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N.1 ottobre 2018 NON CHIAMATELO WELFARE: LA TRAPPOLA DEL PRIVATO IN SANITÀ Lʼimpresa medica minac- cia la salute” scriveva Ivan Illich in Nemesi Me- dica (1974) un testo cau- stico sulla pretesa dellʼindustria sanitaria di migliorare il benessere. Un aforisma utile anche per lʼinvasione del privato nella sanità di cui è esem- pio lʼVIII rapporto RBM – Censis presentato il 6 giu- gno al Welfare Day di Roma, preceduto da un battage esagerato per unʼindagine statistica mo- desta su 1.010 persone, integrata con dati sulla spesa sanitaria pubblica e privata. Esercizio che me- riterebbe approfondimenti se non fosse un rituale sulle lacune del Sistema Sanitario Nazionale con le liste di attesa in cima alle lamentele e con lʼal- larme sulla sua insosteni- bilità cavalcato fino a sostenere che gli italiani rinunciano allʼassistenza per problemi di costo e che è indifferibile un se- condo pilastro sanitario, il welfare integrativo pri- vato, finanziato con in- centivi e detrazioni, come per le pensioni. Forse sʼè intuita la pochezza in tema di salute pubblica del contratto M5s-Lega, che presenta genericità positive: rifinanziare il SSN, cambiare i criteri di nomina dei dirigenti, ri- durre i ticket, assumere medici, ma scorda principi come lʼuniversalità del servizio e la tutela delle condizioni di lavoro, abita- tive, ambientali, sociali e di istruzione. Secondo la legge 833/ 1978 istitutiva del SSN le funzioni di preven- zione, cura e riabilita- zione vanno sostenute dalla fiscalità generale progressiva con una vi- sione legata allʼambiente di lavoro e di vita e con la rimozione dei rischi per la salute. Questa visione, condivisa dalla Rete so- stenibilità e salute e dalla campagna Dico 32, è av- versata soprattutto in Lombardia dove le deli- bere sullʼaffidamento dei malati cronici a strutture private con prestazioni a pacchetto, rivelano un modello contrario ai prin- cipi di partecipazione, gratuità e autodetermina- zione sanciti negli art. 3 e 32 della Costituzione. Lʼaziendalizzazione della salute, lʼestensione dei ter- ritori di riferimento e la ge- stione manageriale delle ASL separano lʼespres- sione del bisogno socio- sanitario dalla decisione di come soddisfarlo. In que- sto quadro si inserisce il privato guidato da RBM Assicurazione Salute, la più grande compagnia italiana di polizze sanitarie che ha portato in 10 anni il fatturato da 10 a 500 mi- lioni di euro, appaltatrice Rivistaweb Supplemento al n. 235-236 della rivista Medicina Democratica. Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 23 del 19 gennaio 1977. Iscritta al Registro Nazionale della Stampa [Legge 58/81 n.416, art. 11] il 30 ottobre 1985 al n° 8368317, foglio 657 ISSN 0391-3600

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N.1 ottobre 2018

NON CHIAMATELO WELFARE: LA TRAPPOLA DELPRIVATO IN SANITÀ

Lʼimpresa medica minac-cia la salute” scrivevaIvan Illich in Nemesi Me-dica (1974) un testo cau-stico sulla pretesadellʼindustria sanitaria dimigliorare il benessere.Un aforisma utile ancheper lʼinvasione del privatonella sanità di cui è esem-pio lʼVIII rapporto RBM –Censis presentato il 6 giu-gno al Welfare Day diRoma, preceduto da unbattage esagerato perunʼindagine statistica mo-desta su 1.010 persone,integrata con dati sullaspesa sanitaria pubblica eprivata. Esercizio che me-riterebbe approfondimentise non fosse un ritualesulle lacune del Sistema

Sanitario Nazionale conle liste di attesa in cimaalle lamentele e con lʼal-larme sulla sua insosteni-bilità cavalcato fino asostenere che gli italianirinunciano allʼassistenzaper problemi di costo eche è indifferibile un se-condo pilastro sanitario, ilwelfare integrativo pri-vato, finanziato con in-centivi e detrazioni, comeper le pensioni. Forse sʼèintuita la pochezza intema di salute pubblicadel contratto M5s-Lega,che presenta genericitàpositive: rifinanziare ilSSN, cambiare i criteri dinomina dei dirigenti, ri-durre i ticket, assumeremedici, ma scorda principi

come lʼuniversalità delservizio e la tutela dellecondizioni di lavoro, abita-tive, ambientali, sociali edi istruzione.Secondo la legge 833/1978 istitutiva del SSNle funzioni di preven-zione, cura e riabilita-zione vanno sostenutedalla fiscalità generaleprogressiva con una vi-sione legata allʼambientedi lavoro e di vita e con larimozione dei rischi per lasalute. Questa visione,condivisa dalla Rete so-stenibilità e salute e dallacampagna Dico 32, è av-versata soprattutto inLombardia dove le deli-bere sullʼaffidamento deimalati cronici a strutture

private con prestazioni apacchetto, rivelano unmodello contrario ai prin-cipi di partecipazione,gratuità e autodetermina-zione sanciti negli art. 3 e32 della Costituzione.Lʼaziendalizzazione dellasalute, l̓ estensione dei ter-ritori di riferimento e la ge-stione manageriale delleASL separano lʼespres-sione del bisogno socio-sanitario dalla decisione dicome soddisfarlo. In que-sto quadro si inserisce ilprivato guidato da RBMAssicurazione Salute, lapiù grande compagniaitaliana di polizze sanitarieche ha portato in 10 anniil fatturato da 10 a 500 mi-lioni di euro, appaltatrice

RivistawebSupplemento al n. 235-236 della rivista Medicina Democratica. Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 23 del 19 gennaio 1977. Iscritta al Registro Nazionale della Stampa [Legge 58/81 n.416, art. 11] il 30 ottobre 1985 al n° 8368317, foglio 657 ISSN 0391-3600

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dei fondi nei nuovi contrattidi lavoro. Su questa linea siassestano i sindacati giàprotagonisti con le lotteoperaie degli anni della ri-forma sanitaria ma che oraapprezzano la sanità inte-grativa partecipando aiconsigli di amministrazionedei fondi, come in mètaSa-lute per i metalmeccanici. Se il la sanità integrativa at-trae è per l̓ assenza di unaprogrammazione nazio-nale dell̓ assistenza, men-tre le differenze regionali siampliano e il servizio si di-sarticola. “A Milano –spiega Aldo Gazzetti diForum Salute Lombardia –ci sono diverse forme diaccesso alle liste di attesa:quella del SSN che si al-lunga sempre più, quellalow cost che propone pre-stazione a prezzo calmie-

rato ma superiore al ticket,la libera professione che inmedia garantisce il servizioin 4 giorni rispetto ai 60 delSSN e ora i fondi privatiche giocano su rapidità evolume del servizio più chesulla qualità, e che con as-sicurazioni, convenzioni eanalisi predittive applicanol̓economia di scala per ri-durre i costi rivolgendosialla fascia attiva della po-polazione, lasciando fuori ipiù deboli”. Secondo l̓ Istat nel 2016 laspesa sanitaria pubblica èstata di 149,5 miliardi dieuro (8,9 % Pil), 37,3 mi-liardi di euro quella privata,inferiore a quella di RegnoUnito, Francia e Germania(11% Pil) dove si spen-dono tra i 3.000 e 4.000euro per abitante a frontedei circa 2.400 euro in Ita-lia. Spendiamo poco, nonspendiamo bene: le speseper la prevenzione calanoe non si riducono le patolo-gie principali, tumori e ma-

lattie cardiocircolatorie. Dovremmo studiare solu-zioni per l̓ efficacia dell̓ in-tervento sanitario,rivendicando la partecipa-zione sia per l̓ accesso siaper il vaglio della sua fun-zione. Il modello integrativonasce da una visione ridu-zionista della salute, si ac-compagna allapersuasione di sfiducia inciò che è pubblico e traeprofitto dalla malattia costi-tuendo un travisamentoautoreferenziale e ineffi-ciente dei principi demo-cratici. Sono illuminanti ilibri NHS SOS dall̓ Inghil-terra di Jacky Davis e Ray-mond Tallis (Jago 2017,trad. di Maria Elisa Sartor),sull̓assalto al servizio sani-tario in Inghilterra come inItalia, e La salute sosteni-bile (Pensiero Scientifico2018) di Marco Geddesche confronta la spesa ita-liana con quella di altripaesi assieme alle dimen-sioni, i problemi e i ritardi

evidenziati da dal privato,svelando però anche gli in-teressi in campo. Gli entiterritoriali hanno i dati sullasalute dei cittadini e sull̓ of-ferta sanitaria ma non liusano per correlare l̓ ero-gazione del servizio allasalute collettiva. Il peso delprivato rende le ammini-strazioni opache e leadatta non alla domandaterritoriale ma all̓ espan-sione dei servizi più reddi-tizi, trascurando quelli abasso margine. Lʼerrorepeggiore è basare la valu-tazione del SSN sui volumidelle prestazioni inveceche sul dato di salute; unagestione corretta preve-drebbe la redistribuzione diservizi e prevenzione perridurre l̓ incidenza dellamalattia a partire dallo sra-dicamento delle sue causeambientali e sociali.

Enzo Ferrara - Torino

TEMPI DI ATTESA IN SANITAʼ : UN “PASSOAVANTI” O “MOLTO RUMORE PER NULLA”Il Consiglio Regionale di Puglia il 9 ottobre prossimo, salvoulteriori slittamenti, dovrebbe discutere i due disegni dilegge presentati nella prima metà di quest̓anno sulla an-nosa questione dei lunghi tempi di attesa in sanità. Il primo,presentato dai Consiglieri Amati e Mennea (PD) nonchéda Colonna (Noi a Sinistra) e Cera (UDC), prescrive che itempi di attesa per le prestazioni professionali nel serviziopubblico e quelli per le prestazioni intramoenia siano alli-neati e che queste ultime siano sospese fino al ripristinodell̓ allineamento. Come da diversi anni avviene efficace-mente anche in Emilia Romagna. Il secondo, presentatodal consigliere Paolo Pellegrino (“Puglia con Emiliano”),prevede tre fasi sequenziali dopo il rilevamento dello sforamento dei tempi di attesa massimi ammissibili: una rior-ganizzazione interna del settore con elevati tempi di attesa, l̓ “acquisto” di prestazioni ulteriori del servizio sanitariodagli operatori pubblici, l̓ “acquisto” di ulteriori prestazioni dal settore privato. Il secondo disegno di legge non inter-viene sulla libera professione intramoenia: una scelta questa che lo rende privo di qualsiasi concreta efficacia. Ledue proposte potrebbero però essere utilmente integrate poiché la sospensione della libera professione previstadal primo disegno, indispensabile per ottenere l̓ allineamento, potrebbe costituire anche la migliore condizione pergarantire l'attuazione del secondo.La proposta di Amati è stata oggetto di numerose iniziative pubbliche comprese alcune significative raccolte di firme.Alcune di sostegno a tale proposta ed altre di dissenso promosse da alcuni sindacati medici e da alcuni presidentidi Ordini dei Medici che hanno ritenuto di osteggiare la proposta in questione pur sapendo che non tutti i medicisono sulla stessa linea. In questi giorni il presidente dell̓Ordine dei Medici di Bari, Filippo Anelli, ha chiesto al Pre-sidente Emiliano la convocazione urgente del Consiglio Regionale dei Sanitari per discutere primariamente delle

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Mentre gli accordi colnuovo acquirente dell'ILVAdi Taranto animano il dibat-tito pubblico e vengono ri-portati sulla stampanazionale, ci sembra dove-roso restituire visibilità aquanto sta succedendo al-l'acciaieria Aferpi di Piom-bino, città del nostroterritorio toscano, checome Taranto è Sito di Inte-resse Nazionale e Area dicrisi industriale complessa.A fine luglio è stato firmatol'accordo di programmacon Jindal, il nuovo acqui-rente, che appare peggio-rativo rispetto a quellofirmato nel 2014 dall'Alge-rino Farid tijani (Cevital),che non mai attuatto al-cuno degli impegni presi ericonosciuto definitiva-mente inadempiente agliaccordi relativi alle bonifi-che ad inizio 2018.In data 12.09.2018 Medi-cina Democratica è statapresente ad una riunione

del coordinamento Art. 1Camping CIG che racco-glie principalmente i lavora-tori in cassa integrazionedell'Aferpi.I lavoratori hanno discussosui temi del comunicatoche avevano inviato alcunigiorni prima alla stampa edhanno valutato l'opportu-nità di occupare nuova-mente una piazza cittadinacon le tende, come fatto inpassato, forma di lotta e dacui deriva il loro nome. Si ri-porta di seguito il testo delcomunicato. Si invita allapresenza all'assemblea cit-tadina che si terrà venerdì21 settembre in sala da de-finirsi.

Lavoratori del CampingCIG davanti al Senato nel2016Lʼaccordo raggiunto conJSW presenta, secondonoi, problemi di ordine ge-nerale che già più volte ab-biamo sottolineato:

mancanza di un piano in-dustriale, nessuna garan-zia su investimenti futuri,nessuna chiarezza nep-pure su modi e tempi dellaripresa della laminazione,blocco per un lungo pe-riodo di ogni possibilità diprogrammazione territo-riale ed infine la certezzache alla fine del percorso cisarà un numero impreci-sato (250/300 nella mi-

gliore delle ipotesi, benoltre mille nella peggiore ea parer nostro la più proba-bile).Inoltre, a monte di tuttoquesto cʼè un problemamolto più urgente da risol-vere: riguarda la coperturasalariale per i lavoratori almomento non occupati. Ildecreto per la cassa inte-grazione con partecipa-zione della regione per

proposte di legge sulle liste di attesa “che verranno a breve discusse in seno al Consiglioregionale”.In violazione della vigente normativa rivolta a tenere sotto controllo i tempi di attesa, que-sti tempi superano largamente i tetti massimi previsti senza che nessuno intervenga.Da qui la reazione veemente di una parte del mondo medico contro la proposta Amati

con i seguenti argomenti: la libera professione è un diritto del medico; essa apporta guadagni per la ASL e fidelizzail medico alla struttura pubblica dalla quale altrimenti si allontanerebbe; fermare la libera professione sarebbe unapunizione per il medico.Argomenti questi tutti infondati e contraddittori alla luce delle evidenze riportate da attendibili studi di settore: il ricorsoalla libera professione è in buona parte determinato dai lunghi tempi di attesa; il professionista pubblico è ricercatoin quanto tale ma difficilmente lo sarebbe in egual misura se si allontanasse dal servizio pubblico; la libera profes-sione è un diritto del cittadino che viene tutelato solo se il medico si rende disponibile per farsi scegliere personal-mente a parità di tempi di attesa. (Come si evince dalla lettera e dalla ratio della legge nazionale 120 del 2007).Indubbiamente i forti tagli a strutture e a personale operate in questi anni da politiche liberiste hanno inciso nega-tivamente sui tempi di attesa i quali però erano troppo lunghi anche prima di tali decurtazioni.Una questione che è importante per quei medici la cui attività libero professionale costituisce una rilevante partedel loro reddito ma è vitale per i molti cittadini meno abbienti che per ottenere prestazioni in tempi ragionevoli ri-nunciano ad una cospicua parte del loro esiguo reddito.Non si tratta quindi di una mera questione tecnica (come fare per ridurre i tempi di attesa in sanità), ma di una ri-levante questione sociale che intacca gli interessi di vasti strati della popolazione erodendo redditi già molto bassisoprattutto al SudSiamo ora allʼepilogo di una importante battaglia: o la decisione sui tempi di attesa includerà la sospensionedella libera professione fino allʼallineamento di tali tempi, e allora sarà stato fatto un grande “passo avanti”per modellare la sanità pubblica sui principi costituzionali, oppure in caso contrario sarà chiaro che la politicaregionale si è esibita in un classico “molto rumore per nulla”.

Michele Di Schiena – Maurizio Portaluri - Brindisi

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Da ILVA a Piombino e ritorno

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La nostra storia ha inizioalcuni anni fa, precisa-mente nel 2005, quandoiniziammo a notare nelvenafrano un incrementodi patologie allergiche,soprattutto nei più piccoli.Informandoci, venivamo

a conoscenza di studinazionali e internazionaliche attestavano unaforte incidenza di gravipatologie in territori inte-ressati dalla presenza diimpianti altamente impat-tanti, quali ad esempio gli

inceneritori.La nostra, una terra bel-lissima e incontaminata,posta alla mercé di unapseudo- industrializza-zione che non ha portatolavoro, ma ha impattatofortemente con lʼam-biente.Siamo partite dalla con-statazione di dati ogget-tivi presenti nel nostroterritorio: lʼaumento di pa-tologie e la presenza divarie fonti inquinanti, ele-menti che ci hanno fattopensare a una correla-zione tra aumento di pa-tologie e inquinamento. Approfondendo le ricerchesu questi temi si è com-preso subito che il pro-blema che emergeva eraed è difficile, pericoloso edi non facile e immediatasoluzione, soprattutto pernoi, semplici mamme.Avevamo capito che,contrastare lʼinquina-mento prodotto dalle indu-

strie, significava scontrarsicon poteri economicimolto forti: pertanto, eranecessario grande co-raggio e determinazioneper illustrare oggettiva-mente la reale problema-tica venutasi a creare; lapolitica regionale, maanche quella nazionale,favorivano queste attivitàforse completamenteignare dei risvolti sanitariche si sarebbero avutisulla popolazione:il prin-cipio di precauzione èstato ed è completa-mente disatteso. A quelpunto bisognava deci-dere cosa fare: ignorareil problema o affrontarlocon determinazione.Abbiamo deciso di af-frontare il problema ini-ziando con il chiedereaiuto ad associazioni edesperti che dibattevano elottavano, già da anni , suqueste questioni.Abbiamo conosciuto in

mantenere (quasi) i livelliretributivi a prima della sca-denza della legge Mar-zano, a parte il fatto cheriguarda solo i lavoratori di-retti, sta per decadere enon vediamo nessuna ini-ziativa da parte dei sinda-cati nei confronti delgoverno per rivendicareuna soluzione adeguata.È di queste ultime ore lanotizia dell̓ accordo siglatodai sindacati (tutti) dell̓ ILVAcon Mittal, con la parteci-pazione del Governo. Nonesprimiamo nessun giudi-zio di merito sull̓ accordo:solo i lavoratori delle fabbri-

che ILVA hanno il diritto digiudicarlo per approvarlo orespingerlo con il referen-dum. Ma cʼè una parte diquell̓ ipotesi di accordo checi interessa particolar-mente ed è quella delle co-perture salariali per ilavoratori in “esubero”: perloro è stato stabilito l̓utilizzodi un ammortizzatore so-ciale che coprirà tutto il pe-riodo necessario sino alriassorbimento e che saràutilizzato anche per i lavo-ratori degli appalti. Inoltresono previste forme di in-centivazione all̓ uscita anti-cipata. Nello stessoaccordo sono anche stabi-liti in maniera certa gli inter-venti per il recuperoambientale ed un percorsogarantito per la rioccupa-

zione degli esuberi. Riven-dichiamo questo tipo di ac-cordo anche per Piombino:un ammortizzatore socialeper tutti i lavoratori di Aferpi,diretti ed indiretti che ga-rantisca la copertura sala-riale totale ed incentivazioniper le uscite volontarie; unpercorso stabilito (con attorie finanziamenti) per le indi-spensabili bonifiche am-bientali; un intervento diprogrammazione territo-riale che studi piani di di-versificazione produttivaper il territorio, a partire dalporto, lasciato attualmentenel più completo abban-dono.I lavoratori (ed i sindacati)di ILVA ci hanno fornitounʼaltra lezione dalla qualeapprendere: è solo con la

mobilitazione e con la lottache possiamo soddisfare inostri bisogni e raggiun-gere gli obiettivi.Facciamo nostra questalezione: imponiamo ai sin-dacati che convochino im-mediatamente le mobili-tazioni e organizzino ur-gentemente una grandemanifestazione a Romacon gli obiettivi che ab-biamo suggerito, per ob-bligare il governo adoccuparsi anche di Piom-bino, nel quadro di un di-verso approccio allasiderurgia nazionale.

Coordinamento Art. 1 – Camping CIG - Piombino

A cura di Antonella DePasquale - Pisa

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Breve storia delle mamme per la salute e lʼam-biente di Venafro

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questo cammino per-sone forti, preparate,intellettualmente one-ste che ci hanno inco-raggiate e sostenutenel proseguire il nostrolavoro per raggiungeregli obiettivi che cʼera-vamo preposti.Nel dicembre del 2010,per continuare il lavoro in-trapreso in maniera piùincisiva, da comitato cisiamo costitute in asso-ciazione Onlus.Durante questi anni ab-biano superato ostacolipiccoli e grandi, tra glialtri anche una denunciapenale per diffamazionea mezzo stampa .La perseveranza ci hapremiato: oggi nel territo-rio, dove operiamo, il pro-blema inquinamento èsentito da tutti e molti ini-ziano a dare il proprio at-tivo contributo peraffrontarlo. In una valle dicirca 20.000 persone, il14 gennaio 2017 sonoscese in piazza 5000persone. Il processo di ri-cerca e informazione èdurato diversi anni perlʼostruzionismo degli entie della politica. Dagli inizifino ad oggi molto è

stato il lavoro fatto, ab-biamo raccolto dati docu-mentanti la pocaattenzione posta a tuteladella salute dei cittadini,fatto analizzare matricialimentari tra cui anche illatte materno,i cui risul-tati non ci hanno lasciatoassolutamente tranquille.Abbiamo presentato de-nuncia alla ComunitàEuropea in merito allamancanza di AIA dellʼin-ceneritore Energonut,oggi Herambiente, pre-sentato esposti alla pro-cura di Isernia,impugnato il piano Rifiuti,partecipato ai procedi-menti AIA dellʼinceneri-tore e del cementificiocon osservazioni ancorauna volta prodotte grazieal grande lavoro di Medi-cina democratica.Per sensibilizzare e dif-fondere il nostro lavoronel marzo 2011 abbiamoaperto il sito webwww.mammesaluteam-biente.it fondamentaleaffinché la nostra vocefosse libera e non stru-mentalizzabile.Oltre alle attività neces-sarie a far capire le criti-cità ambientali e acontrastarle ove possi-bile, con denunce, espo-sti e osservazioni,abbiamo pensato di af-frontare il problema

anche in unʼ ottica di-versa , cercando di utiliz-zare ogni mezzodʼinformazione per farcapire e denunciare ilproblema, tra questi lastesura di un libricino- ta-voletta UN MONDO DASALVARE disegnato daibambini di Venafro eSesto Campano. Il lavoroè stato portato avanti in-sieme alle associazioniaderenti alla campagnanazionale in difesa dellatte materno. Abbiamo organizzato in-contri ,tra cui quello conPadre Alex Zanotellipresso il liceo di Venafro. - Lʼincontro su” Inquina-mento e latte materno”con la Dott.ssa PatriziaGentilini- Su “ambiente salute edeconomia-correlazionicon ….” - Sui conflitti ambientalipresenti nel nostro terri-torio e sul perché ab-biamo impugnato il pianorifiuti, con Marica Di Pierrie lʼ avvocato CarmelaAuriemma. Abbiamo pensato ad es-sere presenti nellescuole, con un progettosulla raccolta differen-ziata . I bambini hannopreparato dei lavoretti,utilizzando materiali chealtrimenti sarebbero statibuttati. Il gioco è stato

quello di non comprarenulla utilizzando scatole,bottiglie, barattoli e altro,giocando molto con lafantasia e spronando igenitori a partecipare algioco. Siamo presenti inpiazza ogni 8 dicembre,ormai da 6 anni, con ilbanchetto del RicicloRiuso e Risparmio. Recuperando a nuovavita vecchi oggetti o rea-lizzando lavoretti. tipocalze della befana conavanzi di stoffe Ogni attività è stata fattaper evidenziare il pro-blema dellʼ inquina-mento e spronare lepersone a non essere in-differenti e partecipare altentativo di proteggere lasalute e il nostro am-biente. Vi ringrazio per lʼatten-zione e rivolgo un graziesentito a Medicina De-mocratica associazionepresente non solo neiluoghi di lavoro maanche nei territori che vi-vono criticità a causa diattività industriali inqui-nanti e a fianco dei citta-dini che cercano didifendere il proprio dirittoalla salute.

Mariantonietta Di NardoPresidente Mamme perla Salute e lʼAmbienteOnlus – Venafro (IS)

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Lʼevoluzione delle armi nucleari e dei trattati di con-trollo e disarmo:SULL'ORLO DEL BARATRO. IL RISCHIO PIÙELEVATO NELLA STORIAIl 24 ottobre 1945, dopo la fine della 2° guerra mon-diale, viene ratificata la Carta dellʼONU.“Noi popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le fu-ture generazioni dal flagello della guerra, che per duevolte nel corso di questa generazione ha portato indi-cibili afflizioni allʼumanità»: comincia con queste pa-role il trattato con il quale è stata istituita lʼONU.

Così non è. Eʼ lʼinizio della guerra fredda. Cominciala corsa al riarmo basata sulla produzione e sullo svi-luppo di armi sempre più potenti , lʼequilibrio del ter-rore e i test nucleariDal 1970 – 1989. nonostante i trattati, ci fu il piccodegli arsenali della Guerra Fredda; la consistenzadegli arsenali aumentò da 40.000 testate a circa

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70.000 verso il 1985; il nu-mero di Stati nucleari proli-ficò da 6, includendo Israelee poi a 9 nel 1998, con Indiae Pakistan

La Strategia della Mutua Distruzione Assicurata(MAD) evitò solo per miracolo la Guerra nucleare.Negli Anni '80 con la “Crisi degli Euromissili (:SS-20sovietici e i Pershing e Cruise con gittata media 1000-5000 Km) lʼEuropa diventa il teatro di una possibileguerra nucleare. Nel 1984 la lancetta dellʼ«Orologio dellʼApoca-lisse”– il segnatempo che sul Bollettino degli Scien-ziati Atomici statunitensi indica a quanti minuti siamodalla mezzanotte della guerra nucleare segna 3 mi-nuti alla mezzanotte.Nel 1987 Il primo trattato di effettiva riduzione degliarmamenti nucleari INF(Trattatosulle Forze Nucleari Intermedie) venne firmato daReagan e Gorbačëv,, e pose fine alla “crisi degli Eu-romissili” imponendo il ritiro di tutte le testate nuclearistatunitensi e sovietiche schierate in Europa anchegrazie a un forte movimento pacifista che si sviluppanegli USA, Regno Unito, Repubblica Federale Tede-sca ed Italia.Nel 1988 “ lʼorologio dellʼApocalisse” venne ri-portato a 6 minuti.. Il trattato costituisce il primo cre-dito di fiducia tra le due super-potenze e apre la stradaai trattati successivi..L'URSS crollò nel 1993 venne,. Si affermò una spe-ranza di disarmo. Venne accreditata lʼidea che learmi nucleari non siano più un pericolo.Ma proprio alla fine degli anni Novanta le tensioniinternazionali si acuirono nuovamente e riprese laproliferazione nucleare

2001 crollo delle Torri Gemelle – ALLARME TERRO-RISMO.2002: Bush Jr. lanciò il sistema di difese antimissile(scudo spaziale) – sistema offensivo e non difensivoprogettato per fornire una capacità di attacco globalesenza timore di ritorsioni.Eʼ un salto epocale che sdogana le armi nuclearicome armi da usare in guerra .Un nuovo regime di non proliferazione nucleare dopoil 2010.nascondeva molte insidie e punti deboli chestanno manifestando ora i loro effetti, tanto più gravicon la nuova presidenza Trump (ma partiti dall'ammi-nistrazione Obama).Oltre al grave effetto destabilizzante del sistema di di-fese antimissile un'altra insidia si nasconde sotto iprogrammi di “gestione” e di “allungamento dellavita”delle armi nucleari. distruggere i bunker dei centridi comando. Ecco dunque uno dei trucchi sostanziali:rispettare formalmente i tetti numerici di testate con-

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sentiti, ma ammodernarle in modo sostanziale, otte-nendo un'efficacia potenziata. Questo vale non soloper le testate nucleari, ma per tutto il sistema degli ar-mamenti nucleari (missili,sommergibili, aerei, ecc.),che diverrà più efficace, flessibile, e anche potente.Si spiega così il perché tutti gli Stati nucleari, malgradoitrattati di riduzione degli arsenali e le dichiarazioni divolere eliminare queste armi, stanno spendendo cifreda capogiro negli armamenti nucleari, USA hanno inbilancio un trilione di $ (migliaia di miliardi) nei pros-simi 30 anni per gli armamenti.Secondo gli specialisti della Federation of AmericanScientists Federazione degli scienziati americani :“Unattacco preventivo a sorpresa da parte di una potenzanucleare, che impiega improvvisamente una forza de-

vastante tale da distruggere la quasi totalità delle forzenucleari della nazione attaccata implicherebbe co-munque l'esplosione di un numero di testate nucleariche provocherebbe sconvolgimenti climatici e un “in-verno nucleare” di dimensioni colossali, tale da met-tere a rischio la sopravvivenza stessa del genereumano e delle specie viventi sul pianeta.. Occorre ri-badirlo, è pura follia pensare di vincere unaguerra nucleare, TUTTI perderebbero (e perde-remmo).

Il trattato INF del 1987 tra USA e URSS il primo trat-tato di effettiva riduzione delle armi nucleari e, pur contutti i limiti rimane un caposaldo del regime di nonproliferazione, oggi sembra a rischio. Dal 2014 gliUSA accusano la Russia di violarlo. Mosca ha repli-cato muovendo accuse a Washington. Tutto questo si inquadra in un scenario di tensioni

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crescenti: la crisi ucraina,l'accerchiamento della Rus-sia da parte della NATO el'annessione della Crimea. Ilrischio NON è la Corea del

Nord, è la politica di minacce degli USA, che cono-scono solo la logica della coercizione e dei cambi diregime”, la supremazia della forza, Oggi Pyongyang(ri)conferma la disponibilità a negoziare e addirittura adenuclearizzare: gli Usa lo vogliono? il complesso mi-litare industriale lo consentirebbe?Tokyo lo vuole? Amio parere Mosca non è una minaccia. Che interesseavrebbe? Il centro delle tensioni internazionali è oggiil medio oriente. La lotta contro lo stato islamico, frutto della disastrosaguerra degli USA allʼIraq ha prodotto bombardamentisu Iraq e Siria da parte: Usa, Francia, Gran Bretagna,Danimarca, Belgio, Paesi Bassi, Canada, Australia,Giordania, Russia e Israele. La tragedia siriana e la distruzione di un intero Paesenon ha fine. Dal 15 marzo 2011 si stimano su unapopolazione di circa 20 milioni di abitanti più di 400.00morti, oltre 4milioni di rifugiati, e 7 milioni di sfollati al-lʼinterno del paese. LʼEuropa fa i conti con gli attentatiterroristici, con leggi e le misure di restrizione delle li-bertà in nome della lotta al terrorismo, con le ondatedi profughi che fuggono da guerre e miseria e con lʼaf-fermazione elettorale di forze politiche di destra razzi-ste e fasciste. Oggi assistiamo a un crescendo di guerre lʼArabiaSaudita bombarda lo Yemen con bombe costruite inItalia, la Turchia (paese della Nato che ospita 90 te-state nucleari USA) massacra la popolazione curda,armi chimiche e ogni genere di armi convenzionali uc-cidono in Siria fino agli ultimi raid di USA, Francia eInghilterra sempre sulla Siria. Eʼ sempre più evidentelʼalleanza fra Israele (paese nucleare) autore delʼul-timo bombardamento su Aleppo e lʼArabia Saudita inchiave anti iraniana, il coinvolgimento della Russia inSiria e la presenza riaffermata degli USA. Tutto que-sto delinea uno scenario terrificante della 3° guerramondiale in cui lʼopzione nucleare non è più esclusa.

RISCHIO NUCLEARE EPOCALE l'Apocalisse nucleare non è mai stata così vicina dal1945. 2 MINUTI ALLA MEZZANOTTEEcco il drammatico comunicato ufficiale del Bul-letin Siamo sull'orlo dell'Apocalisse!

NUOVA CORSA AGLI ARMAMENTI ?! NUOVA RI-VOLUZIONE TECNOLOGICA

IL COMPLESSO MILITARE SPINGE PER LAGUERRA!

Tecnologie “emergenti”, fino a ieri impensabili, potreb-

bero aggirare, neutralizzare, superare le più avanzate(costosissime!) tecnologie attuali rendendole obsoleteo inefficaci, ed introdurre sistemi di guerra radical-mentenuovi:Dual-use tecnologie che possono essere usate perscopi civili e militari Nuclear Ignition Facility, fusioneinerziale, micro esplosioni nucleari a pura fusione. Ri-schi di proliferazione con stampanti 3D. Cyber war.Intelligenza Artificiale. Armi autonome, armi globali ba-sate nello spazio. Prospettive agghiaccianti. Quali ri-cerche, segrete, nei colossali laboratori e nelcomplesso militare industriale? colossali interessimuovono le strategie di guerra il complesso militareindustriale fa e impone le scelte! Prospetta le innova-zioni militari, nuovi sistemi d'arma e di guerra. Nonè il Presidente che governa gli Stati Uniti! Investimentidi $ 525 miliardi messi da 329 istituzioni finanziarie a20 compagnie di armi nucleari che lavorano per 4Stati nucleari. USA, Inghilterra, Francia India. + 81 mi-liardi dal 2016.Russia, Cina, Pakistan, Israele e Coreadel Nord? Rappresentano il 50% dellʼarsenale nu-cleare mondiale.

Trattato proibizione nucleare trattato per la proibizione delle armi nucleari, otrattato per la messa al bando delle armi nucleari,è il primo trattato internazionale legalmente vinco-lante per la completa proibizione delle armi nuclearirendendole illegali, in un percorso verso la loro com-pleta eliminazione grazie alle mobilitazioni popolari. il7 luglio 2017, 122 stati nell'assemblea generale del-l'ON.U. hanno adottato il Trattato e 53 di loro hannogià ratificato una risoluzione che mette al bando e

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sanziona gli stati che de-tengono questi arsenali.Il 10 dicembre il premioNOBEL per la pace 2017 èstato consegnato

allʼI.C.A.N. (International campaign to abolis nuclearweapons) una coalizione di 461 organizzazioni nongovernative internazionale presente in 101 paesi cheda anni lavora per la messa al bando, lo smantel-lamento, lʼabolizione delle armi nucleari.Si trattadi 15.000 testate nucleari possedute da quelle na-zioni che le dislocano in una trentina di paesi.

L'Italia aderente alla NATO, ne ospita una settantinanella base aerea di Ghedi e ad Aviano nonostanteche le cittadine/i italiani abbiano per ben due voltescelto di dire no al nucleare. Il Governo italiano come i governi precedenti non haratificato il Trattato per la messa al bando delle armi

nucleari e, nonostante i rilievi sul continuo aumentodelle spese militari a parte della Corte dei Conti, haconfermato lʼacquisto di 90 F 35.

Eʼ IMPERATIVO FIRMARE E RATIFICARE ILTRATTATO DI PROIBIZIONE

MA USA E COMPLESSO MILITARE INDU-STRIALE REMANO IN DIREZIONE OPPOSTA,

IL DISARMO NUCLEARE SAREBBE LA LORO MORTE!

O ELIMINAMO LE ARMI NUCLEARI,

O LE ARMI NUCLEARI ELIMINERANNO NOI!

Angelo Baracca - Firenze

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Mamma NoPFAS in poche paroleDa circa quarantʼanni una vasta area del Veneto è stataquotidianamente inquinata da perfluoroalchilici. LʼARPAVeneto ha attribuito l̓ inquinamento alla Miteni SpA di Tris-sino (VI).Il Perfluoroalchilico (PFAS) è un capolavoro della chi-mica, è una molecola non presente in natura, è stabile,è fatta per durare nel tempo, è di difficile eliminazione in-fatti la sua emivita inizia talvolta da quattro anni, talvoltada otto anni.Il PFAS dà origine ad alti 3.000 e più composti derivati,attualmente utilizzati nelle industri tessili, conciarie, chi-mico-farmaceutiche, dei presidi fitosanitari, nei prodottiestinguenti, negli imballaggi alimentari, nelle vernici ecc.Questo prodotto si può trovare dovunque poiché è unimpermeabilizzante, inibitore di fiamma, antiaderente.Il PFAS è incolore, insapore, inodore, invisibile, perciòsubdolo.Quando i PFAS sono assunti dallʼuomo si aggregano alle proteine presenti nel sangue, sono bioaccumulabilied interferenti endocrini.Nel 2017 nasce il gruppo Mamme NoPFAS, Genitori Attivi, Area Rossa. Ci hanno definito Area Rossa quandosi sono resi conto che non potevano più tacere. Noi abbiamo saputo che era in atto un inquinamento deva-stante, solo dopo anni, solo in seguito alla conferma della presenza dei PFAS nel sangue dei nostri figli. Le au-torità venete ed italiane non ammisero la pericolosità del prodotto né la relazione tra patologie ed esposizioneai PFAS, motivando questo con la mancanza di evidenze scientifiche; peraltro la Regione stessa aveva datoevidenza di un aumento significativo per talune patologie nelle persone residenti proprio nella cosiddetta “AreaRossa”.Il problema PFAS, attraverso gli acquedotti, tocca le province d iVicenza, Verona e Padova e coinvolge un nu-mero abnorme di persone 350.000-800.000. Questi numeri esprimono la grandezza del nostro disastro: nellafalda di acqua (grande come il lago di Garda), nei corsi dʼacqua, negli acquedotti, nella terra e nellʼaria da piùdi quaranta anni siamo contaminati da PFAS in tutte le sue variabili (PFOA, PFOS, PFOx, ….) e per altri centoanni almeno. Noi siamo fatti di PFAS, noi siamo pieni di PFAS, noi generiamo figli già contaminati e li nutriamo

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… I valori riscontrati con le analisi del nostro sangue sono molto alti e raggiungonotalvolta i 1.000 ng/ml, contro gli 8 ng/ml, valore di riferimento posto dalla Regione Ve-neto. La gente della mia terra ha nei propri corpi le patologie correlate allʼesposizioneai perfluoroalchilici. Ogni giorno veniamo a conoscenza di nuovi casi di malattia chenon risparmia nessuno, né per ceto sociale, né per età. In un quartiere del mio

paese è nato un detto: va in pensione e muori. Negli ultimi anni, infatti, molti degli uomini che hanno raggiuntola pensione si sono ammalati e sono morti in pochi mesi. Colpa dei PFAS ? Ci piacerebbe sapere la quantitàdi PFAS presente nel loro sangue.Sappiamo che molti Stati del Mondo hanno impegnato cervelli e denaro per lo studio e la ricerca scientifica dellemalattie correlate e per la risoluzione e il risanamento ambientale; dal 2005 si cerca il nesso di causalità inqui-nante - interferente endocrino - malattia.Per ora vediamo molte persone malate, molti più casi di morte rispetto alle stime ed alle attese previste enascite a dir poco angoscianti: sottopeso, premature …Alcuni miei conoscenti sono diventati nonni. Cosa cʼè di più bello che vedere la vita che continua? Eppure, taluninon sono felici. I loro nipotini sono nati sottopeso e sono rimasti in ospedale a lungo. Faticano a crescere.Ho incontrato uno di loro con la carrozzina, non abbiamo parlato di quanto fosse cresciuto, dei progressi, delleprime conquiste, no. Abbiamo parlato di quanto il padre lo ama, di quanto la madre sia forte e brava, dellepoche speranze di recuperare in peso e altezza “almeno per fare un po di asilo con gli altri bambini”. “Speriamoche almeno capisca le cose della scuola”. Ho guardato nella carrozzina, il bimbo sembrava che avesse duemesi, invece avrebbe dovuto muovere i primi passi, almeno.Qualcuno non parla del nipotino.Siamo tutti molto inquieti per il futuro dei nostri figli, per le malattie che si manifestano sempre più spesso e pre-cocemente e per la qualità della vita sempre più scadente a causa di questa situazione. Solo adesso stiamocalcolando il prezzo dellʼimpatto: una grandissima falda di acqua irrimediabilmente compromessa, acque su-perficiali contaminate, habitat esiziale, PFAS nel sangue delle persone.Come “Mamme NoPFAS” di fronte a tale disastro, abbiamo effettuato una serie enorme di iniziative (che hannotrovato più spesso ospitalità nei patronati).La prima attività è stata finalizzata per prendere conoscenza del problema con il supporto dei numerosi gruppiambientalisti e medici presenti nel territorio. Successivamente ci siamo impegnate a trasmettere alle coscienzedella popolazione e delle istituzioni la gravità della situazione.I governanti veneti sono parsi principalmente occupati a minimizzare il problema, minacciando in taluni casi didenunciarci per procurato allarme. La popolazione ha dovuto scegliere tra il pensiero degli amministratori equello delle Mamme NoPFAS: il risultato non è stato particolarmente edificante.Tuttavia alla prima manifestazione popolare organizzata in ottobre 2017 dalle Mamme NoPFAS con la colla-borazione di tutti i gruppi ambientalisti, hanno aderito oltre 10.000 persone, numero enorme per la zona e lasituazione.A pochi giorni dalla manifestazione, la Regione ha provveduto ad installare i primi filtri a carboni attivi nelle cen-trali di potabilizzazione, con lo scopo di ridurre i PFAS presenti negli acquedotti; in seguito è stato predispostoil programma di sorveglianza sanitario (Screening sanitario) alla popolazione maggiormente contaminata daiPFAS residenti nella Zona Rossa (85.000 persone).Un anno dopo posso dire che abbiamo bussato a tutte le porte delle istituzioni: Provincia, Ministeri, ParlamentoEuropeo, abbiamo incontrato i Gestori delle Acque, la Questura, il Commissario per lʼemergenza dai quali ab-biamo ottenuto attenzione.Abbiamo ottenuto:- la promessa di una maggiore attenzione nella revisione dellʼattuale Autorizzazione Integrata Ambientale perla Miteni;- nella bolletta dellʼacqua vengono riportati i valori delle ultime analisi dellʼacqua potabile;- è stato nominato il Commissario Straordinario per gli acquedotti;- sono stati resi disponibili gli 80 milioni di euro per la realizzazione dei nuovi approvvigionamenti per gli acque-dotti;- sono stati abbassati i valori dei PFAS presenti nellʼacqua potabile della “Zona Rossa” grazie allʼinstallazionedi una seconda serie di filtri a carboni attivi;- è stata abbassata lʼetà di accesso allo Screening sanitario ed è stata ampliata la zona dellArea Rossa.

Eʼ attualmente in fase di revisione la “Direttiva Acque Potabili” da parte del Parlamento Europeo che vedrà lafase finale di approvazione da parte degli Stati membri entro marzo 2019. Come Mamme NoPFAS, abbiamo

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tenuto una conferenza stampa al Parlamento Europeo con la presenza di parecchiparlamentari europei, che si sono impegnati di promuovere le nostre richieste, in par-ticolare lʼabbassamento dei limiti di PFAS presenti nelle acque. Alcuni Parlamentarihanno chiesto la nostra collaborazione che stiamo fornendo volontariamente.La “comunità” delle Mamme NoPFAS abita un territorio molto esteso; dal primo al-

lʼultimo paese possono esserci anche 70 Km. Comunichiamo e ci confrontiamo attraverso messaggi, e-mail,telefonate e riunioni locali e di coordinamento. Siamo persone con conoscenze, cultura ed opinioni politiche di-verse. Talvolta capita che divergiamo nei metodi, qualche volta il pensiero porta con sé lʼinfluenza politica di ap-partenenza. Queste differenze in taluni casi portano a fratture e a incomprensioni, però sono la base per ilconfronto e per la crescita e alla fine mettiamo tutte la maglietta con la stessa scritta “MAMME NoPFAS” e cibattiamo per lo stesso scopo: figli, acqua e futuro.Il nostro è un gruppo vastissimo, con genitori che rappresentano tutti i paesi coinvolti (oltre trenta paesi). Ognunodi noi dedica parte del proprio tempo a cercare informazioni e condividerle. Abbiamo formato dei gruppi dilavoro che approfondiscono ogni tipo di tematica: normative di legge, aspetti legali, aspetti sanitari, ricerchescientifiche, comunicazioni con i media, autorizzazioni e manifestazioni, rapporti con le Istituzioni e con il par-lamento Europeo. Per ognuno di noi è fondamentale ascoltare e informare la nostra gente anche se non è sem-pre facile perché la paura e il pregiudizio predominano e la disperazione diventa omertosa.Possiamo dire che abbiamo ottenuto tutto? Perché continuiamo?Chiediamo i risultati dello screening sulla popolazione e sulla matrice alimentare.Chiediamo la bonifica ed il risanamento dellʼambiente e della falda che sono stati contaminati dai PFAS.Ci domandiamo perché non è ancora stata fatta giustizia. Non cʼè ancora nessun reato, ne colpevole.Vogliamo controlli, cura, prevenzione e tutela del bene comune: acqua, terra ed aria.Vogliamo il rispetto delle leggi e lʼapplicazione dei controlli che devono essere ferrei, soprattutto sulle sostanzeemergenti per esser certi che fatti analoghi non si ripetano nel futuro.

Oggi siamo consapevoli. Per noi è diventata una lotta contro il tempo e una battaglia contro lʼesposizione aiperfluoroalchilici per salvare quel che resta di sano e per tornare ad offrire la vita attraverso un sistema gestibile,realizzabile, biologico/naturale.

Mariangela Pacchin - Vicenza

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Lo scorso 29 e 30 set-tembre, si è tenuta, aPrato, la XVIII Confe-renza Internazionale LʼEconomia della Felicità.Due giorni a scuola diEconomia della felicità,fondata sulla a-crescita,sul diventare ateisti del-lʼeconomia, per dirla conLatouche, uno dei relatori,sul locale cioè sullʼauto-determinazione dei terri-tori in contrapposizione alglobale, sulla coopera-zione e non sulla compe-tizione, sulla economiadei bisogni reali delle per-sone, sul demercificareil lavoro, la terra, la vita,in contrapposizione allaeconomia neoliberista,

che mercifica tutto. Per ri-trovare lʼumano.Il sabato è stato dedicatoai workshop, la domenicaalla plenaria. Sono inter-venuti molti relatori italianie stranieri, dall̓ ex ministrodellʼagricoltura del Giap-pone Yamada, a PatriziaGentilini, da VandanaShiva a Rossano Ercolini,a Piero Bevilacqua, aGiulietto Chiesa a SergeLatouche e tanti altri.Lʼeconomia della feli-cità si contrappone to-talmente alneoliberismo capitali-sta, un sistema tecno-economico globalizzante,che non ha nulla da of-frire, tranne continue crisi

finanziarie, devastazioniecologiche, sociali,guerre, massacri, migra-zioni, che ha sfruttato edimpoverito per secoli ogniparte del pianeta e che siè infiltrato anche dentro lepersone.Helena Norberg-Hodge,scrittrice, regista, attivista,linguista allieva di NoamChomsky, da anni, instan-cabile animatrice mon-diale dellʼeconomia dellafelicità, (vedi il suo bellis-simo film l̓ Economia dellafelicità, e l̓ omonimo libro),è stata testimone in La-dakh del passaggio dal-l̓ economia locale a quellaglobale e di come la mo-nocultura del consumi-

smo possa devastarenon solo la società e l̓ am-biente, ma anche lʼequili-brio psicologico dellepersone: depressione,suicidi, conflitti interperso-nali, erano sconosciutialla popolazione del co-siddetto ʻPiccolo Tibetʼ.Dal Ladakh alla To-scanaLʼ epidemia di depres-sione che attraversa tuttolʼoccidente, trova il suoculmine, in Europa in Lus-semburgo mentre in Italia,la regione più depressaè la Toscana. Secondo idati di Truenumbers,https://www.truenum-bers.it/ riferiti al 2016, inToscana circa 60 persone

LʼEconomia della Felicità

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su mille hanno assunto ladose giornaliera ʻdi pilloledella felicitàʼ nel 2016,mentre 10 anni primaerano circa 40 su mille.Consideriamo che lamedia italiana è stata 30su mille, nel 2016, il 32%in più rispetto al 2006.La bistecca rende tristi?Come mai tutta questadepressione in Toscana?Che sia colpa della bi-stecca, che il Sindaco diFirenze vorrebbe santifi-care? Decifrare le causedi tutto questo consumo dipsicofarmaci, è tuttʼaltroche semplice. Crediamoperò che la depressionenon sia scritta nei geni deitoscani, ma piuttosto siacausata da un insieme dicause epigenetiche, cioèdeterminate dall̓ ambientedi vita, quindi per fortunareversibili. Il ripiegarsi suse stessi, lʼindeboli-

mento della coscienzasociale, causata dalladeriva neoliberale dellasinistra nella Toscanarossa, potrebbe essereuno dei perché delle to-scane passioni tristi. Lerelazioni sociali egualitariesono la vera ricchezza.

Eʼ indispensabile che lagente si svegliI mali del mondo sonodrammatici, bisogna tro-vare da subito, delle vie difuga da questo neoliberi-

smo, che fa il bene solo diuna piccola èlite di per-sone, è stato il tema por-tante di questa duegiorni pratese. Per nonfinire come ʻtopi bruciati̓ ,la terza guerra, non è lon-tana. Non è solo GiuliettoChiesa a parlarne.

Cʼè da riformulare il mododi vivere e di lavorare. Cʼèda far ripartire l̓ economia,partendo dalla dignità edai bisogni reali delle per-sone, mettendo al centro,

lʼeconomia locale, la di-fesa dellʼambiente dallegrandi opere inutili e dallemultinazionali. Puntare susistemi produttivi localiz-zati, sostenibili, dal cibobiologico a km zero, al-lʼagroecologia senza pe-sticidi, agli istituti bancarietici, dai fornitori di ener-gia elettrica condivisa,dalla tecnologia al serviziodellʼuomo e non vice-versa, ai media di comu-nità (per non farsiformattare la mente dallamonocultura consumistadei social media), daunʼaltra istruzione, chenon punti solo a far diven-tare manager, alle medi-cine non convenzionali,all̓ abitare partecipativo.Per fortuna stanno cre-scendo tanti movimentidal basso.

Gian Luca Garetti – Fi-renze

Si ringrazia www.peru-naltracitta.org

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La nostra chimica quoti-diana, dal muschio xi-lene alla formaldeideIl 1 dicembre 2010 è entrato in vigore il regolamenton. 1272/2008 “CLP” (Classification Labelling and Pac-kaging) e, contestualmente, scadeva la prima fase diregistrazione prevista dal regolamento CE n.1907/2006 “REACH” (Registration Evaluation andAuthorisation of Chemicals). Si tratta di due provvedi-menti tra loro correlati che, col tempo, modificherannoprofondamente lʼapproccio industriale alle sostanzechimiche (e ai prodotti contenenti sostanze chimiche)con importanti effetti di tutela sui consumatori e sui la-voratori.Il Regolamento REACH, alquanto discusso e com-battuto in fase di redazione, ha importanti effetti eco-nomici in quanto regola lʼimmissione sul mercato dinuove sostanze chimiche avvicinandosi ad un ap-proccio preventivo relativamente alla pericolosità dellestesse nonché definendo un percorso e un monito-raggio continuo sulle sostanze immesse ed in partico-

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tatto con i neonati e con gli alimenti ma è utilizzabileper altre tipologie di imballaggi in plastica.Appunto, di tutta questa procedura, lʼunica sostanza“immolata” (vietata in assoluto) è, finora, il muschio xi-lene. Un risultato alquanto limitato anche se occorretenere conto che lʼautorizzazione per le altre sostanzeha comunque determinato delle restrizioni dʼuso (dinon semplice controllo considerato che gli utilizzatorifinali sono moltissimi, difficilmente controllabili e, volu-tamente o meno, non sempre attenti ad aggiornarsisugli obblighi normativi o ad essere ligi nella loro ap-plicazione).Nel frattempo “premono” 191 “candidati” ovvero so-stanze che, avendo le caratteristiche di elevata peri-colosità, sono in attesa di essere inserite nella lista diquelle soggette ad autorizzazione (e quindi a nuoveod ulteriori restrizioni dʼuso).

Tra queste facciamo notareuna assenza : la formaldeide.Nonostante abbia tutte le“carte in regola” per essere in-serita (è una sostanza cance-rogena “ufficiale” per lʼUnioneEuropea dal gennaio 2016)nessuno Stato comunitario lʼhafinora proposta (vi sono invecedei derivati della formaldeideche sono in lista).Per questo i comitati dellazona del “pannello di legno”

(tra le province di Mantova e Reggio Emilia) ove siconcentra la produzione di “truciolato” hanno propostouna petizione europea per introdurre restrizioni dʼusoe la applicazione di alternative esistenti (in particolarenel settore del legno ove la formaldeide ha una fun-zione di “incollare” i polimeri che tengono insieme ipannelli truciolari spesso derivanti dal riciclo del legnodi rifiuto).La questione è ancora più ampia in quanto lʼimpiegodella formaldeide, come “collante” o come “sanifi-cante”, è esteso : non solo il pannello truciolare haampi utilizzi (mobili, pareti divisorie, controsoffitti, iso-lanti, fonoassorbenti) ma è utilizzata per la sintesi diresine termoindurenti di ampio impiego, cosmetici, de-tersivi, saponi, dentifrici e colluttori, additivi alimentari,in campo farmaceutico e sanitario come disinfettantee battericida, per la produzione di vaccini, solventenelle vernici e nel trattamento dei tessuti (antipiega),nel settore automobilistico come collante e anticorro-sivo, insomma ce lo ritroviamo ogni giorno nella no-stra vita.Sia mai (o ancora una volta) che la spinta popolaresuperi lʼinerzia delle istituzioni ?

Marco Caldiroli – Castellanza (VA)

lare per quelle di maggiorepericolosità per lʼuomo elʼambiente. Lʼobiettivo che si intenderealizzare, entro il 2020, è di

fare in modo che le sostanze chimiche siano prodottee utilizzate in modo da ridurre al minimo gli effetti no-civi significativi sulla salute umana e sullʼambiente.

Un aspetto particolare della regolamentazione èquella relativa alle autorizzazioni, alle restrizioni dellesostanze chimiche già in uso allʼapprovazione dellenorme.Lʼautorizzazione allʼuso (nuova immissione o con-ferma dellʼuso in essere) per le sostanze è una nuovadisposizione contenuta nel REACH. Riguarda le so-stanze individuate come Substances of Very HighConcern (SVHC) ovvero parti-colarmente pericolose ed esat-tamente: le sostanze CMR(cancerogene, mutagene, tera-togene) di 1 e 2 categoria; lesostanze persistenti, tossiche esoggette a bioaccumulo (PBT);le sostanze molto persistenti emolto bioaccumulabili (vPvB);le sostanze perturbatrici del si-stema endocrino o con effettigravi e irreversibili equivalentialle sostanze suddette.Inizialmente il REACH aveva una lista vuota (allegatoXIV) di sostanze soggette ad autorizzazione, con lemodifiche successive sono state inserite (ad oggi) 23sostanze.Tra le prime sostanze inserite vi era un gruppo di fta-lati (ammorbidenti per gli oggetti di plastica in PVCabbondantemente utilizzati anche per giochi e altriprodotti che i neonati mettono in bocca) e una so-stanza particolare il 5 ter-butil-2,4,6 trinitro-m-xilenepiù noto come “muschio xilene” presente in molti co-smetici (controllate lʼetichetta !). Gli ftalati sono so-stanze tossiche per la riproduzione il muschio xileneè una sostanza tossica persistente e bioaccumulabilenellʼambiente.Per queste sostanze (e anche per altre come diversicomposti del cromo esavalente) si è conclusa la pro-cedura di autorizzazione.I dettagli saranno oggetto di un articolo più lungo, quimerita osservare che ad eccezione del muschio xi-lene tutte le sostanze da autorizzare (con le caratte-ristiche di estrema pericolosità come sopra indicato)hanno “superato lʼesame” : un congruo numero diaziende hanno chiesto e ottenuto di poter utilizzarleper impieghi specifici in quanto si ritiene che, allostato, non vi siano sostituti non o meno pericolosi. Nelcaso degli ftalati ne è proibito lʼuso per oggetti in con-

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Cristina Mangia e Marco Cervino dellʼ ISAC-CNR conEmilio Gianicolo dellʼIFC-CNR e dellʼUniversità diMainzHanno p ubblicato su Air Quality, Atmosphere and He-alth, Springer-Nature, un articolo, (on-line dal 2 Ago-sto 2018 al seguenti indirizzi: https://rdcu.be/3WIPhttps://doi.org/10.1007/s11869-018-0610-4 ) dal titoloValutazione della contaminazione da arsenico 40 annidopo un disastro industriale: misure e modellazionedella deposizione. (sintesi in italiano)A quarantʼanni dellʼesplosione della colonna di decar-bonatazione dellʼurea a Manfredonia (26 settembre1976) si continua a studiare cosa sia avvenuto esat-tamente e con quali conseguenze sulla salute umana.Dopo lʼindagine epidemiologica commissionata nel2013 dallʼAmministrazione Comunale, che ha eviden-ziato un aumento di mortalità generale, per infartomiocardico e per tumore al polmone (tipico dei com-posti contenti arsenico) e per malformazioni neonatali,ora viene pubblicato lo studio ambientale che cerca diricostruire la dispersione dellʼarsenico sulla città e

sulle aree agricole circostanti.Eʼ in corso di pubblicazione anche lʼaggiornamentodella coorte dei lavoratori esposti allʼarsenico dopolʼincidente. Di questo abbiamo già fornito una sintesidalla quale emerge che a pagare le conseguenzedellʼaccaduto furono i lavoratori dellʼappalto e quelliresidenti a Manfredonia. (A MANFREDONIA I TU-MORI AL POLMONE DOPO LʼINCIDENTE DEL-LʼANIC NEL 1976 NON DIPESERO DAIGAMBERETTI ) Vale la pena ricordare che un pro-cesso avviato negli anni ̓ 90 su questo incidente indu-striale del 1976, nel quale Medicina Democratico fuunʼattiva parte civile) e conclusosi nel 2012 con as-soluzione degli imputati ma con risarcimento di moltiammalati e famiglie di vittime da parte di Eni. Questistudi hanno smentito la “teoria” secondo cui gli alti li-velli di arsenico urinario riscontrato nei lavoratoridellʼindustria chimica di Manfredonia fino allʼannosuccessivo allʼincidente fossero dovuti allʼalimenta-zione a base di crostacei. “Teoria” che ha trovato so-stenitori in tempi recenti in ricercatori dellʼUniversitàdi Bari.Ma questi studi non hanno solo arricchito la cono-scenza su quanto accaduto dopo lʼincidente, cono-scenza impedita dallʼinerzia delle istituzioni preposteal controllo (a differenza di quanto avvenuto a Sevesodove fu costituita una coorte di popolazione immedia-tamente dopo lʼincidente seguita poi per trentʼanni).Nella conferenza dei servizi svoltasi al Ministero delloSE allʼinizio di settembre sulla bonifica proprio del-lʼarea in cui si verificò lʼincidente, ex area 5, lʼAmmini-strazione Comunale ha contestato la modalità dibonifica mediante tombamento proposta da Syndialproprio grazie allo studio epidemiologico condottosulla popolazione di Manfredonia. Tale opposizioneha permesso di rinviare la decisione e di richiedere ilparere del Ministero della Salute e della ASL che èanche coautrice dello studio epidemiologico di popo-lazione. Ma su Manfredonia non sono stati attivi sologli uomini di scienza. Varie realtà (tra cui la coopera-tiva Epidemiologia e Prevenzione, Medicina Demo-cratica, Salute Pubblica) e singoli cittadini hannoprodotto il docufilm di Massimiliano Mazzotta, Arseni-

A OLTRE 40 ANNI DALLʼINCI-DENTE DELLʼANIC DI MAN-

FREDONIA SI CONTINUA A STUDIARE(A SCRIVERE E A FILMARE) E CONQUALCHE RISULTATO.

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chem. La catastrofe conti-nuata (2018).Inoltre in questi giorni èstato pubblicato per le edi-zioni Jaca Book Manfredo-

nia. Storia di una catastrofe continuata della storicafiorentina Giulia Malavasi che ha fatto parte delgruppo di ricerca (partecipata) impiantato dal Comunedi Manfredonia. La prima presentazione avverrà il 26ottobre prossimo a Manfredonia (ore 18.00) nella SalaConsigliare del Palazzo di Città alla presenza dellʼau-trice.Dopo la chiusura dellʼEnichem nel 1993 Manfredoniaha subito una crisi occupazionale ed economica gra-vissima. Il contratto dʼarea, proposto come rimedio ecompensazione negli anni ʼ90, con lʼapertura di al-cune industrie nellʼarea del petrolchimico non bonifi-cata non ha prodotto gli effetti sperati sullʼeconomialocale e dopo alcuni anni le attività economiche, in-centivate con denaro pubblico, hanno chiuso i battentie sono ritornate al Nord. Il modello economico “etero-diretto”, nonostante gli insuccessi, continua ad essereriproposto. Sulla area incombe il progetto di unagrande deposito di gas. Manfredonia, come tutto ilSud, continua ad essere guardato come una grandearea di servizio (dopo la chimica e le centrali elettri-che, questa è lʼera del gas con tre gasdotti che ap-proderanno nel Sud della Puglia). Le politicheeconomiche non prevedono nulla riguardo alla por-tualità ed ai collegamenti col resto dellʼItalia e dellʼEu-ropa che potrebbero fare del Sud un approdo per iltraffico merci internazionali. Tra le aree industrializzate in Italia nel secondo dopo-guerra Manfredonia è stata forse quella maggior-mente oggetto di studio. Non perdere la memoria ènecessario per non ripetere gli errori del passato.

6 ottobre 2018 Maurizio Portaluri

Sembra una frase provocatoria, ma serve a mettere inluce la concomitanza di alcuni aspetti che possono spie-gare la scelta, altrimenti davvero difficile da capire, di te-nere aperto un ponte che andava chiuso perché a rischiodi crollo.Innanzitutto il fatto che la realizzazione della Gronda èstata assegnata esattamente allo stesso soggetto,l'azienda privata "Autostrade per l'Italia", che già avevain concessione l'autostrada A10 di cui il Ponte Morandi fa-ceva parte. Due enormi fonti di profitto per lo stesso sog-getto, una nell'immediato futuro (la Gronda, diversimiliardi per la sua realizzazione in una decina di anni e poialtri miliardi dalla successiva gestione) ed una in essere(la A10).E poi l'esistenza di una particolare relazione tra Grondae A10, ovvero la possibilità che un'improvvisa chiusuradel ponte Morandi (o anche una consistente e duraturariduzione del traffico sullo stesso) avrebbe portato a ri-pensare l'intero progetto della Gronda, facendo saltaremiliardi di euro di profitto.In pratica lo stesso soggetto si è trovato a scegliere tradue strade. Rafforzare la fonte di profitto A10 mettendo arischio la fonte di profitto Gronda oppure cercare di difen-dere entrambe le fonti di profitto. La scelta di tenereaperto il ponte Morandi (rafforzandone gli stralli anzichéfare un altro ponte) è semplicemente una conseguenzadella scelta di non mollare nessuna delle due fonti di pro-fitto.

Per capire meglio però occorre fare alcune considera-zioni.

La prima è che le persone chiamate a scegliere sonopersone che sono ai vertici di società, in questo caso Au-tostrade per l'Italia (in sigla Aspi), che hanno un solo fine:la massimizzazione del profitto degli azionisti, grandi opiccoli che siano. Ma anche che, siccome si tratta di poteritanto forti da far approvare dal parlamento delle leggiscritte apposta per massimizzare quei profitti, le indica-zioni di coloro che, all'interno della struttura pubblica, do-vrebbero controllare le loro scelte contano pochissimo.Questo perché i controllori sono esposti ad una enormecapacità di corruzione da parte dei controllati. Diretta-mente ma anche indirettamente, perché scelti da un po-tere politico corruttibile o perché condizionati dalle risorsevolutamente limitate messe a loro disposizione. Control-

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Ponte Morandi: comela Gronda ha fatto 43vittime senza nem-meno essere stata rea-lizzata.

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lori esposti alla possibilità diessere poi usati come capriespiatori. Alla fine, in pratica,era Autostrade per l'Italia ascegliere se tenere aperto il

ponte Morandi oppure no.

La seconda considerazione è che Aspi, anche se ufficial-mente ha sempre sostenuto che il ponte Morandi era af-fidabile (tant'è vero che nei loro piani esso sarebberimasto aperto per un tempo indefinito anche dopo l'aper-tura della Gronda), in realtà (e noi purtroppo lo sappiamosolo ora) era al corrente da anni del rischio di crollo diquel ponte.

Un'ulteriore considerazione è che nel progetto approvatola Gronda non va a sostituire l'attuale autostrada A10.Perché passa, prevalentemente in galleria, molto più aNord di Genova e si stima possa sottrarre solo il 20% ditraffico alla A10. Il 20% è davvero molto poco ed è giàsufficiente a catalogare la Gronda come una delle tantegrandi opere inutili che affliggono l'Italia come un cancro.Opere, come il Terzo Valico, figlie del sogno di fare qual-cosa di totalmente nuovo ignorando il rafforzamento diciò che già esiste. Opere figlie di una sindrome di "fuga"dai problemi reali per rifugiarsi nel sogno di una crescitainfinita totalmente irreale. Una sindrome disastrosa perla nazione ma con effetti estremamente redditizi per al-cuni soggetti.Comunque, andando oltre le tristi considerazioni appenaesposte, il progetto della Gronda prevedeva che il ponteMorandi rimanesse in piedi per molto tempo a sopportareun enorme traffico, una decina di anni per costruire laGronda e poi chissà quanti anni ancora. Chiudere il ponteMorandi significava far venire a mancare un pezzo delprogetto di Gronda e quindi, andando a modificare i datisu cui era stata progettata la Gronda, obbligava a rive-dere il progetto stesso della Gronda.Dalla chiusura del ponte Morandi poteva scaturire un pro-getto di Gronda molto meno redditizio, come anche l'af-fidamento della realizzazione e della successiva gestionedella Gronda ad un soggetto diverso da Autostrade perl'Italia. In pratica il ponte Morandi "doveva" reggere per al-meno altri 10 anni per una questione di profitto.

Ma contro la chiusura del ponte c'erano anche altre ra-gioni. Ad esempio il fatto che il costo per il rinforzo deglistralli fosse minore rispetto al costo della sostituzione delponte. Come pure evitare che la credibilità di Aspi venissemeno a causa del riconoscimento di rischi sul ponte Mo-randi negati fino al giorno prima.Per contro, invece, il rischio era uno solo: che il pontecrollasse. Un rischio calcolato, più o meno come lo zeroalla roulette.

A riprova di quanto scritto basta immaginare uno scenario

totalmente diverso. Ovvero immaginare che il progettodella Gronda non fosse mai stato approvato. Anzi, chenon fosse mai esistito e che proprio non se ne fosse maiparlato.In quello scenario i Benetton egli altri azionisti di Auto-strade per l'Italia avrebbero avuto, a Genova, una solafonte di profitto, vale a dire l'attuale autostrada A10. Secosì fosse stato non avrebbero potuto fare altro che difen-dere strenuamente quella loro unica fonte di profitto.Avrebbero cercato di eliminare al più presto il punto piùdebole, il ponte Morandi, costruendo un altro ponte nellevicinanze in modo da sostituirlo al più presto.Ma la presenza del progetto di Gronda ha disegnato unoscenario che ha portato a scelte diverse.Si può quindi sostenere che la presenza del progettodella Gronda (ovviamente unito a strategie decisionalivolte unicamente alla massimizzazione del profitto) hafavorito il compimento della tragedia.

Certo che se a decidere fosse stato qualcuno che, anzi-ché il profitto, avesse avuto per obiettivo il bene dei citta-dini, il ponte Morandi sarebbe stato sostituito già da annie non ci sarebbero stati 43 morti e tutti i costi connessi.E gli attuali disperati appelli all'immediato inizio dei lavoridella Gronda da parte dei politici che rischiano di perderecon il crollo del ponte anche la gallina dalle uova (per loro)d'oro, hanno l'aspetto di una pistola fumante.

Visto che ci siamo è anche il caso di dire che, se la tra-gedia è figlia di decisioni orientate al raggiungimento delmassimo profitto, la responsabilità è anche di coloro checontinuano a sostenere che è meglio affidare ai privati lagestione della cosa pubblica.Allora è il caso di aprire gli occhi sul fatto che su questoaspetto ci sono due forze di governo che dicono coseopposte. I 5stelle dicono di rafforzare il controllo pubblicomentre la Lega dice di mantenerlo debole, coerente-mente con le sue scelte precedenti, a partire dal suo votofavorevole sulle leggi che hanno portato all'attuale situa-zione.Uno di questi si chiama Salvini, uno che dovrebbe anchedire se, eventualmente, nel consiglio di amministrazionedi Autostrade per l'Italia ci sono anche dei Rom o dei Mi-granti di colore. Perché chi non si fa abbindolare sa che,purtroppo, i principali nemici degli italiani sono altri (bian-chissimi) italiani. E questo nonostante i Salvini di turno,specializzati nel dirottare la rabbia popolare dai veri col-pevoli dei disastri a dei poveri disperati. Perché quello disostituire il nemico con un capro espiatorio è un mestiereantico, almeno quanto quello di coloro che accumulanoingiustamente enormi profitti a danno della collettività.

Tino Balduzzi - Alessandria

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