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Piano Provinciale di Protezione Civile Modulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di Bacino Via G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1 Certificato N° 6556/02 PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 29 di 290 2 INTRODUZIONE AL PROGRAMMA 2.1 Contenuti generali Alle Province spetta la programmazione intesa come conoscenza dei rischi presenti sul proprio territorio, basata sulla raccolta ed elaborazione dei dati ad essi riferiti e loro zonizzazione. Il Programma localizza i rischi ed analizza la loro mitigazione; esso costituisce un riferimento sia per le attività di difesa del suolo, tese alla riduzione del fattore rischio, sia per la pianificazione urbanistica, tesa alla diminuzione della vulnerabilità degli elementi abitativi, produttivi e infrastrutturali esistenti. Il Programma contiene i dati di base a scala di “area vasta”, concernenti i pericoli, gli elementi vulnerabili ed i rischi, ad oggi conosciuti e censiti, presenti sul territorio provinciale. Tra queste informazioni sono ovviamente comprese quelle che, anche in termini più ampi e generali, derivano sia dagli studi effettuati per la predisposizione dei Piani di Bacino sia dall’emissione di elaborati tecnici, di contenuto ufficiale, emessi dalla Regione Liguria o da altri soggetti ed Enti, relativi in particolare, al rischio idrogeologico (Legge 267/1998, DGR 2615/1998, ecc.). Il Programma è pertanto il “contenitore” delle informazioni su cui basare l’analisi. Esso comprende, nell’attuale configurazione tecnica degli elaborati, la rappresentazione degli eventi ritenuti di “possibile accadimento” o di “riattivazione”, considerandoli rilevanti sia che appartengano all’insieme degli accadimenti storici sia all’insieme delle più recenti analisi di previsione effettuate sulla base delle caratteristiche fisiche e dei rilievi del territorio più aggiornati. Su di esse sono state applicate, infatti, le conoscenze tecniche e le considerazioni metodologiche più moderne in materia d’idrologia e geologia.

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Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi

Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1

Certificato N° 6556/02

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2 INTRODUZIONE AL PROGRAMMA

2.1 Contenuti generali

Alle Province spetta la programmazione intesa come conoscenza dei rischi presenti sul proprio

territorio, basata sulla raccolta ed elaborazione dei dati ad essi riferiti e loro zonizzazione.

Il Programma localizza i rischi ed analizza la loro mitigazione; esso costituisce un riferimento

sia per le attività di difesa del suolo, tese alla riduzione del fattore rischio, sia per la

pianificazione urbanistica, tesa alla diminuzione della vulnerabilità degli elementi abitativi,

produttivi e infrastrutturali esistenti.

Il Programma contiene i dati di base a scala di “area vasta”, concernenti i pericoli, gli

elementi vulnerabili ed i rischi, ad oggi conosciuti e censiti, presenti sul territorio provinciale.

Tra queste informazioni sono ovviamente comprese quelle che, anche in termini più ampi e

generali, derivano sia dagli studi effettuati per la predisposizione dei Piani di Bacino sia

dall’emissione di elaborati tecnici, di contenuto ufficiale, emessi dalla Regione Liguria o da

altri soggetti ed Enti, relativi in particolare, al rischio idrogeologico (Legge 267/1998, DGR

2615/1998, ecc.).

Il Programma è pertanto il “contenitore” delle informazioni su cui basare l’analisi.

Esso comprende, nell’attuale configurazione tecnica degli elaborati, la rappresentazione degli

eventi ritenuti di “possibile accadimento” o di “riattivazione”, considerandoli rilevanti sia che

appartengano all’insieme degli accadimenti storici sia all’insieme delle più recenti analisi di

previsione effettuate sulla base delle caratteristiche fisiche e dei rilievi del territorio più

aggiornati.

Su di esse sono state applicate, infatti, le conoscenze tecniche e le considerazioni

metodologiche più moderne in materia d’idrologia e geologia.

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Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1

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Figura 7: Elaborazione e stesura del Programma

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Figura 8: Cronistoria ed iter del Programma

CRONISTORIA ED ITER PROCEDURALE DELPROGRAMMA PROVINCIALE DI PREVISIONE E

PREVENZIONE DEI RISCHI DI PROTEZIONE CIVILE

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Figura 9: Elementi di rilievo nelle fasi di programmazione

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Il Programma si riferisce, quindi, ai rischi presenti nell’ambito del territorio della Provincia

di Genova, dandone una descrizione generale e sviluppando in particolare le analisi

concernenti:

• Il rischio idrogeologico (inondazioni e frane);

• Il rischio incendi boschivi;

• Il rischio industriale.

La modularità del Programma permette quindi:

• l’integrazione e la trattazione dei rischi che si dovessero ulteriormente individuare;

• l’approfondimento di quelli già individuati.

2.2 Previsione e prevenzione

La Previsione consiste nell’attività volta allo studio ed alla determinazione delle cause dei

vari fenomeni calamitosi, all’identificazione dei rischi e all’individuazione delle zone del

territorio soggette ai rischi stessi.

La Prevenzione consiste nelle attività volte ad evitare o ridurre le possibilità di subire danni

conseguenti agli eventi calamitosi, sulla base delle conoscenze acquisite attraverso l’attività

di previsione.

Il Programma è quindi ricognitivo delle problematiche presenti sul territorio e si pone quale

strumento tecnico di supporto alla pianificazione attraverso indicazioni di carattere

schematico, cartografico e scientifico.

Attraverso l’incrocio e la sovrapposizione delle cartografie tematiche che rappresentano i

diversi livelli informativi, sono stati individuati gli scenari di riferimento alla scala

provinciale, ossia la rappresentazione di quanto potrebbe accadere nel caso si verificasse un

determinato temuto evento e dei possibili conseguenti danni alle persone ed alle cose che si

potrebbero registrare.

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Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi

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Il Programma identifica e classifica i pericoli in base al loro possibile impatto sugli obiettivi

sensibili individuati e classificati secondo la loro vulnerabilità.

L’impatto sulla popolazione, sugli edifici definiti “strategici” e sulle infrastrutture, è stato

valutato prefigurando appositi “scenari di rischio”.

Per questi scenari sono state poi elaborate le risposte operative, consistenti nelle procedure da

porre in essere in caso d’evento calamitoso, contenute nel relativo Piano d’Emergenza.

Il Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi censisce e classifica le

informazioni in possesso della Provincia, derivanti dagli strumenti di pianificazione di settore

e dagli elaborati tecnici d’analisi del rischio.

Tra le analisi dei rischi possibili si evidenzia, in particolare, quella del “rischio idrogeologico”

che comprende la valutazione delle frane e delle alluvioni.

Sono proprio le alluvioni che hanno, storicamente e recentemente, colpito gravemente il

territorio e sulle quali è divenuto un processo indifferibile approfondirne le cause, non solo in

ambito locale ma anche nazionale, in particolare dopo i disastrosi eventi di Sarno e Quindici e

delle disastrose alluvioni di Piemonte e Valle d’Aosta.

Per il momento, sono stati esclusi dall’analisi finora effettuata:

• i rischi che non risultano essere presenti sul nostro territorio;

• i rischi presenti non ancora indagati;

• il rischio sismico che necessita di approfondimento a seguito dell’emanazione della nuova

classificazione.

Pertanto i rischi probabili, sulla base degli accadimenti storici, delle informazioni raccolte e

dall’esame della letteratura in materia, riguardano i pericoli derivanti da:

• esondazioni di corsi d’acqua in aree urbane;

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• frane di versante interessanti centri abitati;

• incendi di aree boschive che interferiscono con centri abitati o infrastrutture;

• incidenti rilevanti ad impianti industriali situati in prossimità di centri abitati.

Tra gli elementi censiti, aree e pericoli, per le loro caratteristiche di:

• tipologia di rischio;

• estensione dell’area interessata dal fenomeno;

• popolazione direttamente coinvolta o limitrofa;

• necessità di coordinamento della risposta;

dall’analisi effettuata, in questa fase, sono stati individuati e considerati eventi di tipo b):

Il rischio alluvione, con gli scenari d’esondazione del torrente Bisagno, relativi a portate

di piena con tempo di ritorno (tempo medio d’accadimento) cinquantennale e

duecentennale, riguardanti il territorio del Comune di Genova, capoluogo di Regione;

Il rischio alluvione, con gli scenari d’esondazione del fiume Entella, relativi a portate di

piena con tempo di ritorno (tempo medio d’accadimento) cinquantennale e

duecentennale, riguardanti porzioni di territorio appartenenti ai Comuni di Carasco,

Cogorno, Chiavari e Lavagna.

Gli eventi appartenenti alla stessa tipologia di rischio ma di minore impatto, o appartenenti alle

altre tipologie di rischio considerate, sono stati ugualmente esaminati al fine di:

1) Affinare la tecnica d’analisi;

2) Migliorare l’approccio previsionale;

3) Migliorare la definizione delle attività di prevenzione;

ciò per consentirne una valutazione “periodica” e stabilirne:

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➥ l’indice di pericolosità;

➥ l’eventuale attenuazione;

➥ l’eventuale aggravamento;

➥ l’eventuale inserimento tra gli eventi che richiedono la relativa pianificazione

d’emergenza.

L’esame della documentazione e la successiva individuazione degli eventi di tipo b),

riguardo ai corsi d’acqua Bisagno ed Entella, comporta l’avvio del processo legato

all’attività di pianificazione.

Altri casi ne sono esclusi, in ragione:

➣ della loro classificazione tra quelli di tipo a), la cui risposta operativa può essere

fornita da un singolo ente competente in via ordinaria e quindi essere fronteggiati dai

singoli Comuni;

➣ della considerazione che gli eventi di tipo c), la cui risposta è coordinata dal

Dipartimento della Protezione Civile (DPC), possono essere ritenuti in prima ipotesi

l’aggravamento degli eventi di tipo b) già esaminati consente, inoltre, di proporre, anche

per questa categoria, un modello d’intervento.

Questa valutazione e classificazione schematica rischia, però, di lasciare un “vuoto

pianificatorio” ed organizzativo.

Nella storia degli eventi alluvionali intensi che si sono verificati nel nostro territorio, sono stati

registrati, infatti, eventi di tipo “complesso”.

Essi sono principalmente caratterizzati da una loro “diffusione” imprevedibile e

discontinua e dalla loro “intensità” variabile che è stata registrata in zone distanti o

limitrofe comprese all’interno di uno stesso ambito territoriale di “valle” o di versante, sia

appartenente ad un determinato bacino idrografico o ad un versante direttamente scolante

a mare.

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Questi fenomeni meteorologici “complessi” hanno comportato nel passato una molteplicità di

situazioni ed un insieme d’eventi di dimensioni singolarmente limitate, definibili teoricamente

come “eventi semplici”, il cui impatto però è stato rilevante a causa:

• dell’elevato numero di “siti” o “zone” contemporaneamente colpite;

• della loro localizzazione “sparsa”.

Tali situazioni hanno messo in grave difficoltà le Amministrazioni Comunali,

costringendole nel passato a ricorrere spesso al sostegno logistico del Prefetto

chiedendone il supporto in termini di uomini, mezzi e attrezzature, necessari al

superamento dell’emergenza.

Rispetto a questa problematica d’innegabile rilievo, i risultati rappresentati nel presente

documento, evidenziano la scelta tecnica che è stata fatta dal momento in cui è stato

avviato il processo d’aggiornamento e di revisione del Programma:

elaborare anche in ambiti intercomunali, identificati applicando criteri di

suddivisione territoriale e morfologia (per Comunità Montana e bacino), una

pianificazione che possa fornire un sostegno tecnico, amministrativo, economico e

logistico nell’eventualità che avvengano eventi diffusi ed intensi, capaci di generare

situazioni di crisi.

A tal fine sono oggetto di apposita analisi gli scenari relativi ai:

• Comuni appartenenti alla Comunità Montana Valle Stura;

• Comuni appartenenti alla Comunità Montana Valle Scrivia;

• Comuni appartenenti alla Comunità Montana Alta Val Trebbia;

• Comuni appartenenti alla Comunità Montana Valli Aveto, Graveglia e Sturla: settore

Val d’Aveto e settore Valli Graveglia e Sturla;

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• Comuni appartenenti alla Comunità Montana Argentea: settore di Arenzano e

Cogoleto e settore di Mele e parte del bacino del Torrente Leiro ricadente nel Comune

di Genova;

• Comuni appartenenti alla Comunità Montana Alta Val Polcevera;

• Comuni appartenenti al Golfo Paradiso, compreso Sori;

• Comuni appartenenti al Golfo del Tigullio, compreso Leivi;

• Comuni appartenenti alla Comunità Montana Fontanabuona, escluso Sori e Leivi;

• Comuni appartenenti alla Comunità Montana Val Petronio: settore Valli Gromolo e

Petronio e settore di Moneglia.

Altri moduli saranno aggiunti in un’ottica di continuo perfezionamento delle informazioni;

questi deriveranno dall’applicazione di livelli d’approfondimento sempre più di dettaglio o

dalle modifiche normative o dalle analisi scientifiche che, come risulterà dagli appositi studi

già in corso, produrranno una migliore conoscenza del territorio.

Non è possibile nemmeno trascurare che successivi sviluppi saranno, nel tempo, frutto

d’aggiornamento metodologico, d’individuazione di nuove priorità dovute, in particolare,

all’evolversi della morfologia o al verificarsi d’eventi rilevanti, anche dovuti a rischi non

ancora presi in considerazione.

Potrà essere necessario, inoltre, un adeguamento del Programma a seguito degli indirizzi che

saranno forniti dalla Regione Liguria, ai sensi dell’art. 3 comma 2 lettera d) della Legge

Regionale 17 febbraio 2000, n° 9 e, non ultimo, dall’emanazione di una legislazione regionale

sulla protezione civile che, tenendo conto delle modifiche del Titolo V della Costituzione che

stabiliscono la materia protezione civile essere in regime di legislazione concorrente, diventerà

la norma di riferimento a livello regionale.

Il Programma è stato redatto in conformità a quanto indicato nello Schema di Programma,

approvato con Deliberazione della Giunta Provinciale n° 74 del 1 marzo 2000, che riporta i

riferimenti normativi fondamentali e nel quale si legge che: “… alle province spetta la

programmazione, intesa come conoscenza dei rischi presenti sul proprio territorio e basata

sulla raccolta ed elaborazione dei dati, ad essi riferiti, e alla loro localizzazione”.

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Le prime risultanze sono state raccolte nel documento denominato “Programma Provinciale di

Previsione e Prevenzione dei rischi” approvato con Deliberazione del Consiglio Provinciale n°

6 del 30 gennaio 2001.

Il presente documento, comprensivo degli elaborati testuali che seguono e delle cartografie

allegate, costituisce, a tutti gli effetti, l’aggiornamento, in termini conoscitivi, metodologici e

rappresentativi, del Programma in precedenza approvato ed è stato sottoposto all’iter

approvativo formale che prevede l’adozione tecnica da parte del Comitato Provinciale di

Protezione Civile, l’esame della Commissione Consigliare e l’approvazione finale del

Consiglio Provinciale.

2.3 Schema del programma

Lo schema (il cui diagramma di flusso è rappresentato in Figura 10) è stato redatto sulla base

delle analisi e conoscenze esistenti, tenendo conto delle indicazioni fornite dallo studio

preliminare conoscitivo eseguito da professionisti incaricati, appartenenti ad un’unità operativa

del Consiglio Nazionale delle Ricerche - Gruppo Nazionale Delle Catastrofi Idrogeologiche

(CNR - GNDCI - Unità Operativa n° 3.29).

La sintesi proposta, identifica le linee guida per la stesura e lo sviluppo del documento di

programmazione e si manifesta attraverso diagrammi di flusso che ne illustrano i presupposti

normativi vigenti, le attività inerenti alla previsione ed alla prevenzione che sono state eseguite

ed, in ultimo, i prodotti che ne caratterizzano la composizione.

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Figura 10: Quadro di riferimento delle attività di redazione del programma

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2.4 La legislazione in materia

La Legge 24 febbraio 1992, n° 225 istituisce il servizio nazionale della protezione civile “al

fine di tutelare la integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal

pericolo di danni derivanti da calamità naturali, da catastrofi e da altri eventi calamitosi” (vedi

art. 1 comma 1).

L’art. 2 della Legge 225/92 recita:

“Ai fini dell’attività di protezione civile gli eventi si distinguono in:

a) eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che possono essere fronteggiati

mediante interventi attuabili dai singoli enti e amministrazioni competenti in via

ordinaria;

b) eventi naturali o connessi con l’attività dell’uomo che per loro natura ed estensione

comportano l’intervento coordinato di più enti o amministrazioni competenti in via

ordinaria;

c) calamità naturali, catastrofi, o altri eventi che, per intensità ed estensione,

debbono essere fronteggiati con mezzi e poteri straordinari.”

Gli strumenti d’intervento delle diverse “componenti del servizio” sono i programmi e i piani

che hanno per scopo rispettivamente la previsione e prevenzione dei rischi, il soccorso ed il

superamento dell’emergenza, in conformità a quanto disposto inizialmente dalla Legge 225/92

e in seguito dal Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n° 112.

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Il ruolo della Provincia in materia di Protezione Civile è indicato nell’art. 13 della Legge

24 febbraio 1992, n° 225, “competenze delle province” che recita:

“1. Le province, sulla base delle competenze ad esse attribuite dagli art. 14 e 15 della

Legge 8 giugno 1990 n° 142, partecipano all’organizzazione ed alla attuazione del

servizio nazionale della protezione civile, assicurando lo svolgimento dei compiti relativi

alla rilevazione, alla raccolta ed all’elaborazione dei dati interessanti la protezione civile,

alla predisposizione di programmi provinciali di previsione e prevenzione ed alla loro

realizzazione in armonia con i programmi nazionali e regionali.

2. Per le finalità di cui al comma 1, in ogni capoluogo di provincia è istituito il comitato

provinciale di protezione civile, presieduto dal presidente dell’amministrazione

provinciale o da un suo delegato. Del comitato fa parte un rappresentante del Prefetto”.

Il ruolo delle province è stato ampliato dal Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n° 112 che

all’art. 108 comma 1 lettera b) recita:

“sono attribuite alle province le funzioni relative:

1) all’attuazione, in ambito provinciale, delle attività di previsione e degli interventi

di prevenzione dei rischi, stabilite dai programmi e piani regionali,

con l’adozione dei connessi provvedimenti amministrativi;

2) alla predisposizione dei piani provinciali di emergenza sulla base

degli indirizzi regionali;

3) alla vigilanza sulla predisposizione da parte delle strutture provinciali di protezione

civile, dei servizi urgenti, anche di natura tecnica, da attivare in caso di eventi

calamitosi di cui all’art. 2, comma 1 lettera b) della Legge 24 febbraio 1192, n° 225.”

I programmi di previsione e prevenzione, distinti per ipotesi di rischio, costituiscono il

presupposto per la elaborazione dei piani di emergenza.

Il prospetto dei compiti della protezione civile a livello provinciale è illustrato in Figura 11.

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Figura 11: I compiti di Protezione Civile a livello provinciale

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Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1

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In materia d’assetto, sviluppo e conservazione del territorio, spetta alla Provincia, ai sensi

della Legge 8 giugno 1990 n° 142:

• la difesa del suolo, la tutela dell’ambiente, la prevenzione delle calamità, la tutela

e valorizzazione delle risorse idriche ed energetiche, la viabilità ed i trasporti, la raccolta

ed elaborazione dei dati, l’assistenza tecnica e amministrativa agli enti locali

(vedi art. 14);

• la raccolta ed il coordinamento delle proposte avanzate dai comuni ai fini della

programmazione territoriale ed ambientale, il concorso alla determinazione

dei programmi e piani regionali, la predisposizione e l’adozione del piano territoriale

di coordinamento con il quale si determinano gli indirizzi generali dell’assetto del

territorio con particolare riferimento alla sistemazione idrica, idrogeologica,

idraulico-forestale ed al consolidamento del suolo, alla regimazione delle acque,

l’accertamento della compatibilità degli strumenti comunali di pianificazione

con le indicazioni del piano territoriale di coordinamento (vedi art. 15).

L’attività di programmazione di protezione civile, non può prescindere dai compiti trasferiti

dalla Regione Liguria alle province in merito alla difesa del suolo ed in particolare alla

redazione dei piani di bacino.

Infatti, la Legge Regionale 28 gennaio 1993, n° 9, la Legge Regionale 23 ottobre 1996, n° 46

e la successiva Legge Regionale 22 giugno 1999, n° 18, assegna alle province (vedi art. 92

Legge Regionale 18/99) la formazione e l’approvazione dei piani di bacino di rilievo regionale

e subdelega le funzioni relative alla difesa delle coste (vedi art. 22 Legge Regionale 9/93); ciò

nel quadro normativo nazionale, riferito alla difesa del suolo, disegnato rispettivamente dalle

Leggi 183/89 e 267/98.

I prospetti delle principali norme, di carattere generale e di settore, sono rappresentati nelle

Figure 12, 13 e 14.

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Figura 12: La normativa relativa all’Ordinamento dello Stato

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Figura 13: La normativa di protezione civile

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Figura 14: La normativa del settore idrogeologico

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2.4.1 Normativa connessa alle mappe di rischio

Con la Legge Regionale 16 agosto 1994, n° 45, la Regione Liguria dispose norme in materia

di sicurezza urbana da rischi idrogeologici; tali norme, ai sensi delle quali furono redatte le

prime mappature delle aree vulnerate, sono state parzialmente abrogate e sostituite con la

successiva Legge Regionale 21 ottobre 1996, n° 45 “Disciplina delle attività di protezione

civile in ambito regionale”, in attuazione della Legge 24 febbraio 1992, n° 225.

La Legge Regionale 21 ottobre 1996, n° 45, che può essere pertanto definita “legge quadro”

di protezione civile a livello regionale, ha delineato e precisato i contenuti della

programmazione, specificando che le mappe di rischio vengono realizzate con il concorso

degli enti locali interessati (vedi art. 6); alle province spettano “la predisposizione e

realizzazione di programmi provinciali di previsione e prevenzione conseguenti

all’elaborazione ed aggiornamento dei dati di rischio nel relativo ambito, anche sulla base dei

dati acquisiti dalle comunità montane e dai comuni” (vedi art. 8).

Le norme di riferimento sopra elencate sono state riprese nella più recente Legge Regionale 17

febbraio 2000, n. 9 che dispone all’art. 26 commi 1 e 2 quanto segue:

1. Sono abrogate la legge regionale 21 ottobre 1996 n. 45 (disciplina delle attività di

Protezione Civile in ambito regionale) e la legge regionale 28 gennaio 1997 n. 6

(organizzazione della Struttura operativa di intervento per la prevenzione e la lotta agli

incendi boschivi).

2. L’abrogazione delle norme ha effetto a partire dai trasferimenti delle risorse finanziarie

per far fronte ai nuovi compiti assegnati alla Regione dall’articolo 108 del D. Lgs.

112/1998 e dalla conseguente organizzazione delle nuove strutture e procedure operative

e, comunque, non oltre sei mesi dai trasferimenti.

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Per una migliore comprensione del dettato normativo se ne riporta una sintesi riguardante gli

articoli iniziali:

LEGGE REGIONALE 17 febbraio 2000 n. 9

Adeguamento della disciplina e attribuzione agli enti locali delle funzioni

amministrative in materia di protezione civile ed antincendio.

Articolo 1

(Finalità)

1. La presente legge detta norme in materia di protezione civile in attuazione della legge

24 febbraio 1992 n. 225 (istituzione del Servizio Nazionale della protezione civile) di

attuazione della legge 1o marzo 1975 n. 47 (norme integrative per la difesa dei boschi

dagli incendi) e del trasferimento di funzioni di cui al decreto legislativo 31 marzo 1998

n. 112 (conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle Regioni e agli

Enti locali, in attuazione del Capo I della legge 15 marzo 1997 n. 59) al fine di:

a) concentrare le funzioni e le responsabilità organizzative ed operative, in relazione alle

attività di previsione, prevenzione e superamento dell’emergenza derivante da eventi

calamitosi o catastrofici sul territorio regionale;

b) garantire un elevato standard operativo delle organizzazioni del volontariato e delle

squadre comunali in occasione degli eventi di cui alla lettera a).

Articolo 2

(Principi generali)

1. Sono attività di protezione civile quelle volte alla salvaguardia e alla tutela della vita

umana, dei beni e delle risorse attraverso la previsione, la prevenzione, il superamento

dell’emergenza ed il ristabilimento delle normali condizioni di vita nei territori colpiti

dalla calamità o catastrofe.

2. In particolare gli ambiti di intervento della Protezione Civile per la Regione Liguria

sono quelli relativi a:

a) rischio idrogeologico (frane e alluvioni);

b) rischio sismico;

c) rischio industriale derivante dalla lavorazione, stoccaggio e trasporto di sostanze

pericolose;

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d) incendi boschivi ed incendi che, per natura ed estensione, acquisiscono connotazione

tale da diventare evento di protezione civile, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 107

del D. Lgs. 112/1998;

e) ogni altra calamità che si verifichi sul territorio regionale.

3. I livelli di attività di protezione civile sono distinti in base al rilievo nazionale,

regionale, provinciale e comunale dell’evento previsto o in corso e le attività di cui al

comma 1 sono svolte dalle componenti il Servizio Nazionale della Protezione Civile per

la Regione Liguria secondo quanto previsto dall’articolo 6, commi 1 e 2 della l. 225/1992

e dal D. Lgs. 112/1998.

4. La Regione opera unitariamente in ambito di protezione civile tramite il Presidente

della Giunta regionale, l’Assessore competente e la Struttura regionale di Protezione

Civile. Qualora le attività da svolgere in relazione alla tipologia dell’evento previsto o in

corso richiedano l’esercizio di specifiche competenze, il Presidente della Giunta

regionale attribuisce alla Struttura regionale competente in materia di Protezione Civile

il coordinamento delle Strutture regionali che esercitano in via ordinaria dette

competenze.

5. La Regione si avvale per lo svolgimento delle attività di cui al comma 1, del Corpo

Nazionale dei Vigili del Fuoco, delle Province, delle Comunità Montane, dei Comuni, del

Corpo Forestale dello Stato, del Volontariato e collabora con le Prefetture per l’utilizzo

delle Forze dell’Ordine per l’esercizio delle altre funzioni di loro competenza.

Com’è noto è in questo periodo in corso una verifica di tale norma a proposito della modifica

del quadro in materia d’incendi boschivi (Legge 21 novembre 2000, n. 353) e della

competenza normativa Legge costituzionale n. 3 del 18 Ottobre 2001, G.U. n. 248 del 24 Ottobre

2001 “Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione” che modifica il Titolo

V della Costituzione e definisce la materia Protezione Civile in regime di legislazione

concorrente nazionale e regionale:

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“Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: rapporti internazionali e con

l’Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; tutela e sicurezza del lavoro;

istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione

e della formazione professionale; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno

all’innovazione per i settori produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento

sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di

trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e

distribuzione nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa;

armonizzazione dei bilanci pubblici e coordinamento della finanza pubblica e del sistema

tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione

di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere

regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Nelle materie di

legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la

determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.”

2.4.2 Norme inerenti il Comitato Provinciale di Protezione Civile

Per lo svolgimento delle attività assegnate dalla legge, è stato istituito, il Comitato Provinciale

di Protezione Civile, organo di consulenza tecnica con il compito di formulare proposte ed

osservazioni, esprimere pareri, individuare obiettivi ed elaborare indirizzi e studi per le finalità

di cui all’art. 13, comma 1, della Legge 24 febbraio 1992, n° 225, tra i quali sono compresi i

programmi e i piani di protezione civile.

Il Comitato Provinciale di Protezione Civile è presieduto, ai sensi di legge, dal Presidente della

Provincia o da un suo delegato, i membri sono nominati dal presidente della provincia su

indicazione degli enti ed organismi istituzionali che svolgono attività di protezione civile nella

misura di almeno un esperto per ogni tipo di rischio. Del comitato fa parte un rappresentante

del Prefetto, ora definibile quale responsabile all’uopo preposto dell’Ufficio Territoriale del

Governo come determinato ai sensi della Decreto Legislativo 30 luglio 1999, n° 300.

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Il Comitato Provinciale di Protezione Civile è stato istituito con Delibera della Giunta

Provinciale n° 1050/5766 del 14 aprile 1993.

La composizione è stata modificata, in seguito alle elezioni amministrative, dalla Delibera

della Giunta Provinciale n° 74/440 del 12 gennaio 1994 alla quale ha fatto seguito, in seguito

alla delega in favore del Vice Presidente, l’Atto di nomina del Presidente della Giunta

Provinciale prot. n° 1046 del 13 gennaio 1994 sostituito dall’Atto di nomina prot. n° 28895 del

29 settembre 1994.

La composizione del suddetto comitato, che ha subito altre modifiche in seguito alla Delibera

della Giunta Provinciale n° 284/7759 del 9 aprile 1997 ed alla Delibera della Giunta

Provinciale n° 235/22488 del 28 aprile 1998, è adesso costituita come segue:

Presiede il Comitato Provinciale di Protezione Civile per delega del Presidente

della Provincia il Vice Presidente della Provincia;

Assessore alla Viabilità e Lavori Pubblici della Provincia di Genova;

Assessore alla Protezione Civile del Comune di Genova;

Rappresentante del Prefetto – membro di diritto ai sensi L. 225;

Dirigente del Settore Protezione Civile della Regione Liguria;

Rappresentante del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco;

Coordinatore Provinciale del Corpo Forestale dello Stato,

Ispettorato Ripartimentale delle Foreste;

Rappresentante Dipartimento Scienze della Terra

dell’Università Degli Studi di Genova;

Rappresentante Istituto d’Idraulica dell’Università Degli Studi di Genova;

Direttore dell’Area 06 - Difesa del Suolo, Opere Ambientali e Piani di Bacino

e Direttore dell’Area 12 – Viabilità ed Espropri della Provincia di Genova.

Potrà essere anche convocato il Direttore di Area di volta in volta competente

in relazione alla materia trattata;

Rappresentanti dei Comuni o delle Comunità Montane invitati,

in relazione al territorio interessato ed alla materia trattata.

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L’organigramma è aggiornabile e suscettibile di variazioni in funzione della modifica della

struttura organizzativa di ciascun Ente e delle necessità riscontrate nel corso dell’attività.

Verrà, infatti, predisposto a breve termine, un atto formale che aggiornerà i nominativi degli

attuali membri, presumibilmente aggiungendo rappresentanti delle ASL della provincia, del

118 e dei volontari di protezione civile della provincia di Genova.

2.5 I livelli delle competenze: gli enti locali

La normativa nazionale che regola la Protezione Civile, individua una serie di livelli di

competenza, centrali e periferici, nell’ambito dei quali i diversi enti e soggetti sono chiamati a

svolgere l’attività di programmazione, di pianificazione e d’intervento.

La normativa regionale definisce anch’essa diversi compiti ed attività a carico delle

amministrazioni territoriali quali province, comuni, comunità montane ed enti per le deleghe

in agricoltura.

A livello periferico provinciale il programma, che deve contenere gli elementi di previsione e

prevenzione dei rischi, deve tenere conto:

✎ dei dati e delle informazioni raccolte in proprio;

✎ dei dati e delle informazioni provenienti dalle altre amministrazioni locali;

✎ delle attività eseguite;

✎ degli interventi già previsti nell’ambito delle altre iniziative istituzionali;

inoltre esso deve armonizzarsi agli indirizzi contenuti nel programma di previsione e

prevenzione di livello regionale, che deve essere elaborato conformemente ai criteri ed alle

linee della programmazione nazionale.

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La circolare n°1/DPC/S.G.C./94 e le linee guida di coordinamento ed indirizzo denominate

“Metodo Augustus”, elaborate dal Dipartimento della Protezione Civile e dal Ministero

dell’Interno, indicano preliminarmente che: “I programmi provinciali, predisposti dalle

Province, devono riguardare scenari connessi a rischi che per la loro natura, estensione o

impatto hanno rilevanza provinciale”.

Le Comunità Montane, in quanto competenti per specifiche materie su territori comprendenti

più comuni, costituiscono un riferimento unitario ed omogeneo negli ambiti territoriali distinti

e significativi all’interno della provincia e contribuiscono all’attività di programmazione

attraverso l’indicazione delle specifiche tipologie di rischio dei territori montani, nel contesto

delle funzioni delegate dalla regione e dai comuni stessi.

I Comuni concorrono allo sviluppo dei programmi provinciali di previsione e prevenzione con

la raccolta, l’aggiornamento e l’invio dei dati e cooperano in raccordo con le Comunità

Montane e la Provincia.

2.6 Glossario della terminologia di rischio

La terminologia sotto elencata fa riferimento alla Delibera della Giunta Regionale 26/11/1999

n° 1411 “Integrazione e aggiornamento della D.G.R. n° 1277/99 relativa all’approvazione, ai

sensi del disposto di cui all’Art. 1, comma 1-bis, del D.L. 180/98 convertito con modificazioni

nella Legge 267/98, del Piano Straordinario volto alla mitigazione del rischio” ed è ispirata

alla classificazione UNESCO proposta da Varnes & IAEG nel 1984, riportata negli “Atti del

Convegno Fenomeni franosi e centri abitati” di Bologna del 1994 (Canuti e Casagli):

Intensità (I): severità geometrica e meccanica di un fenomeno potenzialmente distruttivo; può

essere espressa in una scala relativa oppure in termini di una o più grandezze caratteristiche

del fenomeno (velocità, volume, energia…);

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• Pericolosità (H o P): probabilità che un determinato fenomeno potenzialmente distruttivo,

di determinata intensità, possa verificarsi in un dato periodo di tempo e in una determinata

area; è espressa in termini di probabilità annuale (o di tempo di ritorno); la pericolosità così

definita è pertanto riferita ad una determinata intensità del fenomeno:

P = P(I)

• Elemento a rischio (E): popolazione, proprietà o attività economiche, servizi pubblici e

beni ambientali presente in una data area esposta a rischio;

• Valore degli elementi a rischio (W): valore economico o numero di unità relative ad

ognuno degli elementi a rischio in una determinata area; il valore degli elementi a rischio

può essere pertanto espresso in termini di numero o quantità di unità esposte (esempio:

numero di persone, ettari di terreno agricolo) oppure in termini monetari; il valore è una

funzione del tipo di elemento a rischio:

W = W(E)

• Vulnerabilità (V): grado di perdita prodotto su un certo elemento o gruppo di elementi

esposti al rischio, risultante dal verificarsi di un fenomeno naturale di una data intensità.

Nel caso in cui l’elemento a rischio, in un’ottica di protezione civile, sia rappresentato dalla

vita umana la vulnerabilità può essere espressa dalla probabilità che, dato il verificarsi

dell’evento calamitoso, si possano registrare morti, feriti o persone senzatetto; essa è

pertanto direttamente proporzionale alla densità di popolazione di una zona esposta a

rischio. Nel caso in cui l’elemento a rischio sia costituito da un bene immobile o dal quadro

delle attività economiche ad esso associate, la vulnerabilità esprime la percentuale del

valore economico che può essere pregiudicata dal verificarsi di un determinato fenomeno

calamitoso. È espressa in una scala da 0 (nessuna perdita) a 1 (perdita totale) ed è una

funzione dell’intensità del fenomeno e della tipologia d’elemento a rischio:

V = V(I;E)

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• Danno potenziale (WL): entità potenziale delle perdite nel caso di un evento con intensità

fissata (corrisponde alla vulnerabilità degli autori francesi); può essere espresso in termini

di numero o quantità di unità esposte oppure in termini monetari; è quindi l’espressione

dell’aliquota, del valore dell’elemento a rischio, che può essere compromessa dal

verificarsi dell’evento calamitoso. È indipendente dalla probabilità d’occorrenza del

fenomeno, ovvero dalla pericolosità. Per una determinata tipologia d’elemento a rischio E

con una data intensità I, il danno potenziale è dato da:

WL(I;E) = W(E) x V(I;E)

• Rischio totale (R): valore atteso delle perdite umane, dei feriti, dei danni alle proprietà e

delle perturbazioni alle attività economiche dovuti ad un particolare fenomeno naturale; è

espresso in termini di costo annuo oppure di numero o quantità di unità perse per anno; il

rischio totale associato ad un particolare elemento a rischio E di una data intensità I è

espresso da:

R(I;E) = H(I) x V(I;E) x W(E) = H(I) x WL(I;E)

• Rischio accettabile (o tollerabile): è il rischio connesso con una probabilità

d’accadimento dell’evento e/o un’entità di danno potenziale compatibili con il quadro

sociale, economico e culturale del territorio.

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2.7 Individuazione delle tipologie di rischio

Primo atto della programmazione è stabilire quali sono i “pericoli” che insistono sul territorio

e che minacciano la “pubblica e privata incolumità” diventando quindi “rischi”.

Questi fenomeni, classificati riguardo all’impatto temuto sui diversi elementi vulnerabili e di

conseguenza sul danno atteso, sono stati, prima di tutto, identificati sulla base della loro

probabilità d’accadimento.

È stato fatto riferimento, quindi, ai rischi presenti nell’elenco del Metodo Augustus, elaborato

dal Servizio Pianificazione ed Attività Addestrative del Dipartimento della Protezione Civile e

dalla Direzione Centrale della Protezione Civile e dei Servizi Logistici del Ministero

dell’Interno.

Essi sono:

2.7.1 Rischio idrogeologico

2.7.1.1 Alluvioni

Questo è il pericolo maggiormente indagato a causa della sua diffusione territoriale e dei

frequenti e rilevanti eventi calamitosi che si sono succeduti dalla metà del secolo scorso fino

ad oggi, interessando l’intera provincia ed i Comuni di tutte le dimensioni e localizzazioni

geografiche sia della costa sia dell’entroterra.

I riferimenti fondamentali per l’analisi del rischio consistono nelle perimetrazioni contenute

nei Piani di Bacino redatti ai sensi della legge 183/89 e nei Piani di Bacino stralcio redatti ai

sensi della legge 267/98 (DL 180) approvati nel corso dell’attività di Pianificazione di Bacino

riguardante il versante tirrenico mentre per quanto riguarda il versante padano ci si è riferiti

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pagina 58 di 290 30 settembre 2003 - Rev. 2 PPPPR.doc

alla perimetrazione delle aree individuate nel Piano stralcio per l’assetto idrogeologico (PAI

del PO) redatto ai sensi della legge 183/89.

2.7.1.2. Frane

Questo pericolo è stato indagato sulla base degli elementi e delle perimetrazioni contenute

negli elaborati sopra descritti riferiti al rischio alluvioni. Anch’esso è da considerare molto

diffuso sul territorio giacché è presente in numerosi Comuni a motivo delle caratteristiche

morfologiche e geologiche della Provincia di Genova che sono state ampiamente descritte in

dettagliati paragrafi all’interno del presente documento.

2.7.1.3 Dighe

Per quanto riguarda il pericolo derivante dalla presenza di dighe nel territorio provinciale, è

stata raccolta, al momento, copia del materiale esistente presso alcuni dei gestori degli

sbarramenti artificiali, consistente in qualche caso nel Documento di Protezione Civile -

Allegato 1 del Foglio di Condizioni per l’Esercizio e la Manutenzione. Sono altresì stati

raccolti, se esistenti, i Piani d’Emergenza Esterna redatti dalla Prefettura di Genova.

Gli sbarramenti artificiali censiti, che sono in attività, sono stati riportati sulla cartografia

allegata al presente Piano e riguardano i seguenti invasi d’acqua in costante esercizio:

• Brugneto, in Comune di Torriglia;

• Busalletta, in Comune di Busalla;

• Val Noci, in Comune di Montoggio;

• Vobbietta, in Comune di Isola del Cantone;

• Giacopiane, Malanotte, Pian Sapejo e Zolezzi, in Comune di Borzonasca.

È opportuno evidenziare che i collassi strutturali delle dighe con conseguente impatto dei

volumi liquidi sui centri abitati posti a valle rappresenterebbero, per la loro gravità, eventi

classificabili di rilievo nazionale (di tipo c) ai sensi della Legge 225/92) e richiedono

approfondimenti, simulazioni e la predisposizione d’appositi scenari d’evento

riconducibili a tematiche complesse.

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Nell’attesa di verificare la probabilità d’accadimento di tali eventi è stato costatato che, per

quanto avvenuto e ad oggi noto, i rilasci di volumi in situazione d’ordinario esercizio

comportano possibilità d’allagamento locale ed in zone non densamente abitate, le cui

conseguenze, limitate e a rischio localizzato, sono assimilabili a quelle già individuate

all’interno dell’analisi di Previsione e Prevenzione del rischio alluvioni.

È stato scelto pertanto, nell’attesa d’ulteriori approfondimenti, di rappresentare in

cartografia le dighe ed i rispettivi invasi con possibili ripercussioni interamente o

parzialmente ricomprese nel territorio di competenza della Provincia di Genova.

Le dighe dei Laghi del Gorzente (Lungo, Cavezze e Badana) non sono state al momento

riportate nella cartografia a corredo del presente Programma di previsione e prevenzione, per

non ingenerare dubbi ed in modo da evidenziare solo quelle che possono causare danni nel

territorio ligure.

È, infatti, evidente che l’impatto ricadrebbe nel bacino padano del fiume Tanaro e quindi nel

territorio piemontese di competenza territoriale della Provincia d’Alessandria.

Su tali strutture sono già state attivate, peraltro, iniziative di concerto tra le Amministrazioni

competenti per il coordinamento in caso d’evento.

2.7.2. Rischio d’incendio boschivo

È preliminarmente necessario distinguere tra il rischio incendio boschivo con un impatto

negativo di tipo ambientale e l’incendio che può interferire con l’attività dell’uomo,

residenziale o della mobilità, incidendo sulle aree urbanizzate, zone abitate e infrastrutture,

con il loro incrocio non per sovrapposizione ma per contatto.

È noto come negli anni, ciò confermato dal Piano Regionale, la soluzione è stata individuata

nella rapidità di spegnimento e nel pronto allertamento delle squadre d’intervento e

nell’avvistamento degli incendi. Nel documento è trattata, pertanto, la relazione tra gli incendi

boschivi e il loro eventuale impatto sulle risorse, in termini di siti e edifici strategici.

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pagina 60 di 290 30 settembre 2003 - Rev. 2 PPPPR.doc

Si tiene conto di ciò per evidenziare in sede di pianificazione i siti strategici non interessati da

problematiche connesse a questo tipo di rischio.

Utilizzando la classificazione di rischio contenuta nel “Piano Regionale di previsione,

prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi” 2003-2006, sono stati particolarmente

considerati i Comuni il cui territorio è interessato dal fenomeno in termini statisticamente

rilevanti, distinti secondo le classi più alte così descritte:

• Classe n. 4: degli incendi uniformemente distribuiti, d’alta densità spaziale e temporale;

• Classe n. 5: delle situazioni particolari con incendi grandi e di massima diffusibilità;

• Classe n. 6: della massima densità spaziale, d’incendi oltre soglia d’attenzione e

uniformemente distribuiti nel tempo.

Su questo fronte di ricerca è stata realizzata, inoltre, un’attività pilota di studio per la

prevenzione del fenomeno degli incendi boschivi, finanziata dall’UE e dallo Stato in

applicazione del Regolamento CEE 2158/92.

Lo scopo è stato quello di fornire indicazioni utili per prevenire gli incendi boschivi ed è stato

perseguito attraverso l’esecuzione di un progetto sperimentale finalizzato all’individuazione di

tecnologie mirate ad interventi di miglioramento boschivo.

I risultati di questo Studio e la sperimentazione pratica effettuata in aree boscate campione,

preventivamente selezionate per tipologia d’essenza e caratteristiche dell’ambiente circostante

e categoria di paesaggio, sono stati utilizzati, in maniera modulare, nel presente documento

conoscitivo di Previsione e Prevenzione.

2.7.3. Rischio industriale

Ai sensi del recente Decreto Legislativo 17 agosto 1999, n° 334, sono state evidenziate le aree

sulle quali sono presenti stabilimenti definiti “a rischio d’incidente rilevante”.

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Queste aree sono state messe a confronto, oltre che con i sistemi insediativi che le circondano,

anche con le aree a rischio d’inondazione e di frana; le alluvioni e le frane sono state, infatti,

considerate possibili cause innescanti in merito all’analisi degli scenari che sono stati

predisposti e considerati quali “rischi associati”.

L’elaborazione che ne deriva è risultata essere molto complessa per i molteplici fattori, interni

ed esterni, che la compongono. Per realizzare meglio l’analisi di questo rischio, ed andare oltre

al solo aspetto territoriale di delimitazione riportato nelle cartografie, sarà, quindi, necessario

usufruire delle competenze tecniche specifiche presenti in altre Aree funzionali

dell’Amministrazione Provinciale, quale ad esempio l’Area 08, e delle informazioni esistenti

presso gli stabilimenti e gli Organismi di Controllo, quali la Prefettura, ora Ufficio Territoriale

del Governo, il CTP ed il Comando del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.

2.7.4. Rischio sismico

È utile rammentare che ai sensi della precedente normativa (Legge 25 novembre 1962 n° 1684,

Legge 2 febbraio 1974 n° 64 e DM del 27 luglio 1982) sul territorio provinciale non erano

stati censiti e classificati Comuni a rischio sismico.

Con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20 marzo 2003, n° 3274 “Primi

elementi in materia di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e

di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale

n° 105 dell’8 maggio 2003 S.O. n° 72 in ottemperanza a quanto previsto dalla Legge 225/92,

dalla Legge 401/01 di conversione del D.L. 343 e dal D. Lgs. 112/98, è stata nuovamente

determinata la classificazione dei Comuni e l’applicazione delle norme tecniche per le

costruzioni, che modifica in modo sostanziale la valutazione del rischio sismico nella

Provincia di Genova.

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A tale Ordinanza ha fatto seguito la Deliberazione di Giunta Regionale n° 530 del 16 maggio

2003 che ha approvato la nuova classificazione ed ha previsto la costituzione di una

Commissione con il compito di eseguire la valutazione del rischio nel territorio regionale,

individuare le regole costruttive riguardo alla normativa antisismica vigente, il campo

d’applicazione e le necessarie verifiche in merito alle tipologie degli edifici ed alle loro

destinazioni d’uso.

Da tale nuova classificazione risulta che i Comuni con classe sismica 3 (p.g.a. = 0.15)

sono:

Borzonasca, Carasco, Casarza Ligure, Castiglione Chiavarese, Cogorno,

Crocefieschi, Favale di Malvaro, Fontanigorda, Gorreto, Isola del Cantone, Lavagna,

Mezzanego, Moneglia, Ne, Rezzoaglio, Ronco Scrivia, Rovegno, Santo Stefano

d’Aveto, Sestri Levante, Vobbia per un totale di 20 Comuni.

Tutti gli altri Comuni della provincia sono classificati con classe sismica 4 (p.g.a. = 0.05).

Per evidenziare il tematismo sismico, la nuova classificazione è stata riprodotta in un’apposita

cartografia di sintesi ricompresa nel volume cartografico allegato al presente documento.

2.8 Sintesi della presenza dei rischi nei Comuni

Per visualizzare rapidamente la presenza e la diffusione dei rischi sul territorio provinciale, è

stata elaborata una tabella con l’elenco dei Comuni e l’indicazione di quelli che,

rispettivamente, insistono in quel determinato Comune.

In funzione della sommatoria dei rischi presenti, è stato attribuito ai Comuni un valore da 0 a

4 corrispondente ad una classe di “rischio complessivo incidente” di tipo: assente, bassa,

media, alta, molto alta e corrispondente rispettivamente ai colori grigio, verde, giallo,

arancio e rosso.

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È opportuno evidenziare che, per quanto riguarda il rischio incendi boschivi, sono state

considerate le risultanze basate sui dati riferiti al periodo 1987 al 2001, contenuti nel “Piano

regionale di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi” recentemente

approvato, ed è stata considerata prioritaria la gerarchia di rischio che considera maggiormente

la diffusibilità riportando, in tabella, il rischio comunale di classe 4, 5 e 6 come in precedenza

definito ed attribuito a ciascun Comune dal Piano regionale stesso.

Per quanto riguarda le discariche, invece, si fa presente che la norma vigente a cui ci si è

riferiti (vedi Legge 334/99), non le considera, ancora, aree soggette al rischio d’incidente

rilevante.

Tuttavia la loro presenza, al solo scopo informativo, è stata indicata nelle tabelle tecniche

descrittive che sono state redatte accorpando i Comuni in base all’appartenenza alla medesima

Comunità Montana o settore.

L’esistenza di un rischio in un determinato Comune è, pertanto, il risultato dell’incrocio

tra il pericolo e gli elementi vulnerabili, consistenti nei sistemi insediativi (popolazione) -

infrastrutture principali - siti e servizi strategicamente di rilievo, presenti e cartografati

in quel determinato Comune.

Ogni rischio è stato analizzato e rappresentato in tabella sul suo possibile impatto

rispettivamente sui servizi e siti strategici, sulle infrastrutture principali di carattere

sovracomunale e sui sistemi insediativi proprio per permettere la migliore individuazione

sia di quanto cartografato sia degli scenari rappresentati e consentire, nelle fasi

d’approfondimento a livello comunale, una verifica puntuale di quanto previsto.

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pagina 64 di 290 30 settembre 2003 - Rev. 2 PPPPR.doc

Tabella 1: sintesi dell’impatto delle pericolosità e delle classificazioni ad oggi note, sui

sistemi insediativi urbano (E3) e rurale (E2), sulle infrastrutture e sui servizi o siti

strategici.

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DAVAGNA

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GENOVA

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Verde

Arancio

Arancio

Rosso

Com

une

Pre

senz

a ne

l com

une

di in

dica

tori

diris

chio

der

ivan

te d

a po

ssib

ili in

onda

zion

i

Pre

senz

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rane

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a pr

esen

za d

i nd

ustr

ie a

ris

chio

di i

ncid

ente

rile

vant

e

Ris

chio

ince

ndio

bos

chiv

o (c

lass

i 4,5

,6 d

el p

iano

reg

iona

le)

Ris

chio

der

ivan

te d

a po

ssib

ili e

vent

i sis

mic

i(c

lass

e si

smic

a “3

” or

d. 3

274)

indi

cato

re n

umer

ico

della

som

mat

oria

del

le t

ipol

ogie

di r

isch

io in

divi

duat

e su

l ter

ritor

io c

omun

ale

Cla

sse

di r

isch

io a

ssoc

iata

all’

indi

cato

renu

mer

ico

attr

ibui

ta a

l com

une

Col

ore

della

cam

pitu

ra d

el t

errit

orio

com

unal

ein

tere

ssat

o rip

orta

to n

ella

map

pa d

i sin

tesi

Rig

uard

anti

serv

izi o

siti

stra

tegi

ci

Rig

uard

anti

infr

astr

uttu

repr

inci

pali

Rig

uard

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emi

inse

diat

ivi

Rig

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ivi

Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi

Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1

Certificato N° 6556/02

PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 65 di 290

Page 38: New 2 INTRODUZIONE AL PROGRAMMAcartogis.provincia.genova.it/cartogis/ppc/relazione/... · 2003. 12. 22. · PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 31 di 290 Figura 8:Cronistoria

Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi

Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1

Certificato N° 6556/02

pagina 66 di 290 30 settembre 2003 - Rev. 2 PPPPR.doc

Com

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Pre

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indi

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49

50

51

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53

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56

57

58

59

60

61

62

63

64

65

66

67

RONCO SCRIVIA

RONDANINA

ROSSIGLIONE

ROVEGNO

SAN

COLOMBANO

CERTENOLI

SANTA

MARGHERITA

LIGURE

SANT'OLCESE

SANTO

STEFANO

D'AVETO

SAVIGNONE

SERRA RICCÒ

SESTRI

LEVANTE

SORI

TIGLIETO

TORRIGLIA

TRIBOGNA

USCIO

VALBREVENNA

VOBBIA

ZOAGLI

SI

NO

SI

SI

SI

SI

SI

NO

SI

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SI

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4

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2

22

223

3222214

1

Molto

Alta

Bassa

Media

Alta

Alta

Media

Media

Media

Media

Media

Alta

Alta

Media

Media

Media

Media

Bassa

Molto

Alta

Bassa

Rosso

Verde

Giallo

Arancio

Arancio

Giallo

Giallo

Giallo

Giallo

Giallo

Arancio

Arancio

Giallo

Giallo

Giallo

Giallo

Verde

Rosso

Verde

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Page 39: New 2 INTRODUZIONE AL PROGRAMMAcartogis.provincia.genova.it/cartogis/ppc/relazione/... · 2003. 12. 22. · PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 31 di 290 Figura 8:Cronistoria

Tabella 2: sintesi elaborata per evidenziare una possibile distribuzione del rischio incendi

boschivi, diverso dalle classi attribuite dal Piano regionale, che scaturisce dalla

valutazione delle interferenze per contatto tra i principali elementi vulnerabili

esposti e la maggiore pericolosità d’incendio in relazione alle tipologie vegetative

individuate ed indicare la differenza nella sommatoria delle tipologie di rischio.

Com

une

Pre

senz

a ne

l co

mun

e di

ind

icat

ori

di r

isch

iode

riva

nte

da p

ossi

bili

ino

ndaz

ioni

Pre

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a ne

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nel

com

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ndic

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deri

vant

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chio

der

ivan

te d

a po

ssib

ili

even

ti s

ism

ici

(cla

sse

sism

ica

“3”

ord.

327

4)P

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nza

nel

com

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chio

inc

endi

o bo

schi

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lass

i 4,

5,6

del

pian

o re

gion

ale)

Indi

cato

re n

umer

ico

dell

a so

mm

ator

ia d

elle

tip

olog

iedi

ris

chio

ind

ivid

uate

sul

ter

rito

rio

com

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Cla

sse

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iata

all

’ind

icat

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num

eric

o at

trib

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com

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icol

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Som

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l co

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Cla

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l'app

lica

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o pa

ram

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inc

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Dif

fere

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sull

a ba

se d

elle

due

dive

rse

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isi

del

risc

hio

ince

ndi

bosc

hivi

Con

fron

to

1

2

3

4

5

6

7

ARENZANO

AVEGNO

BARGAGLI

BOGLIASCO

BORZONASCA

BUSALLA

CAMOGLI

SI

NO

SI

SI

SI

SI

SI

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SI

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NO

NO

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NO

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Si

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Si

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4

2

3

3

4

3

2

MoltoAlta

Media

Alta

Alta

MoltoAlta

Alta

Media

Rosso

Giallo

Arancio

Arancio

Rosso

Arancio

Giallo

SI

NO

SI

SI

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0

-1

0

0

0

0

1

NESSUNADIFFERENZA

UN RISCHIODI MENO

NESSUNADIFFERENZA

NESSUNADIFFERENZA

NESSUNADIFFERENZA

NESSUNADIFFERENZA

UN RISCHIODI PIÙ

4

1

3

3

4

3

3

MoltoAlta

Bassa

Alta

Alta

MoltoAlta

Alta

Alta

Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi

Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1

Certificato N° 6556/02

PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 67 di 290

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Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1

Certificato N° 6556/02

pagina 68 di 290 30 settembre 2003 - Rev. 2 PPPPR.doc

Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi

Com

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10

11

12

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14

15

16

17

18

CAMPOLIGURE

CAMPOMORONE

CARASCO

CASARZALIGURE

CASELLA

CASTIGLIONECHIAVARESE

CERANESI

CHIAVARI

CICAGNA

COGOLETO

COGORNO

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2

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3

3

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3

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1

4

4

Media

Media

Alta

Alta

Media

Alta

Alta

Media

Bassa

MoltoAlta

MoltoAlta

Giallo

Giallo

Arancio

Arancio

Giallo

Arancio

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Giallo

Verde

Rosso

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1

1

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0

1

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0

0

UN RISCHIODI PIÙ

UN RISCHIODI PIÙ

UN RISCHIODI PIÙ

UN RISCHIODI PIÙ

NESSUNADIFFERENZA

UN RISCHIODI PIÙ

NESSUNADIFFERENZA

UN RISCHIODI PIÙ

UN RISCHIODI PIÙ

NESSUNADIFFERENZA

NESSUNADIFFERENZA

3

3

4

4

2

4

3

3

2

4

4

Alta

Alta

MoltoAlta

MoltoAlta

Media

MoltoAlta

Alta

Alta

Media

MoltoAlta

MoltoAlta

Page 41: New 2 INTRODUZIONE AL PROGRAMMAcartogis.provincia.genova.it/cartogis/ppc/relazione/... · 2003. 12. 22. · PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 31 di 290 Figura 8:Cronistoria

Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1

Certificato N° 6556/02

PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 69 di 290

Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi

Com

une

Pre

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da p

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ord.

327

4)P

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nel

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del

pian

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gion

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Indi

cato

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ico

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fron

to

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29

COREGLIALIGURE

CROCEFIESCHI

DAVAGNA

FASCIA

FAVALE DIMALVARO

FONTANIGORDA

GENOVA

GORRETO

ISOLA DELCANTONE

LAVAGNA

LEIVI

NO

NO

SI

NO

NO

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Media

Alta

Bassa

Media

Alta

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Giallo

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Verde

Giallo

Arancio

Rosso

Giallo

Arancio

Arancio

Giallo

NO

NO

NO

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NESSUNADIFFERENZA

UN RISCHIODI PIÙ

UN RISCHIODI MENO

NESSUNADIFFERENZA

UN RISCHIODI PIÙ

UN RISCHIODI PIÙ

NESSUNADIFFERENZA

NESSUNADIFFERENZA

NESSUNADIFFERENZA

UN RISCHIODI PIÙ

UN RISCHIODI PIÙ

1

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1

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Bassa

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Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1

Certificato N° 6556/02

pagina 70 di 290 30 settembre 2003 - Rev. 2 PPPPR.doc

Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi

Com

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Pre

senz

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LORSICA

LUMARZO

MASONE

MELE

MEZZANEGO

MIGNANEGO

MOCONESI

MONEGLIA

MONTEBRUNO

MONTOGGIO

NE

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NO

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Assente

Media

Alta

Alta

Alta

Media

Media

Alta

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Alta

Grigio

Giallo

Arancio

Arancio

Arancio

Giallo

Giallo

Arancio

Giallo

Arancio

Arancio

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NESSUNADIFFERENZA

NESSUNADIFFERENZA

NESSUNADIFFERENZA

NESSUNADIFFERENZA

UN RISCHIODI PIÙ

NESSUNADIFFERENZA

NESSUNADIFFERENZA

UN RISCHIODI PIÙ

NESSUNADIFFERENZA

NESSUNADIFFERENZA

UN RISCHIODI PIÙ

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Assente

Media

Alta

Alta

MoltoAlta

Media

Media

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Media

Alta

MoltoAlta

Page 43: New 2 INTRODUZIONE AL PROGRAMMAcartogis.provincia.genova.it/cartogis/ppc/relazione/... · 2003. 12. 22. · PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 31 di 290 Figura 8:Cronistoria

Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1

Certificato N° 6556/02

PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 71 di 290

Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi

Com

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bosc

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Con

fron

to

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51

NEIRONE

ORERO

PIEVE LIGURE

PORTOFINO

PROPATA

RAPALLO

RECCO

REZZOAGLIO

RONCO SCRIVIA

RONDANINA

ROSSIGLIONE

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Media

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Giallo

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UN RISCHIODI MENO

UN RISCHIODI PIÙ

UN RISCHIODI MENO

UN RISCHIODI PIÙ

NESSUNADIFFERENZA

NESSUNADIFFERENZA

NESSUNADIFFERENZA

UN RISCHIODI MENO

NESSUNADIFFERENZA

NESSUNADIFFERENZA

UN RISCHIODI PIÙ

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Page 44: New 2 INTRODUZIONE AL PROGRAMMAcartogis.provincia.genova.it/cartogis/ppc/relazione/... · 2003. 12. 22. · PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 31 di 290 Figura 8:Cronistoria

Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi

Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1

Certificato N° 6556/02

pagina 72 di 290 30 settembre 2003 - Rev. 2 PPPPR.doc

Com

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Pre

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ROVEGNO

SANCOLOMBANOCERTENOLI

SANTAMARGHERITA

LIGURE

SANT'OLCESE

SANTO STEFANOD'AVETO

SAVIGNONE

SERRA RICCÒ

SESTRI LEVANTE

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TIGLIETO

TORRIGLIA

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Arancio

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Giallo

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UN RISCHIO DIPIÙ

NESSUNADIFFERENZA

UN RISCHIODI PIÙ

UN RISCHIODI PIÙ

UN RISCHIODI PIÙ

NESSUNADIFFERENZA

UN RISCHIODI PIÙ

UN RISCHIODI PIÙ

NESSUNADIFFERENZA

UN RISCHIODI PIÙ

NESSUNADIFFERENZA

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Page 45: New 2 INTRODUZIONE AL PROGRAMMAcartogis.provincia.genova.it/cartogis/ppc/relazione/... · 2003. 12. 22. · PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 31 di 290 Figura 8:Cronistoria

Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1

Certificato N° 6556/02

PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 73 di 290

Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi

Com

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TRIBOGNA

USCIO

VALBREVENNA

VOBBIA

ZOAGLI

NO

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NO

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Bassa

MoltoAlta

Bassa

Giallo

Giallo

Verde

Rosso

Verde

SI

SI

NO

NO

SI

SI

NO

NO

NO

SI

0

0

0

-1

1

NESSUNADIFFERENZA

NESSUNADIFFERENZA

NESSUNADIFFERENZA

UN RISCHIODI MENO

UN RISCHIODI PIÙ

2

2

1

3

2

Media

Media

Bassa

Alta

Media

Page 46: New 2 INTRODUZIONE AL PROGRAMMAcartogis.provincia.genova.it/cartogis/ppc/relazione/... · 2003. 12. 22. · PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 31 di 290 Figura 8:Cronistoria

Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi

Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1

Certificato N° 6556/02

pagina 74 di 290 30 settembre 2003 - Rev. 2 PPPPR.doc

2.9 Composizione del programma

Il Programma originario, alla data della prima approvazione avvenuta com’è noto all’inizio del

2001, era composto dai seguenti elaborati:

Relazione introduttiva

Schema

Documento tecnico

Allegato 1A: schede di censimento delle aree a rischio d’inondazione

Allegato 1B: schede di censimento delle aree a rischio d’inondazione

Allegato 1C: schede di censimento delle aree a rischio d’inondazione

Allegato 1D: schede di censimento delle aree a rischio d’inondazione

Allegato 2: schede di censimento delle aree a rischio di frana

Allegato 3: schede di censimento delle aree a rischio di “incidente rilevante”

Il processo d’aggiornamento ha prodotto una modifica sostanziale nella

rappresentazione delle informazioni.

L’attuale documento è composto:

• Da un volume testuale che raccoglie le relazioni metodologiche e descrittive;

• Da un volume di cartografie tematiche che rappresentano la georeferenziazione

dei dati raccolti, dei pericoli noti, dei rischi individuati e degli scenari formulati,

alla luce di quanto finora indagato. Essi costituiscono la base tecnica per la

pianificazione d’emergenza.

Page 47: New 2 INTRODUZIONE AL PROGRAMMAcartogis.provincia.genova.it/cartogis/ppc/relazione/... · 2003. 12. 22. · PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 31 di 290 Figura 8:Cronistoria

Area 06 - Difesa del Suolo, Opere ambientali e Piani di BacinoVia G. Maggio, 3 16147 – Genova Quarto – Tel. 010.5499.1

Certificato N° 6556/02

PPPPR.doc 30 settembre 2003 - Rev. 2 pagina 75 di 290

Piano Provinciale di Protezione CivileModulo Conoscitivo: Programma Provinciale di Previsione e Prevenzione dei Rischi

2.10 Interazioni con altri studi

Il documento di programmazione, strumento flessibile ed in continuo aggiornamento, s’integra

con i vari strumenti di governo del territorio di cui l’Amministrazione Provinciale è autrice,

facendone proprie le risultanze e tenendo conto dei continui studi ed approfondimenti che sono

propedeutici all’approfondimento conoscitivo delle caratteristiche peculiari del territorio e

delle realtà socio economiche ed insediative che vi insistono.

Tra gli studi particolari che potranno costituire ulteriori moduli conoscitivi vi è il modulo

descrittivo consistente negli elaborati dell’“Analisi visiva della costa”, effettuata nel 1994

ampliata dalla campagna effettuata nel 1998 e aggiornata dalla campagna effettuata nel 2002,

con l’ausilio dei mezzi navali della Direzione Marittima della Liguria - Genova.

L’”Analisi visiva della costa- 1998”, la cui informatizzazione è stata ultimata nel mese

d’agosto del 2000, è composta di una base cartografica digitale sulla quale sono stati riportati

i fenomeni più evidenti, di schede di descrizione e confronto con il rilievo del 1994 e di

numerose fotografie dell’intero tratto di costa di competenza. Questa documentazione è oggi

facilmente accessibile giacché è stato realizzato un CD ROM multimediale, di semplice

consultazione, che contiene tutte le informazioni raccolte.

Un’altro modulo descrittivo potrà consistere nella mappatura degli eventi di dissesto della rete

idrografica, eseguita in collaborazione con la Guardia di Finanza ed utilizzando l’elicottero

della Sezione Aerea, all’interno della quale sono stati esaminati alcuni dissesti avvenuti sul

territorio della Val Fontanabuona a seguito degli eventi alluvionali avvenuti nei mesi di ottobre

e novembre dell’anno 2000.