Notiziario Trimestrale della Cassa di Previdenza dei Biologi · Gennaio - Febbraio - Marzo 2012...

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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale -70%- Roma /Aut. GIPA/C/RM//05/2011 Anno 3 - Numero 1/2012 Notiziario Trimestrale della Cassa di Previdenza dei Biologi

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Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale -70%- Roma /Aut. GIPA/C/RM//05/2011

Anno 3 - Numero 1/2012Notiziario Trimestrale

della Cassa di Previdenza dei Biologi

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sommario

Anno 3 - Numero 1Gennaio - Febbraio - Marzo 2012

Notiziario Trimestraledella Cassa di Previdenza dei Biologi

Associato all’USPIUnione StampaPeriodica Italiana

DIRETTORE RESPONSABILE

Sergio Nunziante

HANNO COLLABORATO:

Rosa Maria Serrao, Stefano Dumontet,

Antonio Torrisi, Marcella Giros,

Daria Ceccarelli, Sandro Ginosa.

ENPAB

Via di Porta Lavernale, 12 - 00153 Roma

Tel. 06.4554.7011 - Fax 06.4554.7036

mail: [email protected] - [email protected]

web: www.enpab.it

UffICIO STAmPA

Rosa Maria Serrao - [email protected]

ORARIO DI APERTURA

DEGLI UffICI AL PUBBLICO

dal lunedì al giovedì dalle ore 9.00 alle 13.30, dalle ore

14.00 alle 17.00 e il venerdì dalle ore 9.00 alle 13.30.

Si informano gli iscritti che gli uffici dell'Ente forniranno in-

formazioni telefoniche di carattere generale nei seguenti orari:

Dal lunedì al venerdì: dalle ore 9.00 alle ore 13.00

Tel. 06.4554.7011 - Fax 06.4554.7036 - mail: [email protected]

STAmPA

Fotolito Moggio - Strada Galli, 5 - Villa Adriana (Tivoli)

[email protected]

Tel. 0774.381922 - 0774.382426 - Fax 0774.509504

finito di stampare aprile 2012

Autorizzazione del Tribunale di Roma

n. 464/2010 del 6 Dicembre 2010.

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l’opinioneIl lavoro è finito?Sergio Nunziante 2

newsLa lettera del Ministro Elsa Fornero sul lavoro

Senza una riforma complessiva il sistema produttivo non riuscirà a risollevarsiA cura dell’ Ufficio Stampa ENPAB 3

Enpab/A scuola di previdenzaSergio Nunziante: Bisogna costruire un avvenire

previdenziale solido e con parametri nuovi

Rosa Maria Serrao 6

l’intervistaPensioni Libro Bianco:Nessuna raccomandazione dall’UEIntervista a Ignazio Marino

Rosa Maria Serrao 7

approfondimentiAlternative Dispute ResolutionStefano Dumontet 10

Addio a Renato Dulbecco,uno dei padri delle moderne Scienze BiologicheAntonio Torrisi 12

regolamentiRicongiunzione e totalizzazioneUna scelta consapevole tra due procedimenti

che permettono di riunire contributi versati

in Enti previdenziali diversi

Marcella Giros 14

rassegna stampaCasse di Previdenza, sostenibilità a 50 anniA cura di Daria Ceccarelli 16

serviziENPAB.IT, un sito in continuo aggiornamentoSandro Ginosa 18

Contatti ENPAB 20

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Sergio NunziantePresidente ENPAB

Il lavoro è finito?

l’opinione

2

Questa frase, ad alto con-tenuto emotivo, può es-sere legittimamente con-siderata il leitmotiv dei

nostri tempi e viene ripetuta comeun mantra da politici, amministra-tori pubblici e privati, commentato-ri, esperti del lavoro e dell’econo-mia e sedicenti tali.Cosa significa “il lavoro è finito”?Non può certamente significare chenei paesi occidentali non c’è, e nonci sarà, più bisogno di manodope-ra, specializzata o no che sia. Ilfunzionamento di società modernee complesse come la nostra rendeindispensabile il ricorso al lavoro,da quello di progettazione e di in-novazione sino a quello di manu-tenzione delle complicate strutturetecnologiche di cui ci siamo dotati,passando per il terziario, un settoreche si va facendo sempre più rile-vante ed articolato.Dovremmo dunque considerare lafine del lavoro come una metafora?Oppure dobbiamo ritenere che siafinito il lavoro per i cittadini occi-dentali, visto che sempre più man-sioni, dalle più semplici alle piùevolute, sono affidate a personaleextracomunitario pagato poco e ga-rantito peggio? O ancora, dovrem-mo forse cominciare a ragionaresulla fine del lavoro come lo abbia-mo sempre considerato, sul declinodi un’epoca in cui il lavoro portavacon sé certezze, stabilità sociale,familiare e personale? Quello erapur tuttavia un modo di interpretare

il lavoro su cui si è costruita la no-stra stessa società e tutte le reti dirapporti che la fanno vivere. Considerare finita quell’epoca signi-fica entrare in una dimensione dicambiamento e di profonda incer-tezza, sempre strettamente connes-sa al cambiamento. Se tutto cam-bia, come cambierà la nostra pro-fessione e verso quali nuovi equili-bri ci stiamo muovendo? Questedomande non hanno solo il signifi-cato di comprendere le dinamichedi un futuribile scenario nel quale igiovani biologi saranno sin da oggichiamati ad operare, significa anchedefinire gli scenari in cui i biologi inattività si troveranno ad espletare lescommesse dell’agire professionale. Entrambe le cose hanno un influs-so notevole sul nostro Ente e sulfuturo pensionistico dei suoi iscrit-ti. Se il lavoro diminuirà, se diverràpiù incerto, se le professionalitànon saranno più garantite dagli Or-dini, se una concorrenza spietataverrà a sostituire le certezze deri-vanti dal rispetto degli ambiti dicompetenze dei professionisti an-che le loro remunerazioni subiran-no un impatto, che farà decrescerequelle della maggioranza di noi eaumentare a dismisura quelle diuna ristrettissima minoranza. Se-guendo quest’ordine di pensieri, econsiderando le caratteristiche delnostro sistema previdenziale, neverrà come corollario l’erogazionedi pensioni più modeste, commisu-rate a versamenti più modesti che,a loro volta, saranno frutto di in-troiti professionali minori. Il lavoro che finisce, o meglio che simodifica, sembra dunque destinato

ad inaugurare un’epoca di transizio-ne, nessuno sa quanto lunga, chepotrebbe avere un’influenza negati-va sul nostro livello di vita. Permet-tetemi a questo punto di citare l’in-cipit de “L’amante di Lady Chatter-ley”, celebre romanzo di Lawrence,che recita pressappoco così: “Lanostra è essenzialmente un’epocatragica, ma noi ci rifiutiamo diprendere le cose tragicamente”. E’,infatti, poco utile osservare il mon-do modificarsi sotto i nostri occhi e“prendere le cose tragicamente”.Personalmente mi rifiuto di credereche la speculazione finanziaria, cheha oggi un potere economico sti-mato in 10-15 volte il PIL di tutte lenazioni del mondo, possa governa-re e controllare le competenze pro-fessionali di tanta parte dei piùqualificati cittadini di questo Paese. La nostra capacità di leggere il pre-sente e di immaginare i bisogni fu-turi, e qui parlo della nostra culturanella sua complessità, fa di noi de-gli elementi essenziali nella gestio-ne di una società moderna e artico-lata come quella nella quale vivia-mo. Abbiamo tutte le risorse, pro-fessionali e umane, per ridisegnarela nostra attività lavorativa in sinto-nia con una realtà che cambia cosìrapidamente. Queste capacità, vistala nostra vicinanza al mondo realee non a quello fittizio spesso con-fuso per quello vero, saranno sicu-ramente d’ausilio per individuaresfere d’intervento professionale incui espletare attività legate al soddi-sfacimento di reali bisogni dellagente. In questo, recupereremo di-gnità professionale e un dignitosoreddito.

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news

A cura dell’Ufficio Stampa ENPAB

«L’Italia sta dimostran-do di voler rapida-mente superare lecondizioni di debo-

lezza strutturale che ne hannofortemente frenato lo sviluppo nelcorso negli ultimi decenni. Senzauna riforma complessiva del mer-cato del lavoro, però, che renda ilmercato stesso funzionale e dina-mico il sistema produttivo italia-no non riuscirà a risollevarsi: ilnuovo mercato dovrà essere fun-zionale alle opportunità e alle sfi-de poste dall’economia globalecon le sue nuove tecnologie, e di-namico, per adattarsi rapidamen-te a cicli economici e a fenomenicompetitivi dai ritmi molto più ve-loci di un tempo. Senza tale rifor-ma, le imprese non riusciranno ariorganizzarsi efficientemente, a

stare al passo con il continuo mu-tamento che caratterizza l’econo-mia mondiale e, conseguentemen-te, a creare occupazione, svilup-po, benessere.Due sono i requisiti essenziali diquesto nuovo mercato del lavoro:un adeguato grado di “buona”flessibilità nell’utilizzo del lavorostesso da parte delle imprese, perrispondere a una domanda, inter-na e soprattutto internazionale,estremamente e rapidamente mu-tevole e un adeguato sistema distrumenti - assicurativi e assisten-ziali - che consentano ai lavora-tori e alle imprese di gestire ilcambiamento e il rinnovamentostrutturale, anziché subirli. Il ne-cessario, frequente, mutamento dimansioni e occupazioni, determi-nato dal rapidissimo rinnovamen-

to tecnologico mondiale, deve av-venire senza traumi, nell’ambitodi una “rete di sicurezza” più am-pia di quella attuale per lavorato-ri e imprese.L’Italia è ancora lontana da questiobiettivi e il lungo percorso chedeve fare, nel poco tempo chel’economia globale di fatto le con-cede, parte dalla presa di coscien-za dei limiti del sistema attuale».

La flessibilità sprecata«A partire dalla metà degli anniNovanta, le profonde modificheapportate, in larga parte col con-senso delle parti sociali, al mercatodel lavoro italiano hanno introdot-to significativi margini di flessibili-tà e sostenuto la crescita dell’occu-pazione con un aumento consi-stente della quota di lavoratori

In una lettera al quotidiano La Stampa, il ministro del La-voro e delle Politiche sociali Elsa Fornero ha spiegato lepiattaforme della riforma del lavoro che il governo Montivuole approvare nelle prossime settimane. Le caratteristi-che essenziali saranno la “flessibilità” e i “nuovi ammortiz-zatori”. Nella lettera il Ministro cita come esempio la ri-forma del mercato del lavoro tedesco degli ultimi an-ni, ricordando una serie di provvedimenti che po-trebbero essere impiegati anche in Italia.

Senza una riforma complessiva il sistemaproduttivo non riuscirà a risollevarsi

La lettera del Ministro Elsa Fornero sul lavoro

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news

proveniente dai segmenti piùsvantaggiati, cioè i giovani e ledonne.Il maggior grado di flessibilità e ilconseguente calo del costo effetti-vo hanno però indotto alcunecomponenti del sistema produttivoa ritardare l’aggiustamento strut-turale richiesto dal nuovo assettomondiale anziché accelerarlo.A tale ritardo, ha contribuito an-che lo scarso adattamento dellaformazione professionale - caren-te rispetto alla creazione di “capa-cità di apprendimento” e alle nuo-ve tecnologie - e più in generale iritardi della pubblica amministra-zione.Le conseguenze sono, purtroppo,ben note: un quindicennio di de-bole crescita che non ha consen-tito di trasformare la maggioreflessibilità in creazione di miglioriopportunità di lavoro e un pro-gressivo frazionamento della for-za lavoro in due segmenti. Sul pri-mo, largamente composto da gio-vani e lavoratori di settori nuovi,è ricaduto maggiormente l’oneredella flessibilità, spesso trasfor-matasi in precarietà, mentre il se-condo è rimasto maggiormenteisolato e protetto dalle fluttuazio-ni e dai processi di ristrutturazio-ne, riducendosi però di numero(fino a rappresentare ormai pocopiù della metà dei lavoratori di-pendenti del settore privato)».

Strumenti insufficientie sempre meno efficaci«La segmentazione è stata aggra-vata dall’inadeguatezza del siste-ma di ammortizzatori sociali a

operare nel nuovo contesto. Glistrumenti presenti nel nostro ordi-namento - come, ad esempio, laCig, i contratti di solidarietà, lamobilità lunga - hanno conserva-to, durante la crisi, la loro effica-cia per il sostegno al reddito dellavoratore e il mantenimento dellegame tra lo stesso e il suo postodi lavoro, preservandone la pro-fessionalità, ma hanno subìto unparallelo processo di restringi-mento dell’area di applicazione,accentuando così la disparità trai lavoratori.Pensati per un mercato del lavoromolto meno flessibile, gli schemiesistenti si sono rivelati incapacidi offrire una rete di protezione achi, negli anni precedenti, è statomaggiormente coinvolto dallamaggiore flessibilità.Questa inadeguatezza è risultataevidente all’avvio della crisi,quando milione e mezzo di lavo-ratori non avrebbero goduto di al-cuna tutela in caso di perdita delposto o sospensione dal lavoro,nonostante gli interventi del Go-verno allora in carica».

Le diseguaglianze crescenti tra i lavoratori«L’incoerenza tra la flessibilità in-trodotta nel mercato e l’attuale, li-mitato e troppo discrezionale, as-setto degli ammortizzatori ha evi-denti effetti sperequativi: vi sonosettori e lavoratori che possonogodere di generosi strumenti di so-stegno e altri che ne sono del tuttoesclusi.Ne discendono conseguenze ne-gative non solo sul piano del-

l’equità ma anche su quello delfunzionamento del sistema pro-duttivo: si danneggia il processodi incontro tra domanda e offertadi lavoro, si indeboliscono gli in-centivi all’acquisizione di validecompetenze professionali e allarealizzazione di investimenti pro-duttivi, si scoraggia la partecipa-zione al mercato del lavoro».

Rimediare si può: le riforme degli altri«Per realizzare un mercato del la-voro dinamico, capace di contri-buire alla crescita e alla creazionedi occupazione di qualità, è ne-cessario ripristinare la coerenza,adeguando il sistema di ammor-tizzatori e riconducendo, nel con-tempo, la necessaria flessibilitàdel lavoro, senza trasformarla inprecarietà. Si tratta di un interven-to radicale, che, per essere effica-ce, richiede un’azione pressochécontemporanea su tutti i fronti so-pra delineati; di un intervento si-curamente difficile ma, altrettantosicuramente, non impossibile.L’esempio più recente di una rifor-ma complessiva del mercato dellavoro e degli strumenti di prote-zione sociale - prescindendo dalpercorso recentemente avviatodalla Spagna - è offerto dagli in-terventi realizzati in Germania al-l’inizio del decennio scorso quan-do il Paese era ritenuto il “malatod’Europa”, incapace di crescere edi superare l’urto della riunifica-zione. Le riforme tedesche hannointeressato tutti gli aspetti del mer-cato del lavoro e del welfare: mi-glioramento degli strumenti di

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istruzione professionalizzanti e fa-cilitazione del passaggio tra scuo-la e lavoro; sostegno alla parteci-pazione al mercato del lavoro eall’occupazione, anche parziale,delle fasce più svantaggiate; raf-forzamento del legame tra il godi-mento di particolari trattamenti el’effettiva azione di riqualificazio-ne e di ricerca di lavoro; potenzia-mento dell’attività dei centri perl’impiego; introduzione di mag-giore flessibilità, sia con nuove ti-pologie contrattuali sia negli spa-zi della contrattazione tra impre-sa e lavoratore ».

Non spendere meno, mameglio e in modo più equo«La riorganizzazione della prote-zione sociale realizzata in Germa-nia non ha certo ridotto il soste-gno economico alle famiglie. Nel2007, prima della crisi, la spesapubblica per il sostegno alle fami-glie, i sussidi ai disoccupati, iprovvedimenti per l’abitazione econtro l’esclusione sociale rag-giungeva il 5,1 per cento del Pil,contro l’1,8 per cento in Italia.Le azioni coordinate, decisa dalgoverno con il concorso delle par-ti sociali hanno contribuito ad au-mentare in misura significativa ilgrado di dinamismo del mercatodel lavoro, migliorando l’incontrotra domanda e offerta, sia negliaspetti quantitativi sia in quelliqualitativi. Ne è derivata una ra-pida caduta dei tassi di disoccu-pazione e dell’incidenza della di-soccupazione di lunga durata eun ampliamento della partecipa-zione almercato del lavoro, so-

prattutto tra i più giovani, tra glianziani e tra le donne. Gli inter-venti hanno consentito alla Ger-mania di cogliere più rapidamen-te ed efficacemente che in prece-denza l’onda positiva della con-giuntura avviatasi nella secondametà dello scorso decennio. IlPaese è così tornato a registraresignificativi ritmi di crescita».

Una riforma necessariama non sufficiente«Oltre che andare chiaramente nelsenso della crescita il disegno delnuovomercato del lavoro deve es-ser chiaro e altrettanto chiaro de-ve risultare il percorso che ci por-terà a destinazione. Un mercatodel lavoro dinamico, con flessibi-lità più equamente distribuita eadeguatamente remunerata e conammortizzatori universalisticirappresenta un ingrediente essen-ziale di una ricetta più complessaper rimediare alle debolezze strut-turali del Paese. Ed è nel quadrodi quella ricetta che gli interventi

prefigurati vanno intesi e valutati.La riforma è necessaria ma da so-la non è sufficiente a garantire lacreazione di benessere. L’innova-zione radicale è fonte di timoricomprensibili, ancor più in fasi,come quella che stiamo attraver-sando, di profonda crisi economi-ca e di perdita di fiducia. Vi sonosegnali di una ripresa della do-manda mondiale a partire dalprossimo anno, o forse addiritturanell’ultima parte del 2012 ma oc-corre che il Paese sia in grado direcuperare, in tempi rapidi, la fi-ducia dei mercati internazionaliaffinché, normalizzandosi le con-dizioni sul mercato del credito, sisia in grado di beneficiarne appie-no.E occorre non farsi sfuggire laprossima onda positiva. È quindinecessario agire insieme, presto ebene, senza naturalmente dimen-ticare la cautela indispensabileper ben ponderare le situazioni dichi sta soffrendo più intensamentegli effetti negativi della crisi».

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news

Con questo sloganl’ENPAB ha lanciato ilciclo di incontri dal ti-tolo “A scuola di pre-

videnza” organizzati in tutte leregioni italiane. Il secondo ap-puntamento, dopo quello diPontecagnano in provincia di Sa-lerno, si è tenuto a Pisa, pressoil Consiglio Nazionale delle Ri-cerche, Istituto di Biologia e Bio-tecnologia Agraria.

Il programma ha visto due ses-sioni professionali e due sessioniprevidenziali. Nella mattinata si è tenuta la ta-vola rotonda sul tema “Qualipossibilità di intervento per mi-gliorare l’offerta agli iscritti” conla presentazione del volume (Sen-za Pensioni) di Ignazio Marino,giornalista di Italia Oggi edesperto di previdenza. Al dibatti-to hanno preso parte oltre all’au-tore del volume, l’On. AntoninoLo Presti, il presidente dell’EnpabSergio Nunziante e Florio Bendi-nelli, presidente della Cassa deiPeriti Industriali.

“Con questi incontri intendiamooffrire ai nostri iscritti un servi-zio che permetta loro di acquisi-re crediti ECM in modo del tuttogratuito e, nel contempo, - hasottolineato il presidente Nun-ziante in apertura - fornire glielementi essenziali della culturadella previdenza che oggi rap-presenta uno dei pilastri dell’atti-vità professionale, alla stessastregua delle competenze tecni-co scientifiche da utilizzarenell’ambito della professione”.

Il giornalista Ignazio Marino hainquadrato, da un punto di vistanormativo, le differenze tra il si-stema previdenziale retributivo equello contributivo con i dovutirisvolti sul calcolo delle pensioni.Nino Lo Presti - commentando irisultati del Rapporto Censis sul-l’aumento dei professionistiiscritti all’Albo - ha detto che iredditi sono in calo anche per-ché la fetta da spartire tra i pro-fessionisti si assottiglia. “E’evidente che ci siano probleminell’innalzare il contributo inte-

grativo dal 2 al 4% - ha conclu-so Lo Presti - ma se visto in pro-spettiva è una grande conqui-sta”.

Nel corso degli ultimi anni è sta-to creato un sistema di protezio-ne sociale che ha il suo fulcronei trattamenti pensionistici divecchiaia, invalidità, inabilità,superstiti e negli interventi assi-stenziali erogati. L’ENPAB haprevisto, di fatto, una vera e pro-pria tutela dell’iscritto e, ove pre-visto, dei suoi familiari, durantee oltre l’arco della sua vita pro-fessionale. La possibilità di in-crementare i montanti contribu-tivi e, quindi, le pensioni futureè da considerarsi un’ulterioreriaffermazione di questi principi.“Bisogna ripensare la previdenzaoggi - ha continuato Nunziante- perché il mondo è cambiato ele certezze di ieri non ci sonopiù”. E’essenziale informarel’iscritto sulle potenzialità chel’ENPAB esprime al fine di co-struire certezze previdenziali edassistenziali per i suoi iscritti.

Rosa Maria SerraoUfficio Stampa ENPAB

Enpab/A scuola di previdenza

Sergio Nunziante: Bisogna costruire un avvenireprevidenziale solido e con parametri nuovi

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Abbiamo chiesto a IgnazioMarino, giornalista di ItaliaOggi, esperto del sistemaprevidenziale, quale futuroci aspetta e che riflessi avràla riforma sui biologi.

D. Secondo il recente Libro bian-co della Commissione europeasui sistemi previdenziali, l’Italiasi avvia a diventare il paese delVecchio continente con le regoleprevidenziali più dure. Cosa bi-sogna aspettarsi dunque dal fu-turo?R. Uno degli elementi di mag-giore criticità del nostro sistemaprevidenziale è relativo al fattoche la popolazione attiva in-

vecchia precocemente. Il chevuol dire che se attualmentedue lavoratori pagano la spesadi una pensione, domani il rap-porto sarà di uno a uno. Tra-dotto: per tenere i conti pubbli-ci in equilibrio sui lavoratori at-tivi cadrà il peso di una spesapensionistica che gradualmentecrescerà. Il legislatore, intuendoquesto trend già diversi anni fa,ha inteso prevedere a partiredal 1996 il metodo di calcolodelle pensioni di tipo contributi-vo (calibrato sui reali versa-menti previdenziali) in sostitu-zione di quello più generoso ditipo retributivo (calibrato suiredditi degli ultimi anni). La si-

tuazione nel breve periodo ap-pare ancora più critica per viadei bassi tassi di crescita delPaese dell’ultimo decennio chelasciano presagire, in assenzadi una vera ripresa economica,altre riforme in materia pensio-nistica.

D. Oltre all’equilibrio dei contipubblici, l’altro obiettivo è garan-tire pensioni adeguate e condi-zioni di vita autonoma per chismette di lavorare. Quali potran-no essere le vie di sbocco?R. La Prima giornata nazionaledella previdenza 2011 organiz-zata a Milano è stata una buo-na occasione per lanciare un

l’intervista

Rosa Maria SerraoUfficio Stampa ENPAB

Pensioni Libro Bianco:Nessuna raccomandazione dall’UE

«Diventa più che mai

urgente - scrive la Ue

- sviluppare e attuare

strategie globali per

adeguare i regimi

pensionistici all’an-

damento della con-

tingenza economica

e demografica».

E il Parlamento italia-

no approva la mini-ri-

forma previdenziale

che interessa 250mila

professionisti.

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messaggio chiaro agli italia-ni: ad attendere i giovani dioggi – e quindi i pensionatidi domani – ci sarà un asse-gno da fame se non si inter-viene al più presto. Occupar-sene oggi ha di sicuro l’in-dubbio vantaggio di non «re-stare con il cerino in mano»alla vigilia del pensionamen-to. Per cominciare, il passag-gio più importante è accetta-re che la pensione non arrive-rà in automatico, come è suc-cesso ai nostri padri, ma cheinvece bisognerà costruirselasin dall’inizio della carriera.Partire da un check up previ-denziale può essere certa-mente il primo passo per in-correre probabilmente nel-l’amara sorpresa di vedersipreventivare un assegno in-sufficiente a garantire l’attua-le tenore di vita. Ma prender-ne atto è fondamentale. Moltiprofessionisti, oggi, versano ilminimo previsto per legge –del tutto insufficiente ad ave-re un trattamento pensionisti-co dignitoso a fine carriera –ma poco o nulla sanno diquanto potrebbero migliorarele cose versando uno, cinqueo dieci punti percentuali inpiù, soprattutto alla luce del-la legge 133/2011. Le casse inquesto senso hanno un ruolomolto importante nel crearequella cultura previdenzialealtrimenti scarsamente perce-pibile.

D. Lei accennava alla recentemini-riforma previdenziale(legge 133/2011) approvatadal Parlamento che interessa250mila professionisti. Che ri-flessi avrà per i biologi iscrittiall’Enpab?R. La riforma dà agli entiprevidenziali la possibilità diaumentare il contributo inte-grativo (a carico del cliente)fino al 5% e di destinarneuna parte ai montanti indivi-duali (ovvero i conti correntiprevidenziali degli iscrittiall’Enpab) per maturare infuturo una pensione più lau-ta. Il che rappresenta un af-fare per i professionisti, datoche questo costo aggiuntivoricade sulla collettività. Maper poter arrivare a sfruttarequesto meccanismo, agli entiautonomi è chiesto di au-mentare la contribuzionesoggettiva in capo all’iscrittoche paga di tasca propria eche oggi ha delle aliquotetutto sommato ancora basse(in media il 10%) a confron-to di un lavoratore dipenden-te (oltre il 30%) o di un iscrit-to alla gestione separatadell’Inps (il 28%). Tuttaviaquesto nuovo meccanismo,che rappresenta certamenteun’opportunità, presenta dueelementi di criticità. Il primoè che la legge non lega conun automatismo l’aumentodella contribuzione integrati-va a quella soggettiva espo-

nendo le casse, soprattutto diquesti tempi, all’obiezionedell’iscritto che può sempredire: ma perché non si au-menta solo l’aliquota a cari-co del committente? In que-sto caso la risposta è sempli-ce, in quanto sono stati i mi-nisteri vigilanti a chiarire chesenza un piccolo sacrificioda parte del professionistanon si potranno sfruttare ivantaggi della mini-riforma.Il secondo elemento di critici-tà è legato al fatto che l’au-mento del contributo integra-tivo non si potrà applicarealle pubbliche amministra-zione. E questo crea una di-scriminazione nei confrontidi chi lavora con le strutturepubbliche.

D. La riforma mette sullo stes-so livello i professionisti iscrittia una cassa di nuova genera-zione, come la nostra Enpab, equelli iscritti a un ente di vec-chia generazione. E’un segnalepositivo? R. La mini riforma si può ap-plicare solo a quegli enti, an-che di vecchia generazione,che applicano il metodo dicalcolo delle pensioni di tipocontributivo. E quindi vuolessere un premio per chi sitrova a fare i conti con un si-stema che mette al sicuro lasostenibilità di lungo periodoma costringe gli enti ad ero-gare pensioni molto basse. La

l’intervista

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legge in commento cerca di cor-reggere queste storture.

D. Si potranno destinare le nuo-ve risorse alle pensioni?R. Il momento non è dei miglio-ri per andare a chiedere di pa-gare di più agli iscritti. Primache con la pensione, in questiultimi anni difficili per l’econo-mia, i professionisti hanno in-fatti dovuto fare i conti con lariduzione del lavoro e quindidei fatturati. Ma questo nonpuò e non deve scoraggiare.L’economia è ciclica. E quindinon va dimenticato che per unperiodo in cui non è possibilemettere molto nel proprio salva-danaio previdenziale, ve ne po-tranno essere altri in cui poterrecuperare. In definitiva, biso-gna mettersi nell’ottica di versa-re di più. Il tempo della genero-sità pensionistica appartiene alpassato.

D. Alcuni biologi libero-profes-sionisti non versano i contributiall’Enpab perché titolari di quotesocietarie. A quali vantaggi esvantaggi vanno incontro?R. Vanno incontro a dei sicurisvantaggi. I nostri padri hannomesso insieme 30/35 anni di la-voro per andare in pensione.Oggi le cose sono molto diversee 40 anni di lavoro, se non ac-compagnati dai versamenticontributivi, possono non esseresufficienti per andare in pensio-ne con un assegno adeguato.

l’intervista

SENZA PENSIONITutto quello che dovete sapere sul vostro futuro e

che nessuno osa raccontarvi

di Walter Passerini, Ignazio MarinoIntroduzione di Tito Boeri

“SIAMO GIUNTI AL CAPOLINEA DIUNA SITUAZIONE CHE È IL

PRODOTTO DELL’INCOSCIENZAE DELL’IRRESPONSABILITÀ. SIAMO ALLA VIGILIA DELLO SCOPPIO DELLA BOMBA

PREVIDENZIALE E NESSUNO FA NIENTE”

“SPESSO TRA IL PALAZZO E LAPIAZZA C’È UNA NEBBIA SÌ FOLTA”

Francesco Guicciardini

La bomba previdenziale coinvolge la-voratori pubblici e privati, atipici eprecari, liberi professionisti, artigianie commercianti. I giovani (per esem-pio chi è nato nel 1980) naturalmen-te sono i più penalizzati, andrannoinfatti in pensione con il 50 per centodel loro ultimo salario. Una genera-zione di esclusi e sprecati che si vedeoffrire solo lavori temporanei e sotto-pagati con la prospettiva certa di unapensione minima. Il paradosso èenorme: sono loro, i 4 milioni di ati-pici e gli immigrati (insieme versanoallo Stato italiano quasi 10 miliardiall’anno), cioè i più deboli, a sostene-re le casse previdenziali (1,4 miliardidi attivo) e a pagare le pensioni di chiha avuto un impiego sicuro e ben pa-gato.

Tutto da rifare: prima che scoppi unoscontro generazionale e sociale, biso-gna investire sui giovani facendolientrare molto prima nel mercato dellavoro, ed eliminare le iniquità tra la-voratori dipendenti e le molte catego-rie di lavoratori autonomi che questolibro denuncia.In appendice i calcoli sulle pensionifuture categoria per categoria, a curadi Daniele Cirioli.Walter Passerini, giornalista specia-lizzato in economia, ha ideato e di-retto “Corriere Lavoro”, settimanaledel “Corriere della Sera”. Attualmen-te cura “Tuttolavoro”, inserto de “LaStampa” dedicato all’economia e allavoro.Ignazio Marino lavora presso la reda-zione di “Italia Oggi” e si è sempreoccupato di previdenza.

Ed. Chiareletterepp. 192 - 13,90 euro

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approfondimenti

In un’epoca domi-nata dal gustodelle sigle,delle defi-

nizioni e dellemode di saporeanglosassone, iltermine AlternativeDispute Resolution (di solito ab-breviato in ADR) trova splendidodiritto di cittadinanza. L’ADRnon è altro che l’attività di conci-liazione esercitata all’esterno del-le aule giudiziare, attività entratanel nostro ordinamento con ildecreto legislativo 28/2010, cheattua l’articolo 60 della legge 18giugno 2009, n. 69, in materia dimediazione finalizzata alla con-ciliazione delle controversie civilie commerciali.Si parla molto oggi di concilia-zione, sia come strumento mo-derno per comporre controversietra le parti che come nuovo seg-mento del mercato del lavoroprofessionale. Se ne parla molto,ma non sempre a proposito enon sempre si colgono sino infondo le reali potenzialità di la-voro in questo settore per cate-gorie professionali come quelladei biologi.Nella cultura anglosassone,

l’ADR si avvale di trestrumenti fonda-

mentali: negozia-zione, concilia-

zione e mediazio-ne. La negozia-zione è la moda-

lità principale di solu-zione delle dispute e permettealle parti di incontrarsi per risol-vere la controversia, mantenendoil pieno controllo del processo edella possibile soluzione. In altritermini, le parti mantengono unapiena autonomia ed il conciliato-re assume un ruolo, diciamo, an-cillare. La mediazione viene inve-ce condotta da mediatori profes-sionisti che lavorano alla formu-lazione di una proposta in gradodi soddisfare le esigenze delleparti. L’arbitrato, sempre nellacultura anglosassone, è inveceuna forma semplificata di pro-cesso, che si avvale dell’inter-vento di un panel di arbitri, disolito composto da tre membri.Il modo più comune di sceglieregli arbitri è quello che prevede lanomina di un membro del panelda parte di ognuna delle parti inlite, mentre il terzo viene sceltodi comune accordo dai due arbi-tri nominati dalle parti.

E’ bene precisare che il mediato-re rileva la volontà delle parti ed ireali interessi delle parti stesse.Quindi, il mediatore non puòimporre una soluzione in terminivincolanti senza l’accordo delleparti. Non a caso si sottolineache uno dei vantaggi della me-diazione è il raggiungimento diaccordi che, proprio perché volu-ti, saranno tendenzialmente ri-spettati tra le parti. L’arbitrato,come forma di risoluzione dellacontroversia alternativa al pro-cesso, riveste invece carattere dicontenzioso e prevede la pro-nuncia del lodo, che è vincolan-te e determina un soccombenteed un vincitore rispetto alla con-troversia.Anche le grandi aziende optanospesso per questa forma sempli-ficata di composizione dellecontroversie con i loro clienti. Laprocedura è senz’altro celere epermette di risparmiare tempo edenaro ed evita l’inutile sovrac-carico di pratiche che ingolfano itribunali. Tipicamente, il tentati-vo di conciliazione è portatoavanti da una Commissione diConciliazione formata da unesponente di un’Associazionedei Consumatori, un conciliatore

Stefano DumontetCoordinatore CIG

AlternativeDispute

Resolution

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nominato dal cliente ed un con-ciliatore nominato dall’azienda.Questa procedura somiglia mol-to all’arbitrato di stile anglosas-sone, a cui abbiamo prima ac-cennato. Tali strumenti non sono origina-li, bensì usati da sempre nei ten-tativi di comporre controversie.L’ADR ha il merito di averli for-malizzati introducendoli in uncontesto legislativo organico.Come si vede l’origine della no-stra conciliazione affonda in unatradizione extragiudiziale anglo-sassone sicuramente complessa.Questa viene alquanto banaliz-zata se si pensa alla conciliazio-ne come al semplice operato diun conciliatore, che cerca dimettere d’accordo persone fisi-che, o giuridiche, con oppostevedute circa i loro diritti e doverisu temi specifici.Altro elemento di confusione ri-guarda la tipologia di professio-nisti che possono esercitare ilruolo di conciliatore. Se parlo diconfusione mi riferisco essen-zialmente ad una cattiva perce-zione del significato, del ruolo edelle potenzialità del conciliato-re. Bisogna ricordare che il me-diatore civile non é un giudice,ma un facilitatore imparzialeche, assicurando la terzietà dellasua prestazione, utilizza tecni-che di comunicazione efficaceper aiutare le parti a trovare la

soluzione più soddisfacente perrisolvere il loro problema. Chi è in possesso di una qualsi-asi laurea triennale o, in alterna-tiva, chi è iscritto a Ordini o Col-legi professionali può diventaremediatore civile dopo aver fre-quentato un corso di 50 orepresso un Organismo di media-zione accreditato presso il Mini-stero della Giustizia.Dunque, anche i biologi posso-no accedere a questo nuovo tipodi professione, per cui, tipica-mente, sembrano più “vocate”altre professioni ed altri laureati.Nonostante tutto ciò, ritengoche una vera nuova chance pro-fessionale per i biologi non ven-ga dalla mediazione civile toutcourt. Voglio dire che i biologihanno una prerogativa, che deri-va dalla loro competenza specifi-ca, e che tale competenza rap-presenta un enorme valore ag-giunto rispetto alla mediazione.Ovviamente, le conoscenze che icorsi di 50 ore, a cui abbiamoaccennato, sono in grado diconferire rimangono dei presidiculturali fondamentali. Dunque,partendo da ciò che si apprendedi nuovo rispetto a ciò che il no-stro percorso universitario ci hainsegnato, si può fare un salto diqualità interpretando la media-zione come “gestione delle con-troversie di carattere biologico”.Le possibili applicazioni di

quest’approccio mi sembrano es-sere illimitate e si riallacciano aquel concetto di “biologia ge-stionale” a cui ho già dedicatoun articolo su questo giornale.Le possibili “controversie di ca-rattere biologico” spaziano intutte le molteplici attività dellanostra professione, da quelle dicarattere ambientale a quelle dibiologia clinica, passando per leproblematiche inerenti gli ali-menti ed i cosmetici, tanto perfare alcuni esempi tra i tanti. Quindi, per la nostra professionevedo un tipo di “conciliazionespecializzata” più che una “con-ciliazione generica”. Tale “conci-liazione specializzata” coniugacompetenze tipiche della alterna-tive dispute resolution con lecompetenze tipiche del saperebiologico. In questo modo po-tremmo occupare una nicchiaunica nel panorama della conci-liazione, anzi potremmo far emer-gere delle necessità di conciliazio-ne che oggi non trovano atten-zione e non trovano soluzione.Uno degli slogan più celebri de-gli anni ’70 del secolo scorso era“l’immaginazione al potere”, edè esattamente questo che do-vremmo perseguire: porre l’im-maginazione al servizio della no-stra professione. La mediazioneci offre, in questo senso, un’op-portunità unica.

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approfondimenti

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approfondimenti

Il 20 febbraio scor-so, due giorni pri-ma del suo 98°compleanno mori-

va a La Jolla, negli USA,Renato Dulbecco, gran-de scienziato, grandeuomo, grande italianomedico e biologo. Eranato in Calabria, a Ca-tanzaro il 22 febbraio1914.Benché amasse la fisi-ca, si laureò in Medici-na all’Università di Tori-no a soli 22 anni fre-quentando l’Istituto diAnatomia diretto daGiuseppe Levi.Qui conobbe, fra i col-leghi interni all’Istituto,

Rita Levi Montalcini esoprattutto, per gli svi-luppi futuri della suacarriera di scienziato ericercatore, SalvatoreLuria, anch’egli appas-sionato di Fisica, diqualche anno più giova-ne.Questa comune passio-ne per le scienze fisichesi rivelerà fondamentaleper le loro ricerche dibiologia in quanto am-bedue interessati aglieffetti delle radiazioniionizzanti, dagli ultra-violetti ai raggi X, sullecellule viventi.E così Luria seguì il cor-so di specializzazione

in radiologia a Romadove incontrò EnricoFermi, ma anche il bat-teriologo Geo Rita chegli suggerì di continuarele sue ricerche anzichésulle cellule eucariote,su organismi assai piùsemplici e forse più fa-cili da studiare: i virusbatteriofagi.Le leggi razziali del lu-glio 1938 costrinseroLuria, di famiglia ebrea,a lasciare l’Italia e, dopoessere stato in Franciaall’Istituto Pasteur,

giunse infine nel set-tembre 1940 a NewYork.Dulbecco, invece, fuchiamato a prestare ilservizio militare comeufficiale medico, dap-prima sul fronte occi-dentale e poi come ca-po del servizio sanitariodella 5° Divisione Fan-teria ‘’Cosseria’’, insie-me agli alpini in Russia,sul Don. Rientrato mi-racolosamente dalla di-sastrosa ritirata di Rus-sia, iniziò a frequentare

Antonio TorrisiConsigliere CIG

Addio a Renato Dulbecco,uno dei padri dellemoderne Scienze Biologiche

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approfondimenti

le organizzazioni anti-fasciste clandestine im-pegnandosi nella vitapolitica fino a far partedel Comitato di Libera-zione Nazionale. Fuanche membro dellagiunta popolare di Tori-no con sindaco Gio-vanni Roveda. La suamentalità e formazio-ne, rigorosamentescientifica, gli feceroconstatare le contraddi-zioni interne all’am-biente politico e, ben-ché a quel tempo nonmancassero certo per-sonalità di alta levaturamorale, abbandonò lapolitica e, convintosiche anche la professio-ne di medico non gliera congeniale, scelsedi fare il biologo e ritor-nò alle sue ricerche sul-l’effetto delle radiazionisulle cellule embrionalidi pollo.Fu a questo punto cheLuria, dagli Stati Uniti,per le affinità dei lorointeressi scientifici, glioffrì la possibilità di la-vorare nel suo laborato-

rio a Bloomington,nell’Indiana. Da quelmomento, come in unavirtuosa reazione a ca-tena che attraversa i più

prestigiosi centri diricerca degli Stati Unitie dell’Inghilterra fre-quentati da Dulbecco,da Pasadena a Glasgowal Massachusetts Insti-tute of Technology, sison potuti incontrarefra loro un numero in-credibile di grandi men-ti che riusciranno a da-re un formidabile im-pulso alle scienze bio-logiche.

Luria, che riceverà ilNobel nel 1969, giuntoa New York frequentaEnrico Fermi e conosceMax Delbrück, anchelui premio Nobel per lamedicina insieme a Lu-ria ed Alfred Hershey.Il primo studente ame-ricano che si laurea conLuria è un certo JamesWatson, che insieme aFrancis Crick descriverà

la struttura a dop-pia elica del DNA.

Anche Renato Dulbec-co, che intanto era riu-scito a identificare unmutante del virus dellapoliomielite (poi utiliz-zato da Albert Sabinper preparare il vaccinoche porta il suo nome),viene insignito nel1975 del Premio Nobel,insieme a David Balti-more e Howard Temin,per la scoperta delmeccanismo d’azionedei virus tumorali nellecellule animali.Infine partecipa al Pro-getto Genoma Umano,il sogno della biologia,con l’obiettivo di iden-tificare tutti i geni dellecellule umane ed il lororuolo. Eppure, in Italiamolti ricordano RenatoDulbecco solo perchénel 1999 è stato ospiteal festival di Sanremoinsieme a Fabio Fazio eLaetitia Casta.

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regolamenti

Ecco una delle domandeche ci viene posta piùfrequentemente vista lavariabilità delle attività

che il biologo può svolgere du-rante la vita lavorativa versandocosì a più Enti previdenziali.Il biologo libero professionistache abbia periodi di contribuzio-ne presso altri enti previdenziali,non sufficienti a garantire da so-li il diritto alla pensione, puòunire tali contributi a quelli ver-sati all’ENPAB.

Due sono gli istituti giuridici acui far ricorso: la ricongiunzio-ne, a norma della L. 45/90, e latotalizzazione, disciplinata dald.lgs. 42/2006.Con la domanda di ricon-giunzione, un iscritto all’EN-PAB otterrà il trasferimento ma-teriale dei contributi versati aglialtri enti previdenziali, pressol’ENPAB, rivalutati ad un tassofisso del 4,5% per ogni anno, acarico dell’Ente che trasferisce(l’INPS nel caso citato nel box).

Ricongiunzionetotalizzazione

Marcella GirosResponsabile Ufficio Amministrazione e Controllo

Una scelta consapevole tra due procedimenti che permettonodi riunire contributi versati in Enti previdenziali diversi

Spett. Direzione,vorrei sapere comemi devo comportareper riunire i mieicontributi versati all’Inps negli anniche precedonol’iscrizione all’Enpab. Infatti quando dovrò andare inpensione vorrei ritrovarmi tutti i contributi versati nell’arco della mia vita lavorativa all’Inps e all’Enpab.

Grazie e distinti saluti

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regolamenti

La somma trasferita ver-rà accreditata intera-mente sul montantedell’assicurato, percassa: cioè verrà ag-giunta al montante ma-turato al 31 dicembredell’anno di incassodelle somme trasferi-te dall’altro Ente, in-dipendentemente dalfatto che i contributisiano riferiti ad altreannualità. Nessun ul-teriore onere è a caricodel biologo. La ricongiunzioneè consentita senza limite tem-porale, però la domanda nonpuò essere ripresentata primache siano trascorsi 10 anni dicontribuzione alla gestionetrasferita. Consigliamo quindi,prima di far ricorso a tale isti-tuto, di essere certi che non siriproponga una nuova diversaforma di contribuzione nel fu-turo. Quantomeno di rimanda-re se non si è certi. Alla ricon-giunzione, però, non parteci-pano i contributi versati allagestione separata dell’INPS eall’ENASARCO.

Per far ricorso alla ricongiun-zione non è richiesto un nu-mero minimo di anni di con-tribuzione versata.In alternativa è possibile chie-

dere la pensionein totalizzazio-ne. Questo trat-

tamento pen-sionistico va ri-chiesto a parti-

re dal 65°anno di età a

condizione chela somma deiperiodi dicontribuzio-

ne esistentipresso le di-verse gestio-ni, non coin-

cidenti tra loro,siano almeno pari a 20

anni. Ogni ente presso cui sia-no stati versati dei contributi ètenuto, pro quota, al paga-mento del trattamento pensio-nistico calcolato interamentecon il metodo contributivo. E’l’INPS l’Ente incaricato al pa-gamento della pensione (an-che nell’ipotesi in cui non siadirettamente interessato allatotalizzazione) il quale ricevemensilmente da tutti gli entiche partecipano alla totalizza-zione le rispettive quote, chevengono tuttavia erogatemensilmente al pensionato

sotto forma di un’unica pre-stazione complessiva.Quale delle due forme è piùconveniente? Entrambi i meto-di determinano una pensionecalcolata con il metodo con-tributivo. La scelta dipendeprincipalmente dall’epoca incui sono stati versati i contri-buti da ricongiungere o tota-lizzare. Se si tratta di periodiprecedenti al 2001 convienetotalizzare in quanto il tassodi rivalutazione utilizzato perdeterminare il rateo di pensio-ne sarà più alto del 4,5%. Dal2001 in poi, almeno fino adoggi, i tassi di capitalizzazio-ne sono inferiori al 4,5% equindi trasferirli tramite la ri-congiunzione permette di ot-tenere una rivalutazione piùalta. Un altro criterio di scelta sibasa sul numero degli annicontributivi maturati in totale.Ad esempio se in totale fraENPAB e INPS non si maturauna anzianità contributiva di20 anni, presupposto per ac-cedere alla pensione in totaliz-zazione, sicuramente sarà ne-cessario far ricorso alla ricon-giunzione presso l’ENPAB chedà il diritto alla pensione conuna anzianità di 5 anni.I nostri uffici sono comunquea vostra disposizione per valu-tare il singolo caso.

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Negli ultimi mesi risuo-na, come un tamtam, la parola ‘soste-nibilità’ sulle pagine

di molti quotidiani nazionali. Iltermine è riferito alle Casse di pre-videnza dei liberi professionisti.Secondo l’art. 24 comma 24 dellamanovra Monti (decreto201/2011), tutti gli Enti previden-ziali privati dovranno dimostrareentro il prossimo 30 settembre lasostenibilità dei propri bilanci tec-nici a 50 anni, piuttosto che a 30anni (secondo la normativa prece-dente), pena l’introduzione pertutti del sistema contributivo per ilcalcolo della pensione (come giàavvenuto nel pubblico) e lo stan-ziamento di un contributo di soli-darietà per i pensionati.Prima di approfondire la questioneoccorre precisare che le Casse dinuova generazione, quelle natecon il D.Lgs. 103/1996 (tra cuil’ENPAB), da sempre si basano sulsistema contributivo (quel meto-do di calcolo per cui ogni lavora-tore otterrà una pensione propor-zionale a quanto versato nella suavita lavorativa) a differenza diquelle nate col D.Lgs. 509/1994che si avvalgono, nella maggiorparte dei casi, del sistema retribu-tivo (o retributivo ‘misto’).

«[…] Credo che queste casse isola-tamente prese, ma anche nel loroinsieme, possano avere problemidi sostenibilità finanziaria e credoche sia dovere del legislatore assi-curare che questa sia raggiunta inmodo da evitare, come già avve-nuto, di intervenire quando ormaiè tardi e a carico del bilancio pub-blico»1, questo il commento delministro del Lavoro Elsa Fornerosul tema ‘sostenibilità’ e aggiunge«il metodo contributivo è quellopiù forte perché è sostenibile,equo tra le generazioni, in quantonon scarica gli oneri su quelle fu-ture. Il metodo retributivo ha unproblema di sostenibilità […] »2.Secca la risposta del presidentedell’Inpgi e dell’Adepp (l’associa-zione che riunisce gli enti di previ-denza privati) Andrea Camporese:«E’ gravissimo affermare pubblica-mente che le Casse di previdenzaprivate non sono in grado di ga-rantire quella solvibilità a lungotermine necessaria per pagare lefuture pensioni, sostenendo che ipatrimoni andranno a scemare»3

inoltre «le leggi istitutive delle no-stre casse ci danno un’autonomiagestionale che, di fatto stiamoportando avanti con successo… cisono processi di revisione giàcompiuti, altri in itinere e, ancora,

vi sono enti che già stanno appli-cando il sistema contributivo per ilcalcolo della pensione. La decisio-ne del governo di spostare da 30 a50 anni l’arco temporale in cui bi-sognerà assicurare che i conti so-no in ordine, senza poter inserirenel computo i beni patrimoniali, èsconcertante… Non graviamo sul-lo Stato, anzi incrementiamo lesue entrate, subendo una tassa-zione già elevata»4.Altra questione, fonte di grandepolemica, riguarda i parametri perstabilire appunto la sostenibilitàdegli Enti che secondo la riformaMonti-Fornero si deve basareesclusivamente sui flussi di cassa(contributi in entrata e pensioni inuscita) escludendo le rendite deipatrimoni.Secondo gli attuari è una disposi-zione tecnicamente inapplicabile:l’andamento del saldo annuo pre-videnziale di ciascuna cassa perquanto rappresenti un indicatoreimportante sulla situazione dellagestione, non risponde al quesitofondamentale dell’equilibrio tecni-co attuariale economico. «[…] I bilanci tecnici non posso-no limitarsi alle entrate contribu-tive – sostiene Giampaolo Cren-ca, presidente del Consiglio Na-zionale degli attuari - e alla spesa

rassegna stampa

Casse di Previdenza,sostenibilità a 50 anni

A cura di Daria Ceccarelli

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per le prestazioni pensionistiche,ma devono necessariamenteestendersi ad altri elementi qualiil patrimonio, i relativi interessi ele spese di amministrazione»5.E’ attraverso le rendite dei patri-moni (titoli finanziari ed immobi-li) che gli enti previdenziali garan-tiscono la rivalutazione dei rispar-mi degli iscritti, come afferma ilprofessor Alessandro Trudda,esperto di sistemi pensionistici:«Nessun fondo pensione, comenessun ente di previdenza a tuteladi una categoria professionale,una volta passato al sistema con-tributivo sarà in grado di avere bi-lanci a posto da qui a 50 anni senon potrà conteggiare i rendimentitra gli elementi che compongonola sua ricchezza[…] Proprio perchéil sistema pensionistico è forte-mente legato all’instabilità delmercato del lavoro della libera atti-vità, i rendimenti servono proprioda fondamentale gamba di appog-gio per avere i conti a posto e ga-rantire le pensioni»6.Diversa l’opinione di Massimo An-grisani, ordinario di tecnica attua-riale per la previdenza presso l’uni-versità La Sapienza di Roma: «Per-sonalmente ritengo che il discorsodella sostenibilità non debba ba-sarsi sulle previsioni attuariali madebba essere di tipo logico (convalutazioni attuariali). Per le cassedi previdenza, in particolare divecchia generazione, il discorsosulla sostenibilità deve partire daun’effettiva conoscenza della si-tuazione in termini di indebita-mento, patrimoniali e demografici,e deve prevedere una gestione in-tegrata delle due componenti del

debito, quella coperta dal patrimo-nio e quella non coperta, in un’ot-tica che contemperi la modalitàsia a capitalizzazione che a riparti-zione, anche in termini di rendi-mento sostenibile. Il dimensiona-mento della seconda componentedel debito, quella a ripartizione,deve essere riferito alle prospettivein termini demografici e redditualidella categoria e su tale compo-nente deve basarsi il livello di ali-quota contributiva necessario perla sostenibilità. Tale livello è quellominimo a partire dal quale l’ali-quota deve essere valutata in ter-mini di adeguatezza. In tale otticadi sostenibilità logica, come si in-tuisce piuttosto complessa, deveessere inquadrato il possibile uti-lizzo del patrimonio»7.In ultimo, ma non per ordine diimportanza, occorre evidenziarequanto la richiesta da parte del go-verno Monti di bilanci che attesti-no l’equilibrio dei conti a 50 annisia quanto mai ‘insensata’ per leCasse di nuova generazione comel’ENPAB: «Obbligare le Casse natecon il dlgs 103/96 direttamentecon il sistema contributivo a ri-spettare le prescrizioni dell’art. 24comma 24, ritengo – afferma ilpresidente dell’ente dei biologiSergio Nunziante - sia un assurdotecnico. Ne spiego i motivi: con ilcontributivo le pensioni non ven-gono pagate con il contributo de-gli attivi, ma con i contributi chegli stessi pensionati hanno già pa-gato nel corso degli anni di vita at-tiva e che sono fisicamente nella‘cassaforte’ di ciascun pensionato.Non vi è quindi alcun patto gene-razionale. Ognuno pensa alla pro-

pria pensione. Il fatto che il saldoprevidenziale di una cassa 103possa divenire negativo nel 2039significa semplicemente che inquell’anno, all’Enpab, verrannoversati contributi previdenziali inmisura inferiore di quanto non sia-no le uscite per pensioni. Ma poi-ché le pensioni non vengono pa-gate con quei contributi, un saldoprevidenziale negativo per le Cas-se che adottano il sistema contri-butivo non ha alcun significato[…]Con questo sistema tra trenta anniavremo sì i conti in ordine maavremo creato una popolazione dipensionati poveri, perché le pen-sioni che ne deriveranno sarannoabbondantemente inferiori al 50%dell’ultimo reddito[…] Credo chela vera scommessa sia quella dicercare una terza via, che veda co-niugata la sostenibilità finanziariaalla sostenibilità sociale. Gli stru-menti ci sono, ne cito alcuni: eli-minazione progressiva della dop-pia tassazione; aliquota di compu-to superiore all’aliquota di finan-ziamento, accreditare, cioè, neglianni in cui vi sia un risparmio ge-stionale una aliquota superiore aquella versata dal professionista, eancora un minimo intervento sta-tale per tutti i cittadini, come il si-stema previdenziale svedese»8.

rassegna stampa

Note

1 Mondoprofessionisti.it, 25/01/2012 in ‘Primo piano’;

2 Il Sole24Ore, 06/03/2012 pag. 21;3 Il Sole24Ore, 21/12/2011 pag. 13;4 Italia Oggi, 16/12/2012 pag. 28;5 Il Mondo, 24/02/2012 pag. 60;6 Italia Oggi, 10/02/2012 pag. 30;7 Italia Oggi, 16/02/2012 pag. 37;8 Italia Oggi, 27/02/2012 pag. 4.

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La comunicazioneattraverso mezziinformatici, e so-prattutto siti web,

rappresenta uno dei set-tori strategici di ogniazienda. Anche l’ENPAB,nel corso degli anni, hadedicato particolare atten-zione a questo aspettofornendo agli iscritti fun-zioni informatiche e tele-matiche in grado di sem-plificare e velocizzare irapporti tra l’Ente e i bio-logi.Tramite il sito web(www.enpab.it), l’ENPABrende più semplice ai suoiiscritti l’accesso e la con-sultazione dei dati previ-denziali (‘Accedi all’areariservata’) e aggiorna co-stantemente l’utenza sunotizie ed eventi attraver-so la sezione ‘ENPAB Co-munica’.Sul nostro sito istituzio-nale sono attivati servizicome ‘ENPAB Risponde’che consente di inoltrarerichieste di chiarimento

servizi

Sandro GinosaICT

ENPAB.IT,UN SITO IN CONTINUO AGGIORNAMENTO

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su aspetti normativi o procedu-rali della previdenza e sullo sta-to di singole pratiche, oppurel‘Iscrizione Newsletter’ utile peressere costantemente aggiornatisulle più importanti notizie ri-guardanti la professione di bio-logo.I servizi da noi offerti sono arric-chiti dalla possibilità di riceveretramite sms ed e-mail avvisi intempo reale, come ad esempiole scadenze dei versamenti deicontributi. La PEC (Posta Elettronica Certifi-cata) - obbligatoria per tutti iprofessionisti - viene fornita gra-tuitamente dall’ENPAB ai suoiiscritti consentendo a quest’ulti-mi di assolvere ad un obbligo dilegge e velocizzare le comunica-zioni con l’Ente.La sezione ‘Modulistica’ permet-te, in modo rapido e semplice,di fare il download delle doman-de d’iscrizione, cancellazione,maternità, pensionamento, etc.E’ in fase di attivazione il servi-zio Skype che permetterà dicontattare telefonicamente gliuffici dell’ENPAB, utilizzando ilprotocollo Voip (voice over in-ternet protocol) in modo total-mente gratuito.Nell’Area Riservata gli utenti re-gistrati possono accedere ai se-guenti servizi:Sezione Account. In questasezione è possibile consultare i

propri dati anagrafici e prossi-mamente sarà anche possibileaggiornare personalmente i dati;Sezione Contributi. In questasezione è possibile visualizzaree stampare il proprio estrattoconto, il proprio montante con-tributivo e la certificazione fi-scale; Sezione Disposizioni. In que-sta sezione è stata attivata l’ac-quisizione dei dati redditualitramite ‘area riservata’ in alter-nativa al consueto invio carta-ceo;Sezione Casellario. E’ in viadi ultimazione la prima fase delprogetto ECI (Estratto Conto In-tegrato) in collaborazione conl’INPS e tutti gli Enti Previden-ziali Nazionali. Il progetto vedecoinvolto un campione di biolo-gi iscritti, per i quali sarà dispo-nibile il collegamento con il sitodell’INPS, tramite l’’area riserva-ta’ ENPAB, per la consultazionedi tutte le posizioni previden-ziali passate ed in essere con ivari Enti di Previdenza, oltre ov-viamente a quella dell’ENPAB.Prossimamente l’accesso ai ser-vizi in convenzione con la Ban-ca Popolare di Sondrio sarà frui-bile direttamente nell’’area riser-vata’ ENPAB.Il potenziamento continuodell’’area riservata’ permetterà dierogare più velocemente i servi-zi da parte dell’Ente, ricevere in

modo semplice e veloce le co-municazioni degli iscritti e mi-gliorare, sia in qualità che in ra-pidità, le nostre performanceamministrative.Per problemi e/o suggerimentiriguardo il sito e l’area riservatavi preghiamo di contattarci al-l’indirizzo e-mail [email protected].

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