Notiziario_ottobre_2010

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Notiziario ottobre 2010

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Direttore ResponsabileFelice Bongiorno

Registrazione:Tribunale di CataniaN. 15 dell’11-04-2008

RedazioneFelice Bongiorno (coordinatore redazionale)Edoardo CutuliDomenico LuvaràMarcello MazzeoAntonino Rubino

CollaboratoriVittorio CastiglioneDomenico PaternòSalvatore SpitaleAndrea StranoAntonio Villari

Direzione e redazioneVia Del Bosco, 71 - 95125 CataniaTel. 095 336369Fax 095 339720E-mail: [email protected] web: www.sdbsicilia.org

Stampa digitaleScuola Grafica SalesianaCatania-Barriera

SS oo mm mm aa rr ii oo

Messaggio del Rettor Maggiore pag. 1

Lettera dell’Ispettore » 3

Il Papa a Palermo » 6

Formazione » 8

Pastorale Giovanile » 11

Anim. missionaria e vocaz. » 15

Associazioni » 19

Famiglia Salesiana » 21

Momenti di famiglia » 28

Dalle case salesiane » 29

Guardando altrove » 50

Da ricordare » 56

In copertinaIl Papa a Palermo.

Foto: © Osservatore Romano.

EditorialeHa avuto inizio un nuovo anno scolastico e un

nuovo anno formativo per le variegate attività dei no-stri oratori e centri giovanili che vedono impegnatidocenti, giovani e famiglie, per un momento di cre-scita in sapienza e umanità, saggezza e vita cristia-na.

Una particolare attenzione va posta sull’educa-zione che prende l’intero arco della vita e che, comeamava dire Don Bosco, è questione di cuore.

Nei discorsi di Benedetto XVI e nei documentipastorali dei vescovi italiani grande è il rilievo dato atutto il mondo dell’educazione con le sue preoccu-panti emergenze educative e con le inesauribili ric-chezze che vengono dalla grazia del Redentore edalla tradizione del nostro fondatore.

Insegnare, professione tra le più nobili, serve afar crescere gli uomini del domani, e vive della spe-ranza di chi semina con larghezza fiducioso nel rac-colto futuro.

Occorre oggi pensare ad alcune sfide, che stan-no tanto a cuore ai giovani e che diventano spessooggetto di preoccupazioni e gioie. Il riferimento è agliideali che si coltivano, al gusto della vita che si fa sa-pienza tra le difficoltà delle sofferenze, come la per-dita del lavoro dei genitori, la mancanza di prospet-tive una volta usciti dalla formazione scolastica, pro-fessionale e universitaria.

Occorre pensare alle potenzialità comunicativeche hanno i giovani d’oggi come Facebook, Twitter enel contempo il saper gestire la capacità di solitudi-ne anche nelle scelte che la vita presenta loro.

“Occorrono maestri – ricorda don Gianni Mazza-li alla Convention Insegnanti formatori del 9 ottobrea Catania – che introducano alla realtà totale. Edu-care significa aprire l’uomo alla realtà, a ciò che stafuori, ma anche dentro di se. Vivere vuol dire stabili-re rapporti con ciò che ci alimenta, che ci fa essere.Noi siamo costituiti da un cuore che vuole essere so-stenuto a stare di fronte al dramma della vita”.

Da questo percorso prende vita quella che sichiama libertà, che fa emergere dentro il cuore deiragazzi il desiderio di non cancellare il bisogno di chiè radicalmente Altro. Dio.

Buon lavoro.

In questo numero, gli ultimi due inserti dei viag-gi di Don Rua in Sicilia curati da don Salvatore Spi-tale.

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1Insieme

PPrreesseennttaazziioonnee ddeellllaa SSttrreennnnaa 22001111

Un dato sto-rico, confermatoda tutti i quattroevangelisti, èche, sin dall’ini-zio della sua atti-vità evangelizza-trice (cf. Mc1,14-15), Gesùchiamò alcuni aseguirlo (cf. Mc1,16-20). Questisuoi primi disce-poli divennerocosì «compagni

per tutto il tempo in cui il Signore Gesù havissuto fra noi, cominciando dal battesimodi Giovanni fino al giorno in cui è stato dimezzo a noi assunto in cielo» (At 1,21-22).

Evangelizzazione e vo-cazione sono così due ele-menti inseparabili. Anzi,criterio di autenticità diuna buona evangelizzazio-ne è la sua capacità di susci-tare vocazioni, di maturareprogetti di vita evangelica,di coinvolgere interamentela persona di coloro che so-no evangelizzati, sino a renderli discepoli edapostoli.

Dopo la Strenna del 2010, “Signore, vo-gliamo vedere Gesù”, sull’urgenza di evan-gelizzare, faccio un accorato appello alla Fa-miglia Salesiana a sentire l’urgenza, llaa nneecceess--ssiittàà ddii ccoonnvvooccaarree.

Cari fratelli e sorelle, membri tutti dellaFamiglia Salesiana, vi invito perciò ad essereper i giovani vere guide spirituali, comeGiovanni Battista che addita Gesù ai suoidiscepoli dicendo loro: “Ecco l’Agnello diDio!” (Gv 1,36), in modo che essi possanoandargli dietro, al punto che Gesù renden-dosi conto che lo seguono si rivolge diretta-mente a loro con la domanda: “Che cerca-

te?” ed essi, presi dal desiderio di conoscerein profondità chi sia questo Gesù, gli do-mandano: “Rabbi, dove abiti?” (Gv 1,38), edEgli li invita a fare una esperienza di convi-venza con lui: “Venite e vedrete”. Qualcosadi immensamente bello essi avranno speri-mentato dal momento in cui “andarono, vi-dero dove abitava e rimasero con lui” (Gv1,39).

EEccccoo llaa ssttrraaddaa ppeeddaaggooggiiccaa ddaa ppeerrccoorrrreerree:

11.. RRiittoorrnnaarree aa DDoonn BBoossccoo

Fare nostra la sua esperienza a Valdoc-co, che crea un ambiente di familiarità, diforte valenza spirituale, di impegno aposto-lico ed accompagnamento spirituale, soste-nuto da un intenso amore alla Chiesa e almondo.

Manifestare la bellezza, l’attualità e lavarietà della nostra vocazione salesiana: una

vita consegnata interamen-te a Dio al servizio dei gio-vani vale la pena di esserevissuta.

Vivere la propria vitaed aiutare a capire la vitadegli altri come vocazionee missione. Il tutto comeun grande dono vissutonella centralità di Dio, nel-

la fraternità tra i consacrati e nella dedizioneai più poveri e bisognosi.

MMeessssaaggggiioo ddeell RReettttoorr MMaaggggiioorree

SSttrreennnnaa 22001111:: ““VVeenniittee ee vveeddrreettee””

«Ecco l’Agnello di Dio! …

Che cercate? …

Rabbi, dove abiti? …

Venite e vedrete»

(Gv 1,36-39)

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22.. PPeerr ddiivveennttaarree DDoonn BBoossccooppeerr ii ggiioovvaannii ddii ooggggii

Essere consapevoli e rendere palese lacentralità dei consacrati nella realizzazionedella missione salesiana. Questa è stata laconvinzione e l’esperienza di Don Bosco.

Creare, come a Valdocco, una culturavocazionale, caratterizzata dalla ricerca delsenso della vita, nell’orizzonte della trascen-denza, sostenuta e sospinta da valori pro-fondi, con carattere di progettualità, versouna cultura della fraternità e della solidarie-tà.

Assicurare l’accompagnamento attraver-so la qualità della vita personale, l’educazio-ne all’amore e alla castità, la responsabilitàverso la storia, l’iniziazione alla preghiera,l’impegno apostolico.

Fare del Movimento Giovanile Salesia-no un luogo privilegiato per un cammino didiscernimento vocazionale: in esso i giovanisperimentano e manifestano come una cor-rente di comunione attorno alla persona diDon Bosco e ai valori della sua pedagogia edella Spiritualità Giovanile Salesiana, svilup-pano il volontariato e maturano progetti di vi-ta.

Roma, 31 maggio 2010.

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Strenna 2011: Un appelloper le vocazioni

La Strenna del Rettor Maggioreper il 2011 sarà un accorato appelloalla Famiglia Salesiana a sentire l’ur-genza, la necessità di convocare e diproporre ai giovani la vocazione sale-siana. “Ecco l’Agnello di Dio! … Checercate? … Rabbi, dove abiti? … Veni-te e vedrete” (Gv 1,36-39) è slogandel prossimo messaggio del succes-sore di Don Bosco.

Come da qualche anno è consue-tudine, in apertura della sessioneplenaria estiva del Consiglio Genera-le, Don Pa-scual Chá-vez ha pre-sentato uf-ficialmenteil tema del-la Strennaper il pros-simo anno.Come giàannunciatoin alcunecircostan-ze, il temadella Stren-na 2011 sa-rà sulla vo-cazione. Un invito, dice Don Chávez,a “essere per i giovani vere guide spi-rituali, come Giovanni Battista cheaddita Gesù ai suoi discepoli dicendoloro: “Ecco l’Agnello di Dio!” (Gv1,36)”.

L’evangelizzazione e la vocazionesono due elementi inseparabili. Lacapacità di suscitare vocazioni, comespecifica lo stesso Rettor Maggiore è“criterio di autenticità di una buonaevangelizzazione è la sua capacità disuscitare vocazioni”. Tale continuitàsarà un ulteriore stimolo a non consi-derare conclusi i cammini e gli impe-gni suscitati con la Strenna 2010:“Signore, vogliamo vedere Gesù - Aimitazione di Don Rua, come discepo-li autentici e apostoli appassionatiportiamo il Vangelo ai giovani”.

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LLeetttteerraa ddeellll’’IIssppeettttoorree

RRaaccccoonnttaannddoo DDoonn RRuuaa......

Catania, 14 ottobre 2010

Cari Confratelli ed Amici, il nuovo nume-ro di “Insieme” mi offre la possibilità di ri-prendere il dialogo con ciascuno di voi e di au-gurarvi un anno di lavoro sereno e contraddi-stinto da significative realizzazioni per la co-

mune missio-ne salesiana.Sentiamo an-cora l’eco fortedella visita delPapa nella no-stra Sicilia e ilmessaggiochiaro e forteche egli ha ri-volto a tutta lasocietà e allachiesa di Sici-

lia, con uno sguardo tutto particolare alle fa-miglie e ai giovani. Ci sentiamo direttamentecoinvolti nella sfida di annunciare Gesù Sal-vatore ai giovani di oggi e soprattutto di sal-vaguardare e difendere l’istituzione familiare,coinvolgendo i genitori nella missione di edu-cazione e di evangelizzazione dei loro figli. Viraccomando in particolare le iniziative che ca-ratterizzano quest’anno sociale nell’accompa-gnare i giovani all’incontro con Gesù e nelguidare le coppie di sposi a sentirsi correspon-sabili nella missione educativa e pastorale.Dopo aver presentato Don Bosco Fondatore,nell’anno di don Rua vi introduco alla sua fi-gura condividendo con voi alcuni spunti inte-ressanti.

11.. LLaa ssaannttiittàà vveerraa èè sseemmpprree oorriiggiinnaallee

Vorrei illustrare questo primo aspettofacendo diretto riferimento a due biografi.Don Ceria verso la fine della sua biografia,dedica il capitolo 44° ad un bilancio del-l’opera e della figura di don Rua e al para-grafo “Don Rua e don Bosco” scrive tra l’al-tro:

“Dopo il fin qui detto guardiamoci dalcorrere nel doppio errore di credere che donRua non avesse una personalità propria e chevolesse costringere la Congregazione all’im-mobilità delle montagne, per tema di scostar-si d’un pollice dalle linee di don Bosco” (E.Ceria, Vita del Servo di Dio don MicheleRua, pag. 568). In modo vivace e pittorico,quasi con stile impressionistico scrive donLarco, alla conclusione della sua breve bio-grafia nel capitoletto “I due volti di una stes-sa santità”: “Il giudizio che definisce don Ruaun altro don Bosco non eccelle per esattezza.Il Signore non lavora in serie, specie quandocrea i santi. Don Rua è anch’egli una parolad’amore irrepetibile, che Iddio ha proferitoper l’umanità.

Don Bosco scende da Dio verso gli uomi-ni sorridente; don Rua dagli uomini sale ver-so Dio assorto. Il Fondatore aveva tutte le do-ti del grande attore: il suo volto avrebbe fattola fortuna del video. In don Rua, invece, il fi-sico costituiva un semplice legame che tenevaunita al mondo la sua grande anima.

La santità di don Bosco era quella deigiorni festivi, la santità di don Rua, invece,era quella dei giorni feriali. Tutti e due vive-vano intensamente l’intero mistero pasquale,ma sul volto di don Rua risplendeva di più ilVenerdì Santo, mentre su quello di don Boscorisplendeva meglio la luce del mattino di Re-surrezione.

Il Fondatore potrebbe paragonarsi ad unastatua perfettamente levigata; il Successore,invece, ad una statua, non meno artistica, incui però siano troppo evidenti i colpi di sgor-bia; nel padre, infatti, la mortificazione è bencelata, nel figlio, invece, è proclamata da quelviso di anacoreta. Don Bosco suscita irresisti-bilmente simpatia, don Rua incontra incondi-zionata ammirazione. Don Bosco è il Beetho-ven, insuperabile compositore; Don Rua ilToscanini, incomparabile esecutore. Se c’è pe-rò una virtù, in cui i lineamenti del figlio ri-

“Se avessi dieci don Rua andrei alla conquista del mondo” (D. Bosco)

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presentano fedelmente quellidel Padre, questa è la bontà”

(A. Larco, Don Rua a servizio dell’amore,pag. 118).

Anche il Card. Carlo Salotti ribadisce inun suo discorso commemorativo: “Chel’uno e l’altro dei due campioni abbiano avu-to un temperamento ed un carattere alquantodiverso è vero. Don Bosco più dolce, più ama-bile, più festoso. Don Rua più serio, più gra-ve, più riserbato… In Don Bosco l’originalità,la genialità e l’ardimento campeggiavano intutte le sue creazioni. Don Rua si attenne al-le vie comuni, pur mostrando nelle sue impre-se un intuito fine, una comprensione mirabi-le e un criterio straordinario che fecero anchedi lui una figura eccezionale” (citato in DonRua vivo, pag. 70).

La determinazione a vivere con don Bo-sco, senza condizioni con tutte le conse-guenze di fatica e di responsabilità, definiscel’originalità di don Rua, che era costante-mente disposto a pagare di persona, ad assu-mersi un ennesimo incarico, a farsi da parte,a stare nell’ombra. “Senza dire che lo stile didon Bosco nei confronti di don Rua è stato co-stantemente tale da far dire al suo biografoEugenio Ceria, che don Bosco sembrava nonavesse il minimo riguardo per i pesi che donRua già aveva. La carica di lavoro che donRua ebbe da compiere con don Bosco nei pri-

mi anni dell’Oratorio fu semplicemente in-credibile. E poi non si può dimenticare che idue avevano temperamenti diversissimi. DonBosco aveva il temperamento del capo, del-l’organizzatore, dell’iniziatore: era ardito, au-dace, focoso, battagliero. Don Rua invece erapiuttosto timido, riservato, cauto, preoccupa-to dell’imprevisto. Tanto che qualche voltanon mancarono tra di loro, specialmente a ri-guardo di questioni economiche, diversità divedute, si pure immediatamente appianatedall’obbedienza assoluta e incondizionata didon Rua” (G. Gozzelino, in don Rua vivo,pag. 105).

Gli storici non dubitano nel definiredon Rua il confondatore, specialmente nelmettere in evidenza come, dopo l’impulsocarismatico iniziale, era urgente strutturarein modo efficiente l’organismo vivo e anco-ra fragile della congregazione. C’era chipensava che, morto don Bosco, i Salesiani sisarebbe fusi con un’altra congregazione.Don Rua, grazie alle sue capacità straordina-rie e al suo ritmo di lavoro, consentì al cari-sma di consolidarsi e poi di espandersi nellachiesa e nel mondo. Le fondazioni durante ilRettorato di don Rua si svilupparono nei se-guenti paesi: Svizzera (1889), Colombia(1890), Belgio, Algeria, Palestina (1891),Messico (1892), Portogallo, Venezuela e Pe-rù (1894), Austria, Tunisia e Boliva (1895),

é Valdocco 1896.

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del suo carattere. Vi è una radice cristologi-ca in questi atteggiamenti che furono di donRua, espressa nella frase evangelica: “La miadottrina non è mia, ma di Colui che mi hamandato” (Gv 7,16). Tale tratto della fisio-nomia spirituale di don Rua parla diretta-mente alla nostra identità di salesiani oggi,chiamati a trasmettere verità e doni che nonci appartengono, ma che abbiamo il compi-to di vivere e di trasmettere. “La dignità deldiscepolo dipende dalla sapienza del Maestro.L’imitazione del discepolo non è più passività,né servilità; è fermento, è perfezione (cfr.1Cor 4,16). La capacità dell’allievo di svilup-pare la propria personalità, deriva infatti daquell’arte astrattiva propria del precettore, laquale appunto si chiama educazione, arte cheguida l’espansione logica, ma libera e origina-le, delle qualità virtuali dell’allievo. Vogliamodire che le virtù, di cui don Rua ci è modelloe di cui la Chiesa ha fatto titolo per la sua bea-tificazione, sono ancora quelle evangelichedegli umili aderenti alla scuola profetica dellasantità: degli umili ai quali sono rivelati i mi-steri più alti della divinità e umanità (cfr. Mt11,25)” (Paolo VI, Omelia della beatificazio-ne di don Rua, 29 ottobre 1972).

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Egitto, Sudafrica, Paraguay (1896), El Salva-dor, Stati Uniti (1897), Antille, Polonia,(1898), Turchia (1903), India, Cina (1906),Mozambico (1907).

Nel 1888 don Bosco morendo lasciava64 case fondate e 768 salesiani. Alla mortedi don Rua, avvenuta 22 anni dopo, le casefondate erano 341 e i salesiani quasi 4000!

“Don Bosco fece di don Rua il confonda-tore, la metà di ogni impresa sociale e spiri-tuale: non metà per scissione, ma una metàsolidale, nel tutto e in ogni sua parte, in unasintonia spirituale che intesseva tra le dueanime un mai interrotto colloquio misti-co…Don Rua non fu solo il braccio destro didon Bosco, ma – come ebbe a ribadire DonCagliero – fu anche io suo occhio, la sua men-te, il suo cuore” (Sen. Giuseppe Alessi, Com-memorazione di don Rua, 29 ottobre 1972).

Mi piace concludere questo primo para-grafo, facendo riferimento ad alcune espres-sioni che sono state applicate specificamen-te a don Rua, in particolare il suo “fare a me-tà” con don Bosco sempre e in tutto e l’esse-re stato, come afferma un suo biografo “lacopia vivente di don Bosco. Tali espressioniesprimono in modo efficace la vicinanza, lacostante prossimità di don Rua a don Bosco,non nel senso che don Rua si sia svestito del-la sua personalità, del suo temperamento,

Ingresso al Noviziato

Il 7 Settembre hanno fatto il loro ingresso al Noviziato di Genzano i prenovizi Al-berto Anzalone e Dario Spinella. Essi si sono ritrovati ad iniziare l’esperienza di Noviziato con altri 15 giovani pro-venienti dall’Ispettoria Meridionale, della ICC, della Croazia, dell’Ungheria, dellaSpagna e dell’Irlanda.Accompagniamoli con la nostra preghiera ed il nostro affetto.

Prima Professione

L’8 Settembre nella basilica del S. Cuore di Roma ha fatto la Prima Professioneil Novizio Alfredo Calderoni di Biancavilla.È stato un momento di grande solennità condiviso con tutti coloro che sono ve-nuti per vivere insieme a tutti i giovani novizi la loro offerta al Signore per il ser-vizio dei giovani.Alla conclusione del cammino di Noviziato raggiungere questo obiettivo è sem-pre un fatto estremamente importante per i Neo Professi ma anche per tutti noi,in quanto vediamo con gioia che il Signore continua a fare della CongregazioneSalesiana uno strumento di Salvezza per i giovani di oggi.

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IIll PPaappaa aa PPaalleerrmmoo

PPaalleerrmmoo aaccccoogglliiee BBeenneeddeettttoo XXVVIITre giorni intensi, quelli dall’1 al 3 di ot-

tobre, che hanno visto una chiesa attenta al-le difficoltà dei ragazzi del nostro tempo,l’intera società e soprattutto le difficoltà chesi vivono in una “terra di ideali e di contrad-dizioni”. La visita a Palermo di BenedettoXVI, nel segno della speranza e della rina-scita, rappresenta un invito a perseverarenella lotta contro la mafia, ogni egoismo e acontinuare il lungo cammino che tutta laChiesa siciliana ha intrapreso da tre anni, uncammino di fede e di speranza.

“Vi sono vicino, non abbiate paura”. Èl’appello accorato del Papa ai siciliani radu-nati al Foro Italico per partecipare alla S.Messa.

“Sono qui – ha sottolineato il Papa – perdarvi un forte incoraggiamento a non averpaura a testimoniare i valori cristiani e a nonrassegnarvi al male”. […] “La tentazionedello scoraggiamento, della rassegnazioneviene a chi è debole nella fede, a chi confon-de il male con il bene, a chi pensa che da-vanti al male, spesso profondo, non ci sianulla da fare”. “Chi è saldamente fondatosulla fede, chi ha piena fiducia in Dio e vivenella Chiesa – ha ribadito il Papa – è capace

di portare la forzadirompente delVangelo”.

Ad accogliere ilPapa alle 9.15, al-l'aeroporto Falco-ne-Borsellino diPalermo, l'arcive-scovo Paolo Ro-meo, il ministrodella Giustizia An-gelino Alfano, ilpresidente del Se-nato Renato Schi-fani, il presidentedella Regione sici-liana Raffaele Lom-bardo e il sindacopalermitano DiegoCammarata.

MMoommeennttii ddeellllaa vviissiittaa

– Foro italico

Il saluto di benvenuto dell’Arcivescovodi Palermo: «Beatissimo Padre, sono davan-ti a Lei migliaia di famiglie che, pur vivendoun contesto socio-culturale che mette allaprova il compimento di questo splendidoprogetto di vita voluto dal Creatore, si sfor-

zano di far circolare amore nelle “piccolechiese domestiche”, contribuendo così a co-struire il tessuto di quella civiltà che Dionon cessa di sognare per l’uomo, ma la cuirealizzazione è confidata alla risposta gene-rosa di ogni persona».

Benedetto XVI, rivolgendosi ai fedeli,durante la Celebrazione Eucaristica, non ha

ignorato i problemi più scottanti che attana-gliano la città e l’intera Sicilia: mancanza dilavoro, incertezza per il futuro, sofferenza fi-sica e morale, criminalità organizzata.

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“Ci si deve vergognare – ribadisce il Pa-pa – del male, di ciò che offende Dio, di ciòche offende l’uomo; ci si deve vergognaredel male che si arreca alla Comunità civile ereligiosa con azioni che non amano venirealla luce”.

Accorato è risuonato il suo appello:“Popolo di Sicilia guarda con speranza

al tuo futuro. Fà emergere in tutta la sua lu-ce il bene che vuoi, che cerchi e che hai. Vi-vi con coraggio i valori del Vangelo per farrisplendere la luce del bene. Con la forza diDio tutto è possibile”.

– Incontro con il clero e i religiosi

«Chi è saldamente fondato sulla fede, –ricorda il Papa ai religiosi – chi ha piena fi-ducia in Dio e vive nella Chiesa è capace di

portare la forza dirompente del Vangelo». IlPapa indica come esempio le figure dei San-ti e delle Sante fioriti in tutti i secoli a Paler-mo e in tutta la Sicilia. Cita le grandi protet-trici della tradizione: Rosalia a Palermo,Agata a Catania, Lucia a Siracusa. E indicaquello di «laici e sacerdoti di oggi a voi bennoti, come ad esempio, don Pino Puglisi».

– Incontro con i giovani e le famiglie

Ai giovani il Papa indica come «splendi-de testimonianze di giovani» le figure diChiara Badano, elevata all’onore degli altarida pochi giorni, della beata Pina Suriano,

delle venerabili Maria Carmelina Leone eMaria Magro, dei servi di Dio Rosario Liva-tino e Mario Giuseppe Restivo.

«Non cedete – esorta – alle suggestionidella mafia, che è una strada di morte, in-compatibile con il Vangelo, come tante vol-te i vostri vescovi hanno detto e dicono!».

– Tappa a Capaci

Un gesto, simbolico e non previsto, cheil Papa vuole compiere prima di lasciarel’isola: un momento di preghiera davanti al-la stele che a Capaci ricorda le vittime deltragico attentato contro il giudice GiovanniFalcone e la sua scorta.

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EEPPrreeppaarraazziioonnee aallllaa pprrooffeessssiioonnee ppeerrppeettuuaa

SSuuii ppaassssii ddii DDoonn BBoossccoo ppeerrccoonnoosscceerree iill ddoonnoo ddeellllaapprrooffeessssiioonnee ppeerrppeettuuaa

Anche quest’anno, dal 17 al 22 agosto, siè svolta a Torino la terza fase formativa delcorso in preparazione della professione per-petua. I relatori del corso sono stati donFranco Lotto e don Felice Terriaca, due ex-maestri di noviziato che con la loro sapienzaed esperienza ci hanno introdotto alla risco-perta, non solo dei luoghi di origine del no-stro carisma salesiano, ma soprattutto a ri-trovare le motivazioni e l’entusiasmo inizialidella chiamata di speciale consacrazione cheil Signore ha rivolto a ciascuno dei parteci-panti. È stato un immergersi nelle acquesorgive della nostra vocazione per seguireCristo più da vicino, sulle orme tracciate daS. Giovanni Bosco.

I temi trattati dai relatori sono stati: 1)Don Bosco, profondamente uomo, profon-damente uomo di Dio; 2) Don Bosco e loSpirito Salesiano letti nella cappella Pinardi;3) La predilezione per i giovani e il carisma

educativo: “Da mihi animas”; 4) La propo-sta di santità salesiana; 5) Poveri e povertà:“Il caetera tolle”.

I due maestri, alternandosi nell’esposi-zione dei temi, hanno sottolineato l’impor-tanza della dimensione umana nel camminodi santità a cui si è chiamati, perché alla ba-se della vita salesiana deve esserci un uomopienamente tale, a cui la consacrazione reli-giosa dà particolare pienezza, forza e signifi-catività. Sulla scia della personalità di donBosco, noi salesiani siamo chiamati a ricono-scere i doni che Dio ci ha dato, per scoprirein noi i segni della somiglianza con colui checi ha creati a sua “immagine”. Al tempostesso siamo chiamati a riconoscere consemplicità e verità i limiti, le fragilità, con-vinti che il Signore ci ama così come siamo,per farci diventare come vuole lui, attraver-so un sereno lavoro di maturazione e di pu-rificazione.

La cappella Pinardi con isuoi affreschi è diventata unlibro in cui era possibile leg-gere la storia spirituale didon Bosco. Così la croce, ilquadro del risorto, il mosai-co sotto l’altare ci parlavanodella centralità di Cristo nel-la vita di don Bosco. L’arcodei sacramenti, il tabernaco-lo, i simboli degli strumentidi martirio degli apostolisotto l’altare, testimoniava-no, i due pilastri del sistemaeducativo (l’eucarestia e laconfessione) e il senso diChiesa in don Bosco.

I relatori si sono soffer-mati sulla carità pastoraleponendo l’accento sulla pre-dilezione per i giovani pove-

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EEri e abbandonati. Questa predilezione deriva da Dio, quale sorgente e causa di tutto. L’amo-re del prossimo è il metro sicuro per misurare il nostro amore per Dio. Perciò non sarà au-tentica una dedizione ai giovani che non proceda dall’amore di Dio; ma sarà ugualmente cer-to che non ci sarà per noi vero amore di Dio che prescinda dalla predilezione per la gioven-tù, in particolare quella bisognosa. Di conseguenza, si fa per noi necessario il cammino di san-tità ripartendo da don Bosco, il quale ha saputo coniugare, facendoli coincidere, la santitàpersonale con la santificazione dei giovani. In questo cammino di santità don Franco e donFelice hanno evidenziato un aspetto precipuo della vita consacrata: la povertà evangelica. Ilconsumismo e la ricerca delle comodità generano individualismo e indeboliscono lo slanciopastorale. La nostra ascesa è in vista dell’azione apostolica. Nel nostro spirito salesiano la po-vertà si esprime nel lavoro e nella temperanza, ma anche nell’austerità, semplicità ed essen-zialità di vita.

Alla fine del corso ognuno di noi ha avuto chiara la percezione che il Signore ci ha fattoun grande dono, quello di averci chiamato a “stare con Lui”, sull’esempio di S. Giovanni Bo-sco, ma questo tesoro è custodito in vasi di creta sorretti dalla grazia di Dio che non dobbia-mo mai smettere di chiedere.

GGaaeettaannoo MMaarriinnoo

Gli esercizi spirituali del quinquen-nio, itineranti, che si sono svolti dal 17al 22 Agosto a Torino Valdocco – An-necy – Ars sul tema “L’identità sacer-dotale alla luce dei grandi modelli”,predicati da don Morand Wirth, hannorappresentato una tappa importanteper la formazione dei quinquennistiche hanno potuto confrontarsi con fi-gure di rilievo come Don Bosco, DonRua, San Francesco di Sales e Giovan-ni Maria Vianney.

L’esperienza è stata abbastanza in-teressante, intensa e alquanto faticosaper i continui spostamenti che abbiamodovuto effettuare. Ma la fatica è stataampiamente compensata dalla grande competenza del predicatore, dal fascino dei luoghi sa-lesiani che ci hanno dato la possibilità di rivisitare il cuore del nostro carisma, dalla bellezzaanche paesaggistica di Annecy che ci ha condotti alle radici del carisma, dal grande richiamoche Ars ha rappresentato durante l’anno sacerdotale.

Chiamati al sacerdozio, abbiamo riflettuto sulla grandezza di questa chiamata ma, con-temporaneamente, sulla sua semplicità: la presenza e la testimonianza di una santità che siesprime nel ministero soprattutto tramite i due sacramenti della riconciliazione e dell’eucari-stia e nel contatto quotidiano e caritatevole con la gente.

DDoonn AAnnttoonneelllloo BBoonnaasseerraa

TToorriinnoo--VVaallddooccccoo

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EEssppeerriieennzzaa ddii ccoommuunniioonneeee ddii ccoonnvviivviiaalliittàà

Come da tradizione anche quest’anno igiovani confratelli dopo le rispettive espe-rienze di apostolato estivo, si sono dati ap-puntamento per vivere alcuni momenti difraternità all’insegna della condivisioneumana e spirituale. L’incontro ha avuto ini-zio il 4 settembre scorso e si è prolungatoper i successivi due giorni, in una strutturad’accoglienza della diocesi di Ragusa, preci-samente a Canicarao, frazione di Comiso. Asostenerci è stata la persona del nostro Vica-rio ispettoriale don Antonino Rubino, cheha preferito i momenti della CelebrazioneEucaristica e della liturgia delle ore per at-tenzionare il discorso formativo.

Durante il campo vi sono state tre con-ferenze tenute rispettivamente da don Mar-cello Mazzeo (Incaricato ispettoriale dellaPastorale Giovanile), da don Domenico Lu-varà (incaricato ispettoriale della PastoraleVocazionale e Missionaria) e da don FrancoDi Natale (direttore della comunità dei teo-logi del S. Tommaso in Messina). La primaconferenza ha avuto per tema la frase cheGesù rivolge ai suoi discepoli, la quale rac-chiude le linee guida della proposta pastora-le per il nuovo anno, vale a dire: “Venite eVedrete!”. Essa esprime l’impegno a ricon-siderare la nostra attività apostolica che, suinvito del Rettor Maggiore don PascualChávez Villanueva, deve essere meno prote-sa verso una “Pastorale dell’Intrattenimen-to”, quanto piuttosto slanciata verso una“Pastorale della Fede”, grazie alla quale l’in-dividuo può riscoprire la dimensione delDivino nella propria esistenza. Il secondointervento ci ha fatto riflettere sulla dimen-sione missionaria che ogni battezzato è chia-mato a vivere. Difatti, l’esperienza estiva cheha condotto in terra Malgascia l’incaricatoinsieme ad altri giovani, è stata per noi con-fratelli in formazione la chiara prova dellozelo che la congregazione ha nei confronti ditutti quei giovani che, si trovano bisognosi

di affetto, di pane e di lavoro. Il terzo inter-vento ha avuto per tema “Lettura educativadell’esperienza pastorale estiva”, con espli-citi rimandi alla personale esperienza forma-tiva e pastorale di don Franco, oltre che auno studio scientifico sulla situazione attua-le dell’Italia giovanile, condotto dal confra-tello Mario Pollo. L’intervento è stato ap-prezzato per la personale testimonianza divita e per i diversi consigli offerti in base al-le problematiche giovanili che sono emersedal confronto.

Non sono mancati di certo i momenti diriposo. Fra questi ricordiamo la visita seralea Comiso con la relativa degustazione delgelato. L’invito a pranzo ricevuto dai fami-liari di Don Franco che ci hanno dato mododi sperimentare l’affetto fraterno e la caloro-sa accoglienza, accompagnata dalla degusta-zione di un menù a base di svariati salumi,intingoli e formaggi ragusani. La visita allacittà di Modica che ha visto protagonisti lemeraviglie architettoniche del barocco sici-liano, l’assaggio del cioccolato modicano, ela testimonianza dei familiari di Nino Ba-glieri (consacrato laico della famiglia salesia-na), che ha saputo donare la propria vita disofferenza in riscatto per i giovani lontani daDio.

Il campo si è concluso con un momentodi verifica comunitaria che ha avuto comeoggetto le esperienze apostoliche fatte nellesingole case durante il periodo estivo. Posi-tivi sono stati i pareri che hanno accompa-gnato la condivisione, come la bellezza dellavita comunitaria e il rapporto con i confra-telli che hanno lasciato un esempio positivonella nostra mente e nel nostro cuore. Sicu-ramente ciascuno di noi è ritornato nelleproprie comunità formative con un più vivoentusiasmo e una più viva risposta generosaai problemi che attanagliano i giovani delnostro tempo.

EEnnrriiccoo FFrruusstteerrii CChhiiaacccchhiieerraa

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DDiiaarriioo ddii BBoorrddoo ddeellllaa PPGG““SSppeecciiaallee EEssttaattee 22001100””

Siamo giunti alla fine di una bella e lun-ga estate, vissuta all’insegna di moltepliciesperienze di formazione, spiritualità, fra-ternità e servizio.

Gli impegni dell’estate 2010 sono anda-ti crescendo in quantità e qualità.

La stagione estiva, dal punto di vistaispettoriale, ha visto il suo inizio con il cam-po ragazzi svoltosi alla playa di Catania dal14 al 16 giugno. Un’ottantina di ragazzi dal-la V elementare alla II media si sono ritrova-ti insieme per fare un’esperienza di forma-zione e spiritualità ispirandosi alla figura diMosè che ha accompagnato il percorso for-mativo dei partecipanti.

E mentre in tutti i nostri oratori si svol-gevano i numerosi e vivaci GREST, gli ani-matori dei nostri oratori si sono ritrovatinelle varie zone per approfondire la figuradi don Rua, modello di ogni animatore sale-siano, attraverso un itinerario multimedialeche dai primi incontri con don Bosco arriva-va ad accompagnare i partecipanti a matura-re nella sequela di don Bosco per tutta la vi-ta. Nella zona di Palermo si sono ritrovati 80animatori, nella zona di Trapani 90, 200 nel-la zona del centro sicilia, a Messina 100, 260a Catania e 110 nella zona di Ragusa.

Tra la fine di luglio emetà agosto, concluso ilgrest, gli sforzi pastorali sisono orientati ai campi dilavoro, questa estate sonostate realizzate 4 esperien-ze: a Palermo Santa Chiara15 animatori hanno presta-to il loro servizio di anima-zione verso i bambini del-l’asilo e dell’oratorio e sisono occupati di alcuni la-vori di manutenzione dellastruttura; a Riesi altri 15animatori si sono occupatidel microgrest con i bambi-

ni, delle attività dell’oratorio, dell’animazio-ne di alcune serate per tutti i giovani delpaese e ad alcuni lavori manuali pressol’oratorio e il campo sportivo; a Gela unatrentina di giovani si sono dedicati adun’esperienza di forte spiritualità all’insegnadello slogan “un sogno che continua conme”, al lavoro manuale in campagna e al la-voro di muratura, oltre che di cucina; a Ca-tania Librino un gruppetto di giovani si so-no dedicati all’animazione delle attività esti-ve presso il centro delle Figlie di Maria Au-siliatrice. In tutti questi campi di lavoro unruolo molto importante era affidato alla vitacomunitaria e al discernimento vocazionale.Un altro campo di lavoro è stato realizzatoin Madagascar da una decina di giovani che,dopo il percorso di formazione della scuoladi mondialità, hanno dedicato un mese del-la loro vita al servizio dei propri fratelli afri-cani.

Tra fine agosto e i primi di settembre so-no stati realizzati i tradizionali campi di for-mazione per animatori; un campo per i ra-gazzi del biennio centrato sulla conoscenzadi se e sulle relazioni con gli altri e uno perquelli del triennio attraverso un percorso diformazione sul tema della morale cristiana. I

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200 partecipanti hanno vissuto insieme,condividendo momenti di preghiera, di la-boratori e di fraternità.

E per salutare l’estate e dare il “ben tor-nato” agli impegni scolastici, un centinaio diragazzi della II e III media si sono incontra-ti alla playa per un campo di formazione in-centrato sull’imitazione dell’itinerario spiri-tuale compiuto da Mosè.

L’ultima attività estiva, anche se ormai ascuola iniziata, è stata la partecipazione all’-Harambée nazionale svoltosi a Torino dal 24al 26 settembre. 55 giovani della nostraispettoria hanno raggiunto i luoghi delle ori-gini del carisma salesiano per approfondirela figura di don Bosco e di Domenico Savioe vivere la bellissima esperienza missionariadell’ascolto e del confronto con giovani, sa-lesiani e suore che sono stati durante l’esta-te nei paesi in via di sviluppo. Ma il momen-to più solenne è stata la celebrazione eucari-stica nella basilica di Valdocco, durante laquale il rettor maggiore e la madre generalehanno consegnato il crocifisso missionarioad una sessantina di missionari consacrati elaici che tra qualche giorno partiranno peralcuni anni o in maniera definitiva per lavo-rare nei paesi in via di sviluppo.

Forum Educatori 2010

Giorno 19 settembre si è svolto al-l’Istituto “Maria Ausiliatrice” di Cata-nia il Forum Educatori dell’IspettoriaSalesiana Sicula, un’occasione ormaidiventata annuale di incontro e con-fronto per più di 500 educatori cheoperano negli oratori, nelle parrocchiee nelle comunità alloggio: animatori digruppo, catechisti, educatori delle co-munità alloggio, allenatori, dirigentidelle associazioni, famiglie. Ambiti di-versi e unico spirito, quello dell’educa-zione secondo il carisma di don Boscoche accomuna tutti.

La mattina si è aperta, dopo unmomento di preghiera iniziale, con lapresentazione della proposta pastora-le dell’anno: il Rettor Maggiore ciesorta secondo l’evangelico “Venite evedrete” a seguire il Signore da vici-no. Don Marcello Mazzeo, delegatoper la Pastorale Giovanile dell’Ispetto-ria, ha commentato la proposta, invi-tando ciascuno dei presenti ad educa-re secondo il cuore di Dio, tenendo fis-so lo sguardo su di Lui e puntandosempre al bene degli altri.

Dopo questo momento c’è stato ilfulcro di tutta la giornata, la Celebra-zione Eucaristica presieduta dal-l’Ispettore don Gianni Mazzali.

Dopo pranzo l’assemblea si è divi-sa in vari laboratori, secondo l’ambitopastorale di appartenenza: animatoridi gruppo (don Domenico Luvarà, donMarcello Mazzeo), catechisti (donFranco Di Natale, sr Anna Aleo), alle-natori (Gianni Bella, don Enzo Timpa-no), famiglie (don Gianni Mazzali),educatori di comunità alloggio (sr Giu-sy Fortuna), dirigenti delle associazio-ni (sr Rosetta Calì). In ciascun labora-torio, con tagli differenti, sono stateaffrontate tematiche inerenti l’ambitod’appartenenza; attraverso attivitàstimolanti, ciascun partecipante hatratto preziosi suggerimenti e accorgi-menti da riportare negli ambienti diprovenienza, per migliorare i camminidi formazione.

La giornata, arricchita da momen-ti di festa e fraternità, si è conclusacon l’affidamento a Maria e con la pre-sentazione degli appuntamenti di que-sto nuovo anno pastorale.

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11aa CCoonnvveennttiioonn rreeggiioonnaallee ppeerrddoocceennttii ee ffoorrmmaattoorrii ddeellllee ssccuuoollee eeddeeii CCFFPP ssaalleessiiaannii

“La missione salesiana nella scuola e nel-la formazione professionale” è stato il temadella 1a convention regionale per Docenti eFormatori svoltasi a Catania presso l’IstitutoMaria Ausiliatrice, il 9 ottobre u.s. e che havisto una numerosa partecipazione (circa600 tra docenti della scuola e formatori deicentri di formazione professionale salesia-ni).

L’incontro è stato una prima risposta al-l’esigenza di formazione, nata dalle comuni-tà educanti, circa la preparazione di quantihanno in mano l’educazione dei giovani.Già molto è stato fatto in tal senso attraver-so, non solo la formazione locale, ma anchemediante incontri formativi realizzati dalleAssociazioni regionali CIOFS-FP e CIOFS-Scuola, CNOS-FAP, CNOS-Scuola.

In questi processi formativi la Conven-tion occupa un posto rilevante per la parte-cipazione congiunta di tutti i docenti e for-matori delle comunità delle Figlie di MariaAusiliatrice (FMA) e dei Salesiani (SDB) e,soprattutto, perché essa costituisce il puntodi partenza per l’elaborazione congiunta diun piano di formazione unitario.

Interessanti gli interven-ti dei Superiori regionalidelle due CongregazioniReligiose: Don Gianni Maz-zali e Suor Anna Razionale,i quali hanno approfonditoil tema: “Missione salesiananella scuola e nella forma-zione professionale: corre-sponsabilità, professionalitàe testimonianza”.

Don Mazzali ha sottoli-neato l’importanza, nell’at-tuale contesto socio-cultu-rale, del coraggio di educarei giovani nella scuola e nellaformazione professionale. E

perché l’educazione sia efficace è necessarioun’insegnante che non sia solo un professio-nista o un facilitatore ma un maestro cheaiuti l’allievo ad aprirsi alla realtà che stafuori e dentro di sé per orientare ed indica-re direttive di vita che corrispondono allecapacità e alle caratteristiche personali del-l’allievo. L’insegnante, quindi, è guida auto-revole e discreta che accompagna la crescitacon esperienze molteplici, che costruiscarapporti di amicizia nel rispetto dei ruoli edelle funzioni, che sappia orientare vocazio-nalmente. Questo suppone, però, l’esistenzadi una comunità educante. “Un’educazionearmonica ed integrale – ha dichiarato lostesso – postula una comunità, una pluralitàdi identità, di interventi, di riferimenti. Sen-za una ambiente comunitario ed aperto sa-rebbe impossibile educare alla libertà!”

Anche Suor Anna Razionale nel suo in-tervento ha delineato l’identità della scuola,del centro di formazione professionale e del-l’educatore in un tempo di frammentarietà edisorientamento. Due gli elementi che pos-sono garantire il futuro della scuola salesia-na: la chiarezza della sua identità e della mis-

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EE sione educativa-evangelizzatrice ela qualità del servi-zio educativo cheoffre. Di conse-guenza la scuola sa-lesiana “non è unluogo – ha afferma-to Suor Anna – do-ve si convive ed ap-prende, bensì unambiente, un climadove tutte le perso-ne possano cresce-re integralmente esviluppare il pro-prio progetto di vi-ta; va oltre i concetti e promuove l’esperien-za di uno stile di vita, di un nuovo modo diapprendere e di costruire la società in defi-nitiva, non educa per se stessa, ma per la vi-ta, dando concretezza e realtà “agli onesticittadini e buoni cristiani” che Don Bosco ciha lasciato come missione carismatica”. Daqui emerge un profilo di educatore che sifonda su quattro assi: la persona, il profes-sionista, il cristiano e il salesiano. Un’identi-tà che non è già data ma un processo di cre-scita da vivere, un quadro di riferimentoideale verso cui incamminarsi.

Nel pomeriggio i partecipanti hanno

partecipato aiworkshop sui te-mi che caratte-rizzano la missione salesiana: teologica-ec-clesiale, educativa-pastorale, carismatica,di-dattica-disciplinare, etico-sociale. Da questeriflessioni sono emerse indicazioni utili perl’elaborazione di un progetto formativo uni-tario per i docenti e formatori e, soprattutto,è emersa con chiarezza la consapevolezzache educare è una chiamata a servire il pro-getto più alto che si possa immaginare: for-mare la persona, far crescere credenti.

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é L’Ispettrice Sr. A. Razionalee l’Ispettore Don G. Mazzali.

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La stagione appena trascorsa è stata pertanti giovani della nostra ispettoria un’estatetutta missionaria. Ormai da molti anni simoltiplicano le esperienze e i campi di grup-pi giovanili che si recano, durante l’estate,per un periodo più o meno breve, presso lenostre comunità missionarie locali o all’este-ro per vivere un momento intenso di forma-zione personale al volontariato cristiano me-diante la presenza e la condivisione dello sti-le di vita dei missionari e della gente del po-sto.

Chi fa questa esperienza non ha comeprimo scopo quello di fare qualcosa, ma diessere presente come portatore di un mododi vivere, da uomo che infonde speranza al-le persone che avranno modo di contattarlo.È un’esperienza che deve essere vissuta co-me esperienza di fede, di lavoro, di povertà,di comunione, di serietà morale, di promo-zione umana e di evangelizzazione. Inoltre,è un’esperienza che mira a dare una svoltadecisiva alla propria vita nel versante dell’es-senzialità e dell’impegno che dura tutta lavita. È, in definitiva, un fatto vocazionaleperché conduce il giovane ad un’opzione re-sponsabile sulla linea del servizio: la capaci-tà di gratuità e donazione, di relazione e dia-logo, di collaborazione e condivisione.

Ebbene, quest’anno sono state tre leesperienze estive vissute dai nostri giovani:l’Oratorio Santa Chiara di Palermo, la setti-mana di Educazione alla Mondialità (EAM)tra Romania e Moldavia e l’esperienza inMadagascar. Riportiamo sinteticamente trerisonanze dei protagonisti che hanno vissu-to personalmente le diverse esperienze.

Agata Bonaccorsi (CT) afferma: «È sor-prendente vedere come siamo andati a SantaChiara con il voler dare tanto, e come siamotornati con un bagaglio carico di ricchezze,grazie all’aver assaporato la bellezza di unavita autentica donata ai più deboli e bisogno-si. Trascorrere il nostro periodo a fianco ai sa-lesiani ed ai loro collaboratori, ci ha fattocomprendere la gioia di vivere a servizio deglialtri, anche quando le difficoltà sembrano in-sormontabili».

ErminiaScaglia (PA),che ha partecipato alla settimanaEAM, dichiara: «Il tema quest’annoè stato: “Viaggio ai confini dell’Euro-pa. Uno sconosciuto alla porta”, tito-lo pregnante di significato. Il VIS miha dato l’opportunità di dialogarecon operatori, missionari, ministridell’Infanzia e della Famiglia, volon-tari, assistenti sociali e soprattuttocon loro, i protagonisti assoluti: i

AAnniimmaazziioonnee MMiissssiioonnaarriiaa -- VVIISS

EEssttaattee MMiissssiioonnaarriiaa

é Gruppo VIS Santa Chiara.

ç Transilvania - EAM Brasov.

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EE bambini […]. Diceva il genio rumenodi Mircea Eliade: “La vita si vive primaed io scrivo quello che ho vissuto”, ditutto ciò non avrei mai potuto saperedalla televisione; dei luoghi aristocrati-ci della Transilvania, del florido turi-smo balneare di Costanza, degli im-mensi territori ricoperti di girasoli, del-le silenziose chiese ortodosse dipinte,non avrei saputo scrivere senza sconfi-nare nel buonismo che spesso pervade ibenpensanti, senza aver visto tutto ciòlo sconosciuto alla mia porta sarebbeper me rimasto tale».

Ed infine Giovanni Calapaj (ME), che ha vissuto l’esperienza di unmese in Madagascar, asserisce: «Sulle orme di Cristo, missionario del Padre, percorrendo lestrade e i sentieri che portano al cuore degli uomini ed al loro desiderio infinito di felicità. L’an-nunzio della Buona Novella a chi ancora dopo duemila anni di Dio vede solo le spalle o una im-magine deformata, ci chiama in quanto battezzati, a scelte radicali e gioiose».

Queste brevi considerazioni c’incoraggiano a continuare con entusiasmo l’animazionemissionaria tra i nostri giovani; auspichiamo che tanti di loro possano vivere queste esperien-ze estive che hanno come scopo non tanto quello di una pura curiosità o di un utile appro-fondimento sociologico o antropologico, quanto piuttosto di riprogettare la propria vita inuna dimensione di solidarietà mondiale per divenire Educatori alla Mondialità e/o operatoridi cambiamento sociale e politico.

DDoonn DDoommeenniiccoo LLuuvvaarràà

é Gruppo Madagascar.

HHaarraammbbèèee 22001100Dal 25 al 26 settembre 2010 si è svolta,

con la partecipazione di oltre 400 giovani, la21esima edizione dell’Harambèe, parolaswahili che significa “incontro festoso”, eproprio questo è stato il clima con cui è sta-to accolto il numeroso gruppo partito dallaSicilia, a Torino già dal giorno precedenteper un pellegrinaggio sui luoghi di Don Bo-sco e Domenico Savio.

La manifestazione, promossa e organiz-zata dai Salesiani e dal VIS, si è aperta saba-to 25 settembre presso il Colle Don Bosco,dove i giovani dopo un primo momento diaccoglienza allietato da giochi e musica, sisono riuniti nella Basilica Superiore per unbreve, ma intenso, momento di preghiera. Ilpomeriggio è continuato nel teatro dove igruppi, che questa estate hanno svoltoun’esperienza missionaria all’estero, hanno

presentato la loro esperienza attraverso vi-deo, foto e testimonianze.

Divisi in sottogruppi i partecipanti si so-no potuti confrontare raccontando le lororispettive esperienze e mettendo in comunedubbi e speranze, sogni e aspettative; lagiornata si è poi conclusa con la preghieradel Rosario missionario preparato e guidatodall’Ispettoria Sicula, a cui ha fatto seguitola buona notte della Madre Generale, SuorYvonne Reungoat.. Dal Colle ci siamo spo-stati a Valdocco dove il Rettor Maggiore,Don Pascual Chávez, ha presentato i missio-nari, consacrati e laici, in procinto di partireper le missioni. Alla conferenza ha fatto se-guito la celebrazione Eucaristica svoltasinella Basilica di Maria Ausiliatrice, durantela quale è stata celebrata la 141° spedizionemissionaria, con la consegna del Crocifisso

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ai missionari in partenza, tracui la nostra Valentina Maz-zeo, giovane laureata in me-dicina e animatrice dell’ora-torio FMA di Canalicchio, daanni impegnata nelle attivitàregionali di Pastorale Giova-nile. Valentina che era giàstata in Argentina perun’esperienza estiva, partiràa fine ottobre per trascorrereun anno in Madagascar dovemetterà al servizio della dio-cesi di Ambanja non solo lesue qualità umane ma anchela sua professionalità di me-dico. Per noi giovani delgruppo siciliano è stato molto significativo e toccante poter ac-compagnare Valentina in un momento tanto importante del suo percorso e continueremo astarle accanto, per quanto possibile, anche da qui.

DDoonnyy SSaappiieennzzaa

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é Harambée - Foto di gruppo.

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AAvvvviioo IIttiinneerraarrii VVooccaazziioonnaallee GGRRUno degli interventi principali dell’Ani-

mazione Vocazionale (AV) che l’Ispettoria siè prefissata nell’ambito della programma-zione annuale (cfr. agenda ispettoriale, p.23)è quello dell’applicazione e l’animazione de-gli itinerari vocazionali GR (GR Leader, GR

Ado, GR Discerni-mento - “Decidersiper la vita” e GRScelta) secondo iltesto “…Darei lavita. Verso un pro-getto d’AnimazioneVocazionale dellaRegione Italia - Me-dio Oriente”.

Questi itinerarivocazionali ispetto-riali si collocanonel cuore della Pa-storale Giovanile

(PG), rivolti alla scoperta da parte dei giova-ni del progetto che il Signore ha su ciascunodi loro. Sarebbe meglio dire che tutta la PGè pensata, attuata e verificata in vista di que-sta meta: accompagnare ogni giovane nelcammino di disponibilità ad occupare il po-sto che il Signore gli assegna nella costruzio-ne del Regno. Gli iittiinneerraarrii ddii AAVV ssoonnoo iill vveerr--ttiiccee ddii ttuuttttaa llaa PPGG iinn ttuuttttee llee ssuuee eesspprreessssiioo--nnii,, nessuna esclusa: dall’animazione dei mo-menti ricreativi alle scelte esplicite di evan-gelizzazione. TTuuttttoo èè oorriieennttaattoo aa ffaarr mmaattuurraa--rree nneeii ggiioovvaannii,, aaddeessiioonnii cchhee ssoonnoo vviittaallii,, ddiittuuttttaa llaa vviittaa..

Il marchio GR (Gruppo Ricerca), infat-ti, permette di individuare l’orizzonte in cuisi pone la proposta e fa sì che tutto, destina-tari, forme ed ambiente, contribuisca allapresa in cura di questa dimensione della vi-ta spirituale. Inoltre, la scelta del segno GRè utile a due categorie diverse di persone: in-

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EE nanzitutto, agli educatori per definire i de-stinatari, le aspettative e le condizioni dellapartecipazione; per i ragazzi ed i giovani in-vece esso è garanzia della continuità e dellacoerenza del cammino.

I contenuti dei percorsi si articolano se-condo un movimento a spirale che ritornasugli argomenti approfondendoli ogni voltain modo sempre più preciso; essi riguardanola vita umana, cristiana e salesiana; si svilup-pano gradualmente aiutando a maturare nelragazzo la propria adesione a Cristo nellostile salesiano (cfr. “Darei la vita”. Verso unprogetto..., pp. 53-68).

Si auspica davvero che l’avvio di questiitinerari GR possano contribuire a creare

vera cultura vocazionale all’interno della no-stra pastorale giovanile e delle nostre comu-nità. La nostra certezza è che il Signore del-la messe non farà mancare alla Chiesa ope-rai per la sua messe. Anzi, se la speranza èfondata non sulle nostre previsioni e sui no-stri calcoli, che spesso la storia passata haprovveduto a smentire, ma “sulla Tua paro-la”, allora possiamo e vogliamo credere inuna rinnovata fioritura vocazionale per laChiesa e la Congregazione Salesiana.

Spero che ogni educatore legga “…Dareila vita” con calma. I ragazzi ed i giovani peri quali spendiamo ogni giorno la nostra vitaci chiedono questa attenzione.

DDoonn DDoommeenniiccoo LLuuvvaarràà

Notizie dal campo animatori

Un campo animatori. Un’esperienza normale nella nostra ispettoria, e inve-ce quest’anno non è stato così come del resto non lo è mai. Ogni esperienza èparticolare, unica per chi la fa. Così è stato per i circa duecento giovani prove-nienti dalle due ispettorie fma ed sdb di sicilia. Gli animatori migliori delle no-stre opere divisi in due gruppi, campo biennio e triennio scuola superiore, dal31 agosto al 3 settembre hanno avuto modo di fare un’esperienza di crescita abase di momenti di formazione umana, spirituale e tecnica. Guidati da dueequipe composte da sdb, fma e giovani animatori, hanno vissuto per tre gior-ni facendo un’esperienza forte di salesianità.

Il tema dominante degli incontri è stato la strenna del Rettor Maggiore “Ve-nite e vedrete”. Ma adesso più che fare la cronistoria è meglio farci raccontareda loro quello che hanno vissuto: “Non è facile descrivere le emozioni che miha trasmesso questo campo... La fatica c’era ma ciò che tutti avvertivamo erauna grande gioia di stare insieme! È stato fantastico ritrovarsi tutti lì, o alme-no chi fortunatamente ne ha avuto la possibilità, persone accomunate da stes-si interessi e da una gran voglia di vivere insieme 4 giorni “diversi”, un avvio amigliorarsi, durante i quali ognuno di noi ha imparato qualcosa, ha conosciutonuova gente, fantastica aggiungerei... qualcuno ha imparato persino a cono-scere meglio se stesso, magari, perchè no, anche mettendosi in gioco. Ringra-zio tutti per questa magnifica esperienza... sicuramente da rifare, altre 10,100, 1000 volte!!!”. Queste e tante altre ancora le impressioni che mi sono ar-rivate” (Anna da Barcellona).

“Allora... esperienza indimenticabile... bella gente, bell’equipe soprattuttocoinvolgente... troppa formazione ma educativa, forse poco tempo dedicato ailaboratori ma non credo sia stato un problema” (Simona da Pedara).

“Un esperienza molto bella e significativa che mi ha fatto scoprire tanti va-lori” (Stefano da Trapani).

Queste le loro impressioni riguardo a un’esperienza che non hanno vissutocome una delle tante ma come un momento per crescere secondo il cuore didon Bosco.

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Gent.mi confratelli interessati allo Sport salesiano nelle nostreOpere, come già presentato ampiamente nella programmazioneispettoriale di PG e indicate nell’agenda pastorale di quest’anno apagina 27, diamo il via alle attività formative per allenatori e diri-genti sportivi che vivono all’interno delle nostre Opere SDB, so-prattutto negli Oratori e nelle nostre Scuole.

Gli obiettivi che ci guidano ad intraprendere questo rinnovatoimpegno per lo Sport hanno un unico scopo: quello di poter soste-nere nei fatti tutti quei giovani del MGS che intraprendono la loro azione formatrice nei con-fronti dei ragazzi, adolescenti e giovani, che affollano i nostri cortili e che chiedono di potergiocare in maniera organizzata o attraverso le PGS o mediante le federazioni sportive varie.A loro noi salesiani vogliamo donare la nostra attenzione educativa attraverso il rapporto per-sonale ma soprattutto attraverso la qualificazione salesiana dei loro animatori e dirigenti.

Ecco perché, insieme a Don Marcello, abbiamo pensato bene di sostenervi mediante al-cune iniziative ZONALI miranti la formazione degli allenatori e dei dirigenti.

Gli incontri che già trovate in programma nell’agenda a pagina 27 sono i seguenti:

1144--1111--22001100: 1° Incontro di formazione zonale dei dirigenti sportivi delle Opere SDB (Zona CL-Gela);

2288--1111--22001100: 1° Incontro di formazione zonale dei dirigenti sportivi delle Opere SDB (Zona Catania);

1122--1122--22001100: 1° Incontro di formazione zonale dei dirigenti sportivi delle Opere SDB (Zona Palermo);

2200--0022--22001111: 2° Incontro di formazione zonale dei dirigenti sportivi delle Opere SDB (Zona Catania);

2255//2277--0022--22001111: Corso regionale PGS per i dirigenti di I/II livello (Ragusa);

0066--0033--22001111: 2° Incontro di formazione zonale dei dirigenti sportivi delle Opere SDB (Zona CL-Gela);

1133--0033--22001111: 2° Incontro di formazione zonale dei dirigenti sportivi delle Opere SDB (Zona Palermo).

I contenuti degli incontri e le equipes formatrici vi saranno comunicati al più presto.

SSaacc.. EEddooaarrddoo CCuuttuullii

La Corsa dei Santi - Roma, 1° novembre 2010

Il Comitato regionale Pgs sarà presente a Roma alla Corsa dei Santi 2010,evento promosso dalla “Fondazione Don Bosco nel Mondo” in collaborazione conCNOS SPORT, con una propria delegazione dal 30/10 al 1/11/2010.

Il percorso della stracittadina si snoda all’interno del centro storico di Romae ha finalità benefica. In questa terza edizione lo slogan sarà: “Haiti chiama -per ricostruire”.

Sono previste il 30-31 ottobre diverse iniziative culturali e turistiche: duemusical di gruppi giovanili di cui uno su Don Bosco; un’anteprima del film “Lu-ce verticale” di Salvatore Presti sul magistrato Rosario Livatino ucciso dalla ma-fia nel 1990; la festa spettacolo “Dolcetti & filmetti”; l’Eucarestia presieduta dalRettor Maggiore dei Salesiani e due itinerari turistici.

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Vari giovani dei CGS di Sicilia, hannosvolto il loro raduno annuale di formazioneper giovani appartenenti alle nostre Associa-zioni dei CGS nei locali della nostra operadi Taormina nei giorni dal 3 al 6 luglio 2010.

Il tema del campo “Oltre la comunica-zione un’esperienza di vita” desiderava faracquisire aigiovani lacapacità disaper legge-re il linguag-gio cinema-tografico, di-stinguendo-ne i variaspetti tecni-ci e contenu-tistici edinoltre a sa-per valoriz-zare il terri-torio circo-stante, attra-verso le riprese a Taormina (vicoli, strade,monumenti, culture e tradizioni del luogo,valorizzazione dei prodotti tipici del luogo).

L’esperienza interessante è stata guidatada Aldo Cultrera, Presidente Regionale dei

CGS di Sicilia ed Armando Bellocchi, presi-dente del CGS “Life” di Biancavilla (CT).

Armando Bellocchi, attraverso un ormaicollaudato metodo di apprendimento, hacondotto egregiamente i giovani dall’idea-zione e l’elaborazione della scenografia finoalla realizzazione dei costumi, del trucco e

degli oggettinecessariper la mes-sinscena.

Nel cor-so del Cam-po CGS, sisono susse-guiti: la mes-sa in attodelle tecni-che delle ri-prese, quelledi montag-gio e di dop-piaggio.

Al ter-mine del Campo, i giovani, attori principalidi tutto, sono riusciti a produrre un corto-metraggio dal titolo “Il ritratto”.

Questa realizzazione, anche se modesta,ha avuto l’apprezzamento del CGS Nazio-nale e verrà proiettata a Firenze al ConcorsoCinematografico “Corti a Firenze”.

Vari i giovani partecipanti, dal CGS“Miaramandea” di Pedara (CT): Alfio Bo-nanno, Irene Tribulato, Luisa Lo Sanzo; dalCGS “Life” di Biancavilla (CT): MarilinBoeli, Adriana Longo, Selena Zagari, Mi-chele Bellocchi, Barbara Bellocchi, Rosy Ni-colosi; dal CGS Ranchibile di Palermo: Ga-briella D’Andrea, Eletta del Castillo, Rossel-la Bonomo, Gisella Butera; dal CGS “Ma-crì” di Barriera (CT): Annalisa Tudisco,Giulia Galeano, Andrea Musumeci, AndreaPellegrino; dal CGS della Salette (CT):Tommaso Manganaro.

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Quest’estate dal 1 al 3 agosto, dopo varianni, ho fatto gli esercizi spirituali, organiz-zati dai salesiani cooperatori di Sicilia. Illuogo è raccolto, a Baida, un convento fran-cescano nella città di Palermo da dove siammira, dal cortile d’ingresso, un bel pano-rama della città con vista anche sul mare.

Il clima accogliente mi ha messo subitoa mio agio, ho ritrovato persone che non ve-devo da anni, ma era come se ci fossimo la-sciati ieri, mentre con quelle che ho cono-sciuto in quei giorni subito ho fatto amiciziagrazie anche a mia figlia, che si intrattenevacon i vari salesiani cooperatori e poi venivaa chiamarmi e me li presentava tutta entusia-sta.

La prima meditazione del brano di Mat-teo 9,27-38 dal titolo “Sentire la compassio-ne”, la seconda meditazione del brano diLuca 22,54-62 dal titolo “Dal peccato allasantità”, la terza meditazione dal titolo “Di-scernere e resistere alla scuola di san Giu-seppe e di san Francesco d’Assisi”. Sonostati momenti privilegiati per fermarmi, perriflettere, per ascoltare e per poi confrontar-mi con la Parola di Dio.

Meditazioni tenute dal delegato nazio-nale dei salesiani cooperatori don EnricoPeretti che ha anche fatto continui riferi-menti al PVA e all’esperienza salesiana.

Molto interessante e stimolante è stato ilmomento dell’approfondimento salesianopresentato da Nino Sammartano de“L’unione con Dio nella esperienza spiritua-le di don Bosco”, con brani tratti da E. Ce-ria, Don Bosco con Dio, cap. XIV, e cap.VII che mi ha fatto conoscere altri aspettidella vita, o meglio, della spiritualità salesia-na. Altri momenti coinvolgenti sono stati lacondivisione e l’approfondimento, dopo lariflessione personale, l’Adorazione Eucari-stica e la liturgia penitenziale.

Sono tornata a casa molto serena ricon-ciliata con Dio e convinta che la spiritualitàsalesiana è un dono che don Bosco ha fattoai salesiani cooperatori e alla chiesa tutta.

Mi porto un pensiero che ho fatto miodi Evagrio il monaco “Se vuoi conoscere ve-ramente chi sei, non pensare a quello che seistato, ma a chi eri quando sei uscito dallemani di Dio”.

CCaammppoo GGiioovvaannii aappiirraannttii ee ccooooppeerraattoorrii“Signore da chi andremo? Solo tu hai parole di vita eterna” (Gv 6, 68).Se dovessi riassumere la mia esperienza di quest’anno al campo dei giovani aspiranti e

cooperatori userei sicuramente questa frase del vangelo di Giovanni: nonostante le piccole ograndi difficoltà della vita, Lui è la mia certezza e questo campo mi ha aiutato a riscoprirlo.Ogni tanto abbiamo bisogno che ci venga rinfrescata la memoria!

È stata un’esperienza ricca e intensa, che ha lasciato il segno non solo sulla mia estate.Il primo pensiero, come sempre, è a ricaricare le pile! Il campo è solitamente la fine del-

l’anno universitario o lavorativo e di quello pastorale e di impegno in oratorio; così l’obietti-vo iniziale è dedicare un po’ di tempo a se stessi, “staccare la spina” e cercare di dedicarsi al-la riflessione e alla preghiera. Le nostre vite sono sempre così piene…

Arrivi al Tabor e il cellulare non prende: non puoi neanche avvisare che sei arrivato, maal tempo stesso pensi “Meno male… Ci voleva proprio!”.

E il campo inizia. Ho ritrovato i vecchi compagni di viaggio, ne ho conosciuti di nuovi,ho riscoperto persone con le quali avevo un po’ allentato i rapporti.

E poi c’è Lui… E non hai dubbi sul fatto che ti parlerà proprio di ciò di cui hai bisogno!Apostoli credibili perché discepoli credenti: ci siamo interrogati sulla nostra vocazione di

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UUnniioonnee EExxaalllliieevvii ddii AAggrriiggeennttoo

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salesiani cooperatori. Tre brani della Parola e il confronto con alcuni testimoni ci hanno gui-dato passo dopo passo. Fondamentale la presenza di don Marcello Mazzeo e don EdoardoCutuli e ancora più arricchente il confronto con Marco, Mariangela, Francesco, Letizia e(non mi ricordo il nome del marito di Letizia, lo aggiungi tu?): hanno fatto in modo che lenostre riflessioni non rimanessero in astratto, stimolandoci a mantenere i piedi ben saldi allavita quotidiana.

E poi l’incontro con il nostro ispettore don Gianni Mazzali: perché il salesiano coopera-tore non è solo, fa parte di una grande famiglia dalla quale è inviato e per la quale opera.

E già al campo percepisci di essere parte di qualcosa di più grande: condividere i pasti, ilsonno (o le veglie!) confrontarsi sulle esperienze di volontariato, di lavoro, di studio… Tuttoti fa percepire che non sei solo, che sei parte insieme a tanti altri giovani di uno stesso pro-getto. I momenti di sconforto non mancano, ma come sempre Lui con la Sua Parola ci con-forta.

E allora anche noi come Pietro possiamo rispondere: “Maestro, abbiamo faticato tutta lanotte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti” (Lc 5, 5).

Intensa, coinvolgente e partecipata è sta-ta l’attività dell’Unione Exallievi Don Boscodi Agrigento in quest’ultimo scorcio di tem-

po del 2010, grazie anche esoprattutto alla guida opero-

sa ed appassionata del suo Presidente, Ma-rio Li Causi, validamente coadiuvato da tut-to il Consiglio di Presidenza, che non gli hafatto mancare il proprio sostegno.

Nella città dei Templi l’Associazione,che è ben radicatanel territorio, ope-ra in sinergia con leExallieve delle Fi-glie di Maria Ausi-liatrice, le SuoreSalesiane Oblatedel S.Cuore e le Fi-glie di Maria Ausi-liatrice in regime disupplenza dopol’andata via dei Sa-lesiani avvenuta nellontano 1968, conla inevitabile con-seguenza che gliExallievi sono di-venuti per necessi-tà Salesiani.

A parte l’attivi-tà di routine del-l’Unione rappre-sentata dalla festa

ê Foto di gruppo.

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di Don Bosco,quella di Maria Ausiliatrice, ilConvegno Annuale, la tradizionale chiusuradell’anno sociale con una giornata di spiritua-lità vissuta intensamente a Tindari e Barcello-na Pozzo di Gotto lo scorso giugno, la parte-cipazione agli Esercizi Spirituali, che que-st’anno si sono svolti presso il Convento deiFrati Minori Cappuccini di Gibilmanna, ma-gistralmente guidati dal Salesiano don Anto-nino Munafò, gli Exallievi operano stabilmen-te da nove anni presso la Comunità Parroc-chiale S.Croce di Villaseta, dove sono stati ac-colti dal Parroco – Exallievo, Don Mario Sor-ce, con il cuore di Don Bosco e il carisma sa-lesiano di cui è entusiasta ed appassionatoportatore.

Trattasi di un quartiere periferico dellacittà, quello di Villaseta estremamente degra-dato, in cui la popolazione e soprattutto i gio-vani, vive in condizioni di estrema povertà , diabbandono e con un alto tasso di disoccupa-zione.

In questo contesto, gli Exallievi hanno dato una mano aParroco per la crescita civile, culturale e religiosa del quar-tiere con l’apertura, tra l’altro, del Ce.P.la – Centro di Pro-mozione del Lavoro – in cui la peculiarità è data dall’acco-glienza tipica del carisma salesiano e dall’aiuto a giovani a

vincere il disagio della mancanza di lavoro.L’Unione Exallievi di Agrigento, come un fiore all’occhiello, vanta tra i suoi iscritti ben

tre distintivi d’oro: due conferiti agli Exallievi Alfredo Scaglia e Calogero Patti dalla Federa-zione Nazionale Exallievi e il terzo al Presidente Emerito Salvatore Faro dalla Confederazio-ne Mondiale Exallievi Don Bosco.

Quest’ultima, nella medesima occasione, lo scorso 30 settembre a Roma ha pure conferi-to un attestato di benemerenza agli Exallievi Enzo Lauretta e Michele Guardì per avere, qua-

li autentici figli diDon Bosco, appli-cato nella vita so-ciale e professio-nale il carisma sa-lesiano e gli inse-gnamenti ricevuti,durante gli annidella loro forma-zione, dai padriSalesiani.

CCaallooggeerroo PPaattttiiAddetto Stampa

Unione ExallieviDon Bosco Agrigento

é Agrigento - Belvedere Don Bosco,Monumento della Solidarietà,

opera di Nino Contino.Foto: Giuseppe Falzone.

ê Foto di gruppo con l’Ispettore.

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PPeerr nnoonn rriimmaanneerree ssoolloouunnaa bbeellllaa eessppeerriieennzzaa

I Salesiani Cooperatori di Sicilia hanno,per l’ennesimo anno (25 circa), organizzatouna tre giorni di riflessione “esercizi spiri-tuali” a Montagnagebbia (CL) per famiglie,sul tema “Un incontro che ti stravolge la vi-ta”.

Ogni anno qualcuno dei partecipanti alcampus ha scritto un articolo per darne no-tizia, solitamente pochi giorni dopo la con-clusione, quando i ricordi e le sensazioni vis-sute sono ancora vivi.

Quest’anno, a circa un mese dall’incon-tro, vengo a scrivere queste poche righe percondividere anche con chi non è stato pre-sente, le gioie e le ricchezze che il Signore ciha donato. Diversamente dalle altre volte, iltempo trascorso mi fa riflettere con più sere-nità e compiutezza sui momenti condivisicon le famiglie partecipanti.

Mi sono chiesto perché i Salesiani Coo-peratori di Sicilia organizzano il campo perfamiglie, considerato che i salesiani si occu-pano della formazione dei ragazzi. La rispo-sta sta nella frase di Papa Giovanni Paolo II“La famiglia è la culla della vita”, ormai datempo abbiamo capito che non si può edu-care i giovani senza l’aiuto delle famiglie. Cisiamo posti una meta, quella di aiutare la fa-miglia nel suo compito educativo.

Al campo famiglie del 2010, hanno par-tecipato stabilmente 44 famiglie, quandoparliamo di famiglia intendiamo la coppia ei relativi figli, per cui siamo arrivati a 140presenze.

In pratica il campo è stato pensato a mi-sura di famiglia con un tema per le coppiedal titolo “Un incontro che ti stravolge la vi-ta”, uno per i figli giovani dal titolo “Vivi perchi? Dai senso alla tua vita”, e uno per i ra-gazzi dal titolo “l’incontro con Gesù che mida’ gioia”,, ognuno ha vissuto i propri mo-

Campo Famiglie Don Bosco - Montagnagebbia, 20-22 agosto 2010

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menti formativi adatti alla propria età, matutti gli altri momenti si sono condivisi, vediil momento di preghiera, la messa, il pranzo,la fraternità, la recita del rosario ecc.

Ad animare le coppie sono stati: l’Ispet-tore dei Salesiani di Sicilia Don GianniMazzali SDB e Suor Mariella Lo TurcoFMA. I giovani sono stati condotti dallaDott.ssa Vincenza Parrino psicologa e daSandro Ingrao educatore, i ragazzi sono sta-ti curati da alcuni giovani, i più piccoli daSuor Carmelina Falzone FMA. Responsabi-li del campo sono stati i Coniugi ParrinoFranco e Melina consiglieri provinciali dellapastorale Familiare dei Salesiani Cooperato-ri di Sicilia.

Capisco che quando si prova ad elenca-re i nomi degli organizzatori, si fa un torto aquanti altri hanno dato la propria disponibi-lità e hanno collaborato fattivamente, peresempio in segreteria la Famiglia MurabitoAngelo e Graziella, ma la verità è che hannocollaborato tutti, ad apparecchiare e sparec-chiare, ad animare i momenti di fraternità, apreparare i momenti di preghiera, a sistema-re il salone delle riunioni, ciascuno si è vera-mente speso attivamente per la buona riu-scita dell’incontro, anche a costo di sacrifici,per esempio alcune famiglie sono andati adormire a Piazza Armerina perché le stanzenon erano sufficienti, altre famiglie hannocondiviso le stanze ritornando ai tempi incui si facevano le camere per gli uomini e lecamere per le donne. Una esperienza chemalgrado i disagi ha dato occasione per co-noscersi meglio e comunicarsi le gioie e i do-lori della propria famiglia.

Gli interventi di Don Mazzali hanno sot-tolineato l’aspetto teologico, biblico, di fe-de, del tema “Un incontro che ti stravolge lavita” proponendoci tre passi… verso l’in-contro:

11..11 È possibile realizzare un incontroche ci stravolga la vita, ora, nel momentopsicologico, spirituale, umano in cui ci tro-viamo singolarmente e come coppia? Lacondizione è che siamo in sincero e costanteatteggiamento di ricerca. Questo primo fi-lone portava il titolo: “Il tuo volto, Signore,io cerco”.

11..22.. Nella convinzione che il perdono èuna delle esperienze umane più significativeche consentono l’incontro della persona conse stessa, di due persone e delle persone traloro. La seconda tappa del nostro camminoverso l’incontro è stata pertanto “il profumodel perdono”.

11..33.. L’esperienza costante della ricerca edel perdono portano al rinnovo quotidianodella propria vocazione sponsale o di altrogenere e quindi della propria missione di“paternità e di maternità rinnovate”.

Suor Mariella Lo Turco, ancorando il di-scorso al Vangelo di Luca, ha analizzato lecondizioni per poter realizzare l’incontroumano, spiegando le condizioni di: esserci,stare, servire, condividere, perché i due cuo-ri (di marito e moglie) battano all’unisonoimmersi nella sorgente dell’Amore.

La chiamata all’amore Coniugale e Fa-miliare è un dono e un impegno che si rea-lizza nei gesti concreti di ogni giorno, è im-pegno a stare nell’Acqua di sorgente per sen-tire la freschezza, goderne la limpidezza,sperimentare la forza travolgente.

Le giornate sono scivolate troppo velo-cemente perché ogni momento era da vive-re intensamente. La giornata iniziava con laMessa, segno di intima comunione con Dioe i fratelli.

Dopo la colazione seguiva il momento dipreghiera comunitaria con la presenza ditutti, inclusi i lattanti, per affidare al Signo-re le gioie i dolori di quella giornata. Alla fi-ne della preghiera i giovani e i ragazzi inizia-vano i loro lavori, mentre ciascuna coppia siappartava per ritrovarsi a riflettere sul rap-porto d’amore fra i due coniugi e con Dio.

Vorrei raccontarvi nei particolari tutti imomenti, concludo sottolineandone alcuniimportanti. La fraternità della sera e la buo-na note salesiana, una festa del cuore e del-lo spirito, un momento di danze e canti cheinneggiavano alla bellezza della vita.

La testimonianza di una coppia di mis-sionari che da tempo puntualmente parteci-pano al campo, Casale Gianni e Rhula, unaricchezza che Dio ci dona con la loro sem-plicità e profondità.

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NNAA Il laboratori, incontri di riflessione in

piccoli gruppi, hanno permesso di appro-fondire i temi impegnativi trattati, ma so-prattutto hanno fatto conoscere ed incon-trare i cuori fra famiglie che non si conosce-vano, istaurando rapporti fraterni.

Non posso non ricordare il rosario reci-tato attorno al falò, durante il quale la Ma-donna sembrava aver preso in braccio cia-scuno dei presenti cullandoli dolcemente inuna preghiera dolce e soave.

E ancora la celebrazione del sacramentodella riconciliazione, durante il quale grandie piccoli cercavano un sacerdote per confes-sarsi, culminato con un gesto che bruciava ilvecchio dentro di noi per dare il posto al pu-lito e al nuovo.

Che bel momento il confronto fra geni-tori e figli, un salone gremito di persone do-ve i figli parlavano ai genitori mostrando iloro malesseri e la loro gratitudine ai genito-ri e dove i genitori mostravano il loro amoreverso i figli riconoscendo che a volte risulta-vamo opprimenti e maldestri. L’interventoconclusivo di questo confronto ha visto suorMariella lo Turco e Don Mazzali impegnar-si intensamente per fare sintesi degli inter-venti e portare luce agli interrogativi che sierano fati genitori e figli.

La messa conclusiva con il rinnovo dellapromessa nuziale ha dato corpo e significatoagli impegni presi da ciascuno sia come ge-

nitore, sia come figlio,sia come educatore.

Un ringraziamento va a quanti hannocreato il clima tipicamente salesiano, aquanti hanno lavorato per accogliere al me-glio tante persone, mi riferisco a Don Nico-siano, a Ivan e ai loro collaboratori. La con-clusione del campo è stata impreziosita dalfesteggiamento del compleanno di DDoonn LLaaMMaannttiiaa con i suoi 97 anni, dall’anniversariodi FFrraannccoo ee MMeelliinnaa con 31 anni di matrimo-nio e dall’anniversario di MMaattiillddee ee CCaarrlloocon due anni di matrimonio.

La foto finale e le partenze per i diversipunti della Sicilia mi ha fatto ricordare ilpasso della trasfigurazione di Gesù.

FFrraannccoo ee MMeelliinnaa PPaarrrriinnoo

ê Da sin.: Don La Mantia,Don G. Mazzali, Melina e

Franco Parrino.

AAppppuunnttaammeennttoo ffoorrmmaattiivvoo ppeerrffaammiigglliiee iinn ccaammmmiinnoo

Montagna Gebbia un monte Santo

Metteresti mai una maglietta sporca?Oppure una maleodorante o sudata? Eduna logora? Eppure quanti di noi la mattinasi alzano con gli stessi problemi del giornoprecedente?

Vite ingiallite, logore, stressate, persino“vite non vissute” nei casi più estremi. Nes-suno di noi vorrebbe essere nei panni diqualcuno che vive, o “non vive”, una vita delgenere. Eppure non occorre raccontare leesperienze più estreme per capire che la so-cietà di oggi pone molta poca attenzione aduno stile di vita sostenibile per il benesseredella propria esistenza. Basta osservare alcu-ni fenomeni: i casi di ansia generalizzata eattacchi di panico, intolleranze e di allergie,tumori, ecc… hanno raggiunto un livelloimportante. Fattore di rischio e in alcune ca-si anche vera e propria causa di queste pato-logie è uno stile di vita poco attento ai pro-pri bisogni, interessi, desideri, cioè di unavita che non si prende cura di sé.

Di chi è la colpa? Beh non credo che larisposta a questa domanda possa essere uti-le o almeno più utile di una consapevolezzaradicata: occorre volersi bene. Ma non ci sipuò volere bene se non ci si permette di ri-cordare di essere fatto da un corpo, una

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mente e da un’anima e che tutto questo è ilfrutto di un atto di Amore. Ed è possibile ri-cordare e, allo stesso tempo, scoprire nuoveparti di sé, solo se si cerca di dare diritto dicittadinanza ad ognuno delle parti che com-pongono il proprio essere.

La coppia quando si sposa con il rito cri-stiano, diventa una cosa sola. Ha, cioè, biso-gni, desideri, sogni e dimensioni proprie mache vanno attenzionate, coltivate e curatenello stesso modo di quelle che appartengo-no all’individuo.

Attraverso una visione olistica, da qual-siasi livello si possa partire si giunge semprealla necessità di dover far equivalere tutte ledimensioni di una personalità. L’Allegria,ancella dell’Amore fa da catalizzatore. Locapì don Bosco che con lo stile salesiano so-steneva i “monellacci” non solo con potentipreghiere e proseliti ma con una vita spesacol sorriso a costruire una casa, a dare unpezzo di pane, ad essere padre, maestro edamico, cioè una vita consacrata ai giovani eai più poveri per disporre tutto affinchéognuno di loro potesse ritagliare il propriopezzetto di paradiso. Oggi potremmo chia-marlo un “facilitatore della relazione Spiri-tuale”, tra l’Io e Dio. Quest’anno a Monta-gna Gebbia in un campo famiglie organizza-to dalle “Famiglie don Bosco”, ho visto di-verse coppie venute da tutta la Sicilia ritro-varsi d’innanzi a temi e problematiche fami-liari con la voglia di esserci, con la gioia diincontrarsi e con la certezza di trovare, an-che solo uno spunto, anche solo un po’ disperanza, comunque una buona esperienzada portare a casa. Occorre sottolineare che

Montagna Gebbia è un luogo cercato e vo-luto dalle “famiglie don Bosco” ormai daanni ed è entusiasmante come si respira an-cora oggi serenità e leggerezza, impegno edallegria in un’atmosfera di gioiosa preghieradi vite a confronto.

Il programma giornaliero intrecciavadalla Messa a momenti di confronto, dallapreghiera a momenti di gioco, dalla condivi-sione dei pasti a momenti di relax. Il tutto inun’armoniosa ritmicità che predisponeva aduna piacevole sensazione di serenità. Gli in-terventi significativi, al pari del calibro dellaloro personalità, come quella dell’ispettoredon Giovanni Mazzali e di suor Mariella LoTurco, hanno dato al campo: buona testimo-nianza, professionalità, ricchezza ed amore.Intensi e quasi magici i momenti serali chevedevano grandi e piccoli alle prese con gio-chi, canti e balli; echi di rituali ormai smar-riti ma tanto cari ai racconti dei nostri non-ni. Momenti di sana vita familiare in cui si ri-solvevano tensioni e piccoli disaggi che du-rante il giorno era sempre possibile accumu-lare.

I figli dal canto loro, erano impegnati inlavori e giochi di gruppo e intensi momentidi riflessione e condivisione. Simpatie edamicizie, esperienze, racconti ed avventure,distintamente si manifestavano sotto gli oc-chi vigili ed attenti degli animatori. Piacevo-le ed interessante un’escursione di gruppoin cui i ragazzi con brevi momenti di contat-to/ritiro venivano sollecitati a continui rivo-luzionamenti e alla conseguente capacitàflessibile e dinamica di trovare nuovi adatta-menti creativi per giungere a nuovi equili-bri.

Nel suo complesso Montagna Gebbia èstato un ottimo esempio di come la famigliapossa ritrovarsi, per dare spazio alle diverseistanze che l’attraversano, e soprattutto do-ve queste possono essere accolte, attenzio-nate e affidate al Signore. Un processo chedà alla famiglia la possibilità di ridefinirsi etrovare nuovi assetti ossia modalità relazio-nali, affettive e sociali (il condividere spazicomuni) che ne garantiscono un consolida-mento, fisico e Spirituale.

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Il 29 giugno u.s. si è festeg-giato, fra le tante altre comme-morazioni, il cinquantesimo diordinazione sacerdotale dei con-fratelli: don Raimondo Frattallo-ne, don Angelo Dominici, donSalvatore Privitera, don Giusep-pe Vitali, don Luigi Straniti, donCalogero Caputo, don GiuseppeAnzalone e don Agostino Irlan-dese, cappellano militare.

Il ricordo va anche a chi ci hapreceduto nella casa del Padre:don Lorenzo Curasi, don RosarioMariella, don Biagio Saitta. A questi nostriconfratelli va il ringraziamento per il tantolavoro svolto nelle varie case dell’ispettoria enei vari ruoli di responsabilità cui l’obbe-dienza li ha, di volta in volta, chiamati.

Ringraziamo i festeggiati per il modo sa-lesiano con cui hanno operato per i giovaniin mezzo a cui hanno svolto la loro attività espeso le loro energie, e per l’amore e attac-camento a don Bosco che hanno dimostratoe nel cui nome hanno operato..

A loro va anche l’augurio di poter anco-ra, nelle condizioni in cui si verranno a tro-vare, essere utili alle comunità di apparte-nenza e alla comunità ispettoriale: con la lo-ro costante perché il Signore renda efficaceil lavoro che si svolge, e col mettere al fruttola loro esperienza di salesiani e di sacerdoti.

A tutti loro e agli altri che hanno com-memorato il loro venticinquesimo e sessan-tesimo: ad multos annos!

MMoommeennttii ddii ffaammiigglliiaa

5500°° ddii oorrddiinnaazziioonnee pprreessbbiitteerraallee

RRiinnnnoovvaazziioonnee ddeeii vvoottii tteemmppoorraanneeiiRinnovano i voti

temporanei CristianScuderi (17 luglio),Enrico Frusteri, Gae-tano Marino, ArnaldoRiggi ed Enzo Timpa-no (30 agosto).

è Zafferana-Emmaus:Il sig. Ispettore Don G. Mazzali

durante la Celebrazione Eucaristicadel 30 agosto.

Da destra: A. Riggi,E. Timpano, E. Frusteri e

G. Marino.

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AAttttiivviittàà eessttiivvee 22001100Divertimento e formazione, impegno costante per

migliorare e il risultato arriva: 340 iscritti al Grest e 40animatori.

Ottimi numeri con i tempi che corrono e …la con-correnza! Non parlo solo dei cortili, attrezzature pertutti gli sport, sale e attrezzature per bricolage, trenino,computer, radio sul web, piscina interna ed aperta a tut-ti, danza, festival, musica, spettacoli, cinema! Parlo an-che di impegno formativo apprezzato dai ragazzi e daigenitori.

Il tema: “Vogliamo Vedere Gesù” trasformato in unvideo a fumetti, proiettato e stampato, con i protagoni-sti impersonati dagli stessi ragazzi, coinvolti in una vi-cenda da…Mondiali di calcio, che riescono a redimersigrazie all’intervento di novelli Domenico Savio e Miche-le Rua, che fanno riscoprire il volto di Gesù nei compa-gni… Il tutto corredato da un Gioco a punteggi con ap-profondimenti culturali e biblici.

Il quadro si completa con il Campeggio, le gite, leescursioni per giovani e familiari amanti della monta-gna, la giornata Scout, il Richiamo Grest di settembre ele attività che con alcuni gruppi continuano per il perio-do scolastico ed il Catechismo.

“Non nobis Domine, sed nomini tuo da gloriam”: lagloria va solo al tuo nome, o Signore. A noi resta la pro-messa di Don Bosco: “Cercate solo le anime e per voi cisarà Pane Lavoro e Paradiso”, ma anche il riconosci-mento pubblico: “Vi ringraziamo perché aprite l’Orato-rio ogni giorno”, anche ad Agosto!

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UUnn GGrreesstt cchhee...... ssii aauuttoo--vveerriiffiiccaaaannnnoo ppeerr aannnnoo

Ormai da sei anni a fine Grest è di pras-si, nel nostro Oratorio, verificare le attivitàrelative al Grest appena ultimato, sia a livel-lo animatori che genitori. Anche quest’annoci siamo incontrati, per due serate, con glianimatori del Grest per la rituale verifica difine attività, mentre con i genitori ci erava-mo già incontrati un paio di volte durante ilgrest stesso per compilare la scheda di veri-fica. Mercoledì 28 gli animatori e un buongruppo di genitori abbiamo concluso ilgrest, con un dialogo tra di noi sulla base deirisultati della verifica, compilata preceden-temente, animato da don Urso, con la pre-senza di don Angelo Orlando, don Francoise don Venance e dell’aspirante salesianoMarco Tomaselli. La serata si è conclusa conun momento di fraternità (spaghettata, pata-tine, angurie , dolci e tanta allegria salesiana).Ecco allora i risultati che presento per unscambio di esperienze sul periodico ispetto-riale “Insieme”.

Dopo un mese intenso di attività a servi-zio dei ragazzini del Grest, abbiamo realiz-zato una verifica intesa come una analisi sin-cera, serena, costruttiva, allo scopo di potercrescere come persone e per far crescere il no-stro Oratorio-Centro Giovanile, alla luce delVangelo di Gesù Cristo, Signore della nostravita, fedeli al sistema educativo di don Bo-sco, padre e maestro dei giovani…

Tale verifica, ha avuto una I fase, con lacompilazione delle schede da parte dei geni-tori dei grestini, lunedì 19 luglio, e degli ani-matori e aiuto-animatori il 21 luglio; poi sia-mo passati alla II fase, la verifica di squadraper una riflessione sull’andamento dellapropria squadra (impegno e presenza deglianimatori e aiuto, relazione con i grestini,ruoli di animazione, disciplina, difficoltà, pro-poste per l’anno prossimo…) che si è conclu-sa con un momento comunitario di comuni-cazione da parte di un animatore (il capo-squadra o un segretario); ultima fase la verifi-ca dell’equipe di coordinamento, alla fine delGrest.

Offriamo una breve lettura sociologicaessenziale dei dati emersi: hanno compilatole schede oltre 50 genitori e 31 animatori eaiuto… Fondamentalmente il Grest è statoper la maggior parte dei genitori e degli ani-matori e aiuto un’esperienza positiva e co-struttiva; più critici animatori e aiuto, gli uninei confronti, forse, degli altri, mentre mol-to più positivi e contenti del grest in tutte lesue espressioni, che esprimono la gioia deifanciulli e dei ragazzini, che si sono veramen-te divertiti ed hanno apprezzato un po’ tuttele iniziative e attività che dal 24 giugno al 26luglio sono state realizzate per loro e con lo-ro. Tantissimi hanno espresso il loro ramma-rico per la fine delle attività e tanti stannotornando in questi pomeriggi di Oratorio ehanno espresso la volontà a settembre diiscriversi nelle sue varie attività e gruppi.

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GGiioocchhii,, ddiivveerrttiimmeennttoo,, nnoovviittààSi è concluso lo scorso 11

settembre il Grest estivo del-l’Oratorio Salesiano “SanFrancesco di Sales” – Cibali –di Catania, che ha visto la par-tecipazione di circa duecentoragazzi dai 6 ai 16 anni.

Un’esperienza diversa, percerti aspetti innovativa. Temadell’anno è stato lo slogan“Vogliamo Vedere Gesù” che,sulla scia della Strenna 2010data dal Rettor Maggiore, hapermesso a bambini e ragazzidi conoscere e approfondire lafigura di Gesù attraverso racconti, paraboleed un concorso settimanale di disegno.

Come ogni anno il Grest si è svolto indue fasi: la prima, la più lunga, è partita il 23giugno per concludersi il 24 luglio; l’altra,utile a lanciare le numerose attività formati-ve e ricreative invernali, si è protratta dal 1°al 9 settembre, dando ai ragazzi un’ulteriorepossibilità di divertimento prima dell’iniziodel nuovo anno scolastico.

Ghana, Camerun, Nigeria e Algeria iquattro nomi delle squadre che altro non so-no che le compagini africane partecipanti aiMondiali; il tutto con l’intento di sensibiliz-zare ragazzi, animatori e adulti sulle proble-matiche di una terra difficile ma che meritamolta attenzione.

Alle quattro squadre formate dai bambi-ni di scuola elementare e prima media se n’èaggiunta un’altra, il Sud Africa, con i ragaz-zi più grandi del Grest, dalla seconda mediaal primo anno di scuola superiore. Un’espe-rienza nuova, diversa, con un’attività a parteche ha permesso a questi giovani di socializ-zare di più, puntando più sul gruppo chesulla competizione.

Momenti sicuramente di fratenità, oltreche di divertimento, si sono rivelate le gite,su tutte quelle dell’acquapark presso ilMcLube di Caltanissetta, e di Gambarie cheha permesso ad un centinaio di ragazzi di

abbandonare l’afa cittadina per godersi losplendido scenario dell’Aspromonte, in Ca-labria. Occasioni queste per conoscersi me-glio, per giocare e cantare insieme ma anche,e soprattutto, per pregare in un unico coroad inizio e fine giornata come voleva DonBosco.

L’ultima serata della prima frase, deno-minata “serata sotto le stelle”, è stata utileper coinvolgere genitori e ragazzi in un clas-sico momento di animazione, precedutodall’opportunità di cenare insieme.

Numerosi i partecipanti alla S. Messadel sabato celebrata dal direttore don MarioArestivo. A seguire giochi a stand e anima-zione.

Importanti le attività svolte per gli ani-matori che hanno seguito un percorso anchedurante l’estate con riunioni settimanali ilmartedì sera nelle quali, oltre alle consueteconsiderazioni tecniche, si è puntato sullapreghiera con la recita del Rosario, rifletten-do dunque sui vari misteri. Per alcuni tra glianimatori l’opportunità di partecipare aicampi animatori del biennio e del triennio,occasione utile per acquisire nuove cono-scenze specifiche e di formazione.

Nella nostra casa, infine, l’incontro peranimatori dallo slogan “noi due faremo tut-to a metà” organizzato dalla Pastorale Gio-vanile.

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Un goal per la solidarietà

Una tre giorni di calcio, ma una tre giorni sicuramente divertente. Cinquesquadre impegnate, quasi cinquanta i partecipanti nella prima edizione del tor-neo di calcio a 7 organizzato dall’Oratorio Salesiano “San Francesco di Sales” diCatania all’interno delle attività estive del Grest. Il tutto per un’iniziativa a sco-po benefico che ha permesso grazie alla generosità dei ragazzi di raccogliere unfondo di quasi cinquecento euro.

La manifestazione ha visto la partecipazione dei più grandi tra i grestini (dai13 anni in su) e degli animatori. In campo “Sky Red”, “Cantalupi”, “Dream Te-am”, “Don Bosco nel Cuore” e “Catanesi Doc”. Dopo tre giorni di gare, la fina-le tra “Dream Team” e “Don Bosco nel Cuore” si dimostra essere una grandissi-ma festa di sportività. Hanno la meglio i primi in un clima di gioia, di amicizia,dove risate e scherzo dominano lo scenario.

Finisce con un terzo tempo stile Rugby a centrocampo, con vincitori e scon-fitti insieme a festeggiare! Con la consapevolezza, rubando lo slogan ad un’ini-ziativa già presente da tempo, di aver insieme, in cinquanta, realizzato un gran-dissimo “Goal per la Solidarietà”.

Fabio Alibrio

CCaattaanniiaa--SSaalleettttee

SSaalluuttii ddii bbeennvveennuuttoo ee ddii ccoommmmiiaattoo

Giovedì 16 settembre, nella ParrocchiaSanta Maria della Salette, a San Cristoforo,nell’Istituto salesiano San Giovanni Bosco,durante la Messa vespertina, una foltissimapresenza di parrocchiani ha dato il benvenu-to ai nuovi salesiani che si sono insediati nel-l’Istituto e un saluto di commiato ai confra-telli che sono stati destinati in altre sedi.

La Messa è stata concelebrata dal parro-co don Enzo Andronaco, dal nuovo diretto-re dell’Istituto don Giuseppe Troina, già di-rettore dell’Istituto di Barriera ed ex Ispet-tore dei Salesiani di Sicilia, dall’uscente di-rettore don Mario Mavica, destinato a Mes-sina-San Domenico Savio, dall’economodon Alfio Bonanno che assume uguale inca-rico a Cibali, dal nuovo economo don EnzoLo Sardo, proveniente da Marsala, e da donRodolfo Di Mauro, delegato dell’UnioneExallievi. Sono stati momenti di emozionan-te partecipazione quelli in cui il segretariodella Commissione pastorale parrocchiale,Paolo Milano, e il presidente dell’UnioneExallievi, Salvatore Caliò, hanno salutato i

é Il presidente dell’Unione Exallieviconsegna la targa ricordo a

don M. Mavica, accanto il parrocodon E. Andronaco

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nuovi arrivati, ai quali si aggiunge don EnzoGiammello, delegato ispettoriale dell’Unio-ne Exallievi proveniente da Cibali. È stato,quindi, ricordato il lavoro fin qui svolto congli uscenti (assenti don Camillo Masciminodestinato a Messina-Giostra, e don GaetanoFiandaca che è andato al San Domenico Sa-vio di Messina). In ricordo e in ringrazia-mento per l’operato svolto nel quartiere so-no stati consegnati a don Mario Mavica unastatuetta della Madonna della Salette e unatarga-ricordo.

“Anche l’Unione Exallievi della Salette– ha detto il Presidente Salvatore Caliò nelconsegnare la targa – si unisce alla famigliasalesiana nel porgere il saluto di commiato adon Mario Mavica che per sei anni ha diret-to l’Istituto Salesiano San Giovanni Bosco.Desideriamo pubblicamente ringraziarloper l’attenzione e la collaborazione dimo-strata verso l’Unione in questo sessenniotrascorso con la sua direzione. Il nostro è ungrazie sincero e convinto per il lavoro fin quisvolto e l’augurio che in futuro possiamoriaverlo nella nostra casa salesiana. Nel con-tempo diamo il benvenuto al nuovo diretto-re, don Giuseppe Troina, le cui doti sono te-stimoniate dagli importanti incarichi fin quiricoperti, non ultimo la reggenza dell’Ispet-toria Sicula. Auguriamo a don Troina buonlavoro e una proficua collaborazione contutte le realtà associative della Salette. Infi-ne, il nostro benvenuto va a don EnzoGiammello, a noi particolarmente caro per-ché è il delegato ispettoriale dell’UnioneExallievi siciliana e perché insieme a lui ab-biamo vissuto diversi momenti e iniziativecomuni nella grande famiglia degli Exallievi:auguriamo a lui un buon lavoro e a noi lapossibilità, ora che ci sarà anche fisicamentepiù vicino, di poterci avvalere della suaesperienza per far crescere la nostra Unio-ne”.

La targa-ricordo consegnata a don Ma-rio Mavica, recitava: “A don Mario Mavicain segno di riconoscenza per la fattiva e pro-ficua collaborazione durante il sessenniodella sua direzione nell’Istituto salesianoSan Giovanni Bosco”.

Un caloroso saluto è stato rivolto anche

dal prof. Guglielmo Longo in rappresentan-za del Rotary Club Catania, che ha confer-mato al nuovo Direttore la collaborazione el’impegno del Club e del suo Presidentedott. Giuseppe Failla in favore dei ragazzidella Salette. Il Prof. Longo ha ricordato cheil Rotary, durante i mandati dei past presi-denti dott. Claudio Molina, dott. OttavioFerreri e prof. Francesco Milazzo, ha realiz-zato nell’Istituto salesiano diversi interventicome la ristrutturazione della palestra co-perta e la palestra-parcheggio adiacentel’Istituto e si è attivato per consentire ai ra-gazzi che completano i corsi di formazioneprofessionale di accedere a un prestitod’onore in collaborazione con un noto isti-tuto bancario, per sostenere progetti e ini-ziative di avvio al lavoro.

Un brindisi nel cortile dell’Oratorio hachiuso la gioiosa serata.

RRiiccoorrddaattoo iill CCaarrdd.. GG.. BB.. DDuussmmeettnneellllaa mmeemmoorriiaa ddeellllaa bbeeaattiiffiiccaazziioonnee

Si è svolto sabato 25 settembre il conve-gno “Il Beato Dusmet e la Salette”, organiz-zato dagli exallievi dell’istituto S. GiovanniBosco-Salette e tenutosi nell’Oratorio nelgiorno della memoria del beato, a 22 annidalla beatificazione in S. Pietro, ha intesoonorare la venerata figura del santo pastoredella Chiesa catanese, profondamente ama-

Al microfono Don G. D’Amico.

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NNEE to nei quartieri emargi-

nati, per la paterna at-tenzione verso gli ultimi,i più sfortunati, i colero-si, gli infermi, i rifiutati.Erano presenti il diretto-re della Casa della Salet-te, don Giuseppe Troina,già ispettore di Sicilia, idelegati degli ex allievi,don Rodolfo Di Mauroper l’Unione Salette edon Enzo Giammelloper l’intera Sicilia, il pre-sidente Salvatore Caliò,D. Gino D’Amico, me-moria vivente dell’Ora-torio della Salette, mons.Barbaro Scionti, che si èriferito alla fervente devozione delle popolazioni di Pedara e di Nicolosi per il cardinale.

Rilevanti contributi sono arrivati dalle relazioni dello storico mons. Gaetano Zito, che haevidenziato alcuni importanti passaggi biografici di Dusmet, monaco benedettino, abate di S.Nicola la Rena; dal medico legale prof. Biagio Guardabasso, che ha rievocato minuziosamen-te la delicata ricognizione scientifica dei resti mortali di Dusmet da lui eseguita, nel 1988, nelmonastero S. Benedetto delle monache benedettine dell’Adorazione Perpetua, nell’approssi-marsi del rito beatificazione; ed infine dall’arch. Salvatore Di Mauro, che ha ricordato com-mosso le varie fasi della causa, nella quale fu postulatore p. Paolino Beltrame Quattrocchi.

L’ispettore d. Gianni Mazzali ha tratto le conclusioni.

LLaa ccaauussaa ddii bbeeaattiiffiiccaazziioonneeddeell CCaarrdd.. DDuussmmeett

Il 15 dic. u. s. la Sacra Congregazio-ne dei Riti preparatoria discusse sul-l’eroicità delle virtù del Servo di DioGiuseppe Benedetto Dusmet, monacobenedettino, Arcivescovo di Catania eCardinale. Il Card. Dusmet nacque aPalermo il 15 agosto 1818 dal marche-se Luigi Dusmet, di origine belga, e dal-la marchesa Maria Dragonetti. Morì aCatania il 9 aprile 1894. Nel 1833 entrònell’Abbazia di San Martino della Scala,presso Palermo. Passò in seguito ad al-tre abbazie con vari incarichi, e nel1867 fu nominato Arcivescovo di Cata-nia. Il 14 febbraio 1889 fu nominatoCardinale. Uomo di straordinaria carità,dimostrata in modo particolare nel co-

lera del 1854 a Caltanissetta e nelleeruzioni dell’Etna nel 1879-1885, fu at-tivo sostenitore della confederazionedelle Congregazioni benedettine. IlCard. Dusmet ebbe stima e venerazio-ne grandi per Don Bosco e la sua ope-ra. Da Catania, fin dal 1877 alcuni ze-lanti sacerdoti si erano rivolti all’Apo-stolo di Torino per un’opera da aprirsi incittà: una scuola per artigianelli. Il san-to Arcivescovo di Catania avvaloravacon la sua straordinaria autorità quel-l’istanza. Nel 1884 egli insistette pres-so Don Bosco che i Salesiani affrettas-sero la loro andata a Catania, nono-stante la violenta campagna di un gior-nale locale per screditare i Salesiani

Da sin.: S. Caliò, Mons. G. Zito, Don G. Mazzali,Prof. B. Guardabasso, Arch. S. Di Mauro.

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con calunniose insinuazioni. Il santoCardinale insisteva perché si recassesubito anche un solo Salesiano a dirige-re un Oratorio festivo e una scuola ele-mentare Don Viglietti scrive nella suacronaca che nel maggio 1887, quandoDon Bosco andò a Roma per la consa-crazione del tempio del S. Cuore, rice-vette tra gli altri illustri visitatori anchel’Arcivescovo Mons. Dusmet. Un grazio-so episodio si ricorda nelle MemorieBiografiche a proposito di una elemosi-na inviata a Torino dal Card. Dusmet.L’Arcivescovo aveva fatto richiesta di-rettamente a Don Bosco per il suo Se-minario di alcune composizioni musica-li di Don Cagliero, domandando il rela-tivo conto da pagare. Don Bosco fecespedire; scrivendo sul contenuto que-sta nota: «L’importo della musica è diL. 14,75. Nella cifra si vede bensì unavirgoletta, ma questa nel totale si puòconsiderare inutile».

Al che il santo Prelato rispose: «Ac-cetto come una voce del Cielo l’osser-vazione di V. S. sulla virgoletta inutilenel totale. Perciò spedisco L. 14 inestinzione del mio debito verso la Li-breria salesiana, e aggiungo Lire 1.400,senza virgoletta, da servire a Don Bo-sco per la fabbrica della nuova chiesadel S. Cuore di Gesù in Roma. Questasomma io avevo raccolta a spilluzzico,risparmiando qua e là, con l’intento

d’impiegarla inun’opera pia cheho intrapresa enon ancora compiuta. Ma la virgolettafuori di posto mi ha fatto mutare avvi-so, perché mi ha richiamato alla memo-ria la nostra sentenza: Qui dat cito, bisdat. Don Bosco dunque riceva con buonviso la mia offerta, e ne ricambi conuna fervorosa preghiera a quell’adora-bile Cuore, che tanto amò e tanto ciama. Rispetto alla Libreria, si contentidel 14,00 con la virgola, la quale reste-rà celebre negli annali delle finanze sa-lesiane». Questa lettera fu pubblicatasul Bollettino salesiano del marzo 1883,senza indicazione del nome, e fruttòbene, perché altri lettori si invogliaronoa inviare a Don Bosco somme destina-te alle sue opere. Nel 1885 Don Boscomandò a Catania i suoi Salesiani, che sistabilirono nella casa dell’Opera Pia SanFilippo Neri. In pochi anni essa divenneun centro di formazione spirituale, cul-turale e ricreativa che si può definireprodigioso. Il Card. Dusmet per i noveanni che visse ancora ebbe per quel-l’opera salesiana affetto, cure e solleci-tudini di vero padre.

Da: Il Sacro Cuore, Anno XLII n. 1-2 - Catania 1965.

é La pagina del “Sacro Cuore”dal quale è tratto l’articolo.

í Il Card. G. B. Dusmet.

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Dopo 33 anni è ritornato nella sua Maz-zarino: don Rodolfo Di Mauro, 92 anni, il“Gigante buono” della famiglia salesiana diSicilia.

È rimasto un prete di frontiera, attual-mente opera presso la casa salesiana “Salet-te” di Catania, nel difficile quartiere SanCristoforo. Ritorna nella sua Mazzarino suespresso invito del vicepresidente vicariodella Federazione ispettoriale sicula degliexallievi di don Bosco, Valerio Martorana,che dice: “Ci conosciamo da una decina dianni, con la sua saggezza riesce sempre adeducare piccoli e grandi. Mi ha sempre par-lato bene del suo anno trascorso a Mazzari-no e del dolore provato all’atto di chiuderela casa salesiana, su espresso ordine dell’al-lora ispettore dei salesiani”.

Siamo nel 1977: arriva l’ordine perento-rio “Sparisca”, racconta don Di Mauro. “Lagiunta comunale, presieduta dall’allora sin-

daco on. La Marca –racconta don Di

Mauro – inviò un atto deliberativo al RettorMaggiore dei Salesiani dove si affermava te-stualmente che grazie ai salesiani la crimina-lità minorile era scomparsa a Mazzarino”.

DDoonn DDii MMaauurroo,, eerraavvaattee ddoonn CCaammiilllloo eePPeeppppoonnee ccoonn ll’’aalllloorraa ssiinnddaaccoo LLaa MMaarrccaa??

“Assolutamente no, c’era un’ottima col-laborazione con il sindaco comunista. Unavolta ci chiese in prestito il teatro per unaconferenza, al termine mi chiese quanti sol-di doveva. Risposi al sindaco La Marca:onorevole, anche noi siamo per il popolo.Dopo una settimana deliberò un contributodi 200 mila lire”.

RRiinnuunncciiòò aa pprreennddeerrllii??“No, altrimenti don Bosco mi avrebbe

bacchettato. Erano tempi duri, di fame: tan-ta povertà, ma il cuore dei mazzarinesi ègrande – prosegue don Di Mauro – ci porta-vano il pane fatto di casa, l’olio, il vino. Nonci facevano mancare nulla”.ê Don R. Di Mauro con il sindaco.

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Il primo ex al-lievo, suo fidatocollaboratore, loincontra: è CiccioVitale, oggi affer-mato consulentetributario: “Hoprovato tantaemozione a incon-trare don Rodolfo.Con lui siamo riu-sciti a portare tut-to il teatro stabiledi Catania a Maz-zarino – ricordaCiccio Vitale – daTuri Ferro a PippoPattavina. Ed inol-tre al cinema ave-vamo le prime vi-sioni, eravamo inconcorrenza conl’altro teatro che all’epoca era presente aMazzarino”.

Con Ciccio Vitale don Rodolfo Di Mau-ro, a bordo di una Fiat 127 di colore verde,girovagava per Catania per trovare le miglio-

é Don R. Di Mauro con il Dott. Scebba.

ê Don R. Di Mauro con una suora durante il suo “tour” a Mazzarino.

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ri pellicole da far visionare ai suoi giovani.Dopo 33 anni di assenza, don Rodolfo havoluto visitare la vecchia casa salesiana (og-gi ospita le Figlie di Maria Ausiliatrice), ilmunicipio e l’ex collegio dei Gesuiti, doveun tempo vi erano le Fma.

“Ogni mattina percorrevo a piedi il Cor-so Vittorio Emanuele per andare a celebrarela messa alle suore salesiane. Il popolo ci ac-coglieva sempre festosamente”.

Rivede il suo teatro, assieme alla direttri-ce delle Fma, suor Maria; appare il dott. Sal-vatore Scebba, all’epoca giovanotto ed ad-detto alla macchina delle pellicole. Riper-corrono quei tempi, il gigante buono va nelcortile, sotto la statua di don Bosco; si sof-ferma a parlare con alcune ragazze e le suo-re. Sale sul tetto della chiesa, dove si può ve-dere la città ed il suo “cappilluni u Carmi-ni”. Rifà il cammino a piedi lungo il Corsoper andare al collegio dei Gesuiti, lo ferma-no i fratelli Colaianni: “Don Di Mauro, noigestivamo il bar al teatro. Se lo ricorda?”.Un abbraccio, un revival di quegli anni, ar-riva l’ora di andare via, don Di Mauro vuo-le dirci un’ultima cosa: “Il profumo di DonBosco è rimasto in questa città” .

Da: La Sicilia, Caltanissetta 3 ottobre 2010.

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MMeessssiinnaa--GGiioossttrraa

IIll GGrreesstt cchhee nnoonn cc’’èèPer cinque settimane, durante i mesi

estivi appena trascorsi, l’oratorio San Mat-teo di Giostra ha offerto, ai ragazzi del quar-tiere e non, giochi e divertimenti in puro sti-le salesiano con il “Grest che non c’è”.

Il “titolo” del Grest richiama al temache è stato scelto per quest’anno, ovvero lastoria di Peter Pan. Ogni anno, infatti, sisceglie un “filo conduttore”, una storia cheoffra degli spunti per i momenti formativi dicrescita, e che possa aiutare gli educatori afar maturare la coscienza dei ragazzi: nel2010, la scelta è ricaduta sul classico senzatempo del bambino senza età.

Quattro squadre: Pirati, Filibustieri, Bu-canieri e Corsari, si sono fronteggiate, con-quistando quanti più punti possibili giocan-do, ballando, partecipando ai momenti for-mativi, ma soprattutto rispettando i compa-gni e gli educatori.

Il tutto condito dai personaggi del carto-ne animato Disney di Peter Pan: animatoriin costume che introducevano la tematicadel giorno tramite delle scenette.

Durante queste cinque “settimane difuoco”, non c’è stato un momento di pausain oratorio.

La mattina i cortili brulicavano di ragaz-zi, tra Mini-Grest e Grest: il primo riservatoai bambini dai 6 ai 9 anni, il secondo ai “gre-stini” dai 9 in su. Per sfruttare al meglio icortili a disposizione, durante la prima par-te della mattinata i più piccoli giocavano ed

i più grandi si divide-vano nelle stanze per levarie “attività”, comecanto, danza, sceno-grafie, gioielleria, tego-le, Island style, calcio,

e l’ambitissima “squadra volante” (addettaalle pulizie dell’oratorio), la maggior partedelle quali hanno contribuito a realizzare lospettacolo della tradizionale “Serata Fina-le”. Nella seconda metà della mattinata in-vece, si invertono i ruoli, e tocca ai grestiniscatenarsi nei campi.

Il pomeriggio è stato dedicato solo ai ra-gazzi del Grest, che oltre ai giochi partecipa-no anche ai momenti formativi, introdottida una scenetta che lanciava il tema sul qua-le le squadre discutono durante la “forma-zione”. Due mattine a settimana, inoltre, cisiamo “trasferiti”, in riva al mare, per sfug-gire alla calura estiva tuffandoci in acqua traun gioco e l’altro, mentre il giovedì la calmaregnava in oratorio… perché era il giornodella gita fuori porta.

Ma quest’anno ci sono state due grandinovità: l’Estate Giovani ed il Grest Genito-ri, che possono essere considerati come i“fratelli maggiori” del Grest.

L’Estate Giovani è stata pensata per glianimatori e tutti quei ragazzi troppo “cre-sciutelli” per iscriversi al Grest. Anche lorosono tornati bambini (per rimanere fedeli altema di Peter Pan) e, divisi in quattro squa-dre, si sono nuovamente calati nei panni deigrestini. Ma cosa pensereste se vi dicessimoche anche i genitori dei ragazzi hanno avutoquesta possibilità? Ebbene si, l’oratorio diSan Matteo ha pensato anche a loro, orga-nizzando il Grest Genitori.

Per una sera a settimana hanno avuto lapossibilità di dimenticare il lavoro, le bollet-te da pagare o i carrelli della spesa cigolanti,e si sono impegnati (con ottimi risultati tral’altro) a ricordare le mosse dei balli e gli in-ni di squadra, concludendo poi ogni serata

ê Alcuni ragazzi del Grestdurante un gioco in cortile.

Gita all’Acquapark.

Una squadra dell’Estate Giovanidurante la Caccia al tesoro.

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con un momento di preghiera e una “cena alsacco”. Per poter realizzare tutto questo ab-biamo potuto contare sull’impegno di circa40 animatori, che hanno preparato tuttequeste attività per far divertire ed al contem-po educare i giovani (e meno giovani) del-l’oratorio.

Le interminabili riunioni fatte solo perdecidere i nomi delle squadre, le intere gior-nate trascorse nelle stanze a dipingere i telo-ni con le scene del cartone animato e tutte lefatiche necessarie per stabilire i giochi da fa-re, inventare le mosse dei bans da ballare,reperire il materiale da utilizzare, creare ledinamiche formative da proporre, sono sta-te ampiamente ripagate dalla consapevolez-za che anche il Grest e le altre attività estive,possono essere un ottimo veicolo per tra-smettere gli insegnamenti di Gesù.

Certo, i problemi non sono mancati,non tutto è andato come programmato, glieducatori non hanno avuto vita facile, manonostante la stanchezza, tutti, alla fine, ab-biamo avuto la certezza che ne è valsa la pe-na, e che quello con i ragazzi è sempre tem-po ben speso. Oltre la presenza di don Au-relio Di Quattro, direttore dell’oratorio, unvalido aiuto ci è stato fornito dai salesianiAdoy Adirson e Placido T. Freitas, che per“riprendersi” dagli studi al San Tommaso,sono stati inviati in oratorio a dare man for-te agli animatori.

L’attività estiva dell’oratorio, però, nonsi è conclusa qui. Subito dopo la fine delGrest, un manipolo di animatori, con il no-stro direttore dell’oratorio ed i chierici donPlacido e don Adoy, è partito per Solarino,con un gruppetto di 20 ragazzi del quartie-re, con la “Colonia Di.O.”.

La colonia è stata proposta ad alcuni ra-gazzi tra i 13 e i 14 anni, per aiutarli ad inse-rirsi meglio nelle attività invernali, e non li-mitare la loro presenza in oratorio ai solimesi estivi.

Ospiti di una bella casa salesiana, condei grandi cortili e ben tre campi di calcetto,in realtà in casa siamo stati ben poco.

Le mattine le abbiamo passate giocandonei campi o cantando al karaoke (gettonatis-sime le canzoni Disney di Aladin e Tarzan e

la sempreverde “Su di Noi” di Pupo), men-tre i pomeriggi li passavamo in giro per laprovincia di Siracusa e non solo.

I ragazzi di Giostra sono arrivati ancheal “Santuario della Madonna delle Lacrime”e alle “Gole dell’Alcantara”, ed ovviamentehanno lasciato un segno anche nelle spiaggedella Sicilia Occidentale.

Un valido aiuto per questa meravigliosaesperienza, faticosa quanto importante epiena di significato, ci è stato dato da una fa-miglia della parrocchia che ha messo a di-sposizione il suo tempo, accompagnandociin questa avventura, per assisterci in cucinae fornendo, tra l’altro, anche un ottimoesempio educativo per i ragazzi ed un gran-de sostegno per gli animatori.

Eccovi così rias-sunta l’estate del-l’oratorio salesianodi San Matteo, e deisuoi tanti volontari.

Come ogni an-no, abbiamo cerca-to di dare a tutti lapossibilità di tra-scorrere insiemeun’estate diverten-te, sempre diversadalle precedenti,senza dimenticaremai che “la Fede non va invacanza”.

I salesiani e gli educatori (di tutte le età)continuano e continueranno ad impegnarsisempre di più per offrire un solido punto diriferimento agli abitanti del nostro amatoquartiere, consapevoli che per i giovaniniente è mai abbastanza.

Contiamo anche sull’aiuto di tutte quel-le persone che sentono dentro di loro la vo-glia di impegnarsi a favore del prossimo,spinti da quel Fuoco con cui solo Dio è ca-pace di infiammare i cuori.

Se è la fatica che vi spaventa, non preoc-cupatevi, perché come diceva san GiovanniBosco, fondatore della Congregazione Sale-siana: “Lavoriamo di cuore, Iddio saprà pa-garci da buon padrone. L’eternità sarà lungaabbastanza per riposarci” (MB VII, 164).

é I ragazzi e gli animatoridella Colonia Di.O.

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MMeessssiinnaa--SSaann LLuuiiggii

PPiiccccoolloo ggrraannddee GGrreesstt aall SSaann LLuuiiggiiPiccolo come aderenti, non più di ottan-

ta; grande per la durata e l’intensità delleiniziative: è infatti, a detta dei giornalisti chehanno fatto i servizi sui grest della provincia,l’unico grest aperto mattina e pomeriggio ein alcuni giorni fino a tarda sera. Si è inoltrevenuto incontro alle esigenze dei ragazzi edelle famiglie, iniziando con il pregrest ap-pena finita la scuola e protraendo le attivitàfin verso la fine di luglio.

La giornata del grest si apre verso le 9con il mundial grest, (tornei appassio-nanti di calcio, basket e volley), poi lapreghiera e la presentazione del temadel giorno (quest’anno abbiamo se-guito “le quattro lune”), poi giochi disquadra e gioco libero o laboratori, fi-no alle 12,30, ma per tanti fino alle 13.Riapertura pomeridiana alle 16, concanto e bans; giochi di squadra, giocolibero. Preghiera della sera. Chiusuraintorno alle 20.

La settimana del grest ha impor-tanti varianti: il martedì sera in cortile la fe-sta, insieme ai genitori, che si protrae fino al-le 23 circa, tra danze, canti, giochi spettaco-lari di ragazzi e di genitori, conclusa con lapreghiera e la buona notte, e infine la cenet-ta insieme con rosticceria e bibite; il giovedìle meravigliose gite; il sabato la messa prefe-stiva e la partita con i genitori. La domenicachiuso. Ma intorno alla metà della sua dura-ta, il grest si rinnova e si rivitalizza attraver-so le olimpiadi, con le coreografie della so-lenne inaugurazione, e lo svolgimento di

giochi vari di squadra e in-dividuali (i più spettacolariil salto in alto e la gara delle

bici), e il podio per i vincenti. Alcune caratteristiche interessanti: la

possibilità di girare in alcuni tempi con la bi-cicletta, ma con la patente a punti, che siconsegue dopo apprendimento e quiz sulcodice stradale; il punteggio con monetaoratoriana, che si poteva usare anche per ilgresta e vinci; la mattinata esilarante dei gio-chi con l’acqua; la fiera missionaria con tor-te, oggettini del laboratorio, giochi fiera:raccolte circa 400 euro, spedite nelle missio-

ni dei due Chierici che collaboravano algrest; la caccia al tesoro, l’edizione di duegiornalini. Da notare infine l’affiatamentocordiale dei genitori, spesso presenti tra i ra-gazzi, specialmente nelle feste, ma anche neigiochi e nelle gite.

Una parola ancora sulle gite: il più dellevolte, mattinata in montagna e pomeriggioal mare. Le gite più belle: all’acqua park diMellilli, alla piscina comunale di Galati Ma-mertino, ai boschi di Castell’Umberto con illaghetto, le gabbie e i recinti degli animali, lacavalcata; e la fantastica gita finale, per imeritevoli, all’Adventure Park di Longi, conacrobatici camminamenti e scivolate tra glialberi, fino all’altezza di 15 - 17 metri.

Conclude tutto la festa finale, con la pre-miazione con coppe e regali, a cominciaredai cavalieri del grest, una ventina di ragazziche si son distinti per impegno e condotta.

Grest una festa che dura un’estate, scan-disce il nostro volantino, ma certo lascia unricordo e una nostalgia che difficilmente sispengono.

ì I cavalieri del Grest.

ê Gita all’Adventure Park.

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LL’’eedduuccaazziioonnee tteeaattrraallee aall ““DDoonn BBoossccoo””“Il teatro è scuola di moralità, di buon

vivere sociale e parola di santità. Sviluppaassai la mente di chi recita e gli dà disinvol-tura. Reca allegria ai giovani, che ci pensanomolti giorni prima e molti giorni dopo”: co-sì affermava Don Bosco nelle sue MemorieBiografiche (MB XII, 135-6). Al “Don BoscoRanchibile” di Palermo questo insegnamen-to del fondatore è diventato un progettoconcreto che, da quattro anni, ha comincia-to a dare i suoi frutti. Ciò è riscontrabile nel-la centralità riservata all’educazione teatraleall’interno dei diversi percorsi didattici del-la Scuola Media e delle Superiori.

Il linguaggio teatrale, come aveva già in-tuito Don Bosco, rappresenta per i nostri ra-gazzi uno strumento di comunicazione e diespressione assolutamente privilegiato che lirende in grado di misurarsi con aspetti dellaloro personalità che in altri contesti nonemergevano, valorizzando e, in molti casi,portando alla luce nuove e diverse potenzia-lità.

Innanzitutto, la possibilità di recitare di-nanzi ad un pubblico assumendo, sul palco,un’identità diversa dalla propria fa sì chemolti ragazzi superino quelle forme di timi-dezza ed introversione che caratterizzanospesso lo sviluppo adolescenziale: in questomodo essi non solo acquisiscono una sicu-rezza maggiore ma soprattutto maturanouna maggiore autostima e un rapporto piùconsapevole con la loro corporeità.

Dal punto di vista relazionale, invece, ri-scontriamo un altro genere di benefici: i pre-adolescenti e gli adolescenti della nostra ge-nerazione solitamente sono portati verso ti-

pi di giochi e attività solipsistiche o versoforme di relazione virtuali, che tendono adisolarli e a chiuderli in spazi comunicativiangusti che limitano la loro possibilità diespressione rendendo difficile il contattoreale con i coetanei. Il teatro rappresenta unottimo antidoto contro questa situazione.L’idea di lavorare insieme per raggiungereun obiettivo comune, la cui riuscita dipendedall’impegno e dalla collaborazione di tutti,crea fra i ragazzi un’inevitabile complicitàche, in molti casi, si trasforma in un’amiciziareale e duratura perché fondata sulla condi-visione.

Per queste ragioni, da quattro anni pres-so il “Don Bosco Ranchibile” abbiamo inse-rito diverse attività che prevedono una seriaeducazione teatrale coinvolgendo i ragazzisia in maniera attiva, come attori o collabo-ratori, sia come spettatori. Per quanto ri-guarda il primo ambito, da quattro anni ab-biamo attivato due diversi laboratori teatra-li, entrambi diretti da Gianpaolo Bellanca,uno riservato agli allievi della scuola media el’altro a quelli delle Superiori.

Il laboratorio della Scuola Media si oc-cupa dell’allestimento di musical, con l’ausi-lio del maestro Daniele Mosca e dei ragazzidel suo coro: questo genere teatrale, checomprende al suo interno recitazione, cantoe danza, incontra bene le esigenze dei pre-adolescenti poiché dà loro la possibilità dipresentarsi, non solo al pubblico ma anche ase stessi, con grande spontaneità, mettendo-si in gioco con tutte le loro risorse espressi-ve. Inoltre, i testi dei musicals, tutti origina-li, vengono scritti e, in parte, diretti da alcu-ni ragazzi delle Superiori che hanno costi-tuito un vero e proprio “laboratorio di re-gia” anch’esso diretto da Gianpaolo Bellan-ca. L’anno scorso abbiamo lavorato con ses-santa scatenati allievi della scuola media, inmezzo ai quali si sono trovati dei veri “gio-vani talenti”, con cui abbiamo messo in sce-na un musical disneyano dal titolo “…E ilsogno realtà diverrà”. Quest’anno, invece,stiamo preparando un lavoro originale che

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NNEE intreccia la storia di “Pinocchio” con quella

de “Il Mago di Oz” e de “La Sposa cadave-re”: anche in questo caso, i testi sono staticurati dai nostri ragazzi e ai piccoli attori sa-ranno affiancati alcuni danzatori e cantanti,tutti appartenenti alla scuola media del no-stro Istituto.

Con il laboratorio teatrale delle Superio-ri, invece, ci dedichiamo alla messa in scenadi tragedie greche, con grande attenzione altesto classico (in diverse parti reso nella sualingua originale e con le forme metriche del-la tradizione) ma anche con il desiderio diattualizzare il messaggio dell’autore. Con inostri allestimenti abbiamo partecipato ognianno al Festival Internazionale del TeatroClassico per giovani di Palazzolo Acreide(Sr) organizzato dall’INDA (Istituto Nazio-nale del Dramma Antico) e abbiamo recita-to a Padova in occasione del XXVI Festivalinternazionale di Teatro Classico - Città diPadova, promossa dall’ associazione cultu-rale “Centro studi teatrali Tito Livio”, conlo spettacolo “Baccanti” di Euripide.

Quest’anno, coi ragazzi del Liceo, stia-mo allestendo “Ecuba” di Euripide: anchein questo caso il testo classico, tradotto danoi, sarà “contaminato” con diverse attua-lizzazioni di cui non anticipiamo nulla, pernon rovinare la sorpresa (!), ma che concer-nono tutte la banalità del male. Grazie a taliattualizzazioni, i nostri ragazzi rivivono lospirito del testo originale comprendendoneappieno la profondità del messaggio senzarinunciare alla conoscenza del dramma clas-sico. Per affinare ulteriormente la qualitàdella recitazione e dell’espressione dei nostriragazzi, quest’anno abbiamo attivato ancheun “Corso di dizione ed impostazione voca-le”, a cui prenderanno parte alcuni allieviselezionati del nostro laboratorio, che saràtenuto da un’attrice professionista che colla-bora con l’INDA. Inoltre, prenderemo par-te ad una Rassegna teatrale della Città di Pa-lermo che sarà organizzata dallo Stabile“Teatro Biondo”.

L’ingrediente segreto di ogni nostramessa in scena è essenzialmente uno: il lavo-ro di squadra. La collaborazione, seria e im-pegnata, delle diverse figure (regista, profes-

sori, mamme, ex-allievi ed allievi) è fonda-mentale per la buona riuscita di ogni spetta-colo e crea legami che vanno ben oltre l’alle-stimento teatrale.

Fra i prossimi progetti c’è anche l’allesti-mento di uno spettacolo con i docenti, comequello realizzato qualche anno fa (“Diecipiccoli Indiani” di Agatha Christie), nelquale hanno recitato, oltre a diversi docentidell’Istituto, alcuni ex-allievi e cooperatori epersino il nostro preside!

Infine, dato il grande apprezzamentoche riserviamo al linguaggio teatrale, credia-mo che i nostri allievi debbano confrontarsianche con delle esperienze di Teatro realiz-zato da professionisti. Per questa ragione,con diverse classi delle Superiori abbiamoattivato un abbonamento mattutino pressoil “Teatro Libero” di Palermo, nell’ambitodel quale vedremo tre spettacoli inerenti ipercorsi didattici svolti dai ragazzi, come“Riccardo III” di Shakespeare e “Manhat-tan Medea” da Euripide. Anche il “TeatroBiondo”, con la sua Stagione di Prosa, svol-ge un ruolo essenziale, dal momento che di-versi allievi delle Superiori, insieme ai lorodocenti, da parecchi anni hanno un abbona-mento pomeridiano agli spettacoli in cartel-lone.

Con la Scuola media, invece, partecipia-mo, ormai da due anni, al progetto “Lascuola va al Massimo”, nell’ambito del qua-le portiamo gli allievi al Teatro Massimo do-ve assistono a degli allestimenti speciali del-le opere liriche in cartellone, partecipandoad esse in maniere interattiva e con delle at-tività specifiche.

Concludendo, si può dunque osservarecome, accogliendo l’eredità del messaggio diDon Bosco, abbiamo messo il teatro, con lasua magia e le sue straordinarie risorse, alcentro di tanti dei nostri percorsi didattici.

Il nostro sogno, adesso, visto anche l’al-to numero di ex-allievi che tornano per reci-tare con noi, è quello di creare una compa-gnia teatrale stabile del “Don Bosco Ranchi-bile”. Speriamo che il nostro desiderio assu-ma quanto prima una consistenza reale!

MMyyrriiaamm LLeeoonneeDocente presso il “Don Bosco Ranchibile”

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Un “fiume” in piena che invade la cittàe “colora” il quartiere barocco del comunecapoluogo. Ieri pomeriggio, ha infatti aper-to i battenti con l’inaugurazione ufficiale, ilGrest dell’istituto salesiano di corso Italia.

Sede scelta per la festa di quest’anno, igiardini di Ibla che gli oltre 200 partecipan-ti hanno raggiunto a piedi, accompagnatidai loro animatori per le vie del centro stori-co, subito dopo la santa messa, celebrata inparrocchia.

Una festa “multicolore” che ha illumina-to la calda giornata iblea, con giochi, innidelle squadre, danze e momenti di anima-zione, e che ha contagiato anche coloro chehanno assistito da spettatori al coinvolgentespettacolo del Grest in movimento (e tra lo-ro anche l’assessore provinciale Piero Man-darà).

«Una discesa festosa, divertente sia per iragazzi sia, immagino, per la gente che haosservato incuriosita un allegro e inattesofracasso – ha spiegato il direttore delle casesalesiane di Ragusa e Modica, Don GianniLo Grande –. La scelta di Ibla per l’inaugu-razione è il simbolo di una gioventù orato-riana che vuole aprirsi alla città, e ai suoiluoghi storici. Spesso si dice che le giovanigenerazioni non hanno memoria, e invece ilnostro obiettivo è quello di trasmettere ai

ragazzi un saldo ancoraggio alle proprie ra-dici culturali».

Insomma, una giornata di divertimento,svago e formazione nel segno di Don Boscoe dello slogan di quest’anno («Si può fare»),con la collaborazione preziosa del giovanesalesiano di Messina, don Enzo Timpano,che sta seguendo il Grest ibleo, insieme coni1 responsabile dell’oratorio, don FilippoPagano Dritto.

«Il grest è gioia, animazione e crescita -ha dichiarato don Filippo - e gli animatori,come al solito, stanno svolgendo un ottimoservizio, seguendo da vicino i ragazzi in que-st’avventura estiva, nello stile e negli inse-gnamenti che caratterizzano lo spirito sale-siano».

Ora l’attesa si sposta all’appuntamentodi metà luglio, con tutti i gruppi estivi delladiocesi, che si raduneranno a Scoglitti, perdare vita a un’altra giornata di festa.

DDaavviiddee AAllllooccccaa

Da: Gazzetta del Sud, Ragusa 4 luglio 2010.

Lunedì 28 giugno si è alzato il “sipario”della tradizionale avventura salesiana delGrest ovvero dei gruppi estivi. Infatti più di

200 ragazzi dai 7 ai 14 annisi sono ritrovati presso l’ora-torio per trascorrere quasiun mese di estate all’insegnadell’allegria, del divertimen-to, dell’amicizia, senza tra-scurare la formazione. Conlo slogan della manifestazio-ne “Si può fare”, i “grestini”sono stati divisi in quattrosquadre ognuna contraddi-stinta dal colore dell’im-mancabile maglietta colora-ta. Un cammino a parte è ri-servato per quelli più grandi

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che partecipano a ”R..estate Ragazzi”. Uno dei momenti “clou” della manife-

stazione è stato sabato pomeriggio 3 luglioin occasione dell’inaugurazione ufficialepresso i Giardini Iblei. L’invasione multi-colorata in questo “polmone verde” dellacittà è stata preceduta da una festante sfilatache è partita dal’oratorio alle 17.00 dopo laS. Messa presieduta dal Direttore dei Sale-siani Don Gianni Lo Grande. L’allegro“serpentone”accompagnato dagli infaticabi-li animatori con in testa il responsabile DonFilippo Pagano Dritto, collaborato dal gio-vane salesiano Don Enzo Timpano ha rag-giunto il sito prefissato attraversando i po-sti più caratteristici del centro storico: p.zzaSan Giovanni. le scale di c.so Mazzini, p.zzadella Repubblica, p.zza Duomo. P.zza Pola.Un ricco momento di festa e di allegria conle urla di gioia, i canti e l’assordante rumoredi coperchi fischietti e anche delle mitichevuvuzela con le quali i grestini hanno ravvi-vato questa parte della Ragusa antica, un po’sonnecchiante in un caldo sabato di estate.Praticamente in quest’occasione l’oratorio è“uscito” dalla sede naturale di corso Italiaper portare, sotto il segno di Don Bosco, lo

spirito salesiano in un’altra parte della città,con momenti di spensieratezza ed aggrega-zione conditi da tanto entusiasmo. Dopol’invasione colorata nella villa di Ibla, dellacarovana del grest, si sono susseguiti giochi,scenette, inni da parte dei ragazzi. Inoltrenon è mancato il saluto istituzionale dell’as-sessore ai servizi sociali della Provincia Re-gionale di Ragusa Mandarà il quale è statoomaggiato della mitica maglietta fucsia del-l’animatore. Il momento di festa è stato con-cluso con la presenza dei genitori dei ragaz-zi e alla fine…con un bel gelato ristoratoreper tutti i partecipanti!

Il Grest proseguirà ancora per altre treintense settimane secondo lo stile salesianovoluto da Don Bosco. Oltre alla gite fuoriporta (acquapark, mare), ogni pomeriggiodal lunedì al sabato nel cortile e nel teatrodell’oratorio sono previsti momenti di gio-co, di amicizia, di creatività, di formazione epreghiera. Momento importante di forte va-lenza aggregativa sarà giorno 15 luglio aScoglitti in occasione dell’incontro con S.E.Mons. Paolo Urso di tutti i ragazzi parteci-panti ai grest della Diocesi.

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Nella serata di lunedì 26 luglio è calatoil sipario per il Grest 2010 dell’Oratorio Sa-lesiano. E’ andata in archivio anche questaedizione portandosi con sé tanto entusiasmoed allegria che hanno caratterizzato quattrosettimane di circa 200 ragazzi. Quest’annolo slogan scelto è stato “Si può fare”, dove ilragazzo, secondo lo stile salesiano ed il siste-ma educativo – preventivo di Don Bosco,tramite il gioco, la fantasia e il divertimento,è stato aiutato a riflettere su argomenti im-portanti per la costruzione di un mondo mi-gliore e una sana crescita interiore.

Da evidenziare che quest’anno il grest siè dedicato pure alla solidarietà. Infattiun’animatrice, Marcella Schininà, interpre-tando in pieno il titolo del grest, è partita, inqualità di missionaria laica, per il Madaga-scar, una terra dove la presenza salesiana èstata sempre presente. Di conseguenza al-l’oratorio è scattata la molla della sensibilitàper sostenere Marcella sia con le preghiere esia con aiuti concreti tipo sorteggio e inizia-tive varie pro Madagascar.

Durante il Grest, come di consueto, an-che quest’anno non sono mancati i momen-ti di aggregazione fuori dall’oratorio. Infat-

ti la carovana multi colorata dei grestini si èrecata ai Giardini Iblei, al mare, due volteall’acquapark, a Scoglitti per il grest dioce-sano, al campo di atletica leggera di Petrul-li per le cosidette “grestiadi”. Un forte mo-mento aggregativo è stato in occasione del-l’ospitaltà data al grest di S. Gregorio (CT)per il gemellaggio con il grest di Ragusa.

Il tutto è stato possibile grazie al prezio-so impegno del responsabile dell’oratorioDon Filippo Pagano Dritto, coadiuvato dalgiovane don Enzo Timpano e dal direttoredella Casa Don Gianni Lo Grande. Inoltre acollaborare con i salesiani, in questo mesefrenetico di attività varie, sono stati coinvol-ti circa 50 giovani e volenterosi animatori,con una decina di genitori-animatori, tuttida ammirare per la passione e la donazionegratuita del loro tempo libero, a favore deiragazzi.

La chiusura della kermesse ha visto ilgrande epilogo in una frizzante, splendida emovimentata serata finale, dove gli organiz-zatori non hanno lasciato nulla di intentato,e che ha lasciato visibilmente soddisfatti igrestini e i loro genitori intervenuti per as-sistere allo spettacolo preparato. Infatti do-po la S. Messa presieduta da Don Filippo,sul palco allestito nel cortile dell’oratorio, sisono esibiti i ragazzi del grest, accompagna-ti dagli infaticabili animatori, cimentandosiin balli, recite, canti, e musiche. Alla finegrande chiusura con i giochi pirotecnici,premi per tutti i grestini e proclamazionedelle squadre vincenti (arrivati ex aequo): ired pixel (maglietta rossa) e i green hertz(maglietta verde).

Ma il vero vincitore è stato tutto il Grest2010 con tutti i suoi già citati protagonisti, iquali hanno messo su una serata oratoriana,ancora una volta all’insegna del sano e spen-sierato divertimento, per mezzo del quale siè messo la parola fine a questa affascinanteavventura regalando a tanti ragazzini dellanostra città un mese di spensieratezza.

Le varie attività oratoriane, per i giovani,riprenderanno, come al solito, nel prossimomese di settembre all’apertura dell’anno so-ciale e proprio il primo appuntamento saràgiorno 13 settembre con il “Grest – replay”.

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spezzoni di video la vita pastorale dell’Ora-torio e l’esperienza vissuta da alcuni giovanivolontari (tra cui due sancataldesi) in Mada-gascar. Lo stand ha permesso anche la sensi-bilizzazione del sostegno a distanza e la rac-colta di fondi pro Madagascar.

Questo evento cittadino ha creato unabella sinergia tra i ragazzi e i giovani impe-gnati nella sensibilizzazione con il carisma diDON BOSCO!

SSaann CCaattaallddoo

FFiieerraa cciittttaaddiinnaa aa SSaann CCaattaallddoo

Dal 9 all’11 ottobre, in occasione dellafiera cittadina, il paese di San Cataldo è sta-to immerso in un clima di festa “paesana”:tanta gente si è riversata nella strada princi-pale del paese dove vi erano collocati tantistand di diversa natura (mostre mercato,esposizioni, sagre, ecc…) ricchi di suoni, co-lori e anche di buoni odori!

Anche il nostro Oratorio ha usufruito diuno spazio di suolo pubblico; un sensazio-nale stand, adeguatamente allestito, ha rac-contato la vita pastorale delle varie realtà eassociazioni presenti in Oratorio attraversomomenti ricreativi e di animazione gestitidai ragazzi e dai giovani.

Per l’occasione sono stati presentati: igruppi giovanili, il laboratorio “MammaMargherita”, gli ex-allievi, il CGS (cinema,teatro, corale), gli scout, la PGS Vigor, ilgruppo VIS e di animazione missionaria.

Il coinvolgimento entusiasmante dei gio-vani ha attratto numerose persone che han-no potuto rivivere attraverso le foto e alcuni

é Lo striscione posto in alto allo stand.

ê Foto di gruppo.

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IIll GGrreesstt 22001100:: ““SSii ppuuòò ffaarree””Il Grest 2010 dell’Oratorio Salesiano

“Sacro Cuore” di San Gregorio di Cataniaha avuto inizio il 25 giugno scorso e si con-cluderà il 31 luglio. Si tratta di più di un me-se di attività, laboratori, giochi, canti, balli etanta allegria salesiana per i 200 iscritti diquest’anno. I ragazzi sono divisi in 4 squa-dre (Hittiti, Babilonesi, Sumeri, Assiri) e sistanno “contendendo” la vittoria finale, ac-compagnati da Ramon, il protagonista deltema formativo scelto quest’anno: “SI PUÒFARE”, che deve salvare il mondo propriocon l’aiuto dei grestini!

Al mattino i ragazzi sono impegnati neilaboratori proposti (Laboratorio Artistico,Cucina, Tearo, Danza, Calcio, Basket, Palla-volo, Art Attack, Giornalino) e nel momen-to formativo; al pomeriggio Grandi Giochi eTornei.

Non mancano certo le soprese: il 30 giu-gno “Sfilata della Pace” per le vie della cittàe solenne innaugurazione del Grest con in-no d’italia, issabandiera e foto di squadra;bagno al mare della playa di Catania; tre gi-te lunghe di una giornata intera, gemellaggicon altri grest, santa messa settimanale,

olimpiadi, giochi a stand, seratine, giochid’acqua e giochi senza frontiere.

Il Grest si concluderà il 30 luglio con laserata finale e la premiazione della primasquadra classificata e il 31 luglio con la San-ta Messa conclusiva e la premiazione indivi-duale.

Il tutto è coordinato da Don ArnaldoRiggi, Don Francesco Bontà, Don Lillo Au-gusta e dai 40 animatori salesiani dell’orato-rio.

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FFoorrmmaazziioonnee PPrrooffeessssiioonnaallee

IIll pprrooffiilloo ddeellll ’’eedduuccaattoorreesseeccoonnddoo RRoossmmiinnii

Venerdì 24 settembre 2010, presso il Se-minario Arcivescovile di Catania, si è svoltala 5^ giornata degli Operatori della Forma-zione Professionale.

Tenendo conto che gli orientamenti del-la CEI per il prossimo decennio riguardano“la sfida educativa” e, inoltre, avendo pre-sente che il recente documento “Per un pae-se solidale. Chiesa Italiana e Mezzogiorno”affronta la questione dell’emergenza educa-tiva, la relazione di base si è tenuta su que-sta problematica considerando in particola-re la missione dell’educatore secondo Ro-smini: “Il profilo dell’educatore secondoRosmini”.

Il relatore Don Piero Sapienza, autoredel libro “Eclissi dell’Educazione? La sfidaeducativa nel pensiero di Rosmini” (LibreriaEditrice Vaticana, 2008) ha tracciato il pro-filo dell’Educatore sottolineando in partico-lare che per Rosmini è assolutamente priori-taria la scelta diligente degli educatori, per-ché “il più efficace di tutti i mezzi d’istruzio-ne è quello di avere dei grandi Maestri” e

che le doti principali diun educatore sono la coe-renza, la dolcezza e l’artedella correzione. Don

Piero ha voluto sottolinearecome le riflessioni rosminianesembrano in sintonia con quel-le di un altro grande educatorecontemporaneo e amico, DonBosco. Don Bosco aveva fon-dato il suo sistema preventivosulla “ragione”. La “religione”e l’“amorevolezza”, che esclu-de ogni castigo violenta e cercadi tenere lontano anche glistessi leggeri castighi (G. Bo-sco, Scritti sul sistema pre, acura di P. Braido, La Scuola,Brescia 1965, 294). Don Boscoraccomandava ai suoi collabo-ratori di non usare mai la “re-pressione o punizione senza ra-

5^ Giornata degli Operatori della Formazione Professionale

é Don P. Sapienza.

í Prof. P. Quinci eMons. S. Gristina.

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gione e senza giustizia, e solo allamaniera di chi si adatta per forza eper compiere un dovere”. E osser-vava, con molto realismo, “è sem-pre più facile irritarsi che pazien-tare, minacciare un fanciullo chepersuaderlo (…)”. Quando l’edu-catore è costretto a ricorrere ai ca-stighi, lo fa unicamente per il be-ne dell’allievo, tenendo lontanal’ira e facendo capire il suo fortedispiacere per l’uso della repres-sione.

Se pensiamo, ha concluso don Piero, alpermissivismo che oggi diluisce il concettodi educazione, fin quasi a vanificarlo, le os-servazioni di Rosmini ci sembrano impor-tanti per riguadagnare il vero senso della re-lazione educativa.

Se l’educatore è ben formato e coniugadolcezza, amore, fermezza e ragionevolezza,allora anche il castigo, ben dosato e usatonel giusto modo, spiegando le motivazioniall’allievo, potrebbe diventare strumento ef-ficace finalizzato alla maturazione della per-sona.

L’educatore sa che la rigidezza spessomanda in frantumi, definitivamente, un rap-

porto educativo, mentre la capacità di sa-persi spiegare e di cercare di adattarsi, tem-poraneamente, può porre le premesse percontinuare un proficuo dialogo formativo.

L’incontro è stato presieduto e conclusoda S.E. Mons. Salvatore Gristina, Arcive-scovo di Catania.

L’esperienza di collaborazione tra l’Uffi-cio Diocesano di Pastorale Sociale e del La-voro e gli Enti di Formazione Professionalesi va sempre più consolidando, si registrauna sempre più attiva e numerosa partecipa-zione dei formatori e una costante ed eleva-ta qualità del momento di incontro e di for-mazione degli Operatori in ambito territo-riale ed ecclesiale.

é Gli Operatori della FP.

è Mons. S. Gristinae Don P. Sapienza.

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CCoonnvveeggnnoo IInntteerrnnaazziioonnaallee ddii BBiiooeettiiccaaNei giorni 10 e 11 settembre scorsi si è

tenuto a Noto, nel suggestivo ambiente del-la cittadina barocca, il primo convegno in-ternazionale di bioetica organizzato dallaDiocesi di Noto con la regia del VescovoMons. Staglianò e l’organizzazione infatica-bile e puntuale curata dal responsabile delConvegno dott. Pino Malandrino direttoredel settimanale netino “Vita Diocesana”.

Notevole lo sforzo organizzativo che havisto convergere su Noto esperti di livellomondiale sul tema della bioetica e della vitacome si può evincere dalla, locandina del-l’evento. Notevole anche l’investimento cul-turale che la Diocesi di Noto ha dedicato aquesto convegno che realizza la scelta cultu-rale della Chiesa Italiana in questo ambitodel sapere scientifico che ha tanta importan-za nella vita quotidiana della gente. La par-tecipazione è stata molto significativa inquanto la tematica del convegno e la presen-za di relatori di ampio spessore culturale escientifico permetteva non la presenza di unvasto pubblico ma di “addetti ai lavori” diambiti vari sia pastorale sia medico sia so-cio-sanitario sia educativo e della scuola ingenere.

Non è questo il luogo ove realizzare unasintesi dei contenuti per la quale rimandia-mo agli atti del convegno, ma senz’altro sipuò e si deve notare la complessità del pro-blema, la impossibilità di ricorrere a luoghicomuni o a slogan per intervenire su assettidelicatissimi della persona e della società, laulteriore necessità di approfondimentiscientifici e di una ancora lunga strada di ap-proccio a tutti gli aspetti. La bioetica non sipuò affrontare con approcci dogmatici osemplificazioni mediatiche. Le sue conse-guenze sono tali che richiedono una attentaanalisi etica e una normativa tali da salva-guardare l’unicità della persona, il rispettodella vita nascente, il rifiuto di manipolazio-ni e/o alterazioni dell’essere umano e dellesue prerogative di persona. Su questi tempiè profondo il divario tra le varie anime del

mondo scientifico che comunque sta produ-cendo uno sforzo teso a generare rispostepositive anche in termini di terapie innovati-ve per mali fino ad ora ritenuti inguaribili.La bioetica quindi può e deve essere posta alservizio della vita, di ogni vita, ma nell’alveonaturale che il Creatore ha indicato come es-senziale per la salvaguardia della persona.

Un plauso alla Diocesi di Noto e agli or-ganizzatori per aver portato nella nostra ter-ra questa possibilità di approfondimentoculturale, scientifico, esistenziale di un temadi grande attualità contemporanea.

DDoommeenniiccoo PPaatteerrnnòò

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IInnvveecccchhiiaammeennttoo ddeellllee ppooppoollaazziioonnii

La riduzione della mortalità, e in tempirecenti, la riduzione della natalità, sono idue fattori che hanno portato, nella maggiorparte dei paesi del mondo occidentale, alprocesso di crescente invecchiamento dellepopolazioni. In queste, sono diminuite nu-mericamente le classi d’età relativamentepiù giovani (invecchiamento della base) esono invece aumentate le classi di età relati-vamente più avanzate (M. Petrini). L’invec-chiamento della popolazione si svilupperàpienamente nel giro di sole due o tre gene-razioni, cioè in tempi brevissimi tanto dalpunto di vista demografico quanto da quel-lo sociale e culturale. La velocità dell’invec-chiamento costituisce quindi la prima gran-de difficoltà che si trovano a fronteggiare lesocietà. La seconda è da ricercarsi nella in-tensità del fenomeno, poiché in alcune po-polazioni la percentuale di ultrasessantennipotrebbe superare il 40-45 per cento del to-tale e quella degli ultraottantenni il 10-11per cento.

LL’’aannzziiaannoo ooggggii

Non esisteuna definizionedi anzianità. Ilconcetto di anzia-nità è un concettoesteso e moltodifficile da circo-scrivere. Parlaredi anziani, oltreche parlare ditante singole per-sone, con un lorovissuto individua-le, significa parla-re anche di alme-no tre diverse ge-

nerazioni con esigenze pe-raltro profondamente diverse. Si parla infat-ti di “giovani anziani” da 65 a 74 anni, di“anziani” oltre i 75 anni, di “molto anziani”oltre gli 85 anni. Oggi ci si rende maggior-mente conto del fatto che la senescenza è unprocesso molto graduale che non si limita adeterminati periodi della vita, ma è lo sfon-do della vita, così da poter affermare che lavecchiaia è dove si presenta un nuovo mododi vedere la vita, il tempo e in particolare lafinitudine.

VVaalloorree ee rriissoorrssaa ddeellll’’aannzziiaanniittàà

La presenza di tanti anziani nel mondocontemporaneo è non solo una risorsa e unvalore, ma soprattutto un dono, una ric-chezza umana e culturale. Ogni fase della vi-ta è unica, nuova e irripetibile e il soggettoattua la sua esistenza perché sente lo stimo-lo di questa novità e irripetibilità. Ogni sta-gione della vita (infanzia, adolescenza, etàadulta, maturità e vecchiaia) contiene valorie possibilità, da cui derivano compiti eticipropri: scoprire nuovi valori di vita; elabora-re una nuova scala di valori che sottolineinol’importanza dell’essere, rispetto all’azione eall’attività; trovare nuove modalità per strut-

CCoonnvveeggnnoo ddii NNoottoo

LLaa mmaattuurriittàà ccoommee rriissoorrssaaBBiiooeettiiccaa ddeellll ’’aannzziiaanniittààAlcuni passi della relazione di don Gianni Russo al Convegno di Noto

é Don G. Russo.

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turare il proprio tempo, nuovi impegni perle proprie energie; adattarsi a nuove modali-tà di vita e a nuovi ambienti di vita; impara-re ad essere soli, quando sopraggiunge lamorte del coniuge; imparare a confrontarsicon i nuovi limiti fisici che possono derivaredalla malattia e dal naturale decadimento.

Pertanto, il contributo di esperienza chegli anziani possono apportare al processo diumanizzazione della nostra società e della

nostra cultura è quanto mai prezioso e va sol-lecitato, valorizzando quelli che possono es-sere definiti i carismi propri della vecchiaia:

a) La gratuità. La cultura dominante mi-sura il valore delle nostre azioni secondo iparametri di un efficientismo che ignora ladimensione della gratuità. L’anziano, che vi-ve il tempo della disponibilità, può riporta-re all’attenzione di una società troppo occu-pata l’esigenza di abbattere gli argini di unaindifferenza che svilisce, scoraggia e arrestail flusso degli impulsi altruistici.

b) La memoria. Le generazioni più giova-ni vanno perdendo il senso della storia e conesso la propria identità. Una società che mi-nimizza il senso della storia elude il compitodella formazione dei giovani. Una societàche ignora il passato rischia di ripeterne più

facilmente gli errori. La caduta del senso sto-rico è imputabile anche a un sistema di vitache ha allontanato e isolato gli anziani, osta-colando il dialogo tra le generazioni.

c) L’esperienza. Oggi viviamo in un mon-do nel quale le risposte della scienza e dellatecnica sembrano aver soppiantato l’utilitàdell’esperienza di vita accumulata dagli an-ziani nel corso di tutta l’esistenza. Questasorta di barriera culturale non deve scorag-giare le persone della terza e quarta età, per-ché esse hanno molte cose da dire alle giova-ni generazioni, molte cose da condividerecon loro.

d) L’interdipendenza. Nessuno può vive-re da solo, ma l’individualismo e il protago-nismo dilaganti celano questa verità. Gli an-ziani, con la loro ricerca di compagnia, con-testano una società nella quale i più debolisono spesso abbandonati a se stessi, richia-mando l’attenzione sulla natura sociale del-l’uomo e sulla necessità di ricucire la rete deirapporti interpersonali e sociali.

e) Una visione più completa della vita. Lanostra vita è dominata dalla fretta, dall’agi-tazione, non raramente dalla nevrosi. È unavita distratta, dimentica degli interrogativifondamentali sulla vocazione, la dignità, ildestino dell’uomo. La terza età è anche l’etàdella semplicità, della contemplazione. I va-lori affettivi, morali e religiosi vissuti daglianziani sono una risorsa indispensabile perl’equilibrio delle società, delle famiglie, del-le persone. Essi vanno dal senso di respon-sabilità, all’amicizia, dalla non-ricerca delpotere, alla prudenza di giudizio, alla pa-zienza, alla saggezza, dall’interiorità al ri-spetto della creazione, alla edificazione del-la pace. L’anziano coglie bene la superioritàdell’“essere” sul “fare” e sull’“avere”.

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PPrreemmiioo ““DDoonn FFrraannccoo CCaavvaalllloo”” aaDDoonn CCaarrlloo NNaannnnii

Il Premio nazionale “Don Franco Caval-lo” giunge quest’anno alla III Edizione, enon smentisce la tradizione di premiare per-sonalità di grande spessore culturale e spiri-tuale. Così, il 4 settembre, a Gela, Don Car-lo Nanni, rettore dell’Università Salesiana,ha ritirato il Premio. L’evento è promosso

dalla Casa Francescana “S. Antonio di Pa-dova” e ha vissuto due momenti importanti:la consegna di una Borsa di Studio, donatadal Kiwanis, al giovane seminarista LucioGiglio e il conferimento del Premio, già ri-cevuto gli anni precedenti da Don Fortuna-to Di Noto, Biagio Conte e Silvia Guidi.

Sono inoltre intervenuti: Gianni Virga-daula, rettore della Casa Francescana di Ge-la e consigliere nazionale dell’Unione stam-pa cattolica e la psicologa Nuccia Morselli.Ha condotto la serata Fabiola Polara.

BBrreevvee SSiinntteessii ssuullllaa PPrreessiiddeennzzaa CCIISSIIddeell 2200--2222 sseetttteemmbbrree 22001100

La seduta della Presidenza CISI ha avu-to inizio alle ore 11.30 del 20 settembre aRoma-Sacro Cuore con uno scambio perso-nale tra gli ispettori guardando alle attivitàestive e agli avvicendamenti dei confratelli.

Nel pomeriggio don Enrico Peretti hapresentato la situazione dei Salesiani Coope-ratori e degli Exallievi. Gli exallievi denun-ciano numericamente un calo generalizzatoche va monitorato con attenzione. Buona èla situazione dei Salesiani Cooperatori. Èstato anche presentato il Convegno per De-legati SDB degli Exallievi e Cooperatori del18-21 novembre 2010 alla Pisana.

Il giorno 21 alle ore 9.45 don Gianfran-co Venturi ha presentato il documento“Scommettere sull’iniziazione cristiana”,che don Frisoli ha introdotto sottolineandoche in Italia, dove animiamo 160 parrocchiee oratori, non abbiamo ancora dato segni si-gnificativi di rinnovamento.

Si sono individuate tre linee di futuro:– la formazione dei catechisti;– l’avvio di esperienze pilota;– l’approfondimento dell’iniziazione cri-stiana attraverso la conoscenza dei do-cumenti.Alle ore 15.15 Don Claudio Belfiore ha

presentato “Il Modello Organizzativo” perla Parrocchia Salesiana e da parte degliispettori si è rilevata la necessità di far esa-minare il testo da un canonista e poi di farlopassare al vaglio della commissione giuridi-ca della CEI.

Si sono affrontati poi argomenti vari.– La costituzione del Gruppo di rifles-sione e di lavoro per l’organizzazione di4 corsi per formatori-animatori di comu-nità-vicari con varie iniziative di cui giàalla CISI di luglio.– La definizione del Seminario di studiosui coadiutori a Torino: 3-5 dicembre2010, con la partecipazione di 10 coa-diutori per ispettoria.– La sospensione dell’incontro naziona-le del quinquennio in vista della espe-rienza forte della GMG.

Il mattino del 22 settembre è stato dedi-cato alla lettera del RM degli ACG 408 sultema degli abusi sessuali. Profondi e varie-gati sono stati gli interventi degli ispettori.

Don Frisoli ha concluso sottolineandol’incidenza della qualità della formazionenelle sue varie tappe, il rischio di una derivadel tono generale della testimonianza di unavita religiosa regolare e l’urgenza di una ri-presa efficace della realtà e testimonianzadella vita di comunità.

DDoonn GGiiaannnnii MMaazzzzaallii

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Sabato 9 ottobre, presso l’altare papale della basilica di San Pietro, il salesiano mons. En-rico dal Covolo è stato ordinato vescovo. Il Principale consacratore e presidente della cele-brazione è stato il salesiano card. Tarcisio Bertone,Segretario di Stato Vaticano.

Nominato vescovo il 15 settembre scorso, a po-chi mesi dalla nomina a Rettore della Pontificia Uni-versità Lateranense, don dal Covolo è stato ordinatonel pomeriggio di sabato, 9 ottobre, vescovo di Era-clea. Insieme al salesiano sono stati ordinati vescovianche mons. Giorgio Lingua, mons. Joseph WilliamTobin e mons. Ignacio Carrasco de Paula.

Il card. Bertone riferendosi a don dal Covolo hainvocato l’aiuto di Dio per la sua missione accademi-ca: “Il Signore sostenga te, mons. Enrico dal Covolo,chiamato a proseguire il tuo apprezzato servizio allaChiesa quale Rettore della Pontificia Università Lateranense”.

Il card. Bertone ha infine espresso anche gli auguri da parte di Sua Santità Benedetto XVIe ha invocato anche la protezione della Madonna sui nuovi pastori.

IIll ccaarrdd.. BBeerrttoonnee hhaa cceelleebbrraattoo 5500 aannnnii ddii oorrddiinnaazziioonnee ssaacceerrddoottaallee

Il card. Tarcisio Bertone ha celebrato i 50 anni di ordinazione sacerdotale visitando neigiorni scorsi i luoghi che lo hanno visto nascere e formarsi come salesiano. Bollengo, Ivrea,Valdocco sono stati i luoghi della memoria di giovedì 1° luglio.

Accolto dalle autorità di Bollengo, il Segretariodello Stato Vaticano, card. Tarcisio Bertone, ha rice-vuto la cittadinanza onoraria e poi ha presieduto unaEucarestia nella chiesa parrocchiale di Sant’Eusebio.

Il card. Bertone ha consegnato all’Ispettore dellaCircoscrizione per il Piemonte Valle d’Aosta (ICP),don Stefano Martoglio, la medaglia commemorativadel 50° della sua ordinazione sacerdotale. Don Mar-toglio ha ricambiato donando al card. Bertone unariproduzione in bronzo della scultura di Gabriele

Garbolino esposta nella basilica di Maria Ausiliatrice a Torino per lecelebrazioni del 150° della Congregazione salesiana.

é Mons. E. dal Covolo (foto ANS).

é Don S. Martoglio e ilCard T. Bertone (foto ANS).

AAllll’’UUPPSS ddii RRoommaa nnaassccee ll’’IIssttiittuuttoo ddii PPeeddaaggooggiiaa VVooccaazziioonnaallee ((IIPPVV))

Nella Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università Pontificia Salesiana di Roma, na-sce l’Istituto di Pedagogia Vocazionale (IPV). L’Istituto, è composto da tre docenti, un sacer-dote diocesano del Burundi, don Methode Gahungu, e due salesiani sacerdoti, don Giusep-pe Roggia, italiano e don Mario Oscar Llanos, argentino. Per questo anno, l’IPV si concen-tra nei suoi obiettivi sull’organizzazione e elaborazione del “sogno” dell’Istituto.

Non sono meno importanti gli aspetti inerenti all’avvio dell’amministrazione, della ricer-ca dell’attrezzatura necessaria, dello studio delle tematiche proprie e di alcune iniziative di ri-cerca e di servizio verso il territorio e la Chiesa.

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SScceellttoo iill NNuuoovvoo PPrreessiiddeennttee MMoonnddiiaallee ddeeggllii EExxaalllliieevvii

All’inizio della 3a giornata dell’AssembleaMondiale degli Exallievi, tenutasi il 2 ottobre, ilRettor Maggiore Don Pascual Chávez Villanuevaha nominato il Sig. Francesco Muceo Presidentedella Confederazione Mondiale degli Exallievi.

Erano presenti il Vicario Don Adriano Brego-lin e il Delegato Mondiale degli Exallievi Don Pa-stor Ramírez.

Il Rettor Maggiore nel suo discorso ha parlatodel Centenario dell’Associazione nel 2011 e deimodelli di Exallievi. Ha insistito sulla integrazio-ne, sulla formazione, sulla identità e unità salesia-na. In seguito il Sig. Francesco Muceo ha preso laparola ringraziando l’Assemblea e il Rettor Mag-giore per la fiducia accordatagli.

La Presidenza è composta da: Antoine Musen-ga (Repubblica democratica del Congo), Victor

Vaz (India), Rajsch Gupta (India), Claudia Fell (Brasile), Domenica Sapienza (Italia), AngelGudiña (Spagna), Isaac Tunez (Spagna), Jaime Fuster (Cile), Julio Castellanos (Guatemala).

IInn mmeemmoorriiaa ddii DDoonn AAddoollffoo LL’’AArrccoo

Si è tenuto a Caserta il 25 settembre presso il TeatroDon Bosco, l’incontro organizzato dai Salesiani, unita-mente a tutti gli Amici dell’Opera di Caserta, in memoriadi Don Adolfo L’Arco, a due mesi dalla sua scomparsa.

La commemorazione ufficiale è tenuta dall’on. Prof.Gerardo Bianco, ex ministro dell’istruzione, al quale fan-no seguito le testimonianze di personalità, amici ed exal-lievi del teologo salesiano che per anni ha insegnato filo-sofia nell’istituto casertano. Al termine dell’incontrocommemorativo fa seguito la celebrazione dell’Eucaristianell’adiacente Santuario del Cuore Immacolato di Maria.

A contorno delle celebrazioni è allestita un’esposizione della ricca pro-duzione letteraria del padre salesiano, che conta oltre sessanta testi che spaziano dall’agiogra-fia, alla filosofia e teologia.

é Sig. F. Muceo (foto ANS).

é Don A. L’Arco.

TToorriinnoo:: XXXX GGiioorrnnaattaa MMaarriiaannaa

Domenica 3 ottobre, in un clima di comunione e di gioia, l’Associazione di Maria Ausi-liatrice (ADMA), con la partecipazione di quasi 400 persone, ha vissuto la XX Giornata Ma-riana. Dopo l’accoglienza e la celebrazione delle lodi, Don Livio Demarie, Direttore della Ri-vista “Maria Ausiliatrice”, ha svolto un suggestivo intervento su “Maria modello di evange-lizzazione”. Il presidente dell’Associazione, Tullio Lucca, ha poi presentato il cammino del-l’ADMA per il 2011, sottolineando la preparazione al VI Congresso di Maria Ausiliatrice chesi terrà a Czestockowa, Polonia, dal 3 al 6 agosto del 2011.

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Omelia per la messadi funerale del

Sig. Carmelo GuglielminoPedara, 16.08.2010

Proprio sul fardella sera della vi-gilia dell’Assunta, ilnostro confratelloGuglielmino Car-melo ci ha lasciatiper raggiungere lapatria definitivanel cielo. Da unanno circa si trova-va nella comunitàdi Pedara, doveera stato accolto con affetto e circonda-to di cure e di attenzioni. Il suo trasfe-rimento dalla comunità di Gesù Adole-scente a Palermo si era reso necessariosia a seguito di una caduta, sia perchéle sue condizioni generali richiedevanouna assistenza assidua e continuativa.Si era ripreso dall’operazione e riuscivaa camminare, pur con qualche difficol-tà, ma il male che da tempo lo tormen-tava ha continuato a fare il suo corso.Si percepiva che le forze diminuivano eci si rammaricava di non poter comuni-care efficacemente con lui per rendersiconto del suo effettivo stato di salute.Negli ultimi tempi le sue condizioni ge-nerali sono andate man mano aggra-vandosi, fino agli ultimi giorni in cui ilmedico ha diagnosticato una emorragiainterna, come causa ultima del suo de-cesso.

“I giusti vivono in eterno, la loro ri-compensa è presso il Signore e il Si-gnore si prende cura di loro”. Ci confor-tano queste espressioni tratte dal Librodella Sapienza proiettando la vita del-l’uomo nella dimensione della vita eter-na, di una vita che non si esaurisce conl’esperienza terrena. Solo il Signore sadare il giusto valore alla nostra espe-rienza terrena, accogliendoci nella suacasa definitiva e ricompensandoci dellanostra fedeltà e perseveranza. Questaparole ispirate ben si addicono alla lun-ga esperienza di vita del nostro fratelloCarmelo che si è donato interamente alSignore, prodigandosi con generositàper la formazione professionale dei gio-

vani più poveri e bisognosi.Una esperienza di vita semplice, li-

neare, concentrata nelle case di Barrie-ra a Catania e Santa Chiara prima eGesù Adolescente dopo a Palermo. “APalermo (ha trascorso) gran parte dellasua vita salesiana; mettendo insieme ilperiodo del Santa Chiara e quello delGesù Adolescente non si esagera se siarriva al mezzo secolo di presenza nel-la realtà salesiana di questa città”, cosìsi esprime all’inizio della sua testimo-nianza don Domenico Paternò, suo ulti-mo direttore al Gesù Adolescente.

L’esperienza salesiana del Sig. Gu-glielmino era iniziata con la sua entratanell’allora Ospizio del Sacro Cuore aCatania Barriera, il 1 dicembre del1939, aveva frequentato con profitto ilcorso di avviamento e la scuola tecnica,dimostrando lodevole condotta e buonavolontà e conseguendo il Diploma di le-gatore. In quella grande comunità e inmezzo a tanti giovani maturò la sua vo-cazione salesiana come coadiutore. IlSignor Carmelo, per chi lo ha conosciu-to incarnava in modo proprio l’identitàcaratteristica del salesiano coadiutore.Per metterla in evidenza mi affido adalcune espressioni inviatemi da donDomenico Paternò: “Infaticabile, labo-rioso sempre, attento e regolare nellesue attività il sig. Carmelo si è fattoovunque benvolere. Al primo incontropoteva sembrare burbero per la sua se-rietà, ma bastava conoscerlo un po’ pergustare le sue battute date sempre almomento giusto e con simpatica ironia,un humor quasi di tipo inglese conditoda quella inflessione catanese che nonlo ha mai abbandonato”.

Le tappe della sua vita ricalcano ilmodello del percorso formativo del sa-lesiano coadiutore: i superiori di alloralo ammettono al noviziato nell’agostodel 1942. Novizio per un anno, emettela sua prima professione il 9 settembredel 1943 a Modica e si consacra defini-tivamente al Signore il 14 luglio del1949 al San Luigi di Messina.

Subito dopo la prima professioneviene destinato a Barriera con l’incaricodi Capo Reparto della Legatoria e piùtardi di Vice Maestro della Scuola diBanda, fino al settembre del 1950. Vie-

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ne poi richiesto di trasferirsi nella gran-de comunità del Colle don Bosco (Pie-monte, Asti), fucina di grandi coadiuto-ri e centro di formazione del settore ti-pografico per seguire un corso di linoti-pia, che completa conseguendo il diplo-ma. Lo attende nuovamente Barriera,dove svolge l’incarico di linotipista, in-segnante di tecnologia ed assistente.Le sue qualità, la sua preparazione tec-nica e la sua disponibilità lo additano aiSuperiori come candidato per le missio-ni salesiane. Già dal 1956 attende lachiamata che si concretizza nel suo in-vio nella ispettoria dell’Argentina e nel-la tipografia salesiana della città di Ro-sario.

La sua disponibilità si dovette peròmisurare subito con seri problemi di sa-lute, dovuti principalmente al clima edanche ad una forma di esaurimento,che convinsero i Superiori a farlo subi-to rientrare in Sicilia. Le lettere di quelperiodo, conservate nella sua cartella,documentano in modo commovente lasua sofferenza e soprattutto il suo at-taccamento alla Sicilia che vede comeunica arca di salvezza per superare unasituazione di grande sofferenza e disa-gio.

Rientra in Sicilia, per un breve tem-po a San Gregorio e poi viene inviato aPalermo Santa Chiara dove svolge l’in-carico di Vice-Capo tipografo, assisten-te ed insegnante dal 1958 al 1968. Lanuova opera di Gesù Adolescente dovesi trasferisce il centro di formazioneprofessionale di Santa Chiara lo vedesubito all’opera per avviare il riparto ditipografia di cui è primo responsabile. Edal 1968 fino al 2009, ininterrottamen-te il sig. Carmelo compirà la sua mis-sione di coadiutore di don Bosco tra ge-nerazioni di giovani poveri e bisognosi,avviandoli alla professione di tipografi.

Personalmente ho conosciuto il Sig.Guglielmino quando ormai era difficilecomunicare e dialogare fraternamente.Mi affido al profilo inviatomi da don Pa-ternò: ”Il teatro, il lavoro assiduo, lapartecipazione costante e regolare allapreghiera comunitaria, l’osservanza del-la regola e lo stile di vita austero e sem-plice hanno contrassegnato la sua vitasalesiana. Non posso dimenticare che fi-

no allo scorso anno, già ormai con lamente oscurata dalla demenza senile, ilpercorso che faceva tante volte al gior-no era dalla sua stanza alla cappella do-ve si fermava a lungo in silenzio davan-ti al tabernacolo. Mi impressionava lasua compostezza davanti al Santissimo.Penso che lì fosse cosciente di esseredavanti al Signore cui aveva donato confedeltà e costanza la sua vita. Fin cheha potuto si è reso sempre presente al-la preghiera comunitaria anche se nonriusciva più a usare il breviario che ave-va sempre pregato con diligenza.

Grande e semplice la tempo stessola sua dignità: sempre curato e pulito,vestito sempre in modo dignitoso senzaalcuno sfarzo ma tale da esprimere ri-spetto per se e per gli altri. Fino a quan-do ha potuto accudire la sua personanon ha mai mancato di mettere la cra-vatta segno distintivo del coadiutore sa-lesiano di un tempo.

Capace di essere allegro e schivo altempo stesso sempre molto discreto,salesiano attento ad uno stile di testi-monianza quotidiana e piena di sereni-tà. Mi ha colpito il suo modo di esserepresente alla Celebrazione Eucaristica:attento, partecipe, raccolto, spesso di-sponibile per proclamare le letture cosache faceva molto bene con ottima scan-sione delle parole per dare piena possi-bilità di ascoltare la Parola di Dio. Fede-le al Rosario. Gentile con tutti ma rigo-roso nell’onestà e nella precisione”.

“Mi compiaccio con te, o Padre, chehai tenuto nascoste queste cose ai sa-pienti e ai saggi e le hai rivelate ai sem-plici”. L’espressione del Vangelo di Mat-teo che abbiamo proclamato sigla inmodo netto la vicenda umana, spiritua-le e salesiana del Sig. Guglielmino. Unuomo semplice e retto, un educatoreappassionato dei giovani poveri, secon-do il cuore di don Bosco, un religiosolaico consacrato, fedele a Dio, alla co-munità e alla missione giovanile. Vi in-vito in modo particolare a pregare per-chè altri giovani prendano il posto delSig. Carmelo in quella vocazione cosìunica e caratteristica del coadiutore sa-lesiano.

Mentre esprimo ai familiari, che glisono stati particolarmente vicini spe-

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RREE cialmente in questa ultima fase della

sua vita, le più vive condoglianze espri-mo il mio grazie personale e quello del-l’ispettoria tutta al direttore, ai confra-telli e al persona della comunità di Pe-dara, che hanno accolto amorevolmen-te il nostro confratello e lo hanno ac-compagnato al suo definitivo incontrocon il Padre.

Il Sig. Carmelo ci segue ora dal cie-lo con quel suo sguardo arguto e sem-plice, pregando per noi che continuia-mo il nostro pellegrinaggio verso l’ulti-ma meta.

Don Gianni Mazzali

Don Raimondo CalcagnoMessina, 5.10.2010

La figura di Don Raimondo Calcagnoricordata da Don Antonino Rubino alleesequie officiate da S. E. Mons. Caloge-ro La Piana.

Carissimi confratelli, quando ieri èstata divulgata la notizia della morte didon Raimondo, un confratello ha deli-neato in poche parole un profilo sinteti-co ma molto espressivo della persona-lità di don Calcagno: “Mi ritorna allamente quel suo fare gentile e sorriden-te, accogliente e generoso”.

Sono certo che quanti di noi gli so-no stati vicini e compagni di viaggionella vita di ogni giorno potrebbero sot-tolineare tanti altri aspetti della sua

personalità.La gran-

dezza di unapersona nonsi misuradalle grandicose checompie mada ciò che siporta dentroe da ciò cheesprime nellerelazioniquotidianedella vita.

Infatti,nella nostra

memoria, la personalità di don Raimon-do non è legata al suo ruolo di diretto-re esercitato ininterrottamente per 36anni in diverse Comunità dell’Ispetto-ria, ma piuttosto dalla ricchezza del suoanimo che si esprimeva in moltepliciforme e gesti.

Don Raimondo Calcagno è nato il 2novembre 1928 a Montalbano Elicona(ME) da Angelo e Provvidenza Distefa-no. Dopo circa quattro anni di studi aPedara, manifesta la scelta di farsi sa-lesiano attraverso segni espliciti, cosìcome attestano l’allora Ispettore ed ilsuo Parroco, dicendo “ha dimostratouna decisa volontà di abbracciare la vi-ta salesiana”.

Nel 1943 entra in noviziato a Modi-ca, dove anche fa i suoi studi filosoficifino al ‘47. Svolge il tirocinio a Messina-S. Luigi, Palermo-Sampolo e Marsala enel 1950 a S. Gregorio fa la professio-ne perpetua. Dal 1950 al ‘54 fa gli stu-di di teologia al S. Tommaso di Messinaed ivi viene ordinato sacerdote il 29giugno 1954.

Nel 1956 consegue la laurea in let-tere classiche e l’abilitazione nel ‘62.Dal 1954 al ‘72 lo vediamo come do-cente, assistente e consigliere nelle Ca-se di Palermo-Sampolo e di Randazzo.

Dal 1972 in poi inizia il suo serviziodi Direttore delle Comunità di Messina-S. Luigi, Catania-Cifali, Palermo-Sam-polo e poi di nuovo Messina-S. Luigi eCatania-Cifali; negli ultimi anni Zaffera-na Etnea, Catania-Cifali e nuovamenteZafferana. Nel 2008 torna al S. Luigi diMessina fino ad oggi. Fu chiamato an-che ad essere Consigliere Ispettorialedal 1982 al 1991 e dal 1993 al 1994.

L’allora Ispettore don Vittorio Co-stanzo motiva, a più riprese, la sua ele-zione così: “La sua capacità di dialogo,la maturità di giudizio e l’impegno nel-l’espletare gli incarichi ricoperti sono glielementi indicati nella consultazioneper la sua elezione a consigliere ispet-toriale”.

Aldilà del curriculum storico, donRaimondo rimane nella nostra memoriacome un amico allegro e gioviale percoloro che lo hanno conosciuto fugace-mente e per coloro che sono vissuti ac-canto a Lui per tratti della propria vita

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un salesiano ricco di doti umane e di fe-de. Credo che la testimonianza sincerae sentita di alcuni confratelli, che gli so-no stati accanto per tanti anni, descrivamolto bene la ricchezza d’animo di donCalcagno.

Ecco alcune pennellate.“Posso testimoniare, dice un primo

confratello, con sincerità profonda,l’esperienza indelebile che ha lasciatoin me la persona di don Raimondo : Uo-mo di grande umanità che sapeva ac-cettare l’altro così com’era, prendendo-si cura dei suoi bisogni senza tirarsi indietro mai.

Per la sua grande capacità di acco-glienza, nel prediligere e curare l’amici-zia, e per la sua simpatia si faceva vo-ler bene da tutti. Sempre rispettoso deiruoli degli altri confratelli ma anchepuntuale e preciso nel mettere in evi-denza ciò che non andava bene.

Uomo di fede semplice e quotidiana,Sacerdote e religioso fedele che ha vis-suto puntualmente e quotidianamentela sua assiduità nella visita al SS. Sa-cramento in Cappella durante il giornoe la sera, nella recita del S. Rosario,nella celebrazione della liturgia delleore e dell’Eucarestia fino agli ultimigiorni durante la sua sofferenza; preoc-cupato di dimenticare queste sue sem-plici pratiche di pietà e disposto semprea ripeterle se altri gliene facessero ri-chiesta”.

Ancora un’altro confratello: “Il suomodo di rapportarsi con tutti, ragazzied adulti, gente del popolo ed autorità,era signorile per cui risultava piacevolela sua presenza ed amabile la sua con-versazione, che sapeva anche essereallegra, per cui nessuno si sentiva a di-sagio con lui…

Ho sempre ammirato il suo senso dipaternità con tutti soprattutto con i ra-gazzi, specie con i suoi allievi: li sapevacapire e compatire e davanti alle loronecessità e alle loro richieste non si tiròmai in dietro. Anche con i confratelliseppe avere profondo senso paterno, fi-ducia e grande liberalità, riuscendo acreare nella comunità il senso della fa-miglia, dove tutti si sentono accolti e te-nuti in considerazione. Era bello, a tavo-la, partecipare tutti alla stessa conver-

sazione in cui spiccava il suo umorismosempre riguardoso e mai eccedente”.

Ognuno di noi, cari confratelli, siporta dentro un mistero che non tutticoloro che ci stanno accanto sanno per-cepire; ed è importante che al terminedei nostri giorni qualcuno sappia testi-moniare ciò che ha visto e capito.

Mi sembra importante anche mette-re in evidenza il suo forte attaccamen-to alla Congregazione in Sicilia, che èstato riconosciuto e dichiarato ripetuta-mente dai vari Ispettori quando gli affi-davano l’incarico di direttore. Egli fu in-termediario diplomatico e discreto condiverse autorità per situazioni ispetto-riali importanti, suscitando anche in lo-ro amicizia e simpatia.

Sono tanti i confratelli che hannocostruito la storia del carisma di donBosco in Sicilia e che hanno anche sof-ferto per le vicende di ridimensiona-mento degli ultimi decenni. Grande èstata la loro sofferenza perché grande èstato il loro amore sacrificato per donBosco ed i giovani.

Uno fra questi è stato don Raimon-do ed io l’ho potuto constatare veden-dolo anche piangere per situazioni con-crete irrisolvibili. Questo è un monitoche don Calcagno lascia a tutti noi, per-ché ognuno di noi non si risparmi e nonsi tiri indietro nel dare la vita per i gio-vani di oggi, come don Bosco.

Voglio concludere con le parole diMonsignor Saro Vella: “Il suo sorriso, lasua saggezza, le sue delicatezze ed ilsuo umorismo ci siano di esempio”.

Per ultimo non posso non ringrazia-re i Confratelli della Comunità del S.Luigi per la loro dedizione nell’accom-pagnare don Raimondo nel suo calvariodi sofferenza; ed insieme a loro la so-rella Maria e la nipote Raffaella in par-ticolare per la loro presenza e cura af-fettuosa e quotidiana.

Ricordiamo i familiari defunti diconfratelli: il fratello di Don Montagni-no; la sorella di Don De Pasquale; il pa-pà di Don Lo Sardo; il fratello di DonPirrone e il papà di Don Ausini.

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RREE Omelia per la messa

anniversaria della morte di Don Raimondo Calcagno

8 ottobre 2010

“Avvicìnati alla sapienza con tuttal’anima e con tutta la tua forza restanelle sue vie. Seguine le orme e cerca-la, ti si manifesterà; e una volta rag-giunta, non lasciarla. Alla fine troverai inlei il riposo,ed essa ti si cambierà in gio-ia”.

Questo brano dal capitolo 6 dal librodi Ben Sirac mi sembra uno spunto si-gnificativo per penetrare il senso dellaesperienza umana e cristiana di donRaimondo e stimola in modo efficace lanostra personale riflessione e medita-zione. La morte è ormai una esperienzacompiuta per il nostro confratello. Eglivive ora in quel Dio in cui ha creduto ea cui ha offerto generosamente tutta lasua vita. Questa morte, come ogni mor-te, parla piuttosto a noi che ancora sia-mo in vita, pellegrini verso una meta. Èconfortante e stimolante descrivere ilnostro cammino terrestre come una ap-passionata ricerca della sapienza. Ciprovoca, mette in discussione il nostropresente, ci invita a non lascarci appe-santire, ma a camminare seguendo leorme misteriose che Dio mette sulla no-stra strada per vivere oggi e semprenella gioia, nella libertà interiore.

Ho conosciuto don Raimondo ormaial tramonto del suo tragitto di vita e giàsegnato da quella malattia e da quellasofferenza che in due anni lo hanno por-tato al commiato definitivo. Soffriva pernon essere più efficiente e in salute equasi si ritraeva da un contatto umanoche lo avrebbe esposto e forse, nellasua percezione personale diminuito.

Ciò è comprensibile se si scorre lasua esperienza di salesiano. Il periododi formazione si è svolto durante e dopoil secondo conflitto bellico. Inizia il novi-ziato a Modica Alta nel 1943 e concludeil suo curriculum formativo con l’ordina-zione presbiterale a Messina il 29 giu-gno 1954. [...]

La gran parte dei confratelli gli ha ri-conosciuto grandi doti nel suo ruolo didirettore. Dominava la sua umanità ric-ca di esperienza, di cortesia, di tratto

umano e di quella fine ironia che spessoriesce a districarsi in situazioni difficili,tese e magari imbarazzanti. Don Rai-mondo era un uomo di dialogo, saggio,capace di stemperare situazioni intrica-te e riusciva a raggiungere la mente, masoprattutto il cuore. La sua esperienza èstata anche positivamente messa a ser-vizio dell’ispettoria dove ha svolto, percirca 12 anni, in due tornate, il ruolo diconsigliere ispettoriale. Le sue doti sonostate soprattutto messe a disposizionedella scuola sia come docente e poi so-prattutto come dirigente e responsabile.

Spigolo da alcune testimonianze:“Don Raimondo è stato ed è un grandesalesiano, vero figlio di don Bosco, cheha saputo voler bene e farsi amare, ecertamente continuerà a farlo dal cielo”.“Con don Calcagno scompare un grandesalesiano”. “Il suo sorriso, le sue delica-tezze, il suo umorismo ci siano di esem-pio”. “Don Calcagno: uno dei grandi sa-lesiani che hanno fatto onore alla Chie-sa e a don Bosco. Uomo e religioso disuperiore qualità. È stato ed è una be-nedizione per sempre”.

In questi ultimi due anni il declino èstato evidente e il suo appartarsi quasiintimidito molto pronunciato. Soffriva dinon poter più essere ciò che per moltiera stato. Il Signore lo ha provato nelfuoco e lo ha purificato. Stringendogli lamano negli ultimi giorni ho percepito ilsuo anelito di affetto e di vicinanzaumana, ma anche la sua consegna e ilsuo abbandono nelle braccia del Dio del-la sua vita.

“Il Signore è mia forza e mio canto.Ho posto in lui la mia fiducia”. Ci imme-desimiamo nei sentimenti del salmo 27,proclamato in questa liturgia funebre ericonfermiamo nella fede la certezza cheGesù è la risurrezione e la vita. “Chi vi-ve e crede in me non morirà in eterno”.La lunga e sofferta esperienza di donRaimondo, la sua consegna fiduciosa alDio della sua vita ci sono di stimolo e diesempio a cercare in Dio la sapienza delvivere e del morire.

Affidiamo don Raimondo alla miseri-cordia e all’abbraccio tenero ed amore-vole del Padre, in comunione con la Ver-gine Ausiliatrice e don Bosco.

Don Gianni Mazzali

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Cari Confratelli,anche questa pubblicazione siamo riusciti a realizzarla sulfilo del rasoio, in quanto abbiamo atteso l’approvazione degli Atti del Capitolo Ispettoriale e del POI da parte del Rettor Maggiore e del suo Consiglio, che ci ha raggiunti negli ultimi giorni di luglio.Con brevi espressioni vi presento questo volume che raccoglie il frutto del lavoro dei singoli confratelli, delle comunità e soprattutto delle tre sessioni del Capitolo Ispettoriale 2009-2010.Il Progetto Organico Ispettoriale rappresenta l’interpretazioneche la nostra ispettoria ha dato delle linee di azione del CG26. È la concretizzazione della nostra tabella di marcia per i prossimi sei anni.È uno strumento di lavoro che mi auguro rappresenti un punto di riferimento per le singole comunità e per la comunitàispettoriale. Richiede da parte di tutti, specie chi ha responsabilità istituzionali, una frequentazione assidua e un riferimento costante ai criteri, ai modelli operativi e alle linee di azione.Puntare tutti, pur nella diversità delle singole opere, verso obiettivi comuni e condivisi ci consentirà di imparare a lavorare meglio, a valorizzare l’apporto di tutti e a riconoscere la diversità e complementarietà dei ruoli e delle funzioni. Ci aiuterà, in altre parole, come da anni ci viene richiesto, a lavorare con mentalità progettuale.Ringrazio tutti indistintamente per l’apporto offerto e prego l’Ausiliatrice e don Bosco perché ci guidino e realizzare in pienezza negli anni a venire la nostra missione in mezzo ai giovani.Con affetto fraterno,

Don Gianni Mazzali

In questo breve scritto viene preso in considerazione quel singolare e paradossale Evento che è l’irruzione di Dio nella storia umana in Gesù Cristo.In certi ambienti culturalmente raffinati circola la convinzione– amplificata ed enfatizzata talora dai mass media – che ilcristianesimo non sia più credibile e che ormai faccia parte di un retaggio passato. Il discredito del cristianesimo nasce spesso da una sua espressione storica deformata, come attestano, per certi versi, i cosiddetti maestri del sospetto nella loro critica al cristianesimo.

La tesi di questo testo è che al di là del chiaroscuro della storia del cristianesimo, Gesù Cristo così come ci è stato trasmesso dalla testimonianza apostolica contenuta nel Nuovo Testamento rimane anche oggi una figura credibile e affascinante in cui anche l’uomo contemporaneo può ritrovare se stesso.Come asserisce in modo incisivo il Concilio Vaticano Il nella Gaudium et spes al numero 22: “Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo”.

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