NATALE 2011

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Le Sante 2 Parrocchia Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa - Brescia

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NATALE 2011

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Le Sante2Parrocchia Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa - Brescia

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In redazioneLaura Di Palma, Marcello Bonomi, Dino Mate-sich, Loredana Mantovani, Delia Richiedei, Suor Elisabetta Buffoli, Davide Riccardi

Hanno collaborato a questo numeroDon Tino Decca, Don Andrea Dotti, P. Domenico Fi-danza, Suor Antonietta Castelli, Marita Sacchi, Gui-do Masserdotti, Antonio Idra, Franca Crescimbeni, Marco Mor, P. Gerardo Bottarello, le mamme del Grest, Chiara, Martina Papa, Eleonora Zullo, Cristina Plebani, Diana Bianconi, Giulia Aglioni, Laura Ondelli

Sommario

PRIVACY E CERTIFICATI La raccolta e il trattamento di qualsiasi tipo di dato personale, sia esso scritto o fotografico, è per esclusivo uso interno alla parrocchia e al giornalino parrocchiale. L’interessato cui si riferiscono i dati personali ha il diritto in qualunque momento di ottenere la conferma dell’esistenza o meno dei medesimi dati e di conoscerne il contenuto e l’origine, verificarne l’esattezza o chiederne l’integrazione o l’aggiornamento, la rettifica oppure la cancellazione secondo quanto riportato nell’art. 7 D.lgs. n. 196/03. I certificati richiesti verranno forniti alcu-ni giorni dopo tale richiesta e saranno consegnati solo ed esclusivamente a chi compare nel certificato o, nel caso di minorenni ai genitori di tali.

Festivo Invernale Estivo 8.00 8.00 10.00 10.30 11.15 18.30 18.30Prefestivi e Sabato Invernale Estivo 8.00 8.30 18.30 18.30Feriale Invernale Estivo (da lunedì a giovedì) (da lunedì a giovedì) 8.30 8.30 18.30 (venerdì) (venerdì) 20.30 20.30Adorazioneeucaristica venerdì dalle 18.00 alle 20.00 (sospesa in estate)

Don Tino tel. 030 2301955 [email protected] Andrea tel. 030 2301793 [email protected] Lionello tel. 338 7306774

Operano nella comunitàConsiglioPastorale Parrocchiale Parrocchia tel. 030 2301955Consiglioaffari economici Natale Cosatto tel. 030 2310214Catechisti/animatori Don Andrea tel. 030 2301793Terza età Suor Laura tel. 030 2306856Volontariservizio migranti Mirella Ottolini tel. 030 2306297Coro adulti Antonio Idra tel. 030 2306229Coro giovani Tiziana Sbardellati tel. 030 2300359 Sabrina Giambattista tel. 030 2311531

Gruppo missionario Marida Canori tel. 030 2310253Gruppo pensionati Masserdotti Guido tel. 030 2304297Ass. dilettantisticasez. calcio Luca Papa tel. 345 9704166sez. pallavolo Tiziana Ragusa tel. 333 1189517Redazione Marcello Bonomi tel. 030 2306317giornalino parrocchiale Laura Di Palma tel. 030 2319767Volontari Villa Elisa Etiene Bicelli tel. 030 2306347Commissione Liturgica Francesca Bottari tel. 030 2304064Commissione Carità Marida Canori tel. 030 2306717Commissione Famiglia Italo e Giulia Crema tel. 030 2304541Commissione Oratorio Marco Cominotti tel. 030 2300359Commissione Cultura Laura Di Palma tel. 030 2319767Iniz. Cristiana Genitori Franco e Cristina Mandonico tel. 030 2310208Equipe Battesimi Federico e Luisa Plebani tel. 338 1255987Atelier Betania Maria Mottinelli tel. 030 2310206Piccolo Clero Don Andrea tel. 030 2301793 Davide Riccardi tel. 030 2319767Coro Bambini Angela Nicassio tel. 030 2311412Gruppo Teatro Giamba Zambelli tel. 030 3531228Caritas Carla Ghidini tel. 030 2304526Biblioteca Franca Crescimbeni tel. 030 2310173Sacrestia Franco Perna tel. 340 3726777

Orario delle Sante Messe

I nostri sacerdoti

“Le 2 Sante” trimestrale della Parrocchia delle Sante B. Capitanio e V. Gerosa - BresciaDir. resp.: don Tino Decca (ODG elenco speciale) - Autorizzazione del Tribunale di Brescia - n. 46 del 23-11-2007

La parola di Dio nel cuore:il segreto della vera felicità 3Il nostro tempo nelle mani di Dio 4In cammino verso il Sinodo 6La ricchezza multiformedella parola di Dio 7La riconciliazione 8“Non vi chiamo più servi,ma amici” 9La mia bellissimastoria d’Amore 11Supermercato Paradiso 12La tenda in mezzo a noi 13Il canto liturgico 14E se iscrivessi mio figlioal catechismo? 15La catechesi sull’amore umanodi Giovanni Paolo II 16Il gruppo di animazione missionaria parrocchiale:Iniziative 2010-2011e... Partenze “in arrivo” 18Notizie dalle missioni... 20Appunti da Bossico 2011 21Le mamme del Grest 23Pensionati.A Gaino da don Plamiro 24Pensionati. 2 ottobre: festa dei Santi Angeli Custodie festa dei nonni 25Anagrafe parrocchiale 27

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Carissimi fratelli e sorelle,riprendiamo il nostro dialogo attraverso le “2 Sante” il giornalino della parrocchia che entra in tutte le case e vuole essere uno strumento di comunione tra le varie esperienze della nostra comunità.Stiamo camminando verso il Natale, il Miste-ro dell’Amore incarnato. Di quel Dio che tanto ci ama da diventare uno di noi, con noi. Per restarci. Sì, carissimi, da quando Gesù è nato non ci ha mai lasciato, anzi ha intensificato an-cor di più la sua presenza perché è veramente l’Emmanuele: il Dio con noi. Quanto è difficile riconoscere nell’incontro quel “segno di con-traddizione” (Lc 2,34) che ha cambiato la storia e la nostra vita. Infatti con Gesù dobbiamo fare i conti sempre, o per accoglierlo o per respinger-lo e non possiamo evitarlo. È Natale carissimi e Gesù ancora una volta chie-de a me, prete e alla mia comunità cristiana: “Voi chi dite che io sia?” (Mt 16,15). Nessuno di noi ha avuto l’occasione di incontrarlo e di rispondere a questa provocazione. Da quella grotta di Betlemme inizia una storia che ci porta ancora oggi a confrontarci o a scontrarci con Lui. Nella storia qualcuno l’ha rifiutato, come Mil-ler del “Tropico del cancro” che era giunto a farsi incidere una croce sulla suola delle scarpe per poter calpestare in ogni passo Cristo e la sua re-ligione. Ma c’è anche chi, come il filosofo Dosto-evskij, non esitava a scrivere: “Arrivo a dire che se qualcuno mi dimostrasse che Cristo è fuori dalla verità e se fosse effettivamente vero che la verità non è in Cristo, ebbene io preferirei restare con Cristo piuttosto che con la verità”. Chi dite che io sia? Cosa attendiamo? A Natale la Parola è un bambino neonato. Iniziamo ad entrare nel Mistero. Chi vorrebbe un Dio potente e fragoroso resterebbe deluso, per-ché Lui arriva in una maniera impensabile per l’uomo. Un bambino in pace, nella mangiatoia è un segno normale che rasenta la banalità, ma dice a tutti che Dio è venuto diventando come noi, fragile con i fragili. Saltano sempre i nostri schemi. Dio infinitamente piccolo, addirit-

tura neonato, si affida ad ognuno di noi. Come l’ Eucaristia, pezzo di pane, Dio che si unisce a noi. Anche qui saltano gli schemi, perché sono schemi d’amore. Il vasaio dell’Eden, che aveva plasmato l’uomo con un po’ di argilla, si fa lui stesso argilla di questo vaso e diventa carne come noi, come me: la mia carne!Anche la nostra comunità vuole camminare per seguire quella stella che ha condotto i Magi e gli angeli che hanno svegliato i pastori per an-nunciare una grande gioia. Quando la nostra comunità annuncia Cristo e non ha paura del Vangelo, vive la sua vocazione. Quando il per-dono diventa la norma dei rapporti, lo Spirito Santo sta lavorando. Quando ci stimiamo e con-sideriamo gli altri migliori di noi, il Regno di Dio si sta realizzando. Quando la nostra comunità sosta davanti all’Eucaristia e la celebra si lascia unire a Dio. Cari amici, sono ormai otto anni che viviamo insieme e cerchiamo di essere cristiani insieme. La vita non può avanzare per coerci-zioni o doveri, ma per passione. E la passione fiorisce dalla Bellezza intuita, intravista, gustata; da gesti e parole, da sentimenti e atteggiamenti capaci di rubarti il cuore e di vincerlo. Gesù vie-ne e tornerà. Al suo ritorno trovi la nostra carità sveglia. La celebrazione dell’Eucaristia e l’an-nuncio della Parola nell’assemblea domenicale ci fa sentire Chiesa; fratelli e sorelle che deside-rano che Gesù sia vivo in mezzo a noi. E da que-sto ascolto comunitario partiamo facendo scen-dere ogni giorno questa Parola nel nostro cuore per un discernimento della nostra vita. Una vita felice, che porrà al cuore del Vangelo la strada per questa felicità dell’Amore. Da Gesù imparia-mo la cura amorosa per ogni piccola cosa: ed è già Vangelo. A Colui che ci ama, lode e onore oggi e sempre.

Vi benedico e vi abbraccio, augurando a tutti un Santo Natale:

che le vostre case siano sempre Chiesa

Don Tino

La parola di Dio nel cuore:il segreto della vera felicità

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La storia, almeno per i cristiani, nel Natale di 2011 anni fa, ha su-bito una svolta. Dio che è fuori dal tempo, Eterno, Immenso, ha scelto di conoscere che cosa significa lo scorrere del tempo nella propria carne. Il Bambino di Betlemme diventerà l’adulto crocifisso a Gerusalemme. Sap-piamo che quando guardiamo al tempo che scorre possiamo farci l’illusione che al centro del tempo ci siamo noi stessi, perché il nostro tempo sappiamo essere particolarmente prezioso. Il Na-tale ci insegna che al centro del tempo non ci siamo noi, ma Dio. Se scopriamo questo, non ca-dremo nel tranello del considerare il nostro tempo come assoluto (anche perché questo ci renderebbe schiavi del tempo). Possiamo allora considerare il tempo come il luogo della nostra salvezza; perché Dio ha scelto di cono-scere il tempo per salvarci nel nostro tempo. Questo Natale porta con sé una provocazione in più, coincide con la domenica, perno della settimana (porzione di tempo che tutti gli uo-mini del mondo usano per regolare la loro vita). Quest’anno quindi abbiamo un motivo in più per ricordarci che Dio ha il primato sul tempo. Il Natale che giunge ci chiede di riordinare il nostro tempo: il tempo per il lavoro e quello per il riposo, quello del silenzio e quello delle relazioni, quello personale e quello familiare, quello privato e quello comunitario. La tenta-zione che potremmo avere è quella di consi-derare Cristo e la vita cristiana in antagonismo alla gestione del nostro tempo. Da qui posso-no nascere le false contrapposizioni che tante volte ci strappano alla vita cristiana: catechi-smo o partita, restare a letto o andare a Mes-sa, il centro commerciale o l’oratorio, il telefilm o l’ora di adorazione…

Don Andrea

Il nostro temponelle mani di Dio

Per capire quale criterio adottare chiediamo aiuto ai personaggi della notte di Betlemme. Per incontrare il Bambino, i pastori lasciano le loro greggi, i magi i loro castelli, la stella la propria eterna posizione… Solo uno si consi-dera padrone del tempo: Erode. Egli, nel suo castello, vedrà consumarsi il suo tempo nell’e-goismo, nella violenza e nella solitudine. Questo Natale ci doni allora di ricordare che il nostro tempo è nelle mani di Dio, il luogo dove Egli ci salva, dove Egli ci attende discre-to, pronto a donare a noi addirittura una vita non più determinata dalla morte, ma eterna. Sapendo che la nostra vita è destinata all’e-ternità, chiediamo a Dio di vivere guardando al tempo e scegliendo Lui come criterio per la nostra giornata, per la nostra settimana (sen-za mai far mancare la Messa domenicale), per la nostra famiglia, senza masi far mancare il tempo per la preghiera condivisa. Auguran-doci un Buon Natale chiediamo al Bambino Gesù di essere Lui la misura del nostro tempo, proprio come avviene, in ogni famiglia, con un figlio appena nato.

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Un saluto…La nostra comunità desidera salutare il seminarista piamar-tino Davide che i suoi superiori hanno inviato ad un’altra destinazione. Grazie per i quattro anni trascorsi tra noi. Affi-diamo al Signore il tuo cammino verso il sacerdozio

E due benvenuti…Proveniente da Edolo è giunta tra noi da qualche tempo, suor Antonietta, che affiancherà i nostri sacerdoti e presterà il suo servizio presso l’Oratorio. Ringraziamo il Signore di que-sto nuovo dono e Gli affidiamo il cammino che ci attende.Anche Padre Domenico è un “nuovo acquisto” della nostra

comunità. Non sappiamo per quanto tempo resterà tra noi ora che è appena diventato sa-cerdote tra i Figli di Padre Piamarta (lo scorso 31 ottobre). Lo Affidiamo a Cristo che è Via, Veri-tà e Vita.

Padre Domenico, diacono della nostra parrocchia

Padre Domenico nel giorno della sua prima Messa a Roseto degli Abruzzi,

1 novembre 2011

Quando una Chiesa diocesana deve pren-dere decisioni importanti per la sua iden-tità e la sua missione, sovente si riunisce in Sinodo. Il termine “sinodo” - dal greco syn (insieme) e odos (cammino) - significa lette-ralmente “convegno”, “adunanza”. In questa ottica, prima di ripensare la struttura dioce-sana nella forma delle unità pastorali - scelta particolarmente rilevante per il futuro della Chiesa bresciana - il vescovo Luciano ha rite-nuto opportuno convocare un Sinodo parti-colare. Con la parola Sinodo si vuole indicare un “trovarsi insieme”, per valutare e decidere il cammino da farsi; un modo particolare di vivere la vita ecclesiale, che non è riservata solo a qualcuno; e questo, neppure quando si tratta di decidere che cosa scegliere, verso dove orientarsi, come organizzare la Chiesa affinché possa attuare meglio la sua missio-ne. Nel Sinodo diocesano trova espressione la comune responsabilità dei battezzati per la missione della Chiesa e il compito specifico affidato al vescovo e al presbiterio diocesa-no nell’ esercizio del ministero pastorale; esso diviene il luogo appropriato per trattare un tema quale quello delle unità pastorali, che incide in modo significativo sulle strutture a servizio dell’attività pastorale della Chiesa diocesana e sulla vita dei fedeli e delle par-rocchie. Quale modello di Chiesa esige e sollecita l’unità pastorale? La risposta a que-sta domanda si può ottenere coniugando tre parole chiave che il Concilio Vaticano Il ha messo a fuoco, ma che ancora fanno fatica a trovare realizzazione compiuta nelle nostre comunità cristiane: missione, corresponsa-bilità e comunione. Se la missione richiede la partecipazione corresponsabile di tutti i battezzati, è perché trova il suo fondamento

nella “comunione”. Nonostante siano già sta-te enunciate qua e là, può essere opportuno richiamare in forma sintetica e ordinata le opportunità offerte dalla scelta delle unità pastorali.

a) Una Chiesa, comunità in missione - l’unità pastorale favorisce l’attuazione della co-munione per una Chiesa più missionaria. In questo senso la prospettiva delle unità pastorali è utile anche per le parrocchie che si ritengono grandi a sufficienza c/o che non soffrono di carenza di preti.

b) Chiesa nel territorio - L’unità pastorale ri-sponde ad un criterio territoriale più am-pio rispetto a quello della parrocchia tra-dizionale. E questo è importante in questo nostro tempo in cui è necessaria una mo-dalità di interventi pastorali più elastica, che dica riferimento al mutato spazio di vita delle persone.

c) Una pastorale organica e creativa - L’unità pastorale sollecita il discernimento co-munitario per attuare, in forma organica, una pastorale d’insieme. E questo aiuta a cogliere che l’unità della missione non è un semplice espediente organizzativo, ma un’esigenza della Chiesa, in quanto mistero di comunione.

d) La corresponsabilità dei laici e delle per-sone consacrate - L’unità pastorale favo-risce l’attuazione della corresponsabilità dei laici. I presbiteri sono affiancati da fedeli consacrati e laici. La valorizzazione convergente dei diversi carismi e ministeri presenti nelle comunità parrocchiali, è uno dei punti forza delle unità pastorali.

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In camminoverso il Sinodo

(Tratto da “Comunità in cammino”)

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“Lampada per i miei passi è la tua parola,

luce sul mio cammino”(Sal 118)

Don tino, il nostro parroco, ha tanti pregi; uno di questi è l’attenzione alle persone, la capa-cità di non dare nulla per scontato e di non generalizzare. Certamente questa sua sen-sibilità lo ha portato anche a prendere una singolare decisione: differenziare il cammino di catechesi parrocchiale. Gli scorsi anni ve-niva tenuta per tutti indistintamente al lunedì sera, invece quest’anno è stata mantenuta la stessa serata, ma sono stati costituiti tre diver-si cammini: uno per le coppie di sposi, uno per i singoli e uno per gli adulti in generale.Mi è piaciuta molto quest’ idea, perché cor-risponde ad un principio pedagogico di personalizzazione nel quale io credo e che cerco di applicare anche nel mio lavoro di insegnante: dare a ciascuno ciò di cui ha bisogno. Questo è tanto più importante nella vita di fede di una comunità parrocchiale: persone che vivono stati di vita diversi hanno esigenze diverse….Pur essendo una la Parola di Dio e valida per tutti, don Tino ha trovato il modo di rivolgerla a gruppi distinti di perso-ne, per far vibrare corde diverse di un mede-simo strumento e per raggiungere i parroc-chiani in modo più mirato ed adeguato.

Catechesi per gli sposi: è una proposta rivol-ta a chi ha ricevuto il dono del Sacramento del matrimonio. Gli sposi hanno con sé un te-soro troppo grande per non sentirsi chiamati a riscoprirlo e a divenirne consapevoli….

Catechesi per i singoli: è un cammino che ci fa riflettere sulla maturità umana, che rag-giunge una vera pienezza attraverso l’amore cristiano, compimento e significato ultimo di ogni vocazione.

Catechesi per tutti: la proposta vuole aiutar-ci a divenire veri discepoli di Gesù nella vita di tutti giorni, per poi saper essere apostoli ed annunciare il Vangelo con entusiasmo e coraggio.Non stanchiamoci di scoprire la Parola di Dio e di approfondirne la conoscenza e ringra-ziamo don Tino e don Andrea che fedelmen-te ce la annunciano tutti i giorni e che fanno delle loro catechesi un appuntamento da non perdere.

La ricchezza multiforme della parola di Dio

Marita

L’uomo in se stesso, con la sua vita, la sua di-gnità, il suo corpo e la sua interiorità in operosa relazione con Dio è il centro dei comandamen-ti. Se l’uomo è un valore allora comprendiamo bene perché il Signore dica che dobbiamo amarci: è l’unica relazione che rispetti e pro-muova la persona.Violare i comandamenti non è trasgredire una semplice norma, è di-ventare meno uomini, meno felici. Crescere nei valori, difenderli e promuoverli significa diventa-re sempre più “ad immagine di Dio” e dunque realizzarsi come uomini. I comandamenti di Dio sottolineano quali sono i valori più importanti senza i quali l’uomo peggiora la sua vita. Trami-te i comandamenti Dio dice: “Uomo, tu vali, sei prezioso: non perdere te stesso!”

Come confessarsi?Inizia a prepararti anche un giorno prima fa-cendo un esame di coscienza curato. Sarebbe bene trovare un posto tranquillo e iniziare con una preghiera invocando il Signore perché ti illumini nell’esame di coscienza. 1) Preparo il mio cuore. Cerco di fare silen-

zio intorno a me e dentro il mio cuore, per ascoltare il Signore. Mi raccolgo nel silenzio per qualche minuto. Contemplo per qual-che istante la croce: essa è la “prova” che l’amore di Dio non conosce limiti. Egli ha scelto di amarmi in modo totale ed eterno.

2) Chiedo perdono. Mi metto davanti al Signo-re, presente nella persona del sacerdote, con la coscienza di ciò che realmente sono: delle mie fragilità, del mio bisogno di salvez-za.

3) Ringrazio il Signore per il suo perdono. Rin-graziare significa dire ad una persona che ciò che mi regala è importante per la mia vita; significa fare tesoro di ciò che mi è stato dato per donarlo, a mia volta, agli altri. Chie-di al Signore, che anche oggi ti ha perdona-to, di saper sempre vivere nella sua amicizia.

Alcune indicazioni per l’esame di coscienza…

Dio mi ha donato la fedeCredo in Dio, nel suo amore? Lo cerco e lo rin-grazio nella preghiera? Mi affido a lui? Vivo le difficoltà quotidiane con fede o mi scoraggio? Ho offeso il suo nome? Trovo il tempo per ali-mentare e formare la mia fede? Ho prestato o presto fede a credenze superstiziose?

Dio mi ha do-nato la Chie-saHo tralascia-to l’Eucaristia domenicale? Vi partecipo con fede e at-tenzione, cer-cando di farla diventare una realtà viva e operante nel-la mia vita? Mi prendo cura della mia Parrocchia renden-domi disponibile per qualche servizio?

Dio mi ha donato la vita quotidianaVivo il mio dovere quotidiano con fedeltà? De-nuncio le ingiustizie attorno a me? Contribui-sco al bene comune dimostrandomi cittadino onesto e responsabile? Sono attento a creare dialogo con tutti o mi presto a facili pregiudizi? Ho fatto del male con la menzogna, la maldi-cenza, il furto, la violenza, l’ingiustizia, l’odio? Do testimonianza della mia fede negli ambienti che frequento?

Dio mi ha donato i fratelliSono capace di amare gli altri e ricercare il loro bene? So vedere gli aspetti positivi di ogni persona? Ho chiesto scusa quando ho offeso qualcuno? Ho perdonato sinceramente le offe-se ricevute? Mi prendo cura degli anziani e dei più deboli? Pratico la carità verso i poveri?

Dio mi ha creato e… mi ha donato la creazioneMi sforzo di correggere le mie passioni egoisti-che: superbia, avarizia, invidia, ira, sensualità, gola, pigrizia? Sono capace di presentarmi agli altri nella verità di me stesso? Ho rispetto del mio corpo e di quello degli altri? Rispetto la na-tura e il territorio in cui vivo?

Dio mi ha donato un progetto di vitaHo cercato di conoscere la mia vocazione di genitore e la sto realizzando? Amo sinceramen-te le persone della mia famiglia? Sono edu-catore credibile all’interno della mia famiglia? Sono fedele nel matrimonio? Sono cosciente che la vita è dono di Dio?

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La riconciliazioneLaura

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Chi arriva alla nostra Par-rocchia, si trova accolto da un grande logo, posto sul-la facciata centrale della chiesa. Rappresenta “due personaggi particolari” af-fiancati dalla scritta: Io ho scelto voi… “Non vi chia-mo più servi, ma amici” (Gv. 15,15). È l’icona che ci accompagnerà durante il cammino di questo no-stro nuovo anno pastorale 20011/12, da poco iniziato.Essa appartiene alla tradi-zione della chiesa copta (dell’Egitto) e risale al VII secolo d. C. Proviene da un monastero e rappresenta Gesù che accompagna un amico, identificato nell’abate Mena, superio-re del monastero di Bawit, in Egitto e protettore della città di Alessandria.Nel linguaggio divulgativo è denominata Icona dell’amicizia. In Mena, dunque, ciascuno di noi potrebbe identificare se stesso e così immedesi-marsi nella sua amicizia con Cristo. Lasciamoci ora condurre da quest’icona per ri-flettere e scoprire quali messaggi/insegnamenti ci offre per il nostro cammino di fede. Cristo è la figura di destra: nell’aureola c’è iscritta una croce. Gesù, il Maestro, sostiene un grosso libro, ricco di pietre preziose, decorato, sigillato: è il libro delle sacre Scritture, la Parola di Dio, la verità tutta intera che Gesù ha incarna-to. Egli è Colui che “può prendere il libro e aprir-ne i sigilli”. (Ap.5,9)La mano destra è appoggiata sulla spalla sini-stra del compagno. A fianco di Cristo c’è l’iscri-zione: il Salvatore. L’amico Mena tiene in mano un piccolo rotolo di pergamena, forse conte-nente la regola del monastero, sul quale anno-tare le parole di vita eterna che escono dalla bocca di Gesù e imparare ad assimilarle per farle sempre più proprie. Con l’altra mano è nell’atto di benedire. Sullo sfondo un paesaggio fatto di colline, dalla tinta verdeggiante; i colori sono quelli dati dal sole al tramonto, che tutto tinge di rosso.

Le figure non hanno pro-porzioni naturali: i corpi sono sproporzionatamen-te piccoli rispetto ai volti soprattutto gli occhi -, alle mani e ai piedi.L’aureola di Gesù (più g ra n d e ) s i t ra s m e t te nell’aureola dell’amico (più piccola), riflesso della luce di Cristo. L’uomo di-venta ciò che contempla e ama: l’amico diventa copia di Cristo stesso.La spalla, le mani, il brac-cio . Gesù appoggia la mano destra sulla spalla dell’amico. La spalla è il luogo delle nostre fatiche, lì i pellegrini appoggiano la

sacca, i carichi più pesanti. È la parte del corpo che rimane indebolita e porta le ferite. La mano di Cristo è la mano del medico che sana, guari-sce, consola, conforta.Quella mano appoggiata, quel braccio che avvolge le spalle, dicono molto della relazione che c’è tra i due. Quel gesto delicato, ma deci-so, che permane nel tempo, dice compagnia, sostegno, protezione, incoraggiamento, certezza di una presenza; infonde forza, spinge a buttarsi, cura le ferite, scalda il cuore. Nella danza della libertà tra Cristo e il suo discepolo, quel gesto invita anche noi a lasciarsi portare per strade nuove: è Cristo colui che conduce, che segna la strada. Cristo è capace di trasformare in be-nedizione le nostre fatiche, le nostre difficoltà e anche i nostri peccati.Proprio per questa fiducia e per questo lasciarsi condurre, la vita del discepolo diventa benedi-zione per coloro che incontra. Non è lui la fonte della vita, ma ne diventa fedele e gioioso stru-mento. Gli occhi. Le icone copte sottolineano i tratti del volto. Gesù ha due occhi molto grandi e aperti: esprimono la presenza viva e attenta di Cristo. Egli veglia e accompagna con cura la vita di ogni uomo Anche l’amico ha occhi grandi: la fede dona occhi per vedere con uno sguardo nuovo e profondo la realtà e la vita. Gli occhi

“Non vi chiamo più servi, ma amici”

Suor Antonietta

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dei due amici guardano avanti e vedono ben più cose di quanto la semplice vista degli occhi fisici possa cogliere. Scrutano al di là della realtà per penetrare nel mistero. Quello sguardo ci invita a guardare alla verità delle cose con gli occhi stessi di Dio. Sono occhi che vedono l’altro per quello che è e per quello che può essere, ne colgono il respi-ro profondo. Per questo ci chiedono anche quel distacco, che è espropriazione da sé, perché l’incontro con l’altro avvenga nell’apertura più grande. Sono occhi profondi per intuire che proprio que-sto è il tempo opportuno per annunciare la vita e la felicità piena. Occhi che si spalancano sul-le liete sorprese che il Vangelo suscita in tutti coloro che vivono con passione e intensità la vita. Entrambi gli amici (ma in Gesù è meno evidente) sono caratterizzati da strabismo: Gesù tiene d’occhio l’amico, ma soprattutto l’amico è chiamato a tenere d’occhio Gesù mentre guarda avanti sul cammino della vita. I grandi occhi manifesta-no anche l’apertura del cuore (sono la finestra dell’anima), la disponibilità a lasciarsi leggere dentro, anzi il desiderio stesso di entrare in co-munione con chi contempla l’icona. Le orecchie e la bocca. L’amico ha due orec-chie molto grandi e sporgenti: esprimono l’im-portanza dell’ascolto, quale via di accesso della parola. Qui si tratta dell’ascolto della pa-rola di Gesù. La bocca è invece molto piccola: da un lato indica l’esigenza di silenzio, per far ta-cere le voci che si agitano dentro e fuori di noi e divenire prudenti nel parlare; dall’altro la bocca è luogo di soddisfazione dei bisogni essenziali (il cibo, l’acqua) e il fatto che sia piccola sta a significare la via dell’ascesi, della sobrietà nel soddisfare gli istinti, al fine di trovare nella parola il vero nutrimento.Le vesti. sono di colori caldi che manifestano l’umanità e la povertà del Signore e del disce-polo. Forse la veste scura di Gesù può significare l’abito monastico.Il viaggio. Il cielo con i colori del tramonto ci richiama il racconto dei discepoli di Emmaus: avevano camminato con quell’ospite al fianco, con Gesù che ha deciso di condividere la loro strada, con il fuoco della Parola, detta per via, che piano piano incendia il cuore e il cielo. Da sempre la scelta di Gesù è quella del servi-re il cammino dell’altro, del farsi a fianco, con la semplice libertà di chi condivide e rispetta i tempi dell’aprirsi e del capire. Fianco a fianco, pazientemente debole rispetto all’accoglienza che l’altro può offrire. È così anche il nostro viaggio oggi, da annun-ciatori del Vangelo, dentro un tempo debole,

ma bello, con mete meno sicure, ma certamen-te più di libertà e autenticità. Il viaggio è nuovo, per la Chiesa stessa, chiamata a lasciarsi con-durre per vie di novità, per forme di missione inedite, scandite dal passo dell’altro.La conversazione. Nel viaggio, Gesù e Mena sono in conversazione. C’è una parola preziosa che passa tra i due. È parola che parte dalla vita di ogni giorno, quella vita concreta fatta del-le gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce dell’uomo di ogni tempo e soprattutto dell’uomo di oggi. C’è una Parola, che viene da Dio, che rende più chiara la vita stessa e se ne fa interprete. C’è un parola nuova di cui farci capaci, oggi, per raccontare sia la Parola di Vita sia la vita di ogni uomo. C’è un annuncio nuovo da ri-schiare, un dialogo da esplorare, una parola da ritrovare, per essere comunità di amici del Risorto che sanno conversare sul serio sulla vita. Il fedele, infatti, nella contemplazione viene come assunto dal mistero della grazia che è co-municata dalla presenza del Signore, dal cam-minare al suo fianco, dal sentire quella mano che non solo dà sicurezza e conforto nel cammi-no, ma sembra anche essere come di sostegno allo stesso Signore Gesù che, dato che l’usura del tempo ha consumato nell’icona il colore e ha fatto sparire i piedi stessi di Gesù, egli sembra ora camminare con i piedi del discepolo, sbigot-tito dall’esperienza stessa che sta vivendo.

Non ci rimane che scegliere con chi ci possia-mo identificare: con Gesù o con il discepolo?•SeciidentifichiamoconildiscepoloMena,

comprendiamo lo stile con il quale Cristo ci accompagna nella vita e soprattutto nel mini-stero che esercitiamo. È lui l’Amico che ci so-stiene, ci incoraggia, ci spinge, ci dona forza;

• seciidentifichiamoconGesù – pur sempre sapendo che il Buon Pastore è lui e noi siamo altro – ci viene mostrato quale è il modo in cui possiamo diventare compagni di strada in nome suo delle persone che incontriamo.

In entrambi i casi capiamo come non sia possi-bile separare le due esperienze, quella di esse-re accompagnati e quella di accompagnare; sono tutt’uno dentro la nostra vita e si arricchi-scono l’un l’altra. Non è pure possibile pensarci solo come sin-goli che accompagnano. In Gesù e Mena c’è anche il volto dell’intera comunità cristiana chiamata a generare alla fede e ad accompa-gnare; quindi c’è anche il volto di ciascuno di noi…Buon cammino!

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Raccontare la propria storia vocazionale non è facile, è come raccontare la propria storia d’amore – eh si! – forse potrebbero risultare strane queste parole ma quello che farò in questo poche righe è il racconto di quel Dio Amante della vita che mi ha cercato là e mi ha fatto la proposta affascinante di seguirlo … ed io mi sono abbandonato al Suo felice desiderio.A un mese dall’ordinazione presbiterale gratitudine e gioia mi permettono di fare memoria e di ripercorrere il misterioso disegno che Dio sta compiendo con la mia vita; un Dio coraggioso perchè Domenico ha un carattere difficile ed esigente … eppure quel “Seguimi” risuona costantemente nella mia interiorità e … la storia va avanti. L’evangelista Giovanni nel capitolo 1 descrive la bellezza dell’incontro con il Signore Gesù, un incontro che segna l’esistenza del discepolo e che rimane scolpito nel cuore dell’uomo ed ecco che ini-zia la sequela.“Maestro, dove abiti? Signore, qual è la mia strada?! Signore, cosa vuoi che io faccia ?! … sono queste le domande che nel lontano 2003 invadevano la mia vita; domande impegnative, che desideravano trova-re una risposta e diventavano ogni giorno esigenti … e dopo numerosi viaggio a San Gabriele dell’Addolo-rata e un serio percorso di discernimento vocazionale, di preghiera personale e mettendomi in ascolto della Parola di Dio finalmente l’8 Aprile 2004 – Giovedì San-to – ho avuto il coraggio di verbalizzare ciò che stava accadendo dentro di me e sono riuscito a dire : “Il Si-gnore mi chiama a seguirlo più da vicino, mi chiama ad essere suo sacerdote”.Ricordo benissimo la gioia e l’emozione di quei gior-ni, una gioia che desiderava essere condivisa ma non potevo dirlo a nessuno, mi avrebbero scoperto

… non era ancora il arrivato il momento di condividere con la mia famiglia ed i miei amici questa grande rivoluzione che abitava dentro di me. E dopo aver trovato il coraggio di dichiarare la mia storia d’amore, il 20 settembre 2004 ho iniziato la mia avventura a Brescia nella no-stra Congregazione “ Sacra Famiglia di Nazareth” del Beato Padre Giovanni Battista Piamarta; e poi passo dopo passo i vari momenti del cammino formativo: il postulandato con lo studio della Filosofia, l’anno di Noviziato in Brasile dove ho conosciuto e sperimentato la singolarità del carisma piamartino e ho maturato il desiderio di appartenere alla Famiglia Religiosa di Pa-dre Piamarta e gli anni dello Studentato con lo studio della Teologia.Anni impegnativi, a volte giornate difficili, che mi han-no permesso di verificare la mia chiamata a seguire il Signore più da vicino, che mi hanno fatto scoprire la passione educativa che il nostro fondatore ha avuto per i giovani del suo tempo; sapere che sono uno dei suoi figli, continuatore della sua intuizione mi carica di grande responsabilità. Quando qualcuno mi chiede : “Ma sei felice?” … Io mi sento di dire che lo sono, questo non significa che nel percorso non ci sono stati momenti di crisi (ringrazio il Signore per i momenti, sono stati delle ottime occa-sioni di crescita); rinunciare a vivere una esperienza famigliare, al grande dono della paternità ma – come dico anche ai ragazzi – ogni scelta comporta delle rinunce e dei guadagni: e posso confermarvi che i guadagni della scelta vocazionale, del dire SI al Si-gnore che mi ha chiamato sono davvero tanti...il più grande è l’essere a servizio di ragazzi, adolescenti e giovani che incontrerò e sulle orme di Padre Piamarta insegnar loro a diventare onesti cittadini e buoni cri-stiani – una sfida affascinante e controcorrente per il nostro tempo e per la nostra società. L’avventura continua, vi chiedo di pregare con me e per me affinché la mia risposta sia generosa e di-sponibile a ciò che il Signore chiederà alla mia vita; scorrono nella mia mente volti di giovani incontrati e di amici che hanno accompagnato tutto il mio cammino; un grazie speciale alla mia famiglia che – dopo la doccia fredda iniziale – mi ha sostenuto ed incoraggiato: ho donato a loro la mia Ordinazione Presbiterale. Celebrare l’eucarestia è un dono ed un mistero grandissimo … ancora non riesco a realizzare questo grande sogno che il Signore sta compiendo nella mia vita … ed ancora oggi al momento della consacrazione le mie mani tremano perchè mi sento

La mia bellissimastoria d’Amore

Padre Domenico

Ordinazione sacerdotale di Padre Domenico

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Un uomo camminava senza una meta precisa immer-so nei suoi pensieri. Era la vigilia di Natale e non aveva nessun motivo che lo spingesse a ritornare a casa. Una profonda tristezza e un forte senso di frustrazione perva-devano il suo animo e non lasciavano spazio alla gioia e all’allegria proprie del periodo. Le luminarie, gli addobbi e le chiacchiere delle persone che incontrava gli davano fastidio e aumentavano la sua solitudine. Era rimasto sen-za lavoro e con l’ultima busta paga in tasca così leggera per i pochi soldi che conteneva, si chiedeva che cosa avrebbe potuto comprare a sua moglie, che si aspettava il regalo di Natale. Decise che, date le circostanze, era meglio acquistare un cesto con prodotti alimentari e qualche sfiziosità. Si guardò intorno per cercare un super-mercato e lì vicino vide le insegne luminose di un centro commerciale. Un cartello diceva: “ Al supermercato Para-diso potrete trovare tutto quello che serve per passare un buon Natale”. Così l’uomo fiducioso, ma ancora tituban-te, si avvicinò alla porta, che si spalancò da sola. Ancora stupito si ritrovò all’interno. L’ambiente era caldo e confor-tevole e il soffitto sembrava un cielo pieno di stelle, mentre la musica era dolce come una ninna nanna. Una schiera di angeli accoglieva chi entrava, porgendo un cesto vuoto e dicendo: “ Fate la spesa con attenzione! Qui si può trovare tutto ciò che serve ad un buon cristiano che voglia prepararsi bene alla nascita di Gesù Bambino!” L’uomo pensò: “ Per far bene la spesa, mia moglie dice che ci vuole molta pazienza, così le porterò la Pazienza.” E prese dal primo scaffale un sacchetto azzurro che con-teneva la Pazienza. L’Amore si trovava nello stesso scaffale e ne prese una confezione a forma di cuore rosso e nero. Più in basso c’era il barattolo blu del Discernimento. Gli sarebbe servito nella ricerca di un nuovo lavoro. Poi prese una o due scatole grigio perla di Saggezza e uno o due sacchetti bianchi di Fede. Non si dimenticò di prendere lo Spirito Santo, dal momento che si trovava nelle palline

rosse sparse ovunque nel negozio. Si fermò ad acquistare un po’ di Forza e un po’ di Coraggio, perché lo aiutassero ad affrontare il futuro. Si accorse allora che il cestino era quasi pieno, ma aveva ancora bisogno di acquistare i pacchi rosa della Grazia. Alla moglie sarebbe servita per accettare la realtà senza rimproverargli come al solito la sua inettitudine. Non dimenticò di prendere la Salvezza che, per fortuna , era in offerta gratuita e così cercò di prenderne abbastanza per salvare se stesso e tutti i suoi familiari. Si avviò poi alla cassa per pagare il conto della spesa. Non appena arrivò al corridoio vide la Preghiera e la mise nel cesto perché sapeva che, una volta fuori, sarebbe incappato nel Peccato. Infatti era sicuro che avrebbe odiato il datore di lavoro che l’aveva licenziato, che avrebbe invidiato i colleghi ancora occupati, che avrebbe desiderato lasciare la moglie per tutte le volte che lo offendeva dicendogli di non aver concluso niente di buono nella vita. Era la vigilia di Natale e nell’ultimo scaffale c’era una gran quantità di Pace e di Gioia e lì vicino erano appesi canti e lodi e così si servì. Quindi chiese all’Angelo quanto gli doveva. L’Angelo si limitò a sorridere e gli disse: “Porta ogni cosa con te, dovunque tu vada!” a sua volta gli sorrise e gli chiese:”Sul serio, quanto ti devo?” L’Angelo sorrise di nuovo e disse:”Gesù bambino ha pagato per te ogni conto tanto, tanto, tanto tempo fa e domani nascendo tra noi pagherà anche il tuo conto di oggi.”

piccolo ed inadeguato davanti a quell’atto di amore che ha trasformato e trasforma ancora oggi la nostra umanità. Un grazie a Don Tino e a don Andrea per la disponi-bilità e la premurosa accoglienza ma anche a tutta la comunità parrocchiale delle Parrocchia delle Due Sante che mi ha accolto con grande gioia e mi ha fatto sentire subito a casa; sono contento di vivere l’e-sperienza presbiterale con voi, spero di essere segno e strumento nella mani del Dio amante della vita che si fa presente nella storia con l’Eucarestia e con il dono delle nostre esistenze. Questa è la storia d’amore che Dio sta stringendo con la mia vita; rispondere all’Amo-re si può ed io ci sto provando!

Loredana

Supermercato Paradiso

Prima Santa Messa in parrocchia

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Dio non vuole rimanere lontano da noi. Per questo la sua Parola, giunge molto vicina a noi e si fa presente in mezzo a noi nella per-sona di Gesù. Al tempo di Mosè durante la traversata del deserto Dio viveva in una ten-da in mezzo al popolo. Ora la tenda in cui Dio abita con noi è Gesù, pieno di grazia e verità. Gesù viene a rivelare chi è questo nostro Dio. L’espressione e venne ad abitare in mezzo a noi, che nell’originale greco è pose la tenda in mezzo a noi, sottolinea lo scopo dell’incar-nazione; Dio dimora con il suo popolo stabil-mente e per sempre. La sua presenza è nella vita stessa dell’uomo e nella carne visibile di Gesù. La tenda degli ebrei era fatta di stoffa pesante che doveva resistere alle intemperie

e ai forti venti del deserto, gli ebrei sapevano che dentro la tenda c’era Dio ma non pote-vano vederlo, con la rivelazione Gesù si pre-senta come Dio fatto uomo. Ecco che non vi è più ragione di stare nascosto.La simbologia della natività, realizzata durante il periodo na-talizio nella nostra chiesa, riprende la tenda, non più per stare nascosto (la tenda traspa-rente) ma per farsi vedere, per essere luce al mondo, luce alle persone che lo vogliono accogliere e per questo visibile a tutti. Altra simbologia la mancanza dei pastori, non è stata una dimenticanza, ma un sottolineare sempre più che siamo noi che accostandoci alla sua nascita, vogliamo conoscere Dio fat-to uomo in Gesù.

La tenda in mezzo a noidal Vangelo di Giovanni«E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi»

Guido

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S.Agostino fu conquistato alla fede dall’ascolto dei canti che udiva nelle chiese di Milano ai tempi di s.Ambogio. Anche noi oggi diciamo “chi canta (bene) prega due volte”. Ma perchè è importan-te cantare durante le funzioni religiose? Non sareb-be sufficiente pregare? Forse la risposta sta proprio nell’aggettivo “liturgico”. La parola liturgia in origine indicava genericamente un servizio gratuito reso alla comunità, ma in seguito significò in modo specifico il rito religioso, fatto non solo di preghiere, ma anche di gesti, simboli, musica, canto e talora anche dan-za, con o senza accompagnamento di strumenti musicali. I salmi biblici, ai quali si ispirano sempre di più i nostri canti liturgici, sono tutte queste cose insieme.L’argomento è interessante ma richiedereb-be troppo spazio e competenza. Accontentiamoci al-lora di alcune rilfessioni contenute nell’opuscolo “Mu-sica e celebrazione liturgica”, distribuito alcuni anni fa dalla nostra Diocesi alle parrocchie, in pratica una sintesi dei documenti più importanti che riguardano la musica e il canto sacro, a partire dal Motu proprio “Inter sollecitudines” di s.Pio X (1903), fino alla riforma liturgica del Concilio Vaticano II (1962-65) e alle suc-cessive indicazioni e sperimentazioni pratiche. Scrive-va Pio X:“Essendo parte integrante della liturgia...la musica deve possedere le qualità proprie dell’azione liturgica, e cioè deve essere santa, universale e arte vera...”Egli attribuiva queste qualità soprattutto al canto gregoriano. In realtà non intendeva escludere altre espressioni musicali, in particolare la polifonia sacra, bensì porre giustamente rimedio alla tendenza dilagante dell’epoca di avvalersi, nelle azioni litur-giche, di uno stile di musica teatrale e operistica, oggi inconcepibile. A noi tuttavia è giunto il prezioso messaggio del legame inscindibile che esiste tra musica, arte e liturgia. I successori di Pio X ribadirono

essenzialmente le linee da lui indicate, insistendo anch’essi sul primato del canto gregoriano e del suo-no dell’organo a canne come strumento da preferire, oltre che sulla lingua latina come lingua liturgica. Ma all’epoca i fedeli erano visti più come spettatori che attori del rito liturgico, svolto in prima persona quasi esclusivamente dal celebrante. Il Concilio Vaticano II ha affrontato il tema della musica sacra in un’ottica tutta pastorale, ossia con l’intento di far crescere sem-pre di più la vita cristiana tra i fedeli, “adattando alle esigenze del nostro tempo quelle istituzioni che sono soggette a mutamento” (Sacrosanctum Concilium, 1).In questa nuova prospettiva il canto e la musica sacra diventano realtà vive, come è viva la liturgia, in quanto favoriscono la partecipazione interiore e este-riore dei fedeli al sacro rito: ”Nella liturgia, infatti, Dio parla al suo popolo...e il popolo risponde con il canto e la preghiera”(SC 33) Nell’ottica conciliare non è più pensabile un’assemblea liturgica dove si faccia distinzione tra cantori e pubblico. Nella scelta dei canti quindi, oltre a dare la preferenza a quelli che si confanno alla liturgia del giorno, si devono proporre quelli che possono essere eseguiti sia dal sacerdote che dal popolo insieme. Cantare la liturgia infatti è divesro dal cantare durante la liturgia.Scriveva Gio-vanni Paolo II in occasione del centenario del Motu proprio di Pio X :“Dal buon coordinamento di tutti i presenti - celebrante, diacono, accoliti, ministranti, lettori, salmisti, schola cantorum, musicisti, cantori e as-semblea - scaturisce quel clima spirituale che rende il momento liturgico veramente intenso e partecipa-to...” Inoltre nello stesso documento (Chirografo) egli afferma che “il compito delle scholae cantorum (in pratica i cori parrocchiali) non è venuto meno: esse infatti svolgono nell’assemblea il ruolo di guida e di sostegno...” Sotto questo aspetto la nostra comunità è sempre stata sulla buona strada, fin da quando, oltre trent’anni fa, suor Riccardina accese la scintilla del primo coro parrocchiale, che tuttora, insieme a quello dei più giovani, anima la liturgia con immutato entusiasmo. Da quel momento i fedeli della nostra comunità non hanno mai smesso di partecipare atti-vamente al canto...pregando così due volte. Conclu-diamo con un’altra bella frase di S.Agostino“Quante lacrime ho versato, Signore, ascoltando gli accenti dei tuoi inni e cantici che risuonavano dolcemente nella tua Chiesa!”

Antonio

Il canto liturgico“Se tu vuoi sapere ciò che noi crediamovieni a sentire ciò che noi cantiamo” (S. Agostino)

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Vostro figlio vi chiede di iscriverlo al catechi-smo, dopo le vacanze, per stare con un suo compagno. Ma, allevati nella religione cattoli-ca, avete un cattivo ricordo delle lezioni di ca-techismo. Può darsi anche che non ve lo chie-da… In entrambi i casi, ecco qualche buona ragione per fargli scoprire e incontrare Cristo…La parola catechismo deriva dal latino cate-chismus che, a sua volta, viene dal greco ka-tekein “far squillare, far risuonare”. La missione della catechesi è far risuonare la Parola di Dio per “svegliare” chi l’ascolta. Iscrivere il proprio figlio al catechismo significa permettergli, at-traverso il vangelo, di riflettere sulle domande che si pone sul mondo e su Dio. La catechesi si rivolge a tutti perché si può diventare cristia-ni a qualsiasi età, ma il periodo di catechismo è dedicato essenzialmente ai bambini, battez-zati o no, che hanno tra i 7 e i 12 anni. In passato il catechismo era un passaggio educativo obbligato. Oggi si insiste invece sul tempo di maturazione necessario per diven-tare cristiani e il catechismo non obbliga a credere, ma fornisce ai bambini gli elementi per scoprire Gesù Cristo e i suoi valori. Inco-raggiare la vita interiore dei bambini, in par-ticolare insegnando loro il raccoglimento e

la preghiera è uno dei principali obiettivi del catechismo. I metodi pedagogici del catechismo si sono radicalmente evoluti. Ormai si tratta soprat-tutto di far scoprire che la fede non significa soltanto sapere delle cose su Cristo, ma è un modo di vivere con Lui giorno dopo giorno. Attraverso il catechismo inoltre non si accede solamente alla fede: il catechista, infatti, offre una compagnia spirituale al bambino invi-tandolo alle celebrazioni liturgiche alle quali il bambino può incontrare gli altri cristiani e radicare la sua giovane fede in quella della comunità e della Chiesa.

(Tratto da “E se iscrivessi mio figlio al catechismo?”I foglietti di Credere – Ed. San Paolo)

E se iscrivessi mio figlio al catechismo?

Siamo comunitàRiflessioni di una parrocchiana…

Tempo fa, facendo visita ad un amico che ci ha lasciato ho appreso che già da un mese era ricove-rato in ospedale. Sono rimasta senza parole. Ma come? Non ne sapevo nulla e neanche il parroco ne era stato informato. Eppure in un condominio tutti si conoscono, tutti fanno parte di questa comunità ma nessuno ha comunicato la notizia, così che si potesse pregare per lui o che lui potesse ricevere la visita di un prete, del “suo” prete. In situazioni come questa si pensa “lo avranno fatto gli altri… si-curamente i parenti…” e ci si chiude a riccio nella propria intimità familiare: “non è compito nostro!”. Invece sta di fatto che nessuno ha avvertito e il nostro amico se n’è andato senza darci la possibilità di salutarlo. Siamo una comunità ed è nostro dovere fare attenzione al “vicino”, al “prossimo”. Assumia-moci questa piccola responsabilità: in questo modo potremo dirci veramente “cristiani”!

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Contemplando gli affreschi michelangioleschi della Cappella Sistina, appena restaurati, Giovanni Paolo II ebbe a dire, l’8 aprile 1994 che, nell’ambito della luce che proviene da Dio, anche il corpo umano conserva il suo splendore e la sua dignità. Se lo si stacca da tale dimensione, diventa in certo modo un oggetto, che molto facilmente viene svilito, poiché soltanto di-nanzi agli occhi di Dio il corpo umano può rimanere nudo e scoperto e conservare intatto il suo splendore e la sua bellezza. Giovanni Paolo II riconobbe che per sviluppare e comprendere adeguatamente una “te-ologia del corpo” occorreva superare certe carenze presenti in una plurisecolare tradizione di pensiero svi-luppatasi “in margine al pensiero cristiano”, ma con una grande influsso anche al suo interno, che non ha permesso di valorizzare adeguatamente il corpo umano e neppure ha saputo rendere ragione alla ric-chezza del dato biblico. E, in effetti basta soffermarsi a riflettere appena un attimo per constatare che tutti i misteri del cristianesimo hanno al loro centro come protagonista e soggetto il corpo: dall’incarnazione alla passione e morte di Gesù, alla sua risurrezione e ascensione al cielo, all’eucaristia, all’assunzione al cielo della Beata Vergine Maria, primizia della risurre-zione della carne di tutti gli uomini, alla Chiesa, Cor-po mistico di Cristo. Lungi dal contrapporre l’anima al corpo, Giovanni Paolo II ha rivendicato il carattere “sacramentale” della corporeità. E così ha sfidato la cultura contemporanea proprio sul suo stesso campo di battaglia: l’apparente esaltazione del corpo, e in particolare della sessualità, non raggiunge il suo sco-po quando è separata dalla comprensione della di-gnità della persona e dal riferimento a Dio Creatore e Redentore. In proposito, l’enciclica di papa Benedetto XVI Deus caritas est sembra non solo confermare tale insegnamento ma addirittura andare oltre, quando propone un’audace espressione, che definisce il cor-po come provincia libertatis (n. 5). Il corpo dell’uomo e della donna è «il Presacramento – solo essere visibi-le segno di perenne Amore» (Trittico romano, II, 3) dirà ancora con il linguaggio della poesia papa Wojtyła, meditando sulle immagini della Genesi della Cappel-la sistina, “Santuario della teologia del corpo”. La vera parola chiave della ripresa poetica di questa teologia del corpo è “visione”. Il grande Michelangelo è un veggente: vede le immagini nella luce di Dio, ha la visione di Dio Creatore attraverso la rappresentazione dei corpi di Ada-mo e di Eva. Così l’allora Cardinale Ratzinger, commentando quest’opera afferma: Ogni uomo è chiamato a “ri-acquistare questa visione…”. Il cammi-

no che conduce al la sorgente è un cammino per diventare vedenti: per imparare da Dio a vedere. Al-lora appaiono il principio e la fine. Allora l’uomo di-venta giusto. Ecco allora l’orizzonte completo che si dischiude nella formula “teologia del corpo”: il corpo non è solo oggetto della teologia, non è cioè solo un tema in più da esaminare secondo una modalità esteriore e razionalista, ma piuttosto è una “via” da percorrere verso la sorgente. Poiché anche il corpo è chiamato a partecipare nella risurrezione finale alla visione di Dio, esso non è solo una cosa, con-trapposta alla soggettività spirituale, ma piuttosto un organo vivente che ci permette di vedere meglio Dio. Una prima prospettiva è quella che è stata aperta a partire dall’antropologia teologica e che ha por-tato alla comprensione del “mistero nuziale”, come struttura originaria non solo dell’amore umano, ma di ogni forma di amore. La riflessione sull’esperienza originaria dell’amore, mostra che il corpo, per la sua vitale apertura simbolica, rimanda sempre neces-sariamente ad una triplice inscindibile dimensione dell’amore: la differenza sessuale, il dono reciproco di sé e l’apertura alla comunicazione della vita. Si tratta di una dimensione trascendentale rinvenibile, secondo le regole dell’analogia, in qualunque for-ma di amore da quello più elevato e divino a quello più deformato dal peccato. Il compito urgente del pensiero cristiano oggi, in un tempo di prova e di confusione è dare testimonianza della convenienza umana della scelta responsabile di mantenere nella loro unità i fattori costitutivi del mistero nuziale; mo-strare cioè che l’intreccio indissolubile di differenza sessuale, dono reciproco di sé e apertura feconda alla vita corrisponde all’esperienza originaria, la ri-spetta e quindi fa crescere l’umano. Una seconda prospettiva, di carattere più metafisico, è quella che ha condotto all’elaborazione di una ontologia del

Le catechesi sull’amore umanodi Giovanni Paolo II

da www.misterogrande.org

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dono, come struttura stessa dell’essere creato. Il cor-po è testimone della “sacramentalità primordiale” dell’uomo e del mondo. Infine una terza prospettiva è quella aperta sul piano morale, che considera il corpo nell’orizzonte dinamico dell’amore, come chia-mata ad una pienezza di vita. Il corpo umano, come afferma l’enciclica Veritatis splendor, partecipa alla soggettività morale della persona nella sua integri-tà, in quanto porta «segni anticipatori, l’espressione e la promessa del dono di sé, in conformità con il sapiente disegno del Creatore» (n. 48); «L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente. E perciò appunto Cristo Redentore rivela pienamente l’uomo all’uomo stesso» (n. 10). La via del corpo e la via dell’amore puntano ultimamente e raggiungono il loro culmine in Cristo, che ha dato il suo corpo per noi e ci ha rivelato l’a-more. Il mistero dell’amore umano ha la sua profondi-tà nel mistero dell’amore divino. È nel cristocentrismo

che l’amore trova la sua ermeneutica definitiva, e precisamente in quel cristocentrismo trinitario, che ha permesso lo sviluppo delle tre grandi encicliche “teologiche” di Giovanni Paolo II: Redemptor hominis, Dives in misericordia e Dominum et vivificantem . “La grazia di nostro Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione del Santo Spirito”: ecco la strut-tura teologica trinitaria, cui corrisponde la struttura antropologica dell’amore: il fondamento nell’amore originario del Padre (presenza), l’evento storico della rivelazione nel Figlio (incontro), la partecipazione per-sonale nello Spirito, mediante la Chiesa (comunione). Michelangelo nella Cappella sistina, “santuario della teologia del corpo” è definito da papa Wojtyła come non solo come il veggente, ma come il viandante. Egli ha compiuto per sé e per noi quel cammino del-lo sguardo che porta a vedere che «l’invisibile si ma-nifesta nel visibile. Un Presacramento». Gesù, il grande Veggente, in cui noi tutti abbiamo accesso alla visio-ne del Padre, ci permette di ritrovare la luce originaria di Dio Creatore, in cui anche il corpo umano ritrova la sua dignità e il suo splendore.

Percorso “L’Acqua & il Vinoverso Cana”:

Questo cammino è indirizzato ai giovani che si preparano al matrimonio e che desiderano ap-profondire le scelte della loro vita e di fede. È per chi, pur non avendo prospettive immediate di matrimonio, è interessato a vivere il fidanzamento nel dialogo, nel confronto, nella preghiera. È un percorso di durata biennale e si svolge gruppo. Ciascun gruppo è guidato da una coppia di sposi a cui si affianca un sacerdote. Riferimento: Fe-derico e Luisa Plebani tel. 3381255987

In camminoverso

il matrimonio…I percorsi che la nostra parrocchia ha attivato per accompagnare i fi-danzati durante questo “tempo di Grazia” sono diversi, questo per poter essere vicini, nelle mo-dalità e nei contenuti, alle esigenze di ogni singola coppia.

Corso fidanzati tradizionale(settimanale, ogni giovedì)

È la proposta che la parrocchia fa alle coppie in procinto di sposarsi, si tratta di qualche mese di preparazione in-tensa sul significato del sacramento del matrimonio per una scelta ancor più consapevole.Riferimento: Italo e Giulia Crema tel. 3398279282

date 2011-1224 novembre, 1 dicembre, 15 dicem-bre, 22 dicembre, 12 gennaio, 19 gen-naio, 26 gennaio, 2 febbraio.

La nostra comunità prevede inoltre un percorsodi preparazione al matrimonio per le coppie conviventi.

Per info, contattare i sacerdoti

Il matrimonio è più del vostro amore reciproco. Ha maggiore dignità e mag-giore potere. Finché siete solo voi ad amarvi, il vostro sguardo si limita nel ri-quadro isolato della vostra coppia. Entrando nel matrimonio siete invece un anello della catena di generazioni che Dio fa andare e venire e chiama al suo regno. Nel vostro sentimento godete solo il cielo privato della vostra felicità. Nel matrimonio, invece, venite collocati attivamente nel mondo, e ne diventate responsabili. Il sentimento del vostro amore appartiene a voi soli. Il matrimonio, inve-ce, e un’investitura, un mandato. Per fare un re non basta che lui ne abbia voglia,

occorre che gli riconoscano l’incarico di regnare. Così non è la voglia di amarvi che vi stabilisce come strumento della vita. È il matrimonio che ve ne rende atti. Non è il vostro amore che sostiene il matrimonio: è il matrimonio che, d’ora in poi, porta sulle spalle il vostro amore. Dio vi unisce in matrimonio: non lo fate voi, è Dio che lo fa. Dio protegge la vostra unità indissolubile di fronte ad ogni pericolo che lo minaccia dall’interno e dall’esterno. Dio è il garante dell’indissolubilità. È una gioiosa certezza sapere che nessuna potenza terrena, nessuna tentazione, nessuna debolezza potranno sciogliere ciò che Dio ha unito.

(Dietrich Bonhoeffer)

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Durante la scorsa Quaresima il gruppo di ani-mazione missionaria parrocchiale ha propo-sto alcune iniziative di preghiera, di condivisio-ne e di solidarietà.Il 23 marzo c’è stata una veglia di preghie-ra per la commemorazione dei missionari, religiosi e laici, martiri a causa della fede. La preparazione della celebrazione ha coinvolto il gruppo di animazione missionaria parroc-chiale per la redazione del foglietto con alcu-ni testi significativi che aiutavano la medita-zione, ha visto la partecipazione del coro dei giovani che ha guidato i canti e dei ragazzi delle medie per la distribuzione dei foglietti ai partecipanti.C’erano tre ceri colorati sull’altare a simbo-leggiare i continenti dove erano morti i martiri della fede, erano accesi come simbolo della loro testimonianza di luce. Due cartelloni, ai lati dell’altare, sottolineavano alcune frasi im-portanti.I sacerdoti hanno collabo-rato coinvolgendo la co-munità durante questa ve-glia di preghiera per i nostri fratelli nella fede e invitan-do Don Gianmario Biem-mi, già fidei donum per tre anni presso il patriarcato latino di Gerusalemme.Questo sacerdote ha por-tato la nostra attenzione sui tanti cristiani martiri nel “quotidiano”, che vivono in luoghi dove sono la mi-noranza assoluta, sono di-sprezzati ed emarginati dal resto della popolazione e nessun mass-media par-lerà mai di loro: ma la loro presenza è importante, dà una testimonianza forte di

quanto grande possa essere la fede e siamo stati invitati a non dimenticarci di pregare per loro.Per mantenere questa promessa sono stati consegnati, al termine della veglia, dei bigliet-tini colorati che contenevano il nome di cia-scuno dei 23 martiri del 2010: chi li ha ricevuti poteva così ricordarsi di pregare per loro.Il 7 aprile la cena del povero è stata organiz-zata in collaborazione con il gruppo cucina che ha preparato una frugale cena con pa-sta al pomodoro, condividendo con generosi-tà e passione quanto è bello essere chiesa di Gesù anche ai fornelli.Questa iniziativa desiderava invitare la comu-nità a riflettere sulla povertà, sulla solidarietà e sulla condivisione. Si è iniziato con una breve presentazione di immagini seguite da un can-to, dalla benedizione del pane e del vino, da una preghiera di lode per i doni della mensa. Dopo cena, Suor Adela, una suora burundese

della congregazione delle suore operaie che ha vis-suto per 15 anni in Brasile e ora abita a Fantecolo, dove dirige una casa di spirituali-tà, con l’aiuto di alcune dia-positive ci ha raccontato la sua vita in Burundi, la sua scelta vocazionale e ha ri-sposto ad alcune doman-de sulla povertà e sull’im-portanza della condivisione comunitaria.La cena ha visto la parte-cipazione attenta e gene-rosa di una cinquantina di persone, le quali hanno donato 730 euro per i pro-getti missionari della chiesa di Kabwe in Zambia e per i pozzi a Dongora in Etiopia.

Il gruppo di animazionemissionaria parrocchiale:Iniziative 2010 - 2011e.... Partenze “in arrivo”

Marco Mor

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Il 14 e 15 maggio si è svolta poi la consueta bancarella che ha sensibilizzato la comunità al tema missionario e all’apertura verso le co-munità sorelle dello Zambia e dell’Etiopia. Tramite la vendita di oggetti, di biancheria per la casa e di torte ha permesso la raccolta di 1290 euro. All’inizio della Quaresima Maria e Tiziana hanno presentato, ai bambini che fre-quentano il catechismo, la loro testimonianza e la loro esperienza a Kabwe e a Dongora parlando ai bambini dei loro coetanei africa-ni molto spesso meno fortunati di loro nelle tante necessità quotidiane e invitandoli a do-nare qualche soldino frutto di piccole rinunce tramite la raccolta delle cassettine.Con le cassettine si sono raccolti, in totale, 410 euro. Il totale delle offerte è stato di 2.430 euro che sono state devolute per le adozioni a distanza in Zambia (400 euro) , per la Chiesa di Kabwe (1000 euro) per i pozzi a Dongora (1000 euro). Trenta euro verranno utilizzati per eventuali spese da sostenere. Come gruppo di animazione missionaria ab-biamo la grande gioia di annunciare alla comunità che il 15 settembre Marco Mor,

Il mandato a Marco, in partenza per l’Africa.Settembre 2011

giovane della nostra parrocchia, partirà per l’Uganda, dove trascorrerà alcuni anni occu-pandosi di un progetto dello SVI. Di seguito alcune considerazioni del “nostro” partente riguardo alle motivazioni che lo spingono ad andare:“Questo mio desiderio di partire per un pe-riodo così lungo nasce dal fatto che... un mese di volontariato estivo non mi ba-stava più! Ora vorrei dedicare una parte della mia vita ad un progetto che richie-de una presenza costante per più anni e dove la sfida del mettersi in gioco unito alle proprie capacità è lo stimolo per operare quel Bene che il Signore ci dona ogni giorno”.

La presenza SVI in Parrocchia:

Nel weekend 14-15 maggio 2011 ho allestito un banchetto per la campagna “Abbiamo riso per una cosa seria” per conto del Focsiv al fine di raccogliere fondi da destinare al progetto “Brescia per il Mozambico” con il patrocinio di Focsiv, Svi, Medicus Mundi Italia, Servizio Colla-borazione Assistenza Piamartino e altre organiz-zazioni federate con il Focsiv e facenti parte del-la Consulta per la pace del Comune di Brescia. Si è trattato di incentivare la vendita di scatole da 1 Kg di riso Thaibonnet prodotto in Italia, nel-la zona di Ferrara, dietro un contributo di 5,00 euro l’una.Visto che faccio parte dello Svi (servizio volon-tario internazionale), ho approfittato del ban-chetto per distribuire materiale inerente la mia associazione. Il riscontro finale non è stato del tutto soddisfacente poiché sono stati allestiti banchetti simili nelle vicinanze e più in vista di quello da me approntato.Ho venduto comunque 29 kg di riso per un rica-vo totale di 145 euro.Sono contento che il nostro gruppo di anima-zione missionaria, presente con la bancarella, mi abbia dato una mano nella promozione e che anche i nostri sacerdoti abbiano sostenuto l’iniziativa.

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Il 25 marzo sr. Eleonora ci ha scritto: …La Chiesa non sarà benedetta a settembre (come ti avevo scritto), il Vescovo non permette perchè c’è ancora molto da fare. Potremo entrare a pregare, ma non sarà ufficialmente benedetta. Deve essere finita!!! Le donne di Kabwe, hanno fatto una buona raccolta per la festa dell’8 marzo e la somma raccolta la danno per la costruzione della Chiesa. Dobbiamo costruire i gabinetti perchè senza questi non possiamo entrare, non ci è per-messo. Le cose sono tante!! Il Signore ci aiuterà, ne sono sicura! …

A fine aprile Padre Isaac ci ha inviato una e-mail: Carissima Maria ... Noi come comunità sentiamo l’esigenza di passare alla nuova Chiesa, in considerazione del fatto che la nostra comunità è cresciu-ta. Il grande lavoro che dobbiamo fare per andare avanti è quello di com-pletare i servizi igienici. Pertanto, ringrazio la tua comunità per la raccolta che state facendo per aiutarci a finire la Chiesa. Che Dio vi benedica tutti!! Salutami il tuo Parroco e tutti i Cristiani della tua comunità. Buona Pasqua!!

Il 5 maggio sr. Eleonora ci ha scritto:I lavori della Chiesa continuano piano con l’aiuto anche della nostra gente. Grazie per l’aiuto che ci date, anche in senso economico. Il Signore vi bene-dica!! Ti auguro di continuare con il gruppo missionario, che saluto. Vi ricordo nella mia preghiera...

In luglio, Padre Isaac ringraziava la nostra comunità con questa breve mail:

Siamo molto grati per i cristiani della vostra parrocchia, per la vostra continua assistenza a noi verso la costruzione del-la Chiesa. Che Dio vi benedica tutti abbondantemente. Abbiamo ricevuto i soldi che avete inviato e stiamo facen-do qualche raccolta di fondi per i servizi igienici e per le panchine. I miei saluti al vostro parroco e ai cristiani. Ciao

Notizie dalle missioni…Padre Gerardo Bottarelli (missionario passionista)

Natale 2010: sono nella mia cella a Karungu (una missione di noi padri passionisti sulle rive del Lago Vittoria). Bussano alla mia porta e rispondo “karibu” (avanti); è il mio superiore, padre Raffaele Manghiti. “Quanto è carino” mi dico, “viene a farmi gli auguri di Natale”. “Happy Christmas” dice. “Ero kamano (grazie)” rispondo. Poi sedendosi mi dice che deve parlarmi; lo guardo, sorpreso e incuriosito… Cosa avrà da dirmi? Mi vado chiedendo. Attimi di silenzio e di attesa. A Tonga (un’altra nostra missione) ho trenta bambini orfani: sono di nessuno; nessuno si occupa di loro. Li affido a te, sono sicuro che li met-to in buone mani. Dammi risposta affermativa il più presto possibile. Esce salutandomi e ringraziandomi. Rimango solo e la mia mente va in tilt mentre pen-so: trenta bocche da sfamare, trenta corpi da vesti-re e da curare, trenta intelligenze da coltivare e svi-luppare. Come farò? Sono solo con trenta affamati bisognosi di tutto. Sono un robot. Cammino e vado non so dove. Improvvisamente mi accorgo di esse-re in chiesa. Entro e vado direttamente al presepio: è Natale! Lo guardo distrattamente e senza interes-

se. Quello che capita qui non so, è un sogno o re-altà? Quel bambino mi guarda. Non è più di gesso: in lui vedo tutti quei trenta bambini. Mi guardano, mi tendono le mani, i loro occhi scoppiano di gioia. Li guardo, mi commuovo… e sento nel mio cuore una voce, non so se reale o no. Dice: “anch’io sono un bambino adottato (da san Giuseppe). Accoglili, sono poveri e rifiutati come me. Adottali! La provvi-denza c’è, non dubitare! Una calma improvvisa mi invade l’anima: cerco il cellulare, faccio il numero e chiamo il superiore: “accetto, non preoccuparti!”. Da questo momento, questi orfani sono miei, fanno già parte della mia vita, dei miei pensieri, del mio lavoro. Desidero solo vederli.

Con queste poche righe volevo comunicarvi la Gioia per questo dono che mi è stato fatto lo scor-so anno. Grazie a don Tino, a don Andrea e a tutta la comunità della quale sento la vicinanza anche grazie alla possibilità che mi avete dato di ricevere il vostro bollettino. Buon Natale di cuore e GRAZIE.

Anche io sono un adottato

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“Manda el fuego, Señor, manda el fuego, Señor …!” Questo ed altri canti risuonavano nei boschi attorno a Bossico quest’estate, du-rante le nostre passeggiate a seguito del miti-co DON. Cantavamo a squarciagola, metten-do anche a dura prova le orecchie altrui….“Noi” siamo ovviamente gli intrepidi cam-peggiatori, che anche quest’anno abbiamo scelto di partecipare all’esperienza del cam-po scuola che l’oratorio offre ai bambini e ai ragazzi. Cosa abbiamo fatto? Un sacco di cose!! Il percorso prevedeva la scoperta degli elementi che compongono il PANE: acqua, farina, sale, vento e fuoco….un pane che è divenuto subito SPECIALE perché rappresen-tava per noi anche l’Eucarestia. Don Andrea, suor Piermaria e gli animatori ci hanno gui-dato nel cammino coinvolgendoci con atti-vità proprio adatte: abbiamo pestato chicchi di frumento, impastato, giocato….abbiamo assaggiato 6 tipi di sale diverso (neanche le capre ci sarebbero riuscite…). Ci siamo let-

teralmente tuffati nella farina che poi….non spariva più dai capelli! Insomma: tutti i giorni capitava qualcosa di diverso e di divertente. Abbiamo anche camminato tanto, ammiran-do la natura sui sentieri di Bossico, seguendo Giuliano, che per l’occasione si è trasformato in una guida alpina espertissima. Alla sera abbiamo vissuto intense esperienze di pre-ghiera come la Benedizione del fuoco, la veglia allo Spirito Santo e l’Adorazione Euca-ristica: questi momenti non potevano man-care perché abbiamo capito bene che sono quelli che danno sapore a tutti gli istanti del-la nostra vita. A proposito di sapori….che dire dei meravigliosi pranzetti che Franca e Walter preparavano con cura e arte? Non parliamo dei dolci…. L’infermeria ha funzionato poco, per fortuna meno dell’anno scorso, comun-que Marita e Maristella erano sempre pronte ad ogni tipo di bendaggio. Bello! Ci resterà un ricordo piacevole e il desi-derio di invitarvi tutti… l’estate prossima!

Appunti da Bossico 2011Chiara, Martina, Eleonora, Cristina, Diana, Giulia, Laura

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N e l f i n e settimana de l 12 e 13 giugno io ed altre tre ragaz-ze dell’o-ratorio ab-

biamo partecipato ad uno speciale ritiro a Bossico. Eravamo circa in sessanta, pronte a conoscere il segreto della vera bellezza. Suor Marisa e suor Francesca, insieme ad altre ani-matrici ci hanno guidate in questa esperienza molto educativa. Abbiamo imparato che con-tano sia la bellezza esteriore che quella inte-riore: se sei bella dentro, lo sarai anche fuori! Il vero specchio che riflette tutta questa bellezza è Gesù poiché agli occhi suoi siamo tutti belli. Consiglio questa esperienza a tutte le ragazze che si sentono deboli o insicure e ricordo loro che Gesù c’è sempre, anche quando non lo vediamo. È questo ciò che ho compreso mol-to bene in questi due giorni di ritiro.

(Chiara)

Anch’io sono andata a Bossico, nella casa delle suore di Maria Bambina a vivere una bellissima esperienza di ritiro. Ero in compa-gnia di altre ragazze di 11/12 anni provenienti da paesi e province diverse: Bergamo, Brescia, Milano. Arrivata mi sono sentita accolta come se quelle persone (suore, animatori…) non fossero degli sconosciuti. Ho fatto una bellissi-ma scoperta: ogni persona è bella perché è amata da Dio. Gesù è il bacio d’amore che ci

sveglia perché ci dice continuamente “ti vo-glio bene”. Mi piacerebbe che le mie amiche partecipassero a questo meraviglioso ritiro!!!

(Martina)

Accogliendo l’invito di suor Piermaria, anche noi ragazze delle “2 Sante” di Brescia siamo state ospiti delle suore di Maria Bambina a Bossico, lo scorso giugno. In quei due giorni abbiamo imparato i segreti e i “supersegreti” per diventare come Bartolomea che fu la pri-ma “pazza di Gioia”. Appena arrivate insieme ad altre ragazze della nostra età, provenienti da diversi luoghi abbiamo cantato cantato canzoni significative e assai carine. Dopo aver fatto un gioco di conoscenza siamo state di-vise in quattro gruppi: allegrezza, simpatia, fantasia ed amicizia, per poi gareggiare in un’entusiasmante caccia al tesoro vinta dalla squadra dell’amicizia. Le suore che abbia-mo conosciuto erano “pazze di Gioia” proprio come Bartolomea: infatti è successo di tutto! La mattina successiva ci hanno travestite da gallo al grido di “chicchiricchì”, ma non sape-te che avevano spostato in avanti di un’ora la sveglia facendoci credere di esserci sveglia-te tardi. Dopo colazione abbiamo fatto una camminata e abbiamo concluso la giornata partecipando alla Messa. Infine, stanche ma felici, siamo tornate a casa. È stata un’espe-rienza molto intensa. Per ricordarci di tutto e dell’influenza dell’infinita amicizia con Gesù ci hanno regalato un crocifisso come quello di Bartolomea.

(Eleonora, Cristina e Diana)

Crescere sulle orme delle 2 Sante di LovereDal 2 al 4 settembre, siamo state a Lovere per vivere un’esperienza con altre ragazze che, come noi, sarebbero passate dalla scuola media a quella superiore. Le suore ci hanno ospitate nella loro grande casa e ci hanno aiutato a riflettere sulla nostra vita e sul grande cambiamento che stavamo per affrontare di lì a pochi giorni. Per farci capire l’importanza di questo salto adolescenziale, ci hanno quindi fatto una sorpresa, portandoci a Montisola, dove ci hanno consegnato una perla ciascuno che ci rappresentava. Sabato sera, prima di andare a letto, ci hanno anche consegnato un mazzo di chiavi disegnate, spiegando il giorno seguente il loro significato. Questa esperienza ha significato molto per noi, perché ci ha aiutate a crescere e a riflettere su noi stesse e i nostri cambiamenti.

(Giulia e Laura)

Pazze di gioia

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I l te m a d e l G re s t d i quest’anno era dedicato al tempo in tutti i suoi signi-ficati e i laboratori del po-meriggio hanno coinvolto una quindicina di mamme che hanno iniziato a colla-borare fin dai primi di mag-gio per “imbastire” i lavori. Con libertà e disponibilità, ma anche con serietà e impegno ci siamo quindi organizzate per rendere questi laboratori i più inte-ressanti possibili. Sono nati rapporti di amicizia tra noi che prima erano solo formali e si sono rafforzati quelli che già esistevano. L’esperienza del lavoro, del tempo, delle idee,dei desideri condivisi tra noi, ma anche la fatica, il caldo, i disguidi e le inevita-bili incomprensioni hanno fatto sorgere in noi la domanda: “Ma perché lo facciamo?” Le risposte a questa domanda possono essere le più varie: per Elena aiutare i ragazzi signi-fica essere più serena e sentirsi utile; Ausilia ha passione per il rapporto con i bambini ,

Le mamme del GrestLe mamme

Maria è un vulcano di idee e insieme ai ra-gazzi più grandi del grest, il marito Marco e altre mamme, ha recuperato con la tecnica del decoupage i tavoli dell’oratorio. Monica ha colto l’occasione per conoscere meglio le altre mamme. Tutto è servito per rispondere al meglio alle esigenze del nostro cuore; tutte noi infatti avevamo motivi diversi per coinvol-gerci in un lavoro e molte hanno ripetuto con entusiasmo questa esperienza perchè hanno sperimentato un bene per sé oltre che per

gli altri. Ci sentiamo quindi di proporre questa esperienza educativa non solo alle mam-me, ma anche ai papà che ne hanno la disponibilità e ai nonni. C’è bisogno che i no-stri ragazzi vedano adulti che lavorano insieme in modo ap-passionato e donano il loro tempo. Ringraziamo tutte le mamme che hanno lavorato, il papà Marco, Don Andrea, Suor PierMaria e tutti gli ani-matori Arrivederci al prossimo anno.

Grest 2011

Gmg 2011 - Madrid

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Giovedì 20 ottobre, il Gruppo della terza età è andato a Gaino a trovare don Palmiro. Sul pullman aiutate da don Andrea e suor Laura abbiamo pregato, cantato e chiacchierato. Don Andrea ci ha invitato a ricordare un fat-to, un avvenimento, un particolare che ha inciso nella vita comunitaria da raccontare poi a don Palmiro. Giunte a Gaino, un pae-sino solare, aperto, spettacolare, abbiamo visto subito don Palmiro che ci aspettava con gioia. Ci ha accolte con il suo solito calore come se ci avesse lasciato ieri. Ci ha salutate una per una e subito ci ha fatto entrare nella sua abitazione dove era tutto predisposto per l’accoglienza. Ad ogni parete della casa c’è un ricordo della Parrocchia: posa della prima pietra, le due Sante, Madonna Bambina, foto dei giovani, dei campeggi… Insieme abbia-mo fatto merenda; don Palmiro, da parte sua, ci ha fatto trovare anche tante castagne bol-

lite calde che abbiamo gradito molto. Ringra-ziamo don Palmiro che ci ha fatto rivivere la “nascita” della nostra chiesa e le tante espe-rienze vissute in Parrocchia. Ci ha invitate a continuare il cammino ecclesiale, obbedienti e fedeli alla guida del Parroco don Tino.

A Gaino da don Palmiro

Praticate un hobby e volete far conoscerele vostre realizzazioni?

È nostra intenzione allestire una mostra delle Vostre creazioni per la fine del mese di maggio 2012.A tale scopo contattate l’Associazione di Volontariato Gruppo Pensionati “Le do Sante” tutti i giorni dalle 9.30 alle 11.00 oppure telefonando al 3347763774

L’Associazione di volontaria-to Gruppo Pensionati che ha come scopo creare momenti di svago e di incontro, aiuto alle persone anziane sole e l’assistenza alle persone rico-verate in casa di riposo,ha bi-sogno di volontari per adem-piere e assolvere gli impegni

che si è prefissata e per i quali si è costituita. Invitiamo quindi in modo pressante, chi si è ritirato dal lavoro e ha svolto professionalmente at-tività che possono essere di aiuto agli altri, donando una piccola parte del loro tempo libero. Per le nostre necessi-

tà cerchiamo INSEGNANTI, INFERMIERI PROFESSIONALI, COMMERCIALISTI, MEDICI…

Chi è interessato può contattarci

telefonandoal 3382228662

e chiedendo di Guido

A.A.A. Cercasi volontari

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Siccome la vita sulla Terra è esposta a gravi pericoli, e noi siamo importantissimi per Dio, il Signore ci ha messo a fianco uno Spirito celeste che, come dice la famosa preghiera “An-gelo di Dio” ci illumina, ci cu-stodisce, ci regge e ci condu-ce alla salvezza in Paradiso. Mi domando: “ sarà un caso o è proprio voluto che la fe-sta dei nonni cada nel giorno dei SS. Angeli Custodi?” Io pur-troppo, data la mia età, non ho più i nonni, ma da bambi-no e da ragazzo ho conosciu-to i genitori del mio papà dei quali ho un ricordo bellissimo. Il nonno era il patriarca della casa e provvedeva con impe-gno e lungimiranza ai bisogni della sua famiglia numerosa. Era agricoltore ed allevatore di bestiame con parecchia campagna, i suoi figli, i miei zii, con l’aiuto di altre famiglie che vivevano nella stessa cascina collaborava-no con lui obbedendo e materializzando i suoi progetti. Con il nonno, andavo per i campi per controllare il lavoro e lui mi parlava delle sue esperienze e delle possibili situazioni della vita che avrei in futuro potuto incontrare, le sue più ricorrenti parole erano:” bontà e lealtà”. Mi spiegava i ritmi dei lavori che vengono svol-ti durante l’anno rispetto alle stagioni per un buon raccolto; era una fonte inesauribile di insegnamenti ed un esempio di vita vissuta. La nonna invece pensava alla conduzione della casa con la collaborazione di figlie e nuore. Ricordo un particolare curioso ma significativo per capire lo spirito di complicità che c’era tra i miei nonni. Quando tornavo con il nonno dai

campi verso le ore 16, lui chie-deva ad alta voce se c’era la merenda per me e la nonna di primo acchito rispondeva che non c’era niente; beh! bastava un colpo di tosse del nonno che subito sulla tavola si mate-rializzava un bel panone con salame. Sono più che convinto che i nonni siano una figura importantissima nella crescita dei bambini. E per i genitori? Un aiuto non da poco, non solo morale, ma anche eco-nomico. Anche il Presidente Napolitano ha ricordato che: “i nonni, con il loro patrimonio di umanità, sag-gezza ed esperienza, offrono quo-tidianamente un generoso e prezioso sostegno alla crescita ed allo sviluppo dei più piccoli, che seguono sin dalla nascita nel percorso educativo e for-mativo ed ai quali trasmettono conoscenze, tradizioni e valori

della loro generazione”. L’Associazione Pensio-nati ha voluto ricordare, durante le S. Messe del-lo scorso 2 ottobre, festa degli Angeli Custodi, tutti i nostri nonni soprattutto quelli impegnati con i loro nipoti. Bella l’espressione del cardi-nale Casaroli, riferita da don Lionello: “Ai nonni è rimasta la gioia e la serenità dei genitori”. Al pomeriggio alle ore 16 il Mago Jacopo (Gia-como Rubagotti) ha intrattenuto nonni e nipoti con giochi di magia e al termine è stata offerta merenda per tutti. Ringrazio di cuore i nostri cuochi e pasticceri, Valter Zanardi e Pepo Rossini per le leccornie che hanno preparato e Franca Zanardi, Etie-ne e Azio Bicelli per l’assistenza e il servizio offerto.

2 ottobre:festa dei Santi Angeli Custodi e festa dei Nonni

Guido

IDEA REGALO! Donare un’assistenza TuttoCompreso a chi volete bene convienedavvero, è utile e costa davvero poco! Con soli €49,00 anziché €90,00 regalereteun qualcosa di inaspettato e di sicura utilità! E, compresa, un’accurata pulizia diogni parte del computer (ventole, schede, ...) che assicurerà anche silenziosità.

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IDEA REGALO! Donare un’assistenza TuttoCompreso a chi volete bene convienedavvero, è utile e costa davvero poco! Con soli €49,00 anziché €90,00 regalereteun qualcosa di inaspettato e di sicura utilità! E, compresa, un’accurata pulizia diogni parte del computer (ventole, schede, ...) che assicurerà anche silenziosità.

RINATI DALL’ACQUA E DALLO SPIRITO SANTO“Il Signore Gesù, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto

la sua Parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre”

Elena Fappiano (di Antonio e Pina Adriana)

Antonio Lepore (di Carmine e Patrizia)

Tommaso Mainetti (di Giorgio e Stefania)

Aurora Amistani (di Alberto e Maria Angelica)

Federico Fachinetti (di Massimo e Donatella)

Graziano Tocco (di Robertino e Susan)

Lorenzo Aliprandi (di Marco e Sara)

Silvia Casella (di Veniero e Emma)

Claudia Magoni (di Cesare e Ilaria)

Pasquale Kristian Velardi (di Carmine e Laura)

Michele De Niro (di Francesco e Luigia)

Alessandro Zanetti (di Stefano e Roberta)

Pietro Francesco Ghio (di Riccardo e Francesca)

Luca Milesi (di Alessandro e Benedetta)

UNITI NEL MATRIMONIO CRISTIANO

“Vuoi unire la tua vita alla mia, nel Signore che ci ha creati e redenti? Si, con la grazia di Dio, lo voglio”

Michele Caffi & Mara Guizzo (9 luglio 2011)

Robertino Tocco & Susan Bianchetti (19 settembre 2011)

Roberto Dazzi & Francesca Spada (25 settembre 2011)

Gian Luca Federici & Michela Mombelli (2 ottobre 2011)

Paolo Tottoli & Sara La Malfa (8 ottobre 2011)

Daniele BertazzoliPierina PadernoSabrina SerenaOlga VergariParide Orlando

Caterina SimoncelliEugenio GerriElsa VidalLorenzina SimionatoLuciano Ferrari

Pietro CossuSanzio FranzoniLuigi ModestoGianfranco Vicari

MORTI IN CRISTO GESU’“Io credo: il Signore è risorto e vive, e un giorno anch’io risorgerò con Lui”.

Anagrafe parrocchiale

Piante e Fiori

di Casa d’EsteVia Giorgione, 7 - Tel. 030 2304185Centro Comm.le Margherita d’Este

B R E S C I A

FORNITORE UFFICIALE DELLA NOSTRA PARROCCHIA