Nella Mente Di Aristotele-dispense

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Università degli Studi di Firenze Dipartimento di Filosofia Michele Gianni Nella mente di Aristotele Firenze – marzo 2002

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Michele Gianni

Nella mente di Aristotele

Firenze – marzo 2002

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Introduzione Il pensiero di Aristotele viene spesso citato quale esempio di che cosa il problema mente-corpo (MBP) non è:

n “Le origini del MBP vanno invece ricercate nella riflessione cartesiana e prendono le mosse da essa”

n “Aristotele è un precursore del funzionalismo”

Aristotele appare un buon padre per chiunque in filosofia della mente neghi una qualche forma di dualismo

Introduzione Aristotele: n può essere considerato il padre

(inconsapevole) del funzionalismo?

n non concede davvero alcuno spazio al dualismo?

n può servirci ancora o le sua visione è obsoleta come il flogisto o la terra piatta?

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La teoria aristotelica della psyche

Vivente non-vivente n Per Aristotele gli enti del mondo sublunare

si dividono in viventi

non viventi

n Vivente è ciò che “si nutre, cresce e il deperisce da sé”

n Gli enti viventi sono primari

La teoria aristotelica della psyche

Testi rilevanti: n De anima

n Historia animalium

n De partibus animalium

n De motu animalium

n De incessu animalium

n De generatione animalium

n Parva naturalia

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La teoria aristotelica della psyche

La psyche

n Gli enti viventi sono caratterizzati dal possedere un tipo di forma, genericamente definita col termine ‘psyche’.

n La psyche viene definita come:

“un’ousia, intesa come forma, di un corpo naturale che ha la vita in potenza”;

“realizzazione (entelecheia) prima di un corpo naturale dotato di parti strumentali”.

n Abbiamo qui un’applicazione della dottrina denominata ilomorfismo.

La teoria aristotelica della psyche

Ilomorfismo

n Ogni cosa si trova inserita nel ruolo dell’anello di una catena per cui:

è la realizzazione formale di qualcosa di meno organizzato

costituisce il materiale potenziale per la realizzazione di qualcosa di più organizzato

La catena prevede logicamente, pena un regresso o un progresso infiniti, una materia assoluta, massimamente entropica e una forma assoluta, che è forma di sé stessa e quindi divina o Dio stesso.

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La teoria aristotelica della psyche

Connessione fra corpo e psyche Per l’ilomorfismo non ha senso parlare di

una psyche distinta dal corpo:

Un corpo senza psyche è semplicemente un’altra cosa, un cadavere (principio di omonimia).

La psyche senza corpo non realizza più nulla e quindi di fatto non esiste.

La teoria aristotelica della psyche

La psyche come realizzazione La psyche è “realizzazione prima” perché Aristotele distingue fra:

possedere una funzione (realizzazione prima)

esercitare una funzione (realizzazione seconda)

Chi sta dormendo o è svenuto non esercita tutta una serie di funzioni, come per esempio percepire oggetti esterni, e tuttavia è vivo, la realizzazione prima è sufficiente a indicare la presenza di una psyche.

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La teoria aristotelica della psyche

Plasticità limitata dei viventi Dalla seconda definizione di psyche appare chiaro che:

il corpo non è un aggregato materiale qualsiasi, ma un insieme di parti strutturate in modo tale da poter svolgere determinati compiti

Non qualsiasi corpo può fare da soggetto alla realizzazione dell’essere vivente.

La teoria aristotelica della psyche

La psyche come ousia Ousia e sostanza

La traduzione consueta di ousia, “sostanza”, tende ad oscurare la distanza fra l’ousia aristotelica e la sostanza cartesiana, estesa o pensante, intesa come una cosa che esiste indipendentemente.

L’ousia non è una cosa.

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La teoria aristotelica della psyche

La psyche come ousia Due livelli della domanda ontologica

n La domanda “che cosa è ousia” (tis he ousia;) è ambigua in greco.

n Essa rientra nella tipologia delle domande socratiche:

“Cos’è la giustizia?”

a cui si può rispondere elencando una serie di cose e azioni giuste oppure cercando di spiegare cosa sia la giustizia in sé.

La teoria aristotelica della psyche

La psyche come ousia

Due livelli della domanda ontologica

(D1) “quali cose sono ousiai?”

Risposta: un elenco Es.: il fuoco, la terra, l’aria, l’acqua e altri corpi semplici, le piante e le loro parti, gli animali e le loro parti, il cielo e le sue parti;

Stabilire la popolazione di un’ontologia: quali sono gli enti primari, quelli che stanno a fondamento del nostro incontro con il mondo. nPer Aristotele, oltre a quelli elencati, sono considerati plausibili, ma oggetto di dibattito le idee platoniche e gli enti matematici.

nNon rientrano nell’elenco, per esempio, gli artefatti, gli eventi e gli stati di cose, che evidentemente hanno uno statuto ontologico derivato.

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La teoria aristotelica della psyche

La psyche come ousia

Due livelli della domanda ontologica

(D2) “che cosa è un’ousia?”

Traduzione: “quali sono le cause e i principi delle ousiai?”

Stabilire la natura degli enti primari, come sono costituiti, che cosa li rende tali.

A questo livello che si inserisce l’ilomorfismo:

Risposta: le ousiai, cioè gli enti primari, sono composti (synola) di materia e forma; nmateria e forma non sono parti, ma forse meglio aspetti di un ente primario;

nil loro rapporto è quello di potenza (dynamis) e realizzazione (entelecheia, energeia).

La teoria aristotelica della psyche

La psyche come ousia

Gerarchia ontologica

n All’interno degli aspetti materia e forma esiste una gerarchia di rilevanza:

la forma è primaria,

la materia è secondaria.

n Di un ente primario si può dire che è una certa materia strutturata secondo una certa forma, ma è legittimo chiedersi che cosa esso sia primariamente:

Risposta: la sua forma.

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La teoria aristotelica della psyche

La psyche come ousia Cosa è un vivente?

n Un particolare essere vivente è sicuramente una ousia.

n Ma che cosa è in realtà, in senso primario? Quale è la sua ousia?

n Risposta: la sua forma, cioè la sua psyche.

La teoria aristotelica della psyche

L’ilomorfismo come modello esplicativo

n L’ilomorfismo ha una portata più generale rispetto alla domanda sulla natura degli enti primari.

n Aristotele applica lo schema materia-forma in modo pervasivo: artefatti (una casa o una palla di bronzo);

eventi (un’eclissi)

n Il modello si applica anche a stati e processi della psyche.

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La teoria aristotelica della psyche

Oltre il nome della psyche n Affermando che l’ousia di un essere vivente

è la sua psyche, l’indagine non fa molti progressi: abbiamo semplicemente dato un nome generico (psyche) all’ousia degli esseri viventi.

n Se quello che cerchiamo sono davvero “le cause e i principi”, si richiede un’analisi della struttura della psyche stessa.

La struttura della psyche Omne trinum…

Esistono tre tipi di psyche distinte a seconda delle funzioni che sono in grado di esercitare:

vegetativa nutrizione, crescita e riproduzione

sensitiva precedenti più movimento, percezione, immaginazione e desiderio

razionale precedenti più pensiero pratico e teoretico

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La struttura della psyche Definizioni teleologiche

La tendenza alle definizioni di tipo teleologico è assolutamente comune in Aristotele.

Es.: "una casa è mattoni e legno e legno disposti in modo tale da costituire un riparo per i beni e i corpi dei suoi abitanti

La struttura della psyche Unità della psyche n Non abbiamo tre psychai distinte, presenti

in diversi luoghi del corpo, e possibilmente in tensione reciproca, come nella teoria platonica (anima razionale vs anima irascibile e conupiscibile).

n Ogni corpo di essere vivente possiede una sola psyche appartenente a uno dei tre tipi.

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La struttura della psyche Estensione dello psichico n Nel De Anima l’interesse aristotelico è volto

principalmente alle facoltà della percezione e del pensiero, in un orizzonte che ha al centro l’uomo.

n Nelle altre opere biologiche vengono analizzate tutte le altre funzioni, proprie delle creature viventi in generale e che consentono loro di riprodursi, conservarsi e interagire con l’ambiente.

La struttura della psyche La psyche sensitiva

La percezione

n I sensi percepiscono catturando la forma dei loro oggetti propri, senza la materia.

Analogia: trasferimento di un sigillo dall’anello alla cera.

n L’organo di senso, o una sua parte attiva, acquisisce la forma del suo oggetto: l’umore vitreo o la retina dell’occhio che vede una macchia rossa diventa rosso.

n Modello potenza-realizzazione: l’occhio è potenzialmente tutti i colori e ne realizza uno al momento di un concreto atto di percezione.

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La struttura della psyche La psyche sensitiva

Definizione dei sensi n Aristotele tende a voler definire i sensi in

riferimento ai loro oggetti e non alle modalità di funzionamento.

n La realizzazione organica e il funzionamento di un senso diventa irrilevante: i pesci percepiscono odori anche se non hanno vie respiratorie e organi olfattivi analoghi a quelli degli animali di terra.

La struttura della psyche La psyche sensitiva

Percezioni atomiche e complesse

n Ogni senso ha un suo oggetto proprio: la vista percepisce colori, l’udito i suoni ecc.

n Le nostre percezioni riguardano oggetti complessi: quando mi vedo passare davanti una palla rossa entrano in gioco la percezione del rosso, della forma sferica, delle dimensioni e del movimento.

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La struttura della psyche La psyche sensitiva

La facoltà centrale della percezione

n La coordinazione delle percezioni atomiche in un’unica percezione complessa avviene grazie a una facoltà centrale della percezione;

n Essa è nota anche come “senso comune”, soprattutto grazie alla tradizione posteriore.

La struttura della psyche La psyche sensitiva

La facoltà centrale della percezione

n Aristotele distingue anche fra:

oggetti di senso propri (idia) coinvolgono un senso specifico, il colore, il suono ecc.

oggetti di senso comuni (koina) coinvolgono più sensi, come il movimento, la forma, le dimensioni e il numero),

n Apparente parallelismo:

gli oggetti di senso propri sono percepiti dai sensi specifici,

gli oggetti di senso comuni dal senso comune.

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La struttura della psyche La psyche sensitiva

La facoltà centrale della percezione

n In realtà tutti gli oggetti di senso sono percepiti dalla facoltà centrale della percezione, che quindi equivale alla facoltà di percepire in generale.

n Infatti Aristotele si premura di specificare che non esistono altri organi di senso oltre ai cinque canonici.

La struttura della psyche La psyche sensitiva

Altre funzioni della facoltà centrale della percezione:

n permette di percepire che percepiamo;

n percepisce il trascorrere del tempo;

n è sede della immaginazione (phantasia), e costituisce la base della memoria e dei sogni.

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La struttura della psyche La psyche sensitiva

Fisiologia della facoltà centrale della percezione

n La facoltà centrale della percezione è realizzata da un sistema fisiologico unitario, che comprende gli organi di senso, i vasi sanguigni, il cervello (non con funzioni centrali) e primariamente il cuore.

n Rispetto alla nostra concezione del sistema nervoso, quella aristotelica risulta errata, ma non strutturalmente aliena: basta sostituire i vasi sanguigni con i nervi e il cuore con il cervello.

La struttura della psyche La psyche sensitiva

Fisiologia della facoltà centrale della percezione

«Decentramento» delle facoltà sensoriali verso i rispettivi organi: la facoltà di vedere risiede completamente nell’occhio, nel senso che tutti gli elementi visuali della percezione visiva vi hanno sede.

Ciò non significa che la visione avvenga solo nell’occhio: la facoltà centrale della percezione detiene comunque l’ultima parola su cosa è percepito.

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La struttura della psyche La psyche sensitiva

Immaginazione e memoria Nell’ambito della psyche sensitiva, e in particolare della

facoltà centrale della percezione si trovano anche le facoltà dell’immaginazione (phantasia) e della memoria.

L’immaginazione traduce le percezioni in immagini e le rende disponibili alle facoltà superiori.

Poiché le immagini prodotte dall’immaginazione hanno vita breve e vengono continuamente sostituite da altre immagini, la memoria consente di immagazzinare selettivamente alcune immagini in modo da renderle disponibili in un tempo successivo.

La struttura della psyche La psyche razionale

n La psyche razionale presiede alla formazione dei concetti, dei giudizi e dei ragionamenti.

n L’intelletto (nous) opera a partire dalle immagini prodotte dall’immaginazione o rese disponibili dalla memoria.

n Nelle immagini sono presenti le forme intelligibili, ma solo in potenza, quindi occorrono:

una facoltà in grado di realizzare la forma che è intelligibile in potenza

una facoltà che si trovi in uno stato potenziale e si realizzi apprendendo tale forma.

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La struttura della psyche La psyche razionale

n L’intelletto si distingue dunque in:

produttivo, o attivo (poietikos), che opera il primo passaggio,

passivo, che è protagonista del secondo.

n L’intelletto passivo si trova in uno stato di potenzialità è può diventare formalmente tutte le cose (tabula rasa).

n L’intelletto produttivo si trova invece necessariamente sempre in uno stato realizzato, poiché solo ciò che è realizzato può produrre la realizzazione di qualcos’altro.

n Come tale esso non ha materia e quindi è immortale e separato (!).

Aporie dell’intelletto n Il rapporto fra corpo e psyche non è quello di

separazione (se non to logo): non si tratta di due ousiai distinte: -> la teoria aristotelica della psyche si oppone al dualismo platonico.

n Resta da capire se l’intelletto produttivo faccia o meno parte della psyche:

se non ne fa parte ricompare una forma di dualismo

se ne fa parte, non può essere sempre realizzato, separato, immateriale e immortale, senza negare l’ilomorfismo

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Aporie dell’intelletto Soluzioni (Nannini):

n i testi sono in vario modo corrotti o apocrifi;

ma qualunque decisione risulta spesso ad hoc.

n l’intelletto produttivo è divino ed esterno agli uomini; l’ilomorfismo vale solo per la psyche animale e umana;

Aporie dell’intelletto Soluzioni (Nannini):

n i tipi di psyche sono in realtà quattroe:

psyche vegerativa,

psyche sensitiva,

intelletto umano passivo e produttivo,

intelligenze celesti e la divinità;

l’ilomorfismo vale solo per 1. 2. e per l’intelletto passivo; -> l’intelletto produttivo costituisce l’elemento divino in ogni uomo.

n Aristotele ha cambiato idea nel corso del tempo, ma testi di periodi diversi sono confluiti in tempi successivi.

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Intelletto e cultura n L’intelletto è richiesto dall’attività contemplativa

(theoria), ma anche dalla techne e dalla praxis: accesso a un universo informativo distribuito.

n La funzione dell’intelletto equivale al nostro accesso alla cultura normativa (Kahn).

n In termini contemporanei: Immaterialità dell’intelletto = nessuna spiegazione neurofisiologica e nessun modello computazionale del cervello potranno mai rendere conto della cultura normativa, in particolare negli ambiti del significato e della credenza (Searle - stanza cinese, Putnam - nozione di interpretazione, Collins - argomento della credenza).

Il dibattito n Influenza di Aristotele nel dibattito degli

ultimi cinquanta anni sul MBP.

n MBP e problema anima-corpo (SBP) sono diversi.

n SBP è ancora un problema per Descartes.

n Almeno a partire da Ryle (tranne ritorni sporadici: Popper-Eccles), nel dibattito contemporaneo non esiste SBP.

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Il dibattito - anni 50-60 Feigl

n “In che rapporto stanno i sentimenti semplici con gli stati comportamentali o neurofisiologici?”

n “Che relazioni logiche ci sono fra il discorso dei sentimenti semplici e i termini e gli enunciati del linguaggio comportamentale o della neurofisiologia?”

n Teoria dell’identità: gli stati mentali sono stati fisici

n Aristotele è un precursore perché per lui le affezioni dell’anima sono inseparabili dalla materia.

Il dibattito - anni 50-60 Slakey

n Spiegazione puramente fisiologica della percezione visiva:

“ricevere la forma senza la materia” = l’organo di senso diventa dello stesso colore dell’oggetto percepito.

Matson

n Per i greci prima di Aristotele l’anima è una cosa che si rapporta in qualche modo con altre cose, mentre per Aristotele l’anima non è una cosa, ma un tipo di organizzazione e funzionamento di certe parti di materia: “se l’occhio fosse un animale, la sua anima sarebbe la vista”

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Il dibattito - anni 70 Barnes n Aristotele non sostiene l’identità fra

percezioni e processi fisiologici (fisicalismo forte), bensì una connessione (inseparabilità) di certe funzioni dell’anima con il corpo (fisicalismo debole).

n La nozione di intelletto passivo ricade sotto il fisicalismo debole, mentre quella di intelletto attivo porta a un tipo di dualismo.

Il dibattito - anni 70 Sorabji

n Le percezioni e le emozioni hanno una forma e una materia ed esse sono inseparabili: La collera è materialmente un ribollire del sangue intorno al cuore e formalmente un desiderio di vendetta.

n “ricevere la forma senza la materia” = l’organo di senso assume il colore dell’oggetto percepito senza acquisirne alcuna particella materiale (vs Empedocle-Democrito).

n La percezione è materialmente un processo fisiologico, ma formalmente è una funzione.

n Aristotele non è fisicalista (forte o debole).

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Il dibattito - anni 70 Ackrill

n L’ilomorfismo nasce per spiegare il mutamento: uno stesso sostrato materiale può assumere nel tempo forme diverse.

n Nel caso del SBP l’ilomorfismo cambia aspetto.

n Se l’anima è la forma di un corpo naturale che ha la vita in potenza, il corpo non può assumere nel tempo altre forme, perché muore e non è più un corpo naturale, ma un cadavere (principio di omonimia).

n Questa variante dell’ilomorfismo consente il superamento del dualismo platonico: non ha senso chiedersi se anima e corpo formano un’unità perché un corpo non sarebbe tale senza l’anima.

Il dibattito - anni 70

Putnam 1

n Isomorfismo funzionale: “due sistemi sono funzionalmente isomorfi se esiste una corrispondenza tra gli stati dell’uno e gli stati dell’altro che conservi le relazioni funzionali.”

n Due sistemi possono essere materialmente diversi, ma svolgere le stesse funzioni.

n La mente sta al corpo come il software sta

all’hardware.

n La mente è una macchina di Turing (universale).

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Il dibattito - anni 70 Putnam 2

n La mente non è una macchina di Turing, tuttavia come dice Aristotele, la materia non è importante: quello che conta è la forma: la mente è una funzione che non dipende dal materiale con cui è realizzata.

n I predicati psicologici descrivono la nostra forma e non la materia.

n Non più riduzionismo, perché la psicologia ha una funzione esplicativa autonoma.

Il dibattito - anni 70 Nussbaum

n La spiegazione aristotelica dei processi psichici è funzionalista, mentre quella democritea era materialista.

n La struttura funzionale è condivisa da tutti i membri di una stessa specie.

n Poiché la forma è lo stato funzionale di una materia, è anche inseparabile da essa.

n Uno stato psichico si realizza inevitabilmente in una qualche materia, ma potrebbe farlo in molti modi diversi.

n Esistono dunque solo processi fisiologici, ma la loro spiegazione è sempre quella formale, funzionale.

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Il dibattito - anni 80-90 Burnyeat

n L’interpretazione funzionalista si fonda su quella di Sorabji secondo cui la percezione è un’alterazione fisiologica, ma essa è falsa.

n La visione di un colore non consiste nell’alterazione dell’occhio (che diventa di quel colore, con o senza il contributo della materia dell’oggetto percepito), ma nella consapevolezza del colore stesso, ed è essa ad essere immateriale.

n Nel processo percettivo la materia è l’alterazione fisiologica, mentre la forma è la consapevolezza.

Il dibattito - anni 80-90 Burnyeat

n Per Aristotele la vita e la coscienza sono primitive e non hanno bisogno di spiegazione.

n La nozione Aristotelica prevede che l’anima sia forma non di una materia generica, ma di una materia particolare, che ha la vita in potenza.

n Non semplice res extensa e neppure la materia della fisica moderna, ma una materia vivente in senso primitivo.

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Il dibattito - anni 80-90 Burnyeat

n Una materia concepita come essenzialmente animata è estranea alla nostra scienza.

n Né il funzionalismo né qualsiasi moderna teoria della mente possono rifarsi alla teoria aristotelica, a meno di non rinunciare alle acquisizioni della scienza.

n Il paradigma aristotelico è stato reso obsoleto dagli sviluppi successivi del sapere, quindi va abbandonato.

Il dibattito - anni 80-90 Putnam e Nussbaum n Né la coscienza né la vita sono primitivi;

per Aristotele

problema: la natura dell’organizzazione di tutti gli esseri

risposta: ilomorfismo

n Aristotele

non è materialista perché usa spiegazioni di tipo formale

non si pone il MBP.

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Il dibattito - anni 80-90 Putnam e Nussbaum

Oltre il funzionalismo:

n l’anima non fa nulla da sola, ma il suo fare si identifica col fare di un corpo organico.

n l’emergenza della mente non è solo il funzionamento del cervello.

Il dibattito - anni 80-90 Putnam e Nussbaum

n per il funzionalismo gli esseri pensanti sono compositionally plastic, possono espletare la stessa funzione attraverso materie diverse.

n per Putnam gli stati mentali sono anche computationally plastic, possono assumere software diversi per espletare funzioni di livello più generale. Es.: credenze e valori cambiano da individuo a individuo e così i comportamenti ad essi connessi, ma l’avere credenze e valori è una costante.

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Il dibattito - anni 80-90 Putnam

n Spostamento dal funzionalismo verso l’ilomorfismo aristotelico.

n La forma di un essere vivente è il modo in cui esso è organizzato per poter vivere; essa è una proprietà metafisica ed esperibile dalla scienza (es: mappa del DNA).

n Il fatto che tale forma abbia uno sviluppo storico (evoluzione) e che possa interagire con l’osservatore modificando i modi in cui si presenta, indica che tuttavia l’aspetto intenzionale è fondamentale e irriducibile alla nozione metafisica di forma.

Il dibattito - anni 80-90 Berti

Contributo di Aristotele al MBP:

n aver definito la vita come “il nutrirsi, il crescere e il deperire da sé” -> spontaneità

n aver considerato la vita come essenza e non come attributo aggiunto

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Il dibattito - anni 80-90 Berti

n Nessun computer può fare da sé le cose che fa: non è vivo. Anche se si riesce a riprodurre in un computer tutte le funzioni della mente umana, resta una differenza ineliminabile.

n Questa differenza non può dipendere dalla materia, che è sempre la stessa, ma dall’organizzazione, cioè dalla forma, cioè dalla psyche.

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