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fedeearte atriesteoggi catalogo delle opere Ascoltando Cristo Maestro: le Beatitudini, oggi 2015

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fedeeartea trieste oggi 2015

Ascoltando Cristo Maestro: le Beatitudini, oggi.

INVITO

SALA DEL GIUBILEOTrieste - Riva III Novembre, 9ingresso lato via Mazzini28 ottobre - 8 novembreorario 17.00 - 20.00

ARTI VISIVE E LETTERATURA

Inaugurazionemercoledì 28 ottobre | ore 17.00lettura opere letterarieintervento musicale di Giorgio Blasco (flauto)Ennio Guerrato (chitarra)

TEATRO

InSEDIAmentiImprovvisazioni intorno a una sediacon Claudia Spagnolo e Massimo Serliregia Gualtiero Giorginigiovedì 29 ottobre | ore 18.00

PALAZZO VESCOVILETrieste - via Cavana, 16

27 ottobre - 8 novembreorario 9.00 - 13.00

FOTOGRAFIA

Inaugurazionemartedì 27 ottobre | ore 11.00

intervento musicale di Aurora Roiaz (arpa)

Ennio Guerrato (chitarra)Stefano Casaccia (flauti)

diocesi di trieste

fedeearteatriesteoggicatalogo delle opere

Ascoltando Cristo Maestro:le Beatitudini, oggi

2015

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Presentiamo questo catalogo di Fede e Arte a Trieste oggi dell’autunno 2015, quale gratitudine a tutti coloro che hanno creduto all’iniziativa diocesana. Il tema “contemplato e raffigurato o descritto” è quello della lettera pastorale dell’arcivescovo mons. Giampaolo Crepaldi per la quaresima 2015: I Discorsi di Gesù Maestro.L’iniziativa - intitolata Ascoltando Cristo Maestro: le Beatitudini, oggi - seguita dal vicariato per la cultura e suddivisa nelle varie aree (pittorica, scultorea, fotografica, musicale, letteraria e teatrale) anche quest’anno è riuscita ad offrire quell’interesse culturale e spirituale che ci si aspettava.I luoghi dell’esposizione: la sala del Giubileo presso la Comunità Greco-Orientale e l’atrio del palazzo vescovile, sono state ottime cornici alle varie iniziative che si sono svolte durante la mostra: conferenze, concerti, visite e rappresentazioni teatrali.Desidero ringraziare i coordinatori d’area: il prof. Franco Rosso, il maestro Ennio Guerrato, la sig.ra Olga Micol, i proff. Enrico Fraulini e Loris Tranquillini e l’artista Gualtiero Giorgini.Un grazie poi va a tutti gli artisti che gratuitamente hanno partecipato.Auguro che l’iniziativa continui.

mons. Ettore MalnatiVicario episcopale

per il Laicato e la Culturadiocesi di Trieste

INTRODUZIONE

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PRESENTAZIONE Sono particolarmente lieto di scrivere una breve presentazione a questo piccolo libro che raccoglie la testimonianza di molti artisti triestini che, con le loro pregevoli opere, hanno voluto favorire l’incontro tra la fede cristiana e l’arte. Incontro che non è più così scontato e lineare. Possiamo anzi affermare che purtroppo quasi mai, al giorno d’oggi, le strade della fede si incrociano con le strade dell’arte e della cultura moderne. Una lontananza che non fa bene né alla fede né all’arte.Nella Diocesi di Trieste, con il fattivo e generoso coinvolgimento del Vicario per il laicato e la cultura e un folto gruppo di artisti e operatori culturali, si è tentato - con semplicità, ma anche con determinazione - di invertire il corso della lontananza per percorrere quello della vicinanza. Ecco, questo piccolo libro è il racconto, prezioso e stimolante, di questo tentativo di vicinanza tra la fede e l’arte. In fin dei conti, questo è possibile perché l’arte, che ricerca il bello, provoca la fede ad essere sempre un credere al Bello per eccellenza che è Dio, e questo è possibile perché la fede, che è costante invito a guardare la terra con gli occhi del cielo, provoca l’arte a coltivare, con generosa passione, la dimensione del mistero umano nella sua proiezione trascendente e celeste. A tutti coloro che si spendono per promuovere il percorso della vicinanza, soprattutto agli artisti triestini, un grande grazie.

+ Giampaolo CrepaldiArcivescovo - Vescovo di Trieste

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ARTI VISIVE 9FOTOGRAFIA 45POESIA e LETTERATURA 65MUSICA 81RECITAZIONE 85NOTE BIOGRAFICHE 89

INDICE

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ARTIVISIVE

Artista pag.

Ferruccio Bernini 10Furio Bomben 11Vera Cecchi 12Enea Chersicola 13Edoardo Coral 14Patrizia Delbello 15Francesco Demundo 16Manuela De Stefani 17Elena Di Bitonto 18Marco Dabreni 19Annamaria Ducaton 20Enzo E. Mari 21Renata Favrini Fanin 22Franco Folla 23Giovanni Franzil 24Francesca Giassi 25Maria Giassi 26Claudia Herrath 27Monica Kirchmayr 28Gianna Lampe 29Rossana Longo 30Francesco Lukarich 31Renato Manuelli 32Giuliana Martinz 33Mauro Martoriati 34Patrizia Mikol 35Ireneo Ravalico 36

Claudia Raza 37Alessandra Rossi 38Caroll Rosso Cicogna 39Samantha Sila 40Tullio Sila 41Barbara Tedesco 42

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10 Ferruccio BERNINIAffresco con epigrafe

Tecnica mista cm 60 x 60

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11Furio BOMBENLa misericordia di Gesù nella Cittavecchia di Trieste

Tecnica mista cm 40 x 50

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12 Vera CECCHILa misericordia

Olio su tela cm 70 x 50

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13Enea CHERSICOLAGiordano Bruno

Tecnica mista su carta cm 60 x 80

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14 Edoardo CORALCristo risorto

Pietra-ferro-legno cm 40 x 30

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15Patrizia DELBELLO“Venite a me, voi tutti” (Mt 11, 28-29)

Acrilico e chiodi su compensato cm 80 x 80

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16 Francesco DEMUNDOAssenza più acuta presenza

Legno-velluto-carta cm 50 x 70

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17Manuela DE STEFANIPuro

Olio su tela cm 65 x 90

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18 Elena DI BITONTOGesù Maestro

Argilla cotta cm 50 x 30

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19Marco DRABENIL’abbandono

Creta cm 50 x 40

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20 Annamaria DUCATONLuce

Tecnica mista acrilici e tempera cm 70 x 50

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21Enzo E. MARIPietà

Frottage pittorico cm 80 x 100

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22 Renata FAVRINI FANINLe Beatitudini

Tecnica mista carta e juta cm 115 x 70

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23Franco FOLLA... Padre Nostro ...

Tecnica mista su cartoncino cm 100 x 70

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24 Giovanni FRANZILMisericordia Cristo AngeloTecnica mista cm 25 x 35

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25Francesca GIASSIBeati voi che piangete

Tecnica mista su tela cm 100 x 70

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26 Maria GIASSITutte le generazioni la chiameranno beata

Mosaico cm 50 x 40

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27Claudia HERRATHLa Divina Misericordia

Acrilico su materiale plastico cm 40 x 60

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28 Monica KIRCHMAYRCon-tatto

Tecnica mista cm 85 x 80

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29Gianna LAMPEBeati gli operatori di pace, perchè saranno chiamati figli di Dio

Olio su tela cm 70 x 50

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30 Rossana LONGOSenza titolo

Sanguigna su cartoncino cm 100 x 70

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31Francesco LUKARICHCristo 57

Tecnica mista cm 80 x 40

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32 Renato MANUELLIMisericordia per l’umanitàOlio su tela cm 120 x 80

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33Giuliana MARTINZBeatitudine (allegoria)

Tecnica mista su tela cm 100 x 90

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34 Mauro MARTORIATISacra famiglia

Smalto a olio su tela cm 100 x 60

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35Patrizia MIKOLLa beatitudine è lontana

Olio su cartone telato cm 45 x 35

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36 Ireneo RAVALICOSanto con palmetta

Olio su compensato cm 100 x 70

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37Claudia RAZANel rotolo del libro per me c’è scritto che faccia la tua volontà

Tecnica mista cm 79 x 72

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38 Alessandra ROSSIAbbraccio nell’immanenzaTecnica mista cm 80 x 100

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39Caroll ROSSO CICOGNABeati i puri di cuore

Miniatura su tavola cm 45 x 25

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40 Samantha SILABeati i puri di cuore perchè vedranno Dio

Acrilico su tela cm 120 x 40

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41Tullio SILALe beatitudini di Matteo

Tecnica mista su tela cm 150 x 100

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42 Barbara TEDESCOMosè raccolto dalle acque

Acrilico su tela cm 100 x 70

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Artista pag.

Alida Cartagine 46 - 49Estella Levi 50 - 51Olga Micol 52 - 54Gianni Mohor 55 - 57Rina Rossetto 58 - 59Claudio Saccari 60 - 62

FOTOGRAFIA

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46Alida CARTAGINELa Casa dell’uomo

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47Alida CARTAGINELa Casa dell’uomo

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48Alida CARTAGINELa Casa dell’uomo

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49Alida CARTAGINELa Casa dell’uomo

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50 Estella LEVI“Omaggio a Jean-Louis Hamende”

volontario al Dipartimento di salute mentale di Trieste

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51Estella LEVI“Omaggio a Jean-Louis Hamende”

volontario al Dipartimento di salute mentale di Trieste

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52Olga MICOL

Shiatzu per bambini

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53Olga MICOL

Shiatzu per bambini

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54Olga MICOL

Shiatzu per bambini

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55Gianni MOHOR

Musical “The Sun” realizzato dall’ass.ne TuttinSPORT regia di Maria Bruna Raimondi giugno 2015 Politeama Rossetti di Trieste

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56Gianni MOHOR

Musical “The Sun” realizzato dall’ass.ne TuttinSPORT regia di Maria Bruna Raimondi giugno 2015 Politeama Rossetti di Trieste

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57Gianni MOHOR

Musical “The Sun” realizzato dall’ass.ne TuttinSPORT regia di Maria Bruna Raimondi giugno 2015 Politeama Rossetti di Trieste

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58Rina ROSSETTO

Le Beatitudini

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59Rina ROSSETTO

Le Beatitudini

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60Claudio SACCARI

Mano della povertà feliceClaudio SACCARI

Mano della misericordia beata

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Claudio SACCARIMano dell’afflizione

Claudio SACCARIMano della mitezza struggente

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62Claudio SACCARI

Quale mano?Soldato raccoglieun bambino sulla spiaggia; Reticolati; Lo sgambetto; Bambino morto sulla spiaggia; Disperazione

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Artista pag.

Mara Bomben 66 - 68Maria Cernigoi Maggio 69Silvia Della Pietra 69Enrico Fraulini 70Alda Guadalupi 71Rachele Denon Poggi 72Laura Siffredi 72Loris Tranquillini 73 - 78

POESIAe LETTERATURA

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LA STELLA NEL MARE DI GESÙ

Non abbandonare la speranza. Stringere i denti e andare avanti.Si sentiva abbattuto, disperato, quasi fosse precipitato nell’abisso più profondo del mare. Ci aveva pensato un paio di giorni prima. Affogare nel blu e farla finita.Eppure proprio quel mare, una via d’uscita gliela aveva offerta. Una barca chiamata “Lucciola” per i puntini gialli sul bordo di legno che brillavano sulla linea dell’acqua scura. Insetti luminosi o soltanto lampare nelle onde del golfo.Faceva il pescatore Attilio, un bel ragazzo di circa trentacinque anni, uscito di prigione da due anni. Furto al supermercato. Mancanza di soldi. Non quelli per divertirsi o comprarsi una moto nuova. Gli servivano a curare la madre in una clinica specializzata. Per questo motivo aveva ottenuto at-tenuanti sulla pena. Non era servito a nulla. L’anziana mamma era morta di lì a poco e si era ritrovato solo. Senza padre, né fratelli e sorelle. Anche la fidanzata l’aveva lasciato, facendolo piombare in una terribile depressione.Svegliandosi una mattina, aveva guardato il mare dall’abbaino della soffitta all’ultimo piano di un vecchio palazzo, poco dietro le Rive.Il mare l’avrebbe salvato e la sua fede. Quel santino con Gesù pescatore che teneva sempre nel portafoglio vuoto. Vuoto di soldi e d’amore. Con quelli rimasti si era comprato “lei”, “Lucciola”. Una piccola “tuga” di sei metri. Acquistare attrezzature nautiche, lampare, motore fuoribordo d’emergenza e altre piccole cose l’avevano messo con le spalle al muro. Era cominciata la discesa nei debiti.Il suo sogno di riscatto sociale si stava dissolvendo come le nebbie d’ottobre alle prime raffiche di bora. Caduto nelle mani degli strozzini, non sapeva cosa fare. La barca della speranza non avrebbe preso il largo verso anni felici, tranquilli. Tempeste violente stavano per travolgerla.Doveva pagare. Ancora pochi giorni e, probabilmente, se non l’avesse fatto, l’aspettava una dura punizione per convincerlo a tirar fuori ciò che doveva. Ad attenderlo forse la morte.Fino a quel momento poteva ritenersi un uomo forte. Stava bene fisicamente ed era ancora giovane. Rifarsi una vita da un’altra parte sarebbe stata una soluzione. L’avrebbero trovato in Spagna, Marocco, Tunisia oppure nelle fredde Svezia o Finlandia? Se i suoi cosiddetti “salvatori” facevano parte di una vasta organizzazione criminale internazionale, la risposta ai suoi interrogativi sarebbe stata: “Sì”. Anche sul Everest avrebbe dovuto saldare il suo debito. Se invece si trattava soltanto di piccoli malavitosi locali, poteva ancora farla franca.Non avrebbe ceduto ai “pirati del mare” la sua “Lucciola”. Lo aspettavano tre giorni e tre notti per girare le vele col vento a favore. Anche se di vele la barca non ne aveva.Percorrendo il breve tratto di Rive che lo separava dalla nave delle sue speranze, guardò la Sacchetta, l’insenatura triestina, dove erano ormeggiate centinaia di barche a vela, tutte nuove e scintillanti alla luce della luna di quella notte d’estate.Arrivò al molo di fronte a Piazza Venezia, proprio accanto alla Pescheria e calpestò, con le scarpe di gomma consumata, le pietre antiche del selciato.“Lucciola” era lì in fondo, sotto il lampione, prima del Circolo nautico. Saltò dentro, si fece il segno della Croce e diede gas al motore. Il diesel, bor-bottando, a stento cominciò ad andare. Con la luce di prua dondolante nel blu, la barca prese velocità e sorpassò il molo della Lanterna, lanciandosi

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nel mare aperto.Attilio sospirò, respirando la brezza della sera che veniva dalla colline dell’Altipiano. La sigaretta, metà avvolta nella cartina azzurra, brillò nel buio. Fumo verso l’orizzonte e tanti pensieri. Domani. Ci sarebbe stato un domani per lui, inseguito, braccato da sempre da chi non gli aveva permesso di crearsi un mondo tutto suo? Ciò che gli rimaneva era “Lucciola” e nessuno gliela avrebbe portata via, come la sua fede nel Signore. L’avrebbe difesa, salvata fino all’ultimo.La prima lampara s’illuminò sull’acqua e riflessi di piccoli pesci argentati dipinsero il mare. Venivano alla superficie per morire, per finire nella rete. Domani li avrebbe venduti al mercato ittico, ricavandone poco, troppo poco per poter pagare i suoi creditori. Non avrebbe fatto un’altra rapina. Aveva cambiato vita, conoscenze e amici poco raccomandabili.Quella notte si sentiva tutt’uno con la sua “Lucciola”. Diede più gas e “lei” s’alzò sulle onde, quasi fosse un cavallo sferzato dal suo fantino sulla direttiva d’arrivo di un Gran Premio. Pensava e fumava, mentre la barca andava a largo, senza una rotta precisa, come cercasse un luogo dimenticato, un’isola sperduta dove nascondersi, sparire, forse rinascere di nuovo.Ormai le luci della città erano lontane. La costa, la riviera barcolana, i promontori dell’Istria non si vedevano più. Scomparsi nella notte. Unico punto di riferimento il blu del mare, il blu dei suoi pensieri e il giallo della lampara di prua. Se avesse spento anche quella, niente e nessuno l’avrebbero trovato. Anche lui un punto d’oscurità nella notte. Invisibile e solo.Il borino aveva spazzato via l’afa di quella giornata d’agosto. Il cielo stellato brillava sopra la sua testa. Era la notte di San Lorenzo. Il 10 agosto, quando l’immensità veniva attraversata dalle sottili scie delle stelle cadenti. Fissò in alto l’infinito. Una stella dal confine, dalle colline gli stava proprio passando sopra. Vide cadere il punto luminoso un paio di miglia verso Sud, verso Grado e la laguna. D’istinto girò il timone, puntando il pezzetto di mare, dove era andata a finire.“La rotta del destino” ripeté fra sé, accendendo un’altra lampara.Quanto tempo passò, non lo seppe dire. In termini marinari uno, due, tre miglia di mare. Poi a un tratto ecco un azzurro leggero, come “Lucciola” s’avvicinava. Era un chiarore proveniente dal profondo, dall’abisso del blu. Se c’era qualcosa che promanava tutta quella luce, l’avrebbe scoperta. Forse una nave affondata da poco, un segnale luminoso per i contrabbandieri?Mentalmente fece il calcolo della profondità. Stanotte si sentiva abbastanza forte da affrontare in apnea il golfo silenzioso. C’era infatti un silenzio ir-reale, solo lo sciacquio delle onde contro il legno della barca. Temperatura ottimale per l’immersione.Prese il vento nei polmoni e con un tuffo sparì nel blu scuro dell’acqua. Gambe e braccia vigorose lo portarono giù, verso quella luce sempre più intensa. Ora poteva intravedere il profilo di una nave affondata nella sabbia. Gli mancò il fiato. Un colpo di reni e stava andando verso il cielo pieno di stelle, oltre il pelo della superficie. Tossì con violenza nella notte e sputò l’acqua inghiottita. Risalì a bordo. Da qualche parte doveva avere dei pesi di metallo pesante. Li legò attorno alla vita. Un altro respiro profondo ed era di nuovo fra banchi di piccoli sardoni attratti dalle sue lampare.Adesso con la pila subacquea poteva illuminare la barca affondata. Doveva essere uno scafo d’epoca dei primi del Novecento. Una targa a prua sem-brava incisa con delle lettere. Con le unghie della mano grattò la sabbia e le alghe del tempo. Nome tedesco.“SEESTERN”, “Stella Marina”. Una goletta

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austriaca forse della Prima Guerra Mondiale. Non c’era tempo per scoprire nient’altro. Ritornò in superficie, spegnendo la pila per non consumarla.Un’altra stella cadde dal cielo, andando verso l’orizzonte. Sarebbe stata una notte fortunata per lui, Attilio il pescatore che voleva sopravvivere alle tempeste di una vita difficile, solitaria e disperata. Sollevò due cassette di legno vuote, qualche rete malandata, finché non trovò la bombola subac-quea per i casi d’emergenza. Agganciò il boccale, la maschera sul viso e sparì per la terza volta nel mare blu. Adesso il tempo non sarebbe stato un problema. Meno di un minuto e girava attorno alla “Seestern”. La porta alle cabine era aperta. Entrò. Tutto l’ambiente, invaso dall’acqua, aveva conservato il profumo d’un tempo. Oggetti d’epoca, un lampadario d’ottone, cornici con foto di uomini in uniforme e donne dai vestiti eleganti, bicchieri di cristallo, il timone con impressa l’aquila bicipite degli Asburgo.Non sapeva esattamente dove fosse e recuperare la Seestern sarebbe stata un’impresa impossibile. La scrivania d’angolo lo incuriosì. Dal fianco estrasse il coltello e fece scattare il cassetto. Niente d’importante. Solo carte e mappe corrose dal salso. Vide una valigia con sopra illustrazioni di città famose. Parigi, New York e Vienna.Il cuore gli disse di prenderla. Tornò fuori sul fondale sabbioso. Avrebberitrovato la goletta austriaca domani? Era un sogno, fortuna o un segno di Gesù?Attilio mosse velocemente le gambe, spingendosi verso l’alto. L’aria della bombola tra pochi istanti sarebbe finita. Ne era certo. Nuotando in superficie, fissò un’ultima volta la profondità del mare. La luce della Seestern si stava affievolendo pian piano. Sarebbe sparita e di lei nessuno avrebbe saputo l’esistenza. Gli restava una valigia con qualcosa che poteva non valere niente oppure diventare la sua fortuna.Non era molto pesante. La gettò all’interno della “Lucciola”. Ormai si sentiva stremato da fatica ed emozione. Forzò la serratura con un pezzetto di ferro arrugginito. Dentro c’erano un vestito corto ed elegante dai filamenti argentati in stile Charleston, un cappello di piume variopinte, un paio di scarpe rosso porpora, probabilmente appartenute a una baronessa austriaca.E finalmente un porta-gioie d’oro e argento impreziosito dal bassorilievo di una stella marina. Con la pila cercò il cacciavite della misura della piccola serratura. Un colpo al cuore e fra le dita aveva braccialetti con pietre preziose, una collana di grandi perle, spille d’oro a forma di farfalla e un anello di smeraldi. Il tesoro di una nobildonna d’altri tempi brillava nella sua povera barca, illuminata dalle stelle cadenti.Attilio pianse lacrime di felicità e spense le lampare sul mare. Si sporse dal bordo della “Lucciola”, cercando d’intravedere ancora il chiarore della Seestern. C’era solo blu intenso e breve luccichio d’ onde sul mare appena increspato.La goletta era stata inghiottita dalla notte. Nessuno l’avrebbe ritrovata. Grazie a lei avrebbe pagato tutti i debiti e potuto comprare un albero, vele e motore nuovo. Tirò fuori dalla tasca il santino con l’immagine di Gesù che gli sorrideva. Lo baciò finalmente felice.La barca delle speranze di Attilio era affondata nella profondità del blu.La rotta di un giovane marinaio triestino era stata segnata. La scia di una stella cadente. O forse solo il cammino delle stelle nel cielo del Signore.

Mara Bomben

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Sulla tua montagna ....

NON TI RITROVO MA TI RITROVERÒ

Là dove si spengonoi lampioni,rapiti da un’immensa luce,ed il dolore si stemperain oblio,oltre la rupeconfine con l’immenso,ti ritroveròdopo il cammino.E si fonderà lievenel ventotutto l’amoreche ostinata ricercaiper tanto tempoai margini del mondo.Sulla montagnatenera di luce,la sofferenza ormai,sarà dolcezza.

Maria Cernigoi Maggio

Beati coloro che piangono perché saranno consolati.

CATTEDREALI

Immense cattedrali gli ospedalie troppi santiche il cielo non contiene.Passi frettolosi s’avvicendano,lontani, più lontanidal dolore.Angeli speciali si fermanoa cogliere stelletra i lenzuoli.Volti di speranza si levanoe invocano il Signoredel destino.I cieli già percorsise ne vanno,ma nuovi cielitorneranno in vita.Poi la vitaera solo nei tuoi occhi,testimoni muti del dolore.Sul voltouna lacrima splendentenel pallido accennodi un sorriso.Accanto ad un’icona di Maria,c’erano fiori azzurri di speranza,

per un passaggio,l’ultimo passaggio,prima del grande Sole.Addio fratello.

Maria Cernigoi Maggio

BEATI GLI AFFLITTI ....

Prima de dormir

Col viso int’el caldo del cussinvivo el momento che più el xe vizinale robe de l’anima, al pregar,per no perder la fede e naufragar.

Un ultimo pensier sera el mio giorno:una domanda che no ga ritorno:se i sa lassù dove che vivi Dioquanto duro xe dir “requiem” per un fio.

Silvia Della Pietra Lepore

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LE BEATITUDINI

Nel discorso della montagna le otto beatitudini non sono né un discorso politico (la politica è l’arte per conquistare il potere, anche il potere che ha messo Gesù in Croce) né tantomeno un discorso semplicemente sociale. Dalla notte dei tempi gli uomini si sono divisi in caste, categorie economiche e culturali, ecc.…. .. Gesù parla, invece, dell’animo umano, non degli interessi terreni e il Suo discorso è un discorso diretto a tutti per il raggiungimento della felicità, non quella terrena, ma quella spirituale.I “poveri di spirito” sono coloro che non sono furbi, nel senso che non si avvalgono della loro intelligenza per fare del male al prossimo o per arric-chirsi. I “mansueti” sono coloro che non vogliono combattere contro il prossimo, ma avvicinarsi agli altri con amore e perdonare i loro torti. “Coloro che piangono” sono le persone troppo tristi e malate o sfortunate. “Coloro che hanno fame e sete” sono sopratutto gli affamati e gli assetati dell’amicizia del prossimo che non li prende in considerazione. “Beati i misericordiosi” sono coloro che cercano di aiutare il prossimo quando è afflitto. “Beati coloro che hanno il cuore puro” sono coloro che non hanno malizia né cattiveria. “Beati i pacifici” sono coloro che vogliono sempre sedare i conflitti. “Beati coloro che soffrono persecuzione per la giustizia” sono le vittime della giustizia umana che spesso diventa ingiustizia (summa lex summa iniuria).Gesù, quando parla degli uomini che ridono parla di coloro che non capiscono la serietà dell’esistenza. Quando fa un riferimento a coloro che sono applauditi, censura i vanagloriosi, coloro che vogliono solamente apparire, come ce ne sono sempre di più ai nostri giorni grazie ai mezzi di comuni-cazione sempre più diffusi, persone che vivono nell’illusione che la notorietà faccia raggiungere l’eternità. Invece è il raggiungimento della vera felicità dell’uomo lo scopo della predicazione di Gesù che vola alto nei cieli sopra i vani sforzi degli uomini per l’inutile conquista del potere assoluto in terra.

Enrico Fraulini

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LE BEATITUDINI OGGI

Se quel dolcissimo Discorso della Montagna sul lago di Galilea, la parola di Gesù, il figlio di Dio, fosse il vademecum per intraprendere la strada maestra, quella che conduce alla Verità, allo scopo del Signore, di riunire nel suo Eden tutti i suoi figli, purificati dalle insidie della loro stessa umanità, se ci si abbandonasse alla Fede, a credere cioè che le regole dettate dalle Beatitudini sono davvero la chiave per la vita eterna, come tutto sarebbe più semplice, gioioso.Forse Dio ha creato noi a sua immagine e somiglianza perché in fondo gli pesava la Solitudine e voleva imprimere il suo Soffio in ciascuna delle sue creature? La Grande Solitudine di Dio…Forse l’artista nasce col privilegio di sentire maggiormente in sé il suo soffio…un asceta lo comprende meglio nel suo elevarsi dal mondo…un opera-tore di pace è votato a seminare pace e amore, o forse, più semplicemente, c’è chi, con mitezza e pazienza, ama e dona pace e amore senza pensare al perché del suo comportamento, come l’amore incondizionato e inspiegabile di una madre. La leggera innocenza del cuore, una purezza di intenti che fa agire senza il filtro della ragione. Disse Gesù ai farisei: “ Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall’uomo a contaminarlo” (Mc 7,15 ).Dio vede tutto, assorbe in sé il bene e il male, aiuta e protegge; nella sua infinita libertà ci ha resi liberi nella scelta del nostro percorso. Se il destino è nelle nostre mani, volgiamo però sempre gli occhi e il cuore alla Grande Saggezza del Padre Supremo.Questi e altri pensieri mi salgono alla mente nella lettura - rilettura delle Beatitudini, un pozzo cui poter attingere quando ci si sente tristi o sfiduciati, trovando in esse la speranza di una futura e certa consolazione; la provo nel verso che sgorga, parole che, rivolte al Signore, divengono la sua stessa risposta :” Siamo spazzatura ai tuoi occhi, Dio?/ Se Tu non hai sbagliato/ lo siamo sempre stati./ Urlarti contro/per poi arrenderci al destino/ all’astrattezza della fede/ appiglio incorporeo per credere che SIAMO…/. “ Verrà il tempo del riconoscimento/ di chi è come è / non come vuol sem-brare/ perduta per sempre la maschera del bene e del male/finite per sempre le prove di fede degli impostori della fede…”.In alcune delle mie poesie trovo sì quel senso di indignazione di fronte alle ingiustizie e alle sopraffazioni, ma anche quel tendere alla libertà del cuore, il cercare l’essenziale, il bisogno di solidarietà. Allora mi dico: l’ispirazione è per l’artista un dono di Dio, una luce di dentro che sostiene e che a sua volta può offrire consolazione e appoggio. La gioia non è utopia se, “vivendo con arte”, abbandonandoci a certi momenti di solitudine interiore, esistendo, semplicemente, “ci si può sentire gioiosamente appagati”. “… e la bontà come neve/ si adagiò sugli stretti sentieri/ del grande silenzio…”.La solitudine, quella consapevole e triste, turbata dall’indifferenza, dallo svilimento del quotidiano, è una condizione da cui rifuggire: “…testarda solitu-dine/scalpitò tra i rifiuti/e porse al tempo/l’insostenibile vita./Ma dalla terra vibrò la Compassione/e respirò la nebbia/e sparse la canzone…/.Se lo desideriamo, ci sono forniti gli strumenti per riudire in noi gli echi armonici del nostro inizio e sentire fin nel profondo il vero significato della Primavera.

Alda Guadalupi

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LE BEATITUDINI

Il discorso delle Beatitudini e le parabole le possiamo trovare nel Vangelo, che è il testo fondamentale di noi cristiani, un testo attuale anche ai tempi nostri e una guida per la nostra vita. Nella predicazione delle Beatitudini il Signore rassicura i suoi fedeli che, anche se in terra non sono e non saranno fortunati, in cielo, dopo la morte, saranno ricompensati e i mali terreni non influiranno sul giudizio Divino. Le parabole , invece, sono racconti brevi sul senso cristiano della vita. Attraverso le parabole Gesù riesce ad esprimere i significati più importanti dell’esistenza anche a persone semplici. Molte parabole sono molte popolari e famose, altre sono meno conosciute e di più difficile comprensione, come ad esempio, a mio avviso, la parabola dei vignaioli omicidi. E’ una parabola difficile da collegare con le parole di Gesù nel discorso della “Montagna”. Nella parabolo della vigna e dei cattivi vignaioli, i protagonisti rincorrono la ricchezza terrena macchiandosi persino di omicidio e trascurando ogni riflessione spirituale. Il lettore moderno, per comprendere il significato del testo e cogliere il vero insegnamento, deve immedesimarsi nel contesto storico. In questo testo possiamo leggere i sentimenti di Gesù, come ad esempio l’amarezza verso il popolo di Israele che non ha saputo sfruttare onestamente i doni che Dio ha destinato per loro. Infatti, Dio ha realizzato una vigna dove gli uomini possono raccogliere i frutti, Ma invece di esserGli grati, i vignaioli pensano soltanto ad impadronirsi dei prodotti della terra, uccidendo gli incaricati del Signore e non fermandosi davanti a nessuno, nemmeno al Figlio del Padrone. Gesù è il figlio del Padrone che nella parabola, come nella realtà, viene ucciso. Il Padrone non esita a mandare il proprio figlio per salvare la vigna, nella speranza che il Figlio venga risparmiato. La parabola si chiude, infine, con il perdono da parte del padrone di chi l’ha derubato, ucciso i suoi inviati e addirittura suo Figlio stesso. Conosciamo le cattiverie umane, ma l’amore e il perdono del Signore è così grande che noi, con la nostra mente limitata, spesso non riusciamo nemmeno a comprenderlo, in ciò sta la difficoltà di interpretazione della parabola stessa.

Rachele Denon Poggi

BEATITUDINI

Io canto il Signoresono una sua creatura

nata sana in un paese libero.Mi ha donato gioielli

che nessuno può rubare.Rubini e opali di albe e tramonti

mai uguali, laghi di smeraldogiade di verdi colline.Ghiacciai di diamanti

mari di zaffiro blul’ambra dei desertil’argento delle notti

l’oro dei giorni assolati.Tutto mi appartiene

senza togliere niente a nessunonel male e nel bene.

Non sono sola, l’angelo custodemi protegge e mi consolaed ho un’arma vincente

per i mali della terra, la preghiera.Io canto il Signore

sono piccola al cospettoma grande, nel Suo progetto.Mi guida sulla via della luce

in verità di parole.Non fa mancare niente

né la sua bontà, il continuo perdononé il suo Divino Amore.È la mia unica certezza

la mia salvezza.

Laura Siffredi

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IL DISCORSO DELLA MONTAGNA

Le Beatitudini nel Vangelo secondo Matteo

In questo Vangelo vengono enunciate nove Beatitudini che sono considerate dai credenti un modello per vivere secondo gli insegnamenti di Gesù.Le Beatitudini, infatti, descrivono le caratteristiche per essere veramente felici.Quelli che vivono questo messaggio sono i Beati, cioè i felici che vivono nel Regno di Dio.

“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei CieliBeati gli afflitti, perché saranno consolati.Beati i miti, perché erediteranno la terra.Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.Beati i perseguiti a causa della giustizia, perché di essi è il Regno dei Cieli.Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, dirannoogni sorta di male contro di voi per causa mia.Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.”(Mt 5,3-12).

Esse sono comprese nel sermone rivolto da Gesù ai suoi discepoli e ad una grande folla e che tradizionalmente si ritiene sia stato pronunciato su di una montagna a nord del mare di Galilea, nei pressi di Cafarnao.Il discorso della montagna è una esplicitazione ed un approfondimento dei dieci comandamenti, che vengono completati da Gesù Cristo ed arricchiti da un significato universale.Per molti pensatori, questo discorso contiene i principali valori della Fede Cristiana.Eppure le situazioni di cui parla Gesù, mentre insegna lì sulla montagna, non sembrano essere tutte piacevoli.Infatti dove sta la beatitudine? Dove si nasconde la felicità in tutto quanto elencato?Eppure Gesù non ci sta dicendo che la povertà, la sofferenza, la tristezza sono fortune, sono motivi di gioia.

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Ci aiuta però a guardare tutto questo con occhi diversi, offrendoci prospettive cui, magari, non avremmo mai pensato. Proviamo allora a riflettere su ognuna delle Beatitudini che il Signore e Maestro ci elenca.

“Beati i poveri in spirito,perché di essi è il Regno dei Cieli”

Chi sono i poveri in spirito? Sono coloro che conservano, per tutta la vita, la capacità di stupirsi e di osservare il mondo con meraviglia, sono coloro che sanno ringraziare e custodiscono in cuore la gratitudine, sono quelli che non cercano di mettersi in mostra,che non ci tengono ad essere ammirati dalla gente, sono gli umili.

“Beati gli afflitti perché saranno consolati”

Si, questa è una certezza che ci deve accompagnare sempre, specialmente nei momenti di tristezza, di sconforto, di solitudine: Dio conosce le nostre lacrime, anche quelle più segrete.Non ci sono lacrime che lo Spirito Consolatore non possa asciugare: Non esiste dolore al mondo che non possa essere guarito dalla mano di Dio.Non esiste una solitudine totale, perché in ogni istante siamo amati ed accompagnati dallo guardo tenerissimo di Dio Padre.

“Beati i miti, perché erediteranno la terra”

Chi sono i miti di cui parla il Vangelo? Sono quelli che non usano la violenza, che non sono aggressivi verso gli altri, neppure quando sanno di avere ragione. Sono quelli che si rifiutano di essere causa di sofferenza per gli altri, che hanno a cuore tutti i viventi, anche le creature più deboli ed indifese.A chi è come loro appartiene la terra.. Il Padre buono gliela consegnerà per l’eternità, perché già da ora ne hanno cura.“Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati”Pensiamo a come soffriamo quando ci sentiamo vittime di ingiustizia.Pensiamo a quante ingiustizie,anche molto gravi, si compiono ogni giorno nel mondo.Ci sono invece tante persone che si impegnano ogni giorno per far cessare tali ingiustizie.

In ogni situazione ci sono donne ed uomini con la certezza che il loro sforzo andrà a buon fine e che non si arrendono e non si stancano di difendere la giustizia e di operare perché sia realizzata nella vita quotidiana: sanno che il Dio Giusto sazierà la fame e la sete di giustizia che alberga nel cuore di ogni essere umano.

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“Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia”

Misericordioso è chi ha il cuore grande,chi non porta rancore.Misericordiosi sono tutti coloro che hanno la capacità di perdonare.Essi sanno che gusteranno la gioia di essere perdonati, a loro volta, dall’amore del Padre Buono.

“Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”

Puri di cuore sono coloro che non mentono, che non cercano di apparire diversi da come sono veramente.Quelli che non fingono,che hanno il coraggio di mostrarsi semplicemente come sono, con i loro pregi ed anche con i loro difetti.Essi mantengono gli occhi del cuore capaci di vedere Dio, capaci di riconoscere la presenza di Dio intorno a loro, vicino a loro in ogni situazione.

“Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”

Tutti coloro che si impegnano a costruire la pace vengono riconosciuti come figli di Dio, come persone che cercano di vivere secondo il cuore di Dio.Chi cerca di mettere pace dove c’è tensione, cerca di calmare gli animi, di chi magari cerca la guerra, sta vivendo secondo il cuore di Dio.Pensiamo a chi si è tanto speso, anche a livello mondiale, per la pace, pensiamo a chi preferisce la via del dialogo a quella delle armi.Ebbene essi sono veri figli di Dio.

“Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il Regno dei Cieli”

Il mondo è pieno di ingiustizie. C’è ancora gente che muore di fame e di sete, gente che non ha lavoro, che viene quotidianamente maltrattata..Bambini costretti a lavorare, gente vittima delle prepotenze e degli abusi dei potenti..Ebbene Gesù, con questa Beatitudine, ci invita a lottare perché tutti gli uominipossano vivere in condizioni di vita dignitosa sotto tutti gli aspetti e ci chiede di vivere con onestà e coerenza il messaggio evangelico.Questo ci permetterà,senza dubbio,di entrare nel Regno dei Cieli.

“Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia”

Ci sarà, purtroppo, sempre qualcuno pronto a irriderci per la nostra Fede, per la nostra osservanza dei precetti religiosi, ma, cosa ancora più grave, a

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perseguitare ed anche uccidere i nostri fratelli in Cristo, in molte zone del mondo.Ebbene, per Gesù, i perseguitati nel suo nome sono degni di godere della Beatitudine del Paradiso.

“Rallegratevi ed esultate,perché grande è la vostra ricompensa nei Cieli”

A conclusione delle Beatitudini Gesù ci promette una ricompensa che va oltre, che non è relativa solo a questa vita terrena, ma riguarda la vita eterna.La scena di questo mondo passa, ciò che rimane è l’amore di Dio.

Loris Tranquillini

LA MISERICORDIA DI DIO

La misericordia è un sentimento generato dalla compassione per la miseria altrui (morale o spirituale).Deriva dal latino misericors (genitivo misericordis) e da misereor (ho pietà) e cor-cordis (cuore); cfr. miserere: abbi misericordia.E’ una virtù morale tenuta in grande considerazione dall’etica cristiana e si concreta in opere di pietà o, appunto, di misericordia.La misericordia sgorga solamente da un cuore che sa amare.Senza l’amore è impossibile provare compassione ed accorrere in soccorso dell’altro.E’ nella misericordia che l’amore esprime se stesso ed è nell’atto di misericordia che il linguaggio dell’amore si esprime nella radicalità del suo libero donarsi.In Dio si esprime l’amore puro e sublime,dove ogni cosa assume il suo significato attraverso l’amore operante.La stessa creazione che è portatrice di gioia ne attesta le meraviglie e la sua finalità.Ed in quale luogo si può cercare l’Amore,dove parla di se stesso svelandone il suo mistero,la sua essenza e la presenza?Questo luogo è il Vangelo dove c’è il comando: tu devi amare.In ogni uomo Dio ha deposto l’amore e, per quanto il male cerchi di annientarlo, l’amore rimane come sete inestinguibile di acqua viva che ristori il deserto e l’aridità del cuore.

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Noi siamo debitori per la nostra ingiustizia davanti a Dio, difatti l’offesa è così devastante che solo il perdono infinito dell’Amore eterno può cancellarla.Le fiamme della misericordia ardono nel cuore di Dio e attendono solo la nostra accettazione per essere riversate su di noi con un mare di grazie.Le meraviglie della Misericordia di Dio sono imperscrutabili e non riesce a scandagliarle né il peccatore né il giusto.Troppo poco si parla della misericordia divina e bisogna parlarne sempre perché è questa l’onnipotenza con cui Dio preferisce agire e che apre il nostro cuore alla gioia ed alla speranza.Dio ha rivelato il Suo amore misericordioso che solleva l’uomo dal peccato e ripara tutte le debolezze umane e le mancanze.Dio è più incline a beneficiare che a castigare, come dice San Giacomo: “la misericordia ha sempre la meglio nel giudizio” e nelle nostre difficoltà sia temporali che spirituali, l’Apostolo Pietro ci esorta ad abbandonarci totalmente alla bontà di Dio,che ha la massima cura della nostra salvezza: “Gettate in Lui ogni vostra preoccupazione, perché Egli ha cura di voi”.Straordinario è l’episodio evangelico della donna adultera, dice Gesù: “Neanche io ti condanno,va e d’ora in poi non peccare più”.Colpisce l’atteggiamento di Gesù: non pronuncia parole di disprezzo o parole di condanna, ma soltanto parole di amore e di misericordia.E quest’anno, sabato 21 aprile, alla vigilia della Domenica in Albis di fronte alla Porta Santa della Basilica Vaticana, in una solenne cerimonia presieduta dal Santo Padre, è stata data lettura della Bolla di indizione dello speciale anno giubilare della Misericordia, intitolata Misericordiae Vultus.Tale anno si aprirà l’8 dicembre 2015, nella solennità dell’Immacolata e nella ricorrenza del cinquantesimo della conclusione del Concilio Vaticano II e terminerà il 20 novembre 2016.Voglio qui citare un passo dell’omelia di Papa Francesco che spiega il perché di tale Giubileo: “Semplicemente perché la Chiesa, in questo momento di grandi cambiamenti epocali, è chiamata ad offrire più fortemente i segni della presenza e della vicinanza di Dio. Questo non è il tempo per la distrazione, ma al contrario per rimanere vigili e risvegliare in noi la capacità di guardare all’essenziale. E’ il tempo per la Chiesa di ritrovare il senso della missione che il Signore le ha affidato il giorno di Pasqua: essere segno e strumento della misericordia dal Padre. E’ per questo che l’Anno Santo dovrà mantenere vivo il desiderio di saper cogliere i tanti segni della tenerezza che Dio offre al mondo intero e soprattutto a quanti sono nella sofferenza,sono soli ed abbandonati,e anche senza speranza di essere perdonati e di sentirsi amati dal Padre. Un Anno Santo per sentire forte in noi la gioia di essere stati ritrovati da Gesù, che come Buon Pastore è venuto a cercarci perché eravamo smarriti. Un Giubileo per percepire il calore del Suo amore quando ci carica sulle spalle per riportarci alla casa del Padre. Un anno in cui essere toccati dal Signore Gesù e trasformati dalla Sua Misericordia, per diventare noi pure testimoni di misericordia. Ecco perché il Giubileo: perché questo è il tempo della Misericordia. E’ il tempo favorevole per curare le ferite, per non stancarci di incontrare quanti sono in attesa di vedere e toccare con mano i segni della vicinanza di Dio, per offrire a tutti, a tutti, la via del perdono e della riconciliazione.

Loris Tranquillini

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NATALE DI GUERRA

Bianco Natale.Non proprio così biancoma profondo nel miocuore

Tempo di guerra,tempo di dolore,attesa di una paceche non veniva mai,

Abiti lisi,fame e paura.Parevano aprirsi i cielisolo per far caderele bombe.

Ma le Chiese erano gremite,anche se mezzanotteera anticipata alle seidi sera.

In casa un vecchio presepedi cartone,un po di castagnaccioed un bottiglia di aranciataper festeggiare.

Ma, pur nella miseriadel momento,anche se non avevamo nullaeravamo ricchi della Fedee certi dell’amoree della misericordia diDio.

Loris Tranquillini

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Artista Giorgio BlascoStefano CasacciaEnnio GuarratoAurora Roiaz

MUSICA

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In occasione dell’evento Fede e Arte a Trieste 2015 sono state eseguite le seguenti musiche:

KOTZELUCH(1752-1818)ROMANCE

Nancy GUSTAVSSON (1920- 1996) CRADLE SONG

Marcel SAMUEL ROUSSEAU VARIATIONS PASTORALES SUR UN VIEUX NOEL

Nancy GUSTAVSSON (1920- 1996) A Magyar lament

Da Laudario Cortonese LAUDE NOVELLA FIA CANTATA

Lucia Clementi VENTO DI PRIMAVERA

Intervento musicale di:

Aurora Roiaz (arpa)Ennio Guerrato (chitarra)Stefano Casaccia (flauti)

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Artista Gualtiero GiorginiMassimo SerliClaudia Spagnolo

RECITAZIONE

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TEA (Teatro E Altro)

presenta

“In.SEDIA.menti – Improvvisazioni intorno a una sedia”

“In.sedia.menti” non è un progetto teatrale tradizionale, nel senso che non è, come ci si aspetterebbe da un lavoro teatrale, “perfettamente definito”, anzi. Per la sua natura anticonvenzionale (almeno in apparenza) lo si potrebbe catalogare come: “in progress”. Questo perché dal momento in cui si è generata l’idea intorno alla quale strutturare il lavoro, si è andata via via sviluppando la forma (non definitiva appunto) della performance. Una rap-presentazione, quindi, aperta a nuove e imprevedibili improvvisazioni.Progetto nato per caso dalla richiesta di sviluppare una rappresentazione che riguardasse la sedia, è venuto naturale il pensiero di usarla quale simbolo (quale più adatto?!) dei tanti luoghi di conflitto che affliggono, a tutti i livelli, il genere umano. Ma, davanti ad osservatori attenti, sensibili e dal cuore aperto, tutti questi luoghi e motivi di conflitto si possono offrire come luoghi e motivi di “comunione”. Un sovvertimento totale e imprevisto delle abitudini alle quali affidiamo le nostre insoddisfazioni.

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NOTEBIOGRAFICHE

Artista pag.

Ferruccio Bernini 90Giorgio Blasco 90Furio Bomben 90Mara Bomben 91Alida Cartagine 91Stefano Casaccia 92Vera Cecchi 92Maria Cernigoi Maggio 93Enea Chersicola 93Edoardo Coral 94Patrizia Delbello 94Francesco Demundo 95Rachele Denon Poggi 94Manuela De Stefani 95Elena Di Bitonto 95Marco Drabeni 95Annamaria Ducaton 96Renata Favrini Fanin 96Franco Folla 96Enrico Fraulini 97Giovanni Franzil 98Francesca Giassi 98Maria Giassi 98Alda Guadalupi 99Ennio Guerrato 99Gualtiero Giorgini 100Claudia Herrath 100

Gianna Lampe 101Estella Levi 101Rossana Longo 102Francesco Lukarich 102Monica Kirchmayr 103Renato Manuelli 103Enzo E. Mari 103Giuliana Martinz 104Mauro Martoriati 104Olga Micol 105Patrizia Mikol 105Gianni Mohor 105Ireneo Ravalico 106Claudia Raza 106Aurora Roiaz 106Rina Rossetto 107Alessandra Rossi 107Franco Rosso 107Caroll Rosso Cicogna 108Claudio Saccari 108Massimo Serli 109Laura Siffredi 109Samantha Sila 109Tullio Sila 110Claudia Spagnolo 110Barbara Tedesco 110Loris Tranquillini 111

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FERRUCCIO BERNINI

Già allievo di Rosman-Roma e di Lo Berto, Ferruccio Bernini espone dal 1963 con una espressività creativa che attinge intelligentemente dalla sua lunga esperienza nel laboratorio scenografico del teatro lirico Giuseppe Verdi e dalla sua attività nell’arte applicata con un esito originale che si richiama alla pop art e al nuovo realismo. Le sue opere coniugano simbolismi naturalistici e richiami paesaggistici urbani con rimandi ai linguaggi dei media con una interpretazione a volte canzonatoria e a volte di denuncia delle contraddizioni della contemporaneità. Significativa anche la sua produzione di arte sacra. Attivo a livello cittadino con numerose personali e mostre collettive.

GIORGIO BLASCO

Giorgio Blasco, noto flautista e musicista nato a Trieste, ha studiato pure Composizione e Lettere e Filosofia.Ha suonato e continua a suonare con grande successo nelle maggiori città italiane, in Europa, Asia (Giappone, Mongolia, Cina, Corea) ed America (U.S.A. e Canada). Titolare dal 1973 al 2012 della cattedra di Flauto presso il Conservatorio Statale di Musica “G. Tartini” di Trieste, per dodici anni (1985-97) ne è stato il Direttore. E’ invitato frequentemente a tenere corsi, seminari e conferenze presso importanti istituzioni italiane e straniere. Per molti anni Responsabile Culturale del Consolato di Mongolia in Italia, è considerato il massimo esperto italiano della musica, la cultura e le tradizioni dell’area centroasiatica. Presidente della “Trieste Flute” Association, Direttore del “Trieste Flute” Ensemble, Direttore Artistico del “Trieste Musica” Ensemble, è pure fondatore e Presidente Onorario del Gruppo Studi di Musicoterapia di Trieste. Per Campanotto Editore ha pubblicato il libro “La Musica di Gengis Khan - Viaggio nella tradizione e la cultura della Mongolia”, per il quale ha conseguito l’elogio del Ministro della Cultura della Repubblica di Mongolia. Sono seguiti “L’imputato De Molay” (Campanotto Editore, 2003), atto unico per il teatro, più volte rappresentato e, successivamente, “L’altra Korea - PyongYang. A pranzo con Kim Il Sung”, sulla Korea del Nord. Per la sua prestigiosa attività artistica internazionale, nel 1997 il Comune di Trieste gli ha attribuito, quale riconoscimento ufficiale, l’onorificenza del Sigillo Trecentesco della città.

FURIO BOMBEN

Espone dal 1979 con una espressività che spesso si concentra sul paesaggio e sugli scorci della Cittavecchia triestina, con una tecnica che utilizza molto le sue peculiarità disegnistiche declinate -però- con una poetica che caratterizza sempre l’atmosfera emozionale dei suoi lavori. Attivo anche nella grafica pubblicitaria, nei cartoni animati e nelle illustrazioni per libri.

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MARA BOMBEN

Mara Bomben nasce e vive a Trieste. Studiosa di storia e arte medioevale, dopo il romanzo “Concerto per un amore” e due libri di poesie corredati dalle illustrazioni del marito Furio Bomben: “Cittavecchia e nuovi amori” e l’”Agenda dell’amore”, pubblica il thriller-mistery “Il viaggiatore nel vento”, che arriva alla VI edizione di cui “Il ritorno di un uomo dimenticato” è la seconda parte. Nel 2013 inizia la collana “I gialli triestini di Luca Viviani”: “L’amante triestino”, “Trieste, ultima fermata”, “Foto di classe”, “Vele e delitti” e “Il vento nero dell’Est” - Luglio Editore.Nel 2014 escono due album a colori “Il mare di Trieste” e “Romanticamente Trieste” e grande successo riscuote “Valzer Imperiale”, il primo romanzo della serie “Le avventure di Franz Timmel nella Trieste asburgica”, il cui seguito “Segreto Viennese” è uscito a Natale 2015 - tutti libri sono stampati dalla Luglio Editore.È stata premiata in numerosi concorsi nazionali e internazionali di letteratura noir, fantasy, horror, guerra, fantascienza e d’amore.

ALIDA CARTAGINE

Da molto tempo appassionata di fotografia e di comunicazione per immagini, ho sempre pensato che ciò che quotidianamente viviamo e sentiamo, affinché non si trasformi in un albero secco e fragile, debba essere serenamente confrontato per un dialogo e un dibattito reciproci e costruttivi. Fotografo, in maniera costante e mirata, da più di 20 anni.I miei maestri (primo tra tutti mio marito Paolo, studioso ed insegnante di fotografia) sono stati quelli che mi hanno fatto capire che l’espressione del sé è il percorso migliore per comunicare apertamente idee, sensazioni, emozioni e non solo badare al mero aspetto estetico o tecnicistico. Ho partecipato a vari concorsi fotografici, fatto parte di giurie, in entrambe i casi nazionali ed internazionali, collaborato con mie immagini alla pubblicazione di libri di carattere fotografico e didattico; organizzo mostre e manifestazioni collegate al mondo dello sguardo.Da dieci anni sono la prima Presidente donna del Circolo Fotografico Triestino, istituzione di rilievo nel campo della fotografia nazionale e non solo, che nel 2015 ha festeggiato i suoi primi 90 anni di ininterrotta attività. Faccio parte di altre associazioni culturali che contribuiscono sia a rendere più efficace il mio comunicare, sia ad arricchire il bagaglio di pensiero e di vita che considero un work in progress. Quindi, guardo alla fotografia sotto un duplice profilo: di autrice e di fruitrice. Ciò mi ha permesso di conoscere meglio l’articolato mondo della comunicazione per immagini, e non solo, in un continuo sviluppo di crescita che, grazie anche ad ulteriori apporti di istruzione e di vita, si è rivelato sempre prezioso e insostituibile motore del fare.

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STEFANO CASACCIA

Ha studiato “Strumenti antichi” presso il Conservatorio “B. Marcello” di Venezia con Pietro Verardo, perfezionato con i più famosi specialisti europei, quali F. Conrad, R. Clemencic e K. Boeke. Oltre mille sono i concerti tenuti a partire dal 1971, con grande successo di pubblico e di critica: si è esibito in Italia, Europa, Sud America ed Africa, con la partecipazione anche ai più importanti festival internazionali ed a trasmissioni radiotelevisive per emittenti prestigiose. Da un trentennio fa parte del prestigioso ensemble I Madrigalisti di Venezia, è fondatore del complesso medievale-rinascimentale Nuovo Ricercare, del complesso barocco Nova Academia, dell’ensemble I Solisti della Serenissima e suona anche nel Blue Art Ensemble con il compositore e pianista Silvio Donati, nonché in altre importanti formazioni. Tra i maggiori riconoscimenti ottenuti si citano i due Premi Venezianello con I Madrigalisti di Venezia (1981) e con il Nova Academia (1996), il premio della Società Italiana del Flauto Dolce (SIFD) all’Accademia Nazionale dei Lincei (1991), il titolo, quale componente de I Madrigalisti di Venezia, di Ambasciatore per l’Europa nei Festival delle Culture Europee dalla Commissione Europea per gli anni 1998-2002. Nel 2009 il progetto europeo “BAROQUE” (La musica barocca come elemento unificatore della nuova e vecchia Europa) da lui ideato per la “Panta rhei” - Lead Partner Association, inserito nel programma Cultura 2007-2013 (Educazione e Cultura), è risultato uno dei progetti vincitori nel concorso promosso dalla DG dell’agenzia europea EACEA. Laureato in Giurisprudenza, è professore ordinario titolare della cattedra di flauto dolce al Conservatorio G.Tartini di Trieste.

VERA CECCHI

Vera Cecchi Burlini è nata a Trieste, città dove vive ed opera. Espone dal 1975 con personali e collettive, nella sua città, in Friuli Venezia Giulia, in Italia e all’estero. Si è cimentata anche con l’arte sacra.L’impronta è post-impressionista, ma un lungo, intenso e silenzioso lavoro le ha fatto superare la lezione ottocentesca, declinando una pittura che va oltre la semplice rappresentazione della realtà, attraverso l’uso vibrante dei colori che si accompagna a sfumature dai passaggi impercettibili.L’oggetto della sua indagine pittorica è rappresentato dalla memoria di luoghi, a volte più sognati che visti, in un clima onirico che esalta quello spirito di meraviglia che traspare dal suo lavoro che sempre denota una intensa gioia di comunicare. Le tematiche sono sempre legate alla terra e all’acqua, i due elementi primari che permettono alla Burlini di trasformare le immagini paesaggistiche in momenti di riflessione e di meditazione. Soprattutto l’acqua, che la Burlini coglie in superficie e all’interno di grotte carsiche, la ispira, confermando come questo elemento rimanga uno dei grandi temi ispiratori per gli artisti di queste terre, vissuti in un contesto dove l’acqua da sempre rappresenta contemporaneamente la forza e la quiete, l’irruenza e la serenità.

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MARIA CERNIGOI MAGGIO

Sono nata a Muggia, dove risiedo. Il mio primo incontro con la poesia risale al 1986. Ho frequentato con regolarità gli ambienti letterari di Trieste, ho partecipato a vari concorsi, ed ho riscosso lusinghieri riconoscimenti. Tra i quali:Terzo premio al concorso “Vita Nuova “ di Trieste nel 1986.Sempre nel 1986 terzo premio al concorso per poesia dialettale “Il pesce azzurro”.2000 Primo premio al “Club Incontri di Trieste.Sempre nel 2000 terzo premio al concorso “Pirandello”.Nel febbraio 2004 menzione d’onore al concorso “Etnie Poesie “ di Trieste.Marzo 2004 Trofeo Apuano per il concorso “I luoghi della memoria”.Ma il premio più gratificante, è sempre l’apprezzamento e l’emozione che le mie parole suscitano in chi le ascolta. La mia prima pubblicazione risale al 2001 con un “libro calendario” intitolato: “El percorso poetico e pittorico per el 2002 e...oltre”, con poesie in vernacolo, illustrate da pittrici e pittori muggesani. Nel 2002 ho pubblicato sempre in vernacolo “Soto el leon de Muia”, una raccolta di brevi dialoghi tra due amici di vecchia data, Romilda e Terenzio, che commentano i fatti del presente, del passato, e della storia di Muggia, con humor e simpatia.Nel 2003 ho pubblicato la mia prima raccolta di poesie in italiano: “Noi cercatori d’oro” raccolta presentata e commentata dal prof. Giuseppe Cuscito, la cui recensione è stata pubblicata sulla rivista “Atti e memorie” della Società Istriana di Archeologia e Storia Patria.Diversi mesi or sono, ho scritto due brevi atti teatrali “Amor nostran in Castrum Muglae” e “La pianta de Muia”. Ho pubblicato la raccolta di poesie “Canterò la gioia della notte”. Attualmente rivesto la carica di vice-presidente dell’associazione “Salotto dei poeti” di Trieste.

ENEA CHERSICOLA

Inizia da giovanissimo la carriera pittorica ottenendo diversi riconoscimenti tra i quali: primo premio al concorso Lilian Caraian, Trieste (2002, 2003, 2005); esposizione al Children’s Museum of the Arts of Soho presso il museo Guggenheim nell’ambito della rassegna Young Arte New York 2003; primo premio concorso Baratella, Treviso; primo premio Agazzi, Bergamo (2004, 2005).Dal 2007 viene ciclicamente invitato ad intervenire in diversi corsi di storia dell’arte, dove propone e sperimenta tecniche di arte-terapia. Nel 2008 consegue la laurea in Filosofia con una tesi sulla fenomenologia del corponell’esodo istriano dalmata all’università Ca’ Foscari, Venezia. Nel 2010 consegue la laurea in Antropologia culturale, Etnologia, Etnolinguistica con una tesi in Antropologia medica dopo aver condotto una ricerca sul campo con artisti esuli istriano-dalmati. Nel 2004 ha realizzato il logo per il Parlamento Europeo Giovani; tra il 2009 e il 2012 ha organizzato e tenuto conferenze sul tema dell’arte terapia dal titolo “Avere altri occhi”, nel 2012 ha curato e presentato le mostre “Cosciente Creative” e “Arte Paradigma Est” presso il museo Casa dei Carraresi, Treviso.

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EDOARDO CORAL

Nato a Trieste il 05 dicembre 1964 e diplomatosi al Conservatorio Giuseppe Tartini di Trieste, dopo varie esperienze musicali e pittoriche ha intrapreso l’attività scultorea perché da bambino era fortemente attratto dal legno, una passione trasmessa dal padre che adorava lavorare il legno.Nel 2000 conosce Ermanno Plozzer, artigiano di Sauris che lo inizia “all’arte dell’intaglio”.

PATRIZIA DELBELLO

Espone dal 1993 dopo aver frequentato la Scuola Libera dell’Acquaforte, corsi di pittura e di ceramica. Attiva con mostre personali e partecipazioni a qualificate collettive, Patrizia Delbello ha saputo crearsi una sua riconoscibile personalità artistica scegliendo un linguaggio new dada fortemente improntato all’arte povera: una scelta che attraverso il collage di materiali eterogenei ( ma con una predilezione per il tessile) le consente di sviluppare lavori che inducono il fruitore a riflettere su varie problematiche sociali che attanagliano e caratterizzano la società contemporanea.

FRANCESCO DEMUNDO

Francesco Demundo nato a Trieste ha conseguito il diploma di Maestro d’arte e di decorazione artistica al Istituto D’arte Enrico ed Umberto Nordio di Trieste con in seguito il diploma di laccatura e doratura del mobile antico, ha lavorato in diversi laboratori di restauro di mobili e cornici. Da sempre legato profondamente all’Arte Surrealista e Dadaista e all’uso del “Ready Made” espone dal ripetutamente dal 2010 partecipando a numerose mostre collettive sia Nazionali che Internazionali presente anche con numerose mostre personali tra le ultime da ricordare:2013 Sala Comunale d’arte “Fittke” di Trieste,2014 Palazzo Veneziano di Malborghetto, Caffe’ della Musica e dell’Arte di Pordenone, 2015 Spazio espositivo Minimu’ di Trieste, e ultimamente 2016 ancora presente presso Ad Formandum di Trieste.

RACHELE DENON POGGI

Nata a Trieste dove si è laureata all’Università in Economia e Commercio attualmente è tributarista. Segretaria di redazione de Il Dalmata ha diverse pubblicazioni storiche. Nel 2007 è uscito il suo studio dal titolo “Dalmati italiani autoctoni, eredi delle popolazioni illiriche romane e venete” e nel 2009 il volume “Atti di dedizione a Venezia delle città dell’Adriatico orientale”.

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MANUELA DE STEFANI

Inizia il suo percorso artistico negli anni ‘90 formandosi sotto la guida -prima- di Paolo Cervi Kervischer e in seguito di Franco Chersicola: inizia ad esporre partecipando a numerose rassegne in Italia e all’estero , ottenendo pure importanti riconoscimenti. Nel 2015 partecipa con successo al Premio internazionale Lynx e viene invitata a partecipare al IX Salone d’Autunno dell’Arte Triestina. La sua pittura, che spesso impiega terre e pigmenti, indaga soprattutto sul paesaggio che nelle sue tele diventa metafora sottile di uno spazio dove gli elementi della scena si presentano connessi da un dialogo irrequieto che a volte sembra presagire una burrasca.

ELENA DI BITONTO

Presente sulla scena artistica dai primi anni ‘70, Eleonora Di Bitonto ha perfezionato il suo talento naturale frequentando numerosi corsi di pittura e scultura, e recentemente uno di iconografia a Firenze: ha preso parte a numerose mostre collettive a Trieste e in altre città del Friuli Venezia Giulia. Nella pittura predilige cimentarsi con il paesaggio e le nature morte, mentre attraverso la scultura interpreta prevalentemente tematiche spirituali e religiose. Alcuni suoi importanti lavori scultorei sono presenti nella Chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù a Trieste.

MARCO DRABENI

Nato a Trieste , laureato in Scienze motorie (Italia) e Scienze del Movimento (Francia), docente a contratto presso l’Università di Udine, tecnico nazionale e allenatore di atleti azzurri. Fondatore e presidente della Associazione Prevenire di Trieste. Consigliere comunale per tre mandati e assessore all’Istruzione e politiche dei giovani della Provincia di Trieste. In tale ruolo ha introdotto dei premi per gli studenti distintisi nel campo dell’arte, della musica e del volontariato. Ufficiale dei granatieri in congedo. Pubblicista, autore di pubblicazioni e ricerche a livello nazionale e internazionale, autore di raccolte di poesie, ha collaborato per numerosi testi sulla realtà triestina . Ha vinto nel 2008 il premio letterario Nazionale CONI. Allievo dello scultore Martino Paluselli in val di Fiemme e di scultori del legno in Africa(Kenya), ha frequentato il Laboratorio d’arte Bra11 della pittrice Laura Bonifacio Cosmini, recentemente scomparsa. Ha partecipato a diverse collettive. Da lungo tempo ha stretto collaborazione e amicizia con lo scultore Ivan Dimitrov.

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ANNAMARIA DUCATON

Già allieva di Alice Psacaropulo e - alla Scuola Libera di Figura del Museo Revoltella - di Sambo e Perizi, Annamaria Ducaton espone dal 1977 con mostre personali e collettive a Trieste, in Italia e all’estero con una espressività creativa che coniuga realismo fantastico, surrealismo, ricchezza materica e un disegno dall’impronta liberty. Il tutto attingendo ad importanti riferimenti culturali e facendo propri molti stimoli musicali in una sintesi che si caratterizza per la sensibilità verso gli interrogativi legati all’esistenza e all’esistere: da qui la scelta di allestire importanti mostre tematiche tipo quelle dedicate ad Anna Frank e al compositore boemo Gustav Mahler. Creativa eclettica, si è occupata di tessuti, di ceramica, di sbalzo, di pubblicità e di decorazione d’interni: ha collaborato con riviste d’arte e ha pubblicato numerosi libri, affermandosi anche come animatrice culturale.

RENATA FAVRINI FANIN

Nata a Trieste. Diplomata presso il Liceo Artistico di Venezia. Si è specializzata in tecniche dell’incisione alla Scuola Libera dell’Acquaforte Carlo Sbisà di Trieste e alla Scuola Internazionale di Grafica di Venezia. Ha preso parte a stages con B. Bour, S. Chia, A. Sasso. Insegnante di disegno e Storia dell’Arte. Attenta alla figurazione post impressionista, attratta dalle formulazioni novecentiste, presenta un mondo ricco di simbolismi tratti dalla mitologia classica ma anche dalle situazioni contemporanee.Le sue prove, sia in grafica che in pittura come pure nelle tecniche miste tra i due generi, si sorreggono fortemente sul disegno.Il colore si adatta alle varie tecniche e passa da toni tenui e pastellati a forti e intense superfici sulle quali l’artista interviene con pennellate corpose e marezzature ad arricchire i fondi.Renata Fanin Favrini è pittrice e incisore dalla personalità ben formata, dotata di un linguaggio originale e moderno, di grande efficacia comunicativa.

FRANCO FOLLA

Originario di Torre del Greco, Franco Folla vive a Trieste dal 1977. Appassionato di musica (suona la batteria) ha da sempre coltivato il suo talento per la pittura, frequentando i corsi di vari Maestri: Paolo Cervi Kervischer, Silvano Clavora, Franco Chersicola. Presente sulla scena artistica dal 2009 con mostre personali e collettive, è impegnato in un percorso creativo che si rifà all’espressionismo, utilizzando tecniche miste e sempre attento ad una introspezione spirituale.

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ENRICO FRAULINI

Nato a Trieste, si è laureato in giurisprudenza con una tesi in storia del diritto italiano pubblicata sull’Archeografo Triestino “La giustizia criminale a Trieste tra il 1778 e il 1785”, saggio che analizza i processi nel periodo in cui a Trieste è stata in vigore la “Constitutio criminalis” di Maria Teresa d’Austria. E’ stato dirigente bancario alla Cassa di Risparmio di Trieste. Ha fatto il critico d’arte per il quotidiano Il Messaggero Veneto negli anni 1959-1960. Ha presentato nel 1962 per la Società Artistico Letteraria di Trieste la prima Mostra del Paesaggio della Regione Friuli Venezia Giulia, continuando a seguire la manifestazione sino ai nostri giorni (45a Mostra del Paesaggio). E’ stato presidente della Società Artistico Letteraria dal 1985 al 2003, organizzando conferenze, mostre, incontri teatrali e musicali e curando per la Società Artistico Letteraria di Trieste due volumi dell’antologia “Nella fucina delle parole” usciti nel 1993 e nel 1997 nelle edizioni Campanotto, Udine.Opere edite:La giustizia criminale a Trieste tra 1778 e il 1785 pagg. 99, estratto dall’Archeografo Triestino 1963-64 serie IV vol. XXXV-XXVII muri di Cavana - Trieste anni Cinquanta - racconto, pagg. 55. estratto dall’antologia del primo premio letterario delle Casse di Risparmio delle Venezie, Trieste 1978I misteri dei mare (brano tratto da “Le figlie dei fiori”) nell’antologia degli Scrittori Giuliani Quaderno diciassettesimo e diciottesimo a pag. 69. Ed. Italo Svevo, Trieste 1979Strano ritratto - racconto pubblicato nell’antologia degli Scrittori Giuliani - Quaderno ventunesimo e ventiduesimo a pag. 71. Ed. Italo Svevo, Trieste 1985Le figlie dei fiori - romanzo. pagg. 160 Edizioni Cappelli. Bologna 1987, copertina di Vanni BandieraLa SAL di Marcello Fraulini – Quarant’anni di Società Artistico Letteraria a Trieste 1945 / 1985 notizie raccolte a cura di Enrico Fraulini. pagg. 186. Ed. Italo Svevo, Trieste 1988Dolci sogni di primavera – racconto pubblicato ne1l’anto1ogia “Nella fucina delle parole” a pag. 52. Campanotto Editore, Udine 1993L’ambiguità di Alice - romanzo, pagg. 169. Campanotto Editore. Udine 1994Le rotte dell’assurdo - romanzo, pagg. 150. Campanotto Editore, Udine 1997, Belgrado la città dai sette castelli – romanzo, pagg. 120. Campanotto Editore, Udine 1999.Una festa improvvisa - romanzo, pagg. 120. Campanotto Editore, Udine 2001I sogni delle donne – romanzo pagg. 166 Franco Rosso Editore, Trieste, copertina di Ferruccio Bernini.Sognando Venezia – Viaggio in treno di un triestino - racconto pagg. 58 Edizioni Italo Svevo, Trieste, copertina di Nello Pacchietto.Articoli su quotidiani e riviste locali.

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GIOVANNI FRANZIL

Laureato in Architettura a Venezia, con Carlo Scarpa, per molti anni docente di materie artistiche nella Scuola Pubblica, Giovanni Franzil inizia ad esporre nel 1974 con mostre personali e collettive a Trieste, in Italia e all’estero (particolarmente in Austria). Si esprime con una creatività che attinge molto alle sue capacità disegnistiche che rimangono alla base di una produzione che predilige la raffigurazione paesaggistica ed urbana, con una forte impronta chiaroscurale. Attivo anche nell’arte applicata, spesso realizza opere che si rivelano ispirate dalla sua passione per la storia di Trieste, che lui comunque realizza col suo tipico taglio modernista.

FRANCESCA GIASSI

Francesca Giassi nasce a nel 1989. Dopo aver conseguito, nel 2008, il diploma all’Istituto d’Arte di Trieste “E. e U. Nordio” nella sezione di Moda & Costume, si dedica alla sperimentazione pittorica. Coltiva interesse per la pittura materica e l’utilizzo di diversi supporti ed inserti alternativi.Dal 2012 inizia ad esporre quadri e installazioni in vari locali, negozi e spazi espositivi. Inoltre i suoi lavori vengono utilizzati come scenografie per eventi teatrali.Nel 2014 la prima personale alla Casa della Musica di Trieste.Nel 2015 la partecipazione alla “Yung Selection” del Salone d’Autunno degli artisti triestini Nel 2016 l’esposizione creativa personale “Contaminazioni” e l’ideazione di una performance teatrale in collaborazione con quattro artisti locali.

MARIA GIASSI

Nata a Trieste nel 1980, dopo gli studi artistici all’istituto d’arte “E.&U. Nordio” , si diploma alla “Scuola Mosaicisti del Friuli” di Spilimbergo PN. Trasferitasi a Roma collabora con aziende operanti nel settore dell’arte sacra realizzando numerosi progetti sia laici che sacri. Nel 2006 progetta e realizza quattro mosaici decorativi per il fonte battesimale della chiesa S. Mary a Newark - New Jersey. Continua a collaborare con artisti e aziende accrescendo capacità tecniche e sensibilità artistica, per rispondere alle sempre più diverse esigenze della committenza. Nel 2010 realizza un mosaico decorativo-artistico per la chiesa Nostra Signora di Valme a Roma su progetto dell’artista P.Mercury. Nel 2011 si trasferisce a Milano dove vive e lavora, collaborando con diversi laboratori artigiani e artisti del settore.

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ALDA GUADALUPI

Alda Guadalupi è nata e vive a Trieste, dove ha svolto l’attività di insegnante.Scrive per vocazione fin dalla prima adolescenza e ha coltivato la sua attitudine per la poesia attraverso lo studio e l’approfondimento delle discipline filosofiche e umanistiche. Ha al suo attivo la pubblicazione di quattro raccolte, per le quali si è avvalsa della prefazione di eccellenti esponenti del mondo letterario.-Il fiore nudo- ed. Il Coriandolo 2004-Una canzone sola- ed. Bastogi 2006-Parole di pioggia- ed. Hammerle 2008-L’attento volo dell’aquila- ediz. Svevo 2012Diverse poesie, alcune premiate, e brevi racconti sono inseriti in riviste, antologie e testi scolastici.Ha in preparazione una prossima raccolta contenente poesie e brevi prose.

ENNIO GUERRATO

Nato a Trieste, ha conseguito il diploma di chitarra presso il Conservatorio “G. Tartini” di Trieste, sotto la guida di Bruno Tonazzi. Ha iniziato giovanissimo la carriera concertistica che lo ha portato, come solista nei maggiori centri musicali europei sempre con vivissimo successo di pubblico e di critica. Si è impegnato nella divulgazione del repertorio originale chitarristico nella musica d’insieme con varie formazioni e complessi cameristici. Per oltre un ventennio ha svolto un’intensa attività anche quale liutista, in particolare con i “Madrigalisti di Venezia”,prestigiosa formazione della quale fa parte anche il M.o Stefano Casaccia, partecipando ai maggiori festival internazionali (Germania, Francia, Svizzera, Montecarlo, Austria, Spagna, Polonia, Cecoslovacchia, Finlandia, Bulgaria, Turchia, Messico, Egitto, Cipro, etc.). Con questo gruppo ha conseguito il Premio “Venezianello 1981” e l’Alto Patrocinio del Presidente della Repubblica..In Duo con il flautista Giorgio Blasco si è esibito, oltre che in Europa, anche in Corea e negli U.S.A. Nel 1997 il Comune di Trieste gli ha attribuito, quale riconoscimento ufficiale per l’attività svolta, il Sigillo Trecentesco della città. Ha registrato per numerose case discografiche e, oltre che per la R.A.I., per le principali radiotelevisioni estere. Quale chitarrista collabora con diversi Enti Lirici. Già insegnante di chitarra presso i Conservatori “F. Venezze” di Rovigo e “B. Marcello” di Venezia, dal 1983 è stato titolare della cattedra di chitarra al “G. Tartini” di Trieste dove ha insegnato anche “Metodologia dell’insegnamento strumentale” nel Biennio Superiore ad indirizzo didattico, “Musica d’insieme per ensamble di chitarre e Storia degli strumenti a pizzico e della loro letteratura” nel Triennio Superiore. Socio fondatore dell’Associazione Musica Contemporanea “Chromas”, è Direttore Artistico dell’Associazione “Trieste Musica”.

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GUALTIERO GIORGINI

Si avvicina al teatro alla fine degli anni ottanta sotto la guida del regista Ugo Amodeo, affrontando vari testi tra cui: “Georges Dandin” di Molière, “L’uomo dal fiore in bocca” di Pirandello, “Trappola per topi” di Agatha Christie.Nel 1994 inizia una collaborazione con il “Teatro Popolare La Contrada” affiancando Ariella Reggio in “Un baseto de cuor” di Claudio Grisancich, “Ecco un uomo libero” (Tom Stoppard), “I rusteghi” (Carlo Goldoni), “Due paia di calze di seta di Vienna” (Carpinteri e Faraguna) regie di Francesco Macedonio.Partecipa a molte edizioni del “Festival Internazionale dell’Operetta” con la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste e a“L’opera da tre soldi” nell’allestimento dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma. Prende parte a numerose produzioni RAI sotto la direzione di quasi tutti i registi operanti nella sede del Friuli Venezia Giulia ed ha partecipato a diverse Produzioni cinematografiche. Ha curato, come autore e regista, una trentina di lavori per varie associazioni e gruppi teatrali.Da una decina d’anni cura una attività pedagogica su diverse materie teatrali che ha svolto anche presso il DAMS dell’Università di Trieste e l’Accademia teatrale ‘Città di Trieste’.

CLAUDIA HERRATH

Autodidatta, Claudia Herrath inizia a cimentarsi con la pittura dopo aver gestito per trenta anni, assieme al marito, un negozio di antiquariato. Non solo, lo stesso locale diventa uno spazio espositivo per proporre artisti che con lei condividono il convincimento che al di fuori della ricerca spirituale l’arte e la cultura non hanno senso. Coerentemente la Herrath ha scelto di esprimere la sua creatività superando la figurazione e abbracciando l’astratto che rimane oggi il linguaggio più efficacie per esprimere e incarnare il mondo dello spirito e del sacro. Le sue opere sono realizzate su steatite e plexiglas, utilizzando colori vivaci e iridescenti per visualizzare paesaggi cosmici di galassie fiorite dove il cosmo diventa lo specchio del talento infinito e dell’amore eterno di Dio per tutte le creature.

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GIANNA LAMPE

Gianna Lampe è nata a Muggia, dove vive e lavora.Ha soggiornato in giovane età a Monaco di Baviera, dove ha visitato i ricchi musei e le pinacoteche della città e vi ha scoperto gli espressionisti e le loro forti accentuazioni cromatiche. Tornata a Trieste ha seguito lungo gli anni i corsi di nudo del Museo Revoltella con Nino Perizi e la Scuola Libera dell’Acqueforte con i corsi tenuti da Mirella Short-Sbisà. Quindi ha frequentato lo studio di Paolo Cervi-Kervischer. Attualmente (2013) frequenta il quinto anno della Scuola del Vedere diretta da Donatella Surian ed è allieva di Antonio Sofianopulo. Espone dal 1990. Ha partecipato a moltissime mostre collettive e ha allestito undici personali. E’ presente nel Dizionario degli Artisti curato da Martelli dal 1996.

ESTELLA LEVI

Un giorno ho capito che tutta la mia corposa esperienza di vita, non poteva transitare senza essere di richiamo per una più consapevole e lenta visione alle tante opportunità che vengono offerte “strada facendo”. Dopo una piacevole esperienza nel campo della pittura, entrare in quello della fotografia è stato come aprire la stanza dei propri perché e renderli visibili con uno scatto rapido, fermarli per sempre, prenderne visione e costruire un bagaglio disentimenti e sensazioni difficilmente esprimibili a parole. Da dieci anni fotografo con grande passione, luoghi, situazioni, cose, vite e momenti. Cerco di fermare i miei attimi, nei quali lo sguardo raccoglie e lo deposita nella mente per regalarli a chi sente e li fa suoi. Partecipo a concorsi fotografici ed a mostre personali e collettive. Ho vinto tanti premi che mi hanno dato l’energia per proseguire. Sono entrata nelle stanze degli uomini dove la sofferenza fisica e psichica condiziona le giornate, ho parlato con loro, cercato di comprendere i perché. Ne sono uscita diversa e spero migliore. Amo e fotografo la musica, il teatro, i viaggi. Tutto quello che è vita. L’immagine presentata in questa occasione raccoglie frammenti di emozioni, colori e sentimenti, che si intrecciano al tempo che scorre, per comporre una sola immagine, l’unica e preziosa realtà che ho voluto evidenziare. Il tempo. Continuo nel mio percorso, nella ricerca continua di un dialogo, assolutamente non superficiale, che riporti in superficie i veri valori del vivere, della comprensione etolleranza reciproci. La fotografia può aprire tante frontiere. Chi la guarda cerchi di prenderne atto con costruttive opportunità di crescita e ulteriore sviluppo.

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ROSSANA LONGO

Nata a Trieste nel 1973, Rossana Longo ha frequentato nel capoluogo giuliano l’Istituto d’Arte, la Scuola di Figura del Museo Revoltella, sotto la guida di Perizzi e Porro, la Boston Visual School, l’atelier del maestro Walter Falzari, e la Scuola dell’Acquaforte “Carlo Sbisà”.Si è laureata all’Accademia delle Belle Arti di Venezia. Ha frequentato la Scuola Internazionale Grafica d’Arte “Il Bisonte” di Firenze, ha seguito un corso di stampa quadricromatica con Swietlan Kraczyna, ha studiato pittura ad olio con Franco Milani.Ritrattista, paesaggista, affreschista, incisore (stampa personalmente tutte le proprie opere grafiche ) e stampatore, esegue dipinti a tecnica antica con soggetto moderno, ha illustrato libri di poesia e affrescato alcune parti della facciata della Chiesa di Sant’Apollinare a Trieste, ha realizzato una pala d’altare per l’Arcivescovo Crepaldi e una “Crocifissione” di circa 50 mq. per il Centro Pastorale “Paolo VI” in via Tigor, a Trieste.Ha partecipato alla Biennale Diffusa di Venezia su invito del prof. Sgarbi con un pezzo di 22 mt. per 2 mt. , una sanguigna su carta intitolata “Centauromachia”. La rassegna propone una serie di opere per lo più di grandi dimensioni che rappresentano uno dei soggetti prediletti dell’Artista, l’amato cavallo. Un esempio ne è lo spettacolare cartone per affresco, lungo 14 metri e alto 2, disegnato a crayon nero, sanguigna, seppia e pastello bianco, che rappresenta una “Battaglia” tra cavalli di razze diverse, con l’intento di simbolizzare l’intreccio tra le energie e gli spiriti liberi dell’universo.La ricerca e lo studio del “segno antico dei grandi maestri del passato” viene rivisitato dalla Longo secondo parametri moderni.

FRANCESCO LUKARICH

Francesco Lukarich nasce a Trieste il 15/12/1983. Nel 1995 i genitori si offrono per partire come missionari e la famiglia si trasferisce in Nicaragua. Vanno a vivere nel piccolo paese montano di Jinotega. In questi anni, in lui inizia a sgorgare una profonda necessita di comunicazione, la quale trova il suo naturale sfogo nell’arte. Va a bottega presso un pittore naif del luogo ed inizia ad esplorare la linea, la superficie ed il colore. Ritornato in Italia nel dicembre del 1998, nel 1999 si iscrive all’Istituto Statale d’arte E.U. Nordio. Qui, sotto la carismatica guida di alcuni insegnati affina le sue capacità, ma soprattutto, attraverso le lezioni di storia dell’arte, viene a contatto con la metafisica di De Chirico e l’opera di Vasilij Kandinskij. La madre si ammala di Parkinsonismo. In questo periodo conosce da vicino la sofferenza e l’angoscia, inizia poco a poco a toccarle con mano e ne rimane scandalizzato. Entra in una profonda crisi esistenziale che lo porta a rinnegare la sua fede e lo trascina nel baratro del non senso della vita. La madre peggiora. In uno dei tanti ricoveri della madre, vede nel letto affianco una donna scheletrica, bianca e seminuda che boccheggia ed emette rantoli. Vinto il ribrezzo si avvicina e percepisce che la donna sta chiedendo acqua. In quel momento, ai piedi di quel letto, riconosce in quella donna Cristo crocifisso abbandonato da tutti. Inizia da quel letto un rinnovamento nel linguaggio, che lo porterà a dipingere la sofferenza che vede attorno a se e della quale nessuno vuol sentir parlare. Si avvicina all’espressionismo tedesco e trova in esso la via più consona per esprimere la nuova fase della sua vita. Sperimenta una nuova forma per dar vita alle sue opere, cercando di instaurare attraverso d’esse un dialogo opera / spettatore .Nel 2008 la madre muore e a seguito di questo avvenimento, entra in un momento di totale aridità artistica. In un viaggio in Spagna nel 2010, si accorge attraverso

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l’osservazione di varie problematiche sociali, che la società e lui stesso stanno cercando la vita e la felicità in cose dove non si trovano. E’ un periodo di presa di coscienza, che poco a poco lo porterà a capire, se pur lontanamente, che l’uomo per essere felice deve essere amato. Inizia così una nuova fase della sua pittura che lo porterà a indagare su dove si occulti la vera felicità e la vera realizzazione, ma particolarmente dove si celi quel qualcosa che può saziare e colmare lo spirito dell’uomo.

MONICA KIRCHMAYR

Nasce a Trieste nel 1975, consegue il diploma di maturità d’arte applicata all’Istituto Statale d’Arte E. U. Nordio di Trieste nel 1996 e nello stesso anno inizia lavorare da libera professionista nel campo della decorazione d’interni. Parallelamente muove i suoi primi passi come artista riscuotendo da subito svariati consensi, sia dal pubblico sia nei concorsi ed ex - tempore nazionali. Nel 2003 inaugura “Oasi Perdute” la sua prima personale alla Sala Comunale d’Arte di piazza dell’ Unità d’Italia, nel 2016 la sua seconda intitolata “ La luce e le interferenze”. Esposizioni collettive in varie città d’Italia e all’estero come Londra , Barcellona, Croazia, Austria arricchiscono il curriculum di questa artista.

RENATO MANUELLI

Renato Manuelli, nato a Trieste nel 1937, autodidatta, ha iniziato ad esporre nel 1975 con mostre personali e partecipando a collettive in Italia e all’estero. Attivo anche come disegnatore e incisore, ha realizzato opere di ispirazione religiosa che sono presenti in alcune chiese di Trieste.Nelle sue opere Manuelli fa parlare la pietra, personifica il Carso che gli dà spunti per reinterpretare la realtà., e compie una sintesi tra figurativo e materico, tra contenuto simbolico e contesto materializzato nella pietra, accostando pittura e scultura, fuse in plastiche rappresentazioni.Il tema preponderante è rappresentato dall’uomo nel suo drammatico confronto con se stesso e con la natura. Un uomo che appare nelle sue opere in tutta la sua forza e in tutta la sua debolezza, anche quando Manuelli lo traccia con un segno di imponenza, con metrica classicheggiante, sempre immerso in stratificazioni geologiche che sottolineano la sua dipendenza dalla natura e la lotta che lui compie per meritarsi un’esistenza degna della natura stessa.

ENZO E. MARI

Nato a Trieste nel 1939 si è formato all’Istituto d’Arte U. Nordico, iniziando una attività espositivo che lo ha reso noto a livello nazionale e internazionale. Portato alla sperimentazione linguistica e tematica, ha saputo creare opere di grande impatto emotivo e attraverso una sua originale reinterpretazione del frottage realizza una sorta di bassorilievi attraverso i quali sviluppa una declinazione plastica e cromatica dell’esperienza visiva, indagando sull’enigma dell’apparenza e della sostanza.

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GIULIANA MARTINZ

Allieva di Marino Cassetti, è attiva con mostre personali e collettive dal 1994. Giuliana Martinz si esprime creativamente attraverso una pittura materica che visualizza riferimenti reali riportandoli sulla tela attraverso una declinazione astratta elaborata da una concettualizzazione che attinge a valori simbolici, a loro volta ispirati dalla cultura mediterranea, specificatamente ellenica, greca ed egizia. Nelle sue opere il simbolismo astratto segue un movimento ritmico che invita il fruitore a scomporre e ricomporre le forme in una vibrazione coloristica che allontana l’arte dall’imitazione del visibile per concentrarla sull’espressione dell’ineffabile.

MAURO MARTORIATI

Mauro Martoriati nasce a Roma nel 1957 e si forma studiando e lavorando negli anni ’70 e ’80 frequentando la famosa Scuola romana di Piazza del Popolo accanto a Mario Schifano. Dopo essersi inizialmente dedicato all’architettura e al design d’interni e al restauro, negli anni ’80 si dedica completamente all’arte.Esordisce con la pittura, esprimendosi inizialmente attraverso l’acrilico atinte forti e adottando quindi la tecnica a smalto. Nel ’93 incontra a New York, dove vive e opera per alcuni mesi, l’action painting di Jackson Pollock. Nel ’97 si trasferisce nella quiete di Anguillara Sabazia (Lazio), dove rimarrà fino al 2008. Qui esplode la necessità di esprimersi nello spazio attraverso la scultura, anche urbana e monumentale. Tra i primi anni ’90 e il 2011 soggiorna e opera ripetutamente a Madrid e a Parigi. Nel 2007 riprende a dedicarsi anche al design, creando originali e raffinati complementi d’arredo. Nel 2011 ritorna a Roma, dove apre un nuovo studio ed entra in contatto con l’EAC curato da Achille Bonito Oliva e Umberto Scrocca. Nel 2013 si trasferisce a Trieste In trent’anni di attività Martoriati ha al suo attivo più di un centinaio di mostre personali e numerosissime collettive in Italia e all’estero accanto a prestigiosi premi e riconoscimenti.

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OLGA MICOL

Olga Micol, è stata insignita con l’onorificenza A.F.I.A.P. (Artiste de la Federation Internationale de l’Art Photographique) ed è stata invitata a partecipare alla 54 Biennale di Venezia “Padiglione Italia - Biennale Diffusa”, con relativo catalogo e ad un “Concorso Fotografico Internazionale” in Turchia.È stata ammessa con quasi 120 foto a 45 concorsi internazionali FIAP, ha ricevuto due medaglie d’oro in Italia e in Serbia, quattro menzioni d’onore in California, Serbia, Cina e Spagna e ha vinto numerosi altri premi in Italia.Dipendente delle Assicurazioni Generali - Servizio Comunicazione Pubbliche Relazioni e Stampa, ha iniziato a fotografare in digitale ben 15 anni fa, documentando per la sua azienda, le varie manifestazioni organizzate anche con la sua collaborazione, inserendo le sue foto sui cataloghi delle mostre e sui bollettini aziendali. Ha il suo attivo quasi 40 mostre personali, 18 volumi, 15 video fotografici di tutto il mondo, e articoli su quotidiani e mensili italiani.Ha partecipato a numerose mostre collettive, due anche in Messico con opere e un video fotografico sul Porto Vecchio di Trieste.Nel 2005 è stata due mesi nello Sri Lanka e in India (Ladakh e Kashmir) come volontaria presso delle missioni italiane.Nel 2010 ha trascorso tre mesi in Australia, Nuova Zelanda e Cina.

PATRIZIA MIKOL

Si definisce autodidatta, ma in effetti Patrizia Mikol da dieci anni affina il suo talento artistico seguendo il lavoro di importanti Maestri cittadini nei loro atelier. Presente da alcuni anni con mostre personali e collettive, ha affinato una sua espressività che nasce con taglio impressionista ma che poi si fa via via più rarefatta per proporre visioni di scorci paesaggistici e urbani che diventano quinte esistenziali, un fermo-immagine di una natura immortalata nel silenzio che emana una poetica tranquillità.

GIANNI MOHOR

Vive ed esercita la sua arte a Trieste.Giovanissimo impara la tecnica fotografica lavorando in un negozio di foto-ottica, sviluppando nel contempo la passione per la fotografia che lo porta a creare lo studio fotografico L’Immagine. Nel suo lungo lavoro professionale esercitato, l’espressione artistica è stata sempre privilegiata e ha connotato il suo stile. Si specializza inoltre nella fotografia di danza e spettacolo, divenendo un riferimento per numerose scuole di danza cittadine. Realizza già negli anni ‘70 diversi audiovisivi d’arte con proiezioni in dissolvenza incrociata e, in seguito, audiovisivi digitali. Realizza numerosi servizi fotografici per artisti in campo nazionale ed internazionale. Collabora con varie associazioni culturali e del privato-sociale (Tekne, ALT, AIAS, ecc.)

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IRENEO RAVALICO

Artista di origini piranesi scomparso a Trieste nel 2014 alla fine di una lunga carriera artistica iniziata (espositivamente) nel 1949 , Ireneo Ravalico fu anche Insegnante di disegno nelle scuole superiori e di cartellonistica all’Enalc. Protagonista di tantissime mostre personali e collettive a Trieste e in Italia (anche alla Quadriennale di Roma), rimase artisticamente fedele ad una essenzialità pittorica dotata di un sottile fascino poetico che scaturiva da una serena osservazione del mondo e della società, che Ravalico indagava soprattutto attraverso la sua forte sensibilità spirituale e religiosa. Significativo il suo impegno nell’arte sacra che lo portò a partecipare a importanti rassegne nazionali dedicate alle tematiche spirituali.

CLAUDIA RAZA

Attiva dal 1978, Claudia Raza annovera 83 mostre personali e 450 collettive in Italia, Slovenia, Austria, Spagna, Inghilterra, Francia, Svizzera. Brasile e Giappone. Nata a Cividale del Friuli, si è avvicinata alla pittura seguendo i corsi di Vitiello e Tomadini e successivamente –trasferitasi a Trieste- frequentando la Scuola Libera di Figura del Civico Museo Revoltella (diretta da Nino Perizi) e la Scuola Libera dell’Acquaforte di Carlo Sbisà. Successivamente ha approfondito le tecniche dell’incisione frequentando a Venezia la Scuola Internazionale di Grafica, per poi partecipare alla fondazione della stamperia “Tintoretto”. Claudia Raza è attiva anche come insegnante di grafica e di pittura , ha illustrato libri e collaborato alla scenografia con opere diaproiettate del dramma sacro “La Visione di Hildegarda” per il Teatro Bon di Udine. Affianca al raffinato gesto pittorico il linguaggio della poesia: ha pubblicato “Sottili Inquietudini” (Edizioni Il Murice) e “Sottili Inquietudini 2” (Circolo Italo Austriaco di Trieste) tradotto anche in tedesco e sloveno; “Inciso è ogni gesto” (Hammerle Editori – Trieste); “Parole scritte” (FrancoRosso Editore – Trieste).

AURORA ROIAZ

Nata a Trieste, ha iniziato lo studio dell’arpa a otto anni sotto la guida della professoressa Jasna Corrado Merlak. Dopo essere stata ammessa al Conservatorio di musica “G. Tartini” di Trieste è passata sotto la guida della prof.ssa Giuliana Stecchina. Ha conseguito la laurea in Scienze Statistiche ed Attuariali all’Università degli Studi di Trieste e successivamente si è diplomata in Arpa con il massimo voti con la prof.ssa Stecchina.Attualmente è iscritta al biennio specialistico interpretativo presso il Conservatorio G. Tartini di Trieste. Ha partecipato nel ruolo di arpista solista e in formazione cameristica a vari eventi e conferenze tra i quali: “Finissage del Salone d’Autunno”, “Fede e arte a Trieste oggi”, “ Il Natale di Elody” e “Il linguaggio teatrale”. Inoltre ha tenuto varie “lezioni - concerto” presso le scuole elementari e medie e all’“Open Day” , organizzate dal Conservatorio Tartini. Ha collaborato e collabora con l’Orchestra del Conservatorio “G. Tartini” ed in formazione cameristica con i Maestri Giorgio Blasco, Ennio Guerrato e Stefano Casaccia. All’attività concertistica affianca quella dell’insegnamento presso l’Accademia Ars Nova.

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RINA ROSSETTO

Cosa significa la sigla AMP? Atteggiamento mentale positivo.Ed allora parliamo di Rina Rossetto, una fotografa coscientemente sensibile e positiva, con il sorriso sulle labbra e negli occhi. Una donna che riesce a superare il difficile con filosofia ed a vedere il bello nel suo cammino. Il bello che c’è sempre, ed ovunque, ma che non tutti riescono a far emergere per considerare, in maniera diversa, ciò che rallenta il passo. Il bello, una forza potente che Rina è riuscita ad applicare anche ai suoi scatti e che ha avuto la capacità di far convogliare nella successiva lettura delle sue proposte.Rina fotografa assiduamente da circa otto anni, quando ha deciso di iscriversi ad un circolo fotografico per parlare, con altri, la lingua dell’immagine; confrontarsi e discutere per crescere.I suoi scatti, anche se riportano situazioni individuali in luoghi difficili, hanno sempre una luce di positività e di speranza, una porta di uscita alla quale affacciarsi per trovare quello che viene delicatamente suggerito.Sentimenti che portano ad accostarsi, con molta simpatia, alle sue opere per comprendere che il quotidiano è fatto, in larga parte, della capacità che ciascuno ha di vedere ed interpretare i momenti esistenziali nei quali si trova coinvolto.

ALESSANDRA ROSSI

Nasce nel 1964 a Trieste, città dove perfeziona la sua formazione scolastica e inizia la sua attività professionale. Dopo una lunga parentesi a Cremona, ritorna a Trieste avvicinandosi al mondo dell’arte, prima come autodidatta, poi frequentando negli ultimi l’atelier del Maestro Franco Chersicola. Dal 2010 inizia ad esporre allestendo mostre personali e partecipando a qualificate collettive nelle quali ottiene consensi e premiazioni. Si interessa di teatro e di architettura

FRANCO ROSSO

Franco Rosso (1952) vive e opera a Trieste, città dove si è laureato con una tesi sulla comunicazione visiva avviando poi una attività di grafico pubblicitario, evolutasi nella consulenza aziendale per il marketing e la comunicazione. Artista costruttivista, ha esposto in centinaia di Mostre in Italia e all’estero. È editore e giornalista, direttore responsabile di varie testate. Come esperto d’arte moderna e contemporanea ha curato e ideato varie rassegne, presentato e recensito oltre trecento artisti. Presiede il Centro Iniziative Culturali Z04 ed è Vicepresidente di Art Projects Association.

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CAROLL ROSSO CICOGNA

Nata in Belgio nel1947 da padre americano e madre belga, è cresciuta sin da piccola in un contesto internazionale e multilingue. Laureata all’Università di Bruxelles, inizia la sua carriera di interprete simultanea a Londra, trasferendosi successivamente a Vienna per un incarico da funzionario permanente all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Dopo il matrimonio con un diplomatico italiano, diventa nuovamente interprete free-lance e per oltre trenta anni esercita la sua professione prevalentemente per le Nazione Unite, in giro per il mondo. Vissuta in diverse capitali, dopo Bruxelles, Londra, Vienna, anche a Nuova Delhi e Roma, questa rinnovata esperienza internazionale le lascia una forte impronta in termini di apertura al dialogo interculturale, interetnico ed interreligioso: esperienza ulteriormente allargata in dimensione universale durante i molti anni trascorsi in India, dove ha potuto approfondire la millenaria filosofia di vita presso autentici maestri di Yoga. Autrice di diversi articoli e saggi in argomento, è co-autrice con Yogacharya Janakiraman, di Solar Yoga, un libro riconosciuto internazionalmente negli anni novanta per la sua autorevolezza, pubblicato finora in otto edizioni e cinque lingue. Negli ultimi dodici anni, conduce una vita dedicata all’arte ed allo yoga, lontana dalle capitali, tra Nizza e Trieste: due città caratterizzate da una marcata impronta cosmopolita. In questo percorso, decide di privilegiare la pittura di ispirazione sacra. Grazie ad una rigorosa formazione ricevuta da maestri portatori della più genuina tradizione iconografica e miniaturistica ha realizzato un’ampia gamma di opere riconosciute per la loro maturità artistica. Dopo aver partecipato a mostre collettive in Francia ed in Italia, realizza la sua prima mostra personale nel 2015 a Trieste in occasione della pubblicazione di “ Spirali di Vita”, volume antologico curato dal editore Franco Rosso.

CLAUDIO SACCARI

Claudio Saccari è nato a Trieste, ove vive e opera con studio in via De Rin 7. Ha iniziato a fotografare nel 1964, partecipato a concorsi nazionali e internazionali, ottenendo numerosi riconoscimenti, tra i quali il 2° premi alla biennale di Gorizia, al concorso internazionale di Tarvisio e di Italia Nostra. Vari anche i primi premi, tra i quali al concorso nazionale ENEL, al concorso triveneto e regionale di Gorizia, fino al più recenti del Comune di Trieste. Giornalista pubblicista dal 1976, ha collaborato a riviste e quotidiani. Sue fotografie sono state pubblicate su Israel Forum, Panorama, Imagen y Sonido, Turismo e Oggi. Inoltre ha esposto ai saloni internazionali di Bordeaux, Praga, Reus, Belgrado e Stoccarda. Ha allestito una quarantina di mostre personali e collettive sia in Italia che all’Estero.Considera la fotografia quale mezzo di comunicazione e di creatività, percorrendo sentieri di ricerca e sperimentazione. Segue tutto il processo tecnico, dalla ripresa ai moderni sistemi di stampa a pigmenti su materiali particolari

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MASSIMO SERLISi forma teatralmente presso il Centro Universitario Teatrale di Trieste e la L.I.I.T. Lega Italiana Improvvisazione Teatrale. Approfondisce la sua formazione attraverso varie esperienze laboratoriali con Fabio Mangolini, Mandiaye N’Diaye e Luigi Dadina (Teatro delle Albe), Maurizio Fabbri, i fratelli Mancuso e “Teatro Vivo” di Ravenna. Nel 2000 è cofondatore dell’Associazione Culturale “Fabbrica delle Bucce-Arte e spettacolo”. In veste di attore e musicista partecipa a molti spettacoli inseriti in festival nazionali e internazionali: “Il Cinghiale”, “Briganti”, “Incontri”, “Fuori dal Bordo”,”Pirati” , “L’ospite - e se un dio fosse dall’olimpo sceso?”, “Eppur si muove, Galileo”, ”Azadè”, “ Tempo presente”, inseriti.

LAURA SIFFREDI

Sono Laura Siffredi nata a Trieste nel 1942 di madre piranese, tuttora vivente di 94 anni. Mio padre era ligure di Savona. L’incontro con la poesia risale a otto anni fa, perciò molto tardivo. Si era conclusa per mia volontà, una difficile vita matrimoniale durata quarantuno anni. Dopo questo evento, sentivo d’avere tante cose da dire forse maturate e represse nel tempo. Ho cominciato a scrivere per me, solo per me. La poesia diventava medicina dell’anima. Tensioni, aspettative, emozioni, storie di vita uscivano di getto dalla penna a cuore aperto senza costrizioni. Ero imbarazzata se qualcuno venuto a conoscenza chiedeva di leggere qualcosa. Chi credeva in me mi ha quasi forzato ad entrare nel “Salotto dei Poeti” ed ora lo ringrazio perché ho avuto la consapevolezza del mio scrivere. Non ho nessun titolo di studio, non ho partecipato a nessun concorso letterario. Amo la musica e la natura, le considero sorelle visto che sono figlia unica. Pure nella verità e a volte durezza dei miei scritti, nella vita sono allegra, spiritosa e amo la compagnia. Non conosco la depressione né farmaci né medici inerenti a questa patologia. Sono un’apprendista, ho ancora tanto da imparare, spero di averne il tempo.

SAMANTHA SILA

Diplomata nel 1991 all’Istituto d’Arte “E. e U. Nordio” di Trieste, ha esposto in varie città italiane ed estere e le sue opere si trovano in numerose collezioni pubbliche e private.Le opere di Sila si basano sulla riduzione della realtà: l’arte è astratta, oggettiva, priva di tensioni figurative o caratteri espressivi ma allo stesso tempo le sue elaborazioni sono in grado di evocare, in forma e contenuto, forti emozioni e stati esistenziali.Pochi segni, chiari e immediati, senza interferenze, senza compromessi, senza voler dimostrare cosa gli altri vogliono vedere ma solo con la consapevolezza di mostrare ciò che si è.La pittura di Sila parte proprio dallo spazio, dalla ricerca di ambienti “puri”, minimali dove inserire le “decorazioni pittoriche” nel modo più logico possibile. I segni istintivi si traducono nell’eleganza del grigio e del nero pastello, dello sfondo su cui inserisce con espressiva gestualità il bianco più puro. Il colore è volutamente assente per poter meglio integrarsi nei grandi spazi lineari e surreali di un minimalismo contemporaneo e “pulito”.

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TULLIO SILA

Autodidatta, si è avvicinato giovane al mondo dell’arte frequentando per anni i corsi del maestro Walter Falzari. Professionalmente ha sviluppato l’attività di vetrinista che ha condotto per tutta la vita.Il linguaggio espressivo va riferito all’action painting che Sila interpreta con un suo personale codice di comunicazione declinando una pittura pienamente liberata da ogni schema e che si esprime esclusivamente attraverso l’esaltazione dell’immediatezza delle sensazioni.Dall’inizio degli anni ’80 ha allestito mostre personali e partecipato a mostre collettive in Italia e all’estero: nel 2011 è stato invitato ad esporre nel Padiglione Italia ( Friuli Venezia Giulia) della Biennale di Venezia.

CLAUDIA SPAGNOLO

Dopo il Diploma di Laurea in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Università di Udine affronta diverse esperienze teatrali tra cui: “I giganti della montagna” di L. Pirandello con Alessandro Marinuzzi e “Labirinto d’Orfeo” con la regia di Gigi Lo Cascio e Alessio Bono a Udine, “Cecità” di Saramago curato da Corrado Calda e “Il Volo Transoceanico di Lindbergh” di B.Brecht con la regia di Elisabetta Gustini.Si perfeziona anche nel ‘videoediting’ presso la televisione on line “Luxa” di Trieste (“Il Perù” per Tucano viaggi; “Petra: i segreti della città nascosta” e altri). Segue un corso di “Terapia del sorriso”con il gelotologo dott. Leonardo Spina e un corso d’improvvisazione teatrale a Padova. Studia inoltre Clown terapia conseguendo l’attestato di Clown Dottore.

BARBARA TEDESCO

Attiva artisticamente dai primi anni 90’, Barbara Tedesco ha maturato un lungo percorso formativo seguendo seminaridi incisione e acquerello a Venezia; corsi di acquaforte a Trieste con Mirella Schott Sbisà; corsi di modellato con Laura Modulo e di pittura, prima con Paolo Cervi Kervischer e poi con Laura Cosmini. Per alcuni anni ha fatto parte del Gruppo 78 partecipando a numerose mostre in Italia e all’estero. Si esprime con un linguaggio pittorico che coniuga espressionismo e verismo, costruendo campiture sempre visionarie e usando il colore con una impronta gestualistica. I protagonisti delle sue opere sono sempre le figure umane, soprattutto i bambini, e in questa attenzione all’infanzia sta la sua ricerca di una innocenza da fissare nell’incedere del tempo. Ma il riferimento all’infanzia diventa anche la scusa per proporre una riflessione che scaturisce dalle sue inquietudini personali e per suggerire visioni immaginabili, non per visualizzare la realtà, ma per dar vita a figurazioni spirituali del suo pensiero.

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LORIS TRANQUILLINI

Loris Tranquillini è nato a Trieste,dove risiede.Laureato in giurisprudenza e già dirigente statale, è attualmente in quiescenza.Nella sua lunga attività letteraria ha ottenuto importanti riconoscimenti,tra i quali numerosi primi premi,in noti concorsi letterari,anche internazionali,sia per la poesia che per i racconti e saggi:Nel 1984 ha ottenuto l’Accademia Valentiniana a Terni ed ha conseguito ,a Bolsena .il Premio Tagete per l’Anno degli Etruschi.Nel 2003 gli è stato conferito il Premio per la Cultura-.Pace e Progresso-Porta dei Leoni dell’Accademia dei Micenei di Reggio Calabria, Nel 2007 è stato nominato Accademico dell’Accademia Internazionale “Il Convivio” di Verzella (Catania).Nel 2009 è stato insignito, a Venezia,della medaglia d’oro di Accademico della Cultura Europea. (L.A.P.S.).Ha pubblicato le seguenti raccolte di poesie:Nel 1997,con la Casa Editrice Ibiskos di Empoli “Vivo nel vento”;Nel 2002,con la Casa Editrice Menna di Avellino,”Vela al tramonto”;Nel 2003,con la stessa editrice.”Rose fuori stagione”;Nel 2005,con la stessa editrice, “Il vento della sera”;Nel 2012,con la Casa Editrice Ibiskos Ulivieri ,di Empoli “Oltre i sette mari”Inoltre ha pubblicato :Nel 2004 ,con la casa editrice Ibiskos di Empoli,il libro di racconti “Ritorno a Monte Grisa”Nel 2007 ,con la Ibiskos Editrice-Risolo di Empoli,il libro di racconti “Storie, storielle, storiacce-Racconti triestini”.Suoi saggi,poesie e racconti sono compresi in un gran numero di Antologie di prestigiosi premi,mentre vari giornali e riviste hanno pubblicato e recensito i suoi lavori.E’ presidente e componente di giuria di premi letterari.E’ iscritto all’ANPAI (Associazione Nazionale Poeti ed Artisti d’Italia) di Santa Margherita Ligure,all’Accademia Internazionale “Il Convivio”di Verzella (Catania) , alla L.A.P.S. (Libera Associazione Poeti e Scrittori) ed al “Club Scrittori d’Europa nel Mondo” di Fucecchio.E’ da molti anni Presidente dell’Associazione Letteraria “Salotto dei Poeti” di Trieste.

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Progetto grafico ideato e realizzato da Luca Tedeschi e Francesco La Bella

con l’Ufficio Stampa della Diocesi di Trieste

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