N OIIII ZZZZA RRR O 2014.pdf · 2014. 2. 26. · Meditazioni bibliche in itinere d'inizio Quaresima...

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Santuario di Sant'Antonio Maria Pucci (Vernio) Informazioni, programmi, attività, a cura del Movimento Adulti Scouts Cattolici Pratesi - Piazza Mercatale 149, Prato - Stampato in proprio www.masciprato.com N N N N O O O T T T I I I Z Z Z I I I A A A R R R I I I O O O M M M M.A.S.C.I. Prato .A.S.C.I. Prato .A.S.C.I. Prato .A.S.C.I. Prato N° 6 Marzo 2014 Anno XXXI N° 276

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  • Santuario di Sant'Antonio Maria Pucci (Vernio)

    Informazioni, programmi, attività, a cura del Movim ento Adulti Scouts Cattolici Pratesi - Piazza Mercatale 149, Prato - Stampato in proprio

    www.masciprato.com

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    N° 6 Marzo 2014 Anno XXXI

    N° 276

  • Calendario del mese di marzo 2014

    Sabato 1° Al mattino si richiede disponibilità per la raccolta di alimenti alle porte dei supermercati per l'Emporio Alimentare Caritas. (Vedi notiziario di febbraio). Raccoglierà le iscrizioni Fausta Martini entro sabato 22 feb-braio. Ore 21.15, nel teatro di San Giusto, Spettacolo Teatrale dell'Associa-zione 100% scout !!! per la raccolta di fondi per sostenere la parteci-pazione di tutti i Clan della Zona AGESCI di Prato alla Route naziona-le 2014.

    Lunedì 3, ore 18,00 In sede, riunione di Consiglio.

    Mercoledì 5, ore 21 In sede, riunione di Catechesi con don Marco. (1° g iorno di Quaresi-ma: il segno delle Ceneri)

    Sabato 8 Meditazioni bibliche in itinere d'inizio Quaresima in preparazione alla S. Pasqua, guidate dal nostro assistente Don Marco Natali. (“Camminare Insieme”, vedi a pag. 2)

    Sabato 15 L'associazione 100% Scout – Onlus segnala l'incontro conclusivo del percorso tematico “Educare alla felicità”. Fausta Martini può dare indi-cazioni per la partecipazione di chi è interessato.

    Mercoledì 19, ore 21,15 In sede, riunione di Comunità:- tema “La libertà di pensiero non è omofobia”. Il materiale per la preparazione è sul notiziario di febbraio.

    Venerdì 21 - Giornata Internazionale contro il razzismo. (Vedi a pag. 3)

    Sabato 22, ore 17,30 - Serata Cinema. Vedremo insieme il film “The Blind Side”, vincitore del Golden Globe 2010, per l' interpretazione da Sandra Bullock. Una storia vera che suscita speranza ed ottimismo. Dopo la proiezione seguirà un mo-mento per comunicare le nostre impressioni ed emozioni. (Vedi a pag. 18). Mangeremo e berremo, poi, qualcosa insieme per concludere la serata – E' richiesto un contributo di 10 euro. Per prenotare, solo per la “cenetta”, telefonare a Fausta Martini entro mercoledì 19 marzo, Tel. 0574 984101 cell. 339 6138738.

    Lunedì 31, ore 18,00 Riunione di Consiglio per il Calendario di Aprile.

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    Camminare insieme 6° appuntamento Sabato 8 marzo 2014

    Meditazioni Bibliche in Itinere con Don Marco Natali, dalla chiesa di S. Antonio da Padova di Vernio,

    al Santuario di S. Antonio Maria Pucci di Poggiole-Vernio. Ritrovo ore 8.15 in Piazza del Mercato nuovo (viale Galiei).

    ♦ Partenza in auto per Mercatale di Vernio. Conviene lasciare le

    auto nel parcheggio dietro la chiesa parrocchiale di Mercatale di Vernio dedicata a S. Antonio da Padova.

    ♦ Arrivati a Vernio in cima alla salita davanti all'Agraria, girare a sx in via di Camaldoli, poi a dx in via del Marroneto. • Ore 9 – 9.15 Lodi nella chiesa Parrocchiale • Dopo, inizio del cammino e meditazioni.

    ♦ Il percorso, dopo un breve tratto sulla SS 325, passato il ponte sul Bisenzio, passa per l'antica via di Poggiole, l'unica che in antico collegava Vernio a Cavarzano.

    ♦ Il fondo è irregolare a tratti a cemento, a tratti erboso. La penden-za è notevole, ma il cammino lento, in atteggiamento meditativo, i tratti brevi per le soste, permetteranno a tutti – anche ai meno al-lenati - di fare questa bella esperienza!

    ♦ Esiste ovviamente anche una bella strada asfaltata che conduce a Poggiole percorribile in auto, ma, sicuramente meno adatta alla meditazione nella natura!

    ♦ La camminata, a parte la salita, è breve; personalmente ho impie-gato 45 minuti per fare tutto il percorso.

    ♦ Pranzo nei locali di accoglienza per i pellegrini del Santuario, che, il parroco di Vernio, Don Giovanni Chiti (cell. 3498132408 - Tel. 0574/ 950034) ci farà trovare riscaldati.

    ♦ La Comunità preparerà un primo caldo e fornirà vino, acqua e caf-fè; per secondo, ognuno porterà qualcosa da condividere.

    E' richiesto un contributo di 10 euro per offerta locali

    e le altre spese. Ore 15 -Conclusione delle meditazioni e S. Messa prefestiva.

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    S. Antonio Maria Pucci

  • Indossare scarpe comode....! pedule con suola “ Vibram” e por-tarsi un bastone (il Bordone dei vecchi pellegrini sulla Francigena) o più modernamente le racchette da Nordic Walking.

    *********** Il Santuario di Sant'Antonio Maria Pucci si trova a Vernio. Costruito

    dagli architetti Preti e Caramico, (1964-1965), dedicato all'amato "Curatino

    di Viareggio", nato in questa frazione nel 1819

    (morto nel 1892 e canonizzato nel 1962), ha

    struttura in cemento armato rivestita in bozze di

    arenaria, con interno spoglio ma suggestivo.

    La precedente chiesa parrocchiale

    (intitolata a san Michele Arcangelo) fu distrutta

    dalle truppe tedesche perché forniva un riferi-

    mento per il bombardamento dell'imbocco della

    sottostante galleria dell'Appennino sulla ferrovia

    Bologna-Firenze.

    A cura di Egisto

    Indetta dalle Nazioni Unite in ricordo del mas-sacro di Sharpeville del 1960, è la giornata più san-guinosa dell'apartheid in Sudafrica. Quel giorno 69 manifestanti neri vennero uccisi da 300 poliziotti bianchi che protestavano contro l'introduzione del-l'Urban Areas Act, provvedimento che imponeva ai cittadini sudafricani neri di esibire uno speciale per-messo se fermati nelle aree riservate ai bianchi. Il comportamento della polizia, che sparò sui manifestanti, venne denunciato da una speciale

    commissione d'inchiesta, come eccessivo impiego della forza contro una folla disarmata, mentre l'operato del governo sudafricano venne ufficialmente condannato dalle Nazioni Unite.

    Breve storia del Razzismo

    ♦ I pregiudizi razziali in senso stretto, come coscienza della superiorità "biologica" della propria "razza", si sono sviluppati nell'epoca moder-na, alla fine del XVIII sec., per giustificare una politica nazionalistica e colonialistica.

    ♦ - I "barbari" erano considerati tali, dai greci e dai romani, per motivi culturali non biologici (anzi, sul piano biologico, molti li considerava-no superiori, perché più robusti fisicamente dei latini).

    ♦ Nel Medioevo i cattolici europei si consideravano superiori a tutte le altre popolazioni del mondo non solo per motivi culturali ma anche e soprattutto per motivi religiosi: di qui il disprezzo e le persecuzioni di ebrei, musulmani, eretici, pagani.

    ♦ Nel XVIII sec. si formò una vera e propria ideologia razzista. Essa par-tiva dalla differenza dei tratti somatici e del colore della pelle per affermare una differenza di carattere biologico ereditario e quindi una inferiorità intellettuale e morale, oltre che genetica.

    ♦ Nel XIX sec. si passa a interpretare la storia come una competizione tra razze forti e razze deboli. La decadenza delle grandi civiltà viene spiegata con l'incrocio delle razze che impoverirebbe la purezza del sangue.

    • Queste tesi furono adottate dal nazismo, che mirò all'eliminazione fisica delle cd. "razze inferiori", ivi incluse alcune categorie sociali (ebrei, slavi, zingari, zigani, pazzi, handicappati, omosessuali...). Il nazismo si era appropriato di queste tesi perché gli tornavano utili per sconvolgere l'assetto del mondo, de-terminato a ovest dal potere di G.B. e Fran-cia; a est dal potere dell'URSS; oltre ocea-no dal potere degli USA. La Germania, convinta di avere grandi potenzialità ine-spresse, si sentiva tagliata fuori dalla possi-bilità di dominare una parte del mondo (essa ad es. non aveva potuto partecipare alla spartizione delle colonie).

    • Per quanto riguarda il fascismo italiano, Mussolini non solo non ha mai creduto al concetto biologico di "razza" (né lo riteneva utile per affermare il proprio nazionalismo), ma era anche convinto che pro-prio dalla fusione delle razze potevano nascere individui migliori. Questo tuttavia non gli impedì di considerare gli slavi e i neri come dei popoli sottosviluppati da sottomettere, né di perseguitare gli e-brei, dopo l'alleanza con la Germania.

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    Razzismo Il 21 marzo si celebra in tutto il mondo

    la Giornata Mondiale contro il razzismo

  • • Tutti gli uomini appartengono alla stessa specie, tutti sono derivati da uno stesso ceppo ancestrale, tutti hanno in comune lo stesso patrimonio genetico.

    • Oggi tuttavia appare chiaro che il pregiudizio razziale è determi-nato da fattori di carattere socio-economico Le prime teorie razzi-ste, basate sulla superiorità biologica e culturale di una razza sul-l'altra, comparsero e si svilupparono col sorgere dei grandi imperi coloniali; cioè quando spagnoli e portoghesi iniziarono il traffico degli schiavi africani da utilizzare nelle minie-re e nelle piantagioni americane di cotone.

    • La teoria dell'inferiorità razziale era stata cre-ata per giustificare lo sfruttamento dei neri da parte dei bianchi.

    • Il razzismo contemporaneo nacque in Euro-pa nella seconda metà del sec. XIX. Il suo fondatore fu il conte de Gobineau, che scris-se un libro sull'ineguaglianza delle razze uma-ne. Tutte le sue idee vennero accettate dal nazismo. Hitler, nel libro Mein Kampf, affermò che l'incrocio delle razze determina il deca-dimento fisico e spirituale della razza superio-re.

    • Ora invece si ammette che non esistono particolari attitudini e-sclusive di una determinata razza, che la rendono superiore a un'altra. Le maggiori capacità di un gruppo sono da attribuire a circostanze storiche, geografiche, sociologiche, non certamente a congenite differenze intellettuali e morali. Il concetto di razza andrebbe quindi sostituito con quello di gruppo culturale.

    • Il razzismo è una sorta di autodifesa rozza e primitiva contro la perdita di identità e di valori, ma anche contro l'insicurezza socia-le, il peggioramento dei propri standard vitali, che sono causati dallo strapotere dei monopoli e che nelle società capitalistiche determinano gli stessi disvalori che si vivono nella dimensione so-vrastrutturale.

    • Col razzismo si addebitano ai più deboli, ai diversi, ai marginali, che subiscono le medesime contraddizioni delle masse in gene-rale, le cause del malessere collettivo.

    • Il razzismo non emerge nelle classi molto agiate, poiché esse so-no già razziste per definizione e non hanno bisogno di avvalerse-ne per arrivare in cima alla scala del successo personale.

    • Il razzismo emerge sempre in quelle classi sociali che non voglio-no perdere un livello medio di benessere, oppure in quelle classi che pensano di emanciparsi socialmente aggregandosi a quei partiti e movimenti che predicano dichiaratamente il razzismo.

    a cura di Egisto

    SE LA CHIESA RISPONDE Era stato mons. Lorenzo Baldisseri, di fresco nominato se-gretario del Sinodo dei vescovi, a rompere gli indugi e gli auti-smi curiali e a dire urbi et orbi che tutti potevano liberamente mandare testi di riflessioni e suggerimenti al Sinodo straordina-rio sulla famiglia, anche senza passare attraverso il canale ca-nonico dei vescovi. Ora quel monsignore è stato fatto cardinale, segno che non ha preso una cantonata, che il papa è d’accordo con lui e che a dare la parola alla Chiesa non si è redarguiti ma si è promossi. Del resto c’è una coerenza: che senso avrebbe l’insistenza di papa Francesco sul-le periferie, se il rapporto della Chiesa con le periferie fosse un rapporto discendente, paternalistico, di una Chiesa che scende dalle pedane e dai pulpiti per andare a i-spezionare le periferie, e non invece un rapporto per cui la Chiesa riconosce tutta se stessa come periferia, e ascolta, e perciò dà la parola, alle periferie? Il riconoscimento delle Comunità di base Negli stessi giorni in cui le periferie erano chiamate a dire la loro sulla pastorale (ma anche sulla teologia) delle famiglie, il papa mandava un messaggio alle Comunità di base del Brasile riunite per il loro XIII incontro interecclesiale nello Stato del Ce-arà, richiamando la legittimazione data a tali Comunità dall’assemblea episcopale di Aparecida e riproponendo loro il dovere della evangelizzazione; e siccome questo è il “dovere di tutta la Chiesa e di tutto il popolo di Dio”, per il papa ciò equi-valeva a dire che le Comunità di base, a differenza di ciò che si è ritenuto altrove, sono parte integrante e legittima della Chie-sa. Dunque questa è una Chiesa in movimento, cui la riforma in corso del papato sta dando nuova vita; farà pure degli errori, ma questo è il prezzo di ogni riforma, tanto che il papa ha detto ai giovani in Brasile di fare confusione, chiasso, “casino”, e nella “Evangelii Gaudium” ha scritto di preferire “una Chiesa acciden-tata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per le chiusure e le comodità di aggrap-parsi alle proprie sicurezze”.

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    Così incoraggiate, molte Comunità di base, associazioni ec-clesiale, scuole di ricerca, aggregazioni spontanee hanno preso carta e penna e hanno scritto a Roma per rispondere a tutte o ad alcune delle 38 domande di cui consisteva il questionario messo in rete dalla segreteria del Sinodo. Molte risposte sono state severe, perché hanno criticato le domande stesse, che spesso della domanda avevano solo la veste retorica, ed in realtà erano tradizionalissimi enunciati sul matri-monio e la famiglia. Altre risposte sono state costruttive; ma in ogni caso della natura e della quantità dei documenti venuti diret-tamente dalla base si potrà sapere solo in seguito, quando qual-cuno ne farà la ricognizione. Molto cammino ancora da fare Quello che invece si può rilevare fin da ora è che la Chiesa italiana, nelle sue strutture diocesane, ha accusato una difficoltà nel dare riscontro all’iniziativa del Sinodo. Non sembra che essa si sia messa in movimento, che abbia sollecitato interventi, veicolato proposte, si sia fatta eco di sofferenze e preghiere dei fedeli; si sconta ora il fatto che da cinquant’anni ormai, uscita in stato con-fusionale dal Concilio, la Chiesa italiana abbia imposto il silenzio ai fedeli e si sia fatta silenzio essa stessa, fino ai livelli di vertice della conferenza episcopale, priva com’è stata di ogni altra parola che non fosse quella del suo presidente. Così la Chiesa italiana è giunta a questo appuntamento in stato di torpore, non si è fatta scuotere dalla novità di un organi-smo sinodale che prima di impartire direttive e insegnamenti chie-deva informazioni, pareri e proposte; essa non sembra essere u-scita, almeno questa volta, dalle “abitudini - come dice il papa - in cui ci sentiamo tranquilli”. Ma è solo la Chiesa italiana? Vedremo. Quello che intanto già si può dire è che la difficoltà a rispon-dere alla sollecitazione romana di u-na consultazione estesa a tutto il po-polo di Dio, rivela un problema che non è solo di qualche compar-to ecclesiale, ma è di tutta la Chiesa. Essa non è pronta a questo passo. Non è pronta a pensarsi veramente come popolo di Dio, né del resto le era necessario fin-ché il Concilio, che ne aveva posto le premesse teologiche, era ri-masto inattuato nelle sue conseguenze istituzionali e pastorali.

    Di fatto era rimasta vigente nella Chiesa romana la teologia del laicato, inteso come un esercito di riserva della gerarchia, an-che se ormai in disarmo e pressoché inutilizzabile, come avevano dimostrato i velleitari tentativi politici alla “Todi 1” e “Todi 2”; era rimasta l’idea che l’unico vero apostolato fosse quello dei vescovi, a cui laici selezionati erano cooptati a collaborare; era rimasta l’idea dei “duo genera christianorum”, giustapposti così che il ministero dei fedeli e quello dei chierici “differiscano essenzialmente e non solo di grado”; era rimasta l’idea che l’unica successione dall’evento fondatore della Chiesa fosse la successione apostolica e non anche la successione nella fede dell’universalità dei discepoli e del mondo più prossimo a Gesù; né erano state tratte tutte le conseguenze dall’aver identificato la Chiesa con la nuova figura o immagine di “popolo di Dio”, che è una figura antropologica ulte-riore e dirompente rispetto alla figura biblica di popolo di Dio riservata al popolo d’Israele. E la prima conseguenza di questo muta-mento di paradigma rispetto alle immagini bibli-che più tradizionali come quelle di gregge, di ovi-le, di tempio, di edificio di Dio, è quella per cui essere un popolo significa avere la parola, e go-dere dei diritti innati – ossia di origine divina - alla libertà e all’eguaglianza nel pluralismo di una comunità universale. Che significa essere “popolo di Dio” Non può essere infatti senza conseguenze che, nell’intento di rappresentare la fede e la Chiesa nel linguaggio e nelle forme del pensiero moderno “nel modo che la nostra età esige”, secondo quello che era il compito del Concilio, esso abbia privilegiato l’immagine del popolo di Dio rispetto a quella, finora dominante, del gregge. E’ chiaro che nel linguaggio dell’allegoria, che è uno dei sensi dell’interpretazione delle Scritture, le caratteristiche a cui allude l’immagine del popolo sono ben diverse da quelle cui allude l’immagine del gregge (che ha fiuto, ma non ha la parola, non ha l’autodeterminazione, non ha la libertà). Ed è molto interessante che nella Costituzione dogmatica del Concilio, il passaggio dall’idea del gregge all’idea del popolo è colle-gata al passaggio da una certa struttura di Chiesa, fondata sull’autorità di un solo capo, a un’altra struttura di Chiesa fonda-ta sull’autorità del collegio apostolico (s’intende, con il suo capo); dice infatti la Lumen Gentium, al n. 22: “Questo collegio (degli apo-

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  • stoli), in quanto composto da molti, esprime la varietà e l'u-niversalità del popolo di Dio; in quanto poi è raccolto sotto un solo capo, significa l'unità del gregge di Cristo”; dunque la diversità e universalità nel popolo e nella Chiesa sono le-gate alla sinodalità e collegialità, l’unità e uniformità del gregge sono legate al ruolo preminente di Pietro: e le due co-se devono stare insieme. Sta qui allora il valore dell’operazione avviata con il questionario diffuso per il Sinodo. La Chiesa collegiale, col suo capo, domanda, il popolo, nella sua varietà e universali-tà, risponde. E non è affatto detto che allargandosi l’interlocuzione non ci siano da aspettarsi delle sorprese. Ci sono delle risposte che hanno cambiato il mondo. A comin-ciare dalle risposte che si trovano nei vangeli. E’ quando Ge-sù chiede: “chi dice la gente che io sia?” che viene la profes-sione di fede di Pietro: “Tu sei il Cristo”. E’ quando Gesù chiede ai discepoli di Emmaus che cosa era successo a Ge-rusalemme, che viene svelato il senso del-le Scritture che avevano parlato del Mes-sia. È quando Gesù chiede a Marta se crede nella resurrezione, che Marta ri-sponde: “Si, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo”. È quando Gesù chiede a Tommaso di mettere la mano nelle sue piaghe, che Tommaso risponde: “Mio Signore e mio Dio”; è quando i farisei chiedono al cieco nato di proclamare che Gesù era un peccatore, perché guariva di sabato, che il cie-co risponde con una delle più belle professioni di fede che ci sono nei vangeli: “se sia un peccatore non lo so, quello che so è che prima non ci vedevo ed ora ci vedo”. Ed è quando la donna torna in città per raccontare l’incontro con Gesù al pozzo di Giacobbe, che i samaritani andati a loro volta da lui le rispondono: “non è più per la tua parola che noi cre-diamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”.

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    Dunque c’è un ministero della risposta, del rispondere, nella Chiesa, che non è dei letterati, dei sapienti, dei chierici, dei consacrati, ma è dei discepoli, dei semplici testimoni, della gente comune. Nei vangeli, prima che nella predicazione degli apostoli, lo svelamento di Gesù come Signore, come Messia, come figlio di Dio, sta nelle risposte dei discepoli, delle donne, dei mendican-ti, degli stranieri. Ma questo ministero della risposta non si può esercitare se non c’è chi interroghi. Se nessuno chiede niente, non c’è nessuno che risponda. E la Chiesa allora resta muta, è la Chiesa del silenzio. Per molto tempo nella Chiesa, e per lo meno fino al Concilio, ai discepoli, ai fedeli, nessuno ha chiesto niente; è stata chiesta obbedienza, è stato chiesto di ascoltare, è stato chiesto di partecipare ai sacramenti, alle novene, ai catechismi e di dare l’8 per mille. Ma nessuno finora aveva chiesto che cosa pensano di Dio, del Cristo, dell’uomo, della Chiesa, dell’amore, del matrimonio, nessuno a-veva chiesto come pensassero di poter rispondere oggi della speranza che è in loro. Perciò è una così grande novità che ora queste domande siano state poste. E se la Chiesa non è ancora pronta, l’importante è cominciare; l’importante è far crescere questo ministero del chiedere e del rispondere, perché maturi un nuo-vo modo di essere Chiesa, e anche un nuovo modo di essere mondo, perché finché si domanda e si risponde c’è dialogo, c’è comunicazione, c’è insegnamento e c’è apprendimento, ci può essere comunione, non c’è il fragore della guerra e il silenzio dei cimiteri. Raniero La Valle (a cura di Egisto)

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    (stralci da) GAUDIUM ET SPES Costituzione Pastorale del Concilio Ecumenico

    Vaticano II sulla Chiesa nel

    Mondo contemporaneo 13. Il peccato ….. Pur avendo conosciuto Dio, gli uomini non gli hanno reso l’onore dovuto a Dio…ma si è ottenebrato il loro pazzo cuore… e preferirono servire la creatura piuttosto che il Cre-atore (Rm 1,21.25) …così l’uomo si trova in se stesso diviso. Per questo tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre. Anzi l’uomo si trova incapace di superare efficacemente da sé medesimo gli assalti del male, così che ognuno si sente come incatenato. Ma il Signore stesso è venuto a liberare l’uomo e a dargli forza, rinnovandolo nell’intimo e scacciando fuori “il principe di questo mondo” (Giov.12,31) che lo teneva schiavo di questo mondo. Il peccato è, del resto, una dimi-nuzione per l’uomo stesso, impedendogli di conseguire la propria pienez-za.

    14. I costitutivi dell’uomo. 15. Dignità dell’intelligenza : la verità e la sapienza Unità di anima e di corpo, l’uomo sintetizza in sé, per la stessa sua condi-zione corporale, gli elementi del mondo materiale, così che questi attra-verso di lui toccano il loro vertice e prendono voce per lodare in libertà il Creatore (Dan 3,57-90) (…Lodate il Signore, perché egli è buono, perché il suo amore è per sempre… . Dan 3,89) Allora non è lecito disprezzare la vita corporale dell’’uomo, anzi questi è tenuto a considerare buono e de-gno di onore il proprio corpo, appunto perché creato da Dio e destinato alla risurrezione nell’ultimo giorno... . La natura intellettuale della perso-na umana raggiunge la perfezione, come è suo dovere, mediante la sa-pienza la quale attrae con soavità la mente a cercare e ad amare il vero bene, e, quando l’uomo ne è ripieno, lo conduce attraverso il visibile all’invisibile.

    16. Dignità della coscienza morale 17. Eccellenza della libertà Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce, che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre, chiaramente dice alle orecchie del cuore : fa questo, fuggi quest’altro. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro il suo cuore; obbedire a questa legge è la dignità stessa dell'uomo, e secondo essa egli sarà giudicato. (Rm 2,14-16) …. l’uomo può volgersi al bene solo nella libertà. La vera libertà è

    re l’uomo “in mano al suo consiglio”, così che esso cerchi spontanea-mente il suo Creatore, e giunga liberamente, con l’adesione a Lui, alla piena e beata perfezione….mediante l’aiuto della grazia di Dio………

    18. Il mistero della morte... . La Chiesa, istruita dalla rivelazione divina, afferma che l’uomo è stato creato da Dio per un fine di felicità oltre i confini della miseria terrena. Questa vittoria l’ha conquistata il Cristo risorgendo alla vita, dopo aver liberato l’uomo dalla morte mediante la sua morte 1Cor 15,56-57

    19. Forme e cause dell’ateismo 20. L’ateismo sistematico … Senza dubbio coloro che volontariamente cercano di tenere lontano Dio dal proprio cuore e di evitare i problemi religiosi, non seguendo l’imperativo morale della loro coscienza, non sono esenti da colpa; tuttavia in questo campo anche i credenti spesso hanno una certa responsabilità. Infatti, l’ateismo, considerato nella sua interezza, non è qualcosa di originario, bensì deriva da cause diverse,e tra questa va annoverata an-che una reazione critica contro le religioni, e in alcune regioni, proprio anzitutto contro la re-ligione cristiana. Per questo nella genesi dell’ateismo pos-sono contribuire non poco i credenti, in quanto per aver trascurato di educare la pro-pria fede, o per una rappre-sentazione fallace della dottrina, od anche per i difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione. L’ateismo mo-derno si presenta spesso anche in forma sistematica, secondo cui, oltre altre cause, l’aspirazione all’autonomia dell’uomo viene spinta così a-vanti da fare difficoltà nei riguardi di qualunque dipendenza da Dio. Quelli che professano tale ateismo, pretendono che la libertà consista nel fatto che l’uomo sia fine a se stesso, unico artefice e demiurgo della propria storia..

    21.Atteggiamenti della Chiesa di fronte all’ateismo La Chiesa ha il compito di rendere presente e quasi visibile Dio Padre e il Figlio suo incarnato, rinnovando se stessa e purificandosi senza posa sotto la guida dello Spirito Santo. Ciò si otterrà anzitutto con la testimo-nianza di una fede viva e matura, vale a dire opportunamente educata alla capacità di guardare in faccia con lucidità alle difficoltà per superar-le. Di una fede simile han dato e danno testimonianza sublime moltissi-mi martiri.

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  • Questa fede deve manifestare la sua fecondità, col penetrare l’intera vita dei credenti, anche quella profana, con muoverli alla giustizia e all’amore specialmente verso i bisognosi. A rilevare la presenza di Dio contribuisce, infine, moltissimo la carità fraterna dei fedeli che unanimi nello spirito lavorano insieme per la fede del Vangelo e si mostrano quale segno di unità. La Chiesa …. riconosce sinceramente che tutti gli uomini, credenti e non credenti, debbano contribuire alla retta edificazione di questo mondo, entro il quale si trovano a vivere insieme….. Il suo messaggio (della Chiesa in Cristo) non toglie alcunché all’uomo, infonde invece luce, vita e liber-tà per il suo progresso, e all’infuori di esso, niente può soddisfare il cuore dell’uomo “ Ci hai fatto per te” o Signore “ e il nostro cuore è senza pace finché non riposa in te”.( Rom 5,14)

    22. Cristo, l’Uomo nuovo In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro (Rom 5.14) e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Ada-mo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo Amore svela anche pienamente l’uomo all’uomo gli fa nota la sua al-tissima vocazione ... . Il cristiano certamente è assillato dalla necessità e dal dovere di combattere contro il male attraverso molte tribolazio-ni, e di subire la morte; … .. Per Cristo e in Cristo riceve luce quell’enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo Vangelo ci opprime. Con la sua morte egli ha distrutto la morte, con la sua ri-surrezione a noi ha fatto dono della vita, perché anche noi diventan-do figli con il Figlio possiamo pregare esclamando nello Spirito : Ab-bà Padre”;

    La comunità degli Uomini 23. Che cosa intende il Concilio 24. L’indole comunitaria dell’umana vocazione nel piano di Dio 25. Interdipendenza della persona della umana società La rivelazione cristiana dà grande aiuto alla promozione di questa comunione tra persone e nello stesso tempo ci guida a un approfondi-mento delle leggi che regolano la vita sociale, scritte dal Creatore nel-la natura spirituale e morale dell’uomo… ..l’amore di Dio e del pros-simo è il primo e più grande comandamento …. la pienezza perciò della legge è l’amore (Rom 13,9-10 Giov. 4,20).dall’indole sociale dell’uomo appare evidente come il perfezionamento della persona umana e lo sviluppo della stessa società siano tra loro interdipenden-ti. Infatti principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali è e de-ve essere la persona umana, come quella che di sua natura ha som-mamente bisogno di socialità.

    26. Per promuovere il bene comune…….ogni gruppo deve tener conto dei bisogni e delle legittime aspirazioni degli altri gruppi, anzi del bene comune dell’intera famiglia umana. …….L’ordine sociale e il suo progresso debbono sempre lasciar prevalere il bene delle persone, giacché nell’ordinare le cose ci si deve adeguare all’ordine delle persone e non il contrario, secondo quanto suggerisce il Signore stesso quando dice che il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato.

    27. Rispetto della persona umana Scendendo a conseguenze pratiche di maggior urgenza, il concilio inculca il rispetto verso l’uomo, così che i singoli debbano considerare il prossimo, nes-suno eccettuato, come un altro “se stesso”, tenendo conto della sua vita e dei mezzi necessari per viverla degnamente, (Giacomo 2,15-16) per non imitare quel ricco che non ebbe cura del povero Lazzaro. Soprattutto oggi urge l’obbligo che diventiamo generosamente prossimi di ogni uomo, e rendiamo servizio coi fatti a colui che ci passa accanto, vecchio, da tutti abbandonato o lavoratore straniero ingiustamente disprezzato, o emigrante, o fanciullo nato da un’unione illegittima, che patisce immeritatamente per un peccato da lui non commesso, o affamato che richiama la nostra coscienza, rievocando la voce del Signore: “quanto avete fatto a uno di questi minimi miei fratelli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40)

    28. Il rispetto e l’amore per gli avversari Il rispetto e l’amore deve estendersi pure a coloro che pensano o operano diversamente da noi nelle cose sociali, politiche e persino religiose, poiché con quanta maggiore umanità e amore penetrere-mo nei loro modi di sentire, tanto più facilmente potremo con loro iniziare un colloquio… occorre distinguere da errore, sem-pre da rifiutarsi ed errante, che conserva sempre la dignità di persona anche quando è macchiato da false o meno accurate nozioni religiose. Solo Dio è giudice e scrutatore dei cuori; perciò ci vieta di giudicare la colpevolezza inte-riore di chiunque.” (Luca 6, 37-38)

    29. La fondamentale uguaglianza di tutti gli uomini e la giustizia sociale …. Ogni genere di discriminazione nei diritti fondamentali della persona, sia in campo sociale che culturale, in ragione del sesso,della stirpe, del colore, della condizione sociale, della lingua o religione, deve essere superato ed eli-minato, come contrario al disegno di Dio… .Le umane istituzioni, sia private che pubbliche, si sforzino di mettersi al servizio della dignità e del fine dell’uomo,nello stesso tempo combattendo strenuamente contro ogni forma di servitù sociale e politica, e difendendo i fondamentali diritti degli uomini sotto qualsiasi regime politico… .

    30.Occorre superare l’etica individualistica La profonda e rapida trasformazione delle cose esige, con più urgenza, che non vi sia alcuno che, non prestando attenzione al corso delle cose e intorpidi-to dall’inerzia, indulga a un’etica puramente individualistica.

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  • Vi sono quelli che, pur professando opinioni larghe e generose, tuttavia in pratica sempre vivono come se non avessero alcuna cura delle neces-sità della società .… non pochi non si vergognano di evadere con vari sotterfugi e frodi, alle giuste imposte o agli altri obblighi sociali… .

    31. Responsabilità e partecipazione Affinché i singoli uomini assolvano con maggior cura il proprio dovere di coscienza verso se stessi e verso i vari gruppi di cui sono membri, de-vono essere diligentemente educati ad un più ampio livello culturale dell’animo, utilizzando gli enormi mezzi che oggi sono a disposizione del genere umano. Innanzitutto l’educazione dei giovani.. deve essere impostata in modo da suscitare uomini e donne, non tanto raffinati intel-lettualmente, ma di forte personalità, come è richiesto fortemente dal nostro tempo… .. Legittimamente si può pensare che il futuro dell’umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza. (a cura di Fausta)

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    Scambio di messaggi e-mail tra il magister e Fausta Il 04/02/2014, [email protected], ha scritto: Cara Fausta, complimenti per la stima che hai saputo conqui-starti da parte di S. E. Mons. Vescovo Agostinelli … e buon lavoro! La tua nomina come socio MASCI è anche un atte-stato di fiducia al Movimento Scout: per il tuo la-voro la Comunità mostra una attenzione ed un coinvolgimento alle problematiche pastorali della Diocesi, doveroso, ma che prima non c'era mai stato! Ciao Egisto Il 04/02/2014 21:01, [email protected], ha scritto: Al magister, per conoscenza "Ciascuno di noi ha fatto l'esperienza di vivere dei momenti in cui ha saputo capire senza aver capito" (E. Balducci) Grazie. Fausta

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  • La Scuola Diocesana di Teologia La Scuola Diocesana di Teologia La Scuola Diocesana di Teologia La Scuola Diocesana di Teologia organizza

    il seguente corso:

    "Il mistero pasquale nei padri latini""Il mistero pasquale nei padri latini""Il mistero pasquale nei padri latini""Il mistero pasquale nei padri latini"

    Il corso presenta temi inerenti al mistero pasquale,

    con la lettura diretta e il commento di alcuni testi patristici (Agostino, Massimo di Torino, Leone Magno,

    Gregorio Magno)

    Sede e orario: Parrocchia S. Maria del Soccorso,

    il lunedì alle ore 21,15 Lezioni: 10, 17, 24, 31 marzo 2014 insegnante: don Marco Pratesi -

    Costo: gratuito.

    22 marzo, ore 17,30

    SERATA CINEMA

    The Blind Side

    E’ un film del 2009 scritto e diretto da John Lee Hancock. Il blind side è la "zona cieca" dello spazio visi-vo, quella parte dell'orizzonte che sfugge an-

    che alla coda dell'occhio e che rappresenta il nostro lato indi-feso. Il film si basa sul libro The Blind Side - Evolution of a Game, scritto da Michael Lewis, che racconta la vita di Michael Oher, dalla sua problematica adolescenza fino a quando diviene un giocatore di football americano professionista dei Baltimore Ravens. Michael è un giovane senza tetto afro-americano che viene ac-colto in casa dai Touhys, una benestante famiglia bianca. La pre-senza di Oher nella casa dei Touhys li aiuta a scoprire se stessi. Vi-vendo in un nuovo ambiente, al giovane si presentano nuove sfi-de da superare. Giocatore di football e studente, Oher lavora sodo e con l'aiuto del suo allenatore e della sua famiglia adotti-va, diventa il tackle sinistro dell'attacco dell'All-American. Per la interpretazione nel ruolo di Leigh Anne Tuohy, madre adot-tiva di Oher, Sandra Bullock ha vinto un Golden Gllobe come mi- glior attrice drammatica. Inoltre il film ha ottenuto due candida-ture agli Oscar 2010, come miglior film e miglior attrice protagoni-sta.

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