Nicolò Machiavelli, Discorsi sopra la prima deca di Tito · PDF fileLetteratura...

download Nicolò Machiavelli, Discorsi sopra la prima deca di Tito  · PDF fileLetteratura italiana Einaudi Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio di Niccolò Machiavelli

If you can't read please download the document

Transcript of Nicolò Machiavelli, Discorsi sopra la prima deca di Tito · PDF fileLetteratura...

  • Letteratura italiana Einaudi

    Discorsi soprala prima Decadi Tito Livio

    di Niccol Machiavelli

  • Edizione di riferimento:in Tutte le opere, a cura di Mario Martelli,Sansoni, Firenze 1971

    Letteratura italiana Einaudi

  • Niccol Machiavelli a Zanobi Buondelmontie Cosimo Rucellai 1

    Libro primo 2Libro secondo 151Libro terzo 260

    Letteratura italiana Einaudi

    Sommario

  • 1Letteratura italiana Einaudi

    NICCOLO MACHIAVELLIA ZANOBI BUONDELMONTI E COSIMO RUCELLAI

    SALUTE.

    Io vi mando uno presente, il quale, se non corrispon-de agli obblighi che io ho con voi, tale, sanza dubbio,quale ha potuto Niccol Machiavelli mandarvi maggio-re. Perch in quello io ho espresso quanto io so e quantoio ho imparato per una lunga pratica e continua lezionedelle cose del mondo. E non potendo n voi n altri de-siderare da me pi, non vi potete dolere se io non vi hodonato pi. Bene vi pu increscere della povert delloingegno mio, quando siano queste mie narrazioni pove-re; e della fallacia del giudicio, quando io in molte parte,discorrendo, minganni. Il che essendo, non so quale dinoi si abbia ad essere meno obligato allaltro: o io a voi,che mi avete forzato a scrivere quello che io mai per memedesimo non arei scritto; o voi a me, quando, scriven-do non vi abbi sodisfatto. Pigliate, adunque, questo inquello modo che si pigliano tutte le cose degli amici; do-ve si considera pi sempre la intenzione di chi manda,che le qualit della cosa che mandata. E crediate che inquesto io ho una sola satisfazione, quando io penso che,sebbene io mi fussi ingannato in molte sue circunstan-zie, in questa sola so chio non ho preso errore, di avereeletto voi, ai quali, sopra ogni altri, questi mia Discorsiindirizzi: s perch, faccendo questo, mi pare avere mo-stro qualche gratitudine de beneficii ricevuti: s perche mi pare essere uscito fuora delluso comune di coloroche scrivono, i quali sogliono sempre le loro opere aqualche principe indirizzare; e, accecati dallambizionee dallavarizia, laudano quello di tutte le virtuose quali-tadi, quando da ogni vituperevole parte doverrebbonobiasimarlo. Onde io, per non incorrere in questo errore,ho eletti non quelli che sono principi, ma quelli che, perle infinite buone parti loro, meriterebbono di essere;

  • Niccol Machiavelli - Discorsi

    non quelli che potrebbero di gradi, di onori e di ricchez-ze riempiermi, ma quelli che, non potendo, vorrebbonofarlo. Perch gli uomini, volendo giudicare dirittamente,hanno a stimare quelli che sono, non quelli che possonoessere liberali, e cos quelli che sanno, non quelli che,sanza sapere, possono governare uno regno. E gli scrit-tori laudano pi Ierone Siracusano quando egli era pri-vato, che Perse Macedone quando egli era re: perch aIerone ad essere principe non mancava altro che il prin-cipato; quellaltro non aveva parte alcuna di re, altro cheil regno. Godetevi, pertanto, quel bene o quel male chevoi medesimi avete voluto: e se voi starete in questo er-rore, che queste mie opinioni Vi siano grate, non man-cher di seguire il resto della istoria, secondo che nelprincipio vi promissi. Valete.

    2Letteratura italiana Einaudi

  • LIBRO PRIMO

    Ancora che, per la invida natura degli uomini, siasempre suto non altrimenti periculoso trovare modi edordini nuovi, che si fusse cercare acque e terre incogni-te, per essere quelli pi pronti a biasimare che a laudarele azioni daltri; nondimanco, spinto da quel naturaledesiderio che fu sempre in me di operare, sanza alcunorespetto, quelle cose che io creda rechino comune bene-fizio a ciascuno, ho deliberato entrare per una via, laquale, non essendo suta ancora da alcuno trita, se la miarrecher fastidio e difficult, mi potrebbe ancora arre-care premio, mediante quelli che umanamente di questemie fatiche il fine considerassino. E se lo ingegno pove-ro, la poca esperienzia delle cose presenti e la debole no-tizia delle antique faranno questo mio conato difettivo edi non molta utilit; daranno almeno la via ad alcunoche, con pi virt, pi discorso e iudizio, potr a questamia intenzione satisfare: il che, se non mi arrecher lau-de, non mi doverebbe partorire biasimo.

    Considerando adunque quanto onore si attribuiscaallantiquit, e come molte volte, lasciando andare infi-niti altri esempli, un frammento duna antiqua statua siasuto comperato gran prezzo, per averlo appresso di s,onorarne la sua casa e poterlo fare imitare a coloro chedi quella arte si dilettono; e come quegli dipoi con ogniindustria si sforzono in tutte le loro opere rappresentar-lo; e veggiendo, da laltro canto, le virtuosissime opera-zioni che le storie ci mostrono, che sono state operate daregni e republiche antique, dai re, capitani, cittadini, la-tori di leggi, ed altri che si sono per la loro patria affati-cati, essere pi presto ammirate che imitate; anzi, in tan-to da ciascuno in ogni minima cosa fuggite, che di quellaantiqua virt non ci rimasto alcun segno; non posso fa-re che insieme non me ne maravigli e dolga. E tanto pi,

    Niccol Machiavelli - Discorsi

    3Letteratura italiana Einaudi

  • Niccol Machiavelli - Discorsi

    quanto io veggo nelle diferenzie che intra cittadini civil-mente nascano, o nelle malattie nelle quali li uomini in-corrono, essersi sempre ricorso a quelli iudizii o a quelliremedii che dagli antichi sono stati iudicati o ordinati:perch le leggi civili non sono altro che sentenze datedagli antiqui iureconsulti, le quali, ridutte in ordine, apresenti nostri iureconsulti iudicare insegnano. N an-cora la medicina altro che esperienze fatte dagli anti-qui medici, sopra le quali fondano e medici presenti eloro iudizii. Nondimanco, nello ordinare le republiche,nel mantenere li stati, nel governare e regni, nello ordi-nare la milizia ed amministrare la guerra, nel iudicare esudditi, nello accrescere limperio, non si truova princi-pe n republica che agli esempli delli antiqui ricorra. Ilche credo che nasca non tanto da la debolezza nella qua-le la presente religione ha condotto el mondo, o da quelmale che ha fatto a molte provincie e citt cristiane unoambizioso ozio, quanto dal non avere vera cognizionedelle storie, per non trarne, leggendole, quel senso ngustare di loro quel sapore che le hanno in s. Dondenasce che infiniti che le leggono, pigliono piacere di udi-re quella variet degli accidenti che in esse si contengo-no, sanza pensare altrimenti di imitarle, iudicando laimitazione non solo difficile ma impossibile; come se ilcielo, il sole, li elementi, li uomini, fussino variati di mo-to, di ordine e di potenza, da quello che gli erono anti-quamente. Volendo, pertanto, trarre li uomini di questoerrore, ho giudicato necessario scrivere, sopra tutti quel-li libri di Tito Livio che dalla malignit de tempi non cisono stati intercetti, quello che io, secondo le cognizionedelle antique e moderne cose, iudicher essere necessa-rio per maggiore intelligenzia di essi, a ci che coloroche leggeranno queste mia declarazioni, possino pi fa-cilmente trarne quella utilit per la quale si debbe cerca-re la cognizione delle istorie. E bench questa impresasia difficile, nondimanco, aiutato da coloro che mi han-

    4Letteratura italiana Einaudi

  • no, ad entrare sotto questo peso, confortato, credo por-tarlo in modo, che ad un altro rester breve cammino acondurlo a loco destinato.

    1

    Quali siano stati universalmente i principii di qualunquecitt, e quale fusse quello di Roma.

    Coloro che leggeranno quale principio fusse quellodella citt di Roma, e da quali latori di leggi e come ordi-nato, non si maraviglieranno che tanta virt si sia perpi secoli mantenuta in quella citt; e che dipoi ne sianato quello imperio al quale quella republica aggiunse.E volendo discorrere prima il nascimento suo, dico chetutte le cittadi sono edificate o dagli uomini natii delluogo dove le si edificano o dai forestieri. Il primo casooccorre quando agli abitatori dispersi in molte e piccoleparti non pare vivere securi, non potendo ciascuna pers, e per il sito e per il piccolo numero, resistere allim-peto di chi le assaltasse; e ad unirsi per loro difensione,venendo il nimico, non sono a tempo; o quando fusso-no, converrebbe loro lasciare abbandonati molti de lororidotti; e cos verrebbero ad essere subita preda dei loroinimici: talmente che, per fuggire questi pericoli, mossio da loro medesimi, o da alcuno che sia infra loro dimaggiore autorit, si ristringono ad abitare insieme inluogo eletto da loro, pi commodo a vivere e pi facile adifendere.

    Di queste, infra molte altre, sono state Atene e Vine-gia. La prima, sotto lautorit di Teseo, fu per simili ca-gioni dagli abitatori dispersi edificata; laltra, sendosimolti popoli ridotti in certe isolette che erano nella pun-

    Niccol Machiavelli - Discorsi

    5Letteratura italiana Einaudi

  • Niccol Machiavelli - Discorsi

    ta del mare Adriatico, per fuggire quelle guerre che ognid, per lo avvenimento di nuovi barbari, dopo la declina-zione dello Imperio romano, nascevano in Italia, comin-ciarono infra loro, sanza altro principe particulare chegli ordinasse, a vivere sotto quelle leggi che parevono lo-ro pi atte a mantenerli. Il che successe loro felicementeper il lungo ozio che il sito dette loro, non avendo quelmare uscita, e non avendo quelli popoli, che affliggeva-no Italia, navigli da poterli infestare: talch ogni piccoloprincipio li pot fare venire a quella grandezza nellaquale sono.

    Il secondo caso, quando da genti forestiere edificatauna citt, nasce o da uomini liberi o che dependono daaltri: come sono le colonie mandate o da una republica oda uno principe per isgravare le loro terre dabitatori, oper difesa di quel paese che, di nuovo acquistato, voglio-no sicuramente e sanza ispesa mantenersi; delle qualicitt il Popolo romano ne edific assai, e per tutto lim-perio suo: ovvero le sono edificate da uno principe, nonper abitarvi, ma per sua glori