criteri di attribuzione dei livelli di prestazione
S3: Livelli di prestazione
S.3.4.1 Soluzioni conformi per il livello di prestazione II
• PROPAGAZIONE ESTERNA– separare le attività con compartimenti distinti secondo S.3.5/6/7/9
– interporre distanze di separazione secondo S.3.8
• PROPAGAZIONE INTERNA– fabbricato unico: suddivisione in compartimenti secondo S.3.5/6/7/9
– più fabbricati: interporre distanze di separazione secondo S.3.8
• COMUNICAZIONI TRA LE DIVERSE ATTIVITÀ– secondo S.3.10
• S.3.4.2 Soluzioni conformi per il livello di prestazione III
– Tutto quanto previsto dal livello II
AND
– elementi a tenuta di fumo (Sa) per comunicazione fra compartimenti
S3: Livelli di prestazione
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S.3.4.3 Soluzioni alternative
Ammesse soluzioni alternative per tutti i livelli da ricercare, ad esempio,
nell’impiego dei SEFC (Capitolo S.8) con efficacia da verificare con i
metodi di progettazione ordinaria G.2.6
(es. compartimentazione a soffitto in sostituzione elementi EI,
verifica visibilità/FED/temperatura/irraggiamento)
Metodi Descrizione e limiti di applicazione
Applicazione di norme o
documenti tecnici
Il progettista applica norme o documenti tecnici adottati da organismi europei o
internazionali, riconosciuti nel settore della sicurezza antincendio
Applicazione di prodotti
o tecnologie di tipo
innovativo
L'impiego di prodotti o tecnologie di tipo innovativo, … sprovvisti di apposita specifica
tecnica, e consentito in tutti i casi in cui l’idoneità all’impiego possa essere attestata dal
progettista, … sulla base di una valutazione del rischio … supportata da certificazioni di
prova riferite a:
• norme o specifiche di prova nazionali/internazionali;
• specifiche di prova adottate da laboratori a tale fine autorizzati.
Ingegneria della
sicurezza
antincendio
Il progettista applica i metodi dell'ingegneria della sicurezza antincendio,
secondo procedure, ipotesi e limiti indicati nel presente documento, in
particolare nei capitoli M.1, M.2 e M.3 , e secondo le procedure previste
dalla normativa vigente
S3: Livelli di prestazione
G.2.5.4.3 Soluzioni in deroga
Ammesse soluzioni in deroga per il soddisfacimento prestazioni Livello
I/II/III da progettare mediante applicazione dei metodi avanzati ex G.2.7
Metodi Descrizione e limiti di applicazione
Ingegneria della
sicurezza
antincendio
Il progettista applica i metodi dell'ingegneria della sicurezza antincendio impiegando ipotesi
e limiti previsti dalla regola dell'arte nazionale ed internazionale, secondo le procedure
previste dalla normativa vigente
Prove sperimentali Il progettista esegue prove sperimentali in scala reale o in scala adeguatamente
rappresentativa, finalizzata a riprodurre ed analizzare dal vero i fenomeni chimico-fisici e
termodinamici che caratterizzano la problematica oggetto di studio o valutazione avente
influenza sugli obiettivi di prevenzione incendi.
Le prove sperimentali sono condotte secondo protocolli condivisi con la DCPST.
Le prove sono svolte alla presenza di rappresentanza qualificata del Corpo nazionale dei
Vigili del fuoco, su richiesta del responsabile dell'attività.
… I rapporti di prova dovranno definire in modo dettagliato le ipotesi di prova ed i limiti di
utilizzo dei risultati. Tali rapporti di prova, ivi compresi filmati o altri dati monitorati durante la
prova, sono messi a disposizione del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco.
Analisi e progettazione
secondo giudizio
esperto
L'analisi secondo giudizio esperto è fondata sui principi generali di prevenzione incendi e
sul bagaglio di conoscenze del progettista esperto del settore della sicurezza antincendio
S3: Livelli di prestazione
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Gli elementi di compartimentazione
S3: Elementi di compartimentazione
Spazio a cielo libero
• G.1.8 /1): luogo esterno alle opere da costruzione non delimitato
superiormente
Spazio scoperto
• G.1.8 /2. spazio avente caratteristiche
tali da contrastare temporaneamentela propagazione dell'incendio tra le
eventuali opere da costruzione che
lo delimitano
• S.3.5.1: prevede la stessa
geometria del DM 30/11/1983
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Filtro
• G.1.8/4: compartimento antincendio nel quale la probabilità di innesco
dell'incendio sia trascurabile per assenza di inneschi efficaci (?!? … sentire il Comando competente) e qf ammesso
• S.3.5.2: compartimento antincendio avente:
– classe di resistenza al fuoco ≥ 30 minuti
– due o più porte almeno E 30-Sa
munite di congegni di autochiusura
– carico di incendio specifico qf ≤ 50 MJ/m2
S.10.6.1 Impianti per la produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione e di utilizzazione dell’energia elettrica5. … I quadri elettrici possono essere installati lungo le vie di esodo a condizione che non costituiscano ostacolo al deflusso degli occupanti…
E 30-Sa E 30-Sa
R/REI/EI 30
R/REI/EI 30
S3: Elementi di compartimentazione
Filtro a prova di fumo
• G.1.8/6. filtro (secondo G.1.8/4) in grado di limitare l'ingresso di fumo
generato da incendio che si sviluppi in compartimenti comunicanti
• S.3.5.3: filtro (secondo S.5.3.2) + uno dei seguenti requisiti:
– dotato di camino di ventilazione per smaltimento fumi
adeguatamente progettato e di sezione comunque non inferiore a
0,10 m2, sfociante al di sopra della copertura del fabbricato
– mantenuto in sovrappressione, ad almeno 30 Pa in condizioni di
emergenza, comunque tale da consentire la facile apertura delle
porte per l'esodo e la relativa completa autochiusura– areato direttamente verso l'esterno con aperture di superficie utile
complessiva non inferiore a 1 m2 anche dotate di chiusura apribile in caso di incendio in modo automatico o manuale
S3: Elementi di compartimentazione
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S.3.5.4 Compartimento a prova di fumo
• Compartimento nel quale l’ingresso del fumo proveniente da altri
compartimenti è ostacolato con uno dei seguenti provvedimenti:
1. C. dotato di un sistema di pressione differenziale
2. C. che comunica solo con compartimenti dotati di SEFC (S.8)
dimensionati per mantenere i fumi al di
sopra dei varchi di comunicazione
3. C. dotato di SEFC che comunica solo
con compartimenti dotati di SEFC
S3: Elementi di compartimentazione
S.3.5.4 Compartimento a prova di fumo
• Compartimento nel quale l’ingresso del fumo proveniente da altri
compartimenti è ostacolato con uno dei seguenti provvedimenti:
4. C. separato dai compartimenti
comunicanti mediante
a) spazio scoperto
b) Filtro/compartimento a prova di fumo
S3: Elementi di compartimentazione
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S.3.5.5 Superfici vulnerabili di chiusura esterna del compartimento(facciate continue, facciate ventilate, coperture)
• Non devono costituire pregiudizio per l’efficacia della
compartimentazione orizzontale e verticale presente all’interno
dell’edificio
• Riferimenti per progettazione:
DCPREV n. 5643 del 31/03/2010 e DCPREV 5043 del 15/04/2013
(Requisiti di sicurezza antincendio delle facciate negli edifici civili)
S.3.5.6 Segnaletica
• Le porte tagliafuoco devono essere contrassegnate su entrambi i lati
con cartello UNI EN ISO 7010-M001 o equivalente, riportante il
messaggio
– “Porta tagliafuoco - tenere chiusa” oppure
– “Porta tagliafuoco a chiusura automatica”(se munite di fermo elettromagnetico)
S3: Elementi di compartimentazione
I criteri di dimensionamento dei compartimenti
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S3: dimensionamento compartimenti
S.3.6.1 Regole generali
• Previsti compartimenti distinti per:
– I piani interrati rispetto ai piani fuori terra
– aree con diverso profilo di rischio
– altre attività (es. di diversa titolarità, di diversa tipologia) ospitate
nella medesima opera da costruzione
• Dimensionamento delle superfici (Tabella S.3-4: superficie lorda)
S.3.6.2 Regole semplificate (Compartimentazione multipiano)
• Per Rvita di tutti i compartimenti A1, A2, B1, B2, C1, C2, possibile
compartimentazione multipiano se sono rispettate:
– massima superficie di compartimento tabella S.3-4
– vincoli dettati dalle altre misure antincendio (es. S4)
– regole di dimensionamento tabella S.3-5
S3: dimensionamento compartimenti
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S.3.6.2 Regole semplificate (Compartimentazione multipiano)
Regole di dimensionamento di tabella S.3-5
Regola generale
Regola semplificata
S3: dimensionamento compartimenti
S.3.7 Realizzazione della compartimentazione
• S.3.7.1 classe di resistenza al fuoco(risposta alla prescrizione "periodo congruo con la durata dell'incendio" Tab. S.3.1)
– determinata secondo capitolo S.2
– In caso di compartimenti adiacenti, riferiti a responsabili di diversi,
almeno EI 60 (EI equivalente a valore livello III S2 se maggiore)
valore di resistenza al fuoco degli elementi separanti identico a quello richiesto per gli elementi portanti dal Livello di prestazione della misura S2.
Quindi potremmo avereun fabbricato di Livello II S2 e Livello III S3 (con elementi separanti EI 30)
oppureun fabbricato di Livello III S2 e Livello II S3 (elementi separanti con EI come S2)
S3: dimensionamento compartimenti
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S.3.7 Realizzazione della compartimentazione
• S.3.7.2 prestazioni degli elementi (di compartimentazione)
• secondo tabella S.3-6
• chiusure dei varchi tra compartimenti e vie di esodo di una stessa attività
dovrebbero essere almeno a tenuta di fumi caldi (E) e freddi (Sa)
(per il Livello 3, Sa anche per le comunicazioni tra compartimenti)
Criterio di impiego degli elementi costitutivi Prestazione Simbolo
Elementi che devono assicurare la stabilità strutturale Capacita portante R
Elementi di contenimento di fumi caldi, gas caldi e fiamme Tenuta E
Elementi che limitano la possibilità di propagazione dell'incendio
per contatto tra materiale combustibile e faccia dell'elemento di
compartimentazione non esposta all'incendio.
Isolamento I
Elementi che limitano la possibilità di propagazione dell'incendio
per irraggiamento attraverso la faccia dell’elemento separante
non esposta all'incendio verso materiale combustibile
Irraggiamento W
Elementi che limitano la possibilità di perdita di
compartimentazione per effetto di azioni meccaniche accidentali
Azione
meccanica
M
Elementi di contenimento di fumi e gas freddi Tenuta di fumo S
S3: dimensionamento compartimenti
S.3.7 Realizzazione della compartimentazione
• S.3.7.3 (Provvedimenti per la) continuità della compartimentazione
Attenzione ai seguenti particolari costruttivi:
– giunzioni (niente di nuovo)
– attraversamento impianti
• Adozione di sistemi sigillanti per impianti che non mantengono la forma
se attaccati dall’incendio (es. tubazioni di PVC, ...) (n. di n.)
• adozione di isolanti non combustibili su un tratto di tubazione oltre
l’elemento di separazione se effetti dell’incendio possono causare solo il
riscaldamento dell’impianto (es. tubazioni metalliche)
(news !!!)
– canalizzazioni aerauliche: serrande tagliafuoco/rivestimenti (n. di n.)
– camini di esaustione o di estrazione fumi: canalizzazioni resistenti al fuoco
per l’attraversamento dei compartimenti (mezza news !!!)
– Interpiani in presenza di facciate continue: secondo Guide VVF (S.3.5.5)
(mezza news !!!)
S3: dimensionamento compartimenti
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S.3.9 Ubicazione (news !!!)
• 2. Le attività civili non possono essere ubicate in fabbricati in cui
– si detengono o trattano sostanze pericolose in quantità significative
– si effettuano lavorazioni pericolose ai fini dell'incendio
– si effettuano lavorazioni pericolose ai fini dell'esplosione
S.3.10 Comunicazioni tra attività diverse (diverse news !!!)
• 1. Ove sia dimostrata necessita funzionale, sono ammesse
comunicazioni tra tutte le attività civili inserite nel medesimo fabbricato
anche se afferenti a responsabili dell'attività diversi
• 2. Se attività civili diverse comunicano tramite un sistema d'esodo comune, di norma i compartimenti che comunicano con detto
sistema d’esodo dovrebbero essere a prova di fumo
• 3. In presenza di comunicazioni tra attività civili diverse, i compartimenti
con profilo di rischio Rvita in C1, C2, C3, D1, D2 devono comunque
essere a prova di fumo
S3: dimensionamento compartimenti
Le distanze di separazione
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S3: distanze di separazione
Riferimenti bibliografici utilizzati dal Codice:
• a. R E H Read, “External fire spread: building separation and boundary distances”, BRE report Cl SfB 98(F47)(K22) , 1991
• b. BS 9999, Section 36;
• c. J R Howell, “A Catalog of Radiation Heat Transfer Configuration Factors”, University of Texas, Austin, 2nd edition, 2001;
• d. T L Bergman, F P Incropera, “Fundamentals of Heat and Mass Transfer”, Wiley, 2011.
S.3.8 Distanza di separazione
• SOLUZIONE CONFORME– Se qf < 600 MJ/m2, interposizione di spazio scoperto (S.3.5.1)
– Se qf ≥ 600 MJ/m2
• procedura tabellare indicata al paragrafo S.3.11.2
• procedura analitica del paragrafo S.3.11.3, imponendo il
valore 12,6 kW/m2 (limite convenzionale entro il quale non
avviene innesco del legno in aria stazionaria) per la soglia di
irraggiamento termico dell'incendio sul bersaglio...
• SOLUZIONE ALTERNATIVA– procedura analitica del paragrafo S.3.11.3, impiegando un valore
Esoglia adeguato al bersaglio effettivamente esposto all'incendio
– (Altra possibilità: NFPA 80A, applicabile secondo G.2.6 !!!)
S3: distanze di separazione
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S.3.11 Metodi per la determinazione della distanza di separazione
• elementi radianti:– aperture della facciata, anche dotate di infissi
– rivestimenti della facciata combustibili e/o conduttivi
• piano radiante: superficie convenzionale dell'edificio rispetto alla
quale sono valutate le distanze di separazione
(Un edificio può essere caratterizzato da più piani radianti)
possono essere omessi gli elementi
aggettanti incombustibili
arretramenti della facciata possono
essere considerati a livello della
facciata stessa
S3: distanze di separazione
S.3.11 Metodi per la determinazione della distanza di separazione
• Costruzione del piano radiante: sul p.r. devono esse proiettati
– la geometria degli elementi radianti
– i confini di compartimentazione
(solai/pareti resistenti al fuoco)
S3: distanze di separazione
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S.3.11 Metodi per la determinazione della distanza di separazione
• Costruzione del piano radiante: sul p.r. devono esse proiettati
– la geometria degli elementi radianti
– i confini di compartimentazione
(solai/pareti resistenti al fuoco)
• piastra radiante:porzione del piano radiante(in figura: 1, 2,3,4)
delimitata dalle proiezioni dei
confini di compartimentazione
e geometria data dall'inviluppo
delle proiezioni degli elementi radianti
S3: distanze di separazione
S.3.11 Metodi per la determinazione della distanza di separazione
• Percentuale di foratura pi di una piastra radiante
pi = Srad,i / Spr,i se > 0,2; oppure 0,2
(Srad,i sup. complessiva proiezioni elementi radianti; Spr,i sup. complessiva i-esima piastra radiante)
Esempi (Illustrazione S.3-4):
S3: distanze di separazione
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S.3.11.3 Determinazione analitica della distanza di separazione
• Determinare:
– gli elementi radianti– il piano radiante di riferimento
– Le piastre radianti• Determinare l’energia incidente sul bersaglio
Ebers = F2-1・ E1 ・ εf
(F2-1 fattore di vista, E1 potenza termica radiante dovuta all'incendio convenzionale [kW/m2], εf emissività fiamma)
• Verificare che l’energia incidente sia inferiore all’energia minima di
innesco del bersaglio (Esoglia)
Ebers = F2-1 ・ E1 ・ εf < Esoglia
Bisogna quindi determinare F2-1, E1, εf …
S3: distanze di separazione
S.3.11.3 Determinazione analitica della distanza di separazione
• F2-1: fattore di vista tra una piastra radiante rettangolare e un
bersaglio posizionato sull'asse di simmetria normale alla piastra
⁄ arctan arctan [S.3.4]
Con X e Y calcolati come se gli elementiradianti fossero distribuiti verticalmente
al centro della piastra radiante, ovvero
2 ; 2 [S.3.5]
(pi = percentuale di foratura)
S3: distanze di separazione
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S.3.11.3 Determinazione analitica della distanza di separazione
• potenza termica radiante dell'incendio convenzionale E1(in funzione del qf del compartimento retrostante la piastra radiante)
– se qf > 1200 MJ/m2:
5,67 10 1000 273,16 149
– se qf ≤ 1200 MJ/m2:
5,67 10 800 273,16 75
• emissività della fiamma εf:
1 , (df spessore della fiamma, pari a 2/3 dell'altezza del varco da cui esce la fiamma [m])
S3: distanze di separazione
la distanza di separazione “d” è data dal massimo dei valori delle distanze di ottenute per tutte le piastre radianti del piano radiante
S.3.11.2 Determinazione tabellare della distanza di separazione
• distanza di separazione calcolata in funzione di Esoglia =12,6 kW/m2
• Procedura
– Si determinano elementi radianti, piano radiante e piastre radianti– Si calcola la distanza di separazione di [m]:
di = αi pi + βi
pi percentuale di foraturaαi, βi coefficienti ricavati da tabelle S.3-7 o S.3-8 in relazione a• qf nella porzione d'edificio retrostante la piastra radiante
• dimensioni della piastra radiante Bi ed Hi.
– Se il compartimento retrostante è dotato di misure di controllo
dell'incendio S.6 di livello IV, la distanza si dimezza
S3: distanze di separazione
la distanza di separazione “d” è data dal massimo dei valori delle distanze di ottenute per tutte le piastre radianti del piano radiante
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S.3.11.2 Determinazione tabellare della distanza di separazione
(I valori delle tabelle S.3-7 e S.3-8 si ottengono dalla procedura analitica per df= 3 m)
S3: distanze di separazione
S.3.11.2 Determinazione tabellare della distanza di separazione
(I valori delle tabelle S.3-7 e S.3-8 si ottengono dalla procedura analitica per df= 3 m)
S3: distanze di separazione
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Soluzioni Alternative
La norma NFPA 80A
NFPA 80A - Capitolo 4
Ipotesi di esposizione del bersaglio:
Calore radiante dovuto
• alle aperture del fabbricato incendiato
• alle fiamme fuoriuscite dalle aperture del fabbricato
• alle fiamme generate dall'incendio delle facciate combustibili
• alle fiamme sopra la copertura del fabbricato incendiato
(solo nel caso di fabbricati bersaglio più alti)
NFPA 80A
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NFPA 80A - Capitolo 4
Geometria della piastra radiante
• Larghezza pari alla lunghezza della porzione di parete compresa
tra 2 setti di compartimentazione interna orizzontali/verticali, o in
assenza, dell'intera parete del fabbricato in fiamme
• Altezza pari all'altezza del numero di piani coinvolti nell'incendio
Percentuale di apertura (della piastra radiante)
• 100% per i muri resistenti al fuoco meno di 20 minuti
• 75% per i muri resistenti oltre 20 minuti ma meno della durata
prevista dell'incendio
• Percentuale effettiva di apertura negli altri casi
NFPA 80A
NFPA 80A - Capitolo 4
Classe di severità dell'incendio
Materiali combustibili presenti nel fabbricato esposto
• cellulosici (Irraggiamento critico pari a 12,5 kW/m2)
• Se Icritico < 12,5 si può diminuire proporzionalmente la % apertura
• Se Icritico > 12,5 si deve aumentare proporzionalmente la % apertura
Carico di incendio specifico Classe di severità
< 578 MJ/m2 Lieve
578 ≤qf < 1241 Moderato
qf ≥ 1241 Severo
NFPA 80A
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NFPA 80A - Capitolo 4
Individuazione del numero guida (Tabella 4.3.7.5)(da moltiplicare per la dimensione più piccola della geometria del bersaglio)
NFPA 80A
NFPA 80A - Capitolo 4
Distanza di sicurezza
• bersagli più bassi del fabbricato in fiamme: secondo Tabella 4.3.7.5
• bersagli di altezza superiore (Tetto fabbricato in fiamme NO REI):
– Si calcola la distanza di sicurezza secondo tabella 4.3.7.5
– Per la porzione sovrastante del fabbricato bersaglio si verifica la
distanza di protezione richiesta dalla tabella 4.3.8.2
– Se distanza Tabella 4.3.7.5 > distanza Tabella 4.3.8.2: OK
– In caso contrario, necessario proteggere la porzione sovrastante
del fabbricato bersaglio per un'altezza pari alla distanza tab. 4.3.8.2
Numero di piani che contribuiscono alla fiamma dal tetto Distanza di separazione (m)
1 7,5
2 10
3 12,5
4 15
NFPA 80A
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Distanza di sicurezza
• bersagli più bassi del fabbricato in fiamme: secondo Tabella 4.3.7.5
• bersagli di altezza superiore (Tetto fabbricato in fiamme NO REI):
– Possibili sistemi di protezione per la porzione di facciata
sovrastante del bersaglio:
• sul fabbricato: impianto di spegnimento automatico
• sulla facciata: materiali incombustibili, elementi schermanti,
lame d'acqua su facciate combustibili
• sule aperture: serramenti REI a chiusura automatica
NFPA 80A
Ma qualche volta può essere necessario tener conto di …
Altri problemi di separazione
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Altre distanze di separazione
• Distanza per evitare innesco ATEX (V2 e CEI 31-35)
Scenario incidentale
Elevataletalità
1
Inizio letalità
2
Lesioni irreversibili
3
Lesioni* reversibili
4
Danni alle strutture
Effetti domino5
VCE sovrapressione di picco
0,3 bar
(0,6 spazi aperti)0,14 bar 0,07 bar 0,03 bar 0,3 bar
• Distanza per danni da esplosioni (V.2.2.5.d e DM 09/05/2001)
Altri problemi di separazione
Altri problemi di resistenza/compartimentazione:Resistenza all’esplosioneTabella V.2.6 NNTPClassificazione azioni dovute alle esplosioni (NTC) e relative classi di conseguenze (NAD EN 1991 1-7)
Categoria delle
azioni (DM 14/01/08)
Destinazioni d’uso ammissibili con le categorie di azione
(EN 1991 1-7 + NAD)
1Effetti
trascurabiliCC1
• Opere da costruzione con presenza solo occasionale dipersone, edifici agricoli
2 Effetti localizzati
CC2
rischio
inferiore
• Opere da costruzione il cui uso preveda normali affollamenti,
senza contenuti pericolosi per l'ambiente e senza funzioni
pubbliche e sociali essenziali.
• Industrie con attività non pericolose per l'ambiente. ...
CC2
rischio
superiore
• Opere da costruzione il cui uso preveda affollamenti significativi
• Industrie con attività pericolose per l'ambiente …
3Effetti
generalizzatiCC3
• Opere da costruzione con funzioni pubbliche o strategiche
importanti ...
• Industrie con attività particolarmente pericolose per l'ambiente
Al posto della tabella V.2.6, era meglio una trattazione come capitolo S, ovvero …
Altri problemi di separazione
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Altri problemi di resistenza/compartimentazione:Resistenza all’esplosioneAl posto della tabella V.2.6, era meglio definire:
• I livelli di prestazione
Livello di prestazione
Descrizione (da punto 5.2 UNI EN 1991-1-7 e 3.6.2.4 NTC)
I Nessun requisito
II Gli elementi strutturali chiave devono essere progettati per resistere alle azioni dovute all’applicazione di carichi statici equivalenti
III Ammessi danneggiamenti localizzati, anche gravi, dovuti ad esplosioni, a condizione che ciò non esponga al pericolo gli occupanti e che la capacità portante sia mantenuta per un tempo sufficiente affinché siano prese le necessarie misure di emergenza
Altri problemi di separazione
Altri problemi di resistenza/compartimentazione:Resistenza all’esplosioneAl posto della tabella V.2.6, era meglio definire:
• I criteri di attribuzione
Livello di prestazione
Criteri di attribuzione
I
• Opere da costruzione con presenza solo occasionale di persone• edifici agricoli(Classe di conseguenze CC1 secondo EN 1991-1-7)
II
• Opere da costruzione il cui uso preveda normali affollamenti, senza contenuti
pericolosi per l'ambiente e senza funzioni pubbliche e sociali essenziali
• Industrie con attività non pericolose per l'ambiente
(Classe di conseguenze CC2 inferiore secondo EN 1991-1-7)
• Opere da costruzione il cui uso preveda affollamenti significativi
• Industrie con attività pericolose per l'ambiente
(Classe di conseguenze CC2 superiore secondo EN 1991-1-7)
III
• Opere da costruzione con funzioni pubbliche o strategiche importanti
• Industrie con attività particolarmente pericolose per l'ambiente
(Classe di conseguenze CC3 secondo EN 1991-1-7)
Altri problemi di separazione
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25
Altri problemi di resistenza/compartimentazione:Resistenza all’esplosioneAl posto della tabella V.2.6, era meglio definire:
• I criteri di attribuzione UNI EN 1991-1-7 – Annex A
Livello I
Livello II
Livello III
Livello di
prestazione
Altri problemi di separazione
Altri problemi di resistenza/compartimentazione:Resistenza all’esplosioneAl posto della tabella V.2.6, era meglio definire:
• Le soluzioni conformi
Livello di prestazione
Soluzione conforme
I Non è richiesto alcun tipo di verifica
II La quantificazione delle azioni si effettua con riferimento a:• NTC, per la sovrappressione di progetto in caso di ATEXG• UNI EN 1991-1-7 integrata dal rispettivo NAD, in caso di ATEXD
III Devono essere effettuate analisi dinamiche non lineari che tengano conto:• degli effetti del venting• della geometria degli ambienti• del comportamento dinamico non lineare delle strutture• dell’analisi di rischio effettuate con metodi probabilistici (Appendice B
UNI EN 1991-1-7)• di aspetti economici per l’ottimizzazione delle soluzioni
Altri problemi di separazione
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S3 - Soluzioni Alternative
S.3.4.3 Soluzioni alternative
Ammesse soluzioni alternative per tutti i livelli da ricercare, ad esempio,
nell’impiego dei SEFC (Capitolo S.8) con efficacia da verificare con i
metodi di progettazione ordinaria G.2.6
(es. compartimentazione a soffitto in sostituzione elementi EI,
verifica visibilità/FED/temperatura/irraggiamento)
Metodi Descrizione e limiti di applicazione
Applicazione di norme o
documenti tecnici
Il progettista applica norme o documenti tecnici adottati da organismi europei o
internazionali, riconosciuti nel settore della sicurezza antincendio
Applicazione di prodotti
o tecnologie di tipo
innovativo
L'impiego di prodotti o tecnologie di tipo innovativo, … sprovvisti di apposita specifica
tecnica, e consentito in tutti i casi in cui l’idoneità all’impiego possa essere attestata dal
progettista, … sulla base di una valutazione del rischio … supportata da certificazioni di
prova riferite a:
• norme o specifiche di prova nazionali/internazionali;
• specifiche di prova adottate da laboratori a tale fine autorizzati.
Ingegneria della
sicurezza
antincendio
Il progettista applica i metodi dell'ingegneria della sicurezza antincendio,
secondo procedure, ipotesi e limiti indicati nel presente documento, in
particolare nei capitoli M.1, M.2 e M.3 , e secondo le procedure previste
dalla normativa vigente
S3: soluzioni alternative
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S3: soluzioni alternative
HRR(t)
Qf (t)
Al confine:• Visibilità > 10m• Irraggiamento < 2,5 kW• Convezione (T< 60°C)• Fumo (FED =0,1)
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
Dipende da:
• Geometria del focolaio di primo innesco
• Combustibile di riferimento (velocità di crescita dell'incendio, calore e
velocità di combustione temperatura di accensione/flusso termico
critico, quantità/tipologia dei prodotti combustione
• Distribuzione dei materiali nell'ambiente
(influenza la propagazione dal focolaio di primo innesco ad altro)
• Presenza di impianti spegnimento automatico
S3: soluzioni alternative
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28
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
Si può determinare facendo ricorso a:
• dati sperimentali, ottenuti da misura diretta in laboratorio
• dati pubblicati, citando le fonti e verificando la corrispondenza del
campione di prova sperimentale (quantità, composizione, geometria e
modalità di prova) con quello previsto nello scenario di incendio di
progetto
• focolari predefiniti, individuati al paragrafo M.2.7
• metodologie di stima, riportate nel paragrafo M.2.6
S3: soluzioni alternative
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) mediante impiego di focolai predefiniti (M.2.7)
ParametroFocolare predefinito
per attività civile per altre attività
Velocità caratt. di crescita dell’incendio tα 150 s (fast) 75 s (ultra-fast)
RHRmax totaleRHRmax per m2 di superficie del focolare
5 MW250-500 kW/m2 [1]
50 MW500 -1000 kW/m2 [1]
Calore di combustione effettivo ΔHC 20 MJ/kg [3]
Frazione di RHR(t) in irraggiamento 35% [3]
[1] Da impiegare in alternativa all’RHRmax totale, considerando la massima superficie del focolare,
pari al compartimento antincendio nel caso di carico di incendio uniformemente distribuito, ma che
può essere un valore inferiore nel caso d’incendio localizzato.
[3] “C/VM2 Verification method: Framework for fire safety design”, New Zealand Building Code
S3: soluzioni alternative
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RHR(t) = mc’(t) x Q = mc’’ x Sp(t) x ∆Hc [kW]
mc'(t) = velocità di combustione; ∆Hc: calore di combustionemc'’= vel. com. per unità superficie; Sp(t) = superficie
L'incendio di progetto
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
S3: soluzioni alternative
time
Andamento di Sp(t) (Burning Area)
RHR(t) = mc’(t) x Q = mc’’ x Sp(t) x ∆Hc [kW]
growth Max Burning Areaignition decrease estinction
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
La potenza termica si può determinare …
S3: soluzioni alternativeS3: soluzioni alternative
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Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
– per l’intero contenuto combustibile de locale
– per una sola porzione del materiale presente (valutando poi la
propagazione)
Tutti i cumuli si accendono nello stesso
istante
Si accende un materiale
all’istante t=0 e si esamina la propagazione
agli atri
Le due aree (Energia totale rilasciata) saranno uguali
S3: soluzioni alternative
Ovviamente cambieranno
RHRx e durata regime stazionario
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
In ogni caso, il procedimento di stima è lo stesso !!!
S3: soluzioni alternativeS3: soluzioni alternative
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Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
fase di crescita
(ta = tempo per raggiungere una velocità di rilascio di calore di 1000 KW)
2
2
310
)( tt
tRHRa
×= (in kW - E.5 UNI 1991-1-2 e M.2.6.1)
RHR(t) = mc(t) x ∆Hc = mc’’ x A(t) x ∆Hc
S3: soluzioni alternative
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
fase di crescita
tempo necessario per raggiungere il valore RHRx
(tempo caratteristico di crescita tA )
(formula E.5 norma UNI 1991-1-2)
αtRHR
t xA 3
10=
tA
con RHRx = Q x mc’’ x Spmax [kW]
Bisogna stimarli
S3: soluzioni alternative
RHR(t) = mc(t) x ∆Hc = mc’’ x A(t) x ∆Hc
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Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
Spmax dipende dal lay out …
tA
• può ridursi ad un’isola di stoccaggio:
in presenza di corridoi sufficientemente larghi (…) ll fuel package può essere
costituito dalla singola isola di
stoccaggio/macchinario
(soprattutto per studi di life-safety)
• può ridursi all’area operativa Aop di eventuali
impianti sprinkler (M.2.6.2) Spmax = Aop
Area operativa
sprinkler
S3: soluzioni alternative
RHR(t) = mc(t) x ∆Hc = mc’’ x A(t) x ∆Hc
tA
10.3.3.3 Separation distance d values of 140/90/40 cm for easy/normal/hard-to-ignite objects, respectively, represent distances beyondwhich the target objects are not considered part of the fuel package.
d
d
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
Spmax dipende dal lay out …
• può ridursi ad un’isola di stoccaggio:corridoi secondo NFPA 555
∆x < d
S3: soluzioni alternative
RHR(t) = mc(t) x ∆Hc = mc’’ x A(t) x ∆Hc
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Esempi
Sp/S (St1) < Spa/S (St4a)
Sp/S (St4a) < Sp/S (St4b)
(S = superficie di deposito)ST1
Corridoi 2.4mBlocchi da
150 m2
ST4aCorridoi 0,8m
tA
• può variare con la tipologia di deposito:
cambia la burning area per unità di superficie in pianta
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
Spmax dipende dal lay out …
ST4bCorridoi 0,8m
S3: soluzioni alternative
RHR(t) = mc(t) x ∆Hc = mc’’ x A(t) x ∆Hc
tA
Calo
re d
i co
mb
usti
on
e ∆
Hc
velo
cit
à d
i co
mb
usti
on
e s
pecif
ica m
c"
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
∆Hc x mc’’: 1°- individuato in base a quantità/qualità/distribuz. materiale
(Chapter 3 -Enclosure FireDinamics –Karlsson, Quintiere)
S3: soluzioni alternative
RHR(t) = mc(t) x ∆Hc = mc’’ x A(t) x ∆Hc
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tA
(Chapter 3 Enclosure Fire
DinamicsKarlsson, Quintiere)
Pool Fireandamento di mc
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
∆Hc x mc’’: 1°- individuato in base a quantità/qualità/distribuz. materiale
S3: soluzioni alternative
RHR(t) = mc(t) x ∆Hc = mc’’ x A(t) x ∆Hc
Table 3.3
Data for large
Pool Fire (D > 0,2m)
Burning Rate Stimates
(Chapter 3 Enclosure Fire
DinamicsKarlsson, Quintiere)
tA
Pool Fireandamento di mc
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
∆Hc x mc’’: 1°- individuato in base a quantità/qualità/distribuz. materiale
S3: soluzioni alternative
RHR(t) = mc(t) x ∆Hc = mc’’ x A(t) x ∆Hc
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(E.5 UNI 1991-2 e M.2.-4)
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
∆Hc x mc’’: 1°- individuato in base a quantità/qualità/distribuz. materiale
riduzione di RHR per incendi controllati dal comburente
– m: fattore di partecipazione alla combustione (0,8 cellulosici – 1 per altri materiali)
– Hu potere calorifico inferiore del legno pari a 17500 kJ/kg.
– Av area totale delle aperture verticali su tutte le pareti del compartimento [m2]
– heq: altezza equivalente delle aperture verticali
– Av,i area dell'apertura verticale i-esima [m2]
– hi altezza dell'apertura verticale i-esima
Per superfici orizzontali la formula non è applicabile:RHRx valutabile con modelli di campo
(oppure, a favore della sicurezza, ipotizzare l’incendio controllato dal combustibile)
tA
S3: soluzioni alternative
RHR(t) = mc(t) x ∆Hc = mc’’ x A(t) x ∆Hc
Se conosco RHR specifico per destinazione d’uso del locale (es. UNI EN
1991-1-2), è necessario definire solo l’estensione in pianta dell’incendio
tenendo conto degli apprestamenti antincendi disponibili (sprinkler, ecc.)…
RHRx = (Q x mc’)x x Sp = RHRf x Sp
tAAndamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
∆Hc x mc’’: 2°- individuato in base alla destinazione d’uso
S3: soluzioni alternative
RHR(t) = mc(t) x ∆Hc = mc’’ x A(t) x ∆Hc
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tAAndamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
Facciamo un po’ di attenzione: non perdere mai il senso della realtà !
S3: soluzioni alternative
RHR(t) = mc(t) x ∆Hc = mc’’ x A(t) x ∆Hc
tA
Centro commerciale:
Se prendiamo una
superficie di
incendio pari a 1000
m2 otteniamo un
valore di potenza
complessiva pari a
250 MW !!!USARE GIUDIZIO !!! (Vedasi anche focolai predefiniti NTP !!!)
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
Facciamo un po’ di attenzione: non perdere mai il senso della realtà !
S3: soluzioni alternative
RHR(t) = mc(t) x ∆Hc = mc’’ x A(t) x ∆Hc
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Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
incendio stazionario
• Per avere la fase di incendio stazionario, l’energia termica
disponibile deve essere superiore all’energia spesa per arrivare ad
RHRx, ovvero:
• Poiché fino all’inizio della fase di decadimento (tempo tB) viene
consumato (secondo UNI EN 1991-1-2) il 70% dell’energia termica inizialmente disponibile qf, x Sp dove Sp è la superficie in pianta
occupata dal combustibile considerato, dovrà risultare …
tBtA
dttRHRAt
∫0 )(
S3: soluzioni alternative
RHR(t) = mc(t) x ∆Hc = mc’’ x A(t) x ∆Hc
tBtA
Se la relazione è verificata seguirà la fase stazionaria di durata cosi determinata:
• Bilanciamento dell’energia disponibile:
• Tempo tB
( )ABxApf ttRHRt
tSq −×+=× 3
2
1000
3
17,0
α
x
Apf
ABRHR
tt
Sq
tt
3
2
1000
3
17,0
α
−×
+=
L'incendio di progetto
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
incendio stazionario
3
2
0
2
2
3
0
1000
3
110)(7,0 A
t
g
t
pf tt
dttt
dttRHRSqA
A
α
=×=≥× ∫∫
S3: soluzioni alternative
RHR(t) = mc(t) x ∆Hc = mc’’ x A(t) x ∆Hc
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Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
incendio stazionario
tBtA
3
2
0
2
2
3
0
1000
3
110)(7,0 A
t
g
t
pf tt
dttt
dttRHRSqA
A
α
=×=≥× ∫∫
Se la relazione non è verificata seguirà immediatamente la fase di decadimento …A B
0
RHRF
tA tB CC’tA’
A’
3
2
'
0'
1000
3
1)(7,0 A
t
pf tt
dttRHRSqA
α
==× ∫2
2
3
'10
' A
a
tt
xHHR ×=
Come calcolare t’A e RHR’x ?
Rimane da trovare
l’ultimo punto della
curva
S3: soluzioni alternative
RHR(t) = mc(t) x ∆Hc = mc’’ x A(t) x ∆Hc
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
decadimento
– Secondo UNI EN 1991-1-2 RHRx si mantiene costante sino al
consumo dell’70% del combustibile
– Il decadimento di RHR può essere stimato con andamento lineare
uguagliando l’energia spesa da tB a tC con quella residua si ottiene:
A B
0
RHRF
tA tB max
6,0
RHR
Aqtt
f
bc +=
( ) residuaenergiaSpqttRHRdttRHRspesaenergia fbcx
t
t
c
b
×=−=∫ 3,02
1)(
tC
S3: soluzioni alternative
RHR(t) = mc(t) x ∆Hc = mc’’ x A(t) x ∆Hc
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39
Andamento della potenza termica rilasciata RHR (t)
• Determinazione RHR(t) con metodologie di stima (M.2.6)
Gli interventi degli impianti
M2.6.2: RHR(tx)
A B
X
tx tAtA' tB' tB tCtC''
Attivazionesistema automatico
O
M.2.6.2: riduzione RHRx a seguito di raffreddamento/inertizzazione
M.2.6.3 RHRx =RHRf x Asprk
Energia disponibileNO SPRK = qf x A
RHRx =RHRf x A
M.2.6.3Energia disponibileSI SPRK = qf x Asprk
t'
. 0,3
A' B'
tC'
B''
S3: soluzioni alternativeS3: soluzioni alternative
Estratto da tabella M.2-2 NTP
FSE secondo ISO/TR 13387
Prodotti combustione secondo tabella M.2.2 NTP
In alternativa alle rese YCO2 e YH2O, si può imporre nel codice di calcolo il combustibile generico CH2O0,5
S3: soluzioni alternative
28/02/2017
40
Prodotti combustione secondo tabella M.2.2 NTP
La quantità complessiva di prodotto rilasciato in ambiente sarà pertanto
Qf.tot = (Ysout + YCO + YCO2 +YH2O) x m'' x Sp(t) [Qf.tot = mf x Sp(t)]
dove Sp(t) è la burning area …
S3: soluzioni alternative
Verifica della soluzione progettuale - Calcolo ASET
Metodi di calcolo
• Metodo di calcolo Avanzato (ISO 13571)
Il valore di ASET è scelto in base al più piccolo tra i valori calcolati
secondo quattro modelli:
– modello dei gas tossici
– modello dei gas irritanti
– modello del calore
– modello dell'oscuramento della visibilità da fumo
• Metodo di calcolo Semplificato (Zero Exposure) (ISO/TR 16738)
S3: soluzioni alternative
28/02/2017
41
Verifica della soluzione progettuale - Calcolo ASET
Metodi di calcolo avanzato
modello dei gas tossici ISO 13571
Basato:
• su stima della exposure dose ϕ (quantità di gas tossico ispirato)
• su calcolo della FED (fractional effective dose: rapporto tra la exposure dose ϕ
e dose incapacitante fissata per i soggetti esposto)
• Ai fini del modello sono presi in considerazione solo CO e HCN (e CO2)
35000 ∆ exp /43220 ∆
Fattore moltiplicativo per iperventilazione da CO2: exp ⁄
Per soluzioni alternative NTP richiede FED = 0,1
S3: soluzioni alternative
Verifica della soluzione progettuale - Calcolo ASET
Metodi di calcolo avanzato
modello dei gas irritanti ISO 13571
Basato:
• sulla stima della concentrazione di gas irritante ispirato
• sul calcolo della FEC (fractional effective concentration): rapporto tra
concentrazione effettiva e concentrazione incapacitante del soggetto medio
esposto (Se FEC = 1, il soggetto medio è incapacitato)
Il modello fa riferimento alla concentrazione anziché alla dose (FED) in quanto
l'effetto è praticamente immediato e costante nel tempo
Per soluzioni alternative NTP richiede FEC = 0,1
S3: soluzioni alternative
28/02/2017
42
Verifica della soluzione progettuale - Calcolo ASET
Metodi di calcolo avanzato
modello dei gas irritanti ISO 13571
∑
• ϕ è la concentrazione media. espressa in μl/l, del gas irritante;
• F è la concentrazione incapacitante, espressa in μl/l, del gas irritante
(FHCL,FHBr =1000; FHF = 500; FSO2= 150; Facrolein=30; Fformaldehyde,FNO2 = 250)
La verifica del modello può essere omessa In assenza di sostanze o
miscele pericolose, cavi elettrici in quantità significative e simili
S3: soluzioni alternative
Verifica della soluzione progettuale - Calcolo ASET
Metodi di calcolo avanzato
modello calore (irraggiamento e convettivo) ISO 13571
Basato:
Per le soluzioni alternative
• sulla stima dei tempi entro i quali si raggiungono le soglie di prestazione fissati
nella tabella M.3.2:
(garantiscono un ASET > 30 minuti per qualsiasi condizione di abbigliamento)
S3: soluzioni alternative
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Verifica della soluzione progettuale - Calcolo ASET
Metodi di calcolo avanzato
modello visibilità ISO 13571
Basato:
• sul minimo contrasto percettibile tra un oggetto e lo sfondo
• sulla stima di ρsmoke massa volumica dei fumi [g/m3]
• sul calcolo della visibilità L [m] con seguente relazione sperimentale:
L = C/σ ρsmoke(C 3 per cartellonistica non illuminata o 8 per cartellonistica retroilluminata, σ coefficiente massico di estinzione della luce pari a 10 m2/g [m2/g])
i codici di calcolo fluidodinamico restituiscono la ρsmoke e la visibilità L nota la
quantità di fumi prodotti mp (di cui i codici stimano la distribuzione spaziale)Soglie di prestazione per soluzioni alternative (tabella M.3.2):
S3: soluzioni alternative
Verifica della soluzione progettuale - Calcolo ASET
Metodi di semplificato (ISO/TR 16738:2009)
In sostituzione verifica 4 modelli, soglie di prestazione (Tabella M.3.3):
Queste soglie permetto di assicurare automaticamente:
• la fuga in aria non inquinata dai prodotti della combustione
• un valore dell'irraggiamento dai fumi inferiore a 2,5 kW/m2
Possono essere valutare con modelli analitici o con modelli a zone (sono
del tipo ON/OF)
Quanto dovrebbe valere l’ASET ???
S3: soluzioni alternative
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Verifica della soluzione progettuale - Calcolo ASET
Due condizioni da rispettare
• ASET > RSET(M 3.2.2: ASET= max (2 x RSET; RSET +30"))
• ASET > classe del compartimento che si vuole evitare
(S.2.4.7 + M 3.2.2: ASET= max (2 x RSET; RSET +30'), in ogni caso)
S3: soluzioni alternative