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n . 1 / a p r i l e 2 0 1 4 AL /Periodico di informazione dell’Assemblea Legislativa delle Marche n. 1/2014 Registrazione Trib. An. n. 28/08 del 3 dicembre 2008 Poste Italiane - spedizione in abbonamento postale - 70% Commerciale Business Ancona n.68/2008 ISSN 1721-5269 Direttore editoriale Vittoriano Solazzi Comitato di direzione Rosalba Ortenzi Giacomo Bugaro Moreno Pieroni Franca Romagnoli Direttore responsabile Maurizio Toccaceli Coordinamento generale Simone Socionovo Dirigente Struttura Informazione e Comunicazione Coordinamento redazionale di questo numero Anna Isidori, Luca Battistoni Redazione Claudio Desideri (vicecaporedattore), Paola Cecchini, Carla Colella, Giuliano Gubinelli, Laura Volponi Impaginazione e grafica Maurizio Toccaceli Stampa Del Gallo Editori, Spoleto Periodico d’informazione dell’Assemblea Legislativa delle Marche Per non dimenticare In Consiglio la Giornata della Memoria e il Giorno del Ricordo m Verso il 2015, intervista con i Presidenti dei gruppi consiliari

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n . 1 / a p r i l e 2 0 1 4

AL /Periodico di informazione dell’Assemblea Legislativa delle Marche n. 1/2014

Registrazione Trib. An. n. 28/08 del 3 dicembre 2008Poste Italiane - spedizione in abbonamento postale - 70%

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ISSN 1721-5269Direttore editoriale

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Coordinamento redazionale di questo numeroAnna Isidori, Luca Battistoni

RedazioneClaudio Desideri (vicecaporedattore), Paola Cecchini,

Carla Colella, Giuliano Gubinelli, Laura VolponiImpaginazione e grafica

Maurizio ToccaceliStampa

Del Gallo Editori, Spoleto

Periodico d’informazionedell’Assemblea Legislativa delle Marche

Per non dimenticare

In Consiglio la Giornata della Memoria e il Giorno del Ricordo

m Verso il 2015, intervista con i Presidenti dei gruppi consiliari

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In copertina: il muro di cinta del campo di internamento di Sforzacosta.In II e III di copertina: Treia, Villa Spada, sede del campo di internamento femminile.(Foto di Daniele Duca dal libro “Una regione e i suoi campi”)

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n . 1 / a p r i l e 2 0 1 4Periodico d’informazione

dell’Assemblea Legislativa delle Marche

AL /Periodico di informazione dell’Assemblea Legislativa delle Marche

n. 1/2014

Registrazione Trib. An. n. 28/08 del 3 dicembre 2008

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(Dirigente Struttura Informazione e Comunicazione)

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Claudio Desideri (capo servizio), Giuliano Gubinelli, Laura Volponi

Impaginazione e grafica Maurizio Toccaceli

Stampa Semar

Grosseto

n Garante, ciak si gira con Pupi Avati............................pag. 4

n Un uomo di grandi valori..............................................pag. 8

n In Consiglio Nuova vita per il porto di Ancona .........pag. 15 Soluzione difficile per il biogas...................................pag. 18

n Gli enti loali e la macroregione ...................................pag. 22 n Aspettando il 2015 ........................................................pag. 23

n Per non dimenticare .....................................................pag. 42 Mai più indifferenza .....................................................pag. 44 I giovani ricordano la Shoah .......................................pag. 46 Il ricordo del silenzio ....................................................pag. 50 Quando la storia gioca a biliardo ................................pag. 54 Una regione e i suoi campi ...........................................pag. 61

n Le eccellenze delle Marche ..........................................pag. 62 La grande bellezza delle Marche ................................pag. 64 Le sfide del futuro, territorio al centro ....................pag. 67

n Premiate le vincitrici di “donne che fanno arte” .....pag. 70 Il cuore delle donne ......................................................pag. 72

n Controversie telefoniche al Corecom .......................pag. 73

n Ex consiglieri riflessione sulle riforme ......................pag. 74 n Enti locali per la pace, Solazzi vicepresidente .........pag. 74

n I Quaderni del Consiglio ................................................pag. 75 Leone XII fra Restaurazione e Risorgimento ............pag. 76 La scuola in cima al pendio ..........................................pag. 78

Chiuso in redazione il 28 marzo 2014

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La cultura della memoria per costruire il futuro

Questo numero della nostra pubblicazione si apre con la foto di un muro sovrastato da un intreccio di filo spinato. È l’immagine di uno dei tanti luoghi di detenzione e di sofferenza che rimangono a memo-ria e monito per il futuro. Abbiamo deciso di dedicare ampio spazio di questo periodico alla memoria dell’Olocausto e alla tragedia del-le vittime dell’esodo giuliano-dalmata-istriano. Siamo convinti che il ricordo sarebbe inutile se esaurisse la sua forza in un tempo ed in uno spazio contenuti ed è per questo che l’Ufficio di Presidenza del Consiglio ha scelto di organizzare questi momenti senza retorica, ma partendo dal coinvolgimento delle istituzioni scolastiche, dei giovani, soprattutto, per i quali la riflessione sulla memoria deve essere la base per costruire il futuro. Il ruolo primario della scuola è quello di for-mare uomini e donne, di contribuire alla affermazione dei valori civili e democratici. Dobbiamo fare in modo che la lezione della memoria sia per le nuove generazioni un bagaglio da portarsi sempre dietro, al quale attingere per guardare avanti.Purtroppo viviamo in un tempo senza culto del ricordo, con l’esaspe-razione del presente, che ci fa affrontare tutto con troppa velocità. Eppure pagine buie sono ancora presenti in tante parti del mondo, in qualsiasi luogo dove vengono calpestati i diritti o prevale l’intolle-ranza. Se ci guardiamo intorno ci accorgiamo che l’umana brutalità che ha segnato in maniera profonda il secolo appena passato, non si è esaurita. Dobbiamo aiutare le nuove generazioni a costruire una piena consapevolezza di ciò che è accaduto, senza pregiudizi, senza reticenze. La cultura della memoria, intesa come conoscenza critica è la premessa per costruire una società diversa. A partire dai nostri comportamenti quotidiani: la difesa degli ideali di libertà e di democrazia, il rispetto dei diritti, l’affermazione della centralità della persona umana, vanno riaffermati quotidianamente.Nel momento in cui l’Europa è percorsa da nuove inquietudini, le im-magini dei muri, delle divisioni, dei fili spinati debbono orientarci a guardare avanti senza dare nulla per scontato: i mostri che abbiamo sconfitto sono sempre in agguato.

Vittoriano SolazziPresidente Assemblea legislativa delle Marche

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di Anna Isidori

Negli occhi smarriti de “Il bambino cat-tivo”. Tra le pieghe di una lunga storia d’amore in “Un matrimonio”. Attraverso l’eclettico paesaggio del fermano usato come affresco ne “Il cuore grande delle ragazze”. Tanto per restare ai giorni nostri e non avventurarci indietro negli anni, a riscoprire la raffinata nostalgia di “Una gita scolastica” o l’emblematica partita di poker in “Regalo di Natale”. Lo sguardo attento di Pupi Avati lo ritro-viamo dietro tante storie di vita quotidia-na, a narrare di sofferenza e disagio, gioia e amore, di negazioni e rivincite. E sarà anche per questo che il grande regista ita-liano sceglie oggi di passare davanti alla cinepresa e di offrire la propria immagine per la difesa dei diritti nelle Marche. Lo fa diventando il testimonial di una cam-

Garante, ciak si gira con Pupi Avati

Diritti

Cinque spot sull’attività dell’Ombudsman con protagonista il noto regista italiano

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Garante, ciak si gira con Pupi Avatipagna informativa sul’attività dell’Om-budsman regionale nei diversi settori di competenza, vale a dire infanzia e adole-scenza, detenuti, difesa civica, cittadini stranieri immigrati. Quattro spot tema-tici ed uno generale e per tutti un mes-saggio finale: “Rivolgiti al Garante delle Marche”. Un progetto promozionale, cu-rato e realizzato dalla Struttura Informa-zione e Comunicazione del Consiglio regionale, a costo zero.“Con questa regione ho un legame mol-to profondo. Ricordo con piacere l’ac-coglienza straordinaria che mi è stata riservata in diverse occasioni, la bellezza, la professionalità della vostra gente, che ho ritrovato anche nella realizzazione di questi spot. Il mio contributo non è che un granello di sabbia”. Così Pupi Ava-ti - in diretta telefonica, nel corso della conferenza stampa per la presentazione

Cinque spot sull’attività dell’Ombudsman con protagonista il noto regista italiano

Il progetto è stato curato dalla Struttura Informazione e Comunicazione del Consiglio regionale

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dell’iniziativa - riassumendo i motivi di una scelta messa in campo con semplicità e simpatia, così come semplicità e sim-patia hanno caratterizzato l’intero cam-mino del progetto: dall’incontro con l’Ombudsman Italo Tanoni, alla regi-strazione degli spot nella capitale, presso la casa di produzione “Fonoroma”, all’ok definitivo. Maestro del cinema italiano, nel corso della sua lunga carriera Avati ha portato sul grande schermo film impor-tanti e ha anche realizzato lavori per la tv che hanno riscontrato l’apprezzamento di critica e pubblico, ponendo al centro dell’attenzione problematiche sociali di grande attualità (“Un bambino cattivo” ha visto concretizzarsi la collaborazione dell’Autorità nazionale di garanzia per

l’infanzia e l’adolescenza), a sancire alcu-ni principi inalienabili. In una intervista rilasciata a Marida Caterini del settima-nale “Panorama” - sulla sua autobiogra-fia “Una grande invenzione” - lo stesso Avati ha dichiarato che “la sacralità della famiglia, della cultura e delle istituzioni è al centro della mia visione di vita”, non mancando di porre l’accento sul malesse-re ed il degrado che stanno attualmente attraversando la società.Dunque, un granello si sabbia? “Avere come testimonial un maestro del cinema italiano - ecco la risposta diretta del Pre-sidente del Consiglio regionale, Vitto-riano Solazzi - è un grande onore e non un semplice granello di sabbia. Attraver-so questa iniziativa vogliamo ribadire la

nostra vicinanza ai cittadini marchigiani per la difesa dei loro diritti. Non a caso, la Regione Marche è stata la prima ad istitu-ire la figura dell’Ombudsman, chiamato ad intervenire nei settori della difesa civi-ca, degli stranieri immigrati, dei detenu-ti, dell’infanzia e dell’adolescenza. Oggi possiamo dire che è stata una scelta giusta e con le modifiche apportate alla legge originaria abbiamo ampliato le compe-tenze, fornendo maggior sostegno all’at-tività complessiva.” “L’unità d’approccio - prosegue Solazzi - ha prodotto dei be-nefici, i risultati ci danno ragione, il lavo-ro complessivo è aumentato andando ad affrontare crescenti situazioni di disagio. Con questa campagna vogliamo allargare il fronte della conoscenza, confermando il valore strategico della comunicazione che, ormai, fa parte della nostra vita quo-tidiana.” Un incontro casuale quello tra Pupi Avati e Italo Tanoni. Così lo definisce l’Ombudsman marchigiano che narra del primo colloquio a Roma - nel corso della presentazione al Senato del Rap-porto annuale del Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Vincenzo Spadafora - e dell’assenso definitivo arrivato in occa-sione della consegna dei premi “Gentile da Fabriano”. “Un grazie incondiziona-

Con questa regione ho un legame molto

profondoAvati

“”

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to - sottolinea lo stesso Tanoni - al ma-estro Avati che così generosamente ha prestato la sua immagine a titolo com-pletamente gratuito per questi spot finalizzati al rilancio della tutela dei di-ritti nel nostro territorio regionale. La segmentazione degli stessi spot è stata pensata per venire incontro nel migliore dei modi alle esigenze delle varie fasce sociali interessate alla difesa e tutela dei diritti: cittadini, minorenni, immigrati, detenuti con una campagna informati-va mirata sui temi essenziali che quoti-dianamente affrontano i nostri uffici. Grazie anche alla Presidenza del Con-siglio regionale che ha messo a dispo-sizione la Struttura Informazione e Comunicazione per la concretizzazione

dell’intero progetto.” La divulgazione degli spot, proiettati nel corso della con-ferenza stampa di presentazione insieme ad altre immagini del backstage, sarà ef-fettuata attraverso le tv che operano sul territorio regionale. In una seconda fase il percorso proseguirà con il loro lancio sul web tramite banner videoclip, che ver-ranno spediti alle associazioni di settore, e la realizzazione di una nuova brochure che, attraverso una comunicazione snel-la ed efficace, informerà i cittadini sulle modalità di fruizione dei servizi offerti e sarà dedicata soprattutto alle realtà ter-ritoriali, come Comuni e Province. Per tutti un messaggio “Rivolgiti al difensore civico delle Marche”. È Pupi Avati che ti invita a farlo.

Vogliamo ribadire la nostra vicinanza

ai cittadiniSolazzi

“”

Città sostenibili amiche

dei bambini“C’è molto lavoro da fare per far sì che le norme scritte in difesa dei mi-nori diventino pratiche reali e questo progetto va nella direzione giusta. Le istituzioni devono dare il massimo per mettere al centro delle scelte le poli-tiche giovanili, perché ogni minuto, ogni ora, ogni giorno dedicato alle nuove generazioni è un investimento prezioso per il domani. Occuparsi del-la tutela dei diritti e del protagonismo dell’infanzia e dell’adolescenza è for-se il tema più strategico per il futuro del nostro Paese”. Con queste parole il Presidente del Consiglio regionale Vittoriano Solazzi ha accolto a Palaz-zo delle Marche i rappresentanti dei 19 comuni marchigiani che hanno aderi-to al progetto “Città sostenibili, ami-che dei bambini e degli adolescenti”, promosso da Ombudsman regionale, Unicef e Legambiente Marche. Il pro-tocollo, firmato dai sindaci, impegna le amministrazioni aderenti (Chiaraval-le, Jesi, Montecarotto, Loreto, Santa Maria Nuova, Montemarciano, Serra De’ Conti, Colmurano, Montelupo-ne, Urbania, Pedaso, Fermo, Porto Sant’Elpidio, Falconara, Fano, Ascoli Piceno, Ancona, Macerata, Urbino) a far entrare a pieno titolo nelle scelte di programmazione le “buone prati-che” per rispettare i diritti fondamen-tali sanciti dalla Convenzione Onu. A cominciare dal diritto all’ascolto, all’educazione, alla famiglia, al gioco. Tra le attività consigliate l’apertura di biblioteche per l’infanzia, l’istituzio-ne di Consigli comunali dei ragazzi, la creazione di spazi verdi e la promozio-ne di iniziative dedicate all’ambiente e alla natura.

L.V.

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La mia speranzaWalter Tulli, primo presidente del Consiglio regionale delle Marche dal 1970 al 1975.

“Ho ricoperto l’incarico di presiden-te dell’Assemblea nel corso della pri-ma legislatura, dal 1970 al 1975, che fu sostanzialmente di tipo costituen-te. L’impegno immediato fu quello di nominare la Commissione per lo Statuto e nel giro di poco tempo ci trovammo impegnati ad affrontare alcuni importanti problemi, come quelli legati al terremoto che colpì le città di Ancona ed Ascoli Piceno; al discorso della salute nelle fabbriche o al superamento della mezzadria con le conseguenti trasformazioni in affitto. Ritengo che la situazione complessiva soffra ancora di alcune evidenti fragilità ed è anche per que-sto che sarebbe auspicabile l’avvio di un progetto per rendere possibile una Regione del medio Adriatico, che vada ad abbracciare Marche, Umbria, Abruzzo e Lazio. La mia speranza è che l’attuale classe dirigente sappia fare leva su una partecipazione più viva e consapevole, che dia frutti mi-gliori di quelli che abbiamo offerto noi.”

(Tratto dal documentario per il 40° della regione realizzato dalla Media-teca delle Marche con la collaborazio-ne della sede Rai per le Marche Rai Teche).

Cordoglio per la scomparsa, all’età di 84 anni, di Walter Tulli, primo Presidente del Consiglio regionale delle Marche, è stato espresso dal Presidente Vittoriano Solazzi che ha manifestato “Profondo dolore e commozione per la perdita di un uomo dai grandi valori”.”A nome mio personale e dell’intera Assemblea legisla-tiva esprimo alla famiglia il cordoglio per la scomparsa di una persona di grande umanità. Un uomo limpido, esempio per intere generazioni, che ha sempre fatto dell’onestà e dell’impegno civile il pro-prio credo. Le Marche perdono, purtrop-po, un prezioso punto di riferimento”. La Vicepresidente Rosalba Ortenzi ha ricordato il comune percorso e impegno politico che l’ha legata a Walter Tulli:

“Una figura che ha dato tantissimo alle istituzioni e alla comunità marchigiana. Un uomo dalle grandi qualità culturali, morali ed etiche che ha avuto la capaci-tà di interpretare, molto prima di altri, i cambiamenti che si facevano strada nella società. Un insegnante e un preside del liceo scientifico Calzecchi Onesti di Fer-mo vicino ai suoi studenti che lo ricorda-no ancora con infinito affetto”.

Walter Tulli era nato a Monterubbiano nel 1930. Consigliere provinciale di Asco-li Piceno per la Dc e poi assessore, Sindaco di Fermo dal 1967 al 1969. Presidente del Consiglio regionale dal 1970 al 1975. Consigliere di amministrazione dlla Rai dal 1975 al 1977.

Solazzi: “Un uomo di grandi valori”

Cordoglio per la scomparsa di Walter Tulli, primo Presidente del Consiglio regionale delle Marche.

Il ricordo della Vicepresidente Ortenzi

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In Consiglio

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In Consiglio

14 gennaio

COLLEGIO REVISORI E DELLA BIBLIOTECA

L’Aula ha proceduto alle nomine

L’Aula ha proceduto alla elezione dei componenti nel Collegio dei Revisori del Conto e della Biblioteca. A seguito del primo scrutinio, dedicato alla scelta di tre revisori del conto dell’Assemblea legislativa, sono stati nominati i consi-glieri Ricci, Latini e Ciriaci. Nella secon-da votazione sono risultati eletti, come componenti della Commissione per la vigilanza della biblioteca, i consiglieri Busilacchi, Bellabarba e Zinni.

PROSPETTIVE DEL PORTO DI ANCONAApprovate due mozioni abbinate

per lo sviluppo del porto di Ancona e del suo waterfront

Nei documenti si sottolinea la necessità di un coordinamento tra tutti gli atto-ri coinvolti nella gestione dello scalo, dall’Autorità portuale, la cui presidenza è stata recentemente rinnovata, alla Ca-mera di Commercio, agli operatori dei traffici commerciali e turistici. L’asses-sore regionale ai porti e aeroporti Paola Giorgi, in conclusione della discussione, ha ricordato le opportunità di attingere alle risorse europee per rilanciare lo scalo.

LAVORATORI PRECARI DI BANCA MARCHE

Una mozione sulla situazione dei lavora-tori precari di Banca Marche

Il documento, a firma del Presidente Solazzi e di tutti i capigruppo, è stato concordato dopo l’incontro con una de-legazione del Comitato giovani precari “Banca Marche”. La mozione, approvata all’unanimità, chiede in particolare alla

Giunta regionale l’impegno a mettere in atto qualunque azione necessaria ed opportuna nel sostenere il percorso di stabilizzazione dei circa 180 giovani la-voratori precari dell’istituto di credito marchigiano.

21 gennaio

ATTIVITÀ PUBBLICHE ASSISTENZE

L’Assemblea approva una risoluzione unitaria, sintesi di tre mozioni abbinate,

a firma Angelo Sciapichetti (Pd), Erminio Marinelli (Per le Marche), Letizia Bella-

barba (Pd), Acacia Scarpetti (Idv)

Con il documento si impegna la Giunta regionale a rendere prioritaria, nell’agen-da dei problemi della Sanità, quella del trasporto sanitario e riaprire un confron-to per addivenire al riconoscimento e alla liquidazione dei costi sostenuti dalle As-sociazioni, al fine di poter continuare ad

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Prospettive di crescita dell’Aeroporto delle Marche. Il nuovo CdA di Aerdorica incontra la Quarta Commissione Il nuovo Consiglio di amministrazione di Aerdorica si è incontrato con la Quarta Commissione consiliare (Territorio, Infrastrutture e Mobilità). Erano presenti il Presidente Giovanni Belluzzi ed i consiglieri Pietro Talarico e Paolo Costanzi. Si è avuto un confronto aperto sulla attuale situazione di Aerdorica, sulle pro-spettive di crescita, le opportunità di sviluppo e sui temi che riguardano lo scalo aeroportuale, dalla situazione economico-finanziaria alle esigenze infrastrut-turali e intermodali, dai piani di partnership fino alle questioni occupazionali. “L’aeroporto di Ancona-Falconara - ha rilevato il Presidente della Commissione Enzo Giancarli - rappresenta una parte fondamentale della piattaforma logistica ed una infrastruttura strategica per le Marche, per la sua economia industriale e turistica, per i marchigiani che vogliono recarsi all’estero e per le persone che dal mondo raggiungono le Marche”. “La Commissione - ha poi aggiunto Giancarli - ha lavorato, anche nelle sedi europee, per far sì che le Marche venissero, a ragio-ne, inserite nei principali assi di penetrazione strategici continentali e il risultato si è ottenuto con la diramazione del corridoio europeo Helsinki-La Valletta fino ad Ancona”. Nel confronto con il CdA, sono anche intervenuti il Vicepresiden-te della Commissione Daniele Silvetti, ma anche consiglieri non facenti parte della stessa Commissione come Raffaele Bucciarelli. “Da parte sua, il Presidente Belluzzi si è soffermato sulla difficile situazione economica e finanziaria foto-grafata al momento dell’insediamento del nuovo CdA (“situazione piuttosto grave - ha affermato - con un indebitamento pronunciato”), sul lavoro fin qui svolto per ridurre i costi e i contratti, sull’incidenza del costo del lavoro e sui piani di sviluppo. Il Presidente Giancarli ha concluso sottolineando la positività dell’incontro. “Si è fatta una bella radiografia del presente - ha detto Giancarli - abbiamo registrato e contribuito a gettare le basi per una nuova fase di cresci-ta del nostro scalo, a sviluppare sinergie con le altre importanti infrastrutture marchigiane, a partire dal porto e dall’interporto, ma anche con gli altri soggetti che si occupano di trasporti e di mobilità, Società Autostrade e Rete ferroviaria italiana, a rafforzare, infine, la dimensione marchigiana in un orizzonte Sistema Italia e in una proiezione europea e mondiale”.

L.B.

effettuare un servizio di primaria impor-tanza ed utilità quale quello del servizio di emergenza 118 e del trasporto sanita-rio nella nostra Regione.

NO AL DECLASSAMENTO DEL PORTO

L’Aula del Consiglio regionale torna a ribadire la volontà di tutelare il porto

di Ancona

Nella mozione si invita la Giunta regio-nale a farsi portatrice presso il Governo nazionale della volontà espressa da tut-to il Consiglio affinché non si realizzi il declassamento del porto di Ancona e, qualora invece il Governo non rinuncias-se a tale intento, possa scegliere lo stesso porto quale punto di riferimento di ogni eventuale accorpamento.

28 gennaio

GIORNATA DELLA MEMORIA Il Consiglio regionale celebra in Aula

la Giornata della Memoria

Un evento, fortemente voluto dall’Uffi-cio di Presidenza in sinergia con l’Ufficio scolastico regionale, caratterizzato dalla presenza degli studenti dell’Istituto su-periore Leonardo da Vinci di Civitanova Marche, primo classificato nell’edizione 2012/2013 del concorso del Miur “I gio-vani incontrano la Shoah”. Il progetto ha ricevuto la menzione d’onore del Presi-dente della Repubblica.

BIOGAS, I RISULTATI DELLA COMMISSIONE D’INCHIESTA

Il Consiglio ha preso in esame la relazione finale della Commissione d’inchiesta sul

rilascio delle autorizzazioni per le centrali a biogas, biomasse ed eoliche delle Marche

L’organismo, istituito nell’aprile del 2013, ha concluso i lavori votando due distinte relazioni, sottoscritte rispetti-vamente dal Presidente Francesco Massi

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Crisi Roal electronics

Una delegazione di dipendenti e rappresentanti sindacali della Roal Electronics di Castelfidardo ha in-contrato il Presidente dell’Assem-blea legislativa Vittoriano Solazzi e i Capigruppo. Al centro dell’atten-zione la crisi che sta attraversando l’azienda elettronica, produttrice di alimentatori swichting, e la proce-dura di mobilità annunciata a inizio anno per 51 dipendenti. I rappresen-tanti sindacali, dopo aver ricostrui-to le vicende della ditta - passata dai circa 400 dipendenti negli anni ot-tanta agli attuali 146 e acquisita nel 2013 dalla multinazionale finlan-dese Efore - hanno manifestato il timore che la proprietà voglia inter-rompere la produzione e la difficoltà nella conduzione della vertenza. La richiesta dei sindacati, espressa da Tiziano Beldomenico (Fiom-Cgil Ancona), Rolando Massacesi (Uil-Uim Ancona) e Giampiero Santo-ni (Fim-Cisl Marche), è quella di ritirare la procedura di mobilità, di utilizzare gli ammortizzatori sociali e di discutere un piano industriale. All’incontro ha partecipato anche il sindaco di Castelfidardo, Mirco Soprani, che ha chiesto un interes-samento da parte delle istituzioni regionali affinché i rappresentanti dei lavoratori “possano avere un in-terlocutore e un referente sicuro”. Il Presidente Solazzi ha ricordato le interrogazioni presentate su questa vertenza, a firma dei consiglieri re-gionali Latini, Pieroni e Bucciarelli, discusse in Aula il 25 marzo e ha assicurato il coinvolgimento di tut-to il Consiglio regionale, dopo un confronto con l’Assessore al lavoro Marco Luchetti che si sta già occu-pando della vicenda.

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13(Nuovo Centro Destra) e dal Vice Paolo Perazzoli (Pd). Al termine del dibattito l’Assemblea ha approvato a maggioranza una risoluzione che riassume il contenu-to della relazione Perazzoli.

5 febbraio

NO ALLE BIOMASSE A CAMPIGLIONE

L’Assemblea legislativa ha approvato, a larga maggioranza, una risoluzione

Si chiede alla Giunta regionale di non ri-lasciare l’autorizzazione per l’impianto a biomasse progettato dalla Powercrop di Bologna nell’area ex Sadam di Campi-glione di Fermo “in assenza di una valuta-zione di impatto ambientale favorevole, come prevedono le normative comunita-rie, nazionali e regionali”.

11 febbraio

NUOVA DISCIPLINA DI POLIZIA LOCALE

Approvata la legge che si colloca nell’ambito delle politiche di sicurezza

La finalità è quella di migliorare l’efficacia e l’efficienza delle funzioni della polizia locale attraverso una gestione coordina-ta ed omogenea tra gli attori, anche con la concorrenza di privati cittadini. Sono anche previsti: un Comitato tecnico con-sultivo per la polizia locale, una Giornata della polizia locale (20 gennaio in occa-sione della celebrazione di San Sebastia-no), un continuo processo di formazione ed aggiornamento degli operatori e l’ade-sione al Forum europeo per la sicurezza urbana.

GIORNO DEL RICORDOPrima parte della seduta dedicata alle vittime delle foibe e dell’esodo

giuliano-dalmata-istriano

Intervento del Presidente Vittoriano Solazzi, seguito da quelli del Presidente

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Anvdg Marche Franco Rismondo e del professor Giuliano Piccini, referente del progetto “Un viaggio nei luoghi del ri-cordo e della memoria”, realizzato dagli studenti del Liceo scientifico “Savoia - Benincasa” di Ancona.

18 febbraio

LOTTA ALL’INQUINAMENTO Via libera alla legge che istituisce un sistema regionale per la difesa

dall’inquinamento da idrocarburi

La legge punta a una gestione integrata delle situazioni di emergenza e assicura la più ampia diffusione, da parte della Regione, dei dati e delle informazioni re-lativi allo stato di qualità delle acque. La nuova normativa prevede inoltre l’isti-tuzione di un sistema di monitoraggio e allertamento costiero e maggiori sinergie tra Stato e istituzioni locali.

25 febbraio

INTERROGAZIONI E INTERPELLANZE

Sanità e nuovi ospedali i temi più discussi

Seduta dedicata alla discussione di in-terrogazioni ed interpellanze. Al centro

BUSILACCHI PRESIDENTE COMMISSIONE SALUTE

La commissione Salute ha eletto il nuovo Presidente. Si tratta del consigliere regionale Pd, Gianluca Busilacchi. Alla Vicepresideza è sta-to confermato Giancarlo D’Anna (Gruppo misto). Busilacchi succede a Francesco Comi (Pd), dimessosi dopo aver assunto l’incarico di segre-tario regionale del suo partito. “Rin-grazio i commissari per avermi eletto - ha detto Busilacchi - Sento la re-sponsabilità di questo compito. C’è molto lavoro da fare - aggiunge - in questo ultimo anno di legislatura a partire dalla legge che affronta la que-stione degli ambiti sociali e tutti gli aspetti riguardanti l’attuazione della riforma sanitaria rispetto alla qua-le proporrò alla Commissione delle sedute itineranti in tutte le province marchigiane in modo da poter ve-rificare e confrontare con i territori le esigenze e le criticità esistenti.” Il numero dei componenti la Commis-sione è stato modificato dall’Ufficio di Presidenza e portato a 11. Ne fan-no quindi parte Gianluca Busilacchi (Pd), Giacomo Bugaro (Pdl - Ncd), Valeriano Camela (Udc) Francesco Comi (Pd), Fabio Badiali (Pd), Paolo Eusebi (Idv), Elisabetta Foschi (Fi), Giancarlo D’Anna (misto), Giulio Natali (Cdm), Paolo Perazzoli (Pd), Moreno Pieroni (Psi).

C.D.

dell’attenzione lo spegnimento della Centrale a biogas a Sarrocciano-Corri-donia, nella provincia di Macerata, l’u-nità di radioterapia nell’Area vasta 5, nuovo ospedale di Fermo, la realizzazio-ne dell’Ospedale Ancona Sud.

11 marzo

MODIFICHE ALLALEGGE FORESTALE

Interventi indirizzati allo sviluppo del set-tore forestale, alla salvaguardia dei boschi

e all’assetto idrogeologico

Con 23 voti a favore, 5 contrari e un aste-nuto il Consiglio regionale approva le modifiche alla legge forestale del 2005. Gli interventi principali sono indirizza-ti allo sviluppo del settore forestale, alla salvaguardia dei boschi e dell’assetto idrogeologico, nonché alla tutela, valo-rizzazione e sviluppo del lavoro e dell’oc-cupazione. Relatori in Aula i consiglieri Gino Traversini, per la maggioranza, e Raffaele Bucciarelli per la minoranza.

Gli atti approvati sono reperibili sul sito www consiglio.marche.it

a cura di Luca Battistoni

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Agire in modo unanime per la piena va-lorizzazione del porto di Ancona. Que-sto è, in sintesi, l’invito forte, partito dai banchi dell’Assemblea legislativa delle Marche, a sostegno di un concreto svi-luppo del principale scalo marittimo regionale e del suo waterfront in un mo-mento storico che racchiude in sé, allo stesso tempo, complessità economiche, produttive, logistiche ed anche decisio-nali, legate, queste ultime, in particolare alla realizzazione della Macroregione Adriatico-Ionica, dei corridoi di penetra-zione infrastrutturali ed alla programma-zione europea. L’impegno della politica ad appoggiare senza “se” e senza “ma” il rilancio del porto di Ancona è contenu-to nelle righe di due mozioni abbinate, discusse ed approvate nella seduta del 14 gennaio, su iniziativa del Vicepresidente dell’Assemblea, Giacomo Bugaro, e del consigliere Enzo Giancarli, Presidente della Commissione Trasporti. Mozioni che hanno avuto una sorta di eco forma-le appena una settimana dopo, a seguito della ipotesi, circolata in ambienti mini-steriali, di accorpamento delle Autorità portuali accompagnato dal declassamen-to del porto di Ancona. “Una necessità”, quella dell’accorpamento delle Autorità di porto, espressa a chiare lettere dal Mi-nistero delle Infrastrutture al fine di rea-lizzare economie di gestione e maggiore coordinamento tra i porti. Altrettanto necessaria, di conseguenza, si è resa la chiara presa di posizione dell’Assemblea legislativa tornata a ribadire con forza l’importanza cruciale dello scalo dorico attraverso una nuova mozione, sempre ad iniziativa Bugaro-Giancarli e la firma del consigliere Raffaele Bucciarelli (Fede-raz.Sinistra) che ha avuto approvazione

unanime da parte dell’Aula. Interessanti sono le premesse generali contenute nei documenti che si sono delineati, redat-ti e successivamente licenziati in Aula. Anzitutto il riconoscimento del porto di Ancona quale fulcro della competitività e dell’efficienza logistica all’interno del-le reti di trasporto transeuropee, il suo ruolo lungo l’estensione del corridoio Helsinki-La Valletta e nel contesto della Macroregione. Negli atti si rileva quanto Ancona ed il suo scalo siano da sempre simboli di accoglienza, di ricettività, cul-tura e traffici commerciali, basti pensare alla Mole Vanvitelliana e alla Loggia dei Mercanti. Un cocktail di elementi che potrebbero divenire il volano per una re-ale ripartenza dell’economia, del turismo e dell’immagine delle Marche. Vengono inoltre segnalati i punti di ancoraggio di tale ripartenza, quali il completamento della Banchina Marche, il via libera de-finitivo al Piano di Uscita dal porto (ad ovest), la nomina del nuovo Presidente dell’Autorità portuale, Rodolfo Giam-

pieri, espressione della vivacità imprendi-toriale locale. Unitamente a ciò, come in un naturale prolungamento dello svilup-po del porto, anche il waterfront, con la richiesta di redigere un bando europeo di progettazione. Un concorso di idee per dare finalmente allo scalo dorico un nuo-vo assetto che consenta nuove potenziali-tà sia a livello dei traffici che di waterfront in grado di valorizzare il patrimonio sto-rico ed il potenziale turistico della città di Ancona. Un richiamo, pertanto, an-che alla legge regionale, di recente ap-provazione, per “Ancona capoluogo” (l.r. 31/13) contenente le iniziative per il ri-lancio della città di Ancona come fattore trainante dell’intero sviluppo regionale. Infine, come si ricordava, la strenua difesa della dignità, dell’autonomia e del lavo-ro, attraverso un atto di impegno affin-ché venga scongiurato il “declassamento” e, qualora, non si rinunciasse alla strada di eventuali accorpamenti, Ancona possa diventare il riferimento di tale scelta.

L. B.

Nuova vita per il porto di AnconaDue mozioni discusse ed approvate dal Consiglio regionale

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di Luca Battistoni

Non c’è pace sul biogas. Difficile trova-re la quadra di una vicenda sempre più ingarbugliata, densa di contraddizioni e prese di posizione difformi e distanti, che, per altro, si è arricchita nel tempo di variabili impreviste. O almeno in parte. Di prevedibile (quanto meno attesa) c’e-ra la scure della Corte costituzionale che si è abbattuta sulla legge regionale relati-va all’avvio delle procedure di autorizza-zione, in particolare sulla valutazione di impatto ambientale, facendo però emer-gere contraddizioni tra legge statale e leg-ge regionale. Ma anche, di conseguenza, tra norme comunitarie e legge statale e tra legge regionale delle Marche e leggi di altre regioni, sostanzialmente analoghe, ma non impugnate né cassate. In questo caos normativo, la Giunta regionale ha, da una parte, chiesto subito “iniziative le-gislative statali utili a ricostruire un qua-dro di uniformità e certezza del diritto in tutto il territorio nazionale”, dall’altro, agito ancor più concretamente presen-tando, nel dicembre 2013, la proposta di legge n. 384. Tale proposta dispone la rinnovazione dei procedimenti di auto-rizzazione di impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per integrarli, stavolta, con la procedura di VIA di competenza delle Province. Un “re-start” della richiesta di autorizzazio-ne, su iniziativa dei soggetti interessati, che, da parte loro, potrebbero far partire anche azioni legali per risarcimento dan-ni, stimati in centinaia di milioni di euro. Di meno prevedibile c’era, invece, la frat-tura registrata in seno alla Commissio-ne di inchiesta assembleare chiamata, a partire dall’aprile 2013, ad esaminare le vicende in questione. Un contrasto di ve-dute che ha prodotto due relazioni con-clusive, una della maggioranza, a firma Paolo Perazzoli, ed una della minoranza, a firma Francesco Massi, anche Presidente della Commissione d’inchiesta. In Aula, per l’approvazione, la Relazione di mag-gioranza è pervenuta martedì 28 gennaio e la discussione si è subito scaldata. “Ci siamo divisi nella parte delle conclusioni - ha spiegato il relatore di maggioranza

Paolo Perazzoli (Pd) - ed ho lavorato fino all’ultimo per arrivare a una sintesi”, che però non è stata raggiunta. Perazzoli ha fatto costante riferimento a “prudenza e cautela” e alla necessità di governare con efficacia e trasparenza una materia così delicata” con lo scopo di raggiungere gli obiettivi di burden sharing. Diversa la visione del relatore di minoranza France-sco Massi (Ncd), che ha parlato di “totale fallimento del Pear” e ha definito la par-tita biogas e biomasse “una pagina buia” nella storia della Regione: la Giunta “non ha ascoltato le proteste dei territori, né rispettato le decisioni del Consiglio re-gionale che aveva chiesto uno stop, ed è stata percepita come assente o addirittura ostile”. Nel dibattito sono intervenuti il

Soluzione difficile per il biogasLa Commissione d’inchiesta del Consiglio regionale chiude i suoi lavori con due relazioni. Spacca: “Scelte in linea con il Pear”

capogruppo del Pd Mirco Ricci (“Rigetto l’idea che il Pear sia stato fallimentare”), Massimo Binci (Sel) (“In ritardo, come sul fotovoltaico”), Luca Acacia Scarpetti (Idv) (“Sono d’accordo con il Presidente Spacca quando spesso dice che nella sua macchina amministrativa il buco nero è il Servizio Ambiente”) e Raffaele Buccia-relli (FdS) che ha confermato il suo voto favorevole alla relazione di minoranza: “la più puntuale sulla realtà e anche la più rispondente al mandato affidato alla Commissione dal Consiglio regionale”. Nel dibattito prima del voto sono inter-venuti fra gli altri Giulio Natali (Centro-destra Marche) che ha annunciato il suo voto favorevole alla relazione di Massi “fin troppo morbida e moderata”, Elisa-

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vista istituzionale e politico senza nego-ziare sui diritti all’Ambiente e alla Salute e non sostituisce il lavoro della magistra-tura”. Alla fine dell’ampia discussione, l’Assemblea ha votato due proposte di ri-soluzione. Una che riassume il contenuto della relazione di maggioranza di Paolo

Soluzione difficile per il biogasLa Commissione d’inchiesta del Consiglio regionale chiude i suoi lavori con due relazioni. Spacca: “Scelte in linea con il Pear”

LA COMMISSIONE D’INCHIESTA SUL BIOGAS

La Commissione era composta dai Consiglieri regionali Francesco Comi, Enzo Giancarli, Paola Giorgi (poi sostituita da Paolo Eusebi), Paolo Perazzoli, Mirco Carloni, Francesco Massi, Gino Traversini, Elisabetta Foschi, Francesco Acquaro-li, Giancarlo D’Anna, Raffaele Bucciarelli, ha nominato come Vicepresidente Pa-olo Perazzoli (Pd). Francesco Massi è stato nominato Presidente, Vicepresidente Paolo Perazzoli.

Perazzoli (Pd) è stata approvata con 22 voti favorevoli, 15 contrari e un astenuto. L’altra, che contiene il testo della relazio-ne di minoranza di Francesco Massi, boc-ciata con il medesimo esito numerico. In entrambi i casi l’astensione è stata di Mo-reno Pieroni (Psi), il quale ha annunciato la presentazione di una sua proposta di legge sull’argomento. Ma anche il Presi-dente Spacca, in chiusura, ha voluto dire la sua, difendendo le scelte operate dalla Giunta: “Scelte non fatte strada facendo, ma supportate da pareri giuridici fermis-simi, senza presunti mandanti politici, ed in linea con il Pear”.

betta Foschi, di FI (“la Regione ammet-te di non sapere cosa fare, ma non può dirsi esente da responsabilità”), Enzo Marangoni (FI), che ha individuato “i mandanti” delle politiche energetiche regionali nelle “lobby economiche fortis-sime che la Regione ha sposato, mentre gli uffici hanno solo eseguito”. Francesco Acquaroli (Centro destra Marche) ha esortato l’Aula a votare una risoluzio-ne unitaria, partendo dalla relazione di Massi. Giovanni Zinni (Pdl) ha puntato il dito contro “un uso distorto delle ener-gie rinnovabili e una serie di fratture tra la politica e i tecnici”. Di opposto parere Enzo Giancarli (Pd) che ha parlato di un “lavoro serio e sereno”. La relazione di Pe-razzoli è precisa e puntuale dal punto di

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“In questa epoca sempre più globalizza-ta, la crisi economica e sociale può esse-re risolta solo facendo sistema. Questo è quello che ci chiede l’Unione Europea sulla quale potremo contare se vogliamo crescere e prosperare. La nuova program-mazione 2014-2020 sarà fondamentale per i fondi che saranno messi a disposizio-ne. Per questo la Macro regione Adriatico Ionica costituisce un obiettivo priorita-rio per le Marche perché rappresenta un insieme di strategie e obiettivi che pro-prio nella rete trovano fondamento. Ai Comuni, alle Province è affidato quindi il compito di superare ogni individuali-smo e far parte di un progetto che pos-sa contribuire a rafforzare la strategia macro regionale.” Così il Presidente del Consiglio regionale, Vittoriano Solazzi, intervenendo nell’ambito del convegno: ”Il ruolo dei Comuni nei processi di co-

struzione della Macro regione Adriatico Ionica”. L’evento, organizzato dall’Aiccre e ospitato a Palazzo delle Marche, ha re-gistrato la presenza di moltissimi sindaci e amministratori. Il Presidente dell’Anci Marche, Maurizio Mangialardi, ha sot-tolineato il ruolo importante che negli anni hanno avuto i Comuni marchigiani nell’allacciare rapporti e collaborazioni con quelli dell’altra sponda dell’Adriati-co. Rapporti che devono essere ancor più incentivati nella costruzione della Macro regione dove Ancona dovrà svolgere un ruolo di protagonismo ed esserne la ca-pitale. Del Piano di azione per la Macro regione ha parlato Marina Maurizi della Regione Marche, che si è soffermata par-ticolarmente sulle possibilità di finanzia-mento, mentre l’assessore del Comune di Ancona, Ida Simonella, ha affrontato il tema del ruolo e delle funzioni delle cit-

tà nei processi di cooperazione transfon-taliera. Compito essenziale affidato agli Enti locali è anche quello di contribuire ad avvicinare sempre di più i cittadini all’Unione Europea promuovere la com-prensione della storia e della diversità cul-turale che la caratterizza, la cittadinanza europea, la sensibilizzazione verso i valori comuni di pace e benessere.“Tutti siamo chiamati a valutare le nuove opportunità senza avere paura del cam-biamento - ha detto infine Solazzi - L’o-biettivo della Macro regione Adriatico ionica è importante dal punto di vista so-ciale ed economico e richiede l’impegno degli Enti locali nel diffondere una nuova cultura della cooperazione transnaziona-le e di impiego dei fondi comunitari di-venendo il volano della strategia macro regionale.”

C.D.

Gli Enti locali e la macroregione

Un convegno promosso dall’Aiccre sottolinea il ruolo dei Comuni nella costruzione della nuova realtà Adriatico-Ionica

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Aspettando il 2015

A meno di un anno dalla fine della legislatura i Presidenti

dei gruppi consiliari rispondono alle domande di “AL” sullo stato

di salute della Regione

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Camela Binci

BucciarelliDonati

Aspettando il 2015

Conto alla rovescia per la nona legislatura. Un anno ancora, o poco meno, per affron-tare vecchi problemi e nuove emergenze, concretizzare progettualità da tempo al centro dell’attenzione, mettere in campo tutte le energie necessarie per destreggiarsi tra le pieghe di una situazione economica particolarmente pesante e di una stagione politica altrettanto complessa. La crisi di aziende storiche, i mancati trasferimenti statali, i tagli operati in diversi settori han-no creato anche nelle Marche significativi ambiti di disagio. Sul fronte più squisita-mente politico, i cambiamenti registrati a livello nazionale hanno portato ad una ridefinizione di diversi gruppi consiliari, soprattutto sui banchi del centrodestra. Nel complesso una situazione fluida in attesa di affrontare l’appuntamento elettorale della primavera 2015. Al di là di quello che sarà il responso delle urne, nel 2015 molte cose cambieranno. Così come previsto dalla riforma dello Sta-tuto regionale - resasi indispensabile alla luce delle decisioni adottate dal Governo per il contenimento della spesa pubblica - i consiglieri saranno 30 (più il Presidente della Giunta) e gli assessori si fermeranno a quota sei. Novità anche per il finanzia-mento dei gruppi e per le indennità, come stabilito dalle leggi approvate tra il 2012 e il 2013.Obiettivi raggiunti, questioni urgenti, pro-spettive del regionalismo italiano, Marche come laboratorio politico: quattro spunti di riflessione, quattro quesiti che “Al” - periodi-co del Consiglio regionale - ha sottoposto ai Presidenti dei gruppi consiliari per cercare di avere un quadro esaustivo della situazio-ne, attraverso le sue varie sfaccettature. Per quasi tutti, il problema dei problemi resta quello della sanità, seguito da quelli del lavoro, dall’ambiente (anche attraver-so le note vicende legate al biogas), dei tra-sporti. Pareri contrastanti sul futuro delle Regioni, ma anche l’unanime certezza che a loro vada ridato un ruolo più confacente alle esigenze del momento attuale. Marche come “laboratorio” della politica naziona-le? Anche in questo caso le riflessioni pren-dono strade diverse, ponendo al centro del

dibattito la necessità di procedere, comun-que, nella direzione di un indispensabile cambiamento di rotta.Hanno fatto pervenire alla redazione di “Al” le risposte richieste i Presidenti Mas-simo Binci (Sinistra Ecologia e Libertà), Raffaele Bucciarelli (Federazione della Si-nistra/Pdc-Prc), Valeriano Camela (Unio-ne di Centro), Giancarlo D’Anna (Gruppo Misto), Sandro Donati (Per l’Italia), Pao-lo Eusebi (Italia dei Valori), Erminio Ma-rinelli (Per le Marche), Francesco Massi (Pdl - Nuovo Centro Destra), Giulio Natali (Centro Destra Marche), Moreno Pieroni (Alleanza riformista - Psi - Mre - Dcm), Mirco Ricci (Partito Democratico), Umberto Trenta (Forza Italia - Il Popo-lo della Libertà), Roberto Zaffini (Lega Nord). I consiglieri Cardogna (Verdi) e Latini (Liste civiche per l’Italia) hanno scelto di non rispondere.

L’anno appena iniziato è l’ulti-mo della legislatura che si chiu-derà nei primi mesi del 2015.

Quali sono secondo lei i risultati più significativi ottenuti dal governo regionale e quali gli obiettivi mancati?

BINCI - Positivo l’impegno per reperi-re risorse per la cassa integrazione anche in deroga, per sostenere i lavoratori della tante aziende in crisi, chiuse o delocaliz-zate. Negativo, invece, il mancato inter-vento per chi il lavoro lo ha perso o non riesce a trovarlo non potendo fruire di ammortizzatori sociali. Migliaia di per-sone e famiglie senza reddito, alle quali non si è riusciti a garantire nemmeno i di-ritti fondamentali, con aiuti ai pagamenti di bollette dell’acqua o di energia elettri-ca per evitare distacchi dell’utenza per morosità. Solo nella Provincia di Ancona nel 2013, oltre 3.000 famiglie hanno avu-to il distacco dell’acqua; per non parla-re degli sfratti ai tanti che non riescono a pagare gli affitti. Le politiche europee, nazionali e regionali non hanno preso atto dell’arrivo di questo uragano sociale

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25D’Anna

Eusebi

Massi

Marinelli

ed economico, lasciando soli i cittadini e le famiglie senza reddito sufficiente a su-perare la soglia di povertà.BUCCIARELLI - Credo di poter af-fermare che questo governo regionale e la maggioranza che lo sostiene abbiano mancato in larghissima parte gli obiettivi che si erano prefissati. È vero che la cri-si morde terribilmente anche le Marche, ma, ad esempio, penso che questa Giunta abbia realizzato una riforma sanitaria che vede tutta la regione, a partire dai sinda-ci, fortemente contraria. Ha sottoposto l’uso del territorio agli interessi, legitti-mi fra l’altro, di pochi speculatori-inve-stitori, anziché a quelli degli agricoltori, favorendo così la costruzione di centrali biogas e a biomasse con relativo interven-to del Governo per l’incostituzionalità di una legge e della Magistratura per le procedure adottate. Si è limitata quasi in tutti i casi a svolgere il ruolo di notai o rispetto a decisioni prese altrove. Il giu-dizio politico, quindi, su questo governo regionale, non può che essere fortemente negativo. Un risultato positivo, invece, grazie anche alle condizioni generali e nuove che la Ue sta vivendo, e al lavoro che anche gli Stati ed altre Regioni hanno svolto, è il riconoscimento della Macrore-gione Adriatico-Ionica. Essa però rischia di essere interpretata quasi esclusivamen-te, e, secondo me, in modo un po’ miope, come strumento finalizzato solo a ottene-re finanziamenti comunitari per opere da realizzare e non anche come opportutu-nità per “costruire” una nuova coscienza di appartenenza geografica, la cui storia e cultura legano diversi paesi e popoli da tempi remoti. Rischiando così di trasfor-mare la possibilità di disegnare un nuovo tipo di sviluppo in un’area fondamentale come il bacino del Mediterraneo, in un progetto, oserei dire, asmatico tutto basa-to su opere pubbliche e strutture che da sole non hanno mai portato benessere.CAMELA - Il governo regionale dall’i-nizio della legislatura, in attuazione di un programma concreto e rispondente alle esigenze dei marchigiani, ha avviato e at-tuato iniziative efficaci volte a rafforzare

la coesione sociale. Molte le azioni rivol-te alla famiglia, agli anziani, ai disabili che hanno visto mantenere, nei bilanci regionali che si sono susseguiti, i fondi destinati alle politiche sociali, considera-te tra gli obiettivi prioritari della Giunta regionale. Forte impulso è stato dato al sostegno dei lavoratori, che in questo momento molto difficile hanno perso la loro attività. Un passo efficace è stato fatto a suppor-to delle imprese attraverso la riduzione dell’Irap e grande impegno è stato rivol-to all’internazionalizzazione considerata strategicamente importante per le azien-de marchigiane.Di sicuro risultato è stato il patto di sta-bilità verticale, che ha consentito agli enti locali di poter avere nuove risorse per li-quidare i servizi alle imprese.Positiva la strategia messa in campo nel settore del turismo, considerato secondo motore di sviluppo regionale, i cui risul-tati hanno portato notevoli benefici non solo agli addetti, ma anche a tutto l’in-

dotto a essi collegato. Anche la scelta del nuovo testimonial delle Marche, Neri Marcorè, che segue la campagna pubbli-citaria di Hoffman, è stata concepita alla luce di una politica attenta alle risorse e alle grandi potenzialità del popolo mar-chigiano.D’ANNA - I risultati più “significativi” sono quelli di aver smembrato la sanità regionale riuscendo a scontentare non solo i cittadini, i medici, le associazioni, i sindacati ma perfino i Sindaci di centro-sinistra.Gli obiettivi mancati, quelli di non esser stati creduti quando si afferma-va che quella delle Marche era una delle offerte sanitarie migliori in Italia.DONATI - Sicuramente prima di par-lare dei risultati occorre fare una preci-sazione doverosa: la vita economica e politica degli ultimi anni è stata caratte-rizzata da molteplici fattori, uno su tut-ti la riduzione della spesa pubblica. La “spending review” all’italiana, voluta dal governo tecnico guidato da Mario Mon-ti, ha portato tagli lineari, mettendo a

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Natali Pieroni

Trenta Zaffini

Ricci

rischio i servizi ai cittadini, soprattutto nei settori della sanità, dei servizi sociali e del trasporto pubblico. A mio avviso, pur nella consapevolezza del momento difficilissimo che sta attraversando il Pa-ese, si rende necessaria una verifica seria e puntuale in relazione alla riduzione e all’azzeramento degli sprechi, ma senza intaccare gli stessi servizi. Il sociale deve rimanere centrale ed essere supportato in tutte le forme possibili. Fatta questa doverosa precisazione, ritengo che mol-to sia stato fatto per quanto riguarda l’internazionalizzazione, con il sostegno allo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese e gli interventi per accrescerne la competitività sui diversi mercati, anche attraverso nuove forme di aggregazione e la creazione di reti per il superamento del limite dimensionale. Un altro argomento di rilievo, e qui voglio parlare da ex asses-sore all’ambiente, è che abbiamo saputo integrare i nostri strumenti per il governo del territorio e per il sostegno all’innova-zione nei settori produttivi, con specifi-che disposizioni a favore dell’efficienza energetica e dell’uso delle fonti rinnova-bili. Spero che in futuro si prosegua con tenacia lungo questa strada, anche perché le Marche sono ancora una delle ultime regioni italiane per produzione di ener-gia elettrica.EUSEBI - Credo che l’obiettivo prima-rio raggiunto sia sotto gli occhi di tutti: in una situazione economica nazionale disastrosa, le Marche “boccheggiano”, ma resistono e stanno imparando a nuotare. Nuovi mercati si sono aperti, altri sono in via di attivazione. Per “fortuna” c’è ancora chi - il Presidente Spacca, l’Amba-sciatore Pigliapoco ed altri con la Macro Regione Adriatico-Ionica; lo stesso Spac-ca e il Presidente del Consiglio Solazzi con le iniziative “Marche 2020” - pensa al futuro e non solo a gestire le faccende di casa propria. Grazie anche ad un piano turistico che non si limita ad “ospitare” ma che ospitando fa conoscere la qualità dei prodotti marchigiani e l’operosità dei marchigiani stessi. Merito di un Presiden-te e di uno staff dell’ufficio turismo inna-

moratissimo della nostra terra e, come ho potuto costatare personalmente, quando in missione all’estero non va a fare il turi-sta ma “lavora per portare a casa” con un impegno profondo. Sono convintissimo che Spacca sia un ottimo tiratore ed ab-bia fatto molti centri, come quello poco conosciuto del riuscire ad evitare il pa-gamento dell’addizionale Irpef alla mag-gioranza dei marchigiani. Come sono convinto che sia riuscito a sfiorare anche il difficilissimo bersaglio della politica sui giovani. Grazie anche alla nuova legge, infatti, si è passati a considerare i giova-ni come una risorsa e non come un pro-blema. Quindi, si è passati da un tipo di intervento concettualmente assistenziale a quello di “partner di progetto”. È ovvio che c’è molta strada ancora da fare, anche perché, come ben sappiamo, i giovani si muovono molto velocemente e spesso la politica è lenta. MARINELLI - Il governo regionale non ha saputo dare risposte adeguate ai bisogni dei cittadini soprattutto sul ver-

sante della sanità, ma anche su politiche energetiche, difesa del territorio e della costa. Per non parlare di lavoro e imprese.Per citare qualcosa di buono, sicura-mente al primo posto c’è la capacità di comunicare che non manca nella storia di questa legislatura. Basta guardare alla riforma sanitaria che viene propagandata come un esempio in Italia, ma che nella realtà non ha fatto altro che diminuire i servizi e aumentare i premi dei dirigenti.

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È vero, le Marche sono riuscite a contene-re i costi della sanità, ma hanno massacra-to il sistema sanitario: basta pensare alle liste d’attesa, alla situazione delle am-bulanze che fanno da banca alla Regio-ne e sopravvivono grazie alla solidarietà dei cittadini; alla mobilità passiva verso altre Regioni; al fallimento del Cup; al congestionamento dei pronto soccorso; ai macchinari sempre più desueti; alla sofferenza del personale sanitario che regge la sanità con i propri sacrifici, men-tre gli amministrativi incassano i premi. Devo continuare? Tuttavia, secondo me, il principale obiettivo mancato è quello del coinvolgimento, del confronto, della concertazione con le parti sociali e con i cittadini. L’emblema di questa chiusura, di un arroccamento nei palazzi del potere, è l’affare biogas. Per fortuna il Tar sta evi-tando di massacrare nuovamente il territo-rio già provato dalla legge sul fotovoltaico che ha già massacrato il paesaggio. Pur-troppo però il pasticcio del biogas espone la Regione a risarcimenti milionari.

MASSI - Nessuno si sorprenderà se il giudizio che esprimo su questa le-gislatura e fino ad oggi è, purtroppo, negativo.Riconosco a Spacca il risultato presti-gioso della istituzione della Regione Macro-Adriatica ed il rafforzamento della Agenzia per la Terza Età, che en-trambe avranno sede ad Ancona.Tuttavia, per il resto, il nostro giudi-zio è fortemente critico per ciò che riguarda la riforma della sanità, la grave confusione che si è determina-ta sul piano energetico e con le fonti rinnovabili e infine sulla poco efficace azione a sostegno della occupazione e del lavoro.NATALI - Non comprendo proprio quali possano essere i risultati signi-ficativi che possa vantare la Giunta regionale delle Marche, a livello del lavoro soprattutto, per non dire nien-te sull’energia e sulla sanità.Cominciando dalla problematica sul-la questione energetica, è sotto gli oc-

chi tutti quanto è avvenuto sulla vicenda biogas, in cui, contro la volontà dei terri-tori, non solo dei comitati sorti sponta-neamente tra i cittadini, ma delle stesse amministrazioni comunali molte volte addirittura dello stesso colore politico di centrosinistra, la Giunta si é messa in una incredibile situazione, preoccupante non solo politicamente ma, viste le indagini in corso su dirigenti e funzionari, anche di dubbia legittimità.Sulla sanità, poi, basta ed avanza l’esame dei risultati matematici che riguardano il rapporto tra la mobilità attiva - i cittadini che da fuori Regione vengono a curarsi nelle Marche - e la mobilità passiva - i cittadini marchigiani che vanno a curarsi fuori regione - e da cui emerge un dato passivo di oltre 35 milioni di euro: ciò significa che i cittadini delle Marche in tema di sanità preferiscono andare a cu-rarsi fuori regione e questo dato da solo attesta che la gestione della sanità mar-chigiana è fortemente deficitaria.PIERONI - Bene sul fronte dell’econo-

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mia i rapporti economici allacciati con realtà emergenti e mercati interessanti come quelli degli Emirati Arabi, del-la Cima e della Russia, come del resto è positivo il mio giudizio sui servizi sociali garantiti sino ad oggi sul territorio grazie ai finanziamenti regionali. Meno bene invece sul fronte del riordino della sanità regionale, percorso che seppur per certi versi doveroso, per altri è stato attuato depauperando alcuni territori di impor-tanti servizi sanitari, senza prevedere adeguate soluzioni alternative. Infine, male sul fronte delle energie rinnovabili legate al rispetto dell’ambiente, come il fotovoltaico a terra e poi gli impianti a biogas, dove non si è voluto ascoltare le comunità locali ed ora ci si è infilati in un vicolo cieco legislativo dal quel sarà diffi-cile uscire indenni.RICCI - Credo che uno dei risultati più significativi sia stato il mantenimento della coesione sociale. A tal proposito ba-sti ricordare le politiche per la protezione del lavoro, a partire dalle piccole imprese, con benefici anche per le famiglie di lavo-ratori disoccupati. Non possiamo dimen-ticare le politiche sociali che, nonostante

una riduzione severa e progressiva di tra-sferimenti statali, riescono ad assicurare ancora il mantenimento di livelli alti di assistenza, sia pure in una situazione che necessita di ulteriori interventi.Importante anche l’aiuto offerto alle isti-tuzioni locali attraverso il Patto di Sta-bilità verticale con cui la Regione in tre anni ha trasferito 250 milioni del bilan-cio regionale a Comuni e Province per sopperire alle minori entrate statali.La riforma sanitaria, nonostante le criti-che e le oggettive difficoltà che perman-gono, ci permette di essere annoverati tra le Regioni più virtuose d’Italia in campo sanitario. E proprio la sanità è al cen-tro del nostro ultimo bilancio regionale insieme a lavoro, sicurezza sociale e tra-sporto pubblico locale.Pensiamo, poi, all’internazionalizzazio-ne: gli investitori esteri si stanno accor-gendo delle Marche, ne sono attratti e ci hanno consentito di dare soluzioni posi-tive a situazioni aziendali in crisi.Naturalmente, alcune questioni poteva-no essere affrontate con interventi più sostanziosi, come il problema della terza età, da sempre centro dell’azione politica

regionale, ma oggi penalizzato dalla gra-ve crisi che incombe sul Paese.TRENTA - La questione richiede una risposta elaborata da suddividere trattan-do dettagliatamente l’ambito sanitario, il legislativo e l’ambientale.Per l’ambito sanitario partiamo dai tagli irrazionali. La Giunta guidata dal Presi-dente Spacca sarà ricordata per il massa-cro della sanità pubblica regionale con i tagli irrazionali fatti ai costi della sanità, quelli ai servizi, agli ospedali più impor-tanti della regione e ai reparti eccellenti. Il tutto senza dimenticare che, dal punto di vista sanitario, s’è abbandonato anche l’entroterra e questo tagliando drastica-mente sia i punti di pronto soccorso, che i macchinari utili come le tac, gli eco-cardiografi e altri strumenti diagnostici molto importanti. Un esempio lampante della pessima condotta messa in atto sul-la sanità pubblica, sta nel fatto che per un paziente marchigiano una siringa co-sta ben 1.100 volte di più di quella di un cittadino del Lazio e, in merito a questo vero e proprio spreco, non abbiamo avuto alcuna risposta dall’assessore alla sanità. Passiamo all’azzeramento delle liste di at-

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tesa. Per arrivare a questo azzeramento ed evitare che i pazienti debbano rivolgersi alle strutture private convenzionate e pa-gare oltre 250 euro a prestazione, è neces-sario pubblicare i redditi e i compensi del personale sanitario che lavora nelle stesse strutture sanitarie private. Per avere que-ste risposte presenterò una proposta di legge per creare una sanità H24. Proprio partendo dall’azzeramento delle liste di attesa che poniamo a Spacca, seppur con-sapevoli che non vi risponderà, il quesito fondamentale: la Regione Marche vuole perseguire una sanità pubblica o privata?Sul fronte dell’ambito legislativo, questa legislatura è stata connotata da un alto numero di leggi non discusse e giacenti nelle varie Commissioni competenti o leggi raffazzonate con assenza di veri e propri testi unici semplificativi.Per quanto riguarda l’ambito ambienta-le, il governo Spacca ha fallito anche nel governo del territorio, basti pensare alle alluvioni e alle frane avvenute in varie zone delle Marche e alla cementificazio-ne spinta delle nostre aree paesaggistiche. Un esempio lampante è la vicenda degli impianti a biogas, dove la maggioranza

regionale ha dimostrato tutta la sua ar-roganza e incompetenza in materia, visto e considerato che parliamo di una legge bocciata dalla Corte Costituzionale e con molti impianti già in funzione, ma con autorizzazioni bocciate dai Tribunali amministrativi competenti.ZAFFINI - I risultati più significativi raggiunti dalla Regione Marche si riassu-mono, soprattutto, con i tagli apportati ai costi della politica in conseguenza alla spending review, con la riduzione dei consiglieri regionali, delle spese dei grup-pi e del funzionamento complessivo. La tenuta della spesa per il sociale e per i trasporti, malgrado gli azzeramenti o la drastica riduzione dei trasferimenti dal-lo Stato, dimostra una grande attenzio-ne in questi durissimi anni di crisi. Gli obiettivi mancati sono purtroppo tanti. La gestione della green economy - foto-voltaico, biomasse e biogas - che doveva essere il fiore all’occhiello della legislatu-ra, si è trasformata in una vera macchia nera, con tecnici indagati, ricorsi al Tar, cittadini e sindaci in rivolta, incostitu-zionalità della legge Un caos che ora sarà difficile da dirimere.

La riforma della sanità, con la sua mal-sana impostazione, ha scardinato il si-stema a rete, che garantiva l’accessibilità all’intero territorio, sopratutto quello dell’entroterra avrà come conseguenza l’aumento delle liste di attesa e della mo-bilità passiva. Ricordiamo la mancata trasparenza, come evidenziato anche dalla relazione al rendiconto 2013 della Corte dei Con-ti, nella sanità e nelle società Aerdorica, Svim e Irma. La difesa della costa dall’e-rosione marina e i mancati dragaggi dei porti più importanti, tranne quello di Ancona, sono un’altro motivo di aspra critica verso chi aspira a diventare la capi-tale della Macro Regione dei mari Adria-tico-Ionio.

Quali le questioni più urgenti ed importanti sulle quali la Re-gione dovrebbe impegnarsi in questo ultimo scorcio di legisla-tura?

BINCI - La Regione deve impegnarsi nella riforma della sanità propaganda-

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ta dal 2005 e ancora senza risultati. Ci sono liste di attesa di oltre sei mesi per diagnostica, visite specialistiche e inter-venti, riducibili a uno/due mesi solo a pagamento, costringendo i marchigiani a basso reddito a rimandare o addirittura a rinunciare alle proprie cure. Altra urgen-za è la programmazione degli interventi di manutenzione del territorio per pre-venire il dissesto idrogeologico, le frane, le alluvioni e l’erosione costiera, evitando così di sprecare le risorse solo per inter-venire sulle emergenze. Infine è impor-tante impegnare tutte le forze nel nuovo periodo di programmazione europeo 2014/2020, che devono essere ben indi-rizzate per portare importanti risorse per l’economia della nostra Regione.BUCCIARELLI - In questo ultimo scorcio di legislatura la Regione dovreb-be dotarsi, e sembra aver imboccato la via giusta, di una legge che veramente sia il vademecum per il governo del ter-ritorio e non una ennesima legge urba-nistica. L’ambiente, il paesaggio, i nostri borghi devono essere considerati beni comuni e come tali tutelati e valorizza-ti. Essi possono essere i portatori di un nuovo sviluppo regionale. Su questo ci confronteremo nei prossimi mesi. Altro tema importantissimo è quello del Piano di sviluppo rurale che, oltre a favorire la presenza del presidio umano sul territo-rio, la manutenzione svolta dagli agricol-tori, dovrà promuovere la conoscenza dei nostri prodotti da parte dei marchigiani. Un’alimentazione sana è il miglior mez-zo di prevenzione sanitaria che si può re-alizzare e riconoscere la qualità dei nostri prodotti, partendo dal settore biologico, è un dovere che la Regione ha nei con-fronti dei nostri agricoltori.CAMELA - L’Udc delle Marche si ritie-ne soddisfatta dell’azione di Governo re-gionale, che ha saputo mantenere il patto fatto con gli elettori e auspica che da qui alla fine della legislatura siano terminati i processi volti a completare il percorso intrapreso. A questo proposito sarà ne-cessaria un’ulteriore azione regionale per concretizzare, dal punto di vista finan-

ziario, il Protocollo d’intesa Val Tronto-Val Vibrata, che è stato sottoscritto nel marzo del 2008 tra la Regione Marche e il Ministero per lo Sviluppo Economico. Azione questa, ritenuta necessaria per la rivitalizzazione delle attività produttive della parte sud della regione ancor più colpite dalla crisi economica.Altro aspetto su cui concentrare l’im-pegno futuro è quello di portare a con-clusione, in tempi brevi, i lavori della Quadrilatero considerati strategici per lo sviluppo della regione.Per quanto riguarda la sanità servirà concretare la realizzazione dell’Azienda ospedaliera Marche Sud, prevista dal Pia-no Socio sanitario 2012-2014, comple-tando l’azione di riforma sin qui portata avanti con grande impegno dal Governo regionale, al fine di avere quell’effettivo riequilibrio dei servizi socio sanitari tra nord e sud delle Marche. Un ulteriore impegno dovrà essere rivol-to a rimodulare gli interventi in materia di Irap. Come detto sopra, la Regione ha fatto molto in quest’ambito, ma servono altri interventi per favorire la nascita di nuove imprese.Auspicabile è, inoltre, un’azione volta a favorire la nascita d’imprese agricole da parte di giovani e disoccupati, anche mediante il prestito d’onore regionale, sulla scia del successo registrato da que-sto strumento in tutte le Marche nello sviluppo delle nuove attività imprendito-riali. L’agricoltura rappresenta un settore fondamentale dell’economia regionale, ben presente nelle strategie del Psr e di tutte le politiche comunitarie, e per que-sto merita una particolare attenzione e considerazione.D’ANNA La Sanità. Il diritto alla salu-te non è garantito nei modi, nei tempi, nei luoghi. L’Ambiente. Non solo non si è fatto niente di significativo per ridurre polveri sottili, presenza di amianto in edi-fici pubblici ma si è leggiferato in modo assurdo sulla questione biogas dopo aver devastato il paesaggio col fotovoltaico a terra. Il lavoro.DONATI - Sociale sempre al primo

posto, ma la sfida che dovrebbe racco-gliere oggi il Governo regionale è anche quella di affrontare seriamente il tema del lavoro, soprattutto quello giovani-le. La Regione ha il compito di sostene-re l’imprenditorialità, di incoraggiare le intelligenze migliori. Ma, a monte di tutto questo, dobbiamo anche capire che è arrivato il momento di far cadere gli snobismi, di dare maggiore spazio alle esperienze nel mondo reale, che a volte possono produrre maggiori benefici ri-spetto alla rigida e costosa laurea, a cui ancora si attribuisce erroneamente un grande significato. Vanno rivisti e rifor-mulati i percorsi scolastici, va aiutato chi abbandona la scuola e vuole entrare nel mondo del lavoro. Le aziende, invece di lamentare l’impreparazione dei nuovi as-sunti, dovrebbero entrare in contatto con i giovani, fornendo formazione e tirocini adeguati, ponendo le basi per l’emergere di nuovi talenti. Insomma, infondere si-curezza e motivazione diventa determi-nante per il futuro.EUSEBI - In questa legislatura di carne sul fuoco ne abbiamo messa parecchia e credo che dobbiamo concentrarci sul-la cottura di questa prima di metterne altra e rischiare di bruciare tutto. Penso al “Piano Sanitario” frutto di un attento studio in commissione ed in aula e pur-troppo ancora lontano dall’essere rece-pito dalle strutture burocratiche e dal territorio. Così come c’è da considerare l’innovativa legge sullo sport, che anche quest’anno non si è potuta finanziare adeguatamente, ma che mira alla salute dei giovani e non solo. Sarebbe opportu-no, in un bilancio dove la spesa sanitaria è la prima voce, far entrare in testa che un euro speso in prevenzione sono due risparmiati in cure. La carenza più grave e dannosa riguarda la razionalizzazione della “macchina” regionale: troppa gente guadagna troppi soldi! Sarebbe bene che tutte le caste, e non solo quella politi-ca, smettessero di operare in linea con il vecchio e pericoloso vizio italico del: ”in tempi difficili dobbiamo fare tutti sacrifi-ci... meno io!”

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31MARINELLI - I temi più urgenti si ricollegano alle problematiche che ho evidenziato nella risposta preceden-te. È chiaro che a fine legislatura non si può mettere mano alle grandi riforme. È opportuno almeno rimediare al peg-gio, concentrando l’impegno su quelle questioni. Bisogna anche ricostruire un rapporto con i sindaci, interrompere la schizofrenia nella governance della sa-nità, che sposta da un vertice all’altro delle strutture sempre gli stessi uomini, in un vortice di lotte di potere. Inoltre, cogliere tutte le opportunità e possibilità che l’Europa offre soprattutto in termini di sostegno alle PMI e all’occupazione e rimediare alla fragilità del territorio e delle infrastrutture. Ad ogni mareggiata interi ripascimenti vengono inghiottiti e con essi le ingenti risorse finanziarie spe-se. Basta un po’ di maltempo per mettere in luce la precarietà del nostro ambiente. Serve una seria prevenzione. Da anni in-vochiamo una seria programmazione per quanto riguarda la difesa del suolo e della costa. L’esecutivo si rimbocchi le mani-che! Inoltre, è necessario porre rimedio alla mancanza di una visione strategica sull’aeroporto, emblema della arretratez-za infrastrutturale della nostra regione. Aerdorica ha un debito di 37 milioni di euro e avrà bisogno di 10 milioni di rica-pitalizzazioni in 5 anni. L’aeroporto è la vera occasione mancata del quinquennio per l’economia e il turismo delle Marche.Vogliamo infine parlare del Piano ener-getico regionale inadeguato al vero fab-bisogno delle imprese? La finta green economy fatta in questi anni non serve alle imprese. Gli obiettivi del burden sharing sono lontanissimi. L’energia per produrre costa sempre più e ciò si aggiun-ge alle difficoltà del momento. Dobbia-mo abbassare i costi di produzione delle imprese, aiutarle ad internazionalizzare e porre rimedio alla stretta del credito cau-sata del collasso del sistema bancario re-gionale. Le Marche, una delle locomotive d’Italia, cresceranno nel 2014 meno della media del Paese. Questo secondo Union-camere. Temo che un anno di legislatura

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non basterà per tutto quello che ci sareb-be da fare, anche per quanto riguarda il sostegno alle famiglie e alla disoccupa-zione giovanile. Invece, la maggioranza è impegnata a organizzarsi per le elezio-ni 2015, tutti devono capire quale sarà il proprio riposizionamento. E il primo pensiero di Spacca è solo come fare il ter-zo mandato.MASSI Proprio per quanto detto sopra occorre una chiara definizione della strut-turazione dei nostri ospedali e dei servizi sanitari sul territorio, anche rimediando alla insopportabile inefficienza del CUP ed alla scandalosa situazione delle liste di attesa. È necessario rivedere urgentemen-te il Piano energetico regionale e ridare impulso, con una nuova organizzazione, alla funzione dei centri dell’impiego e per la formazione professionale. Riteniamo poi che le politiche di spesa della Giunta Regionale, in vari settori, si disperdano ancora oggi in mille rivoli improduttivi, condizionate da logiche di spinte territo-riali e di appartenenza politica. NATALI - È ovvio che in primis torna fuori il problema sanitario, che deve tor-nare a vedere privilegiare la sanità pub-

blica, a favore della quale devono essere dedicati gli investimenti, con la sanità privata che dovrebbe servire soltanto a collaborare con il pubblico laddove quest’ultimo non riesce ad arrivare.       Per contro, e ciò viene fuori sempre dai dati matematici, si comprende con asso-luta facilità come tante risorse di mobili-tà attiva vengano attratte da determinati servizi delle strutture private convenzio-nate che vi ricavano notevoli guadagni. Basterebbe che le strutture pubbliche rafforzassero quegli stessi servizi per in-tercettare direttamente quelle risorse e per essere in condizione poi di reinvestir-le direttamente, evitando tagli di servizi e di prestazioni che stanno accasciando tutti i territori.PIERONI - Lavoro, occupazione e ri-lancio del rapporto con l’imprenditoria locale, finanziando le leggi regionali esi-stenti per il sostegno alle piccole e medie imprese.RICCI - Sicuramente uno degli obiet-tivi che dobbiamo porci in questo ul-timo scorcio di legislatura è quello di affrontare con decisione la questione dell’urbanistica. Diventa determinante

riqualificare le nostre città attraverso un recupero dell’esistente, la limitazione e regolamentazione dell’uso del territorio il cui assetto va ripensato con particolare attenzione alla difesa della costa, che è di-ventata una delle emergenze più rilevanti.TRENTA - Tenuto conto quanto i tem-pi della legislatura siano orami ristetti, vorremmo ricordare al Presidente Spac-ca gli oltre 100 mila marchigiani che hanno oltrepassato la soglia della pover-tà. Senza entrare nel dettaglio, la mag-gioranza sceglie di stanziare parecchie risorse economiche solo su alcuni am-biti sociali. Chiediamo che la Giunta, in questo ultimo anno, in un sussulto d’orgoglio, s’impegni sul sociale e sul la-voro, garantendo servizi sociali concreti ed efficienti. I marchigiani sono stanchi di proclami e di progetti che non han-no seguito. I disoccupati e i lavoratori in mobilità rischiano di tornare a pagare il ticket sanitario, perciò chiediamo un in-tervento concreto affinché essi ne siano esonerati totalmente. La Giunta Spacca dovrebbe diminuire le liste di attesa per le prestazioni sanitarie, tagliando al con-tempo gli stipendi d’oro dei manager

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33della sanità e di certi dirigenti regionali. Un ulteriore intervento urgente, sarebbe quello inerente la riduzione dell’Irap e di tutte le tasse regionali.ZAFFINI - Si parla di un miliardo di fondi europei per la Regione nei prossimi cinque anni: sarebbe finalmente oppor-tuno impiegarli per risolvere in maniera concreta e definitiva i già citati problemi idrogeologici, di dragaggio e di messa in sicurezza antisismica di scuole e monu-menti, creando lavoro vero e non come fatto fino ad ora utilizzati per progetti aleatori utili solo a certe clientele. Altre questioni urgenti sono il completamento della Fano-Grosseto e il ripristino della tratta ferroviaria Fano-Urbino, dato che la provincia di Pesaro è l’unica a non ave-re una ferrovia verso l’entroterra e che per entroterra si parla di Urbino capitale mon-diale del Rinascimento!Cercare in tutti modi di fermare la deloca-lizzazione delle nostre imprese, sopratutto se queste hanno ottenuto vantaggi o con-tributi regionali. La burocrazia regionale è ancora un peso inconcepibile ed un osta-colo all’innovazione di leggi e normative, che la politica vorrebbe apportare ma non sempre riesce proprio per la forma mentis conservatrice di chi è entrato in quegli uf-fici più di venti anni fa e non capisce che il mondo è cambiato! È ora di dare un taglio vero alla casta della burocrazia che spesso è molto peggio della politica.

Si parla di revisione del numero delle Regioni, di ridefinizione delle competenze, alcuni invi-tano addirittura ad abolirle. A che punto è il regionalismo italiano? A oltre quaranta anni dalla loro istituzione le Regioni italiane hanno un futuro?

BINCI - Le Regioni avranno un futuro solo se saranno una istituzione vicina ai cittadini e al territorio e se riusciranno a programmare e gestire bene le competen-ze assegnate, con prospettive di medio e lungo periodo senza sprechi.

BUCCIARELLI - A livello nazionale è in atto una campagna incontestata e a volte favorita dai populismi dilaganti, per cui le Assemblee elettive, ove vengono rappresentate tutte le esigenze dei citta-dini, sono strumenti da limitare quando non da eliminare. Lo dimostrano anche i “messaggi culturali” che continuamente arrivano sia dal “bullo di Firenze”, che dal “condannato famoso”, che si propongono ambedue come i salvatori della patria e che sembrano considerare il Parlamento e, quindi, la democrazia, luoghi da di-rigere. Dopo le Province l’attacco è alle Regioni che, comunque, spesso hanno aiutato questo disegno, con un modo di operare che sempre più le ha viste allon-tanarsi dai cittadini, trasformandosi da istituzioni di programmazione a centri di amministrazione, diventando dei pachi-dermi straripanti di burocrazia. Credo necessario il recupero politico del ruolo delle Regioni previsto dalla Costituzio-ne e ciò non si ottiene per legge, ma con l’operare quotidiano. Certo, dall’entrata in vigore della Costituzione è cambiato il mondo e ci sono cose da aggiornare, ma credo di poter affermare che ancora sono di più quelle che non sono state attuate. Impoverire la democrazia e la rappresentan-za popolare è sempre opera da deprecare.CAMELA - Sicuramente è necessaria una revisione del Titolo V della Costitu-zione, dopo quella varata frettolosamente nel 2001. Una riforma che ha dimostrato in più occasioni la necessità di essere ri-vista e corretta, soprattutto per quanto riguarda la cooperazione e il coordina-mento tra i diversi livelli di governo. Inoltre tutta la legislazione riguardante gli ordinamenti delle autonomie locali avrebbe necessità di un ripensamento.La questione di una riforma non è più questione di opportunità, ma di neces-sità. In questo esame sarebbe auspicabile anche la valutazione di un accorpamento delle Regioni in ambiti territoriali più vasti, riducendo quindi il loro attuale numero e aumentando invece la capacità di amministrare ambiti adesso divisi da confini, ma uniti negli obiettivi da rag-

giungere come le infrastrutture o la sani-tà. In ogni caso sarebbe auspicabile una maggiore autonomia delle Regioni.D’ANNA - Le Regioni hanno un ruolo solo nel momento in cui riescono a dare risposte serie e concrete.In caso contrario faranno la fine delle Province.DONATI - Lo scandalo della Regione Lazio in primis e a seguire tutte le altre, ha portato molti a desiderare che le stesse Regioni venissero abolite, così come pro-posto per le Province. E come dargli tor-to! Occorrerebbe, però, mettere da parte la collera e prendere in considerazione la loro reale importanza. In un decennio le Regioni italiane hanno speso 89 miliar-di di euro in più, a fronte di una cresci-ta della spesa del 74,6%, considerando l’aumento dell’inflazione del 23,9%. Ben 49,1 miliardi sono andati alla sanità. Pur riconoscendo sprechi e inefficienze, che andrebbero il più possibile monitorati ed eliminati, nell’ultimo decennio l’aumen-to della spesa delle Regioni è imputabi-le al nuovo ruolo istituzionale conferito loro e all’assunzione delle nuove compe-tenze. In primis, appunto, la gestione e l’organizzazione della sanità, ma anche dell’industria e del trasporto pubblico locale. Per quanto riguarda la prima, van-no considerati gli aumenti dei costi dovu-ti all’invecchiamento della popolazione e alle misure straordinarie per sostenere gli stranieri giunti nel nostro Paese. Vi sono, poi, materie nelle quali le Regioni han-no oggi una potestà esclusiva, mentre in precedenza dovevano sottostare ai limiti normativi dello Stato, come artigianato, agricoltura, commercio, formazione pro-fessionale, turismo, ambiente. Per con-cludere: la situazione va letta partendo da queste considerazioni, si può pensare a degli accorpamenti, ma non alla defini-tiva abolizione delle Regioni!EUSEBI - La risposta, ancora una volta, viene da uno di quegli uomini che vede-vano la politica come missione a servizio della collettività e, soprattutto, degli ul-timi.Uno di quei politici che la difesa di prin-cipi non negoziabili, la lotta contro fa-

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La geografia del Consiglio

L’Ufficio di Presidenza

Rosalba OrtenziVicepresidente

Giacomo BugaroVicepresidente

Franca RomagnoliConsigliere segretario

Moreno PieroniConsigliere segretario

Vittoriano SolazziPresidente

Assemblea legislativa delle MarchePiazza Cavour 23, 60121 Ancona

Centralino 07122981Pec: [email protected]

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35La geografia del Consiglio

I consiglieri

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scismi e comunismi, l’hanno pagate a caro prezzo! “Ad uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nu-clei e gli organismi naturali - la famiglia, le classi, i Comuni - che rispetti la perso-nalità individuale e le iniziative private.Vogliamo la riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la sempli-ficazione della legislazione, invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi, l’autonomia comunale, la riforma degli enti provinciali, e il più largo decentra-mento delle unità regionali” (Luigi Stur-zo, 1949). Purtroppo la brutta aria che tira, con cavalieri grigi che stanno tentan-do di calcificare un sistema di caste diffu-se, vedi il neo porcellum e la proposta per il Senato, dove pochi “spadroneggiano” perpetuando una visione padronale della cosa pubblica, rende l’idea nobile del re-gionalismo un fastidio.

Purtroppo le Regioni, prigioniere di un sistema partitico sempre più autorefe-renziale, a volte corrotto e paramafioso, non hanno realizzato il disegno di Don Sturzo; perfino una persona di grande lungimiranza come il Presidente Spacca non riesce, credo e spero suo malgrado, ad operare appieno nel solco del prete di Caltagirone.Non credo, però, che il futuro, se lo vo-gliamo buono, possa arrendersi alla re-staurazione neocentralista di questa classe politica nazionale che pensa solo al suo potere, alla protezione dei privilegi delle caste sue sodali e al suo perpetuarsi.MARINELLI - Beh, se decidiamo di abolire le Province, un ente intermedio è necessario e in quest’ottica la Regione deve potenziare le sue competenze. Non si può chiudere tutto... Verrebbe meno il principio di sussidiarietà. Bisogna in-vece spendere meno e meglio. L’attuale Assemblea legislativa sarà ricordata per la diminuzione del numero di consiglie-ri regionali e per l’abolizione dei vitalizi.

È questa la direzione verso cui dovrebbe andare tutta la politica del Paese.Sarebbe opportuno mettere mano a una revisione del Titolo V della Costitu-zione. Una semplificazione, basata sul principio di sussidiarietà, che eviti nuo-vi conflitti di competenze come i tanti ai quali abbiamo assistito dal 2001, anno della riforma sul federalismo, a oggi.MASSI - Sono contrario alla abolizione delle Regioni, ma favorevole a valutare una ipotesi di accorpamento.L’attuazione e l’efficacia del regionali-smo italiano hanno subito una grave bat-tuta d’arresto e un grave colpo alla loro credibilità sia con gli scandali, sia con gli sperperi, ma soprattutto con i ritardi e l’inefficacia di leggi e regolamenti regio-nali. Noi dell’opposizione da anni abbia-mo evidenziato come la Regione abbia ancora la tendenza di fare sportello e ge-stione, quando invece dovrebbe limitarsi a fare leggi e programmi ed a verificare i relativi risultati sul proprio territorio. Mi rendo conto che al risposta delle Regioni

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37ai cittadini ed alle imprese è stata spesso molto clientelare, ma poco funzionale allo sviluppo del sistema territoriale.NATALI - Sono assolutamente d’accor-do: ipotizzare di risparmiare abolendo Province ed accorpando Comuni, la-sciando il sistema regionale intatto è una vera presa in giro.Nel 1970 l’avvio delle Regioni prevede-va contestualmente la soppressione delle Province, poi ovviamente alla italiana si è lasciato tutto nello stesso modo, perché nessun partito aveva intenzione di per-dere posti per i propri rappresentanti e i finanziamenti correlati.Ora, nel 2014 ed in tempi di vacche non magre, ma ormai quasi morte, è perlome-no necessario dar corso all’accorpamento delle Regioni confinanti. Basta riflettere come qualsiasi provvedimento, in qual-siasi settore della nostra Regione, vada ad interferire negli stessi settori quanto-meno in Abruzzo ed in Umbria per com-prendere l’irrealtà del mantenimento dello status quo. Tornando alla sanità, per

esempio, nella Area Vasta n. 5 vi sono due strutture ospedaliere in 30 chilometri - il “Mazzoni” di Ascoli Piceno e il “Madon-na del Soccorso” di San Benedetto del Tronto. Nella situazione di penuria di risorse attuale e che andrà a peggiorare sempre di più, queste ultime non posso-no essere ritenute estranee alle strutture di Teramo e di Giulianova, che distano meno di 30 chilometri da quelle della provincia di Ascoli Piceno, ma che facen-do parte di Regioni diverse non possono interfacciarsi con le prime due senza dar vita a quelle situazioni di mobilità attiva e passiva sopra ricordate.PIERONI - Va sicuramente ridefinito in maniera moderna e funzionale un nuovo ruolo per le regioni, ma credo che tale ente sia comunque indispensabile per evitare una centralizzazione delle compe-tenze nei confronti dello stato.RICCI - Le Regioni hanno avuto un grande ruolo nella trasformazione auto-nomistica della Repubblica. Oggi vanno ripensate in maniera diversa, anche in

relazione alla riforma dell’assetto dello Stato e alla ipotesi di trasformazione del Senato. In tal senso l’Assemblea Legisla-tiva delle Marche ha approvato una mo-zione, votata il 18 febbraio, con la quale si impegna il Presidente della Giunta regionale a “sollecitare nella sede della Conferenza Stato-Regioni una riforma del Senato con una sua composizione principalmente riferita alle Assemblee le-gislative regionali.”Altra importante azione intrapresa è quella per la costruzione della Macrore-gione Adriatica che dovrebbe concretiz-zarsi nel 2014.TRENTA - Nell’ottica di una Macrore-gione allargata... avrebbero senso, ma il caso della Regione Marche è emblema-tico: essa sta andando controcorrente ri-spetto alla tendenza evolutiva legislativa nazionale, visto che si continuano a pro-mulgare leggi regionali che conferiscono ulteriori poteri e competenze alle provin-ce che, al contrario, dovrebbero essere da subito abolite.

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PRiMA COMMiSSiOneAffari istituzionali; Affari generali; Circoscrizioni comunali; Polizia

locale, urbana, e rurale; enti locali; Ordinamento di enti, Aziende

e Società collegate alla Regione; informazione; Scuola e cultura; Musei;

Biblioteche; Diritto allo studio;

Sport e tempo libero

Presidente: Paolo Perazzoli

Vice Presidente: Francesco Massi Gentiloni Silveri

Componenti:

Paolo eusebi enzo Marangoni Rosalba Ortenzi

Franca Romagnoli Gino Traversini

SeCOnDA COMMiSSiOneSchema e programma regionale di sviluppo; Bilancio e Finanze;

Demanio e Patrimonio; Ordinamento degli uffici; Personale della Regione

Presidente: Dino Latini

Vice Presidente: Roberto Zaffini

Componenti:

Letizia Bellabarba Mirco Carloni Mirco Ricci

Angelo Sciapichetti Giovanni Zinni

Le Commissioni consiliari permanenti

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TeRZA COMMiSSiOneAttività produttive; Problemi

del lavoro; emigrazione; Agricoltura e foreste; Cooperazione; industria;

Artigianato; Commercio; Turismo e industria Alberghiera; Acque minerali e termali;

Formazione professionale; Caccia e pesca

Presidente: Fabio Badiali

Vice Presidente: Graziella Ciriaci

Componenti:

Luca Acacia Scarpetti Raffaele Bucciarelli elisabetta Foschi

Luca Marconi erminio Marinelli Paolo Perazzoli Gino Traversini

QuARTA COMMiSSiOneAssetto territoriale e ambientale;

urbanistica; ecologia; Acquedotti; Lavori pubblici; Viabilità e trasporti;

Cave e torbiere

Presidente: enzo Giancarli

Vice Presidente: Daniele Silvetti

Componenti:

Francesco Acquaroli Massimo Binci Sandro Donati Luca Marconi Mirco Ricci

QuinTA COMMiSSiOneSicurezza sociale (Servizi sociali; Assistenza sanitaria e ospedaliera; Assistenza sociale)

Presidente: Gianluca Busilacchi

Vice Presidente: Giancarlo D’Anna

Componenti:

Fabio Badiali Giacomo Bugaro Valeriano Camela Francesco Comi

Paolo eusebi elisabetta Foschi

Giulio natali Paolo Perazzoli Moreno Pieroni

SeSTA COMMiSSiOnePolitiche Comunitarie; Cooperazione

allo sviluppo e solidarietà internazionale

Presidente: Adriano Cardogna

Vice Presidente: umberto Trenta

Componenti:

Giacomo Bugaro Gianluca Busilacchi Angelo Sciapichetti

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ZAFFINI - Esiste una proposta di legge della Società geografica italiana, recente-mente depositata al Ministero Affari Re-gionali, dove si prevede la soppressione delle 108 provincie e di tutte le regioni e la formazione di 36 distretti. In tale pro-posta la provincia di Pesaro Urbino risul-ta annessa al Distretto Romagna. Reputo questa ipotesi molto interessante.

Le Marche possono ancora es-sere considerate un laboratorio della politica nazionale?

BINCI - Il “Laboratorio Marche” secon-do me è completamente fallito e la man-canza di risultati ne è la prova evidente.Le Marche sono una Regione che pesa per il 2/3% in Italia, quindi contano mol-to poco in termini politici. Spero che di-

ventino un “laboratorio” per le soluzioni che riusciremo a trovare, che riguardano la riconversione in senso ecologico del nostro territorio, rivedendo il modello produttivo in crisi, dando lavoro ai giova-ni e investendo in ricerca ed innovazione. BUCCIARELLI - Non ho mai credu-to nel “Laboratorio Marche” frutto degli strateghi locali. Infatti esso ha fallito nel-la nostra regione, ormai lo dicono auto-revoli esponenti dei partiti che lo hanno realizzato e a nessuno è venuto in mente di emularlo in ambito nazionale. È fal-lito in sostanza il disegno neocentrista, condito con l’illusione del Pd di condi-zionarlo. In questi quattro anni il Pd è sempre stato diviso e volutamente tenuto diviso per obiettivi noti e mai esplicitati. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: gli Assessori sono stati scelti in base all’inte-resse del divide et impera. Ognuno di essi

ha operato a compartimenti stagno con un’ottica esclusivamente ministeriale, imponendo spesso al Consiglio regiona-le le loro volontà, tanto è vero che ormai c’è una sorta di sana richiesta di rispetto anche da parte dei consiglieri di maggio-ranza. Ci sarebbe da fare i complimenti agli strateghi del “Laboratorio Marche” per essere riusciti ad ottenere l’esatto contrario di quello che si erano prefissi, se a pagare non fossero i marchigiani le cui condizioni di vita peggiorano ogni giorno. Credo e spero proprio che in futuro si af-fermi nelle Marche una maggioranza po-litica diversa dall’attuale, che programmi uno sviluppo più adeguato alle esigenze e che garantisca le giovani generazioni. Ciò è possibile, a mio avviso, solo se viene inclusa la sinistra tutta, a cominciare dai comunisti.

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41D’ANNA - Se per laboratorio s’intende la processione continua di cittadini, asso-ciazioni, categorie, comitati, lavoratori, volontari che presidiano quotidianamen-te la Regione per protestare il laboratorio c’è e funziona, male, molto male.DONATI - Dopo che Pier Ferdinando Casini, massimo esponente dell’Udc, ha dichiarato ufficialmente di abbandonare l’idea del terzo polo e di fatto si è acca-sato nuovamente nel centrodestra, ogni modello o laboratorio sperimentale-poli-tico può essere messo nel cassetto. Piaccia o no, tutto quello che fino a ieri aveva una sua importanza o una sua strategia, oggi non esiste più.CAMELA - Il Governo regionale ha dimostrato ampiamente la capacità di essere un laboratorio politico attento al programma e alle scelte da perseguire e può, con certezza, essere preso a modello.

Non a caso le Marche, nonostante le sue difficoltà economiche, sono tra le prime in Italia a risentire meno dell’attuale crisi economica.EUSEBI - Speriamolo! Lo squallore di questa politica nazionale, che sta ten-tando di riaffermare il potere assoluto di quattro padroni sul Paese, non mi rende ottimista. Speriamo che dalle Marche possa rinascere una politica basata sul-la democrazia e non sulla prepotenza di qualche capo partito sedicente innovato-re che pensa, invece, solo al tornaconto della casta che guida e non all’economia che va a rotoli e alla gente che soffre.MASSI - Nelle Marche per gli obiettivi del Centrosinistra si è sperimentato nel 2010 un laboratorio politico che tuttavia aveva ancora forti contenuti ideologici che si”baciavano” sulla egemonia schiac-ciante del Pd. Per le vicende che tutti conoscono quel laboratorio è finito. Lo scenario è completamente diverso e sono convinto che nel 2015 ci saranno molte sorprese e consistenti cambiamenti del quadro politicoMARINELLI - No, assolutamente. Il 2014 ci consegna il fallimento definitivo del modello Marche che, dispiace dirlo, è solo un modello di spartizione delle pol-trone ideato da Pd e Udc, partito che a livello nazionale è ondivago e a livello lo-cale si allea con chi vince. Il suo emblema è Tonino Pettinari, che alle ultime ele-zioni era vicepresidente di Capponi col Centrodestra e un’ora dopo brindava con Spacca e Ucchielli. Semmai fosse stato un modello nazionale, quello delle Marche lo sarebbe stato di sicuro in negativo.NATALI - Una solenne presa in giro quella del “laboratorio politico” che sa-rebbe rappresentato dalle Marche, dove nel 2010 Spacca ha messo insieme, unico in tutta Italia, il Pd, l’Udc e l’Idv.Spacca in Regione ha un proprio gruppo distinto e distante dal Pd: chi non ricorda i problemi della primavera scorsa in oc-casione della elezioni dei rappresentantii regionali per la elezione del Presidente della Repubblica, quando lo stesso Spac-ca di prima mano raccolse solo 6 voti?

L’IdV non esiste più: gli eletti nel 2010 erano quattro e ora ne sono restati solo due, mentre un assessore rappresenta il Centro Democratico e un altro consiglie-re ex assessore rappresenta Per l’Italia. A livello nazionale, l’UdC proprio in que-ste ultime settimane ha manifestato l’in-tendimento di rientrare nell’ambito del centro-destra. Tutto questo fa compren-dere il fallimento politico di quell’espe-rimento: quello inventato da Spacca non era, come giustamente dicevamo nella campagna elettorale del 2010, un labo-ratorio politico, ma solo un alchimistica composizione di gruppi eterogenei di-retta solo alla conservazione di un potere fine a sé stesso.PIERONI - Credo profondamente che il laboratorio Marche sia ampiamente supe-rato, in quanto non più attuale dal punto di vista politico, e andare invece verso un progetto politico chiaro, riconoscibile, coerente e soprattutto credibile, che sia in grado di dare quelle risposte politico-amministrative che i cittadini si aspettano. RICCI - Siamo stati punto di riferimen-to in passato e dobbiamo far convergere tutti i nostri sforzi perchè si possa conti-nuare ad esserlo anche in futuro, avendo tutte le carte in regola per riuscirci.TRENTA - Il progetto laboratorio della sinistra è ormai superato da tempo, come nel caso del modello sul quale è incentra-to il governo della Provincia di Macera-ta. Specularmente a questo, l’unione tra UdC-Pd-Idv e altri “partitini” di sinistra ha lasciato i suoi segni negativi anche a li-vello regionale, favorendo un governo del “tirare a campare” che, per non creare pro-blemi a elettori molto distanti tra loro, ha omesso, spesso, di prendere decisioni fon-damentali per l’economia della regione Marche. Un laboratorio caratterizzato da consociativismo, clientelismo e inefficien-za. Da questo i marchigiani dovrebbero trarre lezione per dare una svolta netta al governo di questa nostra bella regione.ZAFFINI - Il laboratorio della politica delle Marche, come riferimento naziona-le, è finito con il successo del Movimento Cinque Stelle.

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Per non dimenticare

In Consiglio la Giornata della Memoria e il Giorno del Ricordo

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di Carla Colella

Mai più indifferenza. Mai più odio razzia-le. Mai più. Il messaggio dell’Assemblea legislativa delle Marche, in occasione del 69esimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschivitz, è forte e chiaro. “Credo che sia obbligo, impegno, e dovere di tutte le istituzioni - ha affermato il presidente del Consiglio regionale, Vittoriano Solazzi, aprendo le celebrazioni per il Giorno della Memo-ria - fare in modo che non si cancelli la memoria di ciò che è accaduto. L’umana brutalità non si è esaurita. Anche oggi, in alcune parti del mondo insistono situazio-ni inaccetabili”. E ancora: “Non è vero che ognuno di noi non può fare nulla affinché la storia non si ripeta. La libertà, la demo-crazia, il rispetto dei diritti vanno difesi quotidianamente”. Anche quest’anno l’Assemblea legislati-va ha scelto di celebrare il “Giorno della memoria” in Aula consiliare. Ospiti del Consiglio regionale i sette istituti scola-stici marchigiani che hanno partecipato

alla XI edizione del concorso del Mini-stero dell’Istruzione “I giovani ricordano la Shoah”. Oltre ai dirigenti e ai referenti dei progetti sull’Olocausto realizzati nelle scuole, in aula c’erano gli studenti del liceo Leonardo da Vinci di Civitanova Marche, vincitore del concorso Miur con il proget-to “Armati di violino, tra resistenza armata e resistenza spirituale”. Solazzi li ha esor-tati ad “avere memoria” a non dimentica-re perché solo conoscendo, ricordando e avendo “una visione piena e consapevole di ciò che è accaduto” è possibile costruire una società diversa. E mentre scorrevano sul grande schermo, alle spalle della Presidenza, le immagini della mostra ispirata al progetto “Arma-ti di violino”, il ricordo dell’Olocausto riviveva nella parole di Bruno Coen. “La Shoah - ha spiegato il presidente della Co-munità ebraica delle Marche - ha una sua tragica unicità: i genocidi infatti hanno caratterizzato anche altri Paesi, altri popo-li e altri tempi, ma qui siamo di fronte a un evento unico; un Paese tra i più avanzati del mondo, la Germania, ha organizzato

scientificamente l’annientamento di un popolo coinvolgendo in questo progetto il grande capitale degli industriali, le tec-nologie, la ricerca scientifica e medica e raccogliendo purtroppo un amplissimo consenso sociale”. Bisogna ricordare, perché “mai abbia a ri-petersi - ha proseguito Coen - un progetto di sterminio, perché l’odio razziale possa essere bandito dalla società, perché i valori della persona possano affermarsi come sa-cri e inviolabili ovunque”. Nel corso della commemorazione una studentessa del liceo Da Vinci ha letto la poesia “Musica proibita”, scritta da Ilse Weber nel periodo di deportazione a The-resienstadt, mentre la professoressa Rita Baldoni ha ripercorso il lavoro svolto dagli studenti del liceo Da Vinci con il progetto “Armati di violino”, che ha ottenuto anche la menzione d’onore del Presidente della Repubblica. Le celebrazioni per il “Giorno della memoria” si sono chiuse con la con-segna, ai sette istituti scolastici che hanno aderito al concorso del ministero dell’Istru-zione, degli attestati di partecipazione.

“Mai più indifferenza”Seduta del Consiglio regionale dedicata alla Giornata della Memoria

Per non dimenticare

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Le schede ella mostra “Armati di violino” realizzata dal “Leonardo da Vinci” di Civitanova Marche

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Si ispira alla storia di un violino, raccol-to in pessime condizioni nel 1944 in una foresta al confine tra Ucraina e Bielorus-sia, la mostra “Armati di violino, tra re-sistenza armata e resistenza spirituale”, progetto realizzato dagli studenti del Liceo Leonardo da Vinci di Civitanova Marche, primo classificato alla XI edi-zione del concorso del ministero dell’I-struzione “I giovani ricordano la Shoah”. Lo strumento apparteneva a un bambino ebreo di dodici anni che, sopravvissuto a un massacro, si era unito a un gruppo di partigiani. Nella custodia del suo violino il giovane partigiano riuscì a trasportare materia-le esplosivo impiegato in un attentato contro i nazisti. Insieme agli insegnanti i giovani studenti dei licei linguistico, clas-sico e scientifico di Civitanova Marche

hanno intrapreso un percorso di ricerca, studio ed elaborazione di cartoline, bi-glietti, lettere, disegni provenienti o in-dirizzati al ghetto di Varsavia o al ghetto di Theresienstadt; materiale autentico della raccolta curata da Zwi Bacharach, ricercatore dell’International Institute for holocaust Research dello Yad Vashem di Gerusalemme. Il risultato finale è racchiuso in 40 poster e un album che li riproduce che sono diventati una mo-stra esposta, insieme ai progetti migliori di tutte le scuole italiane, al Museo di Roma in Trastevere . “La mostra Armati di violino - ha spiegato Rita Baldoni, co-ordinatrice del progetto, nel corso delle celebrazioni in Consiglio per il “Giorno della Memoria” - intende mettere a fuoco la resistenza degli ebrei nel suo duplice aspetto di resistenza armata, focalizzata

nel ghetto di Varsavia, e opposizione spi-rituale analizzata nel ghetto di Theresien-stadt, alla luce di una documentazione che rende il vissuto della Shoah nelle sue innumerevoli forme e temi”. A supporto della mostra un diario di J. Korczak, realizzato da tre alunne del quarto Liceo Scientifico e un corto “Il bruco e la farfalla”, liberamente tratto dal diario di Mary Berg, realizzato da al-cuni alunni del Liceo Classico. “Ciò che ha sempre guidato il percorso didattico alla base dei progetti realizzati con i miei ragazzi - ha sottolineato la professoressa Baldoni - è stato il desiderio di restituire voce a coloro che Primo Levi ha definito i Sommersi, coloro che hanno conosciuto l’orrore fino in fondo e non hanno potu-to testimoniare”.

C.C.

“I giovani ricordano la Shoah”L’istituto “Leonardo da Vinci” di Civitanova Marche primo classificato al concorso del Miur

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Ilaria Silenzi, liceo linguistico Leonardo da Vinci, Civitano-va Marche: Per noi è stato importante ricordare perché ci è stato possibile restituire dignità a tutte quelle persone che nei campi di concentramento sono state private della loro dignità. Tramite la resistenza attiva, la cultura, gli scritti, ci è stato possibile ridare vita alle loro storie, ai loro nomi.

Katia De Blasio, liceo linguistico Leonardo da Vinci, Civita-nova Marche: Abbiamo fatto propri il loro dolore e anche i loro momenti di gioia. Abbiamo capito che erano individui come noi, non semplicemente sei milioni di persone, ma uomini e donne con un’identità come la nostra.

Isabella Scocco, liceo linguistico Leonardo da Vinci Civitano-va Marche: È stato un grande onore poter ricevere questo premio dal Presidente della Repubblica, una grande gioia avergli potuto stringere la mano e, sopratutto, una grande emozione sentirsi dire “congratulazioni, bravi ragazzi”, perché non è da tutti i giorni ri-cevere un premio dalla prima autorità dello Stato.

Flavia Galdi, liceo classico Leonardo da Vinci, Civitanova Marche: Ci siamo immedesimati nei personaggi che rappresenta-vamo. Abbiamo cercato di documentarci attraverso delle letture e una toccante intervista a un uomo italiano deportato a Auschwitz. È stato un progetto bellissimo che ci ha aiutato a capire meglio cosa è veramente il giorno della memoria.

Le studentesse del Liceo “Leonardo da Vinci” ricevute al Quirinale dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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48Musica proibita

Cammino per Theresienstadte passo davanti ad un severo soldato,il liuto prestato,avvolto come un bimbo fra le braccia.Il cuore s’accelera, le guance un fuoco,mentre m’avvicino al soldato temuto.Che ne sarebbe del liutose lo vedesse con me.Siamo già condannati in questo luogo,all’infamia e all’angoscia più estrema,gli strumenti ce li portano via,illecita merce di scambio.Fame sopportiamo e libertà sottrattae tutti i tormenti che ci infliggono,eppure lo spirito violatoriscatta sempre la sua dignità.Circondati da morte e terrore,dobbiamo mantenere la fede in noi stessi,e costruire negli scuri alloggi.altari alla gioia.Musica e poesiaper poter sfuggire al male,e far sbocciare da scarni canti,un grumo di felicità e un balsamico oblìo.E quando alcuni già prossimi a cederericonoscono fra sé“che ancora un po’ di bello c’èper cui poter continuare”allora si sente attorno a sé una felicità così piena,d’aver alleviato ad alcuni la pena,e si riporta indietro il liutosenza provar più paura dello sguardo temuto”.

Sofia Boschi, alunna della classe quarta del linguistico Leo-nardo da Vinci, ha letto in aula una poesia di Ilse Weber (scrit-trice e poetessa ebrea, nata a Witkowitz nel 1903 e morta ad Auschwitz nel 1944), scritta nel periodo di deportazione a Theresienstadt.

Il Presidente del Consiglio regionale Vittoriano Solazzi consegna l’attestato di merito alla professoressa Rita Baldo-ni dell’ Istituto Superiore “Leonardo da Vinci” di Civitanova Marche

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memoria

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di Laura Volponi

La foiba di Basovizza, il campo profu-ghi di Padriciano, la Risiera di San Sab-ba. C’è un silenzio pieno di rispetto e di incredulità quando scorrono in Aula le immagini dei luoghi simbolo del dram-ma vissuto dagli esuli istriano-dalmati dopo la Seconda guerra mondiale. Un silenzio nuovo, diverso da quello che per anni ha rimosso una pagina tragica della storia italiana e che lo scrittore triestino Claudio Magris ha definito “silenzio ol-traggioso”.

Un monito per i giovani

Luoghi del ricordo e della memoria, vi-sitati, filmati e raccontati in un video dai ragazzi del Liceo scientifico Luigi Savoia di Ancona, primi classificati a un concorso nazionale promosso dal Mini-stero dell’istruzione e dal Touring Club. A loro, ai giovani, così come avviene con il Giorno della Memoria, l’Assemblea legislativa affida da anni il compito di commemorare la storia. “La celebrazio-ne, l’occasione ufficiale in un’Aula, nelle istituzioni, sarebbe inutile se si esaurisse in un tempo e in uno spazio contenuti,

Il ricordo e il silenzioIn Consiglio regionale il dramma delle foibe con la partecipazione degli studenti e dei rappresentanti degli esuli

Per non dimenticare

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perderebbe la forza del monito - avverte il Presidente del Consiglio regionale Vit-toriano Solazzi, in apertura della seduta dedicata al Giorno del Ricordo. “Per questo l’Ufficio di Presidenza ha deciso di coinvolgere le istituzioni scolastiche - prosegue il Presidente - I ragazzi sono il baluardo per far sì che pagine buie come quelle vissute nel ‘900 anche nel nostro Paese non debbano ripetersi”.

Una violenta repressione etnica

10 febbraio 1947. La firma del Trattato di Parigi con le potenze alleate traccia una nuova linea sul confine orientale ita-liano, centinaia di migliaia di persone, al-meno 350 mila, si trasformano in esuli e abbandonano forzatamente le terre della Venezia Giulia e della Dalmazia, passate alla Jugoslavia di Tito. Una violenta re-pressione etnica colpisce tutti coloro che venivano percepiti come contrari al pro-getto di annessione. Cinquemila italiani, anche se il numero esatto probabilmente non lo conosceremo mai, muoiono nelle foibe, le voragini naturali tipiche dei ter-ritori carsici. Sono aperture larghe pochi metri che possono nascondere abissi fino a 300 metri di profondità. Dal 2004 il 10

Il ricordo e il silenzioIn Consiglio regionale il dramma delle foibe con la partecipazione degli studenti e dei rappresentanti degli esuli

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febbraio è diventato il “Giorno del Ri-cordo”, riconosciuto con una legge della Repubblica italiana e definito dal Presi-dente Napolitano “un solenne impegno di ristabilimento della verità”. Il 20 aprile del 2012 l’Assemblea legislativa, una del-le prime in Italia, approva all’unanimità la norma regionale “Attività della regione Marche per l’affermazione dei valori del ricordo del martirio e dell’esodo Giulia-no-Dalmata-Istriano”.

Una legge all’avanguardia

“Questa legge pone la regione Marche all’avanguardia fra tante regioni italia-ne, perchè sono ancora poche quelle che hanno fatto una norma sul Giorno del Ri-cordo - spiega all’Aula Franco Rismondo, Presidente regionale Associazione nazio-nale Venezia Giulia e Dalmazia. “Questa legge ci aiuta perchè ci dà un sostegno morale ed economico per promuovere iniziative. Il 10 febbraio è la data in cui, sul confine orientale, si chiusero i confi-ni di tante province italiane, le province di Pola, di Fiume, di Zara e di gran par-te delle province di Trieste e di Gorizia. Vogliamo far conoscere ai ragazzi delle scuole i luoghi che hanno visto queste tragedie e ci sono luoghi come Trieste dove la shoah e la tragedia delle foibe si ritrovano negli stessi spazi e nello stesso contesto”.

Il documentario del “Savoia”

Solo il rumore della pioggia e la canzone di Simone Cristicchi “Magazzino 18” - ispirata al magazzino del porto vecchio di Trieste dove gli esuli lasciarono in custodia centinaia di oggetti quotidiani - accompagnano il documentario degli studenti. “È stata un’esperienza interes-sante, ci ha uniti di più” - riconosce Luca Domizio, curatore del video insieme al compagno Michele Panariello. “La foiba è un ambiente macabro, ci ha impressio-nato, ma l’immagine che mi è rimasta più impressa è quella del campo di raccolta, perchè mi ha fatto capire veramente come

dovessero vivere i profughi e quante sof-ferenze abbiano dovuto patire per la pro-pria patria”. Ad accompagnare i ragazzi in questo viaggio, davvero d’istruzione, il professore di informatica Giuliano Pic-cini, anch’egli esule da Lussino. “Tutto questo si fa per far conoscere nella scuola una storia troppo spesso dimenticata, di cui fino a poco tempo fa non c’era traccia

nei libri di testo. Tutto questo si fa per la conoscenza. E la conoscenza è importan-te non per sentimenti di vendetta, non per revanscismi di ogni genere, ma per-chè attraverso la conoscenza c’è la con-sapevolezza e nella consapevolezza c’è la memoria, c’è il ricordo affinchè queste cose non accadano più”.

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Intervista di Maurizio Toccaceli

Giornata della Memoria, Giorno del Ricordo, la Shoah e le foibe, la perse-cuzione razziale e lo sterminio, l’esodo dall’Istria e dalla Dalmazia. A queste ricorrenze il Consiglio regionale ha de-dicato due sedute, ma fino a che punto siamo in grado di riflettere in maniera ctitica su questi drammi del Novecento sempre in bilico fra storia e memoria? Lo abbiamo chiesto a Carla Marcellini, docente di lettere, che lavora all’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nelle Marche. Fa parte del Cda e della Commissione Formazione dell’Insmli (Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia). È membro del Comitato Tecnico Insmli-Miur e della redazione della ri-vista Novecento.org. Si occupa di didat-tica della storia e formazione, di temi legati alla memoria della guerra e del-la Resistenza e di storia delle donne, ha pubblicato articoli e monografie su que-sti temi.

La Giornata della Memoria e il Gior-no del Ricordo, l’ombra lunga del secolo breve che si proietta sul secolo presente, due appuntamenti ormai entrati nella consuetudine cronologica. C’è il rischio della assuefazione e della ritualità, qua-le potrebbe essere invece un approccio di-verso, meno celebrativo e più critico?

Alcuni anni fa per il Giorno della Memo-ria sono stata invitata in un liceo classi-co. Gli organizzatori avevano previsto che dopo il racconto di alcuni testimoni indiretti della deportazione, un gruppo musicale avrebbe eseguito brani di mu-sica klezmer. Sono entrata in aula magna insieme a molti studenti e per caso ho ascoltato il dialogo fra due ragazzi. Uno chiedeva all’altro che cosa si andava a fare in aula magna. E l’altro ha risposto: “è la festa degli ebrei”. Certo poteva essere uno studente distratto e poco attento all’uso delle parole, ma a me la risposta ha pre-

Quando la storia gioca a biliardoIntervista con Carla Marcellini storica e ricercatrice. Giornata delle Memoria e Giorno del Ricordo fra ritualità e riflessione critica.

Il confine orientale terra di passaggio della storia del Novecento. I conti con il nostro passato e la possibilità di una memoria condivisa

L’intervista

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55occupato. La giornata della memoria non può essere considerata un atto di omag-gio agli ebrei morti. Infatti non è per loro che si celebra il 27 gennaio, visto che non ci sono più, e neppure per gli ebrei di oggi, che non hanno bisogno di questa giornata per ricordare quanto accadde. È per tutti gli altri, perché lo sterminio e la deportazione sono stati una tragedia eu-ropea in cui gli ebrei furono le vittime e non i protagonisti. Negli ultimi anni colgo una duplice ten-denza in occasione di queste date. Da un lato si manifesta in alcuni, un certo senso di insofferenza, come se questo celebra-re ogni anno il ricordo di quei dramma-tici eventi abbia fatto perderne un po’ il significato, come se abbia appiattito il passato sulla ritualità. Dall’altro c’è con-temporaneamente una sorta di “dovere di memoria”, che impone a scuole, enti, istituzioni di fare comunque qualcosa per non perdere questo appuntamento. La cosa accade anche sui social network in cui il presenzialismo impone di posta-re immagini, articoli, riflessioni, pensieri, pur di non far passare queste date senza aver fatto un gesto importante. Sono due atteggiamenti apparentemente contraddittori che forse trovano senso nel tipo di approccio che si è avuto rispet-to a queste due date e che in parte è ricon-ducibile alle caratteristiche stesse con cui le due leggi sono state scritte e dal dibat-tito da cui sono nate. In entrambi i casi si è scelto di far entrare nel senso comune storico e nella memoria collettiva questi eventi sotto la categoria della Memoria anziché della Storia, come del resto ci di-cono anche i nomi che sono stati scelti: Giorno della Memoria e Giorno del Ri-cordo. Se si fosse insistito sulla memoria immediatamente a ridosso di quei fatti, quando i protagonisti potevano attingere al ricordo vivo, credo che sarebbe stato diverso; a distanza di sessantanni inve-ce, puntare sulla memoria ha il terribile rischio di chiudere quegli eventi e quelle storie in teche di un museo. Credo che il fastidio che si percepisce in giro nasca un po’ da questa museificazione del passato.

Quando la storia gioca a biliardoIntervista con Carla Marcellini storica e ricercatrice. Giornata delle Memoria e Giorno del Ricordo fra ritualità e riflessione critica.

Il confine orientale terra di passaggio della storia del Novecento. I conti con il nostro passato e la possibilità di una memoria condivisa

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La memoria e la storia sono due cose completamente diverse anche se stretta-mente legate l’una all’altra. La memoria è un atto soggettivo di ricostruzione del passato, “è un atto selettivo e deliberato, e non un deposito indifferente di ricor-di accumulati nel tempo” dice Davide Bidussa. La storia è un processo di rico-struzione del passato che ha un rigore metodologico basato sull’uso delle fonti, tra cui anche la memoria dei testimoni. La memoria è un atto soggettivo e indi-viduale e è sempre la memoria di qual-cuno; ma proprio perchè è di qualcuno tende a diventare la verità sul passato, come ognuno di noi fa quando ricorda la propria vita. La storia è un’altra cosa, lo scopo non è ricordare, ma capire e rico-struire i processi attraverso i quali siamo arrivati ad oggi. E in questi processi ci sono anche drammi e tragedie che van-no intesi, spiegati, ricostruiti sulla base di documenti e di fonti. Se nel caso del-la memoria l’approccio è emotivo e em-patico, nel caso della storia è razionale e tendente all’oggettività, così come si fa in un’indagine giudiziaria, si cercano le tracce e le prove e si ricostruisce come sono andate le cose, per capire cosa è suc-cesso, non per ricordarlo. Questa distinzione è molto importante e le istituzioni; la scuola in primis, e tut-ti coloro che si occupano di organizzare iniziative in occasione di queste date, dovrebbero essere consapevoli del loro operare: se fanno storia, se fanno me-moria o se fanno commemorazione. La commemorazione è un’altra cosa ancora dalla storia e dalla memoria, è un’opera-zione che punta alla verifica di identità di un popolo o di una comunità, così come è stato per il centocinquantesimo dell’u-nità d’Italia; è il momento in cui i citta-dini constatano di avere pensieri e valori comuni. La commemorazione quindi si muove sul piano dei valori morali e del-la religione civile. Così come la memoria su quello soggettivo e emotivo. Perciò io credo che se si voglia lasciare un segno af-finché, come si dice “non accada mai più”, sia importante conoscere, capire e spiega-

re, cioè chiedere aiuto alla storia. E questo è possibile farlo anche in termi-ni di divulgazione. Per esempio perché in queste occasioni si cercano sempre i testi-moni? Perché non farli precedere da uno storico che racconti e spieghi che cosa è accaduto? Perché si pensa che il racconto di chi ha vissuto quei fatti sia più impor-tante di chi invece li ha studiati e ha una visione d’insieme che va oltre la vicenda individuale?

In Europa si assiste ad un dibattito mol-to intenso sul problema del negazioni-smo e sulla opportunità di perseguirlo con norme legislative. È giusto imporre la memoria? E questo interrogativo ci ri-porta alla continua e diffusa esortazione che richiama l’esigenza di una qualche memoria condivisa come presupposto di una astratta e astorica pacificazione na-zionale. Può esistere una memoria con-divisa?

Il paradosso a cui stiamo assistendo è che mai come in questi ultimi anni nel-le scuole e nei media si è parlato della Shoah e dei crimini nazifascisti, eppure si sta diffondendo il negazionismo, l’an-tisemitismo e l’insofferenza verso il Gior-no della Memoria, che alcuni vorrebbero trasformare in giornata dedicata a tutti i crimini del mondo. Evidentemente qual-cosa non ha funzionato. Per quanto riguarda la memoria col-lettiva, la questione diventa ancora più complessa. Infatti se per la memoria individuale la parola ultima spetta alla singola persona - nel senso che io posso anche dire a una persona “guarda che ri-cordi male”, e l’altro può dirmi “potresti avere ragione, ma io ricordo questo” - se parliamo di memoria collettiva, cioè se proviamo ad estenderla a una dimensione sovra individuale occorre chiedersi: chi deve dire cosa bisogna ricordare? C’è il rischio di imporre che tutti condividano la stessa rappresentazione del passato, sia che lo abbiano vissuto, sia che lo abbiano sentito narrato da testimoni. Siccome la memoria è una “risorsa ideologica prezio-

sa”, come dice Valentina Pisanty, “accade spesso che intorno ad essa infurino le più accese polemiche”. Nel momento in cui si cerca una legittimazione pubblica della memoria, inevitabilmente essa di-venta strumento in mano a qualcuno che, in un senso o nell’altro, può contestarne la veridicità, indicando incongruenze o imprecisioni riguardo ai fatti o alle date o alla dinamiche degli eventi. Poiché la memoria lavora per generalizzazioni e per procedimenti simbolici e perciò non si presta a queste confutazioni, che invece sono proprie della storia, lo scontro è ine-vitabile. Da questo nasce il tentativo di

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appropriarsi della memoria, di spartirsela per piegarla ai propri fini, per legittimare una qualche visione del mondo a fine ide-ologici, dopo averla ovviamente svuotata dei contenuti storici che ne impediscono gli usi. La memoria è naturalmente divisa, è la memoria di ognuno. La divisione non passa solo tra le persone, per esempio tra memoria antifascista e non, ma anche dentro le persone, dentro il ricordo di chi faceva violenza e di chi la subiva, di chi premeva il grilletto e di chi veniva ucciso. Perciò credo che sia un’aporia parlare di memoria condivisa, è una strada senza

uscita, è un ostacolo insuperabile, perché non può esistere una memoria condivisa, mentre invece si potrebbe lavorare a una storia condivisa. Il discorso sul negazionismo è in parte collegato a questo, ma è un po’ più com-plesso. I negazionisti non solo puntano alla cancellazione dell’evidenza storica, fondata su prove documentarie, ma vo-gliono costruire una “controstoria” della seconda guerra mondiale con il fine di ridistribuire le responsabilità, di legitti-mare l’antisemitismo, il nazismo e il fa-scismo. Quello negazionista è un discorso politico e non storico. I negazionisti non

rispettano alcun criterio del procedere storiografico, rifiutano di prendere in considerazione i documenti che attesta-no lo sterminio concentrazionario. In questi ultimi tempi molti storici si sono mobilitati per evitare che lo Stato italiano legiferasse sul negazionismo per renderlo un reato. Cosa che per altro è stata fatta in tanti paesi europei con esiti spesso difficili da gestire. Essi sostengono che proprio la monumentalizzazione del-la memoria e il dovere di ricordare, che hanno affidato a istituzioni preposte il compito di difenderla, istituendo gior-nate nazionali, fino a proporre leggi sul negazionismo, abbia determinato, invece che un rafforzamento della memoria, una sua sacralizzazione. Ergersi a “guardia-ni della memoria” per proteggerla dagli usi indesiderati, attraverso un sistema di tabù e interdizioni, senza farla poggiare su un discorso storico, ha avuto come conseguenza un paradossale contrappas-so perché come dice Elena Loewenthal “la memoria è come un grande e pesan-te vaso che non può essere appoggiato al vuoto di conoscenza”. Proprio su que-sto vuoto di storia si inserisce il discorso negazionista. Insomma nel tentativo di combattere gli abusi di memoria, si lascia spazio proprio agli abusi di chi nega o ba-nalizza la Shoah. Una memoria che non poggia sulla storia, ma solo sulla autore-volezza della tragedia, delle vittime e del dolore, corre il rischio di essere travolta, distorta e usata. In questo contesto affidare alla giustizia il compito di punire chi nega la Shoah, i genocidi e i crimini contro l’umani-tà, rischia di essere controproducente. Trasformare i negazionisti in vittime potrebbe alimentare il gioco che è quel-lo di insinuarsi, non con verità storiche, ma con artifici comunicativi nei sistemi mediatici, facendo leva proprio sull’in-dignazione e sulla desacralizzazione di eventi la cui memoria è affidata a soggetti autorizzati a vagliare i discorsi altrui, per dire cosa è lecito e cosa non lo è. Per altro la legge che alcuni mesi fa si è tentato di approvare in Senato, era molto ambigua

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sulla definizione di genocidio su cui, a parte per alcuni casi specifici, non c’è ac-cordo neppure tra storici e giuristi. Come fa un giudice a stabilite se quello di cui si parla è un genocidio? Gli storici contra-ri alla legge sostengono che, nei paesi in cui è stata applicata il processo ha offerto ai negazionisti una platea mediatica per tesi ignobili che altrimenti sarebbero sta-te completamente ignorate dall’opinione pubblica. Perché dare voce a tesi igno-bili, infami e razziste? Altro argomento che gli storici propongono è che la verità storica non può essere affidata ai giudici e non può essere fissata per legge, è una regola delle dittature questa, non del pensiero libero in un paese democratico, in cui invece deve essere raggiunta attra-verso la libertà della ricerca scientifica e lo studio delle fonti. Se si vuole sconfiggere il razzismo bi-sogna farlo con la ricerca, la cultura e l’educazione. Le leggi che puniscono l’a-pologia di razzismo e fascismo del resto ci sono già. Per fare un esempio, in Fran-cia c’è una legge che punisce chi nega il genocidio degli armeni e parallelamente in Turchia c’è una legge che vieta solo di nominare quel genocidio. In entrambi i casi la questione è cosa si debba o meno dire su cosa si pensa sia stato e non cerca-re di capire che cosa sia accaduto davve-ro. Per di più la punizione per legge di chi nega crimini contro l’umanità consente al negazionista di diventare difensore della libertà di espressione. Quindi credo che la questione non sia negare e punire, ma educare.

È possibile tracciare un filo conduttore che leghi la riflessione sull’Olocausto a quella sulle foibe, senza cadere nella polemica contingente che utilizza due tragedie diverse per opposte opportunità politiche?

Penso che non solo è possibile, ma sia ne-cessario. Del resto la storia procede per comparazioni, per cercare affinità e dif-ferenze, tanto più efficaci se sono sincro-niche. La caratteristica principale della

storia è proprio la complessità e il suo ne-mico è la visione deterministica, ovvero questa cosa è accaduta perché prima era successa quest’altra cosa. I fattori, le cau-se e i contesti sono sempre molteplici e complessi. Collocare queste due tragedie nel contesto storico delle dittature e della seconda guerra mondiale e confrontarle, per esempio serve a togliere ad entrambe quella veste di tragedie inspiegabili, come fossero state solo frutto della cattiveria umana, che talvolta affiora nei racconti o solo conseguenza di un comportamento e di un fatto che le ha precedute. Gli storici hanno lavorato e la ricerca continua proprio a partire dalle domande che ci poniamo nel presente. Evidenziar-ne le specificità serve a capire le ragioni che resero possibili entrambe le tragedie. Così la conoscenza e la spiegazione del passato va avanti e emergeranno peculia-rità e dinamiche che ci aiuteranno a capi-re. Certo che se il termine di confronto avviene sulla conta delle vittime, allora si cade proprio nella strumentalizzazio-ne del passato. Il filo conduttore per la Shoah e per le vicende del confine orien-tale è quello del fascismo, del nazismo, della seconda guerra, del nazionalismo e del comunismo.

Perché in Italia la memoria dei fatti fon-dativi della nostra Repubblica è ancora così lacerata e accesa (pensiamo a quan-to è accaduto recentemente in occasione dei funerali di Priebke)? Perché il nostro Paese non è ancora riuscito (o ci è riu-scito meno di altri Paesi) a fare i conti con il passato? Quali le ombre e i nodi irrisolti?

Una cosa che fa riflettere è il fatto che per esempio nella legge istitutiva della gior-nata della memoria non compaia il termi-ne fascismo, come se quella tragedia fosse piombata addosso agli italiani per caso, come se essi ne fossero stati solamente vittime. Ma gli italiani furono anche car-nefici. Il fascismo nel 1938 fece le leggi razziali che toglievano i diritti politici,

civili e sociali agli ebrei. Il primo passo per l’applicazione fu il censimento degli ebrei italiani, che il regime attuò imme-diatamente all’entrata in vigore della leg-ge. Elenchi interminabili di persone che dopo l’8 settembre furono indispensabili ai nazisti e ai fascisti della repubblica so-ciale per deportare nei campi di concen-tramento e di sterminio. Dopo il 1945 l’Italia non ha cercato di elaborare le responsabilità che ha avuto nella seconda guerra mondiale. Il fatto che abbia firmato l’armistizio e sia passa-ta dalla “parte giusta” arrivando alla fine della guerra al fianco dei liberatori, ha come pulito le coscienze. Da noi non c’è stata Norimberga e si è cercato di leggere il fascismo come una parentesi della sto-ria della nazione. Ma, come nella vita di

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tutti noi, ciò che è stato rimosso o mini-mizzato prima o poi va affrontato ed ela-borato. Io sto semplificando certamente, perché occorre tenere in considerazione tanti altri elementi come la guerra fred-da, la situazione politica italiana nel do-poguerra, la forza dei due modelli sociali, politici e culturali prevalenti, la decolo-nizzazione e la spartizione del mondo tra le due grandi potenze Usa e Urss e la ne-cessità per i paesi appartenenti a uno dei due blocchi di schierarsi e tanto altro an-cora. Non mi riferisco alla ricerca storica, che con tempi e ritmi diversi ha sempre cercato di andare oltre le verità politiche, soprattutto dopo l’apertura degli archivi russi, ma al senso comune della storia e alla memoria collettiva, sulle quali uno stato fonda il proprio senso di unità e di

appartenenza e sulle quali mi sembra ci sia ancora molta strada da fare. Nel primo decennio del nuovo millennio sono proliferate leggi istitutive di Gior-nate della Memoria: nel 2000 il Giorno della Memoria (27 gennaio), nel 2004 il Giorno del Ricordo (10 febbraio), nel 2005 il Giorno della Libertà, in ricordo dell’abbattimento del muro di Berlino (9 novembre), nel 2007 il Giorno della me-moria alle vittime del terrorismo (9 mag-gio), nel 2009 la giornata del Ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace (12 novembre). A cui si aggiunge il 21 marzo, la giornata dedicata alle vittime di mafia che viene celebrata ogni anno dall’associazione Li-bera fin dal 1996. Tante altre proposte di leggi sulle vittime (dell’odio politico, del-

la criminalità, del comunismo, dei caduti nei gulag, dei disastri ambientali e socia-li, del dovere, del lavoro, ecc.) si sono arenate in Parlamento fortunatamente, altrimenti quasi ogni giorno dovremo celebrare delle vittime. Il denominatore comune su cui lo Stato italiano sta co-struendo la propria memoria ufficiale e i propri valori condivisi sul passato è quel-lo delle vittime e del dolore. Credo che tutto ciò sia al contempo una causa e un sintomo dell’assenza di paradigmi su cui fondare la convivenza e la cittadinanza di questa Italia.

“Non c’è nulla di più astratto di una linea di confine che si basa su presunte omogeneità etniche” (Ivan Verc). Come si colloca la vicenda delle foibe nella sto-ria tormentata del nostro confine orien-tale? 

Esiste una vasta produzione scientifica sul tema delle foibe, che è frutto di una ricerca che sicuramente non è iniziata con la legge che istituisce il Giorno del Ricordo, ma che grazie ad esso ha avuto eco sulla stampa e nel dibattito accade-mico. In quelle terre trovarono espres-sione e applicazione, in maniera diffusa e capillare, le peggiori pratiche politiche e militari del fascismo, del nazismo e del comunismo. Spartirsi la terra, le persone, i cognomi, la cultura, la lingua in nome di un modello di futuro. Questo fu il contesto. A complicarlo c’era il fatto che lungo quel confine vi abitavano italiani, croati e sloveni che vennero ogni volta sposta-ti, deportati e uccisi con l’obiettivo di assimilarli e nazionalizzarli. Quelle terre sono state un po’ il caleidoscopio della storia del secolo scorso, lì è passata tutta la storia del Novecento: la dissoluzione dei grandi imperi con la prima guerra mondiale, nel caso specifico quello au-stro ungarico, al cui interno convivevano popoli di lingue e nazionalità assai diver-se, tra cui anche gli italiani; l’oppressione delle dittature che ha visto avvicendarsi il regime fascista, l’occupazione nazista e

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il regime comunista jugoslavo, tutti con le loro ambizioni totalitarie e di nazio-nalizzazione delle terre e dei popoli; le persecuzioni razziali; il sistema concen-trazionario, prima attraverso i campi di prigionia che il regime fascista istituì per rinchiudere oppositori e slavi, poi i campi di sterminio nazista (nella Risiera di San Sabba a Trieste furono uccise nel forno crematorio e con esecuzioni sommarie tra le 2000 e le 5000 persone, oltre che ebrei anche oppositori e partigiani), poi i campi di prigionia jugoslavi, in cui mo-rirono migliaia di oppositori politici e di italiani. Se si continua a parlare di foibe e esodo senza dare alla memoria un solido appoggio di conoscenze storiche, non si va da nessuna parte e si continua a spartire le tragedie e la memoria di esse, lasciando che il dolore e le sofferenze di chi ha vis-suto le foibe e l’esodo siano uno strumen-to degli obiettivi ideologici e politici di volta in volta perseguiti. E il rispetto per la memoria passa anche attraverso l’evi-tare che essa diventi strumento per facili polemiche, per usi e abusi.

“Il cammino della storia - scrive Robert Musil nel parlare dell’uomo senza qua-lità - non è quello di una palla da biliar-do che una volta partita segue una certa traiettoria, ma somiglia al cammino di una nuvola, a quello di chi va bighello-nando per le strade e giunge infine in un luogo che non conosceva e dove non desi-derava andare” .Quanto sta accadendo in Ucraina (e, ancora prima, la sequenza delle guerre jugoslave) dimostra ancora una volta la precarietà di un equilibrio europeo che trattati e unioni non bastano ancora a rendere stabile e sicuro. Dove sta an-dando la palla da biliardo della nostra storia? 

Non posso rispondere a questa domanda, altrimenti sarei una veggente. Del resto noi non possiamo sapere se in questo momento stia avvenendo qualcosa che cambierà la traiettoria della storia nei prossimi anni. E non possiamo saperlo

perché ci siamo dentro, lo stiamo viven-do. Ad esempio quando Mussolini fu no-minato presidente del consiglio, nessuno poteva immaginare che da lì a poco più di vent’anni quasi seimila ebrei italiani sareb-bero morti nei campi di concentramento. Gli esempi ovviamente sarebbero infiniti. Penso che proprio per questo la storia ha un alto valore educativo, perché permette

di leggere il passato non come una serie di fatti che si susseguono uno sull’altro, come inspiegabili accidenti, ma di evi-denziare i mutamenti che hanno deter-minato un cambiamento di rotta e dato inizio ad un processo storico diverso. Del resto lo studio e l’insegnamento del passato ci interessa soprattutto per l’avve-nire, che è l’unica cosa che ci preoccupa.

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Nel libro “Un antropologo su Marte”, Oliver Sacks, narra il vissuto di un pitto-re che perde la visione dei colori dopo un incidente e il mondo diventa per lui sol-tanto in bianco e nero. In un mondo dove esistono solo sfuma-ture di grigio quell’uomo sprofonda nella più cupa depressione. Eppure (e per fortuna) non è quello che accade quando guardiamo una fotografia in bianco e nero.Quel distacco tra realtà (a colori) e rap-presentazione (in bianco e nero) ci fa en-trare inconsciamente in un viaggio nella memoria. Il bianco e nero è il linguaggio di un tem-po scomparso e ritrovato. Per la fotografia è la forma di scrittura primaria. La scrittura perfetta. Una buo-na immagine nasce da uno stato di grazia e le fotografie che fanno parte integrante del volume “Una Regione e i suoi “cam-pi”. Tra concentramento, internamento, liberazione, deportazione e supplizio (1940-1944)”, appaiono avvolte da una forza mistica, come se le inquadrature siano animate dalla ricerca di qualcosa che va oltre il reale. Così il bianco e nero diventa testimonianza, memoria, ricer-ca, rafforza la parola scritta e sottolinea il racconto tragico e poetico di ciò che è successo a tante vite. La sequenza delle immagini con questo

bianco e nero pastoso, ricco di gradazioni, rappresenta quindi un viaggio nel tempo. Viaggio che noi, animati unicamente da passione civile, dopo l’approfondimento, la ricerca documentaria e lo studio delle fonti storiche e bibliografiche, abbiamo intrapreso fotografando ciò che resta dei “campi”, scattando i fotogrammi riportati nel libro, per consentire al lettore di fare un tuffo all’indietro, in un tempo ormai remoto ed “essere impressionato”, come lo siamo stati noi, prima dei luoghi e poi visionando le immagini. E la storia raccontata e le foto pubbli-cate nel libro riescono a coinvolgere il lettore rimanendo fissate nella mente e recuperando quella “memoria fragile” rappresentata dai luoghi-contenitori che, esposti al degrado del tempo e all’incuria degli uomini e delle Istituzioni, è nostro dovere tentare di preservare, conservare e tramandare. Infatti è proprio nelle stanze, tra i ruderi, nelle ville monumentali, tra i sassi mutili e degradati, rimangiati dalla natura, che la persona attenta, sensibile, può scorgere le vite che li hanno attraversati e riper-correre le vicende belliche che entraro-no come un uragano nel vissuto di gente ignara. Persone comuni, semplici cittadi-ni, senza ruoli sociali o politici di rilievo, vennero centrifugate dai venti di guerra e da provvedimenti assurdi e proiettati in

universi sconosciuti: l’odissea della cattu-ra, lo spaesamento provato in prima per-sona quando si veniva coercitivamente condotti in questi non-luoghi, lo “strap-po” dagli affetti, il sentirsi tra “color che son sospesi” con tutto il dramma dell’an-sietà per il futuro, il trauma del passaggio da un campo all’altro, le condizioni ma-teriali quotidiane, gli stenti, le malattie, le umiliazioni morali, l’isolamento dal mondo esterno, e quella condizione par-ticolarmente deprimente a livello menta-le per gli internati, rappresentata dal fatto di subire una reclusione sprovvista non solo di una colpa che la giustificasse, ma anche di un termine di “fine pena”. Per cui, prima che sia troppo tardi, prima che tutte le tracce siano cancellate e che non ci siano più prove di quanto è acca-duto, prima che i muri, impregnati del dolore delle persone che in quei luoghi sono state costrette a vivere, si sfaldino o vengano addirittura demoliti, prima che si perda la memoria di questi luoghi dove è stata internata una moltitudine di persone perché diversa e scomoda, che non rientrava nei parametri di una “normalità” stabilita dal Regime e dalla maggioranza, questo raccontare e ritrarre diventano un piccolo contributo al servi-zio della memoria e al ricordo di chi non c’è più.

gli Autori

Una regione e i suoi campi

Un libro di Giuseppe Morgese e Daniele Ducapercorre i luoghi delle Marche che furono teatro

dell’internamento e della deportazione

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Le eccellenze delle Marche

La qualità dei prodotti regionaliin mostra alla Bit e a Tipicità

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di Claudio Desideri

Uno stand dal grande impatto visivo, con immagini lunghe circa 20 metri, quello che è stato inaugurato dal Presidente del Consiglio regionale, Vittoriano Solazzi, il 13 febbraio, alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano. Le Marche in tut-ta la loro bellezza.“Il turismo rappresenta un vero volano per far ripartire la nostra economia, - ha detto Solazzi - facendo rete, lavorando insieme, investendo per creare business, sviluppo e favorire l’occupazione. La cri-si strutturale che stiamo vivendo ci pone grandi riflessioni sul rilancio della nostra economia. È stato messo in discussione il nostro sistema produttivo, con la grave crisi del manifatturiero. In questo sce-nario dobbiamo puntare su settori che possono essere una leva per il rilancio. Tra questi il turismo è la nostra punta di diamante”. Alla conferenza stampa di presentazio-ne, che si è svolta nella sala incontri dello stand marchigiano, il Presidente Solazzi, che ha rappresentato istituzionalmente la Regione, ha voluto sottolineare la straor-dinaria offerta turistica del nostro terri-torio. Il tutto con l’ausilio di un piano di comunicazione integrata a 360 gradi, uti-lizzando le potenzialità dei nuovi media,

social in particolare, su un sito rinnovato, in otto lingue, fra le quali il russo e il ci-nese. “C’è una regola fissa per vincere nel mercato globale - ha detto Solazzi - biso-gna sapere, saper fare, bisogna far sapere. La nostra regione sa fare, ed anche molto bene. Ora è arrivato il momento di enfa-tizzare le nostre qualità.”Da parte sua, l’assessore regionale Paola Giorgi ha posto al centro dell’attenzione le iniziative per il rilancio dell’aeroporto delle Marche, l’utilizzo dei fondi comu-nitari FESR ed i progetti per la valorizza-zione del territorio.Le Marche a Milano sono risultate la re-gione più social d’Italia, prima su Twitter per numero di followers, più d 30.000 e le azioni di social media marketing previste per il 2014 tra cui l’apertura del primo destination blog. #destinazionemarche la parola d’ordine che ha caratterizzato il fitto programma d’iniziative che si sono svolte all’interno dello stand e che è stato aperto dai Co-muni detentori delle 18 Bandiere Blu delle Marche. Uno stand, quindi, paniere di tutti gli elementi capaci di attrarre turismo in ogni angolo delle Marche. Dalla costa alla montagna, da San Be-nedetto a Urbino con le Bandiere Aran-cioni, dal Macerata Opera Festival a

La grande bellezzadelle Marche

Le proposte di qualità del turismo regionale presentate alla Bit di Milano. Il Presidente Solazzi: “Bisogna sapere, saper fare, bisogna far sapere”

Le eccellenze

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Musicultura, dalle mostre di Ceramica, del Maratta e del Perugino al Summer Jamboree.Per il 14 febbraio giorno di San Valentino #RomanticheMarche ha donato ai visita-tori che si sono presentati allo stand della Regione e si sono scambiati un bacio, i prodotti tipici marchigiani.Turismo declinato anche secondo l’eno-gastronomia marchigiana quindi con la presentazione di Tipicità, manifestazione enogastronomica che si svolge ogni anno a Fermo e la promozione dei nostri piatti tipici dallo stoccafisso alla pasta marchi-giana, dal riso all’olio, dal pane alla pizza e alla crescia che unisce indistintamente tutte le Marche da nord a sud. Un sistema turistico regionale in grado di potenziare la riconoscibilità delle Mar-che attraverso la preparazione e la pre-sentazione di un insieme di prodotti ad ampio raggio per rispondere alle richieste turistiche di oggi con le eccellenze regio-nali: il mare, le colline, i borghi antichi, la cultura, la spiritualità e la meditazione, il Made in Marche, il gusto a “chilometro zero” e lo shopping di alta qualità.Un unicum di rara bellezza che sarà pre-sentato anche all’Expo 2015 con una ve-trina del territorio dove saranno messe insieme la qualità della vita, la longevità attiva, le Marche sono la regione più lon-geva d’Europa e l’agroalimentare, al pri-mo posto nell’export regionale.Come ha detto il Presidente Solazzi, in-tervistato dalla Rai: “Anche quest’anno abbiamo scelto di essere protagonisti a Milano, promuovendo il nostro terri-torio attraverso le nuove frontiere della comunicazione, i social in particolare, puntando proprio nel divulgare l’uni-cità del nostro territorio che racchiude in uno straordinario scenario il mare, le colline e le montagne, offrendo al turista davvero l’Italia in una sola regione. Dob-biamo puntare fortemente sul turismo, perché - insieme ad ambiente, cultura ed agricoltura - rappresenta un settore di assoluta eccellenza della nostra regione. Indispensabile per far ripartire la nostra economia”.

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Una riflessione sull’importanza del si-stema territoriale e sulle potenzialità da mettere in campo nello scenario della globalizzazione. Ponendo, appunto, “Il territorio al centro”, così come proposto dal convegno promosso dal Consiglio re-gionale delle Marche ed ospitato a “Tipi-cità”, la manifestazione enogastronomica del fermano, giunta alla sua ventiduesima edizione e che quest’anno ha scelto come tema centrale il “Ben Essere e Buon Vi-vere”.“Il superamento della crisi che stiamo vivendo - ha sottolineato il Presidente

del Consiglio, Vittoriano Solazzi - è as-sai complesso, perché siamo chiamati ad affrontare un evento straordinario di tipo strutturale. I protagonisti di questo nostro tempo non hanno capito che la globalizzazione avrebbe cambiato ogni cosa: per affrontare le difficoltà che ci sovrastano non è più possibile applicare i modelli sociali, economici e relazionali del passato”.“Anche un territorio come quello delle Marche, che ha già ammortizzato diverse situazioni negative - ha proseguito - soffre inevitabilmente degli effetti prodotti dal-

Le sfide del futuro, territorio al centro

A Tipicità di Fermo incontro organizzato dal Consiglio regionale.Consegnato a tre imprenditori marchigiani il premio “Autori di Marca”

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la crisi. Ecco, allora, la necessità di inno-vare e di innovarci: un’impresa che non si confronta con il mercato mondiale è co-stretta alla marginalità! Il cambiamento e la velocità con cui si concretizza è ormai una costante con cui tutti noi dobbiamo fare i conti. Le Marche, che poggiano le basi su una società sana, hanno la necessi-tà di riorganizzare il loro modello, senza stravolgerlo. Stiamo lavorando in questa direzione e lo faremo ancora di più in fu-turo, con la consapevolezza che la parola d’ordine è quella di fare sistema”.Un incontro - aperto dal saluto del sinda-co di Fermo, Nella Brambatti e coordina-to dalla giornalista Rai, Barbara Capponi - che ha affrontato diversi aspetti legati alle possibili soluzioni per affrontare i cambiamenti in atto.Per Aldo Bonomi - presidente dell’Aa-ster, istituto di ricerca sullo studio delle dinamiche antropologiche dello svilup-po locale e territoriale - esiste un “proble-ma di discontinuità” nell’individuazione delle strade da seguire. E riferendosi alle Marche: “La politica deve fare sintesi del-la ricchezza al plurale di questa regione. Ogni settore non può pensare di andare avanti da solo. Non basta più produrre. Occorre rivoluzionare il modo di pensa-re ed il territorio va visto come fattore di coesione sociale.”A fornire una base concreta di confron-to, le esperienze di tre imprenditori mar-chigiani che hanno affrontato la difficile congiuntura economica con creatività e spirito d’iniziativa: Francesco Guzzini per la “Guzzini Engineering” di Osimo, società di ingegneria che da oltre vent’an-ni opera nel settore delle costruzioni e degli impianti civili ed industriali; Alvaro Cesaroni della “Sigma” con sede ad Alti-dona, azienda specializzata nell’automa-zione elettronica, conosciuta nel mondo anche per la produzione di avanzatissimi sistemi di sicurezza; Giovanni Battista Girolomoni della cooperativa “Gino Girolomoni” di Isola del Piano, che ha contribuito in modo sostanziale allo svi-luppo del biologico in Italia ed ha spinto numerosi agricoltori a riprendere le loro

Francesco GuzziniGuzzini engineering

Nelle foto i presidenti

delle tre aziende alle

quali è andato il “premio

Autori di Marca”.

Alla cooperativa

Girolomoni anche la

menzione speciale del

Presidente del Consiglio

regionale

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attività nelle campagne marchigiane.Al termine dell’incontro, presente anche la Vicepresidente Rosalba Ortenzi, la consegna del “Premio Autori di Marca” alle tre aziende, chiamate a rappresenta-re l’eccellenza marchigiana. La menzio-ne speciale del Presidente del Consiglio regionale, invece, quest’anno è andata alla cooperativa “Gino Girolomoni”, per l’importante ruolo svolto nel proprio settore ed anche come di continuità con il tema scelto quest’anno da “Tipicità”.Non solo imprenditoria, ma anche buo-na musica come cornice della manifesta-zione con l’esibizione del gruppo “Made in Marche”.

A.Is.G. Battista Girolomoni

Coop. Gino GirolomoniAlvaro Cesaroni

Sigma

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Al primo posto Pierina Cori-naldesi, Laura Marcaccio e Sa-brina Gennari. La premiazione del concorso, promosso dalla C o mm i s s i o n e regionale Pari

Opportunità, a Villa Vitali di Fermo in occasione dell’8 marzo. Presente all’ini-ziativa la Vicepresidente del Consiglio regionale, Rosalba Ortenzi: “Un modo per portare alla luce esperienze positive, senza dimenticare i problemi ed i dram-mi che quotidianamente affliggono le donne”Sono tre le vincitrici del concorso “Don-ne che fanno Arte”, promosso dalla Com-missione regionale Pari Opportunità. Per Pierina Corinaldesi e Laura Marcaccio, nella sezione delle artiste già note, e per Sabrina Gennari, in quella delle emergen-ti, il verdetto finale è arrivato in occasio-ne dell’8 marzo nella splendida cornice di Villa Vitali a Fermo.“Un’iniziativa lodevole quella della Commissione Pari Opportunità - ha sot-tolineato la Vicepresidente del Consiglio regionale, Rosalba Ortenzi, intervenen-do nel corso dell’iniziativa - che, attra-verso il viaggio nell’arte, in questo caso nella pittura, ci fa capire quanto grande

Premiate a Fermo le vincitrici di “Donne che fanno arte”Il riconoscimento della Commissione regionale per le Pari Opportunità è andato

a Pierina Corinaldesi, Laura Marcaccio e Sabrina Gennari. La mostra ospitata a Villa Vitali

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71sia la sensibilità delle donne e quanto altrettanto grande sia la loro capacità di esprimersi”. “È un modo - ha proseguito - per portare alla luce esperienze positive, senza però farci dimenticare i problemi ed i drammi che affliggono l’universo femminile e la necessità di un’educazione che, fin dai primi anni di vita, indichi la via maestra del rispetto”.Il progetto, che aveva come tema cen-trale “Le mani delle donne”, ha ottenuto una significativa partecipazione da parte dalle artiste delle cinque province mar-chigiane, considerate le numerose opere pervenute ed esaminate dalla commissio-ne giudicatrice, formata da Bianca Maria Brillantini, Cecilia Casadei, Alessandro Moscatelli, Alfonso Napolitano e Ciro Staiano.“Una ventata di colore, un arcobaleno - ha detto la Presidente della Commissio-ne Pari Opportunità, Adriana Celestini - che abbiamo voluto regalare alle donne, con l’obiettivo di sostenerle nella loro creatività, di diffondere l’arte nella sua definizione più ampia, di creare le basi per nuove esperienze positive. La nostra speranza è quella di condurre in porto altre iniziative di questo tipo, considerati anche i positivi risultati raggiunti”.Presenti all’incontro - coordinato dalla Commissaria di parità Bianca Maria Bril-lantini ed aperto dal saluto del sindaco di Fermo, Nella Brambatti - anche la con-sigliera regionale Letizia Bellabarba ed i componenti della commissione giudica-trice.Per le vincitrici del concorso la possibi-lità di allestire una personale nei locali di Villa Vitali. Tutte le altre opere, 41 quelle selezionate, resteranno esposte per una settimana sempre nella struttura fermana ed alle artiste verrà anche offerta la possibilità di inserire il proprio lavoro, corredato da una scheda tecnica e da una breve biografia, all’interno di un e-book permanente allestito nel sito ufficiale del-la Commissione regionale Pari Opportu-nità.

A.Is.

Dall’alto le opere di Laura Marcaccio e Sabrina

Gennari. Nella pagina accanto il quadro di Pierina

Corinaledesi. Il tema prescelto dalla Commissione

Pari Opportunità per il concorso

era “Le mani delle donne”.

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Ha preso il via da Ancona, e coinvolgerà tutto il territorio marchigiano, il proget-to “Il cuore delle donne”, promosso dalla Commissione regionale Pari opportuni-tà per sensibilizzare l’universo femminile sul tema delle malattie cardiovascolari. L’iniziativa si sviluppa attraverso 5 con-vegni, uno per provincia, e la diffusione di un opuscolo ricco di infor-mazioni per prevenire queste patologie. “Il cuore delle don-ne - spiega la presidente della Commissione regionale Pari Opportunità, Adriana Celesti-ni - è un’azione di prevenzione rivolta a tutte le donne del ter-ritorio regionale. Nasce dalla collaborazione tra la Commis-sione Pari Opportunità, il Con-siglio regionale, l’assessorato regionale alla Salute e l’Asur nell’ambito di un progetto più vasto sulla medicina di genere”. E ancora: “Abbiamo realizzato un opuscolo, curato dal dot-tor Roberto Mocchegiani, che aiuterà le donne a capire con facilità la natura di alcuni di-sturbi e sarà utile per ridurre le incidenze delle malattie cardio-vascolari migliorando lo stile di vita”. La brochure, presen-tata ufficialmente ad Ancona, nel corso del primo dei cinque seminari in programma, verrà diffusa capillarmente su tutto

il territorio, principalmente nei presidi ospedalieri, nelle farmacie e negli ambu-latori medici. “L’Assemblea legislativa - ha sottolineato il Presidente Vittoria-no Solazzi in apertura del convegno alla Loggia dei Mercanti di Ancona - sostiene sempre con convinzione l’attività e l’atti-vismo della Commissione regionale Pari

Opportunità. Ancora una volta voglio complimentarmi con la Commissione per un’iniziativa intelligente e utile, che affronta in maniera adeguata l’importan-te tema della prevenzione delle malattie cardiovascolari femminili”. Le donne de-vono infatti imparare ascoltare i segna-li che arrivano dal loro corpo. “Segnali

- sottolinea la presidente Celestini - che tendono, invece, a minimizzare giu-stificandoli come conse-guenze di stanchezza o stress dovuti alle tante atti-vità che svolgono nell’arco della giornata”. Nel corso degli incontri che si terran-no nei prossimi mesi nelle province marchigiane si entrerà nello specifico del-le patologie cardiovasco-lari approfondendo, come è avvenuto per nel corso dell’appuntamento nel ca-poluogo dorico, diversi temi: si parlerà di gravidan-za e cardiopatie, del rischio cardiovascolare nella con-traccezione e in menopausa, ma anche dell’importanza dell’alimentazione nella prevenzione delle malattie cardiovascolari e delle com-plicanze cardiovascolari le-gate al diabete.

C.C.

Il cuore delle donneUn progetto sulla diagnosi e prevenzione delle malattie cardiovascolari femminili

promosso dalla Commissione Pari Opportunità del Consiglio regionale

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di Stefania Gratti

Un’attività in continua crescita per que-sto nuovo servizio offerto ai cittadini dal Corecom Marche. La “Definizione delle controversie tra utenti e gestori di telefo-nia” conta già due udienze dopo l’acqui-sizione della delega da parte dell’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comuni-cazioni, avvenuta lo scorso 26 giugno a Roma con la firma dell’apposita conven-zione e l’avvio dell’attività a partire dal 1° luglio.La “definizione” è una procedura alterna-tiva al giudice ordinario a cui il cittadino può ricorrere dopo aver effettuato il ten-tativo di “conciliazione” obbligatorio per legge per la risoluzione delle controversie.Dall’avvio dell’attività sono arrivate agli uffici del Corecom Marche oltre 100 ri-chieste di definizione. Ad oggi si sono già svolte due udienze di discussione: il 5 di-cembre 2013 e il 16 gennaio 2014, e altre due sono calendarizzate per mese marzo. Le prime due udienze hanno avuto esiti positivi perché molte istanze si sono risol-te con accordi transattivi grazie all’attivi-tà di mediazione svolta dal responsabile del procedimento delle definizioni.Questo lavoro di mediazione, espletato sia prima che nel corso dell’udienza, ha permesso un notevole risparmio sia in termini di tempo che di denaro da parte degli utenti e dei gestori di telefonia nella

risoluzione della controversia in cui era-no coinvolti.“Siamo molto soddisfatti dei risultati fin qui raggiunti - commenta il presidente del Corecom Marche, Pietro Colonnel-la - L’attività è in crescita e continuano ad arrivare numerose istanze di definizio-ne. Il successo di questo nuovo servizio si deve al lavoro e alla professionalità di tutta la struttura del Corecom Marche e si affianca agli altrettanto positivi e ormai consolidati risultati dell’attività di conci-liazione, che rappresenta la prima fase del procedimento di risoluzione delle con-troversie”.Nel procedimento di “definizione” non è obbligatoria la presenza di un avvocato ma la parte interessata può farsi assistere da un soggetto terzo quali un’associazio-

ne di consumatori o un tecnico di fidu-cia. Le parti hanno tempo fino alla data dell’udienza di discussione per trovare un accordo in mancanza del quale si va alla definizione. La definizione è un provvedimento deci-sorio che ha valore vincolante tra le par-ti al pari di una sentenza e con il quale il Corecom, se riscontrata la fondatezza dell’istanza, può condannare l’operatore alla restituzione di somme risultate non dovute o al pagamento di indennizzi. Re-sta salva la possibilità per le parti di far valere in sede giurisdizionale il maggior danno.“L’acquisizione di questa delega - con-tinua Colonnella - insieme con le altre due: la gestione del Registro degli opera-tori di comunicazione e il monitoraggio delle trasmissioni delle emittenti televisi-ve locali, è un risultato importantissimo e fortemente voluto da questo Comitato e rappresenta un ulteriore passo avanti nel percorso di avvicinamento al territorio, che è obiettivo fondamentale del Comi-tato nel suo programma di attività per il 2014”.L’attività di definizione del Corecom Marche si è dotata recentemente di una procedura informatizzata che consen-te alle parti di accedere direttamente da casa al calendario delle udienze e alle me-morie e documenti depositati presso gli uffici.

Controversie

telefoniche

Per informazioni

consultare il sito

www.corecom.marche.it

Controversie telefonicheal Corecom Marche

Dopo la delega dell’Agcom, avviata con successo l’attività di definizione. Servizio completamente gratuito. Dal 1° luglio ad oggi oltre 100 istanze pervenute

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Il Presidente dell’Assemblea legislativa Vittoriano Solazzi è stato eletto all’u-nanimità vicepresidente nazionale degli Enti locali per la pace ed i diritti uma-ni, in occasione della decima Assem-blea nazionale che si è svolta il 5 aprile a Perugia, incentrata sul tema “Facciamo come Giorgio La Pira”, in omaggio ad un grande uomo che seppe coniugare il suo spirito cristiano con l’impegno civile, entrando in politica e nelle istituzioni da protagonista, battendosi sempre per il rispetto dei diritti umani fondamen-tali. “Una grande soddisfazione per la nostra regione, da sempre impegnata nella sensibilizzazione ai temi della pace e dei diritti dell’uomo - ha commentato

Solazzi appena eletto - ed anche per la nostra Assemblea legislativa che in questi anni ha sempre coinvolto le giovani generazioni, attraverso le scuole, per diffondere i valori del rispetto del pros-simo e delle diversi-tà, concentrando il proprio impegno in particolare sulla Gior-nata per la pace che ogni anno organiz-ziamo a dicembre. Il prossimo impegno sarà quello di lavorare con entusiasmo all’organizzazione della prima marcia

Enti Locali per la paceSolazzi Vicepresidente

Eletto a Perugia nel corso della decima assemblea nazionale

L’associazione degli ex consiglieri regio-nali delle Marche ha messo a punto il programma delle iniziative e delle attività per l’anno in corso. Per il mese di maggio - spiega il presidente Luigi Micci - d’inte-sa con la Presidenza del Consiglio regio-nale, stiamo organizzando un incontro sui problemi dell’assetto istituzionale ed amministrativo della Regione Marche. Sarà una ulteriore riflessione su come Province, Comuni, Comunità monta-ne, ambiti territoriali, società di servizio, istituzioni di controllo e di garanzia, au-torità indipendenti possono dare vita ad una organizzazione del governo locale più

razionale ed efficiente anche dal punto di vista del contenimento della spesa. Ab-biamo un una buona base di discussione che è costituita dallo studio redatto dai docenti dell’università di Macerata co-ordinati dal professor Di Cosimo. Alla iniziativa sarà presente il ministro per le riforme Maria Elena Boschi. L’associazio-ne ha inoltre deciso di istituire tre premi di laurea, due dei quali destinati a studenti dell’università di Urbino per tesi sugli ef-fetti della crisi nel settore del mobile delle Marche. Saranno dedicati alla memoria del compianto Mario Fabbri. Il terzo pre-mio è rivolto agli studenti dell’università

di Camerino per tesi sulla struttura peni-tenziaria delle Marche e sulle condizioni dei detenuti dopo la sentenza Torreggiani della Corte europea per i diritti dell’uo-mo. “Stiamo inoltre lavorando - conclude Micci - alla realizzazione di un volume sulla storia della Regione Marche dal 1970 al 2010. Ci saranno schede, relazio-ni e foto sui progetti più importanti che hanno impegnato le risorse regionali per lo sviluppo economico, sociale e culturale della collettività marchigiana. Abbiamo già costituito un comitato di lavoro per l’impostazione della pubblicazione e la ri-cerca di fonti, documenti e testimonianze.

Ex consiglieri,riflessione sulle riforme

Tre premi di laurea per studenti marchigiani. Un volume sulla storia della Regione

per la pace delle Marche, in program-ma a Senigallia il prossimo 31 maggio, su iniziativa del comune di Senigallia e dell’istituto tecnico “Corinaldesi”.

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I Quaderni del Consiglio

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Presentati a Roma al Pio Sodalizio dei Piceni i volumi dei Quaderni del Consi-glio regionale delle Marche dedicati alla figura di papa Leone XII. “Le Marche ha ricordato Il Presidente Solazzi - sono sta-te terra di sommi poeti, pittori, musicisti, letterati e, in epoche più recenti, di intel-lettuali e pensatori di grande valore. For-se non sempre ricordiamo che la nostra regione ha dato i natali anche a uomini importanti per il governo della Chiesa”. I tre quaderni contengono materiali e stu-di dedicati alla figura di un papa nato in un piccolo centro delle Marche: Anniba-le della Genga Sermattei, salito al soglio pontificio nel 1823 con il nome di Leo-ne XII. Un pontificato breve il suo, ma la

storia ci dimostra che molte volte proprio i papati più brevi sono stati quelli più ric-chi di trasformazioni.Annibale della Genga si trovò a fare il papa in un momento storico delicatissi-mo, quello della restaurazione postna-poleonica, che solo in tempi recenti la ricerca storiografica ha ripreso a indagare con criteri nuovi e con crescente interesse. I saggi contenuti in questi libri analizzano il papato di Leone XII nei suoi moltepli-ci aspetti, quello economico, quello più prettamente religioso, quello artistico, quello del governo dello Stato pontificio e per finire, quello iconografico. Per mol-to tempo è stato considerato sbrigativa-mente un papato non troppo significativo

o chiuso nei ristretti schemi interpretativi di una generica restaurazione, in questi scritti emerge con rinnovata e molteplice problematicità. Leone XII fu attento alla dimensione religiosa del suo mandato ma fu, ugualmente, uomo di governo anima-to da una forte volontà di riorganizzazio-ne amministrativa dello Stato della Chiesa nel quadro delle trasformazioni europee innescate dall’avventura napoleonica. Un papa che sicuramente sfugge al giudizio di chi lo vede esclusivamente come un restau-ratore e si muove nel panorama politico del tempo portando elementi moderni e ri-formatori destinati a maturare nei decenni successivi nell’alveo della grande storia del Risorgimento italiano.

Papa Leone XII, fra Restaurazione

e RisorgimentoPresentati a Roma i Quaderni del Consiglio dedicati

alla figura di Annibale della Genga Sermattei

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77a cura di Paola Cecchini

Stefano TrojaniRIFLESSIONI FILOSOFICHE SULLA PREGHIERA

Il volume di padre Stefano Trojani, frate minore del convento “La Pace” di Sasso-ferrato (noto per il decennale impegno nella promozione di attività culturali nel-la regione) affronta un tema particolare, eppur di rilevante valore per la vita reli-giosa dei singoli e della comunità cristia-na: il valore della preghiera.La preghiera rappresenta un momento significativo nell’esperienza di fede e nel libro viene ben rappresentata l’interpre-tazione che ne è stata data in alcuni classi-ci della filosofia e della cultura moderna.Le Marche, così vicine al centro di irra-diazione del francescanesimo, furono fin dal secolo XIII, una delle aree italiane più coinvolte nel movimento ispirato al santo di Assisi: ciò avvenne con insediamenti diffusi in città medio-piccole e con un at-tivo protagonismo in ambito assistenziale ed anche in quello inerente il credito per contrastare l’usura.

Oddino Giampaoletti LETTERE D’AMORE E DI SPERANZA

Il libro costituisce un importante ed ul-teriore tassello nella ricostruzione della vicenda umana che ha caratterizzato la storia sociale del territorio marchigiano. Leggendo le vicende dei protagonisti, ri-viviamo gli anni difficili del dopoguerra e della crisi che fino alla metà degli anni Sessanta ha imperversato anche nella no-stra regione: le vicende ed i ricordi dei protagonisti sembrano rappresentare vi-cende minori, confinate nella realtà del paese di Cupramontana. Leggendo con più attenzione, ci si ren-de conto che così non é: siamo di fronte alla narrazione del nostro recente passato ed il libro ci aiuta a ricostruire la storia di un’intera comunità che transita “da

condizioni di diffusa povertà all’attuale modello economico”. Dalle storie narra-te non traspare rassegnazione: si cerca-no nuove strade, nuove opportunità per sfuggire alla povertà che per molti era rappresentata dalla mezzadria che sarà su-perata soltanto diversi anni dopo. Il valo-re della solidarietà pervade l’intera opera, unitamente al a speranza di un futuro mi-gliore per sé e la propria famiglia, la voglia di fare, di non arrendersi mai.

CHIARAVALLE CISTERCENSE: UNA STORIA, UN SOGNO

Atti del Convegno (19 agosto-14 settembre 2011)

Tra i luoghi e gli uomini si crea talvolta una sorta di magìa, un legame profondo, spirituale e fisico. “Un popolo che igno-ra il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente e non ha futuro”. Il celebre aforisma deve aver ispirato i tan-ti chiaravallesi che si sono dedicati alla ricerca storica sui monaci cistercensi nel-la zona della bassa Vallesina e che sono stati i primi fondatori della comunità di Chiaravalle, sorta intorno all’abbazia di Santa Maria in Castagnola, edificata dai cistercensi nel XII secolo in un’area pre-cedentemente bonificata dai benedettini.Dagli atti del convegno oggetto di questa pubblicazione, dai tanti interventi (sto-riografici, filosofici, artistici, tecnici) che hanno messo in luce gli aspetti di questa realtà, emerge un dato incontrovertibile: l’unicità di quest’opera (sita nel centro cittadino) e l’amore che i cittadini nutro-no da sempre nei suoi confronti.

Mario Carassai (a cura di). Testi di Vit-toria Camelliti, Vieri Favini, Alessandro Savorelli)

SANTI, PATRONI, CITTÀ: IMMAGINI DELLA DEVOZIONE CIVICA NELLE MARCHE

Sul culto dei santi nella nostra regione si è scritto molto ma il libro in questione af-fronta il tema sotto un profilo specifico, quello iconografico, con particolare at-tenzione alle immagini dei patroni citta-dini. Chiunque è in grado di riconoscere un santo: dal suo copricapo o dalla veste che indossa, dagli oggetti di cui si circon-da o dagli animali che lo accompagnano: S. Giovanni, ad esempio, è sempre raffigu-rato con l’agnello, Santa Lucia con gli oc-chi sul vassoio, San Giorgio con il drago...Ci sono poi dei santi così strettamente paesani che che al di fuori della propria immagine quasi non esistono: sono eroi o primi cittadini di un determinato centro, di cui tengono amorevolmente in mano il modellino o addirittura il vessillo con lo stemma comunale come il figurante di un palio o un antico guerriero: l’identifica-zione tra comunità e santo non potrebbe esser più completa.

Anna Maria BattistiniUNO SGUARDO ATTORNO

Un grande spaccato della realtà fanese emerge da questi racconti scritti con la calda umanità del ricordo e lo spirito ge-nuino di un’anima grande perché sempli-ce e autentica. Le vicende, per gran parte autobiografiche, sono raccontate con uno stile apparentemente semplice ed es-senziale, in realtà la scelta delle parole è molto accurata e grande é la cura del det-taglio. L’ autrice rivive e fa rivivere ai let-tori molteplici luoghi fanesi (la Baia del Re, la centralissima Via Garibaldi, la corsa del bus 5/bis) ed incontri con personag-gi più o meno noti, quali don Francesco Guerrieri, Mons. Vincenzo Del Signore, Mons. Costanzo Micci.

QUADERNI

DEL CONSIGLIO

REGIONALE

DELLE MARCHE

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Infanzia

“La scuola in cima al pendio”, che dà il titolo al libro di Luciano Orlandi, è lo storico (ha da poco festeggiato i 150 anni di vita) istituto Benincasa di Ancona. Il libro, pubblicato nella collana dei “Qua-derni del Consiglio regionale delle Mar-che” è stato presentato nell’aula magna dell’istituito di Via Montemarino, una scuola che per prestigio e dimensioni (è arrivata ad avere oltre duemila studenti) è una sorta di simbolo del capoluogo mar-chigiano. L’autore è stato per molti anni docente di educazione fisica nell’istitu-to. Di quella esperienza Orlandi traccia un quadro denso di ricordi, sensazioni, ritratti descritti con un piglio garbato e veloce e sempre con un filo di ironia. Scorrono nelle pagine le figure dei presi-di Alfredo Trifogli e Renzo Franciolini, di una nutrita galleria di colleghi docenti che Orlandi ricorda nei loro tratti fisici e caratteriali. E poi ci sono loro, i tanti ra-gazzi, che il docente di educazione fisica ha cresciuto in un clima formativo che ha premiato la partecipazione prima ancora

derni del Consiglio regionale” Solazzi ha ricordato come questa attività editoriale sia importante perché consente la pub-blicazione di atti, ricerche, studi e anche di opere che altrimenti non avrebbero la possibilità di essere conosciute e diffuse. Un ringraziamento al Consiglio regiona-le è venuto anche dall’ex preside Renzo Franciolini che ha aperto e condotto la presentazione e ha ripercorso momenti particolari e curiosi narrati nel libro. Con-tributi sono venuti anche dagli ex docenti Sergio Pasqualini e Gianni Ciuffo e dal-la ex studentessa Alessandra Camilletti. All’autore Luciano Orlandi il compito di chiudere l’incontro e di stilare e firmare le dediche sui libri distribuiti agli ex col-leghi. “Questo - il commento finale del Presi-dente Solazzi - è un grande atto di amore per la scuola”.

M.T.

che la competitività. “Luciano Orlandi - ha detto il Presidente del Consiglio re-gionale Vittoriano Solazzi, intervenuto alla presentazione del volume - può essere definito una persona fortunata, uno che ha avuto la possibilità di fare il lavoro che gli piaceva. Un docente che quel lavoro lo ha amato e lo continua ad amare e - anche se non lo confesserà mai - lo rimpiange”. Il libro, ha proseguito il Presidente, racconta storie di uomini e donne che all’interno di un grande istituto si sono impegnati per fare in modo che la scuola non fosse soltanto un luogo di trasmis-sione delle nozioni, ma un fondamentale momento di formazione delle coscienze dei cittadini. Per quanto riguarda “I Qua-

La scuola in cima al pendioPresentato all’Istituto “Benincasa” di Ancona il libro di Luciano Orlandi

edito nei “Quaderni del Consiglio regionale delle Marche”

“Era una mattinata del novembre 2002, l’ultimo mio anno di servizio, quando il preside Renzo Franciolini, con il vestito scuro, i capelli radi e un po’ imbiancati, più ufficiale dell’ufficialità della ricor-renza, ha salutato autorità ed invitati...”

nella foto: da destra, l’autore Luciano Orlandi, l’ex preside Renzo Franciolini, il Presidente Vittoriano Solazzi, l’ex docente Gianni Ciuffo.

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79Alberto Ardiccioni e Luciana Salvucci

DALL’EMERGENZA ALL’ALLEANZA EDUCATIVA

Il volume permette al lettore di ripercor-rere l’esperienza scolastica ed educativa dell’Istituto Comprensivo “E. Medi” di Porto Recanati. È la storia di un dirigente scolastico, Alberto Ardiccioni, della sua passione educativa e del desiderio di mettersi al servizio delle persone e della comunità in cui vive, ma è allo stesso tempo anche la storia di una scuola, degli insegnanti che vi hanno dedicato le loro energie migliori, dei ragazzi che l’hanno frequentata, delle famiglie che li hanno sostenuti.In poche parole, la storia di una comuni-tà che ha colto la sfida del cambiamento e, pur in presenza di mille contraddizio-ni, ha saputo lavorare per l’integrazione di tutti: un vero e proprio laboratorio di esperienze attraverso cui si prepara la so-cietà di domani.

Raoul PaciaroniL’ELETTRICITÀ NELLE MARCHE

Il libro in questione racchiude un com-pendio bibliografico organico volto ad illustrare la storia dell’elettricità nelle Marche, senza trascurare gli aspetti tecni-ci, economici e sociali strettamente colle-gati a questa industria così importante.E’ una risorsa aggiornata e di agevole consultazione per studiosi, ricercatori o semplici appassionati di storia locale che vogliono approfondire l’argomento de-clinato nelle svariate eccezioni (produzio-ne energetica, trasporto, distribuzione) e nelle molteplici applicazioni: una vera e propria bibliografia specializzata che traccia un quadro complessivo degli stu-di che hanno interessato l’introduzione e l’utilizzo dell’elettricità nelle Marche, a partire dalle origini (periodo che per il suo indubbio interesse è stato indagato con maggiore attenzione) sino ad oggi.

Ilaria Fiumi Sermattei (a cura di). Contributi di Elisabetta pallottino,Nicoletta Marconi, Maria Grazia Branchetti, laura Biancini, Simo-na Turriziani

1823. L’INCENDIO DELLA BASILICA DI SAN PAOLO. LEONE XII E L’AV-VIO DELLA RICOSTRUZIONE

Sono tanti, lo sappiamo bene noi mar-chigiani, i legami che collegano la nostra regione e Roma. La mostra organizzata presso il castello di Genga (24 luglio-8 settembre 2013) ed il catalogo che l’ac-compagna rivelano un ulteriore, impor-tante tema comune: la ricostruzione della basilica di San Paolo fuori le mura - distrutta da un incendio nel 1823 - fu fortemente voluta ed avviata da un mar-chigiano, Leone XII (al secolo Annibale Sermattei della Genga), 252º pontefice (1823-1829). Non si trattò di un’impre-sa di poco conto ma della maggiore ope-ra pubblica realizzata nel XIX secolo a Roma, conclusasi nel 1854 ad opera di un altro marchigiano, Pio IX (al secolo Gio-vanni Maria Mastai Ferretti), 255º pon-tefice. Il libro è particolarmente meritorio perché racchiude contributi di alcuni im-portanti studiosi che hanno effettuato, nel corso degli anni, importanti e significative ricerche sul tema sotto i profili più svariati.

Luigi Speranzini

DETTI, MODI DI DIRE E PROVERBI DI CASA NOSTRA

“Fa ‘l tonto pr avè la crescita”, “Fa’ n fatto e du’ servizi”, “Co’fai le nozze coi funghe?”, “Combatt’ la lima e la raspa”: questi detti figurano, assieme a centinaia di altri, nel-lo spassoso libro di Luigi Speranzini che descrive attraverso di essi, la moralità, la prudenza, l’arguzia, i vizi e le abitudini del-la gente del Cesano. Sono espressioni genu-ine che stanno per finire nel dimenticatoio e che assumono un valore inestimabile.

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