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1 BREVE STORIA DEL MONDO E DI CHI HA SCOPERTO COM’È FATTO RECITA DI NATALE - CLASSE TERZA We will rock you REBECCA Essere vivo è tessere una storia fra un principio che non ricor- diamo più e una fine di cui non conosciamo niente. Tutte le storie hanno un inizio Ma l’inizio della nostra storia è sparito nel tempo SIMONE Tutti noi abbiamo perso per sempre il ricordo della nostra nascita Sono nato il giorno che mia madre mi ha messo al mondo? O quando i miei genitori si sono incontrati? Ma prima, prima dei genitori, cosa c’era? REBECCA Oggi non vi faremo vedere una recita normale. No, oggi vi rac- conteremo una storia. ROBERT Tutte le storie cominciano con “C’era una volta” CHRISTIAN C’era un volta un re… diranno tutti i miei piccoli lettori… GABRI No! Questa storia l’abbiamo raccontata l’anno scorso! Quest’anno vogliamo raccontare una storia diversa. JOLANDA Allora… C’era una volta un bambino o una bambina REBECCA E quella bambina ero io, o eri tu. Tutti voi, una volta, eravate bambini o bambine! ROBERT Quando eravate proprio piccoli piccoli, portavate il pannolino.

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BREVE STORIA DEL MONDO E DI CHI

HA SCOPERTO COM’È FATTO RECITA DI NATALE - CLASSE TERZA

We will rock you

REBECCA Essere vivo è tessere una storia fra un principio che non ricor-

diamo più e una fine di cui non conosciamo niente.

Tutte le storie hanno un inizio

Ma l’inizio della nostra storia è sparito nel tempo

SIMONE Tutti noi abbiamo perso per sempre il ricordo della nostra nascita

Sono nato il giorno che mia madre mi ha messo al mondo?

O quando i miei genitori si sono incontrati?

Ma prima, prima dei genitori, cosa c’era?

REBECCA Oggi non vi faremo vedere una recita normale. No, oggi vi rac-

conteremo una storia.

ROBERT Tutte le storie cominciano con “C’era una volta”

CHRISTIAN C’era un volta un re… diranno tutti i miei piccoli lettori…

GABRI No! Questa storia l’abbiamo raccontata l’anno scorso! Quest’anno

vogliamo raccontare una storia diversa.

JOLANDA Allora… C’era una volta un bambino o una bambina

REBECCA E quella bambina ero io, o eri tu. Tutti voi, una volta, eravate

bambini o bambine!

ROBERT Quando eravate proprio piccoli piccoli, portavate il pannolino.

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Non ve lo potete ricordare, ma sapete che era così.

CHRISTIAN Anche voi nonni e nonne, una volta, eravate piccoli.

Io lo so che portavate anche voi i pannolini, anche se non l’ho vi-

sto.

GABRIELE Infatti, era tanto tempo fa e io non c’ero. Ma lo so che, se torno

indietro nel tempo, con la mente, c’era una volta che io non c’ero,

ma che voi mi potete raccontare.

JOLANDA Anche voi nonni avete avuto nonni e nonne. Sicuramente porta-

vano pannolini molto diversi da quelli che ho portato io.

REBECCA Perché le cose nel tempo cambiano.

Rock around the clock

GIULIA Allora… C’era una volta il nonno del nonno del nonno del

nonno del nonno….

DANIELE Se lo dici in fretta, ti gira la testa, ma se ci pensi piano piano, puoi

anche provare a immaginarlo.

JACOPO Mamma mia! E anche il nonno del nonno del nonno del nonno

del nonno aveva avuto un nonno…

DANIELE I nonni dei nostri genitori (i bisnonni) non vivevano come noi.

No, quando erano piccoli loro, qui c’era la guerra.

SARA E c’era una guerra anche quando erano piccoli i nonni dei nostri

nonni.

GIULIA E ai tempi dei nonni dei nonni dei nonni, qui non c’erano le case,

c’era solo la palude

EDUARD E la malaria… Che è una malattia che portano le zanzare

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SARA Ma che adesso da noi non c’è più. Le cose, almeno in questo,

sono cambiate in meglio.

JACOPO C’era una volta un castello. Sì, proprio quello che sta qui, a Ostia

antica. In classe abbiamo fatto il conto, considerando che si di-

venti nonni a 60 anni e abbiamo capito che il castello è stato co-

struito al tempo dei nonni dei nonni dei nonni…

DANIELE Dei nonni, dei nonni, bisogna dirlo per 9 volte. Cioè più di 500

anni fa.

EMILIANO Allora il Tevere passava proprio lì vicino, e il castello serviva ai

soldati per controllare che i nemici o i pirati non risalissero il

fiume per arrivare fino a Roma.

GAIA S. Perché una volta c’erano i pirati, quelli veri, anche qui nel nostro

mare.

ARSENIO E sempre qui a Ostia antica, c’era una volta una città diversa da

questa dove abitiamo noi. Ci chiamiamo Ostia antica proprio per

questa città.

ELENA Infatti è una città così antica che se dovessimo dire tutti i nonni

che sono passati da allora staremmo qui mezz’ora.

RICCARDO Insomma, i “c’era una volta” non finiscono mai. Ma come fac-

ciamo a sapere tutte queste cose?

EMILIANO Per sapere di quando eravamo piccoli, ci bastano i ricordi che ci

raccontano i nostri genitori.

ARSENIO Per sapere di quando erano piccoli loro, chiediamo ai nostri

nonni.

GAIA S. E per sapere di quando erano piccoli i nonni? Qualcuno i bi-

snonni ce li ha ancora, ma chi non ce li ha più, come fa?

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ELENA Per fortuna qualcuno le cose le ha scritte, così possiamo leggerle.

RICCARDO L’anno scorso abbiamo letto Pinocchio e su quel libro c’erano

scritte tante cose che succedevano al tempo dei bisnonni dei no-

stri bisnonni.

MATILDE Le cose che hanno scritto tanti anni fa ci servono oggi per sapere

le cose che succedevano anche 1000, 2000, 3000 anni fa.

MATTIA Insomma, quando gli uomini imparano a scrivere, possiamo dire

che comincia la storia, quella che possiamo imparare da chi ha

scritto i suoi ricordi di come erano le cose allora.

KRISTINE Ma prima prima ancora, c’era una volta un tempo in cui la scrit-

tura non era ancora stata inventata.

GAYA O.

Anche allora c’erano dei bambini, però non andavano a scuola

come noi, perché nessuno sapeva scrivere e quindi non c’era

niente da leggere e si poteva imparare solo quello che insegna-

vano i vecchi del villaggio, i nonni e i genitori.

E anche a loro, i vecchi dicevano già: “C’era una volta”.

ANDREA Ma prima prima ancora addirittura c’erano uomini così antichi

che non avevano neanche imparato a parlare.

KRISTINE Anche allora c’erano bambini che imparavano. Come facevano?

Così, solo guardando quello che facevano i grandi.

MATILDE Anche noi, però, adesso impariamo tante cose solo guardando

quello che fanno i grandi.

GAYA O. E per quello che i grandi non dovrebbero mai fare cose brutte e

cattive, perché se no noi li vediamo e impariamo anche quelle

cose, anche se poi i grandi ci dicono di non farle.

ANDREA Tipo litigare. O picchiarsi

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KRISTINE Perché i grandi litigano talmente tanto che in tutta la storia ci

sono un sacco di guerre.

MATTIA E per farsi ancora più male, invece di picchiarsi solo, hanno co-

struito pistole, cannoni, bombe, addirittura bombe atomiche.

ANDREA Per quanta storia hanno studiato, ancora non hanno imparato

come si fa ad andare d’accordo.

MATTIA C’era una volta la guerra e c’è ancora. Purtroppo.

Blowin’ in the wind

DALILA Però, c’era una volta che gli esseri umani non c’erano ancora.

DAVIDE Allora le montagne e il mare non erano come li vediamo oggi.

ALESSANDRO Alcune erano più alte, ma, con il tempo, la pioggia le ha talmente

consumate che adesso sono diventate colline.

REGINA E il fiume ha portato giù la terra delle montagne e ha costruito la

terra dove noi abitiamo adesso.

SIMONE Lo sapete, vero, che più o meno 2000 anni fa, qui, proprio qui

dove adesso siete seduti, c’era il mare?

DALILA E lo sapete che una volta, però prima prima, non esistevano

neanche le montagne?

DAVIDE Si sono formate quando la Terra era abbastanza giovane e la sua

crosta si muoveva tanto, perché nuotava sulla palla di fuoco che

ha ancora dentro.

ALESSANDRO Insomma, prima la terra era una palla di fuoco, no?

REGINA Poi, piano piano si è raffreddata, così è venuta una crosta, ma non

tutta insieme, a pezzi.

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SIMONE Questi pezzi solidi nuotavano sulla lava che c’era sotto e, quando

si scontravano, dal botto che facevano si formavano le montagne.

DALILA Insomma, quella che adesso è roccia dura, una volta era lava.

DAVIDE Ma sotto la roccia dura c’è ancora la lava che bolle e ogni tanto

vuole uscire, così si formano i vulcani.

ALESSANDRO Duecento milioni di anni fa tutte le terre si erano unite in una sola

e tutto il resto era coperto d’acqua.

REGINA E questa terra era già piena di animali.

CHRISTIAN Ce n’erano molti giganteschi come draghi che camminavano sulla

terra e altri che volavano nel cielo.

GABRIELE Noi li chiamiamo dinosauri, parole che vuol dire “grandi lucer-

tole, ma non è vero che sono lucertole perché camminavano sui

piedi, invece le lucertole camminano appoggiando in terra la pan-

cia.

JOLANDA Ma voi lo sapevate che le lucertole esistono da molti milioni di

anni prima dei dinosauri?

REBECCA Lo sapete che qualcuno di questi dinosauri era talmente grande

che ci voleva tutta questa stanza per contenerlo?

ROBERT Quello che chiamiamo tirannosauro era lungo 12 metri e alto 4.

CHRISTIAN I dinosauri che camminavano, però, sono spariti, perché a un

certo punto è successo qualcosa di terribile che li ha fatti morire

tutti. Quelli che volavano, invece col tempo sono cambiati molto,

e adesso li chiamiamo uccelli.

GABRIELE Ma se avessero potuto parlare, anche i dinosauri avrebbero po-

tuto dire “C’era una volta”.

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JOLANDA Anzi, prima di loro c’è una storia lunghissima, parecchi miliardi di

anni.

REBECCA Si fa presto a dire miliardi di anni

ROBERT Lo sapete, vero, quanto dura un secondo?

EDUARD Ecco, è già passato.

DANIELE Lo sapete quanto tempo dura un miliardo di secondi?

EDUARD Fate il conto, se siete bravi…

SARA Ve lo dico io, un miliardo di secondi dura 32 anni!

EDUARD Pensate quanto dura un miliardo di anni…

GIULIA Un miliardo di anni fa… non c’erano ancora grossi animali, ma

solo lumache e molluschi

JACOPO E se andiamo ancora indietro, non c’erano neanche le piante

SARA Niente alberi, niente cespugli, neanche un filo d’erba o un fiorel-

lino

DANIELE C’era un pianeta deserto e già bellissimo, fatto di deserti, rocce e

mare senza pesci.

SARA Eppure anche quella Terra nuda poteva raccontare il suo “c’era

una volta”

GAIA S. Una volta che la terra era una palla di lava incandescente che gi-

rava intorno al sole senza rocce, senz’acqua, senza vita.

EMILIANO E ancora prima prima non c’era neanche il sole, ma solo piccolis-

sime particelle scagliate nello spazio buio.

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RICCARDO Particelle che si aggregavano a formare gigantesche nubi di gas e

poi enormi stelle che nella loro pancia costruivano tutta la mate-

ria, anche quella di cui siamo fatti tutti noi.

ARSENIO E prima ancora?

EMILIANO Dove stava dispersa questa galassia di milioni e milioni di atomi

che sono diventati me?

GAIA S. E in quale pianta, in quale sasso, in quale animale, dove sono stati

questi atomi che sono diventati me?

ELENA E prima ancora che la vita apparisse, prima che la terra si for-

masse a partire dalla polvere delle stelle, c’era da qualche parte

qualcosa che poi sarebbe diventato me?

ARSENIO E c’era fin dalle origini delle origini, quando l’universo uscì di

colpo dal vuoto?

RICCARDO La nostra storia si confonde con la storia dell’universo

Echoes

ANDREA All’inizio dell’inizio, alle origini delle origini, non c’era nulla.

DAVIDE Non possiamo dire “a quei tempi” perché il tempo non esisteva.

ROBERT Non possiamo dire “in quel posto”, perché non esisteva nem-

meno lo spazio

MATTIA Non c’era nient’altro che l’oscurità più nera, silenziosa, vuota

ARSENIO Di colpo, in questo vuoto si annidò un ovetto piccolissimo

ROBERT E questa fu la nascita dello spazio e del tempo

ALESSANDRO Questo universo neonato si espanse in un attimo

GABRIELE Cominciò a gonfiarsi come un palloncino che diventava immenso

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DAVIDE Era ancora buio, ma ad un tratto esplose la luce

GABRIELE E presto si formarono le prime nubi di gas

EMILIANO Che ci misero milioni di anni a trasformarsi in galassie di milioni e

milioni di stelle

ANDREA Che bruciavano, bruciavano e in quel calore gli atomi si forma-

vano, tutti gli atomi che formano tutto il mondo

RICCARDO Tutti gli atomi che formano le nuvole, le montagne, le farfalle, le

tigri, i fiori e noi stessi.

CHRISTIAN Un punto infinitamente piccolo da cui sarebbe nato tutto. Chi sa

se potremo mai sapere cosa c’era prima ancora…

Figli delle stelle

REGINA Ma come facciamo a sapere tutte queste cose sul mondo di

quando ancora gli esseri umani non esistevano?

DALILA Non è stato certo facile scoprire che il cielo, in realtà, è molto di-

verso da come le vediamo qui sulla terra.

GAYA O. Noi qui vediamo il sole che ci gira intorno e la terra che possiamo

osservare è piatta, mica ci accorgiamo di stare sopra una palla.

KRISTINE Quando noi siamo sulla giostra, e la mamma ci aspetta giù, a noi

sembra che sia la mamma che gira, nasce da una parte e tramonta

dall’altra proprio come fa il sole.

MATILDE Ma come abbiamo fatto a scoprire che noi stiamo su una giostra

che gira e il sole sta fermo come la mamma che ci aspetta giù?

REGINA Perché ci sono state delle persone che non si sono accontentate

di quello che gli avevano insegnato e si sono messi a studiare la

natura per conto loro e così hanno scoperto tantissime cose

nuove.

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DIVINA MATEMATICA

REBECCA Per esempio, all’inizio del 1500, un ragazzo polacco, era venuto a

fare l’Università in Italia, come tutti quelli che, in quell’epoca, vo-

levano studiare bene.

ROBERT Come si faceva allora, studiò tante cose, diventò un medico e un

avvocato, ma la sua grande passione era studiare il cielo.

CHRISTIAN Così si accorse che i calcoli che si facevano per il movimento del

sole e degli altri corpi celesti non funzionavano bene.

GABRIELE Li rifece tutti e vide che funzionavano bene solo se al centro di

tutto si metteva il sole e non la terra.

JOLANDA Per lui, l’universo parlava solo una lingua: la divina matematica!

REBECCA E se lo si interrogava in quella lingua, l’universo rispondeva che al

centro c’era il sole e che la terra gli girava intorno insieme agli altri

pianeti.

ROBERT Ma Copernico sapeva che tutti, ma proprio tutti, dicevano quello

che aveva scritto Aristotele tanti tanti anni prima, e cioè che la

terra stava ferma al centro dell’universo.

L’universo, per lui, era un insieme di sfere, una dentro l’altra e

tutte con la terra al centro.

GABRIELE Basandosi su queste affermazioni, un altro greco che però stava

in Egitto e si chiamava Tolomeo, 500 anni dopo, aveva disegnato

l’universo: eccolo!

LAVAGNA1 l’universo tolemaico

JOLANDA Agli uomini piaceva talmente tanto che il loro pianeta fosse al

centro di tutto che non volevano proprio che la realtà fosse un’al-

tra e che noi ce ne stessimo sopra un pianeta qualsiasi che girava,

insieme agli altri, intorno al sole.

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REBECCA In quel periodo, andare contro a quello che pensavano tutti era

pericoloso: facevi presto ad essere considerato un “eretico” ed es-

sere bruciato in piazza. A qualcuno poi, infatti, è successo

LAVAGNA1dietro GIORDANO BRUNO

ARSENIO Ora vi faremo vedere una parte recitata dai bambini che interpre-

teranno la storia di Giordano Bruno.

GIORDANO

DANIELE

Infinita la mole dell’Universo, invano si cerca centro o circonfe-

renza universale. L'universo è tutto centro e tutto circonferenza.

Nello spazio infinito potrebbero esserci infiniti mondi simili a

questo.

GIULIA Ma Giordano! Solo tu, al mondo, pensi queste cose!

DANIELE Perché io penso, gli altri ripetono solo quello che ha pensato Ari-

stotele.

JACOPO Ma se pensi come tutti gli altri, anche se ti sbagli non se ne accor-

gerà nessuno e nessuno ti prenderà in giro!

DANIELE Pensiero indegno di un uomo! Per questa paura, gli uomini che

hanno il coraggio di pensare con la propria testa sono pochissimi!

JACOPO E quei pochissimi rischiano molto, amico mio!

DANIELE Se io dovessi dire solo quello che pensano gli altri, sarebbe meglio

che stessi zitto!

GIULIA Vieni con noi, per le cose che scrivi sei stato condannato a morte.

Verrai bruciato vivo sulla piazza di Campo de Fiori il 17 febbraio

dell’anno 1600!

DANIELE Avete più paura voi a darmi questa pena che io a riceverla!

RICCARDO Per evitare guai, Copernico pubblicò il suo libro solo quando

stava per morire.

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GAIA S. E per maggior sicurezza, lo scrisse in lingua matematica, così solo

pochissimi, nel mondo, riuscivano a capire quello che c’era

scritto.

ARSENIO Ma qualcuno ci riuscì. Soprattutto due giovanotti: uno era tede-

sco, si chiamava Giovanni Keplero e passò tutta la vita a fare i

conti sul moto del sole e dei pianeti, scoprendo che questi gira-

vano intorno al sole, ma non facevano dei cerchi perfetti, traccia-

vano delle ellissi.

ELENA Un altro si chiamava Galileo Galilei, era italiano, faceva il profes-

sore e insegnava la divina matematica, la lingua dell’universo.

RICCARDO Con i suoi studenti metteva subito in chiaro le cose:

GAIA Il metodo che seguiremo sarà quello non supporre come vero

quello che si deve spiegare. Qui non si crede a niente solo perché

lo ha detto Aristotele, qui andremo a capire se quello che ha detto

Aristotele è vero o no e se scopriremo che le cose sono diverse da

come pensano tutti gli altri, a me non importa per niente.

ELENA Un giorno, un amico che veniva dall’Olanda, gli portò in regalo

un tubo a cui avevano messo due lenti dalle due parti. (Alessan-

dro)

EMILIANO Galileo ci guardò dentro e scoprì che le cose si potevano vedere

più da vicino.

GAIA O. Così costruì un tubo molto più grande, ci mise delle lenti co-

struite molto meglio e chiamò quel grande tubo “cannone oc-

chiale”.

EMILIANO Poi lo adoperò per guardare il cielo…

GAYA O E vide cose che nessuno aveva mai visto

MATILDE La luna com’era davvero!

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LAVAGNA 2 la luna di Galileo

ANDREA Quattro satelliti di Giove!

LAVAGNA2dietro i satelliti di Giove

MATTIA La via Lattea, che scoprì «non è che un ammasso di innumerevoli

stelle disseminate a mucchi»

KRISTINE La strana forma di Saturno

MATILDE E che Venere gira intorno al sole.

GAYA O. Lui, che aveva capito e studiato il libro di Copernico, trovò così

una conferma indiscutibile di quello che aveva detto lo scienziato

polacco e cioè che al centro del nostro universo c’è il sole, non la

terra!

ANDREA Ma nessuno voleva credere a quello che Galileo aveva visto con i

propri occhi e voleva far vedere a tutti.

KRISTINE Ma non serviva a niente, in tutte le scuole si continuava ad inse-

gnare solo quello che aveva detto Aristotele.

MATTIA Allora Galileo scrisse un libro, e ci mise dentro un dialogo con

uno dei professori che continuavano a insegnare le cose che lui

sapeva che erano sbagliate.

MATILDE Chiamò questo professore Simplicio, ci mise un altro personaggio

che chiamò Salgredo, e poi ci si mise dentro anche lui E SI

CHIAMò Salviati.

LAVAGNA3 GALILEO

ARSENIO Ora c’è una parte recitata dove a Galileo porteranno un cannoc-

chiale e lui ne costruirà uno più grande.

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ALESSANDRO Il libro è questo!

Io lo so che l’avete letto tutti! Però, così, per farvi vedere che sap-

piamo fare i riassunti, ve ne raccontiamo un pezzettino del primo

giorno.

SALVIATI

DAVIDE

Simplicio, sai dirmi perché il mondo ha 3 dimensioni, altezza, lar-

ghezza e profondità?

REGINA Ovvio, perché Aristotele ha detto che 3 è il numero perfetto!

SALVIATI Che sciocchezza! A me non sembra proprio che il 3 sia più per-

fetto del 2 o del 4!

SALGREDO

DALILA

Lasciamo perdere queste storie di perfetti e imperfetti. Dio ha

fatto il mondo così, e quindi così è perfetto!

SALVIATI D’accordo! Lasciamo stare le dimensioni e parliamo invece dei

mondi. Aristotele dice che sono due: quello del cielo, che non

cambia mai perché è già tutto perfetto, e quello nostro, della terra,

dove tutto invece cambia continuamente. Secondo me non è

vero, anche nel mondo del cielo le cose non sono per niente per-

fette

SIMPLICIO Ma cosa stai dicendo? Le cose del cielo sono perfette, infatti si

muovono in circolo, che significa che tornano sempre al posto di

prima: infatti quello circolare è il moto perfetto.

SALVIATI E io invece vi dico che non è così per niente.

SIMPLICIO O bella! Dici delle cose assurde, che non si possono dimostrare.

Mi sembra quella storiella del signor Candiotto, che diceva che

tutti i Candiotti sono dei bugiardi. Ma se i Candiotti sono bu-

giardi, allora lui diceva il vero e non era bugiardo e se invece era

bugiardo i Candiotti non erano dei bugiardi e allora lui non era un

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Candiotto…. Insomma dici di quelle storie che non se ne vien

fuori….

SALVIATI Le cose assurde le dici tu, caro mio.

SIMPLICIO Ma se ti dico che le cose del cielo sono perfette e non cambiano

mai, come fai tu a dire che non è così? Che, ci sei stato forse, sulla

Luna?

SALVIATI E tu, ci sei stato in America o in Cina? No, vero? E allora come

fai a dire che lì le cose cambiano come succede qui in Italia?

SIMPLICIO Ma lo so perché c’è della gente che ci è stata e ce lo ha detto.

SALVIATI Ah, ti ho beccato! E invece, dalla Luna, chi è venuto a dirti come

sono le cose?

SIMPLICIO Ma lo ha detto Aristotele!

SALVIATI Eh, caro mio, se Aristotele fosse vivo adesso e potesse vedere

quello che ho visto io, sono sicuro che cambierebbe idea! Io, col

mio telescopio, ho visto delle comete che si sono disfatte nel

cielo, e due stelle nuove che sono nate e che prima non c’erano, e

anche nel sole ci sono delle macchie così grandi che potrebbero

coprire tutta l’Africa e l’Asia insieme! E se Aristotele avesse visto

queste cose, cosa pensi che avrebbe detto?

SIMPLICIO Io non ho idea di quello che avrebbe detto Aristotele, ma so cosa

conviene dire a me. Se io non dico quello che ha detto Aristotele,

la gente pensa che non sappia niente!

SALVIATI E quindi tu, per sembrare sapiente, ripeti a pappagallo delle cose

che non capisci o che non sai se sono vere davvero?

SALGREDO Io lo capisco, il signor Simplicio. Se tu gli dimostri che addirittura

Aristotele ha detto qualcosa di sbagliato, lui non sa più che cosa

pensare.

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SALVIATI Il signor Simplicio, come tutti noi, deve imparare a pensare con il

suo cervello. Certo, bisognerebbe rifare i cervelli degli uomini e

renderli capaci tutti di distinguere il vero dal falso, ma questa è

un’impresa così grande che solo Dio potrebbe riuscirci!

ALBERO MELE – LAVAGNA 3 dietro NEWTON

ARSENIO La storia continua in questa parte recitata con Newton che, ve-

dendo la mela che cade dall’albero, scopre la gravitazione univer-

sale.

NEWTON

CHRISTIAN

Per questo esame dovrei studiare ancora Aristotele, ma io non

riesco a smettere di leggere i libri di Galileo, di Copernico e di

Keplero.

ROBERT Isaac, quei libri non ti faranno vincere la borsa di studio!

NEWTON Fa lo stesso. Continuerò a servire a tavola e a lavare i calzini dei

professori per continuare l’università.

JOLANDA E tutti quei conti che facevi ieri, a che cosa ti servono?

NEWTON La matematica è la lingua dell’universo, cara sorella! Se non si co-

nosce bene, non si potrà mai capire veramente com’è fatto il

mondo che ci circonda!

sorella Anche questo l’hai imparato da quei libri?

NEWTON Certo, tutti questi maestri erano grandi matematici.

fratello Ho visto anche che sei impegnato con il telescopio di Galileo

NEWTON Certo, è uno strumento meraviglioso per conoscere l’universo,

ma tocca migliorarlo. La luce degli astri si perde troppo, così ci ho

messo uno specchio perché si possa vederla meglio.

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fratello Mi è piaciuto tanto quando mi hai fatto vedere che un raggio di

luce, che vediamo bianco, in realtà è composto da tutti i colori

dell’arcobaleno.

NEWTON Hai visto che meraviglia! Studiare non è per niente noioso, se si

possono scoprire cose così belle!

sorella Hai proprio ragione, fratello! Quanto piacerebbe anche a me po-

ter studiare all’università!

NEWTON Dovranno passare molti anni, purtroppo, prima che anche le

donne possano andare all’università, ma quando succederà, vedrai

che le ragazze saranno brave quanto i maschi, e forse anche di

più!

sorella Intanto, posso mettermi qui a studiare con te.

Mentre si siede, fa cadere la mela

Oh, hai visto! La mela cade in terra, perché la luna no?

NEWTON Già, perché la luna no? Penso che passerò un bel po’ di tempo a

cercare di rispondere a questa bella domanda!

ROBERT Newton ci pensò e ripensò e continuò a studiare le leggi del moto

che aveva dimostrato Galileo

JOLANDA Così scoprì che la mela che cade e la Luna che ci orbita intorno

obbediscono alle stesse leggi della GRAVITAZIONE UNIVER-

SALE.

RICCARDO LAVAGNA 4 EINSTEIN

ARSENIO Questa è l’ultima parte recitata, dove Einstein sarà a scuola ad in-

segnare tantissime cose ai suoi alunni.

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GABRIELE

A teatro il tempo passa in fretta. Abbiamo chiacchierato con

Giordano Bruno, con Galileo, con Newton. I grandi inventori

della scienza moderna. Adesso facciamo una grande corsa e arri-

viamo a 100 anni fa, anzi, 111, per la precisione.

Nel 1905, infatti, uno scienziato tedesco pubblicò una teoria stra-

nissima: disse che fra energia e materia non c’è differenza, che era

possibile trasformare la materia in energia e che se be sarebbe po-

tuta produrre tantissima. Poi aggiunse tantissime altre cose. Pro-

viamo a parlarci un po’?

GABRIELE Professor Einstein, ci spiega la storia dei gemelli?

ALESSANDRO Sì, professore, quella teoria per cui se uno dei due gemelli viaggia

nello spazio a velocità altissime e l’altro resta sulla terra, quando

l’astronauta torna è più giovane del gemello rimasto a casa!

REBECCA Come si fa a pensare una cosa così strana, professore?

SIMONE E’ la matematica, ragazzi, che me lo ha fatto capire. La matema-

tica è…

REBECCA …la lingua dell’Universo lo sappiamo, l’ha detto Galileo!

SIMONE Sì, appunto! Due scienziati avevano dimostrato che la velocità

della luce è la più alta dell’universo e io ho voluto calcolare cosa

succede alle leggi della natura e, soprattutto, alle leggi di Newton,

quando le cose viaggiano alla velocità della luce.

ELENA E allora le leggi di Newton non valgono più?

SIMONE No, valgono, ma solo alle nostre velocità. Alla velocità della luce

tutto cambia!

GAYA E come?

SIMONE Allora, cominciate a pensate a una mappa del tesoro: ci dice

che il tesoro si trova a 20 passi a est, 5 passi a nord e scava 2

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metri in basso. Questo è un sistema a 3 dimensioni. Io ne

ho aggiunta una quarta, quella del tempo: è come se alla no-

stra mappa ci fosse aggiunto “poi aspetta 3 ore”.

GAYA Ho capito, 4 dimensioni invece di 3.

SIMONE Sì, se noi andassimo a velocità molto alte, vicino alla velocità

della luce, quelli che stanno a guardarci da terra vedrebbero i

nostri orologi rallentare. Più veloci andiamo, più i nostri

orologi rallentano. In realtà, non esiste lo spazio da solo, ma

esiste lo spazio-tempo. In pratica: gli orologi che si muo-

vono, vanno più lenti.

Si guardano perplessi

ELENA Ma non abbiamo ancora capito cosa c’entra l’orologio con

la velocità a cui andiamo.

SIMONE Aspetta, provo a spiegarvela così: Pensate di correre dietro a

un autobus che va a 30 chilometri all’ora. Se tu vai a 5 chilo-

metri all’ora, in realtà, tu vedi l’autobus viaggiare a 25 chilo-

metri all’ora.

GABRIELE Giusto!

SIMONE Se tu vai dall’altra parte, invece, tu e l’autobus vi allontane-

rete di 35 chilometri all’ora.

ALESSANDRO Vero!

SIMONE Questo succede finché le velocità possono aumentare. Ma

arrivati alla velocità della luce, non si può aumentare più,

quella è la velocità massima.

REBECCA E quindi, cosa succede?

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SIMONE Succede che, se la velocità non può più cambiare, cambia la

durata dell’ora. Non si potrà andare più veloce, l’ora durerà

più tempo.

MATILDE Quindi, più veloci andiamo, più un’ora diventa lunga?

SIMONE Sì, come ti dicevo, gli orologi che si muovono, vanno più

lenti. Ma non per quello che porta l’orologio, per quello che

lo sta a guardare da fermo, o muovendosi a velocità più

lenta.

GABRIELE E questo vuol dire che il tempo non è sempre uguale per

tutti, ma è più veloce o più lento a seconda della velocità a

cui si va?

SIMONE Sì, il tempo non è sempre uguale, è relativo alla velocità. Per

questo l’ho chiamata legge della relatività.

GAYA O. Quindi, se io che adesso ho 8 anni, facessi un viaggio nello

spazio, vicino alle stelle, a una velocità vicina a quella della

luce, per voi che state sulla terra il mio viaggio dura 10 anni,

per me ne dura solo 5. Quindi, quando torno, io ho 13 anni

e i miei compagni 18.

SIMONE Bravissima, hai capito la storia dei gemelli che mi chiedevi

prima.

REBECCA Ma tu sei mai andato alla velocità della luce?

SIMONE Ovviamente no, io non sono mai neanche andato su un

razzo spaziale.

ELENA Ma non sarebbe cambiato molto, perché anche i razzi più

veloci vanno lentissimi, rispetto alla velocità della luce!

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SIMONE Hai ragione!

GABRIELE E allora, come fai a sapere che questa cosa del tempo che

rallenta è vera?

SIMONE Gli scienziati hanno fatto moltissimi esperimenti per dimo-

strare la mia teoria: per la verità, io ero già morto, ma quello

più semplice è stato fatto la prima volta nel 1971 con un

orologio atomico precisissimo messo su un aereo che ha

sorvolato l’oceano atlantico.

GAYA Ma gli aerei vanno a velocità bassissime rispetto alla velocità

della luce!

SIMONE Certo, per quello è stato necessario usare un precisissimo

orologio atomico. Come vi ho detto, gli orologi che si muo-

vono vanno più lenti e questo è vero sempre, anche se, a

piccole velocità, il rallentamento del tempo è piccolissimo,

milionesimi di secondo.

REBECCA Però, con l’orologio atomico, questo rallentamento si è po-

tuto misurare?

SIMONE Sì: l’orologio atomico fermo a terra ha misurato un tempo

più CORTO di quello sull’aereo. E tutte le volte che hanno

rifatto l’esperimento, il risultato è stato sempre uguale.

MATILDE E tu, tutto questo, l’hai capito solo con la matematica?

SIMONE Sì, ragionando con la mia testa su quello che tutti gli altri

scienziati sapevano, ma che non avevano mai capito, perché

erano troppo abituati a pensare che il tempo fosse sempre

uguale.

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GABRIELE Senti, la maestra ci ha detto che tu hai spiegato anche la

legge della gravità.

SIMONE Sì, sempre con la teoria della relatività. E’ stata la cosa più

difficile da calcolare.

GAYA Adesso non ci spiegare come hai fatto che tanto non ci capi-

remmo niente!

REBECCA Noi, la tua idea l’abbiamo capita in pratica, quando ci hanno

fatto vedere che, se metti un peso grande su un telo elastico,

il telo si incurva e le cose cadono verso il peso.

SIMONE E’ così, se si immagina che lo spazio sia un telo elastico…

In realtà, il peso non si deve appoggiare sopra, perché lo

spazio non è un telo a due dimensioni…

ELENA Vabbè, senti, è già abbastanza difficile così, non ci compli-

care ancora le cose!

SIMONE Ok, facciamo finta che sia come dite voi… e cosa altro

avete capito?

GABRIELE Che se si fa girare una pallina intorno al peso grande, per la

curvatura del telo la pallina continua a girare.

SIMONE Sì, se non ci fosse l’attrito del telo che la rallenta, continue-

rebbe a girare.

GAYA Però nello spazio l’attrito non c’è, quindi possiamo immagi-

narcelo che continua a girare sempre alla stessa velocità,

come fa la Terra intorno al Sole

REBECCA O la Luna intorno alla terra.

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SIMONE Bene, se potete immaginarvelo, per adesso può bastare. Ma

quando sarete più grandi, vi prego di studiarvi la cosa per

bene.

MATILDE C’è un’altra cosa, però, che non abbiamo capito.

GABRIELE Una cosa molto brutta, che non riusciamo neanche a chie-

derti.

SIMONE Ho capito, vorreste sapere se è vero che sono state le mie

teorie a permettere la costruzione della bomba atomica.

GAYA Infatti, proprio quello…

SIMONE E’ vero, purtroppo è vero. Potrei spiegarvi che io non cre-

devo che si riuscisse a costruire davvero una bomba così

terribile applicando i miei calcoli e le mie teorie…

REBECCA Però l’hanno costruita

ELENA E anche usata, in Giappone, uccidendo centinaia di migliaia

di persone.

SIMONE Io non mi considero il padre dell’energia atomica, Non cre-

devo proprio che si sarebbe potuta costruire una bomba

davvero. E’ stata la scienziata austriaca Lise Meitner, anche

lei, come me, ebrea e scappata dai nazisti, ad avere l’idea

della fissione nucleare.

GABRIELE Professore, però Lise Meitner si rifiutò sempre di parteci-

pare al lavoro di costruzione della bomba.

SIMONE Neanch’io ho mai collaborato

GAYA Ma sei stato tu a scrivere la lettera al presidente degli Stati

Uniti per far finanziare le ricerche per costruire la bomba,

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dicendogli che avevi paura che i tedeschi arrivassero prima

degli americani ad usarla.

SIMONE Ed era vero! Tutti gli scienziati che lavoravano sulle mie teo-

rie erano tedeschi o italiani!

ALESSANDRO Ma erano tutti scappati in America!

SIMONE Non tutti, e non potevo esserne sicuro. Comunque, se

avessi saputo… non avrei mai scritto quella lettera! Ho pas-

sato tutto il resto della mia vita a combattere contro la

bomba. Ho scritto: «Non so con quali armi verrà combattuta la Terza

guerra mondiale, ma la Quarta verrà combattuta con clave e pietre».

MATILDE Volevi dire che se si userà ancora la bomba atomica, il

mondo che conosciamo verrà distrutto completamente e si

ritornerà all’età della pietra?

SIMONE Precisamente

GABRIELE Per fortuna, da allora la bomba atomica non è più stata

usata!

Eabcd Speriamo davvero che nessuno la usi mai più!

E adesso vi lasciamo con l’augurio che la magica atmosfera del

Natale vi possa riempire i cuori di allegria, risate e canti di gioia.

Tanti auguri di buone feste e di un nuovo anno pieno di speranza,

fiducia e sogni che si realizzano.

Dream, baby dream