newsletter n.120 novembre 2014 · 23/12/2014 · 3 non è da invidiare, in quanto ha il corpo...

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1 Gli scopi del Forum sono: suscitare un interesse culturale sui principi fondanti della bioetica e aprire il dibattito sui dilemmi etici dell’epoca moderna INDICE: Principi e Dilemmi di Bioetica Dolore corporeo e dolore spirituale conducono alla gioia del dono; di Paolo Rossi Il dolore corporeo Fisiologia del dolore fisico Risposte dell’organismo al dolore Come si misura il dolore fisico Il dolore globale, il controllo del dolore, significato filosofico, la malattia Il dolore nella tradizione biblico – cristiana. La domanda di senso Il dolore psichico Il dolore spirituale esistenziale Le forme impure e meno nobili. Il quesito di Epicuro. Non è sempre la sofferenza ad avere l’ultima parola Il grande dono del matrimonio, sclerocardia Il dolore spirituale come via dell’Amore. E notti oscure dell’anima La gioia del dono FORUM di BIOETICA NEWSLETTER n. 120 - - novembre – 2014 -

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Gli scopi del Forum sono: suscitare un interesse culturale sui principi fondanti della bioetica e aprire il dibattito sui dilemmi etici dellepoca moderna

INDICE:

Principi e Dilemmi di Bioetica Dolore corporeo e dolore spir i tuale conducono a l la g io ia de l dono; d i Paolo Ross i

I l do lore corporeo F i s io log ia de l do lore f i s i co Rispos te de l l organi smo a l do lore Come s i misura i l do lore f i s i co I l do lore g loba le , i l contro l lo de l do l ore , s ign i f i ca to f i lo so f i co , la malat t ia I l do lore ne l la t rad iz ione b ib l i co cr i s t iana . La domanda d i senso I l do lore ps ich ico I l do lore sp ir i tua le e s i s tenz ia le Le forme impure e meno nobi l i . I l ques i to d i Epicuro . Non sempre la so f ferenz a ad avere l u l t ima paro la I l grande dono de l matr imonio , sc lerocard ia I l do lore sp ir i tua le come v ia de l l Amore . E not t i o scure de l l an ima La g io ia de l dono

FORUM di BIOETICA NEWSLETTER n. 120

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Dolore corporeo e dolore spirituale conducono alla gioia del dono

di Paolo Rossi Latteggiamento fondamentale dei cattolici

che vogliono convertire il mondo quello di amarlo. Questo il genio dellapostolato: saper amare.

Ameremo il nostro tempo, la nostra civilt, la nostra tecnica, la nostra arte, il nostro sport, il nostro mondo.

Paolo VI (1897 1978), 9 ottobre 1957

Il dolore corporeo

Lesistenza di tutti gli essere viventi dotati di sensibilit costruita sulla funzione protettiva del dolore fisico. Il dolore rappresenta il mezzo con cui l'organismo segnala un danno tessutale. Secondo la definizione della IASP (International Association for the Study of Pain - 1986) e dell'Organizzazione mondiale della sanit, il dolore unesperienza sensoriale ed emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno. Esso non pu essere descritto veramente come un fenomeno sensoriale, bens deve essere visto come la composizione di:

una parte percettiva (la nocicezione) che costituisce la modalit sensoriale che permette la ricezione ed il trasporto al sistema nervoso centrale di stimoli potenzialmente lesivi per lorganismo

una parte esperienziale (quindi del tutto privata, la vera e propria esperienza del dolore) che lo stato psichico collegato alla percezione di una sensazione spiacevole.

Il dolore un sintomo vitale/esistenziale, un sistema di difesa, quando rappresenta un segnale dallarme per una lesione tissutale, essenziale per evitare un danno. 1 Diventa patologico quando si auto-mantiene, perdendo il significato iniziale e diventando a sua volta una malattia (sindrome dolorosa) Una stenografa canadese non ha mai avuto in vita sua un dolore fisico : proprio come si nasce sordi o ciechi, lei nata priva del senso di dolore. Ma

1 Mannion & Woolf, The Clinical Journal of Pain, 2000.

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non da invidiare, in quanto ha il corpo coperto di cicatrici e di lividi. Poich le manca l'avvertimento del pericolo dato dal dolore, ha sofferto varie volte di scottature quasi mortali; il primo segno di quel che le stava accadendo l'aveva dal puzzo di bruciato. stata ricoverata ripetutamente all'ospedale per infezioni che vengono di solito evitate, dato che il dolore ci avverte della necessit di farci curare. Questa donna inoltre priva dei riflessi interni provocati dal dolore, che proteggono le persone normali.

Fisiologia del dolore fisico

Rappresentazione interna del dolore.. La percezione del dolore comprende lattivazione di un sistema sensoriale (sistema della nocicezione) che modulato da una serie di fattori modificatori, che vanno dalla memoria di precedenti eventi dolorosi alle influenze psicologiche, incluso lo stato di stress, lalterazione dellumore, lattesa del trattamento e la speranza di guarigione. Il dolore unesperienza multidimensionale che accoppia alla nocicezione 2 aspetti emozionali e cognitivi. Da un lato il dolore pu portare ad ansia e depressione; daltro canto, pazienti con ansia o depressione hanno una pi intensa percezione del dolore e sono pi soggetti a sviluppare forme di dolore cronico. Quindi, lo stato emotivo pu influenzare in maniera molto robusta la percezione del dolore. Il dolore pu anche alterare le funzioni corticali e interferire con le normali capacit di prendere decisioni; similmente, processi cognitivi possono modulare la percezione del dolore. Ci sono quindi complesse interazioni tra fenomeni conoscitivi, percezione del dolore e aspetti emozionali. Una pi precisa comprensione di queste interazioni essenziale per valutare e trattare appropriatamente il dolore. Come per altre modalit, il dolore non semplicemente unesperienza sensoriale, ma piuttosto il risultato di unelaborazione svolta a un livello superiore. In questo senso, il sistema nervoso centrale non rappresenta un semplice ricevitore di impulsi nervosi afferenti, sensitivi o dolorifici, ma svolge un ruolo cruciale di elaborazione di questi ingressi. La componente percettiva del dolore (o componente neurologica) costituita da un circuito a tre neuroni che convoglia lo stimolo doloroso dalla periferia alla corteccia cerebrale (mediante le vie spino-talamiche). La parte esperienziale del dolore (o componente psichica), responsabile della valutazione critica dell'impulso algogeno, riguarda la corteccia cerebrale e la formazione reticolare e permette di discriminare l'intensit, la qualit e il punto di provenienza dello stimolo nocivo; da queste strutture vengono modulate le risposte reattive.

L'esperienza del dolore quindi determinata dalla dimensione affettiva e cognitiva, dalle esperienze passate, dalla struttura psichica e da fattori socio-culturali descritti nella figura 1

2 Il dolore fisiologico (o nocicettivo) il risultato dell'attivazione di una particolare classe di recettori periferici, i nocicettori. I nocicettori sono terminazioni nervose specializzate nel riconoscere stimoli in grado di produrre potenzialmente o concretamente un danno tissutale. Questi stimoli sono tipicamente di natura meccanica, chimica, termica. Chronic Pain Management, Russell K. Et al., eds. Informa Healthcare, 1994,

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Figura 1: Le numerose componenti che influenzano il dolore

Risposte dellorganismo al dolore

Quando si feriti o colpiti, l'organismo reagisce in vari modi all'allarme dato dal dolore. Il sangue, che in condizioni normali circola nei vasi cutanei e in quelli degli organi addominali, viene dirottato verso il cervello, i polmoni, i muscoli; il cuore affretta i battiti e fa aumentare la pressione sanguigna: sono tutti preparativi per intervenire contro la fonte del dolore. Il fegato secerne nella circolazione sanguigna lo zucchero che tiene accumulato, e il sangue porta rapidamente questo alimento energetico ai muscoli. Se la ferita in prossimit della testa, probabile che fluiscano lacrime e che coli il naso : il metodo con cui l'organismo lava via le sostanze dannose. Nel sangue avvengono mutamenti chimici atto a farlo coagulare pi rapidamente, in modo da diminuire le perdite per emorragia. Se il dolore proviene da una fonte interna, la serie di reazioni protettive pu essere del tutto diversa. La pressione sanguigna pu abbassarsi, possono sopravvenire la nausea e altri sintomi spiacevoli che inducono a stendersi e a rannicchiarsi su s stessi, posizione ottima per riaversi. Il dolore un senso, come la vista, il gusto e l'olfatto. Le terminazioni nervose sensibili al dolore sono distribuite un p dappertutto nella pelle e negli organi, e quando queste terminazioni nervose vengono stimolate, si sente il dolore. stato dimostrato che l'intensit del dolore non dipende dalla quantit di tessuto che viene offeso, bens dall'intensit dell'offesa. Cos, se si immerge il corpo per sei ore in acqua riscaldata a 44 gradi centigradi, si sente un dolore molto leggero; tuttavia, quando si esce dal bagno, la pelle completamente cotta. Inversamente, un pezzo di ferro scaldato al calor bianco che tocchi la pelle per una frazione di secondo pu provocare una scottatura tanto leggera da non lasciare quasi traccia, ma causa un dolore fortissimo.

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Come si misura il dolore fisico

Fino ad oggi l'unico metodo clinicamente accettato per misurare il dolore e altri stati percettivi ed emotivi stato quello di chiederlo al soggetto. Anche i metodi pi rigorosi di valutazione del dolore non possono prescindere dalla percezione soggettiva del paziente, e si basano, per esempio, su scale con un punteggio che va da 1 a 10 e su altri parametri descrittivi, cio una misura solo qualitativa, poco precisa e non quantificabile. Molto recente la scoperta che il dolore fisico attiva invece uno schema di attivit cerebrale specifico, riconoscibile e che non cambia da persona a persona. La scoperta di questa caratteristica "firma" offre per la prima volta un metodo per valutare in modo oggettivo il grado di dolore percepito da una persona e apre la strada a importanti applicazioni nella pratica clinica e nella ricerca di nuovi approcci analgesici. Wager e colleghi 3 hanno analizzato 114 immagini di risonanza magnetica funzionale del cervello di soggetti a cui venivano somministrati diversi livelli di calore, dal minimo di caldo percepibile fino alla soglia del dolore, individuando schemi di attivazione di diverse aree cerebrali indicativi di una sofferenza del soggetto: una firma caratteristica del dolore che, sorprendentemente, non varia da individuo a individuo e che ha dimostrato un'accuratezza compresa tra il 90 e il 100 per cento. Lo schema di attivazione cerebrale, inoltre, sarebbe esclusivo del dolore fisico: analizzando i dati disponibili su soggetti con una sofferenza psichica, per esempio un lutto, Wager e colleghi hanno riscontrato che la "firma" era assente. Questo rilievo sperimentale di estrema rilevanza perch costituisce in un certo senso una base scientifica al fatto che il dolore spirituale, di cui ci occuperemo pi avanti, riguarda la mente e non le strutture anatomiche del cervello.

Il dolore globale

Il dolore cronico, presente nelle malattie degenerative, nei malati di cancro inoperabile e in certe malattie neurologiche, specie nelle fasi avanzate e terminali di malattia, assume le caratteristiche del dolore GLOBALE, legato a motivazioni fisiche, psicologiche, sociali ed emotive, come evidenziato nei documenti dell'Organizzazione Mondiale della Sanit (OMS), e descritte nella figura 2. Tutte queste componenti sono importanti 4 e devono essere vagliate con cura nellassistenza di ogni soggetto perch dimostrato che le richieste di una morte eutanasica sono sempre legate alla disperazione, al senso di abbandono e alla mancanza Questi malati, spesso, vedono ben controllati i sintomi dolorosi legati alla malattia ma, nondimeno, presentano un alto grado di stress, verso cui psicologi e counsellor sembrano impotenti a intervenire.di amore.

3 Tor D. Wager et al., An fMRI-Based Neurologic Signature of Physical Pain. N Engl J Med 2013; 368:1388-1397 4 OBrien T., Breivik H. The impact of chronic pain. European patients perspective over 12 months. Scandinavian Journal of Pain. 2012;3:23-29 e Ministero della Salute

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FFig. 2 Le componenti del dolore globale del paziente cronico

Talvolta, i malati possono dar voce ai loro sentimenti cercando di condividere con chi li assiste con amore uno stato di disagio che non fisico e, allo stesso tempo, sembra andare oltre la sfera psicologica. Confermando la verit dellassioma che ogni paziente un libro ancora non aperto da cui si impara senza ombra di dubbio qualcosa di nuovo, non solo sulla sofferenza ma anche sulla vita.

Il controllo del dolore, che fino a poco tempo era sinonimo di cura palliativa / hospice ed ha assicurato quel beneficio e sollievo di gran lunga necessitato dai malati di cancro, da qualche tempo ha superato questi ambiti per focalizzarsi anche sulle malattie croniche. Il controllo del dolore indubitabilmente una cosa buona e da salutare come benvenuta, ma ci si deve chiedere se sia possibile lesistenza di una societ in in cui il dolore messo sotto controllo o se questo la renda una societ pi sana. Un possibile significato filosofico. Il controllo del dolore non significa semplicemente una diminuzione del dolore associato a sofferenza in senso medico, ma tende a condurre verso un modello mentale in cui il piacere lo si deve conseguire a tutti i costi, ed a ogni prezzo. Pu condurre ad una filosofia individualistica con serie conseguenze per la societ che si vuol costruire. C da chiedersi se laumentato numero di suicidi tra i giovani, non sia in qualche modo collegata al concetto di creare una societ libera dal dolore. Lattuale recessione economica che grava su tutta lEuropa chiede dei sacrifici. Il rifiuto di ogni forma di dolore o di sacrificio, o il fatto di aver ricevuto ogni cosa su un piatto senza averci versato sudore sta rendendo le esigenze della presente recessione ancora pi ardue perch giovani e adulti non sono abituati al sacrificio. Latteggiamento odierno che sembra richiedere di non tener testa al dolore

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ma anzi di controllarlo fino a sconfiggerlo, pu confondere e dare vita a domande importanti. Ci troviamo a chiederci: possibile avere una spiritualit priva di dolore? Dovremmo scegliere il non dolore contro il dolore? Il dolore, credo, la consapevolezza spiacevole che non tutto ci che fa parte del nostro mondo ci che avremmo pensato che fosse. Ne risulta che non posso credere ad una spiritualit priva del dolore, ad un controllo su ogni forma di dolore, o allevitare questa o quella forma di dolore spirituale lungo il corso di tutta la vita. Ricordo che il dolore non sempre negativo e, infatti, pu offrirci impreviste opportunit di crescita. La malattia pu avere il ruolo proprio del profeta che quello di risvegliare il sognatore dal suo sonno. La malattia uno scontro con la limitazione umana, ci fa ricordare in maniera aspra e senza compromessi la realt della finitezza umana e il vuoto della ricerca di un paradiso terreno. La malattia obbliga la persona a fare i conti con la realt dellumana condizione. Dobbiamo avere chiaro in mente che la buona salute non soltanto lassenza della malattia ma piuttosto uno stato di benessere fisico, sociale, mentale e spirituale. Un dolore diagnosticato di natura fisica non ha un effetto solo sul corpo, ma invader ogni altra dimensione del nostro essere, dal momento che non si pu stabilire dei compartimenti stagni nel nostro essere ed isolarli dal resto. Ogni elemento una parte senza la quale non vi il tutto, n quella parte pu funzionare senza le altre. utile tenere davanti agli occhi la distinzione tra malattia (disease) e lo star male (illness). Malattia potrebbe essere definito come il disordine strutturale di un organo o tessuto da cui deriva cattiva salute; mentre con lo star male intendiamo lesperienza soggettiva di questa cattiva salute, la sua esperienza nel disordine strutturale. La stessa malattia in diversi soggetti pu significare un diverso star male, dolore e sofferenza. Per questo, trovando un diverso paziente nello stesso letto, nello stesso reparto, con la stessa et e sesso, e persino lo stesso numero di figli, e con la medesima diagnosi di colui che occupava quel letto la settimana precedente, non si pu pretendere di trattarlo nello stesso modo poich si pu essere sicuri che leffetto della malattia su di lui non sar lo stesso. 5. Il dolore attivato non solo dalla malattia ma anche dalla interruzione del normale funzionamento del corpo, dellintelletto, delle emozioni e dello spirito. Se hai il mal di denti difficile capire che succede attorno a te, o se sei coinvolto nella triste conclusione di una relazione difficile concentrarti sul lavoro. Il dolore che accompagna il mal di denti ha un effetto importante sulla capacit di pensare in maniera chiara e oggettiva e non soltanto sul dente. importante ricordare che, bench cerchiamo di nascondere e mascherare i vari dolori, quasi impossibile farlo poich il dolore far di tutto per farsi vedere. Dio sussurra a noi nei nostri piaceri, ci parla nella coscienza ma urla

5 C. S. Lewis, nella sua opera The Problem of Pain (Il problema del dolore) uscito nel 1940, si interroga sulla costanza della sofferenza nella vita umana. Essendo parte della nostra condizione, Lewis teorizza sulla necessit del dolore come parte essenziale della nostra vita, come molla che mette in moto vari meccanismi e che accelera la capacit decisionale e la nostra volont di scelta.

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nel dolore. il Suo megafono per risvegliare un mondo sordo Elisabeth Kubler-Ross apr un mondo del tutto nuovo alla medicina nel 1969 con il suo best seller La morte ed il morire 6 in cui rese famose le cinque parole Negazione, Rabbia, Patteggiamento, Depressione e Accettazione, usate nel contesto della morte. Tratt della morte, fino ad allora vista come un tab nella societ in genere e nel campo medico in particolare, con calore e gentilezza e, facendo ci, apr la strada a una rinnovata dimensione del dolore e della sua cura. Il fatto che lei, un medico, dedicasse tanto tempo al dolore emotivo e spirituale, sotto forma di paura e di stress, fu molto significativo. Si pu dire che lei stata capace di permettere allintera societ di parlare della morte e dei suoi veri effetti sulla persona e sulla sua famiglia. Quello che lei ha contribuito a iniziare continua a essere ulteriormente sviluppato oggigiorno.

Il dolore nella tradizione biblico cristiana

La domanda di senso. Le scienze sanitarie, umanistiche e tecnologiche parlano di sofferenza e dolore con categorie mentali che mirano ad illuminare i vari aspetti di questa realt, esse tuttavia ne parlano oggettivamente e in modo speculativo. Quando il dolore diventa esperienza della persona, le scienze non sono pi in grado di esprimere tutta la realt e allora il dolore diventa mistero. Mistero non una realt che non si comprende ma realt che ci comprende; essa umana e al tempo stesso trascendente, esperienza dura e terribile, ma anche ricca di provocazioni e sfide. Quando la persona fa lesperienza del dolore nella propria vita, sperimenta una rottura, un disastro, un fallimento; il mondo crolla, i progetti sono infranti, tutte le realt si vedono con occhi diversi; nulla pi come prima, tutto sembra cos vano ed inutile, senza senso; la sensazione del vuoto e del nulla abbraccia tutte le cose. 7 Sorge allora la domanda di senso: perch? Perch accaduto questo, perch a me? Di chi la colpa? E il destino, la sfortuna? Forse Dio ha voluto punirmi, oppure Dio non esiste? La tradizione biblico-cristiana ha elaborato alcuni schemi interpretativi del dolore per rispondere alla domanda di senso: 8

1 schema: la giustizia retributiva: alla colpa o peccato corrisponde un castigo. Il Dio, giudice e giusto, punisce autorevolmente. Se luomo soffre perch ha peccato (Gb 4,1-21); quanto affermano i tre amici di Giobbe nellinterpretare la sventura dellamico. Nellopinione espressa dagli amici di Giobbe, si manifesta una convinzione che si trova anche nella coscienza morale dellumanit: lordine morale oggettivo richiede una pena per la trasgressione, per il peccato e per il reato. La sofferenza appare, da questo punto di vista, come un male giustificato (Salvifici Doloris n. 10). Tuttavia Giobbe rifiuta tale affermazione perch sa di essere innocente. Giovanni Paolo II afferma in proposito: Non vero che ogni sofferenza conseguenza della colpa, n che ha carattere di punizione (Salvifici Doloris

6 Elisabeth Kbler-Ross, On death and dying, Macmillan, 1969.. Trad. it.: La morte e il morire, Assisi, Cittadella, 1976. 13 ed.: 2005. 7 san Giovanni Paolo II: Salvifici Doloris, lettera Apostolica sul senso cristiano della sofferenza umana 11 febbraio 1984. 8 Cin G., Sofferenza approccio teologico Camilliane, Cuneo 1997, pp. 1186-1187

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n.11) . Tuttavia nella ricerca di un senso alla sofferenza sono frequenti gli interrogativi: che male ho fatto? Perch a me?.

2 schema: la responsabilit umana: una interpretazione gi presente in Gn 2-3; 4; 11. Molti mali presenti nel mondo e nella storia provengono dai nostri errori, dai nostri egoismi, ambizioni, presunzioni, ambiguit, inadempienze, indolenze (Cin G.) . Le proporzioni del male e del dolore, tuttavia, sono ben pi vaste di quelle attribuibili alle responsabilit umane.

3 schema: della prova e purificazione: la soluzione che il giovane Eliu applica a Giobbe. La sofferenza purifica luomo dal suo limite e ne fa splendere tutto il suo valore. Talvolta la sofferenza e la malattia possono essere invece causa di regressione della persona dal punto di vista umano, e di allontanamento dalla fede dal punto di vista spirituale.

4 schema: il dolore come elemento educativo: Il termine educare dal latino educere significa: cavar fuori, far emergere delle possibilit che altrimenti rimarrebbero inermi. certo che la sofferenza ha una funzione educatrice e formatrice (Salvifici Doloris n.12) , essa infatti aiuta a vedere le cose nel giusto senso, relativizza tante realt, aiuta a discernere le cose importanti da quelle che non lo sono, rende pi comprensivi, pi umili, pi umani. Tuttavia questa una riflessione teorica, in pratica la funzione educatrice della sofferenza implica un equilibrio della persona, una capacit di affrontare la sfida del dolore con dei principi solidi. Linsufficienza di questa prospettiva evidente (Salvifici Doloris n.13) , basti pensare alle tante sofferenze dovute a terremoti, epidemie e simili che non assumono certamente una funzione educatrice.

5 schema: nel dolore c un germe di bene: la proposta offerta da Isaia nei Carmi del servo di Jahv (Is 52,13-53,12). In questo testo il concetto pi elevato rispetto agli schemi precedenti: attraverso la sofferenza del servo, giunge ad altri la salvezza. In quelluomo innocente, colpito dal dolore, percosso e umiliato da Dio si nasconde una forza liberatrice,, misteriosa ma effettiva (Salvifici. Doloris n.18,1) .

Il dolore psichico

Il dolore unesperienza universale, al tempo stesso sensoriale ed emotiva, in perenne e complessa interazione tra il corporeo e lo psichico. Nonostante il dolore psichico sia riconducibile a uno stato affettivo, mentre il dolore fisico lo a una esperienza sensoriale, molto difficile e a volte impossibile separare nettamente i due tipi di dolore. Il dolore fisico pu creare condizioni di dolore psichico e viceversa. esperienza largamente condivisa come anche al pi raffinato tormento dellanimo si accompagnino manifestazioni concrete, per es., le lacrime, lo spasmo allo stomaco, laccelerazione dei battiti cardiaci. Cos come una sensazione proveniente dal corpo pu sollecitare fantasie e pensieri carichi di inquietudini e minacce. Depressione e dolore sono fenomeni strettamente intrecciati, sia sul piano soggettivo che dei mediatori biologici 9. Linterazione depressione-dolore uno dei fenomeni pi significativi a ponte tra psichiatria e medicina, ancora

9 I mediatori biologici sono delle sostanze scoperte nel cervello che agiscono da neuro-trasmettitori; laumento o la diminuzione di molti di essi provocano ansia o depressione o benessere ed euforia

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forse sottovalutata e non debitamente riconosciuta per limpatto che ha, sia sulla sofferenza di milioni di persone sia sul piano dei costi assistenziali. Solo di recente, ad esempio, linee guida di diverse autorit hanno riconosciuto limportanza della valutazione e trattamento della depressione nelle patologie dolorose e negli esiti a lungo termine in alcune condizioni mediche e post-chirurgiche. Linterazione tra dolore e depressione inoltre bidirezionale. Decine di studi hanno mostrato che la sofferenza dolorosa in diverse condizioni mediche una causa importante di depressione conseguente. Al tempo stesso, la depressione contribuisce a peggiorare la sofferenza da condizioni dolorose, aumentando le sensazioni dolorose fisiche, probabilmente abbassando la soglia per il dolore e amplificandone la sofferenza sul piano del vissuto. I meccanismi di neurochimica del dolore mostrano in effetti uno stretto rapporto a livello dei mediatori tra umore e dolore, sia a livello del sistema nervoso centrale (SNC) che della periferia. 10.

Il dolore spirituale esistenziale

Ne esistono di molte tipologie legate alle caratteristiche individuali. Lo si distingue da tutti i dolori precedentemente descritti perch concerne la sfera esistenziale della persona e la mente. Le forme impure e meno nobili sono quelle pi comuni, che potremmo definire di tipo negativo, sono autoprodotte e dipendono da fattori intrinseci allo stato mentale ego-centrato, ovvero da basiche afflizioni narcisistiche della mente, inconsapevole delle proprie potenzialit e della propria natura spirituale. questa ontologica 11 inconsapevolezza la causa dello sviluppo di fattori non etici e di veleni che abitano il pensiero, da cui derivano comportamenti erronei e separativi. Il dolore spirituale nasce proprio dalla difficolt di trovare un significato alla propria vita, al dolore, alla morte stessa. Lesperienza del dolore spirituale data anche dal sentire lontano, indifferente o nemico Dio stesso. Ognuno ha bisogno di una ragione per vivere e una ragione per morire; chi sta morendo cerca spesso un orizzonte di significati pi ampi ed ha bisogno di sentirsi parte di una comunit che li condivide 12 Il quesito di Epicuro: Se Dio vuol togliere il male e non pu, allora impotente. Se pu e non vuole, allora ostile nei nostri confronti. Se vuole e pu, perch allora esiste il male e non viene eliminato da lui? La risposta al quesito di Epicuro (e riportato da Lattanzio nel De ira Dei) lha data Danilo Giacometti senza neppure aprir bocca. Con un tuffo nelle acque dellAdigetto il pensionato settantatreenne s portato appresso il nipote Davide, cinque anni appena. Il bambino soffriva sin dalla nascita della sindrome di Angelman, malattia genetica che causa ritardo mentale, difficolt di movimento e di linguaggio. Un loro parente, passando per caso sullargine, li ha trovati che erano gi morti. Abbracciati stretti luno allaltro, nonno e nipote, a simboleggiare quello che per molti stato un disperato gesto damore, ispirato probabilmente dal tentativo di scacciare cos lo spettro della

10 Biondi M, Pancheri P .Lo stress : psiconeurobiologia e aspetti clinici in psichiatria, in Pancheri P e Cassano GB (coordinatori) Trattato Italiano di Psichiatria, Masson, Milano, 1999 11 Lontologia , lo studio dell'essere come insieme degli enti, limitatamente a ci che sembra esistere in concreto 12 L. Sandrin, Convivere con la morte, in Malati in fase terminale, Piemme, Casa Monferrato (AL) 1997, p.59

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sofferenza. Roccia dellateismo?:: col dolore luomo ha sempre cercato di regolare i conti, senza mai riuscirvi. Definito da George Buchner, la roccia dellateismo 13. Per millenni lumanit ha provato a spianare questa roccia, con risultati modesti sotto il profilo meramente razionale. Anzi, proprio attorno a questi dilemmi s consumata la sconfitta della ragione, che Albert Camus sintetizzava affermando: C un solo problema importante per la filosofia, il suicidio. Decidere cio se metta conto di vivere o no. Insomma, nel tormento dellimpotenza di ricondurre anche il soffrire sotto il dominio del raziocinio, lunico spiraglio liberatore sembra essere la morte. Ma non sempre la sofferenza ad avere lultima parola. Che le cose non stiano cos lo ha testimoniato non un teologo, ma un uomo che la sofferenza lha sperimentata sulla propria pelle. Alex Zanardi, lex campione di Formula 1 rimasto senza gambe dopo un terribile incidente e rinato a nuova vita da atleta para-olimpico, capace di inanellare record su record, lultimo alle Hawaii nella disciplina del triathlon. Iron Man, come ormai lo chiamano i media, ha dato prova che la speranza e la perseveranza non hanno limiti. Col suo esempio di persona che non sarrende di fronte alle difficolt ha dimostrato, senza bisogno di accedere ai trattati di teologia, che la realt del dolore non pu essere razionalizzata, addomesticata attraverso facili teoremi, ma va combattuta vivendo, tenendo sempre accesa la fiammella della speranza e dellimpegno, anche quando tutto sembra non aver pi senso ed il buio pare prevalere sulla luce. , in altri termini, ci che Ges Cristo ci ricorda invitandoci a guardare la Croce: il male e il dolore urlano con tutta la loro forza contro la mente, ma lunico umano rimedio, paradossalmente il pi ragionevole, nella fede nel Dio fattosi carne e sceso in terra non per eliminare le umane fragilit, ma per condurre luomo oltre la sofferenza e la morte. Sovente invece legoismo si traveste damore, ingannando sensi e sentimenti.

Il grande dono del matrimonio

Tutto si potr dire del matrimonio, ma non un prestito, un regalo, chiederlo indietro vuol dire rubarsi uno allaltro. "L'avvenire dell'umanit passa attraverso la famiglia"14 (Familiaris consortio, 86) La felicit che luomo cerca nellamore viene a lui nella persona che gli si affida per sempre e che da sempre era da lui attesa. La persona dono e il dono non dono per qualche tempo. Per qualche tempo uno compra oppure presta oggetti. La persona non oggetto. Essa non n da comprare n da prestare. La persona appartiene allaltra persona cui si data in dono, il che non significa che sia diventata sua propriet. La persona che dice a unaltra: Sei mia!, le dice di appartenerle, di identificarsi con lei cos da vedere in lei la verit della propria identit e della propria dignit, che non sono n da vendere n da comprare.

13 Georg Bchner :La Morte di Danton, un dramma in quattro atti di, dal titolo originale di Dantons Tod, scritto tra il gennaio e il febbraio 1835 ed stato pubblicato nello stesso anno con il sottotitolo di Immagini drammatiche del Terrore in Francia. 14 Giovanni Paolo II Esortazione Apostolica Familiaris Consortio 22/nov/1981

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Appartenendo a unaltra persona, luomo scopre di essere obbligato a comportarsi in un ben definito modo nei confronti di s e degli altri. Grazie a questesperienza dellobbligo, luomo rinasce. Colui che non appartiene ad alcun altro non ha luogo in cui rinascere. Non si rende conto di essere naturus e invece di vivere secundum naturam, vive secondo le leggi che gli sono dettate dalla sua e dallaltrui spensierata volont. La sua esperienza delluomo si riduce a vivere fatti casuali e non invece la libert e la moralit. Quando allora parliamo dellevento del grande dono che il matrimonio, non parliamo n del darsi in prestito delluomo alla donna e viceversa, n di un qualcosa che avviene a caso. Il loro stesso incontro pu, s, essere un caso, tuttavia il pi grande dono che una persona possa fare a unaltra persona, e che in esso avviene, lo trasfigura in una necessit. Il dono matrimoniale apre alluomo e alla donna la via sulla quale insieme conosceranno chi essi stessi siano e insieme lo diverranno, a tal punto che una loro separazione significher sempre per ciascuno dei due rubare se stesso allaltro cui egli appartiene e al tempo stesso distruggere la propria persona, cio il proprio essere dono. Lamore per sempre e la felicit compongono lunit di cui parla Ges sul monte delle Beatitudini (Mt 5, 3-12). Questa unit difficile. Rappresenta la realt che si nasconde dietro lespressione per sempre e che esige un lavoro fedele e responsabile 15. Gli uomini che cercano lamore e la felicit in modo irresponsabile cadono nel caos delle parole effimere e degli altrettanto effimeri atti. Lignorare lamore per sempre di cui Cristo parla alla Samaritana come del dono di Dio (Gv 4, 7-10) fa s che i coniugi e le famiglie, e in essi le societ, smarriscano la diritta via e vadano errando per una selva oscura come nellInferno di Dante 16 secondo le indicazioni di un cuore indurito (Mt 19, 8). Ges stesso, da medico esperto dellanima, indica con precisione il nome della malattia che fa fallire lamore: si chiama, col termine greco delloriginale, sclerocardia, cio la sclerosi del cuore! Per la durezza del vostro cuore Mos scrisse per voi questa norma. Che cosa questa durezza del cuore? Quando la Bibbia parla di durezza di cuore fa sempre riferimento a Dio; quindi su questa strada che dobbiamo ricercare le cause ultime del fallimento dellamore, e poi i suoi rimedi. Ci sono certamente cause pi prossime: immaturit, irresponsabilit, condizionamenti sociologici, mancanza deducazione al dono, istintivit eretta a principio, gioco; ma oltre a tutto questo sta sempre una mancanza di fede e un rifiuto di Dio a determinare il fallimento del matrimonio. Questa durezza di cuore non solo mancanza di buona volont; pi profondamente una vera e propria incapacit, insufficienza, nei confronti dellamore, e del bene in generale, perch la nostra umanit nata ferita, indebolita dal peccato, e il nostro cuore preso dalla morsa dellegoismo. 17

15 Giovanni Paolo II (papa, Wojtyla Karol): Amore e responsabilit Editore: Marietti 01/01/2000 16 Dante Alighieri, "Divina Commedia. Inferno", I, 2-3. 17 Papa Francesco omelia nella Messa alla Casa Santa Marta. 10/05/2013. Sulla scia dei dibattiti scaturiti nellambito del recente Sinodo dei Vescovi, Papa Francesco ha sottolineato quanto la famiglia venga colpita ed imbastardita e quanto numerosi siano i matrimoni rotti e le famiglie divise. Lo stesso

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Scrive san Paolo: C in me il desiderio del bene, ma non la capacit di attuarlo (Rm 7,18). C bisogno di un risanamento, di cambiare il cuore di pietra in cuore di carne. necessario far rifluire di nuovo quella capacit e quella carica damore che propria di Dio per poter vivere il nostro amore in quella forma piena ed unica che quella divina, essendo stati fatti a sua immagine. Senza di me non potete far nulla (Gv 15,5), anche e soprattutto in questo settore dellamore, di cui ci sentiamo tanto gelosi e autonomi. Il rimedio quello di reinserire il nostro amore nel quadro di Dio, di superare tutte le tentazioni di autosufficienza e accogliere con umilt e convinzione lamore di Dio. In verit vi dico: Chi non accoglie il Regno di Dio come un bambino, non entrer in esso. Il bambino sa di essere fragile e di dover dipendere. La vita, come lamore, sono cose pi grandi di noi: hanno una fonte che precede il nostro capriccio; staccarsene significa inaridire la vita e la sua linfa che lamore. La lezione ci viene gi dalla prima coppia: Adamo ed Eva si dividono, subito dopo che hanno rifiutato Dio. Non allora un di pi folklorico o emotivo sposarsi in chiesa e vivere lamore coniugale nella Chiesa. Se luomo impastato di divino, non pu far pi niente senza Dio. Fingere di ignorarlo, si rischia la pelle! Una misericordiosa indulgenza, richiesta da alcuni teologi, non in grado di frenare lavanzata della sclerosi dei cuori che non ricordano come siano le cose dal principio. Lassunto marxista secondo cui la filosofia dovrebbe cambiare il mondo piuttosto che contemplarlo si fatta strada nel pensiero di certi teologi s che questi, pi o meno consapevolmente, invece di guardare luomo e il mondo alla luce della Parola eterna del Dio vivente guardano questa Parola nella prospettiva di effimere, sociologiche tendenze. Di conseguenza giustificano a seconda dei casi gli atti dei cuori duri e parlano della misericordia di Dio cos come se si trattasse di tolleranza tinta di commiserazione. In una teologia cos fatta si avverte un disprezzo per luomo. Per questi teologi luomo non ancora abbastanza maturo da poter guardare con coraggio alla luce della misericordia divina la verit del proprio diventare amore, cos come dal principio questa stessa verit (Mt 19, 8). Non conoscendo il dono di Dio,, essi adeguano la Parola Divina ai desideri dei cuori sclerotici. possibile che non si rendano conto di star proponendo inconsciamente a Dio la praxis pastorale, da loro elaborata, come via che potr condur-Lo alla gente.

Il dolore spirituale come via dellAmore

Nessun cuore umano mai penetrato in una notte cos oscura come il Dio-Uomo nel Getsemani e sul Golgota. Nessuno spirito umano in ricerca pu m'ai penetrare nell'insondabile mistero del Dio Uomo morente, abbandonato da Dio. Ges per pu fare provare alle anime elette qualche cosa di questa

Sacramento del Matrimonio segnato dal relativismo e la crisi della famiglia una realt perch in tanti la bastonano da tutte le parti e la lasciano ferita. Il matrimonio quindi ridotto a un mero rito ed il relativo sacramento a un fatto sociale che oscura la cosa fondamentale che lunione con Dio. []Quello che stanno proponendo non un matrimonio, una associazione. Le convivenze sono le nuove forme, totalmente distruttive e limitative della grandezza dellamore del matrimonio. Il cristiano sia un testimone della vera gioia, quella che d Ges. La gioia un dono del Signore. Ci riempie da dentro. come una unzione dello Spirito. E questa gioia nella sicurezza che Ges con noi e con il Padre.

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estrema amarezza. Sono i suoi amici fedelissimi, ai quali chiede l'ultima prova del loro amore. Se essi non indietreggiano, ma si lasciano trascinare avanti volentieri, allora quest'amore diventer per loro guida. [...]. L'anima proprio attraverso l'esperienza della propria nullit e della propria impotenza, giunge alla notte oscura, alla vera autoconoscenza e all'illuminazione dell'incommensurabile grandezza e santit di Dio; [..] se vuole avere parte alla Sua vita, deve passare con Lui attraverso la morte di Croce: come Lui crocifiggere la propria natura con una vita di mortificazione, di auto-rinnegamento ed abbandonarsi alla crocifissione nella sofferenza e nella morte, come Dio disporr o consentir. Quanto pi perfetta sar questa crocifissione, attiva e passiva, tanto pi profonda sar l'unione con il Crocifisso e tanto pi ricca la partecipazione alla vita divina. 18 Le notti oscure dellanima. Ci sono due livelli di purificazione. C' la purificazione dei sensi esteriori e interiori, che una sorta di preliminare alla vita mistica in pienezza. Essa chiamata notte oscura dei sensi ed la soglia ordinaria attraverso la quale entriamo nella contemplazione mistica. C' poi una notte pi profonda e terribile, la notte oscura dello spirito, in cui si passa alla perfetta unione con Dio. Il comportamento che l'anima deve tenere in questa notte dei sensi quello di non preoccuparsi affatto del ragionamento e della meditazione, perch non pi il tempo per queste cose. Cerchi piuttosto di restare nella pace e nella calma, anche se ha la sensazione netta di non fare niente, di perdere tempo, e a motivo della sua tiepidezza non ha voglia di pensare a nulla. Sar gi molto se conserver la pazienza e perseverer nell'orazione, pur non facendo altro. L'unica cosa da fare lasciare l'anima libera, sgombra e al riparo da tutte le conoscenze e i pensieri, non preoccupandosi di cosa dovr pensare o meditare. Si limiter soltanto a un'attenzione piena d'amore e di pace in Dio, evitando ogni preoccupazione, desiderio ardente o semplice voglia di gustarlo o di sentirlo. Tutte queste pretese, infatti, turbano e distraggono l'anima dalla pacifica quiete e dal dolce riposo della contemplazione che le viene concesso. Anche se le viene lo scrupolo di perdere tempo e pensa che sarebbe bene fare qualcos'altro, poich nell'orazione non pu fare n pensare nulla, abbia pazienza e rimanga tranquilla, perch non si va all'orazione per cercarvi un piacere personale o la libert di spirito. Se l'anima vuole fare qualcosa di sua iniziativa con le facolt interiori, non far che disturbare e perdere i beni che Dio sta imprimendo in lei attraverso la pace e la quiete dello spirito. come se un pittore volesse dipingere o disegnare un volto: se la persona muove continuamente la testa per fare qualcosa, il pittore non pu concludere nulla perch viene disturbato nel suo lavoro. Allo stesso modo, quando l'anima vuole stare nella pace e nella quiete interiore, qualsiasi azione, affetto o attenzione che essa volesse coltivare non farebbe che distrarla, metterla in agitazione e procurarle aridit e vuoto dei sensi. Quanto pi vorr appoggiarsi agli affetti e alle conoscenze, tanto pi ne sentir la mancanza che non pu essere colmata attraverso questi mezzi. 19

18 Edith Stein, Scientia Crucis, DOBNER C. (Ed ), Editrice O.C.D. 2008, pp. 31-32; 34. 19 Giovanni Della Croce s., Notte oscura, Libro I, cap. 10.

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Nella notte oscura dei sensi, l'io esteriore purificato e in gran parte, anche se non del tutto, distrutto. Ma nella notte oscura dello spirito anche l'uomo interiore purificato. Queste due notti sono due morti spirituali. Nella prima, l'uomo esteriore muore per risorgere e diventare l'uomo interiore. Nella seconda l'uomo interiore muore e risorge unito a Dio in modo cos completo che i due sono una cosa sola e non rimane divisione tra di essi ad eccezione della distinzione metafisica delle nature. , quindi, come se l'anima stessa fosse Dio e Dio fosse l'anima, o, ancor pi, come se l'anima fosse completamente perduta in Dio come una goccia d'acqua in un bottiglione di vino del pi puro. La notte oscura di madre Teresa di Calcutta.. Le prime parole che Ges le disse si riferiscono al voto che ella aveva fatto quattro anni prima (1942): Non mi negherai questo? Te lo sto chiedendo... non ti rifiuterai di fare questo per Me. Ovviamente non poteva rifiutare di fare ci che considerava la volont di Dio su di lei. Ges continu a parlare a Madre Teresa per vari mesi. Le ultime parole furono nellagosto del 47, in cui le disse: Vieni, sii la mia luce, non posso andare da solo, essi (i poveri) non mi conoscono, e pertanto non mi amano. Tu, porta-Mi a loro. Quanto desidero entrare nei loro tuguri, nelle loro case oscure ed infelici!. Cos, dunque, Madre Teresa, che allora aveva 36 anni, speriment per vari mesi una profonda unione mistica. Ella dir, parlando di questesperienza: Semplicemente, Egli si diede a me in pienezza. Invece, nel 49, cominciando lopera che Ges le aveva chiesto, inizia un periodo di profonda oscurit nella sua anima. Curiosamente, sembra che con linizio del servizio ai poveri sia calata su di lei unoscurit opprimente, una grande prova interiore che la port persino a dire: C tanta contraddizione nella mia anima: un profondo anelito verso Dio, cos profondo da far male, e una sofferenza continua, e con essa la sensazione di non essere amata da Dio, di essere rifiutata, vuota, senza fede, senza amore, senza zelo... Il Cielo non significa nulla per me: mi sembra un luogo vuoto!. Dicono che la pena eterna che soffrono le anime nellinferno la perdita di Dio... Nella mia anima io sperimento proprio questa terribile pena del dannato, di Dio che non mi ama, di Dio che non sembra Dio, di Dio che sembra in realt esistere. Ges, ti prego, perdona le mie bestemmie. Sperimenta la vertigine nella tentazione di poter di negare Dio: Sono stata a punto di dire no... Mi sento come se qualcosa stesse per rompersi in me in qualsiasi momento. E in unaltra occasione: Prega per me, che non rifiuti Dio in questora. Non voglio, ma temo di poterlo fare. Sente una solitudine impressionante, che sembra far vacillare persino la sua fede: Signore mio Dio, chi sono io perch Tu mi abbandoni? [...]. Chiamo, mi aggrappo, amo per nessuno mi risponde, nessuno a cui afferrarmi, no, nessuno. Sola, dov la mia fede? Persino nel pi profondo non c nulla, eccetto vuoto e oscurit, mio Dio. Ma non il dubbio che la assalta, ma la desolazione della sua anima, simile al grido di Ges sulla croce: Dio mio, Dio mio, perch mi hai abbandonato?. Questa prova interiore ebbe in Madre Teresa delle caratteristiche particolari, poich non fu una prova iniziale, una purificazione dellanima, come avvenuto in tanti santi, che lavrebbe portata ad una

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profonda unione mistica dopo alcuni anni, ma fu invece il suo stato permanente fino alla morte. 20 La notte oscura di Teresa di Lisieux: 21.Ero in un triste deserto o, per meglio dire, la mia anima somigliava al fragile scafo abbandonato senza pilota in bala dei flutti tempestosi[...] Lo so, Ges era con me, dormiva sulla mia barca, ma la notte era cos buia che mi riusciva impossibile vederlo: nulla mi illuminava, nemmeno un lampo che venisse a solcare le cupe nubi. Certo, quello dei lampi un ben triste chiarore, ma almeno, se il temporale fosse scoppiato apertamente, avrei potuto scorgere Ges per un istante. [...] Era la notte, la notte profonda dell'anima. [...] Come Ges nel giardino della sua agonia, mi sentivo sola e non trovavo consolazione n in terra n in Cielo: il Buon Dio sembrava avermi abbandonata

La gioia del dono

La gioia amore, la gioia preghiera, la gioia forza. Dio ama chi d con gioia; se tu dai con gioia, dai sempre di pi.

Madre Teresa di Calcutta Mi domando: qual stata la gioia pi bella che io ho provato nella mia vita? E credo che la risposta sia: quando sono riuscito a fare felice qualcuno. Dona gioia a una persona e la ritroverai moltiplicata sul volto dell'altro. Ermes Ronchi Matrimonio e verginit. La verginit e il celibato per il Regno di Dio non solo non contraddicono alla dignit del matrimonio, ma la presuppongono e la confermano. 22 Il matrimonio e la verginit sono i due modi di esprimere e di vivere l'unico Mistero dell'Alleanza di Dio con il suo popolo. 23 Quando non si ha stima del matrimonio, non pu esistere neppure la verginit consacrata; 24 quando la sessualit umana non ritenuta un grande valore donato dal Creatore, perde significato il rinunciarvi per il Regno dei Cieli. Dice infatti assai giustamente san Giovanni Crisostomo: Chi condanna il matrimonio priva anche la verginit della gloria: chi invece lo loda, rende la verginit pi ammirabile, e splendente. Ci che appare un bene soltanto a paragone di un

20 Brian Kolodiejchuk: Madre Teresa. Vieni Sii la mia luce. BEST BUR settembre 2007 21 TERESA DI LISIEUX, Storia di un'anima, Ancora, Milano 1993, p.155. 22 Pio XII ventisettesima enciclica, Sacra Virginitas : il Santo Padre espose le ragioni che da sempre hanno spinto i fedeli cattolici ad osservare e fare proprie le virt della castit perpetua e l'astinenza totale alle delizie della carne. Verginit vista come negazione degli istinti per mezzo della razionalit e della fede; verginit dell'anima e del corpo. 25 marzo 1954. 23 Paolo VI :Perfectae Caritatis, unitamente ai Padri del Sacro Concilio, decreto sul rinnovamento della vita religiosa 1965 , n. 12. La castit per il regno dei cieli (Mt 19,12), quale viene professata dai religiosi, deve essere apprezzata come un insigne dono della grazia. Essa infatti rende libero in maniera speciale il cuore dell'uomo (1 Cor 7,32-35), cos da accenderlo sempre pi di carit verso Dio e verso tutti gli uomini; per conseguenza essa costituisce un segno particolare dei beni celesti, nonch un mezzo efficacissimo offerto ai religiosi per potere generosamente dedicarsi al servizio divino e alle opere di apostolato. In tal modo essi davanti a tutti i fedeli sono un richiamo di quella mirabile unione operata da Dio e che si manifester pienamente nel secolo futuro, mediante la quale la Chiesa ha Cristo come unico suo sposo. 24 Giovanni Paolo II. Novo Incipiente: La Chiesa Latina ha voluto e continua a volere, riferendosi all'esempio dello stesso Cristo Signore, all'insegnamento apostolico e a tutta la tradizione che le propria, che tutti coloro i quali ricevono il sacramento dell'Ordine abbraccino questa rinuncia per il regno dei cieli. Questa tradizione, per, unita al rispetto verso tradizioni differenti di altre Chiese. Difatti, essa costituisce una caratteristica, una peculiarit e una eredit della Chiesa cattolica Latina, alla quale questa deve molto e nella quale decisa a perseverare, nonostante tutte le difficolt, a cui una tale fedelt potrebbe essere esposta, e malgrado anche i vari sintomi di debolezza e di crisi di singoli Sacerdoti. Tutti siamo coscienti che abbiamo questo tesoro in vasi di creta (cfr. 2Cor 4,7); tuttavia, sappiamo bene che esso appunto un tesoro. Lettera ai sacerdoti il Gioved Santo, 8 aprile 1979

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male, non poi un grande bene; ma ci che ancora migliore di beni universalmente riconosciuti tali, certamente un bene al massimo grado 25. Prima del Cristo, lumanit era rivolta al Signore in unincessante ricerca di comunione con un Dio che la religione presentava sempre pi lontano, una divinit esigente, che trovava difetti persino nei santi e negli angeli da lui stesso creati. Ecco, dei suoi servi egli non si fida e nei suoi angeli trova difetti (Gb 4,18). Con Ges tutto cambia. La ricerca di Dio con lui terminata: il Signore non pi da cercare, ma da accogliere e, con lui e come lui, andare verso gli uomini. Essi infatti non vivono pi per Dio, ma di Dio, un Padre che chiede di essere accolto per fondersi con loro, dilatarne la capacit damore e renderli cos l unico santuario dal quale irradiare lamore a ogni creatura. Dio si fatto uomo, per sempre, ed con un uomo che i credenti devono confrontarsi. Per Ges, quel che determina la riuscita o meno dellesistenza, rendendola cos definitiva, non il rapporto che si avuto con Dio, ma con gli uomini. Non il riconoscerlo Signore, Signore, ma il compiere la volont del Padre (Mt 7,21), accogliendo il suo amore e trasformandolo in azioni che comunicano e donano la vita. Il messaggio di Ges diventa pertanto universale e abbraccia tutta lumanit. Non sar domandato agli uomini se hanno creduto, ma se hanno amato, non sar loro chiesto se sono saliti al tempio, ma se hanno aperto la loro casa al bisognoso, non se hanno offerto al Signore, ma se hanno condiviso il loro pane con chi ne aveva necessit. Chiunque dimostri attenzione verso i bisogni dellaltro, e intervenga per aiutarlo, costui entra nella vita definitiva. Consapevoli di partecipare alla gioia della filiazione divina, quando si ama veramente, ci si dona con gioia, senza tenere il conto e senza cercare la gratitudine.

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25 San Giovanni Crisostomo, La Verginit, X: PG 48,540

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Comitato di redazione

Dott. Cleto Antonini, (C.A.), Aiuto anestesista del Dipartimento di Rianimazione Ospedale Maggiore di Novara;

Don Pier Davide Guenzi, (P.D.G.), docente di teologia morale presso la Facolt Teologica dellItalia Settentrionale, Sezione parallela di Torino; e di Introduzione alla teologia presso lUniversit Cattolica del S. Cuore di

Milano e vice-presidente del Comitato Etico dellAzienda Ospedaliera Maggiore della Carit di Novara.

Don Michele Valsesia, parroco dell'Ospedale di Novara, docente di Bioetica alla Facolt Teologica dell'Italia Sett. sez. di Torino

Prof. Paolo Rossi, (P.R.) Primario cardiologo di Novara Master di Bioetica Universit Cattolica di Roma