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Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. Paganini Autorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92 Non dimentichiamo il pubblico U n altro titolo forte, quanto a potenza drammatica, caratterizza l’ultimo titolo operistico del 2013 del Carlo Felice, Traviata. Tratto dal romanzo autobio- grafico di A. Dumas figlio, il melodramma creato da Verdi per Venezia, ripropone la varietà di intrecci relazionali, per- sonali e sociali, che troviamo in molte sue opere precedenti, ma che in Traviata, rischiano, ad una lettura superficiale, di essere meno diretti e spettacolari. Nessuna madre che scambia i figli, nessun padre vendicativo che commissiona a sua insaputa l’assassinio di sua figlia, nessuna pulsione com- pulsiva all’omicidio, nessun temporale, nessun scenario di guerra. Come l’Evgenij Onegin di Ciaikovskij/Pushkin, Travia- ta di Verdi, Dumas, Piave si ambienta in un periodo contem- poraneo alla sua scrittura e inquadra le complesse relazioni DINO BURLANDO ORAFO Pezzi unici di laboratorio 16121 GENOVA - PIAZZA COLOMBO, 3/10 TEL. E FAX 010 589362 [email protected] La Traviata, un dramma attraverso i tempi Q uando nell’ormai lontano 24 maggio 1984 al Margherita si tenne un dibattito pubblico sulla ricostruzione del nuovo Carlo Felice (la cui prima pietra sarebbe stata posata tre anni do- po), fra accesi interventi di Argan, Portoghesi, Ze- vi e Edoardo Benvenuto, con polemiche su moder- no e postmoderno, emerse già allora un problema insito nel bando stesso: il sovradimensionamento del Teatro in rapporto al bacino di utenza. Due an- ni fa il sovrintendente del Regio di Torino Walter Vergnano, intervenendo proprio a un incontro or- ganizzato da “Repubblica”, osservava come sareb- be stato utile per Genova e Torino “scambiarsi” i propri teatri: il Regio con i suoi 1582 posti è trop- po piccolo per l’area che deve servire, il Carlo Feli- ce con i suoi oltre 2000 posti è decisamente trop- po grande, uno fra i più capienti a livello nazionale. D’altra parte sin da subito, si disse che il Carlo Fe- lice era come una Ferrari: bella e potente, ma de- stinata a rimanere senza benzina. Il sovradimensionamento all’inizio è parso un “fal- so” problema: nelle prime stagioni c’era l’entusia- smo per il nuovo palcoscenico, la gente accorreva e la platea costituiva uno spettacolo nello spettaco- lo. E, a dire il vero, anche in tempi recenti molto spesso la si è vista affollatissima a dimostrazione che quando l’offerta musicale è di livello gli spetta- tori ci sono. n. 107 - Maggio 2013 Lorenzo Costa (continua in seconda pagina) Roberto Iovino (continua in seconda pagina)

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Periodico di informazione musicale dell’Associazione Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. PaganiniAutorizzazione del Tribunale di Genova del 22/1/92

Non dimentichiamo il pubblico

Un altro titolo forte, quanto a potenza drammatica,caratterizza l’ultimo titolo operistico del 2013 delCarlo Felice, Traviata. Tratto dal romanzo autobio-

grafico di A. Dumas figlio, il melodramma creato da Verdiper Venezia, ripropone la varietà di intrecci relazionali, per-sonali e sociali, che troviamo in molte sue opere precedenti,ma che in Traviata, rischiano, ad una lettura superficiale, diessere meno diretti e spettacolari. Nessuna madre chescambia i figli, nessun padre vendicativo che commissiona asua insaputa l’assassinio di sua figlia, nessuna pulsione com-pulsiva all’omicidio, nessun temporale, nessun scenario diguerra. Come l’Evgenij Onegin di Ciaikovskij/Pushkin, Travia-ta di Verdi, Dumas, Piave si ambienta in un periodo contem-poraneo alla sua scrittura e inquadra le complesse relazioni

DINO BURLANDOORAFO

Pezzi unici di laboratorio16121 GENOVA - PIAZZA COLOMBO, 3/10

TEL. E FAX 010 [email protected]

La Traviata, un drammaattraverso i tempi

Q uando nell’ormai lontano 24 maggio 1984al Margherita si tenne un dibattito pubblicosulla ricostruzione del nuovo Carlo Felice (la

cui prima pietra sarebbe stata posata tre anni do-po), fra accesi interventi di Argan, Portoghesi, Ze-vi e Edoardo Benvenuto, con polemiche su moder-no e postmoderno, emerse già allora un problemainsito nel bando stesso: il sovradimensionamentodel Teatro in rapporto al bacino di utenza. Due an-ni fa il sovrintendente del Regio di Torino WalterVergnano, intervenendo proprio a un incontro or-ganizzato da “Repubblica”, osservava come sareb-be stato utile per Genova e Torino “scambiarsi” ipropri teatri: il Regio con i suoi 1582 posti è trop-po piccolo per l’area che deve servire, il Carlo Feli-ce con i suoi oltre 2000 posti è decisamente trop-po grande, uno fra i più capienti a livello nazionale.D’altra parte sin da subito, si disse che il Carlo Fe-lice era come una Ferrari: bella e potente, ma de-stinata a rimanere senza benzina.Il sovradimensionamento all’inizio è parso un “fal-

so” problema: nelle prime stagioni c’era l’entusia-smo per il nuovo palcoscenico, la gente accorrevae la platea costituiva uno spettacolo nello spettaco-lo. E, a dire il vero, anche in tempi recenti moltospesso la si è vista affollatissima a dimostrazioneche quando l’offerta musicale è di livello gli spetta-tori ci sono.

n. 107 - Maggio 2013

Lorenzo Costa (continua in seconda pagina)

Roberto Iovino (continua in seconda pagina)

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la lirica

tra i personaggi, in una cornice dinormale vita quotidiana dell’alta bor-ghesia e dell’aristocrazia francesedell’800. Per questo può apparirecome un feuilleton romantico in cui sinarra l’amore impossibile (social-mente) tra un rampollo della buonasocietà ed una ragazza che la stessabuona società frequenta abitualmen-te, guardandosi bene dall’includerla,ma in realtà c’è molto di più. Corti-giana, prostituta, escort per dirla al-la moderna? Ad ognuno di noi lascelta, fermo restando che cambia-no le epoche ed i protagonisti, ma imoralismi e le ipocrisie restano iden-tiche, per chi predica sani principima pratica l’esatto contrario. “Video bona proboque, detertiora se-quor!” diceva Orazio. Verdi ha il co-raggio di portare sul palcoscenicouna donna socialmente riprovevolema nei fatti desiderata e corteggia-ta, dispiegandone però il lato più inti-mo, più nobile, più sofferente. Lamusica del Preludio ne è testimo-nianza inequivocabile. La struggentemelodia iniziale è il luogo emozionaledi fondo, in cui si inserisce il temad’amore, alla maniera di un sogno, diuna parentesi, un po’ come il valzernel tempo lento della quarta sinfoniaCiaikovskiana. Il contrasto con il bril-lante ritmo festoso della serata è diassoluta forza drammatica, maquanto poco assennati sono coloroche identificano Traviata con il brindi-si. Il “popoloso deserto che appellanoParigi” come dirà Violetta nell’ultimoatto non è solo luogo fisico, ma an-che luogo emotivo soggiogante e fa-tale. Violetta non riesce ad immagi-narsi amata e capace di amare. Vio-letta non rifiuta l’amore di Alfredoper i ragionamenti “convenienti” delpadre di lui, ma forse perché non ca-pisce la grandezza e la bellezza di unsentimento che si è sempre rifiutatadi riconoscere, di ammettere, di pro-vare. L’intervento di Germont padregiunge si inaspettato e violento mapermette alla povera innamorata ditrovare una via di scampo, di aprirsiuna via di fuga da un sentimento chenon ritiene di avere il diritto di prova-re, che ritiene superiore alle sue for-

ze, per incapacità, disabitudine, ruo-lo sociale in cui è stata confinata.�Ora proprio la figura di Germont pa-dre merita qualche attenzione in più,in quanto la sua figura si inserisce inquel nutrito novero di figure paternevediane mirabilmente significate edescritte, da Francesco Foscari a Ri-goletto, a Filippo II. Figure controver-se, a tratti crudeli, ma capaci di di-mostrare capacità di cambiamentoed in alcuni casi, come quello di Gior-gio Germont, l’autentica e sincerapietas, seppur tardiva. Violetta muo-re, “perchè è protagonista di una tra-gedia, ma non ci appare affatto re-denta, perchè non ha nulla da cui re-dimersi” (Fabrizio della Seta), vittimaforse di un’impossibilità di ripensarsinella vita, ma consolata dalla since-

(segue dalla prima pagina)

La Traviata, un drammaattraverso i tempi

rità dei sentimenti di coloro che le vo-gliono bene. Beffardamente tardi iltutto avviene, ma ciò è un monito pernoi, utile forse a far sì che un giornoanche noi non abbiamo a dire “trop-po tardi”. Maestro di sentimenti Ver-di, a parte la qualità squisitamentemusicale, che va dall’aria belcantisti-ca ai numeri d’insieme di straordina-ria potenza come il Finale secondo,riesce sempre a raggiungere vetteartistiche parlando attraverso unumanesimo musicale che resta uni-co nella tradizione operistica italiana.Un’occasione quella di Maggio per ri-tornare ad ascoltare Traviata comeun insieme drammatico di straordi-naria attualità e di strabiliante varietàe bellezza musicale.

Lorenzo Costa

Teatro Carlo Felice, sabato 18 maggio, ore 20.30G. Verdi, La Traviata

Fabio Luisi, direttore - Jean-Louis Grinda, regia - Jorge Jara, sceneCon: Devia (Maite Alberola), Francesco Meli (Atalla Ayan) e RolandoPanerai (Roberto Servile).Nuovo allestimento in coproduzione con Opera di Montercarlo e Ope-ra-Theatre de Saint-Etienne.Repliche: domenica 19 (ore 15,30), mercoledì 22 (ore 20,30), sabato25 (ore 15,30), domenica 26 (ore 15,30), martedì 28 (ore 20,30), mer-coledì 29 (ore 20,30) e venerdì 31 maggio (ore 15,30).

In queste ultime stagioni, però, un po’ per la crisi, un po’ per le difficoltàdel Teatro, si è avvertita una crescente disaffezione. Agli appuntamenti checontano, il pienone c’è sempre, ma percentualmente ciò accade più di rado.Un tempo esisteva il decentramento, i teatri andavano a cercarsi il pub-

blico nelle diverse piazze regionali. Oggi è il pubblico a “decentrarsi”, a spo-starsi verso palcoscenici dai menù più ghiotti. Un calcolo preciso non è almomento possibile, ma si può immaginare che una sessantina di abbona-ti tradizionali del Carlo Felice oggi frequentino anche il Regio di Torino. Di-versi genovesi e savonesi guardano anche al Teatro di Nizza, facilmenteraggiungibile in poche ore. Il dato non è allarmante, al momento, ma non va neppure sottovalutato.Negli ultimi due anni la produzione del Carlo Felice ha subito una forte

contrazione e gli abbonati sono calati (in contemporanea, sono aumentatiquelli della GOG).Il fattore pubblico dovrà essere tenuto ben presente nella vertenza in

corso fra vertici e sindacati. Non va dimenticato che non solo la biglietteria incide per il 15 o 20 per

cento sul bilancio generale, ma il pubblico è il fruitore essenziale del pro-dotto artistico: una platea vuota renderebbe inutile l’esistenza stessa delteatro.

Roberto Iovino

Non dimentichiamo il pubblico

(segue dalla prima pagina)

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l’intervista

“Finalmente torno a cantare nella miacittà. Questa Traviata sarà una bellissimaedizione e sono molto contento di esserci”. E’ il pensiero del tenore genovese, Fran-

cesco Meli, prossimo interprete nei pannidi Alfredo della “Traviata” che concluderà lastagione operistica del Teatro Carlo Felice.

- Quando ha iniziato a cantare?“Da quando ho memoria ho sempre can-

tato, mio padre è un appassionato di liricae di sinfonica quindi ho sempre ascoltatomolta musica classica.Da ragazzo ho studiato tanto pianoforte

e ho presto iniziato a cantare nel coro diSilvano Santagata. Successivamente sonoentrato in Conservatorio.Qualche anno più tardi, alcune persone,

al di fuori del Conservatorio, mi hanno aiu-tato a maturare e a debuttare a Spoleto, al “Festival deiDue Mondi”, dove ho incontrato Vittorio Terranova cheè ancora oggi il mio maestro.A metà del IV anno sono andato via dal Conservato-

rio e ho iniziato a conoscere il mondo all’esterno. A Spo-leto ho conosciuto il mio agente e, nonostante sia mol-to giovane, dopo due o tre anni mi sono ritrovato già al-la Scala con Riccardo Muti a interpretare ruoli impor-tanti. Tuttavia, tengo a precisare, non ho mai bruciato letappe”.

- Quali sono i suoi ricordi più belli?“Senza dubbio, il mio debutto al “Festival dei due mon-

di” a Spoleto tenendo conto che prima avevo cantato so-lo in conservatorio o senza un’orchestra.Anche il debutto alla Scala con Muti è stata una espe-

rienza straordinaria per me, e recentemente è stato an-cora più emozionante rincontrarlo all’Opera di Roma, do-ve ho appena fatto il “Simon Boccanegra”, e dove ho po-tuto constatare la sua forte stima nei miei confronti .Un altro ricordo è quello del Metropolitan dove ho fat-

to “Rigoletto” in un allestimento storico e ho indossatola tunica di Pavarotti”.

- Sua moglie, Serena Gamberoni, condivide la suaprofessione di cantante. Com’è la convivenza tra te-nore e soprano entrambi in carriera, con due figli?“Beh, non bisogna avere alcun tipo di rivalità e trova-

re un equilibrio.

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Per scelta mia moglie canta meno di me.Per fortuna siamo riusciti tante volte a la-vorare insieme ed è stato bellissimo”.- Il successo ha cambiato la sua vita?“Non esageriamo, non è che sono su tut-te le copertine delle riviste! Sono solo fa-moso all’interno del mondo del teatro. Di-ciamo che non ha cambiato la mia vita, écomunque una gratificazione per quelloche ho studiato.Certo il lavoro ha portato mutamenti nel-la mia quotidianità: sono spesso lontanoda casa e anche le amicizie cambiano: inteatro ho molti amici, ma quando finiscodi lavorare non ci si vede mai, mentre gliamici di vecchia data un po’ si perdono. - Studia sempre?Con il tempo cambia il modo di studiare.

Prima lo studio è finalizzato a imparare le basi poi al man-tenimento. Lo studio vocale è come una ginnastica ago-nistica che allena tutto il corpo. Poi c’è anche lo studio diapprendimento relativo a ciò che stai per cantare”.

- Qual è il ruolo che non ha mai fatto e che le pia-cerebbe fare?“Questo, per me, è un periodo di transizione: i ruoli

con cui ho iniziato, piano piano, li sto lasciando per ade-guarmi a un naturale sviluppo vocale. Questo mi per-mette, oggi, di affrontare vecchi ruoli, ma anche di ac-cettarne nuovi.Il tenore lirico, come sono io, ha un repertorio vastis-

simo perchè può sfociare sia in quello leggero sia inquello drammatico”.

- Qual è il ruolo che preferisce interpretare?“Nemorino, e in generale “Un ballo in maschera””.- Aveva mai lavorato con Fabio Luisi?“Ho appena cantato con lui in un festival Verdiano a

Zurigo dove ci siamo conosciuti per la prima volta. Sonofelicissimo di lavorare con Luisi, ma anche con RolandoPanerai: con lui ho cantato per la prima volta all’età di24 anni in occasione dei suoi 80 anni! E poi qui ritrovoanche Mariella Devia, che è molto tempo che non vedo.Speriamo di avere un pubblico più numeroso rispetto al-l’ultima volta che ho cantato lo Stabat Mater di Dvorakin un Carlo Felice davvero spopolato”.

Carolina Pivetta

Francesco Meli: “Che gioia cantare nella mia città”

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l’approfondimento

I l prossimo 20 maggio la GOG, in collaborazionecon il Teatro Carlo Felice, offrirà al pubblico ge-novese l’opportunità di ascoltare niente meno che

i Concerti per pianoforte di Beethoven, interpretati dalgiovane lituano Lukas Geniušas, un avvenimento che nonpuò non suscitare interrogativi e spunti di riflessione.

Come già scrissi tempo fa su queste stesse pagine,siffatte operazioni musicali rappresentano senza dubbiouna ghiotta occasione per tastare, in un certo qual sen-so, il polso della situazione e constatare cosa possanooffrirci le nuove generazioni di concertisti. Sì, il confron-to con i mostri sacri della grande tradizione interpreta-tiva è inevitabile – non ricordo nemmeno più a quante in-tegrali beethoveniane sia ormai approdato un AlfredBrendel - ma qui si tratta piuttosto di capire quale tipodi sintesi metta in gioco un giovane musicista nel ci-mentarsi con testi classici ormai assurti nell’immagina-rio collettivo al rango di capolavori indiscussi, nel tenta-tivo di consegnarli alla modernità e rievocare con i vis-suti di oggi un’epoca ormai lontana. Un passato davve-ro remoto, a giudicare dalla triste prosa cui siamo sog-getti quotidianamente … magari non per me o per quan-ti come me si ostinino con pervicacia ad individuare inquel passato una galleria di grandi uomini ed exempla invirtù dei quali modellare la propria esistenza … un pas-sato che comunque ci obbliga a delle considerazioni, adelle scelte. Quando Beethoven, giovane provinciale te-desco arrivò a Vienna in cerca di successo, sul finire delSettecento, non puntò sulla musica da camera, sonateo quartetti, o sulle sinfonie, ma sul concerto per pia-noforte e orchestra. Ascoltare dunque i Concerti è unabella occasione per tentare di cogliere più da vicino, inquesto grande corpus, elementi di continuità e di di-scontinuità, di rispetto per le convenzioni e di spinte in-novative.

Beethoven era un rivoluzionario … tale, per lo meno,lo consideravano molti suoi contemporanei … i suoi fre-quenti e arditi salti da un tema all’altro [...] distruggeva-no l’unità organica e lo sviluppo graduale delle idee [...]la stranezza e l’ineguaglianza sembravano essere per luilo scopo principale della composizione … quante testi-monianze potrei proporvi, quanti passi di testimoni stu-piti, che trovavano inusuali, ostentate ed eccessive lesue creazioni, risultato, a loro dire, di una concezioneesuberante, pronta a perseguire deliberatamente l’ori-

ginalità e la ricercatezza.Insomma, una musica chemeravigliava e persino di-sturbava. Ben altri, a giu-dicare da articoli, crona-che e resoconti, i musici-sti - oggi dimenticati - cheandavano per la maggio-re. E quante novità neiconcerti beethoveniani,quante soluzioni sonore eformali destinate a condi-zionare e a tenere in scac-co le future generazioni,quando le pulsioni dell’inci-piente Romanticismoavranno ormai posto lasua figura titanica suglizoccoli di immarcescibilied imperituri monumenti.Ecco dunque un Beetho-ven virtuoso, pronto aconfrontarsi nel suo ardore giovanile con i mille e millepianisti viennesi, a vincere spavaldamente le tante insi-die dei salotti, ad imporre il proprio ideale artistico all’a-ristocrazia dei Waldstein o dei Lichnowskyi.

Ma anche un Beethoven alle prese con le angustiedella vita quotidiana, una vita resa ancor più amara dal-le incomprensioni artistiche, dai tormentati rapporti fa-miliari, dalla devastante tragedia della sordità, mentreandava progressivamente delineandosi quell’immaginedel compositore cui ancora oggi siamo legati, quella diun Beethoven umano, eroico, addirittura titanico nell’af-frontare le sciagure, sorretto da una possente forza in-tellettuale e morale.

Quale dunque la sfida odierna … non semplicementedare in pasto ad un pubblico indubbiamente avveduto epreparato (o, come suole dirsi oggi, “scafato”) un carnetdi belle musiche, con tutto quel corollario di seducentisuggestioni e leggende romantiche che la sterminataaneddotica mette a disposizione, ma rendere giustizia,per quanto possibile, alla poetica di un uomo, donandouna rinnovata freschezza a quegli elementi un tempopercepiti come tanto singolari ed originali.

Aureliano Zattoni

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Andrea Pozza: un viaggio lontano

U na nuova aria si respira oggi nella tranquillaGenova. Una musica lontana si aggira silen-ziosa per gli antichi vicoli, scenario delle cul-

ture più svariate. A suonarla sono due grandi musici-sti genovesi e un giovane talento inglese: Andrea Poz-za (pianoforte), Aldo Zunino (contrabbasso) e ShaneForbes (batteria).L’Andrea Pozza Trio suona insieme da anni: l’espe-

rienza di Pozza e Zunino si unisce alle capacità del gio-vane batterista inglese che, con passo inarrestabile,sostiene l’intero complesso. Il loro ultimo prodotto è l’al-bum “A Jellyfish From The Bosphorus”, una raccolta dibrani classici e pezzi nuovi dalle sonorità esotiche. Me-tri dispari, cromatismi, ricerca timbrica, uso percussi-vo degli strumenti, ritmiche evocano il Sud Ameri-ca, aspre dissonanze, silegano con grande mae-stria a un pianismo raffi-nato, elegante, ricco diagilità.“Get Happy” è il brano

che decisamente preferi-sco fra tutti: intervalli ar-monici di semitono, sono-rità volutamente dissonanti, l’uso del ribattuto, disce-se cromatiche, ritmo travolgente e timing perfetto,tengono col fiato sospeso e scatenano un forte desi-derio di farsi trascinare in un mondo sconosciuto.Altro pezzo degno di nota è “Il Primo dei Sette”: me-

tro settenario, modale, con uno stacco che evoca so-norità latin. Ipnotico. Pozza ci regala un assolo per-cussivo e aspro alla mano sinistra, elegantemente me-lodico e ricco di agilità alla mano destra. Forbes non èda meno in quanto a classe: il suo assolo appare mol-to composto, eppure ardito, tanto da non far mai per-dere il senso del beat.Ancora un accenno per “A Jellyfish From The Bo-

sphorus”, pezzo che si muove tra frammenti bluesy esonorità modali-mediorientali, ispirate dal titolo stessoe trasmesse tramite l’uso di scale che riprendono ilcromatismo delle scale arabe (pianoforte), e di bicordisuonati dal contrabbasso.Un album da non perdere!

Alice Quario Rondo

Damerini & Rapetti per Debussy

Massimiliano Dameri-ni e Marco Rapettisono gli interpreti

di un prezioso cofanetto di 3CD edito dalla Brilliant Clas-sics e dedicato all’integraleper pianoforte a quattro manio per due pianoforti di ClaudeDebussy.Un’operazione culturale

estremamente interessante ecomplessa: si tratta infatti di circa tre ore di musica, frapagine originali e trascrizioni dello stesso autore.Vi si trovano, dunque, lavori originali per pianoforte a

quattro mani come l’Andante cantabile, la “Petite Suite”,la “Marche ecossaise sur un théme populaire” e le “Six epi-graphes antiques”. A questi si aggiungono “Lindaraja” e“En blanc et noir” per due pianoforti. Ampio spazio è ri-servato a una serie di pagine orchestrali che Debussy la-sciò solo abbozzate e delle quali abbiamo la versione perpianoforte a quattro mani: si possono citare la Sinfonia,“Le triomphe de Bacchus”, “Printemps”. E infine l’elenco sicompleta con trascrizioni dello stesso Debussy di alcunisuoi indiscutibili capolavori: basta ricordare “Prelude a l’a-près-midi d’un faune” e “La mer”. Un lungo viaggio in unpianismo che recepisce istanze diverse: una ricerca origi-nale e innovativa sul piano coloristico e nello stesso tem-po una visione “orchestrale” della tastiera che se non co-stituisce di per sé una novità assoluta (si pensi a Beetho-ven o anche a Liszt) certamente è nuova nella modalità direalizzazione.Si pensi, ad esempio, a come “suona” magico e affa-

scinate il ”Prelude a l’apres-midi d’un faune” pianistico. Massimiliano Damerini e Marco Rapetti sono pianisti di

indiscusso talento individuale: tecnica eccellente, fraseg-gio di estremo nitore, totale controllo della tastiera. Inquesto cofanetto evidenziano anche un eccellente affiata-mento, frutto, ovviamente, di un capillare e approfonditostudio delle parti. Se ne ha conferma nell’esito delle lettu-re, soprattutto per la qualità del suono e la chiarezza del-l’esposizione. Da segnalare, in particolare, accanto al giàcitato “Prelude”, anche gli splendidi capricci che formano“En blanc et noir” (una delle più stupefacenti produzioni del-l’ultimo Debussy) e la “Petite Suite”.

Roberto Iovino

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attualità

ALDO DABOVE & FIGLI s.n.c.

di A.F. e M. Dabove

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I concerti di primavera

Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. Paganini

Quote socialiSocio ordinario da € 85,00Socio sostenitore da € 145,00Socio familiare € 50,00Giovani € 30,00

(fino al 25° anno di età)Per coloro che desiderano iscriversi o rinnovare con bonifico:

IBAN: IT 92 I 05034 01424 000000021647

Il4 aprile, come annun-ciato, sono iniziati iConcerti di Primavera a

Palazzo Reale. Il primo ha vistoprotagonista il violinista Oleksan-dr Pushkarenko che ha presenta-to un programma quasi intera-mente paganiniano con l’aggiuntadi una sua composizione “Sol in-victus”(introduzione e variazionisulla canzone O sole mio). Pu-shkarenko, che ha riscosso gran-de successo, suona senza men-toniera e spalliera riportando inauge un’impostazione esecutivacaduta in disuso da molto tempoche conferisce all’artista un’auramolto particolare e fuori dell’ordi-nario.I successivi concerti hanno vi-

sto l’esibizione del Trio De Fran-ceschi (Renzo De Franceschi, fa-gotto, Vittorio De Franceschi,clarinetto e Luca Tarantino oboe,con un programma interamentededicato a Mozart molto applau-

dito dal folto pubblico; mentre leSorelle Romano, Carola, violino eMartina, violoncello, hanno ri-scosso un buon successo con unprogramma incentrato su musi-che di Bach, Albinoni, Vivaldi e Bi-ber.I Concerti di Primavera sono

proseguiti al Museo d’Arte Orien-tale “E. Chiossone” con MarcoPasini, nostro Amico da parecchianni, pianista di grande musica-lità e genio interpretativo che hadato vita ad un concerto intera-mente dedicato a Franz Liszt con“Années de Pelerinage”. Succes-so pieno, meritato e applauditis-simo.

La nostra collaborazionecon la Città si è este-sa quest’anno ad una

nuova iniziativa. Infatti, siamo statirichiesti dal Presidente del Munici-pio IV Media Valbisagno, Sig. Ago-stino Gianelli e dalle sue collabora-trici Sig.re Paola Nicora (Assesso-re alla Cultura) e Marina Pastorino(Consigliera) a curare la presenta-zione delle opere in programma alTeatro Carlo Felice.Il nostro Vice Presidente Sig.

Dario Peytrignet è stato invitato atenere le diverse conferenze rela-tive alla stagione lirica che sonostate arricchite da interessanti“tableaux vivants” inerenti le singo-le opere. Le manifestazioni hannosuscitato un grande interesse nelcomprensorio del Municipio con lapresenza di un folto pubblico cheha grandemente apprezzato lepresentazioni di Peytrignet con laprospettiva che il ciclo di confe-renze si possa ripetere anche perla prossima stagione lirica.

Genovesi all’opera...in municipio

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Sonata n. 2 di Bach,Capriccio n, 11 diPaganini, Sonata K379 di Mozart, Poè-me op.25 di Chaus-son, Sonate Postu-me di Ravel e Valsecaprice di Schubert.Questo è stato l’im-ponente programmapresentato da ErmirAbeshi e ValentinaMessa, un Duo diviolino e pianoforte

collaudato e musicalmente molto dotato per capa-cità interpretativa e virtuosismo. Conosciamo datempo i due giovani artisti e ogni volta che li ripre-sentiamo al nostro pubblico siamo certi di non ri-manere delusi. Infatti, anche questa volta siamo ri-masti entusiasti della loro performance, con il de-siderio di tornare ad ascoltarli presto.

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i nostri concerti

Il 9 aprile abbiamo fatto la conoscenza di una vir-tuosa del violino: Caterina Wanisiewicz che, ac-compagnata dal nostro amico Ugo Armoni, ha svi-luppato un programma molto impegnativo checomprendeva musiche di Tartini, Fauré, Ysaye,Grieg, Wieniawski e Beethoven (Sonata op. 24 “LaPrimavera”) interpretando le diverse atmosfere conrara sensibilità e bravura. Il concerto ha riscossoun meritato successo con forti applausi e richiestedi bis.

La soprano Vittoria Ji Won Yeo, accompagnataal pianoforte da Franco Giacosa è stata la prota-gonista del concerto che il 19 marzo ha intratte-nuto i nostri soci presso il Circolo Unificato dell’E-sercito. La soprano ha interpretato arie di StraussVerdi, Puccini con sensibilità artistica notevole e vo-ce incantevole, mentre Franco Giacosa si è impe-gnato in due Fantasie per pianoforte su musiche diBizet e Verdi. Il concerto, che ha visto anche la par-tecipazione del tenore Giuseppe Ottonello, interpre-te de “la fleur” dalla Carmen, ha riscosso un bellis-simo successo presso il folto pubblico presente.

Hellenic Duo, Sara Bazzigalupi, sassofono e Mo-nica Dreossi, pianoforte hanno dato vita ad un con-certo molto interessante incentrato su musiche diPiazzolla, Ravel, Vella, Maurice e Iturralde che hariscosso un notevole successo il 30 aprile per laparticolarità delle musiche, di raro ascolto, inter-pretate con garbo e grande intensità. Il folto pub-blico ha premiato le due artiste con grandi e calo-rosi applausi.

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i nostri appuntamenti

Periodico d’informazione musicaleDirettore responsabile

Roberto IovinoAssociazione

Amici del Carlo Felice e del Conservatorio N. Paganini

Presidente: Giuseppe IsoleriSegreteria: Adriana Caviglia

Maria Grazia RomanoTel. (010) 352122 - (010) 589059

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Si ringrazia

per la concreta collaborazione

ATTIVITÀ SOCIALE DALL’11 MAGGIO AL 29 OTTOBRE 2013Salone di Rappresentanza del Circolo Unificato - Concerti del Martedì, ore 16,00dell’Esercito - Via S. Vincenzo, 68: - Conferenze Musicali del Martedì e

- Un Palco all’Opera, ore 15,30Auditorium “E. Montale” del Teatro Carlo Felice: - Audizioni discografiche e

Storia della Sinfonia, ore 16,00Concerti nei Musei, ore 16.30

Sabato 11 maggio, ore 16INCONTRI ALL’AUDITORIUM: AUDIZIONI DISCOGRAFICHELA TRAVIATA di G. VerdiRelatore Lorenzo Costa,

Martedì 14 maggio, ore 16CONCERTO DE I RAGAZZI DI NEVIO ZANARDIMusiche di Bach, Vivaldi, Tchaikovskij,

Giovedì 16 maggio, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: MUSEO D’ARTE ORIENTALE “E. CHIOSSONE”MATTEO PROVENDOLA, pianoforte,

Venerdì 17 maggio, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: UN BALLO IN MASCHERA di G. VerdiA cura di Adolfo Palau,

Martedì 21 maggio, ore 15,30LA FIABA NELL’OPERA RUSSAA cura di Barbara Catellani,

Giovedì 23 maggio, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLADAMIANO BARONI e SIMONE SAMMICHELI, violino e pianoforte

Martedì 28 maggio, ore 16CONCERTO DI LUCA DONATI, pianoforteMusiche di Beethoven, Schumann, LisztIn collaborazione con Associazione Musicale Dioniso

Giovedì 30 maggio, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLARAFFAELE OTTONELLO e GIACOMO BATTARINO violoncello e pianoforte,

Martedì 4 giugno, ore 16CONCERTO DI CINZIA BARTOLI e PATRIZIA VILA, pianoforteMusiche di Debussy, Ravel, In collaborazione con Associazione Musicale Dioniso,

Giovedì 6 giugno, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLALUCA PIRONDINI e DENIS IPPOLITO, viola e pianoforte

Venerdì 7 giugno, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: AIDA di G. VerdiA cura di Dario Peytrignet,

Martedì 11 giugno, ore 16CONCERTO DI RENATO PROCOPIO, chitarraMusiche da film,

Giovedì 13 giugno, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLACLARISSA CARAFA, pianoforte - FRANCESCA OSPOVAT, clarinetto -GIULIA GATTI, violoncello

Venerdì 21 giugno, ore 16,30CONCERTI DI PRIMAVERA: GALLERIA NAZIONALE DI PALAZZO SPINOLAPAOLA DELUCCHI e ALBERT LAU, violino e pianoforte.

Martedì 1° ottobre, ore 16CONCERTO INAUGURALE STAGIONE 2013/2014INCONTRO CON L’ARTISTA: CELESTINA CASAPIETRA, sopranoPartecipano HOLLY MATYAS, soprano e GIACOMO BATTARINO, pianoforte,

Venerdì 4 ottobre, ore 15,30UN PALCO ALL’OPERA: KISS ME KATE di C. PorterA cura di Dario Peytrignet,

Martedì 8 ottobre, ore 15,30I POEMI SINFONICI DI RICHARD STRAUSSA cura di Guendalina Cattaneo della Volta,

Martedì 15 ottobre, ore 16TRIO ARCHE’, violino, violoncello e pianoforteMusiche di Dvorak, Shostakovich e Piazzolla,

Martedì 22 ottobre, ore 15,30PIETRO MASCAGNI, MODERNITA’ E TRADIZIONEA cura di Roberto Iovino,

Martedì 29 ottobre, ore 16LE SONATE PER PIANOFORTE DI W.A. MOZART (I°)GIANLUCA DI DONATO, pianoforte.

MUSEO E. CHIOSSONE