NEI NOMI DEI LUOGHI LA NOSTRA STORIA...Questa volta la nostra curiosità si è soffermata sui nomi...

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NEI NOMI DEI LUOGHI LA NOSTRA STORIA “Nomina sunt consequentia rerum” (I nomi i gnen dopo le robe)

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NEI NOMI DEI LUOGHI

LA NOSTRA STORIA

“Nomina sunt consequentia rerum”

(I nomi i gnen dopo le robe)

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PREMESSA

La nostra scuola si trova a Soranzen, una frazione del Comune di Cesiomaggiore. Tante volte a scuola ci capita di soffermarci su qualche nome a noi sconosciuto: ne analizziamo la radice o il contesto in cui viene usato per cercare di coglierne il significato. Questa volta la nostra curiosità si è soffermata sui nomi dei luoghi e delle vie del territorio in cui viviamo. Abbiamo pensato che anche questi nomi non siano lì per caso.

La nostra ricerca non è stata facile: ci siamo documentati su alcuni libri, presso gli Uffici Comunali, ascoltando le persone più anziane.

Ci piace l’osservazione di G. Serra (studioso di toponomastica) riportata in «Osservazioni toponomastiche sulla provincia di Belluno» che dice i popoli, dando i nomi ai luoghi hanno scritto i loro ricordi su materiale più duraturo del marmo e del bronzo.

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LE LOCALITÀ

Cesiomaggiore: questo toponimo deriva dalla gens Caesia,una famiglia romana di origine ravennate(o forse etrusca o campana),che colonizzò il posto nel III secolo a.C. Ne è testimonianza il ritrovamento di un cippo miliare della via Claudia Augusta. Soranzen: secondo B. Bisaglia il nome potrebbe derivare da Sopranceno o Sovranceno, per la sua posizione alta rispetto alle altre località. Cossalter: secondo B. Bisaglia il toponimo prende il nome dalla fusione di due parole “colle e altero”, ad indicare la posizione della piccola altura che si eleva sulle zone circostanti. Secondo l’ interpretazione di G.Guiotto il nome deriverebbe dal fatto che i preti della zona avevano l’ abitudine di leggere il breviario, detto anche Salterio, mentre passeggiavano sulle pendici del colle. Busche: (da bosco) , di origine longobarda, deriva il suo nome dalla zona boschiva che era in origine.

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Cullogne: è una villa di antiche origini romane e sembra che il nome derivi da Colonia, quindi “postazione militare”. Qui esisteva un antico castello e, pare, anche una torre di guardia. Fianema: o Flamina, potrebbe derivare da Flamen che, in base alle nostre ricerche fatte in Internet, nell’antica Roma era il sacerdote preposto al culto di una specifica divinità. . Montebello: prende il nome, probabilmente, dalla felice posizione geografica in cui si trova: il colle; infatti, domina sulla piana sottostante. Centenere: secondo A. Alpago Novello potrebbe derivare da un toponimo romano: l’indicazione latina «milia et centena passuum». Salgarda: qui si trovava il castello della famiglia dei Salgardi, secondo alcuni di origine longobarda, secondo altri discendenti dalla famiglia Transalgardi di Padova.

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Can e Tussui: il Vecellio ci racconta che nel 1590 viene rinvenuto a Tussui un sepolcro medioevale con uno scheletro e delle armi: le spoglie di un condottiero barbaro di nome Tussujo. Questi aveva fondato qui un castello e da lui discese una numerosissima famiglia, fra cui i discendenti di Cano. Proprio i discendenti di Cano, a causa del loro numero elevato, si spostarono dando origine alla villa di Can. Toschian: il suffisso «-ano / -an» era usato dai Romani per indicare il possesso di quelle terre da parte del proprietario: quindi terra di Tusculus. Dorgnan: come per Toschian, terra di Durenius. Anzaven: I nobili de’ Anzaveno in questa villa possedevano un castello che dominava la valle della Salmenega. In origine la famiglia de’ Anzaveno era ricchissima. Nel XV secolo il castello venne distrutto per ordine della Repupplica Veneziana.

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CAMPANILISMI

• Spesso fra gli abitanti dei vari paesi c’erano delle rivalità, dei campanilismi, che si manifestavano con nomignoli e battute usati per prendersi in giro.

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IL NOSTRO STRADARIO CON RELATIVA

NUMERAZIONE CIVICA E’ NUOVO.

E’ STATO PREPARATO NEGLI ANNI ’80

IL LAVORO E’ STATO SVOLTO DALL’ASSESSORE

AI LAVORI PUBBLICI, CHE ALL’EPOCA ERA

MARIO BERTOLDI

Noi lo abbiamo intervistato.

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PERCHE’ CAMBIARE UNO STRADARIO?

• Perché nel nostro Comune non c’erano vie, ma solo località e numeri civici.

• Perché all’anagrafe c’era una grandissima confusione (per es. in uno stesso nucleo familiare, qualcuno risultava risiedere in una via e qualcuno in un’altra).

• Perché la Prefettura ci aveva più volte sollecitato a sistemare l’anagrafe delle liste elettorali

QUALI MOTIVAZIONI HANNO SOSTENUTO IL SUO LAVORO?

• Ho scelto di non titolare vie a personaggi, per evitare discussioni fra

la gente, discussioni che, oltre a creare malumori, avrebbero allungato i tempi di lavoro.

• Ho scelto di recuperare i toponomi, spesso già presenti e in uso fra

la gente.

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COSA BISOGNA FARE SE SI VUOLE DARE O CAMBIARE IL NOME AD UNA VIA?

LEI, COME HA FATTO?

• Il Consiglio Comunale ha dato mandato alla Giunta per sistemare l’ anagrafe del Comune.

• La Giunta ha dato l’incarico all’assessore ai lavori pubblici per sistemare tutta la parte cartografica.

• È iniziato un lavoro manuale per preparare tutte le cartine delle località e, nel contempo, un lavoro di ricerca presso gli anziani, le Pro Loco e altre associazioni del territorio, per recuperare i toponimi.

• La bozza del progetto è stata inviata alla Giunta per un primo parere. • La Giunta l’ha trasmessa al Consiglio Comunale.

• Il Consiglio Comunale ha espresso i propri dubbi e il progetto è stato

portato a conoscenza della popolazione per raccogliere osservazioni e suggerimenti.

• Dopo la sua approvazione definitiva da parte del Consiglio Comunale, il progetto è stato trasmesso al Ministero degli Interni, che lo doveva a sua volta approvare.

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VIE E TOPONIMI La nostra ricerca si è soffermata in modo particolare sulla toponomastica delle Vie del nostro Comune.

Come ci ha detto l’ex assessore Bertoldi, i nomi delle vie per lo più fanno riferimento a dei toponimi. In alcuni casi il nome è un retaggio di epoca fascista (Via Roma)

Per comodità abbiamo deciso di classificare i toponimi in base a caratteristiche comuni.

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FANNO RIFERIMENTO ALLA PRESENZA DI UNA CHIESA: Strada de San Piero, Riva de San Gabriele, San Vendemiano, San Vidal, San Lorenzo, Santa Lucia, Santa Libera, San Leonardo, Madonetta... FANNO RIFERIMEMTO ALLA PRESENZA DI FAMIGLIE STORICHE: Riva de Bogno, Borgata Slongo, Borgata de Lazzer, Via dei Vignaga, Strada dei Nadai … FANNO RIFERIMENTO ALLA CONFORMAZIONE DEL LUOGO: Via Busa, Riva de Bordugo,Via Col di Cimia, Busette di Fianema, Via Paradiso, Via Col San Vito, Via Canesel, Via Strada dei Pascoli … FANNO RIFERIMENTO ALLA VEGETAZIONE:Via Boschi di Pez, Strada dei Frassenei, Via Val Cornera, Via Boscon, Via Nalgher, Via Talpone… FANNO RIFERIMENTO ALLA PRESENZA DI ELEMENTI PARTICOLARI: Via Riva de Speranza, Via Scuole, Via Castel, Via Strada del Cristo, Via Villa, Via Mulino, Via Pissot…

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Alcuni toponimi ci hanno particolarmente incuriosito e abbiamo cercato di approfondire:

Via Strada delle Negre: ci sono state date due spiegazioni diverse. Secondo una prima versione il toponimo dovrebbe riferirsi al termine neree, inteso come terre nere. Secondo altri, invece, in quella località in passato sarebbero state presenti delle donne con carnagione e capelli scuri; da qui il detto “ fora dale more, … dale negre”.

Via Caldrerie: la via si trova in un vecchio borgo e il termine potrebbe derivare da “caldrera – caliera” forse per la presenza di un’attività di lavorazione o riparazione di caliere, ovvero paioli.

Strada del Mas: era chiamata anche strada delle boseme, perché in passato, quando era presente la lavorazione della canapa, lungo i fossi si mettevano a macerare le piante in una poltiglia (bosema) preparata con fagioli lessi.

Col Ferer: pare che quando piove alla base del colle si accumulino acque rosse, ferrose….

Via Battaglion Spluga: nel momento di attribuire il nome a questa via, la scelta è stata dettata dal fatto che i più anziani ricordavano che sul muro di una casa era riportata questa scritta. Noi ci siamo chiesti e abbiamo indagato sul perché proprio “Battaglion Spluga”. La risposta più probabile è che il Battaglion Spluga sia stato il primo ad entrare a Soranzen al momento della liberazione, avvenuta nei primi giorni di novembre del 1918.

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Oltre alla “VIA BATTAGLION SPLUGA”, nei pressi della nostra scuola si trova il Monumento ai Caduti, dedicato ai soldati morti o dispersi durante le due guerre mondiali. Ogni giorno, per arrivare a scuola, percorriamo questa via e passiamo distrattamente accanto al Monumento. Ora, fermandoci a riflettere, capiamo che essi sono il segno di fatti importanti che vogliamo conoscere.

Ogni giorno, per arrivare a scuola, ci passiamo accanto distrattamente. Ora, fermandoci a riflettere, capiamo che essi sono il segno di fatti importanti che vogliamo conoscere.

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Molti sono i libri che ricostruiscono i fatti conseguenti all'invasione delle truppe austro-ungariche nella nostra zona. Noi vogliamo scoprire le tracce, che possono essere ancora nascoste nelle nostre case, e raccogliere le testimonianze tramandate nelle nostre famiglie o dagli anziani del paese.

IL NOSTRO MUSEO STORICO •A sinistra, alcuni reperti scoperti nelle nostre case, risalenti alla Prima e alla Seconda Guerra Mondiale. •Sotto, le due medaglie assegnate a Giobatta Sanvido, bisnonno di un alunno e barelliere al fronte, durante la Prima Guerra Mondiale.

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Ascoltare i racconti dei nostri nonni è molto interessante, anche se spesso questi si riferiscono alla Seconda Guerra Mondiale. Essi ci fanno capire la sofferenza che la guerra comporta e che i nostri nonni e bisnonni hanno patito. Tra le testimonianze che abbiamo raccolto, due ci sembrano particolarmente utili per il nostro lavoro: i racconti di Jolanda D’Agostini e la storia di Luigi Tranquillin. Jolanda D'Agostini, ai tempi della Prima Guerra Mondiale, era bambina e abitava a Cullogne. Nel 1985 è stata registrata dalla nipote mentre narrava le sue memorie. Noi ascoltiamo dalla sua voce aneddoti e storie che ci sembrano incredibili, ma che ci fanno conoscere la fame e le malattie, che anche lei ha sofferto, e le vicende tragiche di cui è stata testimone. Percepiamo però anche come, avere il poco che permetteva di giorno in giorno di sopravvivere, fosse motivo, per Jolanda bambina, di momenti di vera felicità.

Jolanda D’Agostini ai tempi in cui narrava le sue memorie sulla Prima Guerra Mondiale Alcuni dei suoi racconti ci hanno ispirato queste storie a fumetti, i cui dialoghi riportano fedelmente ciò che abbiamo ascoltato

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Nel Comune di Cesiomaggiore, e in particolare nelle zone di Soranzen e Cullogne, vi erano gli accampamenti delle retrovie dei soldati austro-ungarici. I soldati requisirono alla popolazione tutto ciò che si poteva mangiare. Per la gente, furono quindi anni di vera sofferenza; in particolare, il 1917 viene ancora oggi ricordato come «L’an de la fan». Un giorno, la nonna di Jolanda arriva a casa con un mucchietto di paglia….

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Ma quando la polenta è pronta……

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Per fortuna verso sera…..

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I soldati requisiscono tutto ciò che si può mangiare, animali compresi, ma talvolta qualcuno di loro è capace di atti di compassione…

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Jolanda e la nonna vanno spesso a chiedere la carità nella zona di Sedico. Qui, infatti, non ci sono gli accampamenti delle truppe austro-ungariche, perciò la popolazione riesce ad avere qualcosa in più da mangiare. Nemmeno qui, però, mancano le situazioni tragiche, conseguenza della guerra…

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Quel poco che si riesce a raccogliere grazie a qualche persona generosa, a volte si rischia anche di perderlo…

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Un giorno, mentre va per carità, Jolanda vede, attraverso la finestra di una casa, una polenta. La fame è tanta e Jolanda non resiste….

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Indebolita dalla fame, Jolanda si ammala spesso. Durante una seria malattia ai polmoni, viene seguita da due dottori: uno italiano e uno ungherese. Quando si rimette, riceve un lasciapassare…

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Mentre la popolazione soffriva per la fame e per le malattie, dal Monte Grappa giungevano gli echi dei bombardamenti e degli spari. Giovani soldati combattevano nelle trincee, qui e in altre zone del fronte. Luigi Tranquillin è uno dei nomi scritti sulla lapide del Monumento che ricorda i caduti della Prima Guerra Mondiale.

La foto riporta i seguenti dati:

Luigi Tranquillin

Nato a Soranzen l’ 11.12.1893

Morto il 19.11.1915

Le nipoti conservano ancora l’ultima cartolina

spedita da Luigi alla madre

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Ed è proprio questa cartolina ad alimentare un piccolo mistero. Infatti essa è stata scritta dal giovane proprio pochi giorni prima di morire, da Auronzo di Cadore. Un articolo di giornale lo vuole caduto sul Col di Lana ma, secondo le nipoti, potrebbe trattarsi invece del Monte Piana.

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Per trovare notizie abbiamo in previsione di recarci presso l’Archivio Storico di Belluno.

La nostra ricerca continua…

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Svolgendo questa nostra ricerca ci siamo resi conto che sono sempre meno le persone che hanno ricordi diretti di fatti così importanti, legati alle vicende di guerra, che hanno segnato la vita di un'intera comunità. Che cosa possiamo fare noi, affinché la testimonianza di questi fatti vissuti dai nostri nonni e bisnonni non vada perduta?

Noi alunni di classe 5^ ci impegniamo a prenderci cura del Monumento. Affideremo poi questo compito ai nostri compagni di classe 4^, spiegando loro il significato di tale gesto.

È un modo per riflettere e acquisire consapevolezza dell’importanza di lavorare insieme per costruire e mantenere la pace, come ci insegna la nostra Costituzione.

«L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali…» (art. 11)

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LE STRADE DEI SANTI Come dicevamo molte vie hanno a che fare con i luoghi di culto. Le vie che portano alle molte chiese sparse per i nostri paesi, hanno il nome del santo a cui sono intitolate.

La gente dei nostri paesi, nei secoli ha affidato alla preghiera devota le cose più preziose: la salute e il lavoro.

Ecco che abbiamo la chiesa di santa Lucia a Can (malattie legate agli occhi), san Biagio a Menin (protezione della gola), san Lorenzo a Pullir (ustioni), san Vito (epilessia e rabbia). Sant’Antonio per proteggere gli animali e i lavori agricoli.

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SANTA LIBERA C’è anche una Santa Libera (o Liberata) da Como, una monaca benedettina del V secolo, da sempre legata all'aiuto alle puerpere e ai bambini piccoli ammalati. La strada che costeggia il lato nord della Villa Muffoni a Cesiomaggiore è «via Santa Libera» perché lì si trova il portale d’ingresso dell’antica chiesetta dedicata alla santa. La chiesa come luogo di culto era frequenta con devozione dalle donne in «attesa» di un figlio. La signora Silvana Vignaga, racconta che le donne, prima di andare a sciacquare i panni nella Salmenega, passavano a salutare la santa dedicandole una preghiera.

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Ora la cappella fa parte dell’edificio di villa Muffoni, attuale scuola dell’Infanzia, rimane però l’accenno del portale ben riconoscibile passando appunto per via Santa Libera.

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Questo nostro lavoro sarà completato con ulteriori approfondimenti nel corso di quest’anno scolastico. Uno dei nostri obiettivi, oltre alla ricerca presso l’Archivio Storico di Belluno, è una visita guidata sul Monte Grappa, dove si trova un Ossario dedicato ai Caduti. RINGRAZIAMO: - per le informazioni sui toponimi e sugli aneddoti di un tempo Guerrino Sanvido e Gianni Zanella; - per le interessanti informazioni sull’iter burocratico da seguire per l’ intitolazione delle Vie, Mario Bertoldi; - per i documenti riferiti al soldato Luigi Tranquillin, la nipote Milena; - per la felice intuizione che l’ha portata a registrare la nonna Jolanda mentre raccontava, e per averci fatti partecipi di questa testimonianza, Donata Sanvido; - per aver dato seguito alla nostra richiesta di collaborazione, l’Amministrazione del Comune di Cesiomaggiore; - per la sua cortese consulenza, il prof. Marco Perale; - per averci fornito indicazioni utili e materiali vari, la Pro Loco di Soranzen, il Comitato di Pullir, il Gruppo Alpini Monte Cimonega; - per averci fatto dono dei loro racconti e per averci trasmesso sentimenti ed emozioni, un grazie particolare a tutti i nostri “nonni”. Anno scolastico 2015/2016 Alunni delle classi 4^ e 5^ di Soranzen BIBLIOGRAFIA

• Autori Vari - Cesiomaggiore Identità e storia di una comunità locale - a cura di Agostino Amantia

• Bruno Bersaglio - I castelli e le ville di Cesio

• Sergio Sacco - Osservazioni toponomastiche sulla provincia di Belluno