Napoli, cultura a cielo apertore gli scheletri, richiamiai misteri di Na-poli e alla tradizione...

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Lunedì 18 gennaio 2021 [email protected] LunediFilm | Primo Piano I LUOGHI DI MINA Il Lungomare di Napoli con l'imponente Castel dell'Ovo, i quartieri del centro storico con il Rio- ne Sanità, la Galleria Borbonica, il porto di Mer- gellina, il Centro Direzionale, gli antichi edifici universitari: il fascino dei luoghi di Napoli diven- ta protagonista con le oltre 15 location seleziona- te con il supporto della Film Commission Regio- ne Campania per Mina Settembre, la nuova fic- tion di Rai Uno diretta da Tiziana Aristarco con Serena Rossi, Giuseppe Zeno e Giorgio Pasotti, li- beramente tratta dai racconti di Maurizio de Gio- vanni (editi da Sellerio). Un grande lavoro di ri- cerca della Fondazione campana, presieduta da Titta Fiore e diretta da Maurizio Gemma, per va- lorizzare la Napoli più bella e caratteristica: oltre ai vicoli del Rione Sanità con lo storico Palazzo San Felice, sono stati utilizzaticome set altri scorci suggestivi e poco noti di una delle città più belle del mondo (compresa la Funicolare di Mon- tesanto e i locali nell'ex base Nato di Bagnoli). SU RAI UNO di LAURA CARCHIDI È una donna determinata e coraggiosa divisa tra lamore di due uomini, Mina Settembre, che dà il nome alla serie in onda da ieri su Rai Uno e su Rai Play (dodici episodi, una coproduzione Rai Fiction e Italian International Film). Racconta una storia al femminile, tratta dai racconti di Mauri- zio De Giovanni e interamente ambientata a Napoli. La protagonista è lattrice Serena Rossi nei panni di unassistente sociale che, dopo aver scoperto il tradi- mento del marito, va a vivere con la madre soffocan- te e indolente. Nello studio dove Mina lavora, e dove ogni giorno si occupa di storie difficili e strazianti, conosce un affascinante ginecologo interpretato da Giuseppe Zeno, che scatena la gelosia dellex marito, Giorgio Pasotti. Serena Rossi, divenuta celebre per il suo biopic su Mia Martini, ritrova sul set anche il vero compagno nella vita, Davide Devenuto. Comè stato lavorare insieme? «Ritrovarsi sul set è stato bello, non accadeva da tantissimi anni. Avevamo già condiviso recente- mente Diabolik dei Manetti Bros ma, in realtà, non avevamo scene insieme e non ci siamo mai sfiorati. In questo caso invece è stato divertente e, al tempo stesso, molto strano perché lui interpreta il marito della mia migliore amica, Christiane Filangeri che noi frequentiamo sempre anche nella vita reale e questo incrocio di coppie è stato piuttosto bizzarro da gestire». Cosa lha affascinata del suo personaggio? «La sua complessità. Per quanto sia coraggiosa, forte e determinata nellaiutare gli altri, è anche molto fragile nella sua vita sentimentale. È un classico: chi è bravo a dar consigli agli altri spesso non è bravo a darli a sé stesso. Comunque, nono- stante le tante difficoltà nel privato, lei non smette mai di essere solare, positiva energica e molto iro- nica». Grande protagonista della storia è la sua Na- poli. «Lidea era quella di raccontarla nella sua inte- rezza, tralasciando per una volta la parte dark che ultimamente va tanto di moda. Una Napoli fatta di colori, di mare, di vicoli, da Posillipo alla Costiera Amalfitana. Sono davvero felice del risultato, la mia città è veramente meravigliosa e credo che ne abbiamo restituito la vera immagine. Aveva biso- gno di un riscatto, se lo meritava e lo ha avuto an- che grazie a Mina Settembre». Serena Rossi sul set di Mina SettembreSerena Rossi: «Porto sullo schermo una città ricca di fascino»

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Lunedì 18 gennaio [email protected] VIILunedì 18 gennaio 2021

[email protected]

Il grande murale di Piazza Sanità realizzato dall'artista spagnolo Tono Cruz (foto MAURO MATTA)

Napoli, culturaa cielo aperto

Il murales dedicato a Ilaria Cucchi presente nel quartiere dell’Arenella a opera di Jorit

di VALERIA ARNALDI

Una Madonna “classica”, gli occhial cielo in segno di estasi e obbe-dienza, che però al posto dell’au -

reola, ha una pistola, incorniciata o in-coronata che dir si voglia, da un tondo diluce che richiama il flash di uno sparoda fumetto. Una Madonna profana, cit-tadina, metropolitana, in dialogo conuna vicina edicola, questa tradizionale,dunque con una Madonna sacra, a rac-contare le tante anime della città edell’uomo. Di più l’aspirazione alla san-tità e la “naturalezza” del peccato. L’ope -ra di Banksy, in piazza Gerolomini, aNapoli, non era l’unica dello street artistin città. In via Benedetto Croce, infatti,aveva realizzato una rilettura dell’Esta -si della beata Ludovica Albertoni di GianLorenzo Bernini, che, nella sua visione,aveva in mano un panino e delle patati-ne da fast-food. Nel 2010, però, un wri-ter, Hes, all’epoca ventenne, l’ha copertacon un suo graffito, cancellandola.

Di zona in zona, sui muri della città sialternano firme note. L’argentino Fran -cisco Bosoletti ha eseguito il suo inter-vento, intitolato ResisTiamo, invito a re-sistere e appello all’amore, sulle muradella Basilica di Santa Maria della Sanità,nel rione Sanità appunto, cercando didialogare con il quartiere, ricordandonela storia e cercando di “educarne” il pre-sente. Suo anche il grande murale Parte -nope sulla facciata di un edificio in SalitaSan Raffaele, a ricordo e monumentaliz-zazione della leggenda della Sirena di Ca-stel dell’Ovo, suicida per amore, forse diUlisse, o per il disonore. La figura di Par-tenope viene ricondotta infatti all’Odis -sea e al desiderio dell’eroe greco di ascol-tare il canto delle creature misteriosesenza però rimanerne schiavo. Per que-sto si fa legare dai compagni. E per quellostratagemma e la vergogna della sconfit-ta, le sue “tentatrici”, vanno a morire con-tro gli scogli, abbandonandosi alla cor-rente. Leucosia arriva a Salerno, precisa-mente all’attuale Punta Licosa, che dallasua figura prende il nome. Ligea muorenel golfo di Santa Eufemia in Calabria. Ilcorpo di Partenope, invece, viene ritrova-to a Castel dell’Ovo da alcuni pescatoriche ne rimangono affascinati.

Sulle pareti dell’ex ospedale psichiatri-co giudiziario Materdei a lasciare il suosegno è stato Blu: un uomo con catenespezzate si strappa la veste da carcerato,un altro cerca invece, con i denti, di to-gliersi la camicia di forza. Alle loro spalle,“visioni” di pirati e statue.

Decisamente significativo l’interventodel collettivo Orticanoodles, in via Ro-maniello, al Vomero, dove era la casa na-

tale del giornalista Giancarlo Siani, clas-se 1959, ucciso dalla camorra nel 1985,per le sue inchieste sulle commistioni trapolitica e criminalità organizzata, in par-ticolare sugli appalti per le ricostruzionidopo il terremoto dell’Irpinia. Soggettodell’opera è proprio Siani, in un ritrattoscomposto in più piani, che punta l’atten -zione sui dettagli immediatamente rico-noscibili del personaggio, dagli occhialial grande sorriso, fino ovviamente allamacchina da scrivere. L’unico colore è ilverde, che richiama la vernice della suamacchina, una Citroën Mehari. Siani èstato ucciso proprio mentre tornava a ca-sa in macchina, in piazza Leonardo.

Dalla Madonna della Pistola, opera diBanksy, alla Madonna del Riciclo diCRL, in via San Biagio dei Librai alla“madonna laica” Ilaria Cucchi ritratta daJorit all’Arenella. A Napoli pure AlicePasquini. Anche per lei una “madonna”,senza aureola, quotidiana. In via SantaChiara, a farsi guardare è una mammache tiene in braccio, sorridente, il figlio.Da piazza carità a via Mezzocannone, ibambini di Alicé tornano a popolare lestrade, tra giochi e risate. Attenzione, pe-rò, in piazza del Gesù, a guardare e farsiguardare, è una giovane donna che invitaal silenzio, ponendosi un dito sulle lab-bra, affermando così la propria indipen-denza con forza e al contempo delicatez-za.

Centinaia le opere di Ciop & Caf, perlo-più nei Quartieri Spagnoli. Numerosi pu-re gli scheletri, richiami ai misteri di Na-poli e alla tradizione nell’occulto, dipintida Arp. Sulla scala del Museo Archeologi-co Nazionale, a fare bella mostra di sé èun’opera di David Diavù Vecchiato, Ae -quus Phartenopensis, che raffigura laTesta di Cavallo Carafa. Interessanti i la-vori di Ryan Spring Dooley che “costrui -sce” le sue opere usando il degrado deimuri come forma o colore.

Del francese Ernest Pignon-Ernest, lacosiddetta Pietà Pasolini. Varie le operedel suo connazionale Zilda, originario diRennes, che attraverso interventi di pit-tura su carta, spesso con soggetti classi-ci, reinterpreta l’arte dei maestri del pas-sato in chiave “street”, contribuendo adiffonderla. Visioni rinascimentali ri-portate in scenari degradati parlanodell’ambizione – e illusione – dell’uomoall’eternità. A vincere per l’artista è il “quie ora” della Vita. E della meraviglia. E an-cora opere di Jorit AGOch, Zed1, Ro-sk&Loste e Mattia Campo Dall’Ortoportano tante storie sui muri.

Testo estratto da "Sulle tracce dellastreet art" di Valeria Arnaldi, EdizioniUltra © 2017 Lit Edizioni s.a.s. Per genti-le concessione.

I LUOGHI DI “M I N A”Il Lungomare di Napoli con l'imponente Casteldell'Ovo, i quartieri del centro storico con il Rio-ne Sanità, la Galleria Borbonica, il porto di Mer-gellina, il Centro Direzionale, gli antichi edificiuniversitari: il fascino dei luoghi di Napoli diven-ta protagonista con le oltre 15 location seleziona-te con il supporto della Film Commission Regio-ne Campania per Mina Settembre, la nuova fic-tion di Rai Uno diretta da Tiziana Aristarco conSerena Rossi, Giuseppe Zeno e Giorgio Pasotti, li-beramente tratta dai racconti di Maurizio de Gio-vanni (editi da Sellerio). Un grande lavoro di ri-cerca della Fondazione campana, presieduta daTitta Fiore e diretta da Maurizio Gemma, per va-lorizzare la Napoli più bella e caratteristica: oltreai vicoli del Rione Sanità con lo storico PalazzoSan Felice, sono stati “utilizzati” come set altriscorci suggestivi e poco noti di una delle città piùbelle del mondo (compresa la Funicolare di Mon-tesanto e i locali nell'ex base Nato di Bagnoli).

di MANUELA ADINOLFI

Rione Sanità. La certezza dei sogni, diretto daMassimo Ferrari, che lo ha anche scritto insie-me a Conchita Sannino, è un piccolo gioiello cheracconta una storia di rinascita locale ma chemanda un messaggio universale. Prodotto da

SKY Arte (in collaborazione con Big Sur e Mad Entertain-ment), approda oggi, domani e mercoledì 20 gennaio su iore-stoinsala.it, la piattaforma creata da esercenti e distributoriche mette a disposizione del pubblico orfano delle sale cine-matografiche, prime visioni, anteprime e live interattivi.

Un documentario coinvolgente (presentato all’ultima edi-zione del Torino Film Festival) sulla rinascita del Rione Sa-nità, fino a poco fa uno dei luoghi più pericolosi di Napoli,oggi resuscitato e animato da padre Antonio Loffredo. Dallachiesa di Santa Maria della Sanità si dipanano le storie deiprotagonisti in un racconto più simile a un film che a un do-cumentario. Alla Sanità anche il più piccolo gesto racchiudein sé un simbolismo potente e universale. I protagonisti so-no ragazzi che hanno preso in mano il proprio destino par-tendo da quello che avevano sotto gli occhi e che criminalitàe disoccupazione impedivano loro di vedere: hanno credutonei loro sogni e oggi si occupano della gestione e guida dellecatacombe, di una scuola di teatro, dell’orchestra “SanitàEnsemble”, di laboratori artistici e di un centro sportivo. Fi-no a pochissimi anni fa tutto questo era impensabile.

«Evitare il superfluo, oltre che gli stereotipi, era il mioobiettivo quando ho iniziato a lavorare al progetto su invitodel direttore di Sky Arte Roberto Pisoni – ci racconta il regi-sta – perché alla Sanità c’è già tutto: la vita e la morte, la di-

sperazione e la speranza, l’umile e il sublime. Cos’altro servi-va?». Il quartiere nasce alla fine del 1500 sopra un anticoluogo di sepoltura. Nelle sue viscere ospita sette catacombe,le più antiche risalenti al II secolo d.C., e il Cimitero delleFontanelle, un ossario del XVI secolo noto per il “Culto delleAnime pezzentelle”a cui ci si rivolgeva per un’intercessioneo un miracolo. Alla Sanità, insomma, si cammina sopra imorti. Nel mondo di sopra, nel cosiddetto “miglio sacro”cheoggi è anche il nome di una visita guidata fatta da 160.000persone nel 2019, in poco più di un chilometro e mezzo sicontano 5 chiese, 2 basiliche, un chiostro e 22 palazzi storicifatti costruire dalle antiche famiglie nobiliari partenopeeattirate dalla salubrità dell’aria (da questo pare derivi il no-me Sanità). Per raccontare questo contrasto tra il frastuonodell’esterno e il silenzio delle catacombe sottostanti, Ferrarisceglie la semplicità e si affida ai bambini del posto che de-clamano in più riprese brani tratti da “Nostalgia” delloscrittore napoletano Ermanno Rea tra cui questo: “Dioquanto si chiacchiera a Napoli, e in quel quartiere poi, è co-me se parlassero in maniera simultanea oltre ai vivi pure imorti. Statevi zitti un attimo, ma dove scappate come inse-guiti da un nemico mortale?”. Qui il nemico mortale per de-cenni è stata la Camorra. Altra scena significativa è quelladei funerali di Genny Cesarano morto nel 2015 a sedici anniper una raffica di proiettili non destinata a lui durante unaresa di conti malavitosa proprio nel momento in cui il quar-tiere aveva cominciato il percorso di riqualificazione. Comedice uno dei protagonisti forse c’era bisogno di un martireper rinascere definitivamente.

Senza dimenticare che qui, in Via Santa Maria Antesaecu-la 109, nacque poverissimo Antonio de Curtis, divenuto pri-

SU RAI UNO

di LAURA CARCHIDI

È una donna determinata e coraggiosa divisatra l’amore di due uomini, Mina Settembre,che dà il nome alla serie in onda da ieri su Rai

Uno e su Rai Play (dodici episodi, una coproduzioneRai Fiction e Italian International Film). Raccontauna storia al femminile, tratta dai racconti di Mauri-zio De Giovanni e interamente ambientata a Napoli.La protagonista è l’attrice Serena Rossi nei panni diun’assistente sociale che, dopo aver scoperto il tradi-mento del marito, va a vivere con la madre soffocan-te e indolente. Nello studio dove Mina lavora, e doveogni giorno si occupa di storie difficili e strazianti,conosce un affascinante ginecologo interpretato daGiuseppe Zeno, che scatena la gelosia dell’ex marito,Giorgio Pasotti. Serena Rossi, divenuta celebre peril suo biopic su Mia Martini, ritrova sul set anche ilvero compagno nella vita, Davide Devenuto.

Com’è stato lavorare insieme?«Ritrovarsi sul set è stato bello, non accadeva da

tantissimi anni. Avevamo già condiviso recente-mente Diabolikdei Manetti Bros ma, in realtà, nonavevamo scene insieme e non ci siamo mai sfiorati.In questo caso invece è stato divertente e, al tempostesso, molto strano perché lui interpreta il maritodella mia migliore amica, Christiane Filangeri chenoi frequentiamo sempre anche nella vita reale equesto incrocio di coppie è stato piuttosto bizzarroda gestire».

Cosa l’ha affascinata del suo personaggio?«La sua complessità. Per quanto sia coraggiosa,

forte e determinata nell’aiutare gli altri, è anchemolto fragile nella sua vita sentimentale. È unclassico: chi è bravo a dar consigli agli altri spessonon è bravo a darli a sé stesso. Comunque, nono-stante le tante difficoltà nel privato, lei non smettemai di essere solare, positiva energica e molto iro-nica».

Grande protagonista della storia è la sua Na-poli.

«L’idea era quella di raccontarla nella sua inte-rezza, tralasciando per una volta la parte dark cheultimamente va tanto di moda. Una Napoli fatta dicolori, di mare, di vicoli, da Posillipo alla CostieraAmalfitana. Sono davvero felice del risultato, lamia città è veramente meravigliosa e credo che neabbiamo restituito la vera immagine. Aveva biso-gno di un riscatto, se lo meritava e lo ha avuto an-che grazie a Mina Settembre».

L’arte in strada come impegno civileDa Banksy a Jorit, tra sacro e profano

Oggi, domani e mercoledì su iorestoinsala.it

Don Antonioe la sua gente

Il doc “Rione Sanità. La certezza dei sogni” è onlineArte, teatro, musica e bellezza come riscatto sociale

Serena Rossi sul set di “Mina Settembre”

Alcuneimmagini deldocumentario“Rione Sanità -La certezza deisogni” online sui o re s t o i n s a l a . i t

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ma Totò e poi il Principe de Curtis. «Il lavoro è durato un an-no –prosegue Massimo Ferrari - Tra le tante storie che testi-moniano questa incredibile rinascita civile, economica eculturale, ne ho scelte quattro: la ragazza che vive sopra lecatacombe ignara della loro esistenza, ma grazie a questascoperta decide di riprendere gli studi e diventa guida turi-stica; la ragazza del Vomero (quartiere “bene” posizionatonella zona alta della città, ndr) che paradossalmente trovalavoro come restauratrice proprio nella poverissima Sanità;il ragazzo a cui la camorra uccide il fratello che trova la sua“vendetta” nel teatro allontanandosi da un futuro pericolo-so; il manager napoletano emigrato al nord cheraccoglie 7 milioni di euro interamente investitinella rinascita, promossa da Don Antonio, di que-sto quartiere in cui anni prima aveva perso il pa-dre per una banale rapina».

È ricco di arte il racconto, come quella dell’arti -sta Jago, invitato da padre Loffredo ad utilizzarecome laboratorio una delle chiese inutilizzate affi-dategli dalla Curia. Sotto gli occhi dei ragazzi del-la Sanità, Jago si prende cura di quel luogo sacrodivenuto la sua officina artistica e scolpisce capo-lavori destinati a tutto il mondo. Prende stimoli da quel luo-go carico di energia e restituisce bellezza. Prende e dà. Comeil “panaro”carico di viveri appeso a un balcone proprio dellaSanità con la scritta «Chi può lasci, chi non può prenda» chepochi mesi fa ha creato emuli in tutto il mondo. Perché do-vrebbe vedere questo documentario anche chi non è di Na-poli: «Perché parla di noi, del periodo che stiamo vivendo epuò essere un modello di rinascita attraverso la cultura e lavalorizzazione di quello che di bello abbiamo».

«Chi può lasci, chinon può prenda»si legge entrando

nel quartiere

Serena Rossi: «Portosullo schermo una

città ricca di fascino»

Lunedì 18 gennaio [email protected] VIILunedì 18 gennaio 2021

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Il grande murale di Piazza Sanità realizzato dall'artista spagnolo Tono Cruz (foto MAURO MATTA)

Napoli, culturaa cielo aperto

Il murales dedicato a Ilaria Cucchi presente nel quartiere dell’Arenella a opera di Jorit

di VALERIA ARNALDI

Una Madonna “classica”, gli occhial cielo in segno di estasi e obbe-dienza, che però al posto dell’au -

reola, ha una pistola, incorniciata o in-coronata che dir si voglia, da un tondo diluce che richiama il flash di uno sparoda fumetto. Una Madonna profana, cit-tadina, metropolitana, in dialogo conuna vicina edicola, questa tradizionale,dunque con una Madonna sacra, a rac-contare le tante anime della città edell’uomo. Di più l’aspirazione alla san-tità e la “naturalezza” del peccato. L’ope -ra di Banksy, in piazza Gerolomini, aNapoli, non era l’unica dello street artistin città. In via Benedetto Croce, infatti,aveva realizzato una rilettura dell’Esta -si della beata Ludovica Albertoni di GianLorenzo Bernini, che, nella sua visione,aveva in mano un panino e delle patati-ne da fast-food. Nel 2010, però, un wri-ter, Hes, all’epoca ventenne, l’ha copertacon un suo graffito, cancellandola.

Di zona in zona, sui muri della città sialternano firme note. L’argentino Fran -cisco Bosoletti ha eseguito il suo inter-vento, intitolato ResisTiamo, invito a re-sistere e appello all’amore, sulle muradella Basilica di Santa Maria della Sanità,nel rione Sanità appunto, cercando didialogare con il quartiere, ricordandonela storia e cercando di “educarne” il pre-sente. Suo anche il grande murale Parte -nope sulla facciata di un edificio in SalitaSan Raffaele, a ricordo e monumentaliz-zazione della leggenda della Sirena di Ca-stel dell’Ovo, suicida per amore, forse diUlisse, o per il disonore. La figura di Par-tenope viene ricondotta infatti all’Odis -sea e al desiderio dell’eroe greco di ascol-tare il canto delle creature misteriosesenza però rimanerne schiavo. Per que-sto si fa legare dai compagni. E per quellostratagemma e la vergogna della sconfit-ta, le sue “tentatrici”, vanno a morire con-tro gli scogli, abbandonandosi alla cor-rente. Leucosia arriva a Salerno, precisa-mente all’attuale Punta Licosa, che dallasua figura prende il nome. Ligea muorenel golfo di Santa Eufemia in Calabria. Ilcorpo di Partenope, invece, viene ritrova-to a Castel dell’Ovo da alcuni pescatoriche ne rimangono affascinati.

Sulle pareti dell’ex ospedale psichiatri-co giudiziario Materdei a lasciare il suosegno è stato Blu: un uomo con catenespezzate si strappa la veste da carcerato,un altro cerca invece, con i denti, di to-gliersi la camicia di forza. Alle loro spalle,“visioni” di pirati e statue.

Decisamente significativo l’interventodel collettivo Orticanoodles, in via Ro-maniello, al Vomero, dove era la casa na-

tale del giornalista Giancarlo Siani, clas-se 1959, ucciso dalla camorra nel 1985,per le sue inchieste sulle commistioni trapolitica e criminalità organizzata, in par-ticolare sugli appalti per le ricostruzionidopo il terremoto dell’Irpinia. Soggettodell’opera è proprio Siani, in un ritrattoscomposto in più piani, che punta l’atten -zione sui dettagli immediatamente rico-noscibili del personaggio, dagli occhialial grande sorriso, fino ovviamente allamacchina da scrivere. L’unico colore è ilverde, che richiama la vernice della suamacchina, una Citroën Mehari. Siani èstato ucciso proprio mentre tornava a ca-sa in macchina, in piazza Leonardo.

Dalla Madonna della Pistola, opera diBanksy, alla Madonna del Riciclo diCRL, in via San Biagio dei Librai alla“madonna laica” Ilaria Cucchi ritratta daJorit all’Arenella. A Napoli pure AlicePasquini. Anche per lei una “madonna”,senza aureola, quotidiana. In via SantaChiara, a farsi guardare è una mammache tiene in braccio, sorridente, il figlio.Da piazza carità a via Mezzocannone, ibambini di Alicé tornano a popolare lestrade, tra giochi e risate. Attenzione, pe-rò, in piazza del Gesù, a guardare e farsiguardare, è una giovane donna che invitaal silenzio, ponendosi un dito sulle lab-bra, affermando così la propria indipen-denza con forza e al contempo delicatez-za.

Centinaia le opere di Ciop & Caf, perlo-più nei Quartieri Spagnoli. Numerosi pu-re gli scheletri, richiami ai misteri di Na-poli e alla tradizione nell’occulto, dipintida Arp. Sulla scala del Museo Archeologi-co Nazionale, a fare bella mostra di sé èun’opera di David Diavù Vecchiato, Ae -quus Phartenopensis, che raffigura laTesta di Cavallo Carafa. Interessanti i la-vori di Ryan Spring Dooley che “costrui -sce” le sue opere usando il degrado deimuri come forma o colore.

Del francese Ernest Pignon-Ernest, lacosiddetta Pietà Pasolini. Varie le operedel suo connazionale Zilda, originario diRennes, che attraverso interventi di pit-tura su carta, spesso con soggetti classi-ci, reinterpreta l’arte dei maestri del pas-sato in chiave “street”, contribuendo adiffonderla. Visioni rinascimentali ri-portate in scenari degradati parlanodell’ambizione – e illusione – dell’uomoall’eternità. A vincere per l’artista è il “quie ora” della Vita. E della meraviglia. E an-cora opere di Jorit AGOch, Zed1, Ro-sk&Loste e Mattia Campo Dall’Ortoportano tante storie sui muri.

Testo estratto da "Sulle tracce dellastreet art" di Valeria Arnaldi, EdizioniUltra © 2017 Lit Edizioni s.a.s. Per genti-le concessione.

I LUOGHI DI “M I N A”Il Lungomare di Napoli con l'imponente Casteldell'Ovo, i quartieri del centro storico con il Rio-ne Sanità, la Galleria Borbonica, il porto di Mer-gellina, il Centro Direzionale, gli antichi edificiuniversitari: il fascino dei luoghi di Napoli diven-ta protagonista con le oltre 15 location seleziona-te con il supporto della Film Commission Regio-ne Campania per Mina Settembre, la nuova fic-tion di Rai Uno diretta da Tiziana Aristarco conSerena Rossi, Giuseppe Zeno e Giorgio Pasotti, li-beramente tratta dai racconti di Maurizio de Gio-vanni (editi da Sellerio). Un grande lavoro di ri-cerca della Fondazione campana, presieduta daTitta Fiore e diretta da Maurizio Gemma, per va-lorizzare la Napoli più bella e caratteristica: oltreai vicoli del Rione Sanità con lo storico PalazzoSan Felice, sono stati “utilizzati” come set altriscorci suggestivi e poco noti di una delle città piùbelle del mondo (compresa la Funicolare di Mon-tesanto e i locali nell'ex base Nato di Bagnoli).

di MANUELA ADINOLFI

Rione Sanità. La certezza dei sogni, diretto daMassimo Ferrari, che lo ha anche scritto insie-me a Conchita Sannino, è un piccolo gioiello cheracconta una storia di rinascita locale ma chemanda un messaggio universale. Prodotto da

SKY Arte (in collaborazione con Big Sur e Mad Entertain-ment), approda oggi, domani e mercoledì 20 gennaio su iore-stoinsala.it, la piattaforma creata da esercenti e distributoriche mette a disposizione del pubblico orfano delle sale cine-matografiche, prime visioni, anteprime e live interattivi.

Un documentario coinvolgente (presentato all’ultima edi-zione del Torino Film Festival) sulla rinascita del Rione Sa-nità, fino a poco fa uno dei luoghi più pericolosi di Napoli,oggi resuscitato e animato da padre Antonio Loffredo. Dallachiesa di Santa Maria della Sanità si dipanano le storie deiprotagonisti in un racconto più simile a un film che a un do-cumentario. Alla Sanità anche il più piccolo gesto racchiudein sé un simbolismo potente e universale. I protagonisti so-no ragazzi che hanno preso in mano il proprio destino par-tendo da quello che avevano sotto gli occhi e che criminalitàe disoccupazione impedivano loro di vedere: hanno credutonei loro sogni e oggi si occupano della gestione e guida dellecatacombe, di una scuola di teatro, dell’orchestra “SanitàEnsemble”, di laboratori artistici e di un centro sportivo. Fi-no a pochissimi anni fa tutto questo era impensabile.

«Evitare il superfluo, oltre che gli stereotipi, era il mioobiettivo quando ho iniziato a lavorare al progetto su invitodel direttore di Sky Arte Roberto Pisoni – ci racconta il regi-sta – perché alla Sanità c’è già tutto: la vita e la morte, la di-

sperazione e la speranza, l’umile e il sublime. Cos’altro servi-va?». Il quartiere nasce alla fine del 1500 sopra un anticoluogo di sepoltura. Nelle sue viscere ospita sette catacombe,le più antiche risalenti al II secolo d.C., e il Cimitero delleFontanelle, un ossario del XVI secolo noto per il “Culto delleAnime pezzentelle”a cui ci si rivolgeva per un’intercessioneo un miracolo. Alla Sanità, insomma, si cammina sopra imorti. Nel mondo di sopra, nel cosiddetto “miglio sacro”cheoggi è anche il nome di una visita guidata fatta da 160.000persone nel 2019, in poco più di un chilometro e mezzo sicontano 5 chiese, 2 basiliche, un chiostro e 22 palazzi storicifatti costruire dalle antiche famiglie nobiliari partenopeeattirate dalla salubrità dell’aria (da questo pare derivi il no-me Sanità). Per raccontare questo contrasto tra il frastuonodell’esterno e il silenzio delle catacombe sottostanti, Ferrarisceglie la semplicità e si affida ai bambini del posto che de-clamano in più riprese brani tratti da “Nostalgia” delloscrittore napoletano Ermanno Rea tra cui questo: “Dioquanto si chiacchiera a Napoli, e in quel quartiere poi, è co-me se parlassero in maniera simultanea oltre ai vivi pure imorti. Statevi zitti un attimo, ma dove scappate come inse-guiti da un nemico mortale?”. Qui il nemico mortale per de-cenni è stata la Camorra. Altra scena significativa è quelladei funerali di Genny Cesarano morto nel 2015 a sedici anniper una raffica di proiettili non destinata a lui durante unaresa di conti malavitosa proprio nel momento in cui il quar-tiere aveva cominciato il percorso di riqualificazione. Comedice uno dei protagonisti forse c’era bisogno di un martireper rinascere definitivamente.

Senza dimenticare che qui, in Via Santa Maria Antesaecu-la 109, nacque poverissimo Antonio de Curtis, divenuto pri-

SU RAI UNO

di LAURA CARCHIDI

È una donna determinata e coraggiosa divisatra l’amore di due uomini, Mina Settembre,che dà il nome alla serie in onda da ieri su Rai

Uno e su Rai Play (dodici episodi, una coproduzioneRai Fiction e Italian International Film). Raccontauna storia al femminile, tratta dai racconti di Mauri-zio De Giovanni e interamente ambientata a Napoli.La protagonista è l’attrice Serena Rossi nei panni diun’assistente sociale che, dopo aver scoperto il tradi-mento del marito, va a vivere con la madre soffocan-te e indolente. Nello studio dove Mina lavora, e doveogni giorno si occupa di storie difficili e strazianti,conosce un affascinante ginecologo interpretato daGiuseppe Zeno, che scatena la gelosia dell’ex marito,Giorgio Pasotti. Serena Rossi, divenuta celebre peril suo biopic su Mia Martini, ritrova sul set anche ilvero compagno nella vita, Davide Devenuto.

Com’è stato lavorare insieme?«Ritrovarsi sul set è stato bello, non accadeva da

tantissimi anni. Avevamo già condiviso recente-mente Diabolikdei Manetti Bros ma, in realtà, nonavevamo scene insieme e non ci siamo mai sfiorati.In questo caso invece è stato divertente e, al tempostesso, molto strano perché lui interpreta il maritodella mia migliore amica, Christiane Filangeri chenoi frequentiamo sempre anche nella vita reale equesto incrocio di coppie è stato piuttosto bizzarroda gestire».

Cosa l’ha affascinata del suo personaggio?«La sua complessità. Per quanto sia coraggiosa,

forte e determinata nell’aiutare gli altri, è anchemolto fragile nella sua vita sentimentale. È unclassico: chi è bravo a dar consigli agli altri spessonon è bravo a darli a sé stesso. Comunque, nono-stante le tante difficoltà nel privato, lei non smettemai di essere solare, positiva energica e molto iro-nica».

Grande protagonista della storia è la sua Na-poli.

«L’idea era quella di raccontarla nella sua inte-rezza, tralasciando per una volta la parte dark cheultimamente va tanto di moda. Una Napoli fatta dicolori, di mare, di vicoli, da Posillipo alla CostieraAmalfitana. Sono davvero felice del risultato, lamia città è veramente meravigliosa e credo che neabbiamo restituito la vera immagine. Aveva biso-gno di un riscatto, se lo meritava e lo ha avuto an-che grazie a Mina Settembre».

L’arte in strada come impegno civileDa Banksy a Jorit, tra sacro e profano

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Don Antonioe la sua gente

Il doc “Rione Sanità. La certezza dei sogni” è onlineArte, teatro, musica e bellezza come riscatto sociale

Serena Rossi sul set di “Mina Settembre”

Alcuneimmagini deldocumentario“Rione Sanità -La certezza deisogni” online sui o re s t o i n s a l a . i t

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ma Totò e poi il Principe de Curtis. «Il lavoro è durato un an-no –prosegue Massimo Ferrari - Tra le tante storie che testi-moniano questa incredibile rinascita civile, economica eculturale, ne ho scelte quattro: la ragazza che vive sopra lecatacombe ignara della loro esistenza, ma grazie a questascoperta decide di riprendere gli studi e diventa guida turi-stica; la ragazza del Vomero (quartiere “bene” posizionatonella zona alta della città, ndr) che paradossalmente trovalavoro come restauratrice proprio nella poverissima Sanità;il ragazzo a cui la camorra uccide il fratello che trova la sua“vendetta” nel teatro allontanandosi da un futuro pericolo-so; il manager napoletano emigrato al nord cheraccoglie 7 milioni di euro interamente investitinella rinascita, promossa da Don Antonio, di que-sto quartiere in cui anni prima aveva perso il pa-dre per una banale rapina».

È ricco di arte il racconto, come quella dell’arti -sta Jago, invitato da padre Loffredo ad utilizzarecome laboratorio una delle chiese inutilizzate affi-dategli dalla Curia. Sotto gli occhi dei ragazzi del-la Sanità, Jago si prende cura di quel luogo sacrodivenuto la sua officina artistica e scolpisce capo-lavori destinati a tutto il mondo. Prende stimoli da quel luo-go carico di energia e restituisce bellezza. Prende e dà. Comeil “panaro”carico di viveri appeso a un balcone proprio dellaSanità con la scritta «Chi può lasci, chi non può prenda» chepochi mesi fa ha creato emuli in tutto il mondo. Perché do-vrebbe vedere questo documentario anche chi non è di Na-poli: «Perché parla di noi, del periodo che stiamo vivendo epuò essere un modello di rinascita attraverso la cultura e lavalorizzazione di quello che di bello abbiamo».

«Chi può lasci, chinon può prenda»si legge entrando

nel quartiere

Serena Rossi: «Portosullo schermo una

città ricca di fascino»