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NOVEMBRE 2012 REG. N. 2/2011 DEL 19/01/2011 AL REGISTRO STAMPA DEL TRIBUNALE DI TERNI DIRETTORE RESPONSABILE: MICHELE DI SCHINO SOCIETÀ EDITRICE: SOECO SRL FOTO DI COPERTINA: PAOLO BALISTRERI

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NOVEMBRE 2012

REG. N. 2/2011 DEL 19/01/2011 AL REGISTRO STAMPA DEL TRIBUNALE DI TERNIDIRETTORE RESPONSABILE: MICHELE DI SCHINOSOCIETÀ EDITRICE: SOECO SRLFOTO DI COPERTINA: PAOLO BALISTRERI

La ricchezza agroalimentare italiana non ha pari a livello mondiale. Un numero infinito di sagre e fe-ste sono a ricordarcelo nei nostri territori quasi quotidianamente e, se non bastasse, i dati sono sempre lì a ricordarcelo: il nostro Paese conta ad oggi 1.093 prodotti iscritti nei registri europei delle DOP, IGP, STG, per un fatturato alla produzione delle Denominazioni di origine italiane nel 2010 pa-ri a 6 miliardi di euro, che arrivano a quasi 10 mi-liardi di euro per il fatturato al consumo.

ITALIA A TAVOLA 2012

FOTO: PAOLO BALISTRERI

Un business che fa gola anche alla malavita, con un “paniere dei tarocchi” dove finiscono mozzarelle di bufala prodotta con latte vaccino, olio deodorato e colorato, pesce congelato spacciato per fresco, conserve di San Marzano ricavate da pomodori prove-nienti da paesi lontani, container contenenti vino privo dei docu-menti di tracciabilità. “Italia a Tavola”, il dossier di Legambiente e MDC giunto alla IX edizione, racconta pregi e difetti della filiera agroalimentare italiana, ma soprattutto ne mette in evidenza i ri-schi legati alla contraffazione e la profonda tutela messa in atto sui prodotti tipici testimoniata dal milione e più di controlli operati nel 2011 e dai conseguenti 24milioni di kg di prodotti sequestrati, per un valore di oltre 840milioni di euro. “Da anni – dichiara nel comunicato stampa di presentazione del dossier Antonio Longo, Presidente del Movimento Difesa del Cittadino - con Italia a Tavo-la raccontiamo i vizi e le virtù della filiera agroalimentare e possia-mo confermare che, nonostante le cifre emerse dal rapporto, l’Ita-lia ha uno dei migliori sistemi di tutela della salute alimentare. Il valore del business delle frodi non ci deve far abbassare la guar-dia. Per questo presentiamo oggi il Manifesto del Buon Cibo Ita-liano. Nelle nostre proposte il cittadino riveste un ruolo fondamen-tale: chiediamo infatti l’istituzione di un “Sportello anticontraffazio-

FRANCESCA LEONARDI

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L’agroalimentare italiano è un settore d’eccellenza, ma attenzione alle merci contraffatte.

ne italiano” a cui tutti i consumatori possano rivolgersi per segnalazioni e informazioni”. Sono infatti le soluzioni proposte per la tutela ulteriore del patrimonio agroalimentare dell’Italia l’elemento in più della IX edizio-ne del rapporto, riassunte nel Manifesto del Buon Cibo Italiano: l’istitu-zione di un’Agenzia Nazionale dei Controlli, Sanzioni e pene realmente deterrenti nei confronti dei falsari di cibo, la creazione di uno Sportello Anticontraffazione Italiano, un’Etichettatura dei prodotti più trasparente per quanto riguarda la provenienza, così come una maggiore trasparen-za e libertà di valutazione vengono richieste all’EFSA (European Food Safety Authority), l’Autorità europea per la Sicurezza Alimentare. Tante le collaborazioni nella realizzazione di questo dossier: Agenzia delle Do-gane, Carabinieri per la Tutela della Salute (Nas), Carabinieri per le Poli-tiche Agricole e Alimentari, Capitanerie di Porto, Corpo Forestale, Ispet-torato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi e Ministe-ro della Salute. A conferma ulteriore dell’impegno nella tutela della salu-te e della ricchezza alimentare del nostro Paese, dove la qualità è anco-ra un elemento molto ricercato e altamente valutato dall’utenza. “I dati illustrati in questo rapporto - conclude Vittorio Cogliati Dezza, presiden-te nazionale di Legambiente - evidenziano il grande lavoro svolto dalle forze dell'ordine e dagli enti preposti, per scoprire le frodi e i rischi che minacciano le nostre tavole, la salute e tutto il sistema di produzione

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Legambiente e MDC espongono cinque proposte per tutelare maggiormente il patrimonio agroalimentare italiano.

agroalimentare di qualità che ci rende famosi nel mondo. Eppure una maggiore sicurezza potrebbe essere ottenuta attraverso l'applicazione di norme più severe sull'etichettatura e sulla tracciabilità dei prodotti ali-mentari e soprattutto inserendo tempi certi per i procedimenti giudiziari che riguardano le frodi alimentari: effettuare le analisi in tempi rapidi, infatti, permetterebbe di controllare efficacemente la filiera e di risalire alla fase del danno prima che i prodotti adulterati vengano diffusi”.

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Il decreto sulle rinnovabili termiche è realtà e la po-litica energetica del Governo coglie il plauso di tut-ti, associazioni ambientaliste, partiti politici e azien-de del settore.Il Conto Termico licenziato dai tre ministeri coinvolti, Sviluppo Economico, Ambiente e Politiche Agricole, e che regolerà gli incentivi è infatti stato ritagliato sul modello del Conto Ener-gia per la rinnovabili, con un’importante azione nor-mativa anche per l’efficienza energetica nelle Pub-bliche Amministrazioni.

RINNOVABILI TERMICHE

FOTO: PAOLO BALISTRERI

Uno strumento, si legge nella nota governativa, fondamentale “per il raggiungimento e il superamento degli obiettivi ambientali europei al 2020”, che darà un forte impulso alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili (riscaldamento a biomassa, pompe di calore, solare termico e solar cooling) e a tutto un setto-re imprenditoriale in forte espansione, e accelererà in aggiunta i “progetti di riqualificazione energetica degli edifici pubblici”. Le stime presentate ipotizzano un risparmio di 15,88 Mtep al 2020, pari al 90% dell'obiettivo sulle rinnovabili termiche e al 9% di quello sul risparmio energetico. L’incentivazione ha un tetto di spesa annua, che verrà rivisto dopo due anni dall’entrata in vigo-re del decreto, fissato a 700 milioni di euro per i privati e 200 per

MICHELE DI SCHINO

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Un sistema di incentivazione sia per il pubblico che per il privato.

il pubblico e saranno incentivati prevalentemente, per quanto riguarda le fonti termiche, interventi di piccole dimensioni, per usi domestici e piccole aziende, con una copertura media del 40% dell’investimento in 2 anni (5 anni per gli interventi più onerosi). L’incentivazione per l’effi-cienza energetica, in aggiunta a quella per le fonti termiche, sarà inve-ce riservata alle sole Pubbliche Amministrazioni, a compensazione del fatto che queste non possono accedere al meccanismo delle detrazioni del 55% e riguarderà interventi di isolamento termico di superfici opa-che delimitanti il volume climatizzato (5 anni), sostituzione di chiusure trasparenti comprensive di infissi delimitanti il volume climatizzato (5 an-ni), sostituzione di impianti di climatizzazione invernale esistenti con im-pianti utilizzanti generatori di calore a condensazione (5 anni) e installa-zione di sistemi di schermatura e/o ombreggiamento di chiusure traspa-renti (5 anni). Gli interventi incentivabili, sia per le Pubbliche amministra-zioni che per i privati, relativi a impianti di piccole dimensioni per la pro-

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La politica energetica del Governo riceve apprezzamenti condivisi in merito al decreto sulle rinnovabili termiche.

duzione di energia termica o a sistemi ad alta efficienza riguarderanno invece la sostituzione di impianti di climatizzazione invernale con im-pianti utilizzanti pompe di calore, elettriche o a gas, anche geotermiche (2 anni se la potenza termica utile nominale è minore o uguale a 35 kW, 5 anni se è superiore a 35 kW e inferiore o uguale a 500 kW), quella di impianti di climatizzazione invernale o di riscaldamento di serre con im-pianti a biomassa (ugualmente 2 o 5 anni) e di scaldacqua elettrici con scaldacqua a pompa di calore (2 anni), così come l’installazione di col-lettori solari termici, anche abbinati al solar cooling (2 anni se la superfi-cie solare lorda è minore o uguale a 50 mq, 5 anni se è superiore a 50 mq e inferiore o uguale a 700 mq). Le risorse necessarie alle incentiva-zioni saranno prelevate dalle bollette del gas, con un onere in bolletta stimato al 2020 pari a circa il 2% del costo del metro cubo di gas natu-rale, per un totale di spesa annua pari a 879 milioni di euro.  

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C'è un fil rouge, la crisi economica, è un altro filo, verde. Quello della green economy. Insieme fanno una trama complessa, che vede il 23,6% delle im-prese italiane puntare sulla green economy per uscire dalla crisi. È quanto emerge dal Rapporto GreenItaly 2012 che Fondazione Symbola e Union-camere hanno presentato a Roma.

GREEN ITALY 2012

FOTO: MAURO AMATI

Mettendo in luce come, nonostante la crisi – e forse proprio per combatterla – le aziende italiane abbiano deciso di puntare su questo filo verde e dinamico, che attraversa, innova e rende più competitivi tutti i settori della nostra economia, compresi quelli più maturi e tradizionali.Dalla chimica alla farmaceutica, dall'arre-do all’high tech, passando per l’agroalimentare, l’industria tessi-le, edilizia, la meccanica, l’elettronica e i servizi. I settori interes-sati da questa “conversione” al green sono estremamente varie-gati. Una delle peculiarità dell'economia verde made in Italy, co-me emerge dal rapporto, sta proprio nella riconversione in chia-ve ecosostenibile anche dei comparti tradizionali dell’industria italiana di punta. Una fetta ancora ridotta – questo 23,6% - ma di grande importanza. In primo luogo perché si tratta di imprese del settore industriale e del terziario che tra il 2009 e il 2012 hanno investito o investiranno in tecnologie e prodotti green. E soprattut-to perché questa fetta e questo modus operandi hanno riflessi positivi sulla creazione di nuova occupazione: basti pensare che circa il 30% delle assunzioni non stagionali programmate dalle imprese del settore privato per il 2012 riguardano le figure profes-sionali legate proprio alla sostenibilità. 30% cui va aggiunto un altro 8,2%, quello relativo cioè alle assunzioni programmate non

MARTA BONUCCI

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stagionali. Che in numeri fa oltre 241 mila assunti ascrivibili ad imprese che credono nella green economy. E in tempi bui come quelli attuali, non può che essere una buona notizia. Non solo. Questo 23,6% di aziende che hanno investito in tecnologie verdi, sono anche quelle che possono vantare la maggiore propensione all’innovazione: il 37,9% di queste imprese hanno cioè introdotto innovazioni di prodotto o di servizio nel 2011, contro il 18,3% delle imprese che non investono green. E le stesse che spiccano per propensione all’export: il 37,4% delle imprese green vanta pre-senze sui mercati esteri, contro il 22,2% delle im-prese che non investono nell’ambiente.La green Italy, insomma, è una rivoluzione verde che attra-versa il Bel paese da Nord a Sud. Le prime dieci posizioni della classifica regionale per diffusione delle imprese che investono in tecnologie green sono occupate, infatti, da quattro regioni setten-trionali e sei del Centro-Sud. “Per far ripartire il paese non basta fronteggiare la crisi”, ha spie-

gao nel corso della presentazione del rapporto GreenItaly 2012 il presidente della Fondazione Symbola, Ermete Realacci. “Serve una visione in grado di mobilitare le migliori energie per affron-tare le sfide del futuro. È necessario difendere la coesione sociale non lasciando indietro nessuno, e scommettere sull’innovazione, sulla conoscen-za, sull’identità dei territori: su una green eco-nomy tricolore che incrocia la vocazione italiana alla qualità e si lega alla forza del made in Italy. È necessario cambiare partendo dai talenti dell’Ita-lia che c’è. Per uscire dalla crisi e trovare il suo spazio nel mondo che cambia, insomma, l’Italia deve fare l’Italia”.  

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Non è stato soltanto il centro del dibattito nella re-cente edizione di Ecomodo: il waste management, la gestione dei rifiuti, è sempre di più il core busi-ness di moltissime aziende, private e municipaliz-zate, con un legame a doppio filo con le politiche ambientali e lo sviluppo di settori della green eco-nomy. I dati 2011 della piattaforma CONAI (il Con-sorzio Nazionale Imballaggi, che associa 1.466.888 di imprese attive nel settore, tra produt-tori e utilizzatori) sono lì a confermarlo:

INDUSTRIA DEL RICICLO

FOTO: MAURO AMATI

Nel 2011 in Italia è stato recuperato il 73,7% dei rifiuti da imbal-laggio in acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro, equiva-lente a 8.596.000 tonnellate recuperate su 11.657.000 tonnellate immesse al consumo, un aumento del 22% rispetto al 2010, un salto in avanti importante rispetto al 1998, quando solamente un imballaggio su 3 veniva avviato a recupero (33,2%), mentre oggi la filiera del riciclo ne interessa all’incirca 3 su 4, superando gli obiettivi previsti dalla normativa europea del 2008 in ogni singolo materiale impiegato. Il riciclo dell'acciaio e dell'alluminio ha rag-giunto rispettivamente il 75,8 e il 60,7% contro un obiettivo del 50, quello della carta e del vetro il 79,5 e il 68,1% a fronte di un obiettivo del 60, la plastica è attestata al 35,9% (obiettivo del 26) e il legno, infine, ha raggiunto il 55,2%, a fronte del 35 richiesto dall’Europa, con previsioni che confermano il trend positivo: 11,48 milioni di tonnellate di imballaggi immessi al consumo nel 2012, 11,55 milioni il prossimo anno e 11,73 milioni nel 2014. La quantità destinata al riciclo dovrebbe invece passare da 7,49 mi-lioni di tonnellate nel 2012 a 7,6 nel 2013 e a 7,75 milioni nel 2014. Un campo, quello del recupero, sempre più remunerativo, con un fatturato complessivo dell'industria del riciclo degli imbal-laggi in acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro, con rela-

FRANCESCA LEONARDI

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tivo indotto, stimato da Althesys nel 2011 in 9,5 miliardi di euro (erano stati 8,8 nel 2010), di cui 2,2 miliardi relativi all'indotto del sistema CONAI e 7,3 miliardi di euro fatturati dall'industria del rici-clo. Prima industria della green economy? Sem-brerebbe proprio di sì, poiché il volume d’affari del riciclo degli imballaggi è più del doppio del settore eolico italiano e oltre il 60% di quello foto-voltaico, per un valore della produzione dell'indot-to e dell'industria del riciclo pari allo 0,61% del Pil nel 2011. Anche da un punto di vista occupa-zionale i dati sono tutti in costante crescita, con

100.000 addetti del settore della gestione dei ri-fiuti (dato Istat), di cui oltre 36.000 nel solo com-parto della raccolta e del riciclo dei rifiuti di im-ballaggio. Ultimi, ma non certo per importanza, i benefici economici, quantificabili in 11,1 miliardi di euro, e ambientali di questi ultimi 15 anni per tutto il Paese, in cui si sono evitate emissioni di CO2 per complessivi 74 milioni di tonnellate.  

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Lo studio è dell’Epia (European photovoltaic indu-stry association) e pone subito una premessa: ser-vono adeguate politiche di sostegno all’industria del fotovoltaico. Il risultato? Il 25% della domanda elettrica europea nel settore residenziale coperto nel 2030 dall’energia prodotta dal sole, il 12% già nel 2020. “Connecting the sun: solar photovoltaics on the road to large scale grid integration” è stato presentato a Bruxelles lo scorso 17 ottobre e pre-vede anche scenari meno positivi per il futuro.

NEL 2030 IL 25% DA RINNOVABILI

FOTO: VALERIA DI SCHINO

Senza adeguate politiche di incentivazione e sostegno, infatti, il fotovoltaico potrà arrivare a fornire, su scala europea, solo l’8% di elettricità nel 2020 e il 15% nel 2030. A favorire un nuovo boom del fotovoltaico si aggiungerebbero anche il calo dei costi per l’installazione e i materiali. In 10 anni, i costi dei pannelli sono scesi dai 20.000 euro per 3 Kilowatt ai 6.000 di adesso. Senza dover passare necessariamente dalla produzione asiatica. Epia calcola che, nel segmento residenziale, ogni watt fotovoltaico in-stallato costa ad oggi 2,31 euro: tra 10 anni si potrebbe scende-re a 1,30 euro. Capitolo incentivi: viene citato proprio il caso ita-liano: “In Italia il fotovoltaico copre già il 5% della domanda di energia elettrica e oltre il 10% della domanda di picco”.

MICHELE DI SCHINO

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Come si fa a cambiare? Qual è il primo passo ver-so la “retta via”? Sono le domande che devono es-sersi posti in Commissione europea quando han-no deciso di trasformare la sostenibilità da sempli-ce termine di uso comune a realtà. Dopo il vertice internazionale delle Nazioni Unite Rio+20, che si è tenuto a giugno, l'Esecutivo comunitario ha deciso di rimboccarsi le maniche e mettere in moto una strategia europea per lo sviluppo sostenibile.

SONDAGGIO UE

FOTO: MICHELE DI SCHINO

Che parte, come in molti casi avviene per le strategie Ue, dalla raccolta di idee e pareri. Da qui la consultazione pubblica lancia-ta a fine ottobre: un maxisondaggio via internet per permettere ai cittadini, agli stakeholders, alle associazioni, alle imprese e alle pubbliche amministrazioni di esprimersi sul tema della sostenibili-tà ambientale. Disponibile sul sito della commissione, la consulta-zione online rimarrà aperta fino al 15 gennaio 2013. Dopodiché i risultati verranno inclusi in una comunicazione della Commissio-ne europea sul seguito da dare al vertice di Rio, che verrà elabo-rata entro il primo trimestre del prossimo anno. ''Rio+20 non è so-lo un'ennesima conferenza, ma un invito forte e chiaro ad agire per garantire un futuro sostenibile a livello mondiale, una richie-

MARTA BONUCCI

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L’Unione Europea lancia un sondaggio sulla sostenibilità ambientale e la qualità della vita.

sta di cambiamento per migliorare e mantenere la nostra qualità di vita nel rispetto dei limiti dell'unico Pianeta che condividiamo'', ha spiegato il commissario Ue all'ambiente Janez Potocnik. ''Rio+20 ha dato l'impul-so", prosegue Potocnik, "ora spetta a noi far diventare realtà lo sviluppo sostenibile in ogni angolo del pianeta. Vogliamo invitare tutti a parteci-pare al dibattito sulle misure concrete che devono essere adottate''. Cinque gli assi principali intorno cui si raccolgono informazioni e pareri: indicare le politiche per un'economia verde che sia inclusiva; stabilire i settori prioritari di azione, fra cui lotta alla povertà, energia pulita, agri-coltura sostenibile; definire chiaramente gli obiettivi che si intendono raggiungere e i mezzi per centrarli; rafforzare il quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile nel quadro del programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (Unep). 

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Dal 7 al 10 novembre addetti ai lavori, buyer e cen-tinaia di visitatori si incontreranno per discutere di recupero di materia ed energia, sviluppo sostenibi-le, per gli Stati Generali dell’Ambiente e visitare mi-gliaia di kmq di esposizione. Tutto questo sarà Ecomondo 2012, l’appuntamento annuale di Rimi-ni Fiera, che ha registrato lo scorso anno cifre re-cord quanto a presenze (75.980, +16% rispetto al 2010; 75.000 mq dedicati agli spazi espositivi; 1.200 aziende, solo per citare alcuni dati).

ECOMONDO 2O12

FOTO: VALERIA DI SCHINO

E quest’anno si presenta con un fiore all’occhiello in più: essere stato scelto dal Ministro dell’Ambiente Clini come sede dei primi Stati Generali dell’Ambiente, dal 7 all’8 novembre, che presente-rà il “Programma Nazionale per lo sviluppo della Green Eco-nomy”, frutto del lavoro di 39 organizzazioni di imprese coordina-te dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile. Sarà invece la città il centro dell’evento, con il ciclo completo del rifiuto vero core busi-ness, grande protagonista per pratiche e tecnologie innovative e la città sostenibile distribuita in 6000 mq, con quattro quartieri ur-bani ricreati e caratterizzati ciascuno da un materiale simbolo. La filiera del rifiuto è declinata nei sei spazi espositivi dedicati al Trat-tamento Rifiuti, Riciclaggio e Servizi, Raccolta e Trasporto, Inerti: Trattamento e Recupero, Bonifiche, Acqua e Aria, il quadro più completo oggi delle tecnologie e delle pratiche dedicate al recu-pero e allo smaltimento dei rifiuti.La “Città Sostenibile” invece, promossa in collaborazione con eAmbiente, torna a Ecomondo come vetrina delle Pubbliche Amministrazioni con le aziende pro-tagoniste presentate e raccolte nei settori Building (progettazio-ne, revamping, interior habitat), Rifiuti (filiera, riuso), Energia (pro-duzione, risparmio, accumulo), Mobilità (biofuel, zero emissioni, logistica, qualità dell´aria, car sharing/pooling), Social-Education

FRANCESCA LEONARDI

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Ecomondo è stata quest’anno la sede degli Stati Generali dell’Ambiente.

(Interculturale, corsi di progettazione, di formazione con attestati e cre-diti), Comunicazione (ICT, indicatori) e Tempo libero (aree verdi, cibo a Km zero, luoghi di aggregazione), a conferma della globalità e totalità dell’idea di smart-city, di città intelligente nei servizi all’utenza e nei con-sumi. Al taglio del nastro, mercoledì 7, verrà inoltre presentato il più grande impianto fotovoltaico d’Italia, integrato e innovativo, realizzato da Green Utility a copertura del polo fieristico, un impianto di 4.332 kWp di potenza installato sulla superficie di 100.000 mq di copertura dei padiglioni con 33.296 pannelli fotovoltaici in silicio amorfo, che ren-derà quello di Rimini Fiera il primo quartiere autosufficiente per quanto riguarda il fabbisogno di energia elettrica.  

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FOTO: PAOLO BALISTRERI