Narcomafie - Il peso di una valigia: le condizioni di detenzione in Venezuela

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altarisoluzione Il peso di una valigia Il Venezuela è il paese dell’Ame- rica Latina con più detenuti ita- liani, quasi tutti reclusi per lo stesso reato: narcotraffico. Oltre alla pena, subiscono violazioni dei diritti umani ed episodi di criminalità radicati nel sistema carcerario «La vita in carcere è una lotta per non soccombere» dice Enza, 33 anni, di Napoli, detenuta dal 2006 a Los Teques vicino Caracas, per aver fatto la “mula”, ovvero la corriera della droga. «Questo è un carcere di lusso rispetto a quello degli uomini – racconta Daniela, compagna di cella di Enza, arrestata tre anni fa all’aeroporto con una valigia contenente 1,5 Kg di cocaina –, ma droga e armi bianche sono costantemente sotto i Foto e testo di Barbara Meo Evoli

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Il Venezuela è il paese dell’America Latina con più detenuti italiani, quasi tutti reclusi per lo stesso reato: narcotraffico. Oltre alla pena, subiscono violazioni dei diritti umani ed episodi di criminalità radicati nel sistema carcerario

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una valigiaIl Venezuela è il paese dell’Ame-rica Latina con più detenuti ita-liani, quasi tutti reclusi per lo stesso reato: narcotraffico. Oltre alla pena, subiscono violazioni dei diritti umani ed episodi di criminalità radicati nel sistema carcerario

«La vita in carcere è una lotta per non soccombere» dice Enza, 33 anni, di Napoli, detenuta dal 2006 a Los Teques vicino Caracas, per aver fatto la “mula”, ovvero la corriera della droga. «Questo è un carcere di lusso rispetto a quello degli uomini – racconta Daniela, compagna di cella di Enza, arrestata tre anni fa all’aeroporto con una valigia contenente 1,5 Kg di cocaina –, ma droga e armi bianche sono costantemente sotto i

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nostri occhi». Molte organizzazioni non governative hanno denunciato l’inumanità delle condizioni di vita nei penitenziari del Venezuela, fra cui l’Os-servatorio venezuelano delle prigioni (Ovp). «Nell’80% delle carceri – spiega il direttore dell’Ovp, Umberto Prado – un piccolo gruppo armato comanda su tutti i reclusi e organizza estorsioni, omicidi, anche all’esterno. Gran parte dei detenuti possiede pistole, granate, fucili o mitragliatrici e consuma marijuana, crack o cocaina con l’acquiescenza del personale penitenziario». Secondo i dati dell’Ovp, nel 1999 (anno di insediamento del presidente Hugo Chavez) i decessi nelle prigioni erano 390 (l’1,7% della popolazione carceraria), nel 2009 sono stati 366: una lieve diminuzione si è dunque registrata, ma le violazioni dei diritti umani continuano ad essere troppe. A fronte di una capienza di 15mila per-sone, le carceri ospitano 32.600 detenuti di cui ben il 60% è in attesa di giudizio. Secondo le normative di sicurezza, infine, vi dovrebbe essere un poliziotto peniten-ziario ogni dieci detenuti, ma in Venezuela ce n’è uno ogni cento.

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Secondo l’ultimo rapporto consolare, il Venezuela è il paese con più detenuti italiani in America latina: 68 persone. Il reato commesso è quasi sempre lo stesso: traffico di stupefacenti. L’alto numero di arresti lascia presupporre che il flusso di droga, in particolare di cocaina, dal Venezuela verso l’Italia sia molto rilevante, al punto che cinque anni fa è stato assegnato all’Ambasciata un esperto antidroga, Carlo Mazza. «Il Venezuela – spiega il funzionario della polizia – paga i suoi 2.219 km di frontiera con la Colombia, dove la coca viene coltivata e raffinata». Il Consolato generale svolge attività di as-sistenza per i reclusi italiani attraverso l’associazione Icaro, diretta da padre Leonardo, portando nelle carceri il sussidio economico erogato dalla rap-presentanza diplomatica e fornendo ap-poggio psicologico-logistico dall’arresto fino all’estradizione in Italia, quando richiesta. Nei casi più fortunati, aiuta i detenuti nel reinserimento nella società e nel mondo del lavoro.

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