Machiavelli Espresso II

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Anno I - Numero II - Dicembre 2013

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Numero II - Anno I - Dicembre/Gennaio 2014

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Page 1: Machiavelli Espresso II

Anno I - Numero II - Dicembre 2013

Page 2: Machiavelli Espresso II

L’umanità o l’illegalità: chi vince?

Di SIMONA FABOZZO

Libera. Associazioni, nomi e numeri contro

le mafie

Di ALESSANDRO MARCHETTI

Apuane il teatro di un ecocidio

di RACHELE PELLEGRINI

La penna è più potente della spada

di MIA BELEN MARTINEZ

Debating Society

di EMMA RONCAGLIA

Legalizzazione della droghe leggere

Intervista ai rappresentanti d’Istituto

Vivere è convivere

di MARTINA ANDREINI

Alternativamente tutti uguali

di SILVIA GIORGETTI

L’altro volto del Cinema Italiano

di GIOVANNI GIANNINI

Hanger Games la Ragazza di Fuoco

di MATILDE DAL CANTO

A Thousand splendid suns

di FRANCESCA DALLE PIAGGE

Ultime uscite

Eventi a Lucca

di IRENE FIORENZA

Giochi

Graphic Novel di MARCO RIDOLFI

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Indice

Page 3: Machiavelli Espresso II

NON DIMENTICHIAMOCI DEL SUO ESEMPIO

P roprio nei giorni in

cui questo numero

stava andando in

stampa, il mondo è

stato scosso dalla notizia della

morte di Nelson Mandela. Dire

che la sua scomparsa è stata

improvvisa sarebbe una grave

offesa alla lotta contro la morte

che l’eroe sudafricano stava

conducendo negli ultimi mesi.

Non per questo però una simile

notizia può passare inosserva-

ta. Un simile esempio di corag-

gio non può essere così facil-

mente dimenticato, in un mon-

do spesso a caccia di ideali e di

esempi da seguire. Mandela era

l’ultimo sopravvissuto di quel

ristretto gruppo di “eroi” del

XXI secolo di cui facevano

parte anche Martin Luther

King, Gandhi e pochi altri.

Quel gruppi di eroi che ha, al

di là di proclami politici e

spesso partendo dalla semplice

azione, fatto realmente qualco-

sa per migliorare il mondo. Era

un uomo coraggioso, Madiba

(soprannome attribuitogli dal

clan di appartenenza) ed aman-

te della libertà: sin dalla gio-

ventù, lottò contro l’apartheid,

le leggi di segregazione razzia-

le promulgate in Sudafrica nel

1948. Fondò insieme all’avvo-

cato Oliver Tambo uno studio

legale che offriva assistenza

gratuita a molti che, a causa

delle leggi razziali, non aveva-

no diritto ad una rappresentan-

za legale. Partecipò poi in pri-

ma persona alla lotta armata e

fu arrestato nel 1963. Sarà poi

liberato 27 anni dopo. In quegli

anni gli fu offerta la libertà

diverse volte, al carissimo

prezzo della rinuncia alla lotta

contro l’apartheid. Rifiutò

sempre, dimostrando una coe-

renza e un coraggio assai diffi-

cili da trovare. Divenuto presi-

dente nel 1994, ha guidato il

suo paese sulla strada verso

l’uguaglianza e la pace. Ma più

che sulla sua storia, noi voglia-

mo soffermarci sull’uomo

Mandela e su come quest’uo-

mo sia divenuto un simbolo per

il suo paese e non solo. Madiba

è stato, negli anni in cui il

mondo era ancora scosso dalle

guerre prima in Vietnam e poi

nel Golfo del Messico, il sim-

bolo, l’ul-

timo di un

mondo più

giusto, di

un mondo

che lotta

senza armi

per i pro-

pri ideali,

di un

mondo

dove si è

valutati

per i pro-

pri meriti

e non per l’appartenenza o

meno ad una razza o ad una

parte politica. Per questo, la

morte di Mandela, nonostante

fosse ormai quasi attesa, ha

suscitato un così grande scal-

pore. In un mondo ormai privo

di eroi che lottano e forse an-

che di motivi per cui lottare,

uno sguardo al passato ha aiu-

tato meglio a riflettere, a com-

prendere. Non siamo nessuno

per giudicare se e quanto Man-

dela sarà ricordato in futuro,

sarà la storia a deciderlo. Intan-

to però, dopo questa triste noti-

zia con le sue deprimenti con-

siderazioni, lasciamoci con una

immagine che lascia ben spera-

re. Alla celebrazione pubblica

per la sua commemorazione vi

è stata un’inattesa stretta di

mano tra il presidente america-

no Obama e quello cubano

Raul Castro. Un semplice ge-

sto, ma carico di significato.

Forse Madiba, seppur defunto,

ha reso possibile il miracolo. O

forse era solo un’immagine a

beneficio delle telecamere.

Chissà. Anche in questo caso,

la sovrana sarà la storia.

Alessandro

Marchetti II C

3

Attualità

Page 4: Machiavelli Espresso II

L’UMANITA’ O L’ILLEGALITA’: CHI VINCE?

C he il Sud Italia sia

culla e asilo per la

malavita è ormai un

luogo comune, e si è

abituati a guardare con estremo

distacco città preziosissime

come Palermo, Bari, Napoli,

Catanzaro e molte altre ancora.

E’ indubbio che la criminalità

organizzata sia una realtà co-

stante e per di più incombente

nel nostro paese, tuttavia sareb-

be doveroso da parte di tutti

noi fare un esame di coscienza:

uccidere il paese e la libertà

non si concretizza solo nello

sporcarsi le mani di sangue

piuttosto che nel chiedere il

pizzo o vendere droga, ma

l’omertà, il silenzio, il mene-

freghismo sono parimenti col-

pevoli.

Purtroppo, chi vive in realtà

come quelle del meridione si

trova ogni giorno a mettere alla

prova la propria integrità mora-

le, e non è sempre facile agire

coerentemente con le proprie

convinzioni. Nel Sud Italia in

generale, però non sono solo

l’omertà e il silenzio a gover-

nare; soprattutto la nuova ge-

nerazione si batte per una vita

all’insegna di una maggiore

presa di coscienza, attraverso

manifestazioni di protesta ed

eventi organizzati al fine di

consapevolizzare il resto della

cittadinanza riguardo i proble-

mi e le ingiustizie contingenti e

future.

A questo proposito va ricorda-

to il corteo svol-

tosi lo scorso 16 Novembre

nelle vie principali di Napoli,

che ha visto partecipare oltre

centomila manifestanti. Il mo-

tivo di questa mobilitazione?

La famosa “Terra dei Fuochi”,

così denominata perché luogo

di numerosi incendi per lo

smaltimento illegale di rifiuti

industriali, e comprendente la

zona di Giugliano, Villaricca e

Qualiano, è in questo momento

uno dei problemi che affliggo-

no maggiormente la città parte-

nopea. L’area tra Caserta e

Napoli, stuprata ogni giorno

con roghi di rifiuti speciali

provenienti da un sistema ma-

lato, racchiude oltre quaranta-

due comuni, per un totale di un

milione e mezzo di abitanti.

Più di dieci incendi al giorno

vengono appiccati in queste

zone, nelle quali l’acqua, il

suolo, l’aria si impregnano di

sostanze tossiche, inalate diret-

tamente dagli abitanti di tutta

la città di Napoli e addirittura

ingerite tramite prodotti agroa-

limentari coltivati nelle terre

campane. Purtroppo però la

lista nera non è finita: tra Ca-

serta e Napoli vengono smaltiti

anche rifiuti contenenti ingenti

quantità di amianto, di materia-

le tessile bisunto di solventi, di

percolato. Ognuna di queste

sostanze altamente nocive si

insediano nella terra che una

volta dava nutrimento a tutta

Italia e a gran parte dell’Euro-

pa e che ora porta numerose

vittime e malati.

Negli ultimi vent’anni in pro-

vincia di Napoli si è assistito

ad un incremento dei tassi di

mortalità dovuti ai tumori del

47% fra gli uomini e del 40%

fra le donne. Il numero di tu-

mori al colon retto, al fegato, ai

polmoni sta crescendo a vista

d’occhio.

È evidente come la corruzione

permei tutti gli ambiti della

realtà quotidiana e a tutti i

livelli. Alla luce di siffatti inac-

cettabili avvenimenti, sorge

spontaneo chiedersi quale sia

l’effettiva funzione dello Stato,

delle leggi, delle istituzioni nel

momento in cui non viene

garantito neanche l’inviolabile

diritto alla salute.

“Sfortunato quel popolo che

ha bisogno di eroi.” (Bertolt

Brecht): è questo il messaggio

da diffondere. Il singolo citta-

dino campano, come quello

siciliano o pugliese, non ha

nessuna colpa se non quella di

non poter rivoluzionare la pro-

pria terra natia da solo. L’indi-

gnazione arriva soprattutto da

questa gente, la quale in molti

casi è costretta a lasciare gli

affetti, la vita di sempre pur di

non vedere i propri figli mori-

re. Sfortunatamente, anche per

colpa della mancanza di infor-

mazione adeguata, chi non vive

in prima persona i problemi di

queste terre è molte volte por-

tato a giudicare e criticare sen-

za rendersi conto dei fattori

discriminanti presenti nel Sud

Italia, anche per colpa di una

4

Attualità

Page 5: Machiavelli Espresso II

L’UMANITA’ O L’ILLEGALITA’: CHI VINCE?

mancanza di informazione

adeguata.

La forza dell’umanità non

è altro che la consapevo-

lezza individuale che la

felicità non risiede negli

aspetti venali della quoti-

dianità, ma nel contributo

al nostro mondo, ai nostri

concittadini. È questo che

manca all’Italia in un

momento di crisi morale,

economica e sociale come

quello che stiamo vivendo

ora, ed è solo dalle piccole

convinzioni ? che nascono

grandi cambiamenti.

La situazione devastante e

inaccettabile del Sud Italia

è purtroppo provocata da

tutto il sistema italiano, a

partire dal governo stesso,

che molte volte fa dei

diritti umani uno strumen-

to lucroso. Nella “Terra

dei Fuochi” non vengono

bruciati solo i rifiuti indu-

striali provenienti da tutta

Italia: con loro vengono

distrutte anche le speranze

dell’umanità intera.

.

Simona Fabozzo II B LC

5

Attualità

P er combattere la crimi-

nalità organizzata non è

necessario diventare

magistrato, giudice e

seguire l’esempio di uomini co-

me Falcone e Borsellino “martiri

del XX secolo”. Ognuno di noi

può, nel suo piccolo, dare il suo

contributo, anche semplicemente

rifiutando di dimenticare le oltre

novecento vittime innocenti delle

mafie. Magistrati, giornalisti,

membri delle forze dell' ordine,

sacerdoti, imprenditori ma anche

semplici cittadini. È con questo

scopo che, nel 1995, don Luigi

Ciotti ha fondato “Libera. Asso-

ciazioni, nomi e numeri contro le

mafie”, associazione che negli

anni si è ingrandita e che oggi

conta oltre 1500 associazioni,

gruppi, scuole e realtà locali. Il

primo impegno di questa associa-

zione è stata una raccolta di un

milione di firme per una proposta

di legge che prevedesse il riutiliz-

zo sociale dei beni confiscati alle

mafie, che poi venne tradotta in

norma con la legge 7 marzo 1996

n. 109. Adesso Libera non gesti-

sce direttamente i quasi 10000

beni confiscati ma si impegna

affinché questi vengano riutiliz-

zati per il bene delle varie comu-

nità locali. Ed è interessante nota-

re come, nonostante la maggior

parte di questi beni, perlopiù

terreni agricoli, si trovi nel Sud

Italia, ve ne sia un gran numero

anche nel Nord, con una grande

concentrazione in Lombardia,

segno che la criminalità organiz-

zata non è solo una piaga del

meridione. Nell’ambito di questa

riqualificazione territoriale, Libe-

ra organizza anche “E!state Libe-

ri!”, un’esperienza di volontariato

in questi campi durante la quale i

giovani partecipano attivamente

alla rivalutazione del bene e, allo

stesso tempo, conoscono meglio

il fenomeno della criminalità

organizzata grazie ad incontri con

i familiari delle vittime. Però,

senza dubbio, le iniziative più

partecipate e conosciute di Libera

sono le “Giornate della memoria

e dell'impegno in ricordo delle

vittime delle mafie”, durante la

quale vengono organizzate una

marcia e un evento commemora-

tivo delle vittime. Quest’anno la

manifestazione è stata ospitata a

Firenze il 16 marzo. Per chi,

come me, ha partecipato, sono

indimenticabili quei tre colori,

l’arancione, il viola e il giallo

della bandiera di Libera, la can-

zone “I cento passi” che ricorda

l’omonimo film dedicato a Peppi-

no Impastato, ma soprattutto il

silenzio, nello stadio Artemio

Franchi, rotto da quei novecento

nomi scanditi come una litania.

Eravamo in centocinquantamila.

Centocinquantamila che hanno

creduto, anche solo per un gior-

no, che sconfiggere la mafia è

possibile e che ognuno può dare

il suo piccolo contributo. A volte

basta semplicemente non dimen-

ticare. E Libera, come dice il suo

stesso statuto, insegna soprattutto

questo: a non dimenticare.

Alessandro Marchetti II C LC

Page 6: Machiavelli Espresso II

APUANE: IL TEATRO DI UN ECOCIDIO

“ Mira spettacolo novo,

gli Iddii appariti su

l'Alpe di Luni subli-

me!( ..) Candore dei

marmi lontani, statua non na-

ta, la più bella!(..) Oh Alpe di

Luni, davanti alla faccia del

Mare la più bella, rupe che

s'infutura, (..)sostanza delle

forme eterne!” (giugno 1902.

lirica 26 D’Annunzio)

400 km quadrati di pura bellez-

za che si estende tra la valle del

Magra e quella del Serchio,

fino a stringere la mano della

dorsale appenninica . 1.946

metri di montagne che, subito

prima di toccare il cielo, na-

scondono i molti nidi dei più

nobili signori delle nuvole.

54.327 ettari di una superficie

su cui hanno trovato casa 3.000

specie di fiori, più della metà

di quelle esistenti in Italia. Un

paesaggio unico al mondo che

ha affascinato i più grandi

autori che il nostro paese possa

vantare, quali Dante, Ariosto,

D’Annunzio e Pascoli e meri-

tato l’attenzione dello sguardo

internazionale tanto da essere

dichiarato patrimonio dell’U-

NESCO. Questo e molto altro

sono le Alpi Apuane e così

come dal mare sono sorte mi-

gliaia di anni fa, oggi dal mare

ce le stanno portando via, su

enormi barconi da carico che

ogni giorno salpano dal porto

di Luni senza concedere a loro

né a noi la speranza di vederle

un giorno torna-

re a prendere il loro posto.

Ecocidio, il più grande disastro

ambientale d’Europa, arte,

progresso, tradizio-

ne, economia… con

qualunque nome voi

preferiate chiamarla

o mascherarla, non

impedirete a me di

definire l’escavazio-

ne del marmo Apua-

no una vergogna, e

seppur ancora oggi i

grandi imprenditori

del settore tentino di

giustificarla con essi,

i termini industria-

lizzazione, sviluppo

e civiltà non sono

propriamente utiliz-

zati quando vengono

associati a distruzio-

ne, scempio, profitto,

interessi e mafia.

Perché guardare con

disprezzo la dilagan-

te malavita del sud-

Italia quando permettiamo a

uno dei comuni più vicini al

nostro, quello di Carrara e agli

altri 21 facenti parte del parco

nazionale Apuano, di restringe-

re ogni anno i confini della

zona protetta così da gettare

sempre più montagne in pasto

alle trivellatrici e alle altre

macchine di morte, sotto la

pressione dei grandi industriali

svizzeri, russi, indiani e cinesi?

Non è forse questa criminalità

organizzata? Non è forse sfrut-

tamento di innocenti in nome

del dio denaro? Oggi sono

nove milioni le tonnellate di

marmo che annualmente ven-

gono portate via alle nostre

montagne, trasportate su ca-

mion non a norma e privi degli

adatti copertoni, attraverso le

strade della città in modo che

gli abitanti debbano vivere con

finestre e porte siliconate per

evitare la penetrazione in casa

delle polveri tossiche, rilasciate

dal marmo frantumato, e per

preservare sani almeno i pol-

moni dei loro figli. Strano

come le autorità interessate

preferiscano spendere 130

milioni nella costruzione di più

agevoli vie di comunicazione

per il passaggio dei camion

6

Attualità

Page 7: Machiavelli Espresso II

APUANE: IL TEATRO DI UN ECOCIDIO

trasportatori e altrettanti capita-

li nell’acquisto di “più efficien-

ti” macchinari o di quintali di

dinamite in nome del

“progresso” mentre si ostinano

attoniti a non spillare un cente-

simo per dei semplici copertoni

che potrebbero garantire una

vita sana ai propri concittadini.

Ancora qualcuno imperterrito e

cieco continua a difendere

questa pratica in virtù dell’in-

troito locale, della tradizione o

dell’arte, quando di locale,

tradizionale e artistico non è

rimasto niente. Le migliaia di

tonnellate di montagna perduta

annualmente, le trecento sem-

pre più grandi cave che ferisco-

no le Apuane, le cime di monti

ormai violentemente abbattute

senza rispetto con esplosioni

artificiali e le sorgenti

d’acqua pura, che scorro-

no nelle cavità del sotto-

suolo, perennemente

intaccate e distrutte, non

hanno come scopo un

rivale del David o della

Pietà; tre quarti del pro-

dotto viene infatti utiliz-

zato per la produzione di

carbonato di calcio,

esportato in tutto il mon-

do e squisitamente pagato

affinché ognuno di noi

possa ritrovarselo qualche

mese dopo nel proprio

dentifricio o nel mangime

per cani che acquistiamo

quotidianamente; il resto

finirà probabilmente co-

me pavimento nella son-

tuosa dimora di qualche

sceicco orientale. Non

pensate dunque a uomini

di montagna temprati dalla

fatica quando parlo di cavatori

né a scalpelli quando cito gli

strumenti di escavazione, per-

ché i primi ormai non esistono

più mentre le seconde sono

decisamente più invasive di

qualche martelletto.

Il pregiatissimo e invidiato

marmo bianco è solo nostro, e

NON è una risorsa rinnovabile,

semplicemente finirà come

stanno finendo le nostre mon-

tagne, le madri dei nostri primi

uomini, il rifugio di chi per

primo colonizzò la nostra terra,

e il risultato sarà che i nostri

nipoti dovranno limitarsi a

gustare la magia delle Alpi

nell’amaro dei loro dentifrici.

Ma non basta, perché a causa

dell’insaziabilità della loro

fame gli usurpatori fanno sì

che, già decapitate, le monta-

gne vengano anche svuotate

dall’interno e il loro irregolare

profilo che noi amiamo ammi-

rare al tramonto come faceva

D’annunzio, oggi non è che

l’involucro vuoto di un colosso

buono ingiustamente violentato

e poi sfruttato dalle grandi

multinazionali di automobili-

stica o moda che ne dissacrano

il cadavere per organizzarvi

all’interno suggestive esposi-

zioni o costose sfilate. Loro, le

Apuane, adesso riportate alla

primordiale verginità grazie

alla neve che delicata ne rico-

pre i traumi, gridano silenzio-

samente pietà, mentre io chie-

do forte a voi di aiutarci a dar

voce ai nostri giganti.

“Marmorea corona, di minac-

cevoli punte, le grandi Alpi

Apuane regnano il regno ama-

ro, dal loro orgoglio assun-

te.” (D’Annunzio)

Rachele Pellegrini II B LC

7

Attualità

Page 8: Machiavelli Espresso II

LA PENNA E’ PIU’ POTENTE DELLA SPADA

S pesso, immersi nelle

nostre piccole realtà,

dimentichiamo di

pensare al di fuori;

senza renderci conto dell'im-

portanza di un nostro gesto e

dando per scontata la possibili-

tà di farlo e ripeterlo, molto

spesso agiamo, senza però

riflettere sugli eventi, le circo-

stanze, le avversità e le persone

che lo hanno reso possibile. Un

esempio? Lo studio.

Abituati a vederlo come un

dovere, fin da piccoli difficil-

mente accostiamo l'espressione

"andare a scuola" a verbi di

volontà o urla di gioia; molto

spesso avviene l'esatto contra-

rio, e tra gli sbadigli e il desi-

derio di tornare al più presto

sotto le coperte, varchiamo

silenziosamente la porta di

classe e ci sediamo al nostro

posto. Per i più fortunati di noi,

che vedono nella scuola un

luogo di arricchimento cultura-

le e sociale, un luogo di ritrovo

dove non solo si studia, ma si

cresce e si matura, le mattine

sono forse meno pesanti. Ma

che accadrebbe se ci fosse

negato, se chiudessero le scuo-

le ed emanassero una legge che

ci vieta di frequentarle e di

studiare?

Ecco cosa ha vissuto sulla

propria pelle Malala Yousa-

fzai, una ragazza di origine

pakistana la cui realtà è stata

travolta dalla guerra.

Nella valle dello Swat, precisa-

mente nella città

di Mingora, Malala aveva 12

anni quando iniziò a battersi

per i diritti delle donne e allo

studio; a causa del regime tale-

bano, questa giovane ragazza è

stata privata di un suo diritto

fondamentale: il diritto allo

studio. L'integralismo religioso

che guida questa fazione ha

privato lei e tutte le donne

della regione della possibilità

di crescere culturalmente, e di

fronte a quest'ingiustizia Mala-

la non ha potuto tacere.

Fin dai primi anni ha curato un

blog in urdu per la BBC, do-

ve documentava il regime dei

talebani pakistani e l'ansia che

lei e le sue compagne provava-

no ogniqualvolta dovevano

andare a scuola, e fin da subito

è stata bersaglio di minacce; la

sua tenacia e il suo desiderio di

vivere in un mondo dove ai

bambini siano garantiti i propri

diritti fondamentali, però, le

hanno dato la forza e il corag-

gio di continuare: “Ci penso

spesso e mi immagino chiara-

mente la scena. Anche se ver-

ranno a uccidermi dirò loro

che sbagliano. L’istruzione è

un nostro diritto fondamentale".

Il 9 ottobre dello stesso anno,

mentre tornava da scuola con

due amiche, le minacce, che

fino ad allora erano state solo

scritte, diventano realtà: un

talebano spara a Malala e il

proiettile la colpisce in fronte.

Aveva appena 14 anni e il

talebano che orgogliosamente

si prese il merito dell'attentato,

Ihsanullah Ihsan, sostenne che

la ragazza era il "simbolo degli

infedeli e dell'oscenità". Malala

è stata trasportata d'urgenza

all'ospedale militare di Pesha-

war, per poi essere ospitata dal

Regno Unito per tutto il perio-

do della riabilitazione.

Dopo aver quasi perso la vita e

aver visto sfumare ancora una

volta davanti ai propri occhi

tutti i progetti e le aspettative

per il suo futuro, Malala ha

voluto continuare la sua lotta: "I

terroristi pensavano di cam-

biare i miei obiettivi e fermare

le mie ambizioni. Ma nulla è

cambiato nella mia vita, tranne

questo: debolezza, paura e

disperazione sono morte; for-

za, energia e coraggio sono

nati. Io sono la stessa Malala.

Le mie ambizioni sono le stes-

se. Le mie speranze sono le

stesse. E i miei sogni sono gli

stessi".

Conosciuta in tutto il mondo, il

1 febbraio 2013 è stata candi-

data al Premio Nobel per la

Pace, la più giovane della sto-

ria, ha ricevuto il premio Sa-

kharov per la libertà di pensie-

ro e il 12 luglio scorso, in oc-

casione del suo sedicesimo

compleanno, ha tenuto un di-

scorso al palazzo delle Nazioni

Unite a New York. Con addos-

so lo scialle appartenuto alla

defunta Benazir Bhutto, nel

suo discorso Malala ha ribadito

l'importanza dell'istruzione per

i bambini, costretti a lavorare o

obbligati ad impugnare armi in

8

Cultura

Page 9: Machiavelli Espresso II

DEBATING SOCIETY

molte parti del mondo. Por-

tando avanti con vigore il

pensiero secondo cui le

penne e i libri sono le armi

più potenti, Malala invita

tutti i governi a garantire il

diritto allo studio ad ogni

bambino del mondo, com-

battendo il terrorismo, l'i-

gnoranza, la povertà e l'a-

nalfabetismo in ogni Paese.

È necessario e doveroso da

parte di tutti garantire un

futuro di pace ai bambini di

ogni parte del mondo e

l'unico modo per riuscirci è

l'istruzione, perché "un bam-

bino, un insegnante, un

libro e una penna possono

cambiare il mondo".

Mia Belen Martinez II B

LC

F or the third year run-

ning, The ISI Machi-

avelli Debating Soci-

ety is back with a full

timetable spanning the period

December 19th 2013 to April

2014. This POF project

(created in 2011 by teachers L.

Raffaelli and D. Tocchini) has

been run by our English teach-

er, Mrs Delia Tocchini, for

over two years now, and it has

enjoyed the participation of

about 50 debaters and of an

even larger jury. During the

debates, four students, the

debaters, are divided into two

competing teams (each formed

by one captain and by one

cadet) who are asked to dis-

cuss in English a given motion

from two opposite standpoints

(one pro and one against).

During the previous editions,

motion topics ranged from

current affairs and governmen-

tal policy, to love and mar-

riage. All the students of the

school are welcome to come

and attend the debate as mem-

bers of a qualified jury that

will eventually have to vote

for the best debating team. The

jury will have to vote accord-

ing to the debaters’ communi-

cative skills and not on the

basis of the team’s position on

the motion. You are not voting

to defend your beliefs but to

nominate the best debaters! As

in the past editions, Mrs F.

Stelfox will be chairing this

year’s debates, while Mr C.

Tual will be coaching the two

teams again! Special thanks to

both for their generous and

unparalleled contribution to

this activity.

This year’s first debate took

place on Wednesday, Dec

18th , 2:30pm, Aula Magna

(liceo classico, via degli Asili).

There also was a special guest,

Mrs G. Cerulli, who teaches

English at Liceo Classico

“Gioberti” in Turin; Mrs Ce-

rulli is interested in the activity

and would like to see how our

school set it up.

The chosen motion for the

opening debate is “Italy’s

BRAIN DRAIN”, which was

defended by pro-team Isabella

Cammarota/Elena De Servi (IIA liceo classico), and at-

tacked by opposing team

Alessandro Agnitti (IIA liceo

classico)/ Martina Andreini

(IIIA liceo classico).

This is a great opportunity to

improve your English, to get

opinions concerning different

issues, and to develop your

communicative skills and good

judgement. If you participate

constantly and actively (your

presence will be noted down

on an attendance register),

you will get school credits at

the end of the year. So, come

numerous!

Emma Roncaglia II C LC

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Cultura

Page 10: Machiavelli Espresso II

Attualità

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Queste due pagine contenevano un dibattito ed un articolo dedicati alla legalizzazione delle dro-

ghe leggere. I docenti hanno ritenuto che questi contenuti non erano stati adeguatamente svilup-

pati e perciò non è stata autorizzata la loro pubblicazione. Ringraziamo comunque gli autori di

questi articoli per la collaborazione.

Page 11: Machiavelli Espresso II

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Il Confronto

Queste due pagine contenevano un dibattito ed un articolo dedicati alla legalizzazione delle dro-

ghe leggere. I docenti hanno ritenuto che questi contenuti non erano stati adeguatamente svilup-

pati e perciò non è stata autorizzata la loro pubblicazione. Ringraziamo comunque gli autori di

questi articoli per la collaborazione.

Page 12: Machiavelli Espresso II

2 Dicembre 2013 QUATTRO CHIACCHIERE CON I RAPPRESENTANTI

Oggi il primo consiglio d’Isti-

tuto dell’anno. Come vi senti-

te?

L: Importanti, impauriti… è

una responsabilità più che

altro.

Sentite la gravità del ruolo?

L: La sento, la sento.

Gi: Essendo al secondo anno

che faccio quest’esperienza,

che mi metto in ballo per que-

sto istituto, sì, la sento, è abba-

stanza pesante.

Ga: Per ora non si è sentita

molto perché non si è fatto

ancora molte cose. Io ho cerca-

to di parlare con la preside ma

non l’ho trovata e sì, oggi è il

primo giorno che sento la gra-

vità del compito.

A: La sentiremo sicuramente

andando avanti nel tempo

quando avremo da organizzare

qualcosa, ora siamo in fase di

progetto, quindi… Per ora

poco, poi piano piano aumente-

rà.

E’ la prima volta da alcuni

anni che i rappresentanti

sono solo maschi.

Ridono

L: Che devo dire? Boh, non lo

so davvero.

Ga: E’ pesante, è molto pesan-

te. (annuisce ironico)

Ridono

A: Io ho sempre detto che il

tocco femminile ci vuole do-

vunque ma siamo qua, quattro

uomini e ci troveremo a lavora-

re in quattro. Penso che sarà

uguale uomo o

donna!

Gi: Purtroppo è vero e sono

convinto che sia opportuno

avere sempre una presenza

femminile ma ci impegneremo

a tutelarla visto che l’istituto è

composto da 80% di ragazze.

Quest’anno abbiamo avuto

l’aggravante di essere tre scuo-

le diverse e di avere un rappre-

sentante per ogni scuola, forse

è stato quello a escludere una

ragazza.

Cosa cambiereste nel nostro

istituto?

L: Ci sono troppe cose da cam-

biare…

Ga: Sì appunto…

E se vi chiedessi i pregi?

Silenzio imbarazzante…

Proprio nulla?

A ( rivolto a Luca): Diciamo

che lui è in questo istituto da

poco, quindi deve ancora vede-

re…

Risata

A: Ho cercato di salvarlo! Pe-

rò… Ci sono alcune cose che

sono molto buone e che posso-

no sembrare scontatissime

come le “semplici” assemblee

che possiamo continuare (e

continueremo) a fare. E poi

quest’anno possiamo approfit-

tare del fatto che siamo tre

scuole diverse per completarci

l’un l’altra e vedere come una

cosa buona questo accorpa-

mento.

L: L’essere tre scuole molto

diverse con orientamenti molto

diversi tra di loro sicuramente

è un pregio perché possono

venire fuori tante problemati-

che viste sotto punti di vista

diversi.

Gi: Anche la libertà che abbia-

mo in quanto studenti per le

manifestazioni, le assemblee,

non tutti le hanno. A noi sem-

bra una cosa scontata ma non è

così. E poi fra noi possiamo

organizzarci in mille modi, con

la nuova preside abbiamo tante

libertà in più; speriamo di valu-

tarle tutte al meglio e di sfrut-

tarle.

Alcuni punti dei due pro-

grammi, con parole differen-

ti, esprimono il medesimo

concetto. Come vi comporte-

rete, invece, nei confronti

delle idee proprie di ciascuna

lista?

Ga: Per quanto mi riguarda,

sono determinato a realizzare

tutti i punti che ho fatto almeno

nella mia lista con Lorenzo e,

naturalmente, anche i punti che

hanno avuto gli altri, come i

miei che gli altri non hanno

avuto, si potranno fare comun-

que insieme. Penso che non ci

sia nessun problema, anche

perché va a vantaggio solo

della scuola, non di noi come

persone.

Gi: Per i punti ai quali sono un

po’ più restio, ci dovrà essere

un bel dibattito fra noi rappre-

sentanti così da trovare il me-

glio ed il peggio delle cose che

abbiamo deciso di attuare e

attuarle.

12

l’Intervista

Page 13: Machiavelli Espresso II

2 Dicembre 2013 QUATTRO CHIACCHIERE CON I RAPPRESENTANTI

A: Come avevo detto all’as-

semblea quando presentai la

lista, uno dei nostri obiettivi

era appunto quello cercare di

realizzare i nostri punti insieme

agli altri rappresentanti e, chia-

ramente, anche noi dare una

mano a realizzare i loro perché

se si prendono cinque punti di

una lista e si fanno quel-

li o cinque punti di

un’altra, se ne fa solo

cinque. Se li mettiamo

insieme e ci mettiamo a

lavorare insieme, se ne

può fare dieci.

L: Penso anch’io che

mettere in comune tutti i

punti delle varie liste e

provare a realizzarli tutti

insieme, tenendo conto

delle necessità e del

“volere” dell’utenza, sia

la cosa migliore da fare,

senza prendersi dei pun-

ti fissi più a scopo personale

che collettivo e portarli avanti

per determinazione nostra, per

nostro volere e basta.

E da dove avete intenzione di

cominciare?

Ga: Fra i punti della lista, i

primi in ordine che si possono

fare, diciamo le merende e i

giornali che, oltre a essere

abbastanza una necessità, mi

sembrano quelli più vicini

perché l’appalto sta per scadere

e per i giornali basta fare un

accordo con “La Nazione”

veloce. Mentre il guadagno

dalle feste e dai tornei bisogna

aspettare perché non è che si

possono fare così, subito…

A: Da parte mia, intanto co-

minciare a riprendere un po’ il

rapporto con la scuola. Siamo

stati appena eletti e ci hanno

visto all’assemblea per la pre-

sentazione delle liste ma non ci

hanno ancora visto al lavoro.

Quindi importante intanto è

riprendere il rapporto, partendo

con un’assemblea dei rappre-

sentanti di classe. Poi ripartire

con le assemblee d’Istituto e

cominciare, come diceva Ga-

briele, a vedere i vari progetti

che si possono realizzare insie-

me subito e quelli un pochino

più complessi, dove c’è un po’

più di burocrazia, rimandarli

più in là… E comunque l’anno

scolastico è ancora lungo…

L: Io lo stesso, penso che pri-

ma di tutto bisogna prendere

un po’ confidenza con la scuo-

la, con gli alunni, quantomeno

con i rappresentanti di classe,

se non con tutti, e poi andare a

vedere nello specifico quelli

che sono i problemi che emer-

geranno dalle assemblee. Per

quanto riguarda me personal-

mente e la nostra scuola, un

problema gigantesco sono i

laboratori. E sicuramente farò

il possibile, faremo il possibile

per migliorarli, però

anche le altre problema-

tiche devono uscire

fuori dagli altri, cioè dai

ragazzi e dai rappresen-

tanti.

Gi: La prima cosa a cui

punto io è l’informazio-

ne, perché ho visto,

anche ora che sono in

quinta, che non sempre

le cose si sanno, non

tutti sanno cosa succede

in consiglio d’Istituto,

quindi puntiamo a fare

più assemblee con i

rappresentanti di classe per

fare in modo che ogni singola

classe abbia voce in consiglio.

Assemblee d’Istituto: avete

già cominciato a pensare alla

prossima?

L: La prossima sarà dopo i

primi consigli d’Istituto dove

noi avremo voce in capitolo

visto che questi alla fine sono

stati fatti solo per eleggere le

varie parti della componente e

dopo faremo prima una riunio-

ne con i rappresentanti di clas-

se per comuni-

care a tutti loro,

13

l’Intervista

Page 14: Machiavelli Espresso II

che a loro volta comunicano

alle classi, quello che è stato

deciso e poi verrà fatta anche

un’assemblea d’Istituto. Però

come data non ne ho idea,

forse gennaio, penso. Prima la

vedo un attimino impossibile.

A: Dicembre non si può fare.

Ga: Neanche gennaio mi pa-

re…

A: Forse gennaio… Comunque

è un discorso sul quale dobbia-

mo parlare con la preside, par-

larne in consiglio. Gennaio non

la possiamo assicurare, cer-

chiamo di lavorare soprattutto

per trovare una modalità per

fare le assemblee che non costi

così tanto alla scuola perché, al

momento, il cinema costa tanti

soldi. Trovare intanto una ma-

niera diversa per organizzarle,

se non tutte, almeno una parte.

Trovata quella, poi possiamo

cominciare a parlare delle te-

matiche, di convocare le varie

assemblee, di incontrarci con i

ragazzi e decidere di cosa par-

lare come argomenti, non come

parte pratica…

E come alternativa al cine-

ma? Avete già in mente qual-

cosa?

L: O la fai tutta spezzettata ma,

secondo me, non ha un granché

senso…

Altri: No, siamo troppi, siamo

in milletrecento…

L: Infatti, non ha un granché

senso…

A: Si sente parlare del palaz-

zetto ma è tutta una cosa da

verificare… Sono tutte cose di

cui dobbiamo parlare, con la

preside, con il consiglio. Ve-

diamo un po’

come viene

presa e anche lì i costi, perché

neppure il palazzetto è gratuito

quindi dovremo un po’ vedere

sulla modalità

Gli altri annuiscono.

Da quest’anno il nostro isti-

tuto si è ingrandito nuova-

mente in termini di studenti.

Sotto la denominazione ISI

Machiavelli si raggruppano

tre indirizzi. Ma, sebbene

istituzionalmente siamo un

unico istituto, continuiamo a

pensare, in tutte le cose, per

scuole: quelli del Classico,

quelli del Socio, Scienze

Umane, quelli del Civitali.

Forse perché ci piace pensare

così.

Gi: È opportuno fare una diffe-

renza fra gli indirizzi ma l’isti-

tuto è uno solo. Non ci devono

essere disparità.

Ga: Beh, indipendentemente da

che siamo solo un istituto, c’è

da tenere conto che, alla fine,

siamo realmente tre scuole

separate perché ogni scuola ha

la sue esigenze e le proprie

necessità e quindi non puoi

ragionare come collettività

sempre, devi pensare anche al

fatto che la tua scuola ha esi-

genze diverse dall’altra. Però

naturalmente, abbiamo tutti a

cuore il bene comune dell’Isti-

tuto, quindi non è che una

scuola deve danneggiare l’al-

tra…

A: Tra l’altro siamo tre scuole

molto diverse perché c’è un

liceo classico, un liceo delle

scienze umane e un istituto

dove fanno moda e servizi

sociali… Però cerchiamo di,

nelle diverse esigenze, prende-

re sia le richieste e i bisogni,

ma anche il meglio e le oppor-

tunità che questa cosa può

offrire. Sicuramente ci sono.

Sarà un anno di prova per tutto

l’Istituto perché è la prima

volta che siamo insieme e fare

una serie di attività insieme

non sarà facile, ma cerchiamo

di prendere il meglio, di trovar-

ci e, tra qualche anno, proba-

bilmente non la sentiremo più

questa differenza, sarà sconta-

ta. Soprattutto per quelli che

hanno cominciato quest’anno a

studiare all’Isi Machiavelli…

L: Hanno detto tutto loro, pra-

ticamente!

Alla domanda cosa mancasse

davvero in questo Istituto,

due anni fa un rappresentan-

te rispose che scarseggiava

partecipazione ed interessa-

mento a qualsiasi attività che

non facesse saltare la scuola.

Il COS potrebbe essere un

esempio emblematico: da

anni cercano in molti modi di

aumentare quella partecipa-

zione e quelle presenze che

14

l’Intervista

Page 15: Machiavelli Espresso II

non ci sono, invano. Cosa

pensate voi di questo disinte-

resse ed indifferenza fra gli

studenti? L: Che ci sia è innegabile,

perché si avverte anche dalle

assemblee d’Istituto. Ci sono

trecento persone in una stanza

e parlano le solite tre oltre ai

rappresentanti d’Istituto. E

quindi diventa più un dibattito

interpersonale che un consesso

paritetico di persone. Si do-

vrebbe andare a smuovere

l’interesse delle persone, però

non abbiamo tutti questi mezzi.

Alla fine non possiamo costrin-

gere le persone ad avere inte-

resse nel venire a scuola. Pos-

siamo provare a fare progetti,

alternative ma sarebbero tutte

cose extrascolastiche che sin-

ceramente io non penso verreb-

bero adottate dalla maggior

parte degli studenti perché se

già non hanno voglia di venire

a scuola durante la mattina,

figuriamoci se ci tornano il

giorno! Quindi non saprei ve-

ramente come fare, io perso-

nalmente.

A: Neppure io. C’è chi ha una

concezione di scuola come

posto dove vai sia per studiare

sia per partecipare, per fare

qualcos’altro e c’è chi magari

ci va solo per studiare e chi

non ha neanche voglia di stu-

diare quindi…è un po’ un pro-

blema. Noi cerchiamo, sapendo

di non avere tante possibilità,

di re-interessare gli studenti,

partendo da un buon rapporto

con i rappresentanti di classe e

cercare di far sentire tutti parte,

sperando che magari qualcuno

che fino all’anno scorso non

gliene importava niente dica

“toh, c’è questa cosa, questa

possibilità, cogliamola!”.

Non possiamo garantire nul-

la, noi lanciamo le opportuni-

tà, se gli studenti le vogliono

prendere siamo contentissi-

mi.

Gi: Per qualunque attività

serve una partecipazione

perché noi si può organizzare

ma se la gente non partecipa,

non se ne fa nulla. Forse è

colpa dell’egoismo di ognu-

no, un po’ di menefreghismo,

perché diciamo che uno stu-

dente, magari anche per catti-

va informazione, non se ne

interessa e non se ne cura.

Con più partecipazione fun-

zionerebbe tutto meglio.

Ga: E’ dura perché lo studen-

te pensa ad esempio al Cos

come “niente di utile, non

posso andarci, perdo tempo,

sto a casa che devo studiare”

poi però si presenta all’as-

semblea, l’assemblea non gli

è piaciuta e la critica magari

sul collettivo, ce lo viene a

dire e cose del genere. E, per

evitare queste situazioni di

disagio alle assemblee, è

bene che tutti partecipino al

Cos. Ora…ho lanciato un

appello!

A: Speriamo venga colto!

Ga: Esatto!

Un saluto per i lettori! Ridono

L: Ciao!

Ga: Ciao!

A: Ciao!

Gi: Grazie a tutti quelli che mi

hanno votato, cercherò di fare

il massimo!

15

l’Intervista

Page 16: Machiavelli Espresso II

La mia esperienza missionaria in Rwanda VIVERE E’ CONVIVERE

Q uest'estate assieme ad

altri quattro ragazzi

ho vissuto un'espe-

rienza che ha cambia-

to la mia vita, che ha lasciato

un segno indelebile e che sicu-

ramente mi ha aiutata molto a

crescere. L'idea è nata sponta-

neamente, da sempre desidera-

vo fare un viaggio del genere,

non una delle solite vacanze tra

spiagge bianche e acqua cri-

stallina, bensì volevo conosce-

re la realtà di un paese dal

vivo, attraverso gli occhi della

gente, che non fosse filtrato dai

frutti della globalizzazione; e

grazie ad alcuni incontri fatti lo

scorso anno con l'ufficio mis-

sionario di Lucca durante le

ore di IRC, questo piccolo

sogno si è trasformato in realtà.

Lo scorso 15 agosto siamo

partiti per il Rwanda pieni di

speranze, aspettative e curiosi-

tà, pronti ad accogliere tutto

quello che ci sarebbe venuto

incontro. Il Rwanda è un paese

affascinante, non è desertico

come mi aspettavo, infatti,

essendo nel Centro Africa,

proprio vicino all'Equatore, vi

coesistono sia la Savana che la

foresta pluviale, è fertile, colli-

nare e ricco di bananeti e ri-

saie. Ma la grande risorsa del

paese sono le persone: gente

fantastica, che ti sa accogliere,

ospitale e contenta di niente,

perché niente è tutto quello che

ha. I primi giorni quasi non me

ne ero accorta, vedevo tutti

questi bambini

che mi correvano incontro da

ogni parte, con i sorrisoni

stampati sulla faccia e pensa-

vo: "be', dai allora stanno be-

ne" ; poi piano piano ho visto

che erano sporchi, scalzi, pieni

di terra, con il moccio al naso..

Mi aspettavo di vedere la po-

vertà, la miseria: tutti conoscia-

mo le condizioni dei paesi del

Terzo mondo, ma essere lì,

sperimentare dal vivo le loro

sofferenze fa davvero un altro

effetto. Credevo che l'uomo

moderno fosse talmente assue-

fatto e abituato a conoscere i

mali del mondo che non sarei

rimasta tanto colpita, ma non è

stato così. Ho iniziato a riflet-

tere su cosa fosse realmente la

felicità, su come potesse ogni

persona alzarsi la mattina con

il sorriso stampato sulla faccia,

su come una mamma potesse

accontentarsi di crescere un

figlio in una baracca fatta di

fango, senza luce, senza mobi-

li, sporca e piena di insetti, su

cosa potesse aspettarsi dalla

vita una ragazzo con nient'altro

che i propri vestiti addosso,

eppure la loro allegria era così

contagiosa, quando prendeva-

mo per mano i bambini sem-

brava aver esaudito il più gran-

de dei loro desideri.

Poi ho realizzato che quello

che conta là non è vivere bene,

ma vivere insieme, nessuno è

mai da solo, anche se è siero-

positivo e i genitori lo hanno

abbandonato, anche se è mala-

to o povero. Là ognuno può

essere quello che è veramente,

non ci sono superficialità per-

ché niente è superfluo, tutto è

importante e la vita è più vera

perché c'è fede, fede che non

sia per forza quella in una reli-

gione ma in qualunque cosa:

nel domani, in un futuro mi-

gliore, in Rwanda chi è senza

fede è vuoto.

La maggior parte del tempo lo

abbiamo passato nel villaggio

di Nyarurema, nella parte nord-

orientale del paese, a casa di

Carla e Federico, due missio-

nari che vivono là stabilmente,

due persone da prendere sicu-

ramente ad esempio per la loro

immensa generosità e voglia di

aiutare gli altri. E da qui abbia-

mo visitato i diversi centri che

ci sono: il centro per la malnu-

trizione, la maison d'accueil

(un orfanotrofio per bambini

sieropositivi o malati di AIDS),

il centro per la cecità, quello

fisioterapico e la scuola di

Nyangara. Abbiamo avuto

specialmente l'occasione di

stare con i bambini, giocare

con loro, tentando di capirci tra

gesti, francese, inglese e qual-

che parola in kinyRwanda, tra

le quali certamente non si può

dimenticare "umuzungu", che

significa "uomo bianco". Infat-

ti per la prima volta nella mia

vita ho capito cosa significava

essere "diversi", eravamo delle

gocce di latte in un mare di

caffè, ma non era una cosa

16

Cultura

Page 17: Machiavelli Espresso II

La mia esperienza missionaria in Rwanda VIVERE E’ CONVIVERE

negativa perché non c'era pre-

giudizio o presunzione, solo

curiosità e volta di conoscere

l'altro (qualche bambino aveva

addirittura paura, dato che si

racconta che il temibile "uomo

bianco" si pappa tutti i bambini

neri cattivi).

È stato un viaggio meraviglioso

che mi ha portato ad apprezzare

altre cose, che ha cambiato la

mia rotta per il futuro e che mi

ha fatto venire voglia di cam-

biare il mondo; da quando sono

tornata molti miei amici hanno

manifestato il loro desiderio di

vivere un'esperienza del genere

e ho capito che la mia testimo-

nianza deve servire anche a

questo: se siete interessati, ap-

passionati o semplicemente

curiosi, provate! Merita sicura-

mente. Per quanto mi riguarda

non vedo l'ora di tornarci e fino

ad allora di notte guarderò il

nostro cielo rovinato dall'inqui-

namento luminoso pensando a

quanto era affascinante e sugge-

stivo quello laggiù.

Martina Andreini III A LC

17

Cultura

La scuola di Nyangara è

nata come scuola materna

alla fine del 2005 per ini-

ziativa di un gruppo di

genitori ed è cresciuta gra-

zie all'intervento del Centro

Medico Martini, da cui ha

preso il nome di "Ecole

Maternelle Centre Martini

Amie d'infance"; nel 2009

accanto a questa è stata

costruita anche una scuola

elementare che offre edu-

cazione, accompagnamento

e assistenza alla fascia più

giovane della popolazione.

Poiché si tratta di una scuo-

la totalmente privata tutte

le spese sono a suo carico e

le entrate non vengono che

da due fonti: le donazioni

dall’Italia e le tasse scola-

stiche pagate dagli studen-

ti, queste si aggirano al

momento intorno ai 10.000

frw (1€=850frw), pochi se

si considera anche il pasto

di mezzogiorno ma rappre-

sentano comunque una

cifra notevole nell’econo-

mia di una famiglia comu-

ne. Questa scuola rappre-

senta l'orgoglio del paese

perché tiene lontani i bam-

bini dalla strada e perché

l'insegnamento impartito é

uno dei migliori. Noi ra-

gazzi ci siamo resi conto di

quanto sia importante l'i-

struzione: è l'unica arma

che può combattere contro

la miseria e per questo

abbiamo preso a cuore

questo progetto e, una volta

tornati, abbiamo deciso di

realizzare un calendario

con le foto migliori scatta-

te, il cui ricavato sarà inte-

ramente devoluto ai bambi-

ni dell'"Ècole Martini".

Questo calendario verrà

venduto classe per classe e

per questo vi invito calda-

mente a comprarlo, una

cifra modesta per noi può

invece significare molto

per loro e per il loro futuro.

AIUTATE IL RWANDA

Page 18: Machiavelli Espresso II

L’omologazione degli anni zero ALTERNATIVAMENTE TUTTI UGUALI

N egli ultimi anni un

fenomeno dilagan-

te sta approdando

in tutto il mondo: il

fenomeno degli hipster. Forse

molti di voi non sanno cosa sia

questo nuovo fenomeno sociale

che sta spopolando ovunque,

ma sono sicura che in non

molto tempo una grande quan-

tità di persone ne sarà a cono-

scenza. Sono infatti sempre di

più i ragazzi e le ragazze che

da ogni angolo del pianeta

abbracciano questo “stile di

vita”.

Ma facciamo ordine e cerchia-

mo di spiegare in modo più

chiaro possibile cosa sia il

fenomeno “hipster”.

Negli ormai lontani anni qua-

ranta col termine hipster veni-

vano identificati gli accaniti

fan di una branca della musica

jazz, il bepop, che si contraddi-

stingue da quest'ultimo per una

presenza di tempi molto veloci

e innovative elaborazioni ar-

moniche. Gli appassionati

erano fondamentalmente ra-

gazzi bianchi che emulavano lo

stile di vita dei jazzisti afroa-

mericani. L'origine del nome

“hipster” è incerta, ma l'ipotesi

più accettata è quella che lo fa

derivare da un termini gergale

della lingua Senegalese “Hip”

che significa “aprire gli occhi”.

I cosiddetti hipster infatti si

professano al di là di ogni con-

venzione sociale e contro a

tutto ciò che si può definire “di

massa”, creden-

do a volte che le persone con

gusti diversi dai loro sono co-

me pecorelle smarrite da ripor-

tare all'ovile e a cui far appunto

“aprire gli occhi”.

Il termine “hipster” viene ri-

spolverato negli anni novanta,

periodo in

cui il termi-

ne acquista

l'accezione

con cui è

conosciuto

adesso. In

questi anni

appunto la

parola viene

utilizzata

per descri-

vere ragazzi

di ceto

medio-alto,

spesso abitanti in grandi città,

che per cercare di sfuggire alla

consueta routine di ogni gior-

no, si appassionano ad una

cultura alternativa, cercando di

andare contro ogni tipo di mu-

sica, genere letterario o cine-

matografico che possa essere

considerato “mainstream”

ovvero troppo popolare o com-

merciale per le loro piccole

menti raffinate.

Dopo questa breve introduzio-

ne passiamo ad un altro punto

fondamentale di questa que-

stione: l'omologazione. Perché

anche l'andare contro corrente

a volte può portare all'essere

tutti uguali, specialmente se

l'andare contro corrente è “di

moda”. Ormai non si ricono-

scono più i veri hipster da co-

loro che semplicemente si

professano tali soltanto perché

“ora mi piace essere così”.

Come fare a sapere se davvero

siete hipster o solo qualcuno

che si professa tale?

Di solito gli hipster hanno dei

segni caratteristici che li con-

traddistinguono e che li rendo-

no ciò che sono.

Sei un vero hipster se:

1)Sai chi sono i Mumford and

Sons, gli Artic Monkeys, e gli

Imagine Dragons e conoscevi i

Bon Iver già da prima della

cover della canzone “Skinny

Love”, rifatta da Birdy e pre-

sente nella colonna sonora di

“The Vampire Diaries”.

2) Sei su Tumblr, unico social

network non ancora controllato

da nessun grande magnate del

web e luogo di ritrovo di ado-

lescenti frustrati in cui scrivo-

no pezzi criptici di canzoni di

cantanti alternativi che non

18

Musica

Page 19: Machiavelli Espresso II

L’omologazione degli anni zero ALTERNATIVAMENTE TUTTI UGUALI

capiscono nemmeno loro, dalla

data di apertura e non da quan-

do è diventato “cool”.

3) Metti gli stivaletti

“Dr.Martens” perché realmente

ti piacciono e non perché sono

alternativi. Se metti i fiori nei

capelli perché pensi che richia-

mino il movimento hippie e

non perché lo fa Florence dei

Florence and the Machine.

4) Credi che la birra sia vera-

mente meglio del vino e non

solo perché la birra Heineken

sponsorizza l'Heineken Jam-

min' Festival, luogo di ritrovo

per gli appassionati di musica

alternativa ormai da decenni.

5)Principalmente sei un hipster

se non hai bisogno di leggere

questo articolo perché sai già

tutto di questo tipo di cultura.

Sei un hipster “della domeni-

ca” se: 1) Ascolti Lana Del Rey tutta

la giornata, criticando la musi-

ca dei Coldpay ormai diventati

“troppo commerciali”, ma di

sera preso da un estremo attac-

co di negatività metti i One

Direction a palla, cantando le

loro canzoni a squarciagola

saltando sul letto come se non

ci fosse un domani.

2) Metti la maglietta dei Joy

Divison senza sapere cos'è di

preciso perché “lo hai visto su

Tumblr e ciò che c'è su Tumblr

è Hipster a prescindere”.

3) Passi la giornata pigiando

tasti a caso su Tumbrl, Twitter,

Instagram, Foursquare e Pinte-

rest non capendo che il vero

scopo di una “cultura” hipster è

effettivamente farsi una cultura

su qualcosa.

4) Credi che “Noi siamo infini-

to” sia il film più bello mai

uscito solo perché contiene

nella colonna sonora due o tre

canzoni di David Bowie e una

canzone dei “The Smiths”.

Wow, allora sì che è un film

alternativo.

5) Leggi Nick

Hornby, Bukow-

sky e Kerouac

sentendo un di-

sperato bisogno di

ritornare alle tue

solite letture im-

pegnate che com-

prendono princi-

palmente libri di

Fabio Volo e Dan

Brown.

Ci tengo infine a

specificare che lo

scopo di questo

articolo, comun-

que, non è quello

di criticare nessun

tipo di moda, stile

di vita o mentalità

adottata da qualsi-

voglia persona,

ma è solamente

quello di cercare

di far riflettere, in

modo ironico, su

un fenomeno che

sta prendendo il

sopravvento e

forse non sempre in modo

postivo. Perché come non è

giusto discriminare una perso-

na perché “non è alla moda”,

allo stesso modo non è giusto

farla sentire inferiore perché

non troppo “negli standard”.

Prendete questo articolo come

una mera opinione e non come

un netto giudizio, poiché non è

questa la sua finalità.

Silvia Giorgetti II C LC

19

Musica

Page 20: Machiavelli Espresso II

L’ALTRO VOLTO DEL CINEMA ITALIANO

Q uando si parla di cine-

ma italiano si ricorda-

no i nomi di grandi

registi come Roberto

Benigni, Federico Fellini, Ma-

rio Monicelli, Gabriele Salva-

tores e tanti altri che hanno

fatto la storia del cinema. Forse

qualcuno, amante di commedie

commerciali o “leggere”, ricor-

derà più facilmente i

“Cinepanettoni”, mentre gli

appassionati di polizieschi

penseranno a Michele Placido,

regista di Romanzo criminale.

Ma tutto questo è solo una

parte della storia del nostro

cinema, ed è un peccato che

noi italiani (come spesso acca-

de) non conosciamo completa-

mente il nostro patrimonio

culturale. Perché la cinemato-

grafia, come la pittura, la scul-

tura e la poesia, è arte, e come

tale è parte

integrante

della storia

del nostro

Paese. Po-

tremmo stare

a lungo a

disquisire

sull'impor-

tanza che il

cinema ita-

liano ha

avuto nello

sviluppo

della settima arte in tutto il

mondo, ma oggi vogliamo

parlarvi d'altro. Ciò che, con

orgoglio, intendiamo fare qui è

parlarvi del

cinema di genere italiano. In-

nanzitutto, che cos'è? Si tratta

di un particolare filone di film,

sorto in Italia negli anni ses-

santa e che aveva come obietti-

vo, almeno inizialmente, quello

di imitare il grande cinema dei

blockbuster americani, ma che

si sviluppò poi in modo del

tutto autonomo e originale,

influenzando considerevolmen-

te anche numerosi registi all'e-

stero. Il termine deriva dal

fatto che le pellicole prodotte

avevano caratteristiche spicca-

tamente di genere. Fanno parte

di questo filone la commedia

all'italiana, che sopravvive

ancora oggi in forme più o

meno commerciali; il polizie-

sco o “poliziottesco”, che si

rifaceva a vari fatti di cronaca

soprattutto degli anni '70 e

quindi importante per capire la

storia socia-

le del no-

stro Paese;

lo spaghetti

western o

western

all'italiana,

che ha fatto

scuola a

livello

mondiale

(cogliamo

l'occasione

per ricorda-

re con affetto l'attore Giuliano

Gemma, recentemente scom-

parso); l'horror all'italiana,

rappresentato a livello interna-

zionale da nomi come Mario

Bava e Dario Argento. Non si

può parlare dell'arte senza

parlare degli artisti, ed è così

che ho ora l'onore di presentar-

vi due grandi nomi del cinema:

l'inventore

di un genere

e il terrori-

sta dei ge-

neri.

Sergio Leo-

ne (1929-

1989) è

considerato

uno dei

massimi

registi nella

storia del

cinema

mondiale.

Creatore dei

primi spa-

ghetti we-

stern, ha

canonizzato

l'iconografia

di un genere

(l'eroe soli-

tario, il

duello di

sguardi, le

grandi di-

stese deser-

tiche, le

stupende

musiche di

Ennio Mor-

ricone)

attraverso capolavori come Per

un pugno di dollari e Il buono,

il brutto, il cattivo. Un artista

che è riuscito a far rivivere

l'epica in un'ambientazione

20

Cinema

Page 21: Machiavelli Espresso II

L’ALTRO VOLTO DEL CINEMA ITALIANO

moderna e suggestiva popolata

da personaggi memorabili,

come l'abile e coraggioso Uo-

mo senza nome (Clint East-

wood), il folle e crudele Indio

(Gian Maria Volontè), o l'astu-

to e simpatico Tuco (Eli Wal-

lach). Un narratore che, senza

bisogno di effetti speciali pac-

chiani, ha saputo raccontare

non solo il Vecchio

West, ma anche la

New York del proi-

bizionismo nell'im-

perdibile C'era una

volta in America.

Volete essere sicuri

di apprezzare appie-

no i rimandi e le

citazioni di capola-

vori del cinema con-

temporaneo come

Bastardi senza glo-

ria e Django Un-

chained? Non potete non guar-

dare i film di questo maestro.

Lucio Fulci (1927-1996), il

Poeta del macabro, è il regista

italiano di genere per definizio-

ne, in parte perché, a causa

della scarsa considerazione di

cui godette per quasi tutta la

sua vita, fu costretto a girare

film di qualsiasi tipo per motivi

di profitto, ma anche per una

passione e un amore più unici

che rari, riscontrabili solo nei

veri artisti. E' ricordato princi-

palmente per i suoi horror

(Zombie 2; ...E tu vivrai nel

terrore! L'aldilà), divenuti

famosi perché girati magistral-

mente nonostante gli scarsi

mezzi economici. Fulci è, al-

meno in Italia, troppo poco

conosciuto, considerando che

Quentin Tarantino si è ispirato

a lui in molti suoi film, e che I

guerrieri dell'anno 2072 (film

girato da Fulci nel 1984) ha

molti punti di contatto con la

celebre serie letteraria Hunger

Games.

Paradossalmente, il nostro

cinema di genere, eccetto po-

che fortuite eccezioni, è stato

apprezzato più all'estero che

nel nostro Paese, e ad oggi è

ormai passato di moda, contra-

riamente a quanto accade in

Francia o in Spagna. Perché?

Perché mancano le idee? Per-

ché manca il coraggio di pro-

porre qualcosa di diverso? O

perché il pubblico preferisce

“le solite cose”? A voi la rifles-

sione. Noi ci accontentiamo di

proporvi una citazione dal

gusto cult: quando un uomo

con la pistola incontra un uomo

col fucile, quello con la pistola

è un uomo morto!

Giovanni Giannini II C LC

21

Cinema

Page 22: Machiavelli Espresso II

LA RAGAZZA DI FUOCO HUNGER GAMES

Q uesto mese, per la

gioia di tutti gli ap-

passionati e dopo il

grande successo ri-

scosso dal primo film, è uscito

nelle sale cinematografiche

“Hunger Games: la ragazza di

fuoco”, tratto dalla trilogia di

libri di Suzanne Collins (la

regia è passata da Gary Ross a

Francis Lawrence) .

Come il primo, anche questo

“sequel” è ambientato nel fan-

tascientifico stato di Panem, in

un’America post-apocalittica,

dove il presidente-dittatore

Snow, per mantenere potere e

ricchezza in mano sua e di

pochi e tenere in schiavitù la

popolazione, deve offrire mar-

chingegnosi giochi cruenti, che

arrivano all’eliminazione fisi-

ca.

Katniss Everdeen, giovane

donna vincitrice della settanta-

quattresima edizione degli

Hunger Games, affronta assie-

me al suo compagno di vittoria

Peeta, “il tour dei vincitori”,

che li porta attraverso i vari

distretti. I due, che si fingono

fidanzati, sono per gli abitanti

dei vari distretti, che comincia-

no a ribellarsi, simbolo di spe-

ranza e per questo il presidente

Snow li vuole eliminare. Per

riuscire nel suo intento, orga-

nizza una nuova edizione degli

Hunger Games, alla quale de-

vono partecipare i vincitori

delle varie edizioni. Cosi per

Katniss e Peeta ricomincia

l’incubo: i due

si trovano in un’arena, costretti

ad uccidere gli altri per soprav-

vivere. Si alleano con altre

coppie di ex-vincitori e si tro-

vano ad affrontare prove ardue:

devono fuggire per scappare da

una nube velenosa e letale,

devono uccidere degli animali

feroci, ma soprattutto devono

stare attenti agli altri nemici. Il

film ha una svolta nel momen-

to in cui, uno dei geniali alleati

dei due protagonisti, pianifica

un modo per eliminare gli altri

avversari. Dopo varie ed emo-

zionanti vicende, il film termi-

na lasciando tutti in sospeso e

con il cuore in gola. Io l’ho

trovato avvincente, appassio-

nante, con scene forti, ma

scorrevole; inoltre tratta

implicitamente del tema

politico (rivolte, popolo

ridotto alla fame, gli stra-

teghi che vivono nel lus-

so…). Il cast degli attori è

eccezionale e in particola-

re spicca per la sua

espressività, bellezza e

bravura Jennifer Lawren-

ce, che interpreta la fragi-

le e coraggiosa Katniss

Everdeen. Notevoli le

scende d’azione e gli

effetti speciali

(particolare quella in cui

l’abito della protagonista

prende fuoco).

La critica USA lo ha

accolto con favore, rite-

nendolo superiore al pri-

mo (anche a me è piaciu-

to di più); assai più tiepi-

da invece la critica italiana, ad

eccezione della recensione di

Roberto Nepoti su “La Repub-

blica”. Il pubblico ne è rimasto

entusiasta ed ora attende il

terzo film. Il richiamo agli

spettacoli degli antichi Romani

è evidente nel nome dello stato

(“Panem”, che ricorda la cele-

bre espressione latina “Panem

et circenses”, cioè pane e gio-

chi del circo), e nelle scenogra-

fie ispirate all’antica Roma.

Questo film è l’ultimo di nu-

merosi altri sui giochi violenti,

di cui il più celebre fu il primo

“Rollerball”, del 1975.

Matilde Dal Canto IV A LC

22

Cinema

Page 23: Machiavelli Espresso II

LA RAGAZZA DI FUOCO A THOUSAND SPLENDID SUNS

K haled Hossein

ambienta questo

libro nella Kabul

durante gli anni

della guerra .

Le due protagoniste, Mariam e

Laila, sebbene la loro dif-

ferenza d’età e i due carat-

teri completamente diversi

si ritrovano insieme a vi-

vere una situazione che le

segnerà per sempre.

Il libro si apre con l’infan-

zia difficile di Mariam

intorno agli anni sessanta,

un’ infanzia caratterizzata

dal dolore e dall’abbando-

no da parte di un padre mai

presente. Mariam era la

figlia illegittima di una

serva e quando la madre

muore il padre la obbliga a

sposarsi , a soli 15 anni.

Ormai la vita di Mariam è

segnata. Un marito crudele

e violento che la considera

una schiava, e una serie di

gravidanze mai portate a termi-

ne fanno si che la piccola Ma-

riam soffochi tutti i suoi sogni

di bambina. Laila, nata nel

1978, è sempre stata innamora-

ta del suo migliore amico Ta-

riq, ma anche lui , come molte

altre famiglie, fu costretto dalla

guerra a fuggire dalla città. A

causa di un bombardamento e

la morte dei suoi genitori, Laila

viene ospitata nella famiglia di

Mariam e dopo diverso tempo

Rashid, il marito di Mariam,

decide di sposarla come secon-

da moglie. Ma Laila nasconde

un segreto, è incinta di Tariq.

Sposare Rashid però, significa

garantire un futuro a lei e alla

bambina soprattutto dopo la

falsa notizia della morte di

Tariq. La situazione nella fami-

glia è sempre più difficile per il

comportamento maschilista del

marito. Le vite delle due donne,

sebbene inizialmente in conflit-

to, erano destinate a incontrarsi

per riuscire a combattere i so-

prusi del marito e della società.

Grazie alle due gravidanze di

Laila, Mariam scoprirà le gioie

della maternità che a lei non

erano state concesse e dopo

tanti anni di soggiogamento

capirà realmente cosà vuol

dire essere una donna. Trop-

pi però sono i maltrattamen-

ti del marito e le due donne

intuiscono che è arrivato il

momento di agire.

Questo libro riesce a porci

in contatto diretto con una

società e un modo di pensa-

re molto diverso dal nostro.

E' una storia molto emozio-

nante che si intreccia tra una

giovinezza rubata e la vo-

glia di cambiare la condi-

zione femminile in cui le

due donne si ritrovano per

volere del destino.

“Imparalo adesso e impara-

lo bene, figlia. Come l'ago

della bussola segna il nord,

così il dito accusatore dell'uo-

mo trova sempre una donna cui

dare la colpa. Ricordalo, Ma-

riam”

Francesca Dalle Piagge II C

LC

23

Libri

Page 24: Machiavelli Espresso II

ULTIME USCITE

MUSICA Britney Spears – Brit-

ney Jean – 03/12

Nick Cave – Live from

KCRW – 03/12

Zucchero – Una rosa

blanca – Cd+Dvd –

03/12

X Factor Cast – Ep con

gli inediti – 13/12

Black Dahlia – Frag-

ments – 15/12

Il Genio – Una voce

poco fa – Dic/2013

Lorde – Pure Heroine –

03/12

NH3 – Rise Up – 13/12

Yellow – Lol-A-Bye –

15/13

LIBRI - Una promessa nella notte

di Alexandra Harvey -

Tre60 - Quella volta a Londra di

Julia Quinn– Mondadori

- Il ciclo di Shannara di

Terry Brooks - Monda-

dori

FILM -Lo Hobbit- la desolazio-

ne di Smaug (12 dicem-

bre) fantastico

-Qui e là (12 dicembre)

drammatico

-Still Life (12 dicembre)

drammatico di Uberto

Pasolini

-Un fantastico via vai (12

dicembre) commedia di e

con Leonardo Pieraccioni

-Pussy Riot- A punk

prayer (12 dicembre)

documentario

-Molière in bicicletta (12

dicembre) commedia

-Il segreto di Babbo Na-

tale (12 dicembre) anima-

zione

-Il natale della mamma

imperfetta (17 dicembre)

commedia

-Frozen-il regno di ghiac-

cio (19 dicembre) anima-

zione

-Philomena (19 dicembre)

drammatico

-Spaghetty story (19 di-

cembre) commedia

-Colpi di fortuna (19

dicembre) commedia con

Christian De Sica

-Indovina chi viene a

Natale? (19 dicembre)

commedia con Diego Aba-

tantuono

-Bert Stern: l’uomo che

fotografò Marilyn (19

dicembre) documentario

-I sogni segreti di Walter

Mitty (19 dicembre) com-

media di e con Ben Stiller

-Piovono polpette2- la

rivincita degli avanzi (25

dicembre) animazione

24

Ultime Uscite

UDITE, UDITE!

Sabato 4 gennaio, alle ore 9:15 lo

studente e clarinettista Kevin Spa-

gnolo, della classe 2°B del Liceo

Classico, si esibirà insieme al piani-

sta Stefano Teani durante la diretta

del programma "Unomattina in

famiglia" su Rai 1, in un confronto

tra conservatori, in cui Kevin e Ste-

fano dovranno rappresentare il

conservatorio "Luigi Boccherini"

della nostra città. I due artisti suone-

ranno un frammento dal terzo episo-

dio dell' opera "La favola del

re Saltan" di Nicolaj Rimskij-

Korsakov:" Il volo del calabrone"

opportunamente trascritta da Stefa-

no Teani. Kevin e Stefano però

hanno bisogno del vostro aiuto per

far passare la selezione al conserva-

torio di Lucca: i due competeranno

contro un altro conservatorio e per

vincere avranno bisogno del vostro

televoto! Il numero a cui potrete

mandare fino ad un massimo di 4

messaggi (ogni messaggio corri-

sponderà ad un voto, dovrete digita-

re 1 o 2,in base al gruppo che volete

votare) vi verrà comunicato sul

gruppo dell'Istituto, su Facebook,

una settimana prima della diretta.

Chi invece è interessato a votare, ma

non ha un account Facebook può

direttamente rivolgersi a Kevin. Se

passeranno la prima selezione, po-

tranno farne altre, fino ad arrivare

alla finale che avrà luogo in prima-

vera. Ogni vittoria aumenterà il

prestigio di Lucca, in ambito musi-

cale e artistico.

Page 25: Machiavelli Espresso II

A spettando le vacanze natalizie, pos-

siamo bearci di tanti altri eventi che

colorano il mese di dicembre. La

pista di pattinaggio sul ghiaccio

tornerà ad animare Piazza Napoleone, precisa-

mente da sabato 7 dicembre fino a lunedì 6

gennaio. E’ possibile pattinare con i propri

pattini o con dei pattini a noleggio, il prezzo è

di 7 euro, compreso il costo del noleggio, altri-

menti si riduce a 5 euro. Insieme a questa torne-

rà anche la giostra “belle epoque toscana”, nel

lato sud di Piazza Napoleone, e sarà aperta

anche a Capodanno fino a ora tarda.

Aprono anche i mercatini di Natale, realizzati

grazie alla collaborazione fra Comune di

Lucca - Assessorato al commercio e l‘Ascom

confcommercio, dove sarà possibile trovare

oggetti da regalare per ogni tasca. I giorni 7, 8,

21 e 22 dicembre si terrà il mercatino “Natale

nel Medioevo”, principalmente prodotti riguar-

danti l’epoca medievale, con laboratori didattici

ed altro. In Borgo Giannotti si terrà un mercati-

no di prodotti artigianali sabato 14 dicembre, in

Viale Puccini un mercatino dedicato alle calza-

ture e a chincaglierie di vario tipo domenica 15

dicembre; il “Mercatino di Arte e Ingegno” in

via San Paolino, il 12, 13, 14 e 15 dicembre e in

Piazza del Giglio un mercatino di oggetti arti-

gianali il 21, 22, 23 dicembre.

Tornano anche i "Giardini d'Inverno", ovvero

aiuole a tema allestite negli angoli più suggesti-

vi della città con pianticelle, pratini e alberi di

Natale.

Lasciando da parte il Natale e tutti gli eventi

che ne conseguono, il 7 dicembre, presso la

casermetta San Colombano, c’è stata la presen-

tazione del libro “Puccini e Catalani - il princi-

pe reale, il pertichino e l’eredità del Wagner”.

Sabato 30 novembre e domenica 1 dicembre a

Ponte a Moriano si è tenuta la “Fiera di S. An-

sano”, che è culminata il secondo giorno, con i

classici mercatini di prodotti tipici, ma anche

tante altre iniziative, come il mercato di Arti e

Mestieri, una mostra di auto storiche, una foto-

grafica, e nel pomeriggio ci sarà un programma

di divertimento, giochi e animazione per i più

giovani. Dal 23 novembre al 15 dicembre 2013

si tiene a Lucca il nuovo Photolux Festival, un

festival internazionale di fotografia a cadenza

biennale, che dedica la sua prima edizione alle

visioni urbane di grandi fotografi. Lucca si

riempirà di mostre, laboratori e dibattiti nelle

antiche e preziose location del centro storico.

Per tre settimane sarà un luogo di ritrovo per

uno scambio culturale e di formazione. Al

Lu.C.C.A. (Lucca Center of Contemporary

Art), dal 23 novembre al 26 gennaio, si terrà

una mostra intitolata “Alfredo Rapetti Mogol:

RE-WRITING LIVES”, dove verranno esposti i

dipinti del famoso artista, basati su una sorta di

scrittura universale, apparentemente senza logi-

ca; ma che, tramite oggetti di uso informale e

suggestive scelte cromatiche, da’ a ogni oggetto

un significato semplice e primordiale, capace di

abbattere le barriere linguistiche. Aperta dal

martedì alla domenica alle ore 10:00 alle ore

19:00, il prezzo intero è di 9 euro, quello ridotto

di 7 euro. Gratis per tutti i bambini fino a 6

anni.

Detto questo, auguro a tutti delle allegre vacan-

ze, sperando che questa elencazione di eventi

possa esservi stata in qualche modo di aiuto!

Irene Fiorenza IV A LC

NATALE A LUCCA

25

Cronaca Locale

Page 26: Machiavelli Espresso II

26

Giochi

Page 27: Machiavelli Espresso II

COME FUNZIONA L’ITALIA

Una società italiana ed una giapponese decisero

di sfidarsi annualmente in una gara di canoa,

con equipaggio di otto uomini. Entrambe le

squadre si allenarono e quando arrivò il giorno

della gara ciascuna squadra era al meglio della

forma, ma i giapponesi vinsero con un vantag-

gio di oltre un chilometro. Dopo la sconfitta il

morale della squadra italiana era a terra. Il top

management decise che si sarebbe dovuto vince-

re l'anno successivo e mise in piedi un gruppo di

progetto per investigare il problema. Il gruppo

di progetto scoprì dopo molte analisi che i giap-

ponesi avevano sette uomini ai remi e uno che

comandava, mentre la squadra italiana aveva un

uomo che remava e sette che comandavano. In

questa situazione di crisi il management dette

una chiara prova di capacità gestionale: ingag-

giò immediatamente una società di consulenza

per investigare la struttura della squadra italiana.

Dopo molti mesi di duro lavoro, gli esperti giun-

sero alla conclusione che nella squadra c'erano

troppe persone a comandare e troppe poche a

remare. Con il supporto del rapporto degli

esperti fu deciso di cambiare immediatamente la

struttura della squadra. Ora ci sarebbero stati

quattro comandanti, due supervisori dei coman-

danti, un capo dei supervisori e uno ai remi.

Inoltre si introdusse una serie di punti per moti-

vare il rematore: "Dobbiamo ampliare il suo

ambito lavorativo e dargli più responsabilità".

L'anno dopo i giapponesi vinsero con un vantag-

gio di due chilometri. La società italiana licen-

ziò immediatamente il rematore a causa degli

scarsi risultati ottenuti sul lavoro, ma nonostante

ciò pagò un bonus al gruppo di comando come

ricompensa per il grande impegno che la squa-

dra aveva dimostrato. La società di consulenza

preparò una nuova analisi, dove si dimostrò che

era stata scelta la giusta tattica, che anche la

motivazione era buona, ma che il materiale usa-

to doveva essere migliorato. Al momento la

società italiana è impegnata a progettare una

nuova canoa.

27

Giochi

Page 28: Machiavelli Espresso II
Page 29: Machiavelli Espresso II
Page 30: Machiavelli Espresso II

Hanno collaborato a questo

numero:

Alessandro Marchetti

Marco Ridolfi

Martina Andreini

Annachiara Bressan

Mia Belen Martinez

Rachele Pellegrini

Simona Fabozzo

Giovanni Giannini

Silvia Giorgetti

Emma Roncaglia

Francesca Dalle Piagge

Iacopo Cotalini

Matteo Anastasio

Matilde Dal Canto

Irene Fiorenza

Seconda copertina: Riccardo Tursi

Copertina e vignette: Marco Ridolfi

Ringraziamenti speciali a

Prof.ssa Visconti Elisabetta

Prof.ssa Batistoni Donatella

Prof.ssa Tocchini Delia

Prof. Galletti Paolo

per la correzione delle bozze

Sig. Stefano Giampaoli

per la collaborazione in fase di

impaginazione

Sig. Giorgio Macchiarini

per la stampa del giornalino

30

Ringraziamenti

Per contattarci

Profilo Facebook: Ma-

chiavelli Espresso Redazio-

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Email: gazzettascolasti-

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