Social travel e review turistiche: l’evoluzione del turista online – Corinne Beatovic
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Anno 7 - Numero 32 FEBBRAIO 2018
Ora su Instagram! @neon_oratorio_sancolombano
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La redazione
Alessandro Granata
Andrea Carenzi
Carlo Maestroni (Coach)
Corinne Cipolla
Cristian Di Cosimo
Davide Bagatta
Don Andrea
Elena Malaraggia
Federica Arensi
Giada Mainardi
Giovanni Pasquali
Irene Gavina
Jessica Maiocchi
Laura Bosoni
Luca Fontana
Marco Catalano
Mariavittoria Andena
Matteo Carenzi
Mattia Maniezzo
Nicola Fraschini
Nicolò Coldani
Paola Fulghieri
Sara Castellini
Sara Pasetti
Sara Tedeschi
Stefano Poggi
In questo numero…
Pag. 3 - Foto di gruppo… Per una vita felice.
Pag. 6 - Iniziamo a camminare insieme
Pag. 8 - Cara Italia
Pag. 10 - Il treno della vita
Pag. 13 - Da Seul ‘88 a PyoengChang ‘18
Pag. 15 - Castel Sant’Angelo
Pag. 17 - Wonder
Pag. 19 - Oh,vita!
Pag. 21 - Film: tutti i soldi del mondo
Pag. 23 - Il pesce rosso
Pag. 26 - Messaggi segreti
Pag. 27 - Ricetta: biscotti al formaggio
mail: [email protected]
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Foto di gruppo… Per una vita felice. di don Andrea
31 Gennaio 1988. Fu un giorno importante il 31 Gennaio 1988: per
tutta la Chiesa, che ricordava in quel giorno il primo centenario
della morte di san Giovanni Bosco, patrono della gioventù; per la
nostra parrocchia, che in quel giorno, alla presenza dell’allora
vescovo di Lodi mons. Paolo Magnani, diede ufficialmente inizio
alla costruzione del nuovo oratorio, ponendo la prima pietra di
quella che oggi è la grande casa dei giovani di San Colombano al
Lambro.
Sicuramente erano state scattate alcune fotografie che hanno
immortalato quel giorno speciale, ma devo riconoscere la mia
mancanza nel ricercarle in tempo per il 28 gennaio scorso, quando,
in occasione della festa dell’Oratorio, abbiamo ricordato il
trentesimo anniversario di quell’evento, con la celebrazione della
Santa Messa in Chiesa parrocchiale presieduta da don Gigi Gatti,
che in quegli anni era il “prete dell’oratorio” di San Colombano.
Se non ho cercato alcune foto di quel giorno, non potrò però mai
dimenticare due immagini, due fotografie che il 31 gennaio 2018,
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esattamente trent’anni dopo, sono state impresse nella mia
mente di giovane “prete dell’Oratorio”. La prima l’ho
mentalmente scattata intorno alle dodici di quel giorno, in
Chiesa parrocchiale, quando dal fondo della Chiesa, davanti al
portone principale, guardavo verso l’altare e vedevo un cerchio
di giovani attorno alla salma di un nostro amico, Simone, e
davanti a loro la statua di San Giovanni Bosco che dal
presbiterio, dove era stata collocata per il giorno della sua
festa, guardava la stessa scena. Era bello vedere don Bosco che
dall’alto guardava verso questi ragazzi, così com’era bello
vedere che i ragazzi nel giorno della sua festa erano davanti a
lui; certamente però la tristezza era data dal fatto che questa
immagine l’ho potuta vedere perché una terribile circostanza
l’ha permesso, e non perché i giovani si erano ricordati della
festa del patrono del loro oratorio.
La seconda immagine è stata scattata nel pomeriggio, quando gli
amici di Simone hanno voluto salutarlo qui, nel cortile
dell’oratorio, ascoltando e cercando di cantare, per quanto
fosse difficile in quel forte momento, una canzone rap del dj
Bassi Maestro, che s’intitola “Foto di gruppo”. E la foto che mi è
rimasta impressa è quella delle braccia dei nostri giovani che si
cercavano a vicenda per “fare gruppo”, per sostenersi a vicenda
in un momento di forte dolore.
Così, se le foto di trent’anni fa raccontavano un giorno di festa,
quelle di trent’anni dopo non potevano di certo farlo; però
abbiamo bisogno di conservarle tutte queste fotografie, non
semplicemente per riempire gli album dei ricordi, ma per farne
tesoro prezioso. Infatti, è tesoro prezioso per noi e per i nostri
giovani ricordare che nella nostra comunità è stato voluto e
costruito un luogo di formazione e di educazione della gioventù,
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così com’è importante non dimenticare il dolore che in questa
triste circostanza ha bussato alla porta dei nostri giovani, perché
la sofferenza per la morte di Simone possa aiutarli a ricercare
sempre nella vita quei valori che la rendono piena e felice.
L’oratorio, nel ricordo di Simone e degli altri giovani della nostra
comunità che già vivono nella vita eterna, si ripropone come luogo
dove far crescere e maturare nei giovani quei valori fondamentali
per una vita felice, e attende le loro risposte...
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Iniziamo a camminare insieme di Nicola Fraschini
Il 2018 sarà un anno importante per la Chiesa mondiale e per le
nostre comunità perché si terrà il Sinodo voluto da papa
Francesco sui giovani, la fede e il discernimento vocazionale: si
tratta di un tema impegnativo e allo stesso tempo avvincente,
visto che l’attenzione alle nuove generazioni è essenziale per
comprendere il presente e per gettare una luce sul futuro.
Viviamo in un’epoca in cui spesso gli adolescenti e i giovani più che
una risorsa vengono ad essere considerati un problema; alcuni
appaiono svogliati o allergici ad ogni forma comunitaria (Chiesa,
scuola o società civile che sia), alcuni manifestano il proprio
disagio con l’aggressività e le dipendenze, altri ancora sono
all’apparenza molto sicuri di sé, ma nel momento di prendere una
decisione definitiva vengono colti dalla paura e si chiudono in se
stessi. Tutto questo non è ovviamente una critica o un quadro
rassegnato della situazione; è semplicemente il punto di partenza
indispensabile per interrogarsi su quanto i nostri ragazzi ci
stanno chiedendo: per conoscerli è, infatti, necessario partire
dai loro bisogni e farsi interpellare dal desiderio di vita che in
essi si nasconde.
Cosa è davvero essenziale per la loro crescita umana? È giusto
pensare di un ragazzo “difficile” che, in fondo in fondo, è sempre
stato così e non cambierà mai? L’oratorio in tutto questo riveste
un ruolo strategico perché si offre come un tempo prezioso e
unico nel quale i ragazzi possono imparare a crescere e a trovare
in Gesù la persona che offre loro la felicità che desiderano. In
maniera istintiva siamo portati a concepire l’oratorio come un
luogo nel quale si svolgono attività e si organizzano occasioni di
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incontro; questo è certamente vero, tuttavia non bisogna
dimenticare che esso è prima di tutto un “tempo” propizio che
deve aiutare i ragazzi a conoscere meglio Gesù, a comprendere
cosa Egli desidera veramente per la loro vita e quali prodigi sta
già operando in loro. L’antidoto ad un’esistenza annoiata e
ripiegata su di sé sta, infatti, nel prendere coscienza di essere
amati da Dio così come siamo, nonostante gli errori commessi e i
dispiaceri che la vita familiare ci ha riservato. Per ogni ragazzo il
Sinodo pensato da papa Francesco può diventare un’ottima
occasione per decidere cosa desidera fare della propria vita o,
ancora meglio, per scegliere a chi vuole affidarla: sempre infatti,
che se ne sia consapevoli o meno, si dona la propria esistenza a
qualcuno o a qualcosa che riesca a realizzarla (lo studio, il
successo, una relazione d’amore, …).
Il segreto sta nel porre la propria fiducia non in chi ci vuole
sedurre e legare a sé, ma in chi ci lascia veramente liberi: è Gesù
l’amico vero che conosce così in profondità i nostri bisogni da
trasformarli in un dono per chi ci sta accanto. Perciò ragazzi
fate tesoro del tempo che vi è dato e cominciate a camminare!
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Cara Italia di Giovanni Pasquali e Ghali
Ti chiedo solo tre cose: NON PARLARMI più di
confini e non ti parlerò più con diffidenza. NON
SENTIRTI inferiore e io mi sentirò all’altezza. NON VEDERMI
come nemico e io ti vedrò come una sorella, un’amica, una mamma.
4,2 milioni di visualizzazioni su YouTube in 24 ore e qualche altro
record impressionante hanno battezzato questa canzone, che
forse è meglio chiamare lettera, intestata e spedita all’Italia.
Cosa possiamo dire a questo Paese? Probabilmente ognuno
avrebbe le proprie lamentele e proteste su qualcosa che non
funziona e i problemi son talmente tanti che non si farebbe
fatica a scrivere un articolo di una trentina di pagine, tanto per
stare bassi con il numero.
La lettera di Ghali però è altro: non ci si lamenta dei difetti del
nostro Paese solo per il gusto di farlo (abitudine fin troppo
diffusa). Nel post con cui lancia la canzone si legge: “Spero che
tu non ti offenda per aver risaltato i tuoi difetti, sappiamo tutti
che sei bellissima ma questo serve a migliorarsi”. Si può
“migliorare” l’Italia? Probabilmente no; però possiamo migliorare
gli Italiani, ciascuno partendo da un italiano in particolare: se
stesso. Non è tanto difficile essere “buoni cittadini”: le regole si
conoscono e sono semplici, le punizioni (in teoria) ci sono, i premi
(ancor più in teoria) anche. Bisognerebbe non guardare nessun
altro per non trovare la tentazione del “eh ma se lo fa lui, allora
posso anch’io”. Ma tutto ciò esce dal seminato e si può
tranquillamente riferire a Italia, Francia, Stati Uniti, Bolivia,
Lesotho, Giappone…
L’Italia è il Paese delle contraddizioni, siamo belli ma non ci
piacciamo: abbiamo il maggior numero di patrimoni UNESCO al
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mondo (abbiamo ri-superato la Cina di recente) e li trascuriamo;
abbiamo il peggior calcio al mondo e ci disperiamo. Siamo noti
all’estero per pizza, pasta, mafia e mandolino (che poi ci sarebbe
da capire perché il mandolino) e fondamentalmente ci “prendono in
giro” ovunque. Questo è anche giusto; la contraddizione sta nel
fatto che ci prendiamo in giro da soli, che guardiamo all’estero
come alla meta dove tutto è meglio, che preferiamo il sushi alla
pizza (per carità, son gusti… però fino a un certo punto). La
contraddizione è che un ragazzo italiano di 25/26 anni che studia
archeologia va a fare un anno di specializzazione ad Harvard e
torna con l’unica specializzazione di un disprezzo insensato per la
nostra Italia, che per un aspirante archeologo è un’assurdità (ma
questi son dettagli).
Poi ci sono davvero dei seri problemi: uno lo si legge in un
commento di un post su Facebook riguardo la canzone del buon
Ghali. Un simpatico signore ci informa che “il vero problema
dell’Italia è il meticciato. Gente come questo qui!”. Tralasciando
che il mio collega ideale di questo articolo è nato a Milano,
chiaramente il problema non è il “meticciato”, parola che si
commenta da sola, ma idee come questa. Sono pericolosi sia coloro
che ci credono sia coloro che sfruttano queste paure. È notizia dei
giorni in cui scrivo quello che è successo a Macerata: un folle
terrorista, giusto per chiamare le cose con il loro nome, che spara
in nome di una “pulizia etnica” tanto anacronistica quanto
preoccupante.
Cara Italia, abbiamo solo toccato qualche piccolo punto su cui
avresti tanto da lavorare per migliorarti. Ci sono diversi aspetti
che altri potrebbero raccontare meglio. Ci sono anche lati positivi
che, per celebrarti perbene, richiedono più spazio di quanto
abbiamo. Cerca di migliorare e noi cercheremo di aiutarti a farlo
perché, in fondo, tutti noi T.V.B., cara Italia.
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Il treno della vita di Corinne Cipolla
Il 2018 è ormai iniziato da un po’ e molti probabilmente ne hanno già
dato un giudizio, che sia rassegnato, pessimista o speranzoso. Le
varie considerazioni nascono da un confronto con gli anni passati, le
aspettative o i buoni propositi che ci si prefigge più o meno
esplicitamente.
Si è però diffusa una sorta di tendenza a mostrarsi negativi nei
confronti di ciò che può offrire il nuovo anno, spesso anche prima
che inizi, o a lamentarsi perché al termine del secondo giorno non è
ancora successo nulla di straordinario, non abbiamo ancora “avuto
una gioia”.
Di certo, se l’anno passato non ci ha soddisfatti, il povero 2018,
sotto la pressone di aspettative e pregiudizi, non potrà portare
grandi cambiamenti facendo tutto da solo, questo non significa
necessariamente che bisogna impegnarsi a rivoluzionare la propria
vita o bloccarsi su un determinato obiettivo. Anzi, spesso ciò che
dobbiamo fare è correggere il nostro atteggiamento verso ciò che
facciamo e le persone che incontriamo: in alcuni casi non è il mondo
che ci circonda a dover cambiare, ma il modo in cui noi lo leggiamo.
A volte fa bene fermarsi a riflettere su come trascorriamo le
nostre giornate e su ciò che esse creano tutte insieme: vale la pena
pensare alla nostra vita come la somma delle nostre decisioni, di ciò
che ci capita e del modo in cui reagiamo. Questo può servire a
rendere più sicuri i nostri passi nella direzione in cui stiamo
procedendo o magari a darci indicazioni per imboccare una nuova via.
A questo proposito ho deciso di proporre un testo che potrebbe
dare degli spunti preziosi per decidere come affrontare i prossimi
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mesi e ne condivido l’augurio finale.
“La vita appare proprio così, come un viaggio in treno in cui c’è chi
sale e chi scende. A ogni fermata si possono incontrare sorprese,
alcune piacevoli, altre tristi. Nascendo, troviamo persone che
crediamo ci accompagneranno per sempre: i nostri genitori.
Purtroppo la verità è un’altra: ad un certo momento loro
scenderanno lasciandoci soli, senza il loro affetto, la loro amicizia
e compagnia, ma con un dolce ricordo nel cuore… Nel frattempo
vediamo salire altri sul treno, che saranno molto importanti per
noi: i nostri fratelli e sorelle, gli amici e tutte le meravigliose
persone che amiamo. Qualcuno che sale considera il viaggio una
piccola passeggiata, altri incontrano solo tristezza nel loro
viaggio. Tanti sono sempre pronti ad aiutare quanti hanno bisogno.
Nello scendere, qualcuno lascia un grande vuoto… Qualcun’ altro
sale e ridiscende subito, facendosi a malapena notare. Ci
sorprende che qualche passeggero, cui vogliamo molto bene,
scelga di sedersi in un altro vagone lasciandoci fare il viaggio da
soli. Naturalmente niente può fermarci dall’andare a scovarlo,
purtroppo però non sempre possiamo accomodarci al suo fianco
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perché il posto è già occupato. Non fa niente…così è il viaggio:
pieno di sfide, sogni, fantasie, speranze, addii… e senza ritorno. Si
cerca di viaggiare nel miglior modo possibile, di andare d’accordo
con i vicini. Ricordiamoci che qualcuno può vacillare e aver bisogno
della nostra comprensione, come noi potremmo aver bisogno di
qualcun’altro che ci aiuti e si prenda cura di noi. Il più grande
mistero però resta non sapere quando noi scenderemo dal treno e
tantomeno quando lo faranno i nostri compagni o quello che ci sta
seduto accanto. Credo che mi dispiacerà molto quando toccherà a
me scendere per sempre dal treno, ne sono convinto. La
separazione dagli amici che ho incontrato sarà dolorosa; lasciare i
miei cari soli, sarà molto triste…ma ho fiducia che prima o poi
giungeremo alla stazione centrale dove potrò rivederli tutti con un
bagaglio che non avevano quando erano saliti sul treno. Ciò che mi
renderà felice sarà la certezza di aver contribuito ad arricchire il
loro bagaglio, impreziosendolo. Voi, io, tutti, impegniamoci a fare
un bel viaggio e che, alla fine, ne sia valsa la pena. Mettiamocela
tutta per lasciare, quando scenderemo dal treno, tanta nostalgia e
bei ricordi in quanti dovranno proseguire il viaggio. A COLORO
CHE FANNO PARTE DEL MIO TRENO, AUGURO BUONA VITA.”
Neon è social!
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@neon_oratorio_sancolombano
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Da Seul ‘88 a PyoengChang ‘18 di Carlo Maestroni
Come ogni 4 anni è tempo di Olimpiadi Invernali: la bandiera a 5
cerchi torna ancora a sventolare in Corea del Sud, dopo 30 anni
dall’edizione estiva di Seul 1988. Infatti la Corea del Sud dal
prossimo 9 febbraio al 25 febbraio 2018 ospiterà la
manifestazione a PyeongChang.
Facciamo il giro del mondo con gli stati che hanno già ospitato le
due diverse competizioni delle Olimpiadi, proprio come la Corea
del Sud. Eccone alcuni: partiamo dall’Europa con la nostra Italia
con le due edizioni olimpiche (quella estiva di Roma 1960 e quella
invernale di Torino 2006). Restiamo ancora in Europa, con la
Russia, esattamente con l’edizione estiva di Mosca 1980 e quella
invernale di Sochi 2014. Adesso voliamo in Nord America, con il
Canada che anch’esso ha ospitato due edizioni: quella estiva di
Montreal 1976 e quella invernale di Vancouver 2010; passiamo
ora negli Stati Uniti, dalle calde e assolate spiagge californiane
con l’edizione di Los Angeles 1984 alle fredde cime dello Utah,
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con l’edizione Invernale di Salt Lake City 2002. Torniamo di nuovo
in Asia, con il Giappone che anch’esso ha ospitato due edizioni
delle olimpiadi Tokio 1964 per quelle estive e Nagano 1998 per
quelle invernali.
Le specialità olimpiche invernali sono 15: la specialità più longeva
del programma è lo sci alpino, che è presente dalle Olimpiadi di
Garmisch del 1936. L’ultima specialità entrata a far parte del
programma olimpico è stato il curling, a Nagano 1998.
La spedizione olimpica italiana del 2018 sarà composta da 121
atleti impegnati in 14 discipline (su 15 discipline iscritte nel
programma). Come tanti suoi illustri predecessori che hanno
portato il vessillo tricolore alla cerimonia di inaugurazione,
quest’anno tocca ad Arianna Fontana. Durante un’intervista
rilasciata a Mediaset, una giornalista di Sport Mediaset chiese al
presidente del CONI Giovanni Malagò: “Signor presidente, lei
quante medaglie si aspetta che vincano gli atleti Azzurri alle
prossime Olimpiadi Invernali in Corea?”. La risposta di Malagò è
stata la seguente: “Mi aspetto che la nostra spedizione in Corea
vinca 20 medaglie”. Il medagliere dell’Italia delle Olimpiadi
Invernali, aggiornato all’edizione del 2014, è di 114 medaglie così
suddivise: 37 ori, 34 argenti e 43 bronzi.
Queste Olimpiadi verranno trasmesse integralmente su Eurosport
che si trova sulla piattaforma Sky e su Mediaset Premium.
Purtroppo la Rai ha acquisito i diritti per la trasmissione di solo
100 ore di Olimpiadi, e solo in caso di presenza azzurra
trasmetterà la gara in diretta.
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Immaginiamo di trovarci in un parco sulla sponda destra del
Tevere: un parco molto grosso e da lì, poco lontano, si può
ammirare la Cappella Sistina e, se si sta ben attenti, si possono
intravedere anche i Musei Vaticani.
Davanti a noi, in mezzo agli alberi, possiamo ammirare delle
altissime mura, modificate nelle epoche medievali e rinascimentali,
che nascondono alla vista un enorme castello che al suo interno
protegge affreschi bellissimi e statue stupende: Castel
Sant'Angelo. La sua costruzione fu incominciata dall'imperatore
romano Adriano nel 125 ed era pensato come mausoleo funebre
(alla faccia dell'ottimismo); l'opera colossale fu conclusa nel 139
da Antonino Pio.
Il nome “Castel Sant'Angelo” fu attribuito nel 590: mentre Roma
era colpita da una epidemia, il Papa Gregorio I ebbe una visione
dell'arcangelo Michele mentre rinfoderava la sua spada che
diceva: “Ciao... ecco... Tra un po' finisce l'epidemia! Dillo ai tuoi
amici che mi sembrano un po’ troppo agitati!”
Nel 403 l'imperatore d'Occidente Onorio incluse l'edificio nelle
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Castel Sant’Angelo di Nicolò Coldani
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mura aureliane: da quel momento l'edificio perse la sua funzione
originaria di sepolcro, diventando un fortilizio, baluardo avanzato
oltre il Tevere a difesa di Roma. Fu allora che il mausoleo venne
indicato per la prima volta con l'appellativo di “castellum”.
Col passare degli anni, oltre a essere conteso da nobili casate, fu
adibito più volte a prigione, le catacombe furono usate per
matrimoni (ai loro tempi avevano i loro gusti e, tanto per chiarire,
io preferisco mille volte le chiese), diventò una caserma e ora è
un museo. Nel 2016 fu il quinto museo italiano più visitato,
superando i 1 200 000 visitatori (in tutto sono 1 234 443) e il
quinto museo più visitato in Italia. Nel 2014 fu nominato Polo
Museale del Lazio.
Ho voluto fare questo articolo perché, pur essendo andato Roma
e avendo visitato questo monumento colossale (L’avete capita?
Colossale, Roma, Colosseo. Ok, scusate, la smetto), non sono
riuscito, per la mancanza di guide e cartelli, a comprendere la
storia di questa fortezza che così tanto assomigliava a Hogwarts.
Quindi spero di avervi informato e, intanto, avervi divertito, voi,
giovani e anziani lettori, con la storia di Castel Sant'Angelo.
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Wonder di Sara Castellini
Durante le feste di Natale (che
ormai sono solo un ricordo), è uscito
al cinema il film “Wonder”, ispirato
all’omonima serie di romanzi di R. J.
Palacio.
“Wonder” racconta la storia di
Auggie Pullman, un ragazzino di soli
11 anni con una grave malformazione
facciale, che si è dovuto sottoporre
a molte operazioni chirurgiche nella
sua breve vita, e ciò gli ha impedito
di andare a scuola e condurre una
vita normale. Ora, però, i suoi
genitori hanno deciso che è il momento per lui di uscire dal suo
guscio: per questo motivo l’hanno iscritto ad una scuola privata, la
prestigiosa Beecher Prep School.
Inizia così per Auggie un anno ricco di scoperte e novità. Si farà
amici, ma dovrà anche vedersela con i bulli, persone troppo
superficiali per vedere la sua simpatia ed intelligenza. La storia è
raccontata da diversi punti di vista: a parlare non è solo Auggie,
ma anche i suoi amici e parenti.
Quando ho deciso
di andare a vedere
il film pensavo che
non mi avrebbe mai
soddisfatto
appieno. Avendo
infatti letto ed
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amato i libri sapevo quanto la storia fosse complessa ed ogni
elemento fondamentale. Insomma, una storia non facile da
trasformare in film.
Devo invece ammettere che mi è davvero piaciuto. Nonostante duri
circa due ore, non è assolutamente pesante e la storia è stata
sviluppata in tutti i suoi elementi più importanti, benché alcune
sfumature siano state solo accennate o addirittura eliminate. Il
messaggio del film è stato posto in modo apparentemente molto
semplice, anche se in realtà non è facile intuire ogni sfumatura del
significato.
In conclusione, consiglio sia il libro che il film ad adulti e bambini.
La simpatia di Auggie e l’affetto di cui la sua famiglia lo ricopre vi
conquisteranno. Un bel film da vedere in famiglia o con gli amici,
per fare due risate e riflettere.
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Il nuovo disco di
Jovanotti ha quasi
compiuto tre mesi
ed io da giorni canto
le sue canzoni.
“Come posso io non
celebrarti vita? Oh
vita!”
Il brano che dà il
titolo all’album è
“Oh, vita!”, un bellissimo rap con ritornello pop che parla della
bellezza della vita e del dovere di celebrarla ogni giorno. Sempre
in questa canzone, c’è una parte particolare nella quale Lucio Dalla
canta una parte della sua canzone “futura”.
Questo disco contiene 14 brani pieni di gioia, vitalità ed anche un
grosso carico di poeticità.
Da sottolineare l’uso della
chitarra e della sua voce
come strumenti
predominanti, elementi che
rendono il disco diverso dai
precedenti.
Purtroppo per ora alla radio
è diffusa solo “Oh, vita!”….
ma ascoltando il nuovo CD si
possono scoprire tutti i suoi
nuovi bellissimi lavori come
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Oh, vita! di Irene Gavina
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la nuova ballata romantica “Al chiaro di luna” o “Navigare” che fa
riflettere sulle responsabilità personali e dove usa una citazione
evangelica a tale scopo: giudichi gli altri per le loro pagliuzze negli
occhi, mentre tu hai una trave.
Per gli appassionati, ricordo che
Lorenzo Cherubini (Jovanotti) oltre
al cd ha deciso di fare un doppio
regalo ai suoi fans: un libro rivista
esperimento scritto da lui stesso, dal
titolo “Sbam!” con tutte le
informazioni inerenti al nuovo lavoro
e ai suoi progetti futuri. Sbam non è
un nome a caso o un suono, ma il
titolo di un’altra nuova canzone del
cd:
“SBAM! Tutto cambia in un secondo sono pronto
SBAM! Tutto cambia sono in cima ed ero in fondo
SBAM! Tutto cambia in un secondo sono pronto
SBAM! Tutto tutto tutto salta”
Tutti pronti a saltare nei suoi concerti che si svolgeranno per tutto
l’anno in Italia.
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Nella città di Roma nell’ anno 1973
alcuni uomini rapiscono un ragazzo
adolescente di nome Paul Getty
III, nipote del petroliere Jean Paul
Getty, al tempo l’uomo più ricco al
mondo. Avrebbero liberato il
ragazzo in cambio di un riscatto,
ma nonostante ciò per il magnate
non è una ragione sufficientemente
valida per rinunciare a parte delle
sue ricchezze, tanto da costringere
la madre del ragazzo, Gail, e l’uomo
della sicurezza, Fletcher Chace, a
una sfrenata corsa contro il tempo per raccogliere i soldi, pagare
il riscatto e riportare finalmente a casa il giovane Paul.
Il film è rivolto ad un pubblico adulto in quanto la vicenda è a
tratti cruenta e presenta scene sanguinose e di violenza.
Oltre al rapimento di Jean Paul Getty III, fatto di cronaca
realmente accaduto, dal film emerge l’avidità del ricco Jean Paul
Getty, il quale in tutta la sua vita aveva sempre messo davanti a
tutto e a tutti il denaro e la ricchezza materiale. Così, anche nel
momento del rapimento del suo nipote preferito, ha scelto di
mettere al primo posto il denaro rifiutandosi di pagare il
riscatto.
Da spettatori dobbiamo fare una grossa ed importante
riflessione sulla comparazione tra valore dell’essere umano in
Film: Tutti i soldi del mondo
di Matteo Micheli
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quanto tale e valore del denaro.
Come si può valutare in moneta
la vita di una qualsiasi persona?
La vita di una persona non può e
non deve avere un prezzo
economico: l’anziano petroliere,
invece, quantificava in denaro
qualsiasi cosa, perfino la vita
delle persone ed in particolare la
vita di suo nipote.
Il regista inoltre ci mostra come
stia crescendo il potere della
mafia contrapposto al potere del
capitalismo. Il ragazzo viene
utilizzato come mezzo di scambio dall’Ndrangheta, la quale cerca
di assoggettare a sé stessa il potere del capitalismo.
E’ suggestiva e ben costruita la scena nella quale viene
rappresentato il taglio dell’orecchio di Jean Paul Getty III: i
mafiosi minacciano la famiglia del ragazzo affinchè si velocizzino
a pagare il riscatto: in caso contrario invieranno altri pezzi del
corpo del giovane. Alla fine, dopo una lunga trattativa, il riscatto
verrà pagato e il ragazzo tornerà a casa.
Si può dire che sia un buon
film: gli attori interpretano
bene le loro parti e i luoghi di
svolgimento delle scene sono
costruiti al meglio. E’ un film
da non sottovalutare perché
nonostante sia basato sulla
storia di un rapimento è comunque un film in grado di
intrattenere lo spettatore fino all’ ultimo minuto. Non ci sono
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Scriveteci al NUOVO indirizzo e-mail di
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molti momenti di azione, ma nonostante ciò non è noioso: il regista
si sofferma molto sugli aspetti interiori e sulle emozioni dei
personaggi, in particolar modo della madre del ragazzo, dell’ex
agente della CIA ingaggiato da Jean Paul Getty e di Jean Paul
Getty stesso. Consiglio la visione del film.
VOTO: 80/100
Il pesce rosso
di Elena Malaraggia
Il pesce rosso (Carassius auratus) è uno dei più diffusi animali do-
mestici che si trovano nelle case delle famiglie.
É originario dell'Asia orientale ma oggi è diffuso in tutto il mondo.
Si possono contare circa 300 diversi tipi di pesci rossi, che si dif-
ferenziano per dimensioni, varietà delle forme del corpo, tipo di
occhi, dimensione della pinna e varietà di colori. É uno dei pesci più
diffusi perché non ha particolari esigenze e quindi si adatta bene
alla vita in appartamento e alla cura anche dei bambini.
É un pesce di acqua dolce a temperatura ambiente. La curiosità che
forse pochi sanno è che in base alla temperatura dell'acqua assu-
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mono una diversa sfumatura e
intensità di colore. Possono
vivere molti anni e raggiungere
dimensioni fino a 30/35 cm se
ben allevati. Inoltre, contra-
riamente a quanto si possa
pensare, i pesci rossi possie-
dono buone capacità mnemoni-
che che possono arrivare addirittura a mesi!
Sono pesci socievoli che amano vivere in branchi ed avere ampi
spazi in cui nuotare. La vita in una boccia non è adatta ai pesci
rossi perché spesso troppo piccole per le necessità del povero
pesciolino. Sarebbe necessario un acquario di almeno 20 litri in
quanto, per una vita ottimale, ogni pesce dovrebbe avere a dispo-
sizione almeno 15/20 litri tutti per sé. Nell’acquario che avete
scelto, i vostri pesci rossi gradiranno delle decorazioni o dei
pezzi di legno appositi in cui potranno nascondersi e nuotare. Le
piante acquatiche costituiscono un elemento essenziale per l'os-
sigenazione dell'acqua e rappresentano un comodo nascondiglio
per il vostro piccolo ami-
co acquatico.
I pesci rossi dovrebbero
essere nutriti 1-2 volte a
giorno in piccole quanti-
tà. È necessario che non
mangino troppo, quindi si
dovrebbero nutrire con
una quantità di cibo che
riescono a mangiare in un minuto. La loro dieta deve essere varia,
possono mangiare cibo in granuli o in scaglie. Sono onnivori quindi
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attenzione a mettere le giuste piante vere nel vostro acquario,
potrebbero diventare un gradito spuntino per i vostri pesciolini e
non tutte potrebbero andare bene per la sua salute!
Sono animali diurni, ovvero
sono attivi durante il giorno,
hanno bisogno di luce per
mantenere un ciclo sonno-
veglia salutare.
Nuovi arrivi alla biblioteca dell’oratorio!!!
Harry Potter e la pietra filosofale: primo libro della saga del
giovane maghetto inglese
Alcuni libri della raccolta Grandi classici della letteratura
italiana: opere di grandi scrittori italiani (Leopardi, Foscolo,
Manzoni)
Atalante Biblico di Gianfranco
Ravasi, in cui si raccontano tutti i
luoghi della Bibbia
La bibbia raccontata ai ragazzi
Buona lettura a tutti!
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Messaggi Segreti!
di Anna Tedeschi
Usa l’inchiostro invisibile per tener segreti i tuoi messaggi!
Occorrente:
Succo di limone
Candela
Un foglio
Un pennello sottile
1) Intingi un pennello sottile nel succo di limone e scrivi il tuo
messaggio su un foglio di carta.
2) Una volta asciutto il succo di limone diventa invisibile…
3) Quando qualcuno vorrà leggere il
messaggio, dovrà passare il foglio
sopra la fiamma di una candela,
facendo molta attenzione a non
bruciarlo. Scaldandosi, il succo
diventa brunastro e le parole
appariranno… come per magia!
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Ricetta: Biscotti al formaggio
di Sara Tedeschi
Ingredienti:
Farina “00” 125g
Parmigiano grattugiato 100g
Burro 80g
Albume d’uovo
Sale
Preparazione:
1) Tira fuori dal frigorifero il burro prima di cominciare a cucinare e lascialo ammorbidire a temperatura ambiente. Su un piano pulito, mescola la farina e il formaggio grattugiato. Poi aggiungi il burro tagliato a pezzettini e un pizzico di sale.
2) Inizia a impastare con le mani, senza scaldare troppo la pasta (ricorda che il burro si scioglie al contatto con il calore delle mani). Quando avrai ottenuto una pasta morbida, stendila su un piano infarinato con il mattarello.
3) Con degli stampini di varie forme, ritaglia la pasta in modo da ottenere tanti biscotti. Accendi il forno a 180 °C e fodera una teglia con la carta da forno.
4) Disponi i biscotti sulla carta forno e spennellali con l’albume. Inforna quindi i biscotti e cuocili in forno ben caldo per 10 min. Poi lasciali raffreddare bene prima di servirli.