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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Anno CLIII n. 57 (46.301) Città del Vaticano sabato 9 marzo 2013 . y(7HA3J1*QSSKKM( +%!"!@!z!; 2 Sono state accolte dal collegio cardinalizio le motivazioni di rinuncia presentate da due porporati Nella Cappella Sistina saranno 115 i cardinali elettori L’Onu rafforza le sanzioni a Pyongyang che cancella il patto di non aggressione con Seoul Tensione alle stelle nella penisola coreana In conclave Le relazioni della Santa Sede nel contesto internazionale e la libertà della Chiesa in età contemporanea Una diplomazia globale DOMINIQUE MAMBERTI A PAGINA 5 Pubblicate le stime della Fao sulla produzione nel 2013 Più grano prodotto nel mondo ma in Africa non arriva Il premier Laarayedh prepara la lista dei ministri Raggiunto l’accordo per il Governo tunisino Una donna con il figlio in Burkina Faso INSERTO A COLORI ROMA, 8. La produzione di grano è stimata quest’anno in aumento nel mondo, ma l’Africa paga ancora un prezzo pesante in termini di suffi- cienza alimentare, soprattutto nelle aree investite da conflitti. È quanto emerge dall’annuale rapporto «Crop Prospects and Food Situa- tion» («Prospettive dei raccolti e si- tuazione alimentare») diffuso ieri a Roma dalla Fao, l’organizzazione dell’Onu per l’agricoltura e l’ali- mentazione. Le attività agricole hanno subito forti rallentamenti in diversi Paesi africani coinvolti in conflitti interni e internazionali. Tra questi il rapporto cita in par- ticolare la Repubblica Democratica del Congo, il Sudan e Sud Sudan, e il Mali. Nel primo caso, la ripresa dei conflitto in Nord Kivu ha fatto aumentare sensibilmente il numero degli sfollati, stimati adesso intorno a due milioni e settecentomila. In Sudan e in Sud Sudan l’Onu valu- ta in almeno tre milioni e mezzo le persone che hanno bisogno d’assi- stenza umanitaria, soprattutto nelle zone di confine tra i due Stati che subiscono maggiormente le conse- guenze delle ancora irrisolte violen- ze. Nel Mali, il conflitto in corso nel nord tra le milizie jihadiste e le forze francesi e africane ha interrot- to la circolazione dei prodotti ali- mentari e provocato un gran nume- ro di sfollati e rifugiati. Tutto ciò non ha fatto che peggiorare la già precaria situazione alimentare crea- ta dalla grave siccità del 2011. Questo tipo di condizioni negati- ve si registrano anche in altre zone del mondo. Nella sua analisi delle zone più esposte all’insicurezza ali- mentare, il rapporto della Fao indi- ca in particolare la Siria, dove si sti- ma che a causa del protrarsi della guerra non meno di quattro milioni di persone necessitino con urgenza di assistenza alimentare e sostegno alle condizioni di vita. Diverso è il caso della Corea del Nord, dove il periodo di siccità del maggio e giugno del 2012, seguito da localizzate inondazioni nei mesi di luglio e agosto, ha influito nega- tivamente sulla produzione che è diminuita e ha danneggiato le infra- strutture agricole. Per quanto riguarda il dato glo- bale, come detto, la situazione si prospetta invece migliore rispetto al 2012. Secondo il rapporto della Fao, la produzione di grano di que- st’anno si aggirerà intorno ai 690 milioni di tonnellate, con un au- mento del 4,3 per cento rispetto all’anno scorso. Se confermata, sa- rebbe la seconda più grande produ- zione mai registrata. La maggior produzione è prevista principalmen- te in Europa, trainata da un aumen- to delle semine fatto come risposta ai prezzi sostenuti, ma anche un miglioramento delle rese, soprattut- to nella Federazione Russa. Anche le prospettive per gli Stati Uniti, benché meno favorevoli a causa di condizioni di siccità precedenti, nel- le ultime settimane sono in qualche modo, migliorate. Nel frattempo la recente flessione dei prezzi del grano, e in una certa misura del mais, che ha bilanciato i rincari dei prodotti caseari e dello zucchero, ha contribuito a mantene- re invariato in febbraio, per il se- condo mese consecutivo, l’indice dei prezzi alimentari della Fao, che si è attestato a 210 punti, cinque punti in meno rispetto al febbraio 2012. Stabili si sono mantenuti nel loro complesso i prezzi della carne, con un leggero calo di quelli del pollame e un contenuto aumento dei prodotti di origine suina. NEW YORK, 8. La Corea del Nord ha annunciato oggi la cancellazione del patto di non aggressione con la Corea del Sud e di tutti gli altri ac- cordi per la riduzione delle tensioni. Il regime comunista di Pyongyang ha deciso anche di interrompere il canale di comunicazione di emer- genza in funzione nel villaggio di Panmunjon, nella zona demilitariz- zata fra le due Coree. L’annuncio è giunto stamattina, all’indomani dell’approvazione di nuove sanzioni internazionali contro Pyongyang, decise dal Consiglio di sicurezza dell’Onu in seguito al ter- zo esperimento atomico nordcorea- no dello scorso 12 febbraio e alle mi- nacce di attacco nucleare preventivo contro gli Stati Uniti. Immediata la risposta del portavoce della Casa Bianca: «Gli Stati Uniti sono piena- mente in grado di difendersi da un possibile attacco». Anche la Corea del Sud ha dichiarato che qualsiasi attacco nucleare da parte della Co- rea del Nord ne provocherebbe la distruzione. Il tono dell’annuncio nordcoreano è fortemente bellicoso, fino alla mi- naccia di una guerra nucleare. La Cina ha rivolto oggi un monito alla Corea del Nord, invitandola alla cal- ma e alla «moderazione» dopo le ultime minacce del regime di Pyon- gyang in risposta al rafforzamento delle sanzioni dell’Onu. Mercoledì scorso il regime comunista di Pyongyang aveva minacciato di re- vocare l’armistizio che mise fine alla sanguinosa guerra di Corea (1950- 1953) e che non è mai stato seguito da un accordo di pace. Le nuove sanzioni contro la Co- rea del Nord sono state approvate all’unanimità dal Consiglio di sicu- rezza dell’Onu. Mentre le sanzioni già in vigore vietavano la vendita di armi a Pyongyang, le nuove colpi- scono i trasferimenti finanziari inter- nazionali che coinvolgono compa- gnie ed esponenti nordcoreani accu- sati di favorire il programma nuclea- re e lo sviluppo di missili balistici. Inoltre tutti i Paesi hanno ora il di- ritto di ispezionare le navi dirette in Corea del Nord, di negargli l’acces- so ai porti e di vietare ai velivoli nordcoreani l’accesso al proprio spa- zio aereo. Vi sono anche restrizioni alla vendita di beni di lusso — come gioielli e auto sportive — alla diri- genza di un Paese dove gran parte della popolazione vive in estrema povertà. Il segretario generale dell’O nu, Ban Ki-moon, ha accolto con favore l’adozione da parte del Consiglio di sicurezza della risoluzione che ina- sprisce le sanzioni. Ban Ki-moon ha sottolineato come la decisione dei Quindici rappresenta «un messaggio inequivocabile» da parte della co- munità internazionale: non verranno tollerati nuovi test nucleari. Ban Ki- moon ha invitato tutti gli Stati membri a rispettare la risoluzione, ed esortato Pyongyang ad astenersi da nuove misure destabilizzanti: «È necessario invertire la rotta e punta- re sulla costruzione della fiducia con i Paesi vicini». Dal canto suo, l’ambasciatore sta- tunitense alle Nazioni Unite ha af- fermato: «Prese tutte insieme queste sanzioni mordono, mordono dura- mente. Il mondo intero è unito nell’impegno per la denuclearizza- zione della penisola nordcoreana». Soddisfazione per l’adozione delle nuove sanzioni — previste dalla riso- luzione 2094 — è stata espressa dall’alto rappresentante per la Politi- ca estera e di sicurezza comune dell’Ue, Catherine Ashton. È però «deplorevole», ha aggiunto Ashton, «che le autorità coreane abbiano già minacciato ulteriori azioni provoca- torie». L’Unione europea quindi chiede al regime comunista di Pyon- gyang di riflettere e «pensare al be- nessere del suo popolo invece di lanciare minacce». TUNISI, 8. Dopo avere annunciato ieri sera che tra i partiti della vec- chia maggioranza Ennahdha, Ettakatol e Congresso per la Re- pubblica — è stata raggiunta un’in- tesa per varare un nuovo Governo, il primo ministro designato, Ali Laarayedh, sta lavorando in queste ore per apportare le ultime correzio- ni al programma e definire la lista dei ministri. Il tutto mentre scade il termine che, nel conferirgli l’incari- co, gli aveva dato il presidente della Repubblica Moncef Marzouki, al quale programma e futuri ministri dovranno essere presentati. Da quel che si è potuto apprendere, restano ancora dei dettagli da definire, ma lo scoglio principale, cioè l’attribu- zione dei quattro ministeri ritenuti più importanti — Difesa, Interni, Esteri e Giustizia — sarebbe stato superato. Quando ormai si dava per scon- tata la rottura dell’accordo di mag- gioranza, e quindi la fine del tenta- tivo di Ali Laarayedh di dare vita al nuovo Esecutivo, è dunque stata trovata in extremis un’intesa che ap- parentemente rinsalda l’alleanza tra Ennahdha, Ettakatol e Congresso per la Repubblica (Cpr). Laarayedh si è sobbarcato il peso di una fati- cosa trattativa con quelli che quindi sono rimasti alleati e che comun- que, sino all’ultimo, hanno cercato di ottenere dal partito islamico quante più concessioni possibili. Nulla è trapelato sulla composi- zione dell’Esecutivo. Non si com- prende quindi sino a che punto le richieste di porre alla guida dei quattro ministeri chiave personalità di alto profilo, ma sganciate dai partiti, siano state accolte da En- nahdha, che sin dall’inizio ha oppo- sto una strenua resistenza, anche perché erano di quel partito i titola- ri dei dicasteri nel precedente Ese- cutivo. La richiesta di affidare a tec- nici i ministeri chiave era venuta sia dall’opposizione che da esponenti dei partiti alleati, che in questo mo- do — oltre che rispondere alla forte pressione dell’opinione pubblica — cercavano evidentemente di frenare l’invadenza del partito di maggio- ranza relativa. Ora occorrerà vedere su quali nu- meri il prossimo Governo potrà contare prima di affrontare il giudi- zio dell’Assemblea costituente che, nel periodo di transizione dopo la caduta di Ben Ali, funge da Parla- mento. I numeri ci sarebbero, ma non sono del tutto sicuri. Militari delle due Coree si fronteggiano a Panmunjom (La Presse/Ap) La settima congregazione generale dei cardinali ha avuto luogo nella mattina di venerdì 8 marzo, nell’Au- la del Sinodo. Ai lavori, svoltisi tra le 9.30 e le 12.30, hanno partecipato 153 porporati, tra i quali tutti i 115 elettori attesi sui 117 aventi diritto: non erano presenti, infatti, i cardina- li Darmaatmadja e O’Brien. All’ini- zio della congregazione si è provve- duto a riconoscere i motivi di assen- za dei due porporati. In ottempe- ranza al numero 38 della Universi dominici gregis, il collegio cardinali- zio ha votato l’accettazione dei mo- tivi — di salute, nel primo caso, e personali, nel secondo — che ne im- pediscono la partecipazione. Successivamente il decano Angelo Sodano, prendendo atto di questa situazione, ha riconosciuto la possi- bilità di ricorrere al numero 37 della citata costituzione apostolica, modi- ficato dal recente motuproprio di Benedetto XVI Normas nonnullas, per anticipare l’inizio del conclave. Sono seguiti 18 interventi. Ampi e vari i temi toccati: si è parlato tra l’altro di dialogo tra le religioni, del- la cultura di oggi, di bioetica, della giustizia nel mondo, del cristianesi- mo come proposta di amore e di gioia, dell’annuncio della misericor- dia divina e del governo della Chie- sa, in particolare della collegialità. La ricorrenza dell’8 marzo ha offer- to ai presenti lo spunto per interro- garsi anche sul ruolo della donna nella Chiesa. In totale sono oltre cento gli interventi tenuti finora. Nel pomeriggio di ieri, giovedì 7, si era svolta la sesta congregazione generale, con 151 presenti e 16 inter- venti. Nel pomeriggio di venerdì 8 i car- dinali tornano a riunirsi nell’Aula del Sinodo per l’ottava volta. In questa congregazione “è verosimile” che venga fissata la data d’inizio del conclave. Lo ha detto il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Federico Lombardi, il quale ha an- che riferito che la predica nella Cap- pella Sistina sarà affidata al cardina- le non elettore Prosper Grech, ago- stiniano maltese.

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L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO

Unicuique suum

POLITICO RELIGIOSO

Non praevalebunt

Anno CLIII n. 57 (46.301) Città del Vaticano sabato 9 marzo 2013

.

y(7HA3J1*QSSKKM( +%!"!@!z!;2

Sono state accolte dal collegio cardinalizio le motivazioni di rinuncia presentate da due porporati

Nella Cappella Sistinasaranno 115 i cardinali elettori

L’Onu rafforza le sanzioni a Pyongyang che cancella il patto di non aggressione con Seoul

Tensione alle stelle nella penisola coreana

In conclave

Le relazioni della Santa Sedenel contesto internazionalee la libertà della Chiesain età contemporanea

Una diplomaziaglobale

DOMINIQUE MAMBERTI A PA G I N A 5

Pubblicate le stime della Fao sulla produzione nel 2013

Più grano prodottonel mondo

ma in Africa non arriva

Il premier Laarayedh prepara la lista dei ministri

Raggiunto l’accordo per il Governo tunisino

Una donna con il figlio in Burkina Faso

INSERTO A COLORI

ROMA, 8. La produzione di grano èstimata quest’anno in aumento nelmondo, ma l’Africa paga ancora unprezzo pesante in termini di suffi-cienza alimentare, soprattutto nellearee investite da conflitti. È quantoemerge dall’annuale rapporto«Crop Prospects and Food Situa-tion» («Prospettive dei raccolti e si-tuazione alimentare») diffuso ieri aRoma dalla Fao, l’o rg a n i z z a z i o n edell’Onu per l’agricoltura e l’ali-mentazione. Le attività agricolehanno subito forti rallentamenti indiversi Paesi africani coinvolti inconflitti interni e internazionali.

Tra questi il rapporto cita in par-ticolare la Repubblica Democraticadel Congo, il Sudan e Sud Sudan,e il Mali. Nel primo caso, la ripresadei conflitto in Nord Kivu ha fattoaumentare sensibilmente il numerodegli sfollati, stimati adesso intornoa due milioni e settecentomila. InSudan e in Sud Sudan l’Onu valu-ta in almeno tre milioni e mezzo lepersone che hanno bisogno d’assi-stenza umanitaria, soprattutto nellezone di confine tra i due Stati chesubiscono maggiormente le conse-guenze delle ancora irrisolte violen-ze. Nel Mali, il conflitto in corsonel nord tra le milizie jihadiste e leforze francesi e africane ha interrot-to la circolazione dei prodotti ali-mentari e provocato un gran nume-ro di sfollati e rifugiati. Tutto ciònon ha fatto che peggiorare la giàprecaria situazione alimentare crea-ta dalla grave siccità del 2011.

Questo tipo di condizioni negati-ve si registrano anche in altre zonedel mondo. Nella sua analisi dellezone più esposte all’insicurezza ali-mentare, il rapporto della Fao indi-ca in particolare la Siria, dove si sti-ma che a causa del protrarsi dellaguerra non meno di quattro milioni

di persone necessitino con urgenzadi assistenza alimentare e sostegnoalle condizioni di vita.

Diverso è il caso della Corea delNord, dove il periodo di siccità delmaggio e giugno del 2012, seguitoda localizzate inondazioni nei mesidi luglio e agosto, ha influito nega-tivamente sulla produzione che èdiminuita e ha danneggiato le infra-strutture agricole.

Per quanto riguarda il dato glo-bale, come detto, la situazione siprospetta invece migliore rispetto al2012. Secondo il rapporto dellaFao, la produzione di grano di que-st’anno si aggirerà intorno ai 690milioni di tonnellate, con un au-mento del 4,3 per cento rispettoall’anno scorso. Se confermata, sa-rebbe la seconda più grande produ-zione mai registrata. La maggiorproduzione è prevista principalmen-te in Europa, trainata da un aumen-to delle semine fatto come rispostaai prezzi sostenuti, ma anche unmiglioramento delle rese, soprattut-to nella Federazione Russa. Anchele prospettive per gli Stati Uniti,benché meno favorevoli a causa dicondizioni di siccità precedenti, nel-le ultime settimane sono in qualchemodo, migliorate.

Nel frattempo la recente flessionedei prezzi del grano, e in una certamisura del mais, che ha bilanciato irincari dei prodotti caseari e dellozucchero, ha contribuito a mantene-re invariato in febbraio, per il se-condo mese consecutivo, l’indicedei prezzi alimentari della Fao, chesi è attestato a 210 punti, cinquepunti in meno rispetto al febbraio2012. Stabili si sono mantenuti nelloro complesso i prezzi della carne,con un leggero calo di quelli delpollame e un contenuto aumentodei prodotti di origine suina.NEW YORK, 8. La Corea del Nord

ha annunciato oggi la cancellazionedel patto di non aggressione con laCorea del Sud e di tutti gli altri ac-cordi per la riduzione delle tensioni.Il regime comunista di Pyongyangha deciso anche di interrompere ilcanale di comunicazione di emer-genza in funzione nel villaggio diPanmunjon, nella zona demilitariz-zata fra le due Coree.

L’annuncio è giunto stamattina,all’indomani dell’approvazione dinuove sanzioni internazionali controPyongyang, decise dal Consiglio disicurezza dell’Onu in seguito al ter-zo esperimento atomico nordcorea-no dello scorso 12 febbraio e alle mi-nacce di attacco nucleare preventivocontro gli Stati Uniti. Immediata larisposta del portavoce della CasaBianca: «Gli Stati Uniti sono piena-mente in grado di difendersi da unpossibile attacco». Anche la Coreadel Sud ha dichiarato che qualsiasiattacco nucleare da parte della Co-rea del Nord ne provocherebbe lad i s t ru z i o n e .

Il tono dell’annuncio nordcoreanoè fortemente bellicoso, fino alla mi-naccia di una guerra nucleare. LaCina ha rivolto oggi un monito allaCorea del Nord, invitandola alla cal-ma e alla «moderazione» dopo leultime minacce del regime di Pyon-gyang in risposta al rafforzamentodelle sanzioni dell’Onu. Mercoledìscorso il regime comunista diPyongyang aveva minacciato di re-vocare l’armistizio che mise fine allasanguinosa guerra di Corea (1950-1953) e che non è mai stato seguitoda un accordo di pace.

Le nuove sanzioni contro la Co-rea del Nord sono state approvateall’unanimità dal Consiglio di sicu-rezza dell’Onu. Mentre le sanzionigià in vigore vietavano la vendita diarmi a Pyongyang, le nuove colpi-scono i trasferimenti finanziari inter-nazionali che coinvolgono compa-

gnie ed esponenti nordcoreani accu-sati di favorire il programma nuclea-re e lo sviluppo di missili balistici.Inoltre tutti i Paesi hanno ora il di-ritto di ispezionare le navi dirette inCorea del Nord, di negargli l’acces-so ai porti e di vietare ai velivolin o rd coreani l’accesso al proprio spa-zio aereo. Vi sono anche restrizionialla vendita di beni di lusso — comegioielli e auto sportive — alla diri-genza di un Paese dove gran partedella popolazione vive in estremap overtà.

Il segretario generale dell’O nu,Ban Ki-moon, ha accolto con favorel’adozione da parte del Consiglio disicurezza della risoluzione che ina-sprisce le sanzioni. Ban Ki-moon hasottolineato come la decisione deiQuindici rappresenta «un messaggioinequivocabile» da parte della co-munità internazionale: non verranno

tollerati nuovi test nucleari. Ban Ki-moon ha invitato tutti gli Statimembri a rispettare la risoluzione,ed esortato Pyongyang ad astenersida nuove misure destabilizzanti: «Ènecessario invertire la rotta e punta-re sulla costruzione della fiducia coni Paesi vicini».

Dal canto suo, l’ambasciatore sta-tunitense alle Nazioni Unite ha af-fermato: «Prese tutte insieme questesanzioni mordono, mordono dura-mente. Il mondo intero è unitonell’impegno per la denuclearizza-zione della penisola nordcoreana».Soddisfazione per l’adozione dellenuove sanzioni — previste dalla riso-luzione 2094 — è stata espressadall’alto rappresentante per la Politi-ca estera e di sicurezza comunedell’Ue, Catherine Ashton. È però«deplorevole», ha aggiunto Ashton,«che le autorità coreane abbiano giàminacciato ulteriori azioni provoca-torie». L’Unione europea quindichiede al regime comunista di Pyon-gyang di riflettere e «pensare al be-nessere del suo popolo invece dilanciare minacce».

TUNISI, 8. Dopo avere annunciatoieri sera che tra i partiti della vec-chia maggioranza — Ennahdha,Ettakatol e Congresso per la Re-pubblica — è stata raggiunta un’in-tesa per varare un nuovo Governo,il primo ministro designato, AliLaarayedh, sta lavorando in questeore per apportare le ultime correzio-ni al programma e definire la listadei ministri. Il tutto mentre scade iltermine che, nel conferirgli l’incari-co, gli aveva dato il presidente dellaRepubblica Moncef Marzouki, alquale programma e futuri ministridovranno essere presentati. Da quelche si è potuto apprendere, restanoancora dei dettagli da definire, malo scoglio principale, cioè l’attribu-zione dei quattro ministeri ritenutipiù importanti — Difesa, Interni,Esteri e Giustizia — sarebbe statosup erato.

Quando ormai si dava per scon-tata la rottura dell’accordo di mag-gioranza, e quindi la fine del tenta-

tivo di Ali Laarayedh di dare vita alnuovo Esecutivo, è dunque statatrovata in extremis un’intesa che ap-parentemente rinsalda l’alleanza traEnnahdha, Ettakatol e Congressoper la Repubblica (Cpr). Laarayedhsi è sobbarcato il peso di una fati-cosa trattativa con quelli che quindisono rimasti alleati e che comun-que, sino all’ultimo, hanno cercatodi ottenere dal partito islamicoquante più concessioni possibili.

Nulla è trapelato sulla composi-zione dell’Esecutivo. Non si com-prende quindi sino a che punto lerichieste di porre alla guida deiquattro ministeri chiave personalitàdi alto profilo, ma sganciate daipartiti, siano state accolte da En-nahdha, che sin dall’inizio ha oppo-sto una strenua resistenza, ancheperché erano di quel partito i titola-ri dei dicasteri nel precedente Ese-cutivo. La richiesta di affidare a tec-nici i ministeri chiave era venuta siadall’opposizione che da esponenti

dei partiti alleati, che in questo mo-do — oltre che rispondere alla fortepressione dell’opinione pubblica —cercavano evidentemente di frenarel’invadenza del partito di maggio-ranza relativa.

Ora occorrerà vedere su quali nu-meri il prossimo Governo potràcontare prima di affrontare il giudi-zio dell’Assemblea costituente che,nel periodo di transizione dopo lacaduta di Ben Ali, funge da Parla-mento. I numeri ci sarebbero, manon sono del tutto sicuri.

Militari delle due Coree si fronteggiano a Panmunjom (La Presse/Ap)

La settima congregazione generaledei cardinali ha avuto luogo nellamattina di venerdì 8 marzo, nell’Au-la del Sinodo. Ai lavori, svoltisi trale 9.30 e le 12.30, hanno partecipato

153 porporati, tra i quali tutti i 115elettori attesi sui 117 aventi diritto:non erano presenti, infatti, i cardina-li Darmaatmadja e O’Brien. All’ini-zio della congregazione si è provve-

duto a riconoscere i motivi di assen-za dei due porporati. In ottempe-ranza al numero 38 della U n i v e rs idominici gregis, il collegio cardinali-zio ha votato l’accettazione dei mo-tivi — di salute, nel primo caso, epersonali, nel secondo — che ne im-pediscono la partecipazione.

Successivamente il decano AngeloSodano, prendendo atto di questasituazione, ha riconosciuto la possi-bilità di ricorrere al numero 37 dellacitata costituzione apostolica, modi-ficato dal recente motuproprio diBenedetto XVI Normas nonnullas, peranticipare l’inizio del conclave.

Sono seguiti 18 interventi. Ampi evari i temi toccati: si è parlato tral’altro di dialogo tra le religioni, del-la cultura di oggi, di bioetica, dellagiustizia nel mondo, del cristianesi-mo come proposta di amore e digioia, dell’annuncio della misericor-dia divina e del governo della Chie-sa, in particolare della collegialità.La ricorrenza dell’8 marzo ha offer-to ai presenti lo spunto per interro-garsi anche sul ruolo della donnanella Chiesa. In totale sono oltrecento gli interventi tenuti finora.

Nel pomeriggio di ieri, giovedì 7,si era svolta la sesta congregazionegenerale, con 151 presenti e 16 inter-venti.

Nel pomeriggio di venerdì 8 i car-dinali tornano a riunirsi nell’Auladel Sinodo per l’ottava volta. In

questa congregazione “è verosimile”che venga fissata la data d’inizio delconclave. Lo ha detto il direttoredella Sala Stampa della Santa Sede,Federico Lombardi, il quale ha an-che riferito che la predica nella Cap-pella Sistina sarà affidata al cardina-le non elettore Prosper Grech, ago-stiniano maltese.

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S&P migliorale prospettive

del ratingdel Portogallo

LISBONA, 8. Migliorano le pro-spettive del Portogallo. L’agenziadi rating Standard & Poor’s haconfermato il rating BB, ma conl’outlook che passa da «negativo»a «stabile». Il Portogallo restaquindi sullo stesso piano di alcu-ni Paesi dell’Europa orientale,con i titoli valutati appena sopra icosiddetti junk bond. Il migliora-mento delle prospettive — spiega-no gli analisti in una nota — nonha nulla a che fare con un impor-tante cambiamento nella situazio-ne del Paese, ma con il fatto che icreditori europei stanno conce-dendo più tempo al Paese.

Il Portogallo è al terzo annoconsecutivo di recessione, con untasso di disoccupazione vicino al18 per cento. I nuovi tagli — checolpiranno in particolare il servi-zio sanitario, l’istruzione e il siste-ma pensionistico — puntano a ri-sparmiare circa quattro miliardi dieuro nei prossimi due anni.

Pochi giorni fa l’Ecofin haaperto la porta alla possibilità cheil Portogallo abbia più tempo perrimborsare i prestiti ricevuti purdi evitare il collasso dell’econo-mia. Allo stesso tempo, i ministrifinanziari hanno dato un benesta-re politico al pacchetto legislativoche prevede nuovi requisiti patri-moniali e limiti ai bonus bancari.

L’obiettivo della CommissioneUe è quello di trovare un accordoal prossimo Ecofin di Dublino, inprogramma per metà aprile, «inmodo da mandare un forte segna-le di fiducia» al Portogallo e aimercati. Portogallo e Irlanda han-no ricevuto prestiti internazionaliper un totale di 147 miliardi dieuro (67,5 miliardi all’Irlanda e79,5 miliardi al Portogallo). Bru-xelles sta tentando di aiutare il lo-ro ritorno sui mercati, e di rassi-curare le opinioni pubbliche euro-pee che è possibile unire austeritàe sviluppo. «Mi sembra che du-rante la riunione (dell’Ecofin,ndr) tutti fossero più o menod’accordo per andare in quella di-rezione» ha spiegato una fontedell’Unione europea. L’Ecofin sirende conto — ha spiegato la fon-te citata da «Il Sole 24 Ore» —che le tensioni sociali in moltiStati membri richiedono rispostep olitiche.

Superata quota dieci per cento, il dato più alto dal 1999

D isoccupazioneai massimi in Francia

PARIGI, 8. Il tasso di disoccupazio-ne in Francia (nel quarto trimestredel 2012) ha superato la soglia del10 per cento, attestandosi al 10,2per cento, ai massimi dalla secondametà del 1999. Lo riferisce in unanota l’Istituto statistico francese In-see. Tra i giovani al di sotto dei 24anni, la disoccupazione ha rag-giunto la ragguardevole cifra del25,7 per cento, dato più elevatomai registrato dal 1975, quando eb-bero inizio le monitorazioni.

Aumenta anche la disoccupazio-ne tra le persone dai 49 anni in su,che passa al 7,2 per cento, anche inquesto caso livello più elevato deglianni Duemila. In totale, precisal’Inse, se li si calcola con il metododefinito dall’Organizzazione inter-nazionale del lavoro, in Francia cisono oggi 2,9 milioni di disoccupa-ti. Secondo l’indagine condottadallo stesso istituto, i senza lavorosarebbero invece oltre 3,7 milioni.

Ripresa dopo il terremoto e lo tsunami

Il Giapponefuori dalla recessione

L’analisi della Fed sulla base degli stress-test

In salutele banche statunitensi

Pechino diminuiscele emissioni nocive

PE C H I N O, 8. La Cina ridurrà leemissioni di carbonio e miglioreràl’efficienza energetica di almeno il3,7 per cento per unità di prodottointerno lordo entro la fine del 2013.Lo afferma in un rapporto la Com-missione nazionale per lo sviluppoe le riforme, la più importanteagenzia per la pianificazione econo-mica del Dragone.

Il documento è stato presentatodurante i lavori a Pechino dell’As-semblea nazionale del popolo. Loscorso anno, le emissioni di anidri-de carbonica nell’atmosfera hannodiminuito del 5 per cento la loro in-tensità, secondo i dati della Com-

missione, e l’utilizzo di energia perunità di pil è diminuito del 3,6 percento, superando la quota del 3,5per cento fissata dalla Agenzia dipianificazione economica del Go-verno cinese. Pechino prevede dispendere entro il 2015 una cifra di2.370 miliardi di yuan, pari a 292,4miliardi di euro, per i tagli alleemissioni, e prevede la produzionedi carburanti a ridotto contenuto diagenti inquinanti, a cui stanno giàlavorando i grandi gruppi petroliferidi Stato. Con un occhio di riguardoal maggiore apporto energetico dal-le fonti rinnovabili.

L’Ue vuole meno plasticanell’ambiente

Un ufficio di collocamento a Nizza (LaPresse/Ap)

BRUXELLES, 8. La Banca centrale eu-ropea (Bce) taglia le stime sul pileuropeo (meno 0,5 per cento), senzaridurre i tassi. La politica monetariaresterà «accomodante» di fronte auno scenario di inflazione contenuta.La ripresa deve attendere.

Dalla riunione di ieri a Francofor-te non è emersa — come previsto —nessuna revisione dei tassi di interes-se, anche se il presidente Mario Dra-

ghi ha confermato che l’argomento èstato toccato nella discussione inConsiglio direttivo. La novità più ri-levante — ma anche questa in parteprevista dagli analisti — è stata la re-visione delle stime di crescitadell’eurozona, che ora sono previstein un range fra meno 0,9 e meno 0,1per cento per l’anno in corso e fra lozero e il più due per cento per il2014. Dati che giungono dopo i ri-sultati deludenti del quarto trimestredel 2012, «dovuti non solo al calodella domanda domestica, ma anchedell’export»; e la ripresa, se ci sarà,arriverà «più tardi».

Più tranquilla la situazione sulfronte dei prezzi: a febbraio, comeha spiegato Draghi, «l’inflazione ècontinuata a calare ed è scesa sottoil due per cento, mentre le spinte in-flazionistiche dovrebbero restarecontenute». Il presidente della Bceha ricordato come le stime dell’Eu-rostat abbiano fissato la crescita deiprezzi a febbraio all’1,8 per centodal 2,0 per cento di gennaio, un calodovuto soprattutto all’andamentodei prezzi energetici e del cibo. Co-munque, ha assicurato il presidentedell’Eurotower, la Bce «continuerà amonitorare la situazione molto, mol-to attentamente».

Altro tema caldo, quello della troi-ka (la squadra di esperti della Bce-Commissione europea-Fmi) dallaquale — secondo alcune indiscrezioni— l’Eurotower vorrebbe chiamarsi

fuori. Anche qui una netta smentitadi Draghi: la struttura infatti «fun-ziona molto bene perché in una si-tuazione di emergenza che va avantida anni; la troika è un accordo orga-nizzativo in cui la Bce mette a di-sposizione le sue competenze speci-fiche, come quelle nel settore finan-ziario». Il presidente della Bce hapoi lamentato come quella sulla troi-ka sia «la paura della settimana», ri-cordando altri casi come quello «asuo tempo, sulle presunte dimensio-ni del bilancio dell’E u ro t o w e r » .

Un breve passaggio del discorsodi Draghi è stato riservato alle duemaxi iniezioni di liquidità varatedalla Bce fra la fine del 2011 e l’ini-zio del 2012: di quei soldi, 1.018 mi-liardi di euro in tutto, Draghi ha ri-cordato che «le banche hanno finorarimborsato 224,8 miliardi di euro».In termini netti — ha aggiunto Dra-ghi — «ciò significa che del volumedi circa cinquecento miliardi delleoperazioni di politica monetaria del-la Bce, circa duecento miliardi sonostati ripagati». Uno scenario, ha sot-tolineato, che «riflette i migliora-menti della fiducia dei mercati finan-ziari negli ultimi mesi e il calo dellaloro frammentazione».

Il vero problema europeo — haconcluso Draghi — resta quellodell’economia reale, che ancora sten-ta a uscire dal tunnel. «Dobbiamorisolvere il problema di come tra-smettere le nostre politiche moneta-

rie all’economia reale» ha ricono-sciuto il presidente della Bce, che haavuto parole di solidarietà anche per«quella tragedia che è la disoccupa-zione» in particolare tra i giovani.Come già altre volte, il presidentedella Bce è tornato a puntare il ditocontro «alcune legislazioni nazionaliche hanno messo tutto il peso dellaflessibilità sui giovani». E contro ledistorsioni del mercato del lavoro,ha riconosciuto, «c’è poco che laBce possa fare».

Intanto, ieri il presidente del Con-siglio Ue, Herman van Rompuy, èintervenuto sulla questione del mer-cato unico, sottolineando che il ritar-do nella realizzazione del progetto«è difficile da giustificare», soprat-tutto perché «pone dubbi sulla no-stra volontà di fare urgentementetutti i passi concreti per il ritornodella crescita per l’economia euro-pea». Van Rompuy lo ha dichiaratoin una lettera inviata ai ventisette ca-pi di Stato e di Governo in vista delvertice della prossima settimana. Ilpresidente ha ricordato che «quasiesattamente due anni fa, il Consiglioeuropeo aveva invitato il Consiglio eil Parlamento Ue ad adottare le do-dici misure prioritarie del SingleMarket Act 1 entro la fine del 2012».La scadenza, ha constatato con di-sappunto il presidente, non è statarispettata per il ritardo del lavoro le-gislativo su molti punti.

TO KY O, 8. L’economia giapponesesta lentamente uscendo dalla fase direcessione: nel periodo tra ottobre edicembre 2012, il prodotto internolordo è rimasto invariato sui tre mesiprecedenti, mentre è aumentato del-lo 0,2 per cento su base annuale. Idati, parte della seconda rilevazionesull’ultimo trimestre del 2012 diffusadall’Ufficio di Gabinetto di Tokyo,si confrontano con quelli prelimina-ri, che invece prevedevano una con-trazione dello 0,4 per cento. La revi-sione al rialzo è stata sostenuta, inparticolare, dalla più che soddisfa-cente ripresa economica dopo il ter-remoto e lo tsunami di due anni fa,dalle spese e dagli investimenti so-cietari.

In crescita anche la spesa per iconsumi, che segna un aumento del-lo 0,5 per cento rispetto al preceden-te trimestre, un dato in rialzo rispet-to alla previsione di un incrementodello 0,4 per cento.

E grazie a questi dati positivi, laBorsa di Tokyo ha terminato oggigli scambi in rialzo del 2,64 per cen-to, ai livelli precedenti il crack diLehman Brothers. L’indice Nikkeiha guadagnato 315,54 punti, a12.283,62, oltre la quota di 12.214,76segnata a fine seduta lo scorso 12settembre, poco prima del collassodella banca d’affari statunitense.

Gli operatori hanno puntato sulGiappone in scia al calo dello yen,ai dati di bilancio migliori delle atte-se, alla ripresa dell’economia ameri-

cana e, come visto, alla capacità delPaese di uscire dalla spirale reces-siva.

Ieri, invece, la Banca centrale nip-ponica (BoJ) ha lasciato invariata lapolitica monetaria. La decisione èstata presa all’unanimità dal comita-to preposto ed era attesa dai merca-ti, i quali si aspettano nuove misuredi stimolo per l’economia dal prossi-mo vertice del 3 e 4 aprile, quandosarà in sella il nuovo governatoredella Banca centrale, Haruhiko Ku-

roda, indicato dal Governo di Tokyoa prendere il posto di Maasaki Shi-rakawa.

Kuroda, fortemente voluto al ti-mone della BoJ dal primo ministro,Shinzo Abe, ha già espresso la pro-pria disponibilità ad acquisti di titolidi Stato con scadenza più lunga,una decisione che rende più proba-bile il varo di stimoli economici mol-to più forti già dalla prossima riu-nione di aprile.

WASHINGTON, 8. Le maggiori ban-che americane sono preparate me-glio che nel 2007, cioè prima dellacrisi, ad affrontare una nuova re-cessione. Diciassette banche su 18hanno superato infatti gli stress-te-st della Fed. L’istituto Ally è l’uni-co a non farcela: in caso di unaforte contrazione dell’economia,avrebbe livelli di capitale inferiori aquanto previsto dalla legge.

Ma la Federal Reserve — nel co-municare, ieri, l’esito degli esami —ha precisato: è necessaria cautela,perché i risultati dei test non inclu-dono i piani di capitale e di riac-quisto delle azioni e quindi nonpossono essere letti come una pro-mozione o una bocciatura. Il via li-bera o meno ai piani proposti dallebanche per i dividendi e i buyback (il riacquisto delle azioni conlo scopo di ridurre il numero di ti-toli sul mercato) arriverà infatti so-lo la prossima settimana, andandoa completare il quadro. Una scelta,quella dei risultati in due fasi, giàaspramente criticata dalle banche,che avrebbero preferito una comu-nicazione unica per evitareun’eventuale volatilità dei titoli.

Per la Fed si tratta del terzoround di stress test dal 2009, il pri-mo che ha incluso l’applicazione diquanto previsto dalla riforma diWall Street.

Lo scenario economico peggioresottoposto dalla Fed alle bancheprevedeva un tasso di disoccupa-zione al 12,1 per cento, un calo deimercati azionari del cinquanta per

cento, una flessione dei prezzi dellecase del venti per cento. Se unoscenario del genere si fosse verifica-to le 18 banche si sarebbero trova-te, fra la fine del 2012 e la fine del2014, a far fronte a perdite com-plessive per 462 miliardi di dollari,di cui 51,8 miliardi per Bank ofAmerica, 32,3 miliardi per JPMor-gan e 28,6 miliardi per Citigroup.Al secondo trimestre 2012 le mag-giori banche americane possonocontare complessivamente su 803miliardi di dollari di capitale, quasiil doppio rispetto ai 420 miliardi didollari del primo trimestre 2009.

BRUXELLES, 8. La Commissione eu-ropea ha avviato una consultazionepubblica su come ridurre l’inquina-mento generato dalla plastica, chepone, tra le altre, anche la questio-ne se sia utile promuovere la plasti-ca biodegradabile. «È urgente farequalcosa contro questo tipo di in-quinamento», ha detto il commissa-rio europeo all’Ambiente, Janez Po-točnik, lanciando l’iniziativa duran-te una conferenza stampa a Bru-xelles.

La Commissione europea chiedecome si può migliorare la progetta-zione modulare e chimica della pla-stica per aumentarne la riciclabilità,

in che modo ridurre i rifiuti marinie se è utile promuovere la plasticabiodegradabile, secondo quanto silegge in una nota dell’Esecutivo eu-ropeo. Bruxelles pone anche unaquestione sull’utilità di un’imp osi-zione fiscale legata al consumo diplastica. La consultazione durerà fi-no a giugno e dovrebbe portare auna proposta legislativa nel 2014.Nel frattempo, la Commissione stalavorando su una proposta legislati-va distinta per limitare l’uso di bu-ste di plastica. «Stiamo consideran-do diverse opzioni» ha dichiaratoPotočnik durante la conferenzastampa.

Nap olitanoauspica coesione

contro la crisiROMA, 8. «I problemi urgenti ele questioni di fondo dell'econo-mia non possono aspettare, deb-bono ricevere risposte e dunquerichiedono che l’Italia si dia unGoverno ed esprima uno sforzoserio di coesione». È quanto hadetto oggi, il presidente dellaRepubblica italiana Giorgio Na-politano, in occasione della ceri-monia in Quirinale per la festadella donna. Il capo dello Statoha anche auspicato «un climadisteso» per la scelta dei presi-denti delle Camere.

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L’OSSERVATORE ROMANOsabato 9 marzo 2013 pagina 3

Mentre in Siria aumenta il bilancio delle vittime causate dai combattimenti

Trattative per liberarei caschi blu sequestrati

A spoglio quasi ultimato fortemente incerta la vittoria di Kenyatta al primo turno

In Kenyasi profila il ballottaggio

DA M A S C O, 8. Si tratta per liberare iventuno caschi blu filippini catturatidue giorni fa da un gruppo di ribel-li siriani nei pressi delle alture delGolan.

Secondo una fonte dei ribelli, inegoziati con le Nazioni Unite peril rilascio si sarebbero interrotti acausa dei raid che le forze del Go-verno del presidente siriano, BashirAl Assad, stanno conducendo nellazona dove è avvenuto il rapimento.In precedenza Nagib Al Gadban,membro della Coalizione nazionaledell’opposizione siriana, aveva an-nunciato che i 21 sarebbero stati ri-lasciati oggi dopo la preghiera isla-mica di mezzogiorno.

Tuttavia, il Governo di Manila haconfermato di aver avviato negozia-ti; un portavoce delle forze armatefilippine ha fatto sapere che i rapi-tori sarebbero pronti a rilasciare gliostaggi a condizione di consegnarlialla Croce Rossa internazionale. Ilsegretario generale delle NazioniUnite, Ban Ki-moon, ha chiesto il«rilascio immediato». I ventuno mi-litari filippini sequestrati appartene-vano alla United Nations Disengan-gement Observer Force (Undof), lamissione dell’Onu che controlla unaparte delle alture del Golan dopo laguerra del 1973. I militari sarebberostati bloccati dai ribelli mentre sta-vano facendo rifornimento, inun’area molto vicina al confineisraeliano. Sulla vicenda non c’è an-cora nessuna reazione ufficiale daparte dell’Esecutivo siriano.

I combattimenti in Siria, nel frat-tempo, non conoscono tregua. Oltrecento persone sono morte ieri inscontri esplosi in diverse aree delPaese, stando a quanto riportanofonti degli attivisti.

Violenti scambi di artiglieria traoppositori e militari governativi sisegnalano anche oggi a Jamlah, lacittadina siriana a circa un chilome-tro dal confine israeliano sulle alturedel Golan. Lo afferma l’O sservato-rio siriano per i diritti umani. Intan-to a Daraa, la città del sud epicen-tro della rivolta contro Bashar al As-sad, i miliziani islamici del Fronte alNusra hanno lanciato una nuova of-fensiva.

Sul piano diplomatico, la Russiaha reso noto che non intende asso-lutamente fare pressioni sul presi-dente Assad, perché si faccia da par-te, come chiesto dalla Coalizionedell’opp osizione.

Il ministro degli Esteri, SerghieiLavrov, ha detto che «non spetta anoi decidere chi debba guidare laSiria, è compito dei siriani». E

quanto all’ipotesi che ci sia qualchepossibilità che Mosca faccia pressio-ne su Assad, Lavrov ha sottolineatoche il Cremlino «non è favorevole alcambio di regime ed è contraria alleinterferenze nei conflitti interni» deiPa e s i .

Intanto, il presidente Assad ha at-taccato duramente il Governo diAnkara, affermando che esso ali-menta il clima di tensione e di vio-lenza in Siria. Incontrando ieri aDamasco una delegazione del Parti-

to repubblicano popolare, il princi-pale partito di opposizione in Tur-chia, Assad ha sottolineato la neces-sità di «distinguere tra le posizionidel popolo turco che sostiene la sta-bilità della Siria e quelle del Gover-no Erdogan che insiste nel destabi-lizzare la regione». Più volte in pas-sato il premier turco Erdogan si eraespresso polemicamente contro ilGoverno di Assad, accusandolo dinon voler raggiungere la pace.

NAIROBI, 8. In Kenya si profila, tracrescenti tensioni, un ballottaggioper la presidenza. A quasi quattrogiorni dalle elezioni di lunedì, loscrutinio non è stato ancora comple-tato, ma dagli ultimi dati diffusiquesta mattina dalla commisioneelettorale emerge che con ilprocedere dello spoglio delle schedeè andato via via riducendosi ilvantaggio di Uhuro Kenyatta,attestato ora al 50,1 per cento, dopoessere stato dato anche sotto il 49,con il rivale Raila Odinga poco so-pra al 43. Sembra dunque possibileche non ci sia una vittoria al primoturno e che si debba andare al bal-lottaggio, fissato nel caso per ilprossimo 10 aprile. La commissioneelettorale ha aggiunto che mancanosettanta circoscrizioni da scrutinaree ha assicurato che le operazioni siconcluderanno entro questa sera.

Ieri la commissione elettorale ave-va respinto le accuse incrociate dibrogli arrivate dai due campi. Se-condo Kenyatta, la decisione di ri-contare manualmente le schede pre-sa mercoledì dalla commissione, do-po che le trasmissioni telematicheavevano riportato un numero altissi-mo di voti nulli, nasconderebbe l’in-tenzione di privarlo della vittoria alprimo turno. Di contro, lo staff diOdinga afferma di avere le proveche i risultati ricevuti sono stati ma-nomessi e che in alcuni casi il totaledelle schede scrutinate nei seggi su-

pera il numero degli aventi dirittodi voto. «Non c’è spazio per addo-mesticare in alcun modo il risulta-to» ha dichiarato il presidente dellacommissione, Ahmed Issack Has-san.

Nel frattempo, dall’Aja, dove Ke-nyatta è sotto processo davanti allaCorte penale internazionale (Cpi)per crimini contro l’umanità, è giun-ta una notizia che potrebbe contri-buire, in caso di vittoria di Kenyat-ta, a consentire a quest’ultimo di in-sediarsi alla presidenza. La Cpi ha

infatti deciso di rinviare al 9 lugliol’apertura del processo nel qualeKenyatta deve difendersi dalle accu-se di aver organizzato le violenze et-niche seguite alle precedenti elezionipresidenziali del 2007.

Tra i risultati già acquisiti del vo-to di lunedì c’è l’elezione in Parla-mento, per la prima volta, di unadonna di etnia masai. Si tratta diPeris Pesi Tobiko, nella circoscri-zione di Kajiado East, nella RiftVa l l e y.

Fermato in Mali un sospetto jihadistadi nazionalità francese

Un casco blu filippino nel Golan (LaPresse/Ap)

Oltre cinquanta capi di Stato a Caracas per i funerali

L’addio del Venezuela a Chávez

L’omaggio di alcuni venezuelani a Chávez (Afp)

Nella Giornata internazionale dell’8 marzo Ban Ki-moon sollecita maggiore impegno anche contro il fenomeno delle spose bambine

Donne sotto attacco

Una bambina pakistana in un sobborgo di Islamabad (LaPresse/Ap)

Prima riunione del partito del leader dell’opposizione in Myanmar

Aung San Suu Kyi a congresso

Il Senato ratifica la nominadi Brennan a capo della Cia

WASHINGTON, 8. John Brennan — ex consigliere di Barack Obama perl’antiterrorismo — è il nuovo direttore della Cia. Il Senato americano hadato il via libera definitivo con 63 voti a favore e 34 contrari. «Con la con-ferma bipartisan di Brennan il Senato ha riconosciuto le sue qualità che ioritengo determinanti per mantenere sicura l’America» ha detto il presiden-te Obama sottolineando come «una tempestiva e accurata intelligence siaessenziale contro gli attacchi terroristici, per smantellare Al Qaeda e perfar fronte alle sfide di sicurezza che abbiamo davanti». Il voto favorevoledei senatori all’ex capo dell’antiterrorismo è arrivato dopo settimane di po-lemiche: numerosi parlamentari hanno messo sotto torchio Brennan consi-derato il padre della teoria sull’uso dei droni elaborata sotto l’Amministra-zione Obama. Teoria in base alla quale anche i cittadini americani coinvol-ti con le attività dei gruppi terroristici possono essere colpiti. In particola-re, il senatore repubblicano Rand Paul per bloccare la nomina di Brennansi è reso protagonista di un intervento in aula durato ben tredici ore, co-stringendo il segretario alla Giustizia, Eric Holder, a precisare la posizionedell’Amministrazione Obama sull’uso dei droni.

Scontri nel Borneotra militari

e ribelli filippiniKUA L A LUMPUR, 8. Il Governomalaysiano ha respinto la treguadichiarata unilateralmente dalleader di un gruppo di filippiniarmati nel Borneo, intimando lo-ro la resa incondizionata. Daquasi un mese, il gruppo ha oc-cupato una vasta area costieranordorientale dello Stato delSabah, reclamando diritti di pro-prietà ancestrali e un aumentodella cifra simbolica corrispostaannualmente dall’Esecutivo diKuala Lumpur per quelle terre.L’occupazione è ben presto de-generata in scontri con l’e s e rc i t omalaysiano. Combattimenti chehanno finora provocato oltre ses-santa morti tra elementi delleforze di sicurezza e civili.

CARACAS, 8. Più di due milioni dipersone hanno già fatto visita allacamera ardente del presidentevenezuelano Hugo Chávez, i cui fu-nerali si svolgeranno oggi a Caracas,dove sono giunti per la circostanzaoltre cinquanta capi di Stato da tut-to il mondo. La camera ardente, al-lestita all’Accademia militare duegiorni fa, resterà aperta ancora settegiorni, per dare il tempo ai venezue-lani arrivati da tutto il Paese di ren-dergli omaggio. Il vice presidenteNicolás Maduro ha annunciato cheil corpo di Chávez sarà imbalsamatoed esposto in una bara di vetro.Questa potrebbe essere collocata nelnuovo mausoleo di Simon Bolivar,un’imponente opera architettonicain stile moderno, a forma di vela,fortemente voluta dal defunto

presidente e mai inaugurata ufficial-mente.

Maduro subito dopo il funeralegiurerà come capo di Stato ad inte-rim, secondo quanto annunciato ierisera dal presidente dell’Assemblealegislativa, Diosdado Cabello. Ma-duro guiderà il Paese fino alle ele-zioni presidenziali che in base allaCostituzione devono essere convoca-te entro un mese. Secondo il procu-ratore generale, Luisa Ortega Díaz,la procedura ha l’avallo del Tribuna-le supremo di giustizia. Lo stessoTribunale aveva confermato a gen-naio la validità del nuovo mandatoottenuto da Chávez nelle elezionidello scorso ottobre, malgrado che ilpresidente non avesse potuto presta-re il giuramento formale di insedia-mento, come da prassi.

PARIGI, 8. In Francia l’attenzione della stampa sulla crisi in Mali si con-centra in queste ore sul fermo di un presunto jihadista di doppia cittadi-nanza francese e maliana, Ibrahim Aziz Ouattara. L’uomo, fermato inMali a novembre, è stato espulso martedì scorso in Francia, dove è statosubito posto in stato di fermo. È sospettato di aver cercato di raggiunge-re i gruppi jihadisti che operano nel nord del Paese africano. Nel frat-tempo, le notizie dai fronti di guerra confermano che i combattimentiappaiono ancora lontani dal concludersi. Una trentina di militari france-si rimasti feriti nel nord sono stati rimpatriati ieri. In gran parte, comehanno confermato fonti del ministero della Difesa di Parigi, si tratta dimilitari di reparti impegnati da settimane sugli altopiani degli Ifoghas, ilmassiccio nell’estremo nord est, al confine con l’Algeria, dove si sonoconcentrate le milizie jihadiste ritiratesi dalle città investite dall’offensivadelle forze francesi e di quelle africane. I combattimenti, comunque, pro-seguono anche nella zona di Gao.

NEW YORK, 8. Forte preoccupazio-ne per gli insufficienti risultati rag-giunti dalla comunità internaziona-le nell’impegno a contrastare le vio-lenze subite dalle donne trasparedal messaggio del Segretario gene-rale dell’Onu, Ban Ki-moon, per laGiornata internazionale dell’8 mar-zo. «Occorre guardare indietro aun anno di sconcertanti episodi diviolenza contro donne e ragazze echiedersi come ci si possa aprire aun futuro migliore», scrive Ban Ki-moon. Il Segretario dell’Onu invitapoi a convertire l’ira in azione, difronte ad «atrocità che giustamentehanno scatenato un’ondata di indi-gnazione globale». Questa settima-na a New York, presso la Commis-

sione sullo status delle donne, si statenendo la più grande assemblea disempre centrata sull’obiettivo diporre fine alla violenza contro ledonne. «Faremo il più possibiledurante questa riunione — scriveBan Ki-moon — e continueremo afare pressione per ulteriori pro-g re s s i » .

Una speciale promessa d’imp e-gno prioritario dell’Onu Ban Ki-moon rivolge poi alle donne «incontesti di conflitto dove la violen-za sessuale diventa troppo spessouno strumento di guerra volto aumiliare il nemico distruggendonela dignità».

Tra i temi posti dall’Onu all’at-tenzione internazionale in questagiornata, c’è quello delle giovani,spesso ancora bambine, costrette almatrimonio. Secondo l’Unfpa, ilFondo dell’Onu sulla popolazione,nell’attuale decennio saranno 140milioni, 39.000 al giorno, in unapratica che rimane una minacciareale al rispetto dei diritti umani,per i danni fisici e psicologici aiquali sono sottoposte queste sposebambine. Stando ai dati delle Na-zioni Unite, la pratica aumenta ilrischio di violenze domestiche eabusi sessuali, oltre al fatto che lecomplicazioni legate alla gravidan-za sono la principale causa di mor-te per le ragazze tra i 15 e i 19 anni.«I Governi e la società civile, maanche le famiglie, specialmente gliuomini, devono fare la loro parteper lasciare che queste giovani sia-no ragazze, e non mogli», ha affer-mato Ban Ki moon.

NAY P Y I D AW, 8. I delegati della Leganazionale per la democrazia (Lnd),il principale partito dell’opp osizio-ne in Myanmar, guidato dal premioNobel per la pace Aung San SuuKyi, sono impegnati da oggi nelprimo congresso nazionale dellastoria della formazione politica.

La riunione, che durerà tre giorninella ex capitale Yangon, vede lapartecipazione di oltre 900 delegatida tutto il territorio nazionale. Il

partito dovrà delineare un program-ma in vista delle elezioni legislativedel 2015 e, allo stesso tempo, svec-chiare i suoi quadri dirigenziali. Perquanto la leadership di Aung SanSuu Suu Kyi non sia messa in nes-sun modo in discussione, con l’av-vicinarsi dell’importante appunta-mento elettorale la questione delrinnovamento all’interno all’Lnd haevidenziato diversi malumori tra iranghi del partito riguardo la lineapolitica da seguire.

Gran parte degli esponenti dispicco del comitato esecutivo dellaLega nazionale per la democraziasono infatti militanti ottuagenari,che hanno fondato il partito il 27settembre del 1988, e che successi-vamente sono stati imprigionati peranni dalla ex Giunta militare. Dal1962 fino al 2010, il Paese del sud-est asiatico è stato guidato con ilpugno di ferro dai generali.

La stessa Aung San Suu Kyi, co-stretta per un totale di quindici an-ni agli arresti domiciliari, ha ricono-sciuto l’esigenza di dare spazio allenuove leve, prevedendo tuttavia cheil partito ha davanti a sé un percor-so non facile. Secondo gli analistipolitici internazionali, la Lega na-zionale per la democrazia non haancora delineato una visione politi-ca ed economica, al di là di vaghipropositi in senso democratico diAung San Suu Kyi.

Attualmente primo partito del-l’opposizione nel Parlamento diNaypyidaw dominato dal movimen-to del regime e dagli ex militari,l’Lnd si avvicina comunque al votolegislativo del 2015 con il ruolo di

favorito, se il percorso democraticoavviato di recente dal Governo delpresidente riformista, Thein Sein,non verrà rovesciato. Nelle elezionisuppletive tenute nell’aprile del2011, la Lega nazionale per la de-mocrazia ha conquistato quaranta-tré seggi sui quarantaquattro in pa-lio. Un chiaro messaggio per un fu-turo di democrazia e di riconcilia-zione nazionale nel Myanmar.

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L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 sabato 9 marzo 2013

Fede e amore si conquistano pienamente solo attraverso una lotta con le proprie incertezze

Il dubbio è un buon cane da guardiadi GIANFRANCO RAVA S I

L’immagine rasenta colsuo realismo quasi labrutalità: l’ap ostoloTommaso col suo ditopenetra nella carne vi-

va della fessura del costato di Cristo,puntando uno sguardo fisso al der-ma lacerato e al pulsare della ferita.Caravaggio nella tela del museo te-desco di Potsdam ha reso così, sottogli occhi cupi degli altri discepoli,l’approdo del dubbio di quel disce-polo a cui, comunque, il Risorto haconcesso una prova di appello, purdichiarando «beati quelli che nonhanno visto e hanno creduto» (Gio-vanni, 20, 29). Facile è intuire, aquesto punto, il tema che vogliamoora proporre, ossia l’incrociarsi tradubbio e fede. Il credere ha una suaspecifica evidenza che, però, non ècomparabile a quella matematica,perché è adesione a una persona,Dio e il suo Cristo, che comunicanouna verità trascendente, metarazio-nale ma non irrazionale (ecco la ne-cessità del coinvolgimento della ra-gione come l’altra ala per ascendere,con la fede, nel cielo del mistero). Ilpercorso è, dunque, segnato da unascelta libera, da un atto di fiducia eda un impegno di comprensione enon semplicemente da un sillogismoo dalla dimostrazione di un teorema.L’assenso di fede è, quindi, un’esp e-rienza globale umana che compren-de un aspetto intellettivo certamen-te, ma anche una dimensione voliti-va, amorosa, passionale, testimonia-le, affettiva ed effettiva, un po’ comeil “c o n o s c e re ” biblico che è un’attivi-tà “simb olica”, cioè globale e perso-nale.

In un’esperienza così complessa enon automatica è, quindi, inevitabileche si innesti l’oscurità, la domanda,il dubbio appunto. Come scrivevaLouis Evely, «la fede è un intrecciodi luce e di tenebra: possiede abba-stanza splendore per ammettere, ab-bastanza oscurità per rifiutare, abba-stanza ragioni per obiettare, abba-stanza luce per sopportare il buioche c’è in essa, abbastanza speranzaper contrastare la disperazione, ab-bastanza amore per tollerare la suasolitudine e le sue mortificazioni. Senon avete che luce, vi limitateall’evidenza; se non avete che oscuri-tà, siete immersi nell’ignoto. Solo lafede fa avanzare (...) Grazie a quelloche di te conosco, Signore, credo inte per ciò che non conosco ancora, ein virtù di quello che ho già capito,ho fiducia in te per ciò che non ca-pisco ancora».

Abramo sale l’erta aspra del mon-te Moria armato, sì, della sua fedema anche col peso della paura e colcuore segnato dall’oscurità. Giacob-be ingaggia persino una lotta colDio misterioso, celato sotto le spo-glie di un essere forte e ostile. Giob-be sfida a lungo il silenzio di Dioprima di avere una risposta che è inrealtà una sequenza di domande(Giobbe, 38-39). L’assenso dato a Diosenza sofferenza e ricerca è forse unmodo, tra i tanti possibili, per nonrispondergli veramente. Il dubbionella sua forma positiva — non si di-mentichi mai che Cristo concede,come si diceva, una prova-verifica aTommaso — è, quindi, una compo-nente dialettica della fede.

Non vogliamo, comunque, ora af-frontare in sede teorica compiuta ilcontrappunto tra fede e dubbio, mascegliamo di lasciare la voce ad alcu-

proprio nel suo sguardo troppo indi-screto e ossessivamente indagatoreche «ridurrebbe l’esistenza personalea un’oggettività disumana». Inoltredurante le lezioni di religione lesembrava che una mano schiacciasseil suo cervello impedendole di ragio-nare, di criticare, di essere libera.

Questo dubbio nasce da una falsaconcezione del credere e dei conte-nuti della fede. Diventa paradossal-mente vero l’asserto citato diNietzsche: se la fede è una realtà co-sì “deb ole” non può permettersi dispazzar via tutto col dubbio sistema-tico, anche perché quello che demo-lisce non è la fede autentica ma unasua contraffazione. Per usare una cu-riosa battuta di Einstein, «sottile è ilSignore, ma non malizioso», nondesidera creare difficoltà alla ragioneper il gusto di sconcertarla e fuor-viarla. In realtà la disamina attenta,la valutazione fondata, l’analisi dellaragione si coniugano con la fede se-condo un procedimento genuino efin necessario. Perciò chi ha una “fe-de robusta”, cioè un’àncora solida,può e deve interrogarsi e ricercare.

È solo nel grigiore dell’i n d i f f e re n -za che l’interrogazione feconda si

spegne e lascia eventualmente spa-zio al dubbio sarcastico. Il poetaGiorgio Caproni in Arp e g g i o scrive-va: «Cristo ogni tanto torna, / se neva, chi l’ascolta? ... / Il cuore dellacittà / è morto, la folla passa / eschiaccia — è buia massa / compat-ta, è cecità». Si può, dunque, sten-dere una linea di demarcazione tradubbio scettico e dubbio creativo,tra un dubitare a caduta libera e undubitare che s’inerpica nelle doman-de profonde. Victor Hugo scriveva:«Quando l’ombra cresce, è la finedella giornata. Quando il dubbioaumenta, è il tramonto della religio-ne». Il criterio pratico suggestivo daadottare ce lo indica il creatore diNero Wolf, il giallista americanoRex Stout, morto nel 1975: «Il dub-bio è un buon cane da guardia solo

se sai quando tenergli o levargli ilguinzaglio».

In conclusione ritorniamo al pun-to di partenza. Credere è un’esp e-rienza complessa, così come com-plesso è lo stesso conoscere e il vive-re umano. Non si esaurisce nell’ac-cettazione razionale di una teoriaperché, come ribadiva nei suoi Pen-sieri diversi il filosofo LudwigWittgenstein, «il cristianesimo non èuna dottrina, non è una teoria di ciòche è stato e sarà dell’anima umana,ma una descrizione di un evento rea-le nella vita dell’uomo». Così, comeaccade in ogni incontro o esperienzaesistenziale sono in gioco molteplicifattori di evidenza e di rischio, di ra-gione e di amore, di adesione e diincertezza.

Una vicenda che Dostoevskij hasplendidamente rappresentato nellacelebre lettera del 1854 all’amica Na-talia Fonzivina: «Sono un figlio delsecolo, un figlio della mancanza difede e del dubbio quotidiani e lo so-no fino al midollo. Quanti crudelitormenti mi è costato e mi costa tut-tora quel desiderio della fede chenell’anima mi è tanto più fortequanto sono presenti in me motiva-

zioni contrarie».Ma all’oscurità subentra

la luce, secondo quell’impa-sto che costituisce la realtàautentica della fede: «Dio,però, mi manda momentinei quali mi sento totalmen-te in pace. In tali momentiio ho dato forma in me aun simbolo di fede nel qua-

le tutto è per me chiaro e santo.Questo simbolo è molto semplice.Eccolo: credere che non c’è nulla dipiù bello, di più profondo, di piùragionevole, di più coraggioso e dipiù perfetto di Cristo e con fervidoamore ripetermi che non solo nonc’è, ma non può esserci».

In questo sfolgorare di luce, paral-lelo alla professione finale di fede diTommaso, «Mio Signore e mioDio!», si riesce a comprendere ancheil paradosso dostoevskiano spesso ci-tato, impressionante per la sua radi-calità e per il suo procedere per ab-s u rd u m : «Se qualcuno mi dimostras-se che Cristo è fuori della verità, midimostrasse che veramente la veritànon è in Cristo, ebbene, io preferireilo stesso restare con Cristo piuttostoche con la verità!».

ni testimoni e alla loro esperienzapositiva o negativa di incontro conla fede.

Una sorta di discriminante puòessere quella formulata con l’affer-mazione di Samuel Butler, un pasto-re anglicano dell’Ottocento che, pe-rò, lasciò il gregge delle anime perandare a fare il pastore di pecore inNuova Zelanda: «La verità è comela religione. Ha soltanto due nemici:il troppo e il troppo poco». Il fana-tismo fondamentalistico non è vera

fede ma una sua scimmiottatura, co-sì come, all’opposto, il dubbio siste-matico che riduce la religione a meradomanda inevasa. La variantedell’asserto di Butler è nel principiopiù generale che lo scienziato e filo-sofo Emile Poincaré, morto nel 1912,formulava così: «Dubitare di tutto ocredere a tutto sono due soluzioniugualmente comode che ci dispensa-no, l’una come l’altra, dal riflettere».

È per questo che il dubbio fecon-do non è un gioco intellettuale o unesercizio sistematico dell’ironia. NelCrepuscolo degli idoli (1888) FriedrichNietzsche sconfinava nel paradosso:«Solo se un uomo ha una fede robu-sta, può indulgere al lusso dello

scetticismo». Ai nostri giorni è dimoda irridere il fenomeno religioso,versando su di esso dosi massicce disarcasmo, senza mai aver letto un te-sto sacro in modo serio, senza maiessersi interrogati sul significato au-tentico degli asserti e delle norme re-ligiose, senza aver mai considerato isecoli di pensiero che hanno appro-fondito l’atto di fede, senza aver ve-rificato la fecondità sociale, cultura-le, morale, artistica della fede. Que-sto è solo uno scetticismo bolso e

goffo, incline alla sguaiataggine, è ildubbio fine a se stesso, votatoall’agnosticismo indifferente.

Nella sua Au t o b i o g ra f i a CharlieChaplin rievoca l’idea, poi abortita,di un film di tema religioso suggeritodall’amico Stravinskij, il celebre mu-sicista. La trama era incentrata attor-no a una sacra rappresentazione del-la crocifissione di Gesù sulla pista daballo di un locale notturno. MentreCristo sale in croce, la gente sedutasui tavolini getta uno sguardo allascena, ma poi riprende a parlare diaffari, di donne, del menù e così via.Solo un ubriaco, in disparte, è scossodallo spettacolo e si mette a piangeregridando: «Guardate, lo crocifiggo-

no! E voi ve ne infischiate! Siete pro-prio dei bravi cristiani!». L’indiffe-renza contemporanea è il dubbio scet-tico quasi incarnato, mai scosso daun fremito, libero da ogni inquietudi-ne, desideroso di non essere disturba-to nel suo quieto modo di vivere.

Lo scrittore “scandaloso” franceseLouis Ferdinand Céline, autore delnoto romanzo Viaggio al termine dellanotte (1932), autobiografia romanzatadi un’esistenza sarcastica e disperata,a un amico che lo interrogava sul

della sua adolescenza che lo reseateo. Dopo aver bruciato un tappetocoi fiammiferi, stava per occultare ilsuo misfatto quando si ricordò chegli avevano insegnato che comunqueDio lo avrebbe visto: «All’i m p ro v v i -so Dio mi vide, sentii il suo sguardoall’interno della mia testa e sulle miemani. Cercai rifugio in bagno. Larabbia mi salvò: divenni furibondocontro un’indiscrezione così grosso-lana, bestemmiai Dio come facevatalora mio nonno. Da allora Dionon mi guardò mai più». D’altro la-to, in modo analogo Simone deBeauvoir, la sua compagna, nelleMemorie di una ragazza per bene, rie-voca la genesi del suo rifiuto di Dio

Credere è un’esperienza globaleche comprende un aspetto intellettivoma anche una dimensione volitivaIn un processo così complessoè inevitabile che si innesti la domanda

Caravaggio, «Incredulità di Tommaso» (particolare, 1600-1601)

Fede, cultura e nuova evangelizzazione

Un’epoca malata per mancanza di pensierodi RINO FISICHELLA

È per me motivo di profondo onore, oltreche di grande gioia e gratitudine, essere pre-sente oggi per svolgere alcune riflessioni inquesto convegno dedicato al cardinale Wal-ter Kasper in occasione del suo ottantesimocompleanno. Ci sono diversi motivi per fe-steggiarlo. In primo luogo, bisogna ricorda-re il suo essere presidente — oggi emerito —del Pontificio Consiglio per la Promozionedell’Unità dei Cristiani. Ciò significa, pensa-re al poderoso impegno ecclesiale e culturaleche egli ha svolto in tanti anni per superare

va si apra all’orizzonte non ha bisogno digrandi dimostrazioni. Le trasformazioni so-no sotto i nostri occhi; all’orizzonte si profi-la un nuovo modo di pensare, e quindi diconseguenti stili di vita, che mette in crisi iconcetti fondamentali su cui si è costruitaper almeno venticinque secoli la civiltà occi-dentale e la sua identità. Ciò che emerge inmodo particolare è l’indebolimento delle di-sposizioni naturali — prima fra tutte la ricer-ca della verità — e questo porta a teorizzarela debolezza della ragione con l’accentuatasottolineatura del sentimento. Il giudizio eti-co è sempre più sottoposto all’emotività sog-gettiva e, perso il referente con la norma og-gettiva, si frammenta in verità parziali e scel-te pragmatiche che rendono ancora più peri-colosa la deriva. L’abbandono della praticareligiosa non è che uno degli ultimi scaliniper verificare l’indebolimento generalizzatoe l’incertezza in cui si trovano le giovani ge-nerazioni.

Ai nostri giorni, sembra che il termine cri-si sia tra i più utilizzati nel nostro vocabola-rio quotidiano. Viene percepita soprattutto alivello economico, finanziario e politico mala sua matrice, tuttavia, è primariamente cul-turale. La crisi, comunque, non è mai unevento esclusivamente negativo; porta con séelementi che provocano a esprimere un giu-dizio di merito su quanto si vive e obbliga a

trovare le forme per poter andare oltre. Daquesta prospettiva è bene ricordare che cisono principi posti alla base di ogni civiltàche ne condizionano e determinano lo svi-luppo, la sopravvivenza o la distruzione. Trein modo particolare sono comunemente ac-cettati: la cultura, la religione e la legge. Èproprio di ogni società riconoscersi in unacultura e negli aspetti che la specificano nelconfronto con altre; di questa fanno parte lalingua, le tradizioni, l’arte nelle sue diversemanifestazioni e tutto ciò che costituiscel’agire e il pensare personale e sociale. La re-ligione, da parte sua, porta la risposta all’in-

ogni atto della sua esistenza personale e chenon può reprimere. Infine, c’è quell’insiemedi disposizioni che regolano la vita sociale econsentono di identificarsi in un sistema dipensiero e di comportamenti che si fa garan-te della giustizia, del bene e del male. Ciòche si sta verificando nei nostri Paesi, pur-troppo, mi sembra essere proprio un corto-circuito che impedisce una circolarità comu-nicativa tra questi tre principi. Ciò che balzaevidente è una situazione fortemente para-dossale. Nel tempo in cui l’Europa viveva divalori condivisi, possedeva una forte identitàche la rendeva facilmente riconoscibile no-nostante i confini territoriali. In questi anni,invece, mentre si sono abbattuti i confiniche avrebbero dovuto creare un’unità, ciò acui si assiste è il moltiplicarsi delle differen-ze, l’aumento degli estremismi e la frammen-tarietà domina a tal punto da far sgretolareogni possibile unità.

Da questa prospettiva, si apre un orizzon-te di grande responsabilità per i credenti. Lanuova evangelizzazione non è una formulateorica con la quale illudersi di avere trovatola strada per rispondere alla profonda crisidi fede che è presente nella Chiesa, soprat-tutto in quei Paesi di antica tradizione cri-stiana dove la cultura è stata impregnatadalla nostra fede. Nuova evangelizzazione,al contrario, è un progetto che dovrebbeprovocare la nostra pastorale, anzitutto, perritornare all’essenziale della fede. Come ri-cordava Benedetto XVI: «Il mondo soffreper la mancanza di pensiero». Il dramma,probabilmente, sta tutto qui.

Simposio in onoredel cardinale Walter Kasper

«Vivendo secondo la verità nella carità» (Efesini, 4, 15): questo il motto scelto per in-trodurre il convegno «Fede e cultura» organizzato dal Kardinal Walter Kasper Instituta Vallendar, in Germania, per festeggiare gli ottanta anni del cardinale tedesco. La tregiorni di incontri (dall’8 al 10 marzo) cercherà di rispondere a domande centrali: cheimportanza ha Dio nella nostra società? Quale il compito della fede nel tempo moder-no? Come riscoprire la radice cristiana dell’Europa? Le risposte sono state affidate aun testo del cardinale Karl Lehmann («Fede cristiana e cultura attuale nel contestodel pensiero moderno»), all’arcivescovo Rino Fisichella («Cristo e nuova evangelizza-zione», di cui anticipiamo in pagina alcuni stralci), a Andreas Püttmann («So cietàsenza Dio»), Holger Zaborowski («Oltre la dialettica di fede e cultura. Sul compitodel pensiero storico») e Richard Schröder («La forza della fede cristiana nel modellarela cultura»). È prevista anche una tavola rotonda alla quale parteciperanno, tra gli al-tri, gli arcivescovi Gerhard Ludwig Müller e Robert Zollitsch.

Ogni generazione ha bisogno di leggeree interpretare il proprio presentePena l’inutilità della fede chiamataa trasformare e purificare la realtà

suo rapporto con la re-ligione rispondeva:«Ho fatto la prima co-munione. E basta. Mipareva tutto poco credi-bile, i dogmi, il paradi-so, l’inferno, che Cristosia morto proprio perme. Troppo bello peressere vero. Sì, l’incono-scibile, l’invisibile (...)Non nego niente, percarità! Ma il tormentometafisico, no, nonc’entro proprio».

L’equivoco è costantenegli scettici: il crederesarebbe un allineamen-to mentale, una fiduciacieca, un abbandonoconsolatorio, una rinun-cia intellettuale. Signifi-cative sono le testimo-nianze personali di duefigure rilevanti dellacultura novecentesca,legate tra loro anchenella vita.

Da un lato, Sartreche nell’autobiograficoLe parole rievoca l’atto

Il Requiemdi Mozarta due annidallo tsunamiIn occasione del secondoanniversario del terremoto e dellotsunami di Sendai, in Giappone,lunedì 11 marzo si terrà, nellabasilica di San Paolo fuori le Mura,un concerto patrocinatodall’Ambasciata del Giapponepresso la Santa Sede,dall’Ambasciata di Cuba inGiappone e dall’Istituto di Culturaitaliano a Tokyo. In programma ilRequiem di Mozart, dedicato allevittime dello tsunami e dei terremotiin Giappone e in Italia. Sul podiodell’Orchestra sinfonica GioacchinoRossini di Pesaro salirà DanieleAgiman. Due i cori impegnati: ilSan Carlo di Pesaro e unacompagine vocale formata dastudenti giapponesi provenienti dallezone colpite dalla catastrofe.

la frattura della divisione tra tutti i credentiin Cristo. Non si può dimenticare il ministe-ro apostolico svolto nella Diocesi di Stutt-gart-Rottenburg. Ricordo una notte di Nata-le, la prima dopo aver lasciato la diocesi, se-duti uno accanto all’altro per la Messa diGiovanni Paolo II, quando mi disse «Biso-gna comprendere il sacrificio di stare qui enon poter celebrare nella mia cattedrale»;un velo di tristezza nelle sue parole che la-sciava trasparire l’amore per la sua diocesi.È soprattutto il professor Kasper, comun-que, che oggi vogliamo ricordare per avereofferto alla Chiesa con la sua imponenteopera teologica un contributo che rimarrànel tempo. La Scuola di Tübingen ritrova inlui un eccellente rappresentante per la teolo-gia dogmatica nel XX secolo.

Ogni generazione ha bisogno di leggere einterpretare il proprio presente, pena l’inuti-lità della fede chiamata a trasformare e puri-ficare la realtà, senza rimanere prigioniera epassiva dinanzi alle diverse situazioni stori-che. Un dato particolarmente visibile inquesti decenni è la sproporzione presente inmolti credenti tra la conoscenza scientificanei vari ambiti del sapere, e la mancanza diuna adeguata conoscenza della fede. Cheun’epoca si stia concludendo e che una nuo-

Federico Zuccari, «Allegorie della Fede e della Speranza» (1595)

terrogativo fonda-mentale dell’uomosul senso della pro-pria vita, al perchédell’amore, del dolo-re, della sofferenza,della morte, insom-ma, tutto ciò che siracchiude in quellaistanza secondo laquale l’uomo non èsolo ciò che mangia.In lui c’è qualcosache lo trascende, un“infinito” che eglistesso sperimenta in

Page 5: Nella Cappella Sistina saranno 115 i cardinali elettori nel ... segretario generale dell’O nu, Ban Ki-moon, ha accolto con favore l’adozione da parte del Consiglio di sicurezza

L’OSSERVATORE ROMANOsabato 9 marzo 2013 pagina 5

Le relazioni della Santa Sede nel contesto internazionale e la libertà della Chiesa in età contemporanea

Una diplomazia globaledi DOMINIQUE MAMBERTI

Tutti hanno modo di ap-prezzare l’opera di me-diazione che non di radola diplomazia pontificiaha compiuto in epoca

moderna nel contesto internazionale.Non intendo in questa sede soffer-marmi su temi ben noti, quali la pa-ce o lo sviluppo. Basti qui ricordarecome da più parti si innalzino lodiquando la voce dei Sommi Ponteficisi leva per difendere la pace. Citosolo a modo di esempio gli interven-ti del beato Giovanni Paolo II p erscongiurare la guerra in Iraq del2003 e i recenti appelli di Papa Be-nedetto XVI in relazione al conflittoin Siria. Tuttavia, non molti ricono-scono che, affinché tale voce si pos-sa effettivamente levare, occorre chevenga adeguatamente tutelata la li-bertà della Chiesa di «predicare lafede e insegnare la propria dottrinasociale, esercitare senza ostacoli lapropria missione tra gli uomini e da-re il proprio giudizio morale, anchesu cose che riguardano l’ordine poli-tico, quando ciò sia richiesto dai di-ritti fondamentali della persona e

cialmente impegnata nella difesadella libertà religiosa sia nelle rela-zioni bilaterali, come pure nell’ambi-to dei diversi organismi internazio-nali. Concretamente ciò significa an-zitutto l’impegno contro la discrimi-nazione dei credenti. Infatti, «trop-po spesso, per diversi motivi, tale di-ritto è ancora limitato o schernito» e«in non pochi Paesi i cristiani sonoprivati dei diritti fondamentali emessi ai margini della vita pubblica,[mentre] in altri subiscono attacchiviolenti contro le loro chiese e le lo-ro abitazioni. Talvolta, sono costrettiad abbandonare Paesi che essi han-no contribuito a edificare, a causadelle continue tensioni e di politicheche non di rado li relegano a spetta-tori secondari della vita nazionale»(Benedetto XVI, 9 gennaio 2012).

A tale riguardo è da notare cheanche laddove vige un tendenzialeprincipio di rispetto e di tolleranza,occorre favorire il rispetto di tutte leconvinzioni religiose e delle loro for-me di esercizio, come pure dei sim-boli identitari che qualificano le reli-gioni. Parimenti, non si può dimen-ticare che la voce dei Pontefici si èlevata anche contro quelle forme di-

dignità umana, come ha ricordatoBenedetto XVI nel suo ultimo discor-so ai Membri del Corpo Diplomati-co accreditato presso la Santa Sede.«Costruire la pace — aggiungeva ilPapa — significa educare gli indivi-dui a combattere la corruzione, lacriminalità, la produzione e il traffi-co della droga, nonché le tentazionidemagogiche, nonché a evitare divi-sioni e tensioni, che rischiano di sfi-brare la società, ostacolandone losviluppo e la pacifica convivenza».

La quarta e ultima direttrice chevorrei sottolineare è la carità. Dasempre, essa ha determinato ovun-que l’opera della Chiesa. In un certosenso, la Chiesa è essa stessa carità.E sebbene l’azione caritativa sia ga-

me accennato, sono rappresentanzepontificie senza carattere diplomati-co, per Paesi o zone geografiche de-terminate. Altri, come Afghanistan,

stioni di comune interesse fra le dueParti, comprese quella scolastica equella matrimoniale, per assicurareuna maggiore cooperazione nellasfera religiosa e sociale. L’ultimoconcordato è stato firmato con ilPortogallo nel 2004. Oltre ai concor-dati, ci sono altre forme di accordi,che le parti scelgono di stabilire apartire da fattori diversi, quali la du-rata, la materia, la finalità, la solen-nità, la necessità o meno di ratifica,e così via. L’elemento comune ai di-versi tipi di accordo della Santa Se-de è la formalità (essi sono cioè unpatto formale, concluso per via di-plomatica e retto dalle norme inter-nazionali relative ai trattati), mentreper ciò che concerne i contenuti siritrovano generalmente temi come: irapporti diplomatici con la SantaSede; lo statuto giuridico e le libertàdella Chiesa; la libera comunicazio-ne fra la Sede Apostolica e le Chieselocali e fra i vescovi e clero e fedeli;la libera nomina dei vescovi e il con-ferimento degli uffici ecclesiastici; gliordinariati militari; la condizionegiuridica del clero; i beni della Chie-sa; l’assistenza religiosa alle forze ar-mate, agli ospedali e alle carceri; laformazione religiosa nelle scuole e

zionale delle Migrazioni). La presen-za multilaterale della Santa Sede èandata acquistando costantementeimportanza, per l’accresciuto ruoloassunto delle Organizzazioni inter-nazionali.

Al riguardo, occorre rilevare chese da un lato esse mirano a promuo-vere la pacifica coesistenza e la coo-perazione tra i popoli, e la salva-guardia dei diritti inalienabili diogni individuo e di ogni comunità,soprattutto in anni recenti il dibatti-to internazionale sembra «segnatoda una logica relativistica che pareritenere, come unica garanzia di unaconvivenza pacifica tra i popoli, ilnegare cittadinanza alla veritàsull’uomo e sulla sua dignità, non-ché alla possibilità di un agire eticofondato sul riconoscimento della leg-ge morale naturale. Viene così di fat-to a imporsi una concezione del di-ritto e della politica, in cui il con-senso tra gli Stati, ottenuto talvoltain funzione di interessi di corto re-spiro o manipolato da pressioniideologiche, risulterebbe essere la so-la e ultima fonte delle norme inter-nazionali. I frutti amari di tale logi-ca relativistica nella vita internazio-nale sono purtroppo evidenti: si

dalla salvezza delle anime» (Gau-dium et spes, 76). In tal senso,nell’arco dei secoli, il Magisteropontificio ha sempre difeso la libertasecclesiae di fronte all’ingerenza diqualunque autorità esterna che mi-rasse a limitarla.

Nella Dichiarazione Dignitatis hu-manae sulla libertà religiosa, il conci-lio Vaticano II, di fronte alle nuovesfide poste dal mondo contempora-neo, ha ripreso tale principio, am-pliandolo e connotandolo in mododuplice. Innanzitutto, esso riguardala persona umana. Tuttavia, «non sifonda su una disposizione soggetti-va, ma sulla sua stessa natura».

La libertà religiosa è così il «pri-mo dei diritti umani, perché esprimela realtà più fondamentale della per-sona» (Benedetto XVI, 9 gennaio2012), «cartina di tornasole per veri-ficare il rispetto di tutti gli altri»(Giovanni Paolo II, 10 ottobre 2003),collocandosi nell’ambito del diritto-dovere personale di ciascuno di ri-cercare la verità, senza essere costret-to ad agire contro la propria coscien-za. In pari tempo, «la stessa naturasociale dell’essere umano esige cheegli esprima esternamente gli atti in-terni di religione, comunichi con al-tri in materia religiosa e professi lapropria religione in modo comunita-rio» (Dignitatis humanae, 3).

Ben si comprende perciò la valen-za anche sociale della libertà religio-sa, che non può pertanto essere limi-tata alla mera libertà di culto. Infat-ti, «sarebbe riduttivo — aggiungeBenedetto XVI — ritenere che sia suf-ficientemente garantito il diritto dilibertà religiosa, quando non si faviolenza o non si interviene sulleconvinzioni personali o ci si limita arispettare la manifestazione della fe-de che avviene nell’ambito del luogodi culto».

Dunque, un adeguato rispetto deldiritto alla libertà religiosa implical’impegno da parte di ogni autoritàcivile a «creare condizioni propizieallo sviluppo della vita religiosa, co-sicché i cittadini siano realmente ingrado di esercitare i loro diritti atti-nenti la religione e adempiere i ri-spettivi doveri, e la società goda deibeni di giustizia e di pace che pro-vengono dalla fedeltà degli uominiverso Dio e verso la sua santa volon-tà» (Dignitatis humanae, 6).

Nel contesto attuale, l’azione di-plomatica della Santa Sede è spe-

principi del diritto naturale, sui qua-li si radicano i fondamenti della con-vivenza civile, poiché «la legge natu-rale è la sorgente da cui scaturisco-no, insieme a diritti fondamentali,anche imperativi etici che è doverosoonorare» (Benedetto XVI, 12 febbraio2007). Si tratta dei cosiddetti “valorinon negoziabili” che, all’inizio delsuo Pontificato, Benedetto XVI ha

Principi immutabilia confronto con l’attualitàLo scorso 6 marzo si è svolto a Milano,all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ilconvegno «Fede e Diplomazia: le relazioniinternazionali della Santa Sede nell’etàcontemporanea». Pubblichiamo stralci dellaprolusione dell’arcivescovo segretario per iRapporti con gli Stati. «A prima vista fede ediplomazia — si legge nel testo cheaccompagnava il programma — sembranorichiedere comportamenti diversi: la primarichiama certezze assolute e fermezza diatteggiamenti, la seconda necessita invece lapratica di uno “scetticismo tollerante” e duttilità.Nella storia questi due elementi hanno trovatouna sintesi del tutto peculiare nella diplomaziapontificia, la più antica del mondo», capace diop erare ad majorem Dei gloriam in conformità aprincipi immutabili, confrontandosi con i diversisistemi internazionali del momento.

storte di religione, co-me il settarismo e ilfondamentalismo, chesono altrettanto lesividella libertà religiosae che Papa Benedettoha definito «manife-stazioni contempora-nee dell’oblio di Dio(...) [fondate su] unafalsificazione della re-ligione stessa». Risul-ta perciò quanto maievidente il contributoche anche un dialogointerreligioso retta-mente inteso, ovveroche argomenti a parti-re dall’identità pro-pria di ciascuno, puòfornire alla libertà re-ligiosa e dunque allapace.

Se la prima direttri-ce dell’azione diplo-matica della Santa Se-de si leva in favoredella coscienza, la se-conda si fonda sui

bale, non solo per l’estensione dellesue relazioni, quanto piuttosto perl’ampiezza dei temi che essa affrontae che riguardano tutta quanta lacomplessità della persona umana.

È proprio per questa ragione chela Santa Sede intrattiene relazioniinternazionali con un così grandenumero di Paesi, costantemente cre-sciuto nel corso degli ultimi set-tant’anni. Infatti, se nel 1945 la San-ta Sede aveva 30 nunziature (solo 10in Europa, a seguito della Secondaguerra mondiale, 19 in America euna in Africa) e 22 delegazioni apo-stoliche nei cinque continenti, oggi iPaesi con i quali la Santa Sede man-tiene relazioni diplomatiche sono

compagnano la vita e l’azione dellaChiesa ormai da quasi novecento an-ni, visto che si ritiene il Concordatodi Worms del 1122 il primo docu-mento giuridico di siffatta natura.Essi sono volti da un lato a tutelarele Chiese locali da illegittime inge-renze, dall’altro a trattare con gliStati la regolamentazione delle mate-rie di comune interesse su un pianodi parità, qual è appunto quello cheil diritto internazionale consente.

Gli Accordi stipulati dalla SantaSede trattano diversi temi e assumo-no nomi diversi in base ai contenutipropri che li caratterizzano. In talsenso, si denomina “c o n c o rd a t o ” so-lo l’accordo che regola tutte le que-

Paese segue anche i lavori di unaOrganizzazione internazionale aven-te sede nella medesima nazione (adesempio la nunziatura apostolica alCairo per la Lega Araba o quella adAddis Abeba per l’Unione africana).Recentemente, la Santa Sede haesteso ancora la sua rete di contatticon le Organizzazioni regionali, ac-creditando un nunzio presso l’Asean(Association of Southeast Asian Na-tions), un rappresentante specialepresso il Comesa (Common Marketfor Eastern and Southern Africa) eora presso il Sica (Sistema de la In-tegración Centroamericana), mentrenel 2011 è diventata membrodell’Oim (Organizzazione Interna-

Ka zakhstan, Filippine,Israele, l’O rganizzazioneper la Liberazione dellaPa l e s t i n a ) .

La diplomazia pontifi-cia intrattiene poi relazio-ni con numerose Organiz-zazioni internazionali, so-litamente in veste di osser-vatore o, più raramente,come membro a pieno ti-tolo. La prima ad acco-gliere un rappresentantepontificio fu la Fao nel1949. Nel 1952 fu la voltadell’Unesco a Parigi, men-tre nel 1964 la Santa Sedeinviò un osservatore pres-so la sede delle NazioniUnite a New York e, nel1967, presso la sede di Gi-nevra. Attualmente sonosette le rappresentanzepontificie destinate esclu-sivamente a tale ambito diattività e, pertanto, sonoseparate dalla nunziaturaapostolica del Paese. Sonodirette in alcuni casi daun capo missione insigni-to della dignità arcivesco-vile, oppure da prelatinon vescovi. In altri casi,invece, la nunziatura apo-stolica in un determinato

rantita attraverso molteplici opereconcrete, sovente guidate da singolecongregazioni religiose o dalle dio-cesi o episcopati nazionali, nondime-no la carità è un perno dell’attivitàdiplomatica della Santa Sede, conun particolare impegno a favore deipiù deboli, anzitutto in difesa dei di-ritti delle donne e dei bambini, co-me pure dei migranti, dei profughi edei rifugiati. Importante è anche ilruolo che la Santa Sede può svolge-re, in collaborazione con gli Stati,nell’ambito delle sfide poste dallaglobalizzazione e particolarmentenel contesto di crisi economica chestiamo attraversando.

Appare dunque evidente che irapporti che la Santa Sede intrattie-ne con gli Stati e con le Organizza-zioni internazionali «sono chiara-mente di carattere differente daquelli fra Stati-Nazione. La SantaSede non è una potenza economicao militare. Tuttavia — proseguiva Be-nedetto XVI — la sua voce moraleesercita un’influenza considerevolesul mondo». Infatti, il principale pa-radosso è che l’azione diplomaticapontificia sembra muoversi lungo li-nee tematiche astratte, ossia mera-mente al livello dei soli principi: co-scienza e libertà religiosa, valori nonnegoziabili, educazione e carità. Ep-pure proprio queste questioni pon-gono problemi estremamente concre-ti, dai quali dipendono gli Stati stes-si, la loro convivenza civile, l’avveni-re dei figli, lo sviluppo economico,la pace tra i popoli. In tal senso, ladiplomazia pontificia è davvero glo-

si tratta di un numero assai elevatodi relazioni, con una presenza moltocapillare. Tuttavia, non tutti i Paesipossono contare sulla presenza fissadi un nunzio apostolico. Infatti, lerappresentanze pontificie aventi uncapo missione residente, di regolaun arcivescovo, sono solo 103. Comeavviene per gli ambasciatori, i nunzipossono essere accreditati contempo-raneamente in vari Paesi. Menzione-rò poi le rappresentanze presso leOrganizzazioni internazionali.

Nel loro lavoro quotidiano, i nun-zi apostolici sono coadiuvati da sa-cerdoti, che avendo compiuto glistudi presso l’Accademia Ecclesiasti-ca sono inseriti nel servizio diploma-tico della Santa Sede. Accanto a lorovi è pure la presenza di collaboratorilocali, sia chierici e religiosi che laici.Nel suo complesso, il personale di-plomatico, solitamente appartenenteal clero diocesano, esprime semprepiù il volto universale della Chiesa,secondo l’auspicio formulato dalconcilio Vaticano II e che tiene con-to del crescente radicamento dellapresenza della Chiesa al di là deiconfini europei.

Nel corso degli ultimi anni, oltrealla costante crescita del numero deiPaesi che intrattengono relazioni di-plomatiche con la Santa Sede, si èassistito anche a un incremento qua-litativo di tali relazioni. Infatti, è incostante crescita il numero di accor-di che la Sede Apostolica ha sotto-scritto con numerosi Paesi.

Tali strumenti, pur con mutamentiprofondi di forma e di sostanza, ac-

Non si tratta di ricercareil compromesso per quieto vivereIn gioco c’è l’uomo e la sua sete di verità«Il suo anelito all’infinito»come ha detto Benedetto XVI

Cina Popolare e Coreadel Nord non hanno unrappresentante pontifi-cio assegnato. Per ilVietnam è stato nomi-nato un rappresentantepontificio non residentee senza carattere diplo-matico.

Come si può notare,

l’educazione cattolica (scuole, facoltàecclesiastiche, università cattoliche);l’accesso della Chiesa ai mezzi di co-municazione di massa.

In anni recenti, l’attività pattiziadella Santa Sede non ha riguardatosolo i Paesi europei o dell’AmericaLatina, ma anche l’Africa dove si re-gistrano accordi con vari Paesi (Tu-nisia, Marocco, Gabon, Costad’Avorio, Mozambico e GuineaEquatoriale) e l’Asia (Azerbaigian,

selettiva dei diritti umani» (Benedet-to XVI, 1° dicembre 2007).

Infine, vorrei sottolineare che ilcuore di tutta quanta l’azione diplo-matica della Santa Sede è il RomanoPontefice. In tal senso, si può affer-mare che fanno parte dell’imp egnointernazionale della Santa Sede an-che le visite ad limina dei vescovi,come pure gli incontri con i rappre-sentanti pontifici e le autorità civili,che giungono a Roma. Si tratta dioccasioni nelle quali il Papa vieneinformato sulle realtà, i problemi, ele sfide di ogni Nazione, viste anchein un più ampio contesto continen-tale o mondiale. Non si possono di-menticare poi i viaggi apostolici, co-me pure i discorsi e i documenti coni quali il Papa affronta tanto le pro-blematiche locali quanto le questionimondiali, che formano l’oggetto deirapporti fra la Santa Sede e gliStati.

Tra i documenti più ricorrenti oc-corre menzionare il Messaggio an-nuale per la Giornata mondiale dellapace e, in modo più mirato, il Di-scorso al Corpo Diplomatico in oc-casione del nuovo anno. Nelle suemolteplici e impegnative incomben-ze, il Pontefice è coadiuvato da di-versi organismi, che nel loro insiemecostituiscono la Curia Romana,all’interno della quale occupa un po-sto particolare la Segreteria di Stato,cui competono, tra l’altro, i rapporticon gli Stati e che «coadiuva da vi-cino il Sommo Pontefice nell’e s e rc i -zio della sua suprema missione»(Pastor bonus). Essa è guidata dalcardinale segretario di Stato e com-prende due sezioni: la Sezione pergli Affari generali e la Sezione per iRapporti con gli Stati. In particola-re, la Sezione per i Rapporti con gliStati, o Seconda Sezione, che hol’onore di guidare, ha come suocompito proprio le questioni che de-vono essere trattate con i Governi ci-vili: le relazioni diplomatiche, la sti-pulazione di concordati o accordi si-mili, la presenza della Santa Sedenegli organismi e nelle conferenzeinternazionali.

Nell’azione diplomatica pontificianon è mai in gioco un mero equili-brio politico, sociale ed economico.Non si tratta mai di ricercare uncompromesso in nome di un quietovivere, dal quale si spera di ottenereil massimo vantaggio. Ciò che è ingioco è l’uomo, la sua sete di verità,«il suo anelito all’infinito» (Benedet-to XVI, 10 agosto 2012).

L’educazione è una delle direttriciAttraverso di essa si costruisce la pacesi vincono la povertà e le malattieE si realizzano sistemi di dirittoequi e rispettosi della dignità umana

pensi, per esempio, altentativo di considerarecome diritti dell’uomo leconseguenze di certi stiliegoistici di vita, oppure aldisinteresse per le necessi-tà economiche e socialidei popoli più deboli, oal disprezzo del dirittoumanitario e a una difesa

tratteggiato in modo assainitido.

Tuttavia, i fondamentidi ogni società civile nonriguardano solamente isummenzionati aspetti.Anche in ambito economi-co non deve mancare unrichiamo etico fondatosulla legge naturale, altri-menti, come ci insegna lacrisi finanziaria, i cui ef-fetti sono ancora sotto gliocchi di tutti, finisce perprevalere una concezionesoggettivistica dell’uomo,sradicata da ogni fonda-mento oggettivo, nel qua-le prevalgono solo logichedi massimizzazione dell’in-teresse personale a scapitodel bene comune.

Si tratta di questioniche impegnano semprepiù l’azione diplomaticadella Santa Sede, soprat-tutto nel contesto delleOrganizzazioni interna-zionali, in cui non di radosi originano politiche con-trarie a tali valori. Inoltre,è un tema che afferiscenon solo al cosiddettoOccidente, ma a porzionisempre più consistenti delnostro mondo globalizzato. In taleprospettiva, è importante sviluppareun confronto con le Autorità dei sin-goli Paesi, come pure è cruciale po-ter far sentire la voce della Chiesaanche nei fora mondiali, non solo at-traverso la presenza del personalediplomatico, ma anche mediante laproficua collaborazione di esperti lo-cali e delle Organizzazioni non go-vernative cattoliche, che operano inpiena consonanza con il Magisteroecclesiale.

Una terza direttrice riguardal’educazione, attraverso la quale sicostruisce la pace, si vincono la po-vertà e le malattie e si realizzano si-stemi di diritto equi e rispettosi della

L’ultimo incontro di Papa Benedetto XVI

con i membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede (7 gennaio 2013)

180, oltre il Sovrano Mili-tare Ordine di Malta el’Unione europea. L’ultimoPaese, in ordine di tempo,è stato il Sud Sudan, loscorso 22 febbraio. Attual-mente, la Santa Sede nonintrattiene ancora rapportidiplomatici con 13 dei 193Stati membri dell’Onu, ingran parte in Asia, ma an-che in Africa e Oceania.Alcuni entrano nell’ambitodelle dieci delegazioni apo-stoliche sussistenti, che, co-

Page 6: Nella Cappella Sistina saranno 115 i cardinali elettori nel ... segretario generale dell’O nu, Ban Ki-moon, ha accolto con favore l’adozione da parte del Consiglio di sicurezza

L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 sabato 9 marzo 2013

Benedetto XVI ha indicato al vecchio continente la strada per uscire dalla crisi

Un’E u ro p aamata e messa in guardia

di GIANNI AMBROSIO*

«L’Europa sembra incamminata suuna via che potrebbe portarla alcongedo dalla storia»: questo severomonito venne pronunciato da Bene-detto XVI, in un discorso rivolto aipartecipanti al convegno organizzatodalla Commissione degli episcopatidell’Unione europea (Comece) inoccasione dei festeggiamenti per icinquant’anni dei Trattati di Roma(24 marzo 2007). L’immediato riferi-mento del Papa riguardava la crisidemografica del vecchio continente,ma il discorso, a partire da questofatto emblematico, coinvolgeva i di-versi aspetti dell’odierna vicenda eu-ropea. Queste parole evidenziano lapreoccupazione per la crisi di civiltàdel nostro continente: l’Europa, conl’indebolimento della sua identitàculturale e religiosa, rischia di ridur-re la persona a una sola dimensione,quella orizzontale. Come se la storiaeuropea del secolo passato non inse-gnasse nulla agli europei di oggi, co-me se le tragiche esperienze non at-testassero che l’uomo perde l’orien-tamento e compie passi disumaniquando si chiude in se stesso e can-cella Dio dal suo orizzonte.

Insieme alla preoccupazione perla sorte di un’Europa in cui cresce latendenza a relegare Dio nella sferaprivata e a considerarlo come irrile-vante e superfluo, è sempre emersala fiducia di Benedetto XVI nell’Eu-ropa. Anzi, egli «ha ridato speranzaa un’Europa in crisi», ha affermatosu «Avvenire» del 13 febbraio scorsoJulia Kristeva, psicanalista francese.«Con Papa Benedetto XVI, si è aper-ta una nuova fase di buon augurioper l’avvenire dell’Europa e la pacenel mondo. E in queste ore di gran-de polarizzazione mediatica, pensoche tutti siano sensibili al fatto chequesto filosofo e quest’umanista èstato pure un grande politico. Ilmondo rende oggi omaggio anche aun grande pacifista capace di acco-gliere la diversità planetaria». Nonsono parole di circostanza, sono in-vece parole coraggiose e impegnati-ve, espresse da un’autorevole rappre-sentante del pensiero laico europeo.

Sono diversi gli intellettuali euro-pei che apprezzano il significativoimpegno di Benedetto XVI per l’Eu-ropa. Ma occorre riconoscere cheparecchi studiosi non hanno graditoil suo insegnamento. Anzi, propriodagli ambienti della leadership cul-turale europea, è emerso il dileggiopiù o meno caustico. Se bisognamettere in conto mentalità e conce-zioni che relativizzano qualsiasi pro-posta ideale e religiosa, non si puònon essere sorpresi dall’a r ro g a n z adel “nichilismo sorridente” che tuttorisucchia nel flusso dell’immanenza.Alcuni intellettuali hanno spesso ac-colto, se non anche favorito e accen-tuato, gli attacchi dei media, prontia creare il caso per la polemica e perla derisione, con referenze parziali econ titolazioni arbitrarie. Gli inter-venti di Benedetto XVI sono statisottoposti a una vera e propria ma-nipolazione, con un’ostilità quasiistintiva nei confronti del suo inse-gnamento. In molti — anche questodeve essere purtroppo ricordato — èspesso prevalso il pregiudizio anti-cattolico e anti-papale, soprattuttonegli ambienti del nord Europa.

Forse, con il passar del tempo, illascito di Benedetto XVI all’E u ro p a ,agli intellettuali europei, a tutti i cri-stiani di questo continente sarà rico-nosciuto come fondamentale. Quan-do la polemica lascerà il posto allariflessione, ci sarà la possibilità dicomprendere più a fondo la portatadel pensiero di Joseph Ratzinger, in-tellettuale europeo che ha amato eama il vecchio continente. Cometeologo e come pontefice, ha offertoalla sua Europa il grande orizzontein cui essa può pensare se stessa eprecisare la sua identità per svolgerela sua missione oggi e domani.L’Europa, amata e messa in guardia,è stata invitata e sospinta ad acco-gliere la sfida culturale di questomomento storico.

Benedetto XVI ha manifestato fi-ducia negli europei, richiamandolialla responsabilità che devono assu-mersi nel dibattito intorno alla defi-nizione dell’Europa e alla sua formapolitica rispetto sia alla sua storia siaalla storia dell’umanità di oggi. Apiù riprese il Papa ha richiamatoquesta responsabilità culturale e mo-rale dell’Europa nel mondo: se essaabbandona la sua singolare conce-zione di persona umana, con la sualibertà, la sua ragione e la sua digni-tà, viene messa a rischio tutta la suaricca tradizione culturale e spirituale.Forse Benedetto XVI non sarà l’ulti-

mo papa europeo, come annunciatoda Bernard Lecomte nel suo BenoîtXVI, le dernier pape européen (2006).Certamente non è pensabile, comesottinteso, che l’Europa non abbiapiù nulla da dire al mondo. Anchele culle vuote potrebbero in parteriempirsi e la natalità risalire, conpolitiche familiari efficaci. Tuttaviala provocazione merita di essere ac-colta, nel senso che l’umanesimo eu-ropeo è in pericolo. Benedetto XVIlo ha evidenziato con sofferta chia-rezza. In lui è sempre stata forte edesigente la prospettiva di un sensounitario. Lo possiamo documentarein riferimento alla u n i v e rs i t a s , l’istitu-zione dell’università, così espressivadella grande tradizione culturale eu-ropea, forza attrattiva e autenticaspinta propulsiva della nostra civiltà.Da intellettuale europeo dall’oriz-zonte ampio, capace di cogliere ledomande e le sfide poste dalla mo-dernità-postmodernità europea, Jose-ph Raztinger ha invitato gli intellet-tuali a non tradire — il “tradimentodei chierici” — la storia europea, anon chiudersi in un sapere regionale,ma a essere aperti alla pienezza, av-valendosi in modi diversi degli even-ti storiografici, dei fenomeni lettera-ri, delle invenzioni artistiche, delleriflessioni speculative, delle scopertescientifiche: ogni aspetto del reale èsempre e comunque in gioco, cosìcome sono sempre in gioco le ideedi mondo, di uomo, di Dio. Egli hapassato molti anni nell’università,l’istituzione sorta precisamentedall’idea di una totalità conoscibilecon una ragione aperta, capace dicercare la verità e di corrispondere aessa secondo coscienza. Come ha ri-cordato visitando le sedi universita-rie del continente, l’università è natadalla fiducia nella possibilità e nellacapacità di leggere la realtà attraver-so la convergenza, spesso tensionale,tra i diversi saperi, tra le disciplinescientifiche e le discipline umanisti-che. Ma prima dell’analisi delle par-ti, occorre riconoscere la pienezza ela totalità del mondo e il nesso tra levarie parti del tutto, in una visioneglobale in grado di accogliere le do-mande essenziali della vita e di tro-vare una risposta adeguata.

Benedetto XVI riconosce e apprez-za il lungo e faticoso cammino dipacificazione e di unificazione com-piuto dal dopoguerra a oggi. In po-co più di mezzo secolo, l’Europa hasaputo voltare pagina: da una storialacerata da conflitti a una storia ri-conciliata. Oggi le differenze nazio-nali non costituiscono più un pro-

blema. O meglio: le diversità nonsono divisioni. Le nazioni restano,con la loro diversità culturale. Que-sto è un tesoro da condividere tra ipopoli, fino a far nascere una gran-de sinfonia di culture. L’Europa, cheha inventato la forma dello Stato na-zionale, con aspetti positivi ma an-che con le guerre nazionalistiche, epoi l’ha esportata nel mondo, ora stamostrando al mondo il parziale su-peramento di quella forma, avvian-dosi verso una modalità di conviven-za e collaborazione che va oltre iconfini statuali.

Ma su questo cammino decisa-mente positivo, incombe, minaccio-so, il rischio dell’Europa contempo-ranea: la perdita di se stessa, dellasua anima. Per Benedetto XVI la ra-gione astratta, anti-storica e anti-umana, ha preso il sopravvento, an-che grazie al predominio tecnico: co-sì la ragione astratta pretende di do-minare le diverse culture fino a im-porsi come l’unica cultura, emanci-pata da tutte le tradizioni e dai valo-ri culturali. La visione razionalisticaarriva a distruggere tutto ciò che èvivente e radicato nella situazionestorica. Benedetto XVI ha evidenzia-to con lucido coraggio questa pesan-te minaccia in riferimento ai diversicontesti e ai diversi ambiti della vita.Per esempio, ha denunciato la mar-tellante delegittimazione della fami-glia da parte di una cultura total-mente auto-indulgente che ha trova-to molti sponsor. La guerra intellet-tuale alla famiglia, presentata comefonte di oppressione, è iniziata datempo ma si è accentuata soprattuttonell’ultima parte del XX secolo, dopola “rivoluzione” del 1968: questaguerra conduce in modo emblemati-co alla demolizione progressivadell’umanesimo europeo. Così avvie-ne in altri ambiti, quando il deside-rio si fa diritto e pretende di diven-tare legge, quando si arriva a perde-re il senso del limite: ciò causa unacondizione di disorientamento nellaquale le appartenenze tradizionalis’indeboliscono, le scelte diventanocontinuamente precarie e revocabili,il senso della vita è consegnato alsingolo e al dramma della libertà in-dividuale. Questa egemonia dellacultura positivista è all’origine dellamancanza di dialogo all’interno del-la stessa Europa: oltre alle motiva-zioni socio-economiche, il crescentepopulismo può trovare qui una seriae preoccupante motivazione. Tantopiù che il cammino della culturaastratta non incrocia le altre culturee rende impossibile il dialogo inter-

A San Paolo l’assemblea nazionale delle Chiese e comunità cristiane

Il Brasile e la bussola del concilio

culturale. È infatti un cammino det-tato e animato da una ragione chepretende non solo di essersi liberatadalle tradizioni europee ma ritieneanche di dover fare altrettanto, innome dell’emancipazione, con ognialtra tradizione culturale. Solo unaragione che ha — e lo riconosce —un’identità storica e morale, puòparlare alle persone e far leva sucondivisi valori umani. Merita di es-sere citato qui un passo del discorsoal Parlamento federale di Berlino (22settembre 2011): «Dove la ragionepositivista si ritiene come la sola cul-tura sufficiente, relegando tutte le al-tre realtà culturali allo stato di sotto-culture, essa riduce l’uomo, anzi, mi-naccia la sua umanità. Lo dico pro-prio in vista dell’Europa, in cui vastiambienti cercano di riconoscere soloil positivismo come cultura comunee come fondamento comune per laformazione del diritto, mentre tuttele altre convinzioni e gli altri valoridella nostra cultura vengono ridottiallo stato di una sottocultura. Conciò si pone l’Europa, di fronte allealtre culture del mondo, in una con-dizione di mancanza di cultura evengono suscitate, al contempo, cor-renti estremiste e radicali. La ragionepositivista, che si presenta in modoesclusivista e non è in grado di per-cepire qualcosa al di là di ciò che èfunzionale, assomiglia agli edifici dicemento armato senza finestre, incui ci diamo il clima e la luce da solie non vogliamo più ricevere ambe-due le cose dal mondo vasto diD io».

La quaestio fidei è al cuore dell’in-segnamento del teologo e del PapaBenedetto XVI. Tra le minacce cheincombono sull’Europa, insieme alleculle vuote, all’invecchiamento, allamancanza di una visione ampia e sa-piente, alla scarsa solidarietà, spiccafra tutte quella dell’identità che si vaperdendo e che il cristianesimo ave-va «contribuito a forgiare», acqui-sendo un ruolo «non soltanto stori-co ma fondativo nei confrontidell’Europa». Ecco allora la doman-da cruciale: «Questa singolare formadi apostasia da se stessa, prima an-cora che da Dio — si domanda Be-nedetto XVI — non induce forse l’Eu-ropa a dubitare della sua stessa iden-tità?». Se la visione religiosa è cen-trale per ogni cultura, se la relazionecon Dio è essenziale per il camminodell’umanità, l’Europa non puòignorare la questione della fede checoinvolge l’uomo e Dio. Se l’E u ro p adichiara irrilevante per la sua storiapresente e futura l’apertura al tra-

scendente, viene a perdere la possi-bilità di comprendere l’esp erienzadell’uomo, di fornire una visionedella vita su un fondamento antro-pologico, di apprezzare la verità e ladignità della persona umana. Si trat-ta di riguadagnare, anche a livelloculturale, la fondamentale dimensio-ne della fede: essa non è andata per-duta, ma la sua evidenza è stata oc-cultata. Allora diventa importantearrivare a comprendere che la fedenon è una coloritura religiosa rispet-to a una condizione umana autosuf-ficiente, ma è il modo di essere uma-ni. Più precisamente, nella fede inGesù di Nazaret, nella luce di Cristocrocifisso e risorto, si svela una pie-nezza di senso senza confronti.

Ecco la sfida dell’Europa e perl’Europa, la sfida di pensare e di tra-smettere una visione che mostri co-me la fede è capace di autenticaumanizzazione e di apertura oltre ilfinito. Si tratta di aiutare a riscoprirela bellezza e il dinamismo della fede,di far valere la sua incessante attuali-tà per la vita della persona e dellasocietà. Nell’omelia del 31 dicembre2011, il Papa ha parlato di un nuovoumanesimo generato da una fedeche apre la mente e il cuore dell’uo-mo: «La fede non come atto a sé,isolato, che interessa qualche mo-mento della vita, ma come orienta-mento costante, anche delle sceltepiù semplici, che conduce all’unitàprofonda della persona rendendolagiusta, operosa, benefica, buona. Sitratta di ravvivare una fede che fon-di un nuovo umanesimo capace digenerare cultura e impegno sociale».

Nonostante le molte difficoltà, lasperanza di un cammino diversodell’Europa — anche da parte dellaleadership intellettuale — è semprepresente in Benedetto XVI. La ragio-ne di questa speranza risiede nel de-siderio di Dio che è presente nel

cuore dell’uomo. La ricerca di Dio èiscritta nell’anima umana e nonscompare. Nella vita personale puòcapitare di dimenticare Dio, di met-terlo da parte, così come capita nellavita collettiva. Ma Dio non scompa-re. Sant’Agostino, il grande maestroa cui spesso Benedetto XVI si è ri-chiamato, ha affermato che il cuoreumano è inquieto fino a quando nontrova Dio. Per Benedetto XVI questainquietudine è viva, ben presente an-che oggi, anche negli uomini delvecchio continente. Essa può esserel’inizio di un cammino verso Dio,perché l’uomo non si accontenta diciò che è finito, di ciò che è piccolo:l’uomo, anche l’uomo europeo, nonvuole sprofondare nel vuoto, mavuole dare senso al proprio impe-gno, alla fatica e al dolore. L’animacristiana dell’Europa permane nellesue radici e anche nei suoi frutti,perché l’Europa si è costruita suigrandi valori e sulle grandi intuizio-ni del cristianesimo. La Chiesa che èin Europa è chiamata a testimoniareche la verità del Vangelo di GesùCristo non invecchia e non si logorama risponde, nella sua sempre sor-prendente novità, alle attese dell’uo-mo, della sua ragione, della suaumanità. L’Europa può passare dauna secolarizzazione che sviliscel’umano a una laicità aperta, capacedi dialogo con tutte le espressioniculturali, pronta a riconoscere che lafede in Dio non limita la vita, ma larende pienamente umana. In questoorizzonte aperto e con la speranzache Benedetto XVI ha dato a un’Eu-ropa in grave crisi, il cammino euro-peo può trovare la luce di cui ha bi-sogno per il suo destino e per la suavocazione nel mondo.

*Vescovo di Piacenza-Bobbiovicepresidente della Comece

†L’Arcivescovo, il Presbiterio e la comu-nità diocesana di Ancona-Osimo si uni-scono all’Arcidiocesi di Fermo nellapreghiera per

S.E. Mons.

CLETO BELLUCCInato in questa terra anconetana ha ser-vito la Chiesa con passione e dedizionenei vari ministeri ai quali è stato chia-mato.

Lo ricordiamo con affetto e gratitudi-ne e invochiamo Dio, Padre di miseri-cordia, affinché gli doni il premio riser-vato a coloro che Gesù chiama “imiei”.

Ancona, 8 marzo 2013

Lutto nell’episcopatoMonsignor Cleto Bellucci, arcive-scovo emerito di Fermo, è mortogiovedì mattina, 7 marzo, a 91 an-ni. Il compianto presule era natoad Ancona il 23 aprile 1921 ed erastato ordinato sacerdote il 27 gen-naio 1946. Vice rettore del semi-nario di Fano e rettore del Ponti-ficio seminario regionale di Chie-ti, il 15 marzo 1969 era stato elettoalla Chiesa titolare di Melzi e nelcontempo nominato ausiliare diTaranto. Aveva ricevuto l’o rd i n a -zione episcopale il successivo 14maggio. Il 9 luglio 1973 era statonominato coadiutore con succes-sione di Fermo. Succeduto percoadiuzione alla sede arcivescovi-le il 21 giugno 1976, dopo ventu-no anni di ministero aveva rinun-ciato al governo pastorale il 18giugno 1997. Le esequie si cele-brano sabato mattina, 10 marzo,nella cattedrale di Fermo.

di RICCARD O BURIGANA

«Qual è il contributo ecumenicodei cristiani nella costruzione delloStato brasiliano?». Questo interro-gativo è anche il tema della quindi-cesima assemblea del Conselho Na-cional de Igrejas Cristãs do Brasil(Conic), che si tiene a San Paolodall’8 al 10 marzo. Incontro che as-sume un significato particolare, an-che perché è l’occasione per ricor-dare il trentesimo anniversario delConic. La fondazione di questa or-ganizzazione risale ufficialmente al1983, anche se i primi contatti traalcune Chiese e comunità ecclesialipresenti in Brasile sono iniziati ametà degli anni Settanta,. Per que-sto, fin dall’inizio, accanto a una ri-flessione teologico-pastorale su co-me promuovere la comunione tracristiani in Brasile, forte è statol’impegno del Conic in difesa deidiritti umani, soprattutto negli annidel passaggio dalla dittatura allademo crazia.

Nel corso degli anni il Conic si èvenuto articolando in una serie dicommissioni regionali che hanno fa-vorito il suo radicamento nel terri-torio, tanto che si sono avute nume-rose esperienze ecumeniche con lequali i cristiani hanno manifestatoquanto già li unisce soprattutto nelcampo della testimonianza dei valo-ri cristiani nella società. In questoprocesso, un ruolo di primo piano èstato svolto dalla Conferenza epi-scopale del Brasile, che è uno deicinque membri del Conic, che ècomposto dalla comunità episcopaleanglicana, da quella evangelica lute-rana, dalla Chiesa ortodossa sirianae dalla comunità presbiteriana uni-ta.

All’assemblea generale, che solita-mente viene convocata ogni due o

tre anni, prendono parte i delegatidelle cinque Chiese e comunità ec-clesiali, delle diciotto commissioniecumeniche regionali e i rappresen-tanti delle organizzazioni ecumeni-che nazionali. Quest’anno è presen-te anche una delegazione della pre-sidenza del Brasile, dal momentoche il tema scelto si inserisce in undialogo tra cristiani e Stato, risulta-to particolarmente vivace, tenutoconto della situazione religiosa nelPaese. Infatti, in questi ultimi anniè cresciuto il numero dei casi di in-tolleranza religiosa, mostrandoquanto deve essere ancora fatto peraffermare i principi della libertà re-ligiosa. Al tempo stesso i cristianihanno denunciato come molti casidi intolleranza religiosa siano stret-tamente connessi alla violenza neiconfronti delle donne, ponendo del-le domande allo Stato riguardo alrispetto dei diritti umani.

I delegati sono così chiamati aoffrire un contributo ecumenico aldibattito, in corso nel Paese, sullariforma dello Stato, cercando anchedi identificare delle nuove forme dicollaborazione tra i cristiani e loStato brasiliano alla luce di quantoè stato fatto in questi anni dal Co-nic per una trasformazione della so-cietà, nella quale la crescita econo-mica sembra essere accompagnatada forme di intolleranza religiosa edi violenza familiare. In questo mo-mento storico, come ha detto la pa-stora luterana Romi Márcia Bencke,segretaria generale del Conic, i cri-stiani devono far sentire la propriavoce in una prospettiva ecumenica,senza dimenticare le difficoltà og-gettive con le quali si trovano aconvivere: «Da una parte non sonosemplici i rapporti con il mondodelle comunità pentecostali edall’altra la contrazione numerica

delle presenze nelle Chiese storichein Brasile fa nascere la tentazione diconcentrarsi su stessi, dimenticandola priorità ecumenica che rappresen-ta un elemento fondamentale e irri-nunciabile della missione dellaChiesa». Anche quest’anno l’assem-blea generale è preceduta dalla riu-nione del Consiglio direttivo delConic che è attualmente presiedutodal vescovo di Chapecó, ManoelJoão Francisco. All’esame del consi-glio alcune proposte, tra le quali larichiesta di preparare i testi per ilsussidio per la Settimana di pre-ghiera per l’unità dei cristiani del2015. I giorni di San Paolo costitui-scono quindi un passaggio nonsemplicemente celebrativo, maun’occasione per fare il punto sullostato del dialogo ecumenico in Bra-sile, definire degli impegni concretiper l’immediato e tracciare dellenuove prospettive di testimonianzaecumenica, soprattutto per una rin-novata presenza cristiana nella so-cietà. L’assemblea generale di SanPaolo è così un momento di parti-colare rilievo per il dialogo tra i cri-stiani, anche perché essa si collocain un tempo di riscoperta del conci-lio Vaticano II anche in una pro-spettiva ecumenica. Come ha affer-mato Luiz Carlos Luz Marques, do-cente della Università Cattolica delPernambuco, la conoscenza e la let-tura del Vaticano II, che costituisceda sempre un punto di riferimentoprivilegiato per il Conic, può favoreil cammino per un ulteriore appro-fondimento del dialogo ecumenicoin Brasile. Il concilio, anche attra-verso il recupero dell’opera di alcu-ne figure, come monsignor HélderCâmara, può insomma rappresenta-re una “bussola” per ripensare allapresenza dei cristiani nella societàbrasiliana.

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L’OSSERVATORE ROMANOsabato 9 marzo 2013 pagina 7

A colloquio con monsignor Krzysztof Nykiel, reggente della Penitenzieria Ap ostolica

Niente sede vacante per la cura delle animeCardinali sulla scelta di Benedetto XVI

Tra fedee ragione

Le speranze della Chiesa in Africa sono al cen-tro dell’intervista rilasciata il 7 marzo dal cardi-nale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban,a Linda Bordoni per Radio Vaticana. Il porpo-rato sudafricano ha rievocato, in particolare, ilprofilo di Benedetto XVI. «La riconciliazione —ha detto — è stata una delle tematiche e in tuttoil suo pontificato certamente egli ha fatto inmodo di portare la riconciliazione in molti set-tori». E proprio come san Benedetto nel passa-to, ha concluso, ha cercato di «ricostruire e rin-novare la fede e la credibilità della Chiesa».

Per il cardinale Carlos Amigo Vallejo, arcive-scovo emerito di Siviglia, la decisione di Bene-detto XVI sarà ricordata come un atto di coeren-za «proprio di un uomo con una rettitudineammirabile». In un’intervista a Nacho Gonzálezper «El Mundo» dell’8 marzo, ha indicato inparticolare «una parola utilizzata dal Santo Pa-dre che, a mio parere, definisce la sua personali-tà: quando ha parlato della responsabilità diguidare la Chiesa, ha insistito che bisogna farloadeguatamente, e lui ha valutato che non ci so-no le condizioni fisiche adeguate per continuarea farlo. Mi pare importante metterlo in risaltoperché la sua rinuncia risponde a una logica».

Costruire il rapporto tra fede e ragione nellalinea tracciata da Benedetto XVI; rilanciare l’es-senza del messaggio evangelico; riconsiderare ilmodo in cui il ministero petrino si è svolto e siconfigurerà in futuro sono invece le tre sfide perla Chiesa secondo il cardinale Donald WilliamWuerl, arcivescovo di Washington. In un’inter-vista a Gerard O’Connell pubblicata su «LaStampa» dell’8 marzo, il cardinale ha affermatoche «una delle cose che abbiamo imparato dagliultimi due pontificati è la necessità per il Papadi raggiungere globalmente i cattolici di tutto ilmondo, non solo attraverso le lettere enciclichema anche grazie al sostegno dei vescovi suoiconfratelli nell’azione apostolica nei loro paesi.Una presenza fisica ma anche virtuale perché laChiesa si confronterà sempre di più con il mon-do anche attraverso i nuovi strumenti della co-municazione».

Dal cardinale Raymundo Damasceno Assis,arcivescovo di Aparecida, viene il suggerimentoa vivere questo momento storico così particolareper la vita della Chiesa come un’opportunità diconversione. Visitando la redazione del pro-gramma brasiliano di Radio Vaticana, il porpo-rato ha detto che Dio è sempre presente nellavita della Chiesa e continua a guidarla, attraver-so l’assistenza dello Spirito Santo.

di NICOLA GORI

Il sacramento della penitenza, lasua natura, le sue implicazioninella vita dei fedeli, ma anche ilconfessionale quale luogo dievangelizzazione, la formazionedelle coscienze, le indulgenze.Sono solo alcuni dei temi trattatidurante il XXIV corso sul foro in-terno promosso dalla Penitenzie-ria Apostolica, che si è conclusovenerdì pomeriggio 8 marzo. Inquesta intervista al nostro gior-nale, sua eccellenza monsignorKrzysztof Nykiel, reggente dellaPenitenzieria Apostolica, illustra ilsenso e le finalità di questa inizia-tiva.

Ci può spiegare brevemente perché lacarica del Penitenziere Maggiore nondecade durante la Sede vacante?

L’istituzione della figura delcardinale penitenziere maggiorenella Chiesa ha origini antichissi-me. La sua creazione fu dovuta alriconoscimento sempre più ampiodato al Papa della facultas ligandie della facultas absolvendi da penee censure, che comportò nel corsodei secoli un consistente aumentodelle richieste dirette da ogni par-te d’Europa verso Roma. Per po-tervi far fronte, i Papi delegaronoquindi la facoltà di trattare deter-minate materie e di curare le con-fessioni a un cardinale, designatogià a partire dal XIII secolo comemaior poenitentiarius. Attualmente,nella persona del cardinale peni-tenziere maggiore, Manuel Mon-teiro de Castro, si concentranotutte le facoltà e le attribuzionidella Penitenzieria Apostolica. Èdifficile numerarle, considerandol’ampia gamma di casi di coscien-za che si possono presentare. Sipuò affermare che il Pontefice gliha affidato nel foro interno il pie-no esercizio della potestà dellechiavi. Pertanto, come previstodalla costituzione apostolica Pa-

stor bonus, articolo 6, e dalla co-stituzione apostolica Universi do-minici gregis, al numero 14, il peni-tenziere maggiore non cessadall’incarico nemmeno durante laSede vacante in considerazionedelle sue rilevanti e delicate fun-zioni collegate con il bene spiri-tuale delle anime secondo l’anticoprincipio tutt’ora vigente nellaChiesa, che la salus animarum su-prema lex est. Anzi, va anche ri-cordato che perfino durante losvolgimento del conclave, il Tri-bunale della Penitenzieria Apo-stolica ha la possibilità di sotto-porre al penitenziere maggiore ca-si di coscienza o situazioni parti-colari di penitenti che richiedonouna immediata e urgente soluzio-ne.

Può tracciare un bilancio del corsodi quest’anno sul foro interno?

Annualmente, durante il perio-do quaresimale, che è propria-mente il tempo liturgico della

conversione e del ritorno sinceroa Dio, Padre ricco di misericor-dia, la Penitenzieria Apostolicaoffre ai novelli sacerdoti e ai dia-coni di prossima ordinazione iltradizionale corso sul foro inter-no, che quest’anno ha raggiuntoil numero di 550 partecipanti. De-stinatari del corso sono dunque ipreti ordinati di recente, i diaconie i candidati al sacerdozio chefrequentano l’ultimo anno delcurriculum formativo degli studiin vista del presbiterato. Oggettoparticolare del corso sono stati al-cuni temi di teologia morale e didiritto canonico, di speciale deli-catezza e rilevanza, relativi al sa-cramento della penitenza. I suoielementi dogmatici, morali e ca-nonistici si presuppongono svoltinelle università o negli istitutiteologici frequentati dagli alunni.Tuttavia, nell’ambito del corso,sono emerse domande di appro-fondimento e di chiarimento sualcuni elementi istituzionali che

gli stessi partecipanti hanno rivol-to, di volta in volta, ai relatori. Èstata privilegiata la parte praticarelativa alla retta amministrazionedel sacramento e alla soluzione dicasi complessi o particolarmentedelicati che, nella confessione,vengono sottoposti al giudizio ealla misericordia della Chiesa. Ilquadro è stato completato con leinformazioni necessarie per redi-gere e inviare le domande o i ri-corsi da sottoporre alla Peniten-zieria Apostolica circa le materieesclusivamente a essa riservate oche utilmente possono essere a es-sa inoltrate.

Possiamo individuare un legame trasacramento della Penitenza, Annodella fede e nuova evangelizzazione?

Certamente. Il corso di que-st’anno, infatti, s’inserisce nelcontesto, tutto particolare, del-l’Anno della Fede e si è svolto apoco tempo di distanza dallaconclusione della XIII assembleagenerale ordinaria del Sinodo deivescovi sul tema dell’evangelizza-zione. È stato opportunamente ri-badito da alcuni padri sinodaliche «la nuova evangelizzazionepassa anche attraverso il confes-sionale». Il sacramento della pe-nitenza è strumento efficace cherigenera l’uomo dal di dentro, inquanto lo aiuta a cogliere la veri-tà di sé stesso, quella cioè di esse-re figlio prediletto del Padre, ric-co di misericordia, sempre dispo-sto a donargli incondizionatamen-te il proprio perdono e la pace. Ènel confessionale, infatti, che ognisacerdote, assolvendo il penitentedal peccato commesso, diventacomunicatore privilegiato delladivina misericordia, che penetranell’intimo di ogni coscienza finoal punto da provocarne la conver-sione del cuore e la gioia dellasalvezza ritrovata. Evangelizzarenon è soltanto portare una dottri-na, annunciare delle verità. Evan-gelizzare è soprattutto proclamare

la buona notizia evangelica capa-ce di toccare il cuore degli uomi-ni e di aprirlo all’accoglienzadell’amore di Dio.

Quali ricadute nell’attività pastoraledei sacerdoti produce il corso?

Il corso assume una notevolerilevanza pastorale, in quanto hacome scopo quello di far sì che ilsacramento della riconciliazionevenga maggiormente avvertito co-me via privilegiata per la nuovaevangelizzazione all’interno dellenostre comunità ecclesiali, religio-se e parrocchiali. La consapevo-lezza che l’amore di Dio è piùgrande di ogni peccato è sempreuna luce di speranza per il mon-do. I frutti di questi incontri an-nuali hanno un concreto riscontronell’attività quotidiana del nostrodicastero, il quale — essendo ilTribunale Apostolico della miseri-cordia e della pietà — viene concrescente interesse interpellato econosciuto per la sua missionefondamentale nella Chiesa che èla salus animarum. Nella cura pa-storale delle anime, se si vuolepromuovere veramente oggi lanuova evangelizzazione, i sacer-doti devono esortare i fedeli a fre-quentare il confessionale, impe-gnandosi in prima persona a de-dicare più tempo e disponibilitàall’amministrazione di questo pe-culiare sacramento. Una praticapiù frequente non può che favori-re la formazione della coscienza ela riconciliazione, aiutando a su-perare le paure e a lottare controil male. Non dobbiamo dimenti-care che tale sacramento oltre arimettere i peccati ha un grandepotere terapeutico di guarigionee, pertanto, può aiutare i cristiania rispondere con maggiore slancioalla personale e universale chia-mata alla santità, che è lo scopoprimario della nuova evangelizza-zione e di ogni attività pastoraleed ecclesiale.

Concluso il corsosul foro interno

Si conclude oggi, venerdì 8 marzo, il XXIV corso sul Foro inter-no, organizzato dalla Penitenzieria Apostolica. Ne fa un bilancioil reggente della penitenzieria, monsignor Nykiel, nell’intervistapubblicata in questa stessa pagina. Tra gli ultimi interventi, parti-colarmente interessante quello che ha caratterizzato il pomeriggiodi ieri, giovedì 7 marzo, sul tema «Il confessionale come luogoprivilegiato di evangelizzazione, trasmissione della fede e dellasana dottrina». Il testo, firmato dal cardinale Mauro Piacenza, èstato letto dal sotto-segretario della Congregazione per il Clero,monsignor Antonio Neri, poiché il porporato era impegnato conla sesta Congregazione generale dei cardinali. Mostrato il confes-sionale come «luogo teologico, dove è possibile fare una realeesperienza di risurrezione», l’analisi si è concentrata su tre diversiaspetti del sacramento della confessione: «il suo impatto in ordi-ne all’evangelizzazione, alla trasmissione della fede e all’i s t ru z i o -ne nella sana dottrina» ha precisato il cardinale.

Il corso si conclude con una tavola rotonda alla quale parteci-pano i relatori e tutti i sacerdoti iscritti.

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Supplemento a L’Osservatore Romano del 9 marz0 2013

In conclave

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ElettoriAlla data del 6 marzo si prevede che entrino in conclave 115 cardinali

SANTOSABRIL Y CASTELLÓ

nato il 21 settembre 1935(Spagna)

GERALD O MAJELLAAGNELO

nato il 19 ottobre 1933(Brasile)

GEORGE ALENCHERRY

nato il 19 aprile 1945(India)

ANGELO AM AT O

nato l’8 giugno 1938(Italia)

CARLOSAMIGO VALLEJO

nato il 23 agosto 1934(Spagna)

ENNIO ANTONELLI

nato il 18 novembre 1936(Italia)

RAYMUND O DAMASCENOASSIS

nato il 15 febbraio 1937(Brasile)

JOÃOBRAZ DE AVIZ

nato il 24 aprile 1947(Brasile)

AUDRYS JUOZASBAČKIS

nato il 1° febbraio 1937(Lituania)

ANGELO BAGNASCO

nato il 14 gennaio 1943(Italia)

PHILIPPE BARBARIN

nato il 17 ottobre 1950( Fr a n c i a )

JORGE MARIOBERGO GLIO

nato il 17 dicembre 1936( A rg e n t i n a )

GIUSEPPE BERTELLO

nato il 1° ottobre 1942(Italia)

TARCISIO BERTONE

nato il 2 dicembre 1934(Italia)

GIUSEPPE BETORI

nato il 25 febbraio 1947(Italia)

JOSIP BOZANIĆ

nato il 20 marzo 1949( C ro a z i a )

SEÁN BAPTIST BRADY

nato il 16 agosto 1939(Irlanda)

RAY M O N D LEO BURKE

nato il 30 giugno 1948(Stati Uniti d’America)

CARLO CA F FA R R A

nato il 1° giugno 1938(Italia)

DOMENICO CALCAGNO

nato il 3 febbraio 1943(Italia)

ANTONIOCAÑIZARES LLOVERA

nato il 15 ottobre 1945(Spagna)

JUA N LUISCIPRIANI THORNE

nato il 28 dicembre 1943( Pe r ú )

FRANCESCOCO CCOPALMERIO

nato il 6 marzo 1938(Italia)

THOMAS CHRISTOPHERCOLLINS

nato il 16 gennaio 1947(Canada)

ANGELO COMASTRI

nato il 17 settembre 1943(Italia)

PAU L JOSEF CORDES

nato il 5 settembre 1934(Germania)

GODFRIED DANNEELS

nato il 4 giugno 1933(Belgio)

VELASIO DE PAOLIS

nato il 19 settembre 1935(Italia)

IVA N DIAS

nato il 14 aprile 1936(India)

DANIEL N. DINARD O

nato il 23 maggio 1949(Stati Uniti d’America)

TIMOTHY MICHAELDOLAN

nato il 6 febbraio 1950(Stati Uniti d’America)

DOMINIK DU KA

nato il 26 aprile 1943(Repubblica Ceca)

STA N I S ŁAW DZIWISZ

nato il 27 aprile 1939(Polonia)

WILLEM JACOBUS EIJK

nato il 22 giugno 1953(Paesi Bassi)

PÉTER ERDŐ

nato il 25 giugno 1952(Ungheria)

FRANCISCO JAV I E RERRÁZURIZ OSSA

nato il 5 settembre 1933(Cile)

RA F FA E L E FARINA

nato il 24 settembre 1933(Italia)

FERNAND O FILONI

nato il 15 aprile 1946(Italia)

FRANCIS EUGENEGEORGE

nato il 16 gennaio 1937(Stati Uniti d’America)

OS WA L D GRACIAS

nato il 24 dicembre 1944(India)

ZENON GRO CHOLEWSKI

nato l’11 ottobre 1939(Polonia)

JAMES MICHAELHARVEY

nato il 20 ottobre 1949(Stati Uniti d’America)

CLÁUDIO HUMMES

nato l’8 agosto 1934(Brasile)

WA LT E R KASPER

nato il 5 marzo 1933(Germania)

KURT KO CH

nato il 15 marzo 1950(Svizzera)

GI O VA N N I LAJOLO

nato il 3 gennaio 1935(Italia)

KARL LEHMANN

nato il 16 maggio 1936(Germania)

WILLIAM JOSEPHLE VA D A

nato il 15 giugno 1936(Stati Uniti d’America)

NICOLÁS DE JESÚSLÓPEZ RODRÍGUEZ

nato il 31 ottobre 1936(Repubblica Dominicana)

RO GER MICHAELMAHONY

nato il 27 febbraio 1936(Stati Uniti d’America)

LLUÍSMARTÍNEZ SI S TA C H

nato il 29 aprile 1937(Spagna)

REINHARD MARX

nato il 21 settembre 1953(Germania)

JOACHIM MEISNER

nato il 25 dicembre 1933(Germania)

LAU R E N TMONSENGWO PA S I N YA

nato il 7 ottobre 1939(Repubblica

Democratica del Congo)

MANUELMONTEIRO DE CASTRO

nato il 29 marzo 1938(Portogallo)

FRANCESCO MONTERISI

nato il 28 maggio 1934(Italia)

ANTONIOS NAGUIB

nato il 18 marzo 1935(Egitto)

WILFRID FOXNAPIER

nato l’8 marzo 1941(Sud Africa)

ATTILIO NICORA

nato il 16 marzo 1937(Italia)

JOHN NJUE

nato nell’anno 1944( Ke n y a )

KAZIMIERZ NYCZ

nato il 1° febbraio 1950(Polonia)

EDWIN FREDERICKO’BRIEN

nato l’8 aprile 1939(Stati Uniti d’America)

ANTHONYOLUBUNMI OKO GIE

nato il 16 giugno 1936(Nigeria)

SEÁN PAT R I C KO’MALLEY

nato il 29 giugno 1944(Stati Uniti d’America)

JOHN OLORUNFEMION A I Y E KA N

nato il 29 gennaio 1944(Nigeria)

JAIME LUCASORTEGA Y ALAMINO

nato il 18 ottobre 1936(Cuba)

MARC OUELLET

nato l’8 giugno 1944(Canada)

ALBERT MALCOLM RANJITHPATA B E N D I G E DON

nato il 15 novembre 1947(Sri Lanka)

GEORGE PELL

nato l’8 giugno 1941(Australia)

PO LY C A R P PENGO

nato il 5 agosto 1944( Ta n z a n i a )

JEAN-BAPTISTEPHAM MINH MÂN

nato nell’anno 1934( Vi e t n a m )

MAU R O PIACENZA

nato il 15 settembre 1944(Italia)

SEVERINO POLETTO

nato il 18 marzo 1933(Italia)

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JOSÉ DA CRUZPOLICARPO

nato il 26 febbraio 1936(Portogallo)

VI N KO PULJIĆ

nato l’8 settembre 1945(Bosnia ed Erzegovina)

BÉCHARA BOUTROSRAÏ

nato il 25 febbraio 1940(Libano)

GIANFRANCO RAVA S I

nato il 18 ottobre 1942(Italia)

GI O VA N N I BAT T I S TARE

nato il 30 gennaio 1934(Italia)

JEAN-PIERRE RICARD

nato il 25 settembre 1944( Fr a n c i a )

JUSTIN FRANCISRIGALI

nato il 19 aprile 1935(Stati Uniti d’America)

NORBERTORIVERA CARRERA

nato il 6 giugno 1942(Messico)

FRANCISCOROBLES ORTEGA

nato il 2 marzo 1949(Messico)

FRANC RODÉ

nato il 23 settembre 1934(Slovenia)

ÓSCAR ANDRÉSRODRÍGUEZ MARADIAGA

nato il 29 dicembre 1942(Honduras)

PAOLO ROMEO

nato il 20 febbraio 1938(Italia)

ANTONIO MARÍAROUCO VARELA

nato il 24 agosto 1936(Spagna)

STA N I S ŁAW RYŁKO

nato il 4 luglio 1945(Polonia)

RUBÉNSALAZAR GÓMEZ

nato il 22 settembre 1942(Colombia)

JUA NSAND OVAL ÍÑIGUEZ

nato il 28 marzo 1933(Messico)

LEONARD O SANDRI

nato il 18 novembre 1943( A rg e n t i n a )

ROBERT SARAH

nato il 15 giugno 1945(Guinea)

PAOLO SARDI

nato il 1° settembre 1934(Italia)

THÉOD ORE-ADRIENSARR

nato il 28 novembre 1936(Senegal)

ODILO PEDROSCHERER

nato il 21 settembre 1949(Brasile)

CHRISTOPHSCHÖNBORN

nato il 22 gennaio 1945(Austria)

ANGELO SCOLA

nato il 7 novembre 1941(Italia)

CRESCENZIO SEPE

nato il 2 giugno 1943(Italia)

LUIS ANTONIOG. TAGLE

nato il 21 giugno 1957(Filippine)

JEAN-LOUIS TAU R A N

nato il 5 aprile 1943( Fr a n c i a )

JULIOTERRAZAS SAND OVAL

nato il 7 marzo 1936(Bolivia)

DIONIGI TE T TA M A N Z I

nato il 14 marzo 1934(Italia)

BASELIOS CLEEMISTH O T T U N KA L

nato il 15 giugno 1959(India)

JOHN TONG HON

nato il 31 luglio 1939(Hong Kong, Cina)

TELESPHORE PLACIDUSTOPPO

nato il 15 ottobre 1939(India)

JEAN-CL AU D ETURCOTTE

nato il 26 giugno 1936(Canada)

PETER KODWO APPIAHTU R KS O N

nato l’11 ottobre 1948(Ghana)

JORGE LI B E R AT OUROSA SAV I N O

nato il 28 agosto 1942( Ve n e z u e l a )

AGOSTINO VALLINI

nato il 17 aprile 1940(Italia)

ANTONIO MARIAVEGLIÒ

nato il 3 febbraio 1938(Italia)

RAÚL EDUARD OVELA CHIRIBO GA

nato il 1° gennaio 1934(Ecuador)

GIUSEPPE VERSALDI

nato il 30 luglio 1943(Italia)

ANDRÉ VINGT-TROIS

nato il 7 novembre 1942( Fr a n c i a )

RAINER MARIAWOELKI

nato il 18 agosto 1956(Germania)

DONALD WILLIAMWUERL

nato il 12 novembre 1940(Stati Uniti d’America)

GABRIELZUBEIR WA KO

nato il 27 febbraio 1941(Sudan)