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Nadir Direzione Alessandro Dal Maso. Informazioni e Redazione a pagina 4. Nadir è una pubblicazione autofinanziata e autoprodotta del Collegio Universitario “Don Nicola Mazza” / Residenza “G. Tosi”: via dei Savonarola 176, 35137 Padova, Italia; tel. +39 049 8734411, fax +39 049 8719477. Il Nadir è pubblicato in PDF all’indirizzo http://studenti.collegiomazza.it/nadir. ©2012 Nadir. Disciplinato da licenza Creative Commons by-nc-sa. c la rivista degli studenti mazziani di padova Numero 2, marzo 2012 http://studenti.collegiomazza.it/nadir Copia gratuita Collegio Universitario Don Nicola Mazza

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Nadir

Direzione Alessandro Dal Maso. Informazioni e Redazione a pagina 4. Nadir è una pubblicazione autofinanziata e autoprodotta del Collegio Universitario “Don Nicola Mazza” / Residenza “G. Tosi”: via dei Savonarola 176, 35137 Padova, Italia; tel. +39 049 8734411, fax +39 049 8719477. Il Nadir è pubblicato in PDF all’indirizzo http://studenti.collegiomazza.it/nadir. ©2012 Nadir. Disciplinato da licenza Creative Commons by-nc-sa. c

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Numero 2, marzo 2012 http://studenti.collegiomazza.it/nadir Copia gratuita

Collegio Universitario Don Nicola Mazza

2 Nadir, Mar. 2012

In questo numero

Editoriale

2 EDITORIALE

3 COLLEGIO

Una nuova e moderna bacheca on line (Davide Rosi)

Fatemi sprecare qualche parola. (Andrea Corbanese)

Ammaz(z)zing!!! (Ezio Minicelli, Luca Ferrari, Nicolò Gianesini)

La festa delle famiglie 2012 (Mirjam Vego)

Linz (impressioni di uno studente italiano in Erasmus) (Stefano Giacomon)

7L’ANGOLO SMUSSATO DI COMODINO

10 POLITICA

I primi cento giorni del Governo Monti (Alessandro Dal Maso)

Tangentopoli, vent’anni dopo (Demofilo)

TAV: uno stipendio al centimetro (Maicol Galante)

15 BIBLOSOFIA

16 RECENSIONI

Il mio più caro saluto a tutti i lettori! Quanti sono soliti seguirci hanno dovuto pazientare qualche mese più del solito, ma non verranno delusi da un numero quanto mai partecipato e variegato: con-sultate il sommario, qui sopra!Tra i tavoli della mensa, qualche tempo fa, mi lamentavo del fatto che recente-mente in Collegio ci sono poche novità; la calma sembrerebbe regnare sovrana; tuttavia, oggi mi devo ricredere: qualche testimonianza e molte novità le trovate nelle pagine che seguono.Avvenimento di rilievo maggiore, e par-ticolarmente sentito per chi lo scrive, è invece, l’elezione a nuovo Presidente del CDA del Collegio del prof. Flavio Rode-ghiero. Nato a Foza nel 1960, è laureato in

Giurisprudenza, Scienze Politiche e Teo-logia, ed è stato membro della Commis-sione permanente Cultura ed Università della Camera dei Deputati nelle Legisla-ture XII, XIII e XIV. È stato Commissario straordinario dell’ESU di Padova (fino allo scorso anno, in cui ha rassegnato le dimissioni per i tagli della Regione ai fondi che avrebbero dovuto finanziare le borse di studio, v. Nadir, nov. 2010, p. 9) e membro del Comitato Esecutivo dell’As-sociazione Nazionale degli Organismi per il Diritto allo Studio Universitario: durante tale mandato ha organizzato il Forum Europeo per il Diritto allo Studio 2010. Alle politiche del 2001, è stato elet-to Deputato nel Collegio di Cittadella; è stato eletto anche nelle politiche del 1996 e del 1994, sempre come parlamentare della Lega Nord. Attualmente, il prof. Rodeghiero è docente a contratto presso l’Università di Roma “La Sapienza”, dove collabora al Progetto e alla Rivista “Euro-studium”, ed è giornalista pubblicista.Il curriculum del nuovo Presidente del CDA è davvero importante, soprattutto perché Rodeghiero si è speso, in maniera specifica, nel campo del Diritto allo Stu-dio; tale dev’essere stata anche la fatica del Direttore Generale (don Francesco Massagrande) nel ricercare una persona che si potesse far carico del nostro ente in un periodo poco florido, sia per la con-

Alessandro Dal Maso

giuntura economica, che spinge le casse centrali a ridurre sempre più gli investi-menti nel campo della formazione, sia per il danno d’immagine avuto lo scorso anno con la “bolla” Bonaccorsi (l’artico-lo su Terra, l’apparizione su Report del 29 maggio 2011), peraltro risoltasi con l’asso-luzione dello stesso (11 giugno 2011).Il predecessore di Rodeghiero, l’on. Giu-liano Zoso, non è stato molto amato dagli studenti, soprattutto all’inizio del man-dato, tuttavia, ha saputo proporre il rin-novamento delle strutture delle residen-ze di Padova (un bell’esempio di come si possa innovare e investire facendo tesoro delle possibilità offerte dalla legislazione vigente); ha aperto la Residenza a Pescara (vedremo come andrà a finire). Ma il la-voro non è finito: occorre un costante ag-giornamento, e, soprattutto, una sentita attenzione ai bisogni dello studente, che sono, purtroppo, in continua evoluzione.Le premesse per un buon operare sono scritte tutte nel curriculum del nuovo Presidente. L’augurio di trasformare queste premesse in miglioramenti tangi-bili (e su questi vigileremo) è per lui, ma, al tempo stesso, anche diretto a noi!Prima di concludere, desidererei ringra-ziare la Redazione e, come di consueto, chi stampa e rilega, ovvero Patrizia Nor-biato. Buona lettura a tutti!

Nadir

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Collegio Universitario Don Nicola Mazza

Flavio Rodeghiero

Nadir, Mar. 2012 3

Collegio

Una nuova e modernabacheca on line

Davide Rosi

L’8 febbraio scorso, ai presidenti o referenti dei vari gruppi e commissioni è stato presentato un nuovo progetto: la realizza-zione di una bacheca online del collegio. In realtà, più che una presentazione di un lavoro già compiuto voleva essere un incon-tro di dibattito e confronto, un’occasione per raccogliere le idee di noi studenti su come poter realizzare questo strumento, sulle sue finalità e sulla sua utilità.L’idea è partita dal Piano Uffici e dal Presidente dell’Assemblea che hanno notato, anche sulla base dell’ascolto delle esigenze di alcuni studenti, che al sito del collegio, efficiente dal punto di vista funzionale e delle offerte ma molto formale, mancava tutto l’aspetto “social”. Quella parte, per così dire, che fa girare il collegio, che lo anima e che parte direttamente dagli studenti. Quest’idea però non si voleva che fosse un qualcosa ancora una volta calato dall’alto, ma che sorgesse e si costituisse diretta-mente dal nostro contributo. Da qui l’idea di chiedere la colla-borazione almeno iniziale delle varie anime del collegio tramite chi da loro è stata scelto per rappresentarle.Dal confronto tra tutti, per questo lavoro sono emerse fonda-mentalmente due finalità. La prima, interna, è la volontà da un lato di mantenere una sorta di diario delle attività del collegio che non si perda negli anni, in modo da poter diventare non solo un deposito di ricordi ma anche una probabile fabbrica di nuove idee, e dall’altro di coinvolgere ancora di più tutto il collegio. Capita spesso infatti che chi non partecipa a determinate attivi-tà non ne sappia assolutamente nulla, né prima che avvengano, perché scartate a priori in quanto si crede che non interessino, né dopo, perché non si sa come si siano svolte. Oppure molte volte succede che studenti assenti per qualche periodo dal col-legio si perdano avvisi o avvenimenti importanti: basti pensare agli studenti in Erasmus, a quanto vorrebbero comunque man-tenere un legame forte col collegio e a quanto noi qui potremmo trarre di positivo da una loro testimonianza in medias res; op-pure agli studenti che abitano lontano e assentandosi per qual-che settimana di ricongiungimento familiare poi tornano senza sapere nulla di quel che è accaduto qui; o anche a quanti di noi pur mancando dal collegio solo durante il week end vengono a scoprire nuovi appuntamenti, magari anche istituzionali, sola-mente al loro intorno a Padova. Questo strumento online vor-rebbe invece diventare un grande portale di condivisione senza limiti spaziali e temporali. Come la nostra bacheca, ma trasfe-rita su un piano tecnologico, con tutti i vantaggi che comporta. Una grande bacheca online quindi, dove accanto allo spazio per

avvisi di riunioni/cene di commissione, prove, tornei, conferen-ze e verbali, sarà possibile sfruttare anche la modalità del blog. Ad esempio si potrà pubblicare foto e video, commentare, pub-blicizzare, fare sondaggi, chiedere pareri ecc con spazi più ampi e liberi (come gli stati di più righe di facebook, per intendersi), di modo che forse anche chi se ne interessava poco potrebbe tro-vare più stimolante il lavoro di un’altra commissione e essere più motivato a partecipare alle altre attività. Inoltre, potrebbe unire ancora di più le varie anime del collegio nello spirito di confronto e collaborazione. Ogni commissione/gruppo avrà quindi il compito di tenere costantemente aggiornato il blog sulle proprie attività, come fa già sulla bacheca tradizionale, impegnandosi a pubblicare foto o quant’altro. A ciò, però, po-trebbe contribuire anche qualunque altro studente, in maniera pur sempre decorosa e rispettosa. E come sull’attuale bacheca sarà riservato anche uno spazio per interventi del tutto persona-li come i tradizionali “mi laureo” o “vendo/compro” ecc.La seconda finalità invece, strettamente collegata a questa, è esterna: far conoscere il collegio. Tutti credo siamo concordi nell’affermare che questo collegio non è come molti altri, ma offre molto di più. Se a casa dici “abito in un collegio”, spesso la gente lo vede come un qualcosa di limitante e tutt’altro che adeguato alla vita di un giovane. Eppure il nostro collegio non è così. Anzi ci offre veramente molte opportunità di crescita, e la maggior parte di queste ce le offriamo noi stessi: questo aspetto forse manca nella visione del collegio che offriamo a chi non ne fa parte. Ma non è forse proprio questo lato della vita in comu-nità che ci fa stare qui e da valore a questa nostra scelta? Io credo di sì. E se molti ragazzi delle scuole superiori vedessero la ge-nuinità, freschezza, spontaneità e volontà con cui noi studenti ci diamo da fare grazie alle opportunità che comunque offre il collegio, forse non rischierebbero di perdersi un percorso così importante per la loro crescita personale.Durante la tavola rotonda di cui parlavo prima, due dipendenti di Sinfonia Lab, un’agenzia di comunicazione responsabile del-la realizzazione di questo progetto, prendevano costantemente appunti, e lunedì 27 febbraio ci è stato mostrato un prototipo di come potrebbe concretamente articolarsi su una pagina Inter-net questa idea. Il progetto con ogni probabilità prenderà vita verso metà/fine Aprile, così da poter già raccogliere le attività che verranno proposte questo semestre. Questo primo periodo sarà quindi un periodo di rodaggio e spe-rimentazione del nuovo sistema, durante il quale sarà veramen-te possibile per tutti dare il proprio contributo. Ovviamente tutto dipende dalla volontà di ciascuno di mettersi in gioco e di volersi attivare anche su questo piano. Ma se vogliamo che vera-mente sia un qualcosa che rappresenti noi, dovremmo sentire tutti il bisogno di prenderne parte.

Proposta di una bacheca online con le stesse funzionalità del blog, per favorire la comunicazione tra studenti e fra le varie commissioni.

4 Nadir, Mar. 2012

Fatemi sprecarequalche parolaAndrea Corbanese

Un po’ di meritata penitenza per aver fatto degenerare una discussione potenzialmente interessante.

Si parlava di spreco con il terzo anno lu-nedì 12 marzo, verso sera, argomento tosto... Ovvero, ammettiamolo, in que-sti tempi di austerità parlar male degli sprechi è più facile che sparare sulla Cro-ce Rossa. Il problema vero è discernere cosa è effettivamente spreco e cosa non lo è. Ma io divago. Dicevo, si parlava di spreco e io che amo fare la primadon-na sono arrivato sul posto con un’ora e mezza di ritardo – in realtà preparavo un esame, per carità, mettete via quel cap-pio... Perciò ho sprecato la mia occasione di parlare nel merito, come ho sprecato più tardi un’ottima occasione per star zitto. Forse anche questa potrebbe esse-re una buona occasione per appallotto-lare il mio foglio di Word, ma almeno, per quanto la parola scritta sia inganna-trice essa ha il vantaggio di poter essere ignorata molto più efficacemente della parola parlata. Perciò se vi interessa una mia personale riflessione sull’argomento siete i benvenuti. Altrimenti, conforme allo spirito di basso impatto ecologico, riciclerò una battuta: fuggite, sciocchi!La mia riflessione vorrebbe partire da un famoso libro, scritto nei primi anni del secondo dopoguerra. Il libro, probabil-mente ne avrete sentito parlare, è “1984”. Se ne parla spesso quando si vuol riflette-re su temi come la privacy del cittadino, la manipolazione dell’informazione e in generale il totalitarismo. La dittatura che

compare nel libro ha infatti caratteristi-che come il controllo assoluto sulla vita dei propri cittadini, la distorsione siste-matica della verità storica e perfino della cronaca, ma anche un altro aspetto inte-ressante: la guerra perpetua contro due superpotenze rivali. Una guerra che è più questione di politica interna che estera, e ha un duplice (e tacito) scopo: da una par-te, il clima di paura, il sospetto e la rabbia sono usati per mantenere la popolazione in uno stato di incoscienza, dirigere le sue energie contro l’esterno e renderla più docile ai suoi padroni, dall’altra le continue distruzioni operate da ciascuno dai belligeranti a danno degli altri fanno sì che la produzione industriale conti-nui a ritmo frenetico senza portare alcun vantaggio alla gente, e qui arriviamo al tema dello spreco. In altre parole: senza bisogno di operare contro la forza quasi irresistibile del progresso, lo spreco può essere usato come strumento per annul-larne gli effetti benefici e, in un mondo in cui la forza della macchina potrebbe garantire a tutti una vita decorosa, per-mette di mantenere la popolazione in quello stato di miseria che la abbrutisce, le toglie la facoltà di pensare ad altro che ai propri bisogni materiali e la rende fa-cile da manipolare. Bisogna tenere conto che George Orwell, l’autore, era un uomo di sinistra, per quanto in rapporti non idilliaci con il comunismo; visto che sia-mo fuori sessione, oltre a “1984” vi consi-glio di dare un’occhiata a “Omaggio alla Catalogna”, dello stesso autore: oltre a essere un gran bel libro, fa capire abba-stanza bene come sono maturate molte delle sue idee. Nella cultura della sinistra ai tempi (fine anni ‘40) in cui scriveva

Orwell era forse ancora fresca l’idea, che credo si possa attribuire al buon Feuer-bach, che se gli stomaci avessero smesso di brontolare i cervelli avrebbero potuto pensare più liberamente. Feuerbach, fa-temi aprire una parentesi, è il filosofo cui si attribuiscono la frase “noi siamo quello che mangiamo” (con un senso profondo legato alla cultura e non necessariamente solo alla gastronomia), l’idea che l’uomo non possa essere visto in effetti solo come singolo bensì sempre in relazione con gli altri uomini, e quella che Dio sia creato dall’uomo a sua immagine e somiglian-za. Chiudendo la parentesi, per quanto si possa discutere su opinioni del genere, vi dirò, e chiamo a testimone chi mi conosce bene: io quando ho fame sono, molto più del solito, testardo, irragionevole e inu-tilmente polemico. Il discorso dell’au-tore (nella finzione letteraria il concetto è espresso da un libro “eretico”) è molto più ampio, e si fonda su una articolata idea di lotta di classe. Ora, noi non vivia-mo nell’Oceania di “1984” ma è pur vero che se qualcosa può essere mezzo per un dato fine, deve essere causa per quel de-terminato effetto: voglio dire, anche se non la si vede come parte di una perversa strategia di qualche potere occulto, la cul-tura dello spreco – di risorse, di energie, di tempo, ma anche di noi stessi – può essere per noi fonte di danni e portarci a limitare senza motivo la nostra libertà.Nel corso dell’incontro di cui si parla-va all’inizio qualcuno ha indicato in qualche modo la logica come strada per sottrarsi all’influenza di questa cultu-ra. Il libro che ho citato poco fa arriva a ridimensionare perfino la fiducia nella logica; in effetti, non c’è praticamente

Nadir, marzo 2012

La rivista degli studenti mazziani di Padova

Nadir è una pubblicazione autofinanziata e auto-prodotta del Collegio Universitario “Don Nicola Mazza” / Residenza “G. Tosi”: via dei Savonarola 176, 35137 Padova, Italia; tel. +39 049 8734411, fax +39 049 8719477 / Residenza “I. Scopoli”: via Canal 14, 35137 Padova, Italia; tel. +39 049 8732210, fax +39 049 8732251; sito: http://www.collegiomazza.it

Direzione Alessandro Dal MasoRedazione Giovanni Battocchio, Andrea Corbanese, Maicol Galante, Jerryman Gyamfi, Davide RosiCopertina Giovanni BattocchioGrafica e impaginazione Alessandro Dal MasoStampa Patrizia Norbiato

Chiuso in Redazione il 20 marzo 2012 alle 21.35.

Chi desiderasse unirsi alla Redazione o scrivere un articolo senza impegno non esiti a contattarci all’in-dirizzo [email protected] o allo 049 8734568.

Si ricorda che il Nadir è pubblicato in PDF e scaricabi-le all’indirizzo http://studenti.collegiomazza.it/nadir.

La rivista è composta con i caratteri Lexicon e The-Sans, mentre il logo Nadir è in Akzidenz Grotesk.

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Collegio

Nadir, Mar. 2012 5

nessun aspetto dell’umanità – intesa come natura umana – che in “1984” non sia in definitiva colpito dalla sfiducia. Del resto, pur non avendo ancora dato l’esame di Logica, posso dirvi che un rigorosissimo procedimento logico in una teoria che ammetta anche una sola contraddizione permette di dimostra-re qualsiasi cosa, dall’onniscienza del moscerino della frutta fino al fatto che il Monte Everest è stato costruito l’altro ieri con carta igienica e colla vinilica per difendere la vallata sottostante dal vento freddo che aveva causato un’epidemia di torcicollo 1. Perciò neanche la logica è un antidoto sicuro a tutti i veleni, a meno che voi non siate l’onnisciente mosceri-no della frutta, capaci quindi di valuta-re con certezza se le premesse del vostro ragionamento sono corrette e coerenti.A questo punto io sono molto allegro, potete immaginare, perché mi sembra che l’unica risposta concreta, sensata fi-losoficamente e che non rischia di cadere in posizioni assurde sia un’allargata di braccia e un grosso “mah”. Detto questo, posso arrendermi al fatto di non saper esplorare l’argomento in modo intelli-gente e sistematico e dedicarmi a ciò che preferisco: dire qualche sciocchezza del-le mie – e c’è sempre il rischio che a voi passi almeno uno stimolo interessante.L’avevo detto fin dall’inizio, decidere cosa sia spreco probabilmente è il pro-blema più scottante, eppure è innegabile che se sentiamo qualcosa come spreco un minimo di remora morale, se non pro-prio di rabbia, lo sentiamo. Difatti l’ap-pello al risparmio è una tattica efficace per vari scopi: son passati pochi anni da quando un noto esponente politico ha in-vitato i cittadini a non sprecare il proprio voto dandolo a partiti che avevano poca speranza di vincere le elezioni. Senza che pensiate che io voglia accostare le due cose, un altro esempio un po’ più forte: qualche decennio fa, Stati lungimiranti e attenti allo spreco avevano fra le proprie priorità l’eliminazione fisica dei cittadini che, per l’illuminato giudizio dei loro go-vernanti, non contribuivano al progresso

1 Per gli appassionati di matematica, questo è un semplice risultato che si trova in Metodo Assiomatico: “a e non-a implica b” è una tautologia, e ogni teoria assiomatica dimostra ogni tautologia. Ma se “a e non-a” è verificata, perché la prima proposizione sia vera b deve es-sere vera a sua volta. Dall’arbitrarietà di b segue la tesi.

materiale e spirituale del loro Paese. Bi-sogna stare molto attenti a quali valori si hanno in mente, parlando di un argo-mento simile. Un esempio chiaro di come l’idea di spreco sia opinabile è il classico scambio di battute madre-figlio: “Non puoi lasciare là tutta quella roba, non ti vergogni? Pensa ai bambini in Africa che muoiono di fame!” “Perché la minestra non la dai a loro allora, visto che io non ho fame?”. Posso ammettere che se un bambino rispondesse in questo modo la reazione della madre sarebbe pelargli il sedere a scapaccioni. Eppure non avrebbe anche lui la sua fetta di ragione? Pensan-do a figli un po’ più cresciuti, quello che si paga per mantenere un figlio a studiare all’università, magari in collegio, vesti-rebbe e sfamerebbe parecchia gente, in una zona con un costo della vita più ra-gionevole. Come la mettiamo? Molte cose che appaiono deprecabili si possono con-siderare da altri punti di vista: il consumi-smo è una cosa pericolosa, eppure a tutti è chiaro che è meglio avere più del neces-sario che meno, se si produce più del ne-cessario bisogna pur vendere il frutto del proprio lavoro, e se qualcosa non è stret-tamente necessario o la si butta via o si convince la gente che è utile. Le borse e le banche ci appaiono a volte covi di arrivi-sti e profittatori; lunedì sera se ne è parla-to in termini poco amorevoli, ma c’è poco da stupirsi se le banche fanno il proprio interesse prima di quello della gente. Per-fino nell’antica Grecia la gente faceva fal-limento, mercanti arrivavano ad affonda-re la propria nave pur di frodare banche e assicurazioni. Del resto, la gente si rivol-ge alle banche nel proprio interesse o nel loro? E per quanto piaccia poco pensare ai giochi di prestigio che fa la finanza, essa è nata con lo scopo di permettere a molta gente di investire qualcosa in un’attività senza rischiare di perdere tutti i rispar-mi per un rovescio. Se il tutto prende a volte la forma di una spaventosa bisca è perché si ricerca un profitto, e non sono certo solo i broker ad amare il gioco d’az-zardo. Peraltro se la nostra specie amasse accontentarsi avrebbe potuto continua-re a raccogliere le fragole invece di darsi all’agricoltura, e rispettare la sacralità della vita delle fiere invece che passare da preda a predatrice. Per quanto certa-mente non siamo noi figli dell’Occiden-te i padroni della Terra, siamo sicuri di non essere la classe “di mezzo” che, come

Melissa

La dolcezza del miele è nel tuo nomeE insieme la durezzaDi una punta avvelenata.

Pallida e freddaStatua antica di Dea, di volta in voltaPauroso idolo senza pietàVolto di beatitudine celesteInsondabile nella sua profonditàAl mio occhio profano.

Vergine dall’occhio ceruloIl braccio bianco tuo e il capo biondoRicordano oro e avorioChe con mano d’artistaFoggiò Fidia su quella rocca eternaChe soltanto poterono piegareI Laconi per sempre bellicosiE gli strali di Febo.

Se tu potessi mai cedere a quelliPiù micidiali ancora che saettaIl cieco demone che partorìLa Povertà all’Ingegno!

(Francesco Nuvolo)

suggeriva Orwell, più o meno inconsa-pevolmente deve servirsi per i suoi scopi della miseria di chi sta più in basso?

My Shelter Island

Drunk and weird with curiosity I departed my beloved IslandTo firmly grip this WorldUnknowingly pervaded with pervesity.I was hopped and flung like an elandFrom this to that grasslandBy a consuming hunger for pleasure, The making of the imagined reality:A servitude to hedonism without measure.All to let the then silky young piousFeel the breeze and heat of life’s nimbus.I saw nothing but my hideousAspirations, desires: scourging finnIntruded secretly in my sweet cup of life.Now, hear them day and night strifeAgainst the good and incorruptibleMan left who unwearily wars for a win.Though vain hopes seem inexorableThere exists hope even for a tree:Cut it down and yet it sprouts a leeAnd its own twig will not cease to be;If its root grows old and its stump diesAt the scent of water it will certainly riseAnd produce a bough like a new gland.

Take me, Captain, back to my Shelter Island.

(JAGS)

6 Nadir, Mar. 2012

Collegio

Ammaz(z)ing!!!Ezio Minnicelli, Luca Ferrari, Nicolò Gianesini

Erano le 18.35 del primo Febbraio, quando il general manager Don Mario Manara si presentava ai microfoni dell’affollatissi-ma sala stampa dell’esclusivo hotel Plaza di Padova. Alle pressanti domande della platea in fermento, platea che vedeva pre-senti illustri nomi del peso di Giampiero Galeazzi, Fabio Caressa e Marco Trava-glio, il GM rispondeva estraendo da sotto il tavolo una magnum di champagne e versandosene un bicchiere esclamava: “E’ finito il tempo delle vacche magre, usciti dal deserto, l’obiettivo è uno solo: la Fi-nale!”. La perentoria affermazione creava attimi di disorientamento in sala, ma alla luce della faraonica campagna acquisti autunnale non appariva una mera provo-cazione.

Lo staff tecnico ha assemblato la più for-midabile compagine mazziana dell’ul-timo millennio. Fatto tesoro degli errori dell’anno passato, si è seguita una linea di rinnovamento nei punti chiave, non ba-dando a spese grazie alla liquidità giunta dopo l’entrata nel pacchetto azionario del noto magnate algerino Mohamed Chalal, proprietario della Algerian Farmaceutical Industries Incorporates.Il primo Tassello ad essere inserito è sta-

to l’allenatore. Dopo l’interminabile tele-novela estiva, dalla quale erano trapelati nomi come Giovanni Trapattoni, Dino Zoff e Gandalf il Bianco, la società ha op-tato per colui che lo stesso José Mourinho definisce il più innovativo stratega del-la nuova generazione: Nicola Moulinari conosciuto come Il Giauro di Brescia San Polo. Si tratta di una macchina da compe-tizione che non disdegna affiancare alle tradizionali tecniche di allenamento gli ultimi ritrovati della fisica sperimentale. Per quanto riguarda i giocatori, il pacchet-to portieri è stato completato dalla giovane promessa Michele Fadone che affiancherà il ritrovato Matteo Fallucca di ritorno dal-le terapie riabilitative presso l’Orthopedic Hospital di Salvador di Bahia. La difesa può vantare i pilastri Matteo Su-spensao detto “Sfragara” e Michele San-tarsiero meglio noto come “La freccia di Venosa”, una coppia che rinverdisce i fasti del duo Maldini-Baresi. Sicuramente il punto di forza della squa-dra, il centrocampo non ha nulla da invi-diare a quelli delle più blasonate forma-zioni europee. Diversi sono gli elementi sottratti alle mire del Barcellona: Luca En-rico Ferrari senatore inamovibile che dopo aver seguito un programma di allenamen-to studiato dal personal trainer Vincenzo Morello, si presenta in forma smagliante; Nicolò Gianesini cuore e polmoni diretta-mente dalle distillerie bassanesi; Stefano Ziccardi centrocampista dal gol facile e dal fascino centroamericano; Bramir Hoxjai talento scovato nella prima divisione alba-nese; Gerardo Pugliese conosciuto per la sua flemma in campo e fuori.Infine un attacco dal potenziale atomico, ma dall’affiatamento non ancora perfet-to. E’ un trio dalle caratteristiche com-plementari composto da Ezio Minnicelli capitano ed icona dello sport mazziano, Riccardo Mattia Baldo che deve dimostra-re di valere i milioni spesi l’anno passato, Andrea Martorana ariete appena arrivato che potrebbe garantire minuti di grande fisicità.

All’annuncio dei gironi, il Mazza ha tirato un sospiro di sollievo, evitando i pericolo-si Suca Duca e i sempre poco piacevoli AS Tronzi. Secondo le principali agenzie di

Partenza stellare per la nuova formazione di calcio a 5 mazziana ai Ludi del Bo

scommesse il passaggio del turno è con-siderato una pura formalità, con il Mazza quotato a 1.35 per l’approdo agli ottavi. In-fatti gli avversari del girone sono gli Zero Crediti, il cui nome è tutto un program-ma, i misteriosi Vicolantes e gli anonimi CUAMM.

La prima giornata non ha comportato al-cuna sorpresa con una vittoria schiaccia-sassi per il Mazza cha ha annientato gli Zero Crediti con un sonante 9-4. Nella vittoria hanno brillato particolarmente la sagacia tattica del coach Moulinari e le serpentine ubriacanti di un ispirato Fer-rari. Rimarchevole anche la prova di Mi-chele Santarsiero che ha deliziato il pub-blico con uno splendido goal in velocità che ha fulminato il portiere avversario. Nonostante l’impegno poco probante, è emersa la grande qualità del collettivo che ha rispecchiato i valori preventivati dalla dirigenza. Ora si annuncia una lunga pausa nel calen-dario, causa il gran numero di squadre (34) iscritte quest’anno ai Ludi del Bo. Il Maz-za scenderà di nuovo in campo il 2 Maggio ore 18.30 contro il CUAMM. Approfittan-do della sosta forzata, i giocatori si stanno preparando al meglio per presentarsi in condizioni fisiche e mentali perfette per i successivi decisivi incontri.

In ultimo una nota di folklore. A termine della prima gara, i giocatori del Mazza circondati da una folla di ammiratrici, si sono gentilmente concessi per autografi e fotografie ritardando di una mezz’ora la partenza dell’autobus per la sede socie-taria. Alla ripartenza del mezzo, un mai domo Ziccardi salutava le ultime scatena-te fans lanciando baci e i calzettoni appena usati in partita.Inoltre il capitano Minnicelli non ha le-sinato i complimenti alla tifoseria, chie-dendo un impegno continuo e se possibile ancora maggiore nel proseguo del torneo.Adesso il polso della squadra è in mano allo stratega Moulinari che conscio dei rischi che comporta un calo di tensione, mentre i giocatori festeggiavano con i ti-fosi, citando il Trap ha dichiarato ai mi-crofoni di Sky: “Never say cat, if you don’t have in the sac”.

7,24Luca E. Ferrari

7,01Ezio Minnicelli

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La Festa delleFamiglie 2012

Diciotto...lettere per una tradizione del collegio: la coincidenza ha voluto che ac-cadesse il 18 marzo!! Visita alle residenze, santa Messa, premiazione dei laureati, pranzo, intrattenimento, pausa, concer-to d’organo: questo è stato il programma della giornata, programma abituale della tradizione più amata dai nostri mamme e papà...la Festa delle Famiglie! Diversa-mente, gli allievi possono essere classificati secondo dei prototipi:-il fuggitivo: fin dall’inizio dell’anno acca-demico nella sua mente un piano di evasio-ne è stato programmato con cura; a Bolo-gna, a Roma o a casa, il 18 marzo avrebbe avuto un impegno irrevocabile!!!-il tutto-fare: organizza, scompare e com-pare a sprazzi; il suo nome è dappertutto, tutti lo cercano ma lui non si vede... con di-plomazia gestisce le proprie attività, ne ag-giunge una e ne incastra un’altra... e anche per questa giornata un impegno di troppo ha impedito la sua presenza!!!-l’in-castrato: se anche avesse voluto, non

poteva dire di no; la mamma, il direttore, l’amico, il vecchio e la coscienza l’hanno convinto a dire....sì!-l’iperattivo: non è richiesta la sua presen-za, non viene cercato, nè invitato ad orga-nizzare, ma lui c’è sempre: un impegno è un impegno, quello che non lo è, lo diven-ta!!!Sicuramente le matricole “devono” parte-cipare: contro voglia o accondiscendenti, la famiglia è caldamente invitata e, anzi, desidera ardentemente conoscere la vita in collegio...e il bravo mazziano non può deluderla! Anche quest’anno il gruppo SMDM si è organizzato peculiarmente per l’intrattenimento: musica, foto, filmato e animazione hanno egregiamente corona-to i desideri di ogni genitore! Il coro ha fat-to la tradizionale cornice: pranzo veloce, prova e una cantata per digerire...(i coristi sono un esempio per il prototipo dell’inca-strato!).Sicuramente il collegio “non è un luogo co-mune”: via libera ai rinfreschi, ai fiori e alle

strette di mano; il pranzo-buffet, snobbato da alcuni e apprezzato dagli altri, ha otti-mizzato i tempi ed è stata la novità dell’an-no: la possibilità di non fare la fila ai tavoli ha segnato la svolta decisiva per evitare le code immense dopo la messa... quanta gente già dalla benedizione si preparava al segno di croce come ad un “Pronti-Via” per la corsa al cibo? e quei poveri laureati sem-pre in fondo alla fila... Quest’anno hanno pranzato con tutti gli altri; anche Don Cor-rado Ginami che, dopo aver celebrato la messa, li ha premiati uno ad uno!!Sicuramente gli allievi sono ospitali: come tutte le formalità, invitare qualcuno ri-chiede sempre sorrisi ed elasticità; la si può chiamare convenienza, se si vuole essere difficili e critici, la si può chiamare timi-dezza e poca confidenza, se si vuole essere propositivi.Sicuramente questa nostra tradizione può dirsi riuscita: come ogni anno, qualcuno si è sentito obbligato a partecipare, qualcuno a fuggire, qualcuno, nell’indecisione, ad aggregarsi con i primi o con i secondi; le matricole hanno fatto del loro meglio, e si è visto!Di mio aggiungerei un ultimo prototipo che non rientra nelle precedenti descrizio-ni:-il tampone: una via di mezzo tra l’inca-strato e l’iperattivo; grazie a tutti quelli che hanno sostituito gli assenti e si sono impegnati anche per loro!!!

Mirjam Vego

L’angolo smussato di comodino1

Riccardo Baldo

Un po’ di storia: questo spazio nasce da un’ esigenza di bla bla bla... insomma, l’ultimo Nadir era noioso come un inter-vento di Pepe. Quindi vogliamo rispolve-rare il vecchio e giojjjjjjjjoso Nadir.

Per cominciare un po’ di rebus (i primi 2 sono immediati, gli altri pure):

(9,7)

8 Nadir, Mar. 2012

Collegio

Linz (impressioni di uno studente italiano in Erasmus)Stefano Giacomon

Ciao ragazzi.Qualche giorno fa mi ha raggiunto una mail di don Mario a chiedermi di scrivere qualcosa circa l’esperienza che sto vivendo in Austria.A dir la verità sto tenendo un vero e pro-prio diario giornaliero e al momento in cui scrivo conta oltre una trentina di pagine.Inviarle tutte era impensabile e un rias-sunto forse non avrebbe reso giustizia al taglio del lavoro.Così ho pensato di estrarre qualche gior-nata.Buona lettura e un saluto a tutti dall’Alta Austria.

Domenica 12 febbraioQuesto è il mio terzo giorno e devo dire che ho fatto presto ad ambientarmi.Il viaggio è andato bene. Treni puliti e puntuali, inutile dirlo. Fino a Innsbruck ho condiviso lo scompartimento con una ragazza di Milano, Lucia, e poi fino a Linz ho chiacchierato con Gunter, un ragazzo tirolese.Margarita e Sarah, le mie tutor, sono ve-nute a prendermi in stazione e mi hanno accompagnato al Julius Raab Heim, l’al-loggio in cui risiedo. In definitiva abito qui, in camera singola con bagno.

La cucina è condivisa, ma ognuno ha il proprio spazio ben definito e (al momen-to) rispettato. C’è pure la raccolta differen-ziata. Cosa voglio di più? =)Stranamente in reception non parlano l’inglese e quindi ho dovuto subito ade-guarmi con la lingua. In camera poi ho la TV via cavo. Che strano guardare CSI dop-piato (male) in tedesco. La residenza è davvero molto bella. Lo standard qualitativo è piuttosto alto. C’è pure la piscina, che per noi residenti (a proposito, siamo in 1310 suddivisi in 13 piani da circa 100 persone ciascuno!!!) è gratuita. Poco fa ho fatto la mia prima nuotata. Lo Julius Raab Heim è anche un hotel, e agli ospiti di studenti residenti vengono praticati prezzi di favore. [Per cui se volete venire a stare qualche giorno… kein Pro-blem (nessun problema)].

Lunedì 13 febbraioIn mattinata noi ragazzi erasmus siamo stati convocati in aula magna per il “ben-venuto ufficiale” e per una prima cono-scenza. Siamo in circa 200, molte più ra-gazze che ragazzi, provenienti da ogni angolo del pianeta. Ciascuno di noi si è presentato agli altri in inglese. Sembrava

di essere in una di quelle assemblee inter-nazionali che spesso vengono trasmesse in TV. È costruttivo il confronto con altre cultu-re, che fa capire quanto siamo simili ma anche diversi, che fa capire soprattutto quanto sia ingenuo e anacronistico fer-marsi ad ammirare solo il proprio orticel-lo.Il tempo è variabile: la neve si alterna alla pioggia e la pioggia si alterna al sole. Le uniche costanti sono il vento e la tempe-ratura, sempre troppo fredda per i miei gusti.

Martedì 21 febbraioOggi abbiamo visitato il cuore cittadino. Data l’alta affluenza siamo stati divisi in due gruppi, ciascuno seguito da una guida turistica locale che fortunatamente parla-va inglese. Dopo una breve contemplazio-ne del panorama da una collina (il tempo ci ha aiutato molto da questo punto di vista), abbiamo visitato una piccola chie-sa antica, il municipio, l’Ars Electronica Center (museo interattivo di elettronica) e il Lentos Kunstmuseum (museo d’arte moderna e contemporanea). Proseguendo verso il centro ci siamo imbattuti in una parata di carnevale e non ci siamo fatti mancare qualche foto. Il motto cittadino è “Linz verändert”, che significa “Linz cambia”. Infatti Linz è con-siderata da sempre la Milano dell’Austria. Vienna sta all’arte barocca come Linz sta alle aziende, per intenderci. Tuttavia da una quindicina d’anni a questa parte sta abbracciando sempre di più l’arte e l’ar-chitettura contemporanea, tanto da di-ventare “Capitale Europea della Cultura” nel 2009. Certo è che non acquisterà mai il fascino e lo sfarzo di Vienna.La città conta oltre 190.000 abitanti, men-tre l’università accoglie circa 18.000 stu-denti.

Lunedì 27 febbraioIn serata l’università ha organizzato un vero e proprio ricevimento in nostro ono-re, con tanto di buffet e foto di rito tra le autorità locali e noi ragazzi erasmus sud-divisi per nazionalità (gli italiani sono solo tre: il sottoscritto, Matteo da Vicenza e Fe-derica da Novara).Siamo stati accolti nell’aula magna, che per l’occasione era addobbata a festa.Tutto gravitava attorno al tema della cul-tura locale, con musiche e danze a corredo; persino il personale universitario indossa-va vestiti tipici austriaci!Sono seguiti alcuni interventi di profes-sori ed esponenti politici dell’Alta Austria sull’importanza di questa esperienza di studio internazionale e sul privilegio che Alcuni ragazzi del gruppo Erasmus

Nadir, Mar. 2012 9

abbiamo nel poterne godere. Ci hanno ricordato di farne tesoro e di viverla appie-no, per il nostro futuro umano e professio-nale. Interventi retorici, se volete, ma che è stato comunque interessante ascoltare.È stato bello sentirsi parte di una grande comunità globale. Persone diverse prove-nienti da tutto il mondo che si ritrovano a vivere insieme un pezzetto di vita.

Lunedì 5 marzoOggi ho iniziato a recarmi nel dipartimen-to di “Human Resource and Change Ma-nagement”, dove farò la tesi.Ci lavora una decina di persone, tra dot-torandi, ricercatori, il direttore e una se-gretaria. Il mio relatore (nonché direttore del dipartimento) non l’ho ancora incon-trato. Per ora interagisco soprattutto con Christian, un dottorando che però abita a Vienna e viene a Linz solo due volte a set-timana.Nonostante ci fossimo accordati di parla-re in inglese mentre lavoriamo, di fatto la stragrande maggioranza delle volte usia-mo il tedesco. Idem con i restanti colleghi e con la segretaria. Ovviamente spesso sbaglio, chiedo di ripetere o parlo un po’ sgrammaticato, ma perlomeno mi butto.L’edificio non è molto grande; il diparti-mento si sviluppa su un solo piano, il se-condo precisamente. Ciononostante mi piace, perché ricrea un ambiente familia-re.Ho il mio ufficio, o perlomeno mi piace pensarlo. In realtà è una saletta riunioni con un paio di postazioni di lavoro, ma essendo quasi sempre vuota la considero tale.C’è pure una cucina dove possiamo farci

da mangiare (anche se spesso siamo pigri e preferiamo andare nella mensa univer-sitaria vicina), un’indispensabile mac-chinetta del caffè puntualmente oggetto delle nostre attenzioni, un cesto di frutta in bella vista su un tavolino affusolato al centro del corridoio e… tante birre! Il per-ché delle birre è presto detto: stasera or-ganizzano una “festa” di presentazione della facoltà ai nuovi studenti del corso di “General Management” e si prevedono oltre 100 giovani austriaci assetati di que-sta apprezzata bevanda moderatamente alcolica.Io invece non ci andrò. Sono invitato assie-me agli altri ragazzi erasmus a mangiare cibo austriaco. L’università infatti ha pre-visto per questo semestre una serie di “in-contri culinari”. Mette a disposizione un budget di 80 euro ai ragazzi rappresentan-ti specifiche zone geografiche con il quale preparare del cibo tipico da fare assaggiare agli altri studenti. Questa sera tocca a chi gioca in casa e quindi vada per l’Österrei-cher Stammtisch! Staremo a vedere. Mi immagino già crauti, würstel, pane nero e birra.Per quanto riguarda il bollettino meteo-rologico la primavera è ancora intenta a bussare alla porta, ma pare le dicano che non è ancora gradita. Oggi pomeriggio ha nevicato di nuovo. Uff! Odio il freddo.

Mercoledì 7 marzo Ho iniziato il corso di tedesco (livello B1, con certificazione riconosciuta al termine), che mi accompagnerà sino a giugno per sette ore a settimana. In realtà in sei mesi potrei arrivare anche a un B2, ma non vor-rei fare il passo più lungo della gamba. Più

verosimilmente arriverò a poco più di un B1 certificato e mi piacerebbe pure iniziare a studiare lo spagnolo dopo Pasqua. La clas-se è numerosa, conta oltre trenta studenti. La professoressa sembra brava e disponibile. A quanto pare sarà un corso “dinamico”. In-somma, la prima impressione è stata buona.Oggi la temperatura è decisamente più mite, tant’è che mi sono azzardato a di-menticare in camera i guanti e il berretto. La sciarpa ancora no, ma spero verrà presto il tempo per lasciare anche quella.

Erasmus

Dialetti diversi di una stessa lingua dalle differenti sfumature.Pensieri e speranze comuni.

Esprimersi con un’altra parolaper aprire gli occhi un po’ di più.

La mancanza di punti di riferimentocostringe a ridisegnare un equilibrio.

Spingere l’orizzonte dello sguardosu una frontiera più lontana.Per apprezzare ciò che si ha e ciò che si è;per mettere in discussione ciò che si ha e ciò che si è.

Vedere il diverso come una risorsa preziosa;vedere il diverso come uguale.

Sentirsi parte di una grande famiglia;figli di un padre comune sparsi per il pianeta,che si ritrovano a percorrere insieme un pezzetto di vita.

Ognuno condivide con gli altri un piccolo tassellodi un puzzle grande quanto il mondo.In questo mosaicociascuno è unicoe allo stesso tempo indispensabile.

Sentirsi un po’ a casa;sentirsi un po’ nomade.Ospite gradito;a volte forse un po’ meno.

Viaggio alla riscoperta di sé;con la consapevolezza di fare ritornopiù ricchi di quando si è partiti.

(Stefano Giacomon)

Linz, Alta Austria

10 Nadir, Mar. 2012

Politica

I primi cento giorni del Governo MontiAlessandro Dal Maso

I PROVVEDIMENTIDEL GOVERNOIl nuovo governo di Mario Monti è arrivato ai cento giorni dalla nomina (16 novembre 2011) e, secondo la tradizione del predeces-sore, pubblica un documento che elenca i provvedimenti approvati e in corso di approvazione (http://www.governo.it/Gover-noInforma/Appoggio/RAPPORTO%20100%20GIORNI.pdf).L’azione si articola in tre direttrici: il rigore (decreto “Salva Italia”, 4/12/2011), la crescita (decreto “Cresci Italia” 20/1/2012), l’equità (liberalizzazioni, approvate con la fidu-cia il 1/3/2012; semplificazioni: decreto del 10/2/2012) (http://www.governo.it/GovernoIn-forma/Dossier/).

Il decreto “Salva Italia”La correzione lorda conseguita con le mi-sure del decreto “Salva Italia” è di più di 30 miliardi di Euro e punta al pareggio di bi-lancio già nel 2013, come da richieste euro-pee. I principali interventi sono i seguenti:• Pensioni: estensione del metodo contribu-tivo per il calcolo della pensione a tutti i la-voratori, con conseguente allunga-mento dell’attesa per raggiungere i requisiti.• Fisco: reintroduzione dell’imposta sulla prima casa esclusa dal Governo Berlusconi.• Beni di lusso: tassazione di auto di grossa cilindrata, imbarcazioni da diporto, aero-mobili privati.• Carburanti: ritocco delle accise (il Governo, nel documento, esplicitamente ritiene che “il peso del carico fiscale rispetto al prezzo di vendita dei carburanti stessi si sia note-volmente ridotto negli anni”, p. 3)• Incremento del 2% delle aliquote IVA del 21% e 10% dal 1/10/2012 e di un ulteriore 0,5% dal 2014)• Contenimento della spesa pubblica: riduzio-ne della metà del numero dei componenti di autorità, agenzie, consorzi, enti statali; fissazione di un tetto alle retribuzioni dei manager della Pubblica Amministrazione (ancora da approvare).

• Le prime misure pro-crescita: sostegno alle im-prese (deduzione dall’IRAP dell’imponibi-le per le spese per il personale; ri-duzione delle imposte sugli utili; fondo di garanzia per le PMI; rinnovata la detrazione di im-posta per gli interventi di ri-sparmio ener-getico)• Provvedimenti anti-evasione (regime pre-miale per i soggetti che comunicano te-lematicamente al fisco tutti i dati relativi alle prestazioni effettuate e ricevute nell’u-tilizzo di un unico conto corrente e meno verifiche per i soggetti in linea con gli studi di settore; tetto di 1000 euro per l’uso del contante; obbligo per banche ed operatori finanziari di inviare le movi-mentazioni effettuate da tutti i propri clienti; istituzio-ne del reato di falsa dichiarazione al fisco) e rafforzamento dei controlli della Guardia di Fi-nanza (Cortina, Roma, Milano, Napoli, San Remo, Viareggio, Abano Terme, Portofino, Courmayeur).

Il decreto “Cresci Italia”Il potenziamento della concorrenza e delle infrastrutture deve venir facilitato:• Riduzione degli oneri amministrativi del-le imprese; potenziamento dei Tribunali per le imprese garantendo la specializza-zione dei giudici e aggredendo l’arretrato.• Costituzione della “società semplificata a responsabilità limitata” che permette ai giovani sotto i 35 anni l’apertura di una so-cietà con capitale minimo di un euro.• Monitoraggio dell’attuazione delle segna-lazioni dell’Antitrust• Facilitazione e nuove garanzie per la finanza di progetto, infrastrutture (fis-sazione di una tariffa massima dei pe-daggi autostradali e del servizio taxi) ed edilizia (aliquota ridotta dell’IMU per tre anni sull’invenduto; sterilizzazione dell’I-va per agevolare l’edilizia sociale)• Forme premiali per le amministrazioni che si orientano verso la messa a gara dei servizi; assegnazione tramite gara per il servizio di trasporto ferroviario regionale alla scadenza dei contratti in essere

LiberalizzazioniLo stimolo alla concorrenza va a diretta tu-tela dei consumatori• Servizi professionali: abolizione delle tariffe regolamentate; preventivo scritto obbliga-torio (obbligo rimosso in fase di ap-prova-

zione) e compenso pattuito per iscritto al momento del conferimento dell’incarico; lo studente può svolgere il tiro-cinio o la pratica nell’ultimo biennio di studi e que-sto tirocinio per il diploma di laurea è equi-parato a quello previsto per l’iscrizione agli albi professionali. Assegnazione di nuovi posti di notaio.• Apertura di 5000 nuove farmacie• Energia: separazione tra operatori del servizio e proprietari delle infrastrutture (maggiori investimenti, minori prezzi)• Carburanti: i gestori dei distributori posso-no fornirsi da qualsiasi produttore; cartel-lonistica con prezzi separati per cia-scun prodotto per la modalità “servito” e “non servito”.Non citate nel documento, il ripristino dell’ICI/IMU per gli immobili destinati ad uso esclusivamente commerciale.

Semplificazioni(“Semplifica Italia”)• Provvedimenti per la cittadinanza: meno pra-tiche per persone con disabilità, cambi di residenza in tempo reale, scadenza di tutti i documenti di riconoscimento al complean-no, domande esclusivamente telematiche per la partecipazione a con-corsi; reintro-duzione della “social card”• Imprese: soppressione dell’obbligo di chiusura nei giorni festivi; semplificazioni nell’avvio e nella gestione delle attività• Altre norme per quanto riguarda appalti pubblici, agricoltura (erogazione di aiuti, vendita diretta dal produttore), ricerca, ambiente, e beni culturali.

VALUTAZIONE DEI PROVVEDIMENTISe si valutano le norme approvate in senso quantitativo, ovvero secondo il peso che hanno nel bilancio, molto più importanti sono i provvedimenti a favore delle impre-se che rispetto al cittadino (tutti “a costo zero”); le proteste, infatti, si sprecano.Oltretutto, molti provvedimenti elencati nel documento dei “cento giorni” (soprat-tutto per quanto riguarda l’entità delle liberazioni) non sono stati approvati nei termini indicati (poiché hanno subito mo-difiche dall’iter parlamentare): i margini di intervento potrebbero essere ben più ampi. Ad esempio, è decaduto l’obbligo di preventivo scritto da parte dei professioni-

All’iniziale iniezione di fiducia sono seguite misure poco popolari: è ancora luna di miele tra il nuovo Esecutivo e gli italiani?

Nadir, Mar. 2012 11

sti, come pure la possibilità di vendita dei farmaci di fascia C presso le parafarmacie.Non riportato sopra è il provvedimento che prevede che le tesorerie degli enti locali versino il 50% della propria disponibilità ad una tesoreria centrale. Questa misura, oltre ad avere destato proteste tra gli am-ministratori di tutte le frange politiche, ap-pare minare l’autonomia degli enti locali, e potrebbe, problema assai più rilevante, riverberarsi in maniera importante nella pressione fiscale applicata da questi ultimi.In arrivo è anche la riforma del mercato del lavoro, secondo le idee di Pietro Ichino (PD): si propone che le nuove assunzioni (i contratti in essere non verranno modifica-ti) siano tutte a tempo indeterminato, ma che sia anche possibile il licenziamento individuale per motivi economici, tecnici o organizzativi, senza, dunque, il reintegro nel posto del lavoro ma con un’indennità economica di tre anni a carico in buona par-te dell’impresa, cosa che provoca l’ostilità di Confindustria, pari al 90% dell’ultima retribuzione per il primo anno, e poi all’80 e al 70% (modifica dell’Articolo 18 dello Sta-tuto dei Lavoratori, cui la CGIL guidata da Susanna Camusso sembra finora opporsi).Ancora una volta, è difficile valutare le mi-sure, poiché non sono ancora chiare; è da evidenziare, comunque, la volontà del Go-verno di chiudere la trattativa entro marzo,

con o senza l’appoggio delle parti sociali e della Confindustria: un bene per evitare la paralisi, forse un male per la poca riflessio-ne delle eventuali conseguenze sui lavora-tori.

IL RUOLO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICANegli ultimi tempi, la figura di Napolitano è sempre più centrale nello svolgersi della vita parlamentare; dapprima con la no-mina di Monti a senatore a vita, poi con la spinta alla costituzione del nuovo Gover-no; ancora, nella scena sociale, nella pro-mozione delle riforme, e nel ricordare le direttive europee; da ultimo, con l’ammo-nizione rivolta al Parlamento per i troppi emendamenti nell’iter di approvazione dei decreti sopra descritti. Se sotto il Governo Berlusconi, il Presidente della Repubblica si faceva notare per i numerosi silenzi, ora il suo ruolo appare addirittura al limite dei dettami della Costituzione.

IL RUOLO DEI PARTITILa maggioranza (Casini e UDC in primis non muovono mai critiche) sostiene il go-verno e reputa utile far applicare le rifor-me ad un governo tecnico (nonostante il PD sostenga che sia possibile fare meglio) di modo da non perdere consenso elet-torale; quest’ultimo tuttavia, secondo i

sondaggi, si sta dirigendo verso le oppo-sizioni (IDV, SEL, Lega Nord, Movimento Cinque Stelle) e cresce in maniera drastica la volontà di astenersi (La crisi dei parti-ti: indagine dell’Istituto DEMOPOLIS per La 7, 13/3/2012, http://www.sondaggipo-liticoelettorali.it/asp/visualizza_sondaggio.asp?idsondaggio=5274).

IL RUOLO DEI MEDIA: BENEVOLENZALa stampa maggiore generalmente non critica i provvedimenti dell’Esecutivo; la stampa filoberlusconiana dapprima si op-pone a Monti, poi si riavvicina, viste anche le mosse del Presidente del PDL. Le prime due reti Rai perpetuano la benevolenza alla maggio-ranza, o meglio continuano a di-sinteressarsi dei fatti politici, la terza invece promuove servizi scomodi, come pure La 7 (la questione della benevolenza dei media è stata infatti mossa da Enrico Mentana).

CONCLUSIONISecondo l’Istat la disoccupazione giovanile è al 31%, la Commissione Europea prevede la recessione. L’auspicio è che le prossime misure, solidificate dalle entrate derivate dalla maggiore pressione fiscale e dalla lot-ta all’evasione, sostengano soprattutto la domanda di modo da aiutare l’economia reale.

Tangentopoli,vent’anni dopoDemofilo

Semplice riflessione critica su un’inchiesta e su una democrazia

Il 17 febbraio 1992 il direttore del Pio Al-bergo Trivulzio, celebre casa di riposo di Milano, dott. Mario Chiesa veniva arresta-to dopo aver intascato una tangente di 7 milioni da parte di un’impresa di pulizie per avallare l’appalto dei lavori. A guida-re l’inchiesta che coinvolgeva uno dei più importanti esponenti del Partito Socialista ambrosiano era il pubblico ministero dott. Antonio Di Pietro, futuro leader di un pool di magistrati protagonisti della drammati-ca stagione di Tangentopoli. Un dramma-tico biennio, 1992-1993, dove le tintinnan-ti manette arrivarono nelle sedi di tutti i partiti politici italiani: la Dc, il Psi, il Psdi,

il Pri, il Pli ma anche il Pci-Pds e la Lega Nord. L’intero arco costituzionale e nuove formazioni quindi intrallazzavano legami nascosti con l’imprenditoria che finanziava le pachidermiche strutture interne partiti-che e le conseguenti campagne elettorali. Un’intera classe dirigente veniva cancellata dal giudizio della magistratura, ma anche da un sistema politico bloccato incapace di garantire una stabilità di governo e una po-litica di riforme. A distanza di vent’anni da Tangentopoli si tracciare un ragionevole bilancio critico su quanto accaduto. In primo luogo la corru-zione era presente prima del 1992 e tutt’o-ra rappresenta una delle principali piaghe nella pubblica amministrazione. Autore-voli commentatori hanno affermato come il lavoro del pool di Mani Pulite avesse in-taccato solo una minima parte rispetto al sistema generale di tangenti tra politica e imprenditoria, un do ut des presente dalla

nascita della Repubblica. In secondo luogo un’intera classe dirigente veniva bocciata senza appello, anche per motivi non diret-tamente iscrivibili all’inchiesta nata dalla procura di Milano. Il risultato è stata un sostanziale impoverimento del livello ge-nerale del gruppo politico nazionale, nella maggior parte dei casi riciclato in nuove formazioni e nuovi movimenti: uomini e donne che prima del 1992 erano in quinta o sesta fila si ritrovavano nella stanza dei bottoni. L’Italia ha una storia indubbiamente dif-ficile da interpretare nella maggior parte dei casi. Ha raggiunto l’unità nazionale in ritardo rispetto agli altri paesi europei, ha visto la nascita di una reale democrazia par-tecipativa a suffragio universale da sessan-tasei anni, ha conosciuto la permanenza di un blocco di governo al potere visto il siste-ma democratico bloccato fino ai primi anni ’90 del secolo scorso. Ma la fine di un actien regime non è stata corrisposta ad un nuo-vo sistema politico nazionale, rinnovato e rinnovabile. Molti oggi si domandano se stiamo attraversando una stagione simile al biennio 1992-1993: certo la storia in molti casi si ripete ma l’unica speranza risulta che ai buoni intenti di cambiamento nasca una nuova e matura istituzione repubblicana democratica.

12 Nadir, Mar. 2012

Politica

TAV: uno stipendioal centimetroMaicol Galante

Come può un’opera inutile costare, per centimetro, quanto il salario mensile di un operaio?

NO TAV. Una parola che, ormai, è entra-ta nel linguaggio comune. Il suo utilizzo però è spesso legato ad un errore di fondo. Sì, perché tale parola indica un movimen-to, non la causa per la quale il suddetto movimento è nato, cresciuto e contro la quale oggi sta combattendo. Inizialmente è necessario chiedersi, infatti, cos’è la TAV. Per i lettori abituali di quotidiani o riviste (ma anche per quelli saltuari) è una parola che non desta parecchi dubbi o perplessi-tà: TAV è l’acronimo di Treno ad Alta Ve-locità, ovvero un convoglio passeggeri che è pensato e realizzato per collegare tra di loro le principali città di uno stato e che è in grado di raggiungere alte velocità (in media 200 km/h). Fin qui nulla di strano. È un’opera alta-mente tecnologica pensata per realizzare ed offrire un servizio utile al cittadino e alla società. La rete della TAV nel vecchio continente è infatti una fitta ragnatela che

si estende dal Portogallo alla Russia e dalla Norvegia fino alla Sicilia; segno che si trat-ta di un’opera apprezzata da tutti gli stati dell’Europa e non. Ma allora perché è sor-to un movimento NO TAV? Per capirne le ragioni bisogna restringere il cerchio. Bi-sogna infatti concentrare l’attenzione su una particolare tratta della rete ferroviaria trans-europea: la linea Torino – Lione. La Torino – Lione è “nuova linea ferroviaria internazionale che a regime collegherebbe le città di Torino a Lione e che affiancherebbe le storiche linee Lione–Culoz, Culoz–Modane e Modane–Torino[...]. Si tratta di un progetto elaborato a inizio anni novanta, che nel corso del tempo ha subito molte trasformazioni. Uno dei punti del progetto rimasti immutati nel corso degli anni è la realizzazione di una nuova galleria di base di 57 km a doppia canna, ovvero con due tunnel a binario semplice, fra la valle di Susa, in Italia, e la val Moriana, in Francia”1 .È proprio attor-no alla realizzazione di questa tratta che, negli ultimi anni, e in particolar modo negli ultimi mesi, si sono verificati duri scontri tra i valsusini (gli abitanti della Val di Susa, NdR) e lo stato italiano. Scon-tri che, inizialmente, si riducevano a for-me di protesta pacifica quali occupazioni,

1 Tratto dalla voce “Progetto di fer-rovia Torino-Lione” su Wikipedia.it

convegni e cortei,ma che sono andati via via intensificandosi fino a raggiungere il culmine nell’estate del 2011. In quei mesi gli attivisti NO TAV forma-rono un presidio permanente a Chio-monte, per bloccare l’inizio dei lavori fino al 30 giugno e impedire così all’Italia di raggiungere i requisiti necessari per ot-tenere i finanziamenti europei per la rea-lizzazione del tunnel geognostico (tunnel necessario per sondare il terreno dello sca-vo per la realizzazione del Tunnel di base, NdR). Lo stato italiano invia allora circa 2500 rappresentanti delle forze dell’or-dine per sgomberare il presidio e conse-gnare l’area alla società addetta ai lavori2. Il risultato è una guerriglia urbana (da ambo le parti) con molti feriti e, fortuna-tamente, nessun morto.

In quei giorni i media riprendono e rilan-ciano gli ideali del movimento NO TAV, i quali,grazie anche al supporto di internet, danno il via ad un processo di sensibiliz-zazione su scala nazionale. Nascono allora tanti “piccoli” movimenti di protesta con-tro la grande opera, disseminati per tutta l’Italia. È quasi come se la nazione intera (o parte di essa) volesse far sapere ai valsu-sini che, in quella battaglia, non sarebbero rimasti mai soli. E sarà proprio questo ciò che avverrà e sta tutt’oggi avvenendo. Lo scopo di questo articolo, però, non vuole essere quello di creare un resocon-to temporale del movimento, bensì vuole esplicare quali sono i motivi di quel NO alla TAV: quei dati tecnici, economici ed ambientali sconosciuti alla gran parte del-le persone 3. Partiamo dai primi.

DATI TECNICIIl principale NO alla TAV dell’omonimo movimento è quello più immediato, ma al contempo veritiero, che potrebbe ve-nire in mente a chiunque: la TAV non serve. La attuale linea internazionale tra Torino e Modane è utilizzata al 30% della sua reale capacità ed anche l’autostrada è utilizzata per meno del 50%. Le previsio-ni di traffico sono anch’esse di gran lunga sotto le aspettative. Secondo LTF (Lyon

2 Tratto dalla voce “No TAV” su Wi-kipedia.it3 Dati diffusi da Ambientevalsusa.itBlocchi stradali contro la TAV lungo l’A32

Nadir, Mar. 2012 13

TurinFerroviaire, NdR) la linea futura troverebbe una stabilità dibilancio con 40 milioni di tonnellate di merci all’anno trasportate. Attualmente ne vengono tra-sferite solo 4,8 milioni. Anche trasferendo tutto il traffico merci autostradale sulla ferrovia attuale si arriverebbe ad un uti-lizzo della stessa di circa il 50% della sua capacità.Coloro i quali stanno pensando che ci sarà il boom di trasporto di passeggieri e mer-ci nei prossimi anni si stanno sbagliando. I dati non mentono: il 95% dei pendolari ferroviari sul territorio nazionale utilizza i treni su percorsi brevi non ad alta velo-cità e che la quantità di merci trasportate annualmente è in diminuzione genera-le. In particolare la concorrenza traferro e gomma vede la seconda prevalere netta-mente.Non è possibile inoltre ignorare l’atten-zione morbosa della criminalità orga-nizzata sulle grandi opere. Il costruttore privato attinge risorse pubbliche senza dover rendere conto dei costi, anzi avendo tutto l’interesse di far si che i costi aumen-tino in corso d’opera. Insieme alla scarsa possibilità di controllo della spesa, questa situazione è l’humus ideale per le mafie.

DATI ECONOMICIMauro Moretti, amministratore delegato

di Trenitalia ha dichiarato che il costo a preventivo della linea è di 120 milioni al km (1200 euro al centimetro!), 3-4 volte in più rispetto ai costi medi francesi. Inoltre i costi a preventivo aumentano in genere di 2-3 volte a fine lavori (ricondiamoci il pas-sato delle grandi opere in Italia!). L’Italia ha anche sottoscritto un accordo economi-co per cui la parte internazionale sarebbe a carico del nostro paese per il 65%. Il fi-nanziamento della UE, ipotizzato pari al 40% nelle cifre diffuse dai media, deve essere ancora definito nel suo importo. Il 40% costituisce infatti la quota teorica massima di contributo, ma il 10 febbraio 2012 la deputata europea Eva Lichtenber-ger, appartenente alla Commissione Tra-sporti del Parlamento Europeo, ha dichia-rato che esso non è sicuro.

DATI AMBIENTALIIl rapporto COWI (ConsultancywithinEn-gineering, Environmental Science and Economics, NdR) commissionato da UE e LTF denuncia la perdita sicura di acqua nel caso di realizzazione di gallerie nel massiccio Ambin (attraversato dal tunnel di base). Questa perdita sarebbe pari al fabbisogno di 1 milione di persone ogni anno. I progetti Alpetunnel chiariscono, inoltre, che all’interno della galleria ci sarebbero

50 gradi. Bisognerebbe lavorare in quelle condizioni con presenza Grisou, Radon, uranio, almeno 17 faglie con rocce in mo-vimento, grandi quantità d’acqua in forte pressione. Nessuno ha oggi la certezza che la galleria lunga di 57 km sotto alle Alpi sia realmente fattibile.

TEMPISTICAEd infine il fattore tempo. Per realizzare tale linea ci vorrebbero almeno 20 anni di cantieri. Durante questi anni i costi au-menterebbero, l’opposizione crescerebbe e tutto il traffico ferroviario dovrebbe es-sere trasferito per lunghi periodi sull’au-tostrada, poiché la costruzione della nuo-va linea coinvolgerebbe anche la vecchia bloccandola di fatto.

Concludendo: dove sta l’intelligenza e la razionalità nello scegliere di finanziare con 20 miliardi di denaro pubblico (soldi sottratti a settori che sicuramente neces-sitano di più, quali istruzione e sanità su tutti) un’opera inutile dal punto di vista logistico e che, forse, sarà ultimata tra 20 anni?

L’angolo smussato di comodino2

Riccardo Baldo

Concorso “La Matricola d’Oro”Ora passiamo alla prima edizione del concorso LA MATRICOLA D’ORO, dove verrà eletto il miglior (si fa per dire) inne-sto del collegio:

MATRICOLA A: durante il concorso ha chiesto ad un vecchio se il signore col colletto bianco che girava nell’atrio fosse Don Nicola Mazza

MATRICOLA B: avendo molto freddo dorme la notte con il phon acceso ai piedi del letto (n.d.r ne ha già bruciato uno in una settimana)

MATRICOLA C: secondo lui Socrate è morto bevendo della Chiquita

MATRICOLA D: crede che la campana che suona alle 18.45 sia un promemoria

per la cena

Per votare mandate una mail a “riccar-do.baldo[at]live.it” indicando il vostro nome, la lettera della vostra preferenza e il cognome da nubile di vostra madre. Votate, votate e votate signori e signore!

Per concludere la prima apparizione di questa rubrica, introduciamo lo spazio per la vostra fantasia amici lettori:

Interpreta e disegna l’oggetto PIU’ importante per il mazziano: il letto!!!Invia il tuo elaborato all’indirizzo mail sopraccitato, il disegno verrà valutato da un equipe di esperti in barbabietole da zucchero. Fantastici premi attendono i vincitori!

(5,7)

-Cioccolato svizzero? NO MOMY-COMPRA ANCHE TU UN ASTUCCIO

DOUBLEFACE (puoi ricevere un cam-pione omaggio dalla PAROLINASTUC-CI)

14 Nadir, Mar. 2012

Indovinelli ed enigmi

1.Mamme al cinemaTre mamme hanno ognuna 2 figlie. De-vono andare al cinema e nella sala sono rimasti solo 7 posti. Eppure riescono a se-dersi tutte quante, perfettamente. Come è possibile?

2.La stazione ferroviariaLuigino abita vicino alla stazione ferro-viaria di Zenna. Tale stazione ha un solo binario, sul quale passano treni diretti a Tricche e treni diretti a Ballacche, due paesini confinanti con Zenna, ma situati in direzioni opposte. Durante le vacanze

estive, Luigino decide di praticare sport ogni giorno, ed in particolare vuole gio-care a calcio e fare nuoto.Il campo da calcio si trova nel pese di Tricche, mentre la piscina è a Ballacche. Luigino, essendo ogni giorno indeciso su che sport praticare, decide di affidarsi al caso, ed ogni pomeriggio senza guardare l’orologio si reca in stazione e sale sul pri-mo treno che arriva. Così facendo però, dopo alcuni giorni, si rende conto che nove volte su dieci si ritrova in piscina. Considerando che sia i treni diretti a Tric-che che quelli diretti a Ballacche passano con una frequenza di uno ogni 10 minuti, com’è possibile che ciò accada?

3.I tre pirati Una nave approda in un isola dove tutti quelli che sono neri mentono e tutti quel-li bianchi dicono la verità. Sulla spiaggia dell’ isola ci sono 3 pirati, c’è una fitta nebbia e non si riesce a capire se sono bianchi o neri. Dalla prua della nave chie-dono al primo dei tre: sei bianco o nero? Lui risponde: cuusbdb (non si riesce a sentire). Allora il secondo dice: Ha detto che è bianco. Il terzo: Mentono tutti e due. Sapreste dire con precisione di che colore è ognuno dei tre e perchè?

Soluzioni

(SOLUZ: Almeno una delle tre madri è anche nonna, e quindi madre di almeno una delle altre madri)(SOLUZ: I treni per Tricche e per Ballacche partono dalla stazione di Zen-na con la stessa frequenza, però i treni per Ballacche partono 1 minuto pri-ma di quelli per Tricche. Arrivando alla stazione in orari casuali, Luigino salirà sul treno diretto a Tricche solo se arriva nel minuto compreso tra la partenza di un treno per Ballacche e la partenza di un treno per Tricche. Se invece arriva alla stazione durante i 9 minuti successivi salirà sul treno per Ballacche. Di conseguenza la probabilità di salire su un treno per Bal-lacche è del 90%, mentre quella di salire su un treno per Tricche è del 10%.)(SOLUZ: I primi due sono bianchi e l’ ultimo nero. Infatti, il primo avreb-be detto comunque che è bianco (dato che se fosse bianco avrebbe detto appunto la verità, e se fosse nero avrebbe mentito dicendo che è bianco); mentre il secondo, è per forza bianco (dato che dice la verità, ovvero che il primo ha detto che è bianco). Di conseguenza il terzo è per forza nero, poichè dato che il secondo di sicuro è bianco, l’ affermazione “mentono tutti e due” non è più vera poichè solo il primo potrebbe mentire, mentre il secondo avrebbe detto in ogni caso la verità.)

REBUS (7 9) SOLUZ: C alza remo C assi NI: calzare mocassiniREBUS ARTISTICI (6 6) SOLUZ: I dio malatino: idioma latino; (4 3) SO-LUZ: F il Mosè: film osè

(7,9)

(6, 6)

(4, 3)

Rebus Rebus artistici

(Questa pagina è stata curata da Davide Rosi)

Nadir, Mar. 2012 15

Biblosofia

È tutto ombra e polvere

JAGS

parte 2

“Qual è il senso della vita?”; “Perché siamo qui?”. La maggioranza dei pensatori del passato e del presente si sono posti que-ste domande (di seguito riferite come “le domande fondamentali dell’io” o sempli-cemente “le domande dell’io”) senza arri-vare a nessuna risposta precisa e concreta. Alcuni pensatori sostengono che sia inutile porsi queste domande. Sono domande che non hanno nessuna risposta che può sod-disfare tutti noi ma possono essere (o me-glio sono) di un’importanza fondamentale per quanto riguarda il modo in cui l’uomo vive la sua vita. Possono influenzare non di poco la traiettoria che una vita assume. La loro importanza non sta nella risposta ma nel meditare su di esse. Una profonda me-ditazione su di esse ci porta prima di tutto a cogliere il significato profondo delle do-mande stesse. Un significato che avviene solo ponendo te stesso e tutto intorno a te accanto ad un bel punto di domanda. In altre parole, il significato deriva dalla se-rie infinita di domande a loro volta senza nessuna risposta che bombardano l’inter-rogatore da ogni direzione scaldando il suo essere. Poste in una maniera profonda sono domande senza risposta ma iniettano qual-cosa di importante nel nostro essere.

La domanda metafisica fonda-mentale e le domande dell’IoLe domande dell’io sono derivate dalla cosiddetta “la domanda metafisica fonda-mentale”: Perché vi è, in generale, l’essente e non il nulla? Come sostiene giustamente Heidegger, è la prima di tutte le doman-de. “Capita a molti di non imbattersi ad-dirittura mai in una simile domanda, né di chiedersene mai il significato: dato che non si tratta di fermarsi alla pura e sempli-ce enunciazione, sentita o letta, della frase interrogativa, ma di formulare la doman-da, di farla sorgere, di porla, di immetter-si nella necessità di questo domandare” (M. Heidegger). La domanda metafisica fondamentale è molto profonda come le domande fondamentali dell’io. È proprio questo il problema: sono profonde. Come si può vivere senza porsi almeno le doman-de fondamentali dell’io? Vivere senza me-

ditare su queste domande è come uno che esce da casa per fare una passeggiata. Dopo aver camminato una lunga distanza decide di tornare a casa. Arrivato a casa gli vengo-no poste molte domande sul paesaggio ma non riuscì a dire una parola perché ha cam-minato senza preoccuparsi di osservare ciò che c’era intorno a lui. Era distratto da chi sa che cosa. Vogliamo trascorrere questo tempo infinitesimale che abbiamo senza porsi queste domande? Certo, possiamo dormire, bere, mangiare, festeggiare e in-fine morire senza porsi mai queste doman-de. In tal caso, che senso avrebbe il nostro vissuto? Come cantano i Beatles nella can-zone Strawberry fields forever, “living is easy with eyes closed”. Scegliamo di non affron-tare queste domande perché alla fine sono terribilmente pesanti e vogliamo acconten-tarci delle cose leggere. Nel nostro cammino mortale raccogliamo un gran numero di cose materiali e im-materiali. Le prime non definiscono chi siamo ma danno solo una forma tangibile a ciò che costituisce il nostro essere. Il no-stro contenuto sono quelle immateriali: le nostre esperienze, i nostri pensieri, i nostri sentimenti ecc e sono concretamente più importanti rispetto ai primi. L’essere può riempirsi di buone sostanze di buon pro-fumo solo se continua a sentire nelle mani della propria mente la pesantezza delle domande dell’io. Gli uomini camminano lungo un fiume in cui tutte queste cose sono depositate. Vedi le cose leggere gal-leggiare sulla superficie dell’acqua e quel-le pesanti giacere meravigliosamente sul fondo. Vedi alcune persone inginocchiate lungo il fiume ad esaminare e prendere quelle cose galleggianti. Vedi anche quelle persone che non si accontentano semplice-mente delle cose galleggianti: si tolgono i vestiti e scarpe eleganti e si tuffano nel fiu-me a vedere cosa c’è in profondità. Arriva-no in profondità e rimangono esterrefatti: quante belle cose colpiscono i loro occhi! Cercano di portare in superficie questi te-sori perché vorrebbero che gli altri sulle sponde del fiume ammirassero anche loro questi tesori ma sono troppo pesanti. Solo chi scende in profondità può ammirare i tesori ed apprezzare la loro bellezza. Così sono la domanda metafisica fondamenta-

le e le domande dell’io. Finché non scendi nell’abisso dell’esistenza non riuscirai mai ad apprezzarle. È solo a questo punto che possono incidere significativamente sul nostro vivere. Sono bellissime ma ti porta-no anche a vedere il dolore e la sofferenza alle quali l’esistenza dell’uomo è perenne-mente legata. Sbriciolano ogni orgoglio dentro di te perché con un sospiro lieve ma che inquieta l’anima continuano a chieder-ti: “Chi sei? Chi sei allora? Chi sei?”. L’Universo ha circa quattordici miliardi d’anni d’età. Che cosa sono ottanta, novan-ta o cento anni nei confronti di quattordici miliardi d’anni? Sicuramente meno di un batter di ciglio, insignificante; in quest’i-stante si è e in meno di un istante dopo non si è più. Siamo ridicolamente piccoli, davvero irriconoscibili, sulla scala fisica dell’Universo Questa nozione del senso d’essere irrisori nella dimensione spaziale e temporale dell’Universo deve crescere in noi un interesse particolare sia nella do-manda metafisica fondamentale sia nelle domande dell’io: “Perché vi è, in generale, l’essente e non il nulla?”, “Qual è il senso della vita?”, “Perché siamo qui?”. Qual è il senso della vita dopo tutta questa tragedia dell’esistenza? Una profonda meditazione su queste domande non porta a risposte concrete ma mettono l’uomo sulla consa-pevolezza della sua natura. Se siamo tutti miserabili, ombre e polveri, per quale mo-tivo uomo uccide uomo?, per quale motivo entrare in guerra?, per quale motivo dob-biamo essere crudeli?, per quale motivo ci devono essere discriminazioni tra di noi? Non servono religioni o poteri politici ad indurci a vivere in armonia, basta pensare della nostra tragedia. Non servono diritti a garantirci il rispetto, basta meditare sulla nostra tragedia. Non è già una gran trage-dia vivere quotidianamente con la consa-pevolezza di non far più parte dei viventi da un istante non molto lontano? Il rime-dio a questa tragedia è l’empatia, far della sofferenza degli altri la propria e vivere per loro, vivere per alleggerire il peso della loro sofferenza e vivere con una continua me-ditazione sulle domande, “Perché vi è, in generale l’essente e non il nulla?”, “Qual è il senso della vita”, “Perché siamo qui?”. Tutto il resto è solo ombra e polvere.

16 Nadir, Mar. 2012

RecensioniGiovanni Battocchio

Mùm

Band islandese di musica elettronica con in-fluenze glitch che utilizza strumenti tipica-mente elettronici (sintetizzatori, computer), come acustici e tradizionali (fisarmonica, chi-tarra, pianoforte, violini e violoncelli). For-matisi nel 1997 da Gunnar Örn Tynes, Örvar …óreyjarson Smárason, e dalle sorelle gemelle Gy…a e Kristín Anna Valt…sdóttir, sono, seppur con qualche cambiamento nella composizio-ne, attivi ed hanno rilasciato cinque album ufficiali. Caratterizzati da una fusione elettro-acustica, con voci lievi ed evanescenti, tipiche di molte band islandesi. Ricordano i Massive Attack, i conterranei Sigur Ròs, i Mogwai o gli ultimi album degli Ulver.

Taake

Esponenti di spicco della moderna scena black metal norvegese, provenienti da Bergen, città che ha generato molte altre band black come i Gorgoroth, i Borknagar, i Trolldom, gli Hellheim ed i Burzum. Il nome proviena da “tåke” ovvero nebbia in norvegese, anche se al tempo della fondazione, nel 1993, si chia-mavano Thule. Formati da Ørjan Stedjeberg, soprannominato Hoest, di cui è il cantante nonché compositore di tutti i brani, batteria compresa, nella formazione live e durante la registrazione in studio, si avvale da compo-nenti provenienti da altre band locali. Hanno rilasciato 4 demo, 3 EP (di cui uno live) e 5 stu-dio album.La sonorità è quella tipica del black metal scandinavo, ma i le linee compositive sono insolite e non si prestano ad una facile assimilazione, le strutture ritmiche intricate, i passaggi acustici inattesi ed i riff intricati ren-dono necessario un ascolto ripetuto per com-prendere appieno il pezzo. Curioso l’utilizzo nell’ultimo album, Noregs Vaapen, del banjo.

Buckethead

Pseudonimo di Brian Carroll, è un chitarrista statunitense attivo in molti generi, dal funk-progressive metal, ambient, sperimentale, acustico, fino alle colonne sonore. Facilmente riconoscibile per la maschera bianca ed il sec-chiello bianco calato sulla testa (da cui prende il nome Bucket-Head, letteralmente testa di secchio). Artista estremamente prolifico, ha all’attivo circa 100 album, fra cd solisti (34), e collaborazioni (se ne contano sulle 204, fra cui un anche con Serj Tankian e Viggo Morten-sen), ha inoltre militato nei Guns and Roses per 4 anni. Considerato tra i più veloci chitar-risti di sempre, spesso è accusato di essere ine-spressivo e freddo. Album come Colma, Look Up There, Shadows Between the Sky, Areal Diamond in the Rough o Crime Slunk Scene, non possono che smentire queste opinioni superficiali. Vario e mai banale, spicca per la qualità compositiva degli assoli tecnici, ma assai piacevoli all’ascolto. Da molti, me com-preso, considerato un genio, non stanca mai.

Vladimir NabokovL’incantatore

Breve romanzo, creduto perduto, che instillò in Nabokov il seme del suo più famoso ro-manzo, Lolita.Si riconoscono tutti, seppur con alcune differenze, i principali tratti che poi avrà il futuro capolavoro: il protagonista che cerca di soffocare la propria ossessione, la bambina oggetto del desiderio, custodita da una madre distante dalla figlia ed ormai dalla vita. Scritto col solito stile raffinatissimo dell’autore, tutto è descritto con l’usuale iro-nia e delicatezza. Ottime le note del curatore e traduttore, che è proprio il figlio di Nabokov, che narra della genesi del libro, dei particolari del testo e delle varie difficoltà di traduzione. Consigliato a chi ha letto Lolita o intende far-lo.

Vladimir NabokovAda o ardore

Stupendo romanzo che narra dell’amore tormentato tra due cugini fin dalla prima giovinezza. La storia offre all’autore riflessio-ni e svaghi personali che sfociano talvolta in luminosi esercizi di stile. Stile però inegua-gliabile, frutto di una qualità lessicale e de-scrittiva sorprendente, che rende vivide im-magini letterarie e non appesantisce tuttavia

la lettura. Torna dunque il tema dell’amore proibito raccontato però come il più puro e lieve degli amori, che perdura immutato per la vita intera, racchiusa poi nel libro dai prota-gonisti stessi, mediante le rispettive memorie ed impressioni.

Hanif KureishiIl boudda delle periferie

Gradevole libro sulla Londra anni ‘80 vissuta da un giovane ragazzo anglo-indiano e la sua particolare famiglia. Personaggi improbabili popolano il libro: un padre santone nel tempo libero, un amico rockstar, un fratello esteta, il marito dell’amica d’infanzia appassionato di gialli. Fornisce un divertente ritratto della cit-tà nell’epoca Punk.

Arthur SchnitzlerBeate e suo figlio

Tormentata vacanza trascorsa da Beate e suo figlio. L’attaccamento morboso della madre a ragazzo, la porterà a compromettere la sua rispettabilità ed infine anche la cosa che più le sta a cuore, suo figlio. Il libro indaga, com’è solito fare Schnitzler, nella psicologia dei personaggi,rivelando i pensieri più intimi ed inconfessabili.

Oliver SacksZio tungsteno

Piacevole libro in cui l’autore narra della sua infanzia alle prese con gli elementi. Inserisce il tutto nel contesto storico e famigliare che rende la narrazione più scorrevole. La chimi-ca e le sue applicazioni vengono presentate attraverso gli occhi affascinati di lui bambi-no, prendendo così i connotati romantici e fiabeschi che questa scienza ha sempre avuto. Ricco di interessanti e curiosi aneddoti, consi-gliato a chi di chimica si intende e a chi invece la guarda con diffidenza.

Hermann HesseIl lupo della steppa

Il libro più maturo di Hesse, sia per tematiche che per lessico. Scritto infatti in età matura, ri-specchia i tormenti di un uomo di mezza età nella società dei primi del novecento. Le mol-teplici nature del protagonista, umana, be-stiale e molte altre ancora, arrivano al culmi-ne visionario ed onirico alla conclusione del libro. Un libro da leggere con attenzione, fa-cilmente infatti può essere frainteso, soprat-tutto il vero messaggio liberatore che l’autore vuole trasmettere. Una discesa nell’arte e nel-le manie dell’uomo del Novecento.