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Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi
Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1
Certificato N° 6556/02
PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 29 di 290
2 INTRODUZIONE AL PROGRAMMA
2.1 Contenuti generali
Alle Province spetta la programmazione intesa come conoscenza dei rischi presenti sul proprio
territorio, basata sulla raccolta ed elaborazione dei dati ad essi riferiti e loro zonizzazione.
Il Programma localizza i rischi ed analizza la loro mitigazione; esso costituisce un riferimento
sia per le attività di difesa del suolo, tese alla riduzione del fattore rischio, sia per la
pianificazione urbanistica, tesa alla diminuzione della vulnerabilità degli elementi abitativi,
produttivi e infrastrutturali esistenti.
Il Programma contiene i dati di base a scala di “area vasta”, concernenti i pericoli, gli
elementi vulnerabili ed i rischi, ad oggi conosciuti e censiti, presenti sul territorio provinciale.
Tra queste informazioni sono ovviamente comprese quelle che, anche in termini più ampi e
generali, derivano sia dagli studi effettuati per la predisposizione dei Piani di Bacino sia
dall’emissione di elaborati tecnici, di contenuto ufficiale, emessi dalla Regione Liguria o da
altri soggetti ed Enti, relativi in particolare, al rischio idrogeologico (Legge 267/1998, DGR
2615/1998, ecc.).
Il Programma è pertanto il “contenitore” delle informazioni su cui basare l’analisi.
Esso comprende, nell’attuale configurazione tecnica degli elaborati, la rappresentazione degli
eventi ritenuti di “possibile accadimento” o di “riattivazione”, considerandoli rilevanti sia che
appartengano all’insieme degli accadimenti storici sia all’insieme delle più recenti analisi di
previsione effettuate sulla base delle caratteristiche fisiche e dei rilievi del territorio più
aggiornati.
Su di esse sono state applicate, infatti, le conoscenze tecniche e le considerazioni
metodologiche più moderne in materia d’idrologia e geologia.
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Figura 7: Elaborazione e stesura del Programma
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Figura 8: Cronistoria ed iter del Programma
CRONISTORIA ED ITER PROCEDURALE DELPROGRAMMA PROVINCIALE DI PREVISIONE E
PREVENZIONE DEI RISCHI DI PROTEZIONE CIVILE
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Figura 9: Elementi di rilievo nelle fasi di programmazione
Il Programma si riferisce, quindi, ai rischi presenti nell’ambito del territorio della Provincia
di Genova, dandone una descrizione generale e sviluppando in particolare le analisi
concernenti:
• Il rischio idrogeologico (inondazioni e frane);
• Il rischio incendi boschivi;
• Il rischio industriale.
La modularità del Programma permette quindi:
• l’integrazione e la trattazione dei rischi che si dovessero ulteriormente individuare;
• l’approfondimento di quelli già individuati.
2.2 Previsione e prevenzione
La Previsione consiste nell’attività volta allo studio ed alla determinazione delle cause dei
vari fenomeni calamitosi, all’identificazione dei rischi e all’individuazione delle zone del
territorio soggette ai rischi stessi.
La Prevenzione consiste nelle attività volte ad evitare o ridurre le possibilità di subire danni
conseguenti agli eventi calamitosi, sulla base delle conoscenze acquisite attraverso l’attività
di previsione.
Il Programma è quindi ricognitivo delle problematiche presenti sul territorio e si pone quale
strumento tecnico di supporto alla pianificazione attraverso indicazioni di carattere
schematico, cartografico e scientifico.
Attraverso l’incrocio e la sovrapposizione delle cartografie tematiche che rappresentano i
diversi livelli informativi, sono stati individuati gli scenari di riferimento alla scala
provinciale, ossia la rappresentazione di quanto potrebbe accadere nel caso si verificasse un
determinato temuto evento e dei possibili conseguenti danni alle persone ed alle cose che si
potrebbero registrare.
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Il Programma identifica e classifica i pericoli in base al loro possibile impatto sugli obiettivi
sensibili individuati e classificati secondo la loro vulnerabilità.
L’impatto sulla popolazione, sugli edifici definiti “strategici” e sulle infrastrutture, è stato
valutato prefigurando appositi “scenari di rischio”.
Per questi scenari sono state poi elaborate le risposte operative, consistenti nelle procedure da
porre in essere in caso d’evento calamitoso, contenute nel relativo Piano d’Emergenza.
Il Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi censisce e classifica le
informazioni in possesso della Provincia, derivanti dagli strumenti di pianificazione di settore
e dagli elaborati tecnici d’analisi del rischio.
Tra le analisi dei rischi possibili si evidenzia, in particolare, quella del “rischio idrogeologico”
che comprende la valutazione delle frane e delle alluvioni.
Sono proprio le alluvioni che hanno, storicamente e recentemente, colpito gravemente il
territorio e sulle quali è divenuto un processo indifferibile approfondirne le cause, non solo in
ambito locale ma anche nazionale, in particolare dopo i disastrosi eventi di Sarno e Quindici e
delle disastrose alluvioni di Piemonte e Valle d’Aosta.
Per il momento, sono stati esclusi dall’analisi finora effettuata:
• i rischi che non risultano essere presenti sul nostro territorio;
• i rischi presenti non ancora indagati;
• il rischio sismico che necessita di approfondimento a seguito dell’emanazione della nuova
classificazione.
Pertanto i rischi probabili, sulla base degli accadimenti storici, delle informazioni raccolte e
dall’esame della letteratura in materia, riguardano i pericoli derivanti da:
• esondazioni di corsi d’acqua in aree urbane;
• frane di versante interessanti centri abitati;
• incendi di aree boschive che interferiscono con centri abitati o infrastrutture;
• incidenti rilevanti ad impianti industriali situati in prossimità di centri abitati.
Tra gli elementi censiti, aree e pericoli, per le loro caratteristiche di:
• tipologia di rischio;
• estensione dell’area interessata dal fenomeno;
• popolazione direttamente coinvolta o limitrofa;
• necessità di coordinamento della risposta;
dall’analisi effettuata, in questa fase, sono stati individuati e considerati eventi di tipo b):
Il rischio alluvione, con gli scenari d’esondazione del torrente Bisagno, relativi a portate
di piena con tempo di ritorno (tempo medio d’accadimento) cinquantennale e
duecentennale, riguardanti il territorio del Comune di Genova, capoluogo di Regione;
Il rischio alluvione, con gli scenari d’esondazione del fiume Entella, relativi a portate di
piena con tempo di ritorno (tempo medio d’accadimento) cinquantennale e
duecentennale, riguardanti porzioni di territorio appartenenti ai Comuni di Carasco,
Cogorno, Chiavari e Lavagna.
Gli eventi appartenenti alla stessa tipologia di rischio ma di minore impatto, o appartenenti alle
altre tipologie di rischio considerate, sono stati ugualmente esaminati al fine di:
1) Affinare la tecnica d’analisi;
2) Migliorare l’approccio previsionale;
3) Migliorare la definizione delle attività di prevenzione;
ciò per consentirne una valutazione “periodica” e stabilirne:
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➥ l’indice di pericolosità;
➥ l’eventuale attenuazione;
➥ l’eventuale aggravamento;
➥ l’eventuale inserimento tra gli eventi che richiedono la relativa pianificazione
d’emergenza.
L’esame della documentazione e la successiva individuazione degli eventi di tipo b),
riguardo ai corsi d’acqua Bisagno ed Entella, comporta l’avvio del processo legato
all’attività di pianificazione.
Altri casi ne sono esclusi, in ragione:
➣ della loro classificazione tra quelli di tipo a), la cui risposta operativa può essere
fornita da un singolo ente competente in via ordinaria e quindi essere fronteggiati dai
singoli Comuni;
➣ della considerazione che gli eventi di tipo c), la cui risposta è coordinata dal
Dipartimento della Protezione Civile (DPC), possono essere ritenuti in prima ipotesi
l’aggravamento degli eventi di tipo b) già esaminati consente, inoltre, di proporre, anche
per questa categoria, un modello d’intervento.
Questa valutazione e classificazione schematica rischia, però, di lasciare un “vuoto
pianificatorio” ed organizzativo.
Nella storia degli eventi alluvionali intensi che si sono verificati nel nostro territorio, sono stati
registrati, infatti, eventi di tipo “complesso”.
Essi sono principalmente caratterizzati da una loro “diffusione” imprevedibile e
discontinua e dalla loro “intensità” variabile che è stata registrata in zone distanti o
limitrofe comprese all’interno di uno stesso ambito territoriale di “valle” o di versante, sia
appartenente ad un determinato bacino idrografico o ad un versante direttamente scolante
a mare.
Questi fenomeni meteorologici “complessi” hanno comportato nel passato una molteplicità di
situazioni ed un insieme d’eventi di dimensioni singolarmente limitate, definibili teoricamente
come “eventi semplici”, il cui impatto però è stato rilevante a causa:
• dell’elevato numero di “siti” o “zone” contemporaneamente colpite;
• della loro localizzazione “sparsa”.
Tali situazioni hanno messo in grave difficoltà le Amministrazioni Comunali,
costringendole nel passato a ricorrere spesso al sostegno logistico del Prefetto
chiedendone il supporto in termini di uomini, mezzi e attrezzature, necessari al
superamento dell’emergenza.
Rispetto a questa problematica d’innegabile rilievo, i risultati rappresentati nel presente
documento, evidenziano la scelta tecnica che è stata fatta dal momento in cui è stato
avviato il processo d’aggiornamento e di revisione del Programma:
elaborare anche in ambiti intercomunali, identificati applicando criteri di
suddivisione territoriale e morfologia (per Comunità Montana e bacino), una
pianificazione che possa fornire un sostegno tecnico, amministrativo, economico e
logistico nell’eventualità che avvengano eventi diffusi ed intensi, capaci di generare
situazioni di crisi.
A tal fine sono oggetto di apposita analisi gli scenari relativi ai:
• Comuni appartenenti alla Comunità Montana Valle Stura;
• Comuni appartenenti alla Comunità Montana Valle Scrivia;
• Comuni appartenenti alla Comunità Montana Alta Val Trebbia;
• Comuni appartenenti alla Comunità Montana Valli Aveto, Graveglia e Sturla: settore
Val d’Aveto e settore Valli Graveglia e Sturla;
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• Comuni appartenenti alla Comunità Montana Argentea: settore di Arenzano e
Cogoleto e settore di Mele e parte del bacino del Torrente Leiro ricadente nel Comune
di Genova;
• Comuni appartenenti alla Comunità Montana Alta Val Polcevera;
• Comuni appartenenti al Golfo Paradiso, compreso Sori;
• Comuni appartenenti al Golfo del Tigullio, compreso Leivi;
• Comuni appartenenti alla Comunità Montana Fontanabuona, escluso Sori e Leivi;
• Comuni appartenenti alla Comunità Montana Val Petronio: settore Valli Gromolo e
Petronio e settore di Moneglia.
Altri moduli saranno aggiunti in un’ottica di continuo perfezionamento delle informazioni;
questi deriveranno dall’applicazione di livelli d’approfondimento sempre più di dettaglio o
dalle modifiche normative o dalle analisi scientifiche che, come risulterà dagli appositi studi
già in corso, produrranno una migliore conoscenza del territorio.
Non è possibile nemmeno trascurare che successivi sviluppi saranno, nel tempo, frutto
d’aggiornamento metodologico, d’individuazione di nuove priorità dovute, in particolare,
all’evolversi della morfologia o al verificarsi d’eventi rilevanti, anche dovuti a rischi non
ancora presi in considerazione.
Potrà essere necessario, inoltre, un adeguamento del Programma a seguito degli indirizzi che
saranno forniti dalla Regione Liguria, ai sensi dell’art. 3 comma 2 lettera d) della Legge
Regionale 17 febbraio 2000, n° 9 e, non ultimo, dall’emanazione di una legislazione regionale
sulla protezione civile che, tenendo conto delle modifiche del Titolo V della Costituzione che
stabiliscono la materia protezione civile essere in regime di legislazione concorrente, diventerà
la norma di riferimento a livello regionale.
Il Programma è stato redatto in conformità a quanto indicato nello Schema di Programma,
approvato con Deliberazione della Giunta Provinciale n° 74 del 1 marzo 2000, che riporta i
riferimenti normativi fondamentali e nel quale si legge che: “… alle province spetta la
programmazione, intesa come conoscenza dei rischi presenti sul proprio territorio e basata
sulla raccolta ed elaborazione dei dati, ad essi riferiti, e alla loro localizzazione”.
Le prime risultanze sono state raccolte nel documento denominato “Programma Provinciale di
Previsione e Prevenzione dei rischi” approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n°
6 del 30 gennaio 2001.
Il presente documento, comprensivo degli elaborati testuali che seguono e delle cartografie
allegate, costituisce, a tutti gli effetti, l’aggiornamento, in termini conoscitivi, metodologici e
rappresentativi, del Programma in precedenza approvato ed è stato sottoposto all’iter
approvativo formale che prevede l’adozione tecnica da parte del Comitato Provinciale di
Protezione Civile, l’esame della Commissione Consigliare e l’approvazione finale del
Consiglio Provinciale.
2.3 Schema del programma
Lo schema (il cui diagramma di flusso è rappresentato in Figura 10) è stato redatto sulla base
delle analisi e conoscenze esistenti, tenendo conto delle indicazioni fornite dallo studio
preliminare conoscitivo eseguito da professionisti incaricati, appartenenti ad un’unità operativa
del Consiglio Nazionale delle Ricerche - Gruppo Nazionale Delle Catastrofi Idrogeologiche
(CNR - GNDCI - Unità Operativa n° 3.29).
La sintesi proposta, identifica le linee guida per la stesura e lo sviluppo del documento di
programmazione e si manifesta attraverso diagrammi di flusso che ne illustrano i presupposti
normativi vigenti, le attività inerenti alla previsione ed alla prevenzione che sono state eseguite
ed, in ultimo, i prodotti che ne caratterizzano la composizione.
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Figura 10: Quadro di riferimento delle attività di redazione del programma
2.4 La legislazione in materia
La Legge 24 febbraio 1992, n° 225 istituisce il servizio nazionale della protezione civile “al
fine di tutelare la integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal
pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi” (vedi
art. 1 comma 1).
L’art. 2 della Legge 225/92 recita:
“Ai fini dell’attività di protezione civile gli eventi si distinguono in:
a) eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che possono essere fronteggiati
mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via
ordinaria;
b) eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che per loro natura ed estensione
comportano l’intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via
ordinaria;
c) calamità naturali, catastrofi, o altri eventi che, per intensità ed estensione,
debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.”
Gli strumenti d’intervento delle diverse “componenti del servizio” sono i programmi e i piani
che hanno per scopo rispettivamente la previsione e prevenzione dei rischi, il soccorso ed il
superamento dell’emergenza, in conformità a quanto disposto inizialmente dalla Legge 225/92
e in seguito dal Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n° 112.
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Il ruolo della Provincia in materia di Protezione Civile è indicato nell’art. 13 della Legge
24 febbraio 1992, n° 225, “competenze delle province” che recita:
“1. Le province, sulla base delle competenze ad esse attribuite dagli art. 14 e 15 della
Legge 8 giugno 1990 n° 142, partecipano all’organizzazione ed alla attuazione del
servizio nazionale della protezione civile, assicurando lo svolgimento dei compiti relativi
alla rilevazione, alla raccolta ed all’elaborazione dei dati interessanti la protezione civile,
alla predisposizione di programmi provinciali di previsione e prevenzione ed alla loro
realizzazione in armonia con i programmi nazionali e regionali.
2. Per le finalità di cui al comma 1, in ogni capoluogo di provincia è istituito il comitato
provinciale di protezione civile, presieduto dal presidente dell’amministrazione
provinciale o da un suo delegato. Del comitato fa parte un rappresentante del Prefetto”.
Il ruolo delle province è stato ampliato dal Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n° 112 che
all’art. 108 comma 1 lettera b) recita:
“sono attribuite alle province le funzioni relative:
1) all’attuazione, in ambito provinciale, delle attività di previsione e degli interventi
di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali,
con l’adozione dei connessi provvedimenti amministrativi;
2) alla predisposizione dei piani provinciali di emergenza sulla base
degli indirizzi regionali;
3) alla vigilanza sulla predisposizione da parte delle strutture provinciali di protezione
civile, dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, da attivare in caso di eventi
calamitosi di cui all’art. 2, comma 1 lettera b) della Legge 24 febbraio 1192, n° 225.”
I programmi di previsione e prevenzione, distinti per ipotesi di rischio, costituiscono il
presupposto per la elaborazione dei piani di emergenza.
Il prospetto dei compiti della protezione civile a livello provinciale è illustrato in Figura 11.
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Figura 11: I compiti di Protezione Civile a livello provinciale
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In materia d’assetto, sviluppo e conservazione del territorio, spetta alla Provincia, ai sensi
della Legge 8 giugno 1990 n° 142:
• la difesa del suolo, la tutela dell’ambiente, la prevenzione delle calamità, la tutela
e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche, la viabilità ed i trasporti, la raccolta
ed elaborazione dei dati, l’assistenza tecnica e amministrativa agli enti locali
(vedi art. 14);
• la raccolta ed il coordinamento delle proposte avanzate dai comuni ai fini della
programmazione territoriale ed ambientale, il concorso alla determinazione
dei programmi e piani regionali, la predisposizione e l’adozione del piano territoriale
di coordinamento con il quale si determinano gli indirizzi generali dell’assetto del
territorio con particolare riferimento alla sistemazione idrica, idrogeologica,
idraulico-forestale ed al consolidamento del suolo, alla regimazione delle acque,
l’accertamento della compatibilità degli strumenti comunali di pianificazione
con le indicazioni del piano territoriale di coordinamento (vedi art. 15).
L’attività di programmazione di protezione civile, non può prescindere dai compiti trasferiti
dalla Regione Liguria alle province in merito alla difesa del suolo ed in particolare alla
redazione dei piani di bacino.
Infatti, la Legge Regionale 28 gennaio 1993, n° 9, la Legge Regionale 23 ottobre 1996, n° 46
e la successiva Legge Regionale 22 giugno 1999, n° 18, assegna alle province (vedi art. 92
Legge Regionale 18/99) la formazione e l’approvazione dei piani di bacino di rilievo regionale
e subdelega le funzioni relative alla difesa delle coste (vedi art. 22 Legge Regionale 9/93); ciò
nel quadro normativo nazionale, riferito alla difesa del suolo, disegnato rispettivamente dalle
Leggi 183/89 e 267/98.
I prospetti delle principali norme, di carattere generale e di settore, sono rappresentati nelle
Figure 12, 13 e 14.
Figura 12: La normativa relativa all’Ordinamento dello Stato
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Figura 13: La normativa di protezione civile
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Figura 14: La normativa del settore idrogeologico
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2.4.1 Normativa connessa alle mappe di rischio
Con la Legge Regionale 16 agosto 1994, n° 45, la Regione Liguria dispose norme in materia
di sicurezza urbana da rischi idrogeologici; tali norme, ai sensi delle quali furono redatte le
prime mappature delle aree vulnerate, sono state parzialmente abrogate e sostituite con la
successiva Legge Regionale 21 ottobre 1996, n° 45 “Disciplina delle attività di protezione
civile in ambito regionale”, in attuazione della Legge 24 febbraio 1992, n° 225.
La Legge Regionale 21 ottobre 1996, n° 45, che può essere pertanto definita “legge quadro”
di protezione civile a livello regionale, ha delineato e precisato i contenuti della
programmazione, specificando che le mappe di rischio vengono realizzate con il concorso
degli enti locali interessati (vedi art. 6); alle province spettano “la predisposizione e
realizzazione di programmi provinciali di previsione e prevenzione conseguenti
all’elaborazione ed aggiornamento dei dati di rischio nel relativo ambito, anche sulla base dei
dati acquisiti dalle comunità montane e dai comuni” (vedi art. 8).
Le norme di riferimento sopra elencate sono state riprese nella più recente Legge Regionale 17
febbraio 2000, n. 9 che dispone all’art. 26 commi 1 e 2 quanto segue:
1. Sono abrogate la legge regionale 21 ottobre 1996 n. 45 (disciplina delle attività di
Protezione Civile in ambito regionale) e la legge regionale 28 gennaio 1997 n. 6
(organizzazione della Struttura operativa di intervento per la prevenzione e la lotta agli
incendi boschivi).
2. L’abrogazione delle norme ha effetto a partire dai trasferimenti delle risorse finanziarie
per far fronte ai nuovi compiti assegnati alla Regione dall’articolo 108 del D. Lgs.
112/1998 e dalla conseguente organizzazione delle nuove strutture e procedure operative
e, comunque, non oltre sei mesi dai trasferimenti.
Per una migliore comprensione del dettato normativo se ne riporta una sintesi riguardante gli
articoli iniziali:
LEGGE REGIONALE 17 febbraio 2000 n. 9
Adeguamento della disciplina e attribuzione agli enti locali delle funzioni
amministrative in materia di protezione civile ed antincendio.
Articolo 1
(Finalità)
1. La presente legge detta norme in materia di protezione civile in attuazione della legge
24 febbraio 1992 n. 225 (istituzione del Servizio Nazionale della protezione civile) di
attuazione della legge 1o marzo 1975 n. 47 (norme integrative per la difesa dei boschi
dagli incendi) e del trasferimento di funzioni di cui al decreto legislativo 31 marzo 1998
n. 112 (conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni e agli
Enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997 n. 59) al fine di:
a) concentrare le funzioni e le responsabilità organizzative ed operative, in relazione alle
attività di previsione, prevenzione e superamento dell’emergenza derivante da eventi
calamitosi o catastrofici sul territorio regionale;
b) garantire un elevato standard operativo delle organizzazioni del volontariato e delle
squadre comunali in occasione degli eventi di cui alla lettera a).
Articolo 2
(Principi generali)
1. Sono attività di protezione civile quelle volte alla salvaguardia e alla tutela della vita
umana, dei beni e delle risorse attraverso la previsione, la prevenzione, il superamento
dell’emergenza ed il ristabilimento delle normali condizioni di vita nei territori colpiti
dalla calamità o catastrofe.
2. In particolare gli ambiti di intervento della Protezione Civile per la Regione Liguria
sono quelli relativi a:
a) rischio idrogeologico (frane e alluvioni);
b) rischio sismico;
c) rischio industriale derivante dalla lavorazione, stoccaggio e trasporto di sostanze
pericolose;
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d) incendi boschivi ed incendi che, per natura ed estensione, acquisiscono connotazione
tale da diventare evento di protezione civile, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 107
del D. Lgs. 112/1998;
e) ogni altra calamità che si verifichi sul territorio regionale.
3. I livelli di attività di protezione civile sono distinti in base al rilievo nazionale,
regionale, provinciale e comunale dell’evento previsto o in corso e le attività di cui al
comma 1 sono svolte dalle componenti il Servizio Nazionale della Protezione Civile per
la Regione Liguria secondo quanto previsto dall’articolo 6, commi 1 e 2 della l. 225/1992
e dal D. Lgs. 112/1998.
4. La Regione opera unitariamente in ambito di protezione civile tramite il Presidente
della Giunta regionale, l’Assessore competente e la Struttura regionale di Protezione
Civile. Qualora le attività da svolgere in relazione alla tipologia dell’evento previsto o in
corso richiedano l’esercizio di specifiche competenze, il Presidente della Giunta
regionale attribuisce alla Struttura regionale competente in materia di Protezione Civile
il coordinamento delle Strutture regionali che esercitano in via ordinaria dette
competenze.
5. La Regione si avvale per lo svolgimento delle attività di cui al comma 1, del Corpo
Nazionale dei Vigili del Fuoco, delle Province, delle Comunità Montane, dei Comuni, del
Corpo Forestale dello Stato, del Volontariato e collabora con le Prefetture per l’utilizzo
delle Forze dell’Ordine per l’esercizio delle altre funzioni di loro competenza.
Com’è noto è in questo periodo in corso una verifica di tale norma a proposito della modifica
del quadro in materia d’incendi boschivi (Legge 21 novembre 2000, n. 353) e della
competenza normativa Legge costituzionale n. 3 del 18 Ottobre 2001, G.U. n. 248 del 24 Ottobre
2001 “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione” che modifica il Titolo
V della Costituzione e definisce la materia Protezione Civile in regime di legislazione
concorrente nazionale e regionale:
“Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: rapporti internazionali e con
l’Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; tutela e sicurezza del lavoro;
istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione
e della formazione professionale; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno
all’innovazione per i settori produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento
sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di
trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e
distribuzione nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa;
armonizzazione dei bilanci pubblici e coordinamento della finanza pubblica e del sistema
tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione
di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere
regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Nelle materie di
legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la
determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.”
2.4.2 Norme inerenti il Comitato Provinciale di Protezione Civile
Per lo svolgimento delle attività assegnate dalla legge, è stato istituito, il Comitato Provinciale
di Protezione Civile, organo di consulenza tecnica con il compito di formulare proposte ed
osservazioni, esprimere pareri, individuare obiettivi ed elaborare indirizzi e studi per le finalità
di cui all’art. 13, comma 1, della Legge 24 febbraio 1992, n° 225, tra i quali sono compresi i
programmi e i piani di protezione civile.
Il Comitato Provinciale di Protezione Civile è presieduto, ai sensi di legge, dal Presidente della
Provincia o da un suo delegato, i membri sono nominati dal presidente della provincia su
indicazione degli enti ed organismi istituzionali che svolgono attività di protezione civile nella
misura di almeno un esperto per ogni tipo di rischio. Del comitato fa parte un rappresentante
del Prefetto, ora definibile quale responsabile all’uopo preposto dell’Ufficio Territoriale del
Governo come determinato ai sensi della Decreto Legislativo 30 luglio 1999, n° 300.
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Il Comitato Provinciale di Protezione Civile è stato istituito con Delibera della Giunta
Provinciale n° 1050/5766 del 14 aprile 1993.
La composizione è stata modificata, in seguito alle elezioni amministrative, dalla Delibera
della Giunta Provinciale n° 74/440 del 12 gennaio 1994 alla quale ha fatto seguito, in seguito
alla delega in favore del Vice Presidente, l’Atto di nomina del Presidente della Giunta
Provinciale prot. n° 1046 del 13 gennaio 1994 sostituito dall’Atto di nomina prot. n° 28895 del
29 settembre 1994.
La composizione del suddetto comitato, che ha subito altre modifiche in seguito alla Delibera
della Giunta Provinciale n° 284/7759 del 9 aprile 1997 ed alla Delibera della Giunta
Provinciale n° 235/22488 del 28 aprile 1998, è adesso costituita come segue:
Presiede il Comitato Provinciale di Protezione Civile per delega del Presidente
della Provincia il Vice Presidente della Provincia;
Assessore alla Viabilità e Lavori Pubblici della Provincia di Genova;
Assessore alla Protezione Civile del Comune di Genova;
Rappresentante del Prefetto – membro di diritto ai sensi L. 225;
Dirigente del Settore Protezione Civile della Regione Liguria;
Rappresentante del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco;
Coordinatore Provinciale del Corpo Forestale dello Stato,
Ispettorato Ripartimentale delle Foreste;
Rappresentante Dipartimento Scienze della Terra
dell’Università Degli Studi di Genova;
Rappresentante Istituto d’Idraulica dell’Università Degli Studi di Genova;
Direttore dell’Area 06 - Difesa del Suolo, Opere Ambientali e Piani di Bacino
e Direttore dell’Area 12 – Viabilità ed Espropri della Provincia di Genova.
Potrà essere anche convocato il Direttore di Area di volta in volta competente
in relazione alla materia trattata;
Rappresentanti dei Comuni o delle Comunità Montane invitati,
in relazione al territorio interessato ed alla materia trattata.
L’organigramma è aggiornabile e suscettibile di variazioni in funzione della modifica della
struttura organizzativa di ciascun Ente e delle necessità riscontrate nel corso dell’attività.
Verrà, infatti, predisposto a breve termine, un atto formale che aggiornerà i nominativi degli
attuali membri, presumibilmente aggiungendo rappresentanti delle ASL della provincia, del
118 e dei volontari di protezione civile della provincia di Genova.
2.5 I livelli delle competenze: gli enti locali
La normativa nazionale che regola la Protezione Civile, individua una serie di livelli di
competenza, centrali e periferici, nell’ambito dei quali i diversi enti e soggetti sono chiamati a
svolgere l’attività di programmazione, di pianificazione e d’intervento.
La normativa regionale definisce anch’essa diversi compiti ed attività a carico delle
amministrazioni territoriali quali province, comuni, comunità montane ed enti per le deleghe
in agricoltura.
A livello periferico provinciale il programma, che deve contenere gli elementi di previsione e
prevenzione dei rischi, deve tenere conto:
✎ dei dati e delle informazioni raccolte in proprio;
✎ dei dati e delle informazioni provenienti dalle altre amministrazioni locali;
✎ delle attività eseguite;
✎ degli interventi già previsti nell’ambito delle altre iniziative istituzionali;
inoltre esso deve armonizzarsi agli indirizzi contenuti nel programma di previsione e
prevenzione di livello regionale, che deve essere elaborato conformemente ai criteri ed alle
linee della programmazione nazionale.
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La circolare n°1/DPC/S.G.C./94 e le linee guida di coordinamento ed indirizzo denominate
“Metodo Augustus”, elaborate dal Dipartimento della Protezione Civile e dal Ministero
dell’Interno, indicano preliminarmente che: “I programmi provinciali, predisposti dalle
Province, devono riguardare scenari connessi a rischi che per la loro natura, estensione o
impatto hanno rilevanza provinciale”.
Le Comunità Montane, in quanto competenti per specifiche materie su territori comprendenti
più comuni, costituiscono un riferimento unitario ed omogeneo negli ambiti territoriali distinti
e significativi all’interno della provincia e contribuiscono all’attività di programmazione
attraverso l’indicazione delle specifiche tipologie di rischio dei territori montani, nel contesto
delle funzioni delegate dalla regione e dai comuni stessi.
I Comuni concorrono allo sviluppo dei programmi provinciali di previsione e prevenzione con
la raccolta, l’aggiornamento e l’invio dei dati e cooperano in raccordo con le Comunità
Montane e la Provincia.
2.6 Glossario della terminologia di rischio
La terminologia sotto elencata fa riferimento alla Delibera della Giunta Regionale 26/11/1999
n° 1411 “Integrazione e aggiornamento della D.G.R. n° 1277/99 relativa all’approvazione, ai
sensi del disposto di cui all’Art. 1, comma 1-bis, del D.L. 180/98 convertito con modificazioni
nella Legge 267/98, del Piano Straordinario volto alla mitigazione del rischio” ed è ispirata
alla classificazione UNESCO proposta da Varnes & IAEG nel 1984, riportata negli “Atti del
Convegno Fenomeni franosi e centri abitati” di Bologna del 1994 (Canuti e Casagli):
Intensità (I): severità geometrica e meccanica di un fenomeno potenzialmente distruttivo; può
essere espressa in una scala relativa oppure in termini di una o più grandezze caratteristiche
del fenomeno (velocità, volume, energia…);
• Pericolosità (H o P): probabilità che un determinato fenomeno potenzialmente distruttivo,
di determinata intensità, possa verificarsi in un dato periodo di tempo e in una determinata
area; è espressa in termini di probabilità annuale (o di tempo di ritorno); la pericolosità così
definita è pertanto riferita ad una determinata intensità del fenomeno:
P = P(I)
• Elemento a rischio (E): popolazione, proprietà o attività economiche, servizi pubblici e
beni ambientali presente in una data area esposta a rischio;
• Valore degli elementi a rischio (W): valore economico o numero di unità relative ad
ognuno degli elementi a rischio in una determinata area; il valore degli elementi a rischio
può essere pertanto espresso in termini di numero o quantità di unità esposte (esempio:
numero di persone, ettari di terreno agricolo) oppure in termini monetari; il valore è una
funzione del tipo di elemento a rischio:
W = W(E)
• Vulnerabilità (V): grado di perdita prodotto su un certo elemento o gruppo di elementi
esposti al rischio, risultante dal verificarsi di un fenomeno naturale di una data intensità.
Nel caso in cui l’elemento a rischio, in un’ottica di protezione civile, sia rappresentato dalla
vita umana la vulnerabilità può essere espressa dalla probabilità che, dato il verificarsi
dell’evento calamitoso, si possano registrare morti, feriti o persone senzatetto; essa è
pertanto direttamente proporzionale alla densità di popolazione di una zona esposta a
rischio. Nel caso in cui l’elemento a rischio sia costituito da un bene immobile o dal quadro
delle attività economiche ad esso associate, la vulnerabilità esprime la percentuale del
valore economico che può essere pregiudicata dal verificarsi di un determinato fenomeno
calamitoso. È espressa in una scala da 0 (nessuna perdita) a 1 (perdita totale) ed è una
funzione dell’intensità del fenomeno e della tipologia d’elemento a rischio:
V = V(I;E)
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• Danno potenziale (WL): entità potenziale delle perdite nel caso di un evento con intensità
fissata (corrisponde alla vulnerabilità degli autori francesi); può essere espresso in termini
di numero o quantità di unità esposte oppure in termini monetari; è quindi l’espressione
dell’aliquota, del valore dell’elemento a rischio, che può essere compromessa dal
verificarsi dell’evento calamitoso. È indipendente dalla probabilità d’occorrenza del
fenomeno, ovvero dalla pericolosità. Per una determinata tipologia d’elemento a rischio E
con una data intensità I, il danno potenziale è dato da:
WL(I;E) = W(E) x V(I;E)
• Rischio totale (R): valore atteso delle perdite umane, dei feriti, dei danni alle proprietà e
delle perturbazioni alle attività economiche dovuti ad un particolare fenomeno naturale; è
espresso in termini di costo annuo oppure di numero o quantità di unità perse per anno; il
rischio totale associato ad un particolare elemento a rischio E di una data intensità I è
espresso da:
R(I;E) = H(I) x V(I;E) x W(E) = H(I) x WL(I;E)
• Rischio accettabile (o tollerabile): è il rischio connesso con una probabilità
d’accadimento dell’evento e/o un’entità di danno potenziale compatibili con il quadro
sociale, economico e culturale del territorio.
2.7 Individuazione delle tipologie di rischio
Primo atto della programmazione è stabilire quali sono i “pericoli” che insistono sul territorio
e che minacciano la “pubblica e privata incolumità” diventando quindi “rischi”.
Questi fenomeni, classificati riguardo all’impatto temuto sui diversi elementi vulnerabili e di
conseguenza sul danno atteso, sono stati, prima di tutto, identificati sulla base della loro
probabilità d’accadimento.
È stato fatto riferimento, quindi, ai rischi presenti nell’elenco del Metodo Augustus, elaborato
dal Servizio Pianificazione ed Attività Addestrative del Dipartimento della Protezione Civile e
dalla Direzione Centrale della Protezione Civile e dei Servizi Logistici del Ministero
dell’Interno.
Essi sono:
2.7.1 Rischio idrogeologico
2.7.1.1 Alluvioni
Questo è il pericolo maggiormente indagato a causa della sua diffusione territoriale e dei
frequenti e rilevanti eventi calamitosi che si sono succeduti dalla metà del secolo scorso fino
ad oggi, interessando l’intera provincia ed i Comuni di tutte le dimensioni e localizzazioni
geografiche sia della costa sia dell’entroterra.
I riferimenti fondamentali per l’analisi del rischio consistono nelle perimetrazioni contenute
nei Piani di Bacino redatti ai sensi della legge 183/89 e nei Piani di Bacino stralcio redatti ai
sensi della legge 267/98 (DL 180) approvati nel corso dell’attività di Pianificazione di Bacino
riguardante il versante tirrenico mentre per quanto riguarda il versante padano ci si è riferiti
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alla perimetrazione delle aree individuate nel Piano stralcio per l’assetto idrogeologico (PAI
del PO) redatto ai sensi della legge 183/89.
2.7.1.2. Frane
Questo pericolo è stato indagato sulla base degli elementi e delle perimetrazioni contenute
negli elaborati sopra descritti riferiti al rischio alluvioni. Anch’esso è da considerare molto
diffuso sul territorio giacché è presente in numerosi Comuni a motivo delle caratteristiche
morfologiche e geologiche della Provincia di Genova che sono state ampiamente descritte in
dettagliati paragrafi all’interno del presente documento.
2.7.1.3 Dighe
Per quanto riguarda il pericolo derivante dalla presenza di dighe nel territorio provinciale, è
stata raccolta, al momento, copia del materiale esistente presso alcuni dei gestori degli
sbarramenti artificiali, consistente in qualche caso nel Documento di Protezione Civile -
Allegato 1 del Foglio di Condizioni per l’Esercizio e la Manutenzione. Sono altresì stati
raccolti, se esistenti, i Piani d’Emergenza Esterna redatti dalla Prefettura di Genova.
Gli sbarramenti artificiali censiti, che sono in attività, sono stati riportati sulla cartografia
allegata al presente Piano e riguardano i seguenti invasi d’acqua in costante esercizio:
• Brugneto, in Comune di Torriglia;
• Busalletta, in Comune di Busalla;
• Val Noci, in Comune di Montoggio;
• Vobbietta, in Comune di Isola del Cantone;
• Giacopiane, Malanotte, Pian Sapejo e Zolezzi, in Comune di Borzonasca.
È opportuno evidenziare che i collassi strutturali delle dighe con conseguente impatto dei
volumi liquidi sui centri abitati posti a valle rappresenterebbero, per la loro gravità, eventi
classificabili di rilievo nazionale (di tipo c) ai sensi della Legge 225/92) e richiedono
approfondimenti, simulazioni e la predisposizione d’appositi scenari d’evento
riconducibili a tematiche complesse.
Nell’attesa di verificare la probabilità d’accadimento di tali eventi è stato costatato che, per
quanto avvenuto e ad oggi noto, i rilasci di volumi in situazione d’ordinario esercizio
comportano possibilità d’allagamento locale ed in zone non densamente abitate, le cui
conseguenze, limitate e a rischio localizzato, sono assimilabili a quelle già individuate
all’interno dell’analisi di Previsione e Prevenzione del rischio alluvioni.
È stato scelto pertanto, nell’attesa d’ulteriori approfondimenti, di rappresentare in
cartografia le dighe ed i rispettivi invasi con possibili ripercussioni interamente o
parzialmente ricomprese nel territorio di competenza della Provincia di Genova.
Le dighe dei Laghi del Gorzente (Lungo, Cavezze e Badana) non sono state al momento
riportate nella cartografia a corredo del presente Programma di previsione e prevenzione, per
non ingenerare dubbi ed in modo da evidenziare solo quelle che possono causare danni nel
territorio ligure.
È, infatti, evidente che l’impatto ricadrebbe nel bacino padano del fiume Tanaro e quindi nel
territorio piemontese di competenza territoriale della Provincia d’Alessandria.
Su tali strutture sono già state attivate, peraltro, iniziative di concerto tra le Amministrazioni
competenti per il coordinamento in caso d’evento.
2.7.2. Rischio d’incendio boschivo
È preliminarmente necessario distinguere tra il rischio incendio boschivo con un impatto
negativo di tipo ambientale e l’incendio che può interferire con l’attività dell’uomo,
residenziale o della mobilità, incidendo sulle aree urbanizzate, zone abitate e infrastrutture,
con il loro incrocio non per sovrapposizione ma per contatto.
È noto come negli anni, ciò confermato dal Piano Regionale, la soluzione è stata individuata
nella rapidità di spegnimento e nel pronto allertamento delle squadre d’intervento e
nell’avvistamento degli incendi. Nel documento è trattata, pertanto, la relazione tra gli incendi
boschivi e il loro eventuale impatto sulle risorse, in termini di siti e edifici strategici.
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Si tiene conto di ciò per evidenziare in sede di pianificazione i siti strategici non interessati da
problematiche connesse a questo tipo di rischio.
Utilizzando la classificazione di rischio contenuta nel “Piano Regionale di previsione,
prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi” 2003-2006, sono stati particolarmente
considerati i Comuni il cui territorio è interessato dal fenomeno in termini statisticamente
rilevanti, distinti secondo le classi più alte così descritte:
• Classe n. 4: degli incendi uniformemente distribuiti, d’alta densità spaziale e temporale;
• Classe n. 5: delle situazioni particolari con incendi grandi e di massima diffusibilità;
• Classe n. 6: della massima densità spaziale, d’incendi oltre soglia d’attenzione e
uniformemente distribuiti nel tempo.
Su questo fronte di ricerca è stata realizzata, inoltre, un’attività pilota di studio per la
prevenzione del fenomeno degli incendi boschivi, finanziata dall’UE e dallo Stato in
applicazione del Regolamento CEE 2158/92.
Lo scopo è stato quello di fornire indicazioni utili per prevenire gli incendi boschivi ed è stato
perseguito attraverso l’esecuzione di un progetto sperimentale finalizzato all’individuazione di
tecnologie mirate ad interventi di miglioramento boschivo.
I risultati di questo Studio e la sperimentazione pratica effettuata in aree boscate campione,
preventivamente selezionate per tipologia d’essenza e caratteristiche dell’ambiente circostante
e categoria di paesaggio, sono stati utilizzati, in maniera modulare, nel presente documento
conoscitivo di Previsione e Prevenzione.
2.7.3. Rischio industriale
Ai sensi del recente Decreto Legislativo 17 agosto 1999, n° 334, sono state evidenziate le aree
sulle quali sono presenti stabilimenti definiti “a rischio d’incidente rilevante”.
Queste aree sono state messe a confronto, oltre che con i sistemi insediativi che le circondano,
anche con le aree a rischio d’inondazione e di frana; le alluvioni e le frane sono state, infatti,
considerate possibili cause innescanti in merito all’analisi degli scenari che sono stati
predisposti e considerati quali “rischi associati”.
L’elaborazione che ne deriva è risultata essere molto complessa per i molteplici fattori, interni
ed esterni, che la compongono. Per realizzare meglio l’analisi di questo rischio, ed andare oltre
al solo aspetto territoriale di delimitazione riportato nelle cartografie, sarà, quindi, necessario
usufruire delle competenze tecniche specifiche presenti in altre Aree funzionali
dell’Amministrazione Provinciale, quale ad esempio l’Area 08, e delle informazioni esistenti
presso gli stabilimenti e gli Organismi di Controllo, quali la Prefettura, ora Ufficio Territoriale
del Governo, il CTP ed il Comando del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.
2.7.4. Rischio sismico
È utile rammentare che ai sensi della precedente normativa (Legge 25 novembre 1962 n° 1684,
Legge 2 febbraio 1974 n° 64 e DM del 27 luglio 1982) sul territorio provinciale non erano
stati censiti e classificati Comuni a rischio sismico.
Con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20 marzo 2003, n° 3274 “Primi
elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e
di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale
n° 105 dell’8 maggio 2003 S.O. n° 72 in ottemperanza a quanto previsto dalla Legge 225/92,
dalla Legge 401/01 di conversione del D.L. 343 e dal D. Lgs. 112/98, è stata nuovamente
determinata la classificazione dei Comuni e l’applicazione delle norme tecniche per le
costruzioni, che modifica in modo sostanziale la valutazione del rischio sismico nella
Provincia di Genova.
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A tale Ordinanza ha fatto seguito la Deliberazione di Giunta Regionale n° 530 del 16 maggio
2003 che ha approvato la nuova classificazione ed ha previsto la costituzione di una
Commissione con il compito di eseguire la valutazione del rischio nel territorio regionale,
individuare le regole costruttive riguardo alla normativa antisismica vigente, il campo
d’applicazione e le necessarie verifiche in merito alle tipologie degli edifici ed alle loro
destinazioni d’uso.
Da tale nuova classificazione risulta che i Comuni con classe sismica 3 (p.g.a. = 0.15)
sono:
Borzonasca, Carasco, Casarza Ligure, Castiglione Chiavarese, Cogorno,
Crocefieschi, Favale di Malvaro, Fontanigorda, Gorreto, Isola del Cantone, Lavagna,
Mezzanego, Moneglia, Ne, Rezzoaglio, Ronco Scrivia, Rovegno, Santo Stefano
d’Aveto, Sestri Levante, Vobbia per un totale di 20 Comuni.
Tutti gli altri Comuni della provincia sono classificati con classe sismica 4 (p.g.a. = 0.05).
Per evidenziare il tematismo sismico, la nuova classificazione è stata riprodotta in un’apposita
cartografia di sintesi ricompresa nel volume cartografico allegato al presente documento.
2.8 Sintesi della presenza dei rischi nei Comuni
Per visualizzare rapidamente la presenza e la diffusione dei rischi sul territorio provinciale, è
stata elaborata una tabella con l’elenco dei Comuni e l’indicazione di quelli che,
rispettivamente, insistono in quel determinato Comune.
In funzione della sommatoria dei rischi presenti, è stato attribuito ai Comuni un valore da 0 a
4 corrispondente ad una classe di “rischio complessivo incidente” di tipo: assente, bassa,
media, alta, molto alta e corrispondente rispettivamente ai colori grigio, verde, giallo,
arancio e rosso.
È opportuno evidenziare che, per quanto riguarda il rischio incendi boschivi, sono state
considerate le risultanze basate sui dati riferiti al periodo 1987 al 2001, contenuti nel “Piano
regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi” recentemente
approvato, ed è stata considerata prioritaria la gerarchia di rischio che considera maggiormente
la diffusibilità riportando, in tabella, il rischio comunale di classe 4, 5 e 6 come in precedenza
definito ed attribuito a ciascun Comune dal Piano regionale stesso.
Per quanto riguarda le discariche, invece, si fa presente che la norma vigente a cui ci si è
riferiti (vedi Legge 334/99), non le considera, ancora, aree soggette al rischio d’incidente
rilevante.
Tuttavia la loro presenza, al solo scopo informativo, è stata indicata nelle tabelle tecniche
descrittive che sono state redatte accorpando i Comuni in base all’appartenenza alla medesima
Comunità Montana o settore.
L’esistenza di un rischio in un determinato Comune è, pertanto, il risultato dell’incrocio
tra il pericolo e gli elementi vulnerabili, consistenti nei sistemi insediativi (popolazione) -
infrastrutture principali - siti e servizi strategicamente di rilievo, presenti e cartografati
in quel determinato Comune.
Ogni rischio è stato analizzato e rappresentato in tabella sul suo possibile impatto
rispettivamente sui servizi e siti strategici, sulle infrastrutture principali di carattere
sovracomunale e sui sistemi insediativi proprio per permettere la migliore individuazione
sia di quanto cartografato sia degli scenari rappresentati e consentire, nelle fasi
d’approfondimento a livello comunale, una verifica puntuale di quanto previsto.
Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi
Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1
Certificato N° 6556/02
PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 63 di 290
Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi
Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1
Certificato N° 6556/02
pagina 64 di 290 30 settembre 2003 - Rev. 2 PPPPR.doc
Tabella 1: sintesi dell’impatto delle pericolosità e delle classificazioni ad oggi note, sui
sistemi insediativi urbano (E3) e rurale (E2), sulle infrastrutture e sui servizi o siti
strategici.
N°
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15
16
17
18
19
ARENZANO
AVEGNO
BARGAGLI
BOGLIASCO
BORZONASCA
BUSALLA
CAMOGLI
CAMPOLIGURE
CAMPOMORONE
CARASCO
CASARZA
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CASELLA
CASTIGLIONE
CHIAVARESE
CERANESI
CHIAVARI
CICAGNA
COGOLETO
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23
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4
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Molto
Alta
Media
Alta
Alta
Molto
Alta
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Media
Media
Media
Alta
Alta
Media
Alta
Alta
Media
Bassa
Molto
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Molto
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Bassa
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Giallo
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Arancio
Rosso
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Giallo
Giallo
Giallo
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Giallo
Verde
Rosso
Rosso
Verde
N°
20
21
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24
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45
46
47
48
CROCEFIESCHI
DAVAGNA
FASCIA
FAVALE DI
MALVARO
FONTANIGORDA
GENOVA
GORRETO
ISOLA DEL
CANTONE
LAVAGNA
LEIVI
LORSICA
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MASONE
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Alta
Bassa
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Molto
Alta
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Alta
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Alta
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Alta
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Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi
Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1
Certificato N° 6556/02
PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 65 di 290
Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi
Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1
Certificato N° 6556/02
pagina 66 di 290 30 settembre 2003 - Rev. 2 PPPPR.doc
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65
66
67
RONCO SCRIVIA
RONDANINA
ROSSIGLIONE
ROVEGNO
SAN
COLOMBANO
CERTENOLI
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Tabella 2: sintesi elaborata per evidenziare una possibile distribuzione del rischio incendi
boschivi, diverso dalle classi attribuite dal Piano regionale, che scaturisce dalla
valutazione delle interferenze per contatto tra i principali elementi vulnerabili
esposti e la maggiore pericolosità d’incendio in relazione alle tipologie vegetative
individuate ed indicare la differenza nella sommatoria delle tipologie di rischio.
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ARENZANO
AVEGNO
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BOGLIASCO
BORZONASCA
BUSALLA
CAMOGLI
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Rosso
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Arancio
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NESSUNADIFFERENZA
UN RISCHIODI MENO
NESSUNADIFFERENZA
NESSUNADIFFERENZA
NESSUNADIFFERENZA
NESSUNADIFFERENZA
UN RISCHIODI PIÙ
4
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MoltoAlta
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Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi
Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1
Certificato N° 6556/02
PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 67 di 290
Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1
Certificato N° 6556/02
pagina 68 di 290 30 settembre 2003 - Rev. 2 PPPPR.doc
Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi
N°
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CAMPOLIGURE
CAMPOMORONE
CARASCO
CASARZALIGURE
CASELLA
CASTIGLIONECHIAVARESE
CERANESI
CHIAVARI
CICAGNA
COGOLETO
COGORNO
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UN RISCHIODI PIÙ
NESSUNADIFFERENZA
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UN RISCHIODI PIÙ
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NESSUNADIFFERENZA
NESSUNADIFFERENZA
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Alta
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Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1
Certificato N° 6556/02
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Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi
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COREGLIALIGURE
CROCEFIESCHI
DAVAGNA
FASCIA
FAVALE DIMALVARO
FONTANIGORDA
GENOVA
GORRETO
ISOLA DELCANTONE
LAVAGNA
LEIVI
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NESSUNADIFFERENZA
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Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1
Certificato N° 6556/02
pagina 70 di 290 30 settembre 2003 - Rev. 2 PPPPR.doc
Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi
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LORSICA
LUMARZO
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MELE
MEZZANEGO
MIGNANEGO
MOCONESI
MONEGLIA
MONTEBRUNO
MONTOGGIO
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Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1
Certificato N° 6556/02
PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 71 di 290
Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi
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PORTOFINO
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RONDANINA
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Media
Media
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Bassa
Bassa
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MoltoAlta
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Giallo
Giallo
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Verde
Verde
Arancio
Arancio
Rosso
Rosso
Verde
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UN RISCHIODI MENO
UN RISCHIODI PIÙ
UN RISCHIODI MENO
UN RISCHIODI PIÙ
NESSUNADIFFERENZA
NESSUNADIFFERENZA
NESSUNADIFFERENZA
UN RISCHIODI MENO
NESSUNADIFFERENZA
NESSUNADIFFERENZA
UN RISCHIODI PIÙ
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Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi
Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1
Certificato N° 6556/02
pagina 72 di 290 30 settembre 2003 - Rev. 2 PPPPR.doc
N°
Com
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ROVEGNO
SANCOLOMBANOCERTENOLI
SANTAMARGHERITA
LIGURE
SANT'OLCESE
SANTO STEFANOD'AVETO
SAVIGNONE
SERRA RICCÒ
SESTRI LEVANTE
SORI
TIGLIETO
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Alta
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Media
Media
Media
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Media
Arancio
Arancio
Giallo
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Giallo
Giallo
Giallo
Arancio
Arancio
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UN RISCHIODI PIÙ
UN RISCHIODI PIÙ
UN RISCHIODI PIÙ
NESSUNADIFFERENZA
UN RISCHIODI PIÙ
UN RISCHIODI PIÙ
NESSUNADIFFERENZA
UN RISCHIODI PIÙ
NESSUNADIFFERENZA
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MoltoAlta
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Alta
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Media
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Alta
Alta
Media
Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1
Certificato N° 6556/02
PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 73 di 290
Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi
N°
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Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi
Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1
Certificato N° 6556/02
pagina 74 di 290 30 settembre 2003 - Rev. 2 PPPPR.doc
2.9 Composizione del programma
Il Programma originario, alla data della prima approvazione avvenuta com’è noto all’inizio del
2001, era composto dai seguenti elaborati:
Relazione introduttiva
Schema
Documento tecnico
Allegato 1A: schede di censimento delle aree a rischio d’inondazione
Allegato 1B: schede di censimento delle aree a rischio d’inondazione
Allegato 1C: schede di censimento delle aree a rischio d’inondazione
Allegato 1D: schede di censimento delle aree a rischio d’inondazione
Allegato 2: schede di censimento delle aree a rischio di frana
Allegato 3: schede di censimento delle aree a rischio di “incidente rilevante”
Il processo d’aggiornamento ha prodotto una modifica sostanziale nella
rappresentazione delle informazioni.
L’attuale documento è composto:
• Da un volume testuale che raccoglie le relazioni metodologiche e descrittive;
• Da un volume di cartografie tematiche che rappresentano la georeferenziazione
dei dati raccolti, dei pericoli noti, dei rischi individuati e degli scenari formulati,
alla luce di quanto finora indagato. Essi costituiscono la base tecnica per la
pianificazione d’emergenza.
Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1
Certificato N° 6556/02
PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 75 di 290
Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi
2.10 Interazioni con altri studi
Il documento di programmazione, strumento flessibile ed in continuo aggiornamento, s’integra
con i vari strumenti di governo del territorio di cui l’Amministrazione Provinciale è autrice,
facendone proprie le risultanze e tenendo conto dei continui studi ed approfondimenti che sono
propedeutici all’approfondimento conoscitivo delle caratteristiche peculiari del territorio e
delle realtà socio economiche ed insediative che vi insistono.
Tra gli studi particolari che potranno costituire ulteriori moduli conoscitivi vi è il modulo
descrittivo consistente negli elaborati dell’“Analisi visiva della costa”, effettuata nel 1994
ampliata dalla campagna effettuata nel 1998 e aggiornata dalla campagna effettuata nel 2002,
con l’ausilio dei mezzi navali della Direzione Marittima della Liguria - Genova.
L’”Analisi visiva della costa- 1998”, la cui informatizzazione è stata ultimata nel mese
d’agosto del 2000, è composta di una base cartografica digitale sulla quale sono stati riportati
i fenomeni più evidenti, di schede di descrizione e confronto con il rilievo del 1994 e di
numerose fotografie dell’intero tratto di costa di competenza. Questa documentazione è oggi
facilmente accessibile giacché è stato realizzato un CD ROM multimediale, di semplice
consultazione, che contiene tutte le informazioni raccolte.
Un’altro modulo descrittivo potrà consistere nella mappatura degli eventi di dissesto della rete
idrografica, eseguita in collaborazione con la Guardia di Finanza ed utilizzando l’elicottero
della Sezione Aerea, all’interno della quale sono stati esaminati alcuni dissesti avvenuti sul
territorio della Val Fontanabuona a seguito degli eventi alluvionali avvenuti nei mesi di ottobre
e novembre dell’anno 2000.