Newsletter n. 3 - Marzo 2017 · 2017-03-31 · ... che rischiano di far-ti credere che la vita sia...

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Capita anche a te? Capita anche a te di sentirti sola, di una solitudine strana, che si fa sentire anche quando sei in mez- zo alla gente? Succede anche a te di sentirti sba- gliata, inadeguata, forse strana ri- spetto agli altri? Un po’ come se quello che vivi nessuno lo potes- se comprendere, anche perché a volte fai fatica anche tu a capirlo fino in fondo? Anche tu senti dentro te una sen- sazione di fallimento, come se nella vita avessi sbagliato tutto? Non so, è come essere in un film, un film di cui si è solo uno spet- tatore a cui non è data la parola e che può solo restare li, fermo, a guardare cosa succede, con la paura di quello che potrebbe ac- cadere nella scena successiva. Questo film però è un film che non hai scelto tu, è il film che sta girando per te una malattia, una malattia che ti mette a dura prova e che ti fa provare tutti quei sentimenti dolorosi che non vorresti provare. Purtroppo tante sono le persone che li provano, come tante sono le persone che si ammalano di anoressia, di bu- limia o di binge. Sono persone normali, come tante altre. Sono persone che non avrebbero volu- to incontrare queste malattie ma che, per diversi motivi, ci si sono trovate davanti. Sono persone che soffrono e che vorrebbero li- berarsi dai sensi di colpa che non fanno dormire e da tutti quei sen- timenti che non danno tregua. Sono sentimenti pesanti, difficili da gestire, che rischiano di far- ti credere che la vita sia questo, sempre e solo questo. Però, cre- dimi, non è così, la vita è altro, è qualcosa di meraviglioso, è un film che niente e nessuno ha il diritto di recitare al posto nostro … l’anoressia, la bulimia, il binge, sono malattie, non scelte di vita. La vita vera, la vita di ognuno di noi, può essere altro, può essere qualcosa di diverso, di bello, qual- cosa che, anche se a volte non lo crediamo possibile, è pronto ad accadere, domani, dopodomani e il giorno dopo ancora. Lo so, non è facile, perché riprendere il controllo della propria vita signi- fica iniziare un percorso faticoso, in salita, un percorso in cui si può cadere ma da cui ci si può anche rialzare, un percorso tortuoso, che a volte si vorrebbe abbando- nare. Quel percorso però, nono- stante le sue grandi difficoltà, è anche il percorso che può portare sulla cima di quella vetta da cui è possibile ammirare un paesaggio mozzafiato, una scena mai vista, la scena di quel film, di quello spettacolo che finalmente po- trebbe tornare ad essere “il nostro film”, da vivere in prima persona. Newsletter n. 3 - Marzo 2017

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Capita anche a te?

Capita anche a te di sentirti sola, di una solitudine strana, che si fa sentire anche quando sei in mez-zo alla gente?

Succede anche a te di sentirti sba-gliata, inadeguata, forse strana ri-spetto agli altri? Un po’ come se quello che vivi nessuno lo potes-se comprendere, anche perché a volte fai fatica anche tu a capirlo fino in fondo?

Anche tu senti dentro te una sen-sazione di fallimento, come se nella vita avessi sbagliato tutto?

Non so, è come essere in un film, un film di cui si è solo uno spet-tatore a cui non è data la parola e che può solo restare li, fermo, a guardare cosa succede, con la paura di quello che potrebbe ac-cadere nella scena successiva.Questo film però è un film che non hai scelto tu, è il film che sta

girando per te una malattia, una malattia che ti mette a dura prova e che ti fa provare tutti quei sentimenti dolorosi che non vorresti provare.

Purtroppo tante sono le persone che li provano, come tante sono le persone che si ammalano di anoressia, di bu-limia o di binge. Sono persone normali, come tante altre. Sono persone che non avrebbero volu-to incontrare queste malattie ma che, per diversi motivi, ci si sono trovate davanti. Sono persone che soffrono e che vorrebbero li-berarsi dai sensi di colpa che non fanno dormire e da tutti quei sen-timenti che non danno tregua.

Sono sentimenti pesanti, difficili da gestire, che rischiano di far-ti credere che la vita sia questo, sempre e solo questo. Però, cre-dimi, non è così, la vita è altro, è qualcosa di meraviglioso, è un film che niente e nessuno ha il diritto di recitare al posto nostro … l’anoressia, la bulimia, il binge, sono malattie, non scelte di vita.La vita vera, la vita di ognuno di noi, può essere altro, può essere qualcosa di diverso, di bello, qual-

cosa che, anche se a volte non lo crediamo possibile, è pronto ad accadere, domani, dopodomani e il giorno dopo ancora. Lo so, non è facile, perché riprendere il controllo della propria vita signi-fica iniziare un percorso faticoso, in salita, un percorso in cui si può cadere ma da cui ci si può anche rialzare, un percorso tortuoso, che a volte si vorrebbe abbando-nare. Quel percorso però, nono-stante le sue grandi difficoltà, è anche il percorso che può portare sulla cima di quella vetta da cui è possibile ammirare un paesaggio mozzafiato, una scena mai vista, la scena di quel film, di quello spettacolo che finalmente po-trebbe tornare ad essere “il nostro film”, da vivere in prima persona.

Newsletter n. 3 - Marzo 2017

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Non è facile per nessuno

Non è facile per nessuno

Si può sapere cosa c’è che non va? Non ti manca niente, hai tutto quello che ti serve e nonostante questo ti comporti così!Perché non ti sforzi? Perché non riesci a controllarti? Eppure sei una persona intelligente, hai la testa sulle spalle!

Quanto è difficile capire quel-lo che succede in chi soffre di anoressia, bulimia, binge. Com’è

difficile. Tanto quanto è difficile spiegare, a parole, ciò che si pro-va, quale tempesta si scatena con queste malattie … una tempesta incontrollabile.

E’ un po’ come essere travolti da qualcosa che non si può domi-nare e che, anzi, diventa padrona dei tuoi pensieri. Un qualcosa di così forte da non permetterti di decidere liberamente. E non po-ter decidere liberamente è davve-ro estenuante perché ti mette di fronte a quello che c’è nel presen-te, la malattia, senza possibilità di dire la tua, come se fossi azzittita da qualcosa di più grande di te.Però la voce la hai, ma le parole non escono, restano li, intrappo-late, spente.La paura, la resistenza della ma-lattia, tutto sembra essere contro di te e con il tempo arriva anche l’abitudine, a non parlare, a tener-si tutto dentro, a chiudersi sem-pre più. E tutto questo si trasfor-ma in solitudine, anche quando

sei in mezzo alla gente.Ti senti sola, sola come non mai. Sola perché nessuno sa, nessuno può immaginare come stai. Sola perché a nessuno è permesso av-vicinarsi a te e a quello che cerchi di nascondere. Sola perché hai tanta paura. Di non essere capita, di essere giudicata, di essere dav-vero così sbagliata come appari ai tuoi stessi occhi.Però, credimi, non sei sbagliata e non meriti tutto questo, NO, NON LO MERITI.

E, se ci pensi bene, le parole, quel-le che ti appaiono come paro-le dette da chi magari ti appare come un nemico, possono essere invece parole dette con la dispe-razione di chi non sa cosa fare, di chi vorrebbe alleviare il tuo dolore ma si sente impotente, di chi vorrebbe vederti felice ma si trova disarmato di fronte a tutto quello che sta accadendo.

… no, non è facile per nessuno …

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Il 15 marzo 2017 è stata la VI gior-nata del Fiocchetto Lilla, dedicata alla lotta ai disturbi del comporta-mento alimentare.In tutta Italia sono stati organiz-zati numerosi eventi e manife-stazioni di sensibilizzazione e in-formazione su queste malattie, in un’unione di intenti e di speranze.

Ho pensato di dare il mio piccolo contributo scrivendo un opusco-lo, un libretto in cui ho cercato di esprimere, nel modo più sincero possibile, i pensieri di chi si trova a vivere-convivere-combattere

con queste malattie e chi, dall’al-tra parte, ha un figlio o una figlia che ne soffre.Ho usato le parole “dall’altra par-te” perché quando malattie come l’anoressia, la bulimia o il binge entrano nella vita di una persona, travolgendola, creano una specie di separazione tra lei e il resto del-la famiglia, che si trova spaesata di fronte a quello che sta avve-nendo e a questa separazione forzata.

Quello che vorrei è cercare di far capire cosa pensano le persone,

tutte, dando la possibilità, alme-no, lo spero, di capire un po’ di più i pensieri dell’altro e, nello stesso tempo, di ritrovarsi nei propri, fa-cendole sentire meno sole e dan-do loro la possibilità di avvicinarsi un po’ di più alla realtà dell’altro.

L’opuscolo è liberamente scarica-bile dal blog.

Daniela

15 marzo 2017

Cosa pensi?

In questo opuscolo sono raccolti alcuni di questi pensieri, con la speranza che possa essere utile per comprendere un po’ di più quello che succede con queste dolorose malattie.

Ti sei mai chiesto cosa pensa chi soffre di disturbi del comportamento alimentare?

Hai mai pensato a cosa può pensare chi ha un figlio o una figlia che ne soffre?

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Accorgersi della malattia

Perché è così difficile accorger-si che una persona a cui si vuole bene si sta ammalando di un di-sturbo del comportamento ali-mentare?

Sembra strano perché quando una persona si ammala di solito si nota che qualcosa non va, ma con l’anoressia, la bulimia, il binge, spesso questo non avviene e ci si accorge della malattia solo quan-do essa ha messo radici nella vita di chi ne viene colpito.

Ma perché succede tutto questo? Perché è così difficile riuscire a ve-dere, prima, cosa sta accadendo?

La verità è che con questo tipo di malattie è tutto molto più difficile e niente è scontato.Quando ci si sta ammalando di anoressia, di bulimia o di binge, spesso non ci si rende conto di quello che sta avvenendo alla propria persona e la malattia è vista, percepita, sentita, come qualcosa di positivo, come quel qualcosa che in quel determinato momento della propria vita può aiutare a star meglio, a sostene-re il peso di difficoltà che non si

crede di riuscire a gestire in altro modo. La malattia diventa quasi un’amica, un’alle- ata per affrontare la vita e le sue prove e, di conse- guenza, non si trasmette agli altri un messag- gio di malessere ma, al contrario, si cerca di tra-smette un’immagine si sé diversa, migliore rispetto a quella di pri-ma: ora riesco a fare tante cose, studio, prendo bei voti, sport … non mi fermo mai …. malata? No, questa non è l’immagine di una persona malata ma di una perso-na piena di energie, piena di “vita”.

Quella “vita” però non è la vita vera, è l’energia data dalla malat-tia, della sua prima fase, quella in cui, mentendo, fa credere di poter dare tutto quello di cui si ha biso-gno. E quella che racconta è una grande, enorme bugia perché poi quell’energia viene sostitui-ta da una tale stanchezza, fisica ed emotiva, che le parole diffi-cilmente possono spiegare: è la stanchezza data dall’energia della vita che scivola lentamente dalle mani, l’energia che ogni persona dovrebbe avere dentro di sé e che si rischia di perdere.

Come ci si può accorgere che qualcosa non va se non si vedo-no dei sintomi, segni tangibili di queste tremende malattie? Come si può vedere cosa sta accadendo se nulla traspare ai propri occhi?

Forse è proprio questo il punto. Ci sono delle cose che vanno al di là dello sguardo, del vedere, perché si, la malattia ha i suoi sintomi ma spesso essi sono nascosti da chi ne soffre e quando diventano vi-sibili il tempo è ormai passato e la malattia si è fatta strada.

Ci sono però altre cose che si pos-sono vedere, non tanto con gli occhi quando con il cuore, con la parte di sé che riesce a capire e percepire gli stati d’animo e le emozioni dell’altro.Forse è proprio con loro, con la sensibilità, l’attenzione e l’ascolto che si può cogliere quello che sta accadendo e vedere che la sere-nità della persona che si ha vicino poco alla volta se ne sta andando, che la sua tranquillità sta lascian-do il posto a pensieri tormentati, che la gioia sul suo volto è sosti-tuita dalla tristezza, che la luce dei suoi occhi si sta spegnendo ogni giorno di più.Sono segni che spesso vengono nascosti, dal tentativo della per-sona a cui si vuole bene di non farsi notare, di non farsi vede-re, sono però segni che, se colti, possono far suonare quel campa-nello d’allarme che può aiutare a capire che qualcosa non va ... che qualcosa sta succedendo.

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Se vuoi condividere la tua espe-rienza, esprimere il tuo pensiero o se hai il desiderio o il bisogno di parlare o confrontarti con qualcuno oppurese sei un esperto del settore e vuoi contribuire con un tuo interventopuoi scrivermi all’indirizzo: [email protected]

www.goccecolorate.wordpress.com

I due angeli

Due angeli mentre viaggiavano si fermarono per trascorrere la not-te a casa di persone benestanti. La famiglia era sgarbata e si ri-fiutò d’alloggiare gli angeli nella stanza degli ospiti. Diedero inve-ce agli angeli una piccola stanza fredda nell’interrato.Mentre si prepararono il letto sul pavimento duro, l’angelo più an-ziano vide un buco nel muro e lo riparò.Quando l’angelo più giovane chiese il perché, l’angelo più an-

ziano rispose: “Le cose non sono mai quelle che sembrano”.

La notte seguente la coppia si fer-mò presso la casa d’un contadino e sua moglie, molto poveri, ma molto ospitali.Dopo aver condiviso il po’ di cibo disponibile, fecero si che gli an-geli dormissero nel loro letto permettendogli così d’avere una buona notte di riposo.

Quando il sole si levò il mattino seguente gli angeli trovarono il contadino e sua moglie in lacri-me. La loro unica mucca, il cui lat-te era la loro unica fonte di gua-dagno, era li che giaceva morta nel campo.

L’angelo più giovane s’infuriò e chiese al più anziano come aveva potuto permettere che ciò acca-desse? Accusandolo disse, il pri-mo uomo aveva tutto e l’hai aiu-

tato. La seconda famiglia aveva poco ma era desiderosa di condi-videre tutto e gli hai lasciato mo-rire la mucca.Le cose non sono mai ciò che sembrano” rispose l’angelo più anziano.

“Quando eravamo nell’interra-to della grande casa, ho notato che nel buco c’era conservato dell’oro. Visto che l’uomo era così ossessionato dall’avidità e non era tanto desideroso di condivi-dere la sua fortuna, ho sigillato il muro così non lo troverà mai più. Ieri sera mentre dormivamo nel letto del contadino, l’angelo del-la morte venne per prendersi sua moglie. In sua vece gli ho dato la mucca”.

“Le cose non sono mai così come sembrano”.

(dal web)