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salute & famiglia FOCUS Non chiamatemi droga N. 85 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 EURO 4,00 INCONTINENZA Nuova rete di centri SeniorItalia LAZIO SANITA’ Parla Zingaretti Niente segreti per l’eterno ragazzo VITA SEMPLIFICATA Previdorm, la formula del sonno Gianni Morandi

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salute & famiglia

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/AN

FOCUSNon chiamatemi

droga

N. 85 GENNAIO-FEBBRAIO 2018 EURO 4,00

INCONTINENZA

Nuova rete di centri

SeniorItalia

LAZIO SANITA’Parla Zingaretti

Niente segretiper l’eterno ragazzo

VITA

SEMPLIFICATA

Previdorm,

la formula del

sonno

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Gianni Morandi

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1senzaetà

Gianni Morandi è il nostro ideale testimonial per l’i-

nizio di un 2018 che promette molta più attenzione

alla persona. La carica che ci ha trasmesso, in quella

mezz’ora di intervista per la prima pagina di Senza-

età, passata a chiacchierare, fra passato e futuro, ri-

guarda il presente. Già: il presente. Gianni è un gran-

de, poliedrico personaggio, che ha fatto la storia della

canzone italiana, ma è capace di guardare al domani

con occhi sempre nuovi, propositivi, geniali, innovativi.

E’ capace di dare molto agli altri e si dichiara innamo-

rato, quando gli chiediamo, come tutti, il segreto del

suo essere “eterno ragazzo”. Semplicemente: innamo-

rato. C’è cosa più grande? A pensarci bene la lezione

che ci dà è molto “al presente”. Semplice? Leggera?

Chiamatela come volete… E’ l’invito a vivere l’attimo, a

carpire il positivo della vita, a capire quanto è impor-

tante la cosa più spontanea, più immediata. Il nostro

presente, la persona che abbiamo davanti. Avete mai

provato a considerare alcuni testi delle canzoni come

parole che fanno bene? Gianni Morandi parla di ogni

cosa, non si tira indietro. Risponde a tutto e a a tutti

e lo fa subito; ama stare in mezzo alla gente, ringra-

zia ancora per un selfie, un autografo e una stretta di

mano. Sì: ringrazia!

Ma c’è un’altra “lezione” che viene da Gianni. Senza

scomodare troppo uno come Kundera che alla legge-

rezza dell’essere aveva dato un significato nuovo e in-

trospettivo della ricerca della verità e del senso della

nostra vita – e chi non ricorda quella bellissima piuma

che vola in Forrest Gump? - bisogna un attimo riflet-

tere sulla musica cosiddetta leggera. Cosa vuol dire?

Qualcuno può pensare che è banale, scontata, commer-

ciale. Però quelle parole che ci rimangono in testa, quel

motivetto che ci piace tanto, ciò che cantiamo sotto la

doccia, quella musica che ci ha fatto innamorare…

Insomma chi non ha la “sua” canzone, quella che ri-

corda un momento della vita, un luogo, un viso, un in-

contro importante? Allora, che cosa significa leggera?

Patch Adams era un medico. Sosteneva che ridere fa

bene e l’allegria è una terapia. Di più: essere positivi,

sorridere, scherzare, prendere la vita – a volte cattiva

– come viene, anche nella malattia e nella malasorte, è

la più grande manifestazione di forza dell’Uomo.

Quando poi finiscono i nasi rossi, terminano i gesti

buffi, non si ricordano altre barzellette e si sgonfiano

i palloncini… diresti: ecco, non ne ha più. Invece no!

Ha un’ultima, grande risorsa. Dentro. Nel suo carnet

speciale di Bene. Lui iniziava a cantare. Cantare.

E’ la leggerezza che vogliamo condividere, qui.

Luca Guazzati

[email protected]

Gianni Morandi:cantare, elisir di lunga vita

4 PRIMO PIANO

L’eterno ragazzo della canzone italiana

6 SENIOR ITALIA

Incontinenza, una rete di Centri per 7 milioni di anziani fragili

10 FOCUS

Non chiamatemi droga

16 VITA SEMPLIFICATA

Semplificare è migliorare

22 RICERCAStaminali in cardiochirurgia:la svolta

26 ASSISTENZACesarePozzo, la salute é un diritto. Per tutti

28 SOCIALE

Progetto Castelcuore: assistenza integrata domiciliare per utenti cardiopatici

30

Il centro Myolab di Jesi punta in alto

32 INGEGNERI IN CORSIA

AIIC, 25 anni di responsabilità

36 IL PODOLOGO

Medici e podologi, lavoro di squadra

38 EDUCAZIONE FINANZIARIA

Il nuovo ruolo della Banca

in QUESTO NUMERO

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2 senzaetà

ALZHEIMERCon la Pet diagnosi più precoce

L’esame più utilizzato per mettere in evidenza eventuali alterazioni anatomiche ippocam-pali o corticali caratteristiche della malattia di Alzheimer è la Risonanza magnetica, ma in un caso su cinque questa metodica non caratterizza con certezza la natura dello stato patologico e del suo sviluppo. Il Consiglio nazionale delle ricerche (Istc-Cnr) studia da anni il modo di ottimizzare le analisi dei dati del metabolismo cerebrale attraverso il ricorso a un’altra tecnica, la Tomografia ad emissione di positroni (Pet). La Malattia di Alzheimer, patologia neurologica degenerativa che colpisce il cervello, con-ducendo progressivamente il malato a uno stato di totale dipendenza, è nella maggior par-te dei casi preceduta da deficit cognitivo lieve. In alcuni casi però tale deficit non è dovuto a patologie neurodegenerative ma ad altre cause, ad esempio a uno stato depressivo acuto o cronico. È importante avere una diagnosi certa del disturbo e della sua possibile evoluzio-ne, per effettuare corretti interventi terapeutici e consentire ai familiari di gestire adegua-tamente l’impegnativa assistenza del paziente. La Pet, in particolare la Pet cerebrale con Fluorodeossiglucosio (Fdg-Pet), una tecnica di neuroimmagini funzionali assai diffusa e disponibile sul territorio nazionale a costi contenuti, è indubbiamente da preferire alla Ri-sonanza magnetica per rivelare se il deficit cognitivo sia o no dovuto ad Alzheimer. Inoltre, può aiutare nella valutazione dello stato di progressione delle malattie neurodegenerative.

PILLOLE

E’ stata trovata alfa-sinucleina nelle cellule EEC dell’intestino. Nel Parkinson la proteina alfa-si-nucleina malripiegata si accumula nei neuroni, formando tipici corpi di Lewy, nonché neuriti di Lewy sia nel cervello che nel sistema ner-voso dell’intestino.Ora, ricercatori Usa hanno scoperto che cellule enterendocrine dette EEC dell’intestino contengono alfa-sinucleina. Que-ste agiscono come sensori e si trovano lungo tutto l’intestino. Pertanto le tossine ambientali ed i germi patogeni potrebbero agire sull’Al-fa-sinucleina contenuta delle EEC che poi la potrebbero trasferire al sistema nervoso inte-stinale. Da lì, gli aggregati d alfa-sinucleina po-trebbero raggiungere il cervello. L’osservazione di tali fenomeni continua…

PARKINSONInizia dall’intestino?

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3senzaetà

Paciaroni ha il suo Auditorium

Il prof. Enrico Paciaroni, a distanza di 5 anni dalla sua morte, “torna a casa” fra gli applausi e la gratitudine di chi ha lavorato con lui e di chi ne ha apprezzato le grandi doti. L’Inrca infatti ha intitolato ieri il suo Auditorium ad Enrico Paciaroni, ricordato più che come medico come instancabile promotore ed attivista della materia “Longevità attiva”, termine che praticamente ha coniato lui. Paciaroni è stato uno dei padri fondatori dell’Inrca, nel quale ha ricoperto nel tempo diversi incarichi, da assistente medico, a primario cardiologo, direttore sanitario, direttore scientifico e componente del Consiglio di Indirizzo e Verifica. Autore di numerose pubblicazioni e organizzatore di congressi scientifici nazionali e internazionali, è stato anche socio dell’Accademia Marchigiana di Scienze, Lettere e Arti, nonché Vicepresidente della Società Italiana di gerontologia e Geriatria (Sigg) dal 1987 al ‘90. Scrisse ben due volumi su come migliorare la qualità del-la vita e vivere a lungo più in salute, con una veste grafica dav-vero innovativa e affascinante, accostando le rappresentazioni artistiche più note della vecchiaia e della saggezza a un testo scientifico che rimane educativo e lungimirante anche oggi. Dopo il ricordo personale e il saluto del direttore generale Gen-ga, Roberto Antonicelli, oggi “erede” dell’Unità di Cardiologia dell’Inrca, ha ricordato le numerose attività e fondazioni cui Paciaroni riservava tempo e passione. Dalla prevenzione dell’in-farto attraverso l’associazione onlus “Cuore Vivo” del presidente Vincenzo Cardoni, al Rotary club di Ancona del presidente Ven-turi, all’Associazione Amici del Geriatrico per cui ha parlato il presidente Aldo Tesei. “E’ stato uno dei primi studiosi ad avere il merito di considera-re la terza età nei suoi lati positivi, non solo nell’aspettativa di vita, ma come dono da impiegare anche in funzione di relazioni sociali gratificanti, in aiuto della famiglia e della società”.Il Prof. Paolo Fumelli poi ha salutato fra l’abbraccio di tutti la signora Paciaroni ricordando l’impegno e le battaglie di Enrico che partivano dalla linea di autobus da far arrivare al Geriatrico, fino all’istituzione del Pronto soccorso, oggi diventate realtà irrinunciabili.

Un TecnoPolo per la medicina di precisione in PugliaRegione Puglia e Consiglio nazionale delle ricerche danno il via alla costituzione di un TecnoPolo per la medicina di pre-cisione (TecnoMED), iniziativa che ha come nucleo fondatore l’Istituto di Nanotecnologia (Nanotec-Cnr) di Lecce, l’Istituto tumori (Irccs) Giovanni Paolo II di Bari e l’Università di Bari. Il Polo, che avrà sede a Lecce presso Nanotec-Cnr e presso le strutture cliniche dell’Università e dell’Istituto tumori di Bari, ha ricevuto un finanziamento complessivo di 30 milioni di euro per quattro anni, derivanti da risorse regionali, Cnr e del Fondo integrativo speciale per la ricerca del Miur destinato all’iniziativa a seguito di decisione del Cipe. L’obiettivo è dare impulso alla ricerca su tumori e malattie neurodegenerative con approcci innovativi basati sulle nanotecnologie, favorire attività imprenditoriali e ricadute occupazionali, e invertire il flusso di cervelli e l’emigrazione di pazienti.

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PRIMO PIANO

Non c’è alcun segreto da carpire dall’eterno ragazzo della canzone italiana.

E dire che ci abbiamo provato, eccome…Incontriamo Gianni Morandi domenica 14 gennaio durante una pausa negli uffici della Galleria Auchan di Ancona, mentre si prepa-ra ad uscire per il bagno di folla: autograferà le copertine del suo ultimo cd “D’amore d’autore”. Fuori, la ressa: migliaia di persone che lo adorano e lo aspettano. Un selfie, un abbraccio, una stretta di mano… sono il so-gno di tutti.Gianni il caffè lo ha preso appena arrivato, scendendo dal parcheggio sul tetto con l’a-scensore direttamente negli uffici. Qui c’è un buffet per lui, ma come di consueto mangia poco, cose semplici, niente dolci. Sarà così che si mantiene in forma? Ci invita, ci offre tutto, oltre al suo gran sorriso. Pantalone stretto, maglioncino girocollo: accetta subito le foto d’ordinanza. Gli chiediamo, appro-fittando della sua cordialità, se si ricorda di due impresari di Ancona che tanto tempo fa lavorarono con lui: Sulpizi e Vico. Mostriamo una foto che lo ritrae, diciannovenne, insie-me ai figli dei due, allora piccoli. Aveva ap-pena inciso “Fatti mandare dalla mamma”…. “Accidenti, certamente! – dice – Facciamo

una foto con tutti gli eredi, qui, adesso, nella

stessa posizione di allora! Dove sono? Fateli

entrare subito”.Quella era una foto del 1962, di 56 anni fa…. Gianni è così, l’eterno ragazzo non si tira indietro. Uno non crederebbe mai alla sua età, a guar-darlo da vicino. Sappiamo che non ama i dolci, e va bene. Sappiamo che corre tutte le mattine. Che non sta un minuto fermo, che ha una carica eccezionale, un carattere aperto e gioviale e che ama stare in mezzo alla gente. Ma non lo fa “per lavoro”: gli piace proprio.Molti suoi illustri colleghi cantanti da tempo si sono ritirati dalle scene, non concedono interviste, tanto meno si mostrano in pubbli-co. Gianni, al contrario, è sempre in mezzo a tutti e addirittura lo fa rispondendo pure ai social. Ad una ragazza che gli dice di avergli scritto su facebook dice: “Ma ti ho risposto? “Si Si - afferma quella - grazie…”. Poi alziamo la testa e vediamo altre 1.000 persone die-tro: ma come fa a rispondere a tutti? “Gianni, ti ricordi di quando andavi a man-giare il brodetto….” e lui: “…dal Mago a Por-

torecanati? Certo”. Oh, non gli sfugge niente. “Ci andiamo stasera?” Non riesco purtroppo,

perché sono incastrato con gli orari di pre-

L’eterno ragazzo della canzone italiana:ma qualisegreti?

Con Anna, coppia vincente.Nell’altra pagina, bagno di folla ad Ancona. Sotto, con i figli degli impresari Sulpizi e Vico

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sentazione del disco: devo essere a Milano

proprio domani. Magari però torno, tanto qui

ho un concerto a marzo”… Il brodetto non è proprio un piatto “dieteti-co”, tipo lo spaghetto al pomodoro. Quindi lui non sta a “stecchetto” con le diete. Ma allora come fa a mantenersi così in forma? Genetica? Alimentazione? Sport? Certamen-te…ma forse sono anche altri gli elisir di giovinezza di Gianni. Lo stare in mezzo alla gente è un incentivo non di poco conto.La sua apertura mentale, lo rende più “ra-gazzo” di tutto quanto il resto. Per esempio essere social, significa attraversare le gene-razioni, parlare con gli adolescenti di oggi, capire sogni e speranze di adesso, sempre sulla cresta dell’onda. Nella sua carriera ha fatto tutto, cantare, comporre, suonare, poi l’attore nei film, a teatro, nelle fiction di suc-cesso televisive… Sta registrando “L’Isola di Pietro 2”.E poi, c’è la musica. Quello uscito il 17 novembre è il suo quarantesimo disco e il ragazzo di Monghidoro sembra non avere alcuna intenzione di fermarsi, almeno finché sentirà di poter dare ancora molto al suo pubblico. Con il suo nuovo lavoro, Morandi ci ha consegnato 8 inediti, opera del fior fiore

della musica d’autore italiana, oltre a una nuova versione di “Onda su Onda”, in duet-to con Fiorella Mannoia. Il primo singolo estratto, “Dobbiamo fare luce”, è stato scritto da Luciano Ligabue, poi troviamo canzoni di Elisa, Ermal Meta, Levante, Giuliano Sangior-gi dei Negramaro, Paolo Simoni…tutti impe-gnati su un unico tema: l’Amore.

E a ben vedere, se c’è una cosa a cui il nostro Gianni non rinuncia è proprio l’amore: per il suo lavoro, per i suoi figli, per i nipoti, cer-to…ma anche, e soprattutto, per la sua Anna, di cui si dichiara follemente innamorato. Ma vuoi vedere che è proprio questo il se-greto dell’eterna giovinezza?

Luca Guazzati

Gli elisir di Gianni:tenersi in forma, aggiornati in rete, in mezzo alle persone,essere innamorati

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6 senzaetà

SENIOR ITALIA

“L’Accordo sui problemi legati all’in-continenza urinaria e fecale, con la messa in campo di un piano

arrivato all’esame della Conferenza Stato Regioni in questi giorni dimostra che chi la dura la vince e che alla fine il lavoro tenace

viene premiato” dichiara Roberto Messina, Presi-dente Nazionale di Se-nior Italia FederAnziani.“Abbiamo iniziato a

occuparci di questa pro-

blematica due anni fa,

richiedendo di fronte alla

nostra Assemblea pubbli-

ca l’istituzione di tavoli

dedicati all’incontinenza a livello nazionale

e locale e ottenendo come primi risultati

l’attivazione di questi organismi all’interno

del Ministero della Salute, nella Regione Lom-

bardia e nella Regione Veneto con la nostra

attiva partecipazione ai lavori – prosegue Messina -. Abbiamo costruito reti tra il mon-

do dei pazienti e quello delle Università, e

insieme al CERGAS Bocconi e all’Università

Carlo Cattaneo abbiamo condotto un lavoro

paziente di studio e proposta che ha portato

alla preparazione di un documento la cui

validità oggi viene riconosciuta anche dalla

Conferenza Stato Regioni. Finalmente assi-

stiamo all’accoglimento delle nostre proposte

con la presentazione di un piano che prevede

la costituzione di una Rete di Centri per la

prevenzione, diagnosi e cura dell’incontinen-

za e l’attivazione di percorsi diagnostico-tera-

peutici assistenziali (PDTA) che garantiranno

la presa in carico totale della persona incon-

tinente e delle 7 milioni di persone interessate

da questa problematica.

Dal canto nostro ribadiamo la nostra disponi-

bilità a impegnarci nell’attuazione del Piano

anche collaborando alla realizzazione di cam-

pagne di educazione e sensibilizzazione su

questo tema rivolte ai pazienti contribuendo

così a rimuovere quegli stereotipi che ancora

oggi rendono questo disagio un tabù”.

Incontinenza, una rete di Centriper 7 milioni di anziani fragiliRoberto Messina, presidente Senior Italia: “Finalmente la Conferenza Stato Regioni ha varato il Piano”

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L’INTERVISTA

Il Consiglio dei Ministri nei giorni scorsi ha sancito l’uscita dal commissariamento nella gestione della Sanità del Lazio che durava dal lontano 2008. Un risultato sto-rico. Abbiamo chiesto al Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti come si è arrivati a questa svolta e cosa significa“Uscire dal commissariamento vuol dire chiu-

dere, dopo 10 anni, una lunghissima stagione

che ha comportato tantissimi sacrifici per

gli operatori e difficoltà spesso enormi per le

persone. Ora si può tornare ad una gestione

ordinaria più attenta ai bisogni di ognuno

degli attori in campo e soprattutto dei citta-

dini. Ma la cosa più importante credo siano i

motivi della scelta del Consiglio dei Ministri. Il

provvedimento del Governo si basa infatti su

dati ufficiali e indicatori che dicono in maniera

molto chiara che la sanità del Lazio ha voltato

pagina. Il disavanzo finanziario è ridotto a soli

136 milioni di euro per il 2016. Nel 2017 an-

diamo verso l’azzeramento. La sanità del Lazio

non produce più un euro di disavanzo: un fatto

storico mai verificatosi negli ultimi 20 anni.

Ma soprattutto, assieme al dato finanziario,

c’è un processo netto di miglioramento delle

cure. Dimostriamo che è possibile risanare e,

insieme, aumentare il livello delle prestazioni e

i servizi. Penso a dati importanti per la vita di

tantissime persone: per esempio nella capacità

di intervenire entro 48 ore sulla frattura del

collo del femore. Nel 2013 riuscivamo a rispet-

tare il termine delle 48 ore solo nel 40% dei

casi. Ora superiamo il 53%. Che vuol dire che

quasi 1.000 anziani in più ogni anno vengono

operati nei tempi che assicurano una migliore

guarigione. Ecco cosa significa uscire dal com-

missariamento: non un passaggio burocratico,

ma una conquista per una sanità che spende e

cura meglio. Naturalmente resta molto da fare.

Ma gli effetti positivi del risanamento li stiamo

già vedendo. Proprio nei giorni scorsi sono stati

stabilizzati i primi 1.000 precari, e la Regione

è tornata in possesso di 16 ospedali venduti

con una cartolarizzazione nel 2002, rispar-

miando 184 milioni in interessi. Abbiamo oggi

investimenti sulle strutture e sull’innovazione

tecnologica e politiche per il nuovo personale:

dal 2016 al 2018 saranno inseriti nei ranghi

della sanità 3.500 persone tra medici, infermie-

ri tecnici”.

Si dice che il futuro sia “una sanità di pros-

Ora la buona Sanità:il Lazio volta pagina

Il Governatore Zingaretti: “Chiuso il commissariamento finalmente”

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simità’. Questa è anche la vostra prospet-tiva?“La sfida della sanità di domani è creare una

rete sanitaria territoriale sempre più estesa e

articolata. Noi abbiamo cominciato a costruir-

la, dato che nel Lazio era praticamente assente

una rete territoriale. Molte scelte in questa

direzione già sono state compiute e hanno

cambiato in meglio la vita delle persone. Ad ini-

ziare dai 29 ambulatori aperti ogni week end

e nei giorni festivi oltre a Natale e Capodanno,

quando, per la prima volta sono rimasti attivi

tre ambulatori con la presenza oltre che del

medico di medicina generale e dell’infermiere

anche del pediatra. Queste strutture che sono

una novità assoluta a cui tutti i cittadini posso-

no rivolgersi a prescindere dalla Asl di appar-

tenenza. Fino ad oggi sono state utilizzate da

circa 220mila persone e soprattutto sono uti-

lizzate dagli anziani. È una rete giovane gestita

dai medici di medicina generale e infermieri ed

è una innovazione fortissima, presente in tutti

i municipi della Capitale e in tutti i capoluoghi

di provincia. A questa rete c’è da aggiungere

quella costituita dalle Case della Salute. In base

ai piani operativi 2016/2018 per i cittadini

con più di 65 anni non autosufficienti la Re-

gione potenzierà l’assistenza domiciliare. Ma

c’è anche, per esempio, la possibilità in caso di

infarto al miocardio di trasmettere i tracciati

direttamente dalle ambulanze alle strutture

ospedaliere. Questo servizio tecnologicamente

avanzato è realtà a Roma e nelle province. Gra-

zie ad esso sono state salvate, ad oggi, 250 per-

sone. L’elisoccorso regionale è stato potenziato

garantendo la copertura 24 ore su 24 e dunque

anche di notte in tutti i Comuni del Lazio. Signi-

fica garantire uguaglianza di accesso alle cure

più adeguate a tutti i cittadini del Lazio in caso

di evento avverso a prescindere dal luogo di re-

sidenza. Stiamo dunque costruendo una sanità

che pensa alle persone e che sia più vicina”.

Quali sono i nuovi investimenti in termini economici e di risorse umane per i prossi-mi mesi?“Sono programmati investimenti per circa

720 milioni di euro per ristrutturazioni edili e

rinnovamento radicale degli strumenti di alta

tecnologia. In rampa di lancio ci sono oltre 100

interventi per riqualificare le strutture della

sanità. Progetti precisi che stanno per entrare

nella fase esecutiva. Significa lavoro, tanto

lavoro per le aziende edili, se vogliamo analiz-

zare anche questo punto di vista. Il blocco del

turnover è stato uno dei drammi di questi anni

producendo un uso abnorme di contratti preca-

ri. Nei giorni scorsi per mille di loro è finita la

precarietà che durava da anni. Si sono conclusi

i concorsi banditi ed hanno firmato il contratto

a tempo indeterminato. Le nostre scelte stanno

cambiando la vita anche a quella grandissima

risorsa di medici, infermieri, tecnici, ausiliari

in servizio negli ambulatori e negli ospedali

del Lazio con contratto a tempo determinato

precario, che negli anni passati sono state le

prime vittime della malasanità del Lazio. Un

sistema che si regge sul precariato non può cu-

rare bene, questo è un dato di fatto. Ecco, tutto

questo sta finendo e con lo sblocco del turnover,

siamo tornati ad assumere: 709 nuove unita

già nel 2016, 1.400 è il numero del nuovo per-

sonale che assumeremo entro la fine del 2018.

Un lavoro sicuro per più di 3.500 persone. Il

personale, non dimentichiamolo mai, è l’anima

della sanità”.

La terza età rappresenta un pilastro della nostra società. Qualche settimana avete presentato il “Progetto Te”, di cosa si trat-ta?“Con il ‘Progetto Te’, abbiamo destinato oltre

2 milioni e mezzo di euro alla terza età. Lo

stanziamento è stato approvato per favorire le

attività di socializzazione delle persone anzia-

ne, in particolare nei piccoli Comuni della Re-

gione. Nel Lazio oltre il 20% della popolazione

ha più di 65 anni, oltre 1,2 milioni di persone.

È fondamentale sostenere i centri anziani, che

sono uno spazio decisivo per la socialità delle

persone della terza età, sono uno stimolo all’in-

vecchiamento attivo e sono anche un luogo di

servizio civico e di cittadinanza attiva per i

quartieri e per i paesi. Questo diventa partico-

larmente importante per i tantissimi anziani

che vivono nelle centinaia di piccoli Comuni

sparsi per tutta la regione: basti pensare che le

252 comunità del Lazio con meno di 5mila abi-

tanti contano complessivamente quasi mezzo

milione di residenti.

Noi investiamo sulle persone anziane per va-

lorizzarle sempre di più come risorsa per le

nostre comunità e, insieme, produciamo un

atto concreto per rivitalizzare un patrimonio

inestimabile come quello dei borghi e dei picco-

li comuni del Lazio”.

Il Piano del 2018:

case della salute e nuovi

investimenti sugli anziani,

più rete, meno precari

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10 senzaetà

FOCUS

“Sostanza di origine vegetale, o sintetiz-zata chimicamente, capace di provocare modificazioni più o meno temporanee

e dannose dell’equilibrio psicofisico di chi la assume”: è questa una delle definizioni che il vocabolario dà di “droga”, parola che nell’immediato richiama alla mente una se-rie di concetti negativi: spaccio, criminalità, dipendenza, morte. Eppure, quella appena citata non è la prima definizione di “droga” riportata dal nostro vocabolario; “Sostanza aromatica vegetale usata per condire le vivande”: questo è il suo significato originario, quello degli spe-ziali, mentre i farmacisti e gli erboristi di una volta chiamavano “droga” ogni pianta che possedesse proprietà curative e potes-se perciò fungere da rimedio (definizione

Non chiamatemi droga

tutt’ora in auge nella moderna fitoterapia). E capita a volte di trovare in natura qualcosa che racchiuda tutto questo. Due facce della stessa medaglia, quindi, bene e male che si mescolano nascondendosi dietro le fattezze di piantine apparentemente innocue.La più famosa, neanche a dirlo, ha foglie pal-mate verdi brillante, a loro volta suddivise in foglioline (di solito 6) dalla forma allungata e il margine seghettato. Ovviamente stiamo parlando della canapa, ovvero della Canna-bis Sativa, ben nota come ingrediente princi-pe di stupefacenti come hashish e marijuana. Eppure, ultimamente la celeberrima pian-tina sta attraversando una fase di riscatto nell’immaginario collettivo, grazie alla risco-perta…del suo lato buono.

Verso la liberalizzazione?

Cannabis e papavero da oppio:

pericolose sì, ma anche utili.

Alla scoperta di due piante controverse

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L’impiego della Cannabis Sativa come anal-gesico ha una lunga storia. Già conosciuta da tempo in numerosi paesi extra-europei, nell’800 il medico W. B. O’Shaughnessey la introdusse tra i rimedi della medicina oc-cidentale, in particolare nei casi di spasmi dolorosi, doglie da parto, nevralgie ed emi-crania.L’effetto antidolorifico della cannabis è do-vuto ai suoi numerosi componenti, oltre 400 sostanze diverse, tra cui spiccano due prin-cipi attivi: Il tetraidrocannabidiolo (THC) e il cannabidiolo (CBD). Il primo ha il potere di stimolare il rilascio di endorfine ed inibire gli enzimi che le degradano, mentre il CBD non ha effetti diretti sul cervello, ma è utile nel modulare l’azione del THC a livello ce-rebrale, prolungandone la durata di azione e limitandone gli effetti collaterali. Tramite l’interazione con i ricettori situati nel siste-ma nervoso centrale, queste ed altre sostan-ze contenute nella cannabis sono in grado di esplicare la loro funzione anticonvulsionan-te e analgesica.Il nostro paese ne ha preso atto nel 2006, anno in cui ai medici è stato permesso di prescrivere preparazioni magistrali, da alle-stire da parte del farmacista, utilizzando la sostanza attiva che si ottiene dalle infiore-scenze essiccate e macinate della cannabis. Da qui è partita la storia dell’uso medico di questa pianta in Italia, che ha trovato la sua conferma definitiva nel Decreto Ministeriale del novembre 2015, in cui sono state ulte-riormente disciplinate la prescrizione della cannabis e le sue modalità di assunzione: per via orale, tramite decotto o olio, oppure inalandola con l’apposito vaporizzatore.L’impiego terapeutico della cannabis è

sempre complementare alle terapie “tradi-zionali” ed è finalizzato all’analgesia della spasticità dolorosa (sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale), alla gestione del dolore cronico, al controllo degli effetti indeside-rati della chemioterapia e alla stimolazione dell’appetito nell’anoressia, nei pazienti on-cologici e in quelli affetti da Aids. Altre applicazioni curative della cannabis sono legate all’effetto ipotensivo nel glau-coma resistente alle terapie convenzionali e nei casi di riduzione dei movimenti involon-tari presenti nella sindrome di Gilles de la Tourette.Il documento ministeriale sancisce anche un’importante novità: l’avvio di una produ-zione di cannabis tutta made in Italy. Infatti, se fino a quel momento i farmacisti avevano acquistato la materia prima dall’Olanda, dal

Cannabis come palliativo: una storia lunga e controversa

a cura di Elisa Scoccia

Non sempre è negativo e pericoloso l’ingrediente principe degli stupefacenti: scopriamo perché

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Diciamoci la verità: la cannabis sarà anche utile ad alleviare le sofferenze di molti ma-lati, ma la gran parte dei suoi estimatori ne apprezzano soprattutto l’aspetto…”dilette-vole”. Lungi dall’essere legalizzato in Italia, l’uso ricreativo della cannabis è ammesso in diversi paesi, molti tutt’altro che arretrati. Basti pensare agli stati Uniti, dove ultima-mente la cannabis è stata legalizzata in 6

stati, tra cui la ricca California, destinata per questo a diventare ancora più ricca. La cannabis porta soldi, si sa, e pare che nel giro di 4 anni i ricavi del suo mercato negli USA siano destinati a crescere del 150%. Oltre 4 milioni di nuovi posti di lavoro, almeno 4 miliardi di introiti per il fisco, crisi del

narcotraffico: ecco l’impatto della legalizza-zione sull’economia americana. Ma ne vale la pena? Si può accettare il rischio di nuocere alla salute della gente per rimpinguare le casse statali? Argomento complesso... Intan-to, anche in Italia gli amanti della fogliolina a 7 punte possono divertirsi a visitare uno dei punti vendita di cannabis “light” sparsi nel Belpaese. Il marchio olandese “Cannabis Store Am-sterdam”, presente in diverse città italiane, propone tra i suoi articoli prodotti griffati di vario tipo (zainetti, cappellini, scarpe), vestiario e numerosi prodotti alimentari, dai biscotti ai lecca lecca, passando per gli energy drink. È bene precisare che nessuna di queste prelibatezze, presenta una concen-trazione di principio attivo superiore allo 0,2% prescritto dalla legge, cosa che vale anche per la cosiddetta “Cannabis Smile”, la marijuana ricreativa depotenziata in voga fra giovani e meno giovani. Un modo di sen-tirsi trasgressivi senza esserlo davvero.

2016 la “Cannabis di Stato” (denominata FM2) viene coltivata e lavorata nello Stabili-mento Chimico Farmaceutico Militare di Fi-renze. Il provvedimento dovrebbe abbattere i costi (la cannabis olandese costa circa 20€ al grammo, contro i 6€ del prodotto “nostra-no”), soprattutto quando la cannabis italiana sarà in grado di saturare da sola il fabbiso-gno nazionale… ma arriverà mai questo mo-

li costringe a commettere reati pur di non interrompere le cure e dare continuità al percorso terapeutico. Eppure, buona parte della comunità scientifica continua a lamen-tare la mancanza di evidenze sulle proprietà terapeutiche della cannabis e a ricordarne i possibili effetti collaterali: alcuni studi hanno infatti suggerito che l’impiego pro-lungato anche a bassi dosaggi potrebbe fa-vorire l’insorgere di patologie psichiatriche e cardiache. “Nella cannabis ci sono più di

100 molecole diverse, potenzialmente attive,

che sommate alla complessità fisiologica del

sistema endocannabinoide, potrebbero avere

potenziali effetti (sia terapeutici che avversi) – ha recentemente dichiarato la Società dei Farmacisti Ospedalieri e dei Servizi Terri-toriali delle Aziende Sanitarie (SIFO) – Per

questo sono necessari studi che definiscano

quali e quante sono le molecole attive, quale

è il loro metabolismo, al fine di comprendere

se e come potrebbero interferire con quello di

altri farmaci”.Insomma, la strada della cannabis verso la redenzione è ancora lunga e complessa.

mento? Tutto l’ottimismo del mondo non ba-sterebbe per scommetterci: le importazioni dall’Olanda non si sono mai fermate, eppure la domanda supera di gran lunga l’offerta. 3500 sono le persone trattate e la cannabis disponibile non basta per tutti. I pazienti che ne fanno uso hanno recentemente indiriz-zato una lettera al Ministero della Salute, in cui si afferma chiaramente che tale carenza

Legalizzare o no? L’Italia ci va “light”La California “apre”,

l’interpretazione è “uso

ricreativo”. Impazzano i

negozi lanciati da

Amsterdam, biscotti, lecca

lecca, magliette

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FOCUS

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Se ancora occorre fare ricerca per de-lineare con precisione il profilo della cannabis, dell’oppio si sa tutto o quasi.

Si ottiene dal Papaver Somniferum, pianta a fiore appartenente alla famiglia Papave-raceae, incidendone le capsule immature e raccogliendone il lattice che trasuda, poi lasciato rapprendere all’aria in una resina scura. I semi di questo papavero non con-tengono alcaloidi, cioè sostanze vegetali at-tive dal punto di vista farmacologico, perciò vengono tranquillamente impiegati in cuci-na, soprattutto nei paesi dell’Europa dell’est. Al contrario, l’oppio di alcaloidi ne possiede circa 50, cosa che ha fatto di questo prodotto la prima droga conosciuta e consumata, sia come rimedio che a scopo ricreativo. Pare siano state ritrovate capsule di Papaver somniferum addirittura negli scavi di reperti datati fra i 20.000 e i 30.000 anni fa, anche se non è possibile stabilire se gli abitanti del sito conoscessero le proprietà di tali piante. Sappiamo per certo invece che 5000 anni fa ne facevano uso i Sumeri e i medici Egiziani lo utilizzavano come sedativo. Lo stesso padre della medicina, il greco Ippocrate, nel IV secolo a.C. consigliava l’oppio come ri-medio per numerosi mali, mentre il medico personale di Nerone introdusse nell’antica Roma la teriaca, un preparato farmaceutico dalle supposte virtù miracolose in cui, tra gli ingredienti, figura anche l’oppio. L’uso (e l’abuso) di quest’ultimo in Oriente come in Occidente divenne tale che, nell’800, Cina e Inghilterra combatterono addirittura due guerre per controllarne il commercio! E oggi? Ovviamente nel nostro paese non è legale fumare oppio, né tantomeno fare uso della più cattiva delle sue “figlie”, l’eroina, sostanza semisintetica ricavata dall’alcaloide principale presente nell’oppio: la morfina. Sebbene anche quest’ultima sia in grado di causare dipendenza proprio come il suo de-rivato di sintesi (ma ne occorrono quantità ben superiori), è stato il primo principio attivo estratto da una fonte vegetale e viene notoriamente impiegata in campo medico

come analgesico per il trattamento del dolo-re acuto e cronico. In caso di tosse, invece, sarà capitato a molti di assumere farmaci che contengono codei-na, ma non tutti sanno che questa sostanza è un’altra “figlia” dell’oppio. La codeina è infatti un alcaloide utilizzato spesso come analgesico, ma anche come antitussivo e antidiarroico. Come tutti i farmaci, anch’essa presenta un certo grado di tossicità, ma ha un effetto dieci volte meno potente della morfina. Altra sostanza contenuta nell’oppio è la tebaina, chimicamente simile a morfina e codeina ma più tossica. Per questo motivo la tebaina non presenta alcun impiego tera-peutico, ma va comunque ricordata perché da essa si ricavano derivati sintetici degni di nota, primo fra tutti l’ossicodone. Sintetizza-to per la prima volta nel 1917, nei primi anni 2000 uno studio italiano ne ha attestato la validità come alternativa alla morfina nella gestione del dolore oncologico. Per finire, merita un accenno un altro oppio-ide di sintesi che si rivela molto utile come analgesico e non solo: il metadone. È nato in laboratorio nel 1937, ma possiamo comun-que considerarlo un “figlio” dell’oppio…ad-dirittura un “figlio buono”, se pensiamo che, oltre che come analgesico, risulta molto utile proprio nella cura delle tossicodipendenze da oppiacei! Ma attenzione: il fatto che il me-tadone e tutti gli attivi sopracitati siano im-piegati in medicina, non significa che siano SEMPRE benefici! Anzi, se assunti in dosi e tempi errati, possono diventare molto peri-colose. Questo ricordiamocelo sempre.

Lo sai che i papaveri…Pianta preistorica,

l’Oppio è padre

conteso… di molti figli

C’è anche il metadonemolto utilizzato dai medicicome controcura

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Lo sai che i papaveri…

Canapa a scopo “ricreativo”, canapa come palliativo… pensate sia finita qui?Certo che no! L’impiego della Cannabis Sati-va non si limita affatto a questi due ambiti, non a caso è stata a lungo la regina del lati-fondo italiano.Pianta estremamente produttiva e resilien-te, se ne traevano soprattutto fibre tessili impiegate nella fabbricazione di qualunque filato fosse destinato a durare nel tempo, dalle vele per le navi agli indumenti delle persone meno abbienti. Poi ci furono il boom economico, l’industrializzazione, la concorrenza di nuovi tessuti, il proibizio-nismo; tutti fattori che hanno determinato una netta battuta d’arresto nella coltivazione della cannabis…almeno fino ad oggi. All’alba del terzo millennio, i riflettori si riaccendono su questa pianta dalle mille risorse, da cui, tra l’altro, è possibile ricavare una carta al contempo elegante e resistente, alternativa green alla carta prodotta dal legno d’albero. E quindi via libera ai campi di cannabis, ma solo varietà selezionate libere da principi psicoattivi, di cui si utilizza ogni parte: fusto, foglie e…semi. Questi ultimi meritano un di-scorso a parte: non alterano in nessun modo il sistema nervoso di chi se ne nutre, ma possono apportare molti, moltissimi benefici alla salute. In circa 40 grammi di semi di ca-napa (la dose giornaliera raccomandata) si concentrano diverse sostanze preziosissime, primi fra tutti gli ormai celeberrimi “grassi buoni”: l’acido linoleico (Omega-6), l’acido alfa-linoleico (Omega3) e l’acido gamma-li-

noleico (GLA), meno noto ma altrettanto im-portante. L’assunzione di questi acidi grassi essenziali è raccomandata soprattutto per preservare il sistema cardiovascolare e tene-re sotto controllo i livelli di colesterolo LDL, ma recenti studi ne hanno dimostrato anche un ruolo importante nel gestire le risposte immunitarie dell’organismo e alcune malat-tie della pelle, come la dermatite atopica.I semi di canapa contengono anche molte proteine e amminoacidi, tra cui spiccano l’arginina, dalle spiccate proprietà anti-in-fiammatorie, e l’acido glutammico, utile a migliorare le funzioni cerebrali e a potenzia-re il metabolismo. Come se non bastasse, nei piccoli semi scuri della canapa si concentra-no vitamine e minerali in grandi quantità: vitamine del gruppo B (importanti per il metabolismo cellulare), vitamina E (potente antiossidante), vitamina A, calcio, magnesio, fosforo, potassio…e poi fibre, molte fibre amiche dell’apparato digerente. Come assumere questo vero e proprio inte-gratore naturale? Semplice: basta aggiun-gerli allo yogurt, ai cereali, all’insalata, nella panatura del pesce…oppure utilizzare nelle proprie preparazioni l’olio o la farina che se ne ricava, come vi suggeriamo nella ricetta. Ma attenzione: i semi, pur essendo piccolis-simi, hanno un gusto molto appetibile che potrebbe ricordare il sapore di noci e pinoli, ma, proprio come questi prodotti, contengo-no quasi 600 kcal per 100 grammi, quindi è bene non abusarne.

Elisa Scoccia

Una pianta-regina, dai tanti usi: dalla

carta al food. Ma il meglio è nei semi

Canapa: amica della natura, amica della salute

TARALLI SALATI ALLA CANAPA Ingredienti:200gr farina di farro50gr farina di canapa60 ml olio extra vergine di oliva50 ml acqua30 ml vino bianco secco sale qbProcedimento:Mescolare ed impastare bene tutti gli ingredienti. Mettere sul fuoco una pen-tola piena d’acqua e, al momento del bollore, aggiungere poco sale. Forma-re con l’impasto dei panetti, dividerli a tocchetti e conferire a ciascun tocchet-to la forma del tarallo (simile ad una ciambellina). Buttare i taralli nell’acqua bollente e, nel momento in cui vengono a galla, metterli a scolare su un canovac-cio pulito. Disporre i taralli su una plac-ca foderata di carta forno ed infornare a 200°C finché non saranno dorati.

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VITA SEMPLIFICATA

Il nostro argomento - VITA SEMPLIFICATA - filo conduttore del 2018, porta con sé un messaggio che non è affatto banale e

può essere declinato… all’infinito.Semplificare la vita è migliorarne la Qualità. Ne siamo talmente convinti che proviamo qui, in apertura dell’approfondimento di questo numero d’inizio anno, a fare degli esempi… semplici, appunto. Se consideriamo gli ausili e i dispositivi medici che aiutano le persone con fragilità a camminare, a sol-levarsi, a mangiare, ad espletare funzioni perdute o menomate, a spostarsi e a traspor-tarsi… tutti conosciamo prodotti, tecnologie e avanzamenti della scienza in tale campo. Ci aiutano anche le scoperte di Industria 4.0 a proposito di intelligenze artificiali, robotica, nanotecnologie. Moltissime sono le start up nate con tale missione….Tanti sono gli apparecchi domotici che velo-cizzano i comandi, li rendono possibili a di-stanza grazie a controlli e impulsi telematici,

utilizzano accorgimenti wifi, cablati, affida-bili, sicuri, personalizzati.C’è poi la semplificazione della vita quotidia-na ad uso della serenità e della ripetitività di consuetudini, utili nel caso delle demenze senili e delle malattie degenerative. Meglio cioè non sottoporre i pazienti, per lo più an-ziani, a repentini cambiamenti o novità che possono essere traumatici o destabilizzanti. Inoltre esiste una tipologia di semplificazio-ne terapeutica a proposito delle cure medi-che: spesso infatti occorre somministrare a chi ha bisogno pochi farmaci e mirati, in modo da non appesantire lo stomaco o il fegato, i reni o la lucidità mentale. Insomma, qualche volta è meglio togliere che aggiun-gere medicinali, nelle cure prolungate nel tempo.Infine, la cosa che dovrebbe migliorare più di tutti la Qualità della vita ma che costitui-sce la semplificazione più difficile, comples-sa, intricata. Sveltire le pratiche burocratiche

Semplificare è migliorare

della Sanità e non solo.Siamo in clima elettorale. Le promesse sono tante in tal senso, anche se molto generiche. Vanno dai ticket ai vaccini, dalle pensioni... alle tasse, come al solito. Quanto potremmo vivere meglio con meno stress e più tranquillità con programmi certi, applicabili, insomma semplici! Siamo sicuri che semplicità, in ogni caso, è garanzia di funzionamento. Vogliamo trovare e dare voce a chi lavora in tale direzione.Ci limitiamo allora a far presente un concet-to base: la popolazione invecchia a ritmi im-portanti e la semplificazione del settore so-ciale e del mondo sanitario – che costituisce di norma oltre l’80% dei bilanci di tutte le pubbliche amministrazioni – non è solo una “buona pratica” da osservare e da program-mare da parte della politica. Anzi, diremmo da parte della “Politica”.E’ un dovere.

p.r.

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VITA SEMPLIFICATA

Noi esseri umani trascorriamo circa un terzo / metà della nostra esi-stenza tra le braccia del Dio Morfeo.

L’essere umano, dorme, nel caso in cui non sopraggiungano eventi avversi perturbanti esterni e/o problematiche legate alla salute – in media dalle otto alle dieci ore per notte, cioè un terzo dell’intera giornata.Il ritmo sonno veglia, necessario e di fonda-mentale importanza per il nostro organismo, permette il recupero psico fisico fisiologico del corpo, infatti gli scienziati e dottori in medicina, Jeffrey Hall, Michael Rosbash e Michael Young sono stati eletti vincitori del premio Nobel per la Medicina nell’anno 2017, per aver fatto la scoperta e dimostrato scientificamente tutti i meccanismi moleco-lari che regolano il ritmo circadiano (ritmo fisiologico dell’organismo con un periodo intorno alle 24 ore, in relazione con l’alter-narsi del giorno e della notte). Sono, in so-stanza, gli scienziati che hanno identificato i

microscopici ingranaggi del nostro “orologio biologico”.Alcuni Ricercatori universitari sostengono, che il sonno sia nato durante l’ontogenesi (l’evoluzione dell’essere umano) come strategia, messa in opera dallo stesso, di “ri-sparmio recupero” delle energie. Durante la notte, in effetti, il metabolismo si rallenta e la temperatura corporea si abbassa rispetto alla temperatura basale del giorno stesso, per cui si potrebbe ipotizzare che il sonno abbia un senso legato più a necessità del cer-vello (inteso come organo) che non a quello dell’intero organismo. Altri Ricercatori, inve-ce ritengono, che durante il sonno il cervello abbia modo di riorganizzarsi e di “backup-pare” i suoi sistemi di connessione; un pò come fa un processore di un computer che riorganizza i suoi documenti sul disco rigido (back up). Il sonno, secondo questa autore-vole ipotesi teorica, potrebbe essere utile per permettere al cervello di immagazzinare

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la memoria di tutto quello che è accaduto durante il giorno.Si ritrovano in letteratura scientifica, però, anche altre ipotesi teoriche che individuano, per esempio, nel sonno uno strumento fon-damentale per il miglioramento delle difese del nostro sistema immunitario e di detos-sificazione (eliminazione delle tossine cor-poree sostanze di scarto del metabolismo). In effetti, quando si hanno infezioni virali in corso, come può essere una semplice influenza, l’organismo è stimolato maggior-mente al sonno da sostanze create per com-battere la noxa patogena (il virus, batterio, fungo), dal sistema immunitario.Nonostante la moltitudine degli studi effet-tuati finora, tuttavia, la scienza moderna non riesce ancora a dare ragione e spiegazioni in maniera esaustiva e completa al valore del sonno per l’essere umano. L’unica certezza è che esso (il sonno fisiologico) costituisca una funzione essenziale (di vitale importan-za) per l’essere umano.Durante il sonno gli esseri umani sognano. Ogni individuo sogna in media un’ora e mez-za a notte durante la fase più profonda del sonno, la cosiddetta fase REM (Rapid Eyes Moviments), durante la quale come indica la sigla gli occhi si muovono in modo rapido, la respirazione si modifica ed il battito cardia-co aumenta.

I ricercatori moderni, hanno da sempre nutrito uno spiccato interesse verso i sogni, soprattutto sulla loro origine e sul loro signi-ficato, poiché rivelatori di alcuni meccanismi del funzionamento del cervello. In realtà come per il sonno ancora non siamo riusciti a comprendere perché esista il sogno e quale sia la sua utilità. Anche i ricercatori antichi, in effetti, non sono stati meno attratti dalla natura e dal senso dell’attività onirica.Il sonno quindi, fisiologicamente ha una grande importanza per l’organismo, perché favorisce i processi di crescita e permette al cervello di rielaborare gli stimoli raccolti du-rante il giorno e di fissare i ricordi nella me-moria a lungo termine. L’alterazione dell’e-quilibrio sonno veglia, se protratta nel tem-po, non solo influisce in maniera negativa sull’umore dell’individuo e sulle sue capacità di concentrazione, ma può aggravare tensio-ne e stress e conseguentemente aumentare il rischio di infarto e depressione.Un altro effetto negativo dell’alterazione del sonno, ovvero l’insonnia, si ha sugli ormoni che regolano l’appetito, ed ha ripercussioni sull’alimentazione, che può divenire disor-dinata o eccessiva. In sostanza, la privazione di sonno altera la sensibilità alla fame e può portare ad un aumento dell’appetito.Quali sono le regole del sonno ovvero del dormire bene? La quantità di ore necessa-

rie al recupero è soggettiva, e varia anche a seconda dell’età. In media ogni persona necessita di un periodo di riposo notturno compreso tra le sei e le nove ore. Se questa esigenza dell’organismo non viene soddi-sfatta, si avrà un “debito di sonno” più o meno grave, che avrà ripercussioni sull’equi-librio psicofisico dell’individuo.La qualità del sonno è influenzata, oltre che dal nostro stato psicologico, anche da fattori ambientali e di alimentazione. Per favorire il riposo, si consiglia di mantenere orari regolari e di evitare sonnellini pome-ridiani, evitare attività che richiedano sforzi di attenzione, come il lavoro al computer, e un’intensa attività fisica in orario serale. Al contrario, ci si può dedicare ad attività rilassanti, come lo yoga o la lettura, che pre-dispongano al riposo.L’alimentazione deve essere leggera atten-zione agli eccessi di grassi, sale e proteine. Si consiglia di non assumere sostanze eccitanti come tè, caffè, cioccolata, o sostanze alcoli-che, e di evitare fumo e sostanze stupefacen-ti. E’ bene inoltre evitare pasti abbondanti prima di andare a dormire. Anche l’ambiente del riposo deve essere curato: è bene che la camera da letto sia protetta da rumori e luce e che la temperatura sia mantenuta al di sot-to dei 20° per assicurare una buona qualità del sonno.

Senzaetà offre una nuova rubrica inte-ramente dedicata al sonno grazie alla collaborazione con il MedLab Previdorm, dipartimento di ricerca e sviluppo di sistemi per il dormire che studia il riposo e le caratteristiche uniche e particolari di ogni singola persona per individuare il segreto del riposo perfetto. Il dott. Enri-comaria Mattia, Direttore Scientifico del MedLab, ci accompagnerà alla scoperta della materia più affascinante di sempre: il sonno. Il riposo è una fonte essenziale di benessere. La missione di Previdorm è diffonderne la cultura per migliorare il tempo dedicato ai sogni.

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21senzaetà

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22 senzaetà

RICERCA

www.inscientiafides.com

Chi è Luana PiroliDal 2008 è Direttore Generale di In Scientia Fides, la biobanca san-marinese che si occupa di racco-gliere in tutta Italia e crioconserva-re le cellule staminali provenienti dal cordone ombelicale. Si occupa di educazione e divulgazione sani-taria attraverso i Family Day che, organizzati nel contesto della bio-banca In Scientia Fides, sono dei momenti di confronto e condivisio-ne con quanti sono incuriositi dal mondo delle cellule staminali.

Abbiamo trattato in questa rubrica più volte della utilità e necessità di avere nella propria “banca vitale”,

a portata di mano, le cellule staminali. Per questo la dott.ssa Luana Piroli ci ha spiegato la funzione della Biobanca e del centro me-dico che c’è nella sede di In Scientia Fides, a San Marino. Oggi però vogliamo parlare dell’impiego delle staminali in cardiochirur-gia. E cominciamo dai bambini.Dott.ssa Piroli, è vero che ci sono novità positive grazie all’utilizzo del sangue cor-donale per i neonati sottoposti a chirur-gia cardiaca?“La trasfusione di sangue cordonale autologo

permette diversi vantaggi:

• non comporta reazioni immunitarie ed infe-

zioni proprio perché autologhe

• ha proprietà particolarmente benefiche gra-

zie all’alto livello di citochine anti-infiamma-

torie e la presenza di emoglobina fetale.

• può essere raccolto alla nascita senza alcun

dolore e in totale sicurezza sia per la mamma

che per il bambino.

In conclusione, il sangue del cordone ombe-

licale autologo può essere utilizzato come

alternativa al pRBC per il CPB priming in

cardiochirurgia neonatale congenita quando

la gestione del paziente viene attentamente

pianificata. Ora, siccome una trasfusione di

sangue è quasi inevitabile negli interventi di

cardiochirurgia neonatale, un recente studio

(EBMT european society for blood and mar-

row trasplantation) ha valutato la fattibilità

di usare il sangue autologo del cordone om-

belicale per il bypass cardiopolmonare (CPB)

come alternativa ad una allo-trasfusione in

chirurgia cardiaca neonatale”.Ci parli di questo studio“Il test è stato effettuato su 20 pazienti fra il

2012 e il 2014 ai quali era stato diagnosticato

prima della nascita una malattia cardiaca

congenita che avrebbe richiesto un intervento

chirurgico. La quantità media di sangue del

cordone ombelicale raccolto è stata di 72.5

ml (da 43 a 105 ml), l’ematocrito mediano è

stato del 48,7% (da 32,0 a 51,2%) e le culture

batteriologiche aerobiche sono risultate ne-

gative in tutti i campioni. In questo studio il

sangue del cordone ombelicale è stato utiliz-

Staminali in cardiochirurgia: la svolta

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23senzaetà

zato per il CPB priming in chirurgia cardiaca

neonatale per diverse motivazioni:

• il sangue del cordone ombelicale può essere

utilizzato interamente senza problemi di so-

vraccarico di volume

• il sangue cordonale, in quanto ricco di cito-

chine anti-infiammatorie ha il potenziale di

ridurre la risposta infiammatoria sistemica,

che rimane una delle principali cause di lesio-

ni associate al CPB”.

Tale esperienza clinica è incoraggiante…“Sì, in primis ha dimostrato la fattibilità

dell’utilizzo del sangue del cordone ombelica-

le autologo per interventi di cardiochirurgia

neonatale e la sicurezza del metodo descritto.

Tuttavia, questo studio presenta alcune limi-

tazioni come il ridotto numero di pazienti. Si

tratta sicuramente di uno studio preliminare

per valutare la sicurezza e la fattibilità di una

nuova strategia interventistica in cardiochi-

rurgia neonatale”.

GLI IMPIEGHI Le staminali ematopoietiche le troviamo nel midollo osseo e nel sangue cordonale.La fonte più semplice da raccogliere è il sangue cordonale.Nel mondo clinico sono un ottimo trattamento per la cura di più di 70 patologie ed il loro utilizzo aumenta sempre di più.In Europa, nel 2015 è stato effettuato un numero record di 40.829 - 16.946 (42%) allogenici (da donatore)- 23.883 (58%) autologo (cellule staminali proprie)Attualmente in tutta Europa ci sono 656 centri trapianti attivi, di cui 118 hanno eseguito trapianti sia su adulti che bambini, 431 centri hanno eseguito trapianti in soli adulti e ulte-riori 107 centri dedicati solo all’attività pediatrica.• Per il TRAPIANTO AUTOLOGO, ovvero con cellule staminali proprie, sono stati registrati i seguenti aumenti di utilizzo:- 5% in più nel mieloma;- 44% nell’amiloidosi;- 8% nel linfoma di Hodgkin;- ben il 40% per le malattie autoimmuni.• Per il TRAPIANTO ALLOGENICO, staminali da donatore, sono stati registrati i seguenti aumenti di utilizzo:- 13% in più per la leucemia mieloide;- 14% per le neoplasie mieloproliferative (MPN);- 12% per anemia aplastica (ASA).Una diminuzione del 21% è stata osservata nella leucemia cronica linfocitica (CLL).

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RICERCA

Per migliorare la qualità della vita dei pa-zienti, Equistasi® investe continuamente in ricerca e innovazione, per offrire un valido supporto alle persone affette dalla Sclerosi Multipla. Tornare a muoversi dopo molto tempo è come ricevere una nuova prospetti-va di vita, non solo per chi è malato di Scle-rosi Multipla, ma anche per i suoi cari.Equistasi® non è un medicinale: è un di-spositivo medico che può essere applicato durante le attività motorie quotidiane e nel trattamento riabilitativo. È indossabile, è leggerissimo (pesa meno 0,15 gr.), non ha al-cuna base elettrica o elettronica, è multi-ap-plicabile e non scade mai. È una soluzione intelligente e innovativa che può migliorare la qualità della vita di chi ne fa uso, anche in situazioni serie, emettendo una vibrazione meccanica focale sui distretti muscolari in-teressati.Lo studio clinico condotto dall’equipe dell’u-niversità Federico II di Napoli guidata dal Professor G. Orefice, pubblicato sulla rivista Restorative Neurology and Neuroscience e denominato The effects of mechanical focal vibration on walking impairment in multiple sclerosis patients: A randomized, double-blinded vs placebo study , è nato con l’obiettivo di indagare il funzionamento del medical device nella terapia della Sclerosi Multipla.Tale studio dimostra che i pazienti affetti da una forma di Sclerosi Multipla trattati con

Equistasi® a supporto della terapia medica seguita, presentano progressi nella deam-bulazione, durante il compimento del primo passo, nella lunghezza del passo medio, nel doppio supporto a destra e a sinistra e un abbassamento del livello di fatica impiegato nel completare queste azioni. L’ottimizzazio-ne del sistema posturale si ripercuote anche sull’equilibrio del paziente che risulta più stabile, con la possibilità di avere un’area di spostamento maggiore (Functional Reach Test).Il Dottor P. Paone, biostatistico e coautore dello studio in oggetto, racconta di aver condotto un protocollo randomizzato, in doppio cieco, controllato versus placebo - ai partecipanti sono stati assegnati dispositivi originali Equistasi® e dispositivi placebo - per studiare l’efficacia delle vibrazioni meccaniche emesse dal dispositivo medico Equistasi® in 20 pazienti con Sclerosi Multi-pla recidivante-remittente (SM-RR). I risul-tati hanno suggerito effetti benefici e positivi legati all’utilizzo di Equistasi, in correlazione inversa con la durata della malattia: prima si attivano le terapie vibratorie e migliori sono i loro esiti.I dispositivi Equistasi®, grazie alla loro semplicità applicativa e al fatto che sono in-dossabili e riutilizzabili dal paziente stesso, permettono di svolgere normalmente le più comuni attività quotidiane. Maggiori infor-mazioni: w ww.equistasi.com.

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Porto Potenza Picena (MC)Tel. 0733 881249

San Benedetto del Tronto (AP)Tel. 0735 432462

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26 senzaetà

ASSISTENZA

Oltre 146mila soci per un totale di 360mila beneficiari, 19 Sedi, 70 Sportelli e più di 2500 strutture sa-

nitarie convenzionate in tutta Italia, 18mila follower, un’area web riservata e l’applica-zione ufficiale per iPhone e dispositivi An-droid. Sono i numeri della Mutua sanitaria Cesare Pozzo che, in oltre 140 anni di storia, ha saputo costantemente rinnovarsi senza perdere di vista l’idea di aiuto reciproco: la collettività oggi fa della CesarePozzo una società sana e in grado di fornire servizi di welfare per tutti i cittadini.A parlarcene in maniera più dettagliata è il direttore generale Ferdinando Matera. Mutualista da oltre vent’anni, Matera oggi si occupa di coordinare in toto le attività della CesarePozzo.Direttore, ci spiega come funziona la Mu-tua sanitaria CesarePozzo?“La nostra Società si basa su partecipazione

e trasparenza. Chi si iscrive non è un semplice

cliente, bensì un socio della Mutua: oltre a

beneficiare dei vantaggi per se e la famiglia,

ogni socio partecipa alla vita associativa,

prende parte alle assemblee regionali ed offre

il suo contributo in merito alle scelte della

Società. I soci eleggono ogni tre anni i consigli

regionali e il consiglio di amministrazione il

quale, a sua volta, elegge il presidente della

Mutua. Nel 2017, ad esempio, Armando Mes-

sineo è stato confermato alla guida del Soda-

lizio a riprova dell’ottimo lavoro svolto negli

ultimi anni”. La Mutua è dei Soci?“Partecipare è il miglior modo per decidere

insieme: ogni socio può contribuire a indivi-

duare le migliori strategie per il buon anda-

mento della Mutua fino a ricoprire ruoli di

maggior responsabilità in base alle proprie

competenze”. CesarePozzo offre ai Soci forme di assi-

CesarePozzo, la salute è un diritto. Per tutti

Intervista al direttore

della mutua

Ferdinando Matera:

“Da 140 anni

garantiamo il diritto

alla salute

dei cittadini”.

I vantaggi

della scelta no profit

Votazioni in corso all’Assemblea nazionale dei delegati dei Soci. A fianco, lo stand espositivo della CesarePozzo in Fiera “Fa la Cosa Giusta” a Milano

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27senzaetà

stenza sanitaria integrativa. Può farci un esempio? “Ai soci sono erogati sussidi utili per integrare

i costi sostenuti per le spese mediche; al con-

tempo, sono previsti sussidi tesi a sostenere le

famiglie in caso di difficoltà.

Le forme di assistenza contemplano anche

borse di studio per gli studenti e la possibilità

di ottenere piccoli prestiti per motivi di

salute o di studio. Questi piani di assistenza

sanitaria, che è possibile approfondire sul

sito www.mutuacesarepozzo.it, sono estesi a

tutta la famiglia, a prescindere dal numero

dei componenti. Le quote associative, peraltro

molto contenute, sono detraibili in fase di

dichiarazione dei redditi”. Quali sono le soluzioni che, invece, Cesa-rePozzo propone alle aziende? “Con le ultime disposizioni normative, le

aziende possono scegliere più agevolmente di

garantire una copertura sanitaria ai propri

dipendenti. CesarePozzo si occupa di fornire

forme di assistenza ad hoc concordate con

le imprese, oltre a gestire i fondi sanitari in-

tegrativi derivanti da accordi collettivi. Con

la nostra nuova società Welf@reIN, inoltre,

abbiamo deciso di occuparci di welfare azien-

dale nel senso più innovativo del termine”.Welf@reIN, per imprese e dipendenti: come funziona?“Il welfare aziendale rappresenta l’insieme

di servizi e prodotti che le aziende mettono a

disposizione dei dipendenti e dei loro familia-

ri sotto forma di incentivo.

Welf@reIN fornisce assistenza alle azien-

de nella realizzazione dei piani di welfare

aziendale con una piattaforma on line che

gestisce le richieste e assiste i lavoratori nella

scelta dei servizi. In poche parole: l’azienda

individua i benefits e assegna i budget a di-

sposizione dei suoi dipendenti; questi ultimi,

accendendo alla piattaforma on line, possono

scegliere i pacchetti di benefit che preferisco-

no fino a esaurimento del budget a loro dispo-

sizione. E’ la forma di incentivo professionale

del futuro, che CesarePozzo ha deciso di gesti-

re in primis nell’interesse dei lavoratori”.

Perché scegliere CesarePozzo e non un’assicurazione sanitaria?“Semplice: noi siamo un’altra cosa. Aderire

alla Mutua significa far parte di una comu-

nità. Il principio trainante, infatti, prevede

che non ci siano utili da distribuire, bensì che

qualsivoglia risultato di bilancio sia reinve-

stito in attività a favore dei soci. Alle polizze

individuali CesarePozzo risponde con piani

di integrazione sanitaria collettivi, validi per

l’intero nucleo familiare e, come già detto, a

costi decisamente contenuti. Non c’è selezione

all’ingresso: tutti possono iscriversi alla Mu-

tua e l’iscrizione si mantiene nel tempo senza

limiti di età. Inoltre, dopo appena tre anni di

iscrizione, nella valutazione dei sussidi ero-

gati vengono riconosciute anche le patologie

pregresse. Sono solo alcuni degli esempi utili

per riconoscere la sostanziale differenza fra

la nostra Mutua Sanitaria ed una compagnia

di assicurazione.

Del resto, non dovendo rispondere a nessun

azionista, CesarePozzo offre un’equa distribu-

zione dei contributi associativi fra i soci stessi.

Il sistema mutualistico è una sorta di terza

via tra assistenza pubblica in senso stretto

ed il ricorso alle assicurazioni di settore. La

Mutua garantisce il sostegno economico alle

prestazioni sanitarie e offre assistenza sociale

in ogni suo aspetto. E’ il bello del no profit. I

nostri soci sanno bene cosa vuol dire”.

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SOCIALE

senzaetà28

Il 21.12.2017, presso la Sala dei Convegni di Castelfidardo, ha avuto luogo l’evento di chiusura del progetto CASTELCUORE,

il servizio di Assistenza Integrata Domicilia-re per l’Utente Cardiopatico, promosso dal comune di Castelfidardo e implementato da Aicare Srl, COOSS Cooperativa Sociale e INR-CA - Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico. Questo speciale e innovativo progetto, av-viato la scorsa estate e terminato a Ottobre 2017, ha visto il monitoraggio infermieristi-co quotidiano dello stato di salute di 63 an-ziani con scompenso cardiaco, garantendogli

PROGETTO CASTELCUORE ASSISTENZA INTEGRATA DOMICILIARE PER UTENTI CARDIOPATICI

così un’estate tranquilla e sicura, nel proprio ambiente domestico.Una soluzione integrata, quella di Castelcuo-re, composta di: ausili per il monitoraggio dei parametri vitali (peso, pressione arterio-sa e saturazione di ossigeno) istallati a casa dell’utente, un protocollo di educazione e coaching per l’utente e la sua famiglia, EGC effettuato a domicilio da infermieri pro-fessionale e refertato a distanza dai medici dell’INRCA. Tutto ciò inserito nella piattafor-ma digitale di Aicare. Il Sindaco di Castelfidardo, Roberto Ascani è molto soddisfatto del progetto: non solo per

AICARE SRL è una StartUp Innovativa a Vocazione Sociale costituita nel novembre 2016 con la partecipazione di COOSS Cooperativa Sociale.

La società nasce all’interno del mondo della cooperazione sociale ed ha come obiettivo quello di Migliorare l’Accessibilità alle Soluzioni Integrate Socio Sanitarie a Domicilio.

Per saperne di più su Aicare e sugli altri servizi a domicilio di COOSS: www.cooss.it/it/servizi

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a cura di Nicolò Scocchera

29senzaetàwww.cooss.it

l’utilizzo dell’ultima tecnologia ma, soprat-tutto, per l’importanza del rapporto umano che si è creato tra curante e curato. Dai questionari raccolti il 95% degli utenti che hanno aderito al progetto vorrebbe conti-nuare il servizio e il 15 % sarebbe disposto a farlo anche a pagamento, come riportato dalla Dott.ssa Sabrina Moro di COOSS.Ilir Qose, AD di Aicare Srl, sottolinea che questo modello di servizio testato nelle Marche - che mette insieme sociale, sani-tario, tecnologia, protagonismo dell’utente - è stato fortemente apprezzato anche in altre regioni e che nel corso di questo 2018

sarà offerto anche per utenti con Diabete e Bpco in Veneto, Lombardia e Sicilia, con la collaborazione di un Venture Capital e di due grandi Cooperative Sociali.L’aumento della popolazione anziana e dei loro bisogni socio sanitari, porta con sé la necessità di nuovi modelli per potenziare l’accessibilità dei servizi domiciliari, so-prattutto per gli utenti cronici (chi soffre di Scompenso, Diabete, Bpco etc). Di questo se ne rendono conto quelli che sono in primo contatto diretto con l’utente, la famiglia, i co-muni e gli operatori di servizi sociali. Come afferma il Dott. Roberto Antonicelli dell’INR-

AICARE SI rivolge ai service provider con l’obiettivo di rafforzare la mansione dell’infermiere domiciliare garantendo un upgrade del suo ruolo per farlo diventare l’unico punto di riferimento nella presa in carico dell’utente anziano e della sua famiglia. Il focus aziendale è nella gestione domiciliare dell’utente anziano cronico/multi cronico.

Aicare lavora su 5 Macro Aree settoriali:

Ai-Cuore Ai-Diabete

Ai-BpcoAi-MenteAi-Casa

(in fase di progettazione)Per approfondimenti:

www.aicare.eu

CA, la novità di questo servizio di Assistenza Integrata Domiciliare sta proprio nel fatto che è proposto dagli attori del territorio e dagli stessi utenti che diventano protagonisti in questo nuovo modello.

Da Sinistra Chiara Nepi (Staff AICARE Srl), Maria Cristina Barbini (Responsabile Comunica-zione COOSS), Ilir Qose (Amministratore dele-gato AICARE), Maila Baldoni (Responsabile dei Servizi Socio Educativi del Comune di Castelfi-dardo), Sabrina Moro (Responsabile Gestionale Ancona COOSS), Roberto Ascani (Sindaco di Castelfidardo), Andrea Marconi (Vice Sindaco e Assessore Servizi Sociali e Sanità)

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30 senzaetàwww.myolab.it

SOCIALE

Il Centro Myolab di Jesi, già punto di rife-rimento territoriale nell’offerta di servizi sanitari, ingrana la quinta.

Cambia sede, potenzia servizi e prestazioni e punta in alto.E lo fa dotandosi di una nuova sede di asso-luta eleganza, efficienza e funzionalità.Il Centro, che si occupa di benessere, salute, riabilitazione, diagnosi e training sportivo e che fa parte del Gruppo Kos che opera sul territorio anche attraverso il Santo Stefano Riabilitazione, si è infatti trasferito nella nuovissima sede di Viale Don Minzoni 29 A. Al taglio del nastro, che si è tenuto lo scor-so 26 gennaio, sono intervenuti il Sindaco di Jesi Massimo Bacci, la quattro volte oro olimpico Giovanna Trillini e la campionessa paralimpica Bianca Marini.Ad impartire la benedizione dei locali il Ve-scovo di Jesi S. E. Mons. Gerardo Rocconi.“Uno spostamento di sede – dice Enrico Brizioli, AD Kos Care-Santo Stefano Riabili-

tazione – che abbiamo voluto per andare in-contro alle esigenze della popolazione. Con questo “cambio di casa e di veste”, Myolab si propone al territorio come nuovo modello di salute e benessere con percorsi integrati, completi e personalizzati sulle esigenze e condizioni dei pazienti”.“Abbiamo rinnovato e potenziato locali e servizi – dice Marisa Scarponi, responsabile del Myolab – per confermarci punto di riferi-mento nell’offerta di servizi sanitari nel ter-ritorio. Ora abbiamo locali più confortevoli, servizi più efficaci, spazi più funzionali ca-paci di accogliere, tra l’altro, il nuovo parco tecnologico del Centro e la nuova vasca per la riabilitazione”.All’interno di Myolab è attivo il Centro di Medicina dello Sport che studia percorsi specifici dedicati agli sportivi (sia professio-nisti che amatoriali) per metterli nelle con-dizioni di recuperare la propria condizione in tempi certi.

Il Centro Myolab di Jesi punta in alto

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31senzaetà

IL CENTRO MYOLABMyolab offre un servizio molto diversificato che va dal poliam-bulatorio specialistico (che si avvale di medici professionisti del territorio di riconosciuto valore) alla diagnostica, dal wel-lness (con palestra e corsi) alla riabilitazione fisica e funzionale (con sale di terapie, strumentazioni di ultima generazione e la piscina terapeutica), dai servizi per la donna in gravidanza e per la neo-mamma ai programmi di recupero per sportivi, pro-fessionisti e amatoriali.

Il Centro, che si occupa di benessere, salute, riabilitazione, diagnosi e training sportivo, cambia sede e potenzia servizi e prestazioni.Nuovo anche il parco tecnologico e la vasca per la riabilitazione

“Stiamo da anni facendo un lavoro molto importante da questo punto di vista e siamo diventati un punto di riferimento”, dice Ales-sandro Rocchetti, preparatore atletico ed esperto di scienze motorie, conosciutissimo nel territorio per le sue collaborazioni con le migliori Società sportive e i migliori atleti jesini e non solo. “Oggi è una festa e una gioia per tutto il ter-ritorio – ha detto il Sindaco di Jesi Massimo Bacci – vedere che una realtà importante come Myolab si potenzi e cresca ulterior-mente”. Fondamentali nella visione di Myo-lab le testimonianze di chi ha già usufruito, o sta usufruendo, dei servizi del Centro. Alcune testimonianze anche di pura eccel-lenza: “Io non posso che ringraziare quanto Myolab ha fatto su di me e per me - ha detto la campionissima Giovanna Trillini quattro volte oro olimpico – per avermi rimesso in sesto nel pieno della mia carriera”. “Mi chiedono spesso se riesco a conciliare l’impegno sportivo con lo studio – dice Bian-ca Marini, campionessa degli 800 metri che da circa 5 anni frequenta il Centro Myolab per svolgere attività riabilitativa in acqua e a secco, rieducazione motoria e rieducazione posturale – e la mia risposta è che non è facile farle conciliare, ma certamente l’im-pegno sportivo si concilia molto bene con la fisioterapia. La sinergia di queste due, infatti, mi ha aiutato a raggiungere obiettivi che non credevo possibili”.

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INGEGNERI IN CORSIA

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Lorenzo LeograndePresidente AIIC

Sempre più richieste in Sanità sono le competenze specifiche in tema di innova-zione tecnologica. E sempre più richiesti sono i professionisti che garantiscano un’adeguata introduzione e un governo di tecnologie che condizionano fortemente qualità e sicurezza delle prestazioni sanitarie. L’Associazione Italiana Ingegneri Clinici (AIIC), rappresenta una categoria che si distingue non più per il fattore di novità ma per competenza specifica.

www.aiic.it

Quest’anno il XVIII convegno nazionale dell’AIIC si terrà a Roma dal 10 AL 12 mag-gio 2018 e avrà come titolo “LA SALUTE DI DOMANI, LE TECNOLOGIE DI OGGI”. Il Presidente Nazionale AIIC, Lorenzo Leogran-de, lo presenta così: “Il Convegno nazionale AIIC 2018 sarà l’occasione per festeggiare il 25° Anniversario della fondazione di AIIC. Proprio per questo anniversario tutto il Convegno ruoterà attorno ai capisaldi della nostra professione, temi più che mai attuali nel contesto della sanità italiana. “La salute di domani, le tecnologie di oggi”: questo è il titolo scelto a sottolineare come l’ospedale di domani non sarà solamente dotato di innovazioni futuristiche, ma sarà il frutto dell’evoluzione, della gestione, della cura del parco tecnologico già presente nei nostri ospedali a servizio dei pazienti di oggi e di domani. Innovazione infatti non fa sempre rima con appropriatezza e sostenibilità”.All’interno del programma i numerosi focus punteranno a fare chiarezza sull’equilibrio tra tecnologie innovative già esistenti e sa-nità del futuro: corretta gestione dei parchi tecnologici; nuovi ambiti di applicazione dell’innovazione in sanità; reti complesse; big data; vetustà dei macchinari; cybersecu-

AIIC, 25 anni di responsabilitàAl convegno nazionale di Roma “La Salute di domani, le Tecnologie di oggi” fra i temi il Ddl Lorenzin e il Manifesto degli Ingegneri clinici

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Sempre più richieste in Sanità sono le competenze specifiche in tema di innova-zione tecnologica. E sempre più richiesti sono i professionisti che garantiscano un’adeguata introduzione e un governo di tecnologie che condizionano fortemente qualità e sicurezza delle prestazioni sanitarie. L’Associazione Italiana Ingegneri Clinici (AIIC), rappresenta una categoria che si distingue non più per il fattore di novità ma per competenza specifica.

www.aiic.it

rity; app mediche; macchine 3d-4d; start up italiane in ingegneria clinica e biomedica; robotica biomedica; competenze professio-nali e parco tecnologico.Ampio spazio sarà dedicato alla discussio-ne dell’ultimo Ddl Lorenzin che contiene l’elenco certificato degli ingegneri clinici e biomedici.Il DDL “Delega al Governo in materia di spe-rimentazione clinica di medicinali, nonché disposizioni per l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sani-taria del Ministero della Salute” (Omnibus Lorenzin) che come noto prevede nell’ambi-to dell’art.10 l’istituzione di un Elenco Certi-ficato di ingegneri clinici e biomedici iscritti agli ordini, è stato approvato in via definitiva dal Senato della Repubblica ed è diventato quindi legge dello Stato. L’articolo 10 infatti prevede l’istituzione, presso l’Ordine degli ingegneri, dell’elenco nazionale certificato degli ingegneri biomedici e clinici, deman-dando ad un regolamento interministeriale la definizione dei requisiti per l’iscrizione, su base volontaria. Questo traguardo rap-presenta la conclusione di un lungo percorso intrapreso in questi anni dall’Associazione, che è stata impegnata in numerose audizioni presso la Camera dei Deputati ed il Senato della Repubblica per portare avanti questa iniziativa.Gli Ingegneri clinici al convegno nazionale di Roma lanceranno il Manifesto AIIC che contiene le basi per la sicurezza dei pazienti e l’equilibrato governo delle tecnologie nel Sistema sanitario nazionale.

1.SI AD UN’ITALIA IN SINTONIA CON L’EUROPA2.SI ALLE PROFESSIONALITA’ NECESSARIE3.SI ALLE DIVERSITA’ ORGANIZZATIVE4.SI ALLE PRECISE RESPONSABILITÀ SULLE TECNOLOGIE5.SI AI LIVELLI ESSENZIALI DELLE PRESTAZIONI TECNOLOGICHE6.SI ALLE INGEGNERIE CLINICHE INTERNE COME SERVIZI STRATEGICI7.SI ALLA SICUREZZA, NO ALL’OUTSOURCING PRIVO DI CONTROLLO8.SI AL RIGORE INTELLIGENTE9.NO ALLA SCONTISTICA SELVAGGIA

Ecco i 9 punti per la corretta definizione dell’outsourcing per la Manutenzione delle apparecchiature bioMediche

Aderiscono e sottoscrivono il manifesto le seguenti Società Scientifiche e Soggetti Protagonisti nell’ambito delle Tecnologie Avanzate per la Salute e dei Diritti:

AAROI-EMAC - Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani - Emergenza Area Critica aico - Associazione Infermieri di area chirurgica e di Camera OperatoriaAIIGM - Associazione Italiana Impianti Gas MedicaliAITIM - Associazione Italiana di Telemedicina ed Informatica Medica ANTAB - Associazione Nazionale Tecnici delle Apparecchiature Biomediche ANTE - Associazione Tecnici EmodialisiANTEV - Associazione Nazionale Tecnici Verificatori in ambito elettromedicale card - Con-federazione Associazioni Regionali di Distretto CNI - Consiglio Nazionale degli IngegneriFARE - Federazione delle Associazioni Regionali degli Economi e Provveditori della SanitàGNB - Gruppo Nazionale di BioingegneriaIIT - Istituto Italiano di TecnologiaIPASVI - Federazione Nazionale Collegi InfermieriS.A.R.N.E P.I. - Società di Anestesia e Rianimazione Neonatale e Pediatrica ItalianaSIAARTI - Società Italiana di Anestesia Analgesia Rianimazione e Terapia IntensivaSIAIS - Società Italiana dell’Architettura e dell’Ingegneria per la SanitàSIC - Società Italiana di ChirurgiaSICE - Società Italiana di Chirurgia EndoscopicaSIDEMAST - Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse sifo - Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Far-maceutici delle Aziende SanitarieSIHTA - Società Italiana di Health Technology AssessmentSIUMB - Società Italiana di Ultrasonologia in Medicina e BiologiaSIMM - Società Italiana Medici ManagerTRIBUNALE PER I DIRITTI DEL MALATO - cittadinanzattiva - Onlus per la tutela e pro-mozione dei diritti dei cittadini univErsita’ di pavia - Master in Ingegneria ClinicaUNIVERSITA’ DI TRIESTE - Master di I e II livello in Ingegneria Clinica WHO - Collaborating Center for Research and Training in Clinical Engineering and Health Technology Management di Pavia

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34 senzaetà

SOCIETÀ E SALUTE

Internet ha dato loro un enorme sviluppo e creato le condizioni per la loro diffusione globale: Facebook, Twitter, Google+, Linke-

dIn. All’interno del Web 2.0, i social network sono una componente della più vasta famiglia dei social media. Facebook, in particolare, conta più di 800 milioni di membri attivi, ren-dendo la sua popolazione maggiore rispetto a quella della maggior parte dei paesi. Il tempo dedicato all’utilizzo di tali piattaforme da ogni persona, ha indicato, drasticamente, nel corso degli ultimi anni, come le persone facciano sempre più affidamento su di essi. Negli ulti-mi mesi, storie di adolescenti che utilizzano i social network per costruire identità, percorsi di microcelebrità e distribuire foto/video di percosse, torture, omicidi, ma in particolar modo suicide in diretta, sono emersi nella recente racconto mediatico del reale in tut-to il mondo.Ogni azione sul web come like, post, tweet , lascia delle “tracce del nostro Sè”, frammenti della nostra identità, a nostra insaputa che non possiamo controllare e can-cellare: quello che il sociologo De Kerchkove definisce “inconscio digitale”. Tale fenomeno rappresenta oggi la quotidianità e quindi ogni aspetto della vita sociale: ciò può generare de-pressione, invidia, ricerca di potere e visibilità e trasformare un semplice utente in una cyber vittima, a volte del tutto inconsapevole . “Rac-contarsi e mostrarsi” nei social, in particolare attraverso video autoprodotti e l’autoscatto, è oggi una moda di massa: psicologi e sociologi li definiscono “atti egoistici” o “tentativi di auto-celebrazione” in una società dove, chiun-

que, sembra aver aderito ad una cultura della fama. Qualsiasi barriera oggi tra privacy, vio-lenza, identità delle vittime o di un criminale, immagini o notizie su minori, sembra essere abbattuta: niente più limiti e tutele. Il fatto che si stia vivendo in una società tecnologica e violenta, dell’immagine e dell’esibizionismo, lo dimostrano numerosi casi di cronaca di devianza online, che raccontano un tipo di comportamento omicidiario e suicidario, da parte soprattutto di minorenni. Tali eventi sono accompagnati sempre più spesso da nuove pratiche mediali (un video o selfie ) che rimangono in Rete per sempre, come forma di “ricordo” o di “memoria digitali a lungo termi-ne” che ritraggono l’atto violento e la morte della vittime in diretta. La stessa agenzia investigative Fbi ha segnalato addirittura l’e-sistenza di numerosi gruppi chiusi all’interno dei social media, dove è possibile confrontarsi sul tema del suicidio, chiedendo ai membri suggerimenti su come e quando mettere in pratica tale comportamento in Rete. Il criminologo David Garland e il pedagogista americano Henry Giroux parlano di “cultura della violenza e della crudeltà” in seguito non solo alla spettacolarizzazione, ma ad una “raffinata de-selezione di ciò che vediamo”. La violenza in tv e in Rete diventa quotidiana narrazione trans-mediale che ci rende più protagonisti (“spett-attori”) e forse garanti-sce, con troppa facilità, una semplice, incon-sapevole e violenta entrata nel mondo della micro-celebrità virtuale, alla ricerca di visibi-lità e potere. Il tema attuale, ancora aperto, è

la relazione tra adolescenti, web e le forme di devianza in Rete. In particolar modo, è neces-sario capire come la rappresentazione di atti violenti e comportamenti suicidari si sviluppa all’interno delle piattaforme social, chi sono le cyber-vittime, modus operandi e che effetti sociali provoca sui “nuovi pubblici” online, la visualizzazione di questo tipo di contenuti nella vita online e offline. Due i principali og-getti d’indagine su cui concentrarsi: -definizione e tipologie di cyber-vittima e di cyber-suicidio: considerare una nuova

definizione, profilo e tipologia di vittima che

nasce all’interno dell’ambiente digitale, cosi

come del comportamento suicidario, riparten-

do dall’analisi del sociologo Durkheim e consi-

derando la natura interattiva dei nuovi media;

- ripercorrere la storia della vittima, moda-

lità di utilizzo del web e rappresentazione del

comportamento violento/suicidario sui social

(Facebook, Instagram, You Tube).

Questi sono elementi importanti che eviden-ziano questa relazione adolescente-web e de-vianza, cosi da studiarne attentamente le dif-ferenze: biografia vittima, contenuti postati in Rete, caratteristiche foto/video ritraente com-portamento suicidario-violento ,valutando la possibilità di individuare nuove tipologie di vittime online, di suicidio ed utilizzo delle piattaforme social, che alla fine hanno come base comune l’assenza di educazione ai media e con i media digitali, che più che strumenti di interconnessione e partecipazione, diventano palcoscenici violenti per autocelebrarsi.

Giacomo Buoncompagni

Social network: un mondo dove raccontarsi e mostrarsi

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SPALLA- artrite - artrosi - periartrite scapolo omerale - cuffia rotatori - tendinopatia calcifica - sovraspinato - CLBO - acromion claveare - borsite sad - calcificazioni - brachialgia - lussazione - lesione muscolo tendinea - traumi contrattivi, contusivi

GOMITO - artrite - artrosi - epicondilite (gomito tennista) - traumi contrattivi, contusivi

POLSO- artrite - artrosi - rizartrosi - tendinite- traumi contrattivi, contusivi, distorsivi

MANO - artrite - artrosi - tunnel carpale - dito a scatto - metacarpalgia - traumi contrattivi, contusivi

ANCA - artrite - coxartrosi - coxalgia - pubalgia - lussazione - necrosi testa femore, ovalizzata

COSCIA/GAMBA- traumi contrattivi, contusivi - ematomi

GINOCCHIO - artrite - gonartrosi - meniscopatie degenerative - lesioni legamenti - sinoviti - traumi distorsivi, contusivi - cisti di baker

CAVIGLIA - artrite - artrosi - traumi distorsivi, contusivi- lesioni - calcificazioni tendine d’achille

PIEDE - artrite - artrosi - talloniti - tarsalgie - speroni calcaneari - metatarsalgie - alluce valgo - sesamoidi - neuroma di Morton - tendinite - fascite plantare - trauma contusivo

PATOLOGIE VARIE - artrite reumatoide - artralgia - tendinite tenosinovite - calcificazioni - borsiti - sinoviti periostite - ritardi di consolidazione ossea

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IL PODOLOGO

Il presidente AIP Mauro Montesi

www.associazionepodologi.it36 senzaetà

L’interesse riscosso dai temi discussi al XXXI Congresso A.I.P., di cui abbiamo parlato nel numero precedente di

Senzaetà, merita un ulteriore approfondi-mento. Innanzi tutto occorre evidenziare l’impegno dell’Associazione per la formazio-ne dei podologi. Sono anni, infatti, che ven-gono prese molteplici iniziative volte ad ac-crescere il loro livello formativo, nell’interes-se di quanti soffrono di patologie podaliche. Lo testimoniano i temi trattati nei sei wor-kshop che si sono succeduti nelle quattro giornate di lavori. Si è cercato, insomma, di individuare l’uso di tecnologie e metodi dia-gnostici innovativi in grado di costituire un supporto indispensabile in fase di diagnosi e di terapia. Ci riferiamo all’interesse destato dalla relazione sul piede diabetico tenuta dal Presidente Montesi, dal Prof. Cavallini,

da Alice Volpini nonché dalla Direttrice della Scuola di Podologia dell’Università di Malta, Cynthia Formosa. E’ stata dimostrata la rile-vanza che assume, in chiave di prevenzione, la visita podologica al paziente diabetico. Il podologo infatti ha acquisito una vasta esperienza volta ad evitare le amputazioni maggiori o minori, che purtroppo fino al 2016 (ultimi dati disponibili del Ministero della Salute) hanno registrato una media annua di oltre 7mila casi (nel 2016 ben 7.796), cifre certamente non degne di un paese civile che, fra l’altro, vanta un servizio sanitario all’avanguardia. Sempre in tema di prevenzione, di fondamentale interesse le relazioni sulle patologie del piede nel bam-bino e nell’adolescente (Maurizio Volpini e, sempre dell’Università di Malta, Alfred Gatt). L’assistenza podologica è indispensabile per

Medici e podologi, lavoro di squadra

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evitare che difetti fisiologici nei primi anni di vita si trasformino in patologie ben più serie. Di grande interesse, ancora, le relazioni della sessione di chiusura tenute dall’avv. Croce e dalla dott.ssa Codella. Infine l’intervento della Senatrice Emilia Grazia De Biasi, Presi-dente della Commissione Sanità del Senato. Una lettura estremamente interessante sul Disegno di Legge, in approvazione proprio in quei giorni, per l’istituzione degli Ordini Professionali. I bisogni di salute cambiano e le professioni sanitarie sono profondamente qualificate per svolgere un ruolo della mas-sima utilità nell’ambito del S.S.N. Una grande attenzione da parte dei parte-cipanti è stata riservata alla tavola rotonda di apertura, nel corso della quale è stato af-frontato il problema dei rapporti tra medici e podologi. “Medici di medicina generale e podologi: l’integrazione come risorsa del S.S.N. per la prevenzione e la cura”, questo il titolo della tavola rotonda che ha aperto i lavori. Hanno partecipato Mariapia Garava-glia, già Ministro della Salute e Presidente dell’Istituto superiore studi sanitari G. Can-narella; Pierluigi Bartoletti, Vicesegretario nazionale della FIMMG; Enrico Delfini della FIMMG di Bologna, nonché Mauro Montesi, Presidente A.I.P, che ha aperto e chiuso il di-battito. E’ stato affrontato il problema della scarsa conoscenza che i medici hanno della podologia con la conseguenza di una assai rara integrazione. E’ per questo che quanti soffrono di patologie podaliche (soprattutto gli anziani di cui il 70 % ne soffre) vanno ad

L’integrazione al centro della

giornata di apertura del XXXI congresso nazionale dell’A.I.P

aumentare l’affollamento nel pronto soc-corso ed anche negli ospedali per patologie quasi sempre risolvibili ricorrendo all’assi-stenza podologica.“E’ assolutamente necessario - ha concluso Montesi - che un paziente diabetico che viene

visitato dal suo medico di famiglia venga

indirizzato dal podologo affinché, a seguito

di una accurata visita ai piedi , possa essere

realizzata quella prevenzione necessaria ad

evitare ogni tipo di amputazione”.Benedetto Leone

Nella pagina a sinistra in alto il prof. Alfred Gatt, l’on. Mariapia Garavaglia, la dott.ssa Formosa e il presidente Montesi.

In alto un momento dei seminari che hanno caratterizzato i numerosi incontri di approfondimento del Congresso

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EDUCAZIONE FINANZIARIA

I mercati finanziari sono sempre più complessi, sia tecnicamente sia dal punto di vista della tecnologia ed è

quindi particolarmente difficile per i risparmiatori orientarsi tra le numero-se scelte di investimento. Mercati dalle mille opportunità e dai mille segnali, non sempre di facile comprensione per i non addetti ai lavori. Come fare allora a capire quale prodotto risponde meglio alle proprie esigenze di investimento o di pianificazione finanziaria, in un momen-to in cui gli investimenti meno rischiosi offrono rendimenti sotto lo zero? E come scegliere il consulente a cui affidarsi? Meglio appoggiarsi a un esperto o fare da soli, magari tramite piattaforme di inve-stimento online? Spesso a tutte queste domande si trova la soluzione più facile: mi affido a Tizio che non conosco ma di cui mi hanno parlato bene, lui è un esperto e saprà consigliar-mi. I casi di cronaca, purtroppo frequenti

e dolorosi, ci insegnano che non si può più ragionare in questo modo.

È vero: i mercati sono sempre più complessi, la materia molto difficile, ma oggi non ci si può esimere dall’avere un ruolo attivo e consapevole nelle scelte che riguardano il proprio denaro. Questo è infatti una risorsa indispensabile per il proprio futuro, a livello individuale e sociale; una risorsa preziosa in quanto limitata e quindi da gestire con enor-me cura e responsabilità. Ci vuole, dunque, una presa in carico a livello individuale della responsabilità di capire e scegliere in modo informato: in fondo, anche la matematica e il latino sono materie complicate, eppure si sono sempre studiate e con gli adeguati strumenti, ma soprattutto con la necessaria consapevolezza, ce la possiamo fare anche con l’economia.Le periodiche indagini sul livello di compe-tenza finanziaria degli italiani ci offrono pur-troppo uno scenario preoccupante, ben det-

Il nuovo ruolo della Banca

Operazioni e scelte,

pianificazioni, investimenti:

di chi fidarsi? Verso una

nuova cultura economica…

la FEDUF inizia dalle

scuole

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39senzaetà

tagliato nel Rapporto della Consob 2016 che conferma ancora una volta il basso livello di conoscenze finanziarie delle famiglie italia-ne: poco più del 40% degli intervistati è in grado di definire correttamente alcune no-zioni di base, quali inflazione e rapporto fra rischio e rendimento, mentre alcuni concetti più sofisticati riguardanti le caratteristiche dei prodotti più diffusi registrano percen-tuali anche inferiori, talvolta fino all’11%. Un dato che si specchia nell’analisi S&P Global FinLit Survey (presentata nell’estate dello scorso anno) sul livello di diffusione dell’e-ducazione finanziaria nei Paesi del G7 che, in una scala percentuale da 1 a 100, colloca l’Italia all’ultimo posto (37%) e il Canada al primo (68%).Il mondo bancario negli ultimi dieci anni ha cercato di contribuire alla crescita del capitale umano del Paese promuovendo la diffusione capillare dell’educazione finan-ziaria sul territorio ed in particolare nelle scuole. I numeri raggiunti sono importanti (3.400 scuole, 10.127 classi e circa 253.000 studenti iscritti ai programmi; circa 10.000 insegnanti; decine di migliaia di bambini e ragazzi coinvolti nelle centinaia di eventi organizzati sul territorio) e lo sforzo so-stenuto imponente, sebbene gli obiettivi, come dimostrano i dati raccolti da più fonti internazionali, siano ben lontani dall’essere raggiunti.Va tuttavia ricordato che, ogni giorno, circa 10 milioni di cittadini adulti senza compe-tenze economiche di base devono affrontare scelte economiche e, a differenza di ciò che accade nel mondo della scuola, non c’è un canale preferenziale che attraverso luoghi, orari e discipline, consenta di avvicinarli. Gli adulti sono un pubblico frammentato, ete-rogeno, non localizzato. Hanno poco tempo ed urgenze che portano ad effettuare scelte economiche in modo sbrigativo o poco ap-profondito, non investono minuti preziosi in ricerche e comparazioni e scelgono quindi prodotti e servizi in modo spesso inconsa-pevole. Questo è oggi il vero problema del nostro Paese. Problema che nessun soggetto pubblico o privato può affrontare da solo. E’ quindi indispensabile un’azione congiunta tra tutti i soggetti impegnati nella diffusio-

ne dell’educazione finanziaria, affinché le energie profuse in questo ambito possano essere incanalate in una direzione unitaria e alimentare un processo sistematico e con-tinuativo.In questa prospettiva, il settore bancario ha investito molte risorse, dando vita, tra l’al-tro, alla Fondazione per l’Educazione Finan-ziaria e al Risparmio (Feduf). Obiettivo della Fondazione, è quello di fungere da centro di aggregazione del mondo finanziario privato per mettere a disposizione del Paese, a fian-co delle Istituzioni nazionali e locali, la gran-de quantità di esperienze di successo svilup-pate. Uno dei maggiori ostacoli alla diffusio-ne della cultura economica in Italia, infatti, è proprio la parcellizzazione delle iniziative, la mancanza di sistematicità e di progettualità, che deriva dalla carenza di obiettivi condivi-si e di una strategia nazionale.La missione della Fondazione si basa sulla condivisione e la sinergia. Per questo, negli anni, ha rafforzato la sua politica di alleanze, sia a livello centrale con il Ministero dell’I-struzione, dell’Università e della Ricerca, sia sul territorio, siglando protocolli di collabo-razione con le Regioni, gli Uffici Scolastici. In questo modo, grazie al grande lavoro svolto dalle reti territoriali delle banche presenti, è stato possibile iniziare la diffusione di una nuova cultura di cittadinanza economica.Resta il problema degli adulti che spesso,

a differenza dei giovani, affrontano questo argomento con diffidenza e un po’ di sogge-zione. Si tratta quindi di trovare strumenti di comunicazione in grado di attrarre e inte-ressare, attività che la Fondazione conduce insieme alle Associazioni dei Consumatori e le pubbliche amministrazioni locali organiz-zando incontri di approfondimento, dibattiti con esponenti delle banche e dei consuma-tori, teatralizzazioni e laboratori intergene-razionali.A tutto questo lavora la Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio. Certo, è solo l’inizio. Ma è un buon inizio, perché l’educazione finanziaria si sta facen-do strada nella cultura generale del Paese e, grazie all’impegno dei tanti soggetti attivi, acquisirà nel tempo una rilevanza sempre maggiore quale nuova competenza di citta-dinanza.

Capire per

scegliere

in modo informato

Un progetto

formativo

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40 senzaetà

GRANDI MALATTIE

La sifilide è una malattia infettiva cono-sciuta in tutto il mondo da oltre 500 anni. L’infezione è causata da un batte-

rio a forma di spirale, noto come Treponema Pallidum, appartenente alla famiglia delle treponematacee. Il nome fu coniato dal letterato e scienziato veronese Gerolamo Fracastoro nella prima metà del 1500. Nella sua opera ‘Syphilis sive de morbo gallico’, si narra del pastore greco Sìfilo il quale, per aver recato offesa al Dio Apollo, venne punito con una terribile ma-lattia deturpante. Nella tradizione popolare, si pensa sia stata introdotta nel continente europeo dai ma-rinai di Cristoforo Colombo, al ritorno dalla scoperta del Nuovo Mondo. Da essi, la malat-tia si sarebbe trasmessa ad alcune prostitute napoletane, che a loro volta avrebbero con-tagiato i soldati dell’armata di Carlo VIII nel 1494, quando invasero Napoli per risalire l’intero Paese. Da allora, in Italia la sifilide venne chiamata per almeno due secoli ‘morbo gallico’ o ‘mal francese’. Per alcuni, l’avvento della patolo-gia fu provocato addirittura da una rarissima congiunzione astrale tra Giove e Saturno nella costellazione dello Scorpione, avvenuta ben dieci anni prima, nel 1484. Anno dopo anno, continuò a presentare le caratteristi-che di una grave epidemia, almeno fino ai primi del Novecento. Il batterio responsabile fu scoperto nel 1905 dal biologo F. Schaudinn e dal sifilografo E. Hoffmann di Amburgo. Ma la malattia poté essere curata con suc-cesso solo dal 1943, quando gli scienziati Fleming, Abraham e Chain scoprirono la

Penicillina. Prima di allora, le terapie si limi-tavano all’isolamento della persona infetta e all’uso dell’unguento mercuriale, utilizzato per le malattie della pelle e con importanti effetti collaterali. Non a caso, era in voga il detto ‘Una notte con Venere e tutta la vita con Mercurio’. La Sifilide è una malattia ancora attuale. Il contagio si verifica quando i batteri entrano nel corpo per diverse vie, come durante un rapporto sessuale, mediante trasfusione di sangue, con l’utilizzo di oggetti appartenenti a persone infette, come un rasoio, o dalla madre al feto. Il periodo di incubazione dura tre settimane. Al termine, compare un piccolo nodulo di circa 1 cm, da cui si origina una ferita indo-lore, dal fondo liscio di color rame, che gua-risce in circa un mese. In assenza di diagnosi e terapie adeguate possono verificarsi gravi danni a livello della cute, del sistema cardiovascolare e dell’ap-parato muscolo-scheletrico. Nella sua fase finale, può danneggiare il si-stema nervoso centrale causando confusione mentale e demenza. Fortunatamente, grazie all’efficacia dell’anti-biotico, è oggi curabile. Tuttavia, dopo un lungo periodo di regres-sione, negli ultimi anni si sta nuovamente diffondendo anche in Italia, favorendo la tra-smissione di altri virus come l’HIV. Secondo il rapporto dell’Oms, ogni anno nel mondo compaiono dodici milioni di nuovi casi. L’infezione si manifesta più frequentemente nella fascia d’età sessualmente attiva, tra 15 e 40 anni e nei Paesi in via di sviluppo.

Riccardo Fraternali

Sifilide, malattia di Venere portata ‘dalle stelle’

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SOCIETÀ E FUTURO

www.fiduciariamarche.it42 senzaetà

Fiduciaria Marche è di nuovo protagoni-sta in un ruolo internazionale impor-tante e delicato.

E’ stato infatti varato dal Governo uscente il nuovo scudo fiscale per chi presta servizio nelle Ambasciate e Consolati italiani all’e-stero, Uffici e sedi ICE (Istituto Commercio Estero), il personale MAECI (personale appartenente alla Carriera Diplomatica del Ministero degli Affari Esteri). Gli ex iscritti Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) ed ex frontalieri, ossia coloro che maturano guadagni e conseguono stipendi come dipendenti e di conseguenza hanno conti correnti all’estero, e natural-mente possono avere là proprietà, capitali investiti o depositati, in virtù della loro atti-vità e della professione, anche in seguito alla loro cancellazione dall’Aire e al loro rientro

in Italia, possono aver omesso negli anni il monitoraggio e quindi la compilazione del quadro RW della propria dichiarazione dei redditi. Questo accade anche nell’erronea convin-zione che trattandosi di attività estera de-rivante da lavoro all’estero, ciò non debba essere dichiarato in Italia. Ma in tal caso tale omissione costituisce pericolo di finire sotto il mirino della Guardia di Finanza e di dover poi pagare salate sanzioni, oltre alla preoc-cupazione di incappare in reati penali.Il decreto legge fiscale collegato al DDl di Bilancio 2018 prevede invece un nuovo emendamento che introduce il nuovo Scudo fiscale ad hoc per i diretti interessati. In sostanza l’emendamento permette, attra-verso il pagamento di un 3% del valore della giacenza su conti correnti esteri, la regola-

Scudo fiscale per Ambasciate e Consolati:nuovo impegno per Fiduciaria Marche

Due incontri per le novità risultate

dall’applicazionedella disciplina europea

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CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONEDott. Valerio Vico - Presidente e AD

dott. Mario Giugliarelli - Consigliere e ADdott. Federico Barbieri - Consigliere e AD

PROCURATORIdott. Francesco De Benedetto

(senior trust consultant)dott. Pietro Giugliarelli

(procuratore)dott. Rossi Salvatore (attività finanziarie)

dott. Massimo Saracini (Partecipazioni societarie)

ORGANIGRAMMA

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rizzazione dell’investimento estero anche ai fini dell’imposta sui redditi. Evitando guai e preoccupazioni di altra natura.Su tale tema, insieme all’istituzione di una mini “voluntary disclosure” con istanza en-tro il 31 luglio 2018, che riguarda la “sana-toria per gli investimenti illecitamente dete-nuti all’estero dai frontalieri e dai soggetti in precedenza fiscalmente residenti all’estero”, la Fiduciaria Marche ha assunto un nuovo impegno di responsabilità, nella massima trasparenza e legalità.Per questo il presidente della Fiduciaria Marche, dott. Valerio Vico, è stato protagoni-sta dell’incontro ai vertici con la Farnesina, ai fini di una collaborazione fattiva con il Ministero degli Affari Esteri e della Coopera-zione internazionale, stabilendo trattamenti favorevoli su mandati fiduciari, adempimen-ti tributari e antiriciclaggio e sulle operazio-ni relative.

Antiriciclaggio, cambia la disciplinaAnche la Fiduciaria Marche con il presidente Valerio Vico, Federico Barbieri e Salvatore Rossi, era presente all’incontro di Roma su “La nuova disciplina antiri-ciclaggio”, una delle materie più dibattute ed attuali del momento. Cambiano le norme, aumentano le difficoltà interpretative ma vederci chiaro è un dovere ed una necessità per chi, come la Fiduciaria Marche, affronta tali argomenti tutti i giorni ed a livello internazionale.Dopo i saluti del presidente dell’Istituto Luigi Sturzo, Nicola Antonelli, è stata Rosy Bindi ad aprire i lavori con una relazione dal titolo “Tra mafia e corruzione: perché una nuova normativa antiriciclaggio”. Poi il moderatore, prof. Isaia Sales, ha dato la parola e Franco Roberti, Procuratore nazionale Antimafia, che ha parlato di “Riciclaggio e finanziamenti al terrorismo: risultanze investigative”. Dopo il saluto del comandante GDF gen. Giorgio Toschi è intervenuto il direttore UIF Claudio Clemente: “L’obbligo di segnalazione di operazione sospetta. Le comunicazioni oggettive” e il Gen. D. Stefano Screpanti, Capo III Reparto Operazioni Comando Generale GDF: “Attività del Corpo in materia di prevenzione e contrasto al riciclag-gio”. De “Il nuovo impianto sanzionatorio” ha parlato Gaspare Sturzo, GIP Tribuna-le Roma. Infine le “Novità in tema di obblighi di adeguata verifica della clientela” di Vincenzo Mirko Carlone (Compliance Banco BPM)Nella Gazzetta ufficiale n. 140 del 19 giugno 2017 è stato pubblicato il Dgls n. 90 del 25 maggio 2017, con il quale è stata recepita nel nostro ordinamento la IV Di-rettiva antiriciclaggio (UE) 2015/849 con relative modifiche.Per questo, dopo il convegno di Roma, la Fiduciaria Marche ha partecipato anche all’incontro organizzato ad Ancona dall’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili, intitolato “Le novità antiriciclaggio per i professionisti dopo la IV direttiva Cee”, fortemente voluto dal presidente Stefano Coppola, che ha invitato gli esper-ti Laura Macci e Nicola Perna, il gen Vincenzo Amendola (comandante provinciale della GDF di Ancona) e il prof. Emanuele FIsicaro del Centro studi europeo antirici-claggio di Milano.

Ecco la mini

“voluntary

disclosure”

(entro luglio),

per sanare

gli investimenti

all’estero

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ASSOCIAZIONI

L’Associazione Partenope Dacia rap-presenta una realtà nel panorama degli operatori del terzo settore

che dalla Campania si impegna su tutto il territorio nazionale isole comprese. Infatti riportiamo qui di seguito due testimonianze delle responsabilità assunte di recente dal presidente Piero Romano, a Milano con la mutua CesarePozzo e a Olbia con la Confim-prenditori.Partenope Dacia mette al centro dei servizi offerti la “persona” intesa come soggetto con una molteplicità di bisogni ed esigenze ed è proprio intorno alla persona e per la perso-na che traduce nella pratica una particolare attenzione alla qualità dei servizi offerti.

NAPOLI - Novità positive nel campo della solidarietà: l’associazione Partenope Dacia ha firmato una importante con-venzione nazionale con la Fondazione di Mutuo Soccorso CesarePozzo. “E’ un

passo fondamentale per l’ausilio sociale che

Partenope Dacia si è sempre riproposta di

garantire a tutti i livelli della solidarietà – ha detto con orgoglio il presidente Piero Romano – Ciò significa mantenere fermo il

proposito di applicare la vera missione che c’è

nel nostro statuto”. Partenope Dacia infatti oltre che costituire un braccio operativo nel campo del lavoro e dell’assistenza alle fasce deboli, con esperti consulenti di pratiche socio-sanitarie, legali e fiscali, supporta nella contrattualistica molti cittadini e lavoratori nei più svariati settori non solo del sociale. Il connubio con la Fondazione Cesare Pozzo fa scattare una collaborazione complementare

e preziosa su tutto il territorio nazionale, poiché infatti anche se le sedi ufficiali sono l’una a Napoli e l’altra a Milano, si può dire che con oltre 60 sedi in tutte le città l’assi-stenza arriva puntuale e diretta ovunque.

OLBIA. L’obiettivo è costituire una compa-gnia finanziaria indipendente. Il progetto è stato lanciato dal Comitato promotore, che vede in prima linea Confimprenditori Sar-degna. A sposare l’idea anche Associazione Partenope Dacia, Solidarietà Iwf Europa e CoFin Sarda. “Era particolarmente sentita la

promozione della costituzione di una com-

pagnia finanziaria indipendente, con sede a

Olbia, operante in tutto il territorio regionale

e con la previsione di istituire sportelli nella

penisola, in particolar modo nelle sedi di Con-

fimprenditori – spiega Gian Franco Seddone, presidente del Comitato promotore –. Si

parte con la finanziaria per trasformarla un

domani in una banca di credito cooperativo

tutta sarda al raggiungimento del capitale di

6 milioni di euro, mentre per la finanziaria

ne occorrono 2 milioni e 500mila. La finan-ziaria si fonda sui principi del solidarismo e del mutualismo. “Un modo per soddisfare le

esigenze di chi vive, opera e investe in Sarde-

gna – continua Seddone –. Lo scopo è dare ai

propri soci la possibilità di ottenere credito

per iniziative imprenditoriali capaci di una

effettiva ricaduta economica”. Il consulente tecnico del progetto è Pietro Romano, ex direttore di Banca Intesa. All’incontro nella sede di Confimprenditori in via Veronese, ha partecipato anche il vicesindaco Angelo Cocciu.

Partenope Dacia, impegno a 360 gradiIn difesa delle fasce deboli e per la qualità dei servizi offerti. Il presidente Romano a Milano e Olbia

L’ASSOCIAZIONE L’Associazione di Promozione Socia-le Partenope Dacia nata nel 2009 ha lo scopo di favorire un’ampia integrazione multietnica, promuovendo una cultura della pace, della solidarietá dell’antiraz-zismo e dell’ambiente per una nuova qualitá della vita urbana e realizzare ini-ziative educative e di intrattenimento in favore dei residenti nella cittá di Napoli sia italiani che stranieri. Inoltre l’associa-zione promuove, con le sue iniziative, la convivenza e la tolleranza fra i cittadini ed esclude ogni forma di discriminazione e intolleranza.

L’Associazione Promozione Sociale Partenope Dacia, ha sede in:

80138 - Napoli - Corso Umberto I° n. 228Telefono: 081 5630352

[email protected]

www.partenopedacia.org

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NAPOLI, corso Umberto I, 228 ANCONA - via Caduti del Lavoro, 12 -Tel. 071.2868225

Direttore responsabile Luca Guazzati - [email protected]

Hanno collaborato Giacomo Buoncompagni, Julian Burnett, Nico Coppari, Riccardo Fraternali,

Andrea Maccarone, Davide Pazzaglia, Piero Romano, Lino RignaneseNicolò Scocchera, Elisa Scoccia, Rolando Zoppi

Grafica studio PIXEL

Comitato scientifico Manuela Rodriquez, Dip. di Farmacia, Università di Salerno

Giovanni Conti, legale, Marieli Ruini, antropologa, Un. La Sapienza

Armando Messineo, Presidente Mutua CesarePozzo

Ufficio CommercialeAndrea Fabri, [email protected]

StampaTECNOPRINT NEW s.r.l.

Ancona Reg.Trib.Ancona n. 12 del 27/06/2003 POSTE ITALIANE SPA Sped.in abb. postale D.L. 353/2003

Conv. in L. 27/02/2004 n. 46 Art. 1, Comma 1, DCB Ancona ISCRIZIONE AL ROC N. 13078 del 16/12/201

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ROMA - L’industria della sanità cura l’eco-nomia e la società del Paese. Così il Rap-porto di Confindustria sulla filiera della Salute riassume il grande valore economi-co e sociale che il comparto costituito da sanità pubblica, impresa privata e indotto mette al servizio dell’Italia. La “white economy” è una delle principali aree di sviluppo dell’economia in cui il nostro Paese – alla luce delle classifiche internazionali – ha un considerevole van-taggio competitivo. Ciò anche grazie al modello di sanità pubblica adottato, all’in-tegrazione virtuosa fra componente pub-blica e privata e all’eccellenza nelle compe-tenze espressa dalla componente medica e professionale. Un mix unico che va inserito nell’ambito di politica industriale, valoriz-zandone le eccellenze e promuovendole come elemento costitutivo del Made in Italy. Secondo lo studio, realizzato insie-me alle confederali Aiop, Assobiomedica, Farmindustria, Federchimica e Federter-me, la white economy è un potente driver dell’economia italiana: contribuisce al Pil

White economy decisiva per lo sviluppoSecondo il rapporto “Filiera della Salute” di Confindustria, il settore vale

l’11% del Pil e dà lavoro a 2,4 milioni di persone. E’ il nuovo made in Italy

nazionale per il 10,7%, dando lavoro ad oltre 2,4 milioni di persone (circa il 10% dell’occupazione complessiva). Qui i principali indicatori di performan-ce – nonostante la crisi – registrano mi-glioramenti significativi: la filiera della salute “privata” (manifattura, commercio e servizi sanitari privati) rappresenta da so-

la,rispetto all’economia del Paese, il 4,9% del fatturato (144 mld di euro), il 6,9% del valore aggiunto (49 mld di euro), il 5,8% dell’occupazione (circa 910.000 persone) e il 7,1% delle esportazioni (oltre 28 mld di euro), con valori tutti in crescita rispetto al 2008.

a.c.

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