Notiziario del Settore di Lecco dell’Equipes Notre Dame ... · “affinché Dio sia glorificato...

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Notiziario del Settore di Lecco dell’Equipes Notre Dame Anno 22 – Numero 2 Dicembre 2014

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Notiziario del Settore di Lecco dell’Equipes Notre Dame

Anno 22 – Numero 2 Dicembre 2014

Editoriale CRS 3 La parola al Consigliere Spirituale 6 Giornata dell’Amicizia 7 Giornata di INTERSettore 11 Cerimonia di adesione all’END 18 Temi di Studio 2014/2015 19 Nocera Umbra:“Chiamati a tracciare sentieri” 20 Sessione Nazionale a Sassone 28 Piano redazionale Lettera END 29 Causa di beatificazione di Padre Caffarel 32 Don Luigi Pisoni Parroco a Gallarate 33 Il mio Arcivescovo: Beato Paolo VI 35 Un’amica ci scrive... 37

In copertina: Festa dell’Amicizia - Settembre 2014

INDICE

Come è abitudine, per ogni incontro del

movimento chiederemo personalmente

ad alcune coppie la disponibilità a scrive-

re gli articoli, ma ciascuna di voi se ha

delle cose da dire a riguardo, si senta

libera di inviarci le proprie riflessioni

Claudio e Manu ela crc claudio.m anuela@alic e.it

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ABITARE LA PASSIONE

Carissimi amici, a dire la verità ci è risultato un po’ difficile decidere cosa scrivere in questo spazio a noi riservato. Allora abbiamo pensato di condividere con voi alcune riflessioni a partire dal tema dell’anno “Passare la passione”, con ancora nel cuore il ricordo della bella esperienza della Giornata di Intersettore, durante la quale abbiamo avuto mo-do di incontrare tante coppie “appassionate”. Iniziamo con un pensiero che padre Luigi ci ha donato nell’Equipe Regione vissuta a Varese l’8 novembre scorso:

“Viviamo tempi di profondi cambiamenti. La nostra fede e il nostro

modo di sentirci cristiani vengono toccati in profondità. Abbiamo cambia-

to tanto, anche nelle nostre comunità parrocchiali, nei modi di fare e di

pensare. Eppure ci sembra di non aver capito ancora dove stiamo andan-

do… dove ci sta portando un’evoluzione storica sempre più inedita e sor-

prendente…. Occorre continuamente rimettersi in discussione, valu-

tare, provare nuove strade…

Una società emancipata e secolarizzata costringe noi cristiani a uscire

dal nostro “castello” religioso e ad incamminarci sulle vie degli uomini, ad

ascoltare le loro domande e a scoprire in esse le vie del Vangelo.” Queste parole, in particolare in questo periodo di Avvento, interpellano tutti noi: ci interpellano come Cristiani, come coppie unite dal sacramento del ma-trimonio, come equipiers che vivono la grazia del metodo. Possiamo forse tenere chiusa la buona novella dentro le nostre mura senza pensare a quello che succede fuori? Noi abbiamo un tesoro - una bella notizia

per l’uomo…

Una buona novella che non solo chiede di essere annunciata, ma anche scoperta

nelle più diverse vicende degli uomini, magari col coraggio di addentrarsi in stra-de nuove...

Così dice Papa Francesco :

“… tutti siamo chiamati a questa nuova uscita missionaria. Ogni cri-

stiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signo-

EDITORIALE CRS

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re chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire

dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le perife-

rie che hanno bisogno della luce del Vangelo.” (cfr. Ev.G., 20) E allora noi, coppie delle END, cosa siamo chiamate a fare in questo parti-

colare momento?

Non abbiamo ricette preconfezionate da proporre, ma abbiamo sperimentato quanto sia importante l’avvicinarsi agli altri con quell’ apertura, quell’ acco-glienza, quella passione e compassione, che caratterizzano lo sguardo di Ge-sù:

“Occorre ricercare quello che si chiama comunemente uno stile

cristiano della coppia: lo stile cristiano dei rapporti tra le persone: tra

gli sposi, tra i genitori e i figli, tra genitori e nonni, tra la coppia e gli

amici; uno stile cristiano della cornice: della casa, dei pasti, delle spe-

se; uno stile cristiano delle attività quotidiane: il lavoro, il tempo libe-

ro, l’alzarsi, l’andare a dormire, le veglie, l’ospitalità. Come fare af-

finché tutto questo sia cristiano, appaia cristiano, che tutto questo

risplenda della grazia del Cristo? Uno stile cristiano dei giorni: la

domenica non si vive come il sabato, il sabato come il giovedì, il gio-vedì come gli altri giorni della settimana; uno stile cristiano dei grandi

avvenimenti: la nascita, la malattia, le prove, il matrimonio, la mor-

te... Vivere cristianamente questi avvenimenti. E tutto questo

“affinché Dio sia glorificato in ogni cosa”, come dicono i benedettini.

Infine, non essendo la famiglia isolata nella città e nella Chiesa, que-

sta spiritualità coniugale e familiare è anche una spiritualità del-

l’impegno della coppia nei compiti umani e nei compiti ecclesiali”.

(cfr. p. Caffarell, L’anneau d’or n. 84)

Sappiamo tutti, però, quanto sia difficile questo, soprattutto se non ci lascia-mo “sedurre” dall’amore di Cristo:

“Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a

rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o,

almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cer-

carLo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa

pensare che questo invito non è per lui, perché « nessuno è escluso

dalla gioia portata dal Signore »” (cfr. Ev.G., 3)

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Le END, il metodo, i punti d’impegno… ci orientano e ci aiutano nel cammina-re in questa direzione. Siamo grati all’ Equipe di Settore e all’ Equipe DIP che hanno accolto l’invito a seguire, come tema di studio 2014-2015, alcuni passi dell’esortazione aposto-lica di Papa Francesco accostata ad alcuni scritti di padre.Cafferel: sullo stile, infatti, di quanto abbiamo vissuto nella Sessione Nazionale di Nocera, stiamo riscoprendo la passione del Vangelo insieme alla ricchezza profetica del fon-datore delle END. Riappropriarci della passione, “abitare” la passione, per noi significa ricercare quotidianamente l’esperienza dell’incontro con il Cristo, attraverso il coniuge, attraverso i figli, attraverso le persone che incontriamo, attraverso chi abbia-mo promesso di portare nel cuore e di ricordare nella preghiera: in particolare voi tutte, coppie delle END... Conoscere meglio i vostri nomi, i vostri volti, la vostra vita fatta di fatiche e di speranze, non è e non può rimanere una passione relegata solo in alcuni istan-ti, ma una passione continua che s’incarna e abita in noi: “Il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi “(Gv. 1,14).

BUON NATALE A TUTTI

con l’augurio di essere capaci

di accogliere la Buona Notizia là dove essa si manifesta nella storia degli uomini

Emanuela e Marco crs

“Da una montagna alta come questa,” si disse perciò, “vedrò di un colpo tutto il pianeta, e tutti gli uomini… “ “il Piccolo Principe” Antoine de Saint-Exupery

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NATALE PRECARIO La festa cristiana del Natale di Gesù ha un significato anche umano legato alla bontà, alla pace, alla felicità. A Natale ci si scopre tutti più buoni, ma anche più fragili, più deboli; forse perché ci si scopre più bisognosi della bontà altrui. Certo l’immagine di un Dio che si fa piccolo e precario, bisognoso di essere accolto e accudito attraversa anche la nostra vicenda. Allora scopriamo tutta la fragilità della nostra esistenza: sogniamo un mondo solidale e nella pace e poi il rumore di guerre è sempre alle nostre porte, se non in casa; sogniamo la serena tranquillità di un lavoro dignitoso che ci permetta di prov-vedere a noi e ai nostri cari e troviamo i nodi irrisolti di crisi economiche che azzerano sicurezze per l’oggi e il domani; sogniamo una vita libera e ricca di senso e ci troviamo schiavi del tempo, privi di orientamento e di significato in una frenetica rincorsa che è diventato il nostro orizzonte quotidiano; sogniamo una giustizia che vinca il colpevole con la forza della rettitudine e del perdono e ci troviamo rassegnati al sopruso, assetati di vendetta o condannati alla inimicizia. Scoprirci così deboli sconvolge i nostri deliri di onnipotenza ma non cancella i “sogni” se prestiamo orecchio a chi invoca cibo e affetto, se siamo attenti al desiderio di senso che abita ogni essere umano; allora possiamo ritrovare la fiducia nell’altro, quella fiducia che fa crescere il neonato e che sola mantiene in vita l’adulto; possiamo ricuperare il senso del nostro essere uomini aperti all’amore che è più forte della morte pronti ad ac-cogliere quel Dio che si è fatto uno di noi affinché noi fossimo come Lui, affin-ché avessimo la vita e l’avessimo in abbondanza. Don Emilio css

LA PAROLA AL CONSIGLIERE SPIRITUALE

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ABBIAMO SCELTO DI PARTECIPARE… PER AMICIZIA

Buongiorno a tutti, sono Carlo e quello che vi voglio raccontare è cosa è stata per me la partecipazione alla giornata dell'AMICIZIA. Questa giornata per me è iniziata nel momento in cui abbiamo deciso di par-tecipare. Visto che questa decisione è stata presa molto in anticipo, nel frat-tempo mi si erano presentate altre occasioni per trascorrere questa domenica, mi sono quindi trovato nella condizione di dover riscegliere più volte di parte-ciparvi.Sono arrivato senza nessuna aspettativa di tipo organizzativo, se non quella di una buona partecipazione, che c'è stata. Solo questo aveva già ripa-gato la mia scelta. Quello che stiamo cercando come coppia è un percorso spirituale cristiano che guidi le nostre scelte di vita quotidiana, dalle più piccole alle più grandi. Nelle nostre scelte, cerchiamo di non perdere di vista il bene della famiglia e della comunità e la festa dell'amicizia ci ha dato la possibilità di vivere con la fami-glia un bel momento comunitario. Da questo punto di vista, l'organizzazione è stata impeccabile, i giochi sono stati un buon compromesso per coinvolgere dagli adulti ai bambini. Penso che ogni persona, anche in modo inconsapevole, ha donato e ricevuto momenti di gioia. Il rinfresco e la merenda hanno accontentato tutti e sopratutto si sono prestati come momento e punto di aggregazione. Non sono mancate nemmeno occasioni per disgregare gruppetti di persone e formarne altri, penso che queste dinamiche abbiano permesso ad ognuno di

sentirsi parte integrante di una comunità, anche se era la prima volta che partecipava ad incontri

con altre equipes. Il pranzo è stato sia un momento di ritrovo per la coppia e per la famiglia che di condivisione con altre famiglie. Ho apprezzato la testimonianza dell'esperienza delle famiglie che hanno partecipato al ritiro-

GIORNATA DELL’AMICIZIA

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vacanza di Nocera Um-bra, hanno dimostrato che è possibile andare

in vacanza senza dimenticarsi di Dio. La Messa è stata a mio parere molto suggestiva, sia per la scelta dei canti che per la partecipazione attiva dei presenti. Le parole di Don Angelo hanno fatto ricordare che noi pensiamo ai miracoli fatti da Gesù come grandi cose, mentre Gesù ci invita a vederli come segni di un qualcosa di più grande. Anche la festa dell'amicizia e l'equipe voglio che siano per me un segno di qualcosa di più grande. Infine, Simona e Claudio, ci hanno salutati e hanno ricordato l'atteggiamento che ognuno di noi deve avere nel servizio; deve essere vissuto con impegno, amore e costanza ma poi va lasciato. Tutto questo è successo in una giornata di bel tempo e in un luogo molto sug-gestivo immerso nella natura, ma questo è solo il contorno. Ciao a tutti, sono Manuela, volevo aggiungere delle considerazioni personali a quello che Carlo vi ha già raccontato, che apparentemente va un po' oltre a quello che è successo in questa giornata ma che per me è proprio la sintesi di quello che vuol dire amicizia. Amicizia è: vedere l'altro, avere fiducia nell'altro, saper chiedere all'altro, co-gliere quando l'altro è pronto per.., saper ricevere dall'altro, camminare insie-me, diventare più ricchi grazie all'altro, non giudicare, condividere, non dare

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per scontato l'altro ma essere sempre predisposti a stupirsi dell'altro e molto altro ancora. Mi rendo conto ora che in quella giornata tante di queste cose sono accadute anche grazie alla richiesta che ci hanno fatto di scrivere questo articolo. Quando Manuela e Claudio me lo hanno chiesto, io ho detto loro di chiedere a Carlo, con la speranza che lui rispondesse che non se la sentiva, dato che scri-vere è per lui molto faticoso. Carlo, al contrario, è stato subito disposto ad accettare di fare una fatica per-sonale per un bene comune. Io allora sono rimasta senza scuse, non potevo più rifiutare. Ho passato cinque minuti in apprensione, per la preoccupazione di non farmi sfuggire nulla della giornata, perché dovevo scrivere l'articolo. Fortunatamente dopo poco mi sono resa conto che, per poter dare agli altri qualche cosa di me, e questo per me è amicizia, dovevo vivere quella giornata standoci dentro e non come uno spettatore. Ho ripreso allora a divertirmi nei giochi e ho avuto il piacere di rincontrare tante persone in cammino con me. Questa giornata mi ha ricordato che a volte gli amici sanno vedere te e in te, quello che ancora tu non vedi o non vuoi vedere. Sempre grazie all'amicizia ho potuto apprezzare ancora una volta la disponibi-lità di Carlo nel mettersi uno zaino in spalla, per un bene comune. Per questo ringrazio il movimento e le persone che hanno saputo e voluto chiedere, anche questo è amicizia... P.S. Dovete sapere che grazie all'amicizia, Carlo che abitualmente deve essere sollecitato da me a scrivere il tema di studio e tende ad aspettare l'ultimo mo-mento, tornati a casa la sera, si è messo subito all'opera. Io , “quella brava”, ho dovuto ricredermi e passare dalla parte di “quella che non ha ancora fatto i compiti”. La differenza è stata che Carlo non era lì pronto a sottolinearlo.... Un saluto a tutti. Carlo e Manuela Mandello 1

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IL DONO DEL SERVIZIO È STATO PER NOI IL “TESORO” Nel corso del nostro triennio di servizio come coppia responsabile di settore abbiamo cercato di essere fedeli alla S.Messa del sabato, nella quale la nostra preghiera si concentrava a favore delle coppie del Settore. Casualmente....ma noi preferiamo credere in un disegno Divino… pro-prio dalle letture di ieri mattina siamo stati colpiti da come le stesse calzassero bene per noi....e così abbiamo tratto spunto per un paio di riflessioni… che vogliamo condividere con voi: * S. Paolo, nella lettera ai Corinzi (1Cor. 9, 13-18), ci ha fatto riflettere sul fatto che il Servizio è una necessità che ci si impone: guai a noi se non avessimo vis-suto intensamente il Servizio… siamo preoccupati…. non siamo così certi di averlo vissuto intensamente… . * Il Deuteronomio (Dt 14,22-29) ci ha ricordato profeticamente: “alla fine di ogni triennio metterai da parte tutte le decime del tuo provento in quell’anno e le deporrai entro le tue porte”…., casualmente troviamo lo stesso periodo di durata del servizio di CRS…. ci siamo chiesti quanto del nostro tempo e del nostro impegno saremo riusciti a mettere a disposizione delle coppie del Set-tore? Altra riflessione che ci ha messo in crisi... * Ci ha risollevato Luca nel Vangelo (Lc 12,32-34) che infine ci ha ricordato: “Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”… Il “dono” che, attraver-so Luisa ed Angelo, lo Spirito Santo ci ha fatto… il dono del Servizio… è stato per noi il “tesoro” in questi 3 anni… e là abbiamo cercato di mettere il nostro cuore... coi nostri limiti ed i nostri difetti…abbiamo cercato di essere servi inu-tili, per poter almeno dire: “Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.. Il cerchio si è chiuso poi riflettendo su una “conclusione” di Padre Caffarel… che ci permettiamo umilmente di fare nostra: “Non è più il momento di discutere, si ubbidisce, si lavora, non ci si inor-goglisce dei servizi resi e, quando il servizio è finito, si lascia..." Ringraziamo per il sostegno e la comprensione che in vari modi ognuno di voi ci ha dimostrato, facilitando il nostro servizio! Un ultimo abbraccio nella FEDE a tutti voi, simbolicamente attraverso Emanuela e Marco!! simo&cla Valmadrera 4

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RELAZIONE DEI CONIUGI CECCHINI-MANARA 23 NOVEMBRE 2014

Siamo qui per camminare con voi ap-profondendo il nostro essere in Equi-pe. Siamo in ricerca come tutti e il con-fronto con voi è per noi prima di tutto una occasione di crescita e di revisione. Il titolo di questa vostra giornata mette

in campo tre tematiche: la passione, i punti concreti d’impegno, la comparte-cipazione. “Passare la Passione” è stato il titolo, come forse sapete, della Sessione delle Coppie Responsabili di Settore e per quest’anno anche per le coppie DIP. Perchè parlare di passione? Quando qualcosa ci coinvolge nell’intimo... è naturale volerla condividere.[....] È quello che succede ai discepoli di Emmaus... si domandano l’un l’altro “non ardeva forse in noi il nostro cuore” e tornati sui loro passi [....] vanno a condivi-dere con gli altri l’incontro appena vissuto. Come cristiani, come coppie di sposi unite dal Sacramento del matrimonio la passione fondante, che fa ardere i nostri cuori e che ci accomuna è quella per Cristo. Non saremmo qui e non saremmo impegnati in Equipe se non fossimo appassionati di Gesù e della sua Parola. Lui tra le altre cose è appassionato di noi, a tal punto da aver dato la sua vita, per donarcela con la Sua Pasqua. L’amicizia con Gesù esige impegno, lo sappiamo bene. Siamo chiamati a fare scelte quotidiane, ad affrontare sfide importanti [....] e questo comporta an-che momenti di fallimento, di confronto con i nostri limiti. Ed esigente è la vita di coppia, perché il cammino a due è impegnativo [....] Sull’onda della passione si è capaci di fare molto, è un motore importante che parte dal cuore e che ci dona slancio e fiducia, ma non basta. Come coppie, sposi in Cristo siamo chiamati a crescere nel reciproco aiuto nel perseguire la santità.

GIORNATA DI INTERSETTORE

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Come ci spiega Padre Caffarel “Non c’è bisogno di cer-

care altrove per avanzare verso il Signore: il matrimonio è una via consacrata, la famiglia una cellula viva della Chiesa.” Crediamo fermamente al fatto che il Signore ha un progetto d’amore per noi [....] Ma non abbiamo mai dubitato che con l’aiuto di Dio, la fiducia nel suo progetto di amore per noi, potevamo farcela. Con umiltà, cacciando in gola anche qualche rospo, imparando a perdonarsi reciprocamente, siamo matura-ti e abbiamo camminato [....] e ancora lo stiamo facendo. Questo cammino ci ha portato all’Equipe. Ci sentiamo di sottoscrivere con pienezza il fatto che “La sola intenzione vera che corrisponde alla finalità delle equipes è la volontà di conoscere meglio Dio, di amarlo e servirlo meglio. Si viene alle equipes per Dio e ci si resta per Dio.” (Padre Caffarel, Lettera mensile, dicembre 1962). Quando Caffarel racconta della nascita della Carta spiega come le intenzioni sono quelle di proporre una “regola per laici sposati” che da una parte fissi “lo scopo a cui tendere” e insieme proponga “i mezzi – metodi ed obblighi- per giungervi”. Egli parla in termini di pedagogia della Carta il cui obbiettivo è quello di “presentare l’ideale cristiano del matrimonio e determinare i mezzi che permettono alle coppie di acquisirne maggiore comprensione.” (Padre Caffarel, Roma , maggio 1959). È una intuizione formidabile quella di Padre Caffarel, un dono che ancora a-desso conserva tutta la sua efficacia e la sua attuabilità. [....] Quando abbiamo accettato di conoscere l’Equipe eravamo alla ricerca, alla

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ricerca di un impegno, un impegno che arricchisse le nostre persone. [....] Farci conoscere l’Equipe per noi è stato un dono grande che i nostri amici ci hanno fatto, perché essere in equipe ci ha obbligato e ci obbliga ancora oggi a non nasconderci di fronte alle esigenze quotidiane rispetto al far posto a Cri-sto nella nostra vita. [....] Lo Spirito soffia con una ricchezza che non credeva-mo possibile, nonostante noi, le nostre mancanze, i nostri limiti, la nostra pic-colezza. Con la Carta l’essere in Equipe [....] diventa una scelta, un impegno, un sentirsi Chiesa e comunità che progredisce nell’amore di Cristo. [....] La Sessione per le Equipe di Nuova Formazione che si è appena conclusa aveva come titolo “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 4, 5-21), perché è da qui che parte tutto, che tutto ha origine, da questa affermazione chiara e ine-quivocabile che Gesù rivolge ai suoi discepoli e dunque a noi. Dal praticare il comandamento nuovo che Gesù ci indica “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi.” si costituisce, come ci dice Padre Caffarel, la ra-gion d’essere dell’equipe Notre Dame. [....] Farci carico gli uni degli altri significa anche condividere lo sforzo di impegnar-si in alcuni punti ben focalizzati nella Carta, quelle regole che scelte con spirto di libertà e senso di umiltà diventano strumenti di crescita della fede. Sono i punti concreti d’impegno. • Fissarsi una “regola di vita” e rivederla ogni mese; • La preghiera, come preghieria personale, come preghiera coniugale e fami-gliare, come preghiera in comunione con tutte le coppie dell’Equipe (Magnificat); • Trovare ogni mese il tempo per un vero dialogo coniugale, sotto lo sguardo del Signore cioè il Dovere di Sedersi; • Studiare tra sposi il tema di studio mensile in preparazione alla riunione di equipe; • Leggere l’Editoriale della Lettera; • Mettersi ogni anno di fronte al Signore per fare il punto durante un ritiro spi-rituale; • Versare ogni anno il frutto di una giornata di lavoro; • Accogliere e avvicinare con cuore fraterno le coppie delle altre équipes. Letti cosi sono una lettura veloce che si somma alle tante cose che nell’anno di pilotaggio abbiamo imparato [....] Ma diventano vita e diventano tangibili nel momento in cui cerchiamo di concretizzarli nella nostra quotidianità. Allora l’aspetto importante, ciò che fa la differenza è il fatto che non siamo soli a

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camminare, ma che il Signore ci accompagna attraverso la presenza della no-stra equipe. L’accogliersi a vicenda, l’aiuto reciproco tra le coppie è una delle ricchezze del nostro essere in Equipe. Padre Caffarel parla in termini di “mistica di aiuto re-ciproco che è uno dei nomi propri della carità” [....] Compartecipazione come partecipare insieme all’altro, alla sua vita, alle sue difficoltà, come “prendersi a carico” portando gli uni i pesi degli altri. [....] Siamo capaci di conversione? Cambiare punto di vista, indossare gli oc-chiali del Vangelo per guardare alle nostre azioni come terreno fragile e limita-to ma anche molto capace. Gesù ha fiducia in noi, nella nostra capacità di con-versione, per con-vergere verso di Lui, punto focale del nostro orizzonte. Allora aprire il cuore agli altri che camminano con noi attraverso il momento della compartecipazione non è più fare un mero elenco della spesa, che ci fa sentire incapaci di crescere, ma è fare dono agli altri di se stessi, come singoli e come coppia. [....] In un certo senso tutta la riunione di equipe è un momento di compartecipa-zione se il senso che riusciamo a dare al nostro incontrarci è quello dell’amore di Cristo, della reciprocità fraterna, del dono reciproco. [....] Riportiamo un passo che Bruno e Dora Convertini hanno scritto sulla compar-tecipazione in un loro recente intervento: è difficile vivere a pieno la compar-tecipazione perché si fonda su dei valori che sono in conflitto con il nostro mo-do di vivere odierno, e questo vale per la coppia, per la famiglia e per la comu-nità. Noi viviamo appartati, preoccupati della privacy, Gesù ci propone di vive-re in comunità e di accogliere; noi inseguiamo la meritocrazia e il potere, Gesù ci propone il servizio e l’umiltà. Noi adoriamo l’accumulo e la ricchezza, Gesù risponde con il mutuo aiuto e la sobrietà. Noi selezioniamo e classifichiamo in base alle capacità e alle competenze, Lui scommette sugli scartati per il ri-scatto del mondo. Vi lasciamo con un pensiero che viene da Papa Francesco: la fede conserva sempre un aspetto di croce, qualche oscurità che non toglie fer-mezza alla sua ade-sione. Vi sono cose

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che si comprendono e si apprezzano solo a partire da questa adesione che è sorella dell’amore, al di là della chiarezza con cui se ne possano cogliere le ra-gioni e gli argomenti. Per questo occorre ricordare che ogni insegnamento della dottrina deve situarsi nell’atteggiamento evangelizzatore che risvegli l’adesione del cuore con la vicinanza, l’amore e la testimonianza. Grazie. Paola e Giovanni

Risonanze dalle coppie del Settore di Lecco Compartecipazione… una parola che intimorisce ma affascina. Quanto parlare si fa attorno ad essa! Quanto cercare di capire, quanto cercare di andare a fon-do, quanti dubbi: ma che cos’è veramente? Il nostro padre Caffarel ci ha lasciati con un dono che dopo più di 60 anni anco-ra è capace di affascinare e incuriosire. Sì, perché quando si tocca questo tasto è come dare il via ad una caccia al te-soro! Proprio di questo si tratta: di un tesoro inestimabile di cui tutti sono in posses-so della mappa, ma nessuno sembra riesca a decifrarla con esattezza. Il bello è che, comunque sia, nonostante i dubbi e le sconfitte, non ci si è anco-ra stancati di studiare e lo si fa in gruppo, tenendosi in “Movimento”. Anche domenica 23 novembre ci si è dati appuntamento, sia il Settore di Lec-co che quello della Valle San Martino, con questo scopo, chiamando in soccor-so Paola e Giovanni per una testimonianza. Tanti gli indizi interessanti … e lasciamo ai “curiosi” la lettura della relazione. Un pensiero mi ha attraversato durante la consacrazione nella S. Messa: ecco cosa significa con-partecipare! Gesù ce lo mostra con semplicità e chiarezza: si fa uomo, prende corpo, prende carne, discende in un neonato bisognoso di tutto; Lui che è la Parola è senza parola, Lui che è venuto per guidarci non sa camminare… ma non si nasconde anzi si offre, nella Pasqua con il suo corpo umano arriva a spezzarsi per noi facendosi pane, a lasciarsi ferire a morte. Diventare umani: forse è questo che vuol dirci il nostro Signore? Non avere timore a mostrarci in semplicità, sinceramente appassionati però di Lui, della sua Parola, del nostro matrimonio, dell’END, dell’umano.

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Con quale “passione” viviamo la COMPARTECIPAZIONE? E’ la risposta fondamentale che ogni volta ci è chiesta quando si tratta di fer-marci, di fare “il deserto nella città” del nostro trambusto quotidiano. Sì, è ve-ro, siamo talmente presi dal fare che tante volte non ci accorgiamo della bel-lezza che ci circonda, del senso profondo del nostro agire. Le nostre giornate di Equipe sono allora l’occasione per fermarci e gustare la vita, per incamminarci con nuovo entusiasmo sui sentieri che scegliamo e su quelli che la vita ci offre. L’augurio che facciamo a tutti è quello di vivere in profondità, con gioia ed en-tusiasmo ogni occasione di amore che ad ogni aurora la vita ci regala. Le nostre compartecipazioni saranno così irrefrenabile bellezza da condivide-re, slancio verso nuovi orizzonti o, nei momenti di difficoltà, aiuto reciproco e sostegno vicendevole per abitare il tempo da “viventi” alla luce del Vangelo. Per noi “coppia storica”, come si è definito anche Bruno Perboni, è stato bello ritrovare volti amici dell’altro Settore che hanno condiviso con noi un pezzo di storia, è stata l’occasione per mettere in comune le varie vicende familiari e condividere la gioia di stare ancora con entusiasmo nel Movimento END. Il vedere tante coppie “in ricerca” ci ha riempito il cuore di speranza. Michela e Luigino Garlate 1 Dopo una bella presentazione iniziale, ricca di immagini suggestive ed evoca-tive che ci ha trasmesso l’entusiasmo per “passare la passione”, i coniugi Paola e Giovanni Cecchini Manara ci hanno richiamato il significato profondo della compartecipazione, attingendo a piene mani dai documenti dell’equipe e da-gli scritti di padre Caffarel. Molteplici sono stati gli stimoli per la riflessione, alcuni dei quali espressi negli interventi seguiti alla relazione. Dopo la gradita pausa caffè eccoci a riflettere in coppia su questo sfidante mo-mento della serata di equipe: la compartecipazione sui punti concreti di impe-gno. Sì, non doveri imposti, ma impegni scelti da noi, che in coppia e in equipe ci aiutiamo ad osservare, perché siamo convinti che da lì passa la strada per la

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nostra santificazione. Geniale intuizione del padre Caffarel che vide la coppia chiamata alla santità e volle donarle una Regola adatta alla vita coniugale, così come Bene-detto diede una Regola ai monaci come via alla santità. Ma una regola è esigente e

altrettanto esigenti sono le parole del padre fondatore delle equipes; da qui nasce quel senso di

inadeguatezza che spesso proviamo al momento della compartecipazione: siamo un fallimento! Umanamente sì, è difficile non sentirsi inadeguati, è difficile guardare dentro se stessi ed accettare il male che alberga dentro di noi. Pensiamo al padrone del campo in cui il nemico nottetempo aveva seminato la zizzania. “Andiamo subito ad estirparla” si offrono i servi, evidenziando tutta la fretta e l’insoffe-renza alla vista del male. Ma il padrone invita alla pazienza, nella certezza che alla fine ci sarà la definitiva separazione fra il bene e il male. Dobbiamo acqui-sire lo sguardo paziente e misericordioso che il padre ha verso ognuno di noi e accettare serenamente di essere noi stessi un campo pieno di grano e di zizza-nia allo stesso tempo; questa consapevolezza ci aiuterà anche a non giudicare gli altri. Dice padre Caffarel “...avere poco e condividere molto”. Condividere: non solo comunicare successi e insuccessi, ma condividere la ric-chezza dei passi fatti e delle difficoltà incontrate e superate. Quando qualche passo lo abbiamo fatto, lo comunichiamo volentieri nella compartecipazione, finalmente ...! Ma attenti! Si potrebbe insinuare un sotti-le senso di ‘adeguatezza’, un sentirci bravi che non aiuta le altre coppie ma può farle sentire ancora più inadeguate. Condividere dunque la voglia di crescere, fra successi e insuccessi, per diven-tare santi insieme. Davide e Francesca Garlate 2

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Sabato 22 novembre, presso la chiesetta del Varigione a Lecco si è celebrata una S. Messa durante la quale è avvenuto il rito dell’adesione al Movimento e d’ingresso nell’Equipe Lecco 7 di Barbara e Salvatore Rossi. Alla presenza della loro Equipe, della coppia che ha seguito il loro pilotaggio, della coppia di collegamento e di Emanuela e Marco, Salvatore e Barbara hanno firmato la loro adesione

al Movimento END perché desi-derosi di vivere in pienezza la vocazione battesimale nel ma-trimonio.

L’amore coniugale trova la sua sorgente nell’amore di Dio. E’ nel profondo del lega-me di questi due amori che nasce la spiritualità coniugale.

CERIMONIA DI ADESIONE ALL’END

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Riportiamo di seguito i temi di studio trattati quest’anno nelle varie Equipes del nostro settore al f ine di avere una visione completa degli argomenti scelti, in modo da offrire uno spunto per le scelte negli anni a seguire. - “Discernere i segni dei tempi” (Tema proposto dal movimento), trattato dal-la Civate 1, Galbiate 1, Galbiate 2, Garlate 1, Lecco 7, Lecco 9, Malgrate 2, Val-madrera 1, Valmadrera 2 - “Preghiera è” - Spunti di Ermes Segatti (END), trattato dalla Abbadia 1 - “I fratelli ritrovati - La storia di Giuseppe e la nostra famiglia” di Davide D’A-lessio (Ed. Ancora) trattato dalla Garlate 2 - “I luoghi dell’amore - Anno C” di Don Francesco Scanziani (Ed. EDB) trattato dalla Lecco 10 - “La Carta” (END) trattato dalla Lecco 11 - “L’amore e altri sport estremi” di Paolo Curtaz (Ed. S. Paolo) trattato dalla Lecco 12 - “Eucarestia e Matrimonio” di Don Renzo Bonetti (catechesi audio) trattato dalla Lecco 13 - “Le Virtù” di Card. Carlo Maria Martini (Ed. In Dialogo) trattato dalla Malgra-te 1 - “La Santa Messa” di Anna Maria Canopi (Paoline Editoriale Libri) trattato dalla Mandello 1 - “Bussola e sestante” - Materiale per il pilotaggio (END) trattato dalla Valma-drera 4 - “C’è un tempo per amare - Il tempo nella coppia, la coppia nel tempo” (Ed. Gribaudi trattato dalla Valmadrera 5

TEMI DI STUDIO 2014/2015

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EVANGELIZZARE

L’esperienza vissuta nella sessione di quest’anno è stata straordinaria e coin-volgente, ricca di spiritualità. Abbiamo trascorso giorni stupendi, respirando un’aria di serenità, di pace, ric-ca di stimoli, che ci hanno fatto gustare la vera bellezza dell’Equipe. Il tema molto attuale, “TRACCIARE NUOVI SENTIERI”, le relazioni molto inte-ressanti, i relatori ben preparati, comunicativi e coinvolgenti, ci hanno fatto gustare momenti molto intensi, ma anche rilassanti, godendo anche il sole, che ci ha permesso di riflettere e meditare riscaldando il nostro cuore. La frase che ci ha colpito: “Noi come coppia siamo chiamati ad evangelizza-re…a tracciare nuovi sentieri per trasmettere e portare agli altri il primo An-nuncio”. La chiesa evangelizza da 2000 anni: ci sono stati dei cambiamenti nel corso della storia ecclesiale; ultimamente essa ha tracciato un nuovo sentiero, quel-lo della Pre Battesimale. Dobbiamo ricordare che anche noi, in forza del Bat-tesimo, siamo chiamati a diffondere la Parola. Gesù chiamò 12 apostoli, perché stessero prima con Lui, per scoprire l’amici-zia e l’Amore, e per mandarli poi nel mondo ad annunciare. Solo insieme si mette in pratica l’Amore: amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato; questo è il comandamento che ci ha donato. Così gli apostoli hanno formato la prima comunità: “la Chiesa”. Marco, nel cap. 3, 16-19 , dice che Gesù li ha voluti “insieme”, perché il cammino che a-vrebbero compiuto comportava necessariamente la condivisione, la collabo-razione, l’ascolto. La grazia, che gli apostoli hanno condiviso nell’AMICIZIA con il Signore e poi con il dono dello Spirito Santo, li ha portati a seguire Gesù e ad annunciare la Sua Parola in tutto il mondo. Come ci suggeriscono Papa Francesco e Padre Caffarel, essere coppie in movi-mento vuol dire tracciare nuovi sentieri, per raggiungere altre coppie, e invi-tarle a far parte della nostra famiglia, accettandole nella loro diversità vista come risorsa preziosa. E’ necessario imparare a lavorare insieme; dobbiamo essere sale e luce della terra.

NOCERA UMBRA: “CHIAMATI A TRACCIARE SENTIERI”

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La fede è uno stile, che cambia totalmente la vita di ciascuno di noi, perché grande è la risorsa della Parola. Come coppie cristiane, dobbiamo insieme far lievitare la vita nel bene. Oggi più che mai ci troviamo di fronte ad una realtà sempre più in crisi, a cau-sa di una decadenza culturale preoccupante dominata da interessi, che non hanno niente a che vedere con i grandi valori della vita. C’è un forte bisogno di evangelizzazione, siamo chiamati come coppia a portare il lieto Annuncio, dobbiamo far conoscere Gesù attraverso sentieri nuovi. Questo sicuramente non dobbiamo farlo per dovere o per la salvezza, ma dobbiamo farlo per Amo-re. Sì, la chiave dell’evangelizzazione è l’Amore. Ricordiamo la Perla preziosa: noi abbiamo ricevuto da Dio un grandissimo dono, che ci ha riempito la vita di tantissima gioia; non possiamo tenerla solo per noi, ma dobbiamo condivider-la con gli altri, non solo con gli amici e non solo con quelli simpatici. Solo insieme possiamo imparare il pensiero di Gesù, vivere una vita sacramen-tale, dove mettiamo in comune il Dono della presenza di Dio. Dobbiamo lasciarci guidare dallo Spirito Santo, non possiamo evangelizzare se non amiamo; ricordiamo che in questo verbo sono racchiusi altri verbi: ac-cogliere, ascoltare, conoscere, incontrare, servire, donare ecc. Conoscere Gesù, attraverso l’ascolto della Parola, accoglierLo nel cuore, in-contrarlo, per diventare suoi amici, vuol dire servirlo, stando vicini a coloro che hanno bisogno, farsi prossimo, testimoniare l’amore ricevuto ed è così che

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cominciamo ad Amare. Come diceva David Maria Turoldo, Dio si conosce solo attraverso l’Amore, perché Lui stesso è Amore. Il nostro movimento è chiamato ad uscire da sé, per tracciare nuovi sentieri e annunciare a tutti il Vangelo di Gesù, per incontrare la gente, per stare insie-me, per fare amicizia attraverso sentieri nuovi e recuperare una pacifica convi-venza. Infatti “evangelizzare” vuol dire Amare l’altro, al punto tale da voler costruire con lui una comunione piena, perché colui che accoglie “l’annuncio” entra nel-la nostra famiglia, modificandola, portando se stesso e la sua preziosa espe-rienza. Padre Caffarel diceva che il modo evangelico, semplice, porta avanti la coppia; in essa, l’attrazione più bella è il cammino nella Santità. Ecco questo è il sentiero che noi dobbiamo seguire come coppia, per arrivare alla pienezza dell’Amore. Padre Caffarel sottolinea: In Equipe ci si sta solo per Amore di Dio, se la coppia vive e respira questa bellezza vuol dire, che sta camminando verso la Santità. Dobbiamo essere luce per appassionare, dobbiamo essere appassionanti. Per contenere questa Passione dobbiamo imparare da Gesù: “Imparate da me”. Il sentiero da seguire, o meglio da percorrere, è Gesù stesso: Io sono la via, la verità e la vita; quindi affermando questo, noi dobbiamo amarlo e seguirlo. Noi siamo “inviati” per diffondere la Sua Parola, che diventa esigente nella pratica di tutti i giorni. Se ci amiamo, diventiamo “segno” nella comunità e ci educhiamo al pensiero di Cristo. Sostenuti dalla vita sacramentale e dalla preghiera comune, condivi-diamo gioie e dolori, aiutandoci con dedizione per amare, diffondere il Van-gelo, contagiando tutti nel bene. Grazie a tutti. Gina e Rossano Garlate 1

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...PARTECIPARE E RIPARTECIPARE

La nostra esperienza alla sessione nazionale di Nocera Umbra, ha inizio a gen-naio di quest'anno, quando ospitando a Malgrate l'Equipe Italia abbiamo sen-tito, per la prima volta parlare concretamente della sessione nazionale e subi-to, insieme ad altre coppie del nostro settore, abbiamo sentito il desidero di partecipare. Nei mesi successivi questo desiderio è un po' calato, ma ad un certo punto ab-biamo sentito il bisogno di partecipare, anche perché il titolo "Chiamati a trac-ciare sentieri" sembrava scritto apposta per noi, per il periodo storico che sta-vamo attraversando. Detto fatto ci siamo iscritti e il 19 agosto siamo partiti con tanta voglia di fare una nuova esperienza, ma anche con tanta paura per-ché non eravamo pienamente coscienti su cosa andavamo realmente a fare. Al nostro arrivo eravamo un po' come una coppia di pesciolini fuor d'acqua, perché non conoscevamo nessuno, subito dopo abbiamo incontrato le altre coppie del nostro settore e ci siamo sentiti un po' come di nuovo a casa. Il bisogno di sentire coppie conosciute e vicine a noi è durato poco (la prima sera), perché il clima fraterno ci ha subito aiutato a conoscere altri e così ha avuto inizio la nostra prima esperienza di sessione nazionale. In questo nostro racconto però non vogliamo soffermarci sugli avvenimenti successi durante la sessione, ma vogliamo, per quanto siamo capaci, trasmet-tervi le nostre esperienze, cosa abbiamo provato durante i tre giorni e cosa ci siamo portati a casa, quale ricchezza è stata per la nostra coppia, ma anche per la nostra famiglia l'esperienza di Nocera. Durante l'introduzione del primo giorno, è stata enunciata l'esclamazione "RICALCOLO PERCORSO" che si è rilevato come il nostro filo conduttore che ci ha accompagnato per tutto il periodo e non solo. Per le ragioni sopra indicate, non riassumiamo la relazione della prima giorna-ta in cui la dottoressa Simona Segolini ci ha raccontato della sua esperienza di teologa parlandoci della nuova evangelizzazione, fatta di amore soprattutto perché prima ci sentiamo amati dal Signore, ma vogliamo andare oltre rac-contandovi la nostra esperienza nell'affrontare successivamente alla relazione il nostro "dovere di sedersi". Da programma era previsto un dovere di sedersi di circa un'ora e mezza e questo ci spaventava un po' per la sua durata, invece, sarà stato il clima umbro o qualcos'altro, il tempo è volato, ma non perso, per-ché è stato uno degli incontri in coppia più profondo della nostra esperienza, in cui abbiamo riscoperto il dovere di sedersi guardandoci negli occhi, senza pensare alle figlie e questo è stato per noi rigenerante.

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Il momento che però ci ha toccato maggiormente non era ancora giunto, per-ché, nel pomeriggio era prevista la prima "equipe di formazione". Incontrare altre coppie che non conoscevamo ci faceva molta paura (cosa diremo, cosa penseranno di noi, ecc.) ed invece è stata la più bella esperienza dei tre giorni. La presentazione delle coppie è stata una vera e propria "compartecipazione" , in cui tutti, non solo ci siamo presentati, ma abbiamo portato le nostre esperienze, anche le più profonde ed intense, senza aver paura di essere giudicati. Questo è stato un momento privilegiato in cui si è sentita la presenza del Signore che guidava le nostre parole e ci aiutava ad ascoltare con il cuore aperto. Passando al giorno successivo, tralasciando la relazione del mattino del dottor Piercarlo Frigero sulla economia vista da noi cattolici, sulla equità di guada-gno, ci siamo rincontrati in coppia per la seconda esperienza del "dovere di sedersi" ed anche in questo caso il tempo è trascorso velocemente, ma i cuori si sono riaperti in un dialogo profondo e proficuo. Al pomeriggio altro incontro in equipe di formazione, sembrava che ci cono-scessimo da anni, senza pregiudizi e con la voglia di condividere pienamente ogni esperienza. Le equipes di formazione, secondo noi, sono state il cuore dell'intera sessione, poter raccontare ed ascoltare altre coppie che fino a qualche ora prima non avevamo mai conosciuto è stato il frutto più grande che abbiamo portato a casa. Solo partecipando si può capire la ricchezza di questi incontri. Qualcuno si chiederà: ma i figli? Ebbene, le nostre figlie le abbiamo perse la prima mattina per poi ritrovarle prima di partire per tornare a casa. L'organiz-zazione ha pensato anche a loro, proponendo per i più piccoli un'esperienza di gioco per l'intera durata della sessione e per quelli più grandi anche un'espe-rienza di preghiera e di percorso educativo. Per riassumere l'esperienza positi-va vissuta dalle nostre figlie, appena partiti per il ritorno a casa, alla domanda

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se dovevamo tornarci l'anno prossimo la risposta è stata "certamente sì", e richiedendolo oggi la risposta è ancora "sì". Anche loro hanno voluto testimoniare la loro esperienza e quindi di seguito vi trascriviamo i loro pensieri, dalla più grande alla più piccola. Iniziamo con Ilaria (adolescente) di 14 anni:

"I giorni passati a Nocera Umbra sono stati molto speciali perché, oltre alle nuove amicizie, si è potuto fare incontri di preghiera di due ore al giorno. Uno prima di pranzo e l'altro prima di cena, il tutto per conoscerci di più e per intra-prendere un cammino importante. Sono stati, oltre che momenti importanti, anche tre giorni da vivere con nuovi amici, con cui passare tutta la giornata. Al contrario dei bambini, noi adolescenti, avevamo la possibilità di andare nelle nostre stanze ed avevamo più libertà nei movimenti all'interno della struttura. Questa esperienza la consiglio a tutte le famiglie che hanno dei bambini di tutte le età." La seconda testimonianza è di Martina, anni 11:

"A Nocera Umbra, mi sono piaciuti molto i giochi che facevamo, perché erano nuovi e mai visti. Ho conosciuto tante amiche che arrivavano da tante parti diverse dell'Italia. Le animatrici erano brave ed eravamo divisi per età. Il risto-rante faceva cose buone anche per me che sono celiaca. Le camere erano co-mode ed accoglienti. La piscina era fredda e se facevi dei tuffi congelavi, il ru-scello che passava fra la palestra e l'albergo era molto freddo e ci si divertiva a lanciare i sassi e a fare le dighe. Vorrei tornarci anche il prossimo anno perché i giorni sono stati bellissimi e vorrei che tutti dicano <questa è una bella cosa>." In ultimo la testimonianza di Emanuela, anni 9:

"A Nocera Umbra è stato bellissimo, perché ho incontrato tante nuove amiche divertenti. Le animatrici erano bravissime ad inventare giochi stupendi e di-vertenti. Andavamo anche in piscina, con l'acqua fredda e io entravo pochissi-me volte per questo motivo. Vi consiglio di andare subito!" Per concludere vi invitiamo a partecipare alle varie iniziative organizzate, a partire dal settore fino a quelle nazionali o internazionali, perché la nostra e-sperienza ci insegna che ovunque si incontrino coppie e famiglie in nome del Signore non si torna delusi a casa, anzi nella bisaccia si porta un tesoro prezio-so che ci aiuta nella vita quotidiana. Mariagrazia e Davide Riva Malgrate 1 con Ilaria, Martina ed Emanuela

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MA VOI DUE, SIETE TIPI DA NOCERA? (Che cosa aspettate a scoprirlo con il nostro test?)

Non fidatevi delle sensazioni, non fidatevi della testimonianza di invasati mil-lantatori (magari di Malgrate) ma affidatevi al puro metodo scientifico per organizzare le vostre vacanze 2015. Rispondete "di pancia" alle seguenti domande senza rifletterci per più di 3 se-condi e 15 centesimi. SI NO

1. Ritenete importante potervi recare in un albergo con piscina? □ □ 2. Ritenete importante per una vera rigenerazione mentale avere la possibilità di dimenticarvi di avere dei figli che per qualche giorno non vi martellano continuamente? □ □ 3. Ritenete importante poter pranzare normalmente, mettendo tranquillamente le gambe sotto il tavolo, abbandonando l’amata prole a tavoli separati, possibilmente il più lontano possibile, e potendo conversare con essere umani e non urlare con piccoli barbari? □ □ 4. Ritenete utile conoscere una coppia napoletana che vi aiuta qualche mese più tardi a trovare posto per una vacanza a Napoli? □ □ 5. Ritenete importante, alla fine delle vostre vacanze, avere la sensazione di aver incontrato il Signore? □ □ 6. Ritenete importante alla fine delle vostre vacanze avere una strana gioia nel cuore che neanche le valigie da svuotare e la pigna dei vestiti da lavare riesce a cancellare? □ □ 7. Ritenete importante alla fine delle vostre vacanze avere una pace dentro che dovete per forza comunicare a qualcun’altro? □ □ 8. Ritenete sopportabile ritrovarvi in vacanza con i responsabili di settore che vi affibbieranno un servizio o qualche

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articolo da scrivere? Ritenete moralmente accettabile farne merce di scambio con l'astensione per una decina di anni dall'organizzazione della giornata dell'amicizia? □ □ 9. Ritenete un dono essere in vacanza e potervi alzare ancor più presto rispetto ad un giorno lavorativo per partecipare alla messa all'aurora? □ □ 10. Ritenete importante sentirvi un po' più cittadino italiano tra cittadini italiani, per condividere una speranza non solo religiosa ma anche civile e sociale? □ □ 11. Ritenete utile vedere la vostra coppia responsabile di settore rubare il dolce ad un bambino adducendo scuse farneticanti? □ □ 12. Ritenete curioso girare e trovarsi tutte le persone che vi salutano sorridenti come se vi conoscessero da sempre mentre voi avete la sensazione di non averle mai viste? □ □

Ora potete controllare il punteggio assegnato ad ogni domanda, attribuendo-lo rispettivamente alla colonna del SI' o del NO in funzione della risposta data.

Se avere totalizzato più di 20 punti nella colonna dei SI': siete sicuramente dei tipi da Nocera. Se avete totalizzato meno di 20 punti: forse dovete cambiare religione. Se avete risposto SI' a tutte le domande: avete diritto alternativamente a 10 sedute di psicoanalisi oppure a 4 anni di responsabili di settore. Buon viaggio, buona vacanza e soprattutto assicuratevi che l'anno prossimo a Nocera non ci siano Laura e Marco Galbiate 2

Punteggio risposte 1=1 punto - 2=1 - 3=1 - 4=1 - 5=20 - 6=20 - 7=20 - 8=1 - 9=1 - 10=1 - 11=1 - 12=1

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PASSARE LA PASSIONE “Passare la passione” è stato il tema che si è sviluppato a Sassone, nella tre giorni della sessione nazionale del 26-28 settembre, alla quale sono state invi-tate tutte le coppie DIP (oltre alle CRS). E’ stata proprio una bella esperienza, a conclusione dei quattro anni trascorsi nella nostra equipe DIP. “Il cuore che arde”, come ricordiamo dal vangelo dei discepoli di Emmaus, ci indica chiaramente il sentimento con cui portare l’esperienza END a chi anco-ra non la conosce. Solo così le nostre parole non restano una semplice “lezioncina”, ma trasmet-tono la nostra vita, la bellezza del nostro essere sposi. L’entusiasmo diventa quindi quell’elemento prezioso, un po’ come il sale, che quando manca …..si sente!!!! La coppia DIP si deve mettere in relazione col mondo: deve ascoltare, comuni-care, intercettare i desideri, farsi prossimo. Deve mettersi in gioco con umiltà e accoglienza, ma nello stesso tempo con chiarezza e gioia. Ancora: dobbiamo far emergere il dono grande che abbiamo ricevuto con il Sacramento del matrimonio: custodirci a vicenda come marito e moglie. In questo modo lanciamo semplicemente un seme, comunicando una propo-sta di vita che attende una libera adesione. Desideriamo pilotarle queste nuove equipes? Ma certo!!!!! Il pilotaggio è il naturale percorso per accompagnare la nascita di una nuova equipe. Il servizio del pilotaggio, non è l’insegnamento di una procedura operativa, ma deve passare attraverso una riflessione profonda e condivisa di come il far par-te dell’END abbia influito sulla vita dei piloti e abbia cambiato i loro atteggia-menti. E’ così che viene trasmessa la condivisione della vita in profondità attraverso la messa in comune e la compartecipazione. Quando un nuovo membro entra in una famiglia si fa festa, gli si prepara il po-sto migliore, lo si accudisce, lo si fa star bene perché possa apprezzare il calore di una comunità in cammino. Riprendendo le parole dei coniugi Gentile, una cosa certamente è chiara:

SESSIONE NAZIONALE A SASSONE

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> Sono disposto ad ascoltare le tue parole se percepisco che quello che mi stai dicendo lo vivi veramente e ti piace veramente tanto. > Accolgo le tue parole se avverto che il cammino che mi proponi mi può aiu-tare a vivere meglio la mia chiamata vocazionale al matrimonio. > Accolgo le tue parole se capisco che il movimento che hai alle spalle riflette e ha a cuore la mia vita, le mie difficoltà, le mie gioie, le mie speranze. > Accolgo le tue parole se mi trasmetti la gioia dell’essere parte di una piccola comunità che cammina con me. Sentiamoci allora tutti parte di una grande DIP…… Buon lavoro a tutti!!! Do e Ba Malgrate 1

Carissimi co-equipier, su invito di Equipe Italia scriviamo per chiedervi articoli da pubblicare sulle prossime Lettere END. La Lettera, oltre ad essere lo strumento di collegamento di Equipe Italia e del-l’ERI con le singole équipe, è anche un’occasione offerta a tutti per narrare e offrire agli altri, nel clima proprio dell’incontro d’équipe, la propria esperienza di vita e di fede come coppie in cammino. Si invitano quindi gli equipier di tutti i Settori a partecipare attivamente alla composizione della Lettera. Il Piano Redazionale della Lettera End per il 2015 avrà come tema di fondo il tracciare sentieri che riaprano alla speranza, cercando di rispondere all’invito di Papa Francesco nell’ “Evangelii Gaudium”. Si proverà a riflettere sul tracciar sentieri in cinque direzioni che ci paiono si-gnificative: fraternità, giustizia e dignità, fecondità, fortezza e umiltà, unità. La prima Lettera End per la quale si cercano contributi è la n. 182 periodo marzo-aprile, che rifletterà sul tema della Fraternità: già nella Genesi si intui-sce che la fraternità di tutto il genere umano è un dato connesso con la pater-nità di Dio dell’umanità intera.

PIANO REDAZIONALE LETTERA END

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Gesù ce lo ricorda più volte, invitandoci a pregare il Padre nostro, e ricordan-doci la volontà divina sul rapporto fraterno in numerose parabole. La storia degli Apostoli testimonia la fraternità come cardine della fede e della pratica dei credenti. Nel nostro tempo ci troviamo davanti a sentieri tracciati ma con-troversi, come l’accoglienza ai profughi e migranti; altri sentieri devono essere tracciati per trasformare una mentalità paternalistica verso i fratelli, vicini e lontani, in una mentalità fraterna, legata ad una esperienza personale di soli-darietà e responsabilità. Come vivere nel nostro tempo da fratelli in una socie-tà competitiva in cui il successo, anche a spese altrui, è l’obiettivo principale? Come vivere da fratelli in una Chiesa in cui dobbiamo misericordia a chi ci of-fende, e dobbiamo amare il nemico; dove si possono trovare alla stessa mensa Eucaristica padrone e salariato, colto e ignorante, oppressore e sottomesso? Come raggiungere “una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano…”? (EG 92). Per percorrere ed esplorare questi sentieri è indispensabile abbandonare le nostre suscettibilità, l’egoismo, le passioni, e riflettere su quanto realmente consideriamo necessario a noi per poter condividere la speranza con gli altri. Lettere END 183 - Dignità e Giustizia L’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio. Tutti noi siamo creature dell’unico Creatore e questo conferisce uguale dignità e valore ad ogni perso-na. La persona deve essere considerata senza alcuna costrizione, dal suo pri-mo inizio alla sua fine, nella malattia e nella disabilità, nel successo e nell’in-successo. La dignità è il diritto a essere rispettati come uomo/donna che va difeso quando viene ignorato, negato, calpestato. Il diritto alla dignità costi-tuisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. Dio, amore infinito, ci perdona in continuazione e dona ad ognuno di noi una dignità che nessuno può toglierci, nemmeno quando abbiamo peccato. Il sen-tiero che come singoli e come coppia dobbiamo tracciare per difendere la di-gnità umana è quello che ci porta a riconoscere l’altro e cercare il suo bene ed è su questa strada che noi dobbiamo incamminarci, percorrerla, renderla visi-bile attraverso il nostro modo di essere, ognuno secondo le sue possibilità, tracciando sentieri per imparare ad amare in modo nuovo e scegliere ciò che è bene. Nella vita matrimoniale dobbiamo reciprocamente rispettare la dignità di donna e di uomo e mettere costantemente in pratica la formula pronunciata il giorno del nostro matrimonio “…amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”,

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educare i figli ad accogliere e a superare le differenze di razza, di religione, di appartenenza politica. Libertà e uguaglianza sono elementi costitutivi della dignità umana ma non dobbiamo confondere la libertà con una indipendenza senza limiti, un autoregolarsi a proprio piacimento. Il rispetto della dignità umana passa attraverso il sentiero della giustizia per garantire, primo fra tutti, il diritto alla vita su cui si innestano tutti gli altri, quello al lavoro equamente retribuito, i diritti alla salute, all’istruzione, alla libertà di pensiero di opinione e di religione. Per noi battezzati la giustizia deve essere illuminata dal più gran-de comandamento: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore e il prossimo tuo come te stesso” (Mt 22,34). Il percorso di questi sentieri ci vede responsa-bili non solo per la nostra vita e per quella dei nostri familiari ma anche verso le generazioni future per quanto concerne l’ambiente, la natura, l’economia, e ci impegna nella solidarietà, affinché non si perdano di vista le persone che non possono badare a se stesse. “Chiedo a quanti hanno responsabilità politica di non dimenticare due cose: la dignità umana e il bene comune” (Papa Francesco). Lettera 184 - Fecondità Chiamati a tracciar sentieri di fecondità, per donare la vita che gratuitamente abbiamo ricevuto. Fecondità a qualunque età e in qualunque momento della nostra storia personale, e non soltanto attraverso i figli. Quali sentieri potre-mo tracciare e percorrere radicandoci in Dio, origine della vita, e fonte e mo-dello di ogni fecondità? Sentieri di coppia, dove l’uno è presenza “fecondante” per l’identità dell’altro, in quell’ “aiuto simile” che collabora all'azione creatrice e continuamente rige-nerante di Dio. Sentieri nella famiglia che il Signore ci dona, frutto “dell’unità nella differenza tra uomo e donna e della sua fecondità” (papa Francesco), dove il figlio che nasce continua e rinnova la creazione divina, ma anche dove “la fecondità dell'amore coniugale si estende ai frutti della vita morale, spiri-tuale e soprannaturale che i genitori trasmettono ai loro figli attraverso l'edu-cazione” (Familiaris Consortio). L’infertilità, che può provocare grande soffe-renza, può però “risplendere di una fecondità di carità, di accoglienza e di sa-crificio.” (F.C.) e trasformarsi in sentieri di fecondità “sociale”, ovvero la capa-cità di “generare” vita, amore e un nuovo stile di relazioni umane, che è pro-pria del matrimonio sacramento, per sua natura diffusivo.

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Affidandoci allo Spirito Santo che “è Signore e dà la vita e può suscitare il nuo-vo di Dio anche nel cuore o nell’ambiente più chiuso, appesantito o sclerotiz-zato” (card. Martini), tracciamo anche sentieri di fecondità spirituale: “Mentre diceva questo, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!»”(Lc 11,27-28). Lo stile nel vivere la fecondità sarà, ancora una volta, quello del “non prendere nulla per il viaggio”, e avremo l’umiltà di dire al Signore: ‘Signore, sono sterile, sono un deserto’ (…) E con questa umiltà, l’umiltà del deserto, l’umiltà di ani-ma sterile, ricevere la grazia, la grazia di fiorire, di dare frutto e di dare vi-ta”(papa Francesco). Gli articoli devono essere inviati entro il 15 gennaio 2015 per la Lettera 182, entro il 15 marzo per la Lettera 183 ed entro il 15 maggio per la Lettera 184, dovranno avere una lunghezza indicativa di 1-1,5 pagina formato A4. La Redazione si riserva quindi di sintetizzare scritti eccessivamente lunghi. Si invita a inviare anche la fotografia della coppia e fotografie attinenti al contri-buto.

La sera del 18 ottobre ci siamo uniti spiritualmente alla celebrazione che nella chiesa di St. Augustin a Parigi siglava la chiusura della raccolta della documen-tazione necessaria alla causa di beatificazione di Padre Caffarel.

Riportiamo qui la preghiera scritta per la sua canonizzazione. Dio, nostro Padre, Tu hai messo nel profondo del cuore del tuo servo, Henri Caffarel, uno slancio di amore che lo legava senza riserve a tuo Figlio e lo ispirava nel parlare di Lui.

Profeta dei nostri tempi, ha mostrato la dignità e la bellezza della vocazione di ognuno secondo la parola che Gesù rivolge a tutti: “vieni e seguimi”

CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI PADRE CAFFAREL

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Ha suscitato l’entusiasmo degli sposi per la grandezza del sacramento del matrimonio che esprime il mistero di unità e di amore fecondo tra il Cristo e la Chiesa. Ha mostrato che sacerdoti e coppie sono chiamati a vivere la vocazione dell’amore. Ha guidato le vedove: l’amore è più forte della morte. Spinto dallo Spirito, ha guidato molti credenti sul cammino della preghiera. Era abitato da Te, Signore e un fuoco ardeva nel suo cuore. Dio, nostro Padre, per intercessione della Vergine Maria, ti preghiamo di affrettare il giorno in cui la Chiesa proclamerà la santità della sua vita, affinché tutti trovino la gioia di seguire tuo Figlio, ognuno secondo la propria vocazione nello Spirito

Noi c’eravamo… Domenica 5 ottobre eravamo lì in chiesa per te: un nostro amico viveva un momento importante della sua vita, non potevamo mancare! E poi volevamo vedere di quale parrocchia eri diventato il Pastore, tu il nostro ConSpi Luigi… eravamo emozionati come alla Comunione o alla Cresima dei nostri figli, quando i ricordi annebbiano la vista e accellerano l’insorgere delle lacrime… poi ti abbiamo visto sorridere e scherzare, come fai sempre, e anche

la nostra emozione si è stemperata… Ma in chiesa è un’altra cosa… Ti sei fatto serio, abbiamo capito che tu, il nostro ami-co, stavi per compiere un gesto importante, di quelli che cambiano la vita; permettici il paragone con la quotidianità familiare che ci è più congeniale, ma stavi per divenire padre, pastore di una comunità intera e questa comunità, dalle domande che ci hanno fatto i tuoi parrocchiani, attendeva da tempo un padre che li guidasse con a-morevole fermezza… e noi cosa potevamo

DON LUIGI PISONI PARROCO A GALLARATE

Esperienze END

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fare per te? Ti avvicini al microfono… inizia la tua omelia… e con cosa ti pre-senti? L’immagine dell’Asino… noi ci siamo guardati negli occhi e abbiamo sorriso, ancora una volta come in tante serate d’equipe; in punta di piedi ci hai teso la mano, ci hai dato il “la” giu-sto, per tornare a cantare la gioia di stare insieme… La vostra attenzione non è alla mia persona ma a questo dono per il qua-le sono stato costituito: “asinus por-tans mysteria”, secondo una espres-sione di Erasmo di Rotterdam (1466-1536, in Adagia, 2.2.4); hai cominciato proprio così. L’essere Parroco è un do-no. Ma è anche peso; peso che grava su questo povero asino, di nome Luigi, chiamato a dispensare abbondantemente i doni di grazia a tutti. Anche S. A-gostino, nell’anniversario della sua ordinazione lo diceva: “Questo mio peso di cui sto parlando che altro è se non voi stessi? Chiedetene per me la forza, così come io prego che voi non siate schiacciati da questo peso” (Sermo 340). Allora abbiamo capito… Tu don Luigi, il nostro Luigi, sei per noi esempio e guida di una Chiesa in cammino chiamata a servire gli uomini, tutti gli uomi-ni…ma non sei solo, noi pregheremo per te e ti cammineremo accanto, anzi dietro! Come le pecore con il loro pastore, con lo stile dell’asino che tu ci hai insegnato…anzi dell’Asina?... Quella della Fuga in Egitto di Giotto (Padova, Cappella Scrovegni). Mentre l’Angelo li invita preoccupato a fare in fretta, Ma-ria medita le difficoltà che la affliggono, Giuseppe guida la carovana e teme voltandosi indietro di non farcela, i servi si scambiano dubbi e perplessità e anche il piccolo Gesù si attacca al collo della madre per non cadere; l’asina, invece, carica del “Mistero che si è fatto carne in mezzo a noi”, incede sicura e sorridente verso il futuro, “serva inutile”, ma consapevole che nella sua fatica vive la certezza del centuplo quaggiù e dell’Eternità… Buon lavoro don!!....Noi stiamo sereni!!! La tua Lecco 11

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II 19 ottobre scorso sono stato a Roma per assistere alla beatificazione di Pao-lo VI. Forti motivi di riconoscenza mi hanno convinto; primo fra tutti: Paolo VI, da arcivescovo di Milano, mi ha ordinato prete nel lontano 1958. Dei suoi scritti, omelie soprattutto, ricordo pagine dense di dottrina spirituale. Mi attraeva soprattutto la passione con la quale parlava di Gesù Cristo e della Chiesa, la profondità con la quale leggeva ogni pagina di Vangelo e la parteci-pazione con la quale si metteva davanti alle situazioni umane più dolorose. Non ho avuto dubbi del suo senso di umanità dal giorno in cui ho avuto l'occa-sione di trattenermi a tu per tu con lui. Fine Gennaio o inizio Febbraio '58. L'arcivescovo si ferma alcuni giorni in semi-nario a Venegono. Cerca silenzio e pace per scrivere la lettera pastorale di Quaresima, come era tradizione in quegli anni. Intanto coglie l'occasione per conoscere personalmente i 37 diaconi, candidati al Sacerdozio: io ero tra que-sti. Quando arriva il mio turno, busso, chiedo permesso e mentre premo sulla maniglia per entrare, mi accorgo che egli, dall'altra parte, mi sta aprendo la porta " Tu sei?... frequenti il seminario da?... hai ancora i tuoi genitori?... come stanno? ". Il pensiero ai miei genitori, alla loro salute, alla famiglia, al loro lavoro, a fratel-li e sorelle... mi aspettavo tutt'altro tipo di conversazione. E invece... il grande arcivescovo da tutti ritenuto piuttosto arido di sentimenti, freddo e distacca-to; il pensatore familiare con fior di teologi e maestri della cultura del tempo; l'esperto diplomatico della Santa Sede... era lì davanti a me e si interessava con cordialità di mia mamma e di mio papà. In quel momento la certezza è scesa nel mio cuore: questo è, il vero Montini, questa la sua umanità, questo il suo cuore. Pochi mesi dopo: Giugno dello stesso anno, l'ordinazione sacerdotale. Il rito prevede che, ad un certo punto, il candidato si metta in ginocchio davanti al vescovo e questi gli ponga le mani sul capo. Ma Montini non mi ha toccato la testa con la punta delle dita: ha premuto, avendo tutte e due le mani distese sul mio capo, calcando con forza, come se volesse passare a me qualcosa di suo personale, certamente non soltanto il calore, ma Qualcosa a cui teneva molto: la sua fede? Il suo amore? O lo spirito...lo Spirito Santo, perché santifi-casse la mia vita? Mentre ripenso, sento ancora il peso di quelle mani.

IL MIO ARCIVESCOVO: IL BEATO PAOLO VI

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A Roma ero seduto tra centinaia di sacerdoti; tendevo l'orecchio e ascoltavo lingue di diverse parti del mondo. Celebrazione solennissima: regia liturgica impeccabile, canti alla perfezione e con tanto entusiasmo, interminabile la processione di vescovi e cardinali, la seriosità del corpo diplomatico e poi... la folla che gremiva la grande piazza. Il Papa ... numero uno di attrazione: sempre con voce pacata, mai un accento teatrale; la sua sobrietà e semplicità ispirano devozione.

Il momento atteso; l'alzarsi del telo al centro della facciata della Basilica ed eccolo il nuovo beato. Ho pianto, sì, in abbondanza. Fotografia più bella non poteva essere scelta: Paolo VI in tutta la sua statura snella e signorile, lo sfondo azzurro intenso, la tonaca bianca e il manto ros-so e le braccia alzate e protese in avanti come per abbracciarci tutti. È lui: il Papa del dialogo della chiesa con il mon-do; lui che ha voluto che nel Concilio Ecumenico la chiesa si presentasse e parlasse al mondo; lui che ha scelto di andare nei paesi più lontani e più poveri... Era proprio luì. Vi lascio immagina-re la forza e la commozione dell'applauso. Poi i momenti sacri, quelli nei quali il mistero ti

prende e ti fa sentire dentro a una realtà infinitamente grande: la parola di Dio proclamata in varie lingue, le parole che consacrano pane e vino, e il silenzio... Piazza S. Pietro, folla enorme, e... il silenzio profondissimo, impressionante: tutti in ascolto di quella parola e in adorazione di quel pane. E tu dici a te stesso: è la chiesa; è Gesù Cristo in mezzo al suo popolo. Questa è la sua verità. Questa la sua bellezza. Essa mi penetra e mi solleva. Questo ho sperimentato. E di questo sono grato a Dio e anche a chi mi ha re-galato il viaggio. Don Fernando Galbiate 2, Malgrate 2

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UN’AMICA CI SCRIVE…

CHIAMATI A TRACCIARE NUOVI SENTIERI DI COMUNIONE E DI PASSIONE

Ringrazio per l’opportunità che viene data per dire che la vita claustrale, la vita di una clarissa, è BELLA, è sempre nuova, è luogo e casa in cui i fratelli posso-no sentirsi al sicuro. Ogni mattina alzarsi presto e andare in coro, il luogo della preghiera e dell’eu-carestia, per portare al Padre del Cielo, al Padre delle misericordie la mia gior-nata e quella delle persone che Lui ha legato a me. “Padre, ti prego per loro, consacrali nella verità!” (cf Gv 17) Questo mondo in tumulto, sempre travagliato dalla lotta tra il bene e il male che in ogni tempo prende forme diverse, chiede amore, chiede pace, chiede speranza per il futuro. E una clarissa sta in monastero per mendicare per tutti, Gioia, Speranza, Cer-tezza pur nella precarietà dell’esistenza, per aprire l’umanità al “domani di Dio”, per dare a Lui il primato che gli spetta. La preghiera è diventata il respiro della mia vita. E’ quella Sorgente sempre aperta a cui posso andare a dissetarmi quando il vuoto delle cose, le preoccu-pazioni che pesano sulla mia anima, la paura per tante situazioni in cui il male opera, sembrano togliermi l’aria e il respiro e il cuore si gonfia di lacrime. La preghiera è quello sguardo sempre ‘oltre’ che mi permette di vedere il bene anche lì dove la morte ha sguainato i suoi tentacoli: nulla va perduto e sempre si può ricominciare perché il nostro Dio è misericordia, è perdono. Lui solo ha assunto e continua ad assumere il peccato e, nella Pasqua del Figlio, lo trasfor-ma in Luce di resurrezione. La preghiera è quell’avere le radici ben piantate nella terra e da essa trarre lin-fa e forza per resistere ai venti, alla siccità o alle inondazioni, ai terremoti e

Per trovare la Sorgente devi andare in su controcorrente (s. Giovanni Paolo II) Vieni, Padre dei poveri (Sequenza allo Spirito Santo)

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alle carestie perché dopo il buio viene sempre la luce. La preghiera è riposare tra braccia sicure come un bimbo piccolo in braccio ai suoi genitori dai quali si sa protetto, curato, custodito. Sono le braccia di mio Padre Dio che mi ama e mi porta; mi ha voluto in vita e chiamata qua in mona-stero dove porterà a compimento l’opera che ha iniziato. E io sono solo un umile strumento, nascosto, del quale il mondo non sa nulla, ma attraverso di me – per il mistero della comunione dei santi – passa la vita per ogni suo figlio: “Sarete miei testimoni fino agli estremi confini della ter-ra” (cf At 1,8). Così sono – con la Chiesa e Maria - ‘sempre in uscita’ per portare a ogni persona Gesù, il Salvatore, Colui che può fare dei ‘due popoli uno solo’. Sì, per-ché i popoli si combattono, in ogni luogo ci sono conflitti, dentro ognuno di noi ci sono lotte, insoddisfazioni, paure... Gesù e il suo Spirito sono armonia, pace, comunione, passione. Niente può fermarmi in questa corsa verso la Me-ta (come dice s. Chiara nella sua II lettera a s. Agnese di Praga) portando con me coloro che Lui mi ha dato e la storia tutta. La mia vita è semplice, fatta di preghiera, lavoro, comunione con le mie sorelle nell’umiltà e nella carità, in clausura. E’ nascosta, ma ha la possibilità di essere vera perché nota solo agli occhi di Dio; è forse condita di sacrificio, ma tutto diventa possibile quando l’amore che spinge muove le mie azioni e il mio stare qua per la vita di tanti. Non c’è tempo per vani ragionamenti, per paure irragionevoli, per egoismi devastanti, freddi e calcolatori, per parole inutili o che feriscono più di una spada a doppio taglio. Non si conosce la noia e il non senso. Dove lasciamo che Dio abiti tutto si rinnova, si gettano ponti di comunione, ci si apre con pas-sione e creatività perché la vita abbia i suoi spazi anche se fragile e apparente-mente improduttiva. E allora i nostri occhi si riempiono di stupore. Quale grande Mistero è il Natale: l’Eterno che si fa uno di noi, il Cielo che si apre e ci trasforma in Lui. Davvero la vita è bella e Dio è grande! Ho scritto queste righe nel giorno della festa di s. Agnese di Assisi, la sorella di s. Chiara. Insieme, otto secoli fa, hanno iniziato l’avventura che noi clarisse stiamo continuando. Dà coraggio sapere che abbiamo radici così lon-tano. E il coraggio è la ‘forza umile’ del Bene che si diffonde tracciando sempre ‘nuovi sentieri di comunione e di passione’. Una clarissa Monastero S.Agnese - Perugia

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Vi riportiamo l’augurio,

rivolto da Padre Caffarel alle coppie delle

Equipes Notre Dame,

nel Natale del 1945

“Cari amici, ecco un nuovo anno. Sia buono per la vostra famiglia!

Io prego per voi.

Dio sia in casa vostra il primo cercato,

il primo amato, il primo servito.

Amatevi: quando la carità cresce nella vostra famiglia,

cresce nella Chiesa di cui è cellula viva.

Amatevi: ubi caritas et amor, Deus ibi est.

Dove c’è carità e amore, lì c’è Dio.

Siate felici : il Signore si aspetta questa lode

e quelli che vi circondano questa testimonianza…”

Eccoci qui all’uscita ufficiale del CondividENDo desiderosi di ringraziare tutti

coloro che ci hanno mandato gli articoli frutto di esperienze vissute e di rifles-

sioni condivise. Ringraziamo anche quanti hanno partecipato ai vari momenti

del Settore perché con la loro presenza hanno reso vivo e fecondo il nostro ri-

trovarci insieme per tracciare nuovi sentieri, come coppia, verso Gesù e verso

gli altri. I sentieri già tracciati hanno portato i loro frutti: oltre alla nuova coppia

entrata a far parte della Lecco7, due nuove equipe hanno cominciato il pilotag-

gio. Diciamo a loro buon cammino!

A tutti auguriamo un sereno Natale dove il seme dell’Amore che nasce dall’in-contro con Gesù bambino possa trovare nei nostri cuori il terreno fertile dove

mettere radici.

Claudio e Manu crc

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