Nonno vittorio

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“ Ragazzi, guardate che meraviglia!”

esclamò la maestra Patrizia con gli occhi

sgranati mentre entravamo nel cortile di una vecchia casa di

campagna, dove eravamo finalmente

giunti dopo aver attraversato a piedi tutta Maniagolibero.

 

La casa era effettivamente stupenda: la facciata era tutta realizzata in sasso, con una doppia fila di archi sorretti da colonne in pietra scolpita.Sulla trave di una delle porte d’ingresso era incisa la data della sua costruzione: il lontano 1678!

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Intanto che ammiravamo la casa, uscirono da una porta due vecchietti, il signor Vittorio Cappella e sua sorella Espedita, soprannominati “i Capei”.Lo scopo della nostra visita era proprio quello di intervistare il signor Vittorio, per chiedergli com’era la vita nel passato a Maniagolibero: egli infatti ha nientepopodimenoche 98 anni!“Buongiorno a tutti, benvenuti!”, esclamò con voce tremula per l’emozione “nonno” Vittorio; la sua bocca era aperta in un sorriso accogliente, simpatico e bonario.Il volto solcato da rughe non dimostrava la sua età.Gli occhi luccicavano di gioia e nostalgia mentre ripensava al passato.Egli ci ha parlato a lungo, lentamente, rispondendo con pazienza alle nostre numerose domande e srotolando via via i suoi ricordi.Ci ha parlato delle abitudini di un tempo, dei mestieri, dei giochi, delle antiche vie ora scomparse.

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Ha raccontato che in casa, un tempo, si allevavano animali di diverso tipo. C’erano le mucche, che davano latte e carne, c’erano i maiali, che servivano per fare gli insaccati e molti altri prodotti, persino gli spazzolini.L’asino invece serviva a trainare i carri per trasportare legna , sassi, prodotti agricoli… I buoi li avevano solo quelli che possedevano tanti campi, per trainare l’aratro.

La pecora veniva allevata

soprattutto per la lana.

Nei cortili si allevavano inoltre galline, tacchini,

oche, conigli.Le famiglie più

ricche possedevano

anche i cavalli.

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A proposito di animali, il signor Vittorio ci ha poi raccontato una

storiella che ci ha fatto proprio ridere: ci ha parlato di un animale davvero speciale, il maiale di Sant’Antonio.

Il maiale di Sant’Antonio

apparteneva alla Parrocchia ed era

libero di scorrazzare per il paese.

Tutte le famiglie gli davano da mangiare …era insomma il porcellino più ben pasciuto di Maniagolibero

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Essi venivano lasciati in ammollo in questo liquido, che veniva chiamato “lisciva”.

Quando tutti i panni erano lavati, le donne li mettevano nella gerla e andavano a piedi fino al

fiume Cellina per risciacquarli.

Nonno Vittorio successivamente ci ha parlato di come una volta le donne lavavano la biancheria, utilizzando la cenere della legna bruciata Avevano un gran pentolone,un “cjalderon”, dove facevano bollire dell’acqua con la cenere, ricca di sali minerali che sbiancavano gli indumenti.

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In passato uno dei mestieri più diffusi era quello del boscaiolo.Vittorio ci ha raccontato che gli uomini andavano nel bosco, tagliavano gli alberi, li sfrondavano e gettavano i tronchi nel fiume Cellina, che li trasportava fino alla segheria .La segheria, costruita sulle rive del fiume, funzionava con la forza dell’acqua e tagliava i tronchi a “fettine”, ottenendo delle tavole.

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Le donne venivano giù a piedi dai

paesini di montagna come

Barcis, Claut, Andreis,

percorrendo sentieri stretti e tortuosi.Esse portavano

nella gerla cucchiai, mestoli ed altri oggetti di legno

intagliato realizzati durante l’inverno,

per venderli e guadagnare dei

soldi.

Le strade al tempo del nonno erano strette, non asfaltate e senza rifiuti.Lungo le strade c’erano due solchi profondi, perché di lì passavano tanti carri che trasportavano merci di vario genere.

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Molti di noi hanno chiesto al signor Vittorio delle

informazioni sui mezzi di trasporto e lui ci ha

raccontato che nel passato esistevano poche

biciclette, che solo i più ricchi di Maniagolibero

possedevano.Anche le auto a quel tempo

erano molto rare e costavano tantissimo.Nel secolo scorso per spostarsi da un posto all’altro, percorrendo anche distanze molto

grandi, si usava soprattutto il carro trainato da animali, oppure si andava a piedi.

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Uno dei giochi era quello di far

rimbalzare una moneta contro un muro e vedere di quanto ritornava indietro, oppure

lanciarla cercando di avvicinarsi il più possibile ad una

parete. A Pasqua si giocava a

lanciare una monetina o un sasso contro un uovo sodo:

chi lo colpiva se lo mangiava.

Al tempo del nonno Vittorio i bambini non avevano certo tanti giocattoli come al giorno d’oggi!I bimbi giocavano per strada, tutti insieme. Spesso si creavano dei gruppi, delle bande, come quando facevano i giochi delle contrade.I diversi gruppi si sfidavano e facevano a gara per vedere qual era la più forte delle 4 squadre: la Galiaccia, il Borgo, la Villa e la Cellina.

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Il racconto del signor Vittorio che ci ha impressionato di più è stato quello sulla 1^ guerra mondiale. A quel tempo Vittorio aveva circa 15 anni.Egli ci ha raccontato che Maniago, Maniagolibero e molti altri paesi friulani erano sotto il dominio tedesco.

Talvolta i soldati tedeschi rubavano

cibi e vestiti o addirittura facevano

dormire la gente nelle stalle, mentre essi occupavano il loro letto dentro

casa, come è successo proprio alla signora Espedita e alla sua mamma.

Vittorio ci ha anche parlato di come,

dopo tre anni, nel 1918, gli Italiani

hanno cacciato via i Tedeschi con una

terribile battaglia sul fiume Piave.

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La bella facciata di casa Cappella