N°2 Marzo 2016 - Scuole Sacramentine Bergamo · la mia ultima patatina e gliela diedi a patto che...

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N°2 _ Marzo 2016

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Cari ragazzi ,

grazie per l’entusiasmo con cui

scrivete e colorate dei vostri sogni,

riflessioni e racconti le nostre pagine!!

Per il numero conclusivo dell’anno

scolastico, vi chiediamo un’ulteriore

collaborazione: forniteci disegni…

…potrebbero diventare la prossima

copertina!!!

LA REDAZIONE

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ALLA RICERCA DEL CARRETTO SMARRITO

Mi chiamo Gino Rossi ma tutti mi chiamano Friggitello perché sono un venditore di patatine nel mercato generale di Merano. Sono alto, magro e ho i capelli ricci tutti colorati, indosso dei buffi occhiali tondi che piacciono molto ai bambini, ho un carattere molto socievole. Tutti mi amano, soprattutto i bimbi, ma l'unica persona che mi odia è il Signor Barbatrucco perché dice che io gli rubo i clienti. Indosso sempre vestiti colorati, ma durante il lavoro indosso sempre il grembiule dipinto da me che raffigura me vestito da patatina gigante. Un giorno mentre andavo a fare i miei bisogni qualcuno mi rubò il carretto. Ritornato mi accorsi dell'accaduto e disperato tornai a casa. Mentre frugavo nella tasca del grembiule per trovare le chiavi di casa mi accorsi di uno strano bigliettino. Cosi lo presi ed iniziai a leggerlo. Sul biglietto c'era scritto: "Se rivorrai il tuo carretto dovrai venire agli scogli vicino al porto ". Cosi decisi di incamminarmi verso il porto, quando incontrai per la strada un'anziana affamata, le offrii una delle mie patatine e lei in cambio mi ringraziò donandomi un anello. Mi disse che non era un anello qualsiasi ma che era un anello che aveva il potere di teletrasportarti nel posto che volevi e di fare comparire oggetti. Dopo avermi detto questo, l'anziana scomparve nel nulla. Restai impalato dallo stupore, ma mi ripresi subito e continuai per la mia strada. Camminai e camminai e dopo qualche ora arrivai al porto. Li iniziò a lampeggiare il mio anello, ma non sapevo il perché. Chiesi a tutte le persone che incontrai ma nessuno lo sapeva. Finalmente arrivai sul ponte di una nave dove incontrai un elfo, si chiamava Veiron, era molto simpatico e deciso su tutto quello che doveva fare, era abbastanza basso, indossava sempre delle scarpe buffe tutte colorate ed un vestito rosso e verde. Mi disse:" questo anello è magico! si illumina quando il pericolo e' vicino. Quindi chiedi all'anello di teletrasportarti con me, vicino al pericolo. Io ti aiuterò perché mi sembri simpatico. Ma scusami perché sei qui? ". Io risposi a Veiron che ero lì per recuperare il mio carretto. Subito dopo dissi all'anello di teletrasportarci vicino al nemico e avvolti da un vortice di luce accecante ci trovammo in mezzo al mare su una barca a vela. Ci affacciamo dai bordi della barca e vedemmo delle bolle salire in superficie. Incuriositi indossammo le attrezzature da sub trovate sulla barca e ci tuffammo. Con l'anello feci comparire una spada, che però fu presa da un polpo gigante che comparve dal nulla. Era veramente enorme, aveva 4 tentacoli con all'estremità armi pericolose ed aveva una stella gigante in mezzo alla fronte. Io e Veiron ci spaventammo moltissimo e cercammo di scappare, ma ahimè lui ci prese ma subito rimbombò il rumore del suo stomaco affamato. Approfittandone presi la mia ultima patatina e gliela diedi a patto che ci lasciasse liberi di prendere la spada ed andarcene. Lui accettò le condizioni e mi diede la spada e ci lasciò liberi. Ci girammo per andarcene ma incontrammo Mobydick la temibile balena bianca! Era una balena abbastanza grande, che però era inafferrabile. Aveva la mandibola storta, denti rotti ma aguzzi e sul fianco destro aveva una cicatrice proprio come barbatrucco. Adesso avevo capito, era proprio lui che aveva preso il mio carretto. Non sapevo come sarei riuscito a sconfiggerlo, perché si diceva che Mobydick fosse potentissimo ed immortale. Per fortuna la spada era magica e iniziò a combattere da sola guidando il mio braccio.

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Finalmente la spada riuscì ad infilarsi nel petto della balena colpendo il cuore, e facendo così morire Mobydick,che prese le sembianze di Barbatrucco che cadde sul fondo dell'oceano. Subito dopo la spada scomparve, ma al suo posto comparve il mio carretto. Veiron impalato dallo stupore disse: "Come hai fatto? " . Io risposi:" mi ha guidato la spada, ma adesso torniamo a casa!" . Come per magia eravamo al mercato con i nostri vestiti normali come niente fosse successo. Veiron stava per andarsene perché non aveva niente da fare lì, ma io gli proposi di restare e lui accettò felice. Cosi ancora oggi, io e Veiron friggiamo patatine da dare ai bambini.

Alessandro Romanò e Arianna Guida - 1^A

FRIGGITELLO

ra una volta un giovane uomo di nome Gino Rossi, soprannominato Friggitello, poiché possedeva un chiosco di fritture. Tutti i bambini lo adoravano per le sue patatine a forma di Puffo e per il suo buffissimo abbigliamento. Friggitello era un uomo alto e molto magro, sul naso portava degli occhiali molto buffi che considerava stupendi, occhi verdi ed i capelli ricci che ogni mattina colorava con degli spray. Indossava dei pantaloni a righe, una camicia arcobaleno e un grembiule dipinto da lui durante le pause e che lo ritraeva vestito da patatina gigante. Dal suo collo pendeva una piccola catenina d'oro, regalatagli dal Sovrano di un Regno per il suo diciottesimo compleanno; passato ormai da un pezzo. Per evitare che i clienti gli ponessero diverse domande la nascondeva sotto la camicia. Nessuno, tranne la Famiglia Reale, conosceva il suo segreto: era il minore dei figli del sovrano e dopo il fratello maggiore sarebbe diventato il Re. Fino ad allora decise di lavorare nel suo chioschetto di fritture. Una delle sue grandi passioni erano le passeggiate, infatti, dopo la chiusura adorava camminare nel bosco fatato. Quest'ultimo possedeva questo nome, poiché si credeva che al suo interno vivessero creature magiche; mai incontrate prima. Una sera entrò nel bosco, non tranquillo come al solito: si sentiva osservato! Da un cespuglio non poco lontano da lui, vide spuntare un cappellino a punta. Si avvicinò e domandò chi fosse e subito spuntò fuori un buffissimo elfo vestito tutto di rosso. "Come ti chiami? Da dove vieni?" chiese Friggitello. "Sono Candy, una piccola elfa. Vivo in questo bosco da quando sono nata. Fra molti anni, quando mia sorella maggiore morirà, io diventerò la protettrice del bosco!". Parlarono a lungo e Friggitello si accorse che la loro situazione era la stessa. Diventarono migliori amici e Candy per proteggerlo gli donò un bellissimo anello in grado di fare magie. Proseguendo trovò dinanzi a sé un muro fatto di alberi ed ad un tratto vide la parete aprirsi lentamente. Di fronte a lui apparve un bellissimo prato con alte montagne, ma la cosa che lo stupì di più, era l'acqua limpida del lago. Ad un tratto sbucò un enorme e possente balena, dalla fronte rugosa e la mandibola storta. "Sono Mobydick, il guardiano del lago. Per tornare a casa dovrai superare una prova che sceglierà mio fratello Barbatrucco, il guardiano della Porta Dorata." Friggitello era molto preoccupato perché, conoscendo Barbatrucco, suo acerrimo nemico, sapeva che la prova sarebbe stata molto difficile. "Per tornare a casa dovrai attraversare il lago e raggiungere la Porta Dorata" disse Barbatrucco. Friggitello spaventato decise di chiamare Candy con la forza del pensiero e le domandò di trasformarlo in un pesce. Cercò di impedirgli il passaggio facendo apparire degli squali pronti a divorarlo. Friggitello si nascose dietro ad una foresta di alghe e mimetizzandosi scampò ai terribili squali. Con il cuore tremolante, più forte che poteva, nuotò spedito fino alla riva. Mentre nuotava scorse all'interno di un'insenatura il tesoro della Famiglia Reale che era stato sottratto la settimana prima. Mobydick con tutta la sua furia spaventò Friggitello affinché il suo tesoro rimanesse nell'insenatura. Friggitello fece apparire una spada magica grazie all'anello di Candy. Iniziò a combattere e con un colpo secco trafisse il torace del mostro. Prese il tesoro e nuotò fino alla riva. Difronte a lui apparve Barbatrucco intenzionato ad impedirgli di oltrepassare la Porta Dorata. Friggitello strofinò l'anello e una luce accecante fece cadere a terra stordito Barbatrucco. In quel

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momento, apparve la chiave magica, poiché, Friggitello aveva sconfitto tutti i guardiani e superato ogni prova. Fu così che aprì la Porta Dorata e tornò a casa con il tesoro. Al rientro tutti rimasero stupiti e lo ringraziarono per aver recuperato il tesoro. Come ricompensa, gli venne concesso dalla Regina di governare insieme al fratello e per molti anni nel loro regno, ci fu pace, amore e serenità.

Ziccardi Karen e Rossi Beatrice - 1^A

LA RAGAZZA SPERDUTA

C’era una volta, in una valle sperduta, una ragazza che non aveva né un nome, né i genitori. Lavorava duramente e viveva in una capanna vicino ad un fiume. Era alta e magra, dei capelli lunghi

e biondi e gli occhi color verde smeraldo. Aveva una carnagione piuttosto olivastra per il fatto che lavorava molto duramente tutti i giorni sotto il sole. Aveva però un dono: poteva viaggiare indietro nel tempo. Le era stato dato da un signore che l’aveva trovata dentro al fiume in una piccola e graziosa cesta. Aveva deciso di assegnarle quella proprietà perché aveva visto che era stata abbandonata e non aveva un nome, così aveva pensato che quella capacità l’avrebbe sicuramente aiutata negli anni futuri. La prese in casa e la accudì fino a quando un giorno, mentre lei stava dormendo, lui partì e non si seppe più niente di lui. Lei aveva voluto più

volte utilizzare il suo dono, ma non poteva fino a quando avrebbe visto specchiarsi nel corso d’acqua una persona a lei conosciuta. Dopo una lunga giornata di lavoro, la ragazza si sedette in riva al fiume; ad un certo punto, vide il viso del signore che da piccola la aveva accudita specchiarsi nel torrente. -Ma io quel signore lo conosco!!! Era quello che mi aveva accudita da piccola …. Che brava persona che era!!! Ora potrò scoprire la mia vera identità! Siccome ho visto una persona a me conosciuta specchiarsi nel fiume posso utilizzare il mio dono magico! – urlò gioiosamente la ragazza. -Aspetta! Prima dovrai superare due prove. Se ne supererai una, potrai scoprire il tuo nome; se invece le supererai entrambe, potrai sapere anche chi sono i tuoi genitori. – aggiunse la voce di un vecchio che proveniva dal cielo. -E tu chi saresti? – chiese la ragazza incuriosita, ma anche un po’ impaurita. -Io sono colui che ti aiuterà nel tuo cammino se tu supererai le prove assegnate. Diciamo che … sono la voce del tuo dono. -Ok- disse lei –proponimi le due prove ed io le supererò con tutte le mie forze. -La prima prova che dovrai affrontare sarà scalare la cima più alta di quei monti, chiamata “LA PUNTA DI FUOCO”. -Perché “PUNTA DI FUOCO”? – domandò lei un po’ perplessa. -Si chiama così perché, appena cerchi di arrivare in cima, cominciano a scendere enormi ammassi di roccia infuocata e solo chi è astuto e intelligente le può evitare. -Allora io la scalerò, eviterò le palle infuocate e arriverò in cima! – urlò la ragazza determinata. La giovane partì e la sera si accampò sotto una piccola pianta per dormire. Non riusciva però ad addormentarsi, perché era tormentata da rumori simili a delle urla. Ad un certo punto, vide un ragazzo che stava annegando nel fiume a causa del forte vento che creava onde immense Corse e si tuffò, nuotò e lo salvò per un pelo. -Grazie, non so come ringraziarti! Come ti chiami? -Veramente io non ho un nome … - aggiunse lei. -Cosa posso fare per sdebitarmi? Ah, dimenticavo io sono Milo.

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Milo era una ragazzo basso, piuttosto magro con i capelli castani e gli occhi azzurri. Era piuttosto simpatico e dal cuore dolce. -Piacere di conoscerti Milo! Se vuoi aiutarmi in qualcosa, mi devi portare sulla “PUNTA DI FUOCO” -Ma certo! Non ci sono problemi, anche perché io l’ho già scalata quella cima. -Ok, grazie! Partiremo domattina, così questa sera ci riposeremo. Arrivò l’alba e i due si avviarono. L’aria era molto fredda e riuscivano a malapena a salire. -Dobbiamo scendere! – urlò Milo. -Non possiamo!! Io devo superare questa prova assolutamente! -Ok, ora arriva proprio adesso il momento di rispondere ad un indovinello, se no arrivano le rocce infuocate. Era una domanda piuttosto difficile la loro, ma non impossibile, infatti riuscirono a rispondere ed arrivarono in cima al monte. -Ce l’abbiamo fatta!!! Grazie Milo!! -Ma figurati! Ora però dobbiamo superare la seconda prova ed io ti aiuterò! Ritornò la voce del vecchio proveniente dal cielo e cominciò a parlare della seconda prova, non era difficile, però non era neanche semplice … -Dovrai sacrificare qualcosa o qualcuno a te caro. -Sacrifica me!! –le disse Milo. -Non ci penso proprio! Tu mi hai aiutata, anzi mi hai salvata. Sacrificherò il mio gioiello che tengo al collo. Me l’hanno dato quando ero piccola e a me è molto caro, ma io voglio conoscere la mia identità e i miei genitori! Gettò il suo gioiello nel cratere ed in cambio trovò un braccialetto tutto d’oro per tornare indietro nel tempo. -Milo, vuoi venire con me? –chiese la ragazza. -Certo, anzi, grazie. I due andarono indietro nel tempo, al momento in cui era nata la piccola. -Ti chiamerò Rebecca –aveva detto la mamma appena la prese in braccio. -Mi chiamo Rebecca!! E com’è affascinante mia madre! -Tua madre è bellissima –aggiunse Milo –e tu sei ancora più bella e meravigliosa di lei. -Grazie. Ora so chi sono i miei genitori e come mi chiamo. Rebecca e Milo ritornarono nella loro epoca e si avviarono verso casa. Si amavano talmente tanto che si sposarono ed ebbero un figlio che chiamarono Leonardo. Così vissero felici e contenti!!

Caterina Fantoni - 1^B

IL GATTO CON GLI STIVALI, IL RITORNO!

C’era una volta, il gatto con gli stivali, che viveva insieme al suo padrone, alla principessa e al re suo padre nel loro castello. Era passato qualche anno da quando il gatto aveva fatto diventare il padrone ricchissimo, facendogli sposare, per di più, la figlia del re. Il carattere del gatto era però cambiato: ora era calmo e docile, visto che ormai non compiva più eroiche e furbe imprese, ma viveva come consigliere del padrone. Svegliatosi un giorno, si apprestò a incominciare una nuova giornata da gatto di palazzo. Entrò nel salone e vide tutta la corte, la servitù e i reali, trasformati in pietra. Il gatto, credendo che fosse uno scherzo, girò per ore tutto il castello per cercare suoi amici, ma niente: anche gli animali erano stati pietrificati. Ad un tratto, una fiammella blu gli si avvicinò e disse: “Fedele amico gatto, devi sconfiggere la malvagia strega Malefica. Lei viene da un altro mondo, bisogna riportarla da dove è venuta. É stata Lei ad infliggerci questo maleficio, dobbiamo spezzarlo!”

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Era la voce del padrone, il quale spiegò al gatto che, per sciogliere l’incantesimo, doveva preparare, prima della mezzanotte, una polvere magica usando tre ingredienti: un lacrima di gigante, dieci petali del fiore della vita e una ninfea del lago incantato. Con queste ultime parole, la fiammella svanì. Il gatto, non sapendo dove andare, era disperato, Ad un tratto, una simpatica fata gli comparve dinanzi: era la madrina di Cenerentola, che disse: ”Non temere gattino, ti aiuterò io”. Dopo essersi presentata, lo portò all’imboccatura di una grande grotta, dove era seduto un orco. La fata donò al gatto una spada con un potere magico e una boccetta per raccogliere la lacrima occorrente per la polvere. Il gatto combatté con la spada magica contro l’orco, che, dal primo colpo, iniziò a lacrimare senza motivo. Fu una facile preda da sconfiggere. Appena cadde a terra, il gatto raccolse subito la lacrima, anche se ignaro del motivo del pianto dell’orco. La fata risolse subito il suo dubbio: “L’orco ha iniziato a piangere perché la spada era intrisa di succo di cipolla incantata, che fa effetto solo sugli orchi!“. Superata la prima prova, il gatto si apprestò alla seconda: trovare dieci petali del fiore della vita. La fata gli fece come dono la Superintelligenza, che gli servì una volta arrivati alle porte di un magico campo di fiori della vita. Il gatto stava per aprire il cancello del giardino, quando questi parlò.” Se vuoi raccogliere dei petali, rispondi prima al mio indovinello: cos’è che al mattino cammina con quattro zampe e al pomeriggio con due, e alla sera con tre?” “Semplice” disse il gatto; “É l’uomo che crescendo va dal gattonare al camminare e alla fine usa il bastone!” Il cancello parlante, seppur bofonchiando, si aprì e il gatto poté raccogliere i suoi petali. Restava da prendere la ninfea. Il gatto e la fata arrivarono presto al lago incantato, dove trovarono tre ninfee ed un cartello che diceva: “Scegliete pure quella che volete , ma attenzione: solo una è vera!” Il gatto, non poteva contare sull’aiuto della fata, perché le ninfee ed il lago erano immuni a qualsiasi magia; quindi dovette scegliere a fortuna. Il gatto scelse quella che subito gli venne offerta dal lago stesso, che, con un’ onda, lo fece finire tra le zampe del gatto. Il micio, con tutti gli ingredienti, tornò al castello e preparò in fretta e furia la polvere. Mancava poco alla mezzanotte. Iniziò quindi a spargerla sulle statue. Mentre lo faceva, apparve Malefica, in fin di vita, che cercava di colpire il gatto con i suoi poteri, ma senza successo. Si rimpiccioliva ad ogni persona che veniva liberata, finché scomparve e ritornò nel suo mondo. Il gatto riuscì appena in tempo a finire il lavoro: allo scoccare della mezzanotte, tutti furono liberati e la fata di Cenerentola scomparve in un sorriso soddisfatto. Il padrone e il regno erano molto riconoscenti al gatto, tanto che venne nominato Viceré e acclamato da tutto il mondo.

Giulia Fumagalli - 1^ B

LE POZIONI FANNO MIRACOLI

C’era una volta, in un regno lontano, una principessa che viveva rinchiusa in una grotta. Era una ragazza splendida, aveva dei bellissimi capelli dorati e degli occhi azzurri che sembravano diamanti. La fanciulla se ne stava lì, seduta tutto il giorno a piangere. Aveva provato molte volte a scappare, ma il serpente lungo chilometri che la teneva

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rinchiusa già da due anni, aveva un udito sopraffino e se ne accorgeva sempre. Un giorno, il re, padre della ragazza, disse al popolo: “Chiunque riesca a liberare mia figlia dalle grinfie del serpente malvagio, la avrà in sposa!”. Tutti i giovani del regno si recarono a palazzo con i loro aiutanti di fiducia per farsi registrare dal re. Erano numerosi, ma, quando arrivarono alla grotta, molti morirono, altri, alla vista del serpente, scapparono e la maggior parte fece sparire le proprie tracce volontariamente per non tornare dalle loro famiglie come vigliacchi. Alla fine, rimase in campo un solo giovane, il principe Alessio. Era un giovane alto, moro e coraggioso. Aveva due begli occhi color nocciola che esprimevano una dolcezza e bellezza irresistibili. Si era incamminato con il suo mago di corte che aveva una pozione preparata con denti di drago e piume di fenice. Arrivati alla grotta, videro che il serpente aveva predisposto per la sua cena due grossi uccelli. Alessio si avvicinò con cautela e versò il liquido sugli animali, poi si nascose e aspettò che la pozione facesse effetto. Infatti, il serpente poco dopo cadde in un sonno profondo dal quale non si sarebbe risvegliato mai più. Il principe prese Isabella in braccio e corse verso il castello del re insieme al suo fedele aiutante. Il sovrano fu felicissimo di vedere arrivare dopo due anni sua figlia: la abbracciò come non aveva mai fatto e il giorno seguente si celebrarono le nozze. I due vissero per sempre felici e contenti.

Giorgia Gandolfi - 1^B

KALEA E L’AMORE

Tanto tempo fa, la principessa Kalea, sovrana di un arcipelago, stava cercando marito. Era bellissima, i capelli color corallo le ornavano il viso abbronzato e gli occhi color smeraldo sembravano due diamanti incastonati nella roccia. Sanda, la cuoca, invidiosa di Kalea e della sua bellezza, decise di trasformarsi in un uomo e chiederle di sposarla, per poi ucciderla. Così Sanda si trasformò in Vlando, un bel ragazzo dai capelli biondi e gli occhi azzurri, venuto dal Nord per conquistare il cuore della principessa. Appena fu arrivato a palazzo, chiese udienza alla principessa Kalea; durante la conversazione, Vlando fece a Kalea la grande proposta e lei, incantata dal suo fascino, acconsentì. Però Marea, guardiana del faro e consigliera della principessa, si accorse di un particolare: un piccolo neo sulla punta del naso di Vlando, del tutto simile a quello di Sanda. Marea aveva l’abitudine di osservare, arrampicata su un albero, l’alba sul mare; un mattino, Vlando, senza accorgersi di essere in compagnia, si specchiò sul bagnasciuga e, nel riflesso, apparve Sanda: era la prova che Marea aspettava. Per le nozze tra Vlando e Kalea furono invitati gli abitanti delle isole, ma anche re e regine di regni lontani. Qualche giorno prima delle nozze, Vlando decise di mettere in atto il suo diabolico piano: offrì alla futura sposa del pregiatissimo nettare di pesca che aveva avvelenato, ma Marea, fingendo di inciampare, ribaltò il vassoio e il bicchiere andò in frantumi. Poi le offrì un fiore rarissimo, ma dall’odore mortale se annusato. La giardiniera se ne accorse e lo fermò, facendogli notare che era fatale se annusato. Vlando, in caso di emergenza, aveva anche programmato un terzo e ultimo tentativo: portarla in mare e legarla al fondale con grosse corde, in modo che avesse la morte certa. Egli quindi invitò la principessa a fare una gita in barca e poi un’immersione. Quando raggiunsero il punto più profondo della baia, decisero di immergersi e, appena la principessa si fu girata, la legò al fondale con una dozzina di giri di corda stretti sul ventre; poi, davanti alla spaventata e sorpresa faccia di Kalea, riprese le sue sembianze femminili.

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Dopo che la traditrice se ne fu andata, Marea giunse in soccorso della sua sovrana e la liberò, portandola in salvo sulla sua piroga. Più tardi, la principessa e la sua fedele servitrice giunsero a palazzo, dove smascherarono e accusarono Sanda, la quale confessò e fu costretta a fare per il resto della sua vita la venditrice di conchiglie errante. Il giorno seguente, si presentarono a palazzo molti sudditi portando doni alla principessa; un ragazzo, Risco, figlio di pescatori, timidamente chiese alla principessa di fare un giro in barca al tramonto, durante il quale le chiese di sposarlo: Kalea, vedendo il suo animo semplice e sincero, acconsentì Qualche giorno più tardi, vennero celebrate le regali nozze tra Kalea e Risco, che vissero una vita felice, serena e piena d’amore.

Giulia Cortesi - 1^B

ODISSEA DI DUE NAUFRAGHI IN ATLANTICO CON UN CATAMARANO

Due fratelli italiani sono rimasti aggrappati alla zattera di salvataggio rovesciata per tre ore e mezzo prima di essere tratti in salvo da un cargo. Il loro catamarano di 14 metri "Stella Cometa" è affondato, dopo aver disalberato, durante una tempesta in mezzo all'Atlantico, a 800 miglia dalla costa americana. Era il 12 maggio 2011, Guido e Riccardo Sassoli, bolognesi, stavano portando un catamarano di 15 metri da New York a Formentera. Se la sono vista brutta, ma grazie alla rapidità dei soccorsi sono stati salvati. Sbarcati dal cargo, sono arrivati in Italia.

Ecco il loro racconto: "Poiché questa è una storia a lieto fine, vorrei iniziare ricordando la pasta all’amatriciana che ieri sera abbiamo preparato per tutti i 22 membri filippini (più un capo elettricista di nazionalità bulgara) dell'equipaggio della nave Daio Azaleo della K-Line sulla quale siamo ospiti da tre giorni. Per motivi professionali legati alla mia attività di editore nel settore nautico, ho una certa confidenza con le operazioni di salvataggio e con la navigazione in condizioni meteo difficili. In particolare io e mio fratello collaboriamo con la Marina Militare e la Guardia Costiera e con la sezione navale della Guardia di Finanza per la diffusione di informazioni e notizie utili alla navigazione da diporto. Questo è stato di grande aiuto per affrontare con la dovuta calma la situazione di seguito descritta. Nella mattinata del giorno 10 maggio riceviamo dal centro metereologico Navimeteo di Chiavari, con il quale siamo in contatto permanente attraverso il loro sistema satellitare che consente di conoscere la nostra posizione di continuo, l'ultimo bollettino che ci informa del persistere di un forte vento da sud est nelle successive 12-16 ore, con raffiche di 30-35 nodi; ci prepariamo quindi ad affrontare la situazione riducendo al massimo le vele per procedere al meglio sulla nostra rotta. Dopo alcune ore, un'onda più alta delle altre si infrange sulla coperta sovrastandoci e causando la rottura della vela principale. Appena ci rendiamo conto dell'accaduto, ammainiamo tutta la vela per contenere i danni. L'operazione richiede un certo tempo e quando scendiamo sotto coperta ci rendiamo conto che la parte destra del catamarano sta imbarcando acqua. Dopo esserci consultati con Navimeteo, decidiamo di attivare l'Epirb (il sistema di chiamata di soccorso satellitare), mentre Navimeteo avverte la Capitaneria di Porto Chiavari. Contemporaneamente effettuo la chiamata di soccorso sul canale 16 del VHF. Immediatamente mi risponde il cargo Daio Azalea che si trova a circa 25 miglia dalla nostra posizione con rotta parallela alla nostra. Informo della situazione il comandante Ely Sinoy che mi conferma di aver invertito la rotta così da procedere speditamente verso di noi. A questo punto ricontatto Navimeteo informandoli che la nostra chiamata VHF è stata raccolta e che la nave Daio Azalea ci sta raggiungendo. La Capitaneria di porto di Chiavari ci conferma la ricezione del nostro segnale di soccorso, tramite Epirb, da parte della sede centrale di Boston e confermiamo anche a loro di essere

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già d'accordo con la Daio Azalea. Nel frattempo confermiamo al Comandante della nave la nostra posizione rilevata dai radar e lui fa altrettanto. Entriamo in contatto visivo dopo circa un’ora e mezza, in quanto anche noi abbiamo fatto convergere la rotta su di loro per accorciare le distanze. Quando la nave è a circa un miglio di distanza da noi, iniziamo le procedure di abbandono della nostra barca e gonfiamo la zattera di emergenza sulla quale saliamo. La nostra barca affonda dopo circa 20 minuti con la nave a poche centinaia di metri da noi. Ci viene lanciato il cavo di soccorso che, però, per il forte vento finisce troppo lontano e quindi si deve procedere ad una seconda manovra di avvicinamento. Nel frattempo un'onda si infrange sulla zattera causandone la parziale rottura. Al secondo tentativo, recuperiamo il cavo ma non riusciamo a legarlo alla zattera e quindi per effetto dell'abbrivio ci allontaniamo dalla nave. Ci prepariamo meglio per il terzo avvicinamento, segnalando alla nave la nostra posizione tramite il fascio luminoso emesso dalla nostra torcia, in modo che possano costantemente sapere dove ci troviamo. Dopo una perfetta e molto difficile manovra da parte del Comandante Sinoy, ci vengono calate da bordo le cime di sicurezza e la scaletta che ci consentono di risalire la fiancata della nave e salire a bordo. La cosa che non dimenticheremo mai è il sorriso dei marinai filippini unito al loro grido di gioia, mentre ci abbracciamo, e la stretta di mano del Comandante Sinoy che ci dà il benvenuto a bordo. Vorremmo ringraziare tutte le persone che ci hanno aiutato a far volgere al meglio questa difficile situazione e quindi la Compagnia K-Line, proprietaria della nave Daio Azalea, il suo Comandante Ely C. Sinoy ed il suo fantastico equipaggio, il centro Navimeteo e la Capitaneria di Porto di Chiavari unitamente al centro di soccorso di Roma ed infine il centro di controllo Epirb di Boston". Aggrappati con la forza della disperazione a un battello gonfiabile. È un'esperienza estrema, conclusa nel migliore dei modi grazie a una serie di circostanze favorevoli, quella vissuta da due fratelli bolognesi, Guido e Riccardo Sassoli, di 48 e 50 anni. Appassionati diportisti ed esperti navigatori, hanno vissuto sulla loro pelle il peggiore incubo di ogni uomo che va per mare, e il lieto fine di questa storia somiglia tanto a un miracolo propiziato dalla tecnologia e dalla solidarietà umana. Erano partiti il 1° maggio da New York a bordo di un catamarano di 15 metri, lo 'Stella Cometa', e hanno fatto naufragio sulla rotta per le isole Azzorre. Da lì, dopo un breve scalo, sarebbero ripartiti per riportare l'imbarcazione a Formentera, dove la teneva ormeggiata la proprietaria. “IL MARE era molto mosso - hanno raccontato a chi è riuscito a mettersi in contatto con loro - e all'improvviso ci siamo trovati in un vortice che ha disalberato la barca”. Il catamarano, secondo la ricostruzione del centro Navimeteo di Chiavari, si è trovato ad affrontare forti venti contrari e onde violentissime: una di queste avrebbe infranto un oblò, facendo imbarcare acqua allo 'Stella Cometa'. “In due minuti lo scafo si è riempito - hanno spiegato alla sorella - e abbiamo dovuto lasciare la barca”. Alle 22,30 i due fratelli hanno lanciato l'Sos e messo in acqua il battello autogonfiabile, su cui sono saliti portandosi lo stretto indispensabile. Anche la zattera di salvataggio, però, è stata rovesciata dalla forza del mare e i fratelli Sassoli sono rimasti aggrappati in attesa dei soccorsi. Il loro allarme nel frattempo è giunto alla centrale della Guardia costiera a Roma, che ha allertato quella di Boston. Grazie ai dispositivi satellitari, i soccorritori statunitensi hanno individuato con estrema precisione la posizione del naufragio e la nave più vicina: a sole venti miglia stava infatti incrociando il mercantile 'Daio Azalea', un cargo lungo 200 metri e con una stazza di 50mila tonnellate battente bandiera panamense, che è riuscito a raggiungere in breve tempo i naufraghi, traendoli in salvo in presenza di condizioni proibitive. Un'operazione da manuale, grazie alla quale Guido e Riccardo Sassoli godono di buona salute dopo avere passato nell'oceano le ore più lunghe della loro vita. Solo il maggiore dei due fratelli ha riportato qualche ferita alle mani tirando le cime nelle fasi più drammatiche della vicenda. Lo sviluppo della vicenda è stato seguito in diretta dal centro Navimeteo di Chiavari, che stava monitorando l'evoluzione della minacciosa depressione atlantica in cui sono incappati i velisti bolognesi. Il mercantile si è poi diretto al porto di Smirne, in Turchia, dove sarebbe giunto il 26 maggio. Sulla rotta non erano previsti scali intermedi ma, grazie anche all'interessamento della Farnesina, è stato deciso di sbarcare i fratelli Sassoli a Gibilterra, da dove sono rientrati in Italia. A

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comunicare il lieto fine della disavventura ai parenti sono stati gli stessi due protagonisti, con un messaggio alla figlia di Riccardo: “Abbiamo dovuto abbandonare la barca, ma siamo salvi”.

Rachele Spada 2c

LA LUNA NELL’ARMADIO_ 1^ PARTE

Era una tranquilla e monotona giornata di scuola. Sara arrivò al suo armadietto sbadigliando e salutò la sua amica Elisa. Durante la lezione di italiano, Sara non riusciva a concentrarsi. Riusciva pensare solo a quello strano biglietto. Infatti, poche ore prima aveva trovato un messaggio all’ingresso di casa sua. All’inizio si era spaventata, ma poi la voglia di avventura l’aveva portata a leggerlo. “Alla Luna e alle stelle ti puoi affidare, nella tua dimora con agilità lo potrai trovare.” La prima domanda che Sara si era posta è stata: “Che cosa devo trovare?” Il resto era abbastanza semplice. Doveva trovare qualcosa in casa sua e doveva trovarlo con agilità, in posti difficili da raggiungere. Passò il resto delle lezioni a guardare l’orologio. Quando la campanella dell’ultima ora suonò, Sara scattò in piedi come una molla, prese lo zaino e si avviò a passo sostenuto verso casa. Dopo un pomeriggio di inutili ricerche, si sedette sconcertata sulla poltrona davanti al camino e … non fece in tempo ad appoggiarsi allo schienale che si ritirò in piedi. Il camino era l’unico posto che ancora non aveva controllato. Decise di arrampicarsi reggendosi ai mattoni sporgenti più stabili e in un batter d’occhio era a metà del percorso. Circa un metro sopra di lei, in un angolo, c’era una piccola scatola attaccata al muro. Sara provò a spostarla con una mano, ma quest’ultima non si mosse di un millimetro. L’unica soluzione era aprirla. Ci trovò un bracciale di metallo con una pietra esagonale azzurra al centro. Uscita dal camino, si provò il bracciale: le entrava alla perfezione! La pietra era come uno specchio, ci si poteva riflettere. Aveva qualcosa di magico! Faceva sentire Sara più sicura. Solo allora si accorse che il suo fratellino Ben la stava guardando. Le ricordò che doveva accompagnarlo all’allenamento di calcio. Andarono verso l’armadio per prendere giacche, ma Sara non fece in tempo ad aprirlo che una folata di aria fredda le invase la camera. L’armadio era un portale! Dopo un lungo sentiero, in lontananza, si intravedeva appena un lugubre castello. Era la dimora di un grande nemico: il suo nome era Shrong. “Un nome un po’ strano” pensò Sara. Non lo aveva mai sentito prima, ma sapeva chi era. Si incamminò per il sentiero con il fratellino Ben che tremava come una foglia, non tanto per il freddo quanto per il terrore di avvicinarsi a quel castello spettrale. Sara era molto preoccupata; dopo un’oretta che camminavano non erano neanche a metà strada. Sembrava che il castello, o qualunque cosa vi abitasse, volesse tenerli lontano. Mentre camminavano, con il latte alle ginocchia -non erano abituati a percorrere grandi distanze a piedi - la ragazza non poteva smettere di pensare alla prima parte del messaggio. Man mano che andavano avanti, Sara si sentiva meno stanca e meno preoccupata di prima, il che era strano visto che ormai erano vicino al castello. Ben controllò l’orologio, erano le dieci e venticinque quando si sedettero stravolti sotto i rami di un albero a meno di venti metri dalla fortezza, vicino al laghetto. Sara non era mai stata più sicura di sé. Alzò lo sguardo e rimase a bocca aperta: milioni di stelle dominavano il cielo e la Luna era più luminosa che mai. Nella sua città era difficile vedere le stelle. Solo dopo qualche minuto si accorse che il braccialetto si era illuminato. Le venne in mente la prima parte del messaggio. Doveva affidarsi alle stelle. Alzò il bracciale al cielo e ripeté il messaggio tra sé e sé. Ed ecco che la luce emessa dalla Luna creò un vortice che finì dritto nella pietra sul bracciale. Ben era sbalordito, ma sicuramente meno di Sara. Sentiva di essere più forte, aveva i sensi più sviluppati e nessuna paura del nemico. Quando la ragazza abbassò lo sguardo, si accorse che lei e suo fratello non erano più soli. Tre lupi si avvicinavano lentamente all’albero. C’erano due cose che li distinguevano dai lupi normali: erano enormi e i loro occhi erano rosso rubino. Sara pensava freneticamente a cosa fare per non essere sbranata: correre era indiscutibile, le bestie li avrebbero raggiunti facilmente, potevano buttarsi nel laghetto lì di fianco, ma non poteva sapere se nell’acqua vi fossero altre creature pericolose o no.

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L’unica soluzione che riuscì a trovare fu di chiedere aiuto alla Luna. Sussurrò aiuto vicino al bracciale proprio mentre i lupi erano a mezz’aria per saltar loro addosso. Sei piccole strisce di luce uscirono dal bracciale e finirono negli occhi delle tre bestie. I lupi atterrarono di fianco ai due fratelli, ma avevano qualcosa di diverso, infatti adesso avevano gli occhi blu, non più rossi. I lupi si ritirarono e Ben restò a fissarli, ancora terrorizzato, fino a quando scomparvero all’orizzonte. Provò a parlare, ma non ci riusciva. Restarono a guardare il cammino che i lupi avevano fatto per un po’ e, quando i due fratelli si rialzarono, era ormai mezzanotte. Sara non era timorosa nei confronti del nemico, ma se quello era solo l’inizio aveva paura che Ben non avrebbe retto.

Monica Papis - 3^B

IL VIAGGIO INASPETTATO

Callie, Cristina, Lexie, Maggie, Mark e Jackson erano medici di un ospedale a Boston. Un giorno, dovevano andare in Canada per prendere degli organi. Quando furono pronti per partire, Alex, un collega, li fermò dicendo loro che c’era un’altra emergenza al pronto soccorso, ma gli altri si opposero dicendo che il bambino che attendeva gli organi da quasi un anno aveva la precedenza.Così partirono. Quando furono sopra le cascate del Niagara, l’aereo iniziò un po’ a traballare, ma il pilota, Jerry, non era uno che andava nel panico al primo ostacolo e mantenne il controllo del veicolo. Così arrivarono a destinazione. Asportarono i reni, il fegato, e un polmone dal donatore e ripresero l’aereo per Boston. Quando passarono, di nuovo, sopra le cascate, l’aereo non solo traballò, ma cominciò a perdere quota; i medici, specialmente Callie e Lexi, iniziarono ad aver paura. L’aereo scese sempre più, così Mark e Jackson andarono a chiedere spiegazioni a Jerry che rispose: ”Non so che cos stia succedendo! L’aereo non risponde ai comandi.” E Mark infuriato esclamò: ”Beh, vedi di fare qualcosa, perché su questo aereo ci sono sei medici e quattro organi e a Boston c’è un bambino di dodici anni, Tim, che li attende da quando ne aveva undici. Quindi, non farci morire!”. Dopo le toccanti parole di Mark, tutti si calmarono, ma la tranquillità non durò molto: l’aereo perse ancora quota.

Jerry provò a toccare tutti i tasti dell’aeromobile, ma con nessun effetto. Era come se le cascate esercitassero un potere sull’aereo. Il pilota disse a tutti: ”Sotto ad un sedile ci sono sei paracaduti, solitamente sono cinque, ma prendete anche il mio.” Callie esclamò: ”Trovati! Ma tu, come farai a scendere?” e Jerry rispose: “State tranquilli, non preoccupatevi per me.

Mark ha ragione: il bambino non può aspettare ancora questi organi e voi non potete morire, perché il vostro compito è salvare delle vite, e allora anch’io lo faccio ora. Troverò un modo per salvarmi, ma intanto, voi dovete scendere.” Maggie e Jackson urlarono: “Stiamo per schiantarci!”, così tutti si salutarono, compreso il pilota che non poté abbracciarli perché seduto. I due si presero per mano e si lanciarono per primi con i reni, poi fu il turno di Callie e Cristina che presero il polmone e il fegato. Mancavano solo Lexi e Mark all’appello. “Dobbiamo andare altrimenti moriremo anche noi e a quel punto sarà stato tutto inutile!”, esclamò Lexi. “Io non posso andare senza mio fratello. Sì, non te l’ho mai detto, perché non l’ho mai considerato parte della famiglia!”, disse Mark. I due si abbracciarono e Lexi si lanciò da sola. Mark prese Jerry e, in qualche modo, si lanciarono pure loro. Callie, Cristina, Maggie, Jackson e Lexi arrivarono sani e slavi a terra con i rispettivi organi; dopo qualche minuto, anche i due fratelli arrivarono, mentre il jet cadde nelle cascate. Tutti si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere, perché era stata un’avventura assolutamente folle e probabilmente erano anche sotto shock, ma il viaggio non era finito lì: dovevano ancora ritornare a casa.

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Durante il pomeriggio, iniziarono a costruire una specie di tana con i rami degli alberi. Arrivò la notte buia e fredda, così accesero il fuoco, ma la temperatura, di certo, non cambiava, perché le cascate creavano umidità in mezzo alla foresta. Mark raccontò a tutti che Jerry era suo fratello e che gli voleva bene, poi lui fece lo stesso. In seguito, si addormentarono tutti tranne Callie che pensava a sua figlia. Il mattino dopo, i medici si ricordarono di avere degli organi con loro, così andarono a controllarli. Non erano messi bene: la temperatura era sfavorevole e non avrebbero resistito ancora per molto. Alex intanto, a Boston, era preoccupato, perché non aveva ancora ricevuto notizie da loro, così andò a dirlo al Primario di Chirurgia dell’ospedale che mandò subito degli aerei a perlustrare il tragitto dell’aeroplano dei sei chirurghi. Passarono tre giorni dalla loro scomparsa. I medici, ovviamente, avevano sete, così presero l’acqua, la depurarono in un modo strano e la bevvero. Un aereo improvvisamente volò sopra di loro, allora tutti gridarono, alzarono le mani e tirarono i rami della tana da loro costruita. Il pilota li vide e li caricò. Fecero ritorno a Boston e, quando misero piede nell’ospedale, piansero per la gioia di essere sopravvissuti. Alex si offrì volontario per controllare che stessero bene, ma essi rifiutarono: volevano al più presto trapiantare gli organi a Tim. I medici raccontarono quella storia a tutti, Callie ritornò da sua figlia e da suo marito, Cristina ritornò a dedicarsi alla chirurgia, Maggie e Jackson poterono ritornare a sorridere, Jerry si riconciliò con suo fratello e Lexi e Mark ritornarono come prima, però più gioiosi e saggi.

Jasmin Caccia - 2^B

IN MONTAGNA

Durante la mia infanzia, io e la mia famiglia trascorrevamo molti inverni in montagna, soprattutto nei giorni tra il venti di Dicembre e il dieci di Gennaio, circa. Mio padre era molto appassionato di sci e voleva sempre mandarci a sciare, ma con il corso e questo era molto noioso. Nel corso, infatti, non si potevano fare i salti, né andare troppo dritti o rettilinei, perché tutto ciò avrebbe causato un'accelerazione e si sarebbe potuto perdere il controllo: insomma, non ci si poteva divertire! La nostra giornata tipica era la seguente: ci alzavamo alle sette o anche prima per cambiarci; alle sette e un quarto bisognava fare colazione e chi non la faceva, digiunava fino alle quattro e mezzo; alla sette e mezza bisognava essere in macchina pronti per partire per Selvino. Dopo circa un'ora si arrivava a Valtorta, da lì bisognava preparare gli sci e salire sulla seggiovia per poi seguire un sentiero in salita; alla fine, ci si incontrava con i maestri del corso e si iniziava a sciare. Alle quattro e mezza si finiva e si mangiava; poi si tornava a casa a fare una doccia e a finalmente ci si poteva rilassare, per poi andare a letto. Io, sinceramente, avrei preferito sciare con mio papà, dato che con lui si poteva andare alla velocità che più piaceva e si potevano eseguire “sentieri”, ovviamente innevati, dove si erano formati delle specie di dossi, dai quali si potevano fare salti anche abbastanza pericolosi, come il 360 gradi (così chiamato per il fatto che chi lo vuole eseguire deve fare una giravolta su se stesso compiendo un giro di 360 gradi). Anche se io capisco le ragioni di mio padre che voleva farmi imparare a sciare bene, ero un po’ risentito per dover frequentare per forza il corso. A Selvino, e nella nostra casa, non era l'unica attività che si poteva svolgere: si poteva anche utilizzare un gioco in scatola. Io lo facevo spesso, ma soprattutto, mi piaceva molto uscire a guardare il cielo: c'era sovente la luna ed io mi recavo in un posto in cui era molto visibile, tanto che sembrava di essere a qualche metro da lei che, vista da così vicino, era molto bella e faceva riflettere.

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Si poteva anche giocare a calcio, basket o pallavolo presso un oratorio, dove bambini ragazzi, ragazze e a tutte le persone appassionate dello sport possano trascorrere qualche momento di svago. A Selvino io ho sempre passato le vacanze migliori, perché tutte quelle attività sono sempre state le mie preferite: per me è meglio giocare all'aria aperta che con i giochi elettronici!

Filippo Ferretti - 2^B

UNA TRAGEDIA A LIETO FINE

Nel 1922, in Thailandia, c’era un gruppo di amici formato da Jack Roberts,Molli sua sorella, James Jefferson, un amico di scuola di Jack Roberts ed ex soldato e infine George Hencoc, anche lui una vecchia conoscenza di Jack Roberts. Anch’ egli un fanatico dei luoghi esotici. Una volta presero una nave che li avrebbe portati negli Stati Uniti dove abitavano le loro famiglie. A un certo punto, sulla loro nave si abbatté una forte tempesta. Le onde raggiungevano i sei metri di altezza,il mare era nero come la pece,si sentivano i tuoni che ricordavano i cannoni. Tra le persone sulla nave si scatenò il panico. Molli urlò:<<É la fine! Le onde ci travolgono!>> . Jack Roberts esclamò: << Molli, James e George, leghiamoci con una corda, così non ci perderemo!>>. In quel momento, arrivò un’onda alta sei metri che travolse in pieno la nave. Gli amici vennero scaraventati nell’Oceano. Il giorno seguente, come per miracolo, Molli, Jack, George e James si ritrovarono su una spiaggia. Si guardarono intorno e videro solo alberi e piante verdissime e rigogliosi. George era eccitato, perché credeva che fosse un sogno. Nel frattempo, Jack aveva esaminato l’ambiente per capire dove fossero e con aria soddisfatta disse:<<Ci sono alberi e piante tipiche della giungla Amazzonica, però lì non ci sono le montagne, ma tanti fiumi e paludi, cose che qui scarseggiano nonostante sia ricca la vegetazione.>>. James lo interruppe: <<Allora, dove siamo?>> . << Secondo i miei calcoli la tempesta ci ha portato fuori rotta, nella giungla del Borneo.>> rispose Jack. Dopo un po’ di tempo, ritornò George che nel frattempo era andato a curiosare in giro, prese la parola e disse: << Niente panico! Ci penso io! Dobbiamo fare come Robinson Crusoe.>> . <<Cioè?>> rispose Molli: << Andremo nella giungla a vedere se c’è qualche forma di vita umana, ma, cosa più importante, a trovare un rifugio nel quale poter trascorrere la notte.>>. Gli avventurieri decisero di ascoltare George,perché anche se era pazzo come Don Chisciotte, aveva detto una cosa sensata. Jack divise i compiti:<<Molli, dovrai accendere un fuoco per tenerci al caldo. James, dovrai fare la guardia per avvertirci se c’è qualche pericolo. George,tu ti occuperai del cibo,mentre io di preparare un rifugio.>> Nella notte, gli indigeni del posto, attirati dal bagliore del fuoco arrivarono all’accampamento e decisero di rapire Molli, Jack, George e James che, invece di fare la guardia si era addormentato. Il mattino dopo, Molli, James, Jack e George si risvegliarono legati a dei pali di legno. George cercò di imitare ancora una volta Robinson Crusoe e di parlare con gli indigeni:<<Ci potete liberare?Noi veniamo in pace. Dobbiamo tornare a casa. Ci potete aiutare.>> Per qualche strana ragione, gli indigeni capirono George e li liberarono. Il capo fece intendere loro con un oggetto e con dei segni che potevano fare un grande fuoco e attirare verso loro le navi di passaggio. Una volta ritornati all’accampamento, prepararono quindi un grande falò.

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Proprio in quel momento, una nave passò di lì e, vedendo il grande falò si avvicinò e, una volta attraccati, videro gli eroi i quali urlarono: <<Per favore possiamo salire? Dove siete diretti?>>. Il capitano della nave rispose:<<Certo che potete salire! Noi siamo diretti negli Stati Uniti.>> Una volta saliti sulla barca, ritornarono a casa felici per rivedere la propria famiglia.

Mattia Celeri - 2^B

AL COLLEGE 14 Settembre 2015 Mi chiamo Travis. Ho 19 anni e oggi è il mio primo giorno a Yale. Sono arrivato qualche giorno fa, ma il mio ingresso in questa prestigiosa Università non è stato dei migliori: sono venuto con mia madre, perché mia sorella Jenna mi ha distrutto la macchina, venendomi contro con la sua vespa. Mia mamma, davanti all’ingresso, comincia con i soliti inutili pianti, stritolandomi in un abbraccio davanti a tutti i membri della squadra di basket. Io cerco di tranquillizzarla e di farla andare via, ma tutti i miei tentativi sono vani: benvenuto me, benvenuto sfigato. Non faccio in tempo ad entrare nella mia stanza che un ragazzo dai capelli biondi, occhi azzurri e piercing nero al labbro, mi dà una spallata facendomi quasi cadere e poi se ne va via. Altri ragazzi, che sono con lui, mi salutano con un cenno e mi dicono: “Scusalo, si chiama Luke, non gli piacciono molto i nuovi arrivati!”. Un ragazzo con i capelli mori e occhi color carbone si presenta: “Sono Josh, e quel vandalo è Michael”, dice riferendosi al tipo accanto a lui; l’altro facendo il finto offeso aggiunge: “Ma puoi chiamarmi Mick, amico”, “Io sono Travis”, rispondo. “Stasera i fratelli Cliver danno una festa al campus per l’inizio di questa tortura, ci vieni con noi?” io abbastanza contento annuisco e dico “Ci sarò”. Mi vesto con dei pantaloni neri a cavallo basso e una camicia di jeans; una volta arrivato, cerco i miei nuovi compagni di stanza, ma visto che niente va mai per il verso giusto, una ragazza mi versa il suo drink addosso. La ragazza, preoccupata, inizia a scusarsi come se mi avesse ucciso, io la tranquillizzo dicendole: “No ti preoccupare, ne ho altre” lei ancora un po’ agitata insiste “No scusa, che sbadata che sono, vieni, ti do qualcosa di mio fratello, ah, io sono Faith, piacere!”. Intanto, stritolandomi un braccio, mi trascina vicino ad un divanetto e mi dice di aspettarla lì. Dopo qualche minuto torna con una maglietta. Non avevo notato prima i bei capelli castani che le ricadevano sulle spalle, gli enormi occhi verdi, non è molto alta, ma indossa un vestito nero di pizzo che le calza a pennello: è davvero molto bella. La stessa sera mi fa conoscere la sua cerchia di amici, tra cui ci sono Luke, Josh e Mick; passiamo il tempo a giocare ad Obbligo o Verità e ad altri giochi di questo genere. Mi diverto un sacco, se tutti i giorni fossero così, potrei accettare questo tipo di vita. Stamattina mi sono svegliato con la schiuma da barba in faccia. Solito scherzo di inizio anno, ma va bene così. Ora vado a cambiarmi, augurami buona fortuna.

Valentina Serravillo e Benedetta Defendi - 3 B

TUTTI A TOKIO!

Tanto tempo fa, a Milano, viveva Cappuccetto Rosso che, come al solito, si era svegliata presto per andare a lavorare. Lavorava in piccolo chiosco che vendeva frittelle buonissime e caramelle squisite a prezzi bassi. Cappuccetto Rosso era molto felice, gentile con tutti e aveva sempre un sorriso smagliante.

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I suoi fedeli amici, i tre porcellini, lavoravano da Abercrombie e il chioschetto era molto vicino al negozio, quindi si incontravano tutte le mattine. La ragazza, dopo il lavoro, faceva sempre un giretto per vedere e rivedere le bellezze di Milano. Quando, un giorno, tornò a casa sua, vide che il letto era capovolto, la cucina distrutta, i quadri rotti e le fotografie rovinate. Diventò molto triste e, mentre cercava di riordinare un po’, pensava a chi potesse essere stato. Sul pavimento vide una fotografia di Tokio che non era sua e non aveva mai visto. Si ricordò che laggiù viveva la strega Malefica e che da sempre voleva rubarle la formula magica che rendeva ogni incantesimo perfetto. Cappuccetto Rosso e i tre porcellini allora partirono con il primo volo per Tokio. Dopo quattro ore di viaggio, arrivarono a destinazione e si diressero verso il castello di Malefica. I tre porcellini portarono diversi incantesimi, perché non si fidavamo della regina cattiva. Infatti avevano ragione: appena Cappuccetto Rosso fu entrata, venne rinchiusa subito in un‘enorme gabbia di ferro. Appena arrivò Malefica, disse alla ragazza: “Piccola ingenua bambina, finalmente sei arrivata! Dammi subito la formula magica, perché, quando la avrò, potrò mischiarla con il mio malvagio incantesimo, così tutti gli abitanti di Tokio faranno quello che voglio!”. Cappuccetto Rosso non sapeva cosa fare, perché la formula magica era molto preziosa: rendeva ogni incantesimo perfetto, magnifico e potente. I tre porcellini, dopo essere scappati dalle guardie di Malefica, riuscirono ad arrivare alla gabbia dove era rinchiusa la ragazza. Quando la strega li vide, trasformò i tre porcellini in minuscoli topi e chiamò un gatto per farli mangiare. Cappuccetto Rosso supplicò: “Ti prego: manda via il gatto! Sono i miei migliori amici, ti prego!!”. Malefica rispose: “Dammi immediatamente la formula !“. La ragazza a malincuore gliela consegnò, ma, mentre la stava tirando fuori dal cappuccio, si ricordò di aver preparato un incantesimo molto astuto. Appena qualcuno, che non fosse Cappuccetto Rosso, avesse pronunciato l‘inizio della formula, sarebbe scomparso nel nulla. Quando la regina cattiva incominciò a leggere, scomparve infatti in una piccola nuvola. La ragazza trasformò di nuovo i suoi amici in porcellini che la aiutarono ad uscire dalla gabbia. Appena furono usciti dal castello, diventarono gli eroi di Tokio. Malefica ormai non c’era più e Cappuccetto Rosso divenne ancora felice come prima, perché la sua peggior nemica era morta e la formula era salva!

Sofia Santini - 1^B

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LA MIA PRIMA GARA 12 Febbraio

Cara Minnie, oggi è stato un giorno molto impegnativo e pieno di emozioni, perché c’é stata la mia prima gara di ginnastica artistica. É iniziata alle 16:15, ma io mi sono recata in palestra alle 15:00, per riscaldarmi e prepararmi. La gara consisteva in una prova al trampolino e una al volteggio. Ho indossato il body rosa e argento, il mio preferito, e dei pantaloncini bianchi. Il mio gruppo, formato da circa trenta ragazze, era il primo ad esibirsi. Abbiamo atteso molto tempo in quella palestra, una dietro l’altra, aspettando di essere chiamate; eravamo tutte frementi e agitate. Ad un certo punto, ho sentito il mio nome. Sarei voluta scappare, tanto ero preoccupata, però ho deciso di farmi forza e mi sono presentata all’appello. Ho fatto la mia esibizione al meglio delle mie possibilità e sono tornata al posto fiera di ciò che avevo eseguito. Al momento della premiazione, ero davvero speranzosa: ora sono molto contenta di essere arrivata sesta. É stato un grande traguardo per me e ne sono orgogliosa, perché so di essermi impegnata davvero tanto. Con un continuo allenamento, farò nuovi progressi e migliorerò sempre di più. La voglia di perfezionarmi non mi manca e non vedo l’ora di affrontare una nuova sfida! Tua Keyla

Capelli Keyla - 2’B

UNA PASSIONE DA COLTIVARE

Ero a casa con mio papà, avrò avuto sei/sette anni e non sapevo cosa fare. Era Domenica pomeriggio e mio padre, essendo juventino , accese la televisione e guardò la partita Juventus – Sampdoria. Non sapendo cosa fare ed un po’ incuriosito, la guardai anch’io. La Juventus vinse per quattro a uno e dissi tra me : “Wow , la Juventus è straforte!” . Poi chiesi : “ Papi , ti piace la Juve?” e lui rispose: “Sì, da quando avevo la tua età!”. Io, prendendolo come esempio e siccome la Juve vinceva sempre, esclamai: “Forza Juve!” e lui “Bravo!”. Proprio due settimane dopo, mi iscrisse a calcio nella squadra del mio paese.

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Alla mia prima partita segnai un goal di fortuna, comunque esultai facendo la linguaccia, come Del Piero e tutti applaudivano e urlavano: “Bravo!”, “Grande!”. Rimasi stupito da quei complimenti che mi piombavano addosso ed, ingenuamente, urlai: “Grazie , tutta fortuna!”. In tribuna scoppiarono tutti a ridere e diventai bordeaux perché pensavo: “Cosa ho detto? Perché ridono? Vabbè, tanto ho fatto goal!”. Non rammento contro chi giocavamo, mi ricordo però il campo, uno dei peggiori che io abbia visto in vita mia. Tornai a casa con le ginocchia sbucciate e i gomiti graffiati, però, non so perché, sorridevo; probabilmente perché mi ero divertito tantissimo e non me ne importava niente di essermi fatto dei graffietti. Il mio mister al termine della partita mi disse: 2Grande Tommy! Sei un guerriero!”. L’ultima parola mi rimase in testa, perché io la associavo ad un eroe, un mito, uno che non si arrende mai! Da quel pomeriggio, me la ripeto mentalmente e cerco sempre di dare il massimo, partita dopo partita. Mi vengono ora in mente le persone che hanno fatto crescere in me questa passione: il mio mister, alto e magro con i capelli bianchi e mio padre, basso e magro con capelli e occhi scuri. Non smetterò mai di ringraziarli! C’è chi pensa che il calcio “sia corrotto”, e infatti circolano milioni e milioni di Euro in questo sport, ma a livello giovanile o nelle serie cadette, si impara non solo a giocare, a vincere e altre cose: io non smetto soprattutto di imparare che “l’unione fa la forza” e che nulla è impossibile, se si collabora per un obiettivo comune . Inoltre si impara a rispettare l’avversario e, soprattutto, l’arbitro. Anche in serie A, se sbagliano, sorgono molte lamentele, ma errare è umano! Non bisogna poi far caso alle disuguaglianze. Quando fai parte di un gruppo sei un mattone in un muro: se vieni a mancare, crolla il palazzo e, se sbaglia uno, sbagliano tutti, perché dietro ad un errore ce ne sono sempre molti altri. Lo stesso accade quando si vince: se tutti fanno il loro dovere, i risultati vengono da soli. La squadra, per me, è come una piccola comunità o una seconda casa, ed io non penso proprio di andarmene. Ormai il calcio è parte della mia vita e, fino ad ora, mi ha insegnato dei valori che mi hanno aiutato ad essere un ragazzo migliore.

Tommaso Rinaldi - 2^B

DUE PAROLE CON UN AMICO! Bergamo, 23 Gennaio 2016

Caro Alessandro, come stai? Spero bene. Ti ho sempre ammirato, fin da quando ero piccolo. In questo arco di tempo mi sono posto molte domande che mi piacerebbe farti se ci incontrassimo in un futuro prossimo. Per esempio, mi sono sempre chiesto: “Come è la vita da calciatore?” “Come ci si sente ad essere il capitano della squadra a cui tutti fanno riferimento?” “Come è la vita in Australia?” Sogno spesso di diventare come te, un grandissimo calciatore, di sentire l’adrenalina in campo durante le partite e di essere da esempio a tanti ragazzi come tu lo sei stato per me. Può sembrare un desiderio un po’ generico e magari di una persona che non ci ha pensato più di tanto su quello che vorrebbe fare da grande, ma io ritengo che gli idoli possano tirare fuori il meglio di chiunque, arrivando a spingerlo a fare cose che non avrebbe il coraggio di fare da solo. Ho sentito dire che potresti essere nominato Commissario Tecnico della Nazionale Italiana dopo Antonio Conte ed io lo spero tantissimo, così avrò la possibilità di rivederti nel nostro Paese.

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Non so se mai avrai l’opportunità di leggere o rispondere a questa lettera, ma se, per puro caso, dovesse succedere, sarei molto felice di sapere cosa ne pensi. Nel frattempo, io continuerò a sperare e sognare, tanto sono cose che non costano nulla e che molto probabilmente (anche se per me sicuramente) sono quelle che fanno stare meglio nei momenti di crisi o in quelli di euforia. A presto, Alessandro

Alessandro Meloni - 2^B

UNA GIORNATA CON UN’AMICA A QUATTRO ZAMPE! 3 gennaio 2016

Caro diario, la giornata di oggi, che ti sto per raccontare, per me è stata molto significativa, perché sono stata tutto il giorno a giocare con il mio cane. Questa mattina dopo aver fatto colazione ed essermi vestita, io, la mamma e il mio cane, Billa, siamo andate a spasso sulle Mura di Città Alta. La notte prima era nevicato, perciò io e Billa abbiamo giocato con la neve sul prato. Mi sono divertita molto con lei, soprattutto quando ha sternutito, perché aveva alcuni fiocchi bianchi sul muso, ma anche quando, rotolandosi, sembrava che nuotasse, perché sotto di lei la neve si scioglieva. Abbiamo giocato per parecchio tempo, poi, tornando a casa, Billa mi ha strappato il guinzaglio di mano e abbiamo nuovamente giocato insieme. Dopo pranzo mi sono seduta vicino alla sua cuccia per farle le coccole, ma si era così stancata al mattino, che si è addormentata quasi subito sulle mie gambe. Che tenerezza! In quel momento, ho pensato che di giornate come questa non ne potrò avere tante, perché Billa ha tredici anni, e nei Labrador l’età massima è intorno ai sedici o diciassette anni. Non voglio perderla: per me, lei è la sorella che non ho. Le voglio molto bene e spero che non soffra mai. Mi piace guardarla quando dorme appoggiandosi alla mia cartella, quando mi segue perché sto andando a prenderle un biscotto… É bellissimo quando torno a casa e mi fa le feste o quando mi siedo a vedere la televisione e si accoccola in parte a me. Ora devo lasciarti, mio diario! Un bacio, la tua Zoe

Zoe Mazzucconi - 2^B

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ATTENTATI TERRORISTICI E GUERRE: l’UNICA RISPOSTA VALIDA

È LA PACE 19 Gennaio 2016

Caro diario, sono passati due mesi dal secondo attentato a Parigi, ho ancora i brividi e paura per ciò che è accaduto! La serata di Venerdì 13 Novembre 2015, ero a casa di un mio amico, quando abbiamo ricevuto la notizia da un telegiornale. É stato uno shock per me, infatti avevo visto il video non ancora censurato ed è stato sconvolgente! A distanza di due mesi, non riesco ancora a togliere dalla mia testa e dalla mente le urla delle vittime, il sangue sparso per le strade o le voci dei terroristi che gridavano:" Allah é grande!" Ogni tanto, mi verrebbe voglia di vendicare quelle povere innocenti persone rimaste uccise per ingiustizia, ma la violenza non risolve nulla! So che l'obbiettivo dei terroristi é incutere paura alle persone e mettere i bastoni fra le ruote all'economia, cerco quindi di essere ottimista ed avere fiducia nell'esercito, unica nostra difesa. Negli ultimi tempi, soprattutto l'esercito francese ha bombardato la Siria, aumentando le probabilità di nuovi attentati in Europa. Verso la fine di Dicembre, c'è stato ancora un attentato, ad Istanbul, dove sono morti più di cento innocenti.A volte cerco l'origine di tutta questa violenza ed arrivo a prima della mia nascita, quando il presidente americano Bush creò un'associazione antiterroristica, che, appena ebbe finito i fondi, si alleò al califfato. Oggi quest'associazione è nota con il nome "Isis". Si pensa che gli attentati alla Casa Bianca, al Pentagono ed alle torri gemelle furono proprio organizzati dal califfato. Resta comunque il mistero sul crollo del World Trade Center, che implose dopo aver inglobato due aeroplani di linea. Secondo la fisica, le due torri gemelle non sarebbero potute crollare dopo esser state colpite in un punto tanto alto. Resta comunque il fatto che chiunque adesso ed in futuro sarà a rischio, per colpa del califfato che organizza attentati a sorpresa. Siamo infatti in una situazione critica, sull'orlo della Terza Guerra Mondiale ed ho paura per me e per il mondo intero. Ormai so che la guerra non cambia mai: porta solo odio, rabbia, spargimento di sangue e morte di civili innocenti. Non è finita, però. Se questo mondo, ferito e debole, potesse dire una parola di pace, tutti gli incubi della guerra finirebbero.

Edoardo Belotti - 2^B

ATTENTATI DI PARIGI: PERCHÉ TANTA VIOLENZA?

Cara Lalla, spero che tu stia bene, perché invece io mi sento tristissima! I miei genitori dovevano partire questa mattina da Bergamo, con destinazione Parigi,

mentre io e mia sorella siamo qui a casa della mia nonna Bruna.

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Oggi mi sono svegliata tardi e ho fatto colazione, ma, mentre guardavo la televisione, è squillato il telefono di casa di mia nonna e mi sono alzata per rispondere. Era Anna, la nipote di mia nonna, che mi dava il buongiorno. Niente di strano, finché mi ha chiesto se i miei genitori fossero partiti e io con tono pacato ho risposto di sì, chiedendo il perché di quella domanda. Allora mi ha replicato con tono sorpreso: "Davvero sono partiti? Non hai visto la televisione? I telegiornali continuano a passare la notizia dell'attentato di Parigi che c'è stato ieri notte, non lo sapevi?" Io non l'ho ascoltata neanche più e ho messo giù la cornetta del telefono senza più rispondere. Mi sono sentita un peso sul cuore. Mi sentivo un'ingrata per non essermi preoccupata minimamente di ciò che era successo. Mamma e papà si sono sempre preoccupati per me e io cosa facevo? Non sapevo neanche che erano partiti per un viaggio di sola andata! Così, con le lacrime che mi stavano rigando la faccia, senza neanche che me ne accorgessi, sono corsa di sopra, in casa di mia zia, dato che mia nonna era uscita. Lei, vedendomi entrare in lacrime, mi è corsa incontro abbracciandomi e chiedendomi affettuosamente: "Cucciola che cosa succede?" Io non ce la facevo a parlare e piangevo, piangevo tra le sue calde braccia. Anche le mie cugine mi hanno abbracciato, così d'istinto, e allora mi venne il coraggio di parlare e, raccontato tutto, la zia mi disse di star tranquilla, perché mamma e papà l'avevano chiamata dall'aeroporto per dirle che non erano potuti partire. Così mi sono sentita rincuorata e più felice, ma, quando ho acceso la televisione, è cambiato di nuovo il mio stato d'animo: venivano trasmesse le immagini di tanta gente morta, a causa di incendi, c'erano filmati registrati da alcuni spettatori del Bataclan che passavano un'allegra serata fino all'arrivo di due ragazzi vestiti completamente di nero che puntavano dei grossi fucili. In quel momento, sono stata invasa dalla paura e dalla rabbia: avevo il terrore che potesse succedere anche in Italia. Ero talmente arrabbiata, che avrei voluto domandare a quei ragazzi il motivo per il quale quella notte tranquilla, in una magnifica capitale europea, avessero voluto ammazzare così tanta gente innocente, che era in vacanza. Parigi, una città stupenda, da quella notte si è trasformata in un luogo terrorizzante. Dopo ho chiamato i miei genitori che con voce calda e dolce mi hanno rincuorata e mi hanno calmato, dicendomi che non dovevo preoccuparmi, che loro stavano bene. Passai un giorno spento, senza emozioni felici, tutti mi hanno detto e mi continuavano a dire che avevo una brutta cera. L'idea che i miei genitori non fossero partiti non mi ha fatto sentire molto meglio, perché avrebbero potuto essere stati anche loro a Parigi e rischiare la vita, come è successo ad una ragazza italiana, di Venezia, che è morta, uccisa dai proiettili di quelle maledette pistole. Quanto mi ha fatto arrabbiare quello che è successo! Vanno in giro a sparare perché non hanno niente a cui pensare??? É assurdo! Spero tanto che chi ha scatenato un evento così brutto si faccia un esame di coscienza e rifletta sulle proprie azioni, sentendosi in colpa e scusandosi pubblicamente davanti a tutta la nazione francese, perché è un atto di grande gravità e non bisogna scherzare sulle vite di qualcun altro che non ti ha fatto niente. Secondo te, Lalla, come si sarebbero sentiti se altra gente avesse fatto vivere loro una serata così terrificante, con persone che ti sparano contro? Di sera mi hanno chiamato tanti miei amici per consolarmi, ma io ho parlato loro con voce triste e spenta, perché non riesco ancora a immaginare che ciò che è capitato ieri notte sia vero. Mi capisci Lalla?

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Ti voglio bene e ti ringrazio, perché mi sei sempre di conforto anche momenti così difficili. Un forte abbraccio! Notte, Carlotta

Carlotta Naibo - 2^B

PACE E GIUSTIZIA: LA NOSTRA RISPOSTA ALL’ISIS

19 Gennaio 2016 Caro diario, oggi, inaspettatamente c’è stato un attentato a Parigi che ha portato centoventi morti, una strage frutto del terrorismo firmato Isis , che ha sconvolto l’Europa. Tali avvenimenti sono stati provocati da esplosioni e attentati suicidi.

Il mondo sembra essere tutto in ostaggio, non si sa più casa fare, ma , soprattutto dove andare ! Venuta a conoscenza della notizia , ero veramente terrorizzata dall’ idea che la “mia” Parigi in quella notte si è trasformata in un abisso di morte, paura e terrore. Provo a immaginare tutte quelle persone che, in un tranquillo Venerdì sera , si sono recate allo stadio, a teatro, a un ristorante per festeggiare la fine della settimana e che, nel giro di pochi minuti, si sono viste tutta la vita passare loro davanti: deve proprio essere una brutta sensazione! Io non so proprio come e, soprattutto, cosa avrei fatto se fossi stata nei loro panni: per rimanere in vita si sono dovuti perfino coprire con dei corpi ormai senza vita,corpi di persone buone che non dovevano morire! Immagina di essere un bambino, a casa con i nonni, che viene a

conoscenza della morte dei propri genitori , che da innamorati erano andati a festeggiare il loro anniversario di matrimonio: è terribile, è ingiusto e non comprendo… Perché uccidere delle persone? Perché togliere loro la gioia e la bellezza della vita? Credo che la motivazione dei terroristi dell’Isis sia proprio quello di conquistare il modo “terrorizzando”, impaurendo la gente in modo che non abbia più il coraggio di “uscire allo scoperto, di farsi vedere, di gioire e di vivere la propria vita serena. Ed è proprio per questo motivo che non dobbiamo lasciarci “terrorizzare”: facciamo in modo, che i nostri cuori siano coraggiosi, che abbiano la voglia di vincere, di giocare e di dimostrare che non ci terrorizzeremo, anzi, saremo forti e li sconfiggeremo grazie ai valori i giustizia e di pace in cui crediamo! Con affetto, un abbraccio

Giulia Moschini - 2^B P.S.”Sii gentile e abbi coraggio, perché il bene vince sempre”!

ATTENTATI DELL’ISIS: VINCERE LA PAURA CON LA CONVIVENZA

RISPETTOSA E PACIFICA Caro diario,

sempre più speso in televisione, alla radio sento parlare di attentati terroristici e, ripensando a quello di Parigi, nel mese di dicembre, ricordo con tristezza l’emozione che ho provato nel vedere quelle immagini drammatiche in televisione. La città era movimentata, agitata e impaurita, decine e decine di morti, feriti soccorritori, ambulanze e medici, che si davano da fare per salvare il maggior numero di vite possibili.

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In ogni angolo della città si, vedevano autorità cittadine: poliziotti, carabinieri armati e sempre pronti ad intervenire in caso di necessità. Ripenso con malinconia a tutte quelle persone che senza motivo sono state uccise, a tutti quelli che hanno perso persone a loro care e a chi è stato assassinato solo per essere intervenuto durante l’attentato, magari nel tentativo di soccorrere qualcuno. La visione di quelle immagini, dei filmati e, soprattutto, l’ascolto delle interviste a chi è sopravvissuto a quest’attacco, mi hanno fatto riflettere su questo tema e sul fatto che poche persone siano in grado di spaventare l’intero mondo. Tutto ciò ha fatto nascere in me un sentimento di paura. Caro diario, anch’io sono stata a Parigi con la mia famiglia e ho avuto moltissimo timore, soprattutto nei momenti in cui cercavo di mettermi nei panni di quelle persone che sono state coinvolte nell’attentato. Ancora adesso, quando al telegiornale sento parlare di attentati da parte dell’ISIS, mi domando il motivo per il quale uomini, anche con figli da crescere, debbano compiere questi atti crudeli, mettendo a repentaglio perfino la propria vita. Caro diario, penso che l’unica cosa che possiamo fare per uscire da questa situazione drammatica sia non avere paura di questi gruppi terroristici e cercare piuttosto di crescere le generazioni future abituandole a convivere con popoli con culture, origini e religioni differenti. Con affetto,

Chiara Di Ceglie - 2^B

RIFLESSIONI SUGLI ARRIVI DI TANTI PROFUGHI IN EUROPA Cara R., come stai? Spero bene!

Oggi vorrei parlarti di uno dei problemi più grossi al mondo: i profughi e i clandestini. È un problema toccante, ad esempio, io ho difficoltà a parlarne, perché mi commuovo pensando a tutti i poveretti che scappano dalle guerre civili e molte volte il loro viaggio è verso la morte. Ricordo ancora uno dei primi eventi che ho sentito, quando più di settecento profughi finirono in acqua e morirono per ipotermia e per annegamento; le ciambelle salvagenti erano difettose o danneggiate, quindi non stavano a galla. Ricordo che fecero vedere su Internet i corpi immobili portati a riva e quelle immagini mi verranno in mente per sempre, perché mi hanno molto impressionato. Ho sognato per un mese di immedesimarmi non nelle vittime, ma negli uomini della “Guardia Costiera” che dovettero recuperare i corpi. Mi sentivo angosciato e ancora oggi mi vengono i brividi parlandone. Penso che anche tu provi i miei stessi sentimenti, mettendoti nei panni delle persone della “Guardia Costiera” che ogni giorno devono recuperare i corpi di chi è morto in mare. Deve essere terribile! Inoltre, questi profughi non mangiano niente durante il viaggio e, quando arrivano in Italia, sono magrissimi, in più sono spesso soggetti a ipotermia e malattie per la denutrizione. Durante il viaggio, ogni onda del mare è un rischio di ribaltamento o annegamento, perché i gommoni sono molto fragili. Deve essere spaventoso fare un viaggio del genere! Pensa che in Italia non sono ben voluti da molta gente, ma io, fossi negli immigranti, non darei ascolto a questi Italiani, perché ce ne sono altri che invece si sono impegnati nel soccorrerli e nell’accoglierli. Probabilmente per alcuni italiani i profughi sono terroristi ed è per questo forse che non sono molto benvoluti. Certi pensano addirittura che la loro sia un’invasione perché arrivano sia da Nord sia da Sud: da Nord perché i profughi vengono mandati via dalla Germania, da Sud perché sbarcano dai gommoni provenienti dall’ Africa.

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Comunque, anche in Italia non hanno condizioni ottime, certo migliori che nella loro terra d’origine, ma, essendo molti, non hanno uno “spazio personale”: deve essere stressante! Io penso che sia davvero difficile vivere nelle loro condizioni e, quindi, dobbiamo imparare ad apprezzare tutti i doni che abbiamo, mentre a volte ci lamentiamo per delle sciocchezze. Che ne pensi? Credo che anche tu condivida le mie riflessioni, perché so che sei sensibile e generosa. Fammi sapere. Ciao, stammi bene

Alessandro De Nicola - 2^B

QUATTRO PASSI NELLA STORIA

Adolf Hitler “Siamo creature stupide e incostanti

con un grandissimo talento per l’autodistruzione” Hunger Games

Se nella storia degli umani si potesse stilare una classifica delle azioni peggiori mai commesse, di sicuro quelle di Adolf Hitler sarebbero fra le prime posizioni. Per evitare di ripetere quel che questo mostro ha compiuto, bisogna innanzi tutto cercare di non dimenticare. Noi vi racconteremo la sua vita nel tentativo di comprendere la sua pazzia e cosa possa averla scatenata. Adolf Hitler nacque in Germania, a Braunau Am Inn, il 20 aprile 1889, circa alle ore 18:30 del sabato di Pasqua. I suoi genitori si chiamavano Klara Polzl e Alois Hitler (nato Aloys Schickigruber). La sua famiglia conduceva una vita agiata, ma i rapporti tra i membri erano molto tesi: il padre era un assiduo frequentatore delle osterie e aveva molte relazioni extra coniugali. Era molto duro con i propri figli, tanto che Hitler non nascose il suo compiacimento quando il padre morì di tubercolosi. La madre, al contrario, era fin troppo affettuosa e talvolta un po’soffocante. Hitler era un bambino intelligente, ma umorale, e fu bocciato due volte agli esami di terza media, prima di accedere alla scuola superiore di Liz. Dopo la Cresima, aveva meditato di farsi prete, ma abbandonò tale disegno. Durante il liceo tecnico, alla scuola “Linz Realschule”, fu bocciato il primo e il terzo anno. Fu definitivamente cacciato dall’Istituto per la sua scarsa media in francese, tedesco, matematica e stenografia e per il suo diseducato comportamento. Quando lo seppe, si ubriacò e “per sbaglio” scambiò la sua pagella per carta igienica. Dopo due anni di ozio, cercò di essere ammesso alla scuola delle Belle Arti di Vienna, ma non fu accettato. Inoltre, nel 1907, morì sua madre, a 47 anni, ed a curarla fu il medico ebreo Eduard Bloch, che non venne mai perseguitato dal regime nazista . Si arruolò nell’esercito bavarese, quando la Germania dichiarò guerra alla Russia, nell’agosto del 1914. Era un soldato diligente, che non si lamentava mai e molto solitario. Il suo unico amico al fronte era il suo cane Foxl . Dopo la fine della guerra, tentò con alcuni suoi amici un colpo di stato che fallì clamorosamente e finì in prigione dove scrisse il suo libro intitolato “Mein Kampf” (la mia battaglia). Quest'ultimo parlava delle sue idee sulla razza, la storia e sulla politica, ma dava anche avvertimenti ai suoi nemici (in particolare gli Ebrei), dicendo loro che si sarebbe vendicato quando sarebbe salito al potere. Negli anni seguenti Hitler raggiunse il potere assoluto eliminando chiunque ostacolasse il suo cammino.

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Quando la Shoah raggiunse il culmine della sua atrocità, non furono uccisi solo ebrei, le vittime furono anche oppositori politici, prigionieri di guerra, omosessuali, testimoni di Geova (in particolare contrassegnati da un triangolo viola), zingari e rom. Un suo grande alleato fu senza dubbio Benito Mussolini che lo aiutò in gran parte delle sue sanguinose azioni prima di essere rovesciato nel 1943 e poi definitivamente nel 1945. Nel 1944, anche verso il Fuhrer ci fu un pesante attentato ad opera di Claus Skhen Von Stauffemberg, un pluridecorato ufficiale dell’esercito tedesco che piazzò una bomba nel suo quartier generale. Hitler scampò per un pelo alla morte, ma si vendicò uccidendo tutti coloro che avevano congiurato contro di lui. Le truppe sovietiche nell’aprile del 1945 raggiunsero Berlino. I gerarchi nazisti più vicini ad Hitler gli consigliarono di fuggire in Austria o in Baviera, lui però decise di restare nella capitale e dopo aver sposato la sua amante Eva Braun si suicidò assieme a lei. I suoi resti furono cremati e gettati nell'Elba dagli agenti sovietici.

Filippo Carioli e Lucia Vanoncini - 2^A

IL RITORNO DI DRAGON BALL

Diciotto anni dopo la realizzazione, per molti fallimentare, della serie “Dragon Ball GT”, è finalmente giunto il momento tanto attesto dai diversi fan presenti di tutto il mondo. La Toei Animation, una nota azienda di produzione nipponica che ha il compito di realizzare diversi anime, ha, qualche tempo fa, con un comunicato ufficiale sul proprio sito, annunciato che, dal luglio del 2015, avrebbe avuto inizio la produzione di una nuova serie del noto manga ed anime chiamato “Dragon Ball”, la quinta in totale e in ordine di realizzazione: “Dragon Ball Super”. Gli episodi sono tutti trasmessi, con cadenza settimanale, la domenica alle ore 9:00 giapponesi (le 14:00 italiane) sul canale Fuji TV e, attualmente, non è ancora conosciuto il numero totale di essi;

l’unico Stato che, attualmente, possiede i diritti per trasmetterli infatti è il Giappone, che è proprio il Paese di produzione. La serie è ambientata circa 4 anni e 8 mesi dopo l’estenuante battaglia contro il demone rosa chiamato Majin Bu ed è assolutamente da considerare canonica, visto che l’autore del manga originale, Akira Toriyama, noto al pubblico anche per aver disegnato “Arale e Dottor Slurp”, sta collaborando

strettamente alla realizzazione dell’opera.

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L’opera ha anche un proprio manga, nel quale, però, vengono rappresentate solamente le vicende considerate più importanti ed è realizzato da Toyotaro, un mangasawa giapponese che, con il nome di “Toyble”, ha disegnato anche un proprio seguito, non ufficiale, di “Dragon Ball GT”: “Dragon Ball AF”. “Dragon Ball Super” è suddiviso in tre diverse saghe, tra le quali due già narrate precedentemente (attraverso film della durata di un’ora e mezza circa ciascuno) e un’altra completamente inedita. Esse sono: - la saga di Bills, nella quale vengono narrate, in maniera più dettagliata ed approfondita, le vicende del film “Kami to Kami”, “La Battaglia degli Dei” in italiano, in cui fanno la propria comparsa due personaggi che, nel corso della storia, assumeranno un ruolo fondamentale: Bills, il Dio della Distruzione, che è assai facilmente irritabile (aveva, infatti, intenzione di far esplodere la Terra perché non gli era stato dato alcun budino) ed è il secondo essere più forte dell’universo, e Whis, il maestro di quest’ultimo e, di conseguenza, il più forte fra tutti i personaggi attualmente conosciuti. Son Goku, il protagonista assoluto di tutto Dragon Ball, per contrastare l’immensa forza del potentissimo Dio della Distruzione, sblocca, tramite un rito, lo stadio di Super Saiyan God, con il quale diventa una divinità, ma, nonostante ciò, non riesce a fronteggiare alla pari Bills, il quale, però, decide di risparmiare lui e la Terra grazie al buonissimo cibo terrestre. In questa saga viene, inoltre, introdotto il concetto di “Ki Divino”, cioè dell’energia spirituale che possiedono tutte le divinità; - la saga del ritorno di Freezer, nella quale vengono narrate, in maniera più dettagliata ed approfondita, le vicende del film “La Resurrezione di Freezer”, in cui alcuni soldati dell’esercito del tiranno galattico Freezer, ucciso tempo prima da Trunks del Futuro, figlio del principe dei Saiyan Vegeta, decidono di far resuscitare il proprio ex-padrone tramite un desiderio espresso al Drago Shenron, per far in modo che il loro impero possa riottenere l’enorme lustro che aveva una volta e che, negli ultimi anni, aveva perso. Quest’ultimo, senza pensarci troppo, pensa subito ad allenarsi molto duramente e senza alcuna tregua per quattro mesi e, successivamente, di recarsi immediatamente sulla Terra per vendicarsi con le proprie mani degli odiati Saiyan, che, precedentemente, avevano prima risparmiato (Son Goku) e poi ucciso lui, che era considerato da tutti, al tempo, il più forte dello spazio. In questo periodo, il tiranno ottiene una nuova forma, definita da lui stesso “Golden” a causa del colore della propria carnagione, con la quale possiede un livello di combattimento superiore perfino a quello dei Saiyan Son Goku e Vegeta, i quali, qualche mese prima, erano anche riusciti a convincere Whis ad allenarli (offrendogli degli ottimi piatti terrestri da mangiare); grazie a ciò, essi, tramite i suoi utili consigli, sbloccano un nuovo livello, chiamato Super Saiyan God Super Saiyan, o, molto più semplicemente, Super Saiyan Blue (definito così per il colore dei capelli e dell’Aura), che consiste in un Super Saiyan che ha assimilato completamente il Ki Divino. Nonostante ciò, come ho già scritto precedentemente, Freezer risulta, individualmente, più forte di entrambi i suoi acerrimi nemici, ma la sua nuova trasformazione ha, però, un problema non da poco: quello di consumare velocemente la propria energia; grazie a questo fattore, il temibile tiranno, una volta indebolito, viene ucciso e ritorna nell’Inferno a soffrire le proprie pene; - la saga del Sesto Universo, la quale è la terza e l’ultima della serie “Dragon Ball Super” ed è totalmente inedita, è in via di produzione. Tutto inizia con Son Goku e Vegeta che, dopo essere riusciti a sconfiggere Freezer, tornano ad allenarsi con il loro maestro Whis; qualche giorno dopo, sul Pianeta di Bills, dove, per l’appunto, i Saiyan stanno svolgendo, come al solito, i propri difficoltosi esercizi quotidiani, fanno la propria entrata in scena due nuovi importanti personaggi: Champa, il quale proviene da un altro universo (il sesto) ed è il Dio della Distruzione di quest’ultimo (di conseguenza, è il fratello gemello di Bills, che è del settimo universo), e Vados, la sorella di Whis, che ricopre lo stesso ruolo del fratello. Come da tradizione, quando i due fratelli si incontrano, si devono affrontare in una sfida culinaria, nella quale si decide quale universo fra i due abbia i cibi migliori. Tutti i confronti, finora, li ha vinti Bills e anche quest’ultimo ha il medesimo vincitore. Champa, rimasto altamente sbigottito dalla bontà degli

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alimenti avversari, ne chiede la provenienza e viene, quindi, informato che sono del pianeta Terra; nel suo universo, però, il nostro pianeta è stato distrutto a causa di “una guerra scoppiata per futili motivi”. Così, il fratello di Bills decide di proporre l’organizzazione di un Torneo di Arti Marziali fra 5 rappresentanti di questi due universi e, nel caso vincessero i propri combattenti, la Terra si sposterebbe da lui, mentre, nel caso vincessero i suoi avversari, essi potrebbero fare, con le Super Sfere del Drago (un nuovo set di Sfere, delle quali ognuna è grande quanto un pianeta), qualsiasi richiesta. L’idea, alla fine, viene accettata. Champa, però, informa i presenti che gli manca una Super Sfera del Drago per ottenerle tutte e sette; così, Bulma, la moglie di Vegeta, insieme a Jaco, protagonista assoluto di un altro manga di Akira Toriyama (“Jaco il Pattugliere Galattico”), vanno dal sommo Zuno, che conosce qualsiasi cosa, a chiederne la localizzazione. Tuttavia, i due non riescono ad ottenere tutte le informazioni che cercavano e devono, quindi, tornare sulla Terra a mani vuote. Nel frattempo, i rappresentanti dell’Universo 7 vengono decisi dai Saiyan e da Bills; essi sono: Son Goku, Vegeta, Majin Bu, Piccolo e Monaka, che è il più forte combattente che Bills abbia mai affrontato in tutta la sua vita. Così, dopo quattro giorni di allenamento, finalmente comincia il Torneo, che inizia con una prova scritta, suggerita da Vegeta per evitare che degli esseri che non comprendono manco le regole possano parteciparvi; questa prova, però, ha conseguenze assai negative sul gruppo dell’Universo 7: Majin Bu, infatti, viene eliminato e anche Goku stava per fare la sua stessa fine. I componenti dell’Universo 6, invece, passano tutti senza alcun problema e si viene a conoscere qualcosa su di loro. Essi sono: - Botamo, che è il primo a combattere e lo fa contro Son Goku. Assomiglia ad un orso e va fiero della propria forza. Su di lui si sa solo che il suo corpo è liscio e senza peli, - Hit, che ha un abbigliamento da paura e che ricorda un cappotto lungo. Il suo nome fa presagire la sua pericolosità; - Kyabe, che è un Saiyan dell’Universo 6. In questo posto, i Saiyan hanno sempre combattuto per la giustizia e, tempo fa, hanno anche perso tutti la coda; - Frost, che è l’imperatore dell’Universo 6 ed assomiglia, nell’aspetto fisico, a Freezer; tuttavia, a detta di Piccolo, a differenza di quest’ultimo, non emana un’aura malvagia. Probabilmente, ha anche lui delle trasformazioni; - Magetta, che ha la parvenza di un robot, ma, in realtà, è un alieno della razza dei “Metalman”. Dalla sua testa fuoriesce del fumo, perciò, al suo interno, c’è qualcosa che brucia.

Riccardo Testa - 2A

YOU TUBE

You Tube è un social network nato nel 2005. È accessibile da smartphone, tablet, computer ed è presente su tutti i browser. All’interno di You Tube si possono trovare dei canali che trattano diversi argomenti: i canali degli youtuber. Alcuni di loro sono dedicati al gioco, altri imitano personaggi importanti, altri portano video in cui parlano di loro, fanno challenge (delle sfide con altri youtuber) o rispondono alle domande dei loro iscritti. Quando si apre un canale youtube, il momento più difficile è quello iniziale, quando si hanno pochi iscritti e bisogna portare video accattivanti per attrarre visitatori. Lo youtuber più famoso al mondo è Pewdiepie, che ha più di 41 milioni di iscritti, mentre tra gli youtubers italiani, i più famosi arrivano a circa due milioni di iscritti, o poco più. Tra questi ci sono: St3pny, Il Vostro Caro Dexter, Anima, Favij, SurrealPower, Ipantellas, GabboDSQ, Just Rohn e molti altri. Nella comunity italiana esistono diversi gruppi che unsicono youtuber provenienti da diverse parti del nostro Paese. Ad esempio i Mates, formati da Anima, St3pny, Surrealpower e Vegas. Inoltre ci sono gli youtuber che preferiscono non entrare in un gruppo, e si limitano a collaborare, a volte, con amici. Per questi giovani You tube rappresenta un lavoro, ma è anche una passione, un divertimento. Sotto ogni video si può anche vedere il numero delle visualizzazioni, dei

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like e dei dislike. Inoltre lo spettatore può decidere se assegnare o meno un giudizio al video. Se il video è piaciuto, ci si può anche iscrivere al canale dello youtuber, per seguire ogni suo video e commentare. Ultimamente sempre più persone in tutto il mondo stanno entrando a far parte del mondo di questo social network.

Filippo Belotti e Alessandro Rota - 3B

XBOX ONE E PS4: QUAL È LA MIGLIORE?

La Xbox One è una console molto diffusa tra i ragazzi di tutto il mondo e spesso viene paragonata alla Playstation 4. Personalmente le abbiamo avute entrambe, ma preferiamo di gran lunga la Xbox, non solo perché in quest’ultima abbiamo tantissimi amici, ma anche perché troviamo molto più efficace il joypad, che, per chi non lo sapesse, è il controller che si usa per giocare. Riguardo alla grafica, c’è poco da dire, sono praticamente uguali, la Ps4 ha qualche fps in più, che dovrebbe migliorare la qualità delle immagini, ma la differenza non si nota per niente. Parlando dei videogiochi, ci sono molte esclusive sia per Xbox One, come per esempio Halo 5 e Gears of War, sia per Ps4, come Uncharted territory 4 e The last of us. Per ogni videogioco è presente un limite di età, che va dai 3 anni fino ai 18. Le console e i videogiochi possono essere acquistati nei centri commerciali, in negozi di elettronica, come Unieuro, e nei Games Stop, che sono negozi più specializzati. Il gioco di maggior successo è Gta 5, che attualmente detiene il record con più di 17 milioni di copie vendute; un altro gioco molto venduto è Call of duty Black ops III, ma ce ne sono molti altri. In queste console è presente anche uno store, da cui si possono scaricare diverse applicazioni, quali Youtube, Twitch, Skype e moltre altre app, disponibili anche sugli smartphone ed i tablet di tutti noi. In questi device, inoltre, sono stati creati dei programmi per comunicare con altre persone dotate della stessa console, però due ragazzi che hanno console diverse non possono giocare insieme, perché console diverse non sono compatibili tra di loro. Questa caratteristica, secondo noi, è abbastanza negativa, perché impedisce a due amici con console diverse di giocare tra loro e sfidarsi. Per avere questa possibilità, bisogna acquistare la versione online che costa, per entrambe, 20 euro per 3 mesi e da 50 a 60 euro, a seconda del modello, all’anno. Spero che i nostri consigli vi siano serviti ora e in futuro e buon divertimento, ma…con moderazione!! Un saluto da …

Thomas Barberi Frandanisa e Lorenzo Maglia- 3B

UN VIAGGIO NELL’UNIVERSO

Tutti noi viviamo sullo stesso pianeta: la Terra. I corpi celesti, i pianeti, le stelle e non solo si trovano disposti in un ampio spazio: l’universo. L’universo ha un’origine molto antica: si è infatti creato in seguito ad una forte esplosione, il Big Bang, avvenuta circa 15 miliardi di anni fa. Da allora iniziò il processo di espansione dell’universo. Come già detto, l’universo è uno spazio assai enorme e esteso, tanto che la distanza tra una stella e l’alta viene misurata in anni luce. Tutte le stelle vengono raggruppate in galassie, suddivise a loro volta in base alla loro forma. Sono presenti quindi galassie a spirale (simili ad una girandola), oppure, per esempio, le galassie ellittiche (di forma sferica o di ellissi*).

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Quella in cui ci troviamo noi è chiamata Via Lattea, e rientra nella categoria delle galassie a spirale. La Terra occupa una posizione periferica rispetto a questa e ciò ci permette di osservare la Via Lattea come una nube di forma allungata. Ma ci siamo mai chiesti il perché di questo strano nome? In effetti, secondo la mitologia greca, la Via Lattea avrebbe avuto origine da alcune gocce di latte stillate dal seno della dea Era mentre nutriva il piccolo Eracle. All’interno di questa galassia, troviamo il sistema solare, il cui centro è rappresentato dal Sole, attorno al quale ruotano, ognuno nella propria orbita, i vari pianeti. In astronomia si distinguono vari tipi di pianeti: - terrestri, detti anche piccoli e rocciosi (Mercurio, Venere, Terra e Marte); - gioviani, detti anche giganti o gassosi (Giove, Saturno, Urano, Nettuno). I primi hanno massa piccola, sono costituiti per lo più da rocce e metalli, orbitano a brevi distanze dal Sole, hanno atmosfere sottili e piccoli satelliti. I secondi hanno massa molto grande e sono generalmente fluidi o gassosi; sono costituiti da idrogeno, elio, metano e ammoniaca, orbitano a grandi distanze dal Sole, hanno atmosfere molto estese e in genere possiedono molti satelliti. Il pianeta più vicino al Sole è Mercurio. Poco prima dell’alba o subito dopo il tramonto, in particolari condizioni luminose, è possibile osservarlo dalla Terra ad occhio nudo: brilla come una stella, basso sull’orizzonte. L’escursione termica è sbalorditiva: mentre sul lato esposto al Sole si hanno 430°C, nella zona in ombra la temperatura scende fino a -180°C. Il pianeta che segue Mercurio è Venere. Per via della sua atmosfera, che ha una densità 90 volte superiore a quella della Terra, su Venere manca completamente l’ossigeno, elemento fondamentale per la vita degli esseri viventi. Il fitto strato di gas, che circonda Venere, funge da serra, assorbendo i raggi solari e facendo sì che la temperatura arrivi sino ai 480°C. Dopo Venere, viene il nostro pianeta: la Terra. E’ il pianeta più adatto per la vita, in quanto le temperature sono miti, vi è la presenza dell’ossigeno e dell’acqua. La Terra, inoltre, essendo munita dell’atmosfera, non permette agli asteroidi di schiantarsi sul nostro suolo, come, al contrario, accade sulla Luna. Alla Terra segue Marte. Come struttura e temperature, è il pianeta più simile al nostro, anche se l’atmosfera, ricca di anidride carbonica che spesso si solidifica ai poli, non permette la vita umana. Tuttavia si pensa che un tempo ci sia stata: possiede infatti acqua nel sottosuolo, sotto forma di ghiaccio, e tracce di erosione fluviale. Su Marte, inoltre, si trova il più grande vulcano del sistema solare: l’ Olimpo. Esso supera i 26 chilometri di altezza e ha una base di colate laviche che, da sola, è più estesa di tutto il territorio italiano. Poi troviamo Giove. E’ il più grande dei pianeti del Sistema Solare ed è capace di irradiare nello spazio più energia di quanta ne riceva dal Sole. Di questo pianeta oggi si conoscono 63 satelliti, molti dei quali minuscoli; altri hanno le dimensioni della Luna e di Mercurio e sono stati scoperti da Galileo Galilei nel 1610. Subito dopo viene Saturno. Questo pianeta è noto per i molteplici anelli che lo circondano. Sono formati soprattutto da frammenti ghiacciati, polveri e corpuscoli. Dalla Terra sono chiaramente distinguibili 3 anelli e altri 3 più deboli (uno all’interno e due all’esterno dei tre principali). In realtà gli anelli sono migliaia, spesso anche intrecciati l’uno all’altro. Forse all’origine di questi anelli vi è la disintegrazione di un satellite che si è avvicinato troppo al pianeta. Il penultimo pianeta è Urano. Sembra quasi che ruoti su un fianco se lo si osserva. Questo è forse dovuto a un violento impatto che l’asse di rotazione ha subito, prendendo un’inclinazione di quasi 98°. I due poli sono uno opposto al Sole e l’altro rivolto verso esso. Il tempo di rivoluzione** è di 84 anni, ciò significa che il dì e la notte durano ciascuno 42 anni.

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In coda troviamo Nettuno. E’ conosciuto da tutti come il pianeta blu. La sua atmosfera è ricca di elio e idrogeno con tracce di metano e il colore blu è proprio dovuto all’assorbimento della luce rossa da parte del metano. Vi è anche un altro pianeta, molto più piccolo: Plutone, come il dio dell’oltretomba che, insieme al pianeta Caronte e ad altri 4 corpi celesti, costituisce il gruppo dei pianeti nani. Nel 2003 è stato scoperto un nuovo pianeta: il Sedna che si trova oltre Plutone. Inoltre, molteplici sofisticate tecnologie hanno permesso di individuare molti pianeti extrasolari che, ipoteticamente, potrebbero presentare le condizioni minime per la presenza della vita. *L'ellisse è un generalizzazione della circonferenza, che possiamo pensare come una circonferenza schiacciata! **La rivoluzione è il movimento rotatorio che un pianeta compie sul proprio asse; è diversa dalla rotazione che è, invece, quello che il pianeta compie intorno al Sole seguendo la propria orbita.

Chiara Frigeri - 3B

PAULO DYBALA

Paulo Dybala è nato il 3 Novembre del 1993 a Laguna Larga, una piccola città dell’Argentina. Paulo è alto 176 cm e pesa 73 kg. È un'elegante prima o seconda punta, se paragonato ai

connazionali Sergio Agüero e Lionel Messi. È bravo nel contropiede e nel dribbling e, nonostante il suo fisico minuto, riesce a segnare anche dei gol di testa grazie alla rapidità negli spazi brevi ed alla sua agilità. Inoltre è dotato di un ottimo tocco di palla. Dybala è mancino e ama fare assist per i suoi compagni, riuscendo anche a muoversi bene sulla linea del fuorigioco. A livello tattico è abile nel proteggere il

pallone per far “salire” la squadra. Preferisce partire dalla fascia destra del campo per accentrarsi e calciare col suo tiro mancino preciso e

potente. È, inoltre, un valido rigorista e nei calci di punizione riesce ad imprimere un effetto molto imprevedibile al pallone.

Quando giocava in Argentina nell’Instituto, tutti lo chiamavano La Loya (in italiano: il gioiello). DYBALA ha giocato dal 2003 al 2011 nelle giovanili dell’Instituto, per poi passare in prima squadra dove è rimasto per un anno. Successivamente è giunto alla squadra del Palermo dove ha giocato per 3 stagioni, dal 2012 al 2015. Nel capoluogo siciliano, i tifosi l’hanno soprannominato "U picciriddu" (il bambino). A Palermo ha siglato 21 gol, in 93 presenze in campo. Il 4 giugno 2015, è stato ceduto per 32 milioni di euro alla Juventus, legandosi alla società bianconera per mezzo di un contratto di 5 anni. L'8 agosto, all'esordio con la nuova maglia, ha segnato una delle due reti con cui i bianconeri hanno vinto la partita per 2-0 contro la Lazio in Supercoppa italiana. Ho scelto di descrivere questo giocatore, perché è un ragazzo giovane da cui ritengo si debba prendere esempio per due semplici motivi: sa giocare a calcio rendendo semplici anche le azioni più difficili e sa comportarsi da buon calciatore rispettando gli avversari, i compagni e la società in cui gioca. Riccardo Traina - 2A

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WALT DISNEY

A tutti noi è capitato almeno una volta di vedere un capolavoro di Walt Disney. Io stessa a casa ho una scatola piena zeppa di dvd di cartoni animati Disney che da piccola non mi stancavo mai di vedere anche più volte. Quando vediamo un cartone della Disney, però, non pensiamo al gran lavoro che c'è dietro quella pellicola. La mia curiosità era tanta, quindi mi sono informata qua e là e ho delle informazioni che vorrei condividere con tutti. La Walt Disney Animation Studios è stata ideata da Walter Elias Disney, nord americano nato nel Illinois il 6 dicembre 1901. Fu fondata il 16 ottobre 1923 da Walter Disney e suo fratello Roy Oliver Disney. Oggi Walt Disney è ritenuto uno dei principali cineasti del XX secolo, padre dei film d’animazione ed è anche conosciuto come il papà di Topolino. Il signor Disney, però, a suo tempo faticò assai per avere il riconoscimento, da parte della critica e del grande pubblico, della sua qualità artistica (oggi senz’altro innegabile). L'aereo impazzito (Plane Crazy) è un film del 1928 diretto da Walt Disney e Ub Iwerks. È il primo cortometraggio animato della serie Mickey Mouse ad essere stato prodotto. Venne realizzato come un film muto e gli venne concessa una proiezione di prova a un pubblico di cinema il 15 maggio 1928, ma non riuscì a trovare un distributore. Nello stesso anno, Disney distribuì il primo cartone animato sonoro di Topolino, Steamboat Willie, che fu un enorme successo.

Successivamente, il signor Disney ha creato gli altri personaggi che tuttora vivono sugli schermi tv delle nostre case: Minnie, l’eterna fidanzata di Topolino, Pippo il suo grande amico, Gambadilegno, acerrimo nemico e fuori legge, e moltissimi altri che renderebbero

l’elenco lungo anzi lunghissimo. Il signor Disney andò oltre ai cartoni di Topolino e Co, ideò infatti anche

lungometraggi celebri e indimenticabili come Biancaneve e i sette Nani proiettato nel 1937 che fu il primo in assoluto, e negli anni successivi altri capolavori come l’isola dei

tesori, Lilli e il vagabondo, Le avventure di Peter Pan, 20.000 leghe sotto i mari, Cenerentola, La Bella addormentata nel bosco, Pinocchio, Bambi, Alice nel paese della meraviglie, La spada nella roccia e altri più recenti e altrettanto famosi come Alla ricerca di Nemo, Cars, Frozen, il Viaggio di Arlo, Zootropolis, che uscirà nei prossimi giorni al cinema e Alice attraverso lo specchio, che uscirà a maggio, Alla ricerca di Dory, sequel del celebre Alla ricerca di Nemo, che uscirà nelle sale il 14 settembre. La Disney Studios ha in programma l’uscita di ben 20 nuovi capolavori dal 2016 al 2019. La lista dei film di animazione Disney è davvero lunga. La Walt Disney, però, non è solo cartoni e film di animazione: nel corso degli anni, in seguito ai successi ottenuti con i film, ha creato un mercato secondario di gadget, giochi, abbigliamento, libri, fumetti. Nel 1955, inoltre, ha aperto il primo parco tematico, Disneyland, in località Anahein, a 30 km dalla Città di Los Angeles in California. Ad esso seguirono altri parchi: in Florida Disney World, in Giappone il Tokyo Disneyland, in Cina Hong Kong Disneyland e Shangai Disneyland Resort che si inaugurerà nel 2016. Ho volutamente lasciato per ultimo Disneyland Paris, in Francia, perché ci sono stata l’estate scorsa e vorrei raccontarvi le sensazioni che ho provato. La mattina appena sveglie, mentre io e mia mamma andavamo dall’hotel verso la macchina che ci avrebbe portato al parco, ancora non sapevo che giornata mi aspettasse. Ero felice, ma ignara delle meraviglie che avrei visto. Quando arrivi lì, tutto cambia. Persino l’aria diventa fresca e calda e profumata e leggera. Le persone hanno un’espressione felice e i bambini hanno un sguardo di totale

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indecisione su quale gioco fare per primo e di certo nessuno pensa se lasciare un gioco per ultimo, perché si vorrebbe provare tutto e più volte. Il tempo scorre in modo diverso. Le lunghe file non hanno il peso di una lunga attesa e genitori e i ragazzi, mentre aspettano, riempiono l’aria con un allegro chiacchiericcio su come è stato fare questo o quell’altro gioco e “ci andiamo ancora?’’ è l’unica domanda che risuona nelle nostre orecchie. Ho volato sopra le nuvole come in un sogno, ho guidato un’auto da corsa in Autopia e ho scrutato il fondo del mare a bordo del sottomarino del capitano Nemo. Ho pranzato in compagnia di Elsa, la regina di Arendelle, e ho abbracciato Winnie the Pooh. Sono tornata indietro nel passato con un trenino lento e antico e ho raggiunto il futuro su una nave spaziale attraverso una scintillante costellazione di pianeti e stelle. Ho girato e girato dentro ad enormi tazze da tè e ho sognato un mondo di favole, come deve aver fatto il signor Disney quando decise di dedicare la sua vita a regalare sogni a tutti noi. Grazie Walt!

Elisa De Jesus - 2^C

TIRAMISÙ

Ecco la ricetta di questo tipico dolce italiano

INGREDIENTI:

6 uova medie

120 g di zucchero bianco

500 g di mascarpone

400 g di savoiardi

caffè q.b. per bagnare i savoiardi

cacao in polvere q.b. per spolverizzare la superficie del dolce

PREPARAZIONE

Dividete gli albumi dai tuorli, aggiungendo successivamente metà dello zucchero, e montate con uno sbattitore dotato di fruste, fino a ottenere un composto chiaro, spumoso e cremoso. Aggiungete il mascarpone al composto dei tuorli, quindi montate gli albumi in una ciotola separata aggiungendo la metà mancante di zucchero. Una volta che gli albumi saranno montati alla perfezione, aggiungeteli al composto di tuorli, zucchero e mascarpone, mescolando delicatamente con una spatola, dall’alto verso il basso in modo da non smontare gli albumi. Ora che la crema è pronta, prendete una teglia rettangolare con i bordi alti e disponetene un cucchiaio di composto sul fondo, passate i savoiardi nel caffè, facendo attenzione a non inzupparli troppo, quindi sistemateli tagliandoli secondo le dimensioni del contenitore. Mettete un altro cucchiaio di crema sopra i

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savoiardi, livellate la crema e ricoprite con un altro strato di biscotti, sempre imbevuti di caffè, fino ad arrivare al bordo della teglia. Spolverare, infine, con del cacao in polvere e riponete il vostro dolce in frigo per qualche ora per farlo compattare.

Buon appetito ;) Chiara Bertazzoli - 3B

Dateci una B, dateci una A, dateci una R, dateci una Z, dateci una E, dateci due

L, dateci una E, dateci due T ed ancora una E ….

Ciao ragazzi, siete pronti a sbellicarvi dalle risate? Allacciatevi le cinture…pronti…VIA! Dove va un pollo quando non si sente bene? Al polliclinico! Due cacciatori corrono nella savana inseguiti da un leone. Il primo spara ma manca il bersaglio, così grida: ”Cilecca”! E il secondo: “No, ci mangia” ! Cosa ci fa un cammello su un budino? Attraversa il dessert! Dialogo tra pesci: ”Devi mantenere il segreto, acqua in bocca!“ Cosa ci fanno otto cani in mare? Il can-otto! Un turista chiede ad un gondoliere: “Perché ha un telecomando nella gondola?” Quello risponde: “Per cambiare canale!” Pierino e la nonna vanno al parco. Ad un certo punto Pierino vede per terra una gomma colorata, sta per prenderla, quando la nonna gli dice: ”Pierino, non si raccoglie nulla da terra!”. Più avanti Pierino nota una pallina da tennis, sta per afferrarla, ma la nonna gli ripete: ”Pierino, non si raccoglie nulla da terra!”. Dopo alcuni passi, però, la nonna inciampa e cade e Pierino le dice divertito: “Ti aiuterei volentieri, ma non si raccoglie nulla da terra!” In un negozio c’è tanta coda, ed una signora cerca furbescamente di evitarla. Un’altra cliente le chiede indispettita: ”Scusi, perché lei non fa la coda?” E quella con aria indifferente: “Perché? Non le piaccio con i capelli sciolti?” Colmi e freddure…molto famosi Perché Arancia non va a fare la spesa? Perché manda Rino. Qual è il colmo per un pizzaiolo? Avere una moglie di nome Margherita, che ogni quattro stagioni fa la capricciosa.

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Qual è il colmo per un calvo? Avere un diavolo per capello.

Noa Lugiai, Chiara Mangili ed Heleni Tsoutsas - 2^A

E SE GLI OGGETTI POTESSERO PARLARE?

“Il nemico sta arrivando” disse la lattina di Fanta alle patatine fritte. “Ci servono i rinforzi al tavolo 7!” affermò l’hamburger, prima di urlare: “Nooo! Siamo perduti!”. Gnam..gnam “Leggi il messaggino, leggi il messaggino, leggi il messaggino” ripeteva lo smartphone. “Qualcuno ha postato una nuova foto su Instagram, qualcuno ha postato una nuova foto su Instagram” continuava assillante il telefonino. “C’è un chiamata Skype, c’è una chiamata Skype” si aggiunse il pc. “Devi studiare, devi studiare” ammonì il testo scolastico appoggiato sulla scrivania. Io sono tutta sudata” disse la maglietta. “Noi tutti strappati” lamentarono i pantaloni. “Noi tutte infangate!” conclusero le scarpe. Interruttore: “Accesa, spenta, accesa, spenta. Divertente!” Lampadina: ”Smettila! Prima o poi mi brucerai!” Interruttore: “Accesa, spenta… Hey lampadina? Noooo ti sei bruciata veramente!” Lampadina: “Ah, ah ci sei cascato!” Chiave: ”Ti amo” Serratura:”Mi dispiace, ma non sei il mio tipo” Carta: “Io avvolgo il sasso e vinco!” Sasso: “Io colpisco le forbici e vinco!” Forbici:” Io taglio la carta e vinco!” Quindi chi perde?

Elisa Mazzoleni e Camilla Colombo - 2A