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APRILE-GIUGNO 2011 ANNO XVIII — N. 83 MENSILE DI COMUNICAZIONE, CULTURA E ATTUALITÀ NELLA CITTÀ METROPOLITANA DI VENEZIA Copertina di Gianni De Luigi, montaggio di Ilaria Pasqualetto Copia omaggio Venezia capitale Europea della Cultu- ra 2019, affronto questa data con un po’ di apprensione, perchè avrò 73 an- ni e farò parte dei veci affettuosamen- te. Sono molto preoccupato per que- sta candidatura, se le gli EVENTI sa- ranno organizzati dalle stesse forze che organizzano il CARNEVALE, Capodanno e bacio, Regata, Redento- re, le sagre paesane hanno più senso dello spazio del tempo, cultura popo- lare e contadina. Ma basterebbe esse- re stati testimoni, della totale man- canza di idee e di organizzazione, e so- prattutto di cultura del Carnevale di quest’anno! Venezia può essere Metropoli? Uno studio dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economi- co sull’area di Venezia, Padova, Trevi- so, commisionato dalla Fondazione di Venezia, ha analizzato una realtà loca- le che ha una densità di 2milioni e 600 mila abitanti. A questa popolazione si ascrive un quarto dell’export naziona- le, risulta più ricca della media italia- na, al di sotto di quella europea. Ma questa popolazione tende ad invec- chiare, con una Cultura media molto bassa, un veneziano su dieci ha un ti- tolo di studio di scuola superiore. Il Nordest ... Capitale Europea della Cultura già non regge nella lingua ita- liana, si presenta con la Provincia, Co- mune di Venezia, la Regione Veneto, la provincia di Bolzano, di Trento, Regione Friuli Venezia Giulia, diven- ta un territorio vastissimo forse trop- po. Se parliamo di Cultura mancano nel comitato fondatore gli artisti per sostenere le idee nuove, magari sotto un unica regia, le città impresa sono solo il braccio per realizzare le idee. Potrebbe essere già tardi! Matera ha stilato un documento con la firma di artisti come Dario Fo, ha tentato anche di sottrarci il poeta im- menso Zanzotto, ma lui ha pronta- mente smentito. Poi si sono candida- te anche Ravenna, Aquila, Torino, Palermo. Il Nordest si presenta come il Reale, come area popolata da gente lavoratrice (ma individualista), e poco interessata ai beni culturali. Probabi- le che esista un intreccio tra l’anima contadina e quella mercantile,ma se manca quella dell’invenzione effime- ra andiamo male. Certo il Nordest de- ve concentrare le sue energie imtorno all’industria culturale supplendo alla carenza italiana, ma se non sviluppa le attività culturali vive, finirà per ucci- derle. Bisognerà evitare l’evento sen- za futuro! Come può un territorio con fortisssime identità locali diventare UNICO per la cultura? Antonio Alberto Semi sul Corrire del Veneto, poneva domande fondamenta- li sulla candidatura di Venezia 2019. Come sarà la città allora? Sarà protet- ta dal Mose? Sarà sufficientemente abitata? Diventerà il biglietto da visi- ta per per attirare in tutto il Nordest milioni di visitatori? Potrà costituire davvero un polo di cultura collegato in modo non effimero ad altri poli sparsi nelle tre Regioni interessate? E poi propone di intendersi in cosa sim intende per Cultura, afferma con tut- to il mio consenso, che pensa voglia dire innanzi tutto attività di pensiero che esplora nuove strade. Gianni De Luigi [Continua a pagina 5]

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Rivista Nexus Supernova N. 83, Aprile - Giugno 2011

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APRILE-GIUGNO 2011ANNO XVIII — N. 83

MENSILE DI COMUNICAZIONE, CULTURA E ATTUALITÀ NELLA CITTÀ METROPOLITANA DI VENEZIA

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Venezia capitale Europea della Cultu-ra 2019, affronto questa data con unpo’ di apprensione, perchè avrò 73 an-ni e farò parte dei veci affettuosamen-te. Sono molto preoccupato per que-sta candidatura, se le gli EVENTI sa-ranno organizzati dalle stesse forzeche organizzano il CARNEVALE,Capodanno e bacio, Regata, Redento-re, le sagre paesane hanno più sensodello spazio del tempo, cultura popo-lare e contadina. Ma basterebbe esse-re stati testimoni, della totale man-canza di idee e di organizzazione, e so-prattutto di cultura del Carnevale diquest’anno!Venezia può essere Metropoli? Unostudio dell’Organizzazione per laCooperazione e lo Sviluppo Economi-co sull’area di Venezia, Padova, Trevi-so, commisionato dalla Fondazione diVenezia, ha analizzato una realtà loca-le che ha una densità di 2milioni e 600mila abitanti. A questa popolazione siascrive un quarto dell’export naziona-le, risulta più ricca della media italia-na, al di sotto di quella europea. Maquesta popolazione tende ad invec-chiare, con una Cultura media moltobassa, un veneziano su dieci ha un ti-tolo di studio di scuola superiore.Il Nordest ... Capitale Europea dellaCultura già non regge nella lingua ita-liana, si presenta con la Provincia, Co-mune di Venezia, la Regione Veneto,la provincia di Bolzano, di Trento,Regione Friuli Venezia Giulia, diven-ta un territorio vastissimo forse trop-po. Se parliamo di Cultura mancanonel comitato fondatore gli artisti persostenere le idee nuove, magari sottoun unica regia, le città impresa sonosolo il braccio per realizzare le idee.Potrebbe essere già tardi!Matera ha stilato un documento conla firma di artisti come Dario Fo, hatentato anche di sottrarci il poeta im-menso Zanzotto, ma lui ha pronta-mente smentito. Poi si sono candida-te anche Ravenna, Aquila, Torino,Palermo. Il Nordest si presenta comeil Reale, come area popolata da gentelavoratrice (ma individualista), e pocointeressata ai beni culturali. Probabi-le che esista un intreccio tra l’animacontadina e quella mercantile,ma semanca quella dell’invenzione effime-ra andiamo male. Certo il Nordest de-ve concentrare le sue energie imtornoall’industria culturale supplendo allacarenza italiana, ma se non sviluppa leattività culturali vive, finirà per ucci-derle. Bisognerà evitare l’evento sen-za futuro! Come può un territorio confortisssime identità locali diventareUNICO per la cultura?Antonio Alberto Semi sul Corrire delVeneto, poneva domande fondamenta-li sulla candidatura di Venezia 2019.Come sarà la città allora? Sarà protet-ta dal Mose? Sarà sufficientementeabitata? Diventerà il biglietto da visi-ta per per attirare in tutto il Nordestmilioni di visitatori? Potrà costituiredavvero un polo di cultura collegatoin modo non effimero ad altri polisparsi nelle tre Regioni interessate? Epoi propone di intendersi in cosa simintende per Cultura, afferma con tut-to il mio consenso, che pensa vogliadire innanzi tutto attività di pensieroche esplora nuove strade.

Gianni De Luigi

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CITTÀ2 NEXUS APRILE-GIUGNO 2011

Il tema attualissimo è stato dibattuto recentemente alPadiglione della Gran Bretagna a Villa Frankenstein.Hanno partecipato sei studiosi dando un contributo es-senziale che qui riportiamo nelle fasi salienti. AndreaBonometto ha colalborato al buon esito del dibattito e diquesto resoconto.

La necessità di una nuova Legge Speciale per VeneziaArmando Danella (Ufficio Legge Speciale, Comune diVenezia, pensionato): Senza azioni radicali, la Laguna diVenezia è destinata a scomparire, trasformandosi in unabaia marina a causa degli ingenti volumi di sedimentipersi in mare. Questo problema deve essere affrontato inmodo più chiaro nella nuova Legge Speciale. Il sistemadi barriere mobili MoSE fissa la larghezza e la profonditàdelle bocche di porto; non risolve pertanto la principalecausa dell’erosione e limita in modo sostanziale le possi-bili soluzioni per ripristinare e proteggere la laguna. Icompiti e le responsabilità di governance della Laguna diVenezia devono essere restituiti al livello locale; devonoessere messe in atto misure per ripopolare Venezia conresidenti (piuttosto che con turisti).

La “barena nella vasca” come metafora del futuro possible della Laguna di Venezia

Andrea Bonometto (ingegnere ambientale): Qual è il li-mite tra il riequilibrio idromorfologico della Laguna diVenezia e la creazione del più grande acquario del mon-do? La descrizione delle complesse operazioni di creazio-ne della “barena in vasca” nel Padiglione Britannico e de-gli elevati apporti di energia, necessari per compensarela mancanza di funzionalità ecosistemica dovuta al con-testo artificiale, è stata utilizzata come metafora perl’analisi delle strategie di intervento in Laguna di Vene-zia. È stata sottolineata l’importanza dell’utilizzo di tec-niche di ripristino e protezione “attive” che si inserisca-no nei processi naturali, orientandoli verso condizioni diequilibrio dinamico e limitando la realizzazione di for-me finali rigide e artificiali. Al livello di pianificazione ènecessario definire quali sono gli attuali trend evolutivie quali i possibili punti di equilibrio, basandosi sull’ana-lisi storica delle morfologie pregresse e sfruttando le at-tuali potenzialità degli strumenti di modellazione. Al li-vello progettuale è necessario limitare il più possibilel’utilizzo di “difese aderenti passive” a favore di inter-venti di protezione “attiva”, in analogia a quanto già av-viene in altri ambiti, quali la difesa costiera.

Operazione delle barriere mobili in uno scenario dell’innalzamento del livello del mare con l’effetto dei cambiamenti climatici

Georg Umghiesser (oceanografo e esperto di modellisti-ca): Partendo dal fatto che la realizzazione delle barrieremobili alle bocche è in avanzato stato di realizzazione ericonoscendo questo come il principale elemento dellastrategia di salvaguardia di Venezia e della sua laguna, èstato sottolineato come questo progetto sia il terzo di unaserie di misure indirizzate, contrariamente alla lunga

storia di Venezia compreso l’originale Legge Speciale,esclusivamente a supportare gli interessi economici del-la città senza tener conto delle esigenze della laguna, nédel valore per la città di un ambiente lagunare sano. Inparticolare: le dighe foranee alle bocche di porto sonostate realizzate per aumentare l’intensità delle correnti eaumentare la profondità dei canali con benefici per la na-vigazione; il Canale dei Petroli è stato dragato per sem-plificare la navigazione delle navi petroliere e favorire losviluppo della zona industriale di Porto Marghera; il si-stema MoSE è stato progettato esclusivamente per pro-teggere Venezia dai periodici allagamenti. L’operativitàdel sistema MoSE è stata progettata sulla base delleproiezioni di innalzamento del livello medio del mare.Sulla base delle stime ad oggi disponibili ci si aspetta cheprima della fine del secolo e all’interno del tempo di vi-ta previsto per le barriere mobili, la chiusura della lagu-na avverrà con cadenza giornaliera, portando ad una con-dizione insostenibile per il sistema laguna-città nella suaforma attuale.

Rivisitando la storia di Venezia e la sua Laguna Davide Tagliapietra (biologo): La Laguna di Venezia èstata modificata, dal 1500 in poi circa, per salvaguardaredelle precise risorse, innanzitutto la difesa ed il porto,quindi l’abitabilità. Le modifiche dell’entroterra sono ilfrutto di bonifiche e disboscamenti legati alla necessità diottenere materie prime fondamentali come grano e le-gname, sempre più difficili da ottenere dalle terre d’ol-tremare. Per fare ciò la Serenissima ha modificato i rap-porti tra terra e mare della laguna ottenendo come risul-tato un cambiamento della tipologia della laguna, daestuario verso una forma sempre più connessa con il ma-re e meno con i fiumi. La Serenissima ha convogliato ver-so il centro del sistema lagunare energia e materiali otte-nendone una fantastica struttura emergente, Venezia. Ve-nezia stessa è diventata una risorsa da salvaguardare, per-ché, per chi, in che modo è una questione da dibattito so-ciale. Il cambiamento tipologico è ancora in atto, per cuiè difficile parlare di equilibrio ecologico della laguna.

Opportunità “win-win” tramite “simbiosi industriale” e altri approcci

innovativi alle attività economiche Giorgio Conti (economista, Dip. Scienze Ambientali,Università Ca’ Foscari): A Marghera, sono stati descrittialcuni nuovi promettenti approcci – definiti Simbiosi in-dustriale – come soluzioni win-win per la rivitalizzazionedell’economia locale. Sono stati presentati progetti Ci-nesi e Danesi (Kalundborg), nei quali la produzione dirifiuti industriali, l’uso di materie prime e l’improntaecologica sono stati ridotti al minimo. Qualche segno dicambiamento sta emergendo: la legislazione sulla prote-zione dell’aria, che obbliga le navi da crociera a collegar-si alla rete elettrica quando sono ormeggiate in banchi-na, ha condotto a un progetto a Marghera per la produ-zione di energia dalle alghe. Potrebbe essere possibile al-levare mitili in aree contaminate della laguna per mi-gliorare la qualità dell’acqua e produrre materiale iso-

lante. Questo tipo di progetti non sono solo affascinantisoluzioni ai problemi ambientali, ma sono anche ugual-mente rilevanti per la rivitalizzazione di Venezia. Unavia per promuovere un turismo più responsabile è statadescritta, coinvolgendo i visitatori nello scambio di datie nei programmi di monitoraggio (es. ad esempio aSharm el Shek i sub in vacanza durante le immersionicollezionano importanti informazioni sullo stato dellabarriera corallina). In riferimento ai limiti della bozzadella nuova Legge Speciale per Venezia, come disse Ein-stein: “Non si può risolvere un problema con la stessamentalità che l’ha generato”.

Da Venezia al mondo e ritornoEdoardo Salzano (Urban planner dedicated to develo-ping and applying the principles of sustainable develop-ment): Il modo in cui la Repubblica, fino alla fine delXVIII sec. ha governato il rapporto tra interventodell’uomo e leggi della natura (senza violentarle, ma uti-lizzandole saggiamente) potrebbe costituire oggi un mo-dello per l’intero pianeta. Il degrado di Venezia è in lar-ga parte il risultato del trionfo dell’ideologia moderni-sta. La Laguna di Venezia deve essere considerata comemodello per la sopravvivenza dell’intera umanità, for-nendo un modo di vedere tutte le interrelazioni, le pres-sioni e le opportunità a distanza ravvicinata. Osservatoda una diversa prospettiva, il degrado di Venezia ha si-gnificativi parallelismi con la società civile. L’originaleLegge Speciale del 1973, e successive integrazioni, ave-va degli obiettivi adeguati, che non sono stati persegui-ti correttamente. E ci dobbiamo chiedere perché. Le piùevidenti deviazioni dagli obiettivi originali sono: laNON sperimentalità, la NON gradualità e la NON re-versibilità dei progetti infrastrutturali su larga scala rea-lizzati in laguna. Interventi che sono al servizio esclusi-vo dello sviluppo economico della città senza tenere inconsiderazione le relazioni città-laguna. Oggi ci trovia-mo di fronte ad un potere e quadro istituzionale che re-spinge le note e diffuse critiche sugli interventi di salva-guardia, privandoli di ogni effetto sulle decisioni.

CONCLUSIONE E RIFLESSIONI

Il futuro di Venezia dipende dalla capacità di prenderedecisioni cruciali con una visione a lungo raggio. La si-tuazione della città e le condizioni della laguna sonosull’orlo del collasso per diverse ragioni e proseguire condecisioni settoriali e di breve termine significa disastro.Un’eccellente conoscenza di base e comprensione deiprocessi dell’intero sistema esiste, sia tra esperti locali siaattraverso i rapporti con la comunità internazionale.La lunga storia di Venezia ci insegna come la città e la la-guna debbano necessariamente evolvere insieme, consi-derando entrambi i sistemi come parte di un’unica unitàche comprende anche le terre emerse limitrofe alla lagu-na e l’intero bacino idrografico.Il giornale di Villa Frankenstein, La Laguna di Venezia,si trova in libreria oppure su www.villafrankenstein.com

Jane Da Mosto

Venezia è sede naturale, vocata alla candidatura di Capitale Europea del-la Cultura 2019. È città internazionale, che usa da sempre i codici del-la globalizzazione, ma quel che è sorto attorno alla candidatura di Ve-

nezia è un inedito, solido corpo di istituzioni che rappresenta un territorio va-sto e omogeneo nella proprie specificità. Per la prima volta, infatti, insieme aVenezia, la Provincia Autonoma di Bolzano, la Provincia Autonoma di Trento,la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, la Regione del Veneto e la Pro-vincia di Venezia hanno intrapreso un percorso che porterà alla costruzione diun modo nuovo di relazionarsi rendendo sempre più significativa la cultura nel-le nostre terre. Sappiamo infatti quanto essa conti nell’essere momento vitaledel vivere sociale e quanto sia chiave di lettura nei processi di sviluppo. Il per-corso che ci vuole portare all’indicazione di Venezia come Capitale Europea del-la Cultura nel 2019 è quindi già importante in sé. Ci confronteremo con grandi obbiettivi. Il primo di questi è la modernità vistanei suoi contenuti che guardano al mondo contemporaneo e alle sue arti e lettacome tecnica e metodologia di comprensione e comunicazione. Avremo certamente chiaro il valore della sostenibilità per l’uomo e per i patri-moni che il passato ci ha consegnato e questa sarà il nostro riferimento nel rap-porto con l’ambiente e il paesaggio.Ancora, crediamo che la cultura sia tutta dentro lo sviluppo: capace di legare,di confrontare, di offrire chiavi di lettura al nostro modo di essere e alle nostreprospettive economiche e sociali. Non è chi non vede come uno sviluppo senzacultura nega sé stesso.La città è dunque pronta alla sfida. Oltre alle grandi istituzioni culturali, dallaBiennale alle diverse Fondazioni, dal Cinema ai teatri e i musei, si attiverannonuovi processi che valorizzeranno le produzioni e le creatività di un territorioche attorno e insieme a Venezia saprà diventare centro di innovazione, co-struendo relazioni anche e soprattutto con il mondo economico ed imprendito-riale attraendo nuove energie e professionalità.

Giorgio OrsoniSindaco di Venezia

La designazione di Venezia a Capitale Europea della Cultura per il 2019,quando questo ruolo toccherà a una città italiana, è un’opportunità unicanon solo per la città lagunare ma per tutto il Nordest. Tanto per dare

l’idea dei valori che comporta un tale riconoscimento, l’impatto economico de-gli eventi culturali per Liverpool, Capitale europea della cultura nel 2008, è sta-to di 800 milioni di sterline, quasi un miliardo di euro. I vantaggi non hannoriguardato la sola città di Liverpool, ma tutta la sua regione, il cui sistema im-prenditoriale ha goduto di benefici aggiuntivi in termini di fatturato, per 530milioni di sterline, circa 635 milioni di euro. Su questa base la Provincia è stata la prima istituzione a proporre la candidatu-ra di Venezia. Lunga è la lista dei pretendenti con i quali Venezia dovrà con-frontarsi: Matera, Brindisi, Assisi, Ravenna, L’Aquila, Terni fino a Torino, frale prime a muoversi in squadra. Ma Venezia ed il Nordest, macroarea di cui ècentro e baricentro, meritano e sono il naturale candidato al titolo per una infi-nità di ragioni e non solo per l’enorme valore di storia, arte e cultura che hannoportato, e tuttora portano all’Europa, e per la vivacità del loro tessuto e delle lo-ro istituzioni culturali. Al Nordest, infatti, non è mai stata data la possibilitàdi realizzare un grande evento. A Roma la candidatura olimpica, a Milano l’Ex-po del 2015, a Torino le Olimpiadi invernali, a Genova la precedente edizionedella Capitale Europea della Cultura e le Colombiadi, a Napoli il G7. Il paeseinoltre avrebbe sicuramente più convenienza a candidare Venezia e il Nordest rispetto ad altre aree geogra-fiche dove l’incremento percentuale del turismo, con le ricadute anche dal pun-to di vista fiscale, si tradurrebbe in niente di più che un aumento di qualche de-cina di migliaia di turisti nel caso di altre città, ma di vari milioni nel caso diVenezia e del Nordest. E per noi questo è un dato di tutto rilievo dal punto divista del marketing territoriale, anche nella prospettiva di un miglioramentogenerale dei parametri economici europei di qui al 2019.

Francesca ZaccariottoPresidente della Provincia di Venezia

Perché la candidatura di Vene-zia e del Nordest a capitaledella cultura? Non certo per

ragioni di prestigio: non c’è bisognodi un riconoscimento, nazionale einternazionale, che abbiamo già.Non ne ha bisogno il sistema Vene-to né il Nordest. E non si trattaneanche di una operazione ‘Amar-cord’: la grandezza della Repubbli-ca veneta non ha bisogno di essererammentata su scala internazionale.Senza contare che non si tratta distoria morta, bensì ancora vivissi-ma. E la cultura di impresa è unadelle eredità più cospicue della Se-renissima.

La novità di una capitale della cul-tura di questo tipo sta, innanzitut-to, nel suo essere non soltanto unacittà ma una rete di città. Tale con-figurazione rispecchia l’ordinamen-to urbanistico che ha irrevocabil-mente cambiato il Nordest, trasfor-mandolo in una delle più importan-ti geo-comunità produttive del pia-neta. Tutto questo rimanda ad unasfida per la quale nessuno, in Euro-pa, ha ricette preconfezionate: il go-verno del fenomeno delle città dif-fuse, che riguarda buona parte d’Eu-ropa. Si tratta di un universo ancoranebuloso, ma in questo processo diformazione bisogna avere la capa-cità di scorgere il senso dell’emanci-pazione sociale del mondo artigia-nale e rurale. E bisogna anche avereil coraggio di affermare, da un lato,che si è sbagliato nella gestione delfenomeno, con la consunzione delpaesaggio. Dall’altro, che quella cheoggi chiamiamo ‘città diffusa’ ga-rantisce un tipo di vita migliore,con una maggiore mobilità sociale,l’accesso all’istruzione e i servizi sa-nitari fondamentali per tutti. In es-sa si realizza inoltre un altissimo li-vello di circolazione di idee, di mer-ci e di persone.

È qui che Veneto e Nordest devonogiocare la partita. Usando la candi-datura per realizzare un laboratoriodi costruzione di azioni strategicheper la reinvenzione del paesaggio edi spazi per nuove forme di socia-lità. Per un rapporto creativo fra si-stema della ricerca e mondo dellaproduzione. Per dare una forma ine-dita alle neocittà in cui viviamo.

Il compito di reinventare la cittàdiffusa è essenzialmente culturale,ma secondo una nuova accezionedella parola ‘cultura’: certamentescrittori, filosofi, storici, musicisti,artisti, designer, scienziati, archi-tetti, giuristi, ma anche i portatoridi altri tipi di saperi. Come gli im-prenditori, gli artigiani, i contadi-ni, i volontari.

Il senso più profondo di Venezia e ilNordest come Capitale europea del-la cultura è dunque quello diun’opera aperta. Una rete di realtàche ha senso perché a sua volta è sot-torete ricca e vivace di una rete piùampia, quella che chiamiamo Euro-pa. L’Europa dei territori e delle co-munità.

Luca ZaiaPresidente della

Regione del Veneto

VENEZIA CAPITALE EUROPEA DELLA CULTURA 2019

QUALE LAGUNA PER QUALE FUTURO NELLA NUOVA LEGGE SPECIALE PER VENEZIA

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APRILE-GIUGNO 2011 NEXUS 3CITTÀ

parso naturale collegare iltema della copertina, Veneziacapitale della cultura, a quellodelle biblioteche, che cultura

conservano e rendono accessibile, svi-luppato nelle prime pagine di questonumero di Nexus. Va anche detto che,in fatto di libri e biblioteche, Veneziavanta una lunga e prestigiosa tradizio-ne. L’amore per la cultura caratterizzala storia della città fin dalle origini.Testi sacri di raffinata fattura si trova-vano in tutti i conventi delle isole la-gunari. Preziosi ed esclusivi, venivanocopiati a mano e per la loro natura dioggetto raro, erano riservati a pochicultori. Già nel 1362 Francesco Pe-trarca aveva concepito il disegno diistituire una ‘pubblica Libreria’ senzaperò riuscire a condurre a termibe ilsuo progetto. La Libreria che Petrarcasognava nascerà circa un secolo dopoLa Biblioteca Marciana, dal nome delsanto patrono e simbolo dello StatoVeneto, ebbe origine grazie al mece-natismo del cardinale Bessarione chenel 1468 donò a Venezia la sua raccol-ta di circa 750 codici, cui poi aggiun-se altri 250 manoscritti e alcune ope-re a stampa.Incruenta, grandiosa e splendida. la

rivoluzione-invenzione della stampa,avviata in Renania Da Gutemberg eintrodotta a Venezia nella secondametà del 1400, stava intanto cam-biando mercato e modi della fruizio-ne culturale passando dai manoscrittidei Padri della Chiesa e degli scrittoriclassici copiati pazientemente dai mo-naci amanuensi, alla produzione in se-rie di ogni genere di testi che moltipotevano leggere.Nel 1469 Giovanni da Spira pubblicòle Epistolae ad familiares di Cicerone,primo libro editato in laguna e dedica-to alla dogaressa Giovanna Dandolo,moglie del doge Pasquale Malipiero.Sempre nello stesso anno il tipografofece uscire La storia naturale di Plinio ilVecchio. Vindelino da Spira succedutoal fratello nella tipografia veneziana,tra il 1470 e il 1477 pubblicò dicias-sette opere che comprendono i classicidella letteratura latina (Virgilio, Sallu-stio, Marziale, Quinto Curzio) ed alcu-ne opere di poeti italiani: il Canzonie-re del Petrarca e la Divina Commediadi Dante Alighieri con il commento diBernardo da Imola. Nicola Jenson, tipografo francese sta-bilitosi a Venezia nel 1470, ideò i ca-ratteri tondi riproducendo edizioni li-

turgiche così accurate che il papa Si-sto IV lo nominò conte palatino. La-sciò in eredità ad Aldo Manuzio i ma-teriali della sua officina. Fu proprio Manuzio a scindere la fi-gura dell’editore da quella del tipo-grafo: dopo aver inizialmente pubbli-cato i classici greci tradotti e stampa-ti usando caratteri comprensibili ini-ziò ad editare testi in volgare, arric-chiti da splendide illustrazioni. Per lastampa si avvalse del corsivo, un tipodi carattere che probabilmente gli erastato ispirato dall’elegante scritturadei tardi amanuensi e che gli consentìdi ridurre il formato dei volumi: il li-bro diventava finalmente godibile. Lesue edizioni, dette “aldine” e contras-segnate da un’ancora e da un delfino,erano molto ricercate per la correttez-za dei testi e la bellezza tipografica. Sidiffusero rapidamente in Francia,Germania, Inghilterra, Polonia edUngheria. Con la collaborazione ditecnici ed eruditi e l’appoggio dei piùimportanti esponenti dello Stato, Ma-nuzio riuscì a creare il più grande sta-bilimento industriale privato di Ve-nezia e la maggiore impresa editorialedel tempo. Il considerevole numero di copie pro-

dotte consentiva la vendita dei libri aun costo relativamente basso e li ren-deva accessibili ad un più vasto pub-blico. Il libro poteva diventare unamerce di più largo consumo.Una serie di felici circostanze promos-se lo sviluppo della nuova industria ein pochi anni la città divenne il piùgrande centro tipografico/editorialeeuropeo. A Venezia si stampavano testi in gre-co ed in ebraico, oltre naturalmente aopere italiane e latine, ed avevano unruolo preminente le pubblicazionimusicali. Nel primo Cinquecento sieditava a Venezia circa il 50% dei vo-lumi pubblicati in Italia e la percen-tuale salì a oltre il 70% fra il 1526 e il1550. Lo spirito di libertà di cui lacittà godeva permise l’edizione di li-bri censurati in molti altri stati. Fupubblicato persino Lutero, il monacoagostiniano iniziatore della Riformaprotestante, anche se con lo pseudoni-mo di Lambertus da Nigroponte. Pie-tro Aretino, lo scrittore dalla pennavelenosa, definì Venezia ‘paradiso ter-restre e arca di Noé’ per il numero diartisti e letterati e per la quantità dieditori presenti, tra il 1465 e il 1600,con 784 marchi di stampe diverse.

Ogni palazzo nobiliare aveva la pro-pria biblioteca, forziere di storia, me-moria, cultura: la Querini nasce adesempio come biblioteca di famiglia. La città è ancor oggi ricca di bibliote-che, luoghi non turistici di cui si no-ta un incremento rispetto al numerodi frequenrarori: un daro che soprendenell’era dello strapotere di Internet eche contrasta con la più volte concla-mata morte del libro e del piacere del-la lettura. Una riflessione va fatta anche sull’ini-ziativa Giornata delle biblioteche delVeneto, giunta alla 12.ma edizione,momento annuale di comunicazione econfronto tra gli operatori del settorebibliotecario per favorire un dialogotra enti pubblici e privati del Venetosui molteplici ambiti del servizio, ren-dendo i bibliotecari stessi protagoni-sti degli incontri e partecipi dei diver-si progetti in elaborazione. Per finire una precisazione: delle bi-blioteche veneziane non abbiamo vo-luto fare un censimento, né una sele-zione basata su criteri di qualsivoglianatura, ma solo dare uno spaccato chene testimoni l’importranza, l’interes-se, la vitalità.

Daniela Zamburlin

ASVArchivio di Stato di Venezia

FONTE PRIMARIA PER LA STORIA

DELLA CIVILTÀ MEDITERRANEA

L’Archivio di Stato di Venezia hasede in Campo dei Frari (S. Polo3002), nell’ex convento francescanodi Santa Maria Gloriosa dei Frari enelle contigue confraternite dei Fio-rentini e di Sant’Antonio.In questa ubicazione, su richiesta diJacopo Chiodo, già archivista dellaSerenissima, e per volere dell’impera-tore Francesco I d’Austria (con suosovrano rescritto del 13 dicembre1815 istituì l’Archivio Generale Ve-neto), fu progressivamente concen-trata, tra il 1817 e il 1822, la docu-mentazione prodotta dai Consigli so-vrani e dalle magistrature venezianein 1000 anni di storia, e in seguitogli archivi notarili. Ma ai Frari sonoconservati anche gli archivi delleCorporazioni religiose soppresse,delle ex Scuole Grandi, delle corpo-razioni di arti e mestieri, gli archiviprivati di famiglie e di persone, diopere pie, istituzioni di assistenza ebeneficenza, ospedali, i Catasti stori-ci (Napoleonico, Austriaco e Austro-Italiano), gli archivi prodotti dalleDominazioni seguite alla cadutadella Serenissima (1797)-Democrazia(maggio-ottobre 1797), Regno d’Ita-lia (1806-1814), II Dominazione au-striaca (1814-1848), Governo Prov-visorio (1848-1849), III Dominazio-ne austriaca (1849-1866) – e ancoravarie Miscellanee e Raccolte, tra cuiquella dei Campioni di pesi e misuredi lunghezza e di capacità per liquidie aridi (1212-sec. XIX, pezzi 811). Dal 1866, dopo l’annessione del Ve-neto al Regno d’Italia (Trattato diVienna del 3 ottobre), versano la lorodocumentazione all’Archivio deiFrari anche gli uffici dello Stato Ita-liano con sede a Venezia, uffici i cuiarchivi vengono costantemente mo-nitorati attraverso le apposite Com-missioni di sorveglianza – che prov-vedono alla tutela della conservazio-ne, alle operazioni di scarto, ai defi-nitivi versamenti – delle quali unfunzionario Archivista di Stato, sudelega del Direttore, fa parte. Un Archivio vivo dunque, quello deiFrari e della sua sede sussidiaria alla

Giudecca, che continua progressiva-mente ad incrementare il proprio pa-trimonio storico e documentario.Il direttore, Raffaele Santoro, a Vene-zia dal 2005 dopo aver diretto aRoma il Servizio Generale della Di-rezione Generale degli Archivi diStato, coordina le attività dei dipen-denti, che attualmente sono 53, afronte di un organico previsto, nel1997, di ben 100 unità. Uno sparuto(e insufficiente!) manipolo di perso-ne, con varie specializzazioni, chepermette – con appassionata dedizio-ne e con la consapevolezza di svolge-re un lavoro, un’attività di estremaprofessionalità ed importanza cultu-rale – di elargire, giorno per giorno,vari servizi rivolti ad un pubblico in-ternazionale: la Sala di Studio, per laconsultazione diretta dei documenti;la Biblioteca, di supporto alla ricerca(più di 60.000 tra volumi, periodici,collezioni e opuscoli, tra cui 3 incu-naboli e 118 cinquecentine); la Se-zione di Fotoriproduzione, Legatoriae Restauro (per le riproduzioni,anche con mezzi propri); la Scuola diArchivistica, Paleografia e Diploma-tica, fondamentale per la formazionedelle nuove generazioni di archivisti.Intensa anche la collaborazione conUniversità e altre istituzioni culturali,italiane ed estere, per mostre, conve-gni, seminari, giornate di studio, le-zioni e visite guidate, a cui si dedicanogli Archivisti attraverso la program-mazione della Sezione Didattica e purei servizi per corrispondenza (le cosid-dette “ricerche d’ufficio”), in particola-re quelli relativi ai “registri di leva”,spesso unica fonte per le richieste diaccertamento di cittadinanza, avanzateda discendenti di emigrati italiani.Ma il fiore all’occhiello dell’Archivio èla Sala di Studio, giornalmente fre-quentata da 60-70 studiosi di ogni na-zionalità, con una media annuale dicirca 10.000 presenze e la consultazio-ne di più di 27.000 pezzi, tra registri,buste, filze, volumi e opuscoli. Con laguida di un archivista – sempre pre-sente in Sala Studio – il ricercatoreviene indirizzato verso i fondi archivi-stici idonei all’argomento della suapersonale ricerca; la guida dell’archivi-sta è fondamentale, se consideriamoche, per difetto, ai Frari sono conserva-ti 285.000 pezzi membranacei (in per-gamena) e 400.000 pezzi cartacei, aiquali è doveroso aggiungere il patri-monio di mappe e altra cartografia,circa 39.000 unità, quasi totalmenteriprodotta in bianco/nero e agevol-

mente consultabile grazie ad un indiceper toponimo, a disposizione nell’ante-Sala studio, continuamente aggiornatoe integrato con copie in digitale.Nelle centinaia di stanze che vengo-no a comporre i cosiddetti depositi –la vista delle monumentali crociereattigue alla Sala Regina Margherita,già biblioteca dell’antico convento, èesperienza unica – vengono gelosa-mente conservate le testimonianze,fin dal VII secolo, della storia nonsolo del Comune Veneciarum e dell’ari-stocratica Repubblica di Venezia madell’intero Mediterraneo, e in parti-colare del Mediterraneo orientale sucui Venezia esercitò, per secoli, ilproprio governo. Valga la pena di ri-cordare, a tale proposito, gli archividel Duca di Candia (sec. XIII-1669)e dei Notai di Candia (1271-1669),entrambi portati a Venezia dopo laperdita dell’Isola di Creta (1669), delBailo [ambasciatore] a Costantinopo-li (1540-1797), e la Miscellanea do-cumenti turchi (1454-1813, ora con-sultabile anche on-line all’indirizzo:/divenire.home.htm).Una vera e propria cornucopia di te-stimonianze storiche per la conoscen-za della civiltà europea ma pure delleAmeriche, attraverso i dispacci e lerelazioni degli ambasciatori la cuiprofonda capacità diplomatica, unitaad una rara abilità di osservazione,fecero della diplomazia veneziana uninvidiato esempio per gli altri Statidel Vecchio Continente.Tutto ciò, e molto di più, rende l’Ar-chivio di Stato di Venezia una delleistituzioni mondiali degne di essere an-noverate tra i patrimoni dell’umanità.

ORARI e INFORMAZIONISan Polo 3002 – 30125 Venezia.Centralino: 041-5222281.

hLa Sala di Studio (direttore MichelaDal Borgo, vice Paola Benussi) èaperta con i seguenti orari: dal lunedìal giovedì: ore 8,10-18 (orario conti-nuato); venerdÏ e sabato: ore 8,10-14. Le richieste dei pezzi archivisticie di biblioteca devono essere conse-gnate entro le ore 13 per la consulta-zione in giornata. Nei pomeriggi dalunedì a giovedì è possibile formula-re una richiesta archivistica che saràconsegnata il giorno successivo.

Michela Dal BorgoDirettore della Sala di studio e responsabile della Biblioteca

La Biblioteca “Gianni Milner” della Fondazione Ugo e Olga Levi

Racconta Alvise Zorzi: «Ugo Levi, proprietario di palazzo Giustinian Lolinsul Canal Grande, nel quale teneva con la bella moglie Olga il più musicaledei salotti veneziani dagli anni Dieci agli anni Quaranta del nostro secolo, siera dedicato alla musica ... anche da collezionista, collezionista di spartiti: chil’ha conosciuto ricorda che non si poteva dire a Ugo Levi “ho ascoltato ieri latale sinfonia” senza che lui, dopo un secondo di riflessione, dicesse, sommes-so e compiaciuto insieme, “la go”, ce l’ho. Da questa passione è nata una ric-chissima biblioteca musicale, oggi proprietà di una fondazione intitolata aUgo e Olga Levi, che ha fatto di palazzo Giustinian Lolin un centro di altistudi musicali». E Maria Damerini: «aveva raccolto una superba bibliotecamusicale ma non ne parlava mai; era gentile, assente, timidissimo ... e perciòpreferiva tacere, più che altro per cortesia. Palazzo Levi ... restava un’arca mu-sicale preziosa e se per caso avevi opportunità di parlar con Ugo di quest’ar-te, lo vedevi accendersi e dire subito del suo esclusivo interesse con piacere edappropriata conoscenza: era tuttavia difficile che ne parlasse».Don Siro Cisilino, insigne musicologo che per primo illustrò questa raccoltanel 1965 in una conferenza all’Ateneo Veneto, ne pone l’origine nella casa diGiacomo Levi, nonno paterno di Ugo, che abitava nelle Procuratie Vecchie diPiazza San Marco. Franco Rossi, che per anni ha diretto la Biblioteca e ne haredatto il catalogo a stampa dei fondi antichi, ha notato su vari dorsi la siglaG.L. che a lui riconduce. Si aggiunga che altre legature riportano con la siglaE.L. alla primogenita delle cinque figlie di Giacomo, che tutte suonavano l’ar-pa, Emma, che appone note di possesso anche su spartiti più recenti. È anco-ra Cisilino che testimonia: «Il commendatore Ugo Levi racconta che comin-ciò a coltivare la sua passione di collezionista musicale fin dai tempi in cui erastudente di Lettere all’Università di Padova, insieme ad un amico, Bruno Lat-tes di Treviso». Pubblicando quella conferenza come primo prodotto edito-riale della sua Fondazione, Ugo Levi detta: «Ringrazio l’illustre e caro don Si-ro Cisilino per lo studio compiuto con grande competenza nella mia Biblio-teca alla quale ho dedicato ogni mio affetto fin dalla mia gioventù. E ringra-zio pure l’Ateneo Veneto e il suo Presidente avv. Enzo Milner, mio carissimoamico, che fu di guida a mia moglie e a me nel realizzare la Fondazione peraver preso l’iniziativa di fare conoscere la mia cara Biblioteca»A partire dal questa raccolta si son venuti aggiungendo in deposito o per dona-zioni e lasciti, oltre che per acquisti della Fondazione, manoscritti, stampe mu-sicali, disegni, dischi, riproduzioni in microfilm, a creare una biblioteca specia-lizzata nel settore musicale unica nel suo genere. Vi si trova così il fondo stori-co della Cappella di San Marco, appartenente alla Procuratoria della Basilica, lacollezione di Elio Borsetto di migliaia di dischi di jazz in vinile, circa duemilaspartiti di opere o riduzioni per pianoforte e canto, che rinviano all’uso dei pa-droni di casa, testimoniato anche in vari passaggi dei carteggi con Gabrieled’Annunzio. Notevole anche la specializzazione su medioevo e rinascimento,destinata a notevole incremento con l’annunciato dono della biblioteca perso-nale di Mons. Giulio Cattin, decano della musicologia veneta e presidente ono-rario della Fondazione, che ha brillantemente servito sin dal 1988. Dal 19 mag-gio 2008 la Biblioteca è intitolata a Gianni Milner, avvocato di Ugo e Olga Le-vi come il padre e storico presidente della loro Fondazione.Si sta ora allestendo un data base realizzato dalla 3Deverywhere, una spin off ac-cademica generata dal Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Uni-versità di Padova, che viene implementato grazie ad un progetto del Servizio Ci-vile, con l’obiettivo di avviare la digitalizzazione delle imponenti campagne fo-tografiche da manoscritti e stampe antiche realizzate in passato dalla Fondazio-ne, e di riunire tutti i lavori di documentazione e catalogazione realizzati in que-sti decenni. Questi e molti altri lavori (primo fra tutti il restauro di palazzo Giu-stinian Lolin, opera giovanile di Baldassarre Longhena) verranno presentati nel2012 in occasione del cinquantenario della Fondazione.

Giorgio Busetto

È

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CITTÀ

BIBLIOTECA LICEO FOSCARINILa biblioteca del Liceo ginnasio Mar-co Foscarini non è una biblioteca au-tonoma ma fa appunto parte delle do-tazioni della scuola, il più antico isti-tuto scolastico della città di Venezia,essendo stato fondato nel 1807 periniziativa del napoleonico Regnod’Italia. Fin dalla sua fondazione ilFoscarini fu dotato, per iniziativa diAnton Maria Traversi, suo primo di-rettore, di un cospicuo patrimonio li-brario, attingendo alle biblioteche didiverse corporazioni religiose sop-presse, in primo luogo quelle dei Ca-maldolesi di San Giorgio Maggiore edei Gesuiti. Questo patrimonio origi-nario e le successive acquisizioni otto-centesche costituiscono il Fondo anti-co della biblioteca, che ha una consi-stenza di circa 11.000 volumi. Si trat-ta di un fondo di notevole importan-za, ricco di opere rare e di pregio, a co-minciare da una serie di incunaboli emolte cinquecentine. Fra esse si se-gnalano diverse edizioni aldine; si ri-cordano, fra i volumi più preziosi, unesemplare della Commedia dantescacol commento di Cristoforo Landinoedita a Firenze nel 1481 e una editioprinceps del De humani corporis fabricadel Vesalio (1543), ma l’elenco po-trebbe continuare a lungo. Natural-mente una gran parte del fondo anti-co è costituita da testi della culturaclassica e umanistica, ma sua partico-larità è la presenza di un buon nume-ro di opere di carattere scientifico,con una particolare importanza – an-che per il pregio dei volumi conserva-ti – riservata al settore geografico. Laconsultazione del fondo antico è riser-vata agli studiosi che ne facciano ri-chiesta.Aperto alla consultazione del pubbli-co è invece il fondo moderno, rappre-sentato dalle acquisizioni novecente-sche: la sua consistenza è di circa8.000 volumi, spazianti nelle diversediscipline. I primi destinatari di que-sto settore della biblioteca sono natu-ralmente gli studenti del liceo, ma èpossibile la consultazione anche alpubblico esterno, dal momento che inoccasione dell’ultima catalogazione,avvenuta nel 2004, la biblioteca è en-trata a far parte del Sistema Bibliote-cario Nazionale e usufruisce pertantodei servizi del polo veneziano dellostesso SBN, a cominciare dal catalogoon-line (unica forma di consultazionedel catalogo possibile). Nel fondomoderno si segnala comunque la pre-senza di testi di rilievo, in particolarequella di collane storiche dell’editoriaitaliana (dagli Scrittori d’Italia Later-za ai Classici Ricciardi e a quelli Utet,fra gli altri) e internazionale (un co-spicuo fondo delle edizioni dei classi-ci Belles Lettres). La consultazione della biblioteca delFoscarini (Cannaregio 4942),che con-seva circa 19mila volumi, conosce pe-raltro alcune limitazioni, dovute allasua natura di biblioteca scolastica:non può contare su uno spazio esclu-sivo di lettura, né può giovarsi dellapresenza di personale a essa specifica-mente adibito. Per queste ragioni nonha, per il pubblico esterno, un orariodefinito: è consigliabile quindi accor-darsi preventivamente presso la scuo-la. Si riportano di seguito le indica-zioni essenziali:[email protected]

BIBLIOTECA NAZIONALE MARCIANALa Biblioteca Nazionale Marciananacque come biblioteca pubblica dauna idea di Francesco Petrarca, il cuidisegno non ebbe però seguito e siconcretizzò soltanto nel 1537, annoin cui venne iniziata la sua costru-zione nella Piazzetta San Marco, affi-data a Jacopo Sansovino.La Biblioteca è caratterizzata soprat-tutto per i suoi contenuti di tipo let-terario, filosofico e patristico e di te-stimonianza della cultura antica, me-dievale e umanistico-rinascimentale.Custodisce inoltre buona parte dell'e-ditoria veneziana, e raccolte di inte-resse storico-letterario e di cultura ve-neta. Oltre a questo la Bibliotecapossiede un patrimonio bibliograficoricco di materiali cartografici e grafi-ci, musicali e teatrali e un piccolofondo fotografico.

Fin dal 1603 la Biblioteca Marciana gode ininterrottamente di disposizioniche le destinano una copia di tutta la produzione editoriale del territorio vene-ziano, comunemente chiamato “Diritto di stampa”. Attualmente ha funzionidi istituto depositario delle pubblicazioni edite nella provincia di Venezia. Anche grazie al Diritto di stampa, negli ultimi anni è stato incrementato ilnumero di opere di narrativa contemporanea consultabili.Tutte le opere conservate nella Biblioteca sono reperibili attraverso i propricataloghi: per i libri a stampa sono a schede e on line, per le opere manoscrittei cataloghi sono a stampa e manoscritti. Il catalogo online fa parte del catalogo collettivo del Polo di Venezia del Ser-vizio Bibliotecario Nazionale (SBN), costituito da 23 biblioteche di diversa ti-tolarità istituzionale che gravitano sull'area metropolitana di Venezia.Queste le consistenze del patrimonio librario posseduto, per un totale di circa1.000.000 volumi, tra cui numerosi “pezzi unici” e preziose legature: 17.756manoscritti, 2.887 incunaboli, 24.060 cinquecentine, più di 4000 periodici.L’età minima per l’accesso alla Biblioteca è di 16 anni per le opere a stampa,18 anni per i manoscritti e i libri a stampa rari e di pregio.Con una ottantina di dipendenti, la Biblioteca Marciana riesce ad offrire i pro-pri servizi dal lunedì al sabato: Lunedì-Venerdì: 8.00-19.00Sabato: 8.00-13.30Viene offerto inoltre un servizio gratuito rivolto a non vedenti, ipovedenti edislessici, che permette l'accesso ad un database di circa 8000 libri in formatoMP3, in CD o audiocassette: il Servizio Libro Parlato Lions. La Biblioteca Nazionale Marciana possiede anche un importante patrimonioartistico nella sua area monumentale, la Libreria Sansoviniana, con opere diimportanti artisti del rinascimento veneziano, quali Tiziano Vecellio, PaoloVeronese, Tintoretto e molti altri.Dal 1999 le Sale Monumentali della Biblioteca fanno parte del Percorso Mu-seale Integrato dei Musei di Piazza San Marco, che coinvolge, con un bigliet-to unificato, le diverse realtà museali affacciate sulla Piazza omonima. Questele sedi museali coinvolte: Palazzo Ducale, Museo Correr, Museo ArcheologicoNazionale di Venezia, Sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana.L’accesso all’Area monumentale della Biblioteca avviene perciò dall’ingressodel Museo Correr (Piazza San Marco, Ala Napoleonica) ed è subordinato al-l'acquisizione del biglietto unico dei Musei di Piazza San Marco.Tale biglietto è comunque gratuito per i residenti nel Comune di Venezia.La Biblioteca organizza due tipi di visite guidate:1) Visite storico-culturali, rivolte alla cittadinanza, alle scuole, all'Università e agli Istituti culturalidella città e della regione. Queste visite vertono principalmente sulle sale dilettura, sui servizi e su come orientarsi nella ricerca delle opere e nell’uso deifondi marciani.2) Visite alla Libreria Sansoviniana,che si sviluppano lungo le Sale Monumentali della Biblioteca Marciana e ver-tono principalmente sul percorso iconografico offerto dalla ricca decorazionepittorica presente all’interno delle sale della Libreria.Le presenze dell’utenza della biblioteca sono in salita; nel 2010 sono statecirca 30mila, con un costante aumento delle iscrizioni al servizio di prestito.http://marciana.venezia.sbn.it/Catalogo online (OPAC): http://marciana.venezia.sbn.it/catalogazione.php?sottocat=15Prestiti: http://marciana.venezia.sbn.it/catalogazione.php?sottocat=12Visite guidate: http://marciana.venezia.sbn.it/catalogazione.php?sottocat=31Eventi e novità: http://marciana.venezia.sbn.it/catalogazione.php?cat=9

Maurizio Vittoria

Biblioteca Liceo Foscarini

Biblioteca Querini

Biblioteca Civica di Mestre

Biblioteca del Museo di Storia Naturale sul Canal Grande

Biblioteca Fondazione Cini nell’Isola di San Giorgio Maggiore

BCM Biblioteca Civica di MestreVia Miranese 56, 30174 Venezia Mestre, tel. 041 2392074 (vedi pagina 6)

http://bcm.comune.venezia.itanno di fondazione: 1952numero dipendenti: 33numero dei tesserati: 31.000numero medio utenti: 500/giornoorari di apertura e chiusura: lun 14-22; mar-ven 9-22; sab 9-19numero libri: 200.000tipi di libri: generalistalibri di pregio: fondi Pezzé Pascolato, Ortolani, Turolla, Montanari

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Biblioteca del Conservatorio Benedetto MarcelloÈ una delle più ricche e importanti biblioteche musicali italiane. Essa vantaun patrimonio di oltre 50mila volumi tra monografie, spartiti e partiture,oltre a una notevole collezione di periodici specializzati italiani e internaziona-li. Attualmente, grazie ad un finanziamento della Regione Veneto, è stata av-viata la catalogazione informatica di uno dei più importanti patrimoni custo-diti dalla biblioteca, il Fondo Correr, con i suoi preziosi manoscritti sette-ot-tocenteschi ancora privi di un catalogo cartaceo.

Sul prossimo Nexuspaginone sulle

Librerie di Venezia

Biblioteca dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti Si trova a Palazzo Loredan, in Campo Santo Stefano 2842 (S. Marco), dove si tro-vano i busti del Pantheon Veneto. La biblioteca è ricca di oltre 200mila volumi ediversi archivi a partire dal 1891.

Continua da pagina 1

Venezia potrà rappresentare quest’im-presa umana che ha visto un’accelera-zione costante in questo ultimo secolo.Dovrà presentare IDEE Guida. Ideeforti e non pensare solo ai schei sarebbeun Fallimento. Pensare alle idee la fa-rebbe tornare ad essere una Capitale!Il mio ultimo consiglio dopo aver par-

lato con i responabili di Marsiglia Ca-pitale Europea della Cultura, se Vene-zia (e il Nordest) si presenterà con laconvizione di essere NATURALMEN-TE la capitale perderà inesorabilmentese considererà solo il suo grande Passa-to e non il suo Futuro sarà eliminata.Consiglio i lettori di Nexus di leggere

un’articolo illuminante di CristianoSeganfreddo direttore di Fuoribiennaledi Giovedì 9 Dicembre 2010 VENE-ZIA CAPITALE DELLA CULTURASE ASCOLTA I GIOVANI!!!

Gianni De Luigi

BAUMLa Biblioteca di Area Umanisticadell’Università Ca’ Foscari di Vene-zia (BAUM), sita a Palazzo Malcan-ton Marcorà (ex sede ENEL, ristrut-turata) vicino a Campo S. Margheri-ta, raccoglie il patrimonio librariodei Dipartimenti della Facoltà diLettere e Filosofia. Al piano terra sitrovano il banco dei prestiti, la salaemeroteca con le ultime annate dimolte riviste possedute, tre postazio-ni per l’accesso internet e una sala dilettura. In quest’ultima e nel corri-doio la raccolta CONS comprendedizionari, fonti storiche, enciclope-die e repertori di italianistica, filoso-fia e storia. Al primo piano c’è un’al-tra sala di lettura; qui e nel corridoiosi trova la raccolta CONS-A checomprende dizionari, enciclopedie,repertori e manuali di arte, archeolo-gia, studi classici, epigrafia greca elatina, più le opere degli autori grecie latini. Al primo piano interrato laraccolta BAUM è divisa in due sale,con i libri disposti a scaffale apertosecondo la classificazione Dewey; sitratta principalmente di testi di filo-sofia, scienze sociali, linguistica, ar-te, letteratura e storia. Qui si trova-no anche i testi per gli esami (a cata-logo segnalati come “raccolta di cor-so”) e la sala fotocopie, dove è possi-bile acquistare la tessera da utilizza-re sia con le fotocopiatrici sia con lastampante della sala emeroteca. Alsecondo piano interrato le raccolteANCLA e ARCHEO comprendonotesti di studi classici ed archeologiaoltre alle vecchie annate dei periodi-ci. Qui si trova anche il deposito.La biblioteca vanta 300.000 unità tramonografie e periodici; 300 posti asedere; 7 postazioni per l’accesso in-ternet; altre 11 dedicate alla consul-tazione del catalogo, distribuite tra ipiani; una postazione per la fruizionedel materiale su cd-rom ed una per lafruizione del materiale audiovisivo; ilcollegamento wireless in sala lettura;6 fotocopiatrici; 2 scanner; un lettoredi microfilm; una stampante per lestampe anche a colori.Gli utenti interni alla biblioteca (do-centi, ricercatori, studenti, dottoran-di e personale tecnico amministrativodell’Università) possono accedere uti-lizzando un particolare tesserino; gliesterni possono richiedere, previaconsegna di un documento di iden-tità e la compilazione dell’appositomodulo, un permesso giornaliero oannuale motivando le proprie neces-sità di studio.Tutti gli utenti della biblioteca pos-sono accedere al servizio di fotocopia-tura; il servizio di stampa, da chiaveUSB o da internet, è invece accessibi-le a studenti, dottorandi, docenti epersonale di Ca’ Foscari, ed anche agliutenti esterni con tesserino annuale.Per entrambi i servizi occorre una tes-sera magnetica ricaricabile che si ac-quista in biblioteca. Fotocopie estampe sono effttuate direttamentedagli utenti nel rispetto delle vigentileggi sul diritto d’autore e dei regola-menti della biblioteca.Possono ottenere il prestito di alcunimateriali tutti gli utenti appartenen-ti a Ca’ Foscari: studenti, dottorandi,

docenti, ricercatori, personale tecnicoamministrativo, inclusi gli studentiErasmus e gli iscritti ai corsi singoli(per la durata del corso), nonché gliesterni che si accreditano per il pre-stito seguendo le procedure previste eottengono quindi l’autorizzazionedella direzione. Sono esclusi dal pre-stito i volumi collocati al piano terrae al primo piano, le riviste, le tesi, ilibri appartenenti ai fondi, i libri an-tichi e rari, ogni altro volume che ri-porti l’indicazione “Solo consultazio-ne” o “Raccolta di corso”. Il prestitodura di norma 30 giorni, solo per glistudenti Erasmus la durata è fissata in15 giorni.La BAUM segue i seguenti orari: saledi lettura e sala emeroteca, lunedì-ve-nerdì 8.30-24.00, sabato 9.00-13.00;piani seminterrati e prestito, lunedì-venerdì 8.30-18.00; sala fotocopie,lunedì-venerdì 8.30-19.30, sabato9.00-13.00.

Lorenzo Fort

Biblioteca del Museo di Storia NaturaleS. Croce 1730 – Fontego dei Turchi

La Biblioteca nasce con il Museo diStoria Naturale assolvendo al ruo-lo di centro di informazione spe-cialistica connessa all’Istituto diRicerca. Il nucleo originario, co-stituito da documenti di bibliote-che e carteggi di illustri naturali-sti dell’area veneta (Giovanni Do-menico Nardo 1802-1877, NicolòContarini 1780-1849, GiovanniMiani 1810-1872, Antonio Dondidell’Orologio 1751-1801) trovanel 1923, data di istituzione delMuseo, sede definitiva presso ilFondaco dei Turchi.Successivamente il patrimonio do-cumentario è stato incrementatoattraverso acquisti, donazioni escambi con i principali Musei eIstituti scientifici nazionali e inter-nazionali. Ragguardevole la raccol-ta di periodici scientifici di grandeprestigio che ne fa, tutt’ora, unadelle biblioteche naturalistiche diriferimento sia a livello nazionaleche internazionale.La Biblioteca, che ha un numeromedio di 15 utenti al mese, è aper-ta al pubblico lunedì, mercoledì evenerdì dalle 9.00 alle 13.00, mar-tedì e giovedì dalle 9.00 alle 16.00.Il suo patrimonio si articola in:LIBRI MODERNI 40mila titolitra volumi e opuscoli a stampaLIBRI ANTICHI 55 edizioni delCinquecento; 100 edizioni del Sei-cento; 750 edizioni del Settecento;600 edizioni dell’Ottocento.MATERIALE MISCELLANEOMiscellanea Nardo: opuscoli edestratti raccolti da Giovanni Dome-nico Nardo (1802-1877). Consi-stenza: 1500 circa, ma è in fase di ca-talogazione. Miscellanee: opuscoli edestratti di rilevante interesse scienti-fico e di una certa rarità (1800-1950), consistenza 1000 circa. PERIODICI periodici spenti(2100) periodici correnti (620).FONDI ANTICHI Fondo Contari-ni: carteggio del Conte NicolòContarini (1780-1849), di circa13mila manoscritti. Fondo Nardo:carteggio di Gian Domenico Nar-do (1802-1877), consistenza circa15000 manoscritti. Fondo DondiDell’Orologio: carteggio del Mar-chese Antonio Carlo DondiDell’Orologio (1751-1801), con-sistenza circa 2000 manoscritti.Fondo Miani: carteggio di Giovan-ni Miani (1810-1872), consistenza101 fascicoli.Per ogni ulteriore approfondimen-to su storia, patrimonio, servizi ecataloghi della biblioteca:

tel. [email protected]

Fondazione Giorgio CiniLa Nuova Manica LungaIsola di San Giorgio Maggiore

Le biblioteche della Fondazione Giorgio Cini nascono nel 1951, anno di isti-tuzione della stessa Fondazione. Il patrimonio bibliografico, attualmente di ol-tre 300.000 volumi, più 800 testate periodiche, si è costituito grazie alla mu-nificenza del conte Vittorio Cini e alle donazioni di persone che a vario titolovi hanno collaborato; ciò ha consentito la costituzione in tempi brevi di bi-blioteche specializzate nei diversi ambiti di azione della Fondazione (storiadell’arte, letteratura, teatro, musica, storia di Venezia, orientalistica). Il patri-monio documentale della Fondazione Cini non è comunque limitato ai soli ma-teriali librari, ma offre importanti raccolte di archivi musicali, fondi di inte-resse letterario e teatrale, microfilm, fotografie, miniature, disegni e stampe.Il personale che si occupa della gestione delle biblioteche è superiore alle quat-tordici unità e può variare, grazie all’apporto di volontari del servizio civile odi stagisti, impiegati nella conservazione, catalogazione e valorizzazione del-le raccolte librarie. L’apertura al pubblico è dalle ore 9.00 alle ore 16.30 dallunedì al venerdì e, per venire incontro alle esigenze degli studiosi, verrà pre-sto proposta una apertura prolungata fino alle 18.30 nei giorni di martedì,mercoledì e giovedì. Il numero medio di utenti è di circa venti persone al giorno; il numero puòsembrare basso, ma le biblioteche della Fondazione Cini sono altamente spe-cializzate nei settori della storia dell’arte, della storia, della letteratura, dellamusica, del teatro, e degli studi di orientalistica e si rivolgono ad un pubbli-co di riferimento ben preciso e sostanzialmente diverso dal potenziale bacinod’utenza di una biblioteca pubblica. Gli spazi adibiti alla consultazione dei materiali sono costituiti dalla NuovaManica Lunga, inaugurata poco più di un anno fa, il cui progetto architetto-nico e di riquali?cazione degli spazi è stato curato da Michele De Lucchi, edalla biblioteca storica del Longhena, pregevole esempio di architettura bi-bliotecaria del XVII secolo.La dotazione libraria della Fondazione vanta alcuni pregevoli manoscritti, tracui l’Offiziolo eseguito su commissione di Lodovico il Moro attorno al 1494-95 e destinato al Re Carlo VIII di Francia, il Martirologio della confraternita deiBattuti Neri di Ferrara, miniato fra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo equello che a ragione si può definire la scoperta filologica del XX secolo, ov-vero la Seconda Centuria dei Miscellanea di Angelo Poliziano, manoscritto car-taceo autografo, acquistato nel 1961 da Cini su segnalazione di Vittore Bran-ca, che ne curò poi l’edizione critica. Infine, la raccolta di libri antichi è fra le più importanti per lo studio dell’edi-toria veneziana del ‘400 e ‘500. Grazie alla generosità di un collezionista mi-lanese, l’originaria raccolta acquistata dal Conte Cini si è arricchita di oltre800 incunaboli e cinquecentine. Il Fondo antico proveniente dalle raccolte Es-sling invece, è ricco di quasi 2000 volumi, del Quattro e Cinquecento, la cuicaratteristica comune è di essere figurati, ovvero ornati da incisioni. Essi co-stituiscono una straordinaria documentazione dell’evolversi dell’illustrazionelibraria sin dalle origini della stampa. La rarità estrema di alcuni di questiesemplari (più di quaranta sono gli esemplari unici in Italia e più di dieci so-no gli esemplari unici al mondo), la rende una meta obbligata per gli studio-si del settore.

Lucia Sardo

041 2710255041 2710407 (coordinamento biblioteche)[email protected]@cini.itwww.cini.it

fotodiStefano

Giacom

azzi

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BIBLIOTECHE6 NEXUS APRILE-GIUGNO 2011

Biblioteca Civica di MestreVenne istituita il 14 novembre 1952: l’amministrazione comunale, con il sin-daco Angelo Spanio, aveva accolto la richiesta, accompagnata da pubblica sot-toscrizione, di un comitato cittadino formatosi nel dopoguerra, di cui il princi-pale animatore fu il docente di letteratura inglese Serafino Riva. Venne apertaal pubblico l’11 ottobre 1953, organizzata secondo i criteri delle public libraryanglosassoni: una sala di 80 mq., 4 grandi tavoli e 32 posti a sedere nello stori-co edificio cinquecentesco della Provvederia, in via Palazzo 2, di fronte al Mu-nicipio.A distanza di pochi anni comincia a prendere corpo il problema che avrebbe con-dizionato lo sviluppo della biblioteca fino ai giorni nostri, vale a dire, l’inade-guatezza delle strutture e il sottodimensionamento del servizio rispetto alla do-manda. E pensare che la prima direttrice, Rosanna Saccardo, temeva che l’ansiadi un rapido ampliamento potesse portare ad “un tempio senza fedeli”.Già nel 1959 la piccola sede (poco più di un monolocale) si profila come inade-guata e “la Biblioteca di Mestre può vantare un primato rispetto alle sue conso-relle veneziane: il personale deve spesso avvertire che i posti sono esauriti. Cosìper prender posto, come al cinematografo o al ristorante, si deve aspettare l’av-vicendamento”.Tra gli anni ’60 e 70 la biblioteca diventa uno dei temi più scottanti del dibat-tito sociale e politico a Mestre, occasione di mobilitazione popolare e di “lotte”promosse dai giovani costituiti in comitato. Ma è solo nell’ottobre del 1976(sindaco Mario Rigo), anche sotto la spinta di un’occupazione da parte degli stu-denti, che trova una sede più ampia in via Piave in un edificio liberato dagli uf-fici del dazio (quella che fino a qualche mese fa era la Galleria Contemporaneodiretta da Riccardo Caldura): 430 mq e 70 posti a sedere che ben presto diven-tano insufficienti. Sulla porta ricompare il cartello “posti esauriti”.Negli anni ’80 un nuovo comitato di cittadini ripropone il “problema bibliote-ca”. Viene individuata una nuova sede, un ex-opificio di una vetreria industria-le in via Miranese, in attesa di trovare un’adeguata sistemazione per un servizioche di fatto rappresenta un attendibile indicatore dell’evoluzione sociale e cul-turale della città. La nuova sede, sempre a carattere provvisorio, viene inaugu-rata nell’ottobre del 1994 dal sindaco Massimo Cacciari e dall’allora Prosinda-co Gaetano Zorzetto, 1900 mq e 190 posti a sedere. Oggi, la Biblioteca Civica è frequentata da oltre 100.000 cittadini all’anno, dicui il 30% studenti ed il restante 70% donne e uomini di ogni nazionalità e pro-venienza che trovano in questa struttura un’occasione importante per crescereculturalmente, per integrarsi, per informarsi e per socializzare. In città, BCM –l’acronimo con cui viene oramai comunemente chiamata la civica – è ricono-sciuta come uno dei principali e più attivi luoghi di cultura, anche grazie ai tan-ti eventi organizzati durante l’anno, che hanno visto passare in biblioteca i piùnoti ed importanti esponenti della cultura nazionale. Proprio in questi mesi sista definendo il trasferimento a Villa Erizzo, nel cuore della città, in una sedepreziosa e prestigiosa che vedrà negli anni l’ampliamento della struttura e deiservizi, anche con la creazione della biblioteca dei bambini e dei ragazzi. Unacollocazione che darà ancora più spessore al ruolo civico della Biblioteca di Me-stre, un ruolo essenziale per la società, per la crescita culturale dei cittadini e peri processi di integrazione che siamo chiamati ad affrontare in questi anni. Inquest’ottica diviene fondamentale il sistema bibliotecario (SBU) costruito at-torno alla BCM e che vede operare sul vasto territorio comunale 17 bibliotechegestite dalle 6 municipalità che compongono la Città di Venezia. Bibliotechecome quelle di Marghera o di Favaro rappresentano dei punti di eccellenza delservizio bibliotecario e sono, a assieme alle altre, dei punti di riferimento rico-nosciuti dai cittadini che consentono l’accesso decentrato – attraverso una tes-sera unica - a tutti i servizi integrati previsti dallo SBU.In molte grandi città del mondo le biblioteche di pubblica lettura sono statel’occasione per importanti progetti di rigenerazione urbana, sociale e culturalee questa può essere una strada da percorrere anche nel nostro paese, anche in con-siderazione del fatto che rappresentano una delle forme più alte di democraziaculturale i cui valori sono ben enunciati nel manifesto Unesco.

Biblioteca Università Iuav di Venezia Sistema bibliotecario e documentale di ateneo

Le biblioteche dell’Università Iuav offrono complessivamente un patrimoniocostituito da circa 160.000 monografie, 4.000 titoli di periodici, 1.300 dei qua-li correnti, 22.700 tesi, 2.700 video. Producono la più importante base di datibibliografica italiana di spoglio di periodici di architettura e urbanistica, in col-laborazione con il Coordinamento nazionale biblioteche di architettura e conNuova Quasco srl, con un incremento annuo di circa 7.000 nuovi record. Ren-dono inoltre disponibile, anche da remoto per la propria utenza istituzionale,l’accesso a numerose risorse elettroniche bibliografiche e a testo completo. Il pa-trimonio delle biblioteche è risorsa fondamentale per la ricerca e per la didat-tica che si svolgono nell’ateneo ed è punto di riferimento a livello nazionale.Tutto il materiale è catalogato in ambiente automatizzato. Il sito web del Si-stema bibliotecario <http://opac.iuav.it> consente di accedere a tutte le fontiinformative sopra indicate nonché ai cataloghi e alle immagini digitali dell’Ar-chivio progetti, della Cartoteca e della Diateca. L’accesso alle sale di lettura e al-la consultazione è consentito a tutti coloro che hanno un rapporto diretto e uf-ficiale di dipendenza o di studio con le università italiane, ad eccezione delle bi-blioteche di progettazione architettonica e di storia dell’architettura, i cui ser-vizi sono principalmente rivolti all’utenza specialistica dell’ateneo. Parte delle collezioni sono collocate a scaffale aperto e possono essere consulta-te liberamente. I volumi collocati nei depositi possono essere chiesti in presti-to o in consultazione, mediante procedura automatizzata, previa iscrizione allabiblioteca. Il prestito è erogato a tutti l’utenza istituzionale dell’UniversitàIuav, tranne che nelle biblioteche di progettazione architettonica e di storiadell’architettura, nelle quali è riservato al personale docente e ricercatore, dot-torandi, collaboratori alla didattica, titolari di assegni di ricerca o di borsa distudio dell’Università Iuav. Le biblioteche offrono servizi di informazione bibliografica, di prestito interbi-bliotecario, di fornitura documenti, di riproduzione e di accesso a internet surete wireless. Al loro interno sono disponibili postazioni per la consultazione deicataloghi e per l’accesso a banche dati bibliografiche e a risorse elettroniche.

Biblioteca Centrale, Tolentini 191 (Santa Croce) [email protected] – tel. 041 2571104 – Orari: da lunedì a venerdì 9-23.50La biblioteca possiede una delle più importanti ed esaustive collezioni di libri eperiodici di architettura e di urbanistica, in continuo incremento e aggiorna-mento: oltre 80.000 volumi e 1.700 periodici rappresentano la produzione edi-toriale italiana e di diversi paesi. Negli anni recenti, grande impulso è stato da-to anche alle discipline della Facoltà di design e arti (design, arti visive e teatro)ed è stato acquisito un importante fondo sulla storia della fotografia. A suppor-to delle attività didattiche, sono disponibili opere di base nelle diverse aree di-sciplinari e di consultazione generale. La biblioteca conserva inoltre opere anti-che, rare e di pregio e le tesi di laurea, di master e di dottorato dell’ateneo.

Biblioteca Giovanni Astengo, Tolentini 191 (Santa Croce) [email protected] – tel. 041 2571104 – Orari: da lunedì a venerdì 9-23.50La biblioteca, trasferita nel 2008 presso la sede dei Tolentini, è polo altamentespecializzato per le discipline della Facoltà di pianificazione del territorio: ana-lisi, pianificazione e progettazione urbanistica e territoriale, economia, sociolo-gia, ambiente, geografia, demografia, statistica, legislazione urbanistica, storiadelle città. Una cospicua collezione di pubblicazioni tratta le suddette discipli-ne applicate ai paesi in via di sviluppo. Il patrimonio è costituito, oltre che damonografie e periodici, da pubblicazioni statistiche.

Biblioteca di progettazione architettonica, Ex Cotonificio Veneziano, San-ta Marta 2196 (Dorsoduro) [email protected] – tel. 041 2571008 – Orari: da lunedì a venerdì 9.30-18.30La biblioteca possiede una considerevole e significativa collezione di libri e pe-riodici inerente ai seguenti ambiti tematici: trattati di architettura, manuali diprogettazione, maestri dell’architettura, tipi edilizi e tipi architettonici, la cittàdi Venezia e il Veneto, città capitali, guide di architettura e viaggi, rappresen-tazione, arredamento, decorazione, design, arte dei giardini e del paesaggio, ar-redo urbano, arti plastiche e figurative, bibliografie tematiche, enciclopediespecializzate. La biblioteca conserva inoltre una piccola sezione di opere anti-che, rare e di pregio.

Biblioteca di storia dell’architettura, Palazzo Badoer, Calle de la Laca 2468(San Polo)[email protected] – tel. 041 2571423 – Orari: da lunedì a venerdì 9.30-18.30La biblioteca possiede materiale inerente ai seguenti ambiti tematici: trattati diarchitettura, artisti, maestri dell’architettura, arti figurative, arte dei giardini edel paesaggio, le città di Venezia e Roma, le città capitali, storia, geografia eviaggi, fotografia, letteratura artistica, bibliografie tematiche, enciclopedie spe-cializzate. La biblioteca conserva opere antiche, rare e di pregio. Di notevole va-lore è il fondo Labò, parte della biblioteca dell’architetto genovese Mario Labò,che conserva 192 volumi di antiquariato (tra cui esemplari di trattatisti qualiVignola, Milizia, Serlio, Guarini, Vasari, il Vitruvio di Fra’ Giocondo, i Palaz-zi di Genova di Rubens), nonché guide alle città italiane ed europee e 482 ope-re di modernariato (tra cui volumi delle esposizioni del XIX e XX secolo, gui-de di capitali, opere dedicate alle arti decorative).

Biblioteca e Cartoteca del CIRCE centro di rilievo, cartografia ed elabo-razione, Tolentini 191 (Santa Croce)[email protected] – tel 041 2571515 – Orari: lunedì, martedì, merco-ledì e venerdì 9.00 - 12.30, giovedì 14.30 - 16.30 La biblioteca e la cartoteca conservano oltre 100.000 documenti a stampa e indigitale, riferiti soprattutto al territorio nazionale, di diverse epoche e scale dirappresentazione: atlanti, guide turistiche, carte geografiche, topografiche, tec-niche, catastali, tematiche, fotografie aeree, immagini da satellite e rilievi ar-chitettonici.

Laura Casagrandecoordinatore del Sistema bibliotecario e documentale

Biblioteca della FondazioneQuerini Stampalia onlusCastello 5252 – Tel [email protected];www.querinistampalia.it/bibliote-ca/index.htmlAnno di fondazione: 1869

La Biblioteca trae origine dalladonazione dell’intero patrimonioculturale dell’antica famigliaQuerini Stampalia alla città e“all’uso pubblico”, e nei suoi oltrecentoquaranta anni di vita essa èdivenuta la “biblioteca dei vene-ziani”, frequentata da un pubbli-co eterogeneo di lettori, studenti,studiosi, sia italiani che stranieri,e comuni cittadini, che utilizzanole diverse sezioni delle raccoltebibliografiche. Collocata al primopiano del Palazzo sede, nelle stes-se stanze abitate dagli ultimimembri della famiglia e dallostesso fondatore, le Sale della Bi-blioteca mettono a disposizionedei lettori oltre 32.000 volumicollocati a scaffale aperto e circa400 periodici correnti. L’interopatrimonio bibliografico, costi-tuito da oltre 350.000 volumi, siarticola nei fondi storici della bi-blioteca di famiglia e nelle raccol-te moderne andatesi organizzandodal 1869, anno della costituzionedella Fondazione Querini Stam-palia.La Biblioteca ha carattere genera-le e conserva:350.000 volumi32.000, tra questi, consultabili ascaffale aperto 120 buste dell’Archivio della fa-miglia Querini Stampalia 1.300 manoscritti, che compren-dono opere letterarie e scientifi-che, libri d’ore e cronache, testi fi-losofici e giuridici e manoscrittimusicali, oltre a documenti di ca-rattere archivistico come epistola-ri, registri di spesa e inventari 20.000 volumi antichi a stampa,tra cui 100 incunaboli e 1.600edizioni del XVI secolo20.000 opuscoli anteriori al 18504.000 periodici, di cui 500 correnti 3.000 incisioni sciolte355 carte geografiche e mappaliantichi

I documenti più antichi sono car-te e manoscritti membranaceiquali l’importantissimo Capitu-lare nauticum (XIII-XVI seco-lo), la Promissio contra malefi-cia (XIV secolo), le Favole eso-piane (XIV secolo), il codicettocon i Privilegi dei veneziani inSiria (XIII-XVI secolo), il Librodel Sarto (XVI secolo) e varieCommissioni ducali.

La Biblioteca è aperta dal martedìal sabato dalle 10 alle 23, la do-menica e i festivi dalle 10 alle 19.I servizi sono chiusi tutti i lunedìe nelle seguenti festività: 1° gen-naio, Pasqua e Lunedì dell’Ange-lo, 25 aprile, 1 maggio, 15 ago-sto, 25 dicembre.L’accesso alla Biblioteca è gratui-to e sono ammessi i lettori mag-giori di 16 anni. Ogni anno me-diamente vengono registrate2.300 nuove iscrizioni, mentrecirca 70.000 sono gli utenti cheannualmente frequentano le Saledi lettura. Il presidente è MarinoCortese. Dal 1 gennaio 2011 i dipendentidella Fondazione afferenti all’Uf-ficio Biblioteca sono 7.

foto di Stefano Giacomazzi

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CULTURA E SOCIETÀAPRILE-GIUGNO 2011 NEXUS 7

Lettera a Giorgio Orsoni, Sindaco di Venezia

e p.c. a Ezio Micelli, Assessore all’Urbanistica

oggetto: osservazioni sul PAT e conse-guenti richieste. Venezia 30/3/2011prot. VA/C2/2011

L’Associazione Venezia Civiltà Anfibia siè costituita e lavora per la difesa dellaspecificità di Venezia, del suo habitat la-gunare e del diritto dei residenti di con-tinuare a vivere nell’arcipelago venezianocon le peculiarità spazio temporali che locaratterizzano. Opera anche congiunta-mente ad altre Associazioni che si stannooccupando in modo attento e attivo dellaTutela ed della Salvaguardia dell’Am-biente e del Paesaggio veneziano e checoinvolgono e rappresentano ormai largaparte della popolazione cittadina. L’Asso-ciazione Venezia Civiltà Anfibia, presen-te all’illustrazione del Piano di AssettoTerritoriale dell’assessore MIcelli alle As-sociazioni cittadine, in data 25/2/2011presso il Parco Tecnologico ScientificoVEGA, in risposta alla sua sollecitazionee adempiendo al percorso democratico,comunica le seguenti osservazioni di ca-rattere metodologico:– Tenuto conto che il Piano di Assettodel Territorio stabilisce le future linee disviluppo di una ampia zona che coinvolgeVenezia, Padova e Treviso, utilizzandocriteri necessariamente standardizzati per

rispondere alla molteplicità di esigenzedella gestione, organizzazione, valorizza-zione, riqualificazione di una moltepli-cità di comunità caratterizzate da habitat,culture, attività socio-economiche, pecu-liarità spazio-temporali e paesaggi diver-si, si ritiene che il Piano comunque nonpossa prescindere dal riconoscimentodelle specificità territoriali in cui opera,nella fattispecie: dell’habitat anfibio-la-gunare, della fascia umida di contermina-zione e della terraferma. Questi aspettiprecipui non possono né devono essereomologati a standard metropolitani omo-genei, estranei ai siti, pena l’annienta-mento dei valori intrinseci e delle pecu-liarità spazio-temporali del paesaggio edelle comunità che ne determinano cul-tura e ambiente.– Il PAT dovrebbe porre freno all’indi-scriminato consumo di suolo urbano sta-bilendo limiti e proporzioni fra residen-zialità, servizi per la popolazione, ricetti-vità alberghiera e servizi per il turismo,nel rispetto dei diritti delle comunitàcon le loro culture nei loro habitat.

Osservazioni di carattere tecnico:1. Non si ritiene espletato il vincolo nor-mativo che prevede la partecipazione ed“il concorso delle associazioni economi-che e sociali nella definizione degli obiet-tivi e delle scelte strategiche individuatedagli strumenti di pianificazione”.2. La priorità del PAT deve essere il cit-tadino con le sue esigenze di avere unamobilità urbana ed extraurbana differen-ziata, nei tempi e nei modi, da quella delturismo; quest’ultima deve essere compa-

tibile con la qualità della vita dei resi-denti e con la riqualificazione dell’offertae della domanda turistica. Una siffattacittà a due velocità è possibile utilizzandol’infrastruttura più ecologica, più capilla-re e meno costosa: l’acqua, che a Veneziaesiste in natura e ha determinato la suaspecificità urbana.3. Nelle tavole del piano presentate sinota come la fragilità dell’ecosistema la-gunare venga violentata dalla proposta diuna mobilità veloce senza specificare conquali mezzi essa verrà realizzata e conquali costi e benefici per la popolazioneresidente, rinviando al PUM che, come ènoto, propone la realizzazione della Su-blagunare.4. Non sono presenti nel Piano chiare in-dicazioni relative a vaste aree rimaste inbianco, che lasciano eccessivo spazio a de-cisioni ambigue e non preliminarmentenote e condivise, che verranno definitedai Piani di Intervento;5. Il PAT non fa solo riferimento allacittà di Venezia e al suo territorio bensìalla città metropolitana –Padova, Vene-zia, Treviso-, a milioni di abitanti, arealtà funzionali ed ambientali assai di-versificate e nulla è contenuto in meritoalla tutela della specificità dell’ambientelagunare; non si ritiene in alcun modosostenibile un Piano urbanistico che im-pone un modello omologante a un terri-torio così composito ed eterogeneo. Noncompare, infatti nel Piano la dovuta at-tenzione rivolta alla fragilità dell’am-biente lagunare né alle specificità am-bientali e culturali, alla bio-diversità diVenezia, di Mestre e della fascia territo-

riale intermedia di conterminazione la-gunare.6. Venezia con la sua laguna -incluse leconterminazioni lagunari- è iscritta nellalista del Patrimonio Mondiale dell’Uma-nità dal 1987, proprio per le sue caratte-ristiche storiche, culturali e naturali; èuno dei tre siti al mondo che soddisfatutti e sei i criteri culturali definiti qualirequisiti necessari dal Comitato del Pa-trimonio Mondiale. L’inadempienza agliobblighi che ne conseguono può compor-tarne l’esclusione. Si rammenta inoltreche la tutela del paesaggio e del patrimo-nio storico e artistico sono un principioespresso nella Carta Costituzionale (Art.9 della Costituzione: La Repubblica (…)tutela il paesaggio e il patrimonio storicoe artistico della Nazione).7. Nelle tavole di piano sono previstinuovi assetti dell’area del Tronchetto chefanno intuire una trasformazione funzio-nale del sito di cui non si coglie il futuroutilizzo. 8. Il PAT, come aveva sostenuto l’asses-sore Micelli a premessa dell’incontro conle Associazioni cittadine di cui sopra, do-vrebbe porre freno all’indiscriminato con-sumo di suolo urbano; in esso è inveceprevista la trasformazione del territorio aTessera con la cementificazione diquell’area e la conseguente distruzionedella conterminazione lagunare, dellafalda freatica in zona alluvionale, di areeagricole, ecc…

Si inoltrano dunque le seguenti richieste:1. Si chiede venga definito un calendariodi incontri per discutere e stabilire “gli

obiettivi e le scelte strategiche” che sa-ranno contenuti negli strumenti di piani-ficazione, in un confronto senza il qualeverrebbe meno lo spirito stesso della nor-mativa vigente.2. Si chiede un confronto per verificarel’utilizzo e la progettualità delle aree ri-maste ancora indefinite nel PAT, che al-trimenti saranno oggetto di Piani di In-tervento, redatti dagli uffici tecnici delComune, senza confronto con la cittadi-nanza, come è prassi. 3. Prima dell’approvazione del Piano diAssetto Territoriale è necessario che siadiscussa con la città la linea di mobilitàveloce Tessera- Fondamente Nove ren-dendo pubblico il progetto della subla-gunare con relativi costi e impatto socio-economico per i residenti, nonché lacompatibilità con l’ecosistema lagunare.4. In conformità agli impegni presi dalSindaco relativamente alla permanenzadel Mercato Ittico nell’area del Tronchet-to, è necessario che nel Piano siano stral-ciati gli interventi volti alla radicale tra-sformazione funzionale di quel sito eall’estromissione del Mercato Ittico.5. Si chiede la Valutazione di ImpattoAmbientale per la proposta trasforma-zione del Quadrante di Tessera e un con-fronto con le “parti sociali per valutareipotesi alternative” , come previsto dallaVAS.

VENEZIA CIVILTÀ ANFIBIA associa-zione senza scopo di lucro, presidenteprof. Nelli-Elena Vanzan Marchiniwww.veneziaciviltaanfibia.org sede S.Marco 3769/a, Venezia

È molto comune, da qualche secolo inqua, sentir parlare di Venezia come diun moribondo all’ultimo respiro; que-sta voce è circa coincisa con la nuovavocazione turistica della città, all’in-circa alla fine del diciottesimo secolo;si è tentati di pensare che si sia tratta-to di una voce messa fuori ad arte, pro-paganda insomma, tutta tesa a con-vincere il mondo che valesse la pena divisitare subito Venezia, perché sareb-be potuta essere l’ultima occasione perfarlo. Ho visto lo stesso tipo di propa-ganda utilizzato in fumetti, romanzied anche in articoli scientifici. E tuttoquesto può andare anche bene, se so-stiene la nostra industria turistica.Non so quale sia il futuro climatico egeografico del mondo; si parla moltis-simo di un generale innalzamento deimari, e sembra che le conseguenze di-rette le stiamo già pagando spalandoacqua per due mesi interi; è anche ve-ro che nel 2003, anno particolarmen-te siccitoso, sembrava che il rischiopiù immediato fosse la desertificazio-ne; comunque, senza voler polemizza-re con gli scienziati, né con i mediache ne trasmettono le opinioni, guar-dando solo al nostro particulare non misembra verosimile che Venezia debbateatralmente scomparire nei flutti,Atlantide del terzo millennio. O me-glio, questo sarebbe possibile se non cifosse l’interesse a mantenerla in vita,come abbiamo visto per alcune isoledella Laguna, abitate ed attive fino adun centinaio di anni fa, ed oggi mottedi cocci. Ma non ci servono visioniapocalittiche, é sufficiente la comuneincuria per distruggere un luogo comequesto; Venezia e la Laguna, come

tutti sanno, sono un fatto tutto uma-no: non si tratta di una foresta, ma diun giardino dove tutto è stato artisti-camente e artificiosamente modificatoper fini schiettamente umani. Quindise il Mare dovesse alzarsi, ci alzeremoanche noi; con argini, palificate e di-ghe; questa è una città di castori: sen-za lavori continui atti alla difesadall’acqua la città non esiste, e, co-munque, non sarebbe mai esistita.Parto perciò dal presupposto che citroviamo esattamente nella stessa si-tuazione in cui si trovavano quelli checi hanno preceduto nel risiedere que-sti luoghi; nutro forse qualche dubbioin più sulla qualità degli amministra-tori della res publica, ma come si di-ce, quando l’aqua toca el culo… Dopoquesto cumulo di banalità, che peròservivano a sgombrare il campo dallevisioni apocalittiche, prive di atteseescatologiche, cioè senza speranze, ti-piche di questo nuovo millennio, ten-terò di spiegare la mia altrettanto ba-nale opinione sulle ragioni per cui ri-tengo che questo luogo, se verrannofatte delle scelte giuste, e forse anchese non verranno fatte, possa avere otti-me possibilità di diventare uno deicentri abitati più invitanti del piane-ta. Partendo dall’elemento economicoconosciamo bene la triste situazioneattuale: una industria turistica gestitasecondo principi di anarchia, soddi-sfatta della ricchezza che produce per-ché non sa quanta invece ne perda; in-dustrie manifatturiere ed ittiche rovi-nate da anni di politica economica dapescecani; grandi industrie totalmen-te obsolete, e che anche quando fun-zionavano, non si capiva bene se ciportassero più ricchezze o malattie; unporto commerciale sottomesso per an-ni alle ragioni di quello industriale; iltutto organizzato da una macchinaamministrativa simile ad un tubo cheperde da tutte le guarnizioni. Bene,questo fino ad oggi. Forse non tutti sisono accorti però che il mondo in que-sti ultimi anni è cambiato parecchio;oggi, dopo cinquecento anni, le gran-di rotte commerciali stanno di nuovocambiando; i grandi paesi produttorinon sono più oltre Atlantico, la gran-de massa degli scambi commercialinon si fa più ad occidente, ma annodopo anno si sposta sempre più aOriente, come ai tempi di Marco Po-lo. L’elemento geografico conta e la

nave rimane il sistema più economicoper i grandi trasporti; Venezia è, comeun tempo, nel posto giusto per svol-gere da trampolino tra l’Europa ed imercati asiatici; soprattutto oggi cheesiste Suez. Oppure sarà Trieste. Pun-tare sulla organizzazione di un grandeporto commerciale, e non industriale,che si combini con le esigenze idrauli-che della città sarà il compito dei po-litici del prossimo futuro: probabil-mente gli eventi accadranno nono-stante loro ma in più tempo e con piùtraumi;si sa che i buoni politici sonol’olio del meccanismo, i cattivi la sab-bia. Quindi puntando su un ruolo daprotagonisti negli interscambi com-merciali internazionali, mantenendo egestendo la ricchezza turistica, anchesulle potenzialità della Laguna quantoall’interesse in sicura crescita per il tu-rismo ecologico, rifinanziando le pic-cole industrie della qualità e, aggiun-gerei, dell’arte; evolvendo la pesca se-condo nuovi principi di allevamentoittico, si può supporre che il futuroeconomico della città dovrebbe risul-tare abbastanza sicuro. Ma non di sola ricchezza vive l’uomo;anche se è innegabile che si allontanadai luoghi che ne sono privi. La Vene-zia insulare, che ho la debolezza e l’ot-tusità, di chiamare solo Venezia, men-tre nella mia ignoranza chiamo Mestrequella non insulare; ebbene questaVenezia ha tutte le caratteristiche perrispondere alle esigenze residenzialifuture. Se il sistema tecnologico con-tinua su questi binari, possiamo sup-porre un certo allontanamento tra icentri di produzione e quelli residen-ziali; i sistemi informatici e di tra-sporto veloce rendono non più neces-sario risiedere nei luoghi di produzio-ne, spesso avvelenati e depressi. Mauna città del futuro, non deve essereinquinata, né dalla vicinanza di stabi-limenti industriali, né dal traffico au-tomobilistico; la città del futuro è pe-donale. Ma per molti che aspirano aquesta soluzione il problema rimanenell’approvvigionamento delle merci,realizzabile solo con autotrasporti; mainvece noi siamo già dotati di un se-condo sistema di comunicazione, lacanalizzazione; non escludo che qual-che altra città possa copiarci in futuroquesta soluzione, realizzandola ex no-vo. La città del futuro dovrebbe ancheessere sicura: in un mondo in grande

fermento migratorio i controlli neglispostamenti sono molto difficili; ma aVenezia, per la sua stessa difficile ac-cessibilità, tutto è agevolmente con-trollabile; il fatto che sia pedonale onautica rende ancor più semplice lagestione della delinquenza non orga-nizzata. I negozi per gli abitanti, lamancanza dei quali si sente come ungrave problema per la residenza è inrealtà un circolo vizioso: i negozichiudono perché ci sono sempre menocittadini, ed i cittadini se ne vanno,anche perché ci sono sempre meno ne-gozi; ma basterà arginare il deflussoche la spirale comincerà a girare insenso inverso, ed il problema si risol-verà da solo. Lo stesso si può dire pertutti gli altri servizi forniti dal Pub-blico: invertendo la tendenza all’eso-do, l’interesse dei di più attirerà l’at-tenzione di politici famelici d’ingra-ziamenti, per necessità democratica. Non voglio dire che il futuro è assicu-rato. Sono uno stupido ottimista inquesto campo, ma non così ingenuo.Dico solo che ci sono date tutte le pos-sibilità per ridare a Venezia la dignitàeconomica e quindi socio culturale,che meriterebbe per il suo passato.Anche se infine è anche vero che xe laputana che fa el casin.

Giacomo Regazzo

È in libreria

VENEZIAbreve storia illustrata

libro con immagini acolori scritto da:

Giovanni Scarabellogià professore associatodi Storia veneta

Paolo Morachiellogià profesore ordinariodi Storia dell’Architet-tura all’Università Iuav

Mario Pianaprofessore associato diRestauro architettonicoall’Università Iuav

Articoletto su VeneziaVenezia quaVenezia là

foto di Stefano Giacomazzi

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RECENSIONI8 NEXUS APRILE-GIUGNO 2011

Angolazioni Urbaneverso un’opera collettiva

Venezia Mestre gennaio 2011-ottobre 2011

PremessaIl progetto, s’inserisce nella più ampia iniziativa “Young open space” promos-sa dall’Assessorato alle Politiche Giovanili e alla Pace del Comune di Venezia.Partendo dal presupposto che l’attività dell’architettura urbana è condizio-nata da una miriade di aspetti del vivere di natura spaziale, politica e so-cioeconomica, come pure dal loro impatto sulla percezione che l’individuoha dell’ambiente edificato, il progetto intende promuovere e – verosimil-mente, testare nel concreto – un metodo operativo di riqualificazione urba-na aperta, incrementale ed intensamente partecipativa. Risulta a tale proposito di rilevante importanza il concetto teorico di rela-tivismo descrittivo per cui un singolo oggetto (nel caso specifico una partedi città) può essere osservato da punti di vista diversi, tutti derivantidall’orientamento cognitivo del singolo individuo e tuttavia consideratitutti ugualmente validi.

Finalità Il progetto si pone l’obiettivo di compiere un’indagine multidisciplinare ri-ferita ad un’area urbana circoscritta (via della Libertà ed aree limitrofe) alfine di realizzare un prodotto artistico (video) da (re)interpretare successi-vamente per proporre una proposta concreta di riqualificazione urbana delmedesimo luogo.

MetodologiaLe numerose storie, idee e percezioni riferite all’area oggetto d’investiga-zione urbana raccolte dal gruppo di lavoro, forniscono la materia da utiliz-zare per le successive rielaborazioni artistiche ed intellettuali. A questo li-vello, le percezioni precise riferite all’area divengono oggetto di un proces-so di distillazione compiuto in stretta collaborazione fra artisti, architetti,urbanisti, équipe responsabile del progetto ed il pubblico in generale. Cosìfacendo il prodotto artistico, nato dall’analisi multidisciplinare compiuta,diverrà lo strumento principale per la formulazione della proposta proget-tuale di rigenerazione urbana del luogo. Tale progetto riguarderà elementidi arredo urbano realizzati a km zero e concepiti ad hoc per spazi urbani pre-cisi secondo il principio di low budget.

Area e temi d’indagineL’individuazione del campo d’intervento è stata compiuta appositamente persemplice “analogia formale”, nell’ottica di poter sperimentare la validità del me-todo di lavoro in contesti urbani differenti. Nello specifico, la scelta di stabili-re la similitudine fra due arterie di scorrimento interposte fra città ed aree in-dustriali – via Libertà a Venezia Mestre e l’Avenue de l’Armee Royal a Casa-blanca – è stata effettuata proprio in previsione d’esportare le risultanze dell’in-dagine riferita al contesto locale alla XV Edizione della Biennale dei GiovaniArtisti dell’Europa e del Mediterraneo che si terrà nel corso del 2011 in diver-se città del bacino mediterraneo fra le quali Casablanca (Marocco). Con l’ausilio di sopralluoghi collettivi ed individuali lungo i principali as-si di attraversamento dell’area (via Martiri della libertà, via delle Industrie,via dell’Elettricità) verranno compresi i limiti e le loro potenzialità in baseal tipo di sezione stradale nonché verificata la porosità del tessuto edilizioed infrastrutturale. Si rileveranno i potenziali espressivi dei materiali checaratterizzano l’edificato (nuovo e dismesso), gli spazi aperti e gli elementidi arredo urbano.S’individueranno i punti d’accesso all’area per comprendere l’esistenza o menod’elementi di riferimento visivo. Allo stesso modo s’identificheranno, nell’arcodelle diverse ore del giorno, i differenti luoghi di maggiore socialità.Mediante strategie di comunicazione non convenzionali s’interrogherannofruitori, viandanti e frequentatori occasionali dell’area al fine di cogliere leloro sensazioni (paura, disagio, curiosità, disinteresse) ed aspettative ri-guardo ai medesimi luoghi. Verranno individuate e rese manifeste le differenti modalità di percezionedell’area: ciclo – pedonale/visitare lento, automobilistica/passaggio veloceesterno e lento interno, ferroviaria/passaggio veloce esterno.Le risultanze dei sopralluoghi realizzati secondo gli spunti d’indagine so-pracitati costituiranno la base per le successive rielaborazioni artistiche edintellettuali.

Alvise Giacomazzi

Riaperto il salotto musicale dei Levi Tra i progetti legati al cinquantenario della Fondazione Ugo ed Olga Levi,che vedrà diversi lavori confluire nel 2012, vi è quello della riapertura del“Salotto dei coniugi Levi”, il salotto che nella prima metà del Novecentoguidò gli incontri, le scelte musicali e culturali del mondo che scorreva inVenezia. A palazzo Giustinian Lolin, lungo il Canal Grande, confluirono, come l’ac-qua che scorre, trasporta e deposita, numerosi manoscritti, libri e spartititanto che solamente grazie alla Biblioteca ed al carteggio con D’Annunzioriusciamo a ricostruirne la naturalezza degli scambi, la semplicità e ric-chezza degli incontri nati dalla passione di Olga ed Ugo per la musica.Se Ugo viene ricordato dalla Damerini “gentile, assente e timidissimo” pur vi-vendo per la “superba biblioteca musicale” che andava allestendo, Olga vienedefinita da D’Annunzio “la poliglotta” e fu probabilmente la sua presenza a ren-dere San Vidal il centro pulsante di “quest’arca musicale preziosa”.Il Salotto Levi accompagnò la vita di Venezia dall’inizio del secolo scorsoagli anni ‘60: del 1918 è la testimonianza della contessa Albrizzi che scri-veva a D’Annunzio: “Si combini con gli amici di San Vidal e la sig.ra Olgami ha promesso di telefonarmi la risposta”; ancora dopo la fine della guerraTudy Sammartini ricorda: “quando ero ragazzina […] tre signore venezia-ne bene aprivano i loro palazzi, una volta la settimana per pomeriggi musi-cali […] il mio compito era servire il the […] in casa Levi le tazzine eranoMeissen, con paesaggi di giardini e mi piacevano tanto. La signora Levi erala più dolce e la più bella.” In questo stesso palazzo, opera del Longhena e al momento in completo re-stauro, il 12 marzo 2011 è stato presentato il libro Il violino di Hitler di Sha-mir: il primo pomeriggio del XXI secolo, nell’elegante portego del pianonobile, ha visto rinnovarsi la passione per gli incontri culturali che riapro-no lo scorrere delle dotte conversazioni accompagnate da brevi esecuzionimusicali. Un semicerchio di poltroncine attorno allo scrittore e violinistainvitato a discorrere del libro con l’antropologa francese Veronique NaoumGrappe e lo scrittore veneziano Tiziano Scarpa: come un sasso lanciatonell’acqua crea piccole onde, le letture lambiscono tutti i partecipanti aven-do come riva i dipinti del Raoux.La poesia di questo salotto che rinasce dovrà trovare a breve uno spazio perricordare i suoi fondatori e con l’edizione integrale del carteggio Olga LeviBrunner con Gabriele D’Annunzio ci si augura di scendere nella profonditàdi questo mare inedito dove trovava spazio anche la tristezza della padronadi casa che nel ‘16 scriveva all’amico: “Le così dette amiche vengono a te-nermi un po’ di compagnia nel pomeriggio. Le lascio parlare ed il mio ma-le di gola mi da il pretesto per tacere”.

Carla Gagliardi

Il tempo della normalitàLe stelle dicono che nel corso del2011 tutto ciò che non funzionaandrà a posto e così ci presenteremoalla Fine del Mondo del 2012 con lecarte in regola. Anche noi isolani, nelnostro piccolo, provvederemo al ri-guardo. Per esempio:– La nuova segnaletica per arrivare aPalazzo Ferro Fini sarà costituita da27 cartelli. Ci penserà la ditta chegestisce la "manutenzione della se-gnaletica interna al palazzo." Ognicartello costerà 440 euro per un tota-le di 11.880 euro pari a circa 23mi-lioni delle vecchie lire. I cartelli ver-ranno esposti lungo il percorso Piaz-zale Roma/Stazione, campo SantaMargherita, ponte dell'Accademia,campo Santo Stefano e mostrerannologo, freccia direzionale e omino sti-lizzato per pedoni onde evitare ma-lintesi per i possessori di automobile.– Verrà risolta la vertenza tra PMV,formalmente proprietaria degli im-barcaderi, e gli installatori di distri-butori automatici di bibite e vivandenegli imbarcaderi stessi. I distributo-ri sono stati sistemati con l'avallo delComune ma senza che PMV se ne ac-corgesse. Sono state scattate foto a te-stimonianza della cruda realtà. – Verrà risolta anche la vertenza tral'osteria Al Remer e il Comune peroccupazione abusiva di suolo pubbli-

co: trattasi di due botticelle piazzateall'ingresso del locale per evitare chei clienti appoggino i bicchieri sul-l'antica vera da pozzo. Finora sonostati stilati 130 verbali e 99 seque-stri.– Su segnalazione di alcuni cittadinisembra che i muri di Venezia sianoaffollati di annunci e manifestini fai-da-te. L'Assessorato alla Qualità Ur-bana (già Decoro Urbano di salvado-riana memoria) si è accorto che èvero, e ha ricordato alla cittadinanzatutta che una legge ad-hoc impone ilpagamento di euro 1,60 per ogni af-fissione e per una durata di diecigiorni. Un'abitante di Calle dellaMandola è stata multata per aver af-fisso alcune foto segnaletiche delgatto scomparso, affissioni che, oltre-tutto, "deturpavano la città". Matutto si è risolto per il meglio: ilgatto, pentito, ha fatto ritorno a casae la multa è stata ritirata. Il 2012vedrà tutti i muri ripuliti.– A causa della crisi i croceristi inItalia sono diminuiti dello 0,5%. AVenezia sono aumentati del 16,5%con 625 scali (1milione e 600milapersone). Il presidente di VeneziaTerminal Passeggeri prevede il rad-doppio entro il 2020. (Il non tenerconto di quanto succederà nel 2012deriva dal fatto che la Fine delMondo dev'essere intesa come fine diquesto mondo troppo disordinato,mentre il prossimo sarà perfetto.)Adesso Venezia ospita circa 20milio-ni di turisti all'anno: con le navi diprossima generazione da 300 metrianche il rapporto turisti/suolo urbanoraggiungerà l'optimum grazie all'in-terramento dei rimanenti canali. Lacosa si collega con:– La riforma della legge sul turismo,la quale prevede la cancellazione delpregresso e quindi anche i commi re-

lativi al riconoscimento della specifi-cità veneziana. Giustamente l'asses-sore regionale al turismo Marino Fi-nozzi fa osservare: "È evidente che c'èuna posizione prioritaria sul turismoda difendere, e questa riguarda tuttoil Veneto. In questo modo è altret-tanto evidente che non ci può esseresolo una specificità veneziana, maquesta dovrà riguardare tutto il Ve-neto. Se Venezia vedrà riconosciuta alivello nazionale la sua specificità,benissimo; ma dobbiamo puntare ache tutto il Veneto sia speciale epossa godere dei benefici di unaeventuale tassa di scopo." Comunqueè solo questione di tempo e tuttoverrà chiarito: evidentemente l'asses-sore non aveva ancora letto Nexus 82sull'archetipo di Venezia e il suo si-gnificato.– Il Blue Moon sarà abbattuto e i re-sponsabili della sua indecorosa esi-stenza si dichiareranno dispostissimia rimborsare le spese finora sostenute(12milioni di euro pubblici dal 1990a oggi) comprese quelle per l'abbatti-mento. D'accordo, la vista del mareper chi percorrerà il Gran Viale tur-berà l'occhio di qualche nostalgicoma, chissà, forse una torre in vetrac-ciaio...– Finalmente a Rialto non ci sarà piùquella fastidiosa puzza di pesce, se labeccheranno a Fusina dove il puzzo-lente mercato ittico verrà trasferito.Idea: se venisse chiuso il porticatodell'ex Procura e aggiunta un'ala infinto gotico avremmo un nuovo al-bergo oltre i due previsti rispettiva-mente nell'area del campo da calcioai Bacini e all'interno dell'Arsenale. Attualmente in città i posti letto inalberghi sono appena 26.000.La cricca è già pronta e in attesa.

Renato Pestriniero

La casa editrice el

squero, che ha come

principali caratteristi-

che distintive la vene-

zianità e la leggerez-

za, ha il piacere di an-

nunciare la pubblica-

zione del libro di

Alessandro Todesca

intitolato Il portatore

di sabbia.

È un libro di racconti

in cui l’autore, a 83

anni, decide di do-

narci una testimo-

nianza di vita vissuta

intensamente. Il let-

tore è portato a consi-

derazioni leggere e

profonde sulla vita,

l’arte e la scienza,

grazie alla formazione

culturale ricca e cu-

riosa dell’autore che è

stato docente liceale.

Leggere i sentimenti è un libro di

Elisabetta Baldisserotto, filosofa e

psicoanalista junghiana attiva a

Venezia, la quale ci conduce at-

traverso un percorso che coniuga

tre diversi registri: quello lettera-

rio, in cui l’affettività trova la sua

più completa oggettivazione;

quello psicologico, in cui essa

viene radicata nella struttutra e

nei dinamismi della personalità;

quello clinico, in cui emozioni e

sentimenti si fanno vita vissuta e

diventano il fondamento del dia-

logo analitico.

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NERO LAVAGNAAPRILE-GIUGNO 2011 NEXUS 9

Lampi e … crampidi Cristiana Moldi Ravenna

SLANCI

All’armi arrivano gli inni

Grandi notizie sul fronte degliinni. Oltre all’annosa questio-ne di Va’ Pensiero (che po-trebbe essere adottato comeinno internazionale della gior-nata della Memoria, dal mo-mento che il famoso coro delNabucco è formato da Ebrei infuga e in cerca di Patria e nonda Lumbard conter el teruncome forse pensano i leghi-sti), oltre a quanto si dice e fariguardo all’Inno di Mameliche da semplice marcetta è di-ventato un brano di poesia pu-ra interpretato da Roberto Be-nigni, ora assistiamo all’enne-simo spreco di soldi in Regio-ne perché si sta preparandol’Inno del Popolo Veneto! Miè capitato recentemente di as-sistere all’esecuzione di que-sto brano, pare di Vivaldi,sembrava Hendel, con pessi-ma registrazione graffiata, maevidentemente a chi di musicanon si intende non interessa labuona qualità delle esecuzio-ni. Più grave ancora è stato ri-chiesto di assistere all’esecu-zione in piedi. Veramente cer-ti adulti tornano bambini auna certa età. Con tutto quelloche succede, dal Giappone,dalla Libia, c’è ancora chi siperde in ricordi di martiri delpassato, della Serenissima, di-menticati forse anche perchéavevano sbagliato strategiamilitare. E si sa, chi perde pa-ga anche con l’oblìo. Chissàperché parliamo tutti inglesedopo la seconda guerra mon-diale? Andando avanti di que-sto passo ci sarà l’Inno di Me-stre e quello di Venezia; e ilLido? E Pellestrina? E Vene-zia con tutti i suoi campi?L’inno di Campo San Mauri-zio e di Campo Santo Stefano,o Morosini. E le calli? Inno diRuga Giuffa, di Calle Lavez-zera. Stiamo pronti: il paesedella musica e bel canto hatrovato la sua strada per nonfar pensare alle cose noiose: inuovi Inni!

HOTEL CAVALLETTO E DOGE ORSEOLOdi Gabriele Prigioni

Inebriato dai canti provenien-ti dalle gondole, ordinata-mente, assembrate nell’anti-stante bacino: sul quale si aprela sua porta d’acqua, memoredi dogale maestà, del nitriredei cavalli e dell’odore acredel fumo dei sigari di Chur-chill, imperioso, osserva Piaz-za San Marco: l’Hotel Caval-letto e Doge Orseolo.

La struttura, composta da trecorpi di fabbrica: un nucleostorico e gli altri annessi suc-cessivamente in seguito adopere di restauro, il terzo, una

dependance aperta nel 2000,collegato tramite un ponte ae-reo visibile in Calle del Caval-letto, deve il nome oltrechéalla famiglia Orseolo, alcunicomponenti di questa prosa-pia, tra i quali Pietro I (976-978) e Pietro II (991-1009),assursero al trono dogale, alsuo utilizzo, sin dal Trecento,come stazione di posta.

Nei primi anni del Novecen-to, l’albergatore veronese Gio-vanni Masprone acquistò l’al-bergo operandovi importantirestauri. Alla metà del secolo

la struttura venne ampliata.In seguito, negli anni Ottantadivenne proprietario il dottorCazzavillan, tra i soci fondato-ri del Best Western Italia, gra-zie al quale l’hotel passò di ca-tegoria e venne fregiato delmarchio Best Western. Sul fi-nire del secolo la CompagniaSan Marco Hotels acquisì l’al-bergo e la società Cavalletto eDoge Orseolo costituita nel1928 che detenne per un pe-riodo la proprietà del com-plesso alberghiero.

L’hotel, il cui ingresso princi-

pale si trova in calle del Ca-valletto, è dotato di 107 stan-ze dislocate nei tre edifici del-le quali 37 aprono la loro vi-suale sul Bacino Orseolo. L’al-bergo, fatto unico e singolare,ha una licenza di tabaccheria.

Il libro d’oro annovera nomidi rappresentanti di governotra i quali sir Clement Attlee,Wiston Churchill, il ministrorusso della cultura ValentineBogomazov e nobili come ilprincipe russo Troubetzkoy.

Gabriele Prigioni

Questa rubrica di GabrielePrigioni è dedicata agli al-berghi storici di Venezia.

Sono già apparsi i seguenti articolidedicati a: Hotel Danieli (Nexus 73) Hotel Gritti (Nexus 74)Hotel Palazzo Priuli (Nexus 75) Hotel Bauer (Nexus 76)Hotel Ca’ Sagredo (Nexus 77)Hotel Europa&Regina (Nexus 78)Hotel Luna Baglioni (Nexus 79)Hotel Ausonia&Hungaria (Nexus 80)Hotel Cipriani (Nexus 81)Hotel Molino Stucky (Nexus 82)

Hotel Cavalletto e Doge Orseolo

LAGUNA EADRIATICO S’incontrarono in un ormai lontanissi-mo passato; imperversava un tempo-rale quel giorno… si direbbe un colpodi fulmine.Gli occhi verdi di lei, incantati, fissa-rono, con desiderio, quelli cerulei dilui.Timidi entrambi, grazie al vento chesospingendoli li fece avvicinare, sidettero il primo bacio; dopo anni dieffusioni decisero di sposarsi.Il matrimonio fu celebrato, al tra-monto, dal doge che fornì gli anelli aidue innamorati, sotto gli occhi dei te-stimoni: il faro del Lido, il sole che av-vampò per l’emozione, il vento, il cie-lo… l’Universo!Ancora oggi sono uniti; legame indis-solubile, eterno!Lei Laguna, lui mare Adriatico. (GP)

TRE MINUTI SUL LISTONUna signora anziana, abbigliatacon il cappotto della solitudine ela sciarpa del senso di vivere inun mondo estraneo, passeggiavain Piazza San Marco quando uncoppia di giovani fidanzati neturbò il cammino.“Abbiamo solo tre minuti!” Dissel’uomo, riferendosi all’imminentearrivo del vaporetto.“Eccomi.” Rispose la donna, ac-cennando una corsetta.La ragazza, affrettandosi, urtò lavecchina che barcollò senza cade-re. Gli occhi della malcapitata,velati dallo spavento, rimaserosbarrati per un quasi impercetti-bile lasso di tempo prima di fissa-re la pavimentazione della piazza.Le scuse della giovane rallegraronol’anziana, la quale, sebbene avessesorriso, sembrava non riuscisse ascacciare la tristezza che l’accom-pagnava, come un fardello posatosulle spalle, abbrutendole il viso;la rete di rughe che lo ricopriva lofaceva assomigliare ad una ma-schera di cartapesta rovinata.Un passante notò l’accaduto edosservando l’anziana donna ram-mentò una poesia di Tagore:Guardandoti negli occhiricordo soltanto di aver vistoil tuo volto in sogno. (GP)

Un grande maestro del vetro torna in patria

Lino Tagliapietradi

Cristiana Moldi Ravenna

Fino al 22 maggio a Palazzo Cavalli Franchetti la mostra Lino Tagliapietra da Murano allo Studio Glass 1954-2011

Incuriosisce il titolo e soprattutto il riferimento alla modernità, lo StudioGlass, che come sottolinea Rosa Barovier Mentasti nella accurata presentazio-ne in catalogo, “grande importanza ha avuto nella vita artistica dell’autoreun’inclinazione rara nei muranesi: il desiderio e la capacità di guardare oltre iconfini della laguna di Venezia e dell’Italia e di integrarsi in differenti realtà”.L’esposizione di Lino Tagliapietra a Palazzo Franchetti sorprende e fa riflette-re per vari motivi. Prima di tutto sorprende che sia la prima mostra dedicataa Lino Tagliapietra in Italia, dopo decenni di attività, e quindi le solite con-siderazioni sugli italiani che hanno successo e stima solo all’estero è d’obbli-go, e ci tormenta non poco poiché la viviamo come una condizione comune amolti ancora oggi. Nel bel catalogo leggiamo che l’autore è uno dei maggio-ri artisti del vetro a livello internazionale e il più importante rappresentantedella tradizione di Murano nel mondo. Lino Tagliapietra è un veneziano, lacui famiglia si trasferisce da Burano a Murano nel ’26 nell’ambiente dell’in-dustria del vetro più ricco di offerte di lavoro per la famiglia. Nasce nel 1934e già a 12 anni lavora in fornace ; da garzonetto a maestro percorre tutta lacarriera del Vetraio. Nella bella mostra l’autore unisce l’esperienza tecnicaall’inventiva creativa. All’ingresso ci accolgono circa 100 piccoli vasi d’oro inavventurina, la tecnica difficilissima chiamata così perché la sua riuscita è pu-ra avventura, che formano una fiabesca, magica libreria. Titolo dell’opera ‘Av-ventura’ del 2011 a sottolineare con semplicità il riferimento dotto, utile a chiconosce e sa quanto sia difficile l’arte del vetro. Tra i numerosi vasi e calici co-lorati, filigranati, dalle forme incredibili, la sala d’angolo di palazzo Fran-chetti ospita ‘Endeavor’ lunghe foglie, o amache, o barche che fluttuano nel-lo spazio accendendolo di cromatismi decisi e vibranti a sottolineare il gran-de tentativo, ‘Endeavor’ appunto, il gesto faticoso e deciso, i tempi ravvicina-ti e impietosi, che un maestro dell’arte del vetro deve compiere per raggiun-gere i risultati straordinari cui arriva Lino Tagliapietra.

La Redazione di Nexussi congratula con Gabriele Prigioni

per i suoi tre diversi libri appena pubblicati:

ESSERE racconti

ORIENTEpoesie

ALBAaforismi

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10 NEXUS APRILE-GIUGNO 2011

PONTE DEI SOSPIRI

PAROLA MIAAldo Vianello

[Venezia Multimediale]

IOSIF BRODSKIJ: SULLE ORME DELLA POESIAdi Danilo Reato

La Piazza Universaledi Tomaso Garzoni

rilettura di Giovanni Distefano

da: Sulla via del non ritorno

È almeno dal 1997 che trovo liberatorio commentaresulle pagine di Nexus operazioni becere e impunitecomminate a questa città. Ovviamente non l’ho maifatto con la speranza di provocare risultati concreti masolo per dare un po’ di sfogo alla rabbia nel constatareun accanimento cieco eppur consapevole. Se, fino a po-chi giorni fa, mi fosse stato chiesto di fare qualcheesempio non avrei saputo da dove cominciare: il feno-meno è talmente vasto e capillare da essersi trasforma-to in regolarità, in sistema. Ma recentemente si sonoverificati due fatti grazie ai quali potrei rispondere aquella ipotetica domanda senza pensarci più di tanto.Seppure di statura diversa, entrambi riguardano lostesso obiettivo: chiusura della libreria Mondadori edella libreria Solaris. Trovo emblematica questa con-temporaneità riguardante due spazi comuni seppur op-posti nella loro realtà fisica: l’uno era la libreria pub-blica più vasta e composita, l’altro una libreria di nic-chia tra le più minute. Entrambe hanno ricevuto unoschiaffo, un “fatti in là” dal rullo compressore delle ma-gnifiche sorti globalizzatrici e omologatrici.

E così a San Marco non ci saranno più libri ma un’en-nesima vetrina per oggetti di culto destinati soprattut-to al jet set, ai vip, agli happy few, agli sceicchi aman-ti del must, ai parvenu. Giovanni Pelizzato aveva pro-posto con successo uno spazio dove non esistevano sololibri ma uno Spazio Eventi dove essi venivano presen-tati e discussi, dove poter passeggiare osservando espo-sizioni d’arte, dove poter incontrarsi per progettareeventi futuri... come in un’agorà o in un più nostralecampiello veneziano. D’accordo, per acquistare o pre-sentare libri c’erano e ci sono altri punti d’incontro, al-tre librerie e luoghi meno rituali come sale d’albergo,organizzazioni di sestiere, ristoranti, caffè... ma tuttiluoghi che per accogliere eventi di questo genere con ildovuto respiro devono necessariamente “trasformarsi”assumendo un’atmosfera un po’ “carbonara” seppur nondissimili nella volontà di fare. Dice Pelizzato: “Qui la città ha trovato uno spazio libero, aperto a tutti, e loha usato. In sette anni ci sono stati oltre 1.200 appunta-menti.”

Tra quei 1.200 appuntamenti anch’io avevo potutopresentare opere di scrittori, saggisti e fotografi, e altriavevano presentato opere mie, e quindi ecco perché lamancanza si fa sentire in misura più diretta e la rabbiasi fa ancor più aguzza. Comunque non intendo discu-tere in questa sede sul come e sul perché di quanto suc-cesso; ricorderò solo che, secondo il Sindaco, la cosa ri-guardava trattative private e quindi esulava dall’inter-vento pubblico, e lascio la parola a Silvia Visnadi, unadei giovani dipendenti: “Siamo delusi perché avrebbero dovuto salvarla, e non parlodei cittadini, che hanno fatto quanto potevano, ma dei poten-ti. Perché una libreria così è un diritto essenziale e primario,

è come avere una scuola, come mangiare il pane, bere l’acqua.Un diritto per tutti noi a cui non possiamo rinunciare e chenon ci possono togliere.”

L’altro accadimento riguarda la chiusura della Solarisalla Maddalena, libreria specializzata nel fantastico intutte le sue svariate sfumature. I due gestori, Gianlui-gi Missiaja e Giampaolo Cossato, sono miei amici dalunga data. Facevamo parte di quel Clan dei Venezianiche negli anni Cinquanta dette inizio alla cosiddettavia italiana alla science fiction di importazione ameri-cana, un movimento letterario che in Italia non è maistato studiato adeguatamente dalla critica ufficiale intutte le sue possibilità di indagine e mantenuto, persnobismo e strategie di mercato, nel limbo di una “fan-tascienza” di semplice escapismo, tanto che ancora og-gi questa etichetta viene usata indifferentemente siaper indicare qualcosa di decisamente negativo (parlia-mo di cose serie, non roba da fantascienza), sia per esal-tare qualcosa di eccezionale (un’opera straordinaria,fantascientifica).

Il nocciolo duro del Clan dei Veneziani era compostoda un gruppo di una quindicina di nomi tra cui SandroSandrelli, Ivo Prandin, Carlo della Corte, Gustavo Ga-sparini, Giulio Raiola, Piero Zanotto... giornalisti,commentatori TV, scrittori, divulgatori scientifici,poeti, professori universitari, critici cinematografici...insomma intellettuali che avevano capito quali poteva-no essere le possibilità che questa corrente letteraria, aldi là del semplice intrattenimento e uso del meravi-glioso, aveva in nuce per diventare anche specchio cri-tico dei problemi socio-psicologici che un progressoscientifico e tecnologico estremamente invasivo avreb-be comportato. Nel 1962 Missiaja e Cossato avevanocostituito il CCSF Centro Cultori Science Fiction, e nel1972 avevano organizzato a Trieste, assieme a PieroZanotto e con l’assistenza di Flavia Paulon, nume tute-lare della Mostra Cinematografica di Venezia, la primaEuropean Science Fiction Convention. Per 35 anni laSolaris è stata punto d’incontro non solo di lettori ita-liani ma di tutto il mondo attratti dalle migliaia di ti-toli italiani e stranieri e da un archivio storico di filmdal cinema muto al contemporaneo.

Adesso anche la Solaris ha chiuso e anziché culturaverrà offerto oggettistica. Dice Missiaja: “Ho cercato di cedere la licenza perché qualcun altro conti-nuasse l’attività di libreria e di rivendita di film, senza tro-vare nessuno. Evidentemente per questi generi a Venezia nonc’è più mercato, anche se i turisti continuano a venire per ac-quistare i grandi classici italiani.”

Insomma cosa ormai di ordinaria amministrazione.Già, amministrazione.

I RICORDI E LA RABBIAdi Renato Pestriniero

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DETTI VARI

L’è megio viver da asenoche morir da volpe

El morto porta via do robe:o un galantomo o un ladro

Superbo in vitaspuzzolente in morte

Se usa (dopo morti)andar in busa

Una volta destiraituti tera da bocai

Morto mi,go in culo chi resta

Ai potenti, e ai prepotentii vardo nei ochi e me vien‘na gran vogia da rider:«Anca vu, gavé da morir»

El morir xe l’ultima capela che se fa

Campane a ore, qualchedun che more

La mare sémena, la morte tol sù

L’anema a Dio, el corpo a la tera,e el buso de culo al Diavoloper tabachiera

Se ti ga da morircerca un boia pratico

Sul quarto …antael prete canta

Da putei, tuti beida sposi, tuti siorida morti, tuti santi

Go vardà tante epigrafi,go cercà da per tuto,no go mai visto scrito:«Qui giace un farabuto»

Grassi, magri, così così

Se se vol riderbisogna discorer de merda

Chi tase no dise gnente

Lezer e no capirxe come gaver la padelae gnente da friser

I dise, xe el dito de le mone

Boca onta no pol dir de no

Co tonìza in culabriavol piover merda

No bisogna far el pétopiù grando del culo

Chi vol far el stronzo massa grandoghe vien le lagrime ai ochi

Val più un gran de pevareche un stronzo de aseno

No so se la xe merdama el can la ga cagada

Fin che el can pissael lievro se la moca

CRONACA E CURIOSITÀAPRILE-GIUGNO 2011 NEXUS 11

VITA DELL’OMO (3) di MARIO TECCHIATI

stampato il 26 dicembre 2010Editore: Supernova

GIOVANNI DISTEFANO (direttore editoriale e amministratore unico) NICOLA FALCONI (direttore responsabile)

DANIELA ZAMBURLIN (condirettrice)LETIZIA LANZA, CRISTIANA MOLDI RAVENNA, MARIUCCIA REGINA

(comitato di redazione)Hanno collaborato a questo numero

LUCIANA BOCCARDI, LUISA CODATO, GIANNI DE LUIGI, CRISTINA DE ROSSI,CLAUDIO DELL’ORSO, GIOVANNI DISTEFANO, STEFANO GIACOMAZZI,GIANFRANCO ISETTA, LETIZIA LANZA, CRISTIANA MOLDI RAVENNA,

TAZIA NUVOLARI, ILARIA PASQUALETTO, RENATO PESTRINIERO, GABRIELE PRIGIONI,DANILO REATO, TULLIO RENZULLI, FRANCO ROCCHETTA, MARIO TECCHIATI,

GIOVANNI TALAMINI, ANNA TREVISAN, ALDO VIANELLO, DANIELA ZAMBURLIN.

DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONESUPERNOVA EDIZIONI srl, via Orso Partecipazio, 24 – 30126 Venezia-Lido

Tel/fax 041.5265027 – email: [email protected] – website: www.supernovaedizioni.itTIPOGRAFIA

Grafiche ITE, Dolo (Venezia)Aut. del Tribunale di Venezia n. 1114 del 23.3.93

LE OPINIONI ESPRESSE NEGLI ARTICOLI FIRMATI E LE DICHIARAZIONI RIFERITEDAL GIORNALE IMPEGNANO ESCLUSIVAMENTE I RISPETTIVI AUTORI

Mensile di Comunicazione cultura e attualità nella città metropolitana di Venezia

GENNAIO7 La Libreria Mondadori chiude.12 Traffico container in aumento.13 Condominio in fiamme a Canna-regio. Tre intossicati. 14 Crolla il tetto di un casa disabita-ta a Cannaregio. Il Comune dovrebbeintervenire: censire gli edifici vuoti,contattare i proprietari e obbligarlial restauro (in subordine alla vendita)come ha fatto mezzo secolo fa conl’Istituto Rumeno: era fatiscente, let-tera ultimatum ed ecco che l’edificiofu restaurato e riprese vita. Senzacontare che si darebbe lavoro a moltineo-architetti, geometri e quant’al-tro, evitando possibili incidenti. 15 La stampa riporta il vezzo assaipericoloso dei turisti di portarsi viatessere di mosaici da Torcello e dallaBasilica di San Donato.16 Paolo Baratta veneziano del-l’anno. Promette che vuole fare qual-cosa di grande per la città. Bravo, sivive per lasciare un segno, chi non lofa non ha vissuto. 18 Mestre: anziana travolta mentre

attraversa.20 Incubo sfratti: il Comune ha 400alloggi liberi, ma non li può dareperché non sono a norma. 21 Antonia Finotello, nata a S. Era-smo il 21 gennaio 1911, ha compiu-to 100 anni.26 Superdarsena al tronchetto per li-berare i rii interni.28 Giustizia soffocata da 80mila ar-retrati. Si riuscirà a evaderli primadell’archiviazione per legge?29 Venezia calcio: ambito da tre cor-date. Russi, francesi e torinesi, prontia costruire il nuovo stadio in terrafer-ma. Per Nexus lo stadio Penzo, con letribune rifatte, sarebbe il più bellodel mondo e andare allo stadio con lamotonave una esperienza unica:all’andata, ma anche al ritorno con ilgran vantaggio che gli sconfitti po-trebbero addolcire il loro sconfortocon la visione della laguna.

FEBBRAIO2 Intesa tra Comune e Telecom:entro 5 anni Veenzia avrà una reteultraveloce per televiosione via cavo,

telemedicina, videoconferenze.Raid di vandali nella notte in città.È morto Mauro Carraro, fondatore diLinea d’Ombra, un locale alle Zatterediventato famoso fra gli studenti: erail bar delle manche.3 La Finanza scopre un sistema di-corruzione, un giro di affari sporchiche la stampa bolla come la criccadegli appalti.5 Sulla stampa si legge la notizia chetra Mestre e Favaro, in via Vallenari,vicino al villaggio Sinti, nascerà laCittadella della solidarietà.6 La stampa pubblica la notizia cheil Canal Grande passa sotto la gestio-ne dello Stato, dopo che all’inizio delNovecento era stato concesso al Co-mune. Vicenda incredibile, segnala ilcapitano Falconi presidene dell’EnteGondola. Il sindaco Orsoni chiedespiegazioni e gli viene confermatoche sarà ancora il Comune a mante-nere la competenza sul Canal Gran-de. Il capitano Andrea Falconi è statonominato dal presidente della repub-blica ufficiale dell’ordine al meritoper le sue scoperte marine archeolo-giche.A Favaro si lamentano che il tram fatremare le case. Anche nelle grandicittà la metropolitana è un terremo-to...

La Città raccontaGIOVANNI DISTEFANO

APRILE-GIUGNO 2011

Ariete. Il vostro segno sarà sovraffolla-to sia per via dei transiti stagionali ve-loci di Sole, Mercurio e Venere che perquelli più lenti di Marte, Giove e Ura-no. Come se non bastasse, l’opposizio-ne di Saturno dalla Bilancia e la qua-dratura di Plutone dal Capricorno ag-giungeranno all’insieme una buona do-se di peperoncino. Che dirvi? Metteteda parte la vostra natura audace e belli-cosa e cercate di praticare un po’ la di-plomazia.

Toro. Nel quadro astrale attuale, al-quanto turbolento, il Toro si trova inuno stato di grazia non solo per via deitransiti stagionali positivi, ma anche

per il ritorno nel vostro segno, dopo 12anni, di Giove, che da giugno vi rega-lerà un anno di buone opportunità. Ap-profittatene!

Gemelli. Transiti belli, cari Gemelli!Praticamente tutto lo Zodiaco vi sorri-de e prepara il terreno a nuovi duraturisuccessi. Siate concreti e cogliete le op-portunità che vi si propongono, senzaindulgere alla tentazione di rinviare aldomani.

Cancro. Situazione sempre in ebolli-zione, cari Cancri. A parte i transiti sta-gionali arietini alquanto critici, la pri-ma decade dovrà continuare a vederselacon l’opposizione di Plutune e con lanuova quadratura di Urano, la seconda

con quella di Saturno e la terza conquella di Giove. Sono aspetti epocali,che vanno affrontati seriamente, perchéuna valida soluzione c’è sempre.

Leone. Ottimo periodo, denso di no-vità e di buone iniziative da portareavanti e concludere entro giugno, percogliere a piene mani i favori di Giove.

Vergine. Transiti favorevoli per voi, inquesta primavera. E la situazione è incontinuo crescendo, dato che da giugnogodrete per un anno del trigono di Gio-ve. Osate!

Bilancia. Situazione ancora critica, cariamici della Bilancia, che con gli altri se-gni cardinali vi trovate a condividere

questi transiti epocali. Il mese di aprile,in particolare, sarà molto impegnativo edovrete rassegnarvi a contrattempi edifficoltà. Meglio evitare vertenze lega-li e cercare di mediare a tutti i costi.Non perdete il vostro sangue freddo e,se possibile, eclissatevi per un po’.

Scorpione. Nel complesso non male,considerando che la primavera non ècerto la vostra stagione astrale. Conclu-dete vertenze e contratti entro maggio,perché da giugno l’opposizione di Gio-ve potrebbe rallentare i vostri progetti.

Sagittario. Avrete il vento in poppacon tutti quei pianeti in postazione fa-vorevole dal segno amico dell’Ariete!Sfruttate al massimo la situazione e nonscialacquate le buone occasioni. Nonsempre si ripresentano!

Capricorno. Come per Ariete, Cancroe Bilancia la situazione astrale si pre-senta alquanto delicata. Ben sei pianetiin quadratura dall’ Ariete, Saturno

“contro” dalla Bilancia e Plutone “intesta”. C’è di buono che non vi arren-dete mai e che le grandi sfide non vispaventano. Della serie: resistere resi-stere resistere … anche perché, da giu-gno, con l’ingresso di Giove nel Toro,le cose finalmente miglioreranno. Ab-biate fiducia!

Acquario. Sarà un ricca primavera, contante cose belle che bollono in pentola.Gestitevela bene, senza tergiversaretroppo, perché l’aiuto di Giove dureràfino a giugno.

Pesci. Tutto ok! cari pesciolini! Tran-siti stagionali più che buoni e in pro-gress, perché da giugno un bellissimoGiove, in aspetto positivo dal Toro, vifarà da paladino per un anno intero.

Avviso ai gentili lettori: le previsioni consi-derano i transiti unicamente rispetto al So-le di nascita.

Le stelle di Taziaö ö

ö ö ö

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NONOVITÀ EDITVITÀ EDIT ORIALI 2011 ORIALI 2011 Cataloghi - Depliants - Libri

Calendari - GraficaCataloghi - Depliants - Libri

Calendari - Grafica

La scala del sospetto di Ida Palum-bo e A Blue Rhapsody in Green diMonica Seleghin sono due roman-zi editi da Supernova.Nel romanzo di Ida Palumbo (Lascala del sospetto, 222 pagine, 15euro), la protagonista è presa dalvortice di un incubo perenne e sispinge alla ricerca di un punto fo-cale del proprio passato, trovando-lo infine in una scena che l’avevacolpita da fanciulla, una scena av-venuta sulla scala della casa doveallova abitava... È un romanzo,questo di Ida Palumbo, alla sua

seconda pubblicazione (la prima èUna storia d’amore e di sangue), am-bientato in un non-luogo e in unnon-tempo e caratterizzato da unascrittura fluida e immediata, com-pagna della solitudine.A Blue Rhapsody in Green (142 pa-gine, 12 euro), titolo in inglese,ma testo in italiano, ci presenta ilrapporto più antico, quello traamante e amato e si pone doman-de su domande come «se traamante e amato ci fosse solo unospecchio a legarli? e se l’essenzadell’amato altro non fosse che il

riflesso dell’amante? Poi arriva iltempo delle risposte e si scoprecosì che «l’eccessiva disponibilitàarriva a viziare chi ne gode; unpo’ forse come tutte le cose chesiamo abituati ad avere sotto gliocchi: non le sappiamo apprezza-re. Basta che però qualcosa nonfunzioni più, che un piatto sirompa, che un bel bicchiere, unbicchiere prezioso, sempre lì,nella cristalliera, di quelli con ilbordo blu, con la base esagonalevada in pezzi perché, improvvisa-mente…»

VENEZIA breve storia illustrata racconta, in tratteggio essenziale, la storia

politica e sociale, culturale e artistica della millenaria città che da villaggio

lagunare si fece dapprima stato repubblicano, potenza marittima e terrestre,

rimanendo per secoli «centro di un’economia mondo».

Fili di storia, quindi, per i secoli in cui i veneziani si fecero popolo e, in con-

tinuo colloquio con l’ambiente, inventarono la città, crearono originali

strutture sociali, istituzionali, politiche ed economiche.

Fili di storia per una città impostasi come centro artistico universale dal Cin-

quecento al Settecento.

Fili di storia per Venezia dopo il 1797, limite estremo della sua indipenden-

za e del suo ingresso nel mondo contemporaneo.

Il libro, con illustrazioni a colori, si sviluppa in 272 pagine ed è stato scritto

da Giovanni Scarabello, Polo Morachiello e Mario Piana. È stato pubblicato

da Supernova ed ha un prezzo di copertina di 20 euro.

Perasto di Maurizio Fontanella (Supernova, 128 pagine, 10 euro), è un

testo teatrale scritto in lingua veneziana. L’autore ci racconta una storia ri-

salente all’ultimo anno di esistenza della Serenissima Repubblica di Vene-

zia, un anno trascorso tra drammi e paure, un anno horribilis.

Maurizio Fontanella si immerge e ci immerge in vicende umane fatte di

ideali e ingiustizie, di amori contrastanti, prepotenze e violenze in una Ve-

nezia traballante che si era illusa di star fuori dal mondo, mentre la marea

del nuovo inondava le sue case, i suoi abitanti e dunque anche i protagoni-

sti di questa storia.

L’intento dell’autore è quello di farci riflettere sulle vicende del passato,

per metterci in grado di comprendere meglio i segni premonitori del no-

stro tempo, e insieme di farci cogliere l’occasione per qualche riflessione in

più su ciò che sta investendo, oggi come allora, il nostro mondo rendendo

più fragile il nostro futuro.

Questo libro pubblicato da Supernova (104 pagine, 10 euro) si compone di due

parti. La prima, Età d’argento, segna un momento importante nella vita dell’au-

tore, perché egli si trova in quell’età agognata in cui libero dal lavoro ha potuto

usare tutto il suo tempo per dedicarsi alla scrittura creativa. Alcuni di questi te-

sti, scrive Armando Pajalich, «sono apparsi in pubblicazioni recenti, ma hanno

preso vita, per me, nel congiungersi fra loro alla ricerca di una qualche unità

complessiva». La seconda parte del libro, Verso l’età d’argento, raccoglie alcuni te-

sti già pubblicati all’estero e/o in Italia e mai raccolti in un libro, forse perché se

ne stavano per conto loro, o forse perché aspettavano di vedere cosa l’autore

avrebbe scritto dopo ... In quarta di copertina Armando Pajalich ringrazia ami-

che e amici che hanno dato spazio ad alcuni di questi testi in loro libri o riviste:

pubblicare un libro di “poesie” è un gesto talmente narcisista e autoreferenziale

che si può rivelare solo uno spreco di carta, ma essere accolto in belle riviste e in

bei libri altrui fa sentire affetto e stima.

Frattanto, in fiduciosa attesa... diRenato Pestriniero e Il nido deidraghi di Emma Ciang inaugura-no una nuova collana veneziana,venezia narrativa, infatti, per ini-ziativa di due case editrici lidensi,Granviale Editori e Supernova.

La collana è in formato tascabile eutilizza simboli prettamente ve-neziani come il corno ducale e ilferro da gondola che formano illogo di questa nuova avventuraeditoriale disegnato da MarcoToso Borella.

Frattanto, in fiduciosa attesa... diRenato Pestriniero, importante eaffermato scrittore veneziano, siarticola in 261 pagine (costo14.90 euro) e propone uno spac-cato di vita vissuta in comune daiprotagonisti Andro e Ivana. Si tratta di un romanzo che propo-ne una sorta di viaggio infernaletra realtà obiettive ed eterodirette epone interrogativi e dunque spingeil lettore a guardarsi intorno conocchi diversi, a sentirsi coinvolto insistuazioni che suscitano sorpresa,stupore, introspezione.

Il nido dei draghi di Emma Ciang,scrittrice veneziana al suo secondolibro (il primo è intitolato Il maledentro), ci presenta una splendidastoria d’amore che si sviluppa inmezzo ad una serie di circostanzefavorevoli ai due giovani amanti. Sesso e perversione sono ingre-dienti aggiunti di un giallo che sisvolge in quello scenario semprefantastico che è Venezia. Le circo-stanze costringono un commissa-rio di Polizia ad intervenire a se-guito di un increscioso incidentee risolvere così l’intricato caso...

DOVE SI TROVA

NEXUS *

Archivio di StatoBaum Ca’ FoscariBiblioteca Civica MestreBiblioteca CorrerBiblioteca dei CalegheriBiblioteca del LidoBiblioteca MarcianaBiblioteca QueriniBistrot de VeniseCentro CandianiCinema Astra al LidoLibreria BertoniLibreria Don ChisciotteLibreria EmilianaLibreria Feltrinelli Libreria GoldoniLibreria Toletta LT2LidolibriSan Servolo – ViuTelecom Future Centre

* fino ad esaurimento delle copie

Alle radici della disuguaglianza è

un libro di Tiziana Agostini, filo-

loga, in cui si tratta l’ancòra per-

sistente disuguaglianza tra donne

e uomini: l’autrice ne spiega i

perché, «esplorando le radici cul-

turali e gli stereotipi, in Tv, nel

lavoro e nel potere» e conclude

che valorizzare le differenze sa-

rebbe «un vantaggio per la so-

cietà e le persone».

Tiziana Agostini oltre ad essere

un’affermata scrittrice è anche as-

sessore del Comune di Venezia.

Il Lido di Venezia è un libro di

Achille Talenti pubblicato nel 1922

e giunto alla settima edizione. Esso

traccia la storia delle origini del

Lido e il formarsi della città. Oggi

viene ristampato in fac-simile dalle

associazioni culturali Venezia Editori

e Civitas Veneciarum.

I proventi della vendita di questo

libro (258 pagine con cartina finale,

15 euro in libreria) saranno destina-

ti all’acquisto di materiale didattico

per la Scuola media del Lido in ac-

cordo con la direzione e i docenti.