Newsletter Clinamen · Yehoshua è «il sognatore con la faccia da poeta» e le sue parole smuovono...

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Newsletter Clinamen Aprile 2013 Newsletter Clinamen Aprile 2013 n. 101 2 Eccedenza ed eccentricità 3 Alla ricerca dell’onestà perduta 4 Le collane “La Biblioteca d’Astolfo” “Philosophia” 5 gli interventi degli Autori Andrea Ruini Non ci salverà la dialettica 6 numeri Usciamo, in questo mese, con due nuove o- pere. Il primo volume, a cura di Fabio Bazzani (Tradizioni eccentriche. Filosofie dell’ecce- denza), si inserisce nel quadro di un pro- getto complesso di riconsiderazione critica di alcuni tra i luoghi centrali del pensiero moderno, situandosi in continuità tematica con il precedente Etiche negative. Critica della morale sociale, da noi pubblicato nel 2011 ed ancora al centro dell’attenzione di studiosi e lettori. Nel volume, oltre al con- tributo dello stesso Bazzani trovano spazio gli scritti di un gruppo di giovani ed inte- ressanti studiosi, formatisi presso l’università di Firenze: Elia Carrai, Marta Mauriello, Camilla Pieri e Cristina Tosto. Il secondo volume rappresenta un vero e proprio piccolo gioiello della letteratura li- bertina e moralista francese (Damien Mit- ton, Pensieri sull’onestà decorosa) ed è un inedito assoluto, non solo per l’Italia ma anche per la stessa Francia. Il volume è sta- to magistralmente curato e tradotto da Marco Lanterna. Le novità del mese Fabrizio Centofanti Yehoshua Prefazione di Giuseppe Panella Postfazione di Deborah Mega “Il diforàno”, 43 pp. 160 Euro 18 in primo piano Yehoshua, di Fabrizio Centofanti Di Fabrizio Centofanti, già abbiamo pubblicato, negli scorsi anni, Italo Calvino. Una trascendenza mancata e È la scrittura, bellezza! Questo volume, uscito lo scorso febbraio, sta ottenendo notevole attenzione da parte dei lettori, soddisfacendo, in questo mese, soddisfacendo, nel mese di marzo, a 5 degli indicatori a fianco indicati. Ne riportiamo di seguito la scheda sintetica. Yehoshua è «il sognatore con la faccia da poeta» e le sue parole smuovono le folle, anche se i suoi occhi azzurri non sono fatti per destare troppa fiducia negli uomini qualunque. Nel romanzo di Centofanti la simbologia degli elementi e la potenza dei messaggi appaiono evi- denti ma mai scontate. La sabbia del deserto rappresen- ta le relazioni pericolose e i piaceri effimeri, gli inganni del potere ed una gloria illusoria. Ma Yehoshua è il solo in grado di ricoprirsi di questa sabbia, «della polvere degli ultimi» e di compiere miracoli con la forza dell’esempio e della parola. «Il miracolo è entusiasmare la gente, far credere in qualcosa». Una storia inedita di Gesù, dunque, di un Gesù che torna sulla terra e si ri- trova con gli stessi problemi di duemila anni fa. La scrittura di questo romanzo è insieme un mezzo di comunicazione teologica fondamentale ed un modo per esprimere una esigenza di liberazione radicale. Le vi- cende che vengono narrate coinvolgono il lettore in un viaggio nel quale è difficile distinguere vincitori e vitti- me. Ma l’amore rovescia ogni valore storico, sociale e politico e restituisce all’uomo e alla donna quell’io pro- fondo che la società, lo stato e il potere tendono a nega- re. Gesù è umano fino in fondo e già solo per questo motivo suscita uno scandalo impossibile a normalizza- re. Chi ama destabilizza, abbatte le barriere, è una mina vagante con cui devono fare i conti i custodi dell’ordine costituito. Per “In primo piano”, facciamo riferimento ai seguenti indicatori: 1. prenotazioni librerie (tradizionali e on-line); 2. copie vendute, 3. presenza in blog e gruppi di discussione; 4. recensioni; 5. richieste dirette alla casa editrice; 6. contatti al nostro sito (fonte google); 7. contatti facebook; 8. presentazioni pubbliche, seminari, gruppi di lettura etc.

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Newsletter Clinamen Aprile 2013

Newsletter Clinamen Aprile 2013 n. 101

2 Eccedenza ed eccentricità

3 Alla ricerca dell’onestà perduta

4 Le collane

“La Biblioteca d’Astolfo”

“Philosophia”

5 gli interventi degli Autori

Andrea Ruini Non ci salverà la

dialettica

6 numeri

Usciamo, in questo mese, con due nuove o-pere. Il primo volume, a cura di Fabio Bazzani (Tradizioni eccentriche. Filosofie dell’ecce-denza), si inserisce nel quadro di un pro-getto complesso di riconsiderazione critica di alcuni tra i luoghi centrali del pensiero moderno, situandosi in continuità tematica con il precedente Etiche negative. Critica della morale sociale, da noi pubblicato nel 2011 ed ancora al centro dell’attenzione di studiosi e lettori. Nel volume, oltre al con-tributo dello stesso Bazzani trovano spazio

gli scritti di un gruppo di giovani ed inte-ressanti studiosi, formatisi presso l’università di Firenze: Elia Carrai, Marta Mauriello, Camilla Pieri e Cristina Tosto. Il secondo volume rappresenta un vero e proprio piccolo gioiello della letteratura li-bertina e moralista francese (Damien Mit-

ton, Pensieri sull’onestà decorosa) ed è un inedito assoluto, non solo per l’Italia ma anche per la stessa Francia. Il volume è sta-to magistralmente curato e tradotto da Marco Lanterna.

Le novità del mese

Fabrizio Centofanti

Yehoshua Prefazione di

Giuseppe Panella

Postfazione di Deborah Mega “Il diforàno”, 43

pp. 160 — Euro 18

in primo piano

Yehoshua, di Fabrizio Centofanti

Di Fabrizio Centofanti, già abbiamo pubblicato, negli scorsi anni, Italo Calvino. Una trascendenza mancata e È la scrittura, bellezza! Questo volume, uscito lo scorso febbraio, sta ottenendo notevole attenzione da parte dei lettori, soddisfacendo, in questo mese, soddisfacendo, nel mese di marzo, a 5 degli indicatori a fianco indicati. Ne riportiamo di seguito la scheda sintetica. Yehoshua è «il sognatore con la faccia da poeta» e le sue parole smuovono le folle, anche se i suoi occhi azzurri non sono fatti per destare troppa fiducia negli uomini qualunque. Nel romanzo di Centofanti la simbologia degli elementi e la potenza dei messaggi appaiono evi-denti ma mai scontate. La sabbia del deserto rappresen-ta le relazioni pericolose e i piaceri effimeri, gli inganni del potere ed una gloria illusoria. Ma Yehoshua è il solo in grado di ricoprirsi di questa sabbia, «della polvere degli ultimi» e di compiere miracoli con la forza dell’esempio e della parola. «Il miracolo è entusiasmare la gente, far credere in qualcosa». Una storia inedita di Gesù, dunque, di un Gesù che torna sulla terra e si ri-trova con gli stessi problemi di duemila anni fa. La scrittura di questo romanzo è insieme un mezzo di comunicazione teologica fondamentale ed un modo per esprimere una esigenza di liberazione radicale. Le vi-cende che vengono narrate coinvolgono il lettore in un viaggio nel quale è difficile distinguere vincitori e vitti-me. Ma l’amore rovescia ogni valore storico, sociale e politico e restituisce all’uomo e alla donna quell’io pro-fondo che la società, lo stato e il potere tendono a nega-re. Gesù è umano fino in fondo e già solo per questo motivo suscita uno scandalo impossibile a normalizza-re. Chi ama destabilizza, abbatte le barriere, è una mina vagante con cui devono fare i conti i custodi dell’ordine costituito.

Per “In primo piano”, facciamo riferimento ai seguenti indicatori: 1. prenotazioni librerie (tradizionali e on-line); 2. copie vendute, 3. presenza in blog e gruppi di discussione; 4. recensioni; 5. richieste dirette alla casa editrice; 6. contatti al nostro sito (fonte google); 7. contatti facebook; 8. presentazioni pubbliche, seminari, gruppi di lettura etc.

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Eccedenza ed eccentricità

Tradizioni eccentriche Filosofie dell’eccedenza

a cura di Fabio Bazzani “Philosophia”, 29

pp. 154 — Euro 18

Questo libro prosegue l’indagine avviata con

il volume Etiche negative. Critica della morale

sociale, da noi pubblicato nel 2011. Come

allora, anche nelle pagine presenti vengono

discussi e ridefiniti molti dei temi trattati nel

quadro di differenti corsi universitari ed in-

contri seminariali. L’attenzione si concentra

sul formarsi di tradizioni di pensiero che

risultano riscrittura, approfondimento oppure

oltrepassamento di un Discorso che viene

scorto come già-trovato, “matematicamente”

appreso ed inconsapevolmente reiterato.

Queste tradizioni vengono denotate come

“eccentriche” rispetto ad una centralità para-

digmatica nel cui alveo si situa appunto un

dato di “appartenenza” al sapere/agire dato.

In discussione sono il moderno ed il nichili-

smo che lo accompagna e lo caratterizza.

Sotto questo riguardo, trovano spazio le ri-

flessioni di Schopenhauer e di Heidegger,

quelle di Nietzsche e di Dostoevskij, nonché

una doppia, sofferta, prospettiva teologica, a

margine di un’avvertenza d’impossibilità nel

continuare a pensare la relazione Dio-Uomo-

Mondo secondo le categorie della dottrina

tradizionale, a seguito degli esiti annichilenti

le individualità propri di pratiche conseguenti

all’essere paradigmaticamente appartenenti.

Sommario

Fabio Bazzani

Pensare il Nulla? Schopenhauer: l’esistenza come

mancanza

Cristina Tosto

Ritratti di eccedenza. Uomini dell’oltre fra Dostoe-

vskij e Nietzsche

Camilla Pieri

Heidegger. Stravaganza ed eccentricità

Marta Mauriello

Al di là della tradizione teologica. Jonas (e Pare-

yson): pensare Dio oltre Dio

Elia Carrai

Tra essere e nulla. L’irriducibilità dell’io e la pretesa

cristiana

Riportiamo passi dalla “Premessa” ed i riferimenti testuali dei differenti saggi.

[…] Questo libro prosegue l’indagine avviata con il volume Etiche negative, pubblicato nel 2011, e, come allora, in parte riflette e ridiscute temi trattati nel quadro di differenti corsi universitari ed incontri seminariali. Ma se in Etiche negative l’oggetto d’attenzione riguardava lo specifico della problematica morale, intesa – nel proprio porsi medesimo – quale sintomo di critica nei confronti di un discorso pre-formante il sapere nonché l’agire propri dei soggetti umani nel mondo, qui l’oggetto d’attenzione si sposta al definirsi teorico e culturale di una tale problematica, al formarsi, cioè, di tradizioni di pensiero che risultano riscrit-tura, approfondimento oppure oltrepassamento di quel discorso pre-formante, per così dire già-trovato, “matematicamente” appreso ed inconsa-pevolmente reiterato. Abbiamo denotato queste tradizioni – ancorché “altre” rispetto alla tradizione tipicamente moderna – con il termine di “eccedenza” definendone, in tal mo-do, il loro essere “eccentriche” rispetto ad una centralità paradigmatica nel cui alveo si situa appunto un dato di “appartenenza” al sapere/agire dato, trovato. Anche se non po-tevamo procedere che per sottrazione tematica, nondimeno il problema teorico del-l’essere-eccedente si dispiega completamente ed in tutto il suo portato dirompente negli/degli stilemi di questo vasto, impreciso e poliverso milieu che chiamiamo “moderno” e sul quale, perlomeno a datare da Cartesio in poi, più o meno ci intendiamo, senza ulte-riori aggiunte. Dirompente, si diceva, negli/degli stilemi moderni, vale a dire a muovere dal moderno stesso – e non può essere altrimenti –, con uno sguardo, tuttavia, di dis-appartenenza. Sotto questo duplice riguardo, e sotto il riguardo peculiare del nichilismo che scorgiamo accompagnare la tradizione moderna del sapere, trovano così spazio le ri-flessioni di Schopenhauer e di Heidegger, quelle di Nietzsche e di Dostoevskij, nonché una doppia, sofferta, prospettiva teologica, a margine di una avvertenza di impossibilità nel continuare a pensare la relazione Dio-Uomo-Mondo secondo le categorie della dottri-na tradizionale, a seguito degli esiti annichilenti le individualità propri di pratiche conse-guenti all’essere paradigmaticamente appartenenti. […] Fabio Bazzani Pensare il Nulla? Schopenhauer: l’esistenza come mancanza

«So bene che se io, in tutta serietà, assicurassi a qualcuno che il gatto che proprio ora sta giuocando nel cortile continua ad essere il medesimo gatto che trecento anni fa, proprio lì, ha fatto gli stessi salti e gli stessi scherzi, questi mi prenderebbe per matto: ma so an-che che è molto più da matti credere che il gatto di oggi sia assolutamente e per essenza del tutto diverso da quello di trecento anni fa». (Schopenhauer) Cristina Tosto Ritratti di eccedenza. Uomini dell’oltre fra Dostoevskij e Nietzsche

«Occorre provare a se stessi di essere destinati all’indipendenza e al comando; e al mo-mento giusto. Non ci si deve sottrarre alle proprie prove, nonostante esse siano forse il gioco più pericoloso che si possa giocare e in definitiva prove che vengono portate solo dinanzi a noi stessi come testimoni e a nessun altro giudice». (Nietzsche) «Signoriddio, ma che m’importa delle leggi della natura e dell’aritmetica, quando per un qualche motivo queste leggi e il “due per due fa quattro” non mi piacciono? Va da sé che non abbatterò un muro simile a testate, se dovesse risultare che le mie forze non baste-ranno ad abbatterlo, ma comunque sia non mi concilierò certo con esso per l’unica ragio-ne che quel muro di pietra mi sta davanti e che le mie forze non bastano» (Dostoevskij) Camilla Pieri Heidegger. Stravaganza ed eccentricità

«Forse esiste un pensiero che sta al di fuori dell’alternativa tra razionale e irrazionale, un pensiero ancor più sobrio della tecnica scientifica, più sobrio e perciò che sta in disparte, il quale è privo di effetti ma nondimeno possiede una propria necessità». (Heidegger) Marta Mauriello Al di là della tradizione teologica. Jonas (e Pareyson): pensare Dio oltre Dio

«Mai dimenticherò quelle fiamme che consumarono per sempre la mia Fede. Mai dimen-ticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l’eternità il desiderio di vivere. Mai di-menticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto. Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vive-re quanto Dio stesso. Mai». (Wiesel) «Dio permise che ciò accadesse. Ma quale Dio poteva permetterlo?». (Jonas) Elia Carrai Tra essere e nulla. L’irriducibilità dell’io e la pretesa cristiana

«Profondo è il pozzo del passato, non dovremmo dirlo insondabile? Insondabile, e forse allora più che mai quando si parla dell’uomo: di questo essere enigmatico che racchiude in sé la nostra esistenza per natura gioconda, ma oltre natura misera e dolorosa. È ben comprensibile che il suo mistero formi l’alfa e l’omega di tutti i nostri discorsi e di tutte le nostre domande, dia fuoco e tensione a ogni nostra parola, urgenza a ogni nostro pro-blema». (Th. Mann)

novità

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Newsletter Clinamen Aprile 2013 3

Alla ricerca dell’onestà perduta

Damien Mitton

Pensieri sull’onestà decorosa e altri scritti

a cura di Marco Lanterna “La Biblioteca d’Astolfo”, 19

pp. 56 — Euro 9,90

È sotto gli occhi di tutti, tanto da diventare

luogo comune, ma non per questo meno

vero: politici, banchieri, uomini di legge hanno

ormai perso la bussola dell’onestà. «Nello

stato in cui versa, il mondo è pressoché capo-

volto, l’onestà decorosa non vi occupa rango

alcuno, e le persone oneste vi stanno in qual-

che modo come in un paese straniero», scrive

Mitton, quattro secoli fa.

Moralista, teorico dell’honnêteté; amico di

Pascal (che lo medita nei Pensieri) e di Méré;

Damien Mitton, scettico e libertino, vive nelle

storie letterarie a pie’ di pagina. Eppure fu

uno spirito singolarissimo, misterioso, degno

di ricordo nel suo sistematico rifiuto di éclat.

Questa edizione è la prima di sempre

(Francia inclusa) a raccoglierne le sfagliate

scritture.

Lichtenberg consigliava ai possessori di due

paia di pantaloni di venderne uno per procu-

rarsi il suo libro. I potenti d’oggi non corrono

certo il rischio di restare senza brache (le

brache, semmai, le sfilano ad altri): si legga-

no dunque Mitton, ché non è mai tardi per

affinarsi d’animo!

Sommario

Introduzione, di Marco Lanterna

Damien Mitton, Pensieri sull’onestà decorosa

Pensieri sull’onestà decorosa

Descrizione dell’onest’uomo

Consigli e pensieri su argomenti diversi

Damien Mitton, Altri scritti

Dell’amicizia

Lettere di Mitton e Méré

Facezie del defunto signor Mitton

Riportiamo passi dalla Introduzione di Marco Lanterna

[…] «Un libro è uno specchio» dice Lichtenberg «se vi sbircia dentro una scimmia, esso non può certo riflettere un apostolo. Non abbiamo parole per parlare di saggezza con un imbecille. È già saggio chi capisce il saggio». L’unico modo degno di affrontare un mora-lista quale Mitton, anche criticamente, è da moralista, cioè continuandone lo spirito di fronda e l’insofferenza per l’uomo (fin nelle pieghe degli studi eruditi se necessario). Non è cosa da tutti: occorre essere moralista in proprio, avere cioè penetrazione psicolo-gica sopraffina, pratica del mondo, animo riscaldato, buone letture, stile (in breve l’esatto contrario del cursus studiorum normalmente premiato). Qualsiasi analisi minuta delle forme espressive e mentali del moralista appare vagamen-te antiquaria, oltreché tautologica e professorale. È come un’ammissione implicita – ma irrevocabile – della fine di quel tipo, del fatto cioè che non esistano più moralisti: specie morente, anzi già estinta. In fondo oggi si guarda loro come a un fenomeno del passato, non più in atto e dunque rubricabile. Al più i moralisti tornano buoni per qualche frase vagamente sapienziale a uso di manager ignorantelli o come epigrafe pretenziosa di catti-vi romanzi; quando, all’opposto, dovrebbero essere scagliati in faccia al mondo come il sasso dalla fionda! Poiché questa è la loro natura, il loro lascito, la sola maniera di com-prenderli e amarli! Uno scritto critico che, trattandone, non sappia in qualche modo dive-nire quella fionda o una specie d’innesco, è uno scritto inutile, ozioso, persino infido, perché perde e tradisce il proprio oggetto (e difatti gran parte della letteratura sull’argo-mento si situa tra lo sbadiglio e la tesi di laurea). Mi s’intenda: tale tensione morale e sti-listica è necessaria, non tanto per aizzare rivoluzioni già in sede critica, dato che per i moralisti non si dà alcun progresso, ma per fissare l’uomo nell’o-pinione della propria nullità: come quel servo alle spalle del trionfatore, il moralista e il suo critico devono ri-cordargli che è solo un uomo […] Come Saint-Évremond col quale fu confuso, Mitton è «ricco di intuizioni felici eppure volontariamente incapace di condurle a quel grado di perfettibilità che le rende pratica-mente efficienti». A dispetto della sua labilissima opera, egli s’inserisce con personalità in una linea di pensiero che dai trattatisti italiani del comportamento (il “polittico” Casti-glione-Della Casa-Guazzo, allora di prammatica in Francia), attraverso Montaigne, Fa-

ret, Grenaille, Balzac – e perché no Amyot con le sue maschie sculture d’uomini – giun-ge sino a Méré. A questi autori, intenti a comporre un uomo armonicamente svolto in o-gni piega vitale, Mitton aggiunge un tratto di ulteriore umanità. È un riverbero di sé e della propria storia: l’attenzione per i più deboli, i meno favoriti dalla sorte, ancorché

meritevoli per animo. Tale benignità è palpabile in ogni sua riga: un atteg-giamento – se si escludono i grandi oratori religiosi – davvero raro per quei tempi spadaccini. L’umanità derelitta che appare in certe tele di La Tour, mentre presta il volto alla Madonna o a San Giuseppe, Mitton la contempla dolcemente nelle proprie massime. Quella sublime e angelica douceur dans les manières (che un secolo più tardi Lord Chesterfield raccomanderà al pro-prio figlioccio quale perno d’ogni eleganza) in lui è carattere, indole, poco più d’un tranquillo possesso. Scrivendo, questo spirito scettico sino all’afo-

nia, cultore dell’istante e delle grazie ineffabili, sembra voler atomizzare ben più concisa-mente di Guicciardini, Gracián o La Bruyère i propri dettami, quasi semplici appigli mnemonici o tracce (le descrizioni dell’honnêteté e dell’honnête homme hanno la lunghezza di un Credo). In tal senso, l’opera di Mitton si presenta come la più radicale epitome della precettistica di comportamento, spinta fin quasi all’e-vanescenza […] Chi ha scritto poco, come il nostro autore, viene facilmente intruppato in miscellanee, magari affiancato a gentaccia. Nei Moralisti francesi, in mezzo a tanti nomi, tanto diversi e distanti tra loro, Mitton sfuma come un tremolante lume di candela perdendosi di nuo-vo. Inoltre il curatore assegna troppo sbrigativamente la patente di moralista; accoglie troppi moderni (quando la grande moralistica nasce sempre da un fondo di morente U-manesimo); esclude rappresentanti altissimi quali Retz o Saint-Simon (solo perché non si espressero in comode massime o le nascosero) per far posto a semplici professori d’università – come Jean Baudrillard – o a intellettuali per tutte le stagioni. L’intensità morale di uno scrittore del gran secolo non è parificabile a un odierno articolista o fabbri-catore di contributi accademici! Per la lunga storia di Mitton quale insigne inconnu/méconnu della moralistica francese si offre solo un esempio: in un manuale universitario a più mani, che vorrebbe fare il punto sui moralisti francesi dei secoli buoni, egli viene sbrigato in una riga! […]

novità

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La Biblioteca d’Astolfo

Una collana di volumi agili ed economici,

per conoscere e approfondire e per il

piacere di leggere.

1 – Max Stirner, La Società degli straccioni.

Critica del Liberalismo, del Comunismo, dello

Stato e di Dio, a cura di Fabio Bazzani

(seconda edizione)

2 – Walter Catalano, Applausi per mano sola.

Dai sotterranei del Novecento

3 – Tommaso d’Aquino, Contra Saracenos.

Gli errori dell’Islam, a cura di Annamaria Bigio

4 – Luciano Rossi, Il Vento e la Legge. La

breve luce dei giorni

5 – Joseph Addison, I piaceri

dell’immaginazione, a cura di Giuseppe Pa-

nella

6 – Alessandro Pennacchio, Bocconi offerti

dai ladri. Poesie d’arte minore, introduzione

di Giuseppe Panella

7 – Wilhelm Marr, Anarchia o autorità?, a

cura di Francesca Crocetti

8 – Fabio Bazzani, Esperienza del tempo.

Studio su Hegel

9 – John Toland, Ipazia. Donna colta e bellis-

sima fatta a pezzi dal clero, a cura di Federi-

ca Turriziani Colonna (quarta edizione)

10 – Sergio Vitale, Memorie di specchio.

Merleau-Ponty e l’inconscio ottico della

“psiche”

11 – Gaetano Dell’Erba, Il libro delle spossa-

tezze. Il paradosso di Chirone

12 – Oswald Spengler, Anni della decisione,

a cura di Beniamino Tartarini

13 – Beniamino Tartarini, Porci di fronte ai

maiali. Storie per uomini che parlano poco

14 – Samuel Taylor Coleridge, La ballata del

vecchio marinaio, a cura di Giuseppe Leone,

premessa di Guido Davico Bonino

15 – Ferruccio Martinetto, Controcanto. Dia-

logo con Montale

16 – Vladimir Majakovskij, La nuvola in calzo-

ni, a cura di Ferruccio Martinetto

17 – Karl Marx, Per la critica dell’economia

politica. Introduzione e prefazione, a cura di

Fabio Bazzani

18 – Donatello Vaccarelli, L’uomo che tra-

monta

19 – Damien Mitton, Pensieri sull’onestà

decorosa e altri scritti, a cura di Marco Lan-

terna

Philosophia

La collana pubblica testi classici del

pensiero filosofico, scritti teoretici origi-

nali, studi su temi e problemi della storia

della filosofia e profili di pensatori.

TITOLI DISPONIBILI

1 – Ludwig Feuerbach, Xenie satirico-

teologiche, a cura di Fabio Bazzani

2 – Fabio Bazzani, Esistenza e progetto. Tra

Hegel e Nietzsche

3 – Aristotele, Protreptico. Esortazione alla

filosofia, a cura di Mario Casaglia

4 – Fabio Bazzani, L’incompiuto maestro.

Metafisica e morale in Schopenhauer e Kant

5 – Arthur Schopenhauer, L’arte della musi-

ca, a cura di Francesca Crocetti, con scritti

inediti di Richard Wagner

6 – Gottfried Wilhelm Leibniz, Scritti sulla

libertà e sulla contingenza, a cura di Andrea

Sani

7 – Paolo Landi, Idee per una teoria

dell’esperienza

8 – Giuseppe Panella, Il sublime e la prosa.

Nove proposte di analisi letteraria

10 – Ludwig Feuerbach, Abelardo ed Eloisa

ovvero lo scrittore e l’uomo, a cura di Fabio

Bazzani, traduzione di Eva Holzheid

11 – Giuseppe Panella, Giovanni Spena, Il

lascito Foucault, introduzione di Remo Bodei

12 – Paolo Landi, Per una teoria dell’arte

13 – Andrea Ruini, Michel Foucault. Un ritratto

critico

14 – Fabio Bazzani, Verità e potere. Oltre il

nichilismo del senso del reale

15 – Manlio Iofrida, Francesco Cerrato, An-

drea Spreafico (a cura di), Canone Deleuze.

La storia della filosofia come divenire del

pensiero. Scritti di Giuseppe Bianco, France-

sco Cerrato, Franco Farinelli, Ivano Gorzanelli,

Manlio Iofrida, Diego Melegari, Alment Muho,

Sandro Palazzo, Cristina Paoletti, Silvia Rode-

schini, Andrea Spreafico

16 – Andrea Sartini, L’esperienza del fuori.

Linee di filosofia del Novecento

17 – Paolo Landi, L’esperienza e l’insieme

totale. L’orizzonte di Husserl e il principio del

realismo critico

18 – Francesca Crocetti, Anime belle. Poetica

e modernità

19 – Beniamino Tartarini, Il potere del falso.

Tecnica e desoggetivazione

20 – Gustavo Micheletti, Lo sguardo e la pro-

spettiva

21 – Fabio Bazzani, Ubaldo Fadini, Roberta

Lanfredini, Sergio Vitale, Coscienza e realtà.

Pensare il presente

22 – Fabio Bazzani (a cura di), Etiche negati-

ve. Critica della morale sociale. Scritti di

Fabio Bazzani, Samantha Novello, Camilla

Pieri, Beniamino Tartarini, Cristina Tosto

23 – Paolo Landi, La coscienza, gli stati di

cose e gli eventi

24 – Marco Ranalli, De Sade. Il pensiero filoso-

fico

25 – Stefano Bevacqua, La luce e le cose. Per

una filosofia della fotografia

26 – Giuseppe Panella, Silverio Zanobetti, Il

secolo che verrà. Epistemologia, letteratura,

etica in Gilles Deleuze

27 – Giuseppe Panella, Storia del Sublime.

Dallo Pseudo Longino alle poetiche della Mo-

dernità

28 – Giuseppe Panella, Prove di Sublime e

altri esperimenti. Letteratura e cinema in

prospettiva estetica

29 – Fabio Bazzani (a cura di), Tradizioni

eccentriche. Filosofie dell’eccedenza. Scritti

di Fabio Bazzani, Elia Carrai, Marta Mauriello,

Camilla Pieri, Cristina Tosto

le collane

Il più letto nella collana

John Toland

Ipazia Donna colta e bellissima fatta

a pezzi dal clero

a cura di Federica Turriziani Colonna “La Biblioteca d’Astolfo”, 9

pp. 42 — Euro 9,90

Il più letto nella collana

Arthur Schopenhauer

L’arte della musica a cura di Francesca Crocetti “Philosophia”, 5

pp. 148 — Euro 18,90

in uscita a giugno

Fabio Bazzani

UNICO AL MONDO

STUDI SU STIRNER

collana “Philosophia”

Fabio Bazzani, Roberta Lanfre-

dini, Sergio Vitale (a cura di)

LA VERITÀ IN SCRITTURA

Scritti di Francesco Ademollo, Giu-

seppe Civitarese, Giorgio Erle, Lu-

ciano Handjaras, Paolo Landi, Mar-

ta Mauriello, Fiorangela Oneroso,

Paolo Parrini, Vittoria Perrone

Compagni

collana “La Scrittura Filosofica”

Camilla Pieri

ESSERE NEL TEMPO

STUDIO SU HEIDEGGER

collana “Philosophia”

Editrice Clinamen editori di idee

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IDEE

ANDREA RUINI

Non ci salverà la dialettica

Non il metodo dialettico, ma solo

quello scientifico consente di

comprendere la realtà.

Secondo i pensatori della corrente idealista, hegeliana, crociana, il metodo filosofico è costituito da un movimento dialettico a tre fasi, con la posizione iniziale di una tesi, la contraddizione di quella tesi con una anti-tesi, e l’inveramento o superamento della tesi e dell’antitesi in una sintesi superiore.

La dialettica è considerata come pensiero in movi-mento, perché la vita stessa è movimento. Per il pensa-tore dialettico il momento negativo, della contraddi-zione, è più importante di quello positivo, perché la verità si afferma contraddi-cendosi. I dialettici sosten-

gono che la capacità di superare posizioni irrigidite è il motore del progresso, e che l’anticonformismo e lo spirito di contraddi-zione sono la garanzia del progresso della verità e della stessa libertà umana. Irrigidi-re le definizioni, non adeguare i concetti al nuovo e all’imprevedibile che la vita ci presenta in ogni momento, ci porterebbe al dogmatismo. Tutto questo risulta affascinante e convin-cente, ma solo in apparenza. In primo luo-go il termine ‘contraddizione’ non viene usato in senso proprio, in senso logico, quanto piuttosto in senso metaforico e “letterario”, per indicare una generica si-tuazione conflittuale. Si può riconoscere all’idea di conflitto un valore fondamenta-le, come motore dello sviluppo e del pro-gresso, senza per questo aderire alla filoso-fia dialettica. In secondo luogo, in questo modo si na-sconde quello che è il vero significato della dialettica hegeliana, che viene avvolta da una cortina fumogena e così sottratta alle numerose critiche che le sono state rivolte. Iniziamo con l’affermazione dialettica se-condo cui la tesi “produce” la sua antitesi. È una affer-mazione sbagliata, perché è soltanto il nostro atteggia-mento critico che può pro-durre l’antitesi, e dove que-sto atteggiamento manchi, non si avrà alcuna antitesi. È sbagliato anche sostenere che la “lotta” fra una tesi e la sua antitesi riesce a “produrre” una sin-tesi, che deve conservare i tratti migliori

della tesi e dell’antitesi: perché ci possa essere uno sviluppo, la sintesi deve inclu-dere qualche idea nuova, non riconducibile alle precedenti. È quindi sbagliata la visio-ne della dialettica, secondo cui la sintesi deve costruirsi a partire dalle idee contenu-te in una tesi e in una antitesi. È vero che le contraddizioni sono di grande importanza nella storia del pensiero, come anche è importante la critica, che consiste nel rilevare le contraddizioni, all’interno di una determinata teoria, o fra questa teoria e altre teorie che riteniamo valide, oppure fra la teoria e alcune asserzioni fattuali. Senza le contraddizioni, senza la critica, non ci sarebbe alcun motivo razionale per cambia-re le nostre teorie e non ci sarebbe alcun progresso intellettuale. Da questa constata-zione i dialettici concludono, erroneamen-te, che le contraddizioni non possono e non devono essere evitate, e che bisogna cancel-lare il principio logico di non contraddizio-ne, principio secondo cui due asserzioni che si contraddicono non possono essere entrambe vere. I dialettici vogliono sostitui-re alla logica tradizionale, basata sul princi-pio di non contraddizione, una nuova logi-ca, la logica dialettica. Ma è una pretesa priva di fondamento, perché accettare le contraddizioni porta necessariamente al fallimento della scienza e della critica, cioè della razionalità. Infatti, come ci insegna la logica, se si ammettono due asserzioni contraddittorie, si deve ammettere qualsia-si asserzione, perché da una coppia di as-

serzioni contraddittorie è possibile inferire valida-mente qualsiasi asserzione. Se una teoria contiene una contraddizione, implica tutto, e quindi in realtà nulla. Una teoria che, ad ogni informazione da essa asserita, aggiunge anche la negazione di questa, non può fornirci alcuna infor-mazione. Una teoria che

comporta una contraddizione è pertanto completamente inutile. Le contraddizioni sono valide, e servono al progresso della conoscenza, solo se siamo decisi a non rassegnarci di fronte alle contraddizioni, e a criticare le teorie che ne contengono. Per i filosofi idealisti esistono contraddizio-ni reali, fatti contraddittori tra loro, con-traddizioni oggettive. È un errore, perché la contraddizione può essere solo ed esclu-sivamente logica, del pensiero. Parlare di realtà contraddittorie è insensato: non pos-sono esistere fatti tra loro in contraddizio-ne. Certo nella realtà ci sono opposizioni, lotte, scontri, e in natura ci sono conflitti di forze, come attrazione e repulsione nella fisica. Ma si tratta di quelle che Kant ha chiamato “opposizioni reali”, che non sono una contraddizione nel senso logico del termine. Hegel, insieme ai suoi seguaci, non si rende conto della differenza tra la contraddizione dialettica e l’ “opposizione

reale”, due opposizioni radicalmente diver-se. L’opposizione reale, o contrarietà di opposti incompatibili, è una opposizione senza contraddizione, che accetta il princi-pio logico di non contraddizione e si espri-me con la formula A e B. Invece l’opposizione dialettica, per contraddizio-ne, che si esprime con la formula A e non-A, è esclusivamente di natura logica e non trova alcun riscontro nella realtà. La con-traddizione dialettica è incompatibile con qualsiasi ragionamento che voglia essere dotato di coerenza razionale e di senso, e in particolare con le procedure della scienza, che si basa sul principio di non contraddi-zione. E la scienza è il solo modo di ap-prendere la realtà, il solo modo di conosce-re il mondo.

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Andrea Ruini ha pubblicato con la nostra casa

editrice il volume Michel Foucault. Un ritratto critico

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