nemico

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4 mentre è solo un usignolo, già, niente più di un usignolo! — Tacete per favore! — implora Zoret — A me pare proprio una bella, bellissima melodia. Se siete davvero miei amici, lasciatemi ascoltare! Ma gli omini sghignazzano così forte e lo prendono così tanto in giro che quasi gli viene da piangere. Eppure, qualcosa di quella melodia lo ha toccato profondamente e un grande desiderio nasce nel cuore di Zoret ... Ma di quale desiderio si tratta? Lui non lo sa. Sa solo che il canto dell'usignolo ha risvegliato qualcosa che dormiva nel suo cuore. Gli omini ora non ridono più; seduti intorno al ragazzino lo sbeffeggiano con smorfie e versacci. Lungo la sua guancia scende un lacrimone, ma ben presto egli chiude gli occhi e si addormenta. Il mattino seguente l'usignolo non c'è più. Gli omini ne sono molto contenti e non si mostrano per niente arrabbiati. Zoret si vergogna un po' di aver pianto la sera precedente e pensa — Gli omini sono miei amici, mi aiutano a trovare ciò di cui ho bisogno per nutrirmi e ripararmi ma non capisco perché non mi lasciano ascoltare la dolce voce dell'usignolo! In quel momento Boccadimiele-Cuoredifiele si avvicina e gli dice dolcemente — Un ragazzo grande non piange mai per il canto di un uccello! I bambinetti paurosi piangono, non i ragazzi coraggiosi! Per fortuna ti abbiamo visto solo noi! Non farlo più, d'accordo? Il gruppetto si mette di nuovo in marcia e dopo qualche giorno di cammino si ritrova seduto in un altro prato. Malasgrinfia si avvicina piano piano a Zoret e gli dice — Ascolta, amico mio, oggi ci sarà una riunione molto importante di omini, proprio qui vicino. Noi dobbiamo andarci, ma tu non puoi venire perché i ragazzi non sono invitati e il nostro capo è molto severo al riguardo. Insomma, dovremo lasciarti solo per un po'. — Oh, beh, non importa, non preoccupatevi per me, vi aspetterò qui — risponde Zoret. Così i dodici omini, con un'espressione molto seria, partono per la loro riunione. Stiracchiandosi nell'erba, Zoret si perde a osservare il cielo azzurro e profondo e le delicate nuvolette bianche che volano come uccelli. — Ah, l'uccellino dell'altra sera, l'usignolo! — pensa — Com'era bello il suo canto e come rendeva leggero il mio cuore mi pare ancòra di sentirlo. Certo che gli omini non si sono comportati bene, non è giusto ridere così di me! Ah, ora che sono lontani mi sento meglio, come se fossi più libero. Che tranquillità! . Zoret è talmente contento che comincia a canticchiare sommessamente una canzone, mentre con occhi sognanti guarda verso il cielo infinito. Presto un fruscio

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mentre è solo un usignolo, già, niente più di un usignolo!— Tacete per favore! — implora Zoret — A me pare proprio una bella, bellissima melodia. Se siete davvero miei amici, lasciatemi ascoltare! Ma gli omini sghignazzano così forte e lo prendono così tanto in giro che quasi gli viene da piangere. Eppure, qualcosa di quella melodia lo ha toccato profondamente e un grande desiderio nasce nel cuore di Zoret ... Ma di quale desiderio si tratta? Lui non lo sa. Sa solo che il canto dell'usignolo ha risvegliato qualcosa che dormiva nel suo cuore.Gli omini ora non ridono più; seduti intorno al ragazzino lo sbeffeggiano con smorfie e versacci. Lungo la sua guancia scende un lacrimone, ma ben presto egli chiude gli occhi e si addormenta.Il mattino seguente l'usignolo non c'è più. Gli omini ne sono molto contenti e non si mostrano per niente arrabbiati. Zoret si vergogna un po' di aver pianto la sera precedente e pensa — Gli omini sono miei amici, mi aiutano a trovare ciò di cui ho bisogno per nutrirmi eripararmi ma non capisco perché non mi lasciano ascoltare la dolce voce dell'usignolo! In quel momento Boccadimiele-Cuoredifiele si avvicina e gli dice dolcemente — Un ragazzo grande non piange mai per il canto di un uccello! I bambinetti paurosi piangono, non i ragazzi coraggiosi! Per fortuna ti abbiamo visto solo noi! Non farlo più, d'accordo?

Il gruppetto si mette di nuovo in marcia e dopo qualche giorno di cammino si ritrova seduto in un altro prato. Malasgrinfia si avvicina piano piano a Zoret e gli dice — Ascolta, amico mio, oggi ci sarà una riunione molto importante di omini, proprio qui vicino. Noi dobbiamo andarci, ma tu non puoi venire perché i ragazzi non sono invitati e il nostro capo è molto severo al riguardo. Insomma, dovremo lasciarti solo per un po'.— Oh, beh, non importa, non preoccupatevi per me, vi aspetterò qui — risponde Zoret. Così i dodici omini, con un'espressione molto seria, partono per la loro riunione. Stiracchiandosi nell'erba, Zoret si perde a osservare il cielo azzurro e profondo e le delicate nuvolette bianche che volano come uccelli.— Ah, l'uccellino dell'altra sera, l'usignolo! — pensa — Com'era bello il suo canto e come rendeva leggero il mio cuore mi pare ancòra di sentirlo. Certo che gli omini non si sono comportati bene, non è giusto ridere così di me! Ah, ora che sono lontani mi sento meglio, come se fossi più libero. Che tranquillità! .Zoret è talmente contento che comincia a canticchiare sommessamente una canzone, mentre con occhi sognanti guarda verso il cielo infinito. Presto un fruscio di passetti leggeri lo distrae dal suo sogno, si gira e ... cosa vede? Una bambinetta molto molto piccola che gli si avvicina con leggerezza.— Ah, ma non posso mai stare un po' in pace? Perché non sei anche tu alla riunione degli omini — le domanda, alquanto seccato il ragazzo. La nuova arrivata, dopo essersi tolta il minuscolo cappuccio bianco, gli fa un bell'inchino e dice — Buongiorno! No, io non ci vado. Loro non mi vogliono.Davanti al viso incuriosito di Zoret, lei spiega: — Sai, loro son sempre lì a tramarne una e a me non piace prendere parte a quel tipo di cose.— Ah, bene — si stupisce Zoret — E cosa ti piace fare allora?Mi piace passeggiare. Sai, ti ho sentito e ti sono venuta incontro: hai una bella voce, canti spesso?— No, perché ai miei amici non piace sentir cantare. Loro scoppiano a ridere e mi prendono in giro! Dicono che sono stonato! Così canto solo quando loro non ci sono.La bambina dal cappuccio bianco lo guarda intensamente e gli dice — Hai mai suonato un