N OT IZ IEP E R I O DIC H E D AL B NC SOL AR TÀ D C · Come il solito, a un certo punto, tutto...

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di m m i d e l B a n c o .. . di m m i d e l B a n c o .. . NOTIZIE PERIODICHE DAL BANCO DI SOLIDARIETÀ DI COMO Settembre 2017 Sito: www.bdscomo.it Mail: [email protected] Editoriale Sonia Bianchi Presidente Goccia dopo goccia… È martedì sera e siamo al Banco. C’è chi è venuto per la distribuzione dei pac- chi o del fresco, chi per ritirare i pacchi delle proprie famiglie, chi per incontrare i volontari, chi per una riunione Come il solito, a un certo punto, tutto questo via vai s’interrompe per un attimo di preghiera e poi è il momento degli avvisi. Questa sera Franco Rivetti ci comunica una no- tizia che nessuno, e tanto più chi è genitore, vor- rebbe mai sentire: il piccolo Andrea, figlio di una delle nostre famiglie, è gravemente ammalato. Saranno necessari ricoveri in ospedale, inter- venti, cure prolungate… È urgente intervenire per sostenere la famiglia nel percorso che dovrà affrontare. Nasce così la proposta di una raccolta fondi. Come si può chiudere il cuore a tale iniziativa? Mi tornano in mente le parole di una canzone dello Zecchino d’oro di qualche anno fa: goccia dopo goccia, nasce un fiume, un passo dopo l’altro si va lontano, una parola appena e nasce una can- zone… e se una voce sola si sente poco, insieme a tante altre diventa un coro, non è importante se non siamo grandi, quello che conta è stare tutti insieme per aiutare chi non ce la fa. Il testo della canzone non ha bisogno di spie- gazioni, è bene stamparcelo nel cuore perché così ci aiuterà a essere pronti a dire di sì quan- do verrà chiesto il nostro aiuto concreto. Aiutare è anche una nostra responsabilità, di ciascuno di noi, poco o tanto che possiamo fare o dare. Aiutare è un modo per ridare in- dietro tutto quello di buono e di bene che ab- biamo ricevuto nella nostra vita. Quante ricchezze possediamo noi: la vita, la

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dimmi del Banco...dimmi del Banco...NOTIZIE PERIODICHE DAL BANCO DI SOLIDARIETÀ DI COMO

Settembre 2017 Sito: www.bdscomo.it Mail : [email protected]

Editoriale

Sonia Bianchi Presidente

Goccia dopo goccia…È martedì sera e siamo al Banco. C’è chi è venuto per la distribuzione dei pac-chi o del fresco, chi per ritirare i pacchi delle proprie famiglie, chi per incontrare i volontari, chi per una riunione Come il solito, a un certo punto, tutto questo via vai s’interrompe per un attimo di preghiera e poi è il momento degli avvisi. Questa sera Franco Rivetti ci comunica una no-tizia che nessuno, e tanto più chi è genitore, vor-rebbe mai sentire: il piccolo Andrea, figlio di una delle nostre famiglie, è gravemente ammalato. Saranno necessari ricoveri in ospedale, inter-venti, cure prolungate… È urgente intervenire per sostenere la famiglia nel percorso che dovrà affrontare.Nasce così la proposta di una raccolta fondi.Come si può chiudere il cuore a tale iniziativa?

Mi tornano in mente le parole di una canzone dello Zecchino d’oro di qualche anno fa: goccia dopo goccia, nasce un fiume, un passo dopo l’altro si va lontano, una parola appena e nasce una can-zone… e se una voce sola si sente poco, insieme a tante altre diventa un coro, non è importante se non siamo grandi, quello che conta è stare tutti insieme per aiutare chi non ce la fa. Il testo della canzone non ha bisogno di spie-gazioni, è bene stamparcelo nel cuore perché così ci aiuterà a essere pronti a dire di sì quan-do verrà chiesto il nostro aiuto concreto. Aiutare è anche una nostra responsabilità, di ciascuno di noi, poco o tanto che possiamo fare o dare. Aiutare è un modo per ridare in-dietro tutto quello di buono e di bene che ab-biamo ricevuto nella nostra vita. Quante ricchezze possediamo noi: la vita, la

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Informiamo su:

• DAL VOLONTARIO ALESSANDRO

• LA FAMIGLIA NUSHA

• REPETITA IUVANT: DONA LA SPESA

• ANTONIA.. LA NOSTRA “MAESTRA” • NUOVO FURGONE PER IL MAGAZZINO

• FRANCO.. IL VOLONTARIO LIBERO

• PAYPAL

• UNA TRADIZIONE AL BANCO!!!

• COLLETTA ALIMENTARE 2017

famiglia, una casa, il lavoro, la pensione, l’istru-zione, la salute, gli affetti di tante persone, gli amici, il poter parlare, dire, esprimersi libera-mente… La lista potrebbe continuare all’infinito. Talvolta queste cose ce le siamo guadagnate, altre le ab-biamo ricevute e le riceviamo come un dono. Perché io sì, e lui no? Perché per me tutto bene e poi, a poche centinaia di metri da casa mia, c’è una realtà così differente? Io penso che ognuno di noi abbia il dovere, nella sua vita, di diventare la migliore versione di se stesso e questo comporta necessariamente l’apertura all’altro, al diverso, al bisognoso.Per concludere, due parole che ho voluto ri-volgere ai volontari, al termine della raccolta.“La vostra solidarietà e sensibilità ci hanno con-sentito di acquistare e donare alla famiglia un au-tomezzo (utilitaria usata ma in buono stato)”Il piccolo Andrea dovrà subire più interventi riabili-tativi con lunghe degenze in ospedale e l’automez-

zo permetterà alla madre di accudire il figlio in ospedale e, nel contempo, mantenere il suo lavoro di badante (unico introito della famiglia), sobbar-candosi un’estenuante e continua spola lavoro-o-spedale (tre volte al giorno).Sono grata per quanto avete fatto: questo è lo spi-rito del Banco !!”

Approfitto di questo Editoriale per salutare con affetto tutti voi al rientro dalle vacanze. E, soprattutto, augurare un sereno avvio del vostro impegno con l’entusiasmo che sempre vi distingue.

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Una bella testimonianza:

il volontario Alessandro RabaioliHo cominciato tre anni fa a portare il pacco, ho dato il via a questo gesto con il mio amico Giorgio proprio per il desiderio di essere educato a fare del bene. Abbiamo deciso, con Chiara, di portare il pacco una volta al mese a una famiglia proveniente dall’Equador (Chiara, Giovanni con due bambini) e ad Andrea. Dopo un po’ che portavamo il pacco si è sciolto il ghiaccio.Mi sono reso conto che con la famiglia di Chiara va tutto a gonfie vele, c’è una reciproca stima e quando ci troviamo per la consegna del pacco si ride e si scherza, tanto che ci hanno fatto anche dei regalini al ritorno dal loro paese per le vacanze estive, quindi nessun problema.Al contrario, quando andavamo da Andrea mi veniva voglia di scappare perché ogni volta ci vomitava addosso continue lamentele e il disagio derivante dalla sua assurda e complicata situazione.Pensando alla mia condizione privilegiata, mi chiedo come si possa star davanti ad un uomo (figli, moglie, madre, padre) che dalla vita ne ha prese tante. Mi sono reso conto che questa è una domanda aperta e che non sarò certo io a renderlo felice. Una delle ultime volte però, mi ha colpito una frase che ha detto tra il fiume di recriminazioni: “per fortuna che ci siete voi a portare il pacco”.

Questa frase non è nulla in confronto a tutto il bisogno di pace e tranquillità di cui questa persona ha bisogno.Tuttavia, debbo sinceramente dire che mi tranquillizza.

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Mi chiamo Nusha e sono un’assistita del Banco.

Del Banco di Solidarietà ho sentito parlare da un’amica e pochi giorni dopo mi sono precipitata ai lori uffici nei giorni di colloqui previsti per mettermi in lista di attesa.

Il primo colloquio l’ho avuto con Monica, Lei si è dimostrata gentile e premurosa nei miei confronti e non so perché, mi sono sentita veramente ascoltata nel mio momento di difficoltà.

Purtroppo non è avvenuta subito la telefonata che aspettavo ogni giorno, Monica mi aveva avvisato che c’era una lista lunga, ma la mia situazione peggiorava ogni giorno, anche dovuta al fatto che mio marito aveva perso il lavoro per una malattia che l’ha portato ad una invalidità permanente e che le entrate erano così misere che non riuscivo a pagare nulla a fine mese.

Con forza e coraggio così mi sono ripresentata ..

….Ecco in breve, ….. ora anch’io ricevo il pacco e come volontari ho proprio: Monica e Chiara!Quando vengono a casa sono contenta, hanno anche conosciuto mio marito e mia figlia Annabella ed è un appuntamento che aspetto con gioia!Chiara è sempre gentile e disponibile ma con Monica ho instaurato un rapporto quasi famigliare, ho conosciuto i suoi bimbi, suo marito, sua mamma e sua suocera e sono andata più volte a casa sua a trovarla per bere un te insieme.Ringrazio il Banco che mi aiuta, soprattutto lo ringrazio perchè ho conosciuto delle belle persone che dedicano del loro tempo per me e sono sempre pronte ad ascoltarmi, e ne sarò sempre riconoscente di come un semplice gesto nato nel bisogno ha fatto nascere questa bella amicizia che ci lega.

Repetita iuvantTestimonianzaFamiglia Nusha

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Tutti noi conosciamo, o almeno abbiamo sentito qualche volta, l’espressione “repetita iuvant” che tradotta significa “le cose ripetute piacciono, giovano”. E così vogliamo riproporre “DONALASPESA”, perché ci auguriamo possiate appassionarvi a questo progetto del Banco che di sicuro aiuta a scoprire che il gesto semplice e concreto di fare la spesa per chi non se lo può permettere, ripetuto gratuitamente nel tempo, arricchisce noi stessi e testimonia alla società un nuovo modo di accogliere le persone, di accogliere il diverso da me.Chiunque può partecipare a Donalaspesa: chi è già volontario del Banco, chi ci conosce ma non se la sente di portare il pacco, chi vuole donare qualcosa di proprio agli altri. Si può aderire singolarmente, ma una bella idea è partecipare anche in gruppo con amici, vicini di casa, colleghi di lavoro, la propria scuola, la propria squadra… Quest’estate, nel mese di luglio, l’oratorio di Casnate ha pensato bene di far vivere l’esperienza del dono ai ragazzini del Grest. Il martedì mattina, accompagnati dai loro animatori, i bambini hanno percorso alcune vie del paese, suonato alle porte e chiesto con semplicità, a chi apriva, se avessero cibo da donare ai poveri. Un Donalaspesa estemporaneo ma che ha fruttato un raccolto di ben 603 chili di alimenti, di cui gioveranno le famiglie assistite. Di sicuro ne hanno giovato anche i ragazzi, coinvolti in prima persona in questa missione di raccolta. Bellissimo l’entusiasmo con cui scaricavano le loro scatole e la soddisfazione nel vedere che dopo il primo bancale ormai pieno, ne sarebbe servito un altro e un altro ancora.

Ritorniamo al “repetita iuvant” anche perché, fatti i conti, a oggi il raccolto Donalaspesa 2017 è un po’ sottotono. Ripetiamolo prima di tutto a noi stessi e poi facciamoci promotori di Donalaspesa presso i nostri familiari, amici e conoscenti. Ogni occasione sia buona per diffondere questo gesto semplice, per diventare donatore.

E ricordiamoci che prendere riempie le mani, dare riempie il cuore!

Repetita iuvant

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Andando per le scuole si fanno tanti incontri, si scambiano parole, pensieri, opinioni e sempre si porta a casa qualcosa.

Como centro città: in una scuola dell’infan-zia, tra tante cose colorate, allegre, educative e divertenti, si trova l’armadio della merenda. Sì, un armadio che si apre tutte le mattine, in-torno alle dieci, per distribuire ai bambini qual-cosa di buono da mangiare. E oggi si è aperto anche per riempire una gran-de borsa di carta con biscotti, fette biscottate e crackers … tutta roba che i bambini mi hanno regalato come anticipo del Donacibo, insieme a una serie di disegni da appendere nel mio ufficio.

Fino Mornasco, scuola primaria, è appena iniziato l’incontro, ho giusto fatto in tempo a salutare e presentarmi che suona la sirena: pro-va di evacuazione antincendio. Tutti in fila, in perfetto ordine, si esce in giar-dino. Poco dopo, mentre si rientra e saliamo insieme le scale, un bambino mi domanda: ” Tu sei la signora del Donacibo? … ma ce lo prepari o ce lo porti?”. La semplicità e l’ingenuità di quelle domande mi hanno fatto sorridere confermandomi quanto i bambini siano legati alla realtà, soprattutto alla loro realtà, quella di una scuola dove ci si fer-

Antonia, la maestra dai capelli argento.

Antonia,la maestra dai capelli argento, ci riporta una bella esperienza con i "suoi" ragazzi" ..............

Riflessioni so*o il sole

Durante i mesi estivi, al Banco abbiamo vissuto una bella esperienza con i ragazzi dell’oratorio estivo delle parrocchie di Sagnino e di Casnate con Bernate che hanno lavorato nel nostro magazzino controllando le scadenze dei prodotti. L’entusiasmo, l’energia, la vitalità, la voglia di aiutare dimostrati da questi ragazzi sono poi continuati in una raccolta di alimenti tra le famiglie della loro comunità. Totale della raccolta 1200 chili. Un Donalaspesa eccezionale portata avanti tra giochi sotto il sole, passeggiate, momenti di amicizia e di relax.Tutto ciò mi ha riportato alla memoria una domanda posta da un bambino, durante un incontro con i ragazzi di una scuola elementare. “Perché solo Donacibo?Perché non anche Donagiochi, Donacasa, Donatempo, Donaaffetto?” Forse ve lo ricordate, sono Antonia la volontaria dai capelli argento che gira per le scuole raccontando storie per parlare del nostro progetto Donacibo. E quella domanda , che poteva anche sembrare un semplice gioco di parole, mi è spesso frullata nella mente e ha confermato ancora una volta di quale profondità siano capaci i bambini. Da lì è nata un’altra storia di cui riporto l’inizio.

Le scuole sono terminate e Tom e i suoi amici si ritrovano al parco. Devono decidere a cosa giocare. Fa troppo caldo per giocare a prendersi e non hanno nemmeno voglia di giocare a palla. Preferiscono starsene seduti all’ombra dei grandi alberi.“E se giocassimo al re dei doni?” propone Tom.“Il re dei doni??? Ma che gioco è ?” domandano gli altri”...

Come avrete intuito tutto gira intorno a questa parola, al significato del donare e ciò mi ha portato a riflettere e a ripensare all’esperienza del dono nella mia vita. Un tempo, quando tutti eravamo più poveri, donare significava privarsi di qualcosa a favore di un altro e si era felici nell’immaginare la felicità del destinatario del dono. Occorreva tempo per scegliere il dono, pensare all’altro come persona, agli eventuali desideri. Era un modo per

ma a mensa per il pranzo, cucinato nella stessa scuola o portato da qualche ditta che provvede allo scopo. Una realtà dove tutto è bello, dove tutto funzio-na per il meglio, dove non manca nulla.

Val d’Intelvi, scuola dell’Infanzia. Come il so-lito, racconto ai bambini una delle mie storie, quella di Cicalina che, rimasta sola e senza cibo, decide nonostante il freddo e la neve, di uscire di casa e di raggiungere il formicaio in cerca di qual-cosa da mangiare. Rita, la formica guardiana, vor-rebbe cacciarla in malo modo, ma la regina delle formiche l’accoglie, le dona il cibo di cui ha bisogno e promette che le insegnerà a lavorare. In cambio Cicalina insegnerà alle formiche a cantare.

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Occhi spalancati a fissare le immagini del libro-ne, qualcuno si succhia un dito, uno gioca con i capelli, qualche piccolo in braccio alla maestra è prossimo ad addormentarsi poi una voce.“La mia mamma, quando era in Marocco, era po-vera, ma poi è venuta qui e adesso lavora e anche il mio papà lavora, fa il panettiere”.Quest’affermazione, uscita dalla bocca di un bambino di cinque anni, ha provocato in me sensazioni diverse. Dapprima mi ha colpito come un fulmine a ciel sereno, perché non è frequente, anzi è addi-rittura raro, sentire pronunciare parole simili all’interno di un gruppo. Per molti di noi la povertà è una cosa da nascon-dere o per lo meno di cui non parlare: tendiamo a far vedere cosa possediamo e non cosa ci manca. Ma lì in quel gruppetto di circa trenta bambini con le rispettive insegnanti, quell’affermazione era la cosa più naturale del mondo. Certo i bimbi di tre anni, magari non hanno nemmeno capito appieno il significato di quelle parole, ma i più grandicelli sembrava di essere in una famiglia, dove ci si vuole bene e ci si può esprimere liberamente senza paura di valuta-zioni o critiche, dove tutti si sentono accolti per quello che sono, anzi dove tutti sono valorizzati.Inoltre mi sono accorta che quel bimbo da solo, aveva capito tutto della storia.

Aveva messo in parallelo la vita di Cicalina e quella della sua mamma, anche lei costretta a lasciare la propria casa e la propria terra per andare alla ricerca di una vita migliore. Una vita dove ognuno di noi vale, dove la diver-sità è ricchezza e ciascuno ha qualcosa da dare all’altro, un paese dove l’accoglienza è ancora un valore, dove è bello donare anche qualcosa di semplice, come il pane. Il bimbo infatti con-tinua ….”quando usciamo per il paese con le ma-estre e passiamo dal suo negozio, il mio papà ci regala del pane”.Felice il papà di donare il pane, felici i bambini di riceverlo. Quanto poco rumore fanno i veri miracoli, i ge-sti essenziali, quando sono semplici.

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Un nuovo furgone per il magazzino.Con la scelta della nuova sede di via Lenticchia 39, la strategia del Banco è quella di immagazzinare i propri prodotti in due ubicazioni (sempre in Como):

• Il magazzino operativo di via Lenticchia, 39 • Il deposito di viale Innocenzo XI, 28

Con tale situazione, occorre che i trasferimenti da/per i due magazzini siano semplici e facilitati.La soluzione individuata prevedeva la dotazione di un furgone a vano ALTO – magari usato – che consentisse un corretto trasferimento di bancali pieni di cartoni/merce senza dover scomporre/ricomporre i bancali.

Poter disporre di un furgone a vano alto significava una maggior efficienza/efficacia del metodo di lavoro, con la conseguente e sensibile riduzione dell’impiego di personale volontario e dei tempi di trasferimento.

Ci è gradito informare che l’operazione è andata a buon fine grazie a donazioni mirate.

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Lasciatemi raccontare di me e di cosa mi frulla in testa.Certamente niente interessa dei miei connotati, ma ve li dico ugualmente: 80enne, folta capiglia-tura bianca, un naso grosso e aquilino in mezzo a due occhi “verdi” che quasi non si vedono più e una carnagione “increspata”.M’intriga invece poter trasmettere il mio essere volontario LIBERO, il perché e il per come.Devo dire che uno, al momento in cui decide di ritagliarsi uno spazio da volontario, si porta dietro quanto ha vissuto: il carattere, le espe-rienze, gioie e sofferenze, aspirazioni, successi e delusioni … insomma gli anni.Vorrei aggiungere anche le convinzioni religiose, magari appannate da “cristiano della domenica”.Quando mia moglie ha dovuto lasciarmi con i tanti ricordi di un lungo percorso comune, ho vissuto un periodo desolante … una mancanza di futuro.Ma ho un nitido ricordo: in quel tristissimo mo-mento ho istintivamente e mentalmente pensa-to “Sia fatta la Tua volontà”.Solo ora mi rendo conto che da quel giorno, Gesù mi accompagna nel ritrovare/rinnovare fi-ducia e nel dare una risposta a chi mi vuole bene.E …. scopro il Banco.Ne divento volontario, con la professionalità ac-quisita nel tempo, con il mio carattere che defi-nirlo “impetuoso” ci vuole tanta buona volontà, con un concetto dell’efficienza un pò maniacale, con i miei scatti e qualche generosità.E’ vero, l’ambiente del volontariato ha una sua specifica dinamica: il volontario è persona uma-namente eccellente, pronto a “farsi in quattro per il prossimo”, consapevole di realizzarsi con

Io, volontario liberol’Opera di solidarietà, cosciente di uniformarsi, in piena libertà a comportamenti che facciano comunque risaltare genuina l’immagine di sè e dell’Opera stessa.Mi ritrovo in sintonia con la “mission” dell’Asso-ciazione, collaboro quasi a tempo pieno, ritrovo la strada che mi sembrava perduta, aiuto e ven-go aiutato, do quanto posso e ricevo quanto mi occorre.Per dirla tutta, mi scopro un “volontario libero” ricordando una canzone di Giorgio Gaber: “Li-bertà non è restar su un albero, libertà è parteci-pazione”.E qui volevo arrivare. A mio parere: “Un volontario non deve fare quello che può, deve fare quello che deve e poi fare quel-lo che può”.E’ in quest’accettazione “culturale” del concetto, che si capisce e si agisce in piena titolarità al vo-lontariato: ne deriva un arricchimento personale, una mano tesa al vicino, la coscienza che il pro-prio impegno condiziona anche quello altrui.Il volontariato, espresso così concretamente al Banco, diventa quell’attualità tesa a favorire una certa ricomposizione sociale e a testimoniare il fondamentale valore della CARITA’.I percorsi e le differenti anime di quanti fanno volontariato al Banco, danno vita a un unico disegno di “Comunità”: tanti fili e colori che si fondono.La nostra libertà si amalgama con la libertà al-trui favorendo compagni, famiglie e tutte le per-sone che credono nella nostra Opera.

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GIORNATA NAZIONALE DELLA COLLETTA ALIMENTARE 2017SABATO 25 NOVEMBRE

  Anche quest’anno il Banco di Solidarietà darà tutto il sostegno necessario alla Fondazione Banco Alimentare per l’organizzazione e la gestione della Colletta Alimentare sull’intera Provincia di Como. La Colletta Alimentare rimane un gesto semplice e ormai ben conosciuto da tutti, gesto che vuole veicolare un significato molto profondo: “Condividere i bisogni per condividere il senso della vita”. È questo il motto che accompagna sicuramente i tantissimi volontari che danno e daranno parte del loro tempo, sabato 25 novembre, perché la Colletta possa avere successo. E’ la loro gratuità che ha reso questo appuntamento il più grande gesto di carità in tutt’Italia e anche ovviamente sulla provincia di Como. Per promuovere fin da subito questo semplice ma grande gesto di carità cristiana, si è pensato di organizzare un evento benefico per reperire i fondi utili a sostenere le spese vive della Colletta. Sabato 28 ottobre presso il Teatro di Rebbio ci sarà una rappresentazione Teatrale dal titolo “LADRO D’AMORE” con la compagnia teatrale “Ariafrit”. L’intero ricavato - entrata ad offerta libera con un minimo di 10€ - servirà a coprire le spese vive (acquisto scatole, sacchetti, trasporti) della Colletta.