Non - comunitarosaurora.it 2010.pdf · Il tempo è come un cerchio, che come tale non ha mai fine,...

20

Transcript of Non - comunitarosaurora.it 2010.pdf · Il tempo è come un cerchio, che come tale non ha mai fine,...

Tempus fugit, come dicevano i latini. In effetti il tempo, nella vita, è l’unica cosa che non possiamo fermare, non esiste cronometro in grado di salvare i nostri momenti più belli, quelli vanno destinati allo spazio dei ricordi. La stessa regola vale per gli episodi che vorremmo cancellare, l’imparzialità della natura non ammette deroghe in questo senso. L’unica cosa sulla quale possiamo interveni-intervenire è la frequenza, cer-cando di protrarre il più a lungo possibile quei momenti che ci danno gioia, ripeterli durante il nostro cammino. Tutti i nostri sforzi sono finalizzati alla ricer-ca di un qualcosa che ci dia piacere, ci faccia star bene, persino a costo di compiere enormi sacrifici per avvicinare il nostro obiettivo. Esattamente quello che succede nello sport: l’atleta compie molte rinunce, si applica fino alla perdizione sul suo lavoro per guadagnare stima in se stesso e centrare l’ambito risultato. Niente viene raggiunto per caso, lo sappiamo bene anche noi che, magari per hobby o per scommessa, vogliamo raggiungere la nostra piccola conquista e facciamo di tutto per riuscirci, spinti da una motivazione quasi incontrollabi-le. Per farlo l’unico fattore im-prescindibile rimane quello del tempo: possiamo impiegare giorni, settimane, mesi, ma di fronte al traguardo tutto scom-pare, fugge, come se in realtà si fosse consumato un solo istan-te. Spesso non è così, più l’obiettivo è grande e più tempo ci vuole per realizzarlo, ma il ricordo delle gioie cancella le buche che hanno reso il nostro percorso irto di ostacoli. E la gioia non è solo rappresentata dalla conquista, ma dall’averci provato con tutti i nostri mezzi. Di avere creduto in noi stessi fino alla fine.

Edoardo Ebolito

“C’era una volta … un castello incantato, abitato da persone buone che si operava-no per il bene del prossimo. Non conoscevano malizia e crudeltà e le loro gesta e-rano così grandi da superare le barriere del tempo, perché guidate dalla luce eter-na dell’amore. Anche quando qualcuno di loro per vecchiaia moriva, la sua energia positiva restava negli altri e nell’atmosfera, continuando ad agire positivamente sul mondo….”. Il tempo accompagna la nostra esistenza dalla nascita alla morte, scan-dendo ogni momento della nostra vita, prezioso strumento naturale del giorno e della notte. Il tempo ci è amico, anche se spesso alcuni vorrebbero fermarlo per non invecchiare, per non affrontare il naturale declino del corpo fisico.

Ma come nella favola, l’uomo ha in sé la capacità e la possibilità di superare le soglie della temporalità per entrare in una dimensione di infinito e di eternità.

La dimensione di eternità è presente in ogni attimo della nostra esistenza, a condi-zione che riusciamo a viverlo interamente, essendo completamente presenti in ciò che facciamo, vivendo il presente come fosse l’ultimo giorno della nostra vita. Il superamento della temporalità è dato anche dalla qualità delle nostre azioni, dalla loro bontà, vista in un ottica non individuale ed egoistica, ma rivolta al bene di tutti i nostri fratelli e della terra che benevolmente ci accoglie finché siamo in vita. Ope-rando in questo modo , e non curandoci solo della fine fisica del nostro corpo, ali-mentiamo la nostra coscienza, la nostra responsabilità spirituale , che sono senza alcun dubbio eterne. Lo stress più grave della vita moderna è dato dalla necessità costruita per cultura, per educazione , per condizionamenti ambientali e sociali di dover sempre arrivare da qualche parte, di vivere in un continuo stato di “corsa”, per soddisfare i nostri desideri materiali, o quelli delle persone che ci sono vicine o dell’ambiente sociale in cui viviamo che troppo spesso ci costringe ad essere e di-ventare una persona diversa da quella che veramente e profondamente siamo. L’eccessiva razionalità, l’ambizione, l’attaccamento morboso al materiale ci porta-no a non vivere mai il presente, ad essere sempre un minuto dopo all’attimo che invece dovremmo vivere, in altre parole a non vivere niente, fino ad accorgerci che ci siamo persi da qualche parte , fino a non riuscire più a riconoscerci . Questo at-teggiamento provoca lo sfinimento delle nostre energie, e quindi ci provoca depres-sione ed ansia e soprattutto un grande senso di smarrimento. Il tempo sembra non bastare mai ed ogni cosa che facciamo sembra essere privata della gioia, della ca-pacità di sorridere, della serenità. E’ necessario combattere con tutte le nostre for-ze contro questa modalità di vita, e ritornare dentro noi stessi, comprenderci , riu-scire ad esprimerci e ad ascoltare veramente le nostre esigenze e quelle degli altri. E’ necessario anche utilizzare al meglio il nostro corpo, che ha delle capacità sen-sitive straordinarie, da seguire per apprezzare e vivere al meglio la bellezza della natura, che sempre ci sorprende con i suoi odori, sapori e maestosi paesaggi molto vicini alla rappresentazione spirituale della nostra coscienza. Il tempo è come un cerchio, che come tale non ha mai fine, l’importante è non spezzarlo e restare sem-pre sul suo binario principale. Ad ogni fine…. Un nuovo inizio…

Non ti auguro un dono qualsiasi                                           ti auguro soltanto quello che i più non hanno;                                                      Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;                                                           se lo impiegherai bene, potrai  ricavarne qualcosa;                        

Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,                                                                                               non solo per te stesso,ma anche per donar‐lo agli altri. ti auguro tempo, non per affrettarti a corre‐re, ma tempo per essere contento 

Ti auguro tempo, non soltanto per trascor‐rerlo, ti auguro tempo perché te ne resti: tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guardarlo sull'orologio 

Ti auguro tempo per toccare le stelle e tempo per crescere, per maturare. 

Ti auguro tempo per sperare nuova‐mente e per amare. 

Non ha più senso rimandare. Ti auguro tempo per trovare te stesso, per vivere ogni tuo giorno , ogni tua ora 

come un dono. 

Ti auguro tempo anche per perdonare. 

Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita”. 

Elli Michler 

1

Il tema di questo numero: Il tempo 2

Qualcosa di personale 4 Il tempo soggettivo, vissuto e percepito

Terra mia 7 Il tempo atmosferico 7 Tempo e metereopatia 8 Dalla magia dell’arcobaleno alla fiaba 9

Quelli che… Io ci provo! 10 Il tempo fisico

Scarabocchi d gente 12 Fototerapia e passato storico 12 Ascoltando il Nabucco 15

Pronto… Collaboriamo? 16 Riprendiamo il filo del racconto:

lo Psico-cane a cura del Centro Diurno di Albano Laziale

Anno III n. 1 Giugno 2010

Periodico trimestrale di e-spressività sociale iscritto al Registro della Stam-pa e dei Periodici del Tribuna-le Ordinario di Tivoli con n° 5 del 18/04/08 realizzato dal gruppo operatori-utenti della Residenza Socio-Riabilitativa Rosaurora

Collaboratori: ALTER Cooperativa Sociale a.r.l

Centro Diurno Riabilitativo “Volo Libero” di Albano Laziale

Editore Liberi S.a.s. Ideatore del progetto Dott.ssa M. Teresa Frattini Direttore Edoardo Ebolito Capo-redattore Francesco Cagnoni Coordinatore didattico Francesca Latini Impaginazione e grafica Francesca Latini Mauro Muccioli Responsabili area stampa e distribuzione Arnaldo Prudenzi Area laboratori: Rosa Casaburi Disegno: Nadia Crescenzi Lettura: Sara Leo Scrittura digitale: Arnaldo Prudenzi

Prontooo… Ci sei???

In rilievo Intervista

Al fisico!!! a pagina 11 In rilie

vo

Pronto… Collaboriamo?

Rubrica a cura del

Centro Diurno

a pagina 16

Il tema di

Il tempo soggettivo È quello misurato dal punto di vista del sog-getto pensante, percepi-to attraverso attimi, e-venti ed attese. Gli atti-mi sono più o meno lun-ghi, nonostante l’unità di tempo fisico sia sem-pre la stessa ed anche positivi o negativi

Il tempo fisico È basato sui cicli della terra che gira su se stes-sa ed intorno al sole; è misurata dagli orologi e dai calendari ed è sem-pre lo stesso. Si misura in secondi, minuti, ore, giorni, mesi e anni se-condo il moto di rotazio-ne e di rivoluzione.

A pagina 4 

A pagina 10 

2

3

questo numero

Il tempo storico È rappresentato dalla suc-cessione degli eventi che sono la storia, la nostra storia. Possono esservi e-venti drammatici come la guerra o positivi come le scoperte scientifiche

Il tempo atmosferico È determinato dal moto della terra intorno al sole e in tal modo si formano la stagioni, durante le quali si alternano vento, nubi, piogge, neve… La preoccupazione dell’uomo sin dalla notte dei tempi è stata quella di prevedere le condizioni metereologi che

A pagina 12 

A pagina 7 

Il tempo si può protrarre a lun-go ma, quando veramente ne abbiamo bisogno, ci accorgiamo della sua man-canza: passano i

minuti e c’è sempre più fretta. Altro aspetto del tempo è l’attesa. Ci ac-corgiamo sempre più spesso che il tempo non passa mai, come quando facciamo le file o aspettiamo l’autobus. Sulla percezione del tempo si può dire che passa lento quando non si fa niente: un esempio è il pome-riggio in comunità, quando non ci sono i laboratori ed il tempo diventa tiran-no, non passa mai ed è collegato alla condizione di solitudine interiore. E’ veloce invece quando si fanno delle cose interessanti. Quando sto nella mia stanza da solo penso allo scorrere del tempo.

e

Le storie di vita dei ragazzi percorrono le pagine di questa rubrica, concepita come spazio confi-denziale, ma non privato, di verità.

Si siedono nell’atrio e hanno voglia di racconta-re: alcuni comin-ciano a parlare, altri preferiscono scrivere. Si guardano, si confrontano, si narrano: si lascia-no finalmente es-sere protagonisti indiscussi.

È la loro storia a parlare: i loro toni sono pacati, la lu-cidità del discorso pregnante, lo sguardo si fa serio.

La penna registra e la carta assorbe le emozioni dei lo-ro vissuti, raccon-tati ai lettori con sconcertante sincerità.

Qualcosa di personale

Il tempo può essere tante cose. Esso è la cornice dei nostri giorni,

dei nostri fatti, delle azioni che vengono compiute. Il tempo può essere anche solitudine, sofferenza ed anche tristezza. Può coronare di grigio i nostri giorni trascorsi cupa-mente. Tempo è anche “l’odiernità umana” il tempo che si sta trascor-rendo, l’attualità personale. Anche la storia degli uomini e del mondo è fatta di tempo e gli avvenimenti hanno anche diversa importanza, perché vengono interpretati a se-conda del tempo. Il tempo è la no-stra vita, è la vita che sentiamo, è il nostro animo fatto di emozioni.

Dalla R. Rosaurora Arnaldo: Il tempo è...

Dalla R. Rosaurora Mario:

La nostra percezione del

tempo

4

Esso è incerto, come viene e così va,

mo se mette a raccapriccià; voci e suoni

si presentano ogni minuto; i vocaboli suoi

non se capiscono ma soddisfano il riempio

del vecchio tempo; poi d’un tratto

si girano e si bloccano le ore e con la scienza sovrana si ricreano le ventole che fanno0 rimirà de suoni.

Antonella

Ora che sto in comunità le giornate sembrano essere eguali, c’è un tem-po per tutto, per le pulizie, per le uscite e per i laboratori. In passa-to facevo sempre cose diverse e cambiava la mia percezione del tempo: avevo dieci anni di meno anche se stavo con gli psicologi allo stesso modo di oggi. Il tempo quin-di si allargava e lo collego ai fatti accaduti nel mondo ed in Italia in quegli anni che allo stesso modo mi sembrano sempre diversi. Oggi in-vece la politica internazionale è s e m p r e l a s t e s s a c o m e l’interminabile guerra contro il ter-rorismo islamico in Afghanistan e la percezione del tempo per me è più monotona; passa tutto in fret-ta, perché è sempre la stessa si-tuazione. Cioè l’inequivocabilità dei fatti accaduti fuori della mia espe-rienza personale scandisce l’andare del tempo, quando invece le mie paure dominano il mio agire, i fatti da me vissuti sono equivocaboli. C’ è un solo modo di dimen-

ticare il tempo: impiegarlo Charles Baudelaire 

Il tempo soggettivo è il tempo vissuto, percepito sempre in maniera diffe-rente. Importante è riflettervi per imparare meglio a viverlo e a gestirlo...

Nella mia giornata ci sono dei momenti troppo pieni in cui devo fare le cose in fretta come dalle 9 alle 10, quando ci sono le pulizie. I vuoti invece sono dalle 14 alle 16 quando non posso uscire dal-la stanza e a volte non posso neanche ascoltare la musica perché il mio compagno di stanza studia, allora vado in paranoia perché mi annoio. Altro

momento critico è dopo le 20 quando aspetto la terapia della notte e mol-te volte i miei compagni non mi fanno vedere quello che mi piace in tv, allora mi annoio e ascolto un po’ la radio, perché ho il lettore cd rotto. Alle sei di mattina spesso ho ansia di riaddormentarmi e non sempre ci riesco, vorrei magari poter uscire in giardino.

Quando il tempo va piano sono arrabbiato e invece quando corre sono contento. Se va piano devo aspettare e la cosa mi innervosisce ma, se corre veloce, mi sembra di arrivare ad un traguardo per pri-mo, come se arrivassi subito alla meta. Mi piace passare il tempo anche a giocare a car-te , a leggere, a fare svariate cose. E’ piace-vole il tempo anche quando aspetti che ti devono dare una cosa, come una sigaretta. Alla mattina aspetti che ti danno il caffè con il latte, e finalmente arriva anche il momento del pranzo. Il mio scopo in relazione al tempo è questo: aspettare.

Il tempo corre veloce quando sono impegnato in qualche cosa, che in qualche modo mi tiene occu-pato. Per esempio, quando studio, il tempo mi pas-sa veloce con la lettura di qualche capitolo. Non sempre però riesco a studiare e allora il tempo non passa mai, si esaurisce dopo lunghe pause, caratterizzate da un malessere mentale. Quando

il tempo trascorre velocemente mi sento felice, specie quando riesco a sentire la musica o i programmi alla televisione. Nel complesso per me il trascorrere del tempo è un problema, in parte dovuto al giorno quando soffro per pensieri che mi torturano la mente, ma la sera è bello cenare, guardare la tv e andare a dormire, fino a che arriva un nuovo giorno che spero trascorrerà velocemente e felicemente.

Il tempo è... Dalla R. Rosaurora Alfredo: Il problema del tempo

Dalla R. Rosaurora Carlo: Quando corre e quando va piano

5

La sveglia mi dà l’idea della fine del sonno. Arnaldo 

La sveglia mi fa pensare alla mattina, un po’ intristito mi alzo dal letto , perché mi piace 

sognare ma che bello prendere il caffè!  Mario 

La sveglia mi ricorda quando mi alzavo per andare a scuola 

Antonella  

Il calendario mi trasmette le gioie dei giorni di festa e il trascorrere dell’anno solare, che mi ricorda il mio compleanno e le quattro 

stagioni da trascorrere lentamente.                Alfredo 

Il calendario è molto utile, perché  vi segno le date importanti e gli appuntamenti. Scan‐

disce i giorni e i mesi, mi trasmette l’arte grafica, fotografica e artistica .                   

Marco 

Il calendario mi fa organizzare i giorni  sia per le visite mediche che per le visite a casa. 

Carlo 

Il pensiero di Sandro

Il tempo? C’è quello che pas-sa e non torna più; quello che va veloce dopo e prima di un

appuntamento. A me quello che mi

dispiace di più è che il passare del

tempo c’invecchia e ci porta via la bella

gioventù.

Dalla R. Rosaurora Mario: La mia giornata: i vuoti e i pieni

Ci sono momenti in cui il tempo non passa mai e pensieri strani, ri-cordi, pentimenti ci assillano la mente. Momenti in cui l’orologio è vero si ferma e tutto quello che hai fatto fino ad allora forse non vale più niente, magari sei stato svelto a farlo, hai corso e dopo devi fermarti a pensare, magari ci sono dolci ricor-di e forse tristi pensieri. Un orologio quando si ferma dà l’impressione che i minuti sono sempre gli stessi.

Dalla R. Rosaurora Arnaldo: Quando l’orologio si ferma

Che cos’è dunque il tempo?

Se nessuno me lo chiede, lo so; se

voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più.

Agostino da Ippona

Il tempo è...

La clessidra mi ricorda il tempo in cui ancora non esistevano gli orologi.    

Sandro 

La clessidra misura il tempo attraverso granelli di polvere.                                      

Antonella 

La clessidra  per me è portatrice di ansia, perché mi fa pensare al tempo 

che si ha a disposizione per svolgere le mansioni quotidiane, che è sempre 

molto poco.                                                 Mario 

Il pendolo mi ricorda il campanile che suona piano piano ad ogni ora.                 

Antonella 

Il pendolo scandisce le ore, suonandole e rintoccando le mezz’ore. Mi sa 

dell’antico stile dell’800 simile ad un campanile.                                                  

Marco 

Il pendolo mi fa pensare ad un  castello antico e isolato.                                    

Arnaldo 

Un attimo è qualcosa di magico op-pure dram-matico, con-

temporaneamente. Io ricordo alcuni attimi della mia vita drammatici e felici allo stesso tempo. Il più dram-matico riguarda lo sport del calcio: una finale di coppa internazionale in cui la mia squadra sbagliò un rigore che fece perdere la partita. Fu un attimo terribile perché ormai sicuro di un evento atteso da tanto tempo, questo andò orribilmente perduto. Un evento è qualcosa di più di un

un attimo, perché lo ricordi meglio nella tua vita. L’evento che più mi ha fatto felice fu la promozione all’esame di maturità che mi ha permesso di andare all’università, realizzando un sogno che avevo da bambino e che a causa della mia malattia è andato perduto. Nei venti anni d’intervallo non avrei mai im-maginato di risolverlo grazie a delle persone a cui devo molto per que-sto. Gli attimi, gli eventi e le attese sono qualcosa che ci caratterizza la vita sia in positivo che in negati-vo e marcano con una forza indele-bile la nostra persona.

Dalla R. Rosaurora Alfredo: Attimi ed eventi

A differen-za del tem-po fisico che è og-g e t t i v o , attimi ed

eventi sono soggettivi, cioè visti dal punto di vista del soggetto pensan-te. Attimo è quando la frazione di tempo per chi la vive è percepita come un breve lasso di tempo e può essere ricordata come emozione. A volte le emozioni negative sono vis-sute come attimi eterni, come ad esempio una grande paura che non passa mai. Invece le emozioni posi-tive sono percepite come troppo rapide, come attimi, troppo brevi per essere vissuti in pieno. L’evento invece è ciò che scorre in un lasso di tempo fisico più o meno lungo dal passato al presente.

L’evento è collegato anch’esso alle nostre emozioni: gli eventi piacevoli sembrano scorrere troppo in fret-ta, quelli spiacevoli sembrano non passare mai. Io ho l’esperienza di un evento negativo quando sono stato in tribunale per essere giudicato e il tempo non passava mai. Gli eventi positivi sono quelli dei concerti che ho visto negli anni ’80 che sembrano troppo brevi per essere ricordati. Le attese sono invece anch’esse dei lassi di tempo che scorrono ma que-sta volta tra il presente e il futuro, cioè quello che noi ci aspettiamo da esso. Le emozioni collegate sono piacevoli quando si aspetta un even-to piacevole appunto e il tempo sembra non scorrere mai, quando sono spiacevoli il tempo sembra scorrere troppo in fretta e si va subito al fatto doloroso.

Dalla R. Rosaurora Mario: Il tempo soggettivo

Tempo e stati d’animo Ansia: quando aspetto una visita da qualcuno Gioia: quando esco e quando gioco a carte con Arnaldo Angoscia: quando sono stanca e non riesco a fare niente Solitudine: il pomeriggio quando sono sola e sento la musica Noia: quando non so fare nulla e quando guardo la TV Rabbia: quando litigo con me stessa Monica

Il tempo passa. Anche quando sembra impossibile. Anche quan-do il rintocco di ogni secondo fa male come il sangue che pulsa nelle ferite. Passa in maniera disuguale tra strani scarti e bonac-ce prolungate, ma passa. New Moon

Ancor prima di esprimere l’amore e il rispetto per ciò che ci circonda e per ciò che quotidianamente viviamo, dovremmo essere in grado di osservare nel cuore delle cose per scoprire l’aspetto insolito, poco noto o dato per scontato.

Questa rubrica è non solo spazio dedicato alla natura e alle sue creature ma è invito ad osservare, ad ap-prezzare e a ri-flettere sul valo-re della sua esistenza

7

Il tempo atmosfericoIl tempo atmosfericoIl tempo atmosferico

Danton

Il tempo atmosferico sta a significare il bel tempo o il cattivo tempo o una via di mezzo, cioè le stagioni. L’inverno e l’autunno mi piacciono, anche le stagioni cal-de, le primavera e l’estate. Il tempo meteorologico inci-de anche sull’umore, ossia tristezza, allegria, euforia, voglia di non fare niente ecc……. Anche gli animali come l’uomo risentono dei cambiamenti climatici, caldo o

freddo. Il tempo è controllato dai satelliti artificiali, che sono stati messi in orbita intorno alla terra dall’aeronautica, comprese le condizioni dei mari, del sole e dell’acqua che sono alla base della vita sul nostro pianeta.

Dalla R. Rosaurora Marco: Il tempo atmosferico

C’è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo

Fabrizio De Andrè

Io vivo il tempo atmosferico come una cosa importante. Infatti la mia vita cambia ed è caratterizza-ta dalla successione delle stagioni. Io preferisco quelle meno calde. Il tempo atmosferico è importante, perché detta le condizioni per la sopravvivenza delle popolazioni, di ogni cultura e razza. Ogni popolazione è condizionata dal tempo, in ogni mo-mento, che danneggia o promuove la vita delle popola-zioni che distano in zone dove il buco dell’ozono ha fatto migrare anche a causa delle calamità.

Dalla R. Rosaurora Alfredo: questione di metereopatia

La quiete dopo la tempesta Passata è la tempesta:

Odo augelli far festa, e la gallina, Tornata in su la via,

Che ripete il suo verso. Ecco il sereno

Rompe là da ponente, alla montagna; Sgombrasi la campagna,

E chiaro nella valle il fiume appare. Ogni cor si rallegra, in ogni lato

Risorge il romorio Torna il lavoro usato.

L'artigiano a mirar l'umido cielo, Con l'opra in man, cantando,

Fassi in su l'uscio; a prova Vien fuor la femminetta a còr

dell'acqua Della novella piova; E l'erbaiuol rinnova

Di sentiero in sentiero Il grido giornaliero.

Ecco il Sol che ritorna, ecco sor-ride

Per li poggi e le ville. Apre i balconi, Apre terrazzi e logge la famiglia:

E, dalla via corrente, odi lontano Tintinnio di sonagli; il carro stride

Del passegger che il suo cammin ripiglia.

Si rallegra ogni core. Sì dolce, sì gradita

Quand'è, com'or, la vita? Quando con tanto amore

L'uomo a' suoi studi intende? O torna all'opre? o cosa nova

imprende? Quando de' mali suoi men si ri-

corda? Piacer figlio d'affanno; Gioia vana, ch'è frutto

Del passato timore, onde si scosse

E paventò la morte Chi la vita abborria;

Onde in lungo tormento, Fredde, tacite, smorte,

Sudàr le genti e palpitàr, vedendo Mossi alle nostre offese

Folgori, nembi e vento. O natura cortese,

Son questi i doni tuoi, Questi i diletti sono

Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena

E' diletto fra noi. Pene tu spargi a larga mano; il

duolo Spontaneo sorge: e di piacer,

quel tanto Che per mostro e miracolo talvolta Nasce d'affanno, è gran guada-

gno. Umana Prole cara agli eterni! assai feli-

ce Se respirar ti lice

D'alcun dolor: beata Se te d'ogni dolor morte risana.

Giacomo Leopardi

Tempo e meteoropatia

… Penso alle montagne innevate, perché mi piacerebbe andare a sciare… Sandro 

… Mi sento abbastanza bene e piena di gioia, perché la  neve mi fa essere felice… Antonella 

… Vedo un bel paesaggio, anche se la neve può causare problemi… Marco 

… Penso al Natale. Mi ricorda la famiglia… Arnaldo 

… Quando il temporale è forte si sta bene anche in casa a guardarlo  sia  d’estate  che  d’inverno.    Mi  dà  anche l’impressione di un contatto religioso… Arnaldo 

… Quando piove e tuona ho un po’ di timore, specialmen‐te a causa dei lampi di luce e dei tuoni… Marco 

… con il sole sono meno triste, perché posso uscire. Sandro 

… Quando c’è il sole mi sento abbastanza contento e sere‐no, ma in estate fa troppo caldo e non lo sopporto… Mario 

...Quando la mattina vedo il sole, mi sento abbastanza be‐ne. Prima pensavo che fosse Dio… Marco 

… Con il sole mi sento viva, perché è un tempo vivo, chiaro e pieno di istinto… Antonella 

… Quando il cielo è coperto, è nuvoloso mi sento giù di to‐no con l’umore… Marco 

… Quando è nuvoloso, mi sento metereopatica, cioè scarsa chiarezza di mente, ho dei capogiri e pesantezza. Antonella 

… Quando è variabile, sono variabile anch’io… Sandro 

… Quando è nuvoloso, mi sento a mio agio… Alfredo 

… La notte, prima di andare a dormire, ho timore e ango‐scia, perché penso che potrei non svegliarmi… Marco 

… La luna porta consiglio ed è bello guardarla… Sandro 

… La luna è bella e buona e dà ottimi consigli… Antonella 

… Quando c’ è la luna, c’è fresco… Monica 

… Le notti stellate sono belle da vedere e mi mettono sereni‐tà per gran parte della notte che qui passo a dormire. Mario 

… Quando piove sono contento, perché fa bene alla vege‐tazione… Arnaldo 

… Quando piove sono più melanconico, perché non mi sento di andare in giro… Sandro 

… Quando piove penso sempre che non puoi uscire. Mario 

C’era una volta una principessa bellissima di nome Erika, pro-messa sposa al principe Kannak, un principe altrettanto bello e coraggioso. I due andarono in una radura piena di alberi fitti, la visione che gli si presentò era meravigliosa, perché intravi-dero un bellissimo lago con a fronte un altrettanto bello spetta-colo, un arcobaleno. I due rimasero incantati da tanta bellezza e alla fine si sposarono, e vissero felici nel loro castello, che fecero costruire nella radura circostante il lago, e rimasero ad ammirare il fantastico arcobaleno e la natura circostante, piena di colori suggestivi, in compagnia di tanti animali variopinti e una grande vegetazione lussureggiante.. Marco

9

Dalla magia dell’arcobaleno alla magia della fiaba:

C’era una volta una sirenetta che stava su una riva erbo-sa di una grande baia tra la Svezia e la Danimarca. Le rive di quei luoghi infatti invece di essere di sabbia o sas-si sono fatti di manti erbosi bellissimi da vedere e anche da calpestare a piedi nudi. Lei però non aveva i piedi ma una lunga coda con al termine due pinne di pesce. Pote-va infatti, essendo metà pesce e metà donna, respirare aria con i polmoni ma anche vivere negli abissi marini grazie a due branchie poste ai lati e all’inizio della coda. La sua vita consisteva nel bagnarsi nella baia e nell’asciugarsi al sole sul manto erboso della riva. Ma aveva un credo, quello di proteggere tutte le creature marine ed era a guardia della baia. Un giorno dopo una grande tempesta una figura scura si stagliò all’orizzonte nella baia, era come una enorme balena ma fatta di acciaio, era opera quindi dell’uomo. La figura scura per noi uomini che conosciamo la guerra e l’inquinamento era quella di un sottomarino nucleare. La marea dovuta alla tempesta lo aveva spinto nella baia e si era arenato sul fondale. La sirenetta visto questo gigantesco mostro d’acciaio capì subito che era opera dell’uomo e s’impensierì per la sorte delle creature del mare perché aveva immaginato che l’uomo avrebbe fatto del male alla natura. Così fu infatti perché, finita la tempesta e venuto l’arcobaleno, i marinai del sottomarino decisero di fare marcia indietro accendendo i motori nucleari. Questi mo-tori infatti dovevano essere lavati di continuo per raffreddare i reattori e inquinavano così l’ambiente circostante. La sirenetta capì tutto ciò e scongiurò i marinai, venuti fuori dal sottomarini per vedere la meraviglia dell’arcobaleno, di non tornare indietro con i motori. I marinai compresero che avrebbero inquinato tutta la baia ma dovevano pur tornare indietro. Allora la sirenetta suonò una conchiglia a forma di tromba e trenta grandi ba-lene entrarono nella baia. I marinai compresero subito e legarono alle code delle balene altrettante funi d’acciaio che assicurarono al sottomarino. Così con la forza della natura, senza inquinare il sottomarino giunse in cima dove finalmente poté accendere i suoi motori e prendere il largo. Mario

La pensatrice e la magia dell’arcobaleno. Uno stupendo arcobaleno nel cielo, il mare calmo e la natura silenziosa facevano pensare una donna a come scrivere un libro. Guardava il mare e la sua distesa, seduta sulla scogliera costruiva le fasi dello scritto e a volte sorrideva perché sicuramente aveva trovato il filo. Era la storia di un vagabondo che dopo essersi fatto tanti amici per la strada trova una casa ed un lavoro, fino ad avere famiglia. La donna dopo avere pensato guarda intensamente nel cielo e facendosi il segno della croce verso l’arcobaleno spera che il suo libro abbia successo, s’incammina e benché l’aria non sia fredda si chiude nelle spalle e se ne va. Arnaldo

Quelli che… ...Io ci provo!

Imparare a farsi un’idea propria e divulgarla; imparare a fare, creare, inventare; a provare anche senza averlo mai fatto; imparare a ricono-scere nel prodotto la propria espressione; imparare a misu-rarsi e a mettersi in gioco; sempre e co-munque avere la vo-glia di imparare.

“Quelli che...io ci provo” è lo spazio del confronto, della prova, dell’esercizio e soprattutto della relazione tra l’Io e il Mondo, quel mondo che sempre di più appa-re distante e poco vivibile. Questa rubrica vuo-le offrire un pretesto per essere attivi in esso, un modo per essere “dentro” indipendentemente dallo strumento di espressione

Per me il tempo fisico è qualcosa che l’uomo ha sempre cercato di determinare per agevolare la sua vita. In particolare quello cosiddetto “universale” che dall’antichità si basa dai cicli del sole per determinare il giorno e la notte, poi at-traverso la meridiana le ore del giorno, oppure la

ciclicità delle stagioni. Il tempo universale si basa sul moto di rotazione della terra su se stessa che determina il giorno e la notte a seconda del fatto se è illuminata o meno dal sole. C’è pure il movimento di rivoluzione della terra intorno al sole che determina le stagioni dell’anno. Un anno è infatti calcolato in base al giro completo che la terra fa intorno al sole.

Dalla R. Rosaurora Mario: Il tempo fisico

L’argomento che mi ha più colpito e interessato è il tempo della rotazione e rivoluzione della ter-ra sul suo asse immaginario intorno al sole. Per me resta un mistero irrisolvibile come del resto tutti i segreti dell’universo, cioè il nostro siste-ma solare con i suoi pianeti: marte, giove, saturno, nettuno, urano ecc.. fino ad arrivare ai suoi confini estremi nello spazio infinito. La galassia Andromeda e le altre galassie, mi interessano le misurazioni con gli anni luce di queste costellazioni, i buchi neri e i suoi segreti, le stelle e le nane bianche.

Dalla R. Rosaurora Marco: I moti della terra

Ho studiato di come è stato scoperto il nostro mondo nelle sue specifiche caratteristiche e nei suoi risvolti geografici. Oggi sappiamo che la terra compie 365 giorni per compiere il giro in-torno al mondo e 24 ore per compiere una rivolu-zione su se stessa. Ricordo che da bambino mi piaceva l’aspetto astronomico di questa materia e mi ha colpito il fatto che vero la luce di una stella impiega due milioni di anni per arrivare al nostro occhio, quando poi è in origine esplode e non esiste più. Oggi sappiamo che il tempo fisico ha un approccio non soltanto filosofico ma anche scientifico e ho studiato e scoperto della misurazione della longitudine per merito dell’inglese John Harrison. Oggi basta un orologio per misurare il tempo fisico, per misurare il tempo del fuso orario. Con questo si risponde ai tanti misteri e interrogativi sul futuro dell’uomo.

Dalla R. Rosaurora Alfredo Il tempo fisico

10

Il tempo fisico e la sua misurazione...

Intervista a Silvia, futura dottoressa in fisica

ARNALDO: Salve Silvia. Noi siamo gli ospiti della Resi-denza Rosaurora, sita in Gallicano. Abbiamo pensato di intervistarti perché toccando l’argomento del Tempo, tema della nostra rivista, ci siamo resi conto che dal punto di vista fisico e soprattutto della misurazione è molto difficile comprendere il tempo. Quali sono le scale di misurazione del tempo? Soprattutto cos’è la scala terrestre? SILVIA: La misurazione del tempo non è stata mai una cosa facile, è stata sempre un’ esigenza dell’uomo, sol-tanto che nell’antichità non era facile misurare il tem-po, perché ci vuole qualcosa di periodico che si ripete, come l’orologio a pendolo che con il suo battere ritmico scandisce il tempo. Oltre a strumenti come questo nei tempi antichi si regolavano con il sole, quando sorgeva il sole era giorno, quando tramontava sarebbe venuta la notte. Quindi i sistemi prioritari per la misurazione del tempo sono gli astri, le stelle e il sole. I tempi maggiori per la misurazione del tempo sono quello siderale e quello solare: quello siderale riguarda le stelle; quello solare è il tempo che impiega il sole a girare intorno alla terra. MARCO: Sappiamo che il tempo è legato al movimento rotatorio della terra. Puoi dirci qualcosa di più in meri-to?

SILVIA: Il tempo che contiamo noi generalmente è quello terrestre, la terra gira su se stessa e il sole im-piega 24 ore per girare intorno alla terra. È stato l’uomo a dividere il giorno in 24 ore. Questo è avvenuto ai tempi dei Sumeri. Ai tempi appunto dei Sumeri il tempo si misurava con le stelle, ma se uno voleva misu-rare il tempo anche se non conosceva le stelle c’erano altri strumenti, il primo è stata la meridiana, poi anche c’è stata la clessidra, fino ad un bastone messo per terra che facendo ombra sotto la luce solare definiva l’ora. Poi c’è l’orologio atomico e quello al quarzo. Senza gli orologi anche non si potrebbe andare avanti, in tutte le cose occorre l’orologio, contare il tempo.

MARIO: Si parla molto sulle distanze misurate in anni lu-ce. A quanto corrisponde un anno luce? E quanto dista la galassia più vicina alla terra misurando in anni luce?

SILVIA: Un anno luce non è un’unità di tempo, è una unità di distanza, misura lo spazio di tempo se la luce viaggiasse per un anno. La luce è la forza più veloce di tutte. Si cono-sce la galassia di Andromeda che per arrivarci occorrono due milioni di anni luce. Poi ce n’è un’altra che è più vicina, la Nana.

CARLO: Il tema astrofisico è poco conosciuto ma anche molto interessante. Sai dirci quanto tempo impiegano i raggi del sole ad arrivare sulla terra?

SILVIA: Il sole e la terra stanno molto vicino, quindi un raggio di luce ci mette otto minuti e venti secondi ad arri-vare sulla terra.

La luna è un po’ più vicina e quindi la luce solare ci mette di meno.

SANDRO: Spesso il tempo sulla terra non corrisponde al tempo astronomico. Infatti la luce di una stella che oggi vediamo in cielo sappiamo che in realtà non esiste più già da molto tempo. Puoi spiegarci questi fenomeni?

SILVIA: Abbiamo detto che la luce misura lo spazio di tempo durante un anno. Le dimensioni dell’universo arriva-no a 14 miliardi di anni luce, significa che l’oggetto in asso-luto che sta lontano da noi ci mette 14 miliardi di anni per arrivare a noi.

ARNALDO: Da sempre c’è la discussione del tempo assolu-to e relativo. Il tempo è sempre legato alla velocità e allo spazio? Infatti esistono diverse velocità: quella della luce, del suono e altre; ma qual è la loro misura? Le onde radio sono più o meno veloci della velocità della luce?

SILVIA: Il tempo assoluto è quando il tempo è sempre lo stesso , il tempo relativo è quello che dipende dalla veloci-tà con cui stai viaggiando. Il tempo relativo esiste a causa della velocità della luce.

“Scarabocchi di gente” è lo spazio della creatività. Vari i soggetti, molteplici i mezzi ma unico il fine: l’espressione. Protagonista indiscussa è l’ esperienza estetica, fatta non di canoni e di criteri accade-mici ma di libera e incondizionata espressività. L’Io non si improvvisa artista, perché in verità è sempre stato tale. La ru-brica offre però l’occasione per manifestarlo.

Fototerapia e passato storico: La memoria individuale e collettiva

Il passato storico, nel bene e nel male, è un patrimonio dell’intera umanità. La storia c’insegna a non sbagliare e a non commettere errori come quelli accaduti nel passato, con l’obiettivo di non ripeterli. Qualcuno potrebbe obiettare che ci sono ancora guerre e altri fenomeni storici, che ne ripetono le caratteristiche e molti fatti sono serviti come lezione per la nostra mente. Nella storia abbiamo visto che

ci sono stati uomini che hanno guadagnato dal potere e hanno esercitato perse-cuzioni e torture. Da questo qualcuno impara a non volere dittature e guerre, per non ripetere tragiche guerre e nella buona sorte avere fasi di civiltà e de-mocrazia. Io credo che la storia è la nostra maestra di vita e dobbiamo imparare ad essere civili e proficui nel mondo.

Dalla R. Rosaurora Alfredo: Il tempo storico...

Il passato storico fa parte di tut-ti, di una storia, di una nazione, è ciò che ci riguarda, che è successo personalmente. La storia di un po-polo può riguardare un mondo di successioni, potrebbe essere una ragazza ebrea, come Anna Frank, che ha subito maltrattamenti, pre-giudizi ed è stata oggetto di schiavismo razziale.

Dalla R. Rosaurora Antonella:

Un personaggio del nostro

passato

Dai Patrizi e dai Plebei sono pas-sati almeno duemila anni. I primi erano i ricchi e i plebei quelli del popolo, anche gli schiavi erano plebei. I patrizi avevano le terre e gli schiavi. Dopo l’Antica Roma c’è stato il Medio Evo con la sua caccia alle streghe e i malati di mente erano chiamati indemoniati. La chiesa li bruciava vivi perché era-no appunto accusati di stregoneria.

Dalla R. Rosaurora Sandro: Il passato storico

I l p a s s a t o dell’Italia, per quello che ho stu-diato a scuola, mi ricorda Garibaldi, un eroe italiano

che con i suoi coraggiosi mille garibal-dini ha liberato l’Italia dai Borboni e dagli Austriaci, con le storiche batta-glie di Calatafimi e Digione, e tante altre battaglie che ora non mi vengono in mente, e ha consegnato l’Italia libe-rata presso Teano a Vittorio Emanuele II, anche con il contributo dei bersa-

glieri la breccia di Porta Pia, la l iberazione di Roma dal-le forze del papa.

Dalla R. Rosaurora Marco: Un eroe del nostro passato

La ricerca del Vero è l'avventura per cui

il tempo è reso Storia. Marc Bloch

La storia nostra è storia della nostra anima; e storia

dell ’anima umana è la storia del mondo.

Benedetto Croce

13

I racconti che vengono dal passatoI racconti che vengono dal passato

Il papà di Antonella Il racconto di Antonella: il papà durante la guerra

I miei mi hanno fatto guardare le foto di papà quando è stato in guerra e mi hanno raccontato di quando gli han-no lasciato uno stemma-ricordo di un amico andato via. Papà aveva pressoché 20- 22 anni ed così nelle foto che ho visto. E stava molto bene in divisa! Purtroppo tante cose che mi hanno raccontato me le sono dimenticate.

Marco: racconti di guerra

Ricordo quello che mi raccontava mio padre quando è stato in guerra e, più precisamente, la seconda guerra mondiale. Quello che ancora mi è rimasto impresso nella memoria è che ha combattuto a Orano in Africa, come carrista e che fu catturato insieme ai suoi compagni da-gli inglesi. Ha trascorso gli ultimi anni di guerra in prigio-nia. Mi ha raccontato che lo hanno trattato bene e lo hanno rimandato in patria con l’aereo.

Anche mio nonno ha partecipato ad una guerra ma alla prima ed ho poche notizie su di lui. So solo che era un carabiniere a cavallo e che è morto suicida all’età di qua-ranta anni per una ferita riportata in guerra. Mia madre mi ha raccontato che al suo paese, cioè Acquaviva in provincia di Montepulciano, durante la ritirata i tedeschi avevano occupato il paese e volevano andare a letto con le ragazze del paese, compresa mia madre. Loro fuggiva-no nei campi di grano per sottrarsi ai tedeschi. Sempre da mia madre ho saputo che nel dopoguerra alcuni bam-bini avevano trovato una mina e un bambino, credendo che fosse un giocattolo l’ha fatta esplodere con un mar-tello ed ha provocato la morte e il ferimento di alcune persone.

Invece un mio zio fu accusato ingiustamente dai fascisti di essere un grande capitalista e di conseguenza venne preso a manganellate e finì al sanatorio. Mia madre mi raccontò che alla fine del conflitto i comunisti si vendica-rono dei fascisti, picchiandoli a morte per la strada.

Il mio pensiero va a mio padre che ha combattuto nella seconda guerra mondiale. Lo ricordo con nostalgia, si chiamava Cuceli Domenico e inoltre ricordo lo zio di mia madre che mi ha voluto tanto bene, così come mio padre anche lui ha combattuto in una guerra ma non so in qua-le. So che morì in ospedale per un tumore linfatico a Montepulciano in provincia di Siena, si chiamava Mencuc-ci Bruno. Il mio pensiero va a tutti i caduti di tutte le guerre, che sono morti per conquistare la libertà dell’Italia, la nostra patria.

Lo zio di Marco

Monica: il racconto di suo zio Mio zio mi raccon-tò che da ragazzo fece il militare con i suoi amici. Insieme facevano tante cose, andavano anche in marcia e se non erano seri venivano messi in isolamento. La sera quando erano a cena dovevano stare in silenzio, perché diversamente venivano puniti. Dopo cena si mettevano a giocare a carte e mio zio qualche volta montava di guardia la notte perché era coraggioso. La mattina facevano colazione insieme e poi tutti in marcia.

La mamma di Monica

Il racconto di Mario: la storia di suo padre e di suo zio

Della seconda guerra mondiale ho dei ricordi dei miei genitori che mi raccon-tavano come la guerra fosse terribile, perché coinvolgeva anche la popola-zione civile. Mia madre ad esempio mi parlò dei bombardamenti, in partico-lare quelli di San Lorenzo e Prenestino. Le cugine di mia madre erano sfolla-te da via Alberto da Giussano, dove ora c’è il deposito Atac, a casa di mia madre, che aveva 14 anni, e di mia nonna al quartiere Delle Vittorie vicino la sede RAI di via Mazzini. Anche loro però avevano dei rifugi e quando suona-va la sirena dei bombardamenti scendevano nelle cantine e avevano una

grossa paura. All’inizio, quando a Roma non c’erano ancorai bombardamenti, si divertivano perché per loro la guerra era una cosa fuori del comune. Mio padre invece mi raccontava del dolore per la morte di suo fratello Paolo, arruolatosi volontario in marina, morto a Bengasi in Libia, sotto i bombardamenti delle aerosiluranti inglesi. Poi mi raccontava come era scappato all’arruolamento forzato che facevano i nazisti, quan-do Roma era occupata durante la Repubblica di Salò. Lui, grazie alle cono-scenze che aveva mia nonna in Vaticano, si rifugiò in quel luogo. Mio zio Francesco, più grande di mio padre di qualche anno, fu assunto da una contadina, Maria, nella sua casa di campagna per non fare la guerra, quel-la d’Africa o ancora peggio quella di Russia. Quella contadina in seguito

divenne sua moglie e gli diede un figlio, che chiamò Paolo. Di mio zio Ma-rio invece non so niente, so solo che quella che diventò sua moglie fe-steggiò l’arrivo dei carri armati americani salendo su uno di essi.

Il prozio di Mario

Il nonno di Mario

Il racconto di Sandro: sua madre, suo nonno e sua zia

Nel 1914 mio nonno partì a nemmeno 18 anni per andare a combattere in Albania. Mi parlava della prima guerra mondiale: aveva il fucile e la pistola alla cinta. Combatté sino al 1918 da soldato, poi incontrò Adele mia nonna e poi si sposarono. Venne l’avvento del 1945, salì al potere Mussolini nel 1922. Voglio sottolineare una cosa del 1943, quando ci fu il bombardamento di San Lorenzo a Roma: mio nonno era conducente di tram (circolare rossa). La sirena suonò e Nino, come lo chiamava mia nonna, si rifu-

giò nella chiesa di San Lorenzo e in quel fran-gente una donna, sem-pre in chiesa, venne mi-tragliata al seno; lui urlava e piangeva. Quan-do tornò a casa con la divisa da tramviere ab-bracciò mia nonna Adele e le due figlie Silvana e Maria, rispettivamente zia e madre. Ogni anno hanno portato dei fiori in chiesa a San Lorenzo per ringraziare il Signore di averlo salvato. La mamma e la zia di Sandro

Carlo: il racconto di suo nonno Mio nonno ha fatto la prima guerra mondiale, è stato in Algeria e in Albania sot-to le bombe del nemico. Poi scappò in Ita-lia per non essere preso prigioniero. Fini-ta la guerra si sposò e si fece la sua vita con una donna e di nuovo venne chiamato in zona militare per combattere ancora. Della guerra che ha fatto aveva tanti ri-cordi e tante medaglie al valor militare. Per me la guerra è una brutta cosa, per gli appostamenti, le bombe, i fucili e le muni-zioni. E’ finita con una bella vittoria alla fine. Quando mio nonno ritornò aveva una barba lunghissima e la divisa stracciata, senza un bottone. E’ finita comunque.

La mamma di Carlo

14

Ascoltando il Nabucco…Ascoltando il Nabucco…

Va il pensiero a … di Mario

Gli eroi morti nella prima guerra mondiale l’asburgico suolo conquistarono all’Italia Con speme e ardor si batterono fino alla

morte dell’austriaco invasor

le gesta funeste respinsero un dì fino ad aver cattiva sorte.

Ma le reliquie di quei prodi ora veneriamo nei sacrari di guerra sull’Alpe e sul Carso

dove tuonò il cannone e sparò la mitraglia e di tutto intorno

l’erba verde divenne paglia

Orsù onoriamo i nostri caduti: nonni, padri e zii, feriti o lesi

Ancorché sopravvissuti invece morti nel loro letto che potrebbero dire ai figli c’ero anch’io tra quei prodi

Ma non certo noi confronto all’eroismo loro

15

Rubrica a cura del centro Diurno “Volo Libero” di Albano Laziale

Pronto… Collaboriamo?

e

La voglia di vivere, di essere attivi, di sentirsi socialmente utili trova espressione in questa rubrica dedicata al lavoro, concepito non solo come professione, come occupazione e come fonte di sostentamento ma soprattutto come valore, insito non in quello che il lavoro dà ma in quello che esso trasmette, e presente in una dimensione nella quale i ricordi del passato si integrano con le aspettative per il futuro. Lavorare infatti non è solo “fare” ma è soprattutto progettare: è nella progettualità che trova infatti espressione la vitalità della persona.

Riprendiamo il filo del racconto…

L’incontro. La prima volta che ci siamo realmente incontrati, nel senso che qualcuno di noi ha avuto il coraggio e la sfacciataggine (dipende dai punti di vista) di rivolgersi ad un altro simile, è stato sul ponte. Quelli che tra noi si somigliavano di più per colore o per razza si avvistarono da lontano. Tutti eravamo tenuti con il guinza-glio tranne Lilli, così cominciammo a essere irrequieti e a tirare il guinzaglio fortemente. Ad un certo punto Rex fu attratto da un meticcio che sembrava avere la puzza sotto il naso. Rex:”Come ti chiami?” Lilli: “Il mio nome non è impor-tante quanto il tuo, anche perché tu hai il pedigree. La mia padroncina mi ha detto di non dare confidenza agli estranei: tu sei un cane troppo curioso e poi io sono un cane maschio e non una femminuccia come può sembrare”.

Nel frattempo si avvicinò Apollo con il suo padrone annusando a destra e a manca, un po’ spaesato e intervenendo tra i due esclamò per cominciare a fami-liarizzare:” Dov’è la vostra cuccia? E la vostra ciotola? “ “ Noi dormiamo sot-to il letto dei nostri padroni per farci compagnia” risposero Lilli e Rex. Intanto si avvicinò un altro cane di nome Nebbia e chiese a Cucciolo:” Tu sei un metic-cio ma cosa significa?”, Cucciolo gli rispose:” Meticcio è non essere di razza, insomma essere bastardo…” E poi aggiunse:” Io mi chiamo Cucciolo e ho pia-cere di fare la tua conoscenza; Voi come vi chiamate?”, “ Io Rex”, “ Io Apol-lo”,” Io lilli”, “Io Nebbia”. Inoltre Nebbia propose:” Ci vediamo stasera sulla prua della nave?” Tutti acconsentirono e si salutarono, ma non sapevano che una sorpresa li attendeva…

Nei ricordi di Dave

In quanto alla durata il viaggio è stato abbastanza lungo; non c’è mai stato ma-re agitato, tutto si è svolto tranquillamente tranne… bé, questa è un’altra storia. Sulla nave la sera si ballava e si organizzavano giochi per tutti. Devo riconosce-re che il cibo che ci hanno dato era ottimo, era tutto a base di pesce e per noi anche di ossa. I miei padroni hanno dormito in una cabina che hanno reputato economica e comoda. Il primo incontro con gli altri cani è stato buono. Ho co-nosciuto inizialmente solo due cani, uno di nome Rex e l’altro Lilli. Tutti e due avevano qualcosa che mi colpiva. Siccome non ho molti amici cani, ho chiesto loro se sarebbero stati disposti a fare amicizia con me. All’inizio non volevano, stavano molto per conto loro, ma poi hanno ceduto e mi hanno rivolto la parola. In seguito, mi hanno presentato agli altri cani.

Più o meno le cose andarono in questo modo.

Dave: Non ti ho mai visto da queste parti. Si può sapere chi sei?” Lilli:” Io inve-ce credo di averti già visto, ma in questo momento non ricordo bene dove, forse in Spagna o in Francia”. Dave:” Sono sicuro di non averti mai visto, magari mi stai confondendo con qualcun altro. In ogni modo mi chiamo Dave e modesta-mente è un bel nome, sono un bel barboncino e i miei padroni sono di origine inglese”. Lilli:” Ah sì, hai ragione tu, mi ero confuso io. Il fatto è che il tuo pelo è identico a quello di un altro cane che avevo conosciuto in Francia. Comunque io sono Lilli, e sono molti anni che faccio viaggi per nave. L’ultima volta sono stato in Inghilterra. Sono un meticcio”. Rex:” Piacere, Dave, io mi chiamo Rex. Prima ero un cane senza padrone, ma da poco ne ho trovato uno”. Dave:” I miei padroni hanno scelto questa crociera perché tra le mete più ambite c’era il Portogallo e in particolar Lisbona, una città molto sognata da loro. Avevano il desiderio di visitare la famosa città del fado”. Lilli:” Da quel che vedo sembri un cane abbastanza simpatico”.

17

Dave:” Ah, sì credevo invece di essere il contrario, perché di solito non faccio molta amicizia con gli estranei. Soli-tamente detesto i meticci, poiché con uno di loro in passato ho litigato”. Lilli:” Probabilmente era un tipo poco rac-comandabile ma io non sono di quella pasta, sono molto socievole e, se vuoi, potremmo diventare amici”. Dave:” Ti trovi bene coi tuoi padroni?” Lilli:” Direi proprio di sì, perché Mary non mi ha fatto mancare niente. E tu?” Da-ve:” Io sono da poco coi miei padroni, come Rex, e nemmeno io posso lamentarmi. A me piacciono i padroni che non sono troppo severi, ma chissà, sto con loro soltanto da un mese e le cose potrebbero cambiare”. Rex:” Che ne pensi di questi due cani, Maurizio?” Maurizio:” Sono molto simpatici”. Rex:” E anche abbastanza ricchi”. Mauri-zio:” Perché?”Rex:” Perché hanno girato il mondo e i viaggi mi sembrano molto costosi”. Dulce:” Anche a me sembrano molto ricchi”. Rex:” E tu Nebbia, hai girato molto?” Nebbia:” Una volta all’anno passeggio per i Par-chi”. Rex” Affrontiamo allora questa crociera che sarà un’esperienza nuova per tutti; tu che proposta hai Dulce per divertirci?” Dulce:” Potremmo giocare insieme”. Nebbia:” E prendere il sole”. Maurizio:” Così approfondiremo la nostra amicizia”: Rex:” Ok, iniziamo l’avventura! Magari qualche idea più brillante ci verrà in seguito…Ehi! Voi due, cani ricchi, farete parte del nostro gruppo? In fondo tra cani non esistono differenze, i soldi ce li hanno i padro-ni, gli uomini non noi”. Lilli:” Io ci sto”. Dave :” Anch’io” Rex:” Dimenticavo, noi altri, prima ancora di conosce-re te Dave, ci siamo dati un appuntamento, a questo punto sei invitato anche tu…”.

L’appuntamento.

Apollo tra sé e sé:” Vado all’appuntamento così come stabilito da Nebbia. Ci sono già tutti; io come al solito arrivo in ritardo. Questo perché il mio padrone, strano ma vero, voleva giocare con me, però solo dopo aver mangiato!” Giunto sulla prua della nave trovò tutti contenti ed anche un po’ in ansia per la sorpresa che Nebbia aveva promes-so per l’appuntamento. Intanto si scattavano foto ricordo (il padrone di Apollo si prestò a farcele) e si guardava il tramonto; Rex si accertò più di una volta che la nave non fosse in pericolo annusando e controllando la partenza della nave. Dopo aver chiacchierato del più e del meno, del tempo, del mare e della bella compagnia, Nebbia chiese scusa e si allontanò… Aspettammo e all’improvviso arrivarono ossa di prosciutto… che bello! Potevamo sgranoc-chiare tutti insieme. Chiedemmo a Nebbia come aveva fatto e ci spiegò che un mozzo gli aveva regalato quel ben di Dio perché gli aveva recuperato il suo berretto che era volato via, vicino alla cambusa. Ormai era quasi mezzanotte e dovevamo ritornare alle nostre cucce col nostro buonissimo osso; ringraziammo Nebbia dando a tutti un appunta-mento alla stessa ora del giorno dopo.

Secondo giorno. Sera; eravamo al tramonto, un bellissimo tramonto estivo e noi c’eravamo riuniti sulla prua; annusavamo l’aria tiepida e i profumi della nave. Ognuno riconosceva l’odore dell’altro ma c’era un odore in più che non apparteneva a nessuno di noi ed era insistente; forse era quello della pipì di Rex fatta nel pomeriggio per calcare il territorio, eppure… quell’odore pungente continuava a sembrare a tutti estraneo e particolare; tutti ci chiedevamo a chi ap-partenesse… “ Ma chi è costui, qualcuno l’ha visto per caso?” chiese Pallotto rivolgendosi a noi. All’improvviso Cucciolo sembrò ricordare, la sua memoria olfattiva prese a dar forma a un ricordo anche se vago e flebile; era l’odore percepito poche ore distrattamente… “ Oh, sì, ho sentito già quest’odore nella cabina confinante alla mia, però boh, non so a chi appartenga”; ancora qualche momento di esitazione e “ Ma certo, ci siamo tutti,no? Manca solo Lilli, l’odore è il suo ma di lui non si vede neppure l’ombra, deve aver lasciato la sua traccia questa mattina, forse chissà, mentre faceva un giro qui intorno”.Anche Buffy osservò:” Lilli è sempre in ritardo, come al solito, ma non importa, noi altri iniziamo a festeggiare il compleanno di Dulce”; ma proprio nel mentre ci si accingeva a fe-steggiare… Cucciolo gridò:” O Dio Mio, adesso affondiamo come il titanic! Me lo vedo già, solo sei sopravvissuti sull’isola di Sicilia…” . Tutti risero di fronte al catastrofismo di Cucciolo, doveva essere proprio un cane strano, comunque simpatico e “Allora via, dimentichiamoci la tragedia preannunciata a festeggiamo finalmente il comple-anno di Dulce!” Concluse Dave.

Nel frattempo Lilli. Mentre i miei amici festeggiavano allegramente, io era nella cabina al secondo piano, sopra il mare. Guardavo spesso verso l’orizzonte dove il sole stava già tramontando; la mia padroncina era andata a cena raccomandandomi di non uscire. Ma io sapevo come aprire la porta: avvicinai la sedia alla maniglia, salii sopra e con la zampa feci leva spingendo con tutto il mio peso; fu un gioco da ragazzi. Appena uscito la porta si richiuse da sola con la molla, sicché pensai che non sarei potuto più rientrare da solo; comunque essendo un cane di piccola taglia, passai inos-servato. Andai verso la prua (nella parte anteriore della nave) salendo e scendendo le scalinate esterne da un piano all’altro: la coperta della nave girava tutto intorno. Dovevo fare attenzione a non farmi acciaccare da tutta quella gente che si animava in continuazione. Cercai di passare dove c’era un po’ di spazio. Affaticato arrivai all’appuntamento, non sapevo che ore fossero, dovevo cercare un po’ lì intorno per individuare i miei amici, ma di loro non c’era traccia; cosa avrei dovuto fare? Insomma, non sapendo cosa fare e divenutomi abbastanza chiaro che ero arrivato con ore e ore di ritardo, me ne tornai mogio verso la cabina, che tra l’altro era chiusa, ad aspettare il ritorno della mia padroncina…