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LA COMUNITÀ DELL’ARCA Nonviolenza e Spiritualità NaVigaTOR 2012

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LA COMUNITÀDELL’ARCA

Nonviolenza e Spiritualità

Navigator 2012

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I. FONDAMENTI E INDIRIZZI

1. UNA FONDAZIONE PER UNA MISSIONE (5)1.1. Dalla fondazione a oggi: elementi della

storia.1.1.1. Le radici.1.1.2. Una fondazione: “l’arca”.

1.2. La Comunità oggi: attualità e missione.1.2.1. attualità dell’arca.1.2.2. La missione dell’arca.

2. I PRINCIPI FONDATORI (12)2.1. Conversione interiore e spiritualità della

relazione.2.2. Nonviolenza.2.3. Servizio, condivisione e lavoro.2.4. Semplicità di vita.2.5. Coerenza e responsabilità.2.6. Solidarietà.

3. LA CARTA (16)

4. L’IMPEGNO (17)4.1. il senso dell’impegno.4.2. Un impegno comune, delle espressioni

diverse.4.3. Formula dell’impegno.

II. ORGANIZZAZIONE E FUNZIONAMENTO

5. MISSIONE E CAMPI DI AZIONE DELLACOMUNITÀ DELL’ARCA (19)5.1. Conversione e conoscenza di sé.5.2. il lavoro sulla relazione.5.3. L’impegno sociale.5.4. L’impegno politico per la pace e la giu-

stizia.5.5. Le scelte economiche.5.6. Le scelte ecologiche ed etiche.5.7. radicamento spirituale e apertura alle

altre tradizioni.

6. I MEMBRI DELLA COMUNITÀ DEL-L’ARCA (20)

6.1. gli impegnati (coloro che formulano unimpegno).

6.2. gli amici/le amiche.

7. FORME DI VITA NELLA COMUNITÀ DEL-L’ARCA (20)7.1. La vita di un paese (o insieme lingui-

stico/continentale).7.2. Case comunitarie e gruppi comunitari.

7.2.1. Casa comunitaria.7.2.2. gruppo comunitario.

7.3. gruppo progetto.7.4. gruppo locale.7.5. Fraternità.

8. ACCOGLIENZA E FORMAZIONE (21)8.1. accoglienza.8.2. Formazione.

8.2.1. Formazione.8.2.2. organizzazione della

formazione.8.2.3. Formazione continua.

9. ORGANIZZAZIONE (22)9.1. organigramma della Comunità dell’arca

internazionale.9.2. La responsabilità generale e interna-

zionale della Comunità dell’arca.9.2.1. Funzione e durata del mandato.9.2.2. Elezione del/la responsabile ge-

nerale internazionale o del Col-legio dei responsabili internazio-nali.

9.3. il Consiglio internazionale e il Capitologenerale.9.3.1. il Consiglio internazionale.9.3.2. il Capitolo generale.

9.4. Metodo per le decisioni.9.5. risoluzione dei conflitti: L’Ombudsman.

9.5.1. Funzioni.9.5.2. organigramma per la risoluzione

dei conflitti.9.6. Finanze.

9.6.1. regole di base.9.6.2. Mutuo aiuto, quote, finanze.9.6.3. Funzione del/la tesoriere/a di ogni

paese.

www.arche-nonviolence.eu www.arca-di-lanzadelvasto.it

Questo documento contiene i testi delle costitu-zioni che servono di riferimento per la vita della Co-munità dell’Arca.

Sono i punti di ancoraggio comuni a tutti i mem-bri impegnati della Comunità per quanto concernei fondamenti, gli indirizzi, l’organizzazione e il fun-zionamento.

Questi testi sono necessari per l’accordo el’unità dei gruppi. Sono al servizio della Vita nel-l’Arca; non è la Vita ad essere al servizio dei testi.Essi non sostituiranno mai il calore e l’amicizia, néla convivialità solidale.

testo adottato ai Capitoli internazionali del

gennaio 2004, Luglio 2005 e agosto 2012.

INDICE

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1. UNA FONDAZIONE PER UNA MISSIONE

1.1. Dalla fondazione a oggi: elementi dellastoria

Gandhi “l’Ispiratore” (1869-1948).gandhi non ha inventato il concetto di non-

violenza. L’ahimsa che gandhi definiva come“la benevolenza verso tutto ciò che vive” fecela sua apparizione in india nel vi secolo primadella nostra era in seno al giainismo. Se netrovano elementi nel vecchio testamento.

L’ahimsa, definito come rifiuto categorico delricorso alla violenza, fu sviluppato anche dalBudda. Quattro secoli più tardi il “Sermonesulla montagna”, nel vangelo, dà un insegna-mento analogo.

Ma è a gandhi che dobbiamo l’aver apertoun nuovo orizzonte all’umanità sofferente, per-ché è lui il primo “leader” che pensa alla non-violenza - attaccamento indefettibile alla forzadella verità (Satyagraha) - non solamentecome questione etica ma anche in termini distrategia politica.

Egli ne ha fatto uno strumento di emancipa-zione e di liberazione, e ne ha sperimentatoconcretamente l’efficacia nelle sue lotte inafrica del Sud e per la liberazione dell’india.

Egli ha stabilito sempre un legame stretto trala spiritualità, l’etica nonviolenta e l’azione so-ciale o politica, tra i fini e i mezzi. Ci ha anchemostrato che, per trasformare una situazioneche genera violenza, è necessario mettere inopera un “programma costruttivo”, cioè comin-ciare a realizzare quello che si rivendica senzaaspettare l’esito del combattimento.

Lanza del Vasto “il Fondatore“ (1901-1981)L’arca ha ricevuto questa eredità gandhiana

da Shantidas (“Servitore di pace”, nome cheLanza ricevette da gandhi stesso), attraversola sua parola, la sua azione e il suo impegno.

“Gandhi è venuto a mostrarci il potere, suquesta terra, dell’innocenza assoluta. É venutoa dimostrare che può fermare le macchine,tener testa ai cannoni, mettere in pericolo un

impero… Questa verità la sapevamo da sem-pre, noi cristiani. Ma era rimasta fra noi cosìscompagnata, così stranamente contraria atutto quello che il mondo e gli uomini ci hannoinsegnato, che non sapevamo che cosa farne.la tenevamo tra le mura delle chiese e nell’om-bra del cuore. È stato necessario che venisselui, l’indu, ad insegnarci ciò che sapevamo dasempre” - Lanza del vasto.

Lanza del vasto ha rivisitato la nonviolenzadi gandhi da cattolico romano; tutta la culturae lo stile di vita dell’arca ne sono stati segnati

Nel suo “Commentario ai vangeli”, ha messoin evidenza la nonviolenza presente nell’inse-gnamento di gesù, nella sua vita e nella suamorte.

Ha ripreso in modo originale sia narrazionibibliche che dogmi cattolici. Ne ha fatto elementidi riferimento del suo insegnamento (la genesi,il peccato originale, il Diluvio, Noè e l’arca, lediverse alleanze bibliche, la trinità).

Ha proposto – e a volte composto – pre-ghiere, canti, riti, celebrazioni che volevano es-sere aperti all’universale e all’interreligioso mache erano, di fatto, molto spesso impregnati diriferimenti giudaico-cristiani. tutto questo faparte della cultura dell’arca.

Per fondare “l’ordine dell’arca”, si è certa-mente ispirato agli ashram gandhiani, maanche agli ordini religiosi cattolici.

1.1.2. Una fondazione: “l’Arca”

1937verso le sorgenti del gange, Shantidas ri-

ceve la chiamata a fondare l’arca.

1944alcuni giovani chiedono di seguirlo. a Pa-

rigi si apre un laboratorio di artigianato, ed èlì che Shantidas inizia ad esporre il suo in-segnamento.Scrive gli statuti de “l’Ordine la-borioso della pace”, divenuto rapidamenteper una improvvisa intuizione del fondatore“l’Arca” (arnaud de Mareuil: Lanza del vastop. 189).

La CoMUNitÀ DELL’arCa ı NONViOlENzA E SpirituAlità 5

I. FONDAMENTI E INDIRIZZI

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Negli anni, con un numero crescente di fa-miglie con bambini, e grazie al consigliodell’esperienza, questi aspetti monacali etendenti alla marginalità si sono ammorbiditi.i compagni si sono iscritti alla Previdenzasociale agricola; per quanto riguarda lescuole, giunti al livello della scuola seconda-ria e oltre, alcuni ragazzi sono andati a stu-diare nei collegi; si è verificata la necessitàdi avere un furgoncino. La regola si è adat-tata al ritmo di vita delle famiglie; il meaculpa è stato abolito.

Sono nate nuove forme di impegno: al-cune effimere, come i “Fratelli di pena” o i“Fedeli”; altre, come quella degli “alleati”,hanno continuato ad esistere oltre il 1975pur modificandosi.

inizialmente, l’impegno di alleanza erasancito da una Promessa fatta personal-mente a Shantidas; in seguito questa venivafatta contemporaneamente a Shantidas, alsuo successore designato Mohandas e aiCompagni “che li accompagnavano nell’ap-prendimento del servizio” .

Shantidas, Pellegrino in molte parti delmondo, ha fondato vari gruppi di “amicidell’arca”, che hanno approfondito autono-mamente il suo insegnamento.

alcuni Compagni e Compagne sono statiinviati in missione, particolarmente in azioninon violente, mediante la creazione dell’“azione Civica Nonviolenta”.

alcune “Comunità missione” sono nate inMarocco, a la ville Neuve de grenoble, aitruels nel Larzac. Un tentativo di fondazionedi comunità in argentina è durato tre anni.

Questa comunità di vita ha costituito unasorta di fortezza e di punto di riferimento perla nonviolenza, e si è rivelata estremamentefeconda e dinamica.

Da essa sono nate e si sono sviluppate:

- L’azione nonviolenta in Francia e altrove(contro la guerra di algeria, lotta contro il nu-cleare, il Larzac, i digiuni a roma durante ilConcilio, e molte altre).

- altre comunità di famiglie legate, o nonlegate, all’arca.

- Esperienze di ritorno alla terra, al lavoromanuale, all’artigianato, a una vita più sem-plice e più coerente.

- incontri interreligiosi. Esperienze e pra-tiche che coinvolgono la persona nella suaunità psicofisica.

- Movimenti nonviolenti, ecologisti, di lottacontro una società, un’ economia, unascienza asservite alla sola logica del profittoe del mercato.

Due grosse crisi hanno colpito l’arca inquegli anni.

Pierre Mohandas, prima di partire per ilMarocco, ha passato la “responsabilità pa-triarcale” del territorio della Borie a Jo Py-ronnet, il “capitano” dell’ “azione Civica Nonviolenta”.Jo, seguendo le dinamiche scaturite nella

a.C.N.v., e ispirato dalle aspettative createsinell’atmosfera del maggio 1968, volle privi-legiare l’apertura alle problematiche e alleaspettative presenti nel mondo esterno.

al ritorno da una lunga permanenza in ar-gentina, Shantidas non riconobbe più la suacomunità. Queste due forti personalità en-trarono in conflitto; la conclusione fu la rinun-cia di Jo e la creazione di un trio di“responsabili” al posto del “Patriarca”. Que-sto episodio ha lasciato ferite profonde e du-revoli, poiché molti Compagni e Compagneaspiravano all’apertura proposta da Pyron-net.

il soffio del rinnovamento carismatico hasconvolto l’arca a partire dagli anni ’70. Lacomunità è stata in grande fermento: alcunicompagni vi hanno rinnovato profonda-mente la loro vita di preghiera, la loro voca-zione e le loro relazioni con gli altri.

inoltre, si verificarono problemi psicologicie di coppia all’interno delle comunità, chedeterminarono a volte partenze o rotture.

Lo stesso Movimento ne rimase coinvolto:alcuni amici lasciarono l’arca per costituirsiin gruppi o in comunità legate al rinnova-mento.

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1948viene fondata la prima comunità dell’arca.La nascita della comunità di tournier, con

la sua regola di vita, i suoi voti, segna unatappa decisiva nella fondazione dell’arca. È,in qualche modo, il suo atto di nascita.

La gestazione dell’arca è stata profonda-mente marcata dalla personalità di Shanti-das, dalla potenza del suo pensiero filosoficoe teologico, dal suo impegno personale nelleazioni nonviolente, dalla coerenza del suopensiero e la sua vita, dal suo senso dellabellezza e dell’armonia.

La fondazione dell’arca, nelle sue varietappe, deve molto ad altri attori oltre a Shan-tidas: alla sua sposa, Chanterelle, senza laquale, forse, egli non avrebbe fondato nes-suna comunità; a coloro che lo hanno seguitoe si sono impegnati in questa avventura; aisuoi successori, Pierre Mohandas Parodi eThérèse, Jean-Baptiste Libouban e Jean-nine; a tutti coloro che, durante questi anni,hanno aperto vie nuove in contesti diversi.

il potere evocatore e quasi mitico della pa-rola “arca”, sintetizza le intuizioni del Fonda-tore. L’arca è l’arca di Noè, rifugio e protezionedei semi di vita in pericolo.

Ma l’arca è anche l’arcobaleno, segno dialleanza di Dio con gli uomini, riconciliazionedegli uomini fra loro mediante la nonvio-lenza, riconciliazione religiosa, riconcilia-zione con tutti i viventi, che comincia con lariconciliazione con se stessi, la conversionepersonale, la coerenza e l’unità di vita.

La croce che Shantidas ha scelto per mar-care l’adesione all’arca è stata anch’essa unsimbolo forte: l’unità originale perduta vieneristabilita mediante la croce.

Dopo un periodo di tentativi, di balbettiotra lo sviluppo della sua riflessione e la suaesperienza di vita, sia solitaria che comuni-taria, le intuizioni di Shantidas si sono cri-stallizzate poco a poco in un corpo dottrinale,l’ “insegnamento dell’ arca”, e nella fonda-zione dell’ “ordine dell’arca” con le sue trecolonne portanti: “voti, regola, vita comune”.

Negli anni, Shantidas ha sviluppato l’ “in-segnamento” sia oralmente, attraverso con-versazioni, conferenze, campi di formazione,che per iscritto, nel bollettino “Les Nouvellesde l’arche” e nei suoi libri.

1948-1975i Compagni e le Compagne dell’ordine

raggruppati in comunità di vita intorno aShantidas e Chanterelle sono stati in queglianni, il cuore e il modello più compiuto del-l’arca.

Questa comunità si è spostata geografi-camente da tournier alla Borie Noble, dopouna lunga permanenza a la Chesnaie, maha mantenuto una stessa struttura di base.

Chi sono quelli che hanno fatto parte diquesto ordine dell’arca?

Di fatto, malgrado l’apertura teorica a tuttele religioni, sono stati dei cristiani, quasi tutticattolici come il fondatore, che hanno impe-gnato radicalmente, mediante voto, la tota-lità della loro vita personale e familiare inuna scelta di vita comunitaria di tipo mona-cale e marginale.

Monacale- Nessun bene personale, cassa comune,

vita semplice e ascetica.- ritmo religioso della vita quotidiana:

esercizi spirituali, meditazioni, preghiere, ri-chiamo, silenzio.

- regola di vita: obbedienza in coscienzaalla regola e ai capi; mea culpa per ricono-scere le mancanze a questa obbedienza.

Marginale- Celibi e famiglie che vivono in una comu-

nità rurale con scelte di vita proprie: stile emanifattura degli abiti, stretta dieta vegeta-riana…

- ricerca di autarchia economica e di in-dipendenza dalle strutture ufficiali dell’edu-cazione (scuola all’interno della comunità),della giustizia (voto di corresponsabilità perquanto riguarda le questioni di giustizianell’ordine), della previdenza.

- rifiuto di dipendere dallo sviluppo tec-nico moderno: il minor numero possibile dimacchinari a motore e impianti elettrici.

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votato durante il Capitolo del 2005, il rinno-vamento ha preso forma con la nascita della“Comunità dell’arca, nonviolenza e spiritua-lità”, che ha sostituito le precedenti strutturedi ordine e Movimento.

Un unico impegno per tutti, un medesimoriconoscimento e uno stesso potere, indi-pendentemente dall’ambiente sociale nelquale gli impegnati/e vivono e agiscono.

La missione dell’arca, così come i principifondatori e la nuova organizzazione, sonostati chiaramente stabiliti in un unico docu-mento, aggiornato e confermato durante ilCapitolo 2012, che rappresenta ora il docu-mento di riferimento per tutti gli impegnati/e.

La Comunità dell’arca ha dovuto fare,prima di tutto, un lavoro di appropriazionedella nuova identità, elaborando il lutto dellaprecedente e aprendosi al nuovo.

Per alcuni questo è stato un tempo dolo-roso, e c’è chi ha scelto di andare via; peraltri è stato invece un tempo di liberazione,che ha permesso loro di ritornare.

Più che mai la Comunità ha dovuto radi-carsi nella nonviolenza per mantenerel’unità. Piano piano la formazione di nuoviimpegnati ha preso vita, anche se l’arcacontinua ancora a mancare di giovani.

in questa tappa, la nuova Comunità del-l’arca ha saputo mantenere le proprie radici,aprendosi però sempre di più alle richiestedella nostra società: sono nati nuovi progetti,come la Fève e le Università estive; sonostate riconosciute nuove case comunitarie,come Chambrelien in Svizzera e Frieden-shof in germania, ed anche alcune fraternitàin italia e in Francia; si stanno costituendonuovi gruppi di amici in Brasile e in Mes-sico….

Durante il Capitolo generale del 2012 sisono manifestate tre necessità complemen-tari sulle quali lavorare:

1. Da un lato il desiderio di rafforzare il“fare comunità”: sete di legami fraterni, di so-stegno e ascolto reciproco, sete di maggiorirelazioni, di comunicazione.

2. Per un altro verso, il bisogno di faremergere la creatività, favorendo la nascitadi nuovi progetti che partecipino ai bisognipressanti di trasformazione della società.

Le esperienze di vita in comune, di comu-nicazione nonviolenta, di azione civica ri-spettosa di ogni persona, di sostegno aiprocessi connessi ai gruppi numerosi, sonorisorse che la Comunità dell’arca metterà alservizio del bisogno di trasformazione dellasocietà.

3. L’ascolto delle diverse voci della nostrasocietà, particolarmente quella dei giovani,e la loro traduzione nelle varie propostedell’arca. L’attualizzazione dei testi e dei ritidell’arca in un linguaggio e in forme com-prensibili per i giovani del nostro tempo.

gli anni futuri ci diranno se la Comunità èstata in grado di accoglierle e farle fruttifi-care.

1.2. La Comunità oggi: attualità e missione

1.2.1. Attualità dell’Arca

Una Comunità per i nostri giorni.La Comunità dell’arca ha senso unica-

mente se risponde alle preoccupazioni e allesfide presenti nel mondo di oggi.

Queste preoccupazioni, queste sfide,sono sotto i nostri occhi: vediamo la mondia-lizzazione degli scambi, particolarmente deibeni materiali e simbolici, con il rischio cheessi obbediscano unicamente ad una logicaeconomista e finanziaria, avendo come con-seguenza il duplice effetto della concentra-zione dei poteri di decisione, e dellacrescente esclusione dei più poveri e dei piùpiccoli.

vi sono le molteplici forme di violenza,grandi e piccole, visibili e invisibili, individualie istituzionali, che rendono la vita sociale efamiliare sempre più precaria. vi sono le in-giustizie nella vita di ogni giorno.

vi sono i molteplici modi di non rispettarei principali equilibri della natura e le bellezzedella creazione, a vantaggio del loro siste-

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Di fronte a questo tornado, Shantidaschiese ai Compagni e alle Compagne di so-spendere i voti, di non portare più la croce,e di preparare con lui una rifondazione del-l’arca.

Questo tempo di sospensione è duratodue anni, fino al primo Capitolo generaledell’ordine nel 1975.

1975il Capitolo generale di rifondazione del-

l’arca ha adottato, all’unanimità dei presenti,le Costituzioni, una regola, un testo di voti,una definizione dell’ “insegnamento” che,con alcune minime modifiche, sono rimastivalidi fino ad ora.

in particolare vi fu deciso che l’ “insegna-mento”, il voto, le costituzioni, per quanto ri-guarda il fondamento, non possono esseremodificati se non all’unanimità e con il fon-datore in vita” (Etat de la règle, pag. 8).

alcuni Compagni e Compagne, nonavendo avuto la forza di esprimere le loro ri-serve o la loro opposizione su un punto oun altro, hanno vissuto male questa unani-mità. altri, proprio a causa di ciò, non hannorinnovato il loro impegno.

Queste Costituzioni hanno strutturatol’arca in ordine e Movimento; l’hanno deter-minata a immagine della ruota, della quale ilmozzo era l’ordine, e i raggi il Movimento.

1975-1992L’arca conosce un modesto ma signifi-

cativo periodo di crescita e espansione. ilnumero dei Compagni e delle Compagneraggiunge il centinaio.

in Francia, così come in Spagna, in ita-lia e nel Quebec, vengono fondate casecomunitarie: se ne contano fino a tredici.

il Capitolo generale dell’ordine del 1984pone il problema dell’ “entrata nell’ordine dicercatori di verità senza appartenenza reli-giosa”.

L’ordine, che fino ad allora non accettavache credenti delle grandi religioni, si apre acoloro che non hanno un riferimento espli-cito a Dio. il posto e il senso del voto ven-gono dunque messi in discussione.

1992-2003È nel 1992 che si inverte la tendenza nella

crescita dell’ordine. Nel 2003 i Compagnisono rimasti in sessantacinque, le case co-munitarie regolari tre, e tre le fraternità.

La chiusura di alcune comunità, l’andarvia di Compagni e Compagne, sono stateesperienze spesso difficili e dolorose; hannomesso in evidenza disfunzioni strutturali erelazionali. L’ordine ha iniziato un lungo la-voro per “dare un nome a ciò che non fun-ziona” e cercare di porvi rimedio.

Sono nate strutture nuove, come laC.a.N.v.a. (Coordinamento dell’azione Non-violenta dell’arca), e alcune fraternità for-mate da Compagni e Compagne che nonvivono più nelle case comunitarie.

il Movimento acquista una certa autono-mia e maturità rispetto all’ordine. organizzail primo Capitolo generale e internazionaledel Movimento. Nasce un Consiglio del Mo-vimento francofono, che si aggiunge al Con-siglio dell’ordine, ed anche la C.i.M.a.(Coordinamento internazionale del Movi-mento dell’arca).

Emergono nuovi modi di vivere la dimen-sione comunitaria. Le differenze fra le formedi vita di coloro che appartengono all’ordinee quelli che appartengono al Movimento siattenuano.

L’arca ha forse toccato terra? i semi di vitache profeticamente tutelava (la nonviolenza,“il rispetto meravigliato e misericordioso ditutto ciò che vive”, la dimensione comunita-ria della vita in società, l’interreligiosità,ecc…), hanno messo radice nel mondo, siaattraverso essa, ma anche al di fuori daessa, e chiedono solo di crescere e svilup-parsi.

L’arca ha ancora oggi un senso? Quale èla sua attualità? Quale la sua missione oggi?

2003-2012Dopo un lungo e complicato lavoro, e

l’elaborazione di un documento completo suiprincipi fondatori e la nuova organizzazione

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con quelli che lo fanno in situazioni di dispe-razione: miseria, persecuzione, oppres-sione, minacce vitali…

Una Comunità riorganizzata.il forte calo del numero dei compagni e

delle case comunitarie, la diversificazionedelle situazioni di vita, la non adeguatezzadi alcune regole scritte e di alcune formeespressive, la volontà di riavvicinamentoespressa tra persone isolate e comunità,tutto questo converge verso una necessariariforma delle strutture dell’arca.

Questa riforma vuole raggiungere unoscopo: far prevalere la vita e i vivi sull’orga-nizzazione, lo spirito sulla lettera, il presentee l’avvenire rispetto al passato. Per questodovrà, se necessario, essere oggetto di ul-teriori migliorie e correzioni nel tempo e se-condo gli eventi.

Quattro preoccupazioni sono all’originedella riorganizzazione proposta:

La prima è la preminenza di senso e divalore che va accordato alla persona piutto-sto che alle strutture e al loro funziona-mento: la legge è fatta per l’uomo e nonl’uomo per la legge.

L’arca crede alle capacità d’iniziativa e dicreatività delle persone e alla parte di veritàche è in ciascuno. La verità e la gioia dellavita comune nascono, ambedue, dagliscambi e dal confronto che vengono vissutinel quotidiano.

Questo è il senso profondo di una ricercameno rigida dello spirito di unanimità e diforme più elaborate per raggiungere il con-senso.

La seconda è la creazione di strutture chesiano al servizio della nascita e della realiz-zazione di progetti nei vari gruppi dell’arca.

È il motivo per il quale devono esseresemplici e chiare, congruenti nella sostanzaalla Carta e ai principi fondatori.

Lo scopo delle norme è di sostenere la li-bertà, il potere e la responsabilità di coloroche si impegnano in progetti concreti diazione, che siano di ordine sociale, politico,

culturale, spirituale, o religioso.

La terza è quella di proporre diversi modidi appartenere all’arca. Si tratta di distin-guerli per evitare che si creino confusioni emancanza di differenziazione.

ogni modo di appartenenza deve darsi ilproprio stile di organizzazione, particolar-mente per quanto riguarda le adesioni e leuscite, le modalità di incontro, le regole fi-nanziarie e tutto ciò che è utile al camminodel gruppo.

Non vi è unità possibile, e che sia vivibilenel quotidiano, senza principi fondatori co-muni e senza organizzazione differenziata.

La quarta è la messa in opera di istanzedi decisione nei vari luoghi in cui vi è una Co-munità dell’arca.

Ci vuole allo stesso tempo una istanzacentrale di orientamento e decisione, e unaautonomia delle varie singole situazioni divita: gruppo, casa comunitaria, fraternità, si-tuazione isolata.

È per questo che criteri di ordine giuridicoe simbolico sono necessari per una rappre-sentazione che sia la più chiara possibile,specialmente per quanto attiene alle respon-sabilità e allo spirito di solidarietà tra le per-sone e tra i gruppi.

La riorganizzazione tiene conto anchedella realtà internazionale della Comunità.

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matico sfruttamento e allo scopo di renderleimmediatamente redditizie.

vi sono anche tutti quegli uomini e quelledonne che soffrono per non trovare/daresenso alla loro vita e che sono comunque inricerca.

in questo contesto in cui i rischi di inuma-nità sono reali, degli uomini e delle donnelottano per la giustizia e per la pace, optanoper un migliore equilibrio personale dellaloro vita, sono alla ricerca di un soffio spiri-tuale che animi la loro azione. È in questalinea che si iscrive la vocazione fondamen-tale dell’arca.

Entrare nell’arca è una scelta di vita chesi smarca radicalmente da ogni volontà didominio sugli altri, di violenza e di ingiustizia,di sfruttamento senza senso e illimitato dellanatura, di avere come scopo la redditività eil profitto.

È un richiamo a vivere il più possibile inarmonia con se stessi, con gli altri, con l’am-biente, con il senso dato alla propria esi-stenza. È quindi, prima di tutto, una sceltapersonale di vivere la propria vita in modo li-bero e sobrio.

Una Comunità ricentrata su ciò che inessa è essenziale.

Come tutte le istituzioni nate da una vo-lontà di trasformazione, l’arca porta in sé ilrischio di appassire o di appesantirsi neltempo, secondo le circostanze della vita odella storia, a causa della pesantezza dellepersone o dei gruppi che si susseguono nelsuo seno.

Ecco perché, come scriveva Lanza delvasto stesso:

“…le riforme sono necessarie di quandoin quando. Quando il Fondatore non le hapreviste, quando i suoi successori non leammettono, queste avvengono nella ribel-lione e nella lacerazione… la riforma neces-saria non è una novità, è un rinnovamento,un ritorno alla forma primaria e fondamen-tale che ha potuto scadere nel corso deglianni, essersi rammollita o troppo indurita odiventare inapplicabile o applicarsi a contro-senso in un mondo cambiato”. (1)

Non è questione di rinnegarsi ma di rinno-varsi. Un rinnovamento rimanda a una dop-pia esigenza di fedeltà: fedeltà all’ispirazionee agli orientamenti del fondatore e dei primicompagni, fedeltà alle richieste pressantidegli uomini e delle donne di oggi.

ogni vera fedeltà è fedeltà all’ispirazioneoriginale e fedeltà alla storia. Ecco perché ilnuovo testo delle Costituzioni vuole esserericentrato sull’essenziale della tradizioneadattandolo ai nostri giorni.

Questo essenziale si concentra nella chia-mata a vivere la nonviolenza, forza di veritàche congiunge la giustizia all’amore, cheporta in sé la riconciliazione con se stessi,con gli altri e con Dio, e che necessita il donodi sé e l’impegno, lo slancio di vita interioree il coraggio dell’azione.

Nonviolenza, riconciliazione, dono di sè,impegno, sono efficaci solo se sono vissutisu due registri diversi e complementari, il re-gistro della vita interiore e il registro sociale,il registro della conversione intima e quellodell’azione sulla società.

Una vita interiore autentica si abbina aduna continua implicazione nell’azione, e unimpegno sociale di qualità si abbina alla con-versione interiore. Cioè a dire che l’essen-ziale dell’essenziale va trovato attraverso uncostante nutrimento spirituale delle personee dei gruppi.

Una Comunità aperta.La Comunità deve aprirsi sempre meglio

sia al suo interno che all’esterno. all’interno,ogni membro e ogni gruppo della Comunitàè chiamato ad aprirsi agli altri membri e aglialtri gruppi, nel rispetto della vocazione ori-ginale di ognuno.

Ma ogni membro e ogni gruppo deve, dirimando, tener conto dell’interesse dell’in-sieme, nel rispetto degli orientamenti e delledecisioni generali. in rapporto all’esterno, èimportante riuscire contemporaneamente avivere pienamente e serenamente il carismaparticolare dell’arca e a collaborare con tutticoloro che – individui o gruppi – lavoranoall’umanizzazione del mondo in uno spiritodi nonviolenza, in primo luogo direttamente

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tività per qualche momento durante il corsodella giornata, al fine di volgere il propriosguardo interiore verso l’essenziale e ritro-varsi.

Li sollecita a coltivare la presenza agli altrimediante l’attenzione, il servizio, la praticadell’ospitalità; e la presenza all’assolutamentealtro mediante la meditazione e la preghiera.

invita ognuno a cercare l’unità interiore delproprio essere mediante un’ascesi ben com-presa (digiuno, silenzio), il canto, la danza, lapratica delle arti e del lavoro manuale, me-diante esercizi del corpo, di rilassamento econtrollo del respiro.

riserva alla festa, che è espressione comu-nitaria di quest’unità, un posto privilegiato.

Le pratiche spirituali proposte dall’arca, chevengono ampliate dagli insegnamenti datidalle varie religioni e scuole spirituali, attivanoquesta ricerca di unità interiore, permettendouna maggiore apertura e una migliore rela-zione con l’altro.

“l’uomo, scriveva Lanza, è un vivente, senon uno e cosciente, per lo meno capace diunità e di coscienza, e conseguentemente diunione cosciente, cioè di amore”.

NB. Posizione dell’Arca in rapporto alle re-ligioni.

Dalla sua fondazione, la posizione religiosadell’arca riposa su un duplice principio:

- fedeltà e radicamento di ognuno nella pro-pria tradizione;

- rispetto e apertura alle altre tradizioni.

La Comunità dell’arca rispetta e accoglie ilcammino spirituale di ognuno, escludendoogni fanatismo o settarismo.

invita tuttavia i membri credenti a “colle-garsi”, a radicarsi in una tradizione religiosa,affinché la loro vita spirituale abbia espres-sione piena, al fine di evitare confusioni e sin-cretismo.

L’arca rimane strutturalmente indipendenteda ogni religione o confessione. È però possi-bile, all’interno della Comunità, l’esistenza diprogetti specifici concepiti da uomini o donnedesiderosi di esprimere o vivere la loro fedecomune.

2.2. Nonviolenza

“La nonviolenza: soluzione dei conflitti,forza della giustizia, leva della conver-sione”. (2)

Se dovessimo riassumere in una parola ifondamenti e orientamenti della Comunitàdell’arca, questa parola sarebbe “Nonvio-lenza”.

i membri dell’arca non sono nonviolenti:scelgono in coscienza di tendere a diventarlo.La nonviolenza è un cammino di vita, mentrela violenza, sia essa fisica, psicologica o isti-tuzionale, è un cammino di morte (*).

La nonviolenza è altresì una scelta di vitapoiché impegna tutta la vita. Non si tratta solodi provare ad essere nonviolenti in alcunicampi, ma di impegnarsi ad esserlo su tutti ipiani.

Con la nonviolenza non si cerca di negarela violenza ma di trasformarla in una alterna-tiva costruttiva, di rifiutare ciò che è mortifero,distruttore, per sviluppare una benevolenza at-tiva verso tutto ciò che vive.

Colui che vi si riferisce si sforza quindi a direno alla violenza sotto tutte le sue forme, com-preso, e primariamente, alla propria violenza.

tendere a divenire nonviolento è, prima ditutto, gestire la propria violenza; non per ri-muoverla ma per riconoscerla, identificarla econvertire questa energia negativa in energiapositiva.

Siamo dunque sempre nella situazione dipoter sperimentare la nonviolenza, senza averbisogno di aspettare che si presenti un’in-sieme di condizioni particolari.

Nella vita quotidiana, l’esigenza di nonvio-lenza si accorda con la nostra volontà di rispet-tare l’altro e rispettare la vita. Nelle lotte chefacciamo, la scelta di mezzi nonviolenti è coe-rente con le nostre aspirazioni a maggior giu-stizia e pace.

Questa ricerca coinvolge obbligatoriamenteuna dimensione personale - è un lavoro fattosu se stessi, una dimensione congiunturale -quindi nonviolenza con quelli che ci sono piùvicini nella vita quotidiana; deve inoltre esseremessa in opera su un piano politico e sociale,

La CoMUNitÀ DELL’arCa ı NONViOlENzA E SpirituAlità 13

1.2.2. La missione dell’ArcaLa missione dei membri della Comunità

dell’arca è attuare lo spirito, e i metodi spe-cifici, della nonviolenza, nel luogo dove sitrovano a vivere, secondo la vocazione per-sonale di ognuno.

radicata nella sua storia di sperimenta-zione della nonviolenza in tutti gli aspettidella vita, l’arca mostra che altre maniere divivere, agire, entrare in relazione, sono pos-sibili, a partire dal legame stretto stabilito fravita spirituale, etica, azione sociale e politica.

Questa missione è ampia, permette a ognipersona e a ogni gruppo di trovare il suoposto nella missione comune perché vi siapiù amore, più giustizia e più pace nelmondo.

La missione viene alimentata da:

- Uno spirito comune, ovvero la convin-zione profonda che solo la nonviolenza puòpermettere a uomini e donne di tutte le cul-ture di vivere in pace, pace intesa non comeassenza di conflitti ma come superamentodi questi, grazie a un rinnovato modo distare gli uni con gli altri e di relazionarsicome popoli, e a una buona gestione deibeni e delle risorse, affinché nessuno ne ri-manga sprovvisto o escluso.

- Una cultura comune di ricerca della pacee della giustizia mediante mezzi che rispet-tino l’uomo e il suo ambiente. Questa culturaviene vissuta nelle case comunitarie, neigruppi di riflessione e di azione nonviolenta,nelle fraternità, in famiglia, o come testimonisolitari collegati all’insieme della comunitàda un medesimo impegno.

- Un orientamento comune, che consistenel diffondere questo spirito e questa culturail più possibile, su tutta la terra, mediantel’esempio e l’amore e non attraverso laforza.

- Una comune crescita spirituale attra-verso i testi sacri delle diverse tradizioni, ba-sandosi sugli esempi di vita nonviolenta ditutti i santi e profeti di tutti i tempi, i quali, nel

loro tempo, hanno vissuto per servire i lorofratelli e sorelle in umanità, con le armi dellapace, della giustizia e della carità.

- E un impegno comune preso da ognimembro, da rinnovarsi ogni anno.

2. I PRINCIPI FONDATORI

2.1. Conversione interiore e spiritualità dellarelazione

La nonviolenza sperimentata nell’arca ri-chiede un ritorno su di sé, un movimento diconversione – mai sufficiente – mirato a con-seguire l’unità interiore di ogni creatura el’unità della Creazione.

Questa riposa su ciò che possiamo chia-mare una spiritualità della relazione, la consa-pevolezza del fatto di essere tutti collegati gliuni agli altri, animati dallo stesso respiro. L’al-tro, per quanto straniero o strano possa appa-rire, è un mio simile.

L’arca s’iscrive nella corrente di pensieroche riconosce alla persona umana non solo lesue dimensioni fisiche, psichiche e sociali, maanche la sua dimensione spirituale.

È questa dimensione spirituale che spingela persona a cercare di essere, e di rimanere,soggetto e non oggetto; che la spinge a muo-versi, a mettersi in cammino, in una ricerca diverità, di bellezza, del senso da dare alla pro-pria vita; che l’introduce alla contemplazionedel mistero della vita e della morte; che la faandare oltre ai bisogni di avere e di fare peraspirare, soprattutto, ad essere, essere piena-mente e degnamente se stesso, ritto sulle pro-prie gambe e in relazione con gli altri.

L’arca riconosce in ogni uomo questa di-mensione spirituale indipendentemente dauna appartenenza religiosa o confessionale.

a partire dal nucleo comune alle grandi sag-gezze dell’umanità, propone un cammino diconoscenza, di possesso e di dono di sé.

Sollecita ognuno dei suoi membri a coltivarela consapevolezza di sé mediante esercizisemplici, ad iniziare dal “richiamo alla co-scienza”, che consiste nel sospendere ogni at-

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Possedendo un mestiere che ama, o impe-gnandosi in compiti che hanno senso per lui,l’uomo si costruisce e, contemporaneamente,costruisce una società più umana. a condi-zione tuttavia che il lavoro contribuisca ad unequilibrio di vita all’interno del quale non vadaad occupare tutto il posto.

NB. L’autorità partecipa dello stesso spirito delservizio. È un incarico, non un onore. Devesmarcarsi da ogni volontà di potere per il po-tere, e da ogni volontà di farsi valere per farsivalere. È servizio, cioè dare la propria dispo-nibilità, il proprio tempo, le proprie compe-tenze, per compiere progetti e per realizzarela missione dell’arca ai suoi vari livelli. il suoscopo è di far crescere il più possibile le per-sone e i gruppi.

2.4. Semplicità di vita

“Bisogna vivere semplicemente perché altripossano semplicemente vivere”. gandhi

La semplicità di vita nell’arca è la scelta vo-lontaria di limitare l’avere per permettere il liberosviluppo dell’essere. È un’azione nonviolenta dilotta contro lo spreco e l’accaparramento.

Così come i membri dell’arca non sono non-violenti ma tendono a diventarlo, così essi ten-dono a semplificare la propria vita.

Questa semplificazione volontaria, cioè as-sunta e accettata, non è un obiettivo in sé, maun mezzo, un mezzo essenziale per meglio vi-vere e meglio essere, per divenire più umanie più liberi, per meglio rispondere agli impegnipresi.

il rispetto della vita e dell’ambiente ha an-ch’esso un posto importante nel loro sforzo disemplificazione.

Per i membri dell’arca la condivisione, la ri-cerca di giustizia e di solidarietà con i più po-veri, è ciò che dà senso alla scelta di semplifi-cazione della propria vita.

Essi vogliono rendere coerenti i loro com-portamenti personali con i loro orientamentisociali.

il frutto del condividere è la liberazione dallacorsa ai beni materiali e superflui: ne conse-

gue una maggior disponibilità, che permette didedicare più presenza, tempo e forze a rela-zioni e impegni più profondi.

La ricerca di semplificare i propri modi di vitava di pari passo con la ricerca del bello.

il bello raggiunge livelli profondi del nostroessere. il bello pacifica, dà gioia, nutre e dina-mizza la sensibilità. Non si riduce affatto al-l’estetica.

“Che cos’è la verità delle forme? (4)lo splendore del vero? È la bellezza… la verità è l’essere, e essere è essere uno,

unito e in accordo, e che il fuori esprima il den-tro”. (5)

in questo la bellezza diventa una parolaforte di un modo di essere e vivere nell’arca.

2.5. Coerenza e responsabilità

“Ma la più alta speculazione attorno allaVerità assoluta non vale il più piccolopasso reale, di un uomo reale, che cam-mina nella realtà, poiché la speculazionenon è che gioco e sembianza, mentre ilpasso è vero”. (6)

La coerenza, o l’unità di vita, è un principiofondatore dinamico che collega il pensiero, laparola e l’atto. in altre parole, è l’adattarsi del-l’atto alla coscienza illuminata.

il lavoro interiore (radicato nella presenzaal presente e nutrito dalla meditazione, la pre-ghiera, il richiamo, i tempi di silenzio e di ritiro,ecc…) conduce verso un impegno diretto acreare maggior giustizia e solidarietà.

È per questo che l’arca collega questi duepoli: la vita spirituale e l’impegno sociale,l’uno essendo indissociabile dall’altro.

La coerenza è legata alla responsabilità:saper accettare il peso della parola data,dell’atto impegnato, è essenziale.

in una società in cui le persone riesconosempre meno a accettare le proprie respon-sabilità, l’arca ci invita a riconoscere la re-sponsabilità dei nostri atti, ad assumere lenostre scelte con tutti i buoni risultati e tutti glierrori che ne possono derivare.

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nel quadro di campagne di azione e di missionispecifiche (accoglienza, formazione, immer-sione in una popolazione, luogo “alternativo”di vita, ecc…).

anche se l’impegno in campo politico ri-chiede un minimo di formazione, non si trattaperò di aspettare di essere perfettamente pre-parati prima di partecipare a una azione non-violenta formale (denuncia aperta di unaingiustizia, disobbedienza civile…): l’azionestessa è formativa e d’insegnamento.

La nonviolenza è dunque, prima di tutto,un’esperienza, l’incarnazione di una esigenza,un cammino. Ben compresa, essa, lungi da ini-bire la nostra forza creatrice e la nostra sanacombattività, le canalizza e dà loro un senso.

Questa esperienza, o piuttosto queste espe-rienze, costruiscono la vita. “Nonviolenza e ve-rità sono come le due facce di una stessamedaglia”, diceva gandhi.

Così come gandhi ha considerato la propriavita come un susseguirsi di “esperienze con laverità”, la vita di un membro dell’arca è unaesperienza continua nella ricerca di verità e dinonviolenza.

(*) per violenza intendiamo l’azione di per-sone e strutture che attacchino l’integrità degliuomini e delle donne e, più ampiamente, ab-biano come conseguenza la distruzione degliequilibri di vita.

2.3. Servizio, condivisione e lavoro

“Da dove ti arroghi il diritto di dare, tuche non hai nulla che non hai ricevuto, tuche non hai reso nulla di tutto ciò che ti èstato dato? Non dare: condividi”. (3)

Dappertutto nel mondo, e particolarmentenelle nostre società occidentali, possiamo con-statare che l’essere umano è abitato da unospirito di possesso, di profitto e di dominio chelo spinge a sfruttare il suo prossimo.

Senza pretendere evidentemente di essereindenni da questa tendenza universale e ori-ginale, i membri dell’arca intendono sostituirviuno spirito di condivisione e di servizio.

Scoprono la gioia di condividere ciò che è

loro dato: tempo, lavoro, soldi, vita spirituale,capacità, conoscenze, piuttosto che tenerlisolo per uso proprio e loro unico profitto.

Senza trascurare la soddisfazione dei propribisogni – bisogni materiali, di sicurezza, di ri-conoscimento – si sforzano di far sì che questinon siano smisurati e che tengano conto deibisogni degli altri.

i membri dell’arca concepiscono il loro la-voro come un servizio reso al loro prossimo.Sforzandosi di liberarsi da attività mortifere, dinon essere complici di logiche di sfruttamentodell’uomo, si pongono l’interrogativo della fina-lità del loro lavoro: è buono per la società? èutile?

Ugualmente lo fanno riguardo ai mezzi usatinella loro attività: sono rispettosi dell’am-biente? rientrano in esigenze di giustizia econdivisione?

il lavoro è quindi per loro un mezzo di tra-sformazione della società, un atto militantepermanente che contribuisce alla distribuzionedelle ricchezze e alla costruzione di un mondomigliore.

Mentre nelle nostre società tanti uomini edonne sono private del lavoro, è certamentepiù degno essere disoccupati e impegnati incompiti poco riconosciuti ma socialmente utiliche avere un “buon posto” in un’attività nociva.

il valore del lavoro, per un membro del-l’arca, non si misura anzitutto in termini di gua-dagno, profitto e resa, ma di partecipazione auna società più umana.

in questa prospettiva, il lavoro manuale e ilavori che richiedono uno sforzo fisico trovanoil loro giusto posto, non essendo riservati a co-loro che si trovano costretti a farli, ma assunticome servizi indispensabili alla comunitàumana, ai quali ognuno, nelle sue possibilità,dovrebbe partecipare.

Ma il lavoro, così com’è un servizio agli altri,è un meraviglioso strumento di conoscenza disé e di realizzazione personale. “È facendoche l’uomo si fa”, diceva Shantidas.

Lavorando l’Uomo può lavorare su di sé, ap-plicarsi a rimanere nella presenza al sé, aglialtri, alla Creazione – questo è particolarmentevero nel lavoro manuale.

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4. L’IMPEGNO

4.1. Il senso dell’impegno

“Finché l’uomo è fluttuante e mobilecome l’acqua e la sabbia, non si può fon-dare niente su di lui. Ma mentre intorno alui e in lui tutto sembra cambiare, permaneun fondo che è, che è lui medesimo, garan-zia di futuro, testimone di eternità…”. (7)

Entrare nella Comunità dell’arca, impegnarsiin essa, è una scelta personale che risponde aun richiamo interiore.

L’impegno - atto di legarsi mediante una pa-rola data - è fondamento dell’arca, perché famettere radici all’essere umano, che può cosìprendere forza e portare frutti.

L’impegno nell’arca comporta due dimen-sioni:

- la dimensione verticale, che richiede un ap-profondimento interiore secondo il camminospirituale di ciascuno.

- la dimensione orizzontale, che invita a vi-vere la nonviolenza in una realtà sociale pro-pria a ciascuno, o con la partecipazione a unprogetto riconosciuto dal Consiglio dell’arca.

4.2. Un impegno comune, delle espressionidiverse

“Avanzare sui cammini della nonviolenza,forza di vita e di verità, che concilia la giustiziae l’amore”, questo è il punto centrale del-l’impegno nell’Arca; esso implica il lavoro sudi sé e la ricerca spirituale, il servizio e la con-divisione, una vita semplice, il rispetto di tuttociò che vive, l’esercizio della responsabilità, el’azione per la pace e la giustizia.

Essendo l’arca aperta a sensibilità diverse,questo impegno può essere preso secondovarie formulazioni.

Nell’impegnare la propria vita, per alcuni ènecessario nominare e prendere a testimoneciò che per altri è o impersonale o non preci-samente nominabile.

Secondo le varie sensibilità, l’impegno cen-trale può avere o non avere la forma di voto o

di promessa, senza che vi sia alcuna preroga-tiva legata alla scelta di un’opzione o dell’altra.

il voto e la promessa sono per lo più fruttodi una relazione con Dio e di un’appartenenzareligiosa precisa; ma per qualcuno impegnarsidavanti a Dio può non prevedere il riferimentoad una religione particolare; così come ci sipuò impegnare senza menzionare alcun Dio.

Nella formula dell’impegno dunque, al-cune parti sono personali, altre comuni.

La formula viene pronunciata come segue:- Silenzio iniziale per tutti.- Pronuncia del testo in corsivo per tutti.- Pronuncia a scelta della parte in grassetto.- Silenzio conclusivo per tutti.

4.3. Formula dell’impegno per tutti i membridella Comunità dell’Arca

Nella Comunità dell’ Arca,Io mi impegno…Io faccio voto…Io prometto…

di avanzare sul cammino della nonviolenza

forza di vita e di verità

che si radica nel lavoro su di sé

e nella ricerca spirituale

e si esprime nel servizio e nella condivisione

nella scelta di una vita semplice

nel rispetto di tutto ciò che vive

e nell’azione per la giustizia e la pace

con l’uso di mezzi nonviolenti.

ogni gruppo (casa comunitaria o frater-nità…) può inoltre esplicitare questo impegnocomune in una formulazione che le sia pro-pria, a uso interno, secondo la propria sensi-bilità e la propria regola di vita.

La CoMUNitÀ DELL’arCa ı NONViOlENzA E SpirituAlità 17

N.B. 1. Dall’impegno comune nella Comunitàdell’arca risulta una corresponsabilità di fattofra tutti i membri impegnati, proporzionale erelativa al livello d’implicazione delle persone.Questa responsabilità richiede discernimentoe mutuo aiuto costruttivo.

È il richiamo alla coerenza e alla responsa-bilità che fornisce il quadro di questa rela-zione interpersonale.

La corresponsabilità non si sostituisce allalegge civile o penale, che rimane un riferi-mento in caso di bisogno.

N.B. 2. La ricerca di coerenza, di unità di vita,implica un lavoro di unità all’interno della Co-munità nel rispetto della diversità dei proprimembri e dei loro pareri.

Nelle decisioni da prendere questo si tra-duce nella ricerca del consenso, tutte le volteche esso è possibile.

vanno auspicati metodi di ricerca del con-senso che permettano la discussione, il con-fronto, anche il conflitto: in ogni caso, leriserve, le opposizioni da parte di minoranze,verranno sempre annotate nel testo riguar-dante la decisione.

2.6. Solidarietà

“Tutti gli uomini sono fratelli”. gandhi

La Comunità dell’arca fa parte di quei mo-vimenti che si pongono al servizio degli uo-mini e delle donne del proprio tempo.

i suoi membri scelgono di operare in unmondo che è il loro mondo, anche se non necondividono tutti i valori.

Mentre tanti parti del pianeta sono in guerrao in pericolo di distruzione, mentre barbariefra le più brutali fanno regredire la fragileumanizzazione dei popoli, vediamo peròanche isole, sempre più numerose, nellequali si afferma un livello autentico di umanitàe che alimentano perciò la speranza; l’arcavuole porsi fra queste come una minoranzache agisce fra le altre.

Questa solidarietà con tutti gli esseri sifonda sulla necessità del rispetto assolutodella Legge fondamentale, o Legge simbolicaindiscutibile, che risiede nel rispetto della vita

e della dignità della persona. il riferimento a questa Legge, menzionata

nel testo della Dichiarazione Universale deiDiritti dell’Uomo, è nel nucleo centrale degliimpegni nonviolenti dell’arca.

ogni membro, ogni progetto della Comu-nità dell’arca si riferisce quindi contempora-neamente alla propria e singola identità(maniera specifica di fare ed essere nel-l’arca), e alla sua identità di comune umanità(solidarietà e collaborazione con altri, per-sone o gruppi).

Questa solidarietà con tutti gli esseri chechiedono dignità, giustizia e pace richiede au-dacia e coraggio.

Porre atti di obiezione, di rottura rispetto aldisordine istituzionale stabilito, è a volte ne-cessario: la formazione all’azione nonviolentasi propone di preparare a questa eventualità.

3. LA CARTA

Carta dell’Arca

A seguito di Gandhi e di Lanza del Vasto,i membri della Comunità dell’Arcafanno la scelta della Nonviolenza,che si radica nel lavoro su di sée nella ricerca spirituale.

Scelgono:di aprirsi al servizio e alla condivisione,di vivere in modo semplice,di rispettare tutto ciò che vive,di agire per la giustizia e la pace con mezzi nonviolenti.

i membri dell’arca si riconoscono per la loroadesione a questa Carta. il testo non dicetutto, ma in esso vi sono concentrati i suoi fon-damenti e il suo orientamento. Ne specifica lebasi e la direzione.

Fare parte dell’arca significa intraprendereil cammino della nonviolenza, nel quale si spe-rimenterà questo richiamo a una vita semplifi-cata, all’attenzione all’altro, al lavoro su di sé,all’ascolto dell’infinitamente altro, e all’azioneper più pace e più giustizia.

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5. MISSIONE E CAMPI DI AZIONE DELLACOMUNITÀ DELL’ARCA

La missione della Comunità dell’arca èquella di favorire tutte le iniziative, di forma-zione e di esperienza, dirette allo studio e allamessa in pratica della nonviolenza. (rif. par.1.2.2. “La missione dell’arca” e capitolo 2 “iprincipi fondatori”).Facendo riferimento aquanto già realizzato nel passato o viene rea-lizzato nel presente, ogni membro della comu-nità dell’arca s’impegna, nel luogo ove sitrova, nei campi di azione in corso, e viene in-coraggiato ad aprirne di nuovi.

5.1. Conversione e conoscenza di séi membri della Comunità dell’arca ricono-

scono e accettano i propri aspetti violenti, e la-vorano al loro superamento mediante:

- il richiamo, la meditazione, la preghiera, ildigiuno, il silenzio, la veglia, esercizi di ri-lassamento, di attenzione, di concentra-zione e di lavoro sul respiro;

- il percorrere cammini di guarigione inte-riore, spirituali e/o psicologici;

- la ricerca del bello;- l’espressione artistica attraverso il canto, la

danza, il teatro, la calligrafia, la pittura…- l’attività manuale in agricoltura, nell’artigia-

nato, nei lavori domestici…

5.2. Il lavoro sulla relazioneriferendosi alle ricerche e sperimentazioni

passate e presenti nel campo della psicologiae sociologia, i membri della Comunità dell’arcasono invitati ad acquisire una formazione perquanto riguarda la comunicazione, la media-zione, la gestione dei conflitti, e ad esercitarsinel mettere in pratica questi metodi nella pro-pria vita quotidiana; alcuni possono a loro voltadiventare formatori.

5.3. L’impegno socialealcuni membri della Comunità dell’arca

s’impegnano in progetti sociali concreti riguar-danti l’educazione e la formazione alla pace ealla nonviolenza, l’accoglienza, il sostegno deipiù deboli, la vita associativa.

5.4. L’impegno politico per la pace e la giu-stizia

i membri della Comunità dell’arca parteci-pano, secondo le proprie forze, ad azioni non-violente quali petizioni, manifestazioni, disob-bedienza civile, interventi d’ordine civico, neicasi in cui non venisse rispettata la dignitàdella persona o la pace e la giustizia venisserosbeffeggiate.

5.5. Le scelte economicheNella loro vita quotidiana, i membri della

Comunità dell’arca si orientano verso sceltenonviolente sul piano economico e finanziariomediante stili di vita personali, professionalie/o comunitari che tendano a ridurre i bisognie a sviluppare più le ricchezze umane chequelle di natura materiale.

5.6. Le scelte ecologiche ed etichei membri della Comunità dell’arca svilup-

pano una attenzione benevola verso tutto ciòche vive, e orientano le loro scelte di vita te-nendo conto del rispetto e della salvaguardiadegli esseri viventi e dell’ambiente:

- vita semplice, riduzione del consumo dienergia, preferenza per le energie rinno-vabili, riduzione e gestione ecologica deirifiuti;

- ricerca di un equilibrio alimentare, privile-giando il vegetarianismo e l’agricoltura bio-logica;

- rispetto delle barriere fra le specie;- rifiuto di brevetti su ciò che vive.

5.7. Radicamento spirituale e apertura allealtre tradizioni

i membri della Comunità dell’arca aspirano avivere come “Cercatori di Verità” (gandhi), radi-candosi in un cammino spirituale non necessa-riamente legato a tradizioni religiose; verso lequali essi si aprono col massimo rispetto.

Possono altresì sentirsi spinti ad interpellarele autorità religiose sul loro impegno per la pacee la nonviolenza e a partecipare a incontri e/opreghiere interreligiose o interspirituali.

II. ORGANIZZAZIONE E FUNZIONAMENTO

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7.5. FraternitàSe alcuni membri della Comunità dell’arca,

impegnati o amici, fanno la scelta di una con-divisione di vita e di aiuto reciproco sul pianospirituale e, eventualmente, anche materiale,danno vita ad una ‘Fraternità’.

8. ACCOGLIENZA E FORMAZIONE

8.1. AccoglienzaL’impegno nella Comunità dell’arca avviene

dopo un postulato di tre anni. Nelle case co-munitarie, il periodo di noviziato può essereparte di questi tre anni. La richiesta viene ac-colta dal gruppo regionale o di riferimento alquale l’amico/a partecipa e il gruppo esprimeil proprio parere.

La decisione viene poi presa dai membri im-pegnati della regione o del gruppo di riferi-mento dopo aver consultato il Consiglio delpaese.

gli amici isolati che desiderano fare richie-sta di postulato, stabiliranno contatti con ungruppo, un progetto, una casa comunitariaanche lontani.

L’impegno si rinnova di anno in anno, anchese nello spirito viene fatto per durare neltempo. viene pronunciato normalmente in oc-casione dell’assemblea annuale del paese, odella regione, oppure in occasione di unafesta. Come forma di espressione dell’impe-gno in un cammino spirituale, comunitario enonviolento, era nostra tradizione dare unacroce simile a quella disegnata dal Fondatore,la croce dell’arca. alcuni la portano, altri no.Questa libertà sembra essere accettata datutti.

Per i nuovi arrivati che s’impegnano in unaregione o presso una casa comunitaria, il ri-tuale potrà comprendere o meno il dono di unacroce, secondo l’usanza o la regola della re-gione o della casa comunitaria coinvolta.

La perdita della qualità di membro impe-gnato avviene se:

- l’impegno non viene rinnovato;- in caso di motivi gravi, mediante decisionedel Consiglio del paese e della regione,dopo un serio lavoro per la risoluzione delconflitto.

Nel caso si desideri impegnarsi nuovamentedopo una interruzione, il gruppo di riferimentoe il Consiglio si accorderanno con il postulanteper fissare la data e le modalità del suo nuovoimpegno.

8.2. Formazione

8.2.1. FormazioneLa formazione comprende lo studio dei

testi dell’insegnamento dell’arca riassuntinei principi fondatori, così come la loromessa in pratica.

il/la postulante vive la sua formazione nelproprio gruppo e partecipa a sessioni orga-nizzate dalla Comunità dell’arca e propostein un calendario annuale.

È opportuno che lui/lei soggiorni per uncerto tempo in una casa comunitaria e par-tecipi, quando possibile, anche a scambi frai vari paesi.

il/la delegato/a della regione o della casacomunitaria è garante della sua formazionepresso il Consiglio del paese.

8.2.2. Organizzazione della formazioneil Consiglio del paese chiede a un mem-

bro impegnato di assicurare il coordina-mento della formazione dei/delle postulanti.Questa persona verifica che i vari aspettidell’insegnamento dell’arca vengano appro-fonditi durante i tre anni della formazione.

Egli/ella stabilisce con le varie regioni uncalendario degli stage e delle sessioni.

8.2.3. Formazione continuaogni membro impegnato è invitato a pro-

seguire la propria formazione e la sua rifles-sione sulla nonviolenza attraverso lo studioe la partecipazione ad attività, azioni, stagee sessioni.

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La CoMUNitÀ DELL’arCa ı NONViOlENzA E SpirituAlità 2120 La CoMUNitÀ DELL’arCa ı NONViOlENzA E SpirituAlità

6. I MEMBRI DELLA COMUNITÀ DELL’ARCA

6.1. Gli Impegnati - conoscono i fondamenti e gli orientamenti

della Comunità dell’arca e vi aderiscono;- prendono un impegno esplicito nella Co-

munità dell’arca;- la loro ammissione avviene dopo un pe-

riodo di conoscenza reciproca e di forma-zione di 3 anni;

- partecipano: alla vita regionaleagl’incontri annuali;

- hanno potere deliberativo nelle assemblee;- pagano una quota annuale.

6.2. Gli Amici/le Amiche- conoscono i principi dell’arca;- si riconoscono nella Carta;- il loro impegno è tacito e informale;- sono invitati a partecipare alla vita regio-

nale e agl’incontri annuali;- hanno voce consultiva alle assemblee;- pagano una quota annuale secondo le loropossibilità.

7. FORME DI VITA NELLA COMUNITÀ DEL-L’ARCA

in un paese e/o una regione, gli impegnatie gli amici, singoli o in coppia, con o senzafigli, vivono all’interno della Comunità dell’arcacon diverse modalità: case comunitarie, frater-nità, gruppi progetto, gruppi locali, gruppi diazione nonviolenta ecc…

7.1. La vita di un paese (o insieme lingui-stico/continentale)

il funzionamento di ogni paese è coordinatoda un Consiglio formato dai delegati nominatinelle regioni che ne costituiscono l’insieme.

7.2. Case comunitarie e gruppi comunitari

7.2.1. Casa comunitariaÈ un luogo di vita che raggruppa membri

impegnati, amici e spesso famiglie che de-cidono di mettere in comune parzialmente ototalmente il loro habitat e i loro strumenti dilavoro.

La casa comunitaria è un luogo di impe-gno, di sperimentazione e di formazione indimensioni diverse della Comunità dell’arca.Le dà una visibilità e offre un luogo di acco-glienza e di riflessione. S’impegna in uno opiù progetti di cui al paragrafo 7.4.

ogni casa si dà una propria regola di vitain armonia con la Carta della Comunità del-l’arca; può formulare un impegno propriosecondo la sua specifica vocazione, e formai propri membri impegnati alla vita comuni-taria.

7.2.2. Gruppo comunitarioin città o in un borgo, il gruppo comunitario

permette di vivere alcuni aspetti della vitacomunitaria: condivisione sul piano econo-mico, del lavoro o dell’abitazione.

7.3. Gruppo progettoviene così definito un gruppo di impegnati

e amici i quali si attivano in uno dei campi diazione della Comunità dell’arca, una realizza-zione concreta fatta in suo nome e che ne ma-nifesta l’identità.

il gruppo progetto definisce gli obiettivi chesi propone, i metodi e i mezzi che si dà (tempi,materiale, finanze…) così come i membri chese ne fanno carico.

Per essere convalidato, un progetto deveessere riconosciuto dal Consiglio del suopaese o, in mancanza di questo, dal Consigliointernazionale. il gruppo progetto deve renderconto della propria attività al Consiglio dalquale dipende e assumersene direttamente lespese; possono eventualmente richiedereaiuto finanziario alle varie realtà presenti nel-l’arca.

7.4. Gruppo localeil gruppo locale, che può essere quello di

una città, di un distretto, una provincia o anchedi zone più grandi, riunisce membri impegnatie amici per approfondire il messaggio dellanonviolenza e del lavoro su di sé proprio dellaComunità dell’arca, e per fare insieme alcuneattività volte alla promozione e alla partecipa-zione ad azioni nonviolente per la giustizia eper la Pace. Per queste sue caratteristiche, ilgruppo locale è anche luogo di formazione.

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9.2. La Responsabilità Generale e Interna-zionale della Comunità dell’Arca

Il/la Responsabile generale o il Collegiodei Responsabili internazionali.

9.2.1. Funzione e durata del mandatoil mandato della responsabilità generale

internazionale della Comunità dell’arca puòessere assunto:- sia da una persona, il/la responsabile ge-

nerale,- sia da una équipe: il Collegio dei respon-

sabili internazionali. il Collegio è costituitoda due o tre persone che hanno medesimaresponsabilità.il/la responsabile generale, o il Collegio

dei responsabili internazionali, eletto/a dalCapitolo generale per un periodo di 7 annirinnovabile una sola volta, è il primo servi-tore dell’unità e veglia sulla fedeltà ai principifondatori e alla missione della Comunitàdell’arca.

grazie alla sua lungimiranza, il/la respon-sabile generale, o il Collegio, pone partico-lare attenzione all’evoluzione dell’arca nellasocietà; incoraggia il rinnovarsi delle gene-razioni all’interno delle varie istanze, dellecase comunitarie e dei gruppi.

il/la responsabile generale, o un delegatodel Collegio, presiede il Consiglio internazio-nale.

il/la responsabile generale, o uno deimembri del Collegio, può partecipare ai con-sigli di ogni paese.

il/la responsabile generale, o il Collegio,incoraggia le iniziative e le esperienze, as-sicurandosi che siano coerenti con la mis-sione.Ha il potere di agire per il bene dellacomunità dell’arca. Ne assume la responsa-bilità e ne risponde al Consiglio internazio-nale, il quale potrà interpellarlo o rettificarele decisioni prese e giudicate inappropriate.

rappresenta la Comunità dell’arca pressola società, facendone conoscere la missionee i progetti.

Si occupa della comunicazione interna e

esterna della Comunità dell’arca (siti, riviste,scambi e riflessioni).

tiene i rapporti con gli altri movimenti, par-ticolarmente con gli altri movimenti nonvio-lenti.

i vari aspetti della sua funzione corrispon-dono ai bisogni dell’arca. D’accordo con ilConsiglio internazionale, e secondo le pro-prie competenze, egli/ella può privilegiarneun aspetto e delegarne altri per un tempodato affinché l’insieme delle sue funzionivengano assicurate.

in casi urgenti particolari, dato il suocompito di vigilare sull’unità della comunitàe in quanto Presidente del Consiglio interna-zionale, il/la responsabile generale, o il Col-legio dei responsabili internazionali, ha l’au-torità di prendere eventuali decisioni dopoaver sentito il/la responsabile del paese ele persone coinvolte.

RaccomandazionePer ricoprire questo incarico, è necessario

che la persona indicata per assumerlo abbiail senso dell’ascolto e del lavoro di squadra,nutriti dalla vita interiore; sarebbe auspicabileche avesse un’esperienza di vita comuni-taria, e indispensabile che abbia disponibilitàdi tempo; per questo la Comunità dell’arcatroverà i mezzi per assumere materialmentee finanziariamente il suo/loro impegno.

9.2.2. Elezione del/la Responsabile Gene-rale Internazionale o del Collegiodei responsabili internazionali

il Consiglio internazionale è responsabiledel buon funzionamento della procedura dielezione.

Equipe di preparazioneDopo aver informato tutti gli impegnati

dell’apertura di una procedura di consulta-zione, e aver fatto appello ad una attiva par-tecipazione da parte di tutti, il Consiglio in-ternazionale nomina une équipe di 3 personeincaricata di preparare l’elezione.

il/la responsabile generale, o il Collegiodei responsabili internazionali, non fannoparte di questa équipe.

La CoMUNitÀ DELL’arCa ı NONViOlENzA E SpirituAlità 2322 La CoMUNitÀ DELL’arCa ı NONViOlENzA E SpirituAlità

9. ORGANIZZAZIONE

9.1. Organigramma della Comunità dell’Arca Internazionale

L’organigramma è l’immagine di una realtà fluttuante e in evoluzione.

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La CoMUNitÀ DELL’arCa ı NONViOlENzA E SpirituAlità 2524 La CoMUNitÀ DELL’arCa ı NONViOlENzA E SpirituAlità

mente la propria partecipazione attiva al pro-cesso che tale richiesta viene a generare.Una procedura di voto dovrà quindi esseremessa a punto in collegamento con il Con-siglio internazionale .

9.4. Metodo per le decisioniLo sforzo principale, nella Comunità dell’arca,

rimane la ricerca dell’unanimità per tutte ledecisioni importanti.

in maniera generale, ogni decisione saràoggetto di scambi e della ricerca di consenso,cosa che permetterà di tener conto delle posi-zioni minoritarie, le quali parteciperanno cosìall’elaborazione e all’evoluzione delle decisionistesse.

Un voto, acquisito a larga maggioranza (al-meno i 2/3 dei presenti o rappresentati), potràcompletare questo procedimento consen-suale, permettendo a chi ha delle riserve, o achi si oppone, di esprimersi e di essere pre-sente nel testo della decisione.

9.5. Risoluzione dei conflitti: L’OmbudsmanNon sembra opportuno che il/la responsa-

bile generale, o il Collegio dei responsabili in-ternazionali, intervenga personalmente neiconflitti interni della Comunità dell’arca. La sua

missione è piuttosto quella di incoraggiare einterpellare.

Per facilitare la risoluzione dei conflitti, cosìcome la qualità delle relazioni e della comuni-cazione verticale e orizzontale nella Comunitàdell’arca, si raccomanda di istituire una fun-zione di “ombudsman” (persona o équipe).

i vari Consigli della Comunità dell’arca pos-sono designare un ombudsman, o entrare incontatto con quelli dei paesi dotati di questafunzione.

ogni membro di questa funzione è partedella Comunità dell’arca, ma non del consiglioche lo designa, perché sia possibile ricorrerviin caso di difficoltà con i diversi responsabili.

ogni impegnato/a, postulante, amico, può ri-volgersi all’ombudsman quando ne sente lanecessità.

FunzioniL’ombudsman cerca di farsi carico del com-

pito di risolvere i conflitti, sia intervenendo di-rettamente, sia proponendo una persona terza(mediatore/trice, facilitatore/trice, consulente,conciliatore/trice, arbitro, ecc..).

a seconda dei casi, questa persona potràanche essere esterna alla Comunità dell’arca.

L’équipe di preparazione dà inizio alle pro-cedure di consultazione, informazione econtatti indicate dal Consiglio internazionale.il suo mandato termina con la designazionedi un massimo di tre candidati (persone oéquipe) che si sono resi/e disponibili per lafunzione e per la votazione finale.

Votazione definitivaLa votazione definitivo avverrà al Capitolo

generale.È ammesso un voto complementare per

corrispondenza.in caso di urgenza, il Consiglio internazio-

nale può decidere che venga fatta unica-mente una votazione per corrispondenza.

9.3. Il Consiglio Internazionale e il CapitoloGenerale

9.3.1. Il Consiglio Internazionale

Composizioneil/la responsabile generale, o un membro

del Collegio dei responsabili internazionalidella Comunità dell’arca. Egli/ella presiedeil Consiglio.

Un/a delegato/a del Consiglio di ognipaese (2 o 3 per l’arca francofona in base alnumero di impegnati del paese).

invitati eventuali (voci consultive).il Consiglio internazionale sceglie fra i pro-

pri membri un/a segretario/a e un/a teso-riere/a.

FunzioniÈ un luogo di condivisione e di riflessione

sulla vita e gli impegni della Comunità del-l’arca. S’impegna a suscitare sinergie,anche tra i vari paesi e rimane attento alladinamica dell’insieme.

verifica che le decisioni votate al Capitologenerale vengano messe in pratica (orien-tamenti).Convoca il Capitolo generale e loprepara in stretta collaborazione con il con-siglio del paese nel quale il capitolo avràluogo (vedi par. 9.2.2).

Mantiene i legami e anima le relazioni.Si assicura che l’informazione circoliEmette proposte e prende decisioni sulle

questioni che concernono le attività interna-zionali. in particolare cura i contatti, lerichieste d’impegno e la formazione per lepersone dei paesi dove non vi siano ancoraimpegnati.

Prevede fra i suoi membri un/a supplentein caso di presidenza vacante.

Periodicitài membri del Consiglio internazionale si

riuniscono al momento del Capitolo gene-rale e, se necessario, fra due Capitoli. ri-mangono in stretta relazione per posta ointernet.

i membri europei s’incontrano una voltaall’anno e comunicano fra loro attraverso imezzi tecnologici disponibili.

9.3.2. Il Capitolo generale

ComposizioneDel Capitolo generale fanno parte tutti i

membri impegnati.gli amici/e e i postulanti sono invitati/ ed

hanno voce consultiva.

FunzioniHa come scopo di mantenere l’unità e fa-

vorire la dinamica della Comunità dell’arca.È sovrano per rivedere i fondamenti, gli

orientamenti e l’organizzazione della Comu-nità dell’arca.

Designa per 7 anni un/a responsabilegenerale internazionale o un Collegio deiresponsabili internazionali della Comunitàdell’arca.

Periodicitàviene convocato ogni 7 anni dal Consiglio

internazionale.in caso di necessità, il Consi-glio internazionale può convocare un Capi-tolo generale straordinario.

Diritto d’Iniziativain ogni momento, un gruppo di almeno

trenta impegnati può richiedere una modificaalla formulazione del testo “La Comunità del-l’arca - Nonviolenza e Spiritualità - ii. orga-nizzazione e funzionamento” (punti da 5 a9). Questo gruppo deve proporre parallela-

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Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto

SHANTIDAS

9.6. Finanze

9.6.1. Regole di base:ogni membro impegnato, casa comunita-

ria, gruppo, progetto, è autonomo nella ge-stione delle proprie finanze e delle regoleinterne ad essa preposte.

ogni regione, ogni paese dispone di unfondo finanziario per assicurare i propri im-pegni e il proprio funzionamento.

ogni paese prende in carico le spese le-gate alle attività del/la proprio/a delegato/aal Consiglio internazionale con, se possibile,un sistema di perequazione fra i delegati.

9.6.2. Mutuo aiuto, quote, finanzeÉ opportuno, e coerente con la nonvio-

lenza, valorizzare gli scambi, la condivi-sione, gli aiuti reciproci e gli eventuali baratti.

Per quanto riguarda le risorse finanziarie,il Consiglio di ogni paese può percepire dellequote, e ricevere o fare richiesta di doni osovvenzioni. Stabilirà l’entità delle sue quotein collegamento con il Consiglio internazio-nale.

Secondo le proprie possibilità, e le con-venzioni interne alla Comunità dell’arca, iConsigli dei paesi versano una parte dellequote al Consiglio internazionale, o ad altrigruppi, sotto forma di prestiti o donazioni(per esempio: indennizzi dei delegati e deiresponsabili nazionali e internazionali, speseper incontri, sostegno ai gruppi progetto o lo-cali, alle case comunitarie, alle fraternità,contributi a fondi di solidarietà, spese perpubblicazioni, finanziamento di azioni non-

violente e/o altri eventi convalidati dagli im-pegnati o amici).

9.6.3. Funzione del/la tesoriere/a di ognipaese

ogni Consiglio di paese che percepiscedelle quote nomina un tesoriere che si oc-cupa dei conti. Su richiesta, potrà farli visio-nare dal Consiglio internazionale, che potràtenerne conto per eventuali proposte di con-venzioni finanziarie interne.

Note(1) lanza del Vasto: l’Arche avait pour voi-

lure une vigne - pag. 195 - Ed. Denoel, parigi1978.

(2) lanza del Vasto: tecniques de la non-violence - pag. 11 - Ed. Denoel, paris 1971.

(3) lanza del Vasto: principes et préceptesdu retour à l’évidence - pag. 12 - Ed. Denoel,paris 1945.

(4) libro dei morti dell’antico Egitto.(5) lanza del Vasto: Approches de la vie in-

térieure - pag. 19 - Ed. Denoel, paris 1962.(6) lanza del Vasto: Approches de la vie in-

térieure - p. 183 - Ed. Denoel, paris 1962.(7) lanza del Vasto: l’Arche avait pour voi-

lure une vigne - pag. 102 - Ed. Denoel, paris1978.

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