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N°9 QVADERNI DI STORIA 31/05/04 Dve parole ……… sulle Calende greche Seconda parte Di Corrado Patera C.P. 88 – 25121 BRESCIA [email protected] C.P. 251- 24121 BERGAMO C.P. 565 – 10100 TORINO C. Corrente. Postale n. 21882766 Intestato ad Ezio Sangalli

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N°9 QVADERNI DI STORIA 31/05/04

Dve parole ……… …sulleCalende grecheSeconda parte

Di Corrado Patera C.P. 88 – 25121 BRESCIA [email protected] C.P. 251- 24121 BERGAMO C.P. 565 – 10100 TORINO C. Corrente. Postale n. 21882766 Intestato ad Ezio Sangalli

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Cari lettori,ci corre l’obbligo di ringraziare coloro i quali ci hanno dato il loro aiuto economico in questi ultimi mesi; iscritti all’Associazione e anche semplici donatori, credendo nel nostro progetto e credendo nella nostra determinazione a crescere continuamente.Questi soldi sono per noi importantissimi perché ci permettono di aumentare ancor di più la qualità e la quantità di ciò che facciamo.Credeteci, siamo decisi a proseguire il nostro cammino, a riunire assieme a noi uomini e donne di buona volontà, persone soprattutto serie, oneste e semplici. Lo ripetiamo ancora una volta, non sappiamo che farcene dei soliti noti, siamo nauseati dal furbesco, opportunista e disordinato stile di vita dei politici, anche quelli del cosiddetto “ambiente”. Vogliamo dimostrare che possiamo fare a meno delle loro raccomandazioni e delle loro roboanti e false chiacchiere, quasi mai seguite da un agire coerente. Speriamo quindi solo di continuare ad avere la vostra stima, siete gli unici di cui c’interessa averla, e riprendeteci pure se vi pare che stiamo uscendo dal percorso comportamentale che ci siamo dati, ve ne saremo ancora più grati.

Un altro invito rivolto a voi:scriveteci, senza paura di fare brutte figure o di non essere all’altezza. NON VOGLIAMO ESSERE INTELLETTUALI! NEPPURE LO SIAMO!Credeteci, la nostra soddisfazione è grande quando ci scrivono persone come noi, semplici, senza superbia e la puzza sotto il naso.Dateci idee sugli argomenti da trattare nei QVADERNI.Scriveteci dei pezzi.Incontratevi con noi per una bella chiacchierata, magari gustandoci in compagnia qualche fetta di salame e un bicchiere di buon vino.I QVADERNI saranno vivi se saranno davvero della gente comune, del Popolo, e non di una casta d’intellettualoidi nullafacenti.

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Prefazione Con questo numero, riprendiamo il racconto dell’evoluzione del calendario romano. Inutile spendere troppe parole sull’ineguagliabile FORZA CIVILIZZATRICE espressa dagli antichi romani, che per 1229 anni impressero la loro impronta sul mondo. Basterebbe ricordare la vasta elaborazione del DIRITTO ROMANO, dove con lo IUS, la giustizia, si mise mano alla norma giuridica dei rapporti tra i cittadini romani, che fu la chiave di volta di tutto il sistema giuridico occidentale; oppure, la geniale invenzione dei grandi acquedotti o la costruzione d’arterie di comunicazione e di magnifici ponti, che ancora oggi destano meraviglia per la perfetta architettura, nonostante la mancanza delle attuali avanzatissime tecnologie. Persino il primo Quotidiano fu inventato da loro, quando Giulio Cesare stabilì che un foglio con le notizie più importanti da comunicare ai cittadini, venisse ogni giorno affisso in una bacheca nel Foro. Ora l’evoluzione tecnologica è giunta a livelli altissimi, gli aerei ci permettono di attraversare la Terra in poche ore, e la televisione riempie le nostre case e le nostre menti spiegandoci tutto ciò che dobbiamo sapere ma, meditate: nessun uomo è più in grado di creare opere d’arte con le proprie mani come facevano Michelangelo, Leonard o da Vinci, Giotto; o di scrivere meraviglie come la Divina Commedia e l’Odissea; o melodie immortali come fecero Bach, Vivaldi, Beethoven (che creò la maggior parte delle sue straordinarie opere da sordo). Non siamo più capaci di creare perché abbiamo perso il contatto con il cielo. Badate bene, con Dio non con la religione, che dovrebbe invero esserne tramite. Ecco cosa c’era nelle grandi meraviglie create dai nostri Avi, che le rendevano così magnifiche e immortali; c’era l’Anima, c’era la trascendenza alla ricerca del contatto con Dio. Poi, non c’era fretta; le opere d’arte erano considerate necessarie alla vita dell’uomo come il lavoro o la procreazione. Oggi c’è il denaro, solo quello! La nostra mente è ossessionata dalla ricerca estenuante e con ogni mezzo della ricchezza, ad ogni costo. “Che importa se avevo dato la mia parola a quell’amico ed ora mi si offre l’occasione, tradendola, di guadagnarci ?! In fin dei conti non sono proprio un grande amico e, poi, mi conviene.” “Che mi frega, a me, se lic enziano 1000 operai di quella fabbrica in Molise?! Non so nemmeno dov’è la regione Molise. Poi, ne ho già troppi di pensieri per potermi preoccupare d’altre persone che neanche conosco!” Dimenticandosi che quello che capita oggi ad un altro, potrebbe domani riguardare noi, ed allora saranno gli altri a fregarsene. Dov’è finito il senso d’appartenenza ad una COMUNITA’ che ci aveva insegnato i nostri Antenati? Sostituito dall’ AMERICAN WAY OF LIFE (il modo di vita americano), quello del capitalismo selvaggio, quello del profitto prima di tutto, quello dei 150.000 barboni di Washington. Dove sono finiti i Padri della Patria, i saggi anziani che amavano il loro Popolo e che governavano in nome suo? Sostituiti da una banda di politici corrotti, ladri e servi del potere economico. Le loro facce per bene e i propri vestiti eleganti non incantano più. Solo se sapessero come fare, i lavoratori li spazzerebbero via. Non è possibile liberarci di loro! Non è un paradosso che in un sistema liberale e democratico non si possa sostituire chi governa? Sostituire davvero, intendo, con uomini onesti, capaci, che provengano dal basso. Sostenete che si può fare?! Allora, perché decennio dopo decennio non cambia mai niente? Le famiglie sulla soglia della povertà sono in aumento, il lavoro è sempre più precario, gli assassinii in famiglia sono diventati quasi quotidiani; le guerre nel mondo sono aumentate del 300 %, e non per colpa dei terroristi come cercano di convincervi i padroni dell’informazione, ma per l’inesauribile sete di profitto di chi governa il mondo. Gli americani hanno invaso l’Iraq dopo averlo usato contro l’Iran, finanziando una guerra durata otto anni (1980-1988) e costata 1.200.000 morti; hanno, poi, sottoposto la nazione ad un embargo durato 10 anni, che ha causato la morte di circa 500.000 persone, soprattutto bambini, per mancanza di vaccini, medicine e parti di ricambio per tecnologie ospedaliere; ed, infine, non contenti, hanno bombardato il Paese, occupato e trasformato nell’immane caos che tutto il popolo del mondo ha veduto. Naturalmente, la colpa di tutto appartiene al conosciuto Osama Bin Laden! Stiamo precipitando in un baratro e l’unica salvezza è una brusca per quanto dolorosa frenata e una decisa inversione di rotta. Dobbiamo ritornare alla sana frugalità dei primi antichi romani, al loro tenace amore per la Terra natia, al loro rispetto per le leggi della natura e al loro spirito guerriero, se occorrerà ricorrervi per difendere la NOSTRA EUROPA dall’invasione dei barbari, provengano essi da Est come da Ovest.

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Seconda parte

Introduzione:Dopo aver visto come nacque e si evolvette nell’Imperium l’anno calendariale (in pratica, l’anno scandito dal calendario), in questa seconda parte mi propongo di “sezionare” il tempo in parti ancora più specifiche: dalla suddivisione del mese alla scansione delle ore.Ho diviso questa seconda parte in tre distinte sezioni ognuna delle quali riguarda lo scorrere della vita dei nostri antenati (maiores), vista da angolature diverse ma sempre riconducibili allo scorrere del tempo. Se la prima parte riguardante il calendario, può reggersi da sola, questa la integra aggiungendovi ulteriori contributi che meglio aiutano a compenetrare un tempo e una visione del mondo a noi tanto lontani.

Prima Sezione 1. Le lettere nundinali 2. Qualità dei giorni 3. Kalendae, Idi, Nonae.

1. Le lettere nundinaliNel calendario romano non vi erano elencati semplicemente i giorni: 3 marzo, 4 giugno, ecc., ma al loro fianco erano incolonnate le prime otto lettere dell’alfabeto: A, B, C, D, E, F, G, e H. Tali lettere dette nundinali si ripetevano dal principio alla fine dell’anno; ad esse, i romani facevano riferimento per determinare i giorni di mercato (dies nundinarum= giorno di mercato). Questi mercati si svolgevano ogni nove giorni (erano settimanali), e i periodi corrispondenti al mercato erano indicati con la stessa lettera detta appunto nundinale. Il mercato cadeva ogni nove giorni computando sia il giorno di un mercato, sia quello del mercato successivo, così facendo tra due lettere nundinali (nundinae) trascorreva un intervallo di sette giorni, ossia un periodo d’otto giorni. Ad esempio, poniamo il caso che l’ultimo mercato dell’anno 2003 cada il giorno 29 di dicembre, in pratica il lunedì. Supponendo che questo giorno designato per il mercato, sia contrassegnato con la lettera B, il prossimo a distanza d’otto giorni (nove contando le due date di mercato, e sette tra una lettera e l’altra), cadrà il sei di gennaio e sarà designato con la lettera C. In sostanza, i mercati (in generale) dell’anno nuovo (nel nostro caso del 2004) cadranno nei giorni designati dalla lettera data nell’ultimo mese dell’anno precedente, e gli altri giorni dell’anno saranno segnati dalle altre lettere fino al ritorno della lettera C. Ogni anno aveva una lettera nundinale diversa per un periodo d’otto anni. Nel 2005 il giorno designato per il mercato avrà la lettera D, nel 2006 la lettera E, eccetera. Dopo otto anni ritornerà la lettera B.

Esempio pratico di lettere nundinali.Anno 2003, giorno 29 di dicembre, lettera B (ultimo mercato dell’anno). 06-01-04 lettera C (mercato) 12-01-04 lettera A 07-01-04 lettera D 13-01-04 lettera B 08-01-04 lettera E 14-01-04 lettera C (secondo mercato dell’anno) 09-01-04 lettera F 10-01-04 lettera G Anno 2004, 29 dicembre: giorno dell’ultimo mercato annuale con la 11-01-04 lettera H lettera C. Nel 2005 il primo giorno di mercato dell’anno avrà la lettera D, che a sua volta nel 2006 sarà E, e così per otto anni, poi si ricomincia

2. Qualità dei giorniSe in genere le lettere nundinali erano collocate nella prima colonna a sinistra del calendario, nella seconda erano incolonnate otto tra sigle e lettere che stavano ad indicare la qualità dei giorni nei confronti della vita civile. A ciascuna di esse corrispondeva un giorno fasto o nefasto come si può ben vedere nello schema qui sotto riportato.

Lettere e sigle Corrispondenza Lettere e sigle Corrispondenza

F dies (f)astus EN dies(en)dotercisus N dies (n)efastus NP corrisp. Non conosciutaC dies (c )omitialis Q.ST.D.F. (q)uando (st)ercus (d)elatum (f)asFP dies (f)astus (p)rincipio –corr. Dubbia Q.R.C.F. (q)uando (r) ex (c)omitavit (f)as

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La lettera F indica i giorni fasti (dies fasti), ed erano 55 previsti nel calendario romano (1). Essi stavano ad indicare i giorni lavorativi normali nei quali il magistrato poteva amministrare la giustizia e pronunciare sentenze: era dunque ammessa in quei giorni l’attività giuridica. La lettera N indica i dies nefasti (i giorni nefasti), nei quali erano sospese alcune attività pubbliche e il magistrato non poteva rendere giustizia. I motivi erano sostanzialmente religiosi e ciò è dimostrato dal fatto che un giorno nefasto poteva essere tale perché, ad esempio, in quel giorno cadeva l’anniversario di una sciagura.La lettera C indica i dies comitialis (giorni dei comizi); 195 giorni nei quali si potevano convocare le assemblee del popolo (comitia: leggi comizia), ed il magistrato poteva impartire la giustizia. La sigla EN indica i giorni frammezzati (endotercisus, o dies intercisi), cioè giorni divisi o separati in un periodo fasto ed in un periodo nefasto. In quei giorni, soprattutto le vigilie di grandi feste, si offrivano sacrifici ai Dei; il mattino era per immolare la vittima (Hostia), la sera erano offerte l’interiore (exta). Mattino e sera erano periodi nefasti, mentre il periodo tra l’immolazione e l’offerta era fasto ed il magistrato poteva rendere giustizia .Q.ST.D.F. Questa sigla contraddistingue il 15 di giugno, giorno nel quale si effettuava l’annuale pulizia del tempio di Vesta asportandone le immondizie (stercus) (2). La sigla Q.R.C.F. contrassegnava il 24 di marzo ed il 24 di maggio. Questi due giorni diventavano fasti solo dopo che l’autorità religiosa (rex sacrificulus o sacrorum: re-sacerdote dei sacrifici) dichiarava sciolti i comizi che lui stesso aveva convocato.

Le sigle FP e NP hanno dubbio significato perché gli autori antichi non ne danno alcuna spiegazione. La sigla FP potrebbe significare il giorno in cui è lecito per un magistrato amministrare la giustizia solo al mattino (P: principio), o comunque nella prima parte di esso. N.P. è la sigla che dovrebbe indicare 52 giorni di feste pubbliche: può significare dies nefastus hilaris (ilare, allegro), quindi giorni nefasti ma per motivi di letizia; non si poteva amministrare la giustizia ma perché si svolgevano le feste pubbliche. Mentre come sopradetto, la sigla N indicava giorni nefasti ma per motivi di tristezza o sventura.

3. Kalendae, Nonae, IdusHo già accennato nella prima parte di questo lavoro, nell’antichità l’anno era lunare (i 355 giorni di Numa), poi Cesare introdusse l’anno solare di 365 giorni. Conformemente alla sua origine antica il mese aveva tre giorni fissi, che corrispondevano alle tre fasi della luna e lo dividevano in tre parti disuguali. I tre giorni fissi erano:

Le calende, il primo del mese: Kalendae Le none, il 5 del mese: Nonae Le idi, il 13 del mese: Idus Pertanto per esprimere le tre date fisse (1-5-13) nell’arco del mese, si facevano precedere al nome di questo, appunto le parole: calende, none e idi. Nei mesi di marzo, maggio, luglio, agosto e ottobre le idi cadevano il 15 e le none il 7 (3). Gli altri giorni del mese si esprimevano con riferimento alle tre date fisse. Qui di seguito riporto alcuni esempi concreti, che ci aiuteranno a capire meglio (4). Quando i romani volevano esprimere il giorno immediatamente precedente ad una delle tre date fisse usavano il termine pridie (trad: il giorno prima), esempio:Data fissa: 1°di gennaio = Kalendis Ianuariis (calende di gennaio), abbreviato Kal.Ian, giorno immediatamente precedente: 31 di dicembre = Pridie Kalendas Ianuarias. Data fissa: 5 di aprile = Nonis Aprilibus (none di aprile), giorno subito precedente: 4 di aprile = Pridie Nonas Apriles. Data fissa: 15 d’ottobre = Idibus Octobribus (idi d’ottobre), giorno subito precedente: 14 d’ottobre = Pridie Idus OctobresPer indicare qualsiasi altro giorno del mese intermedio ad uno dei tre giorni fissi, si contavano i giorni che mancavano per arrivare alla successiva data fissa, inserendo nel computo sia i giorni di partenza, sia il giorno d’arrivo. Il numero dei giorni risultanti era preceduto dalla parola ante (avanti, davanti a). Esempio: In pratica, tutti gli altri giorni del mese, venivano indicati facendo riferimento alle tre date fisse, perciò la prima data fissa successiva al 24 di marzo (vedi esempio) sono le calende di aprile, pertanto se si conta partendo dal giorno 24 compreso (giorno di partenza per la conta), fino al giorno di arrivo compreso (le calende) risultano nove giorni. Altro esempio: se fossi un romano e volessi indicare la data odierna, nel mio caso il 17 di dicembre dovrei dire:

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•17 di dicembre: Ante diem sextum decimum Kalendas Ianuarias (abbrev.: a.d. XVI Kal. Ian.)

Traduzione: il sedicesimo giorno (o sedici giorni) prima delle calende di gennaio (l di gennaio), infatti, contando dal 17 al 1° di gennaio, compreso, sono 16 giorni.

Per gli anni bisestili i romani aggiungevano il giorno intercalare dopo il 24 di febbraio, con la denominazione bis sextus ante Kalendas Martias (febbraio di 29 giorni). Per cui dal 24 le date fino alle calende di marzo erano:

Febbraio di 28 giorni (conta dal 24) Febbraio di 29 giorni (conta dal 24)24 febb. = a.d. VI Kal. Mart. 24 febb. = a.d. VI Kal. Mart.25 febb. = a.d. V Kal. Mart. 25 febb. = a.d. bis VI Kal. Mart.26 febb. = a.d. IV Kal Mart. 26 febb. = a.d. V Kal. Mart.27 febb. = a.d. III Kal. Mart. 27 febb. = a.d. IV Kal. Mart.28 febb. = pridie Kal. Mart. 28 febb. = a.d. III Kal. Mart.(1 marzo = Kal. Mart.) (1 marzo = Kal. Mart.) Bis significa nel calendario giuliano ripetere il sesto giorno antecedente le calende di marzo, anche se in pratica la data non è ripetuta, ma si aggiunge un giorno in fondo il mese (il 29), dal 24 al 1° di marzo corrono sette giorni.

SECONDA SEZIONE La suddivisione del giorno

1. Primo periodo: prima degli orologia.Per ciò che riguarda la suddivisione del giorno (5) è necessario, per un momento, immedesimarsi in un tempo da noi così distante e infinitamente più silenzioso.La divisione del dì e della notte presso i romani, conobbe due grandi periodi per ciò che a noi qui interessa. Il primo periodo riguarda la divisione (molto vaga ed elastica) del giorno prima che apparissero gli orologia (orologi solari o ad acqua), esso (il giorno) andava dal sorgere del sole al suo tramonto, ed era diviso in antimeridiano e postmeridiano. Quest’arco di tempo a sua volta veniva scomposto in tre parti: ad meridiem (fino a mezzogiorno); meridies (mezzogiorno); de meridies (da mezzogiorno in poi) (6).La notte andava dal tramonto al sorgere del sole ed era divisa, secondo l’uso militare, in vigiliae (7), questo termine indicava il tempo durante il quale i soldati prestavano servizio di guardia. Ogni vigilia (veglia) corrispondeva quasi alle nostre tre ore: la notte comprendeva quattro veglie.Suddivisione della notte secondo lo schema militare, in rapporto al nostro computo delle ore:

I prima vigilia = dalle 18,00 alle 21,00 III terza vigilia = dalle 24,00 alle 03,00 II seconda vigilia = dalle 21,00 alle 24,00 IV quarta vigilia = dalle 03,00 alle 06,00

1. 1Diversamente da noi l’Imperium contava i giorni a partire da una mezzanotte a quella successiva (a media nocte, ad mediam noctem). L’intero giorno così trascorso aveva però ulteriori divisioni, che si aggiungevano, o meglio, che si accompagnavano a quelle appena viste al punto 1. In tal modo il giorno (dì e notte), fermo restando la pur presente elasticità, veniva ancor più addomesticato e fatto proprio dalla vita civile e religiosa. Mi spiego: se l’ultima veglia va dalle 3,00 alle 6,00, l’arco di tempo della sua durata è troppo ampio perché si possa stabilire il periodo dell’alba; ecco che allora i romani ricorsero ad un’’ulteriore suddivisione chiamando il sorgere del sole gallicinium, cioè canto del gallo (l’alba). Vediamo allora schematicamente la suddivisione del giorno con le sue particolari denominazioni.

Media nox: mezzanotte. De meridie: il tempo dopo il mezzogiorno, il pomeriggioDe media nocte: il momento che segue la mezzanotte. Suprema: l’ultima parte del giorno e il tramonto Gallicinium: il tempo in cui i galli cominciano a cantare Vespera: la sera dal tramonto al sorgere della stella Vespero. Conticinium: il tempo del silenzio generale quando i galli tacciono e gli uomini dormono ancora. Crepusculum: l’imbrunire, non si sa se è giorno o notte. Diluculum: l’albeggiare prima del sorgere del sole. Prima face, luminibus accensis: il momento di accendere le lucerne. Mane: l’apparire della luce del sole, mattino.. L’inizio del giorno. Concubitum: il momento di andare a letto, l’istante del sonno generale. Ad meridiem: la mattina avanzata che va verso il mezzogiorno. Multa nox o nox in tempesta: notte fonda, periodo non idoneo all’azione.

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Meridies: il mezzogiorno. Ad mediam noctem: verso la mezzanotte.

2. Secondo periodo: arrivano gli orologia.In questo secondo periodo fu introdotta la suddivisione del giorno in ore. Tale suddivisione si ebbe solo dopo la scoperta dell’orologio solare e della clessidra o orologio ad acqua (8). Il primo, secondo la tradizione, fu introdotto dal console Valerio Manio Messala nel 263 a.C. che lo fece trasportare nell’Urbe da Catania dopo che l’ebbe conquistata. La seconda entrò in uso nel 159 a.C. con l’intento (proprio perché funzionava ad acqua), di far sì che essa indicasse le ore anche nei giorni di cielo nuvoloso e durante la notte.Le ore del giorno furono suddivise in 12 per il dì, comprese tra il sorgere del sole ed il tramonto, e 12 per la notte comprese tra il tramonto e l’alba. L’ora non era però fissa (non durava come per noi 60 minuti): era variabile. La variabilità era data sia dalla lunghezza del giorno e della notte, sia dalle stagioni: ore diurne più lunghe d’estate, ore notturne più lunghe d’inverno. Solamente negli equinozi (21 di marzo e 21 di settembre), esse erano d’eguale durata sia di giorno sia di notte, e corrispondevano alle nostre ore di 60 minuti. I romani infine non suddividevano ulteriormente le ore in minuti e secondi.

Disposizione delle ore agli equinozi.

I hora prima: dalle 6 alle 7. V hora quinta: dalle 10 alle 11. IX hora nona: dalle 14 alle 15. II hora seconda: dalle 7 alle 8. VI hora sexta: dalle 11 alle 12. X hora decima: dalle 15 alle 16. III hora tertia: dalle 8 alle 9. VII hora septima: dalle 12 alle 13. XI hora undecima: dalle 16 alle 17. IV hora quarta: dalle 9 alle lO. VIII hora octava: dalle 13 alle 14. XII hora duodecima: dalle 17 alle 18.

Quanto alle ore notturne esse riproducevano inversamente la disposizione delle ore diurne: dalle 18 alle 19 hora prima, dalle 19 alle 20, hora seconda e così via. Naturalmente durante i solstizi esse variavano, pur numerandosi sempre dalla prima alla duodecima, in virtù della durata della luce solare. Al solstizio d’estate quando il giorno durava più a lungo, le ore diurne si dilatavano durando più delle notturne. Al solstizio d’inverno il contrario, perché la luce solare è più corta dell’oscurità. Ad esempio abbiamo visto che durante gli equinozi [’hora quarta diurna andava dalle 9 alle 1O; nel solstizio d’estate la stessa ora andava dalle 8,13 alle 9,29; nel solstizio d’inverno andava dalle 9,46 alle 10,31; [’hora duodecima dalle 18,17 alle 19,33 nel solstizio d’estate e dalle 15, 42 alle 16,27 nel solstizio d’inverno.Per concludere. La vita pubblica di Roma era, dunque, regolata ora per ora e in questo non v’è sostanzialmente differenza con il nostro tempo, la differenza semmai sta nella diversa visione del mondo. Verso la seconda ora i cittadini romani andavano ai comizi; l’ora terza, iniziava l’attività dei tribunali, la siesta era l’ora sesta, l’ora ottava andavano in palestra e infine l’ora nona indicava la fine di tutti gli affari e dei lavori urbani; aprivano le terme e iniziava la cena. Una curiosità: i più ricchi avevano uno schiavo incaricato di riferire l’ora a chi la domandasse.

Note1) Fastus (fasto) cioè giorno lecito. È di solito accompagnato dal sostantivo dies: (il) giorno.

Nefastus (nefasto) in altre parole, giorno (dies) vietato dalla legge divina.2) Quando Stercus Delatum Fas: quando è lecito portar fuori (dal tempio) lo sterco. Vesta:

Dea romana del focolare domestico, ma soprattutto venerata quale protettrice dello Stato.3) Calende deriva dal greco calare: chiamare. Il primo del mese (novilunio), il Pontefice

massimo convocava il popolo per annunziargli le feste religiose. Le idi è parola d’origine etrusca, che significa dividere ed esse segnavano la metà del mese, cioè il plenilunio. Le none cadevano nel primo quarto di luna, nove giorni prima delle idi. Ecco perché nei mesi di Marzo, Maggio, Luglio, Agosto e Ottobrein cui le idi cadevano il 15, si rese necessario lo spostamento delle none al 7, perché vi intercorressero 9 giorni contando sia il giorno di partenza delle none, sia il giorno di arrivo delle idi.

4) Mi rendo conto che per noi “figli di questo tempo”, pensare come pensavano i romani, risulta difficile se non impossibile; tuttavia, quello che in queste pagine cerchiamo di comprendere insieme, contribuisce, seppur in minima parte, a non disperdere quel patrimonio culturale che appartiene alla Tradizione Europea, che è poi quella che i nostri Avi ci hanno tramandato.

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5) Con la parola giorno intendo il dì (ore di luce) e la notte (ore d’oscurità) perché non si generi confusione.

6) Il mezzogiorno e il tramonto erano annunciati dall’araldo pubblico. Nei nostri paesi questo ruolo fino a pochi decenni fa, fu sostituito da un altro araldo non meno affascinante per queste nostre terre: la campana; fino a quando essa, o per meglio dire esse venivano “tirate” con le corde, era bello ascoltarne il suono annunciante. Ora, raffinati strumenti tecnologici ne hanno decretato la fine con i loro suoni metallici ed insignificanti, e tutto, naturalmente è più triste. Perché in fin dei conti, laddove vi erano campanili con il “suono di una volta”, vi erano chiese e paesini e terra da coltivare, pur duramente certo, ma con spirito più nobile e più semplice di quanto non ve ne sia ora in ogni parte in cui tutto questo è stato cancellato.

7) Leggi: vigilie = Veglie.8) La clessidra è un orologio ad acqua. Diversamente da quanto si crede, la clessidra “classica”,

quell’ampolla strozzata nel centro entro la quale fluisce la sabbia, non era conosciuta dai romani, perché fu introdotta nel 1300 d.C. La clessidra di cui parlo, che ha lo stesso principio con l’acqua al posto della sabbia, risale al 16° secolo a.C. e fu inventata da un astronomo egizio. L’orologio solare è uno strumento di misurazione del tempo, che sfrutta il cammino apparente del sole, la sua altezza e la direzione dei propri raggi, secondo il tipo d’orologio che è utilizzato. Lo gnomone ad esempio (il più antico) è costituito da un’asta verticale la cui ombra si proietta su una superficie piana. La lunghezza e la direzione dell’ombra variano lungo la giornata, determinando così la variazione temporale. Altri orologi solari sono le meridiane oppure gli obelischi egizi.

Corrado Patera

Per chi desiderasse approfondire l’argomento trattato, offriamo una breve bibliografia:

Biemont Emile, Ritmi del tempo. Astronomia e calendari, Ed. Zanichelli, Bologna 2002

Cattabiani Alfredo, Calendario, Edizioni Rusconi, Milano 1989 o Mondadori 2003

Eliade Mircea, Il sacro e il profano, Boringhieri, Torino 2001

Idem, Il mito dell’eterno ritorno, Borla, Roma 1999

Castiglioni – Mariotti, Vocabolario della lingua latina, Loescher Editori, Torino 1990

Polia Marco, Imperium, Edizioni il Cerchio, Rimini 2001

Ezio Sangalli, Due parole su Roma antica, i sette Re, “QVADERNI DI STORIA “ n.4. Luglio 2003

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“Gli Dei stabilirono ogni cosa e il fine degli uomini sulla Terra dispensatrice di vita” Omero, l’Odissea (18, 592-93)

COMUNICAZIONI

“Nella struttura feudale dei media, il potere del denaro si traduce in controllo delle menti. Al vertice ci sono i signori dei media, i proprietari. Costoro delegano l’autorità ai loro fedeli vassalli, i capiredattori, che, a loro volta, scelgono soldati fidati. La struttura non è isolata ma s’intreccia con le strutture finanziarie e commerciali, la raccolta di spot pubblicitari. Chi commissiona gli spot è molto più importante dei lettori. In Inghilterra, il “Daily Herlad”, giornale rivolto alla classe lavoratrice, è fallito perché, sebbene avesse un numero di lettori, cinque volte più di quello del “Times”, non riusciva ad avere più della metà delle inserzioni pubblicitarie di questo. In media le inserzioni pubblicitarie rappresentano il 75% delle entrate dei giornali. Per quanto riguarda le radio e le televisioni, rappresentano addirittura il 100%. Non c’è dunque da meravigliarsi se i media rendono conto soltanto a chi li paga, ossia ai pochi privilegiati che fanno parte di quell’esclusivo club d’elite. Contrariamente a quanto si pensa correntemente, i media non sono il messaggio, ma piuttosto un’area di business. Lev Chernoy, un miliardario-russo israeliano che ha venduto il suo grande impero dei media ad un altro magnate ebreo, il signor Berezovsky, in una recente intervista ha riassunto così il problema: ”I media sono la politica”. I media sono uno strumento per plasmare il consenso collettivo, per sviare la coscienza di una nazione. Mentre, una volta immergersi nella lettura serviva ad informarsi, adesso non è più così. Infatti, la gente comune possiede ancora una buona parte del corpo dell’America e ne rappresenta anche la muscolatura, ma il club dei signori dei media e dei manager della finanza e del commercio, il nuovo potere che domina il mondo, si è impadronito del sistema nervoso e del cervello. Sono loro a decidere cosa devono pensare gli americani, e gli americani non possono fare altro che ratificare le loro decisioni su come si deve amministrare il pianeta, dalle foreste pluviali dell’Amazzonia all’ultimo piccolo villaggio palestinese assediato.”

Israel Shamir (scrittore israeliano, giornalista della testata “Ha’aretz”, in un suo saggio: “Carri armati e ulivi della Palestina. Il fragore del silenzio”, Edizioni Crt, Pistoia 2002, pagine 80.

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Ha’aretz”

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In questo numero dei QVADERNI non troverete la rubrica fissa di recensione libraria. Essa lascia spazio, per questa volta, all’elenco delle perdite dei VALOROSI SOLDATI ITALIANI SUL FRONTE RUSSO durante la seconda guerra mondiale.Abbiamo deciso di pubblicarlo dopo aver sentito i nostri politici profondersi in parole di commosso ricordo e gratitudine, per i quarantamila militari americani morti durante l’invasione e l’occupazione della nostra PATRIA, nell’anniversario dell’occupazione alleata di Roma, in occasione della visita di Bush in Italia.I nostri politicanti corrotti e ruffiani hanno ancora una volta preferito adorare i loro padroni americani; hanno mostrato la loro filosofia di vita: CONVIENE SEMPRE STARE CON IL PIÙ FORTE!La coerenza con le loro chiacchiere è la stessa di quando parteciparono alla guerra contro la Serbia. Allora i burattini di turno erano quelli della sinistra. Tutti uguali, tutti, RAZZA DI SERVI.

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QUADRO COMPLESSIVO DELLE PERDITE:

SOLDATI ITALIANI, CADUTI E DISPERSI IN RUSSIA, DALL’ 11/ 12/ 1942 AL 20/ 3/ 1943 DELL’ 8ª ARMATA ITALIANA NELLA 2ª BATTAGLIA DIFENSIVA DEL DON.

Consistenza organica all’inizio della battaglia. Personale

Ufficiali 7.130 Truppa 221.875

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Perdite

Caduti o dispersi, 3.010 Ufficiali – 81.820 Truppa Feriti e congelati, 1.290 Ufficiali – 28.400 Truppa *****************************************************************************In particolare per Corpi d’Armata: II° C.A.Tr. e serv. di C.A. Div. Cosseria, Div. Ravenna: 9.450 caduti o dispersi e 4.050 feriti e congelati.

XXXV° C.A. Tr. e serv. Div. Pasubio: 5.200 caduti o dispersi e 8.730 feriti e congelati.

XXIX° C.A. Div. Sforzesca, Div. Celere, Div. Torino: 19.660 caduti o dispersi e 3.880 feriti e congelati.

CORPO d’ARMATA ALPINO: Tr. e serv. Di C.A. Div. Tridentina, Div. Julia, Div. Cuneense, Div. Vicenza: 39.720 caduti o dispersi e 9.910 feriti e congelati.

Truppe e servizi di Corpo d’Armata: Artiglieria, Genio, Tr. Chimiche, Raggr. Cav., Intend.: 7.790 caduti o dispersi e 1.830 feriti e congelati.Cari ragazzi, nostri padri e nonni, in questo momento noi vi ricordiamo e ci inchiniamo con rispetto eterno davanti a voi, che con il vostro sangue italiano ci avete indicato la via. In questo mondo malato dove l’oro trionfa… Il nostro unico esempio siete voi!

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