Noiziario Ispettoriale Lulgio 2005

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lettera dell’Ispettore TRA UN SESSENNIO E L’ALTRO Novità importanti per il cammino dell’Ispettoria Carissimi, un cordiale saluto e un augurio di buon lavoro estivo. Recentemente vi sono state delle novità importanti per quanto riguarda il cammino futuro della nostra Ispettoria. Prima di tutto, il 17 giugno la nomina del nuovo Ispettore IME da parte del Rettor Maggiore nella persona di Don Pasquale Martino, a cui rinnoviamo i nostri auguri e il nostro affetto. Lo accompagniamo sin d’ora con la preghiera e invochiamo su di lui la protezione del Beato Michele Rua, patrono dell’IME. Inoltre la composizione del nuovo Consiglio Ispettoriale, che il Rettor Maggiore, nella seduta del Consiglio Generale del 6/7/2005, ha nominato per il prossimo triennio 2005 - 2008 Vicario Ispettoriale d. Guido Errico (1° triennio) Economo Ispettoriale d. Matteo di Fiore (2° triennio) Consigliere d. Antonio Carbone (1° triennio) Consigliere d. Luigi Cella (1° triennio) Consigliere d. Antonio D’Angelo (3° triennio) Consigliere d. Giuseppe Resta (1° triennio) Consigliere d. Francesco Sacco (1° triennio) Le nomine e le riconferme di Direttori, che il Rettor Maggiore, nella seduta del Consiglio Generale del 6/7/2005, ha approvato. Direttore per il 1° triennio : d. Cristiano Ciferri a Cisternino d. Angelantonio Draisci a Corigliano Calabro d. Mario Delpiano a Locri d. Ciro Solofra a Santeramo d. Tobia Carotenuto a Soverato d. Pasquale Cristiani a Taranto d. Qerimi Skender a Tirana Ha confermato come Direttore per un 2°triennio : d. Antonio Martinelli a Bari d. Giovanni Rollo a Corigliano d’Otranto d. Giuseppe Ruppi a Foggia Parrocchia d. Giovanni Garzia a Portici

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lettera dell’IspettoreTRA UN SESSENNIO E L’ALTRONovità importanti per il cammino dell’Ispettoria

Carissimi,un cordiale saluto e un augurio di buon lavoro estivo.Recentemente vi sono state delle novità importanti per quanto riguarda il

cammino futuro della nostra Ispettoria.Prima di tutto, il 17 giugno la nomina del nuovo Ispettore IME da parte del

Rettor Maggiore nella persona di Don Pasquale Martino, a cui rinnoviamo i nostri auguri e il nostro affetto.

Lo accompagniamo sin d’ora con la preghiera e invochiamo su di lui la protezione del Beato Michele Rua, patrono dell’IME.

Inoltre la composizione del nuovo Consiglio Ispettoriale, che il Rettor Maggiore, nella seduta del Consiglio Generale del 6/7/2005, ha nominato per il prossimo triennio 2005 - 2008

Vicario Ispettoriale d. Guido Errico (1° triennio)Economo Ispettoriale d. Matteo di Fiore (2° triennio)Consigliere d. Antonio Carbone (1° triennio)Consigliere d. Luigi Cella (1° triennio)Consigliere d. Antonio D’Angelo (3° triennio)Consigliere d. Giuseppe Resta (1° triennio)Consigliere d. Francesco Sacco (1° triennio)

Le nomine e le riconferme di Direttori, che il Rettor Maggiore, nella seduta del Consiglio Generale del 6/7/2005, ha approvato.

Direttore per il 1° triennio :d. Cristiano Ciferri a Cisterninod. Angelantonio Draisci a Corigliano Calabrod. Mario Delpiano a Locrid. Ciro Solofra a Santeramod. Tobia Carotenuto a Soverato d. Pasquale Cristiani a Tarantod. Qerimi Skender a Tirana

Ha confermato come Direttore per un 2°triennio :d. Antonio Martinelli a Barid. Giovanni Rollo a Corigliano d’Otrantod. Giuseppe Ruppi a Foggia Parrocchiad. Giovanni Garzia a Porticid. Mario Sangiovanni a Salerno

Ha confermato come Direttore per un 3° triennio:d. Emidio Laterza a Caserta

Infine la chiusura canonica di Soverato Parrocchia e Taranto Parrocchie che il Rettor Maggiore, nella seduta del Consiglio Generale del 22/6/2005, ha approvato.

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Dal 1° settembre prossimo le comunità esistenti in Soverato e in Taranto, saranno unificate e si avvierà il Progetto Territoriale Organico, previsto dal P.O.I. che è stato preparato in questi due anni accompagnando le comunità SDB e le CEP locali.

L’unificazione permetterà di raggiungere:un miglioramento della vita comunitaria, per la consistenza qualitativa e

quantitativa;un’unità progettuale dell’azione pastorale in un contesto territoriale ampio;una migliore valorizzazione del personale, attraverso un interscambio tra

Parrocchia, Oratorio e Scuola;una più proficua utilizzazione delle strutture in disuso;una più attiva collaborazione con l’altra presenza dell’Istituto delle Figlie di

Maria Ausiliatrice, nell’ambito della Famiglia Salesiana.

Entrambi i due neo Direttori, Don Carotenuto e Don Cristiani, assumeranno anche l’incarico di parroco.

Concludo questa lettera con il ringraziare tutti voi per l’affetto e la stima che mi avete mostrato in questi anni, in questo servizio di ispettore.

Mi sono sforzato, con tutto me stesso, di fare del mio meglio a servizio dei confratelli e dell’Ispettoria. Mi auguro di aver svolto al meglio il mio mandato consapevole che, forse, a volte non è stato facile coniugare la dolcezza e la fermezza di un padre. Mi affido alle vostre preghiere perché nel mio nuovo incarico possa essere il segno della presenza di Dio e di don Bosco.

Napoli, 14 luglio 2005 B.V. del Carmine

Sac. Francesco GalloneIspettore

Formazione

formazione permanenteACCOMPAGNAMENTO SPIRITUALEIl bisogno di una formazione continua

Per diventare buoni accompagnatori spirituali e saper guidare gli altri sulle vie dello Spirito non basta avere la buona volontà. È necessario un serio cammino di formazione permanente per riuscire a conoscere in profondità prima di tutto se stessi, occorre avere una certa padronanza degli elementi di base della psicologia, inoltre essere bene informati e inseriti nella realtà socioculturale e avere approfondito le tematiche della teologia spirituale. In altre parole, anche l'accompagnatore deve continuare a crescere.

Sono queste le convinzioni che Eddie Mercieca espone nell'ultimo numero della Revue de Spiritualité Ignatienne (108) interamente dedicato al tema dell'accompagnamento nella tradizione ignaziana. La chiamata a questo ministero ecclesiale e la formazione permanente necessaria a questo servizio, scrive, non possono essere separate. Come in tut -

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te le professioni e le pastorali di "relazione d'aiuto" (medico, assistente sociale, insegnante, catechista, animatore di comunità ecc.) è difficile concepire un servizio di qualità, che sia in grado di rispondere ai bisogni di colui che chiede un aiuto, senza formazione permanente. Bisogna formarsi e continuare a formarsi. Senza questo impegno, non si ha il diritto di continuare ad accompagnare spiritualmente le persone che cercano di identificarsi con Cristo e di seguirlo più da vicino.

Essenziale è anzitutto avere avuto, e continuare ad avere, un accompagnamento spirituale di qualità. In effetti, l'esperienza vissuta resterà sempre un quadro di riferimento vitale e valido. Il fatto di essere stati aiutati oppure no in questa relazione (atteggiamenti, giudizi, consigli, comportamenti, ecc.) fa parte della sapienza interiore accumulata. Le persone che mi hanno bene accompagnato nella mia crescita integrale e coloro che avrebbero dovuto accompagnarmi e non l'hanno fatto - e anche coloro che mi hanno fatto dei torti - restano incise nel mio libro di bordo personale. Esse sono presenti nelle mie emozioni primarie come la paura, il dolore, la collera, la vergogna, la gioia; sono presenti nei miei atteggiamenti, nei miei valori, condizionano la qualità del mio modo di mettermi in relazione con gli altri, influenzano la mia attitudine ad aiutare gli altri.

In una parola, sottolinea Mercieca, la scuola migliore e quella più profonda e durevole per una accompagnatore spirituale è la sua esperienza di essere accompagnatola da persone di Dio sperimentate. Prima di ogni tecnica o aiuto, vale questa presa di coscienza della propria esperienza: scoprire, imparare a esprimerla a se stessi e all'altro, discernerla nel Signore.

Un carisma non una funzioneAccompagnare gli altri non è una funzione che semplicemente s'impara. La buona

volontà e la semplice motivazione da sole non bastano. Ci vuole una certa maturità umana e spirituale per poter rendere possibile la crescita dell'altro, in tutte le sue dimensioni, nel Signore. Colui che accompagna deve essere una persona di buona "pasta umana", vale a dire, deve essere capace di ascoltare, di capire intuitivamente, di identificarsi profondamente e dì contenere le emozioni e le mozioni spirituali della persona aiutata; vuol dire possedere discrezione, senso comune, senso del concreto e della vita quotidiana, avere un carattere ottimista e pieno di speranza nello Spirito di Dio, che è all’opera nel mondo e nelle persone.

Si tratta di un carisma, ossia di un dono, un regalo che il cristiano possiede per il bene di tutti i membri della comunità. È un po' come una carezza di Dio che si manifesta nell'attitudine a un determinato servizio. A percepire questo carisma sono gli altri, sono le persone che vengono a chiedere un aiuto, un sostegno, un orientamento.

Sono esse che ci fanno scoprire in noi stessi questo dono.

Conoscenza di sé in profonditàLa conoscenza di sé è essenziale per colui che accompagna spiritualmente, come

del resto in tutti i generi di relazione di aiuto. Anzi è indispensabile. Non si insisterà mai abbastanza, osserva Eddie Mercieca, sull'importanza di conoscere se stessi - il meglio possibile - la propria personalità, le proprie motivazioni profonde, i propri punti forti e deboli e le proprie potenzialità.

Questa conoscenza è necessaria non solo a livello della struttura della personalità, ma anche dal punto di vista della storia della salvezza e del modo di vivere una relazione personale con il Signore. Tutti i mistici insistono su questo punto, e a ragione, a partire da san Giovanni della Croce e santa Teresa d'Avila fino a sant’Ignazio di Loyola. Anche i Padri del deserto, maestri dei primi secoli, erano molto attenti ai modelli di comportamento o alle tendenze tipiche (tentazioni) di ciascuna

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persona. Ognuno deve imparare a prenderne coscienza e a decifrarli, così da smascherare e sradicare ciò che ostacola la vita nello Spirito.

Nella vita spirituale, la conoscenza di sé ci aiuta a non ingannarci su noi stessi, a lasciarci trasformare da Dio, e non dai nostri sforzi, a purificare l'immagine e la relazione con Dio, a meglio discernere in tutte le circostanze ciò che si riferisce o non si riferisce a Dio.

Tutto ciò, osserva ancora Eddie Mercieca, è ancor più necessario nell’accompagnamento spirituale dove c'è un terzo che entra in gioco e dove «la relazione personale deve essere la più limpida possibile, per potersi concentrare sull'altra persona e su ciò che il Signore vuole da lei, e non su se stessi o su vantaggi estranei alla relazione. Fenomeni come la di pendenza, la competitività, il transfert, il tentativo inconsapevole di colmare i propri bisogni fondamentali insoddisfatti, ecc. devono essere vissuti nella maniera più consapevole possibile. Perciò, una conoscenza ingenua o quello che si chiama il senso comune non bastano, nemmeno in una persona bene equilibrata. È necessario anche l'aiuto degli altri e ci vogliono dei metodi adeguati per approfondire questa conoscenza, per svelare i propri lati oscuri, scoprire i propri errori più caratteristici, e rafforzare i propri punti forti. Niente di ciò che avviene in una relazione di aiuto tra due persone è estraneo all'accompagnamento spirituale. «Proprio perché deve trattarsi di un accompagnamento spirituale - nello Spirito del Signore - e non di altra cosa, nell'accompagnatore si richiede una buona conoscenza di sé come ascesi, frutto del rispetto della persona aiutata e del desiderio di aiutare il meglio possibile, senza interferenze che facciano ostacolo all’azione di Dio».

Scienze umane e psicologiaAl buon accompagnatore spirituale tuttavia è necessaria anche una certa

conoscenza delle scienze umane e in particolare della psicologia. Queste scienze, infatti, sottolinea Mercieca, hanno molto di offrire a colui che accompagna spiritualmente. Un accompagnatore spirituale serio, che voglia essere delicato e prendere sul serio la persona che gli chiede un aiuto, non può non sforzarsi di possedere gli elementi di base della psicologia, oggi molto avanzata e alla portata di tutti.

Inoltre,una conoscenza approfondita della psicologia evolutiva della persona è uno strumento necessario per avere una migliore comprensione di colui che chiede un aiuto. La grazia infatti suppone la natura. È diverso accompagnare un giovane di 18 anni e un giovane adulto di 35 anni o

una persona matura di 50. Ciò che risalta dal senso comune deve essere chiarito dagli studi della psicologia di cui disponiamo e che sono uno strumento non solo utile, ma indispensabile.

Altrettanto importante è lo studio della psicologia della personalità. Occorre chiedersi: come mi percepisco? In che modo entro in relazione con gli altri? con il Signore? quali sono le tendenze che predominano nel mio comportamento? come prendo le mie decisioni? come sopporto le frustrazioni? come amo e mi lascio amare?

Vivere nello Spirito, vuol dire vivere tutta la propria vita e tutte le sue dimensioni nel Signore. Il tipo di personalità non è indipendente dalla qualità e dal modo di mettersi in relazione con gli altri e con il Signore. La psicologia della personalità, lungi dal limitare, favorisce la crescita, l'apertura, a partire da ciò che la persona è, dal modo con cui concretezza le ispirazioni dello Spirito nella vita, evita ciò che potrebbe minacciare o affievolire gli appelli dello Spirito.

A tutto questo potremmo aggiungere l'esigenza di una formazione complementare che comprenda tutto quello che conosciamo oggi grazie alla psicologia della comunicazione e alla psicologia religiosa.

La direzione spirituale, tuttavia, non si riduce al counseling, e meno ancora alla terapia psicologica. Senza dubbio queste teorie e pratiche psicologiche costituiscono

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un grande aiuto. Ma è indispensabile distinguere i piani e le professioni per meglio rendere giustizia a ogni relazione di aiuto e per vivere pienamente il carattere specifico dell'accompagnamento spirituale. Questo non può certamente fare astrazione da ciò che la scienza psicologica ci apporta attualmente. «Saper integrare gli elementi teorici, le attitudini e gli strumenti psicologici senza psicologismo, e nello stesso tempo accompagnare nel Signore senza spiritualismo, è un'arte e un dono di Dio».

Ma occorrono altre conoscenzeMa occorre fare un ulteriore passo avanti. Bisogna cioè che l'accompagnatore

conosca la realtà socio-culturale d'oggi e approfondisca le tematiche della teologia spirituale.

In effetti, né la persona che chiede aiuto né colui che l'accompagna spiritualmente vivono in un mondo chiuso e a-storico. Per comprendere bene il contesto sociale della persona aiutata, è necessario essere informati sulla realtà che la circonda e del suo ambiente socio-culturale. «Un accompagnamento spirituale tagliato fuori dalla realtà è pericoloso perché non prende sul serio la vita concreta di colui che domanda aiuto, l'incarnazione del Signore».

La fede, la crescita spirituale, l'impegno apostolico si inscrivono in un contesto storico e in una cultura concreta. Essere al corrente del mondo nuovo in gestazione, con i suoi valori e controvalori, e poter avere la padronanza di un certo tipo di analisi sociale, è un imperativo per colui che vuole formarsi come accompagnatore spirituale delle persone, delle coppie o delle famiglie.

Inoltre, la crescita e l'identificazione a Cristo, che costituiscono lo scopo dell'accompagnamento spirituale, aprono il credente a una fede più cosciente e più impegnata, secondo le opzioni di Cristo: i piccoli, i poveri, i peccatori. Di conseguenza la dimensione storica, con l'impegno che essa implica, non dovrebbe mancare nell'accompagnamento spirituale. .

L'accompagnatore, infine, deve approfondire le tematiche della teologia spirituale. La teologia spirituale è una miniera di sapienza per colui che accompagna spiritualmente. Essa si nutre dei vari rami della riflessione teologica: teologia biblica, teologia dei sacramenti, teologia morale, cristologia, ecclesiologia, ecc. Colui che accompagna deve avere delle idee chiare sulla spiritualità cristiana e cattolica: su ciò che è proprio della vita cristiana, sulla grazia e le sue manifestazioni, sulla sequela di Cristo quale cardine di tutta la vita spirituale e di ogni impegno.

Un ramo importante della teologia spirituale è quello che tratta della preghiera cristiana: ciò che essa è e ciò che non è, le sue condizioni, i diversi modi di pregare, la parola di Dio pregata, ecc.

Un altro campo è quello dei sacramenti, canali di comunicazione con il Signore e della grazia, e in particolare l'Eucaristia, culmine e fonte della vita cristiana: tutte realtà con cui la persona accompagnata è chiamata a familiarizzarsi. Un grande aiuto, per l'accompagnatore, inoltre, è anche saper distinguere e mettere in relazione tra loro l'accompagnamento spirituale e il sacramento della riconciliazione.

Nella formazione di colui che accompagna non dovrebbe poi mancare un approccio serio all'itinerario spirituale del credente. Infatti se ogni persona è unica nel suo percorso di vita, vi sono tuttavia degli itinerari spirituali che si ripetono e che costituiscono come un paradigma pedagogico. La familiarità con le indicazioni e le regole del discernimento degli spiriti degli esercizi spirituali di sant'Ignazio può molto aiutare a progredire nella capacità di cogliere le diverse mozioni dello Spirito, aiutando così a discernere. La finezza di spirito, che è un dono, si arricchisce e si sviluppa. Lungi dal limitare, questo settore della teologia darà a colui che accompagna la sicurezza e delle piste.

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Nella stessa prospettiva, l'approfondimento di certe spiritualità che hanno segnato la vita della Chiesa e che si incarnano nella vita dei santi allargano la visuale e lasciano maggior spazio agli appelli del Signore nelle persone concrete.

Infine, non bisogna dimenticare l'esperienza mistica e i criteri di una spiritualità adulta, matura e sana.

Se è vero, conclude Eddie Mercieca, che nel ministero di accompagnare spiritualmente niente può sostituire l'esperienza personale, è anche vero che una relazione di aiuto che non fosse illuminata dalla teologia spirituale rischia di essere dannosa. Non per niente i grandi mistici, come Teresa d’Àvila si circondavano di uomini di Dio che erano anche persone sapienti e istruite.

Tutto questo sta a dire quanto sia decisiva nell'accompagnatore spirituale una seria formazione permanente..

Testimoni, 15 maggio 2005

giovani confratelliDAL DIARIO DI UN TIROCINANTEPer conoscere un camminoCaro diario,

sono appena tornato dall’ultimo incontro tirocinanti che si è svolto a Caserta all’ombra del bellissimo santuario dedicato al Sacro Cuore di Maria. Il 7 e l’8 Maggio sono stati due giorni intensi: ho incontrato confratelli giovani (i tirocinanti) e meno giovani (i superiori! …meno male che questo diario è personale e non lo legge nessuno!) e sono contento di aver condiviso con loro momenti di amicizia e di formazione.

Arrivare a Caserta non è stato semplice: pensa che abbiamo impiegato circa un’ora e mezza solo da Napoli a Caserta, ma, anche se sembra strano, questa volta non è stata colpa di Alessandro (il nostro autista), ma di alcune deviazione incontrate sulla strada.

Finalmente alle 17.00 circa siamo arrivati, e dopo i primi saluti e la fraterna accoglienza da parte di don Emidio e dei confratelli di Caserta, don Tobia ci ha comunicato che l’Ispettore non sarebbe stato con noi perché impegnato nella visita ispettoriale a Molfetta. Ci è dispiaciuto, sia perché non lo avremmo avuto tra noi e sia perché era prevista una sua sorpresa, ma subito siamo stati rassicurati dalla notizia che questa non sarebbe mancata!

Abbiamo cominciato queste due giornate con la preghiera dei primi vespri della solennità dell’Ascensione e subito dopo ci siamo incontrati con don Pasquale Cristiani che ci ha mostrato due video: il primo sull’importanza di conoscere e rispettare i progetti del servizio civile; il secondo è stato un divertente video che i confratelli di Messina hanno realizzato per salutare e ringraziare l’ispettore don Franco. Ci siamo, poi, confrontati con lui sulle difficoltà pastorali che ognuno di noi incontra nella propria esperienza di tirocinio ed infine, ha concluso presentandoci le “linee di pastorale Giovanile in IMe”.

Dopo due ore di intenso lavoro (eravamo tutti sudati!) abbiamo dato vita alla tanto attesa sorpresa dell’Ispettore …la magica pizza …e non solo!

Da bravi salesiani, però, abbiamo subito affiancato all’azione, la contemplazione. Infatti abbiamo concluso la giornata con il Rosario davanti al quadro della Madonna in Santuario…(non credere, però, che la nostra azione consiste solo nel mangiare!)

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La mattina della domenica abbiamo pregato le lodi e subito dopo abbiamo avuto un incontro con il nostro vicario, don Tobia. Due sono stati i momenti centrali della mattinata: la celebrazione dell’Eucaristia con i ragazzi dell’oratorio e l’incontro con alcuni confratelli della comunità di Caserta che ci hanno raccontato l’esperienza del loro tirocinio.

Quest’ultimo è stato un incontro che ci ha arricchito e ci ha fatto riflettere su elementi essenziali per vivere bene questi due anni di formazione. Per questo voglio appuntarmi alcuni interventi che mi sono rimasti nella mente e che non voglio dimenticare:

Don Carmine Sciullo ci ha detto: “Difendete la vostra vocazione e affidatevi a Domenico Savio”.

Don Cosimo Fragnito ci ha ricordato che il salesiano deve essere uomo di preghiera: “I ragazzi devono vedere che i tirocinanti pregano. Se non abbiamo questa seconda ala non possiamo volare!”.

Don Emidio nel suo intervento ci ha invitati ad essere noi stessi, ad essere sinceri e ad avere rette intenzioni: “Più siamo quelli che siamo e più miglioriamo”. Inoltre ha anche espresso la necessità di prevedere cammini personalizzati per ognuno: “Ogni tirocinante ha la sua storia”.

Don Pasquale D’Angelo ci ha incoraggiati a non cedere dopo i primi insuccessi, ma a puntare alla formazione della propria personalità e a dare ciò che siamo: “Un grande rischio è quello di credersi buoni salesiani solo nella misura in cui riusciamo…non è così! Valiamo per quello che siamo!”.

Don Giorgio Scognamiglio ci ha ricordato che tutti i salesiani sono chiamati all’assistenza, non solo noi giovani: “Non ci si deve meravigliare quando vediamo un anziano assistere. L’assistenza non riguarda solo una categoria di salesiani”.

Infine don Gino Martucci ha affermato che è importante per ogni salesiano sentire il desiderio di incontrare i ragazzi: “ Nel salesiano è fondamentale la volontà del contatto”.

Abbiamo concluso il tutto pranzando con la comunità.Questo è ciò che abbiamo fatto in questi due bellissimi giorni e tu, caro diario, mi

aiuterai a tenerli fissi nella mia memoria. Per quest’anno gli incontri tirocinanti sono terminati, ora ci aspetta l’estate carica di momenti impegnativi e belli …tra cui l’ER e la GMG.

Stà tranquillo che anche questi impegni saranno fissati nelle tue pagine!

Francesco Redavid

Famiglia Salesiana

giornata di studioTESTIMONIARE LA SPIRITUALITÀ SALESIANARapporto tra identità, cultura e vocazione salesiana

A Bari, il 13 marzo, ci siamo ritrovati in tanti: Cooperatori, Ex-allievi, FMA, SDB, VDB, ADMA, TR 2000, Micaeliti, provenienti da tutta la Puglia per confrontarci sul tema: "Rapporto tra identità, cultura e vocazione salesiana", una rilettura critica della

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proposta ispettoriale: "Attenti all'evoluzione culturale, testimoniamo il dono della vocazione salesiana rilanciando la nostra vocazione".

La relazione introduttiva della prof.ssa Maria Luisa De Natale, pro-rettore dell'Università Cattolica di Milano, ha chiarito le parole-chiave del tema.

Identità. Ogni essere umano è unico e irripetibile, è un valore. Per rispondere alla domanda: ‘chi sono io?’ deve costruire gradualmente la propria identità con il concorso delle relazioni che quotidianamente si trova a vivere. Solo così riesce ad essere protagonista della propria vita.

Cultura. Le realtà d'appartenenza alimentano ma non determinano la storia personale. E così la famiglia con l'atmosfera carica di valori, orientamenti, ideali e soprattutto di relazioni di significato insieme alla cultura (tradizioni, modi di vivere, modi di essere, principi...) contribuiscono non poco alla costruzione dell'identità che è, quindi, una scelta libera e responsabile in rapporto ai valori che la famiglia e la cultura possono veicolare.

Vocazione. L'incontro con don Bosco dà significato alla storia personale, perché egli ha insegnato a dare un senso alla vita. La sua potrebbe essere definita la ‘spiritualità del servizio educativo’ centrata sulla carità pastorale che è apertura a Cristo e ai fratelli. Una carità che si caratterizza per la gioia e la speranza e si concretizza negli ambienti che si frequentano.

Nel nostro clima culturale, caratterizzato dalla circolazione di disvalori, contraddizioni e incertezze, è da recuperare l'orientamento della Chiesa chiedendosi "come posso io testimoniare la spiritualità salesiana?"

Bisogna fare appello all'impegno personale, concreto, vissuto nella carità che si fa servizio. Non è facile oggi essere testimoni. La famiglia - sia quella di nascita, sia quella Salesiana - può essere di supporto a vivere nell'orizzonte valoriale che si è scelto e che, a volte, si rischia di smarrire.

Ecco allora che vivere la vocazione salesiana è una dimensione costitutiva del proprio essere, non è qualcosa che si aggiunge alla persona ma è parte integrante dell'essere persona. Questo modo di concepire la vocazione salesiana dovrebbe mettere in crisi ogni salesiano, consacrato o laico, spingendolo ad un confronto critico con se stesso, con il proprio modo di agire e le proprie prospettive future.

La relazione ha offerto stimoli di riflessione e spunti per una sana crisi. "Riusciamo a testimoniare con gioia e speranza la nostra identità salesiana?"Dai gruppi di lavoro è emerso un gran desiderio di vivere relazioni a livello di gruppo, comunitario, tra consacrati e laici, di tipo familiare. Tante sono le tensioni o i conflitti che spesso si registrano. Di contro molte sono anche le esperienze positive di testimonianza attiva nella famiglia, nel mondo del lavoro, nei nostri ambienti.

La relatrice ha suggerito di sdrammatizzare le tensioni e affrontare i conflitti partendo dall'accettazione reciproca. Chi ha maggiore sensibilità deve intervenire nei modi e nelle forme che il contesto richiede per trovare una soluzione. Gli `altri' devono sentire che nei gruppi salesiani c'è qualcosa di diverso, questa è una comunicazione che supera l'intelligenza e arriva al cuore delle persone.

Il delegato don Riccardo Cariddi ha concluso l'incontro invitando i presenti a fare tesoro delle sollecitazioni ricevute, a farsi promotori della giornata di studio della FS a livello locale, occasione importante di formazione personale e comunitaria.

Maria di Noia, Cooperatrice Salesiana

Spazio newsNuovo consiglio Regionale Puglia

In data 12 Giugno 2005 a Bari è stato eletto il nuovo Consiglio ACS della Regione Puglia. Risulta così composto:

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Mangia Anna   Coordinatrice  da Corigliano d'OtrantoGermianario Vincenzo   Consigliere   MolfettaMariggiò Fabio   Consigliere   ManduriaAnnichiarico Maria Consigliere   BrindisiBotticelli Maria   Consigliere   FoggiaPignatelli Giovanni   Consigliere   TarantoDe Pinto Chiara   Consigliere   Santeramo

cammini di formazioneFRATE O NON FRATEIO RESTO CON DON BOSCOGiovani aspiranti crescono

Si è svolto domenica 22 maggio nella casa di Vibo Valentia un incontro dei giovani aspiranti cooperatori calabresi, che hanno voluto accogliere con grande entusiasmo l’invito che il Consiglio aveva rivolto già qualche mese prima.

Partiamo dai numeri: eravamo circa 20 ragazzi provenienti da Calanna, S.Alessio d’Aspromonte e Gallico (RC) oltre chiaramente a noi di Vibo, e ci siamo visti a partire dalle 10.30 fino alle 14.30.

La giornata è iniziata subito con la partecipazione alla Eucaristia dell’oratorio in cui alcuni aspiranti cooperatori sono stati coinvolti con le letture ma soprattutto con i canti, vero segno esteriore di una festa appena cominciata.

Al termine della celebrazione siamo tutti andati nel salone, adeguatamente preparato con sedie, striscione di benvenuto, computer e proiettore già disposti sul tavolo, per dare il via al momento comunitario.

Come di norma, in ogni gruppo appena formato, abbiamo avuto un essenziale scambio di conoscenze, per salutarci più calorosamente e renderci conto di chi eravamo.

Insieme a qualche giovane operaio eravamo anche universitari di età compresa tra i 22 e i 27 anni, ciascuno con propri incarichi e competenze all’interno dei rispettivi ambienti; c’è infatti chi si occupa delle attività musicali dell’oratorio, chi è coinvolto nella PGS, chi segue un gruppo di ragazzi e chi ancora dà una mano come può e quando necessario.

Il gruppo più numeroso, comprendente una quindicina di persone, è stato quello proveniente da S.Alessio e guidato dal cooperatore Franco Cannizzaro, che insieme a don Peppino è stato uno dei promotori di questa giornata.

Dopo la conoscenza reciproca, è iniziato il momento d’incontro vero e proprio: ci siamo avvalsi di computer e videoproiettore per lanciare una riflessione sulla figura del cooperatore e in particolare su ciò che egli “è”.

Ci siamo soffermati sull’essenza del cooperatore, anziché sul suo operato, per la necessità di capire fino in fondo quello che dobbiamo essere e i sentimenti che ci devono muovere, convinti infatti che un operato efficace e duraturo nel tempo possa prendere il via solo dopo questa interiorizzazione.

Una caratteristica dei giovani, si sa, è il frenetico attivismo che ci spinge in mille direzioni con il rischio di “farci vivere” dalle situazioni, anziché “viverle” da protagonisti ed è nell’intento di sventare questo pericolo che abbiamo dato questo taglio a tutta la giornata.

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D’altronde la stessa riflessione ha animato gli incontri che nei mesi precedenti abbiamo svolto insieme a don Peppino quando, ancora agli inizi di questo cammino, ci chiedevamo (sbagliando, evidentemente) “cosa mai dovessimo fare per essere cooperatori”.

Quel che è emerso è quindi che essere cooperatori non significa fare tante cose, avere tante attività tra le mani che in modo perfetto o piuccheperfetto portiamo avanti come gruppo di persone nel tentativo di fare del bene.

Franco in particolare, facendo riferimento alla propria esperienza giovanile segnata dai mille impegni, ci ha invitati a pensare che il divenire cooperatori è un modo per dare un senso a tutte queste attività e per avere una linea unitaria che guidi il nostro vissuto: insomma un modo concreto di dare senso alla vita!

Si è presentato, insomma, la figura del Cooperatore come quella di un laico impegnato nel proprio ambiente (familiare, ecclesiale, lavorativo) che vive la propria chiamata in forma fraterna con gli altri membri della Famiglia Salesiana, ma anche della chiesa locale nella quale è inserito, a seconda delle capacità e delle possibilità.

Ciascuno di noi si è anche espresso sul modo in cui si è accostato a don Bosco e ai Cooperatori, ed è stato bello vedere come per ciascuno don Bosco sia stato un modello dal fascino indiscusso, un esempio che non si dimentica mai nel tempo, da imitare anche al di fuori delle mura dell’oratorio o della chiesa, nel gruppo di pari o nel lavoro, quasi a voler ribadire le parole del giovane Cagliero, che ancora insicuro sul suo avvenire afferma con convinzione “frate o non frate…io sto con don Bosco!”.

Inoltre è stato rigenerante per ognuno di noi vedere tante altre persone, che non conoscevamo neppure, seguire la stessa strada con la stessa voglia di vivere questo cammino andando oltre le diversità di ambienti e di situazioni.

La giornata è terminata con il pranzo, che per l’occasione è stato offerto da alcune cooperatrici di Vibo che hanno lavorato in silenzio e umiltà mentre noi eravamo riuniti. Prima di andar via è emerso un ultimo pensiero che vuol essere una proposta concreta: quella di istituire dei momenti di incontro e di condivisione durante l’anno, per poter dare una spinta energica a questo gruppo di aspiranti cooperatori ancora agli inizi del suo cammino, ma proprio per questo particolarmente desideroso e bisognoso di attenzioni.

Abbiamo avuto il bisogno di istituzionalizzare questi incontri per evitare di farci prendere dall’entusiasmo del momento.

Don Bosco sostenga la nostra volontà.

Emanulele Richichi Genny Montesanti

Pastorale Giovanile

incontro giovaniMETTERSI IN CAMMINOPER AIUTARE A CAMMINAREHarambée ispettoriale

“Trecentocinquanta giovani provenienti da tutta l’Ispettoria Meridionale(Campania, Calabria, Puglia, Basilicata e Albania/Kosovo) si sono incontrati il 24 Aprile a Caserta per il terzo Harambeè Ispettoriale dal titolo Mettersi in cammino

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per aiutare a camminare, momento culminante di un cammino annuale di riflessione sulla scia del sogno di don Bosco, della figura di Mosè e dell’impegno di tanti uomini e donne del nostro tempo.

“Harambeè” è una parola africana che fa subito venire in mente colori forti ed accecanti, sapori intensi, immense savane, animali esotici, villaggi di poche capanne costruiti lunga la sponda dei fiumi…acqua, cibo, vita… un continente che per troppi anni è stato sfruttato ed ora è completamente abbandonato.

“Harambeè” è una parola shwaili che vuol dire “incontro, raduno festoso” e d’altronde quale significato potrebbe avere una parola in una delle lingue più antiche del mondo, appartenente al popolo forse più fiero e gioioso che la storia del mondo conosca?

Con la gioia nel cuore e sulla scia dell’Harambeè nazionale che ogni anno il VIS organizza in settembre in cui tutti i giovani che hanno partecipato ad esperienze estive nei Paesi poveri, volontari in servizio in tali Paesi, persone che a diverso titolo si interessano di missionarietà, si incontrano per un momento di festa e di riflessione, che l’Ispettoria Meridionale ha organizzato il suo terzo Harambeè Ispettoriale.

I giovani provenienti da tutto il Meridione hanno accolto l’invito a partecipare con l’entusiasmo di chi sa che deve riflettere e cambiare il proprio stile di vita per mettersi a servizio dei fratelli. Per aiutare a camminare, appunto. Lo spirito è stato quello di chi parte per un viaggio portandosi dietro tante certezze e convinzioni e si accorge, durante il cammino, di doversi spogliare dell’apparenza e di vestirsi d’essenza. E’ stata un’esperienza forte che ha coinvolto pienamente anche chi non ha ancora avuto la possibilità di fare l’esperienza estiva in un Paese povero, dove i poveri sono i maestri e dove si impara il vero valore delle cose.

Il programma della giornata è stato molto intenso ed ha previsto momenti di riflessione alternati da momenti di svago e di festa comunitaria. Il nucleo centrale dell’incontro è stato sicuramente la Lectio sulla figura di Mosè, la sua vita, la sua fede, il suo coraggio, il suo dire sempre sì con convinzione. Gli spunti di riflessione che sono stati proposti da Gennaro Campochiaro, giovane papà che ha fatto alcuni anni fa l’esperienza in Madagascar e in Albania, hanno ancora una volta messo sulla strada della ricerca, della fiducia, dell’essenza. Il momento successivo, quello dell’Adorazione Eucaristica, momento intenso in cui nella piccola cappella delle Suore Riparatrici c’era un silenzio ed un raccoglimento commoventi quasi che ognuno stesse dicendo “Eccomi, Signore, tu mi chiami ed io ti seguo”, ha preceduto la marcia silenziosa. Con una forza ed un coraggio rinnovati le strade di Caserta si sono riempite di giovani in cammino, silenziosi, gioiosi, ogni gruppo con l’immagine e le parole di uomini e donne che hanno saputo cambiare la storia: don Pino Puglisi, don Tonino Bello, Madre Teresa di Calcutta, Gianna Beretta Molla, Giuseppe Moscati, Artemide Zatti, Giovanni Paolo II e tanti altri che hanno saputo dire i loro no ai soprusi e i loro sì ai poveri e alla legalità, al bene. Sono state tante le persone che, durante il cammino, si sono fermate a chiedere informazioni, a leggere il volantino che illustrava il gesto, per alcuni inspiegabile, che un folto gruppo di giovani stava compiendo in una calda domenica di fine Aprile, o anche semplicemente a guardare. E’ stato bello vedere che molti giovani della città, apparentemente diversi e lontani, si sono ritrovati all’improvviso ad avere un cuore solo con i ragazzi che portavano quelle immagini. La marcia è proseguita fino all’Opera Salesiana di Caserta che ha ospitato questo 3° Harambée e dove, nel teatro, si è svolto l’incontro di testimonianza che in molti aspettavano: Claudio e Isa, giovane coppia di sposi di Cisternino e Flavio Insinna, protagonista della fiction su don Bosco e testimone VIS. Hanno raccontato il loro percorso di vita che li ha portati, per strade diverse, ad occuparsi di missionarietà sulla scia del sogno di don Bosco. Sono emersi la gioia, l’entusiasmo, i valori, la fede, i sacrifici e le lotte di chi sa che per realizzare un sogno c’è bisogno di tanta fatica e di tanto impegno ma è certo che non è solo, è accompagnato da un santo straordinario che ha saputo sognare in grande ed ha ricevuto tante grazie. Don Angelo Santorsola, Animatore Ispettoriale dell’AM/VIS, ha approfittato anche per ringraziare, a nome di tutti i giovani impegnati nella formazione

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missionaria ispettoriale, l’ispettore della IME, don Franco Gallone che in questi ultimi 6 anni ha scommesso sull’Animazione Missionaria, sulla formazione e sui giovani che hanno saputo risvegliare nelle CEP locali il bisogno di essere sempre missionari nel quotidiano secondo la Spiritualità Giovanile Salesiana.

La serata è proseguita con il cineforum su don Pino Pugliesi: “Alla luce del sole”. Anche qui l’intento è stato quello di mostrare la figura di un altro “santo” dei giorni nostri, un uomo che ha saputo cambiare le cose e che, nonostante sia stato ammazzato per le verità dette, è vivo ancora oggi.

Gesù, Mosè, don Bosco, Giovanni Paolo II, don Puglisi, Madre Teresa e tutti gli uomini e le donne modelli ed esempi di vita, sono stati i compagni di un viaggio, proseguito durante il momento finale del nostro 3° Harambée dell’Ispettoria Meridionale: la veglia di preghiera mariana nel Santuario della casa salesiana di Caserta! E’ stata una veglia intensa di preghiera gioiosa che fino alle 2 di notte ha raccolto la sintesi di quanto avevamo vissuto, dinanzi al bellissimo quadro del Sacro Cuore di Maria che abbiamo contemplato nel 100° anno di presenza a Caserta, quadro che fù commissionato dallo stesso don Bosco all’artista Bonetti e che successivamente fu donato alla comunità di Caserta dal primo successore di don Bosco, il beato Michele Rua.

Ci siamo salutati con la convinzione più solida che l’impegno deve continuare lungo le strade polverose e quasi sempre in salita e piene di buche di un mondo che sta andando alla deriva ma che è colmo dell’entusiasmo di trecentocinquanta e più giovani che hanno nel cuore una convinzione: un mondo migliore è possibile!

Gabriella Patriziato e don Angelo Santorsola

festa ispettorialeIL VALORE DEL GRAZIELa tradizionale Festa ispettoriale tra cronaca e valori

Festa.Basta un buon motivo o meglio, una bella circostanza, per farne una.E quando i motivi sono tanti? ... e in più c’è una tradizione?Allora, è Festa Ispettoriale!C’è rischio però! … È che, essendocene una ogni anno, si corre il rischio di

abituarsi e di non vivere la Festa come tale. E così, tra cronaca e commento, proviamo a ripercorre la Festa Ispettoriale 2005 per ricordarne i vari momenti e sottolinearne i significati, ma soprattutto i motivi che sono stati tanti.

Il preludio alla Festa Ispettoriale di quest’anno è stato vissuto il giorno prima, 24 aprile, con L’Harambee che ha visto circa trecento giovani incontrarsi e vivere momenti di celebrazione, formazione, e scambio su temi di impegno e di crescita. Questo evento ha favorito un clima di festa e di condivisione che ha caratterizzato anche la giornata del 25 fin dal suo inizio.

E così, il 25 mattino con un tempo tipicamente primaverile - cioè incerto - auto, pulmini e pullman sono arrivati presso la Casa salesiana di Caserta, il luogo per la Festa. La scelta di Caserta non è stata casuale: l’Opera custodisce il meraviglioso quadro mariano voluto da don Bosco e donato da don Rua. Il 2004, infatti, ha visto compiersi il primo centenario dell’esposizione pubblica del quadro del Bonetti nel santuario dell’Opera. È uno dei fili rossi presenti nella nostra Ispettoria che ci collegano direttamente a don Bosco.

Immancabile e doverosa l’accoglienza.

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Ad allietare questo momento tipico della spiritualità salesiana, l’immancabile Banda Don Bosco, guidata dal sig Corrado Guercia. Nonostante la pioggerellina, i ragazzi hanno continuato a suonare inni e marce riparati da alcuni gazebo in cortile. E mentre le note e le voci dei convenuti si incrociavano, a tutti veniva offerta una bella maglietta con una simpatica grafica che richiamava il tema della giornata.

Già, il tema della giornata! I vari motivi che hanno caratterizzato la Festa ispettoriale di quest’anno hanno trovato il loro filo conduttore nell’atteggiamento del grazie: “… a te, grazie”.

“… a te, grazie” don FrancoÈ stato il primo motivo. La Festa Ispettoriale di quest’anno ha espresso il grazie di

confratelli, giovani e laici a don Franco Gallone a conclusione del suo mandato di Ispettore. Il momento che ha espresso maggiormente questo motivo è stato lo spettacolo nel teatro dell’Opera di Caserta. Qui si sono avvicendati ragazzi e giovani di Caserta, Molfetta, Brindisi, Piedimonte, Cerignola che con canti, balli, musica, luci e immagini hanno contribuito a creare un momento di festa e gioia tipico della tradizione salesiana. Un bel contributo lo hanno dato i giovani confratelli studenti di filosofia a Roma; con una simpatica e profonda scenetta hanno evocato la figura di don Rua, primo successore e patrono della nostra Ispettoria. Peccato per l’allegro e simpatico filmato preparato dai confratelli studenti di teologia di Messina, che con tocco ironico raccontavano la vita di alcuni Consiglieri ispettoriali e dell’Ispettore (.. il fatidico CIRO!) tagliato dal programma all’ultimo momento per questioni di tempo. A don Franco Gallone è stata consegnata, come segno concreto di riconoscenza, una statua di Maria Ausiliatrice realizzata a mano in ceramica di Vietri.

“… a te, grazie” confratelloNella stessa circostanza è stato reso il grazie ad alcuni confratelli in occasione dei

loro giubilei di vita religiosa e di sacerdozio. È questo un momento di tradizione, ma sempre di grande valore. La fedeltà e il lavoro, spesso silenzioso e sacrificato, dei confratelli viene celebrato e riconosciuto come dono del Signore per la Congregazione, l’Ispettoria e non ultimi i giovani. I vari festeggiati hanno ricevuto il diploma della Benedizione papale ed una icona che riproduce la Lavanda dei piedi, immagine evocativa del servizio per gli altri.

“… a te, grazie” MariaCome già detto il luogo della Festa ha avuto una sua motivazione particolare: la

celebrazione di Maria. Il centenario del quadro da poco celebrato ha offerto una buona circostanza. Per questo i ragazzi, preadolescenti e adolescenti, anche loro convocati alla Festa, hanno reso omaggio a Maria con una gara di disegni. L’organizzazione aveva previsto una manifestazione di “madonnari”, che con la tecnica dei gessetti avrebbero dovuto rievocare episodi della vita di don Bosco in cui la presenza di Maria è stata particolarmente evidente. Il tempo incerto, purtroppo, ha portato e recuperare l’attività con disegni su cartonicino. E così, mentre gli adulti erano in teatro, i ragazzi e i giovani hanno vissuto questo momento di espressione, di celebrazione e festa.

“… a te, grazie” SignoreConcluse le due manifestazioni (… ehm! … quasi in contemporanea!) ci si è

ritrovati tutti in cortile per celebrare tutti insieme il Grazie più bello: il dono fattoci in Gesù. Animata dell’oratorio di Caserta, dalla Famiglia Salesiana della Campania e dei giovani del VIS, ha avuto luogo una solenne concelebrazione eucaristica presieduta da don Franco Gallone. Nel corso delle celebrazione, oltre a rinnovare il grazie a don Franco e ai confratelli dei quali ricorrevano anniversari di consacrazione e di sacerdozio sono stati vissuti altri due momenti particolari. Il primo è stato la professione perpetua di due giovani confratelli: Renato Colucci, studente al terzo anno di teologia e Mark Tusha collaboratore dell’oratorio a Vibo Valentia. E, poi, al termine

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della celebrazione il mandato missionario a quei giovani e salesiani che dopo un cammino di formazione durato un anno si apprestano a partire per il Madagascar nel periodo estivo.

“… a te, grazie” per la tua presenzaTerminata la concelebrazione, il grande cortile dell’Opera di Caserta, che aveva

ospitato le messa si è trasformato in luogo di convivialità e di festa. La Casa di Caserta ha predisposto e offerto un servizio di catering offrendo a tutti il pranzo. Nel mentre e successivamente le note di musica, canti e balli hanno coinvolto tutti in clima di gioia.

… e poi, pian piano, ciascun gruppo a seconda delle provenienze, ha preso commiato ed è andato via.

esperienza di frontieraVIENI TI PORTO NELLA FAVOLA MIATeatro e musico-terapia in carcere

È da questa frase che voglio cominciare questo mio piccolo racconto. Circa un anno fa, mi hanno proposto di curare dei laboratori di teatro-

musicoterapia nel carcere di S. Maria Capua Vetere, una cosa nuova per me, un’altra esperienza che andava ad aggiungersi alle innumerevoli fatte fin d’ora: animatore di oratorio e scuola, di comunità recupero tossicodipendenti, di missioni in Africa…; ora carcere e, soprattutto, con detenuti adulti, questa mancava! Trovarsi di fronte a rapinatori, affiliati alla camorra, a spacciatori, estorsori e qualche omicida, sfido chiunque a non avere un forte timore e non saper come svolgere l’impegno proposto.

È al primo giorno di lezione, quando trovatomi ormai solo con loro, con i loro occhi su di me , come quasi un gioco di sguardi, mi sono accorto che dinanzi a me avevo degli esseri umani e non dei “mostri”.

Cominciamo così i laboratori: “Drammatizzazione” o “Teatro-terapia”, basati sull’uso della parola, di qualsiasi vocabolo, capirne il significato, farla propria e cercarla di rapportarla nel proprio vissuto affinchè ogni storia diventi una sorta di piccolo teatro reale dove i partecipanti sono protagonisti, ed anche sceneggiatori e registi; così pure con l’uso della musica, i testi delle canzoni. Mi sono accorto, purtroppo, che le loro favole, i loro sogni sembrano svaniti nel nulla, tutto nero. Che fare allora?

Volevo che ancora credessero in queste cose, eppure i loro occhi mi parlavano, ma era per me una lingua sconosciuta. Percepivo il male con i suoi malesseri, la diffidenza, le enormi paure ad aprirsi, il non saper più in cosa credere, cosa sia la speranza. Perché loro dovevano avere fiducia in me, io, uno sconosciuto? Durante una lezione un giovane mi chiese perché io stessi lì con loro invece di fare altro, come uscire con i miei amici o con la ragazza, perché perdere tempo con loro?… Che bella domanda!

Avevo raccontato poco di me, la mia provenienza, ma soprattutto, la mia spiritualità salesiana. Dissi che era giunto il momento di lavorare sul BENE, scommettendo che ognuno di loro, nascosto o in minima parte, aveva questo bene; che erano buoni, dei bravi ragazzi….all’improvviso nel silenzio, con i loro volti increduli scoppiano a ridere come se quello che avevo detto era stata una battuta comica, una sorte di barzelletta. A volte anche le barzellette nascondono delle verità… ma ci pensate, i detenuti dei bravi ragazzi? Forse mi sbaglierò, ma so solo che quando ci incontriamo, a detta di loro, si respira un’aria diversa, e credetemi, se prima i loro

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occhi parlavano una lingua sconosciuta, ogni giorno apprendo un vocabolo nuovo. Questa è la Favola mia…quella di una vita che scopri in ogni essere umano,

chiunque esso sia…d. Bosco diceva: “Fai del bene, fallo bene e fai che si sappia…”.

Corrado Malorgio

congresso eucaristico nazionaleSENZA LA DOMENICANON POSSIAMO VIVEREIl Movimento Giovanile Salesiano respira con la Chiesa

La frase dei martiri d’Abitene è risuonata come un positivo “tormentone” nei giorni del XXIV Congresso Eucaristico. È stata una settimana di grande vitalità ecclesiale. Il quartiere fieristico è stato un vero laboratorio dove pensiero e sperimentazioni pastorali si sono avvicendati con vivacità.

Il Calendario era fitto di appuntamenti dal mattino alla sera, se uno avesse voluto prendere parte a tutto avrebbe dovuto invocare il dono dell’ubiquità.

Le conferenze generali del mattino attiravano un vastissimo di ascoltatori che al termine sciamavano vero i vari padiglioni e luoghi di relax.

Fiore all’occhiello dell’edizione barese è stato il “Villaggio giovani”, per chi conosce la struttura della Fiera del Levante esso era stato collocato nello spazio solitamente occupato, nella campionaria settembrina, nella così detta “galleria delle nazioni”. Un lungo vivace e multicolore serpentone icona vivente del dinamismo ecclesiale italiano. La serie di stand presentava molti associazioni movimenti, gruppi e cammini di fede che rendono bella la Pastorale giovanile. Molto curate le presentazioni che utilizzavano le più moderne tecnologie medianiche: computer, videoproiettori, stereo. Ma ciò che dava la freschezza il calore e il calore della testimonianza del volto giovane della Chiesa italiana è stata data dalle relazioni. I giovani hanno mostrato la ricchezza dei carismi della comunità ecclesiale italiana mettendosi insieme non nascondendo la loro specificità ma componendo con ognuna di esse una sinfonia della comunione la cui radice è comune: il Cristo risorto Dio sempre giovane che convoca i suoi al banchetto eucaristico della Pasqua settimanale.

Per questo il cuore palpitante del “villaggio” era la Cappella della Adorazione nella quale si sono dati il cambio migliaia di giovani per poter incontrare colui che “rallegra la giovinezza” degli uomini anche in quest’alba incerta del III millennio.

Alla fine della settimana la comunità giovanile del”Villaggio” aveva realizzato una esperienza che certamente sarà bene riprendere per non disperdere le ricchezze dell’autentico “laboratorio della fede” realizzatosi in riva all’Adriatico nel caldo maggio 2005.

Il Movimento Giovanile Salesiano non poteva essere assente a questo importante appuntamento. La regione Puglia si è fatto carico di rappresentare il Movimento a vari livelli. Uno stand espositivo era la vetrina che si occupava di far conoscere la proposta della Spiritualità Giovanile Salesiana attraverso le varie manifestazioni e associazioni che lo compongono. Multicolore e attraente lo stand è stato frequentato per tutta la settimana. Inaugurato alla presenza di tutta la consulta nazionale del movimento radunata a Santeramo in concomitanza dell’inizio della settimana congressuale lo stand è stato molto apprezzato in modo particolare dai giovani animatori delle parrocchie, estremamente interessati soprattutto alla sussidiazione per le attività con i preadolescenti e i giovani.

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In un altro spazio il Movimento aveva il volto accattivante e dinamico degli all’educatori e degli atleti delle PGS che si sono dati il turno, coordinati dal Comitato Regionale della Puglia e, più in specifico, dalla delegata CIOFS Sr Caterina Mellace, per “animare” momenti di gioco per i visitatori del Villaggio. Pensato per i giovani congressisti il punto-gioco ha affascinato anche ben più paludati ospiti: i Cardinali Ruini e De Giorgi, il Vescovo Matarrese ed altri.

Un altro Spazio espositivo accoglieva la Mostra Itinerante sulla “Novo Millennio Ineunte” realizzata dalla nostra ispettoria nel 2001, anche tale apporto salesiano al congresso è stato molto apprezzato.

Ma il cuore del Movimento Giovanile Meridionale è battuto più forte al termine della settimana. Sabato 28 sono confluiti a Bari ben 800 giovani Un arcobaleno salesiano che ha invaso prima l’istituto e la Chiesa del Redentore per poi sciamare verso la Spianata di “Marisabella”.

Il momento introduttivo è stato particolarmente toccante. Una serie di diapositive, veramente molto bella, ha aiutato i giovani a fare memoria degli avvenimenti dello straordinario tempo pasquale vissuto dalla Chiesa. Quando il volto dell’amato Giovanni Paolo II è apparso sullo schermo l’appaluso è sgorgato irrefrenabile e impetuoso: una standig ovation che ha fatto venire a tutti la pelle d’oca e ha umidità il ciglio di molti. Ma la sorpresa è giunta al colmo quando è comporso il viso timido e dolce di Benedetto XVI. A testimonianza di come i giovani di Don Bosco sanno gridare “VIVA IL PAPA!” piuttosto che “viva pio IX”.

La notte sulla spianata è stata aperta dalla bellissima e toccante veglia e il bivacco notturno non ha impeditio ai nostri di salutare con calore, non solo affettivo ma anche meterologico papa Benedetto.

Il ritorno al “Redentore” per consumare il pranzo e riprendersi brevemente prima di riprendere la via di casa è stata un’ulteriore esperienza “esodale”.

Bari è stata, in altre parole, una prova generale di Colonia brillantemente superata. Un grazie va in particolare ai giovani dell’OCG del Redentore e alla comunità tutta. In particolare però un plauso va diretto a don Pasquale Cristiani, capace di essere alla bisogna mente e braccia.

Arrivederci in riva al Reno!Carlo Cassatella

formazione animatoriVOGLIAMO APRIRE DEGLI ORATORIL’equipe di PG IME a servizio di una diocesi

«Pronto don Pasquale?... sono d. Luca Conforto, responsabile di Pastorale Giovanile della diocesi di Teano Calvi…».

La nostra avventura è iniziata così, con una telefonata!La Diocesi di Teano Calvi sta avviando una nuova prassi di Pastorale e di

promozione degli oratori. Per questo d. Luca e la sua Èquipe di animazione del Movimento Giovanile Diocesano hanno chiesto la collaborazione ed il sostegno dei salesiani rivolgendosi a d. Pasquale Cristiani in quanto Delegato della Pastorale dell’Ispettoria. Don Pasquale a sua volta ha coinvolto l’Èquipe di PG. La scelta di fondo condivisa con gli amici di Teano - Calvi è stata quella di investire e valorizzare al meglio un contributo ricevuto dalla Regione Campania per gli Oratori.

E così anziché investire in strutture e campi si è preferito puntare sulla formazione degli operatori.

L’equipe di PG, nel corso di una delle sue sedute di lavoro, ha approntato un percorso di formazione con degli obiettivi consoni alle esigenze della Diocesi, una

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scansione di contenuti progressiva e delle modalità di lavoro utili ad un maggior efficacia dell’intervento.

Il Piano è costituito di vari moduli. Quello più consistente è stato quello di un corso di 12 incontri di due ore ciascuno; due visite guidate in oratori centri giovanili e alcuni giorni a settembre per rilanciare meglio il cammino di avvio di alcuni oratori.

La risposta dei vari ambienti è stata molto ampia: 256 iscritti provenienti da 37 parrocchie con buona presenza di giovani, lavoratori, suore e degli stessi parroci. L’alto numero di iscritti ha portato l’Èquipe di PG IME a ridisegnare le metodologie degli incontri.

Il 6 aprile ha avuto inizio il cammino di formazione. Nella gremitissima sala alla presenza di Mons. Tommasiello, Vescovo della Diocesi, d. Pasquale Cristiani ha presentato ufficialmente il Piano di formazione con i contenuti e i vari relatori. Sono state rilevate le attese da parte dei presenti e indicate le modalità di svolgimento del cammino.

Per tre mesi, ogni mercoledì alle 19.00 ci si è ritrovati per dare compimento al cammino. Il primo incontro è stato condotto dal dr. Savino Compagnone, sociologo, che presentato una Lettura giovanile del Territorio con i rischi, le sfide e le potenzialità. Gli altri temi sono stati presentati e svolti dai vari componenti della equipe di PG IME: d. Pasquale, d. Cristiano Ciferri, d. Carlo Cassatella, d. Pino Vivilecchia, d. Mimmo Madonna e d. Donato Lacedonio. I contenuti dei vari intervento sono stati:

Educare Oggi, i vari modelli di educazioneQuadro globale teorico dell’AnimazioneQuadro metodologico dell’AnimazioneLinguaggi della cultura, dei giovaniL’Animatore: identikitL’Oratorio nell’ esperienza di don Bosco e dei salesiani oggiLa Spiritualità giovanileIl gruppo e le sue dinamicheProgetto - Programmazione - Itinerari -VerificaTecniche di Animazione, giochi di interazione e di simulazione.A metà e a conclusione del cammino è stata compiuta una verifica al fine di correggere il

cammino e, poi, di cogliere il raggiungimento degli obiettivi del corso. A tutti i corsisti, inoltre, è stato consegnato un Cdrom interattivo con tutti i materiali utilizzati durante gli incontri: powerpoint, schemi, filmati, …).

La partecipazione. misurata sul 71%, è stata ritenuta dagli organizzatori un dato molto importante e significativo.

Il secondo modulo le visite in nostri oratori centri giovanili si è realizzato il 2 luglio a Salerno e l’8 a Caserta. Qui i partecipanti hanno potuto, non tanto visitare le strutture, ma ascoltare ed interagire con i responsabili sdb e laici per cogliere sempre di più l’essenza e l’esperienza dell’oratorio centro giovanile.

Il cammino non è certo terminato.A fine estate è previsto un altro momento di formazione di 2/3 giorni e in autunno

si vedrà come proseguire il cammino.L’esperienza è stata utile anche per noi dell’Èquipe di PG IME perché è stata

occasione di confronto, approfondimento ed interazione in ordine a tematiche e contenuti dell’animazione. Il corso è stato anche una possibilità di entrata economica per le attività dell’equipe.

Che sia una nuovo servizio per il meridione?... ai posteri l’arduo impegno!

L’Èquipe di PG

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cinemaEDUCARE CON IL CANTOLes Choristes

Intrattenimento, approfondimento tematico o godimento estetico?È il dubbio che a volte sembra coglierci nel momento della scelta di un film - al

cinema o in DVD - e ci sbilanciamo per una o per un’altra possibilità di fruizione filmica: divertimento, momento di crescita o fatto cinefilo… Tema certamente da approfondire, ma per il momento parliamo di Les Choristes di Christophe Barratier perché crediamo sia un film in grado mettere d’accordo le varie... esigenze.

Un professionista affermato riceve la visita di un suo vecchio amico d’infanzia e insieme fanno memoria del loro sorvegliante al collegio. Mathieu è un musicista senza lavoro. Rassegnato e senza speranza, viene assunto come sorvegliante in un istituto di rieducazione per ragazzi difficili dal nome poco rassicurante, "Il Fondo dello Stagno". Mathieu scopre subito che nell'Istituto viene attuato un sistema educativo repressivo che crea soloinsofferenza e ribellione negli allievi. Ben presto ritiene inapplicabile da parte sua il metodo proposta e con cui entra presto in disaccordo. “Azione-Reazione" è la tesi di Rachin, direttore dell’Istituto, ma il nuovo sorvegliante ha ben altro in testa e, superata pazientemente la diffidenza dei ragazzi, riesce ad avvicinarsi a loro fino a interessarli con il canto. Farà di loro un vero e proprio Coro e quando sarà costretto da Rachin a lasciare l'istituto, la sua vita e quella dei suoi allievi saranno cambiate per sempre.

Les Choristes, remake di un successo del 1945 (La cage aux rossignols di Jean Dréville), è un film gradevole e di buon intrattenimento, caratterizzato da una narrazione lineare, immediata, pulita e divertente. La comicità, non certo crassa e pacchiana si svela dotata di molta ironia che, a volte, si intreccia con momenti di amarezza rendendo la vicenda molto verosimile, concreta. I toni “pastello” con cui è tratteggiata l’intera storia ne fanno una commedia priva di eccessi e in un certo senso una quasi-favola. In altre parole è un bel film e, quindi, ecco accontentati gli interessati al cinema come intrattenimento!

Proviamo ora a scendere un po’ più in profondità ed esploriamo la seconda prospettiva: l’approfondimento tematico.

Les Choristes di Christophe Barratier sembra esprimere con immediatezza e simpatia alcuni tratti tipici del nostro carisma e del nostro sistema educativo; in questa ottica proveremo ad offrire una lettura tematica del film.

Il contesto in cui si svolge l’intera storia è caratterizzato da una condizione di disagio che si articola su tre livelli: l’epoca (secondo dopoguerra) con grandi problematiche di povertà economica, sociale e di prospettive; il luogo (il collegio “Fondo dello stagno”) poco aperto alla promozione della persona e, infine, il sistema educativo (la salvezza è fuori dal collegio) che forse è il vero problema. Un disagio che rispecchia il nostro oggi. La nostra società complessa vive una dannosa alchimia tra vecchie e nuove povertà; i luoghi dell’educazione si sono moltiplicati, indeboliti e hanno perso una identità chiara e forte a vantaggio di proposte basate sul rapido consumo di soddisfazione e di felicità. Ed, infine, soggettivismo di stili e criteri educativi spingono i ragazzi e i giovani a muoversi tra nostalgico autoritarismo, protagonismo futurista e proposte dalle basse esigenze.

Nei personaggi di Mathieu e di Rachin intravediamo subito le icone di due tradizioni e modelli educativi contrapposti tra loro. Immediata è la nostra decodifica: il modello impostato sull’autorità e quello sull’autorevolezza, quello sulla repressione e quello sulla promozione. Lo stile educativo del sistema preventivo trova in questo film una semplice, immediata e simpatica figurativizzazione e comunicazione. Spontanea è l’idea di come sia più facile e fruttuosa una relazione educativa improntata sulla

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amorevolezza e sulla ragionevolezza rispetto ad una caratterizzata dal disinteresse e dalla repressione “Azione-Reazione”. Mathieu parte da due ingredienti importanti della propria personalità: la sua sensibilità e passione per la gente e la sua peculiarità musicale.

Mathieu è positivo nel suo approccio con gli altri, ottimista, sereno, aperto a nuove possibilità; si irrigidisce solo con due personaggi: Rachim e Pascal Mondain il ragazzo proveniente dal riformatorio in cui intravede subito la falsità ed il pericolo per gli altri. Punta tutto sulla relazione personale stimolando il dialogo e provocando con gradualità i ragazzi personalizzando i cammini. Mathieu parte da un approccio positivo verso i ragazzi e costruisce la sua relazione con nuovi criteri, ma soprattutto mira alla valorizzazione di ciascuno di loro. Leggendo in chiave simbolica alcuni elementi potremmo vedere nell’esperienza del coro la componente ambiente-progetto, dove ciascun elemento trova la sua giusta collocazione favorendo una coordinata armonia. È Mathieu che con abile maestria individua la giusta capacità di ciascuno affidandogli un ruolo ben preciso nel coro (ambiente-progetto) fino a “valorizzare” il piccolo Pèpinot come addetto al metronomo. Parte da quello che i ragazzi sono e dalla loro qualità “canora” stimolando il desiderio di un cammino di autopromozione. Sa anche essere severo ed esigente, “punisce” con amorevolezza nel privare il ragazzo della considerazione senza umiliarlo… caratteristica molto salesiana.

Mathieu vive una vita semplice e sa far tesoro dei fallimenti personali. La tensione romantica verso la mamma di Morhange è dolce e rispettosa, tenera e timida e sa fermarsi sulla soglia della libertà altrui. Mathieu “studia” come suscitare la partecipazione di volta in volta i suoi ragazzi e compone musica adatta alle loro capacità personali.

Il film è interessante anche per il ruolo che riveste la musica e il canto nel processo educativo. Non intrattenimento (visione errata di un interesse nel processo educativo), ma vero e proprio luogo di incontro tra educatore e ragazzo e percorso di crescita reciproco. Deduciamo immediatamente che Morhange farà di quella passione la professione della sua vita che lo porterà al successo.

Certo riconosciamo che i processi e le dinamiche raccontate dal film sono semplici e facili e che Mathieu e Rachin sono delineati negli estremi dei due stili educativi, ma non esigiamo da un film la rigorosità di un trattato di pedagogia!

Ed ora accontentiamo i cinefili!Il film di Barratier si presenta in modo semplice ed immediato. La sua struttura

narrativa, non fa ricorso a costruzioni e marche simboliche eccessivamente forti e affida la sua forza comunicativa ad un semplice ed efficace impatto sentimentale. Les Choristes svela la sua origine francese in varie componenti filmiche quali la fotografia, il montaggio, il ritmo e il tempo della narrazione, l’utilizzo di piani multipli nell’inquadratura . Certo il film può apparire lento e poco coinvolgente, ma il cinema non solo azione, anche sentimento e Barratier dimostra come sia possibile fare cinema con passione e al tempo stesso raccontandola e comunicandola.

Il binomio Mathieu - Morhange ci ricorda quello di Alfredo e Salvatore in Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore; forse non a caso Morhange e Salvatore da adulti sono interpretati dallo stesso attore: Jacques Perrin.

Ottimo e misurato Gerard Jugnot, nella parte di Mathieu, dal viso tenero e deciso allo stesso tempo; è lui che conferisce al film una impronta di simpatia e di contatto con il pubblico. Un plauso va anche ai giovani interpreti, scelti dopo innumerevoli provini.

Il film si presenta utile per una visione e un dibattito sulla figura dell’educatore e la scelta dell’interesse come punto di partenza di una cammino educativo e di un progetto di vita. Valido per una visione in comunità (magari nel giorno della Comunità!) per un dibattito.

Qualcuno esigente potrebbe far notare che Les Choristes racconta della Ragione e della Amorevolezza e, forse, non della Religione!

Certo! Non possiamo chiedere da un film francese questa sottolineatura!

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Auguriamoci piuttosto che sia presente nella nostra prassi… Potrebbe essere una traccia per la riflessione comunitaria?!

D. Donato Lacedonio

Albania - Kossovo

vita di delegazionePASSI COMPIUTI E… DA COMPIERELa verifica come partenzaNei primi giorni di giugno i confratelli dell’Albania - Kossovo hanno vissuta la loro verifica insieme al Consiglio Ispettoriale Ristretto Operativo (CIRO); ecco gli elementi colti del cammino compiuto e di quanto resta da fare.

Punti fermi condivisi La cura della Pastorale vocazionale, come impegno di ogni comunità La qualità della Pastorale Giovanile, con lo sviluppo del MGS e

dell’associazionismo salesiano L’elaborazione di itinerari educativi diffenziati, con l’attenzione ai giovani

cattolici La valorizzazione della domenica per i cattolici L’aiuto economico annuale per ogni comunità, attraverso l’assoc. “Don Bosco e i

Balcani” e presentazione di progetti La solidarietà anche all’interno della delegazione.

Scelte per il POI della Delegazione Ogni Opera deve avere il PEPS, con l’attenzione al comunitario, pastorale,

economico.. Stilare il PEPS della comunità salesiana e della CEP Consolidamento delle Opere, evitando frammentarismo, individualismi... Inculturazione, con lo studio della lingua, della mentalità, tradizioni, costumi

albanesi Curare il dialogo con le istituzioni locali Riflettere sulla identità di Scutari Far crescere la comunità locale con: ascolto della lectio divina, giornata della

comunità, attenzione al ruolo del direttore, programmazione educativa e pastorale dei settori, fedeltà ai ritiri, tempi per lo svago....

Far crescere la comunione nella delegazione favorendo tempi ed esperienze insieme

Far crescere la Famiglia Salesiana con la Consulta, Associazione dei Cooperatori Salesiani, ADMA, Exallievi...

Decisioni prese Costruzione della chiesa a Tirana Convegno degli SDB ed FMA ogni tre anni Opportunità di tempo e di aiuto per l’inculturazione dei missionari stranieri

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Impegno per scegliere forme e strategie nuove per la ricerca delle vocazioni salesiane.

Eventi

100 anniAD MULTOS ANNOSDon Pollice ha compiuto 100 anni

Sabato 18 giugno, il caro confratello, nonno dell’Ispettoria Meridionale, don Emilio Pollice, ha compiuto 100 anni.

Cari Auguri a te don Pollice, tu che sei solito dire: “Come farete senza di me quando sarò vecchio!”.

Hai ragione. Quando si ha il cuore da salesiano, si è sempre giovani e gli anni ... sono tutti dono di Dio. Quanti doni conservi nel tuo cuore.

Don Emilio Pollice è nato a Montagano (CB) nel lontano 18 giugno 1905.Gracilino di corporatura, mai si sarebbe pensato a una così lunga vita. Diventa

salesiano nel 1925 e sacerdote nel 1934.La sua vita salesiana la vive, inizialmente, nell’Ispettoria di Roma. È stato un

valido amministratore e organizzatore e, nel periodo bellico, ha retto come direttore - parroco l’opera di Civitavecchia.

Nel 1963 lo troviamo inserito nella Ispettoria Salesiana dell’Italia Meridionale. Fu da allora che, a bordo di una vecchia 500, ha pellegrinato per tutte le Regioni dell’Italia Meridionale, in cerca di vocazioni sacerdotali, ma anche di fondi per sostenere le vocazioni salesiane.

Qualche confratello, che lo ha accompagnato in qualcuno di questi viaggi, racconta che, al volante della piccola macchina, don Pollice usava dire: “ mantenetevi forte perchè stiamo per decollare!”. La tenuta di velocità si manteneva attorno ai 50 - 60 Km orari! E giù una grande risata.

Lungo questa attraversata del secolo XX, don Pollice è diventato uno strenuo sostenitore delle adozioni a distanza per seminaristi in Paesi di missione. Tanti sono stati e sono tutt’ora i benefattori che lo hanno aiutato nella raccolta e che ancora mandano la loro offerta. don Pollice li conosce uno per uno; di tutti ricorda i nomi dei familiari, dei figli; situazioni particolari, indirizzi e a volte anche telefoni.

Ogni anno don Pollice ha organizzato la giornata dei benefattori. L’ha sempre preparata con precisione, con doni, soprattutto cioccolate e caramelle, e sempre una bottiglia di vino regalata da un fedele benefattore.

Questi benefattori sono stati presenti domenica 19 di giugno a Castellammare. È stato in questo giorno che si è festeggiato il suo centesimo genetliaco.

Alle ore 12.00 la celebrazione dell’Eucarestia, presieduta dall’ispettore don Francesco Gallone, con la presenza di altri confratelli. Nei primi posti tutti i confratelli dell’infermeria ispettoriale e gli altri banchi occupati dai numerosi benefattori e amici del festeggiato.

Don Pollice ha partecipato alla celebrazione seduto su un lato del presbiterio e, al termine della messa, ha impartito la benedizione finale.

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È seguito un ricco pranzo nella sala ristorante. Durante il pranzo ci sono stati vari interventi di amici e benefattori che con poesie, canti e musica hanno reso omaggio al festeggiato. Immancabile la torta finale… con 100 fragoline che sostituivano le eventuali altre candeline.

Don Pollice con i suoi 100 anni ha arricchito la festa con la sua presenza serena, scherzosa e accattivante. A conclusione della festa, come tradizione degli ultimi anni al pranzo del suo compleanno, ha girato per i tavoli a “bordo del suo girello” e aiutato dal diretto d. Anastasio per raccogliere le offerte destinate al Centro Vocazioni missionarie.

Felice di questa bella giornata, ci siamo tutti salutati, mentre qualcuno dei presenti, ancora augurava «ad multos annos don Pollice». E lui, questa volta nella mente, avrà ripetuto: “ Come farete senza di me quando sarò vecchio”.

d. Matteo Di Fiore

Notizie

spulciando dai verbaliConsiglio Ispettoriale: diario di bordo

Le convocazioni del Consiglio Ispettoriale seguono sempre delle tappe del Cammino dell’Ispettoria. Si prega, si discute, si ricavano orientamenti per la crescita vocazionale dei singoli e delle Comunità.

La riunione del 18 Aprile (la sesta dall’inizio dell’anno) vede i Consiglieri riuniti nella ricerca dei Criteri di collaborazione Ispettorie SDB e FMA dell’Italia Meridionale. La realtà che le due Ispettorie coincidono dove porre un interrogativo. I Consigli giunti a Villa Tiberiade il 23 Giugno devono integrare e privilegiare alcuni criteri che, gradualmente, porteranno frutti di comunione e di sinergia.

I Consiglieri responsabili del cammino dei Progetti Territoriali di Soverato e Taranto relazionano su quanto si va realizzando a livelli di mentalizzazione.

Vengono prese in considerazione varie richieste delle Case.Il 16 Maggio i Consiglieri riflettono tema: il Salesiano Coadiutore. La dottrina sul

laico nella Chiesa alla luce del cammino della teologia della pastorale del Vaticano II deve essere la base su cui poggiare la significatività delle persone del consacrato laico salesiano.

Si prepara l’o.d.g. della verifica ispettoriale di fine anno. Così prima si danno i criteri più la stampa degli Atti del Capitolo Ispettoriale 2004 e del Vademecum ispettoriale; vengono sempre presentate varie richieste delle Case.

La riunione del 6 Giugno è dedicata alla Verifica del Primo anno del Progetto Organico Ispettoriale (POI). Seguono le ammissioni di Confratelli giovani alle varie Ordinazioni e Professioni religiose.

Inizia il delicato discernimento relativo alle obbedienze 2005/2006. Si dà una sguardo sulle attuali composizioni delle Comunità e sulle loro realistiche esigenze.

Così prima vengono consegnati ai Consiglieri i risultati delle Consultazioni più la riunione dei Direttori. È materiale che sottoporre alle riflessioni personali per essere pronti alle responsabile discussione del successivo Consiglio. Don Santorsola relazione sulle Comunità Proposta e sui prossimi novizi.

La riunione del 20 Giugno dalle ore 09.30 alle 22.00, la prima con la presenza del nuovo Ispettore Don Pasquale Martino, al quale l’Ispettore Don Franco, in apertura rivolge il saluto e l’augurio, sottolineando al fiducia del Rettor Maggiore per aver scelto un membro del Consiglio, è stata dedicata al discernimento delle Obbedienze 2005/2006 relative ai nuovi Direttori e ai vari movimenti dei Confratelli.

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Altre sessioni sono seguite per completare il lavoro.La tradizionale sessione lunga del Consiglio che dal 12 al 16 Luglio si è svolta in

Sila ha dato il nuovo volto all’Ispettoria. La stessa è stata l’ultima del Consiglio che ha lavorato in questi anni. A tutti i Consiglieri che lasciano questo compito un sentito grazie per il lavoro svolto e ai nuovi ... un augurio.

D. Ferdinando LamparelliSegretario ispettoriale

LecceFesta Domenico Savio

Si è concluso l’8, con la passeggiata in bicicletta per le principali vie della città – la ribattezzata “Savio in bici”, giunta quest’anno alla sua 17esima edizione – ed in serata, con l’attesissimo concerto degli A. M. Family Gospel Choir, il periodo di festeggiamenti in onore di San Domenico Savio. Un periodo intenso e ricco di iniziative, che per circa una settimana hanno animato le piazzette e le vie del quartiere (ma non solo), in cui sorge l’imponente Basilica – finora l’unica in tutto il mondo – dedicata al giovane allievo dell’Oratorio di don Bosco. E, ad un anno dal grande Giubileo per la canonizzazione di Domenico, che ha portato a Lecce da tutto il Meridione oltre 5000 pellegrini, desiderosi di pregare e rendere omaggio all’urna del Santo, sembra non essersi spento l’affetto dei leccesi per questo giovane campione della fede, che proprio nel Salento – in particolare a Maglie e a Lecce – operò i primi miracoli che conclusero positivamente il Suo processo di canonizzazione.

In tanti hanno infatti partecipato ai momenti previsti dal programma, che ha scandito l’evolversi dei festeggiamenti. A cominciare dalla solenne Concelebrazione Eucaristica, presieduta da Sua Eccellenza Mons. Cosmo Francesco Ruppi, che durante l’omelia ha raccomandato Domenico, – con le Sue virtù e la dedizione allo studio – ai tanti giovani presenti (tra cui molti seminaristi), quale “modello attuale di vita cristiana”. Per continuare con la “Fiera delle buone letture”, interessante novità di quest’anno, allestita nella sala “Don Di Nanni” accanto agli stands dei movimenti e dei gruppi, che operano nella parrocchia animata dai Salesiani. Partecipata, come sempre, anche la processione con la statua del giovane santo per le vie del quartiere; mentre bancarelle e Luna Park hanno colorato le serate ormai primaverili del week-end finale.

Per nulla fuori posto, poi, il richiamo alla salentinità, durante i festeggiamenti in onore di questo piccolo torinese, ormai salentino di adozione. Un richiamo quest’anno ancora più forte, ed a cui in molti hanno risposto. Accanto alla fortunata “Sagra te lu pizzu” – che annualmente inaugura la stagione delle sagre nel Salento – , infatti, i Tamburellisti di Torrepaduli hanno fatto abilmente rivivere le musiche e le danze della tradizione.

Cinque giorni all’insegna della preghiera e dello spirito di famiglia, quindi, per imparare a far “consistere la santità nello stare sempre allegri”. Proprio come voleva Domenico.

Simone Pantaleo

Foggia ParrocchiaCongresso Eucaristico Parrocchiale

Hanno suonato a lungo le campane della chiesa del Sacro Cuore di Foggia, al termine del primo Congresso Eucaristico Parrocchiale. Si è concluso l’8 maggio,

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l'evento in preparazione del 24esimo Congresso Eucaristico Nazionale, che avrà come tema: "Senza la domenica non possiamo vivere". La Comunità retta dai salesiani ha vissuto il Congresso dal primo maggio e il tema della settimana è stato: "Eucaristia: vocazione alla vita e vocazioni". "L'Eucaristia è al centro della fede, della celebrazione e della vita della Chiesa", ha sottolineato il parroco, don Pino Ruppi. "La nostra Comunità si è riunita per pregare e pensare al mistero dell'incarnazione di Gesù - ha continuato - proprio in preparazione dell'evento che a Bari vedrà intervenire anche il nuovo pontefice Benedetto XVI". Le giornate congressuali sono state caratterizzate da uno schema che con l'adorazione Eucaristica la mattina e il pomeriggio, a cui è seguita la celebrazione dei Vespri e la Messa. Le serate sono poi continuate con eventi diversificati nelle varie giornate. Una settimana intensa che ha visto intervenire centinaia di persone e diversi relatori, tra i quali il medico Giuseppe Rinaldi e il vicario generale della diocesi del capoluogo don Filippo Tardio.

Damiano Bordasco - www.teleradioerre.it

LeccePellegrinaggio romano

15 maggio.Di nuovo a Roma, per il Papa. Anche se questa volta non è polacco, ed ha un

nome ed un volto diversi. A poco più di un mese dall’ultimo viaggio di un gruppo di giovani animatori –

che, travolti dalla mobilitazione generale per la morte di Giovanni Paolo II e mimetizzati nella grande folla, hanno reso omaggio a questo grande testimone della fede – , una ben più nutrita delegazione del Centro Giovanile Salesiano “San Domenico Savio” di Lecce (composta da cresimandi, preanimatori, animatori e collaboratori) è tornata sui passi di Pietro. Nella domenica di Pentecoste. E non solo per salutare il Suo successore, Benedetto XVI. Ma anche per riscoprire le radici della Cristianità. Prima tappa di questa domenica nella Capitale, sono state infatti proprio le Catacombe di San Callisto, luogo di preghiera e più grande cimitero cristiano delle origini, scavate sotto la città eterna nei pressi della Appia Antica ed attualmente affidate alle cure dei Padri Salesiani. Dei circa 20 chilometri di cunicoli, stato embrionale di quella fede che oggi vanta oltre 2000 anni di storia, la comitiva leccese ha percorso appena 400 metri. Densi di testimonianza, però. Un profumo d’altri tempi – raccontano – si è avvertito durante questo insolito viaggio nel tempo, alla scoperta dei luoghi-simbolo della tradizione cristiana. Lì, dove i primi seguaci del Risorto, preferirono morire anziché rinunciare al proprio credo. Lì, dove i primi Vescovi di Roma difesero strenuamente la fede delle prime comunità cristiane, che proprio nelle catacombe si riunivano per spezzare il pane. Rivivere lo stesso gesto in una di quelle grotte, che si aprono lungo gli interminabili corridoi sotterranei, ha regalato un’emozione sicuramente nuova ai giovani pellegrini leccesi. Un invito a seguire l’esempio di quei primi testimoni della Gioia, si è levato da quegli strani simboli, apparentemente inerti, che decorano gli scavi, testimonianza di una fede per lungo tempo forzatamente sottaciuta.

Un invito che rivolge ancora oggi Benedetto XVI, rapidamente intravisto da questi esploratori di ritorno dal passato, che avranno comunque la possibilità di incontrarlo tra pochi giorni a Bari ed in Agosto a Colonia, per la XX Giornata Mondiale della Gioventù. A conclusione del “Regina Caeli” ha infatti auspicato che “la Comunità ecclesiale possa restare sempre aperta e docile all'azione dello Spirito Santo, per essere tra gli uomini segno credibile e strumento efficace dell'azione di Dio!”. Una testimonianza attiva ribadita più volte anche dal suo beato predecessore, sulla cui tomba, prima di ripartire alla volta di Lecce, si sono soffermati per qualche attimo gli occhi forse ancora increduli dei giovani pellegrini.

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Simone Pantaleo

Salerno Un attore di prestigio a Festinsieme

Per interpretare “Don Bosco” ha perso 13 chili, potrebbe forse rimetterli a Salerno vista la grande festa con buffet che i giovani dell’oratorio salesiano gli hanno preparato. È l’attore Flavio Insinna, noto al grande pubblico televisivo per aver interpretato S. Giovanni Bosco nell’omonimo film tv e per l’altro ruolo da protagonista, il capitano Anceschi nella fortunatissima fiction “Don Matteo”. Insinna ha accettato l’invito della comunità salesiana di Salerno e sarà nella nostra città il prossimo 21 giugno alle ore 19.00 presso l’istituto S. Domenico Savio, per partecipare al convegno del VIS (Volontario Internazionale Per Lo Sviluppo), organizzato nell’ambito di Festinsieme2005. “L’attore che ha così bene interpretato il nostro santo – spiega don Mario Sangiovanni, parroco di S. Giovanni Bosco – nonostante i tanti impegni ha garantito la sua partecipazione, forse proprio per i rilievo che Festinsieme ha ormai assunto, caratterizzandosi non più come una festa di quartiere, ma come un appuntamento per tutta la città”. La presenza di Insinna fa da corollario a dieci giorni di festeggiamenti della comunità parrocchiale e dell’oratorio, per la ricorrenza mariana di maggio: la festa di Maria Ausiliatrice, che culminerà domenica 22 maggio con la messa delle ore 18.00 e la successiva processione per le strade del quartiere con la statua della Madonna portata a spalla dai giovani. Saranno proprio questi ultimi che rappresenteranno lo zoccolo duro dei papaboys salernitani, ad offrire un concerto a Giovanni Paolo II. Suoneranno in chiesa (il 27 maggio alle ore 20.00), chiamando a raccolta tutti i gruppi e le band della parrocchia, in una serata musicale dal titolo: “Alzatevi, andiamo!”.

Il Mattino, 25 maggio 2005

Caserta Amicizia e Solidarietà al Mayfest

Con la sua articolazione variegata ed ormai consolidata negli anni, il Mayfest 2005 ha ritrovato il suo pubblico numeroso da venerdi 20 a martedì 24 maggio, baricentrandosi sull’evento che negli anni passati aveva chiuso la manifestazione: la processione di Maria Ausiliatrice, che ha richiamato una foltissima schiera di fedeli. Dopo la Celebrazione Eucaristica nel cortile dell’Istituto, la statua della Madonna ha attraversato tra canti e preghiere le strade di Caserta; il corteo ordinato e composto ha catalizzato l’attenzione della città, nei volti dei passanti, dai balconi degli edifici, nei riflessi delle vetrine. Un vivace spettacolo pirotecnico e gli stand gastronomici hanno portato a chiusura la giornata clou del Mayfest.

Molto nutrita è stata anche la partecipazione alle altre manifestazioni del programma 2005. In particolare le due serate dedicate ai concorsi delle corali, parrocchiali nella prima e professionali nella seconda. Si è trattato della III edizione del Premio Nazionale Don Rua Città di Caserta, vinto dalla corale polifonica di Cava de’ Tirreni.

Ma forse la serata più popolare è stata quella del Premio della Pace dell’Opera Salesiana, consegnato quest’anno a Lorella Cuccarini, testimonial di “30 ore per la Vita”, per il suo pluriennale impegno nella raccolta di fondi per iniziative umanitarie. Con lei erano presenti, oltre alle principali autorità cittadine, anche il Presidente

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dell’Associazione premiata, Sig.ra Rita Salce, che ha esposto con la stessa Cuccarini gli obiettivi dell’organizzazione ed alcuni aneddoti interessanti. La serata è stata condotta in modo magistrale da d. Donato Lacedonio.

Ma i protagonisti veri della manifestazione sono stati i ragazzi e i giovani, che hanno partecipato, animato, esultato, divertito per un’intera settimana; i giovani della Città di Caserta che hanno aderito al Mayfest, nella tradizione della manifestazione, hanno preso parte alla kermesse sportiva - di calcio, pallacanestro e palla a volo - e musicale. Tutti gli incontri si sono svolti nel sano spirito agonistico, con il vigile sostegno dei numerosi collaboratori dell’Istituto Salesiano di Caserta.

Matteo Caracciolo

Salerno La processione

Coperte buone, Drappi ricamati ai balconi, petali di fiori lanciati in aria al passaggio del sacro corteo. Come una volta. La processione di Maria Ausiliatrice, sul Carmine, fa riscoprire le tradizioni che altrove vanno scomparendo. Un intero quartiere si è stretto ieri intorno all’evento religioso che parte dalla parrocchia di S. Giovanni Bosco ma chiama a raccolta tutta la città, attraverso Festinsieme. La manifestazione è giunta quest’anno alla sua 22°edizione, ponendosi come momento di riflessione e di incontro su tematiche anche sociali e politiche. Non a caso, durante il sacro corteo, tra le intenzioni di orazioni ce n’era una che invitava a pregare “per la città e per gli amministratori, perché sappiano governare con sapienza”. Le statue di Maria Ausiliatrice e di d. Bosco, addobbate con centinaia di fiori, sono state recate a spalla dai giovani.

In particolare i ragazzi dell’oratorio salesiano hanno portato la statua del loro santo, ecco i loro nomi: Enzo Altieri, Roberto Battista, Peppe Citro, Mario D’Andria, Fabio De Maio, Antonio Gargano, Giancarlo Gargano, Gabriele Gasparro, Gilberto Giannone, Marco Greco, Domenico Indinnemeo, Emanuele Kalb, Massimo Manzo, Raffaele Mele, Beniamino Milione, Donatello Persico, Vincenzo Persico, Antonio Pierro, Fabio Signorile, Sergio Russo, Giovanni Saviello, Lucio Telesio, Enzo Ventura. A guidare i loro passi Francesco Falivene. In testa al corteo i più piccoli, con i gruppi dei bambini e dei ministranti. Innovativo il sistema di controllo del traffico, con vigili urbani che hanno chiuso le strade in tempo reale, ovvero nel momento effettivo del passaggio dei fedeli. Ciò ha impedito il crearsi di ingorghi, garantendo un deflusso regolare degli autoveicoli. Il parroco, don Mario Sangiovanni ha ricordato il valore di una tradizione che “non è assolutamente folclore. Il suo significato autentico è del passaggio della Madonna e di don Bosco, che vanno in strada, passano sotto le nostre case, dove si svolge la vita di tutti i giorni”. Accanto a lui don Rino Corigliano che regge le sorti di un oratorio che rappresenta da sempre una valvola di sfogo ed un alternativa alla strada per quasi un migliaio di adolescenti. Festinsieme, che per questa edizione ha scelto lo slogan “Alzatevi, andiamo”, in omaggio a Giovanni Paolo II , non è finita. Domani, ricorrenza dell’Ausiliatrice, dopo la messa delle ore 18.00 con le cresime ci sarà una piccola festa con Mago Sales. Non è un vero e proprio mago, ma un sacerdote salesiano che gira il mondo per divertire i bambini con numeri di fantasia e di prestidigitazione. Poi il concerto per papa Wojtyla, in programmazione venerdì 27 maggio alle ore 20.00 in chiesa: i gruppi e le band del quartiere si ritroveranno dinanzi ad un altare per una serata musicale dedicata al pontefice che ci ha lasciato. A fine mese, i papaboys salernitani saranno dal nuovo successore di Pietro: si recheranno a Bari per accogliere papa Benedetto XVI che concluderà il congresso eucaristico.

Il Mattino, 23 maggio 2005

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Salerno Solidarietà per l’Albania

Tremila euro frutto di sole due offerte solidali. Nello spirito di un Vangelo concreto, Festinsieme è stata legata ad iniziative di solidarietà, ovvero ai progetti del VIS, il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo che vede a Salerno un gruppo di giovani che hanno già fatto esperienza di missione in vari paesi poveri del mondo.

Ora il progetto è quello di costruire una scuola ed un asilo nella periferia degradata di Tirana, in Albania. Nella giornata di ieri (22 maggio 2005) sono arrivate le prime due donazioni: «Due famiglie che intendono rimanere anonime -spiega Francesco Mele, presidente del gruppo VIS Pangea di Salerno - ci hanno fatto pervenire due assegni di millecinquecento euro ciascuno. Con questi soldi possiamo realizzare già due casette. È un bel gesto proprio perché proviene da famiglie, che intendono allargare oltre confine la loro genitorialità, verso i bambini che non hanno nulla».

Cosa spinge ragazzi intorno ai vent’anni a fare un’esperienza di impegno in regioni remote della terra? «Siamo già stati in Burundi, in Kossovo, in Albania, in Congo. Solo dopo essere stato là capisci che qui hai tutto ed anche il di più. Ognuno di noi può fare qualcosa, nel suo piccolo. Non si può vivere ignorando la povertà lontano e vicina».

Proprio in riferimento a quest’ultima, i ragazzi hanno allestito in chiesa una mostra fotografica dal titolo «la povertà messa a fuoco». Gli scatti sono stati realizzati da Francesco Pecoraio, che ha girato la città alla ricerca di quei poveri che spesso abbiamo sotto gli occhi.

Il Mattino, 23 maggio 2005

Potenza Il Cineforum dell’UCAL

I giovani dell’UCAL (Universitari Cattolici Lucani) di Potenza hanno voluto organizzare un Cineforum per coinvolgere altri giovani e proporsi al territorio con una iniziativa culturale e coinvolgente. Dal 14 aprile al 5 maggio nel Cinema Teatro Don Bosco di Potenza hanno dato appuntamento a chi voleva visionare un film interessante e dibattere al termine.

Il primo film è stato Un bacio appassionato di Ken Loach. Al termine due volontarie dell’associazione Ponte d’oro hanno raccontato la loro esperienza di incontro con famiglie e ragazzi di cultura mussulmana avviando così il dibattito su tematiche interculturali e interreligiose.

Il successivo film, Alla luce del Sole di Roberto Faenza, ha introdotto il tema della legalità e delle mafie. Successivamente alla presenza di un magistrato si è sviluppato un interessante scambio di opinioni e di riflessioni.

La terza pellicola è stata La foresta dei pugnali volanti di Zhang Yimou.Ultima proposta filmica è stato Mare dentro di Alejandro Amenábar e vincitore del

premio Oscar 2004 come miglior film straniero. Il film ha introdotto lo scottante tema dell’eutanasia, il dibattito che ne è seguito con la collaborazione di una dottoressa è stato vivace ed interessante.

In concomitanza dell’ultimo appuntamento i giovani dell’UCAL hanno sottoposto il numeroso pubblico ad un sondaggio di gradimento sull’iniziativa. Se sono emersi alcuni dati interessanti.

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Il dato più allarmante, che emerge dal questionario posto all’attenzione della rassegna cinematografica dell’Ucal, riguarda l’età media degli spettatori: 31 anni. La cosa ancora più grave se si pensa che l’iniziativa era stata presa da universitari per altri universitari.

In realtà gli organizzatori già si aspettavano questo dato, data la forte resistenza all’acquisto dell’abbonamento da parte degli studenti. Invece è stata più cospicua l’affluenza di un pubblico adulto, la maggior parte composto da donne (56 su un campione totale di 106 persone).

Un altro dato importante, positivo questa volta, riguarda la soddisfazione del pubblico: si passa dalla piucchesufficienza de La foresta dei pugnali volanti 6,5 di media) all’ottimo Mare dentro (8.6).

Nonostante le perplessità degli organizzatoti, che temevano un flop per dibattito a fine proiezione, il 76% del pubblico ha considerato la discussione positiva.

La scommessa dell’Ucal, che con coraggio ha proposto il forum per ogni film (iniziativa quasi unica, se si ricordano gli altri cineforum!), è stata vinta.

Gli spettatori, che si sono pronunciati circa un’iniziativa simile per il futuro, sono favorevoli alla scelta di un film che possano dare la possibilità di affrontare e approfondire tematiche specifiche. Anzi, vorrebbero prolungare le sedute (almeno sei serate!).

Il merito dell’Ucal sta nell’aver dato la possibilità, nonostante la mancanza di fondi, di approfondire temi che sicuramente non possono essere ritrovati nelle pagine dei testi universitari: temi come la globalizzazione l’incontro socio-culturale di culture diverse in Un bacio appassionato, come la descrizione di mafia e omertà in Alla luce del sole, come gli scontri epici nel film La foresta dei pugnali volanti e come l’eutanasia in Mare dentro (il più apprezzato e applaudito).

L’ovvio auspicio per i prossimi anni è quello di ripetere un’iniziativa di tale entità e di coinvolgere molti più giovani, soprattutto universitari.

Redazione - Qui UCAL, n 5, giugno 2005

Vibo Valentia50 anni di sacerdozio

Oggi molti suoi allievi occupano posti di responsabilità nelle varie istituzioni sociali e ricoprono ruoli di prestigio nel mondo delle arti e delle scienze. Infatti ha speso 22 anni della sua vita (dal 1966 al 1988) per stare vicino ai giovani di Soverato, per guidarli, sorreggerli, consigliarli per introdurli nel mondo della cultura, ma soprattutto ha formato coscienze educate ai valori cristiani. E’ il primo sacerdote che festeggia il suo cinquantesimo per questo motivo tutta la famiglia salesiana (Istituto salesiano, Parrocchia e Figlie di Maria Ausiliatrice) si è attivata per onorare degnamente don Ferruccio.

Questa sera alle ore 18.30 in Parrocchia tutta la comunità religiosa parteciperà al banchetto eucaristico per onorarlo. Don Ferruccio è nato a Soverato l’uno luglio del 1928. Ha frequentato la scuola media nell’istituto salesiano durante gli anni di studio grazie alla formazione ricevuta “ed alla santità – come lui stesso ha ricordato – di mia madre e dei modelli dei salesiani educatori, ho sentito forte la vocazione di seguire Don Bosco, Padre e Maestro della gioventù”. A 16 anni lasciò, così la famiglia “fortemente commossa” ed i coetanei per andare a farsi sacerdote di Don Bosco. A Torre Annunziata frequentò il liceo mentre a Taranto fece tre anni di tirocinio. A Messina, completati gli studi teologici, fu consacrato sacerdote nella chiesa “Archimandrita del Santissimo Salvatore” il 23 giugno 1955.

Nel 1960 si laureò in Pedagogia all’Università di Salerno. Successivamente si abilitò per l’insegnamento sia nelle scuole medie (Lettere) che nelle superiori (Scienze umane nei licei),

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Nel 1966 tornò a Soverato quale coordinatore e docente nell’istituto che lo aveva visto sedere tra i banchi.

Don Ferruccio orientò la sua metodologia su tre linee fondamentali: fare della classe una comunità di amici, formarsi all’impiego scolastico come dovere verso se stessi, , verso la famiglia e verso la società, crescita nella fede per un cristianesimo personale e comunitario.

“Nel 1988 – ha continuato – fu chiamato come direttore nell’Istituto di Torre Annunziata. Dal 1993 fu anche parroco nella stessa Città della Parrocchia “Santa Maria del Carmelo” – il lavoro pastorale – ha considerato – fu molto difficile. A Torre trovai uno spaventoso degrado sociale determinato dalla disoccupazione, dal potere incontrastato della camorra. Molti alunni nostri appartenevano a clan dominanti”. Nel 1998 passò direttore a Santeramo in Colle (Bari) fino al 2001 quando fu nominato direttore della comunità ispettoriale di Napoli. Collaborò anche nella Parrocchia di un quartiere povero ai Ponti Rossi mettendo a servizio della comunità la propria disponibilità verso i più deboli ed i bisognosi distinguendosi per il suo carisma e risolvendo tanti casi difficili. Amato dalla comunità ha lasciato un grande rimpianto nei cuori di tutti quando lo scorso anno è stato trasferito come collaboratore della parrocchia “S. Maria del Soccorso” a Vibo Valentia dove attualmente continua ad esercitare il proprio ministero. “Ringrazio il Signore – ha concluso per l’inestimabile dono della vita consacrata e sacerdotale e quanti mi hanno sostenuto e continueranno a sostenermi nel cammino non certamente facile del ministero”.

Antonio Illiano, Il Quotidiano 5 giugno 2005

Torre AnnunziataProgetto Emera: un bilancio

Nei primi giorni di giugno si è conclusa la seconda annualità del progetto Emera che ha visto i salesiani protagonisti dal giugno 2004 al giugno 2005. I minori coinvolti sono stati circa 160 di età compresa tra i 6 e i 15 anni. Il progetto si è svolto per tre pomeriggi a settimana in 6 poli differenti. I ragazzi sono stati seguiti da una equipe formata da 2 assistenti sociali, 1 psicologa e 1 pedagogista e 40 animatori-tutor, con il compito di facilitare i minori nella relazione con i coetanei, nel recupero scolastico ed in attività ludico-laboratoriali.

Ci soffermiamo sull’analisi dei dati quantitativi e qualitativi emersi nel periodo sia di realizzazione che di conclusione del progetto stesso.

I primi dati quantitativi rilevati, sono riferiti al numero dei minori inseriti in ciascun polo e sono stati così sviluppati: Polo di Boscoreale-Piano Napoli: 25 minori, segnalati la maggior parte dal

Servizio Sociale territoriale; si sono accolti altri 20 minori del quartiere del Piano Napoli, ai quali si è offerta accoglienza e protezione sociale. Il polo ha avuto funzione di sportello informativo per gli abitanti del rione;

Polo di Boscoreale-Marra: 13 minori; Polo di Boscotrecase: 20 minori, segnalati dal Servizio Sociale territoriale; Polo di Torre Annunziata Istituto Salesiano “Don Bosco”: 38 minori, inseriti con

fruizione diretta e valutazione dell’Assistente Sociale referente del progetto; Polo di Torre Annunziata Istituto suore “Mazzarello”: 35 minori inseriti con

richiesta spontanea e valutazione dell’Assistente Sociale referente del progetto; Polo di Trecase: 13 minori, alcuni segnalati dal Servizio Sociale territoriale.

Va evidenziata la priorità data ai minori già inseriti nel progetto nella I^ annualità della L.328/00 ed il lavoro di valutazione dei bisogni sociali e familiari di quei minori

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segnalati dai servizi sociali di base, la cui partecipazione è stata concordata tra gli operatori degli stessi servizi sociali e l’èquipe del progetto Emera.

La realizzazione dell’Intervento/Servizio e gli obiettivi a lungo termine prefissati sono stati raggiunti, anche grazie al lavoro d’integrazione con il terzo settore e nello specifico con le associazioni sportive presenti sul territorio dell’ambito na15, che hanno accolto i ragazzi del progetto Emera, allo scopo di favorire, con l’offerta di attività sportive e ricreative, la loro integrazione nel gruppo dei pari.

I dati quantitativi riferiti alle attività sportive e ricreative sono così sviluppati: P.G.S Don Bosco ha accolto 16 minori per il volley e 22 minori per il calcio,

con allenamenti e tornei finali; P.G.S. Olimpia ha accolto 28 minori offrendo sport, gioco calcio e volley; Palestra Aiaco (Fitnes) ha accolto 4 minori; Palestra Ascanio Caracciolo ha accolto 12 minori per le attività ricreative.

I dati qualitativi sono emersi dal riscontro positivo del progetto sul territorio dell’ambito na15 e riscontrabili da quanto di seguito è riportato: le numerose richieste continue d’inserimento di minori, da parte sia delle

famiglie che dei servizi sociali territoriali, nonostante il numero di ragazzi raggiunto ed in alcuni poli, di gran lunga, superato;

la presenza costante dei minori su tutti i poli, pari al 90%; le visite domiciliari effettuate dalle due Assistenti Sociali (circa 160: dato

quantitativo) hanno consentito la valutazione dei bisogni territoriali: la mancanza di un posto di lavoro stabile, l’elevato numero di lavoro sommerso, la mancanza d’informazione a vari livelli, il numero elevato di detenzione, la mancanza di competenze genitoriali, che in alcuni casi ha consentito l’allontanamento di minori dal loro nucleo familiare ed infine le precarie situazioni socio-ambientali;

l’utilizzo di strumenti di lavoro (schede esplicative per assistenti sociali e pedagogista e schede bimestrali per i tutors) ha facilitato il monitoraggio, raggiungendo una valutazione qualitativa più immediata, rapportata ad un monte ore non eccessivo delle figure professionali; la scheda di verifica finale proposta ai tutors è servita alla valutazione di disfunzioni verificatesi in itinere ed all’accettazione di eventuali suggerimenti per un prosieguo delle attività;

la collaborazione e l’integrazione con le istituzioni scolastiche presenti sul territorio dell’ambito na15, svolto dall’èquipe e dai tutors. Va rilevato l’inserimento di alcuni minori del progetto Emera nell’offerta formativa “Office”, ad opera dell’Istituto “Vesevus” di Boscotrecase;

la formazione con il corso “Operatore sociale per minori” offerta dall’Istituto Salesiano “Don Bosco”, in collaborazione con i salesiani dell’ispettoria meridionale e l’associazione T.E.A. atta al miglioramento dell’approccio operatore-minore e quindi ad una maggiore acquisizione qualitativa delle competenze personali e professionali;

l’accompagnamento da parte dei tutors e dell’èquipe fino al 10.06.05 per il conseguimento degli esami di III^ media per alcuni minori, nonostante la fine del progetto prevista per l’01.06.05.

la collaborazione dei volontari a sostegno delle attività laboratoriali, come rafforzamento della qualità del lavoro progettuale.

L’èquipe del progetto Emera, nella sua fase finale, ha previsto due uscite: il 21.05.05 - 13 ragazzi di Boscoreale hanno partecipato all’escursione nella

Valle dell’Inferno; il 31 05.05 - tutti i minori del progetto Emera hanno partecipato alla giornata

di “piscina , natura , amicizia” presso il Magic World di Licola.

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Il 01.06.05 si è concluso ufficialmente l’Intervento/Servizio presso la sede dell’Istituto Salesiano “Don Bosco”, con esposizione dei lavori di laboratorio, con momenti espressivi e festa, che ha visto la partecipazione delle famiglie e nostro malgrado, l’assenza dell’istituzioni territoriali.

dott.ssa M. De Angelis (Ass.Sociale)Per l’èquipe del progetto “Emera”

Caserta Il PEPS

Il pomeriggio dell’11 giugno scorso la Comunità Educativa Pastorale (CEP) di Caserta si è riunita per un evento particolarmente significativo: la presentazione del PEPS, il Progetto Educativo Pastorale Salesiano dell’ Opera. Tutte le componenti della CEP, salesiani, cooperatori, exallievi, docenti, tutor, animatori, volontari, genitori, giovani hanno partecipato numerosi.

Il PEPS - pubblicato in un gradevole volumetto - rappresenta contemporaneamente un punto di approdo ed uno di partenza per la Casa Salesiana di Caserta, come lo stesso Direttore, Don Emidio Laterza, ha detto.

Dopo varie tappe che si sono svolte lungo un lustro, con il contributo di decine di rappresentanti della CEP, si è giunti alla definizione delle premesse, degli obiettivi, delle strategie e degli strumenti del Progetto, che nasce dal desiderio profondo di disegnare il futuro della missione educativa dell’Opera Salesiana di Caserta. I cooperatori che hanno illustrato i contenuti del PEPS si sono soffermati innanzitutto sulla contestualizzazione della proposta educativa: il tessuto sociale, l’ambiente urbano, la popolazione giovanile della città di Caserta.

E’ proprio dall’analisi del territorio che emergono le sfide che il PEPS intende cogliere per l’educazione e l’evangelizzazione dei giovani. In particolare la sfida della cultura, la sfida del disagio e dell’esclusione giovanile e la sfida del saper essere Comunità Educativa Salesiana dentro e per la città.

Ogni giovane ha bisogno di costruire il proprio futuro secondo un progetto, costruendo la propria identità personale, per poter vivere una vita sociale attiva che dia priorità alla dimensione trascendente. Ed un’autentica Comunità Educativa deve, coerentemente all’ispirazione per cui è convocata, aiutare e guidare i giovani nell’attuazione del proprio progetto. L’Istituto Salesiano di Caserta riafferma la propria volontà di vivere questa esperienza secondo il modello incarnato da Don Bosco, fungendo da scuola e da casa di comunione.

Come ogni Progetto che si rispetti, durante il proprio ciclo di vita, anche il PEPS intende sottoporsi a verifica, per misurare obiettivamente il proprio impatto sulla realtà locale, valutandone attentamente i risultati intermedi, anche per saper cogliere le nuove opportunità ed esigenze.

Dopo la presentazione del PEPS, tutti gli intervenuti si sono riuniti per la solenne Celebrazione Eucaristica, a cui ha fatto seguito l’agape fraterna.

Matteo Caracciolo

LecceEstateragazzi

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Una Basilica affollatissima – quella dedicata a San Domenico Savio, a Lecce – sabato sera ha salutato con entusiasmo l’inizio della sesta edizione di “Estateragazzi”, manifestazione organizzata dall’Oratorio Centro Giovanile Salesiano, che ogni anno – senza eccezione per questo –coinvolge ed anima centinaia di ragazzi, non solo leccesi.

In una Basilica quanto mai colorata – per le magliette azzurre, rosse, verdi o gialle dei ragazzi di ER 2005 – si è dato il via ad una emozione, patrocinata anche quest’anno dalla Regione Puglia, dalla Provincia e dal Comune di Lecce.

Ad incoraggiare la Comunità Salesiana di Lecce che, con l’aiuto indispensabile di oltre un centinaio tra animatori e preanimatori, guiderà in queste cinque settimane di Estateragazzi i 400 iscritti, c’erano due testimoni d’eccezione, che hanno sicuramente colpito il giovane uditorio. Don Fabio Dalessandro, che ha rivisto se stesso negli occhi dei tanti “oratoriani” al nastro di partenza di questa avventura; ed il primo cittadino, l’On. Adriana Poli Bortone, che non ha voluto mancare all’inaugurazione dell’edizione 2005 di Estateragazzi, anche in segno di riconoscenza – ha detto l’Onorevole, visibilmente emozionata – per il lavoro svolto dai padri salesiani in favore della popolazione leccese.

Nel corso della manifestazione è stato infatti presentato alla comunità il giovane salesiano leccese don Fabio, che il 23 luglio nella Basilica dei Salesiani, verrà ordinato sacerdote. Una presenza significativa di un giovane cresciuto nell’Oratorio, anche tra un’Estateragazzi e l’altra – come lui stesso ha ricordato nel corso dell’omelia. Altrettanto entusiasmante è stato l’intervento del sindaco di Lecce, che ha ribadito quanto sia importante scommettere su alcune esperienze formative, come l’Estateragazzi, proposte dai salesiani ogni anno. Uno “sforzo educativo” che non andrà certamente in vacanza, con l’approssimarsi della bella stagione. Anzi. Con l’EstateRagazzi si è aperta infatti la lunga estate oratoriana che si chiuderà solo tra la fine di Luglio e gli inizi di Agosto, con i campi – scuola destinati ai ragazzi dai 15 anni in su.

Ora, però, l’appuntamento è con i tornei di calcetto e pallavolo, giochi d’acqua, laboratori, sagre ed i tanti tuffi nel mare degli Alimini, in programma per questa estate in Oratorio, che si trasformerà per poco più di un mese, in una Survivor’s Island, dove con l’aiuto di Jonathan Jv e Matisse Eurone – protagonisti delle avventure sull’Isola dei sopravvissuti – i ragazzi e le ragazze, impareranno a collaborare per superare insieme misteriosi imprevisti.

Simone Pantaleo

Potenza Festinsieme 2005

Recupero della religiosità popolare. Proposta di aggregazione. Un modo nuovo per riscoprire il senso della partecipazione. Tutto questo è “Festinsieme Don Bosco 2005”. E’ la festa regionale giunta alla sua quinta edizione che si è conclusa ieri sera con la solenne processione per le strade del rione (piazza Don Bosco, viale Firenze, via Argilla, vecchia via Milano).

I fedeli, insieme ai sacerdoti della comunità salesiana, hanno pregato e cantato portando per le strade Maria Ausiliatrice, don Giovanni Bosco e san Domenico Savio. Una devozione sempre più forte ma soprattutto per la comunità sono “i loro cari beniamini e angeli custodi”. Dalle finestre poi c’è chi ha lanciato petali di fiori. E al rientro a piazza Don Bosco, la solenne benedizione dell’arcivescovo Agostino Superboe un breve messaggio a sostegno dei giovani, soprattutto di coloro che vivono situazioni difficili e di scoraggiamento. In serata poi la rassegna di cabaret, in collaborazione con La Maschera e infine gli spettacolari fuochi d’artificio. Bilancio più che positivo da parte dei parrocchiani. Lo stesso don Galliano ha raccolto commenti più che positivi.

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Sono stati 4 intensi giorni di sano divertimento (9-12 giugno) che ha visto coinvolti tutti gli organismi operanti nell’opera salesiana. Dai piccoli amici di san Domenico Savio agli adulti. Sotto la benedizione dell’amico dei giovani, san Giovanni Bosco, i salesiani di Potenza hanno voluto inaugurare cinque anni fa l’iniziativa “Festinsieme” con “l’intento di far riscoprire alle persone la gioia e il piacere di ritrovarsi insieme – spiega don Galliano Basso, parroco di san Giovanni Bosco – ma anche riscoprire la forte religiosità popolare che c’è nelle case delle famiglie”. La partecipazione è stata tanta e le occasioni per riflettere non sono state poche: dai momenti religiosi a quelle culturali, folkloristici, ricreativi e sportivi. Ad aprire i festeggiamenti infatti è stata una tavola rotonda su: “Persone fuori…volontari dentro”, un incontro-dibattito che ha visto la partecipazione del centro servizi per il volontariato di Basilicata, il sociologo-antropologo Natale Pepe, l’associazione Legambiente e i giovani del Ponte. I salesiani hanno promosso – secondo il carisma proprio di don Bosco – i loro giovani e le loro potenzialità. E’ al quarto anno di edizione di musica “Live Hyde Park”, il concorso musicale per giovani artisti emergenti. A loro la sfida di creare canzoni sui temi della solidarietà, della pace e dell’amicizia. Al vincitore in regalo la possibilità di realizzare le loro musiche su mille cd. E oltre ai neofiti della musica anche quelli di ieri, i complessi degli adulti: Pow Wows, Doppio Senso Cover Live, Gli angeli e tanti altri. Non è mancata poi la banda Città di Rampolla.

“Festinsieme” ha davvero coinvolto tutti e nei diversi momenti. Inoltre sono stati esposti prodotti lucani, lavori di artigianato, e il servizio bar, pasticceria, rosticceria e paninoteca, è stato curato dalle stesse famiglie del rione.

Maria De Carlo, Il Quotidiano, 13 giugno 2005

CasertaEE.SS. al clero di Caserta

Il Vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro, molto noto al pubblico italiano per alcune sue scelte evangeliche molto radicali, ha invitato il nostro salesiano don Franco Galeone, preside del Liceo Paritario classico-scientifico, a predicare gli EE.SS. ai sacerdoti della Diocesi di Caserta.

Il ritiro spirituale si è tenuto nel raccolto convento dei Padri Carmelitani, a Maddaloni (CE) dal 20 al 24 Giugno, e le riflessioni hanno avuto come tema la persona, gli insegnamenti, le lettere di Paolo di Antiochia.

Il Vescovo Nogaro è stato sempre presente tra i presbiteri, che, in numero di 80/90 hanno sentito l'urgenza e la necessità di "staccare la spina" e di fare una forte esperienza di ascolto e di fraternità. "E' stata per me - riconosce don Franco Galeone - una occasione privilegiata per pregare, riflettere, celebrare, cantare con tanti presbiteri e con il Vescovo. Mi sono sentito più prete inserito nella Diocesi e più salesiano, perchè don Bosco vuole i suoi figli ben inseriti nella Pastorale della Diocesi particolare e della Chiesa universale".

PorticiUna estate verso l’infinito

È iniziata Martedì 21 Giugno scorso la tradizionale "Estate Ragazzi" dell'Oratorio-Centro Giovanile Salesiano di Portici. Fino a Giovedì 14 Luglio ben 470 Ragazzi (dai 6 ai 13 anni), "sorvegliati" da 70 Animatori e da 30 Genitori, si ritroveranno tutti i giorni all'interno dell'Opera di Via Dalbono per giochi di vario genere come, per esempio, il fazzoletto dello sceriffo, passa nel tunnel,

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prendi il palloncino, staffetta del bicchiere, battaglia spaziale, gavettoni, vassoio.

Il tema di quest'edizione è "Toy story - Verso l'infinito e oltre!", per la più bella esperienza estiva di questi ragazzi. "L'obiettivo di quest'anno è celebrare l'Amicizia, di cui si potrebbe parlare a lungo, senza stancarsi mai, perchè fa parte di noi. Invece, la vera Amicizia è difficile da costruire e da vivere! Ad ogni età ma viene il tempo in cui diventa un'esperienza più profonda ed impegnativa" è l'idea di Francesca Ambrosio, quindicenne preAnimatrice, impegnatissima a spiegare il significato della Festa. "L'Amicizia non è solo stima, non è solo ammirazione, è Amore" - continua la acerba e gentile brunetta dagli occhi vispi - "Sono alla terza partecipazione ad "Estate Ragazzi" e il mio entusiasmo aumenta di anno in anno, anche in considerazione del mio "fresco" impegno di pre-Animatrice.".

I Ragazzi sono stati divisi in 4 squadre: Sceriffi (in giallo), Soldatini (rossi), Alieni (blu), Astronauti (verdi), tutti impegnati a vincere la gara finale. Gli obiettivi sono chiari a tutti: rendere consapevole il ragazzo di essere protagonista e non spettatore della sua storia.

Dopo Francesca interviene l'Incaricato dell'Oratorio, Michele Matera, un ultra-cinquantenne con spirito da ventenne: "Voglio sottolineare l'impegno degli Animatori, dei pre-Animatori e dei Genitori "impegnati". Un impegno totale, unito ad un entusiasmo che coinvolge i 470 Ragazzi giunti anche da San Giorgio a Cremano, San Sebastiano al Vesuvio ed Ercolano. Tutti "lodevoli" di menzione per l'abnegazione con cui affrontano questa "fatica". In particolare voglio ricordare Alfredo Francesca, autore dell'Inno, cantato da Giovanni Improta, Francesco "Bomber" Morra per la scenografia, Diego Cipolletta e Francesca di Dio per le presentazioni. Da rimarcare anche che nel programma sono inserite due visite al "Magic World" e tre serate (fino alle 23 circa...). Tutto questo nello spirito salesiano di San Giovanni Bosco, per i giovani di questa società.".

Emilio Vittozzi

Foggia ParrocchiaIl puzzle della Bibbia

Via all’avventura del «gioco della vita» all’Oratorio della Parrocchia del Sacro Cuore. Torna l’appuntamento con l’estate dei ragazzi, tra i giochi e musica, organizzati dai salesiani.

Novità di quest’anno - racconta don Gabriele con i suoi ragazzi - la magica atmosfera regalata dei personaggi fiabeschi che incorniciano l’attività ludica che durerà fino al 9 luglio e terminerà con la premiazione della squadra vincitrice».

Un tutto nel college inglese Winter, dove le giornate uggiose si protraggono da trent’anni, a causa di un incantesimo che ha imprigionato in una foto i ragazzi del mega-play. Così entra in scena un personaggio, il ragazzo dal cuore buono, Tommy, che riuscirà a liberare il gruppetto di studenti dal brutto scherzo lanciano dal destino”.

In realtà il mega-play non è solo un gioco di squadra, ma il gioco della vita, la scoperta di sentimenti e valori come l’amicizia e la solidarietà che fanno crescere i ragazzi. «Altra novità - specificano gli animatori - è il gioco nel gioco. In pratica la storia si trasforma in un grande puzzle composto da parole-chiave che raccontano della Chiesa. Un cammino per conoscere meglio ed approfondire insieme a i nostri ragazzi alcuni riferimenti della Bibbia».

Ed intanto nell’Oratorio tra giochi ad acqua e di squadra crescono le iscrizioni; se ne contano già circa duecento, tanti ragazzi che dai sette ai tredici anni del quartiere tra Candelabro e via Lucera scelgono di trascorrere tre settimane nella full immersion

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ludica; un modo anche per regalare spazi costruttivi agli adolescenti che terminata la scuola finiscono per bighellonare in strada.

Altra novità l’apertura dei giochi estivi per i più grandi dal 14° anno in su; dalla ore 21 alle 23 potranno partecipare a tornei di giochi a squadra e serate musicali.

Quattro i colori delle squadra (rosso, verde, giallo e blu) che si cimenteranno nelle grandi sfide. Dalla atletica, staffetta, resistenza, salto in lungo e lancio del peso ai giochi di squadra come calcetto.

Ed ancora appuntamento con i giochi popolari; corsa dei sacchi, sette pietre, cavallina e tiro alla fune. Non mancherà la divertente piscina gonfiabile e la mitica caccia al tesoro. Inoltre è prevista una gita ad Acqualand ed una giornata ecologica.

Lorita Bruno, La Gazzetta del Mezzogiorno 17 giugno 2005

Potenza 50 anni di sacerdozio

L’immagine evangelica della semina è forse quella più indicata a condensare e ad esprimere in poche battute il senso del lungo e fecondo ministero del sacerdote salesiano don Galliano Basso che, come parroco della parrocchia di “san Giovanni Bosco in Potenza, celebra il 29 giugno il suo giubileo sacerdotale. Nasce il 28 ottobre del 1929 a Venosa, piccolo centro della Basilicata, divenuto celebre in tutto il mondo per aver dato i natali al grande poeta latino Orazio, oltre che per importanti reperti archeologici ivi rivenuti, tra cui i resti della famosa Basilica paleocristiana. Qui questo figlio di don Bosco è presto raggiunto dai segni della chiamata divina, che lo invita ad aprirsi con una intensità tutta particolare sul mistero della vita per intrecciare in ogni parola la voce di Dio, creatore e Padre. Questa gioia di chi si scopre all’improvviso guardato ed amato con una intensità tutta particolare suscitano in lui una gioia profonda, che rimane il segno distintivo della sua missione, e che è al contempo un tratto tipico della spiritualità salesiana.

La sua missione di alter Christus inizia a Messina il 29 giugno del 1955, nella solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. E di qui, secondo la disciplina dell’obbedienza, che invita alla semina abbondante, ma senza pretendere di stringere nelle proprie mani i frutti del raccolto, la sua avventura sacerdotale lo porta prima nel suo paese natale, a Venosa, e poi a Gallipoli, Potenza, Napoli, Salerno, Portici, per far finalmente ritorno a Potenze nell’anno giubilare del 2000.

Gettare a piene mani il seme della Parola di Dio, soprattutto nei solchi che la vita scava nei cuori di tanti giovani, solchi che possono apparire alle volte abissi di solitudine, ma che la passione educativa del sacerdote sanno trasformare in spazi di ascolto e di incontro con la persona di Gesù Cristo, sotto la guida di Maria Ausiliatrice e di don Bosco.

E’ stata questa scommessa la forza che ha animato ed sostenuto don Basso nella sua non facile avventura, nella certezza che era prima Dio ad aver scommesso su di lui. Il cuore di don Galliano è ora colmo di gioia, per aver sempre sperimentato la fedeltà di Dio a quella promessa sussurratagli all’orecchio nei giorni della sua giovinezza e per i frutti del suo lavoro e ancor più per quelli sconosciuti, di un impegno profuso con generosità e sostenuto dalle comunità religiose che di volta in volta hanno condiviso e accompagnato il suo cammino. Lasciare tutto in mano a Dio e non tenere più il conto. E’ Dio infatti che tiene il conto della nostra vita, cancellando alle volte le nostre perdite e altre volte suscitando frutti abbondanti proprio li dove noi registriamo delle passività.

Don Bosco ha celebrato in questi giorni anche il LX anniversario di professione religiosa, una data importante per quella scelta di consacrazione Dio nella spiritualità salesiana e che ha segnato in modo inconfondibile i passi del suo cammino

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sacerdotale. L’arcivescovo Metropolita di Potenza, Mons. Agostino Superbo, con il Vicario Generale Mons. Vitantonio Tedesca, gli altri sacerdoti della comunità salesiana potentina, don Vincenzo, don Bruno, don Angelo e don Giovanni, i molti confratelli sacerdoti, oltre che i diaconi, le religiose e i numerosi fedeli, e soprattutto i suoi amati giovani si stringeranno a don Basso domenica mattina 26 giugno per rendere grazie a Dio per i suoi 50 anni di vita spesi per la causa del Regno. Non è mancato un segno importante della benevolenza del Santo Padre Benedetto XVI che, per tale fausta circostanza, ha conferito a don Galliano Basso l’onorificenza pro Ecclesia et Pontifice, in segno di stima e di riconoscenza per il suo fedele servizio. La sua missione ora continua, secondo i tempi e le tappe che Dio solo conosce e che don Basso vuole continuare a scoprire giorno per giorno, in quell’ininterrotto dialogo con Gesù Eucaristia e con la Vergine Santa.

Alessandro De Sortis, Osservatore Romano, 25 giugno 2005

Foggia ParrocchiaIl puzzle della Bibbia

Fra una partita di calcetto e le note di un CD, sono lì a guardare con il naso all’insù quella nuova costruzione che giorno per giorno prende forma. Sono i ragazzi del quartiere di via Lucera che gironzolano da sempre presso la parrocchia del sacro Cuore e che questa Estate custodisce un regalo tutto per loro. Dopo trentacinque anni di attese e speranze finalmente la costruzione del nuovo oratorio ha preso il via. Il cantiere aperto già da un paio di mesi, la struttura in cemento armato è già completata. I ragazzi del Rione si sono già affezionati a quello scheletro di calcestruzzo e mattoni e pra la domanda di rito è quando potranno usufruire di questi nuovi spazi.

«Ufficialmente la posa della prima pietra c’è stata dopo Pasqua - specifica don Gabriele. Òa struttura prevede un piano terra, con un ampio porticato dove svolgere diverse attività, poi ci saranno le sale della catechesi, postazioni internet e sale multimediali. Il primo piano invece prevede una sala conferenza da 250 posti, ed altre la visione di pellicole cinematografiche. La struttura a piano-terra sarà pronta intono al prossimo Natale mentre le sale al primo piano saranno completato in un secondo tempo, magari la prossima primavera». In realtà per terminare l’intera costruzione è necessario u aiuto economico . I salesiani sono riusciti ad iniziare la costruzione grazie al ricavato della vendita di un loro terreno, ora per poter rifinire anche il primo piano del nuovo oratorio servono nuovi fondi. Altra chicca della nuova “casa dei giovani!” saranno dei locali dove si prevede la possibilità di effettuare corsi professionali.

«il nostro è un quartiere popolare popoloso - dice don Gabriele, contiamo circa settemila abitanti in zona, ai nostri ragazzi è necessario offrire strumenti e possibilità di lavoro, non soltanto di poter usufruire di spazi per il tempo libero. Da qui l’idea di poter utilizzare un’ala dell’Oratorio per la formazione professionale. Una costruzione dedicata simbolicamente ai ragazzi di Don Bosco, infatti proprio all’interno del nuovo Oratorio è previsto un dipointio a parete raffigurante il prete che tanto amava i giovani circondato dia ragazzi.

Lorita Bruno, La Gazzetta del Mezzogiorno 13 luglio 2005

memoriaNEL RICORDO DEI NOSTRI DEFUNTI

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Don Antonio ArcamoneDon Antonio Arcamone nasce a Torre Annunziata (Na) il 24 agosto 1933 da Felice a

Adelina Palmieri. L’esperienza oratoriana avviata sin da piccolo lo portò ad entrare in Noviziato a Portici e il 16 agosto 1954 emise i primi voti. Frequentò gli studentati di S. Gregorio di Catania e di Nave. Visse la sua esperienza di tirocinio a Bova Marina, Napoli Vomero e Don Bosco con dedizione e simpatia.

Dopo aver condotto gli studi di teologia a Castellammare fu ordinato sacerdote da mons. Prata il 20 aprile 1965. Esercitò il servizio di Consigliere e Catechista a Portici, a Piedimonte e a Napoli Don Bosco; fu incaricato di oratorio a Vibo e Soverato; fu dedito in parrocchia a Taranto, Napoli Rione Amicizia e soprattutto Potenza. Dall’anno Santo in poi svolse servizio pastorale a Pacognano.

Don Antonio muore il 3 giugno 2005, dopo due mesi di come in seguito ad un accidentale investimento nei viali della casa di Pacognano.

Sig. Albo De MeoIl sig. Albo De Meo nasce a Formia (Lt) il 18 maggio 1914 da Salvatore e da De

Marco Emilia.Dopo aver frequentato il prenoviziato a Gaeta visse l’anno di Noviziato a Varazze e

professò il 20 settembre 1934. Seguirono due anni di tirocinio a Foglizzo e due anni di formazione a Strada e a Firenze in qualità di insegnate. Si abilitò nel Magistero e nell’insegnamento dell’Educazione Fisica, Matematica e Fisica e Organo e Canto. In qualità si mise a servizio dei ragazzi di La Spezia, Valle Crosia, Castellammare, Napoli Vomero e Don Bosco, Caserta, qui fu anche segretario scolastico. Dal 1979 è stato, in diverso modo, di aiuto agli uffici del Centro ispettoriale dove è rimasto fino al 2004. In questi anni è stato anche curatore del Notiziario Ispettoriale e il primo responsabile degli Obiettori di Coscienza.

Dal settembre 2004 il sig. De Meo è stato di casa a Pacognano di Vico Equense. Muore il 20 luglio 2005 a Castellammare di Stabia all’età di 91 anni.

Ci uniamo in preghiera al dolore della famiglia di:

D. Antonio Pelle per la morte del papà Nicola, 13 aprile 2005D. Pasquale D’Angelo per la morte della mamma Francesca, 2 maggio 2005D. Fortunato De Lucia per la morte del fratello Pietro, 3 maggio 2005D. Mario Carollo per la morte del fratello d. Giuseppe, 13 maggio 2005D. Michele e Antonio Gentile la morte del fratello Giovanni, 10 giugno 2005D. Ciro Izzo per la morte del fratello Castrese, 17 giugno 2005D. Bruno Netti per la morte della mamma Maria, 22 giugno 2005S. Armando Faella per la morte della sorella Anna, 25 giugno 2005D. Antonio Autiero per la morte del fratello Raffaele, 8 luglio 2005