La vendetta di Alec, capitolo primo

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Alec, mezzelfo della nazione di Oivod, avanza nella Giungla dell'Orrore in cerca di informazioni sull'assassino di suo padre. La sua è una missione ad alto rischio dalla quale potrebbe non fare più ritorno-

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LA VENDETTADI ALEC

CAPITOLO PRIMO

scritto dal Cronotopo di Satrasia, traduzione italiana di MatteoInnocenti aka Armageddon

Gennaio 2016

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Universo di Alec, Pianeta Nanda, anno 3561 dallafondazione di Oivod, capitale della nazione degli elfi oscuri

La foresta vomitava vita da ogni direzione. Una vita immonda,rivoltante.Gli alberi nodosi pulsavano come vene dai colori malsani ederano appesantiti da strati di licheni verdastri e maleodoranti. Ilsottobosco era invaso da rovi pieni di spine e fiori velenosi.L'aria era calda e irrespirabile.Era notte fonda, ma questo non era un problema per il solitarioindividuo che avanzava cercando un varco nella vegetazioneostile, muovendosi con circospezione.Alec sapeva che ogni passo poteva risvegliare ogni sorta dicreatura e fargli fare una fine orrenda e prematura. Per fortunail suo sangue elfico lo dotava di una straordinaria vistanotturna. I suoi iridi erano completamente bianchi, tanto darisultare appena visibili e farlo sembrare cieco. Non era unacaratteristica poi così rara nella sua razza, anche se i membridella sua stirpe, gli Oscuri, avevano prevalentemente gli occhirossi. Che poi era la sua stirpe solo dal lato paterno.Disinnescò un fungo esplosivo tagliando il tozzo gambo, largocome il polso di un ragazzino, con uno dei suoi coltelli cheportava alla cintura. Se avesse messo il piede sopra la cappellasarebbe scoppiata rilasciando una nube di spore che loavrebbero trasformato in pochi minuti in un cadavererinsecchito con il corpo crivellato da nuovi funghi spuntatidirettamente dentro la carne.Liberò la strada da un paio di liane strangolatrici, chepenzolavano pronte a fargli la festa.Quella vegetazione da incubo dava corpo all'antico mottoelfico: la vita può essere più orribile della morte. Lo usavano i

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vecchi elfi, quelli che vivevano da almeno mille anni, per direche in un certo senso i mortali come gli umani erano piùfortunati dei sempregiovani come gli elfi, che noninvecchiavano mai e morivano solo se uccisi con la forza, chesi trattasse di un incidente fortuito o della cosciente mano diqualcuno. Una longevità indefinita che alla lunga poteva essereestenuante.Le reazioni degli elfi anziani erano diverse, ma in un modo onell'altro estreme. Alcuni si ritiravano definitivamente dallavita mondana e si andavano a rifugiare sul picco di qualchemonte incontaminato, in un'isola deserta o magarinell'Oltremondo. Gli altri cercavano attivamente la morteandando a combattere nelle prime linee del conflitto con gliAssassini dell'Anima.Gli Assassini dell'Anima: gli assassini di suo padre.Ma lì, nella Giungla dell'Orrore, la vita stessa era qualcosa didiverso, di alieno. Era contaminata dal contatto, fin dai tempipiù remoti e sconosciuti, con qualcosa di ancor più spaventosodegli Assassini dell'Anima. Gli Antichi Visitatori, che per primierano calati dal Vuoto aldilà della materia, solcando il cielo coni loro mostruosi vascelli viventi, provenivano da ignoti reamialdilà del conosciuto, ed avevano portato con loro forme di vitasconosciute e terribili che avevano infestato i luoghi doveavevano soggiornato.Luoghi come quello.Alec continuò ad avanzare nell'intrico di trappole viventi: certialberi potevano muoversi e catturarti dentro le loro radici, altrierano immobili finché non ti appoggiavi: e allora dal troncoscattavano rami aculeo che ti potevano trapassare da parte aparte.Ovunque le piante straripavano di fiori e frutti che marcivanosubito e andavano ad alimentare il sostrato molliccio del

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terreno, dal quale si riproducevano ancor più rapidamentenuove piante. Le uniche altre forme di vita in vista erano gliinsetti. Da quelli non ci sarebbe stato scampo, per quello ilmezzelfo si era portato dietro uno speciale repellente fatto daglistregoni del suo clan.Il suo clan. Il clan di suo padre. Sua madre aveva ben altrolignaggio.Non che lui non avesse talento per la magia. Avrebbe potutoconfezionarselo da solo il repellente magico. Gli elfi avevanouna certa predisposizione per la forza simbolica universale, maniente in confronto alle capacità innate che aveva ereditatodalla madre. Tuttavia formulare incantesimi era sempre unaseccatura, i legami simbolici fra le cose non amavano esserescocciati.Ormai doveva essere vicino al suo obiettivo, il luogo piùpericoloso della Giungla dell'Orrore: una delle spondedell'Acquitrino, lo statico mare di melma coperto da un tappetodi muschi e licheni verdi che stava al centro del mondo.Dopo interminabili ore alle prese con quella flora malevolastava finalmente raggiungendo la sponda, lo sentiva nell'aria.Per orientarsi nella Giungla dell'Orrore bastava usare il naso:più aumentava il puzzo di piante marce e più ci si stavaavvicinando all'Acquitrino. E la puzza era ormai oltre i limitidella sopportazione.Aggirò il padiglione di una pianta carnivora abbastanza grandeda ospitare un cavallo col suo cavaliere, e finalmente incontròuna prima radura; dall'altra parte la vegetazione degeneravadefinitivamente in un cumulo di legna marcia, di alberi crollati,collassati sotto il peso dei parassiti vegetali che li ricoprivanovirulenti. E più in là si poteva intuire la massa scura eomogenea dell'Acquitrino.Ma ciò che trovò nella radura non piacque ad Alec: c'era una

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creatura, una progenie degli Antichi Visitatori, che trascinavacon sé un umano disarmato. La progenie era quella dei Vermidella Putrefazione, una bestia pericolosa, potente e moltoastuta.Il corpo era proprio quello di un verme gigantesco, la pelleviscida e biancastra, con la parte anteriore eretta, quasi unbusto privo di braccia, che arrivava al metro di altezza circa;due metri di coda terminavano in un aculeo, un pungiglione icui effetti erano temuti universalmente dalle Razze di Nanda.La cosa più terrificante però era la faccia: una grottescacaricatura di quella delle Razze: due giganteschi occhi, nericome la pece e molto espressivi, due narici come due semplicisfiatatoi respiratori nella pelle sotto gli occhi, senza alcun naso,e una ghignante bocca irta di denti aguzzi.Trascinava con sé lo sventurato umano tenendolo stretto nellespire della coda. La vittima sembrava svenuta.Il Verme si fermò al centro della zona priva di alberi e gettò aterra l'uomo. Dalla bocca sputò alcuni boli di saliva collosa chebloccarono gli arti della vittima. Poi si chinò con la testaenorme e addentò al fianco la sua preda.L'uomo si svegliò di colpo urlando.Il Verme alzò la bocca grondante di sangue e sorrise: -Ti seisvegliato, bene! Non volevo che ti perdessi il nostro momentopiù bello insieme!- l'essere parlava la lingua degli uominidell'Ovest; aveva una vocina stridula, come quella di unabambina che parla in falsetto.-Ti prego, no! Uccidimi subito!- implorò l'umano rispondendonello stesso idioma, che per lui doveva essere la lingua madre.-Ma come!- il Verme fece una faccia offesa, grottesca cometutte le sue espressioni. -tu mi offendi, così! Ti ho scelto comemadre dei miei figli! E poi ti ho anche rimosso quell'insulsoincantesimo degli Assassini dell'Anima, così potrai reincarnarti

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in santa pace!-L'uomo assunse un'espressione da duro, ma sembrò essersi inqualche modo rilassato. Alec comprese: doveva essere unsoldato dell'Armata della Luce, formata da quei membri delleRazze che, per folle convinzione o sotto ricatto, combattevanoal fianco degli Assassini dell'Anima.-E allora finiamola!- sbottò l'umano -fai quello che devi,verme!--Volentieri!- esclamò giuliva la creatura. Mentre osservava lascena da distanza di sicurezza, Alec si chiese oziosamente se cifossero maschi e femmine fra i vermi. Probabilmente no. Lacoda saettò e il pungiglione penetrò la coscia sinistradell'uomo, per poi estrarla dopo un battito di ciglia.Il mezzelfo sapeva cosa aspettarsi, eppure rimase comunquedisgustato da ciò che vide: nel punto in cui il pungiglioneaveva colpito la carne si stava aprendo e andando inputrefazione a vista d'occhio, mentre una immonda colonia divermi proliferava e banchettava consumando la carne marcia.Ancora urla di dolore. Il Verme crivellò la vittima di punture,riducendolo ad una creatura in putrefazione, quasi uno zombie,ma ancora vivo e cosciente mentre il suo corpo veniva divoratodalle bianche creaturine striscianti.Solo alla fine il discendente degli Antichi spalancò le fauci estaccò di netto la testa della vittima con un morso che recise ilcollo come lo stelo di un fiore.Solo allora Alec decise di muoversi, girando intorno alla scenaper affrontare faccia a faccia l'immondo essere. Il terzo occhio,completamente nero, si dischiuse sulla sua fronte. Era la suaarma segreta, un'altra dote innata, ereditata in qualche mododalla genetica abissale della madre.Una volta di fronte al Verme avanzò uscendo dalla coperturadegli alberi e cercando immediatamente contatto visivo con la

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creatura: i poteri del terzo occhio funzionavano meglio seincrociava lo sguardo avversario.Guardò negli occhi enormi e inquietanti dell'essere, edimmediatamente si insinuò nella sua mente. Ciò che vi trovò fuagghiacciante: non aveva mai penetrato la mente di unaprogenie degli Antichi Visitatori che venivano dall'Esterno.Colse squarci di paesaggi surreali dove le leggi dellaprospettiva sembravano impazzite, brandelli di rituali osceni,immagini di orde infinite di Antichi che marciavano su mondiputrefatti.Il mezzelfo riuscì a non restare paralizzato da tali visioni, magli mancò la forza per eseguire la parte successiva del suopiano, controllare la mente del Verme. Era la sua migliorepossibilità di raggiungere il suo vero obiettivo.La creatura lo guardò malevola: -Che vuoi, elfo? Che ci fai daqueste parti? Sei qui per aderire al Culto, oppure vuoi fare lasua stessa fine?- chiese con la sua vocetta, e accennò alcadavere decapitato, ormai in avanzato stadio di putrefazione,completamente invaso dai vermi.Forse non si era accorto che Alec gli era entrato nella mente,perciò non si preoccupò di celare interiormente le proprie realiintenzioni: Dorid, figlio di Morit, non poteva credere nemmenoper un attimo che un elfo oscuro avesse abbandonato ilcommercio con l'Impero delle Tenebre per aderire al Culto,l'odiosa setta che venerava gli Antichi Visitatori. Lo stava perattaccare.Alec scartò di lato proprio mentre un casco di banane, apparsodal nulla, partiva dal Verme, lanciato grazie ad uno pseudopodoche gli era cresciuto sul fianco per l'occasione. Il casco esplosecreando una pioggia di banane nel punto dove si trovava l'elfoun momento prima. Ma non erano banane normali, eranobanane esplosive della Giungla dell'Orrore, che detonavano

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quando cadevano a terra, provocando crateri di un paio dibraccia di diametro. Al loro interno quei frutti erano cavi epieni di un gas di qualche tipo che causava l'effetto esplosivoall'impatto.Una raffica di esplosioni desertificò una parte della radura,trasformandola in una distesa di crateri, mentre Alec cercava diavvicinarsi al Verme per tentare di nuovo il controllo mentale.Ma la creatura spalancò la bocca e produsse un getto sottile ecompatto di saliva viscosa che andò ad aggrapparsi ad unalbero, cerando una vera e propria liana di muco. Come unragno sul suo filo si tirò su e si diede lo slancio per compiereun'oscillazione e tentare di colpire al volo l'elfo con il suopungiglione.Alec schivò con facilità, poiché era ancora dentro la mente delVerme: anticipava le sue mosse vedendole un attimo prima chesi concretizzassero. La creatura si lanciò verso l'alto con unaspecie di colpo di frusta, per poi finire appollaiato su di unramo.-Sei bravo, elfo! Vediamo come te la cavi con questo!-Una mandria di pecore inferocite sbucò sotto il ramo e caricòin direzione dell'elfo, che per un attimo rimase sbigottito. Aguardarle bene infatti si trattava di pecore carnivore, dotate didenti affilatissimi, con il vello macchiato di sangue. I Vermierano maestri nell'arte dell'evocazione, avevano nel sangue lacapacità di richiamare cose e animali dal nulla, o meglio, daireami dell'Immaginario dove tutto è possibile.Alec avrebbe voluto volentieri evocare un cerchio di fiammeper respingere quel gregge assassino, ma avrebbe attiratotroppo l'attenzione. La sua era una missione che doveva restaresegreta fino all'ultimo. Così decise di saltare, dandosi unaspinta con un piccolo incantesimo, per il quale bastavano unpaio di gesti e una parola. Si levò in aria fino a raggiungere il

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ramo su cui sostava il Verme, ma questo era già saltato daun'alta parte usando la sua corda di muco, lasciando al suoposto un grumo di lame affilatissime.L'elfo scartò all'ultimo per non finire impalato.Doveva anticipare le mosse dell'avversario, sfruttare ilvantaggio che gli dava la telepatia. Ma il Verme era un ossoduro. Continuava a bombardarlo con le banane esplosive, alasciargli trappole ovunque, spostandosi rapidamente grazie aifilamenti di muco. Non si faceva mai intercettare.Alec non era un amante dello scontro fisico, né era unprofessionista degli incanti bellici: la sua specialità era ilcontrollo mentale, l'inganno e la manipolazione. Dovevasfruttare le paure della creatura. Cosa temeva di più? Quelloche tutti temevano di più: gli Assassini dell'Anima.Con l'aiuto della magia dell'illusione creò tre immagini diAssassini intorno al Verme: non era difficile. L'aspetto cheprediligevano era quello di un membro delle Razze Alte, unumano o un elfo, di entrambi i sessi, con i lineamenti del voltopraticamente assenti, di una bellezza eterea, sovrannaturale, main qualche modo priva della grazia dei dettagli che rendevanoogni individuo unico. Gli occhi erano come due pozzi di lucebianchi, dietro la testa aleggiava un disco di energia luminosache li distingueva come servi del Grande Tiranno. E le biancheali piumate.Alec li aveva materializzati vestiti da guerra, corazza, schinierie bracciali. Non portavano mai l'elmo, e prediligevano le spadecon la lama lunga. L'apparizione fece esitare un attimo ditroppo Dorid il Verme, abbastanza perché Alec gli comparissedavanti e piantasse lo sguardo del suo terzo occhio negli occhidell'avversario.Non voleva farsi sfuggire questa occasione, quindi deciseprima di tutto di consolidare la sua posizione di vantaggio:

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invase la mente del Verme direttamente con un vissutoillusorio, mentre quelle che aveva materializzato intorno graziead opportuni effetti magici di rifrazione scomparvero. Loscenario passò direttamente nella testa della creatura, la qualesi vide catturata dagli Assassini dell'Anima e condannata allaeterna morte nell'abbraccio del ritorno alla sorgente di ogniconsapevolezza.In questo modo inchiodò l'avversario sul posto, proprio mentrefaceva crollare le sue difese mentali. Solo quando la soglia diqueste ultime scese, l'elfo fece il suo affondo finale, chiudendola mente del Verme in una stretta morsa fra le dita della suacoscienza. Adesso era in suo potere.-Parla, verme!- disse Alec. -È vero che si terrà un importanterito del Culto stanotte?--S... Sì!- rispose il Verme, che sembrava cercasse di strozzarsiper non parlare.-Ci sarà di mezzo un ufficiale degli Assassini dell'Anima cheavete catturato?--Si...--Continua! Raccontami quello che sai!--Il celeste... quello che voi chiamate Assassino dell'Anima... èun pezzo abbastanza grosso delle loro gerarchie. Stanotte gliverrà estirpato il cuore dal petto durante una cerimonia inonore... in onore della Grande Piovra, che si prenderà la suaanima per saziare la sua fame. Quando sarà sazio a sufficienzasi desterà definitivamente dal suo sonno e farà tornare i Padrisu Nanda, quando le stelle si troveranno nella giustaposizione.--Allora le voci che girano sono vere: la Grande Piovra è viva egiace sul fondo dell'Acquitrino.--Si, il figlio prediletto del Gran Sacerdote della Corte non ci ha

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abbandonato! Un giorno si sveglierà e chiamerà il Padre, e conlui l'intera Corte!--L'intera Corte...- Alec restò per qualche momento sbigottito.Nelle ore dedicate allo studio aveva letto tutto ciò che la suagente sapeva dei piani che avevano i vertici del Culto incombutta con le progenie. Eppure sentirlo dire da quell'esserealieno, con quella convinzione, come se fosse cosa buona egiusta, faceva tutto un altro effetto.E poi aveva sempre sentito dire che sul fondo dell'Acquitrinogiacevano i capostipiti delle Progenie. Ma non si era mai resoconto veramente come in quel momento che fosse reale.Laggiù, da qualche parte nel mare di melma, c'era la GrandePiovra, la madre di tutti i Succhiacervelli venuti dall'Esterno edi altre progenie altrettanto infami, un essere che se i raccontierano veri...-Dimmi- chiese brusco al Verme -come si svolge il rito? Quantipartecipanti ci sono?--Per eventi di questa portata si presentano sempre moltidignitari dell'Orda e del Culto fedeli alla Grande Piovra,ciascuno con il suo seguito.--Un rito affollato dunque.--Migliaia.--E poi?--I cultisti e i nostri sacerdoti eseguono una serie di preghiere,vengono fatte molte offerte, la più pregiata viene tenuta perultima.--Parli dell'Assassino dell'Anima?--Quando verrà strappato il suo cuore, solo allora la GrandePiovra si manifesterà, per ricevere il dono riemergerà dagliabissi dell'Acquitrino.-Alec deglutì. La missione si stava rivelando quasi una trappola.Che i Signori delle Tenebre di Oivod ce lo avessero mandato di

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proposito? Certo, poteva andarsene in qualsiasi momento, maavrebbe perso la sua opportunità per scoprire cos'era successoveramente al padre e chi era il suo assassino.I signori di Oivod, la sua patria arroccata fra le gole al confinefra i picchi nordorientali del massiccio di Rodoton e la catenadell'Ala Nord, erano ben disposti verso i giovani che avevanovoglia di menare le mani e andare al fronte, molto meno loerano per quelli che volevano prendere parte alle decisionidella loro nazione, e quindi accedere ad informazioni diimportanza strategica. Per quello serviva un gesto di audacia edi fedeltà alla causa dell'Abisso e dei suoi cittadini.Neppure l'ascendenza di Alec era sufficiente per guadagnarsi lafiducia di quei sapienti. Doveva dar prova di sé.-Il tuo ingresso nella cerchia degli Iniziati è vincolata alsuccesso dell'impresa che ti affideremo.- gli aveva detto ilSommo Interprete avvolto nelle sue ricche vesti di seta neraimpreziosita d'oro. Era la massima autorità spirituale di Oivod,e in quella circostanza anche portavoce delle decisioni dellaCerchia del Comando.-Di cosa si tratta?- aveva chiesto.-Vogliamo venirti incontro, Alec. I tuoi nobili natali ti rendonoun ponte in carne ed ossa fra il nostro popolo e quellodell'Abisso. Sei un segno della nostra lealtà e dei nostri buonirapporti. Ma proprio per questo non possiamo affidarti unamissione da quattro soldi. Sai bene che non c'è niente di peggiodei favoritismi agli occhi degli Abissali. Dovrai mostrare il tuovalore in una impresa ad alto rischio. L'unica cosa chepossiamo fare è soddisfare il tuo desiderio di vendetta.Sappiamo che stai cercando l'assassino di tuo padre.--L'avete trovato?- aveva chiesto Alec cercando di contenerel'emozione e di restare impassibile.-No, ma forse possiamo catturare qualcuno che potrebbe sapere

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dove si trova. Abbiamo ricevuto informazioni dalle nostre spieal fronte sud in merito alla cattura di un Assassino dell'Animadi alto rango...--Il fronte sud? Ma non è quello dove gli Assassini combattonocontro l'Orda?--Si. Sembra che l'Orda abbia catturato un luogotenente celeste,un arcimessaggero.-Gli arcimessaggeri erano la seconda gerarchia degli Assassinidell'Anima, che chiamavano se stessi i Messaggeri del Cielo, opiù semplicemente Celesti; un pezzo grosso lì su Nanda, unodei tanti soldati nel suo luogo di provenienza. Il Tiranno deiMondi, l'accecante luce che ogni vita distrugge, l'entità di cuigli Assassini erano i messaggeri, veniva da questi chiamato ilSignore dei Cieli. Era la fonte di ogni consapevolezza, sidiceva, ma ora costituiva la più grande minaccia per quellestesse anime che aveva generato con la sua follia.-Che devo fare?- aveva incalzato Alec mentre faceva taliriflessioni.-Devi recuperare l'Assassino. Non sappiamo dove lo tengono,ma sappiamo che verrà sacrificato in un qualche rituale che siterrà sulle sponde nord dell'Acquitrino fra un paio di giorni.--Come farò ad arrivare fino alle sponde in due giorni? Dovreiattraversare centinaia di leghe di Giungla: anche ammesso chesopravviva non mi basterebbe una decade...--Non ci sarà bisogno. Useremo un artefatto segreto col quale ticatapulteremo il più vicino possibile alla probabile zona delrituale.-Alec si era stupito di quel dettaglio. Un modo bizzarro diandare in missione.-Una volta sul posto sarai completamente solo.- avevacontinuato l'Interprete. -Dovrai reperire in fretta informazioni etrovare il luogo esatto dove sacrificheranno l'Assassino.

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Raggiunto il luogo, basterà che trovi il tuo obiettivo.--E poi? Come me ne andrò da là?--L'artefatto che ti porterà a destinazione sarà anche in grado diriportarti qua una volta conclusa l'impresa. Potrai tornareindietro in qualsiasi momento, comunque. Ti daremo unaspecie di pietra del ritorno: attivandola ripristinerai ilcollegamento con l'artefatto, il quale ti riporterà qua.--Come?--Lo vedrai.-Fu così che venne consegnato ad un gruppo scelto di maghiartificieri, che si occupavano dell'artiglieria magica al fronteoccidentale dove le diverse nazioni elfiche combattevanocontro gli Assassini dell'Anima.L'artefatto segreto era una variante dei loro cannoni con i qualibombardavano le postazioni nemiche con dardi magici di ognitipo. Si trattava di un tronco d'albero cavo, lungo circa quarantabraccia, rinforzato con un'anima metallica anch'essa cilindrica evuota al centro: l'apertura aveva il diametro di meno di duebraccia, sufficiente a farci entrare una persona.Gli artificieri lo avrebbero sparato letteralmente sopra laGiungla dell'Orrore. Mentre alcuni di loro si affaccendavano acostruire un supporto per l'artefatto con grossi sassi, facendoosservazioni astronomiche per calcolare la direzione esatta dellancio, un altro gli aveva consegnato una pietra non più grandedi una ciliegia, lavorata con minuzia, intagliata e dipinta. Era ilcollegamento, la sua via di fuga. Alec aveva ascoltato moltoattentamente il suo funzionamento, visto che da esso dipendevala sua sopravvivenza.Sarebbe bastato entrare in contatto fisico con il bersaglio eattivare la pietra. Il suo potere avrebbe riportato entrambiindietro, e l'impresa sarebbe andata a buon fine.Certo, sembrava una sciocchezza mentre si infilava in quel

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tubo e veniva proiettato a velocità folle in direzionedell'acquitrino nel cuore della notte.Una delle due lune di Nanda, Ilma la bianca, stazionava incielo illuminando le cime della Giungla mentre Alec lesorvolava a tutta forza, volando più veloce di qualunqueuccello e di qualunque drago. L'Acquitrino era in vista quandola spinta propulsiva era finita e il mezzelfo era finalmenteatterrato in quella orribile giungla.Per ore Alec aveva avanzato in quell'immonda foresta finchénon aveva incontrato il Verme. Ora che la mente della creaturaera in suo potere consolidò il controllo fino a renderlopermanente. Schiacciò i pensieri dell'altro per riplasmarli a suaimmagine. Un potere terribile, quello di asserviredefinitivamente e completamente un altro senziente, che i suoifratelli Oscuri temevano e rispettavano. Un dono della madre.Alec rivolse un fugace pensiero a colei che lo aveva partoritodal proprio grembo abissale: una cittadina dell'Impero, attivada secoli su Nanda. Chissà se sarebbe stata per una voltaorgogliosa di lui, una volta completata quella impresa.Suo padre, Morac lo Sterminatore, ne aveva conquistato legrazie con la sua sete di sangue e gloria, e da allora erano statiamanti. Quando era nato il frutto della loro unione, laresponsabilità di crescerlo era ricaduta sul genitore di originimondane, in questo caso un elfo. Alec era stato cresciuto dalpadre finché non era stato ucciso da quell'Assassinodell'Anima, che ne ammazzò non solo il corpo, ma lo spirito,catturandolo e riportandolo in Cielo, al cospetto del Tiranno deiMondi che lo aveva riassorbito per sempre.Per lui non ci sarebbe stato né il ritorno al ciclo dellereincarnazioni, né tanto meno l'apoteosi nell'Abisso.Quando accadde, Alec vide sua madre per la prima volta in vitasua. Fu un incontro fugace, come tutti quelli successivi. Virian,

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contessa del Primo Cerchio, non sembrava avere tempo perdargli retta, e negli anni aveva sempre ignorato i pateticitentativi del figlio di farsi notare. Quando era su Nandaassumeva l'aspetto di un'elfa, alta e insolitamente formosa, coni capelli neri e gli occhi come due pozzi oscuri, caratteristici diogni abissale.Ricordava quel giorno come il proprio nome. Era davanti allasalma del padre, nient'altro che un guscio vuoto che nonrappresentava più nulla. Lo spirito che lo aveva animato eraperduto per sempre. Intorno a lui le massime autorità dellanazione elfica di Oivod, insieme a schiere di amici e parenti.Suo padre era un membro importante della comunità.Tutti erano in attesa di qualcosa. Alec aveva appena quindicianni, ancora un bambino per i canoni elfici, ma un adolescentenel fisico. Sapeva di essere diverso dagli altri ragazzini. Lui eraun mezzosangue, per metà elfo, per metà nipote dell'Abisso.Un brusio improvviso ruppe il silenzio e attirò l'attenzione delragazzo. Fu allora che si accorse della presenza della donna piùbella che avesse mai visto, il fisico appena coperto da veli neri,i capelli corvini che le arrivavano sotto la vita, lisci e oscuricome una cascata di tenebre. Scoprì che si trattava di suamadre, il che non gli tolse il desiderio di possederlafisicamente. Gli elfi oscuri non avevano tabù in meritoall'incesto, figuriamoci poi se il genitore apparteneva adun'altra razza.Per quello in fondo cercava sempre di attirare la sua attenzione.La donna gli si era avvicinata, facendo rimbombare i tacchi deisuoi stivali di pelle sul marmo nero del pavimento.-Alec, quella donna è la contessa Virian, tua madre.- gli avevasussurrato nella mente uno degli amici di suo padre, che avevaassunto il ruolo di tutore dopo la morte del genitore.La donna si fermò davanti a lui, guardandolo con freddezza e

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distacco. Non che le manifestazioni di affetto fossero comunifra gli elfi oscuri, o fra gli Abissali.-Mi dispiace incontrarti solo ora, in questa circostanza funesta,figlio mio- aveva esordito. Aveva una voce dal timbroprofondo, eppure squillante. Aveva lanciato uno sguardo didisappunto alla salma di Morac, poi aveva riportato lo sguardosu di lui. -Tuo padre era un grande elfo, spero che tu riesca asuperarlo, per onorare la sua memoria, e il tuo lignaggio.-Il giovane Alec deglutì e rispose a fatica: -Si, madre.-Lei aveva fatto un gesto di disappunto con la mano: -Lasciaperdere, ti prego. Chiamami Virian, o signora contessa, sechiamarmi per nome ti imbarazza.-In quel momento avrebbe tanto voluto rispondere chiamandolaper nome. Anche se non era il suo Vero Nome, usare il suonome pubblico gli avrebbe dato un potere su di lei. Invece sitrovò a balbettare: -Come volete, signora contessa.-La donna aveva piegato la bocca in un leggero sorriso discherno, poi aveva girato i tacchi e aveva raggiunto l'altare chedominava la sala dei riti, il cuore del Tempio dell'Oscurità dellafortezza di Oivod. Fu lei ad officiare il funerale, essendo la piùalta carica Abissale presente.Furono sacrificati molti senzienti delle Razze di Nanda. Alecassisteva per la prima volta ad un rito di quel livello. Alcunefanciulle e fanciulli Umani furono violentati a morte, piccoliNani, appena nati, furono impalati con spiedi e arrostiti sullebraci. Erano la portata principale della cena funebre. Avevanoun sapere intenso, simile al cinghiale, ma la loro carne eratenerissima. Il culmine del rito fu il supplizio di un'elfa verde,appartenente ad una delle tribù elfiche che ancora vivevanonelle foreste. Alec aveva sentito dire che si trattava di unanemica della nazione, finalmente catturata dopo anni dibattaglie nei boschi oltre le fortificazioni. Di lei si occupò

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personalmente sue madre, con una liturgia atroce e sublime.Tutte le volte che si trovava in una situazione ad alto rischio,pensava a sua madre. Erano passati anni dal funerale di suopadre. Anni in cui Alec aveva sviluppato i suoi talenti,combattendo al fronte contro gli Assassini dell'Anima el'Armata della Luce, nella guerra che minacciava di farscomparire per sempre Nanda dal volto della mistica realtà.Si era abituato col tempo a combattere contro i servitori delTiranno, a tenere a freno la paura di scomparire per sempresenza traccia. Eppure il contatto con le Progenie venutedall'Esterno gli dava una sensazione di terrore completamentedifferente, per certi versi più intensa. Ma cosa poteva esserci dipeggio dell'annichilimento nella Luce del Tiranno?Sentendo parlare il Verme, Alec ora lo aveva capito. C'eranoeoni senza fine di vessazioni sotto i tentacoli della Corte, ilconsiglio delle ignote divinità ai quali gli Antichi Visitatori siinchinavano. Si trattava di esseri di pari potenza e dignità deivertici celesti e di quelli abissali. Un loro intervento direttoavrebbe potuto significare due cose: o la loro vittoriaschiacciante, oppure uno scontro di tale portata da spazzare viaNanda come una manciata di sabbia al vento. Non sarebberosopravvissuti nemmeno i monti e i fiumi.Adesso aveva l'opportunità di fare la sua parte per impedire cheaccadessero cose del genere. Riportò il pensiero sul concretodella situazione attuale: aveva un Verme soggiogato alla suavolontà ed un rito del Culto con migliaia di partecipanti nelquale infiltrarsi.-Bene, Verme- esordì. La creatura aveva aspettatopazientemente la fine delle sue elucubrazioni. -Dimmi, adesso:se io proiettassi un'illusione e mi fingessi un membro diqualche progenie, riusciremmo ad avvicinarci all'altare deisacrifici?-

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-No, non credo. Si tratta di un'area riservata a chi porta isacrifici.--Chiunque può portare sacrifici? Come funziona, c'è una lista?-Il verme scoppiò a ridere: -Ma quale lista, mio signore! È fattocosì come viene, l'evento è indetto dai nostri capi e daigerofanti del Culto, ma chiunque può portare un'offerta e farela sua invocazione.--Allora basta avere un'offerta e si può accedere all'area!--Ma certo.--Anche tu potresti, se portassi, diciamo, un elfo come me?--Si, signore.-Alec a quel punto aveva già elaborato un inizio di piano:avrebbe fatto lui stesso da offerta sacrificale, portato dal suofedele Verme, così avrebbe avuto accesso all'area dove sitrovava l'Assassino dell'Anima. Da lì avrebbe deciso sulmomento cosa fare. Magari poteva far partire un tafferuglio frale progenie, e nel parapiglia avrebbe potuto diventare invisibilee nascondersi in attesa della comparsa del suo obiettivo.Spiegò il suo piano al Verme che ascoltò attentamente, poi gliordinò di fare strada verso il luogo del rito.-Da questa parte, mio signore.- disse il Verme incamminandosi,o meglio, strisciando.Alec creò con un incantesimo l'illusione di catene che loimprigionavano e si mise a seguire la creatura come fossedavvero suo prigioniero. Meglio iniziare subito la recita, nelcaso di nuovi incontri con le Progenie.Procedevano da meno di un'ora sul limitare dell'Acquitrino,seguendo un sentiero sicuro attraverso le insidie della Giunglaconosciuto dal Verme, quando accadde qualcosa che mandòall'aria i piani di Alec: il mezzelfo stava procedendo dietro alsuo schiavo, di cui lui fingeva di essere schiavo, quando unafreccia sibilò nell'aria e trafisse da parte a parte la “testa” della

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creatura.Una semplice freccia non sarebbe bastata ad uccidere unVerme, neanche se gli fosse entrata in un occhio. Ma quellanon era una semplice freccia: era circondata da una tenue auraargentea che rifletteva il colore di Ilma, la luna che splendevaalta nel cielo facendosi strada fra le nebbie mefitichedell'Acquitrino.Alec ebbe un presentimento, subito prima di vedere il suoVerme ardere fra le silenziose fiamme lunari che lo avvolsero apartire dalla freccia.-Sia maledetto il Creatore!- esclamò bestemmiando il Tiranno.Temeva di sapere a chi apparteneva quella freccia.

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Nota del Traduttore italiano dell'opera:

Questa cronaca rappresenta l'esito del concorso THE CALLFOR SATRASIA, prima edizione, dove i partecipanti hannoproposto un personaggio da inserire all'interno di Satrasia. Ilvincitore è dunque Alec, di cui avete appena letto le vicende.Gli altri partecipanti al concorso entreranno in scena neiprossimi capitoli de LA VENDETTA DI ALEC.

Se volete sapere quale sarà il destino di Alec e chi sono glialtri personaggi finalisti del concorso, continuate a seguiredelle cronache di Satrasia, la mistica realtà, dove troverete leloro peripezie e innumerevoli altre folli avventure!

Il sito delle cronache:WWW.SATRASIA.COM

Il mio blog personale:L'OROLOGIO DELL'ARMAGEDDON

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