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Guida alle Vitamine, Proteine e Sali Minerali Naturopata ed Erborista TO-009S-To Legge 4/2013 Andrea Marini for BEXCELLENCE Tel. 388-9334692 email [email protected]

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Vitamina A (retinolo)

Struttura Chimica

La vitamina A (o retinolo) è una vitamina liposolubile. Il retinolo è un alcol superiore, che si trova in natura prevalentemente in forma esterificata, la cui struttura fu scoperta da Karrer nel 1931. È costituito da un anello β-iononico e da una catena laterale contenente una serie di doppi legami coniugati. Le forme biologicamente attive della vitamina A sono:

• retinolo

• retinaldeide

• acido retinoico

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Il retinolo come tale si trova negli alimenti di origine animale, mentre in quelli di origine vegetale si trovano i carotenoidi suoi precursori. I carotenoidi attualmente identificati sono circa 600, quelli con attività provitaminica sono: α-, β-, γ-carotene e β-criptoxantina. Altri carotenoidi presenti nella dieta, ma senza attività provitaminica, sono: licopene, zeaxantina, luteina e cantaxantina. A livello della mucosa intestinale la maggior parte dei caroteni è trasformata, per azione di una 15,15'-carotene-diossigenasi, in retinaldeide, che può essere poi ridotta a retinolo. Teoricamente da ogni molecola di β-carotene se ne possono formare due di retinolo, in pratica non ne viene assorbita più di 1/3 e meno della metà è utilizzata, per cui da un μg di β-carotene avremo 0,167 μg di retinolo (1/6).

Assorbimento della Vitamina D

Gli esteri del retinolo vengono idrolizzati dalle lipasi e carbossilestere-lipasi pancreatiche e dalle retinil-estere-idrolasi enteriche. Non più del 75% del retinolo ingerito viene assorbito per diffusione facilitata (a concentrazioni fisiologiche) e per diffusione passiva (a concentrazioni elevate). L'assorbimento della vitamina A è influenzato sia dalla quantità che dalla qualità dei lipidi della dieta. Oltre che dalla presenza di acidi biliari. Negli enterociti il retinolo viene esterificato ed entra a far parte dei chilomicroni, che attraverso ilcircolo linfatico raggiungono la circolazione sanguigna e vanno al fegato, che contiene dal 50% all'80% del retinolo dell'organismo. Il retinolo epatico può essere riversato nel circolo ematico, dove viene trasportato come retinolo-BP associato alla transtiretina (prealbumina) ai tessuti; la concentrazione ematica di retinolo è pari a 40÷80 μg/100ml.

Funzioni della vitamina A

La vitamina A è essenziale per:

• trasporto (retinolo)

• immagazzinamento (retinil estere)

• differenziazione cellulare (acido retinoico)

• riproduzione (retinolo)

• visione (retinaldeide)

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Il retinolo svolge un'azione specifica nel processo della visione: la retina umana ha due distinti sistemi di fotorecettori contenuti nei bastoncelli, sensibili alla luce La vitamina A svolge anche altre funzioni non del tutto chiarite, probabilmente sotto forma di acido retinoico:

• animali carenti manifestano insufficienza surrenalica e ridotta formazione di glicogeno

• è necessaria nel tessuto mucoso per la sintesi di mucopolisaccaridi

• svolge un ruolo importante nella conservazione delle membrane cellulari (funzione antiossidante: combatte i radicali liberi, contrasta gli effetti dannosi del fumo e dell'inquinamento), nella sintesi proteica e nella formazione di ossa e scheletro

Vitamina A nei cosmetici ad azione anti-aging

Carenza e tossicità di vitamina A

La carenza di retinolo provoca: metaplasia squamosa delle cellule epiteliali, con comparsa iniziale di ipercheratosi follicolare (corneificazione a livello dei follicoli piliferi), a cui segue frinoderma (pelle di rospo) con perdita di cute sotto forma di grosse scaglie; corneificazione delle mucose bronchiolari (xerosi), che facilita l'impianto di bronchioliti; corneificazione dell'epitelio del bacinetto renale che da pieliti e/o cistopieliti; xeroftalmia, xerosi congiuntivale e corneale, caratterizzata da secchezza, ispessimento, pigmentazione e perdita di lucentezza, con formazione di macchie grigio-biancastre (macchie di Bitot); cheratomalacia, necrosi colliquativa della cornea, con comparsa di un ulcera che può evolvere fino a distruggere la cornea stessa con protrusione e prolasso dell'iride e del cristallino; emeralopia o nictalpia o cecità crepuscolare, dovuta alla diminuzione della concentrazione di rodopsina nei bastoncelli. Dosi elevate di vitamina A (oltre 300 mg) provocano intossicazione acuta caratterizzata da: nausea, vomito, emicrania, disturbi visivi e perdita di coordinazione del movimento, sintomi che con un'assunzione adeguata di retinolo scompaiano in breve tempo. Dosi elevate di retinolo (6÷12 mg) per anni provocano la comparsa di una sindrome cronica con: perdita di capelli, inappetenza, anemia, dolori muscolari e sintomi neurologici. Dosi elevate di carotenoidi provocano una alterazione della pigmentazione della cute (colorazione giallo-arancio).

Alimenti apportatori e razione consigliata

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La vitamina A è contenuta negli alimenti di origine animale e in particolare: carni, frattaglie, alcuni pesci, uova, latte, formaggi, burro. I carotenoidi si trovano negli alimenti di origine vegetali e in particolare: negli ortaggi di colore giallo arancio quali carote, zucche, peperoni; nelle verdure a foglia verde come spinaci e broccoli; in alcuni frutti, quali albicocche, meloni, pesche gialle, pompelmo rosa e papaia. I carotenoidi sono tuttavia presenti anche in alimenti di origine animale quali uova e latte e derivati (vedi: VITAMINA A ALIMENTI)

I livelli di assunzione raccomandati di vitamina A vengono indicati come retinolo equivalenti (RE). 1 RE = 1 μg retinolo = 6 μg β-carotene = 12 μg altri caroteni = 3,33 UI 1 UI = 0,3 μg retinolo = 1,8 μg β-carotene = 3,6 altri caroteni I livelli di assunzione consigliati sono: 700 RE per l'uomo; 600 RE per la donna; 700 RE per la gestante; 950 RE per la nutrice.

B1 (TIAMINA)

Promuove il corretto funzionamento del cuore e dei nervi intervenendo nelle reazioni metaboliche che trasformano il cibo in energia.

In natura si trova

Nei ceci, lenticchie e nei fagioli secchi, nell'orzo, nei cereali, compresi quelli integrali, nel fegato di manzo, nelle noci e nocciole, nel lievito di birra, nel salmone, nella farina, nella

carne di maiale, nelle patate, negli asparagi e nei funghi. È dimostrato che la cottura degli alimenti ne diminuisce la presenza tra il 10 e il 40%.

Cosa succede se manca

Disturbi a carico del sistema nervoso, dell'apparato cardiocircolatorio e di quello gastrointestinale. Il deficit di Tiamina può associarsi ad alterazioni nel metabolismo dei

carboidrati.

È bene sapere che

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Va assunta in associazione alle altre vitamine del Gruppo B. Il fabbisogno individuale di Tiamina dipende, oltre che dallo stato fisiologico, anche dalla composizione della

razione alimentare, dall'attività fisica e da fattori secondari che possono interferire con l'assorbimento e con il metabolismo, come l'alcool e il consumo abituale di farmaci. Gli atleti

e gli sportivi, per esempio, avranno maggior bisogno di Tiamina rispetto agli individui sedentari, come pure gli alcolisti cronici o gli individui sofferenti di malassorbimento.

B2 (RIBOFLAVINA)

La vitamina B2 interviene nei processi di trasformazione del cibo in energia (soprattutto grassi e proteine). E' indispensabile alla vita della cellula, per la formazione della

muscolatura e come protezione della mucosa. E' importante per la salute dei globuli rossi, fa bene alla salute della pelle e degli occhi.

In natura si trova

Nel formaggio, nel germe di grano, nelle interiora di diversi animali, nel lievito di birra, nelle mandorle, nel pollo, nel latte, nelle uova e nei vegetali a foglie verdi.

Cosa succede se manca

La sua mancanza è segnalata da bruciore e prurito agli occhi, piccole lesioni agli angoli della bocca e anemia. Nei bambini la carenza di riboflavina si manifesta con un arresto

della crescita.

È bene sapere che

Va assunta in associazione alle altre vitamine del Gruppo B.

E' estremamente sensibile alla luce tanto che, dopo un'ora di esposizione, si degrada. Una sua carenza durante la gravidanza può provocare malformazioni multiple dello scheletro

del nascituro. Una cattiva funzionalità della tiroide può condizionale uno scarso assorbimento intestinale di questa vitamina.

B3 o PP (NIACINA)

E' una vitamina preziosa soprattutto per gli atleti, perché riduce stanchezza e fatica.

In natura si trova

Nel fegato di manzo, nel lievito di birra, nel maiale, nel pesce spada, nel pollo, nel salmone e nel tonno, nei pomodori, nelle arachidi, nel melone, nel mirtillo, nei funghi e nelle

melanzane. Nei cereali è presente sotto forma di un glicoside dell'acido nicotinico biologicamente non disponibile per l'uomo.

Cosa succede se manca

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Depressione, svogliatezza o mal di testa; debolezza muscolare e facile affaticamento; infiammazione della lingua; eruzioni cutanee. Una carenza grave provoca l'insorgenza

di una malattia chiamata "pellagra".

È bene sapere che

Viene chiamata anche PP (Pellagra Preventing) poiché, appunto, previene la pellagra, una malattia caratterizzata da diarrea, alterazioni cutanee e disturbi mentali, un tempo

molto diffusa tra gli abitanti della montagna che si nutrivano quasi esclusivamente di polenta. Il fabbisogno di questa vitamina aumenta in caso di carenza delle vitamine B1, B2 e

B6.

B5 (ACIDO PANTOTECNICO)

La vitamina B5 è un composto molto diffuso negli organismi viventi (da cui il nome "pantotenico", che in greco significaovunque). Questa vitamina è importante per l'utilizzazione

energetica degli alimenti. Inoltre l'acido pantotenico contribuisce alle performance mentali.

Poiché alcuni microorganismi intestinali sono in grado di sintetizzarla, una parte dell'apporto di vitamina B5 potrebbe provenire da questa fonte.

In natura si trova

In moltissimi alimenti, tra cui le arachidi, l'aragosta, la carne, il fegato, le lenticchie, i piselli, la soia, i cereali integrali, il germe di grano, le uova, la pappa reale.

Cosa succede se manca

La sua carenza accelera i processi di invecchiamento della pelle. La sua mancanza può determinare affaticamento, insonnia, nervosismo e disturbi comportamentali

È bene sapere che

E' più attiva in associazione alle altre vitamine del Gruppo B.

B6 (PIRADOSSINA)

La vitamina B6 è fondamentale per il metabolismo delle proteine. E' un fattore antiemetico (contrasta il vomito). Dopo i 50 anni viene assorbita con più difficoltà.

E' importantissima per il sistema nervoso e immunitario. La vitamina B6 è implicata anche in alcune reazioni del metabolismo degli zuccheri. Interviene inoltre nel metabolismo

dell'omocisteina.

In natura si trova :

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Nelle banane, nelle carote, nei cereali integrali, nel germe di grano, nelle lenticchie, nel lievito di birra, nella soia, nel salmone, nel tonno, nelle uova, nel latte e nella carne. La

vitamina B6 presente in molti vegetali no è biologicamente disponibile.

Cosa succede se manca

I sintomi da carenza sono: perdita di controllo dei muscoli, disturbi comportamentali, in particolare, depressione; crampi muscolari, spasmi, irritabilità ed insonnia.

È bene sapere che

Il fumo, l'alcool e la pillola anticoncezionale possono provocare una carenza di vitamina B6, così come le diete a basso contenuto proteico aumentano il fabbisogno di questa

vitamina. La cottura dei cibi può ridurre dell'80% l'apporto di vitamina B6. Trattamenti termici eccessivi nel processo di produzione industriale del latte possono ridurre l’apporto

di vitamina B6.

B9 (ACIDO FOLICO)

L'acido folico è fondamentale per il nostro benessere. Interviene nella formazione del sangue e nella sintesi degli amminoacidi.

Supporta il sistema immunitario.

Non dimentichiamoci inoltre che una supplementazione di Acido Folico è consigliata nelle donne in gravidanza, poiché contribuisce al buono stato di salute dei tessuti materni.

In natura si trova

Nelle carni, in particolare frattaglie, nei fagioli, nei pomodori, nelle arance, nella soia, nelle noci, nel melone, nelle banane, nella cicoria, nei broccoli, nei vegetali a foglia verde

scura.

Cosa succede se manca

La carenza di folati durante la gravidanza è frequente e costituisce un fattore di rischio della comparsa della spina bifida nel nascituro, cioè una gravissima turba a carico del

midollo spinale.

B12 (CIANOCOBALAMINA)

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La carenza di vitamina B12 può svilupparsi per svariate ragioni, riconducibili ad un'insufficiente apporto alimentare e/o ad un alterato

assorbimento. Generalmente tale deficit non comporta sintomi particolari, anche se carenze importanti si accompagnano a gravi forme

di anemia edegenerazioni del sistema nervoso.

L'anemia perniciosa è la più tipica sindrome da carenza di vitamina B12.

Carenza di vitamina B12 per alterato assorbimento

Per la particolare complessità strutturale, l'assorbimento della vitamina B12 è subordinato al suo legame con una sostanza glicoproteica, chiamata fattore

intrinseco, prodotta dalle cellule parietalidel corpo e del fondo dello stomaco. Solo una piccola quota viene assorbita per diffusione semplice.

Carenze di vitamina B12 possono essere la conseguenza di:

deficit di fattore intrinseco per resezione chirurgica dello stomaco (chirurgia bariatrica), a cui vengono sottoposte - ad esempio - persone gravemente

obese;

deficit di fattore intrinseco per resezione chirurgica dello stomaco (gastrectomia) resasi necessaria - ad esempio - per curare ulcere dello

stomaco complicate o per asportare tumori maligni;

deficit di fattore intrinseco per gastrite atrofica, una malattia caratterizzata dall'infiammazione cronica delle cellule della mucosa gastrica con perdita

progressiva della componente ghiandolare;

deficit ereditari di fattore intrinseco (condizioni assai rare trasmesse su base genetica recessiva);

ilectomia: asportazione chirurgica dell'ileo (tratto finale dell'intestino tenue deputato all'assorbimento dei nutrienti, inclusa la vitamina B12);

morbo di Crohn, sindromi da malassorbimento, alterazioni della flora batterica intestinale, infestazione enterica da parassiti, acloridria (assenza di acido

cloridrico nello stomaco, che può essere causata anche dall'assunzione degli inibitori della pompa protonica, farmaci utili nel trattamento del reflusso

gastroesofageo e dell'ulcera peptica - vedi anche: farmaci che causano carenze vitaminiche);

assunzione di metformina, un ipoglicemizzante orale che può interferire con l'assorbimento della vitamina B12.

Carenza di vitamina B12 per insufficiente apporto alimentare

Il fabbisogno giornaliero medio di vitamina B12 per l'adulto varia dai 2 ai 6 microgrammi e viene facilmente coperto da una normale alimentazione. Le

principali fonti di vitamina B12 sono gli alimenti di origine animale; in natura, piccole quantità vengono sintetizzate dai batteri, inclusi quelli che

normalmente popolano l'intestino umano. Gravi carenze di vitamina B12 per insufficiente apporto alimentare sono abbastanza rare e possono interessare

individui vegani (dieta vegetariana stretta) o persone anziane nelle quali coesistono problemi di assorbimento. Carenze subcliniche sono invece molto

comuni, sia nelle categorie citate che nei Paesi in via di sviluppo.

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Sintomi da carenza di vitamina B12

Si manifestano solamente in presenza di gravi deficit protratti nel tempo. Possibile la comparsa di anemia progressivamente crescente, debolezza,

pallore, ittero, stanchezza, lingua liscia, pruriginosa e molto rossa, formicolii alle estremità, ridotta percezione del dolore, irritabilità, mal di

testa, depressione, diminuzione delle facoltà mentali (difficoltà di concentrazione, deficit di memoria), alterazioni dell'equilibrio, disturbi del sonno.

Trattamento

La carenza di vitamina B12 può essere risolta tramite apposite somministrazioni per via intramuscolare od orale. In quest'ultimo caso le dosi devono

essere nettamente superiori rispetto al fabbisogno giornaliero, fino all'ordine del milligrammo

Partecipa alla formazione dei globuli rossi, al metabolismo, alle funzioni del sistema nervoso centrale e agisce positivamente sull'astenia. E' sinergica all'acido folico.

Per essere assorbita dall'organismo e svolgere la sua funzione, richiede un fattore antianemico presente nel succo gastrico la cui carenza è responsabile di anemie. Inoltre interviene

nel metabolismo dell’omocisteina.

In natura si trova

Nel fegato, che ne è particolarmente ricco, nel rognone, nella carne, nel pesce, nel latte.

Cosa succede se manca

Anemia, depressione, disturbi a carico del sistema nervoso e delle cellule del sangue; mancanza di tono muscolare.

Alimenti ricchi di vitamina C

Vitamina C Alimenti apportatori di vitamina C e fabbisogno quotidano

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La vitamina C è ampiamente distribuita in natura, tuttavia può variare in funzione della specie, del grado di maturazione e delle condizioni di conservazione e trattamento prima del consumo. Gli alimenti più ricchi di vitamina C sono: alcuni frutti freschi (quelli aciduli, agrumi, ananas, kiwi, fragole, ciliegie ecc.), alcune verdure fresche (lattuga, radicchi, spinaci, broccoletti ecc.), alcuni ortaggi freschi (broccoli, cavoli, cavolfiiori, pomodori, peperoni), tuberi (patate soprattutto se novelle). La quantità minima di vitamina C per prevenire lo scorbuto nell'adulto è di circa 10 mg/die. Secondo i LARN, la razione consigliata per l'adulto è di 60 mg/die (più o meno la stessa dose contenuta in un Kiwi di media dimensione) Per la gestante e la nutrice la razione raccomandata è rispettivamente di 70 e 90 mg/die.

Categoria Età Peso VITAMINA C

(anni) (1) (kg) (2) (mg)

Lattanti 0,5-1 7-10 35

Bambini

1-3 9-16 40

4-6 16-22 45

7-10 23-33 45

Maschi

11-14 35-53 50

15-17 55-66 60

18-29 65 60

30-59 65 60

60+ 65 60

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Femmine

11-14 35-51 50

15-17 52-55 60

18-29 56 60

30-49 56 60

50+ 56 60

Gestanti 70

Nutrici 90

1 I limiti superiori dell'intervallo di età si intendono fino al compimento del successivo compleanno ad esempio con "1 - 3 anni" si intende da 1 anno appena compiuto fino al compimento del 4° anno). L'ultima classe di età della donna è "50 e più" poiché con la menopausa cambiano i fabbisogni di due importanti nutrienti: il calcio e il ferro. Nell'uomo l'ultima classe di età è "60 e più". 2 Nei lattanti, bambini e adolescenti, gli intervalli di peso sono i valori di riferimento ripresi dalla tabella 1 del capitolo "Energia": il limite inferiore dell'intervallo corrisponde al peso delle femmine nella classe d'età più bassa, mentre il limite superiore corrisponde al peso dei maschi nella classe di età più elevata. Nell'adulto è stato riportato il peso desiderabile medio dei maschi e delle femmine nella popolazione italiana (vedi capitolo "Energia").

Alimento Vitamina C [mg/100g]

Uva, succo 340

Peperoncini, piccanti 229

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Ribes 200

Peperoni, rossi e gialli 166

Prezzemolo 162

Peperoni, crudi 151

Peperoni, verdi 127

Latte, vacca, pastorizzato, scremato 127

Latte, vacca, evaporato, non zuccherato 127

Broccoletti di rapa, crudi 110

Rughetta o rucola 110

Broccoletti di rapa, bolliti 86

Kiwi 85

Cavoli di Bruxelles, crudi 81

Foglie di rapa 81

Cavolo broccolo verde ramoso, crudo 77

Cavolfiore, crudo 59

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Lattuga da taglio 59

Broccolo a testa, crudo 54

Spinaci, crudi 54

Clementine 54

Fragole 54

Broccolo a testa, bollito 53

Cavoli di Bruxelles, bolliti 52

Cavolo cappuccio rosso 52

Tarassaco o dente di leone 52

Arance 50

Limoni 50

Cavolo cappuccio verde, crudo 47

Radicchio verde 46

Milza, bovino 46

Arance, succo 44

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Pomodori, conserva 43

Anona 43

Limoni, succo 43

La vitamina D3 si produce grazie alla luce del sole. Le sue funzioni nel corpo sono tantissime. In particolare questa vitamina regola il metabolismo

osseo e le funzioni neuromuscolari. Svolge una funzione importante nel combattere i disordini autoimmuni, rafforza le ossa e contrasta i sintomi

della depressione. Ma dove si trova? Molti sono gli alimenti che la contengono. Fra questi possiamo ricordare il pesce e il latte, i cereali e i prodotti di

soia, la frutta e la verdura. Bisogna stare attenti agli effetti collaterali, perché, in caso di eccessivo sovradosaggio, può avere effetti tossici.

A cosa serve

La vitamina D3 svolge un ruolo fondamentale per quanto riguarda il rafforzamento delle ossa. Essa viene prodotta per mezzo della luce del sole.

Quando la pelle si espone ai raggi solari, un composto molto simile al colesterolo viene convertito in un precursore della vitamina D e successivamente

nella vitamina D3. Se assumiamo la quantità giusta di questa vitamina e non siamo sottoposti ad una carenza, possiamo badare alla salute delle ossa,

prevenendo lefratture.

Inoltre questa sostanza riesce a contrastare i disordini autoimmuni e quelli del sistema nervoso. In particolare la vitamina D3 è importante per

combattere i sintomi della depressione, soprattutto di quel disordine affettivo stagionale che colpisce le persone che non si espongono molto alla luce.

In ambito neuromuscolare, questa vitamina interviene in vari modi, risultando utile anche per contrastare l’osteite fibrosa e l’artrite reumatoide. Inoltre

si rivela importante per favorire l’assorbimento del calcio e del fosforo.

La vitamina D3 interviene anche nei disordini metabolici e sono diverse le patologie che vanno trattate proprio con l’integrazione di questa vitamina

(sempre sotto consulto medico): cheratosi attinica, morbo di Graves, tetania ipocalcemica, scleroderma, lupus erimatoso sistemico, vitiligine.

In quali alimenti si trova

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La vitamina D3 si trova specialmente in alcuni cibi. In particolare, ne contengono in grande quantità il pesce e i frutti di mare. Fra il pesce, soprattutto

il salmone, la trota, le aringhe. Un’altra importante fonte di vitamina D3 è il latte vaccino.

Da non trascurare nemmeno i cereali e i prodotti di soia, specialmente quelli arricchiti con la vitamina D. Ad esempio, diverse varietà di tofu sono

arricchite con delle sostanze nutritive apposite. Teniamo presente, a questo proposito, che una porzione di tofu da 8 grammi fornisce 3 microgrammi di

vitamina D3.

Via libera anche alla frutta e alla verdura, in particolare il succo d’arancia è una fonte importante e, tra i vegetali, ne sono ricchi soprattutto i funghi.

La vitamina E svolge molte funzioni importanti all’interno del nostro organismo. Dà un contributo rilevante nella cura dell’acne e dell’eczema, aiuta in

caso di disturbi oculari, rafforza le difese immunitarie. Previene il declino cognitivo e combatte i problemi che interessano il sistema

cardiovascolare. Ecco perché non dovrebbe mai mancare. Di conseguenza non dobbiamo trascurare di consumare quegli alimenti che ne abbondano,

per rifornire il corpo di un nutriente di non poco conto. Via libera quindi alla frutta secca, ai semi di girasole, all’olio d’oliva e al germe di grano.

Naturalmente non bisogna esagerare, per non incorrere negli effetti collaterali costituiti da eventuali sanguinamenti o ictus emorragico.

Dove si trova

Quali alimenti dobbiamo mangiare, per assicurarci un buon apporto di vitamina E? Non possono sicuramente mancare nella nostra dieta gli oli vegetali,

come quello di semi di girasole, di oliva o di germe di grano, e la frutta secca, soprattutto noci, nocciole e mandorle. Tra la frutta anche l’avocado e i

pistacchi.

Una certa dose è presente anche nel latte di mucca, sia intero che parzialmente scremato e nei derivati: yogurt, grana,

provolone, ricotta, mozzarella di bufala.

In ogni caso non dobbiamo dimenticare che questa vitamina può essere danneggiata dal congelamento e dalla cottura eccessiva. Per questa ragione

sarebbe opportuno evitare, per esempio, di friggere i cibi a lungo nello stesso olio. Ricordiamoci che il dosaggio giornaliero consigliato corrisponde a 4

mg per i neonati e per i bambini, fino a 14 anni. Oltre questa età dovremmo disporre di 15 mg di vitamina E al giorno.

A cosa serve

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La sostanza in questione riesce a mettere in atto diversi benefici per la pelle, infatti è utilizzata come componente essenziale di molte creme. In

particolare riesce a rivelarsi utile per trattare l’acne e l’eczema.

La vitamina E

E’ composta da degli antiossidanti, i quali si rivelano molto importanti per contrastare gli effetti dannosi determinati dallo stress ossidativo in

relazione a disturbi oculari, come la cataratta e la degenerazione maculare.

Inoltre riesce ad esercitare un’azione di prevenzione nei confronti delle malattie che coinvolgono il cuore e il sistema cardiovascolare. In effetti la

vitamina E impedisce la creazione di coaguli, che possono provocare attacchi di cuore o fenomeni di tromboembolismo venoso.

Da non dimenticare che questo nutriente, rallentando l’ossidazione, riduce il rischio di sviluppare il colesterolo. E’ anche efficace contro il declino

mentale. Vengono combattuti gli effetti dei radicali liberi sul cervello, che determinano le malattie cognitive, come l’Alzheimer.

Gli effetti collaterali

Non bisogna introdurre nel nostro organismo quantità eccessive di vitamina E, perché si potrebbe incorrere in degli effetti collaterali, i quali comunque

non si manifestano, se seguiamo una corretta alimentazione.

Il problema riguarda soprattutto l’uso degli integratori, disponibili anche in capsule e compresse. A lungo andare possono essere

provocati sanguinamento o ictus emorragico.

Particolare attenzione deve prestare nell’uso dei supplementi vitaminici chi assume farmacianticoagulanti e antiaggreganti.

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Vitamina K

Che cos’è

Con il termine vitamina K si indica una serie di composti: la vitamina K1, presente nelle verdura a foglia verde e nell’olio di oliva, la vitamina K2, sintetizzata dalla microflora intestinale e la vitamina K3, prodotto di sintesi in forma idrosolubile, utilizzata in terapia.

È una vitamina liposolubile che gioca un importante ruolo soprattutto nei processi dell’emostasi.

Fonti alimentari

La vitamina K è contenuta in natura negli ortaggi a foglia verde (spinaci, lattuga, broccoli, cavolfiore, cavoletti di Bruxelles) e, in quantità inferiori, nei cereali, nella carne e nei latticini.

Attività

Caratterizzata da proprietà antiemorragiche, la vitamina K (liposolubile) è utile per la coagulazione del sangue poiché è indispensabile per la normale produzione epatica dei fattori della coagulazione VII, VIII, IX, X. Forse ti interessa anche la scheda Emofilia .

Carenza

La vitamina K è in condizioni normali sintetizzata dalla flora intestinale: per questo motivo non se ne riscontrano facilmente stati di carenza, che si verificano invece in seguito alla somministrazione di farmaci che interferiscono con l'azione dei batteri intestinali (antibiotici , sulfamidici) o in situazioni di inadeguato assorbimento intestinale (ad esempio per mancanza di bile).

Una carenza di vitamina K dà luogo a una coagulazione anormale che può manifestarsi con epistassi (sangue dal naso), ematuria (presenza di sangue nelle urine), sanguinamento dello stomaco.

Sovradosaggio

La vitamina K naturale viene immagazzinata nell’organismo e non produce sintomi di intossicazione.

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Dosi eccessive di vitamina K sintetica, invece, possono causare intossicazione poiché i residui si possono accumulare nel sangue causando una forma di anemia che si evidenzia con un collasso dei globuli rossi.

Dosi consigliate

Non sono state definite quantità minime giornaliere raccomandate di vitamina K: si ritiene però che l'apporto ottimale debba aggirarsi intorno a 1 microgrammo per ogni kg di peso corporeo, normalmente fornito da una dieta mista.

Amminoacidi essenziali Gli aminoacidi sono numerosi ma solamente una ventina di loro partecipa alla formazione delle proteine che troviamo negli alimenti. Una volta ingerite queste macromolecole vengono scomposte nei singoli aminoacidi grazie all'azione combinata di pepsina, acido cloridrico (Stomaco) ed enzimi pancreatici (duodeno). I singoli aminoacidi vengono poi assorbiti dall'intestino tenue ed utilizzati prevalentemente per la sintesi proteica. Con questo termine ci si riferisce ad un processo inverso a quello digestivo che ha lo scopo di fornire all'organismo i materiali per la crescita, il mantenimento e la ricostruzione delle strutture cellulari. Questa funzione è chiamata "Plastica". Alcuni aminoacidi, oltre a partecipare alla sintesi proteica, possono essere utilizzati come tali per svolgere funzioni particolari (intervengono nelle risposta immunitaria, nella sintesi di ormoni e vitamine, nella trasmissione degli impulsi nervosi, nella produzione di energia e come catalizzatori in moltissimi processi metabolici). Qualora fosse necessario, il nostro organismo ha la possibilità di generare certi aminoacidi a partire da altri. Dei venti che partecipano alla sintesi proteica solo otto non sono sintetizzabili (o perlomeno non lo sono in quantità sufficienti) e vengono per questo definiti AMINOACIDI ESSENZIALI. Affinché la sintesi proteica avvenga le concentrazioni relative di aminoacidi essenziali devono essere ottimali. Se anche uno solo di questi (aminoacido limitante) è carente la sintesi proteica diventa inefficace. Sono definiti essenziali quegli aminoacidi che l'organismo umano non riesce a sintetizzare in quantità sufficiente a far fronte ai propri bisogni. Per l'adulto sono otto e più precisamente: fenilalanina, isoleucina, lisina, leucina, metionina, treonina, triptofano e valina.

Durante il periodo dell'accrescimento agli otto ricordati ne va aggiunto un nono, l'istidina. In questo periodo della vita le richieste di tale aminoacido sono infatti più elevate della capacità di sintesi endogena.

Aminoacidi amminoacidi

Classificazione degli aminoacidi

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Nella sintesi proteica intervengono solo venti dei diversi aminoacidi esistenti in natura (attualmente oltre cinquecento). Dal punto di vista nutrizionale questi aminoacidi possono essere a loro volta divisi in due grandi gruppi: quello degli aminoacidi essenziali e quello degli aminoacidi non essenziali. Sono definiti essenziali quegli aminoacidi che l'organismo umano non riesce a sintetizzare in quantità sufficiente a far fronte ai propri bisogni. Per l'adulto sono otto e più precisamente: fenilalanina, isoleucina, lisina, leucina, metionina, treonina, triptofano e valina. Durante il periodo dell'accrescimento agli otto ricordati ne va aggiunto un nono, l'istidina, in considerazione del fatto che in questo periodo le richieste di tale aminoacido sono più elevate rispetto alla capacità di sintesi. Sono considerati aminoacidi semiessenziali la cisteina e la tirosina, in quanto l'organismo li può sintetizzare a partire da metionina e fenilalanina. Sono definiti aminoacidi condizionatamente essenziali (arginina, glicina, glutammina, prolina e taurina) quegli aminoacidi che ricoprono un ruolo fondamentale nel mantenimento dell'omeostasi e delle funzioni dell'organismo in determinate situazioni fisiologiche. In alcune condizioni patologiche questi aminoacidi possono non essere sintetizzati a velocità sufficiente per far fronte ai reali bisogni dell'organismo. L'arginina sta assumendo notevole importanza, come precursore dell'ossido nitrico, per le tante funzioni che quest'ultimo espleta nell'attività cellulare, nella trasduzione dei segnali biologici e nella difesa immunitaria.

CONTENUTO IN AMINOACIDI ESSENZIALI: si possono definire complete o nobili quelle proteine che contengono tutti gli AA essenziali in quantità e in rapporti equilibrati. In generale le proteine animali sono complete e quelle vegetali sono incomplete. La dicitura nobili associata alle proteine vegetali non è corretta ed è stata introdotta per contrastare il detto secondo il quale "i legumi sono la carne dei poveri". In realtà assumere una discreta fonte di proteine vegetali nella dieta è importantissimo e per valorizzarle ulteriormente questo concetto è stato introdotto impropriamente il termine "nobili". In ogni caso queste carenze possono essere superate semplicemente utilizzando appropriate associazioni alimentari ad esempio PASTA e FAGIOLI. Si parla in questo caso di mutua integrazione perché gli aminoacidi di cui è carente la pasta vengono forniti dai fagioli e viceversa.

AMINOACIDO LIMITANTE: di una proteina o di una miscela proteica è l'aminoacido essenziale carente o del tutto assente che limita l'utilizzo di tutti gli altri aminoacidi anche se presenti in eccesso rispetto ai bisogni. Come abbiamo visto nelle proteine di origine vegetale questo aminoacido non è in genere sufficiente a garantire il fabbisogno e deve essere introdotto tramite l'abbinamento con altri cibi.

INDICE CHIMICO: è dato dal rapporto tra la quantità di un dato aminoacido in un grammo della proteina in esame e la quantità dello stesso aminoacido in un grammo della proteina di riferimento biologica (dell'uovo). Più è alto questo indice e maggiore sarà la percentuale di aminoacidi essenziali.

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AMINOACIDI RAMIFICATI: o BCAA sono tre aminoacidi essenziali (Valina, Isoleucina e Leucina) che in particolari condizioni, come l'impegno fisico intenso, vengono utilizzati come substrato energetico ausiliario di grassi e carboidrati.

AMINOACIDI RAMIFICATI NEL CIBO VS AMINOACIDI RAMIFICATI NEGLI INTEGRATORI

POLLO 150 g TONNO ALL'OLIO 112 g BRESAOLA 100 g 5 cpr di un integratore "famoso"

Leucina 2,93 2,3 2,65 2,5

Valina 2,0 1,56 1,69 1,25

Isoleucina 1,73 1,34 1,61 1,25

Fenilalanina

a fenilalanina è un aminoacido aromatico contenuto nella maggior parte delle proteine animali e vegetali.

Considerata la sua incapacità di sintetizzarla a partire da altri amminoacidi, per l'organismo umano la fenilalanina è considerata un amminoacido essenziale; è quindi fondamentale per la sintesi proteica, ma anche come precursore della tirosina, grazie alla quale partecipa alla biosintesi di ormoni tiroidei, catecolamine e dopamina (un mediatore della funzione nervosa). La fenilchetonuria è una condizione patologica su base ereditaria dovuta all'incapacità di metabolizzare la fenilalanina. L'organismo delle persone colpite da questa malattia non riesce a convertire questo amminoacido in tirosina, che abbiamo visto essere importante, tra l'altro, per la sintesi di catecolamine, ormoni

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tiroidei e melanina (il pigmento responsabile del colore della pelle). La carenza di melanina si manifesta con ipopigmentazione cutanea generalizzata. Oltre a questo difetto estetico, a causa dell'impossibilità di metabolizzarla, la fenilalanina si accumula nei tessuti dando origine a gravi disturbi a livello cutaneo e neurologico

Creatina

RUOLO FISIOLOGICO DELLA CREATINA

La creatina interviene, dal punto di vista metabolico, per soddisfare le richieste energetiche del meccanismo anaerobico alattacido. Il meccanismo anaerobico alattacido è quel meccanismo energetico che si attiva non appena inizia uno sforzo muscolare intenso. Questo processo prevede una sola reazione chimica e consente di avere una disponibilità immediata di energia. PC + ADP = C + ATP dove: PC= CREATINA FOSFATO sintetizzata a riposo nel muscolo scheletrico associando ad una molecola di creatina una molecola di fosfato inorganico ADP e ATP (visualizza articolo) C=creatina L'enzima che catalizza la reazione è la creatinchinasi.

L'ossigeno non viene utilizzato in questo meccanismo energetico, che per questo motivo è definito anaerobico, mentre il termine alattacido sottolinea che durante la reazione non vi è produzione di acido lattico. Come abbiamo detto, questo sistema ha una latenza molto breve, una potenza elevata ma una capacità ridotta. Le riserve di fosfocreatina, infatti, si esauriscono rapidamente (circa 4-5 secondi, anche se la quantità di creatina fosfato presente nei muscoli è variabile ed aumenta con l'allenamento). Durante l'attività muscolare intensa e di breve durata, il decremento della forza sviluppata è direttamente collegato al depauperamento delle riserve muscolari di fosfocreatina.

Arginina

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L'arginina è un aminoacido essenziale per i bambini in fase di crescita ma non per gli adulti (dato che può essere sintetizzata dall'organismo, soprattutto a livello renale ed epatico).

Nell'adulto l'arginina rientra comunque nella categoria degli "aminoacidi condizionatamente essenziali" (insieme a glicina, glutamina, prolina e taurina) perché ricopre un ruolo fondamentale nel mantenimento dell'omeostasi e delle funzioni dell'organismo. In alcune condizioni patologiche l'arginina può essere sintetizzata ad una velocità insufficiente per far fronte ai reali bisogni e proprio a questa sua caratteristica deve l'appellativo di "amminoacido condizionatamente essenziale".

L'arginina sta assumendo notevole importanza come precursore dell'ossido nitrico per le tante funzioni che quest'ultimo espleta nell'attività cellulare, nella trasduzione dei segnali biologici e nella difesa immunitaria.

Funzioni

Le funzioni dell'arginina sono molteplici e proprio a tale importanza biologica è dovuta la sua popolarità nel mondo farmaceutico: l'arginina è un precursore della creatina e ne aumenta la velocità di sintesi; tuttavia non si sa ancora se tale proprietà sia in grado di influenzare positivamente la performance atletica. L'arginina interviene inoltre nella sintesi di altri amminoacidi e in quella del glucosio, agendo in tal senso come aminoacido gluconeogenetico (l'arginina può cioè essere catabolizzata per produrre energia quando le scorte di glucosio scarseggiano).

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l'arginina è un prodotto intermedio del ciclo dell'urea e come tale contribuisce a detossificare l'organismo. Durante un esercizio fisico l'ammoniaca prodotta deriva principalmente dalla deaminazione dell'AMP (adenosinmonofosfato) nelle cellule muscolari. Dato che l'accumulo di ammoniaca è uno dei fattori che determinano la fatica, il potere detossificante dell'arginina potrebbe essere molto utile anche negli sport di durata (ciclismo, corsa, sci di fondo ecc.).

In uno studio l'infusione endovenosa di arginina ha aumentato significativamente la concentrazione sierica di ormone della crescita e prolattina; per ottenere lo stesso risultato con la somministrazione per via orale i dosaggi di arginina dovrebbero essere elevatissimi, nell'ordine dei 250 mg/kg/die. Per favorire tale azione viene spesso consigliato di assumere integratori a base di arginina poco prima di coricarsi per il riposo notturno. Molti degli studi che hanno confermato tali proprietà anche a dosaggi inferiori sono stati condotti su gruppi di soggetti anziani, defedati ed in regime di ricovero, con problemi relativi ad una scarsa alimentazione o difficoltoso assorbimento di nutrienti. Tali risultati non sarebbero pertanto applicabili a soggetti giovani ed in buona salute con un alimentazione varia ed equilibrata. Deficit di arginina potrebbero invece essere presenti nelle persone che seguono una dieta strettamente vegetariana (dieta vegana), in condizioni di stress psicofisico severo, malattie o traumi.

L'arginina è utilizzata come agente immunostimulante nelle condizioni in cui l'organismo è debilitato (ustioni, traumi e patologie varie)

L'arginina interviene nella sintesi di ossido nitrico, una sostanza che induce vasodilatazione diminuendo la pressione arteriosa ed aumentando l'apporto di sangue ai tessuti, genitali compresi. Tale effetto contribuisce in linea teorica all'aumento del desiderio e delle prestazioni sessuali (vedi: Disfunzione erettile). Per queste sue proprietà vasodilatatorie l'arginina potrebbe essere utile anche nella cura delle patologie cardiovascolari (ipertensione, arteriosclerosi, angina ed ipercolesterolemia). Tali ipotesi, per lo più derivanti da ricerche condotte su animali da esperimento, sono ancora in attesa di conferma.

Che cos'è la citrullina?

Reclamizzata come la molecola miracolosa per la cura dell'impotenza, la citrullina è in realtà un “semplice” amminoacido non essenziale di tipo alfa. Il nome alquanto buffo di questa molecola deriva dal latino citrullus, che significa cocomero: non a caso, la citrullina fu isolata per

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la prima volta nell'anguria. Da qui è nata la credenza secondo cui l'anguria sarebbe la panacea di ogni disturbo sessuale maschile: in questo articolo cercheremo di fare chiarezza sulla virtù "afrodisiache" della citrullina, non dimenticando, comunque, che questa molecola è un aminoacido e, come tanti altri, è implicata nel macchiavellico ciclo dell'urea ed è coinvolta nelle difese immunitarie.

Anaslisi chimica

La citrullina esplica le proprie azioni soprattutto nel centro metabolico umano, il fegato. C6H13N3O3 è la formula chimica con cui si identifica la citrullina, il cui nome IUPAC è acido 2-ammino-5-(carbamoilammino)pentanoico. Nonostante la citrullina sia un componente di alcune importanti strutture proteiche (es. istoni), non è codificata da alcuna molecola di mRNA. Ad ogni modo, è doveroso puntualizzare che alla luce di recenti studi la citrullina sembra trarre origine dall'attività dei PADs, enzimi intracellulari calcio-dipendenti: gli istoni con tracce di citrullina sono stati individuati in cellule incapaci di riprodursi.

Citrullina e ciclo dell'urea

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Come abbiamo visto, la citrullina partecipa attivamente al ciclo dell'urea: questo amminoacido è presente sia nel fegato che nel rene, e favorisce l'eliminazione dell'ammoniaca. Insieme all'ornitina, la citrullina è precorritrice dell'arginina. L'organismo umano, a partire da ornitina, ossido di carbonio ed ammonio, è infatti in grado di sintetizzare la citrullina (per azione dell'enzima ornitin-transcarbamilasi); questi amminoacidi, in combinazione con l'acido aspartico, formano a loro volta l'acido arginosuccinico, trasformato successivamente in arginina. [tratto da Medicina ortomolecolare: una terapia a misura d'uomo, di A. Panfili]

Ornitina + ossido di carbonio + ammonio → citrullina + acido aspartico → acido arginosuccinico → arginina

Molecola afrodisiaca

Per approfondire: Citrullina, Arginina e Disfunzione Erettile - Integrazione di Citrullina nella Pratica Sportiva

La propaganda mediatica promuove la citrullina come l'amminoacido afrodisiaco: in effetti, una parte di verità c'è. La citrullina, dilatando i vasi sanguigni, favorisce l'erezione; inoltre, trasformata in arginina nell'organismo, stimola sia il sistema immunitario che quello cardiocircolatorio, promuovendo - in quest'ultimo caso - la vasodilatazione (aumento della disponibilità di ossido nitrico) e migliorando di riflesso l'elasticità dei vasi ematici. Proprio per questa ragione, la citrullina viene paragonata al Viagra o al Cialis: un buon rimedio, quindi, per la disfunzione erettile. La citrullina sembra persino vantare attività antiaterosclerotiche e protettive dei vasi sanguigni, oltre ad aumentare il ritmo metabolico dell'organismo, diminuire la fatica muscolare e potenziare laperformance aerobica. Da ultimo, la citrullina è in grado di velocizzare la ripresa in caso di stress psicofisico.

Anticorpi anti-citrullina

Recentemente è stato isolato un anticorpo anti-citrullina, probabilmente utile nella diagnosi dell'artrite reumatoide. Accanto ai tradizionali esami di rilevamento diagnostico dell'artrite reumatoide – che spesse volte, tra l'altro, peccano di aspecificità - sono stati identificati ulteriori marcatori biochimici: tra questi spicca l'anticorpo anti-citrullina, chiamato anche anticorpo anti- peptide ciclico citrullinato (anti-CCP). Il test anti-CCP assay è un esame diagnostico anticorpale condotto su campioni di sangue di pazienti potenzialmente affetti da artrite reumatoide: il test individua eventuali anticorpi diretti contro i peptidi ciclici-citrullinati, che abbondano nei pazienti affetti da artrite reumatoide. È doveroso puntualizzare che la Scienza non ha ancora completamente definito il profilo di questi particolari anticorpi; ad ogni modo, le

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evidenze cliniche dimostrano che la maggior parte dei pazienti affetti da artrite reumatoide presenta anticorpi anti-citrullina. linfocitisinovialidei pazienti affetti da artrite reumatoide sintetizzano anticorpi anti-citrullina.

Riassunto

Citrullina: per fissare i concetti

Citrullina: etimologia Dal latino citrullus, che significa cocomero: non a caso, la citrullina fu isolata per la prima volta nell'anguria

Citrullina: descrizione generale

Semplice amminoacido non essenziale di tipo alfa, implicato nel macchiavellico ciclo dell'urea, coinvolto prima di tutto nella funzionalità delle difese immunitarie

Citrullina e miti Reclamizzata come la molecola miracolosa per la cura dell'impotenza: Isolata per la prima volta nell'anguria → la citrullina del cocomero sembra essere la panacea di ogni disturbo sessuale maschile

Citrullina: carta d'identità

• Formula chimica: (C6H13N3O3)

• Nome IUPAC:acido 2-ammino-5-(carbamoilammino)pentanoico

• Funzione principale: partecipa attivamente al ciclo dell'urea

Citrullina: scoperte recenti

La citrullina trae origine dall'attività dei PADs, enzimi intracellulari calcio-dipendenti

Citrullina: ciclo dell'urea

Ornitina + ossido di carbonio + ammonio → citrullina + acido aspartico → acido arginosuccinico → arginina

Citrullina e disfunzione erettile

Amminoacido afrodisiaco, la citrullina agisce:

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• dilatando i vasi sanguigni, favorisce l'erezione

• stimola sia il sistema cardiocircolatorio → vasodilatazione

• maggiore elasticità della parete dei vasi sanguigni

• buon rimedio per la disfunzione erettile

Citrullina ed altre funzioni

• Attività antiaterosclerotiche e protettive dei vasi sanguigni

• Aumenta il ritmo metabolico dell'organismo

• Diminuisce la fatica muscolare

• Potenzia la performance aerobica

• Velocizza la ripresa in caso di stress psicofisico

Citrullina ed anticorpi anti-citrullina

Anticorpo anti-citrullina, chiamato anche anticorpo anti- peptide ciclico citrullinato (anti-CCP) → probabilmente utile nella diagnosi dell'artrite reumatoide Test anti-CCP assay: esame diagnostico anticorpale effettuato su campioni di sangue di pazienti potenzialmente affetti da artrite reumatoide Conclusioni ed evidenze cliniche: la maggior parte dei pazienti affetti da artrite reumatoide presenta anticorpi anti-citrullina

Glutammina Vedi anche: integratori di glutammina

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La glutammina è l'amminoacido più abbondante del corpo umano La sua sintesi avviene principalmente nel tessuto muscolare a partire dagli aminoacidi arginina, ornitina e prolina. La principale via metabolica che porta alla sintesi di glutammina, illustrata in figura, è comunque quella mediata dall'enzima glutammina sintetasi, che incorpora una molecola di ammoniaca nel glutammato (od acido glutammico).

La glutamina interviene:

nella detossificazione da ammoniaca: la glutammina è un vero e proprio trasportatore di gruppi amminici, non tossico, che può attraversare le membrane cellulari. La glutammina entra nel circolo sanguigno e raggiunge il fegato. All'interno dei mitocondri epatici la glutammina libera il suo gruppo amminico che viene convertito in NH4+ o ione ammonio. Lo ione ammonio è tossico per le cellule del corpo ed in particolare per il cervello. Nel fegato l'NH4 + viene incorporato nella molecola atossica dell'urea. L'urea prodotta dal fegato viene trasportata attraverso il sangue ai reni per l'escrezione urinaria.

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nell'attività immunitaria, dove ha un ruolo di supporto energetico nelle cellule in rapida moltiplicazione come linfociti e macrofagi. Se da un lato l'esercizio moderato aumenta la resistenza ad infezioni di vario tipo quello esaustivo, specie se abbinato a regimi alimentari ipocalorici, aumenta la sensibilità ad infezioni virali e batteriche.

nell'attività cerebrale, dove svolge un'attività stimolante. La glutammina è in grado di penetrare la barriera emato-encefalica ed entrare nel cervello dove viene convertita in glutammato, il più importante e diffuso neurotrasmettitore eccitatorio del sistema nervoso centrale. La glutammina è altresì precorritrice del GABA, un neurotrasmettitore che ha effetti inibitori sulla trasmissione nervosa.

nell'aumento di volume delle cellule muscolari favorendo l'ingresso nelle cellule di acqua, aminoacidi ed altre sostanze. Tale attività, secondo alcuni ricercatori, stimolerebbe la sintesi proteica favorendo l'aumento di massa muscolare.

nella sindrome da sovrallenamento, esiste infatti una relazione tra il calo permanente dei livelli plasmatici di gultammina e la comparsa dei sintomi del sovrallenamento (stanchezza cronica, calo di peso, perdita di appetito, comparsa di infezioni di lieve entità, nausea, depressione, apatia, aumento della frequenza cardiaca a riposo e diminuzione della frequenza cardiaca di allenamento) .Secondo alcuni ricercatori la somministrazione di gultammina ed aminoacidi ramificati sarebbe quindi utile nei periodi di allenamento intenso per ridurre i rischi di sovrallenamento.

nel recupero dopo uno sforzo: alcuni studi dimostrano un ruolo della glutamimina nel favorire l'aumento delle scorte di glicogeno muscolare durante il recupero, probabilmente a causa dell'aumentato ingresso di acqua all'interno delle cellule (ricordiamo a tal proposito che l'acqua è essenziale nella glicogenosintesi in quanto per ogni grammo di glicogeno prodotto si legano ad esso circa 2.7 g di acqua).

nello stimolo di secrezione dell'ormone della crescita, se assunta in condizione di bassi livelli di glicemia la glutammina sembra, secondo alcuni studi, stimolare la secrezione del GH. Per ottimizzare questa azione la glutammina andrebbe assunta prima di coricarsi.

nell'azione disintossicante e nella regolazione del pH ematico e urinario (cede ammoniaca a livello renale, la quale si carica di un idrogenione H+ trasformandosi in ione ammonio NH4+, che viene poi eliminato con le urine).

nell'azione antiossidante: interviene nella formazione del glutatione, un potente antiossidante esogeno costituito da glicina, cisteina e acido glutammico. Quest'ultimo può essere ricavato dalla glutammina per cessione dello ione ammonio.

Glutammina: Modalità di assunzione e Dosaggio

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A tal proposito vi sono teorie contrastanti; in base agli effetti che si desiderano ottenere con la sua integrazione, l'assunzione di glutammina: deve avvenire un'ora prima dell'inizio dello sforzo insieme a carboidrati, in quanto oltre ad essere meglio assorbita in condizioni di elevata glicemia, soddisfa le aumentate richieste metaboliche nel corso dell'esercizio fisico. deve avvenire subito dopo l'allenamento, entro trenta minuti dal termine dell'esercizio. In questo caso l'integrazione è consigliata insieme ad abbondanti liquidi e aminoacidi ramificati per favorire il recupero ed i processi anabolici cellulari. deve avvenire a digiuno, possibilmente prima di coricarsi, per stimolare la secrezione di GH .

Amminoacidi solforati Gli amminoacidi solforati sono caratterizzati dalla presenza di un atomo di zolfo nella loro struttura. Metionina, cisteina, cistina, omocisteina e taurina sono esempi comuni di amminoacidi solforati, ma soltanto i primi due partecipano alla sintesi proteica (la metionina, oltretutto, è un amminoacido essenziale).

Gli amminoacidi solforati sono importanti anche per la sintesi del glutatione, un potente antiossidante che, guarda a caso, non viene integrato direttamente, ma ricorrendo all'assunzione di N-acetyl-cisteina. Quest'ultima può essere convertita anche in taurina, un amminoacido essenziale per i felini ma importante anche per l'uomo, data la sua presenza ad elevate concentrazioni in vari tessuti. La taurina rientra in importanti reazioni biologiche, come la sintesi dei sali biliari ed il mantenimento dell'omeostasi idrosalina cellulare; espleta inoltre un'azione cardioprotettiva, detossificante, immunoregolatrice ed antiossidante. Gli amminoacidi solforati sono importanti anche per le reazioni di solfanazione o solfatazione, che avvengono a livello epatico per rendere solubili, quindi eliminabili con le urine, molecole tossiche di origine endogena ed esogena. Gli amminoacidi solforati sono particolarmente concentrati a livello dei capelli, dove contribuiscono alla loro struttura ed acconciatura, e delle unghie.

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Le fonti naturali più ricche di amminoacidi solforati sono l'albume d'uovo, il pesce ed il pollame; tra le fonti vegetali ricordiamo l'alga spirulina, i broccoli, i legumi (dove in genere rappresentano gli amminoacidi limitanti... da cui l'importanza di combinarli con i cereali), i semi di sesamo e di zucca. Un eccesso di amminoacidi solforati, accompagnato ad uno scarsissimo apporto glucidico, tipico delle diete chetogeniche, può favorire la mobilitazione del calcio dalle ossa. Un eccesso di cisteina, abbinato ad una carenza di acido folico e betaina (dieta ricca di carne e latticini, ma povera di frutta e verdure fresche), aumenta i livelli ematici di omocisteina, innalzando significativamente il rischio cardiovascolare del soggetto.

La carnitina

La carnitina è un aminoacido che il corpo utilizzza per convertire i grassi in energia. Nonostante non venga considerata un nutriente essenziale (dato che il corpo è in grado di sintetizzarla autonomamente a partire dagli aminoacidi metionina e lisina), la carnitina viene spesso utilizzata come integratore alimentare, con la speranza di aumentare l'ossidazione delle riserve adipose a scopo energetico o dimagrante.

Ruolo biologico della carnitina

La carnitina è un acido carbossilico a corta catena contenente azoto, sintetizzato a livello epatico e renale da due aminoacidi chiamati rispettivamente metionina e lisina (in presenza di ferro, vitamina C, B1 e B6). All'interno del nostro corpo la carnitina si trova concentrata soprattutto a livello muscolare (circa il 95%) e cardiaco. Modeste quantità di carnitina sono presenti anche nei reni, nel fegato e nei testicoli. La carnitina esiste in diverse forme tra le quali quella biologicamente attiva e generalmente utilizzata come integratore alimentare è la L-carnitina. Le sue funsioni biologiche: la carnitna facilita l'ingresso degli acidi grassi a LUNGA catena all'interno dei mitocondri dove vengono ossidati per produrre energia (dal punto di vista biochimico la carnitina svolge le proprie funzioni partecipando ad un complesso meccanismo chiamato carnitina acil-CoA transferasi).

la carnitina mantiene costante il rapporto AcetilCoA/CoA all'interno delle cellule: l'ottimizzazione di questo rapporto favorisce la conversione del piruvato e del LATTATO ad AcetilCoA soprattutto a livello delle fibre di tipo I. Da tale funzione deriva l'ipotesi in base a cui la carnitina limiterebbe l'accumulo di acido lattico e permetterebbe un miglioramento della prestazione. FONTI NATURALI DI CARNITINA e POSSIBILI CARENZE

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La carnitina è contenuta soprattutto negli alimenti di origine animale come la carne ed i prodotti caseari. Anche l'avocado ed il Tempeh (semi di soia fermentati) sono buone fonti di carnitina. Dato che questo amminoacido viene sintetizzato a partire da altri due aminoacidi essenziali (non sintetizzabili dall'organismo a velocità sufficiente per soddisfare le richieste meteboliche) le persone che seguono una dieta vegana potrebbero manifestare deficit di carnitina.

Alimento Milligrammi di carnitina (mg)

Una bistecca di manzo 113 grammi 56-162

Macinato cotto, 113 grammi 87-99

Latte intero (240 ml) 8

Merluzzo, cucinato, 113 grammi 4-7

Petto di pollo cucinato, 113 grammi 3-5

Gelato (120 ml) 3

Formaggio 57 grammi 2

Pane, 2 fette 0.2

Asparagi cotti (120ml) 0.1

EFFETTO TEORICO NEL MIGLIORAMENTO DELLA PERFORMANCE SPORTIVA

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Durante un esercizio fisico di tipo AEROBICO si assiste ad un aumento della concentrazione plasmatica degli acidi grassi. Probabilmente tale fenomeno è dovuto alla saturazione dei mezzi di trasporto mitocondriale degli acidi grassi di cui la carnitina, come abbiamo visto, è parte fondamentale. La carnitina dovrebbe dunque migliorare la performance sportiva in quelle condizioni dove è importante risparmiare il glicogeno ed ossidare prevalentemente grassi (maratona, ciclismo di durata, trhiatlon). Non è infatti un caso che tale amminoacido sia particolarmente attivo durante il digiuno quando la glicemia si abbassa ed i livelli plasmatici di glucagone ed acidi grassi diventano elevati. Nonostante questa sostanza abbia sulle spalle oltre venti anni di studi e ricerche i suoi effetti benefici sulla performance sportiva sono ancora controversi.

BIBLIOGRAFIA: Non si sono osservati effetti ergogenici con supplementazione di L-carnitina (2g per 7 giorni) durante ripetuti cicli di esercizi anaerobici ad alta intensità, nonostante gli elevati livelli serici di carnitina (Int J Sports Med 1994;15:181-5). Cosi come non ha migliorato la performance e il recupero in maratoneti (Eur J Appl Physiol Occup Physiol. 1996;73:434-9) Uno studio ha evidenziato un incremento nell'ossidazione dei lipidi con supplementi di L-carnitina per via endovenosa suggerendo che un ipercarnitinemia favorisce leggermente l'ossidazione dei lipidi rispetto a quella dei carboidrati durante il recupero dopo intensi esercizi ed è associata ad un più rapido recupero della frequenza cardiaca. Tuttavia non si osservarono effetti della L-carnitina sulla VO2 max o sul consumo energetico totale (Metabolism 1993; 42:594-600) Una review, che ha preso in considerazione gli studi disponibili sulla L-carnitina, solleva dubbi sulle evidenze di effetti ergogenici, di elevamento della VO2 massima e di miglioramenti della performance (Am J Clin Nutr. 2000; 72:618S-623S) Due più recenti review sugli effetti della L-carnitina nella performance fisica giungono a conclusioni differenti: la prima sostiene che non ci sono ancora evidenze sufficienti per stabilire un ruolo positivo e sicuro della carnitina (Ann NY Acad Sci 2004; 1033:67-78), la seconda che vi sono evidenze di un effetto benefico nell'allenamento, competizione e recupero da esercizi estremi (Nutrition 2004; 20:709-15)

E' indubbio che sono necessari ulteriori, ben condotti e metodologicamente corretti, studi per chiarire la reale utilità della carnitina in ambito sportivo EFFETTO SUL COLESTEROLO E SUGLI ACIDI GRASSI

In campo medico la carnitina viene generalmente somministrata a persone con problemi cardiaci. Il nostro cuore, infatti, consuma prevalentemente acidi grassi per soddisfare le proprie richieste energetiche ed è quindi importante garantire l'efficienza di questo sistema. Diversi studi hanno attribuito a questo amminoacido un'azione stimolante sulla contrattilità cardiaca. La carnitina aumenta inoltre la vasodilatazione periferica migliorando così il flusso e la distribuzione dell'ossigeno (si è dimostrata utile nel trattamento dei pazienti affetti da claudicatio intermittens (zoppia intermittente). Recenti studi attribuiscono alla carntina anche un ruolo importante nell'abbassamento dei livelli ematici di colesterolo e trigliceridi.

ALTRI POSSIBILI EFFETTI

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Altre ricerche suggeriscono che la carnitina potrebbe essere utile nella terapia della sterilità , del diabete di tipo II, nel recupero dopo un ciclo chemioterapico e in alcune malattie renali ed epatiche.

DOSI DI ASSUNZIONE ED EFFETTI COLLATERALI

Sebbene non esista un livello di assunzione raccomandato il dosaggio medio di carnitina varia dai 500 ai 2000 mg al giorno. In particolari condizioni patologiche (ischemia cardiaca e altri problemi cardiocircolatori) sotto stretto controllo medico tale dosaggio può arrivare ai 15000 mg (6-15 grammi di carnitina al giorno). Un sovradosaggio può causare nausea, vomito e crampi addominali. Idrossiprolina in cosmetici ed integratori

Idrossiprolina

L'idrossiprolina è nota per essere uno dei principali amminoacidi che concorrono alla formazione del collagene, la proteina più abbondante dell'organismo in quanto costituente primario di ossa, pelle e tessuti connettivi in genere.

L'idrossiprolina costituisce grossomodo il 9-15% degli amminoacidi che formano il collagene ed è quello più rappresentato all'interno della proteina assieme alla glicina; l'organismo sintetizza l'idrossiprolina attraverso l'idrossilazione della prolina in presenza di acido ascorbico (vitamina C). Se manca quest'ultima la sintesi del collagene viene compromessa insieme alla sua integrità strutturale; di riflesso compaiono i sintomi tipici dello scorbuto: sanguinamento gengivale, ecchimosi ed emorragie multiple, ritardata guarigione delle ferite ed anemia. Non a caso, l'idrossiprolina ricopre un importante ruolo nella formazione e nella stabilizzazione della tripla elica che caratterizza la struttura molecolare del collagene, proteggendolo dalla degradazione degli enzimi proteolitici.

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Dal momento che a livello cutaneo il collagene contribuisce a garantire sostegno, sodezza ed idratazione alla pelle, l'integrazione di idrossiprolina per via orale e la sua applicazione topica sono utili nella prevenzione e nel trattamento dell'invecchiamento cutaneo precoce. Con il trascorrere dell'età, infatti, le concentrazioni del collagene si riducono, la proteina assume una struttura più disordinata ed aumenta l'attività degli enzimi che la degradano; ne consegue l'atrofia cutanea tipica dell'invecchiamento: la pelle si assottiglia e si evidenziano le rughe. In uno studio a doppio cieco con placebo, della durata di otto settimane, la somministrazione di 2 grammi al giorno di idrossiprolina (Luministor ® Kyowa) ad un gruppo di donne di età superiore a 47 anni con pelle cronicamente secca e rugosa, ha consentito di aumentare significativamente l'idratazione cutanea con percezione, da parte delle volontarie, di sensibili miglioramenti dell'elasticità, della secchezza e della rugosità della pelle. In un alto studio l'applicazione topica di una crema contenente idrossiprolina (Luministor ® Kyowa) al 2% ha contribuito a migliorare l'idratazione cutanea riducendo le rughe d'espressione e migliorando l'elasticità della pelle in un gruppo di donne di età superiore a 45 anni che presentavano moderati segni di invecchiamento cutaneo. Tali effetti sono stati migliorati dall'aggiunta di acido ialuronico a basso peso molecolare (1%) e vitamina C (Magnesio ascorbil fosfato 5%) alla formulazione. L'idrossiprolina, sempre in virtù del ruolo essenziale nella corretta sintesi del collagene, può trovare spazio anche in integratori destinati a promuovere la salute articolare.

Treonina

Generalità sulla Treonina

La treonina (T o THR) è un amminoacido, ovvero uno dei monomeri che costituiscono le proteine; è anche un composto quaternario, poiché strutturata da quattro elementi: carbonio, idrogeno, ossigeno e azoto. La sua formula bruta è C4H9NO3 ed ha un peso molecolare di 119.12u (o Dalton).

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Per la precisione, la treonina (L-treonina) è uno dei 20 amminoacidi ordinari e, poiché l'organismo umano non è in grado di sintetizzarla autonomamente in quantità sufficienti al fabbisogno, rientra nella lista degli amminoacidi essenziali, sia per l'adulto che per il bambino. Quella della treonina è definita una molecola polare; ciò significa che nella catena laterale contiene gruppi carichi a pH fisiologico, pertanto contribuiscono ai così detti legami idrogeno; la stessa catena laterale (dotata di un ossidrile OH) può essere oggetto di glicazione, ovvero ha la capacità di legarsi a una molecola diglucosio. Tale caratteristica è condivisa anche dalla serina (altro amminoacido essenziale) e nel prossimo paragrafo capiremo perché. Inoltre, si dice che la struttura della treonina (L-) risulta chirale, ovvero che specularmente (nelle 3 dimensioni) non è sovrapponibile; la sua forma enantiomera (quindi speculare) è la D-treonina.

Funzioni della Treonina

Dal punto di vista metabolico, oltre a costituire una molecola plastica dei polimeri proteici (destinati alla costituzione dei tessuti, di certi ormoni, di neurotrasmettitori, di canali cellulari, diimmunoglobuline ecc.), la treonina funge da carrier (trasportatore) per i gruppi fosfato (PO43-) delle fosfoproteine (ad es., le caseine del latte), grazie alla capacità di riceverli in corrispondenza della catena laterale. Tale processo consente di trasformare le caratteristiche chimico-fisiche del polimero in oggetto ed avviene per mezzo di un enzima

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catalizzatore protein-chinasi. Di certo, la fosforilazione più nota è quella del trasferimento del gruppo fosfato dall'ATP (Adenosin Tri Fosfato) o dalla GTP (Guanosin Tri Fosfato) alla treonina o alla serina o alla tirosina. Non di meno, la treonina partecipa a moltissime reazioni di sintesi o metabolizzazione; ad esempio, è coinvolta nel metabolismo di creatina, altri amminoacidi, cobalamina (vit. B12), neurotrasmettitori (adrenalina e colina) ecc. Come non citare, poi, la sua interazione col selenio, un minerale antiossidante, o il ruolo fondamentale nei processi metabolici epatici delle molecole di rifiuto. ATTENZIONE! In base ad uno studio di Young et al. (1989; Young & Pellet, 1990; Zello et al., 1995), come la leucina, la valina e la lisina, anche la treonina è più soggetta ad ossidazione energetica rispetto agli altri amminoacidi, ragion per cui è logico pensare che possa richiedere unintroito superiore nello sportivo.

Fonti Alimentari e Carenza di Treonina

Le fonti alimentari di treonina sono principalmente: l'uovo, i prodotti caseari, la carne e il pesce. Il fabbisogno giornaliero di treonina è di circa 0,95g/die (8-20mg/kg nell'adulto) e si tratta di uno degli amminoacidi che più facilmente mancano nella dieta vegana, ovvero quella totalmente priva di ingredienti di origine animale; è ad esempio l'amminoacido limitante del riso e, dopo la lisina, scarseggia anche negli altri cereali di largo consumo. La carenza lieve di treonina può originare forte irritabilità psicologica e disturbi della personalità; quella severa è difficilmente definibile ma di certo molto grave. L'eccesso di treonina, invece, è correlato ad un'impennata dell'azotemia, con relative compromissioni degli organi deputati almetabolismo e allo smaltimento dell'eccesso nel lungo termine. Gli integratori di treonina vengono commercializzati principalmente per la sua potenziale capacità di favorire le funzioni digestive, la salute mentale e la sintesi di collagene ed elastina Creatina alta, valori creatina in sangue e urine

Creatina alta, valori creatina in sangue e urine La creatina è un aminoacido naturalmente presente nel corpo umano, dove si concentra all'interno dei muscoli scheletrici; a questo livello ritroviamo infatti il 95% dei circa 120 grammi complessivamente contenuti in un organismo adulto di media struttura. All'interno dei muscoli, la creatina esercita un'importante funzione energetica, intervenendo negli sforzi fisici violenti e di breve durata, come il sollevamento da terra di un carico pesante, od un improvviso scatto per rincorrere l'autobus. Una piccola quota è presente anche nel sangue e nelle urine.

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Per quanto detto sinora, è facile capire come le concentrazioni ematiche di creatina aumentino in presenza di un danno muscolare, conseguente a traumi o miopatie (vedi distrofia muscolare). Un aumento dei livelli di creatina nelle urine si riscontra nell'artrite reumatoide ed in tutte quelle condizioni che comportano un intenso catabolismo muscolare (esercizio fisico prolungato, malnutrizione, febbre, ipertiroidismo). Il dosaggio di creatina nel sangue e nelle urine ha tuttavia un impiego clinico limitato, in quanto al giorno d'oggi esistono saggi di altri analiti sierici (in particolare la creatina chinasi e l'aldolasi A) che permettono di evidenziare disfunzioni del metabolismo muscolare in modo più specifico, sensibile ed accurato. La misura della concentrazione dell'isoenzima CK MB della creatina chinasi è per esempio utile nella diagnosi di infarto cardiaco. Ancora molto utilizzato, invece, risulta il dosaggio della creatinina, un metabolita della creatina che aumenta notevolmente la sua concentrazione plasmatica in presenza di un danno renale.

Profilo aminoacidico degli alimenti

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Abbreviazioni: Lis.= lisina; Trip.=Triptofano; Solf.= Aminoacidi solforati (cisteina e metionina); Treo.= Treonina; Ileu.= Isoleucina; Arom.= Aminoacidi aromatici (tirosina, fenilalanina) PESCI: I dati sono la media di diversi tipi di pesce formaggi: i dati sono la media di diversi tipi di formaggi INDICE CHIMICO è dato dal rapporto tra la quantità di un dato aminoacido essenziale in un grammo della proteina in esame e la quantità dello stesso aminoacido in un grammo della proteina di riferimento biologica (dell'uovo). Più è alto questo indice e maggiore sarà la percentuale di aminoacidi essenziali.

AMINOACIDO LIMITANTE

Rappresenta quell'amminoacido essenziale che diviene limitante per la sintesi proteica perché contenuto in quantità ridotte rispetto agli altri aminoacidi. Nelle proteine di origine vegetale questo aminoacido non è in genere sufficiente a garantire il fabbisogno e deve essere introdotto tramite l'abbinamento con altri cibi.

Leucina

Ruolo Metabolico

La leucina è un aminoacido essenziale perché il corpo umano, non essendo in grado di sintetizzarla, necessita di un suo apporto costante attraverso la dieta. Come tutti gli amminoacidi, la leucina è contenuta soprattutto negli alimenti proteici di origine animale ma, a differenza di altri, è ben rappresentata anche nei legumi e nei cereali.

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La leucina è importante per la crescita e per la resistenza muscolare, stimola la sintesi proteica e sostiene il metabolismo nei periodi di digiuno (ha attività chetogenica). Dal punto di vista chimico si tratta di un amminoacido apolare a struttura ramificata (il suo gruppo laterale è un isobutile). Insieme ad altri due amminoacidi essenziali, chiamati isoleucina e valina, va a costituire un pool aminoacidico particolarmente utilizzato in campo sportivo, dov'è noto con la sigla BCAA (brain chain aminoacids o amminoacidi a catena ramificata).

Integratori di Leucina

Leucina, valina ed isoleucina costituiscono circa il 20% degli amminoacidi assunti attraverso l'alimentazione e sono particolarmente concentrati a livello muscolare. Nelle persone sane, un aumentato fabbisogno, tale da richiederne un'integrazione, è giustificabile solo nei casi di intensa attività sportiva. Gli amminoacidi ramificati costituiscono infatti un'importante fonte di energia alternativa, a cui l'organismo accinge in maniera importante solo durante sforzi molto intensi e prolungati (in condizioni normali non avrebbe motivo di consumare i propri muscoli, la cui funzione non è energetica ma strutturale). Due sono, essenzialmente, le categorie a cui si rivolgono i prodotti a base di leucina, isoleucina e valina: sportivi di resistenza (ciclisti, maratoneti, sciatori di fondo ecc.). Tali supplementi vengono assunti per accelerare il recupero e limitare le perdite muscolari (catabolismo), la percezione della fatica e la tolleranza all'acido lattico Culturisti / bodybuilder, questa volta i BCAA vengono assunti con lo scopo primario di stimolare al massimo la sintesi proteica per aumentare le masse muscolari. Talvolta vengono anche consigliati ai vegetariani e a chi segue diete dimagranti particolarmente restrittive (in modo da limitare la perdita di massa muscolare ed il conseguente calo del metabolismo). Per assicurare all'organismo un adeguato apporto di leucina, i BCAA andrebbero assunti nei 30-60 minuti che precedono l'attività fisica intensa (sportivi di resistenza) ed entro un'ora dal termine dello sforzo (boybuilders e sportivi di resistenza). Come alternativa agli integratori di amminoacidi ramificati, subito dopo lo sforzo, è possibile consumare uno snack proteico a basso contenuto di grassi (barrette, yogurt magro, carne di pollo, fiocchi di latte o un frullato proteico). In alternativa alla leucina, molti sportivi ricorrono all'integrazione di un suo metabolita, l'HMB ( IdrossiMetilButirrato), dalle promettenti potenzialità come coadiuvante lo sviluppo muscolare.

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Aminoacidi ordinari e occasionali

Amminoacidi ordinari e sintesi proteica

Gli amminoacidi che compaiono più frequentemente nelle strutture proteiche degli organismi viventi sono detti amminoacidi ordinari o proteinogeni.

Benché in natura si conoscano oltre 500 tipi di amminoacidi, quelli che definiamo ordinari sono soltanto venti. Insieme ad essi, ne esistono alcuni più rari,

detti occasionali, che derivano generalmente dal metabolismo di quelli ordinari dopo la loro incorporazione nella catena proteica. Nel collagene, per

esempio, la lisina e la prolina, due amminoacidi ordinari, si trovano nella forma idrossilata (idrossiprolina ed idrossilisina).

La maggior parte degli altri amminoacidi non ordinari rientra principalmente nella costituzione dienzimi ed ormoni di natura proteica, o meglio peptidica

(ricordiamo che per essere considerata tale, una proteina dev'essere costituita da più di 100 aminoacidi, mentre per formare rispettivamente un oligo ed un

polipeptide ne sono sufficienti da 2 a 9 e da 10 a 100).

Tra i 20 amminoacidi ordinari si ricordano

Alanina, Arginina, Asparagina, Acido aspartico, Cisteina, Glicina, Acido glutammico, Glutammina, Istidina, Isoleucina, Leucina, Lisina, Metionina,

Fenilalanina, Prolina, Serina, Treonina, Triptofano, Tirosina, Valina

Esempi di amminoacidi non ordinari, sono:

la carnitina (coinvolta nel trasporto degli acidi grassi a lunga catena all'interno delmitocondrio, dove vengono utilizzati per produrre energia);

l'ornitina, la citrullina e l'omocisteina (partecipano al metabolismo degli amminoacidi -ciclo dell'urea);

l'idrossiprolina e l'idrossilisina (rientrano nella composizione del collagene e di alcune proteine);

la sarcosina (o metilglicina).

Alcuni amminoacidi possono avere anche un'importanza dal punto di vista commerciale o farmacologico.

Il glutammato di sodio è usato nell'industria alimentare come esaltatore di sapidità(vedi dado da brodo).

La L-diidrossifenilalanina (L-DOPA) è un farmaco usato per il trattamento del morbo di Parkinson.

Il 5-idrossitriptofano (5-HTP) è stato usato per il trattamento dei sintomi neurologici associati alla fenilchetonuria (una malattia metabolica ereditaria che

impedisce l'utilizzazione della fenilalanina, un amminoacido essenziale, a causa di particolari deficit enzimatici; l'accumulo di fenilalanina nei tessuti è

responsabile di gravi danni a livello cutaneo e neurologico).

Piante e batteri sono in grado di produrre amminoacidi particolari, che possono essere trovati negliantibiotici peptidici, ad esempio la nisina e

l'alameticina.

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Amminoacidi essenziali

Alcuni dei 20 amminoacidi ordinari sono detti essenziali, in quanto non possono essere sintetizzati dall'organismo a partire da altri composti, ma devono

essere assunti col cibo.

Per gli esseri umani, questi sono la fenilalanina, la leucina, l'isoleucina, la lisina, la metionina, la treonina, il triptofano, la valina, e, nei bambini, l'istidina

e l'arginina.

Aminoacidi ordinari, caratteristiche chimiche

In base alle caratteristiche chimiche del radicale R (gruppo di atomi che forma una catena non molto lunga), gli amminoacidi possono dividersi in varie

categorie.

Amminoacidi con R apolare (non in grado di formare legami idrogeno):

con catena alifatica: alanina, leucina, isoleucina, valina, prolina

con catena aromatica: fenilalanina, triptofano

con catena contenente un atomo di zolfo: metionina

Amminoacidi con R polare:

con gruppo OH: serina, treonina, tirosina

con gruppo SH: cisteina

con gruppo CO-NH2 :asparagina, glutammina

con H: glicina (l'unico aminoacido non chirale)

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Amminoacidi con R basico:

lisina, arginina, istidina

Amminoacidi con R acido:

acido glutammico, acido aspartico

ENZIMI

Ficina La ficina è un enzima proteolitico ottenuto dal lattice del fico (Ficus carica); come tale, ha la capacità di idrolizzare i legami peptidici delle proteine, soprattutto in

ambiente acido. Dal punto di vista molecolare, la ficina è una cistein proteasi (per la presenza dell'aminoacido cisteina nel sito attivo), al pari della papaina della papaia, della bromelina del gambo d'ananas e delle caspasi umane (coinvolte nei fenomeni apoptotici). La ficina viene utilizzata principalmente: - in fitoterapia, per applicazioni topiche sulle verruche e più in generale per operazioni di peeling; - nell'industria alimentare, come enzima coagulante (utile nella produzione del formaggio); - in medicina, per la sua capacità di ridurre il potenziale elettrostatico negativo dei globuli rossi, che ne impedisce l'agglutinazione in presenza di anticorpi incompleti.

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5-alfa reduttasi e diidrotestosterone

5-alfa reduttasi e diidrotestosterone 5-alfa reduttasi è il nome di un enzima deputato alla conversione del testosterone in diidrotestosterone. Quest'ultimo, rappresenta l'ormone androgeno più

potente dell'organismo e la sua attività è 4-5 volte superiore rispetto a quella del testosterone. Come anticipato, viene prodotto grazie all'azione dell'enzima 5-alfa reduttasi che rende semplice il doppio legame esistente tra il carbonio 4 ed il carbonio 5. Questa piccola modifica aumenta notevolmente l'affinità del diidrotestosterone per i recettori androgeni, potenziandone, di conseguenza, l'attività. L'enzima 5-alfa reduttasi è espresso soprattutto a livello della prostata, dei testicoli, dei follicoli piliferi e delle ghiandole surrenali. La sua azione è importantissima già durante la vita uterina, quando il diidrotestosterone determina lo sviluppo dei genitali esterni maschili. Quando per un difetto genetico recessivo l'isoforma 5-alfa reduttasi di tipo II è deficitaria, si ha un anomalo sviluppo dei genitali esterni nel feto, che si traduce in disturbi dell'identità sessuale ed infertilità nell'età adulta. Dalla pubertà in poi, il diidrotestosterone sostiene lo sviluppo dei cosiddetti caratteri sessuali secondari, come l'abbassamento del tono della voce, la crescita di peli facciali e corporei, la stempiatura e la secrezione sebacea. Il diidrotestosterone è inoltre importante per lo sviluppo delle masse muscolari e, a livello psicologico, per la comparsa dello stimolo sessuale. Un suo eccesso è implicato nell'insorgenza di ipertrofia prostatica, acne, seborrea, calvizie androgenetica ed irsutismo. Un deficit di diidrotestosterone è chiamato in causa nella comparsa della ginecomastia. Nel corpo umano esistono due isoforme dell'enzima 5-alfa reduttasi, codificate da due diversi cromosomi e con diversa sensibilità ai fattori regolatori, rispettivamente chiamate 5-alfa reduttasi di tipo I e 5-alfa reduttasi di tipo II. L'isoforma di tipo I si concentra soprattutto a livello della pelle, delle ghiandole sebacee, del sistema nervoso centrale e del fegato. L'isoforma di tipo II è espressa principalmente nella prostata e a livello dei follicoli piliferi. Per inibire l'attività di questi enzimi sono stati sviluppati due farmaci. Il primo, chiamato Finasteride, Proscar o Propecia, è un inibitore selettivo dell'isoforma di tipo II. Il secondo, chiamato Dutasteride o Avodart, inibisce entrambe le isoforme. Questi medicinali sono impiegati nel trattamento dell'ipertrofia prostatica

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benigna; la finasteride è inoltre molto utilizzata per contrastare la caduta dei capelli. E' probabile che in futuro anche la dutasteride venga usata con il medesimo scopo (considerando la maggiore efficacia nel bloccare l'attività dell'enzima 5-alfa-reduttasi, ci si aspetta un'azione più marcata, ma anche effetti collaterali più evidenti; attualmente sono in corso degli studi per stabilirlo). Gli effetti collaterali degli inibitori della 5-alfa reduttasi, anche se rari, interessano soprattutto la sfera sessuale e possono causare disfunzione erettile, calo della libido e del volume dell'eiaculato.

Alanina amino transferasi, ALT

L'alanina amino transferasi, più semplicemente nota come ALT o SGPT (transaminasi sierica glutamico piruvica), è un enzima intracellulare

presente in molti tessuti, soprattutto nei muscoli striati, nel cervello ed in modo particolare nel fegato. Il dosaggio dell'alanina amino

transferasi nel sangue è quindi un esame molto utile per valutare la funzionalità epatica.

Ruolo biologico dell'ALT - SGPT

ALT è un enzima appartenente alla famiglia delle transaminasi, un gruppo di proteine accumunate dalla capacità di catalizzare la reazione di

trasferimento del gruppo amminico (NH2) da unamminoacido ad un α-chetoacido. Si tratta di una reazione chimica importantissima nel metabolismo delle

proteine corporee, dalla sintesi di nuove al recupero di quelle già esistenti, dal loro utilizzo a fini energetici all'eliminazione dei gruppi amminici nel ciclo

dell'urea. Nello specifico, l'alanina amino transferasi veicola l'amminogruppo dall'alanina all'alfa-cheto-acido accettore, trasformandolo in acido

glutammico (l'alanina privata del gruppo NH2 viene invece convertita in acido piruvico). Per gli appassionati di sport, la SGPT è quindi un enzima

importantissimo per la sintesi di glucosio a partire dall'alanina, amminoacido derivante dal metabolismo di altri amminoacidi, in particolare da quelli

a catena ramificata (leucina, isoleucina e valina).

Esami del sangue: valori di riferimento e significato clinico

La determinazione dell'ALT - SGPT è utile, principalmente, come test di funzionalità epatica. Il suo tenore sierico aumenta infatti difronte ad un

qualsivoglia danno cellulare epatico, sino alla necrosi del fegato. La specificità di questa analisi è comunque bassa, nel senso che ci dà poche

informazioni sulla natura del problema epatico; sappiamo tuttavia che i livelli di ALT sono più sensibili nella rilevazione di un danno epatocitario (alle

cellule del fegato) piuttosto che diostruzione biliare. Come vedremo tra qualche riga, inoltre, il dosaggio contemporaneo di altri enzimi permette di

ottenere informazioni aggiuntive sulla possibile causa all'origine dell'alterazione.

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Valori elevati di ALT nel sangue possono essere osservati anche in seguito a traumi e malattie muscolari, così come nell'infarto miocardico; per la

diagnosi di tali condizioni la creatina chinasirappresenta comunque un indice senza dubbio più sensibile.

VALORI DI RIFERIMENTO ALANINA AMINO TRANSFERASI (variabili da laboratorio a laboratorio; prima del prelievo è richiesto il digiuno da 8-12 ore)

UOMO: fino a 50 U/L

DONNA: fino a 40 U/L

Cause di ALT alta e bassa

ALANINA AMINO TRANSFERASI ALTA ALT - SGPT BASSA

Cause intraepatiche Cause extraepatiche Cause

Epatiti acute infettive e tossiche Colpo di calore Carenza di vitamina B6

Cirrosi epatica in fase florida Miopatie (malattie muscolari) Esercizio muscolare abituale

Neoplasie epatiche primitive o metastatiche Miocarditi, infarto del miocardio

Ischemia epatica Embolia polmonare

NOTA BENE: si possono avere moderati aumenti in corso di

trattamento con svariati farmaci epatotossici o colestatici,

come steroidi anabolizzanti,cortisonici,

barbiturici, antinfiammatori,antibiotici, anestetici,

stupefacenti,statine.

Infarto renale, malattie emolitiche

Mononucleosi infettiva

Carcinomi, Ittero ostruttivo

Recente esercizio fisico strenuo

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NOTE: nelle cause extraepatiche l'aumento di ALT è generalmente contenuto, mentre diviene particolarmente significativo in presenza di epatite virale, necrosi epatica tossica od ischemia del

fegato.

Nelle neoplasie epatiche l'aumento di ALT è in genere contenuto e non sempre apprezzabile.

Correlazione con i risultati di altri analisi ed interpretazione

Oltre all'ALT, una transaminasi molto importante è la AST (Aspartato aminotransferasi), un enzima mitocondriale e citoplasmatico che, similmente

all'ALT, è presente negli epatociti ma anche nei tessuti non epatici, dove si trova però in proporzioni maggiori rispetto all'ALT. Ne consegue che

nell'infarto miocardico i livelli di ALT aumentano in misura minore rispetto a quelli dell'AST. Il rapporto AST/ALT aumenta anche nelle malattie

epatiche alcoliche, nella cirrosi e nei traumi muscolo-scheletrici.

LESIONI EPATOCELLULARI: aumento di ALT, AST, bilirubina prevalentemente indiretta e, in misura minore, lattato deidrogenasi.

COLESTASI: aumento consistente dalla fosfatasi alcalina (ALP) e della gamma-GT.

Come mostrato in figura, anche il grado di aumento dei valori di ALT rappresenta un importante indizio diagnostico.

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Gamma glutamil transferasi

Ruolo biologico

La Gamma glutamil transferasi (GGT o gamma GT) è un enzima coinvolto nel trasferimento del gruppo gamma-glutamilico da un peptide all'altro; risulta

importante nel trasferimento degliamminoacidi attraverso la membrana plasmatica, nel metabolismo dei leucotrieni ed in quello delglutatione.

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Perché si misura la GGT?

GAMMA-GT IN BREVE

Test molto sensibile ma

pocospecifico.

Elevata nel 50-60% delle persone che

consumano più di 60 g di alcol al

giorno.

Elevata in caso di cirrosi, colestasi

(>90%), metastasi epatiche, epatiti ed

assunzione di alcuni farmaci.

Il dosaggio della gamma GT è utilizzato nello screening e nel trattamento delle patologie del fegato e delle vie biliari, qualicirrosi, colestasi e tumori

epatici primari e secondari. Nonostante la Gamma glutamil transferasi sia riscontrabile nelle membrane cellulari di moltissimi tessuti - tra

cui rene, pancreas,milza, cuore, cervello e vescicole sminali - le sue concentrazioni nel siero sembrano dipendere principalmente dalla salute del sistema

epatobiliare. Per questo motivo, alti livelli di GGT nel sangue sono comunemente riscontrabili in tutte le malattie del fegato e delle vie biliari.

L'importanza clinica di questo enzima è tuttavia diminuita dalla bassa specificità; un valore particolarmente alto di gamma GT indica infatti la probabile

presenza di un danno epatico, ma non dà alcuna informazione sulla sua origine. Pertanto, il dosaggio plasmatico di questo enzima fornisce ben poche

informazioni aggiuntive rispetto a quelle derivanti dalla determinazione delle transaminasi, della fosfatasi alcalina e della bilirubina.

Il contemporaneo dosaggio della glutamil transferasi e della fosfatasi alcalina (ALP), ci dice se l'aumento di quest'ultima è di origine epatica (entrambi i

valori sono aumentati) o se è dovuto ad un problema del tessuto osseo (aumenta solo la fosfatasi alcalina).

Valori normali di riferimento

VALORI DI RIFERIMENTO GAMMA GLUTAMIL TRANSFERASI, RAZZA CAUCASICA (variabili da laboratorio a laboratorio)

UOMO: 55 U/L

DONNA: 38 U/L

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Prima del prelievo è normalmente richiesto il digiuno da 8-12 ore.

Gamma glutamil transferasi alta e alcolismo

Una gamma-GT alta rappresenta un indice particolarmente sensibile di alcolismo. Negli alcolisti, la GGT sierica aumenta per un meccanismo di

induzione enzimatica, quindi indipendentemente dalla presenza o meno di danno epatico alcol-correlato (se presente, comunque, l'aumento della gamma-

GT è più consistente). Il rialzo della GGT è quindi tipicamente associato all'eccessivo consumo di alcol, soprattutto quando gli esami del sangue mostrano

un aumento sproporzionato rispetto al rialzo degli altri markers di funzionalità epatica (ALP o ALT). Negli alcolisti i livelli di gamma-GT ritornano alla

normalità non prima di 3-4 settimane dalla sospensione dell'assunzione di alcol; questo test è quindi particolarmente utile per seguire nel tempo i

programmi di disintossicazione alcolica.

Interpretazione dei risultati: cause di GGT alta e bassa

DANNO EPATO CELLULARE

ACUTO CRONICO COLESTASI

Albumina normale o diminuita normale o fortemente diminuita normale

Bilirubina normale o fortemente aumentata normale o aumentata aumentata

Transaminasi fortemente aumentata aumentata leggermente aumentata

ALP normale normale fortemente aumentata

GGT leggermente aumentata leggermente aumentata fortemente aumentata

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PT (tempo di

protrombina) normale leggermente aumentata leggermente aumentata

L'attività della gamma-GT e le sue concentrazioni nel sangue aumentano anche nelle persone che assumono farmaci attivi sul citocromo

P450 (barbiturici, antiepilettici, anticoagulanti, FANS).

GAMMA GLUTAMIL TRANSFERASI ALTA GAMMA-GT BASSA

Cause intraepatiche Cause extraepatiche Cause intraepatiche Cause extraepatiche

Tutti i casi di colestasi intraepatica,

come ad esempio cirrosi, epatiti,

tumori primitivi e secondari del

fegato,amiloidosi,sarcoidosi,tubercolosi

Tutti i casi di colestasi extraepatica, comepancreatiti e malattie

dei dotti biliari Carenze congenite Emolisi

Raddoppia negli afroamericani

Dopo pranzo

> 25% se BMI elevato; > 50% se BMI > 30. Gravidanza(diminuita

del 25% nel primo

periodo) Fumo (> 10% se 20 sigarette al giorno; raddoppia per consumi

maggiori)

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Consumo di alcol

Farmaci (carbamazepina, fenobarbital, fenitoina, acido

valproico, cimetidina,furosemide, eparina, contraccettivi orali)

Ischemia epatica insufficienza cardiaca congestizia

Steatosi epatica Pancreatiti, tumori del pancreas

Transaminasi

• Gli enzimi

• Le transaminasi

Introduzione: gli enzimi

Valori normali delle transaminasi

LDH (latticodeidrogenasi)

Fosfatasi alcalina (FA)

Transaminasi glutammico-ossalacetica (GOT) o aspartato-aminotransferasi (AST)

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Transaminasi glutammico-piruvica (GTP) o alanina-aminotransferasi (ALT)

Le transaminasi

Cause di transaminasi alte

Gamma-GT (gamma glutamil-transpepetidasi)

Ornitil carbamil transferasi (OCT) - Aldolasi

Gli enzimi

Gli enzimi costituiscono la classe più ampia e più altamente specializzata di molecole proteiche. Essi catalizzano (cioè accelerano) la velocità delle

migliaia di reazioni chimiche che, nell'insieme, formano il metabolismo delle cellule. Infatti, quasi tutte le reazioni chimiche che avvengono

nell'organismo, senza la presenza degli enzimi, avverrebbero troppo lentamente per avere valore biologico. Quindi, in altre parole, gli enzimi sono dei

biocatalizzatori, cioè hanno la proprietà di accelerare la velocità delle reazioni chimiche senza apparire fra i prodotti della reazione, cioè alla fine si

ritrovano nelle stesse condizioni e nella stessa quantità i cui si trovavano all'inizio della reazione.

Agiscono in quantità piccolissime, non proporzionali all'entità della reazione che catalizzano. Inoltre, alla fine della reazione, possono essere nuovamente

utilizzati, cioè non vengono consumati.

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Gli enzimi agiscono solo sulla velocità della reazione. Inoltre, sono altamente specifici, tanto che si ha un enzima diverso per ciascuna reazione biologica.

Questo è dettato dal fatto che l'attività di un enzima può espletarsi solo qualora esso si leghi al suo substrato (la sostanza che reagisce per azione

dell'enzima); nel momento del legame, il substrato si trova in condizioni di attivazione e reagisce facilmente.

Le transaminasi

Le transaminasi sono enzimi che intervengono nella transamminazione, cioè nella trasformazione di un aminoacido in un

altro; perciò partecipano alla trasformazione degli aminoacidi in energia, soprattutto se ci si trova di fronte ad uno sforzo fisico lungo ed impegnativo.

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Esse si trovano in ogni distretto del nostro organismo, per questo sono definite enzimi ubiquitari, ma sono particolarmente abbondanti nelfegato e

nel muscolo scheletrico striato (quello che si contrae secondo la nostra volontà).

Le transaminasi, più precisamente, catalizzano reazioni di trasferimento di un gruppo amminico (-NH2) da un amminoacido donatore (di solito il

glutammato) su un α-chetoacido accettore. Contengono inoltre un coenzima vitaminico, il piridossal fosfato (PLP), che durante la reazione riceve il

gruppo amminico dal glutammato e diventa piridossamina fosfato (PMP).

Quando le cellule epatiche (epatociti) o quelle dei muscoli (miociti) sono danneggiate e si rompono, le transaminasi fuoriescono e si riversano nel sangue

aumentando la loro concentrazione.

Le transaminasi sono:

la glutammico-ossalacetica (GOTo AST, aspartato-aminotransferasi, presente in muscoli e miocardio) e la glutammico-piruvica (GPT o ALT, alanina-

aminotransferasi, presente nelle cellule epatiche); esistono però anche altri enzimi analoghi alle transaminasi e sono tutti indici di grave necrosi

epatocellulare, oltre che di altri organi. Questi sono la lattico deidrogenasi (LDH), la gamma-glutamil-transpeptidasi(Gamma-Gt), la fosfatasi

alcalina (FA), l'ornitil-carbamil-transferasi (OCT) e l'aldolasi.

Esiste un gruppo di esami specifici per valutare lo stato funzionale ed, anche entro certi limiti, anatomico degli epatociti. Questi esami esprimono lo stato

di permeabilità delle membrane cellulari: se esiste una sofferenza degli epatociti, la membrana di queste cellule non è più in grado di svolgere le normali

funzioni di barriera, quindi è più permeabile che di norma. Naturalmente, questa abnorme permeabilità è soprattutto rilevante in presenza di necrosi

(morte) degli epatociti, quando queste cellule riversano all'esterno tutto il loro contenuto.

Questi test sono molto sensibili e mettono in evidenza anche piccole alterazioni funzionali degli epatociti in cui sia presente uno stato di sofferenza della

membrana cellulare; se sono alterati in modo elevato, indicano, invece, l'esistenza di un processo necrotico.

Le transaminasi, come tutti gli enzimi, sono espresse in Unità Internazionali, intendendo con questo termine la quantità di enzima che trasforma una

micromole del substrato in un minuto.

In presenza di malattie epatiche acute o croniche, si può rilevare nel sangue l'aumento delle concentrazioni di diversi enzimi, ed in particolare:

GOT o AST: valore normale (v.n.) 0-29 milliunità (mU) su millilitro (ml)

GPT o ALT: v.n. 0-30 mU/ml

LDH : v.n. 80-300 mU/ml

Gamma Gt : v.n. 5-36 mU/ml nell'uomo; 4-23 mU/ml nella donna

FA: v.n. 20-28 mU/ml

OCT : v.n. 8-20 mU/ml

Aldolasi : v.n. 0,9-6,5 mU/ml

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Questi parametri sono i più impiegati ed i più sensibili, anche se, in realtà, questi valori non sono uno standard uguale in tutti i laboratori, poiché in

rapporto alla diverse metodiche eseguite vi possono essere delle piccole differenze. La loro alterazione indica sempre l'esistenza di una modificazione

della normale permeabilità della membrana epatocitaria: in caso di lesione degli epatociti ed, a maggior ragione, in presenza di necrosi, la membrana di

queste cellule non potrà adempiere alla sua normale funzione di barriera permettendo la fuoriuscita degli enzimi intracellulari, la cui concentrazione nel

sangue risulterà, perciò, superiore ai livelli normali.

Infatti, piccole quantità di questi enzimi, sono sempre presenti in circolo anche in condizioni fisiologiche, per cui il loro incremento non rappresenta un

fenomeno del tipo "tutto o nulla", ma costituisce un fenomeno quantitativo, cioè proporzionale al grado della lesione presente a livello della membrana

cellulare degli epatociti.

Aldolasi

Ruolo biologico

L'aldolasi (ALD o ALS) è un enzima glicolitico che catalizza la trasformazione del fruttosio-1-6- difosfato in due molecole di triosi (gliceraldeide- 3-

fosfato e diidrossiacetone fosfato) nella quarta reazione della glicolisi (via metabolica che produce energia a partire dal glucosio). Sempre dal punto

biochimico, l'attività dell'aldolasi risulta importante nel metabolismo del fruttosio.

L'aldolasi ha una distribuzione ubiquitaria; ciò significa che è distribuita in tutti i tessuti dell'organismo, soprattutto dove la glicolisi fornisce la maggior

risposta ai bisogni energetici e cioè il muscolo scheletrico, il fegato ed il cervello. Dal momento che abbonda in modo particolare a livello di questi

tessuti, dinanzi ad un'aldolasi alta nel sangue è probabile la presenza di un danno cellulare (citolisi) epatico o muscolare.

L'aldolasi è formata da due subunità; se ne riconoscono quattro isoforme costituite da tre distinte subunità (A, B e C): la forma molecolare A4 prevale nel

muscolo scheletrico, la B4 nel fegato e la C4 nel cervello ed in altri tessuti.

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Aldolasi alte

Rispetto al passato, il dosaggio dell'aldolasi nel sangue viene oggi sostituito sempre più spesso da indici più sensibili e specifici di danno epatico (transaminasi, ALT, AST) e muscolare (creatin kinasi, CK). Le concentrazioni di aldolasi nel sangue mantengono una certa importanza diagnostica nelle malattie muscolari come le distrofie progressive, e nel monitoraggio della terapia intrapresa. La sua determinazione può essere raccomandata nei rari casi di sospetta miosite con CK normale. La principale utilità dell'aldolasi, ed in particolare del rapporto CK/aldolasi, sembra essere la differenziazione fra miopatia e atrofia muscolare. Cause di aldolasi alta: è aumentata in caso di distrofia muscolare di Duchenne, nelledermatomiositi, nelle polimiositi, ma non nelle atrofie neurogene (come la sclerosi multipla omiastenia gravis). Può aumentare in corso di patologie epatiche croniche e soprattutto acute (correlata da un parallelo innalzamento della ALT), mentre rimane invariata nelle malattie delle vie biliari. Si riscontrano aldolasi elevate anche in presenza di traumi muscolari, infarto del miocardio, alcuni tumori, pancreatite emorragica, malattie emolitiche, gangrene. Farmaci epatotossici, antielminti e insetticidi possono causare un aumento dei livelli di aldolasi

Ananase

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Ananase

• Ananase: effetti collaterali, interazioni farmacologiche e controindicazioni

Gambo d'ananas Bromelina Ananase

Ananase è un farmaco antinfiammatorio a base di bromelina, un enzima proteolitico estratto dal gambo d'ananas. Se assunta a stomaco pieno, la bromelina facilita la digestione delle proteine alimentari, mentre a digiuno esibisce maggiori ed interessanti proprietà antinfiammatorie. Ananase si presenta in confetti contenenti 40 mg di bromelina cadauno, indicati per il trattamento di processi edemigeni di natura infiammatoria in campo medico e chirurgico. La bromelina è stata introdotta per la prima volta in terapia nel 1957 come antinfiammatorio, data la sua capacità di bloccare alcuni metaboliti proinfiammatori che accelerano e peggiorano il processo flogistico. Attualmente la bromelina viene utilizzata anche come decongestionante per la mucosa del distretto ororinofaringeo e rinosinusale (l'ananase può quindi essere utile come trattamento complementare della sinusite, come raccomandato dalla commissione E tedesca). Le sue proprietà antiedemigene ed antinfiammatorie, rendono l'ananase potenzialmente utile in presenza di traumi osteomuscolari, anche di natura sportiva, ed artrite. Per le sue proprietà antiedemigene e per alcune evidenze circa una possibile azione inibitoria sullo sviluppo di trombi all'interno dei vasi sanguigni, la bromelina viene talvolta utilizzata per combattere le manifestazioni dell'insufficienza venosa degli arti inferiori (gambe stanche, dolenti, con pruriti e caviglie gonfie). Per lo stesso motivo, la bromelina e gli estratti di gambo d'ananas sono utilizzati come coadiuvanti nel trattamento delle panniculopatie edemato-fibrosclerotiche (cellulite). Data la facile reperibilità, alcune persone utilizzano imporpriamente l'ananase a tale scopo, dimenticando che nonostante si tratti di un farmaco da banco è fondamentale il preventivo consulto medico. I dosaggi di bromelina normalmente impiegati sono pari a 40-80 mg, per tre volte al giorno. Nello specifico, per quanto riguarda ananase, sul foglietto illustrativo si legge che "la posologia ottimale di attacco è di un confetto, quattro volte al dì. Un confetto 2-3 volte al dì come terapia di mantenimento. Con la raccomandazione che i confetti siano deglutiti interi e possibilmente a stomaco vuoto".

Ananase: effetti collaterali, interazioni farmacologiche e controindicazioni

L'uso di bromelina è controindicato in presenza di ulcera peptica. Nell'etichetta dell'ananase si legge che il prodotto è controindicato anche ai malati con emofilia e con diatesi emorragiche, così come nel caso di epato e nefropatie gravi, ulcera peptica ed ipersensibilità individuale accertata verso il prodotto. Cautela, quindi, in presenza di disordini della coagulazione o di qualsiasi predisposizione al sanguinamento, inclusi i casi di ipermemorrea. Analogo discorso nelle persone allergiche all'ananas o ad altri membri della famiglia delle Bromeliaceae, così come a veleno delle api, lattice, polline di betulla, carota, sedano, finocchio, polline di cipresso, polline dell'erba, papaina, farina di segale o farina di grano. L'eventuale comparsa di manifestazioni di

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ipersensibilità di vario tipo e sede suggerisce l'interruzione del trattamento e l'istituzione di una terapia idonea. Sono stati inoltre segnalati casi di nausea, vomito, diarrea e, raramente, casi di menorragia-ipermenorrea (flusso mestruale particolarmente abbondante) e metrorragia (sanguinamenti al di fuori del ciclo mestruale). Bromelina e ananase vanno usati in gravidanza e durante l'allattamento solo in caso di effettiva necessità, e sotto il diretto controllo medico. Per quanto riguarda le possibili interazioni farmacologiche, sull'etichetta dell'ananase si segnala quella con farmaci antiocoagulanti, per la già citata attività sinergica della bromelina. Prudenza, quindi, nell'uso concomitante di ananase e coumadin, eparina, antiaggreganti piastrinici (clopidogrel - Plavix) o farmaci antinfiammatori non steroidei, come ibuprofene e naproxene. Per lo stesso motivo se ne sconsiglia l'associazione con integratori o rimedi erboristici a base di Ginkgo biloba, aglio e serenoa repens. Inoltre, dal punto di vista teorico, l'ananase potrebbe potenziare l'attività antiflogistica dei FANS, inclusa quella della comune aspirina. Ananase e bromelina potrebbero anche aumentare l'assorbimento di alcuni antibiotici, in modo particolare di amoxicillina e tetracicline, aumentandone i livelli nell'organismo. Alcuni esperti suggeriscono che la bromelina possa causare sonnolenza o sedazione ed esaltare quella causata da alcuni farmaci. Alcuni esempi sono le benzodiazepine come il lorazepam (Ativan ®) o diazepam (Valium ®), barbiturici come il fenobarbital, narcotici come la codeina, alcuni antidepressivi e alcool. In caso di concomitante assunzione di ananase, si consiglia cautela durante la guida o l'uso di macchinari.

Enzimi digestivi Enzimi digestivi: di seguito riportiamo i collegamenti ai vari articoli del sito che trattano il tema "enzimi digestivi". Prima, però, un breve schema riassuntivo:

ENZIMI DIGESTIVI ENZIMA DIGERISCE

Cavità orale

(ghiandole salivari)

Amilasi Amido

Lipasi linguale Trigliceridi

Stomaco

Pepsina Proteine

Lipasi gastrica Trigliceridi

Pancreas

Amilasi Amido

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Lipasi e colipasi Trigliceridi

Fosfolipasi Fosfolipidi

Tripsina Peptidi

Chimotripsina Peptidi

Elastina Elastasi (tessuto connetivo)

Carbossipeptidasi Legami peptidici COOH-terminali

Epitelio intestinale

Enterochinasi Attiva la tripsina

Disaccaridasi Disaccaridi

saccarasi Saccarosio

maltasi Maltosio

lattasi Lattosio

Peptidasi Peptidi

endopeptidasi Legami peptidici NH2-terminali

dipeptidasi Dipeptidi

Enzimi digestivi umani

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Amilasi, ptialina e digestione dell'amido Amilasi alte Lipasi Lipasi Protesi Pepsina Tripsina e chimotripsina Tripsina e chimotripsina nelle feci Lattasi Pancreatina

Enzimi digestivi vegetali

Bromelina Bromelina, gambo d'ananas Papaina Ficina

Vedi anche: Digestione

Erbe ed estratti digestivi

Vitamine e Minerali, vediamo a cosa servono

Sali minerali: a cosa servono?

I sali minerali sono indispensabili per il buon funzionamento dell'organismo. Sono reperibili nei cibi non elaborati, principalmente in frutta e verdura. La cottura e la lavorazione dei cibi fa perdere buona parte dei minerali contenuti nei cibi. Vediamo ora le proprietà di alcuni minerali. Magnesio: aiuta a prevenire i crampi negli atleti. Supporta il buon funzionamento del sistema cardiovascolare e combatte l'ipertensione. Aiuta a rendere la pelle più morbida. Contribuisce a prevenire la formazione di calcoli renali e biliari. Il magnesio aiuta a rilassare i muscoli. Potassio: è utile nella contrazione dei muscoli, nella produzione di energia, nella sintesi di acidi nucleici, nel mantenimento della tonicità intracellulare e nel mantenimento dei livelli normali di pressione sanguigna. Inoltre equilibra il rapporto sodio potassio in caso di assunzione elevata di sodio con gli alimenti. Calcio: è un minerale indispensabile per le ossa. Contribuisce ad alleviare i crampi alle gambe e può aiutare a mantenere efficiente il sistema cadiovascolare. Ferro: è utile per mantenere un corretto livello fisiologico di emoglobina e globuli rossi nel sangue (contro l'anemia), stimola il sistema immunitario.

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Cromo picolinato: può concorrere a potenziare l'attività dell'insulina e regolare il metabolismo degli zuccheri. Iodio: questo minerale aumenta l'attività della tiroide, accelerando il metabolismo. Zinco e Magnesio: lo zinco ed il magnesio hanno un ruolo vitale nel ciclo metabolico legato alla forza e resistenza muscolare. Lo zinco potrebbe incrementare la resistenza muscolare in soggetti sottoposti a stress fisico. Bassi livelli di zinco con la dieta sono correlati alla diminuzione del livello del testosterone endogeno. Il magnesio è essenziale per la produzione di energia nel metabolismo sia aerobico che anaerobico e nella formazione e regolazione delle proteine muscolari.

Sali minerali Sebbene i sali minerali costituiscano una parte relativamente piccola dell'organismo umano (circa il 6,2% del peso corporeo), rientrano nella costituzione dei tessuti e rappresentano fattori essenziali per le funzioni biologiche e per l'accrescimento. Essi possono essere classificati in:

Macroelementi o elementi presenti in discrete quantità nell'organismo: calcio, fosforo, magnesio, zolfo, sodio, potassio, cloro il cui bisogno giornaliero è dell'ordine dei grammi o dei decimi di grammo.

Oligoelementi o microelementi o elementi presenti in tracce nell'organismo, il cui fabbisogno giornaliero è dell'ordine dei milligrammi o dei microgrammi. Negli ultimi anni, grazie a sofisticate tecniche analitiche, è stato possibile evidenziare le svariate funzioni che gli oligoelementi esercitano nell'organismo valorizzandone l'importanza nutrizionale. Gli oligoelementi possono essere a loro volta suddivisi in: essenziali (ferro, rame, zinco, iodio, selenio, cromo, cobalto, fluoro): minerali indispensabili per l'organismo, fanno parte di molecole organiche preposte a ruoli vitali; una loro carenza comprometterebbe funzioni fisiologiche importanti probabilmente essenziali (silicio, manganese, nichel, vanadio);

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potenzialmente tossici (arsenico, piombo, cadmio, mercurio, alluminio, litio, stronzio): svolgono probabilmente funzioni importanti a bassissime concentrazioni.

La tossicità dei minerali dipende essenzialmente dalla quantità che di essi perviene all'organismo, quindi sono tutti potenzialmente tossici a dosi elevate. Per valutare l'essenzialità o la tossicità di un elemento bisogna valutarne la biodisponibilità ovvero la quota ingerita che viene effettivamente assorbita, trasportata al sito d'azione e convertita nella forma attiva. La biodisponibilità di un elemento è influenzata da diversi fattori interagenti tra loro, alcuni intrinseci (specie, genotipo, età, sesso, stato fisiologico, stato nutrizionale e di salute, microflora intestinale ecc.), altri estrinsechi (forma chimica del minerale, presenza di fattori antinutrizionali che ne limitano l'assorbimento o che, viceversa, lo favoriscono).

I sali minerali sono presenti nell'organismo umano sia legati alle molecole organiche, sia in forma inorganica in due differenti stati: allo stato solido: come cristalli, nelle ossa e nei denti; in soluzione, sia in forma ionizzata che non-ionizzata.

I sali minerali possono passare da uno stato all'altro come accade ad esempio per il calcio, che in caso di ipocalcemia, viene spostato dalle ossa (dove si trova in forma cristallina) al plasma (in forma ionica). In definitiva i sali minerali svolgono numerose funzioni di controllo, di regolazione e di struttura. Funzioni svolte da più minerali sono la regolazione osmotica e il mantenimento dell'equilibrio acido-base. Un'alimentazione varia e razionale è da sola in grado di soddisfare il fabbisogno di sali minerali; tuttavia per alcuni di essi come calcio, ferro e iodio si può facilmente andare incontro a sindromi da carenza, soprattutto in condizioni fisiologiche particolari quale la gravidanza.

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ELEMENTO FUNZIONE CIBO CHE LO CONTIENE

CALCIO (Ca) Forma il materiale rigido di ossa e denti. Regola la coagulazione del sangue e il funzionamento dei muscoli. Se manca le ossa si indeboliscono.

Latte e derivati, ortaggi verdi, legumi, cereali

FOSFORO (P) Insieme al calcio contribuisce alla formazione del materiale rigido di ossa e denti. E' importante per le trasformazioni energetiche che avvengono nelle cellule.

Latte, carne, pesce, uova, fegato, cereali, legumi.

POTASSIO (K) Regola gli scambi tra le cellule e i liquidi corporei. E' presente in tutti i cibi, soprattutto cereali, verdure e carne.

SODIO (Na) Regola gli scambi tra cellule e liquidi corporei. E' utile per il bilancio dell'acqua nell'organismo.

E' il costituente, insieme al cloro, del sale da cucina.

CLORO (Cl) E' importante per la formazione del succo gastrico. E' il costituente, insieme al sodio, del sale da cucina.

MAGNESIO (Mg)

Attua alcune reazioni chimiche nell'organismo. Cereali, legumi, mandorle, noci.

FERRO (Fe) Entra a far parte della molecola di emoglobina che costituisce i globuli rossi. Trasporta ossigeno e anidride carbonica nel sangue. Se manca si hanno forme di anemia.

Carne, fegato, uova, legumi, cereali, verdura.

ZOLFO (S) Entra nella costituzione delle proteine. Carne, pesce, latte e derivati, legumi, cereali.

MANGANESE (Mn) Attua alcune reazioni chimiche nell'organismo. Farine integrali, noci, cereali, vegetali verdi, carne.

IODIO (I) Regola l'attività della ghiandola tiroidea. Se manca si ha l'ingrossamento della ghiandola e il caratteristico gozzo.

Sale marino, pesce e molluschi marini, verdure, uova.

Ferro

L'organismo umano contiene circa 3-4 g di ferro sotto forma di ferro emico Fe2+ (ione ferroso) e di ferro non-emico Fe3+ (ione ferrico). Per ferro emico si intende il ferro legato al gruppo eme delle proteine emoglobina e mioglobina, che ammonta al 75% del ferro totale presente nell'organismo (65% nell'emoglobina e 10% nella mioglobina).

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Il ferro non-emico è invece quel ferro presente nella milza, nel fegato e nel midollo osseo legato alla ferritina e all'emosiderina, con funzione di deposito (20-25% del ferro totale presente nell'organismo). In piccole quantità (0,1-0,5% del totale) questo elemento si trova in alcuni enzimi intracellulari e nella transferrina, una glicoproteina che lo cede all'emoglobina del midollo osseo. In questo modo il ferro non-emico viene convertito in ferro emico. Il ferro è necessario per la sintesi di emoglobina (proteina che trasporta l'ossigeno alle cellule) di mioglobina e di collagene; è inoltre indispensabile nei processi di respirazione cellulare e nel metabolismo degli acidi nucleici. Secondo le tabelle della LARN (Livelli di Assunzione Giornalieri Raccomandati di Nutrienti per la popolazione italiana) il fabbisogno quotidiano di ferro per l'uomo ammonta a 10mg mentre per la donna sale a 18mg. Normalmente una dieta adeguata compensa l'eliminazione del ferro ed il bilancio viene mantenuto in equilibrio, grazie alle riserve ed alla regolazione di assorbimento ed eliminazione.

Alimenti ricchi di ferro sono: le carni, il fegato, i legumi, i crostacei, la frutta secca e i vegetali verdi. Contengono invece minime quantità di ferro: il burro, il latte e gli alcolici (ad eccezione del vino).

Il ferro presente negli alimenti è assorbito lentamente ed in misura ridotta (dal 5 al 10% del ferro ingerito). L'assorbimento dipende dalla forma in cui esso si trova nell'alimento, infatti il ferro emico è meglio assorbito di quello non-emico. Il ferro emico è presente negli alimenti di origine animale mentre il ferro non-emico si trova soprattutto nei vegetali. Nelle verdure il ferro si trova infatti presente nella forma Fe3+, più precisamente sotto forma di idrossido di ferro, o labilmente legato a composti organici come citrati, lattati e zuccheri. Potrà essere assorbito soltanto dopo essere stato liberato e ridotto a Fe2+. Le sostanze riducenti come l'acido ascorbico (vitamina C) e i gruppi -SH (sulfidrili), quelle che lo mantengono solubile come il fruttosio (zucchero presente nella frutta) ne favoriscono l'assorbimento.

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L'assorbimento del ferro è inibito da ipocloridria (diminuzione della concentrazione di acido cloridrico a livello gastrico) e aumento del pH gastrico (tipica l'anemia ferro-priva dell'anziano con ipo o acloridria) e dalla presenza di fitati, ossalati, fosfati contenuti nei vegetali, che con il ferro formano complessi insolubili, da caffè e tè.

Contenuto in Ferro facilmente assorbibile

ALIMENTO Mg di ferro/100 grammi Mg di ferro presumibilmente assorbiti per 100 grammi di

alimento

Fegato, frattaglie, frutti di mare 5-10 0,77

Carne di Cavallo 3,9 0,9

Carne di Bue 2,5 0,6

Altre carni (inclusi i salumi) 1-2 0,3-0,4

Pesci 1 0,1

Contenuto in Ferro difficilmente assorbibile

ALIMENTO Mg di ferro/100 grammi Mg di ferro presumibilmente assorbiti per 100 grammi di

alimento

Cacao, lievito 10 0,5

VERDURE (radicchio, spinaci, indivia, broccoletti) FRUTTA SECCA

OLEOSA (noci, nocciole) CIOCCOLATO

1 - 5 0,2

LEGUMI (fagioli, ceci) 2 0,06

RISO, PASTA, UOVA 1,5 0,09

PANE 1 0,05

PASTICCERIA (torte, biscotti( 1-3 0,05-0,1

FRUTTA FRESCA, ORTAGGI, LATTE, FORMAGGI < 1 <0,05

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Il ferro viene assorbito soprattutto a livello del duodeno e del digiuno prossimale: passivamente se la sua concentrazione nel lume intestinale è elevata; tramite un processo attivo con dispendio di energia, se invece è presente in scarsa quantità. Nelle cellule della mucosa intestinale il Fe+2 viene ossidato a Fe +3. Parte del ferro passa quindi nel plasma dove è trasportato in circolo dalla transferrina; la quota rimanente si lega nel citoplasma delle cellule intestinali all'apoferritina che viene convertita in ferritina. Da questa viene liberato in rapporto alle esigenze dell'organismo e ceduto alla transferrina plasmatica. L'eliminazione (1mg al giorno) avviene prevalentemente con la bile, le feci, il sangue mestruale, la desquamazione della pelle e l'urina. Nonostante l'organismo ne limiti le perdite, i casi di carenza di ferro sono piuttosto diffusi. Questi possono essere dovuti a:

• apporto ridotto, dovuto a diete carenti di carne e ricche di cereali;

• insufficiente assorbimento: acloridria, diarrea, alterazioni gastro-intestinali;

• eccessive perdite ematiche.

Soggetti a rischio di carenza di ferro sono i neonati prematuri, i lattanti in quanto il latte, anche quello materno è povero di ferro, le donne mestruate, le persone che hanno subìto perdite di sangue, gli alcolisti ed i vegetariani. Il deficit si manifesta con astenia, affaticabilità, nei casi più gravi cefalea, palpitazioni, nevralgie, turbe vasomotorie, facilità alle infezioni, anemia ferro-priva. Se in eccesso il minerale viene ceduto al parenchima di vari organi come pancreas, surreni, miocardio e fegato che ne risultano danneggiati. La tossicità del ferro prende il nome di siderosi, una condizione quasi sempre di natura genetica.

Da ricordare

Sono note interazioni con alcuni farmaci che ne riducono l'assorbimento quali antiacidi, colestiramina, antinfiammatori FANS inibitori della COX 1, penicillammina, tetracicline, alcune vitamine e alcuni sali minerali. Nei prodotti vegetali il contenuto di ferro diminuisce del 15% circa per la cottura con molta acqua e del 10% circa nella cottura a vapore (senza acqua).

Ferro ed Endurance - Le funzioni del Ferro

Il ferro è disponibile abbondantemente nella carne, nelle uova, nei vegetali e nelle granaglie. Viene poi aggiunto in molte preparazioni industriali (ad esempio nei cereali per la prima colazione, negli integratori,..). Questa abbondanza farebbe pensare che il ferro sia presente a sufficienza in ogni individuo, ma non è così. La ragione sta nella sua bassa biodisponibilità, nella sua bassa percentuale di assorbimento. Il ferro più biodisponibile (intorno al 10%) è quello legato all'emoglobina, quindi il ferro presente nelle carni. Il ferro presente nei vegetali è biodisponibile solo all'1% circa. I vegani devono tener conto di questo e controllare frequentemente, tramite analisi ematiche, i propri livelli di ferro, ferritinaed emosiderina (articolerò in seguito). Si consideri inoltre che l'assorbimento è limitato dalla contemporanea assunzione di calcio, fibre, antiacidi, caffè, the..

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Dato il basso assorbimento di ferro, già dagli anni '80 se ne stabilì una RDA di circa 18-20 mg/die. Negli anni successivi si scoprì che i cittadini ne assumevano con la loro alimentazione un quantitativo inferiore. Così, invece di migliorare la qualità della nutrizione delle persone, si abbassò la RDA a 15mg/die. Spettacolare la politica, vero? E sappiate che stessa sorte è toccata negli anni agli altri micronutrienti. Perciò non confondete mai i dati della RDA con il quantitativo corretto per il Vs. organismo, poiché essi nascono più da esigenze politiche che da reali, scientifiche, esigenze organiche. Data la prima bacchettata, spiegherò a cosa serve il ferro soffermandomi su una sua funzione in particolare che è inerente al ns. settore e alle argomentazioni principali di questo sito. Il ferro è presente alla nascita di un individuo in quantità di circa 75mg pro chilo di peso. Si accumula poi lentamente nelle fasi di crescita fino ad arrivare complessivamente a circa 3-5g totali in un adulto. Tre quarti di questo elemento sono indispensabili alle funzioni vitali che qui elencherò, mentre circa un quarto funge da riserva (viene conservato sotto forma di ferritina ed emosiderina. 1 mcg/l di ferritina sierica corrisponde a circa 10mg di ferro di deposito). La funzione principale del ferro - quella che a noi interessa - è di costituire l'emoglobina e la mioglobina (assieme ad altre sostanze), le quali servono a trasportare l'ossigeno ai tessuti e ai muscoli. L'emoglobina è contenuta negli eritrociti (globuli rossi) e trasporta circa il 100% dell'ossigeno. Maggiore emoglobina in ogni globulo = maggiore quantità di ossigeno ai muscoli. Per questo chi vuole migliorare la performance aerobica, deve nutrirsi in maniera tale da aumentare l'emoglobina. A sua volta i globuli rossi costituiscono circa il 35-50% del sangue e fanno parte della componente solida. Si definisce "ematocrito" il rapporto tra la parte liquida e la parte solida del sangue e si ottiene in laboratorio centrifugandolo e valutando in percentuale le due componenti.

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Perciò più alto è l'ematocrito e più alta è la presenza di globuli rossi, quindi più alta è la presenza di emoglobina e maggiore la quantità di ossigeno ai muscoli: la performance sportiva migliora significativamente. Ecco perché ogni agonista di endurance cerca di aumentare il proprio ematocrito anche con pratiche come l'autoemotrasfusione e l'uso dell'EPO. Da segnalare però come un ematocrito eccessivo significhi avere un flusso ematico troppo denso, con conseguente difficoltà per l'apparato cardiovascolare. Nei casi estremi può portare ad arresto cardiaco. Gli incauti utilizzatori di EPO sono allertati. Il rapporto tra ferro e trasporto di ossigeno sarà il tema centrale di qs. lezione. Per completezza didattica, però, riporto qui anche le altre funzioni. Esso è presente nelle proteine contrattili actina e miosina, nelle unghia e nei pigmenti dei capelli. E' componente di molti enzimi essenziali. E' componente anche dei globuli bianchi. Il nostro apparato digerente ha la capacità singolare di adattare la propria possibilità di assorbimento del ferro a seconda delle esigenze dell'organismo, incrementando l'assorbimento del minerale sino a 20 volte in caso di necessità. L'ossigeno per l'organismo è essenziale, non solo per gli sportivi; ne consegue che il corpo umano ha gran cura del prezioso ferro, al punto da recuperarlo anche dagli eritrociti rovinati per compressione plantare o muscolare durante l'attività ginnica.

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Come vedremo, a causa del ciclo mestruale la donna ne ha un aumentato fabbisogno (ogni volta che si ha una perdita di sangue si ha una perdita di ferro, ne tengano conto anche i donatori). Una carenza di qs. minerale nell'organismo porta ad anemia ferropriva, con pallore, significativa debolezza, tachicardia, ronzio negli orecchi, mal di testa. Naturalmente, prima di giungere a tanto, il primo a rimetterci sarà la Vs. performance sportiva (se agonisti/professionisti) o la Vs. performance in sala cardio. Segnalo come sovente la carenza di ferro non sia correttamente diagnosticata in campo medico. Infatti c'è ancora chi misura soltanto il ferro sierico e l'emoglobina. Ma questa è una indagine errata... abbiamo accennato che per i suoi fabbisogni il corpo prende il ferro dalle proprie riserve che sono ferritina ed emosiderina. Quindi una indagine efficace in tal senso deve valutare quanto meno il livello di ferritina sierica. Badate che la storia sportiva ha conosciuto casi di atleti che hanno visto bruciare la propria carriera sportiva a causa di carenze di ferro non diagnosticate, avendo preso in esame nelle analisi di laboratorio solo il ferro e non le sue riserve. Insomma: la sola misura del ferro sierico non è utile a determinare una carenza. Quanto meno serve la misurazione della ferritina sierica. Se per ora Vi è chiara l'importanza del ferro, parliamo adesso di come la capacità dell'organismo di accumularlo sia un'arma a doppio taglio. Altri minerali eccedenti sono eliminati agevolmente, mentre il corpo umano ha scarsa capacità di eliminare il ferro, tranne con le emorragie, le perdite mestruali, i salassi (più una piccola percentuale con il sudore, le feci, i sanguinamenti gastrointestinali). Perciò supplementare con una quantità abnorme di f. (tipo 100-300mg/die) non migliorerà la performance, ma porterà a graduale accumulo nell'organismo e nel tempo a siderosi, cirrosi, nausea, vomito e nei casi estremi convulsioni, collasso, morte. Perciò quanto ferro serve per ottimizzare l'apporto di ossigeno ai muscoli e raggiungere la vetta più alta del podio alle olimpiadi (o, meno ambiziosamente, ottenere un soddisfacente risultato in sala cardio?)?. Da un lato infatti ho descritto la sua bassa biodisponibilità, la carenza tipica nei vegani e nelle donne in età fertile. Ma da un altro lato Vi ho detto che l'organismo lo smaltisce con difficoltà e ha una grande capacità di adattare l'assorbimento intestinale in funzione del suo fabbisogno. Non resta ora che stabilire il corretto apporto per ottimizzare il vs. rendimento aerobico, siate voi atleti professionisti o appassionati di cardio fitness, poiché esso è troppo prezioso e fa la differenza tra il primo e l'ultimo posto.

Magnesio

Il magnesio forma con il calcio e con il fosforo il tessuto osseo, mentre solo una piccola quota è localizzata nei liquidi intracellulari e nel plasma. Il fabbisogno giornaliero per l'uomo adulto ammonta a 300-500 mg ed è facilmente soddisfatto grazie alla sua presenza in numerosi alimenti come: noci, cacao, semi di soia, fagioli, grano intero e tutti i vegetali verdi (il magnesio è infatti parte integrante della clorofilla).

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L'assorbimento avviene a livello dell'intestino tenue ed è favorito dal contenuto plasmatico di vitamina D, mentre è inibito da elevate concentrazioni di calcio, proteine, fosfato della dieta, da diarrea e da alcolismo cronico. Mentre il Magnesio non ostacola l'assorbimento del Calcio, il Calcio inibisce l'assormbimento del Magnesio. L'eliminazione di magnesio si ha con le feci e con l'urina. I diuretici, alcuni antibiotici e il diabete mellito aumentano notevolmente l'escrezione renale di magnesio. In queste condizioni o per scarso assorbimento si può avere ipomagnesemia che si manifesta con anoressia, nausea vomito, aumento dell'eccitabilità muscolare, vasodilatazione, aritmia e coma. Al contrario un aumento del magnesio plasmatico determina depressione del Sistema Nervoso Centrale (SNC) causando torpore, prostrazione, disturbi dell'attività cardiaca e respiratoria (evenienza piuttosto rara che verifica quando la quota di magnesio eliminata con l'urina aumenta a causa di una scarsa funzionalità renale o surrenale accompagnata ad una diminuita secrezione di aldosterone). Il metabolismo del magnesio è influenzato anche dal paratormone. Questo minerale svolge un ruolo importante nelle reazioni enzimatiche in cui è coinvolta l'ATP, poiché in queste reazioni la forma attiva dell'ATP è complessata con lo ione magnesio Mg++. Il magnesio interviene inoltre nella regolazione dell'eccitabilità delle membrane nervose e muscolari e nella trasmissione sinaptica.

I livelli giornalieri raccomandati sono di 6mg/Kg

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IPOMAGNESEMIA: è stata riscontrata dopo attività prolungate con possibili ripercussioni sulla performance per il ridursi dell'azione protettiva che il magnesio esercita sull'integrità della cellula muscolare. E' stato ipotizzato che il magnesio svolga un'azione importante nel favorire il rilascio dell'ossigeno alle cellule muscolari nel corso di attività sportive. Tale caratteristica sarebbe mediata dal rapporto tra i livelli eritrocitari di magnesio e di 2,3 difosfoglicerato.

SINTOMI DI CARENZA: astenia, crampi, convulsioni, tremori, apatia, debolezza muscolare, convulsioni.

REINTEGRO DI MAGNESIO: può essere necessario soprattutto nei mesi estivi per gli atleti che praticano attività sportive di endurance. L'esigenza di un reintegro non deriva unicamente dalla necessità di far fronte ad una carenza di tipo assoluto (difficilmente riscontrabile), quanto alla necessità di mantenere gli equilibri elettrolitici intra ed extracellulari. Per questo motivo il magnesio dovrebbe essere assunto insieme ad altri sali minerali come il sodio ed il potassio.

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Magnesio negli Alimenti

CONTENUTO IN MAGNESIO DEGLI ALIMENTI

ELEVATO mg/100 g MEDIO mg/100 g BASSO mg/100 g

Crusca 420 Mais 120 Pasta 57

Cioccolato amaro 292 Bieta 113 Pesche 54

Mandorle 255 Cioccolato dolce 107 Farina bianca 37

Cacao 192 Riso integrale 106 Banane 31

Arachidi 167 Fichi secchi 82 Vitello 28

Pane integrale 60 Manzo, maiale 25

Ciliege 14

Prugne, arance 11

Mele, pere 10

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Nota: solo il 30-40% del magnesio presente negli alimenti viene assorbito dall'organismo

Naturopata ed Erborista To-175T-Op legge 4/2013

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Avviso al lettore: Noi Naturopati e/o Operatori Olistici non siamo dottori in medicina. Questi non sono consigli medici, ma solo informazioni riferite ai

risultati delle ricerche personali o della Dottoressa Clark. Per un parere medico, consultate il vostro dottore. Siate consapevoli del fatto che il riferimento

alle scoperte della Dottoressa Clark non implica necessariamente che tali scoperte siano state corroborate da altri studiosi: altri scienziati potrebbero non

concordare con le sue interpretazioni. Le affermazioni e/o i commenti fatti non sono stati esaminati e valutati dalla Food & Drug Administration o dalla

Federal Trade Commission degli Stati Uniti. Non facciamo promesse riguardo ai prodotti citati. Nell’Unione Europea lo zapper il MiniFG sono apparecchi

medici della classe IIa. Negli Stati Uniti lo zapper e il GF non sono apparecchi medici e pertanto non si possono definire per uso medico. Queste

informazioni non hanno lo scopo di diagnosticare o fare prescrizioni per patologie mediche o psicologiche, né sostengono o pretendono di prevenire,

trattare, mitigare o guarire tali condizioni con mezzi medici standard. Noi non forniamo diagnosi, cura, trattamenti o riabilitazione di persone, né

applichiamo princìpi medici, di salute mentale o di sviluppo umano. Il nostro campo di lavoro è la prevenzione naturale e il riequilibrio attraverso consigli

per Stili di Vita Salutari mediante metodi, consigli riferiti alla Naturopatia Olistica

N.B. Le Informazioni Tecnico-Scientifiche presenti nel testo sono ad uso culturale e in nessun modo costituiscono parere medico e per ogni specifica

problematica e/o patologia bisogna fare riferimento a visite mediche specialistiche.

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