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n. 5 - MAGGIO 2015 POSTE ITALIANE SPA Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, CN/AN Anno Santo di misericordia Cappuccini alle dipendenze del Ministro generale d a l C e n t r o G i o v a n n i P a o l o l l i n s e r t o g i o v a n i

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n. 5 - MAGGIO 2015POSTE ITALIANE spa

Spedizione in abbonamento postaleD.L. 353/2003

(conv. in L. 27/02/2004 n. 46)art. 1, comma 1, CN/AN

Anno Santo di misericordia

Cappuccini alle dipendenze del Ministro generale

dal Centro Giovanni Paolo

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ORARI

Basilica della Santa Casaore 6.15-19.30 (aprile-settembre)ore 6.15-19.00 (ottobre-marzo)La Santa Casa rimane chiusa tutti i giorni dalle 12.30 alle 14.30.

Sante MesseSabato e giorni ferialiore 7, 8.30, 10 ,11 (7.30 in S. Casa)ore 17 e 18.30 (aprile-settembre)ore 16.30 e 18 (ottobre-marzo)Rosario: ore 18 (17.30 ottobre-marzo)Domenica e giorni festiviore 7, 8.30, 10, 11, 12ore 17, 18, 19 (aprile-settembre)ore 16, 17, 18 (ottobre-marzo)

ConfessioniGiorni ferialiore 7.00-11.30ore 16.00-18.30 (aprile-settembre)ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)Giorni festiviore 7.00-12.00ore 16.00-19.30 (aprile-settembre)ore 15.30-18.30 (ottobre-marzo)

Adorazione eucaristica quotidianaLunedì - Venerdì: 9.30-18; Sabato: 9.30-12

Sagrestia BasilicaDalle ore 7 alle 12; dalle ore 16 alle 19.Prenotazioni Sante Messe, stesso orario.

Celebrazione BattesimoPrima domenica di ogni mese:ore 17 (Basilica Santa Casa).

Celebrazione CresimaPrimo sabato di ogni mese:ore 18 (ore 18.30 aprile-settembre)Presentarsi un’ora prima per la regi-strazione dei documenti.

Celebrazione MatrimonioInformazioni presso il Parroco della Santa Casa: ore 10-12.

Congregazione Santa Casa-Negozio(a sinistra della facciata della basilica).Ufficio accoglienza pellegrini e informa-zioni, prenotazione guide turistiche, con negozio ricordi e stampe del santuario, abbonamento alla rivista e iscrizioni alle Messe Perpetue. Ore 8.30-12.30; 14.30-18.30 (15-19 giu gno-settembre).

Ufficio Postale LoretoOrario: 8-13.30; sabato 8-12.30.

INDICAZIONI UTILI

[email protected]@delegazioneloreto.it

TELEFONI

Sagrestia Basilicatel. e fax 071.9747.155

Parroco della Santa Casatel. 071.977130

Congregazione Santa Casatel. 071.970104 - fax 071.9747.176

Segreteria arcivescoviletel. 071.9747.173 - fax 071.9747.174

Curia Prelatura Santa Casatel. 071.9747.242

Rettore Basilicatel. e fax 071.9747.155

Archivio-BibliotecaSanta Casatel. 071.9747.160

Libreria Santa Casatel. 071.9747.178

Casa accoglienzamalati e pellegrinitel. 071.9747.213

Albergo Madonna di Loretotel. 071.970298 - fax 071.9747.218

Museo-Antico Tesorotel. 071.9747.198.Lunedì chiuso.Da martedì a venerdì: ore 10-13; 15-18.Sabato e domenica: ore 10-13; 15-19.

Guide turistichetel. 071.970104

QUOTA ASSOCIATIVA A“IL MESSAGGIO della SANTA CASA”

Ordinario ……………………… Euro 20,00 Sostenitore ………………… Euro 35,00 Benemerito ………………… Euro 40,00 Estero …………………………… Euro 25,00

SITO INTERNET

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Servizio Autobus LORETO PER ANCONAFeriale: 5.40 - 6.35 - 7.05 - 7.45 - 8.30 - 9.30 - 10.45 - 12.00 13.00 - 13.45 - 15.00 - 16.00 - 17.05 - 18.15 - 20.25Festivo: 6.55 - 9.20 - 11.40 - 14.00 - 16.40 - 19.15

Servizio Autobus Loreto stazione per LoretoFeriale: 6.45 - 7.00 - 7.55 - 8.25 - 8.55 - 11.00 - 11.55 - 14.15 15.15 - 16.10 - 17.20 - 18.15Festivo: 7.55 - 10.55 - 11.45 - 14.15 - 16.20 - 17.05 - 18.15

Servizio Autobus Loreto per Loreto stazioneFeriale: 6.30 - 6.50 - 7.15 - 8.10 - 8.30 - 10.30 - 11.10 - 13.50 14.30 - 15.35 - 16.28 - 17.55Festivo: 7.35 - 10.35 - 11.10 - 13.50 - 15.35 - 16.30 - 17.55

COME RAGGIUNGERCI…

LoretoLoreto

AutostradeBologna-Ancona-Bari e Ro ma-Pescara-An co na: uscita Loreto.

Linee ferroviarieMilano-Bologna-An-cona-Lec ce con disce sa

alle stazioni di Lo re to e Ancona, e Roma-Fal co-nara-Anco na, con ser-vizio di au tocorriere da

Anco na *.Aeroporto “R. San-

zio” di Ancona-Fal co-na ra, 30 km da Lo re to.

Mensile del santuario di Lo reto

Delegazione Ponti fi ciaCongregazione Uni ver sa le del la Santa CasaP.zza della Madonna, 1 - 60025 Loreto (AN)

Registrazione Tribunale di Anconan. 7 del 12/08/1948

Iscritto nel ROC con il numero 2120

Diret tore responsabile ed editorialePadre Giu seppe San ta relli

Consiglio di redazioneDon Andrea Principini

Don Paolo VolpeDott. Vito Punzi

Suor Barbara Anselmi

SegreteriaFra Samuele Casali

Revisione dei testiRoberto Stefanelli

Imprimi potest+ Mons. Giovanni Tonucci,

Delegato PontificioLoreto, 20 aprile 2015

Questo periodico è associato all’USPI(Unione Stampa Periodica Italiana)

La collaborazione alla rivista è gratuita

StampaIndustria Grafica Bieffe S.p.A., Recanati (MC)

Tel. 071.7578017 - Fax [email protected] - www.graficabieffe.it

“Il Messaggio” esce anche in inglese:

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA

THE SHRINE OF THE HOLY HOUSE

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Anno 135°n. 5 - MAGGIO 2015

“Loreto, dopo Nazaret, è il luogo ideale per pregare meditando il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio.”

Benedetto XVI

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In copertina:Il Ministro generale dei frati Cappuccini, P. Mauro JÖri il 25 marzo 2015, legge il Decreto che sancisce il passaggio della fraternità dei religiosi di Loreto sotto la sua diretta dipendenza. Foto Stefanelli.

SOMMARIO

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Maggio 2015 163

164EDITORIALELa fraternitá dei cappuccini al servizio della Santa Casa è diventata generaliziaP. Giuseppe santarelli

165LA PAROLA DELL’ARCIVESCOVOMaria la donna del Magnificatmons. Giovanni tonucci

166 LETTERE AL “MESSAGGIO”

167SPIRITUALITÀLa giovanile voglia di famigliaDon valentino salvolDi

169 Al sicurosor. Francesca entisciò

170 San Giuseppe e la vita consacrata (2)paDre tarcisio stramare

173 Loreto e la nazionepère marc Flichy

174 Anno santo di misericordiaDon Decio cipolloni

176GUARIGIONI A LORETOLa guarigione di Maria Rosa ViareggiproF. Fiorenzo miGnini

177 SpecialeLe cantine nel palazzo apostolico

179 Inserto giovani

183 SpecialeStoria dell’Azienda agricola della Santa Casa

185IL “MESSAGGIO” INTERVISTAIntervista alla dott.ssa Simona Calcagnini (1)vito punzi

187I VANGELI DELL’INFANZIA NELL’ARTE LAURETANAL’Annunciazione di Oscar Marziali e Enrico Manfrini p. Giuseppe santarelli

189LORETO NEL MONDO La Santa Casa in mano a un angelo in un affre-sco del 1378

191 Passaggio della fraternità dei cappuccini di Loreto alle dirette dipendenze del Ministro generale

194 Un defibrillatore per il Santuario di Loreto

195 Giornata Internazionale della Donna

196 NOTIZIE FLASH

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P. GiusePPe santarelli - Direttore

editoriale

E’ noto che a seguito dell’articolo 27 del Concordato, stipulato l’11 febbraio 1929 tra la Santa Sede e lo Stato Italiano, il Santuario di Loreto, il 28 giugno 1934,

ritornò sotto l’immediata dipendenza del Sommo Pontefice, che lo affidò all’amministrazione di un suo delegato. Nel contempo, Pio XI, con chirografo pontifi-cio del 24 settembre 1934, decretava:

«E’ nostro desiderio che l’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, da noi chiamati per l’officiatura della nostra Basilica e specialmente per il Ministero delle Confessioni, vi stabilisca sotto la direzione di un Padre delegato dal Ministro Generale una Comunità di religiosi al tutto esemplare, come si conviene alla santità della Casa della Beata Vergine Maria ed alla dignità della Santa Sede».

Era Ministro Generale a quel tempo padre Vigilio da Valstagna. Nell’Analecta Ordinis Minorum Capuccinorum (15 dicembre 1934, p. 334), organo ufficiale della Curia generale, si precisava in latino che gli uffici affidati ai cappuccini erano i seguenti: «Custodia, Sagrestia, Coro e Amministrazione del Sacramento della Penitenza», oltre alla Congregazione Universale della Santa Casa, già assunta nel 1883. Vi si precisava anche quanto segue: «La Provincia Picena, la quale da tre secoli si è resa bene-merita nel servizio del Santuario, viene preposta a tutti gli uffici da svolgere; i confessori delle varie lingue però vengono chiamati da altre Province». Infine, vi si stabi-liva che il Ministro Generale, di sua autorità, tramite un proprio delegato, aveva la direzione di tutta l’attività dei

religiosi nel Santuario.Questa configurazione giuridica, salvo brevi e spora-

dici periodi e lievi adattamenti, non ha subito sostanziali modifiche. Con il passar del tempo però il servizio del Santuario è caduto quasi esclusivamente sulla respon-sabilità del Provinciale delle Marche - nel cui territorio esso si trova - il quale ha incontrato notevoli difficoltà nel reperire il personale necessario.

Per questo, il Ministro Generale dei Frati Cappuccini Padre Mauro Jöri, consapevole dell’importanza spiri-tuale del servizio nel «primo santuario di portata inter-nazionale dedicato alla Vergine» (Giovanni Paolo II), con il consenso del suo Consiglio e grazie alla fattiva col-laborazione di Padre Raffaele della Torre, delegato per il Santuario della Santa Casa, tramite apposito Decreto, ha stabilito a Loreto una fraternità generalizia che dipende direttamente dal Ministro generale dell’Ordine, il quale provvede a procurare il personale dalle oltre cento cir-coscrizioni sparse nel mondo. Nel contempo ha firmato con l’Arcivescovo Giovanni Tonucci una Convenzione tra la Delegazione Pontificia e l’Ordine cappuccino.

Il 25 marzo, Annunciazione del Signore, solennità propria della Casa di Nazaret, lo stesso Ministro Generale insieme al suo Consiglio, con solenne e coin-volgente cerimonia presieduta dall’arcivescovo Tonucci, ha dichiarato generalizia la fraternità di Loreto, com-prendente religiosi provenienti da otto province, delle quali quattro estere (vedi il servizio alle pagine seguenti 191-193 di questo numero della rivista).

La fraternitá dei Cappuccini al servizio della Santa Casa è diventata generalizia

Oscar Marziali (1896-1987), Gesù Bambino, davanti alla Madre, consegna le chiavi della Santa Casa - ivi raffigurata - a San Francesco per la sua custodia, affidata ai suoi frati Cappuccini. Particolare di un dipinto custodito nell’appartamento dei Cappuccini di Loreto.

164 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Maggio 2015

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Mons. Giovanni tonucci - Arcivescovo Di Loreto

la parola dell’arcivescovo

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La risposta di Maria al saluto profetico di Elisabetta non si conclude con le

espressioni di lode a Dio per quanto egli ha voluto fare nella sua serva e per quanto, attra-verso di lei, avrebbe compiuto a favore dell’umanità intera, manifestando la sua misericordia di generazione in generazione.

Il canto, in questi versi iniziali, sembra ispirato a composizioni analoghe, che Maria aveva più volte ascoltato negli incontri di preghiera della sinagoga della sua città, soprattutto al cantico di Anna, la donna sterile dive-nuta madre del profeta Samuele. Nei versi seguenti, però, il “Magnificat” assume un tono di-verso, coerente con quanto detto finora, ma con una visione che si allarga al cammino del popolo e al compiersi dei progetti di Dio nella storia umana.

Nelle parole di Maria, il Signore appare come un Dio universale, che non limita il suo intervento alla prote-zione e alla guida del popolo d’Israele, ma che guarda invece la totalità dei popoli della terra, tutti accolti attorno a lui e identificati con l’atteggiamento di amore e venerazione verso di lui: “coloro che lo temono”.

Subito dopo, la giovane donna di Nazareth si esprime con parole forti di denuncia sociale, che sovvertono la mentalità allora corrente e aprono la visione a quegli ideali che saranno il cuore del messaggio evangelico. Il Signore aveva promesso di aiutare e benedire il suo po-polo. Come conseguenza di ciò, nella mentalità di molti, allora e purtroppo anche oggi, la ricchezza e il successo umano, comunque siano ottenuti, sono interpretati come un segno evidente della benevolenza di Dio. Il ricco e potente è invidiato e di lui si dice: “Beato lui che se lo

può permettere” e talvolta si aggiunge anche: “Potessi farlo anch’io!”

Già i profeti avevano denunciato senza riserve que-sta mentalità sbagliata. Il pastore e contadino Amos, chiamato da Dio a farsi voce del suo sdegno, aveva promesso grandi punizioni agli spensierati di Sion, che perdevano tempo in feste e banchetti, mentre i poveri e gli oppressi soffrivano per colpa loro. Nei salmi, pre-ghiere ispirate, usate dal popolo eletto e fatte proprie anche dalla Chiesa, si dice che il Signore ama la giustizia e stabilisce il diritto. Parole chiare e forti, ma per molti rimaste parole vuote, parole che i potenti di allora e di oggi non vogliono ascoltare.

Maria usa espressioni ben più chiare e precise: il Dio che lei descrive non è solo il Dio provvidente che aiuta e solleva i poveri. Il suo Dio vuole giustizia e considera la ricchezza di alcuni un abuso, perché i doni della crea-

Ludovico Seitz, Maria proclama il «Magnificat» davanti a Elisabetta, particolare della Visitazione, Loreto, Cappella Tedesca (1892-1902).

Maria la donna del Magnificat

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Maggio 2015 165

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zione sono per tutti, e non soltanto per quei prepotenti, che si sono accaparrati dei privilegi a danno degli altri.

Gli orgogliosi, che contano su se stessi e sul loro grande potere, saranno dispersi: i loro progetti di successo non serviranno a nulla, perché Dio mostrerà a tutti la loro inconsistenza. Coloro che si sono costruiti un trono per affermare la loro superiorità saranno messi a terra e quelli che essi avevano umiliato saranno portati in alto. Chi ha fame riceverà cibo in abbondanza, mentre i ricchi si troveranno privi di tutto.

In queste parole, sentiamo la forza del messaggio delle Beatitudini, che Gesù, figlio di Maria, proclamerà sulle colline della Galilea, non lontano da Nazareth. Sua madre ha già intuito lo spirito che avrebbe animato l’annuncio del Vangelo, quando la Paola di Dio, fatta carne, avesse dato inizio alla sua missione di Messia e Salvatore.

Qualcuno, forse anche con buone ragioni, pensa che le parole del “Magnificat” non siano state in realtà pronunciate da Maria, ma che il testo che San Luca ci offre sia una rielabo-razione fatta dalla primitiva comunità cristiana. Se anche così fosse – e non c’è nulla di male nel crederlo – dovremmo esserne ancora più impressionati. Già allora, i nostri primi fratelli di fede avevano capito la grandezza della personalità di Maria, la sua tempra straordinaria, mostrata a Nazareth e confermata con estrema coerenza fino al Calvario. Essi hanno pensato che fosse giusto mettere sulle labbra di Maria l’affermazione più chiara del vangelo di giustizia di Cristo, che sta alla base della dottrina che la Chiesa continuamente elabora, per guidare gli uomini e le donne di ogni epoca.

Capiamo allora perché Maria è ricordata, nelle litanie lauretane, come “specchio di giustizia”. In lei possiamo specchiarci, per capire e vivere la giu-stizia del Vangelo.

Pubblichiamo parte di una toccante testimonianza di Adriana Belladonna in Santoro di Villa Verrucchio (RN) sulla prodigiosa guarigione del marito Tonino.

Sono una signora di 80 anni e, prima di chiudere la mia vita, voglio dare testimonianza di una grandissima grazia, ricevuta da mio marito Tonino dalla tanto amata Madonna di Loreto.

La grazia, o miracolo, avvenne verso la fine del 1959. Io, sposata da tre anni, ne avevo 24 a e mio marito 33. Avevamo una figlioletta e io ero incinta di sei mesi del maschio, che sarebbe nato nel marzo del 1960. Eravamo una famiglia felice. Mio marito, in un pomeriggio, avvertì un acuto dolore, con fitte lancinanti a una gamba. Il medico curante, chiamato con urgenza, fece subito venire a casa un bravo cardiologo perché aveva già capito che quei dolori dipendevano da un embolo alla gamba. Mio marito da bambino si era spesso ammalato di febbri reumatiche, che gli avevano fatto un danno alla val-vola mitralica. Questo però non lo conoscevamo. Gli emboli si susseguirono e nel giro di qualche mese furono sette, dei quali due al fegato, uno al polmone, uno ai bronchi e due allo stomaco. Tutti accompagnati da dolori atroci.

La disperazione fu totale quando fu colpito il polmone, per cui mio marito, sempre più deperito, ebbe un forte collasso con scompenso cardiaco. I medici, presenti a casa nostra per un consulto, mi dissero chiaramente che mio marito sarebbe morto in giornata. Era sopraggiunta anche la pleurite. Una vicina di casa mi portò un’immaginetta della Madonna di Loreto e una boccetta con l’olio benedetto. Mi avvicinai a mio marito, che aveva oltre 41 gradi di febbre, e gli frizionai il petto e le spalle con l’olio benedetto. Mentre facevo ciò, leggevo la preghiera che era dietro l’immaginetta. Piangevo e imploravo la Madonna di aiutarmi e di non togliere il papà a mia figlia di due anni e mezzo e all’altro figlio che portavo in grembo.

Dopo un po’, mio marito cominciò ad avere caldo e a su-dare. Allora io lo asciugai e gli cambiai la maglia e il pigiama. Tutti i presenti mi rimproveravano, dicendomi che non dove-vo strapazzarlo inutilmente perché era in agonia e quello era il sudore della morte. Io non mi curai di nessuno e continuai il mio lavoro. Mi accorsi che il mio Tonino era sfebbrato! Dopo un po’ mio marito volle qualche cuscino per sollevarsi un po’ nel letto. Tutti erano strabiliati! Il miracolo fu lampante e la febbre sparì del tutto».

Tonino, cosi rimesso, poté subire varie cure, una anche chirurgica, e rimettersi in salute, tanto che visse ancora ben 38 anni.

Lampada dell’olio della Santa Casa.

Guarito per intercessione della Vergine lauretana

166 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Maggio 2015

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Catechesi sulla famigliaDon valentino salvolDi

spiritualità

Le ferite dei preadolescenti.

Chiamato a parlare della Nuova Evangelizzazione in una grossa par-rocchia del Nord Italia, affascinato dai canti e dalla presenza di tanti ragazzi, alla fine dell’eucaristia dico che vorrei regalare ad ogni giovane dai quattordici ai venticinque anni un libro scritto appositamente per loro. Sorprendente il fatto che si verificò: ragazzi di dodici e tredici anni (forse seguendo il suggerimen-to dei loro catechisti) si accostarono al tavolo dove erano esposti i libri e presero di tutto meno quello che avevo consigliato, chiedendo che autografassi il libro da loro scelto.

Prima di farlo, domandavo come mai avessero preso quel particolare libro, e queste le risposte: «Ho scelto Uno di noi è Dio. Il Vangelo per la fami-glia perché a casa mia non si prega mai insieme». «Ho scelto: Il sorriso dell’ottavo giorno. Litigio e riconciliazione, perché papà e mamma non fanno altro che litigare e questo mi fa stare molto male». «Ho scelto: La gioia di credere perché papà e mamma non vanno mai a messa, litigano sempre e ho paura che si separino»…

Chiesi al viceparroco di poter parlare con quei ragaz-zi, all’oratorio, per approfondire il tema della fede come fonte di gioia e per presentare Cristo come nostra pace. Il giovane sacerdote invitò i ragazzi a dirmi quello che li rendeva felici e quello che li rendeva tristi. In sintesi, emerse questo quadro: l’interesse maggiore di tutti è vivere l’amicizia, stare con i compagni e amici, divertirsi con la PlayStation. A scuola si va per socializzare. Va bene il catechismo e, ogni tanto, la messa domenicale, senza che questa sia sentita come un obbligo. E la famiglia?

Voglia di famiglia, nonostante…

I ragazzi amano, e tanto, i loro genitori. Ma il loro

amore si converte, spesso, in una grande sofferenza. Sperimentano tutto l’affetto dei genitori, ma intrave-dono in esso una trappola. Dipendono eccessivamente da loro, dal loro stato d’animo, dai loro (eccessivi) servizi, dalle rare gioie legate all’armonia familiare e dai frequenti litigi di papà e mamma. Sono schiacciati dalle paure: di perdere i genitori, nel caso morissero; di perdere il calore di una famiglia qualora si separassero; di deluderli; di restare soli; di essere abbandonati dagli amici; di dover affrontare situazioni definitive; di non realizzarsi nella vita. Paura. Paura. E paura della paura.

Per questa generazione tanto vulnerabile, fragile e omologata dovrebbero risuonare come un balsamo le parole dei vescovi al primo Sinodo sulla famiglia (2014): una accorata supplica ai cristiani di tutti i con-tinenti perché formino soprattutto i giovani alla vita, mostrando gli inestimabili valori del progetto di Dio sulla coppia, in vista della loro stabile unione, del loro fecondo amore. “Voglia di famiglia” in tutti i continenti, anche là dove ci sono poligamia, promiscuità e divorzi in numero crescente.

La giovanile voglia di famiglia

«Chiesi al parroco di poter parlare con quei ragazzi... per approfondire il tema della fede».

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Maggio 2015 167

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Per rispondere a questa voglia, occorre una seria pre-parazione all’arte d’amare e una costante formazione a creare una famiglia che sia veramente un’oasi dello spirito, un luogo dove sia bello vivere assieme, pregare assieme, mangiare assieme. Se per formare un prete occorrono sette anni di teologia, per formare una fami-glia ne occorrerebbero quattordici di seria riflessione, di gioiosa preparazione, di responsabile crescita nei valori spirituali, umani e morali. Imparare a vedere la vita, la fede e la religione alla luce del fascino di accogliere e realizzare il progetto di Dio sull’umanità. Ecco il cuore della sfida educativa: farsi curare, salvare ed educare dalla bellezza del matrimonio.

Un’ode all’amore coniugale.

Così potremmo definire il messaggio dei vescovi al termine del loro Sinodo, nel quale le sfide più scottanti sono state bene sviscerate, con l’intento che quanto det-to in questa assise serva come preparazione al Sinodo del 2015. Un’ode all’amore coniugale, considerato come «uno dei miracoli più belli». I vescovi sottolineano la luminosità del percorso dell’amore cristiano, dell’aiuto reciproco nelle famiglie, dell’amore che tende per sua natura a essere per sempre, fino a dare la vita per la per-sona che si ama, dell’amore coniugale, unico e indissolu-bile, che «persiste nonostante le tante difficoltà del limite

umano e si diffonde at-traverso la fecondità e la generatività».

La famiglia, Chiesa domestica, si allarga alla famiglia delle fami-glie che è la comunità ecclesiale, che sente il bisogno di vivere ogni domenica la santa messa, «vertice che rac-coglie e riassume tutti i fili della comunione con Dio e col prossimo».

E nella comunità ecclesiale, gli educatori dovrebbero avere il co-raggio di affermare che, spesso, i figli sono “la fotocopia” dei genitori e si formano all’amore per connaturalità, respi-rando il bene che circola tra papà e mamma (se ci fosse Dio tra di loro, tante tensioni sarebbero smussate). Dovrebbero

educare all’amore, invitando tutti a non aver paura ad amare e ad essere amati. A non aver paura di tutto e di tutti. A puntare sull’autostima, con una reale percezione di sé, evitando il rischio di sminuirsi, o di sopravvalutarsi e di autoincensarsi. E dovrebbero sollecitare i genitori a insegnare ai figli che il pudore – l’arte di riservare il pro-prio corpo alla persona amata – non è una invenzione dei preti, ma era presente fin dal paradiso terrestre, quando Adamo ed Eva si accorsero di essere nudi. A educare i figli al sacrificio, alle rinunce, all’impegno nello studio e nel lavoro. A farli stare assieme quando litigano, in modo che imparino a fare chiarezza, autodiagnosi e darsi una cura da soli. A leggere molto, non solo preoccuparsi perché papà e mamma leggano il mio libro sull’arte del litigare…

In sintesi, tutto può essere riassunto con il messaggio finale dei vescovi del Sinodo: un invito ad una costante preghiera affinché il Signore doni sposi forti e saggi, giovani coraggiosi nell’impegno stabile e fedele, e una Chiesa sempre più fedele e credibile, per un mondo capace di amare «la verità, la giustizia e la misericordia». Con questo costante impegno nella preghiera, l’ode all’amore coniugale porterà frutti, legati all’assunzione di responsabilità dei singoli di dare il proprio contributo affinché la famiglia sia realmente come la sognano anco-ra molti dei nostri giovani.

Otto D’Angelo, Preghiera della famiglia prima del pasto. «Il costante impegno nella preghiera...porterà frutti».

168 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Maggio 2015

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Al sicurosor. Francesca entisciò

spiritualità

»

I bambini aspettano la domanda, come è nel suo stile.«Che cosa è per voi l’amore?».

Lo osservano in silenzio, non perché la domanda sia troppo grande, ma perché la risposta è troppo

grande per entrare in una frase. «Fatemi un esempio».

Francesco prende la parola: «Quando qualcuno ti vuole bene, dice il tuo nome in modo diverso. È come se il tuo nome

sta al sicuro nella sua bocca». «E chi ci riesce?».

«Mia madre!».

(A. D’Avenia, Ciò che inferno non è)

Cosa è un nome? Il nome dice l’identità, la persona, il mio nome sono io, il mio esserci nel mondo. Per questo è fondamentale che il mio nome dica davvero ciò che sono, perché se forma e sostanza non coincidono allora io sono un’apparenza vuota. Oggi ci sono tante persone che indossano tanti nomi, con la facilità con cui cam-biano vestito, ma il vero nome resta ignoto, sconosciuto persino a chi lo porta. Per questo è importante trovare chi possa pronunciarlo, perché è la condizione perché io mi conosca. Nel libro della Genesi si racconta che Dio chiede ad Adamo di dare un nome a tutti gli esseri viventi, a tutto l’uomo deve dare un nome, perfino alla donna. Ad uno solo non può darlo ed è appunto a se stesso, perché la verità profonda di ciò che siamo ci resta inevitabilmente nascosta.

Solo un Tu può darci il nome, solo nell’incontro con l’Altro posso conoscere me stesso. Senza questa sottomissione dell’io a un Tu non può esistere felicità. Proviamo a pensare a tutte quello volte in cui qualcuno ha pronunciato il nostro nome strappandoci all’ano-nimato, e in quel momento ci ha dato la certezza di esistere, ci ha confermato nella nostra identità profonda: ci siamo sentiti al sicuro.

Indecisi

Quando non ci sentiamo al sicuro il primo sentimento che ci nasce dentro è la paura. Ci sorprende proprio quando avvertiamo che vengono minacciate le sicurezze profonde, quelle che ci fanno stare esattamente al nostro posto, ci danno la coscienza di ciò che siamo. Il mondo di oggi è ossessionato dall’io, dall’affermazione dell’io. Sembra che esprimere se stessi sia diventata la vera religione del nostro tempo, il dogma irrinunciabile, per cui se voglio, ho diritto di avere. Il capriccio diventa sinonimo di diritto e soddisfazione sinonimo di felicità. Eppure vivendo così, non ci sentiamo al sicuro e non riusciamo a guardare al vero motivo per cui abbiamo paura, perché nessun voglio potrà mai darci ciò di cui ab-biamo veramente bisogno e cioè un tu che ci riconosca, per il quale non servono maschere, come non servono tante parole.

La prima sconfitta della paura è la stabilità delle relazioni, accade quando qualcuno ci prende la mano e

ci dà la sicurezza che, oltre a quello che posso comprendere, un senso profondo c`è in tutte le cose.

Custoditi

Solo chi esiste per qualcuno esiste davvero. Non basta che ci sia un tu che mi riconosca, bisogna lasciargli uno spazio nel cuore. Quello è uno spazio davvero importante. Non

Jacopo Bassano, Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre, dipinto del 1570-1575, Roma Galleria Doria Pamphili. «Nel linbro della Genesi si racconta che Dio chiede ad Adamo di dare un nome a tutti gli esseri viventi...».

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esiste vita spirituale senza questo passaggio, perché l’unico a custodire il nostro nome è Colui che lo ha impresso dall’eternità nel palmo della sua mano.

Nella relazione col Signore è impor-tante questo scambio, questa fiducia, e nella preghiera, scopro che l’Amore è la chiave attraverso cui accedere a un modo nuovo di guardare me stesso e alle mie relazioni, un modo nuovo di affrontare le battaglie della vita, sconfiggere la paura. L’unica che possa rassicurarci in ogni momento è la Vergine Maria, perché lei, Madre, pronuncia il mio nome tenendolo al sicuro nella sua bocca. Lei sa come fare, Lei ci riesce. “Pensa a Maria, non si allontani dalla tua bocca e dal tuo cuore, e per ottenere l’aiuto della sua preghiera, non dimenticare l’esempio della sua vita. Seguendo lei non puoi smarrirti, pregando lei non puoi disperare. Se lei ti sorregge non cadi, se lei ti protegge non cedi alla paura, se lei ti è propizia raggiungi la mèta” (San Bernardo di Chiaravalle).

L’umanità di Cristo

Se tanto ha potuto sui discepoli l’esperienza di “un episodio” della vita di Gesù (la Trasfigurazione), che cosa dire dell’esperienza di Giuseppe, che è durata tutta una vita? Non comprenderemo mai abbastanza la portata salvifica dell’umanità di Gesù, che è la chiave che apre tutte le porte sul divino, come mette bene in evidenza l’intera “Redemptoris custos”: “La comunione di vita tra Giuseppe e Gesù ci porta a considerare ancora il mistero dell’incarnazione proprio sotto l’aspetto dell’umanità di Cristo, strumento efficace della divinità in ordine alla santificazione degli uomini: ‘In forza della divinità le azioni umane di Cristo furono per noi salutari, causando in noi la grazia sia in ragione del merito, sia per una certa efficacia’”(RC, n.27). “La testimonianza apostolica non ha trascu-rato la narrazione della nascita di Gesù, della circoncisione, della presentazione al tempio, della fuga in Egitto e della vita nascosta a Nazaret a motivo del ‘mistero’ di grazia nascosto in tali ‘fatti’, tutti salvifici, perché partecipi della stessa sorgente di amore: la divinità di Cristo. Se questo amore attraverso la sua umanità si irradiava su tutti gli uomini, ne erano certamente beneficiari in primo luogo coloro che la volontà divina aveva collocato nella sua più stretta intimità: Maria sua madre e il padre putativo Giuseppe” (RC, n.27).

San Tommaso sottolinea il grande influsso che l’umanità di Gesù esercita sulla “devozione”, da collocarsi, insieme alla preghiera, tra gli atti interiori della virtù della religione. Essendo la “devozione” l’atto della volontà dell’uomo che offre se stesso a Dio per servirlo, ne segue che si dicono “devoti” (da devovendo) coloro che in qualche modo si votano a Dio, sottomettendosi a lui totalmente. Ebbene, è la carità che causa la devozione, in quanto è per amore che uno si rende pronto a servire I’amico; la carità, a sua volta, viene nutrita dalla devozione, come ogni amicizia viene conservata e aumentata dall’esercizio delle opere corrispondenti. Posti questi principi, trattando della contemplazione come “causa della devozione”, tra ciò che eccita l’amore e per conseguenza la devozione, san Tommaso pone in primo luogo (praecipuum est) proprio l’umanitá

Filippo Lippi (1406-1469), Volto di Maria, particolare della Vergine con il Bambino. «L’unica che possa rassicurarci in ogni momento è la Vergine Maria».

PaDre tarcisio straMare

spiritualità

San Giuseppee la vita consacrata

Anno della vita consacrata

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di Cristo, citando il Prefazio di Natale: “Ut dum visibiliter Deum cognoscimus, per hunc in invisibi-lium amorem rapiamur” («Perchè conoscendo Dio visibilmente, per mezzo suo siamo rapiti all’amore delle cose invisibili»). A motivo della sua debolezza, infatti, la mente umana ha bisogno di essere con-dotta per mano (manuduci), attraverso alcune cose sensibili a noi note, per giungere sia alla conoscenza delle realtà divine sia al loro amore.

Anche se “modello” inferiore a Maria, Madre di Dio, san Giuseppe rimane comunque irraggiungibi-le nel suo particolare rapporto “paterno” con Gesù, che gli consentiva una singolare vicinanza alla sua Umanità. Lo troviamo espresso bene nell’Inno “Te Ioseph celebrent”, dove è affermato:

“Post mortem reliquos sors pia consecrat, /palmamque emeritos gloria suscipit: /tu vivens, Superis par, frueris Deo, /mira sorte beatior”.(Gli altri sol dopo la morte una pia sorte consa-

cra, / e la gloria accoglie chi merita la palma, / ma tu ancor vivente, al par dei Beati, godi di Dio, / più beato per sì mirabil sorte).

La poesia si esprime qui molto più efficacemen-te del ragionamento.

Maria, “una vergine sposa di uno sposo”

Un altro argomento è quello della “sponsalità”, che è una nota dominante della “Vita consecrata”. Trattando della “Immagine viva della Chiesa-sposa”, l’Esortazione dichiara apertamente che “la vita consacrata è stata vista prevalentemente nella parte di Maria, la Vergine sposa”(VC, n.34). L’identità di Maria “sposa” non solo non elimina, ma richiede il suo riferimento allo sposo “storico”, se non si vuole ridurre a pura “decorazione” la presenza di san Giuseppe dove successivamente si tratta de “La Vergine Maria, modello di consacra-zione e di sequela”. Ecco il testo: “Maria, in effetti, è ‘esempio sublime di perfetta consacrazione’, nella piena appartenenza e totale dedizione a Dio. Scelta dal Signore, il quale ha voluto compiere in lei il mistero dell’incarnazione, ricorda ai consacrati ‘il primato dell’iniziativa di Dio’. Al tempo stesso, avendo dato il suo assenso alla divina Parola, che si è fatta carne in lei, Maria si pone come ‘modello dell’accoglienza della grazia’ da parte della crea-tura umana. ‘Vicina a Cristo, insieme con Giuseppe, nella vita nascosta di Nazaret’, presente accanto al Figlio in momenti cruciali della sua vita pubblica, la Vergine è maestra di sequela incondizionata e di assiduo servizio. In lei, ‘tempio dello Spirito Santo’, rifulge tutto lo splen-

dore della nuova creatura”(VC,n.28). È ragionevole ammettere che l’espressione “vicina

a Cristo, insieme con Giuseppe, nella vita nascosta di Nazaret”, suppone in san Giuseppe la piena condivisio-ne degli atteggiamenti di Maria, uniti come essi erano dallo speciale “vincolo di carità”, richiesto dalla loro

Ludovico Seitz, Fuga in Egitto, particolare, Loreto, Cappella Tedesca (1892-1902).

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singolare e indissolubile vicinanza a Cristo in qualità di “genitori”. Non a caso, dunque, nello stesso contesto in cui Maria deve essere evidentemente considerata “sposa di Giuseppe”, il successivo riferimento all’immagine di “tempio dello Spirito Santo” evita quella più suggestiva di “sposa”. È certamente un atto di attenzione verso san Giuseppe, l’unico “vero sposo di Maria Vergine”, secondo la S. Scrittura!

Per Maria e Giuseppe, Gesù è stato veramente “il primo e unico amore”, possibile solo, come scrive Papa Francesco, se “avremo appreso da Lui che cosa è l’amore e come amare: sapremo amare perché avremo il suo stesso amore”.

Contemplazione e azione

Un’ultima considerazione va fatta circa la “stretta unione tra contemplazione e azione”(VC, n.74), proble-ma sempre ricorrente, ma certamente non conflittuale.

Tanto poco conflittuale che santa Teresa di Gesù, “la grande riformatrice del Carmelo contemplativo, si fece promotrice del rinnovamento del culto di san Giuseppe nella cristianità occidentale”. Eppure ella sapeva certa-mente che san Giuseppe era stato un artigiano! Giovanni Paolo II ricorda che “spetta ai consacrati dimostrare come l’azione tragga la sua fecondità da una vita inte-riore carica di fede e di esperienza della cose divine: ‘ex plenitudine contemplationis’, come dice san Tommaso (RC, n.25).

D’altra parte, è un problema questo che riguarda la Chiesa intera, alla quale Paolo VI additava proprio l’e-sempio di san Giuseppe “per una spontanea riflessione teologica sul connubio dell’azione divina con l’azione umana nella grande economia della Redenzione, nel quale la prima, quella divina, é tutta a sé sufficiente, ma la seconda, quella umana, sebbene di nulla capace (cfr. Gv 15,5), non è mai dispensata da una sua umile, ma condizionale e nobilitante collaborazione”.

Gerrit van Honthorst, Gesù fanciullo nella Bottega di Giuseppe (1620), Hermitage, San Pietroburgo.

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Una Concezione cristiana della patriae della nazione

Il concetto di patria richiama soprattutto l’idea di eredità, di patrimonio culturale, mentre il concetto di nazione significa piuttosto la vita dei suoi eredi. Queste belle realtà possono degenerare in ideologie non sem-pre cristiane: patriottismo esclusivo e nazionalismo intollerante. L’egoismo e l’orgoglio nazionale quando sono esagerati non concordano con l’ideale cristiano. Le patrie e le nazioni non sono degli assoluti che meritano un culto idolatrico. Debbono avere una vocazione di condivisione, di umile servizio nei confronti degli altri popoli. Queste osservazioni sono necessarie per riflette-re su Loreto in termini veramente evangelici.

In questa rivista (luglio 2011) troviamo questa informa-zione data dal padre Santarelli: «Si legge che Mussolini nel 1936 avesse in mente di fare di Loreto la Lourdes italiana, vagheggiando un ardito progetto urbanistico».

Questo progetto sarebbe stato buono a condizione di precisarne le motivazioni alla luce dello Spirito Santo.

L’Italia è destinata alla morte?

Secondo le leggi dell’antropologia, della sociologia e della storia delle civiltà, l’Italia dovrebbe sparire o di-ventare ciò che la Grecia è oggi. Questa eventualità non è chimerica, perché i dati delle scienze umane sono forti e rigidi. L’accelerazione della storia è tale che questa terribile ipotesi potrebbe verificarsi abbastanza presto.

Non siamo tuttavia dei positivisti. Crediamo che la benedizione del Signore su questa terra eletta sia dura-tura, «perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevoca-bili» (Ro, 11,29). Crediamo che l’avvenire di un popolo dipenda per gran parte dalla sua libera decisione.

Contro la cultura della morte

La «fatalità» antica trova una nuova fortuna nell’era moderna. Viviamo sotto il dominio dei determinismi scientifici. Penso che diverse nazioni non desiderino ve-ramente sussistere a causa di questa «weltanschauung», visione delle cose. Il suicidio non è degno né dell’uomo, né del cristiano. L’insegnamento della Bibbia e chiaro: tutto ciò che Dio ha fatto è buono (libri della Genesi e della Sapienza). La patria non è direttamente una creazione di Dio, ma rappresenta una straordinaria somma di grazie divine che non possiamo abbandonare alla morte.

L’Italia ha bisogno di un luogo di alta simbologia

«Fatta l’Italia, ora bisogna fare gli italiani». La celebre frase, pronunciata dopo l’unificazione della Penisola, resta vera e piena di interesse, anche se non fosse stata proferita da Massimo D’Azeglio. L’anima profonda e mistica dell’Italia non è morta, ma gli italiani non hanno abbastanza desiderio di renderla attuale. Hanno perdu-to, per una buona parte, la speranza.

Fare di Loreto la città della Speranza italiana sarebbe un servizio preziosissimo per i cittadini. La nostra piccola e nobile città riunisce tutte le condizioni per divenire un «memoriale» della spiritualità e della cultura tipicamente italiane, una pagina di catechismo in atto, una vetrina del cattolicesimo italiano, una città della Speranza per la famiglia, un agorà permanente per dibattiti sulla società di oggi.

Quest’opera di visibilità italiana sarebbe un dono magnifico all’Europa che, troppo sensibile al successo economico, va perdendo la sua anima.

Sul sito: w.w.w.loretolorette abbiano cercato di concre-tare questo sogno, dimostrando che l’Italia ha i mezzi per dargli corpo.

Père Marc Flichy

L’angolo di Père Marc Flichy

Quale Avvenire per Loreto?

Loreto e la nazione

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Premetto che l’articolo è stato esteso prima di cono-scere la bolla di indizione dell’Anno Giubilare

È Papa Francesco ad annunciare la sera del 13 marzo, secondo anniversario della sua elezione a Pontefice, questo straordinario evento di grazia.

“Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. È un cammino che inizia con una conversione spirituale. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia a suo centro la misericordia di Dio.”

Un annuncio che ha percorso il mondo, mentre la Chiesa intera iniziava a celebrare le “24 ore per il Signore”.

Quella stessa sera anche nel nostro Santuario risuo-nò gioioso l’annuncio, mentre eravamo in preghiera davanti al crocifisso, all’insegna della misericordia da invocare e quella da donare agli altri. Fu significativo al bacio del crocifisso che ciascuno gettasse nel cestino dei rifiuti il foglietto che

aveva in mano con scritto il nome di un peccato, se-condo l’elenco che San Paolo ne fa parlando dei frutti della carne. Ancora più confortante era prendere da un vassoio il nome dei frutti dello Spirito. Che dire poi del disagio di uno dei partecipanti al quale viene consegna-ta la parola “vendetta”, mai da lui sperimentata, mentre prendendo dal vassoio la parola “perdono” trova una risposta evangelica allo stile di vita che lo ha sempre accompagnato.

Dunque l’annuncio dell’Anno Santo che ci ha colto di sorpresa, come evento inusuale fuori dai tempi a noi noti, non ci ha meravigliato che sia anno della misericor-dia, perché “questa parola è diventata la chiave di volta, potremmo dire la password, per capire il magistero di Papa Francesco - così afferma il teologo don Cozzoli – mentre la situazione dell’umanità è oggi caratterizzata da tanto male e da tanta sofferenza”.

Quale anno della misericordia se noi restiamo indiffe-renti verso questa umanità, assediata dalla violenza che la possiede, dalla perversione che la logora, dall’ingiu-stizia che prostra milioni e milioni di uomini nella più indegna miseria, dal sangue che il satanico terrorismo fa scorrere sulla terra in un nuovo calvario? Il Papa, pur vivendo in Vaticano ha sempre presenti come interlocu-tori del suo magistero in primis i poveri, entrati non solo

nel suo cuore, ma perfino nella Cappella Sistina, dove possono scoprire nella sublime bellezza artistica

anche la loro, pur non vestendo abiti firmati. Il Giubileo, meglio identificato con l’Anno

Santo, resta un dono della Chiesa che vuole offrire al mondo la grazia di Cristo, mandato da Dio “per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista e per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia” (Lc 4, 18-19).

È quest’anno di grazia che la Chiesa ha fatto suo con il Giubileo, che dal 1300

Don Decio ciPolloni

spiritualità

É stato Papa Francesco ad annunciare la sera del 13 marzo, secondo anniversario della sua elezione a Pontefice, l’Anno Santo straordinario, che ha «come suo centro la misericordia di Dio». La foto del Papa richiama la parabola del Buon Pastore, una delle parabole della misericordia di Dio.

Anno santo di misericordia

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segna i momenti salienti della vita cristiana e con quello dell’anno 2000 ci ha introdotti al terzo millennio.

Questo Giubileo suona come straordinario appunta-mento con la misericordia di Dio, che si fa per noi evento di conversione del cuore, da cominciare a commuoverci non solo per il Signore, ma anche per tutti i suoi figli, per-ché siano raggiunti dalla sua e dalla nostra misericordia.

Il Giubileo dunque della misericordia spinge ancora di più questo cammino di conversione, che non potrà esaurirsi in un visita alle tombe degli apostoli, per ricon-fermare la fede, né con qualche preghiera ed elemosina per lucrare l’indulgenza, ma per entrare nella profon-dità dello spirito, perché sia aperto il nostro cuore alla misericordia di Dio.

Lo stesso gesto suggestivo dell’apertura della Porta Santa, “sta ad indicare che grande e misericordioso è Dio nei confronti dell’uomo, e questo non deve lasciare indifferente nessuno.” Come non partecipare alla sua sofferenza, quando i suoi figli si macchiano dei più atro-ci delitti? Noi purtroppo ci siamo messi sempre dalla parte delle vittime, mentre abbiamo guardato questi come mostri senza pensare che nonostante tutto restano immagine di Dio e suoi figli.

Nessuno si può sentire tanto peccatore da non essere perdonato, né tanto giusto da non aver bisogno di perdono.

La misericordia che invochiamo non nega la gravità del peccato, della disonestà, della iniquità, né ci si può abituare ad esso.

Due parole dunque, peccato e misericordia, da scri-vere in questo Anno Santo a caratteri cubitali, perché racchiudono tutto il vivere umano. Il peccato infatti porta la firma degli uomini, la misericordia quella di Dio. Con il profeta Daniele, entrando nell’ Anno Santo, pregheremo: “Signore, la vergogna sul volto a noi, per-ché abbiamo peccato contro di te.” Se a noi compete la vergogna, al Signore nostro Dio la misericordia e il per-dono. Tra il peccato dunque e la misericordia, ci siamo noi. Nell’anno Santo speriamo che prevalga quest’ultima perché non aumenti il numero dei peccatori né ci si senta giudicati o condannati, ma perdonati.

Il Papa stesso però, ci dice che la misericordia deve passare dalle nostre mani al cuore dei fratelli, diven-tando noi misericordia per loro. Un anno che richiama fortemente i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i cristiani a rendere visibile il volto misericordioso di Dio nell’umiltà, in una evidente umanità, nell’accoglienza, nella tenerezza ed in una grande pazienza, senza sentirsi sufficienti, né per il ruolo che si riveste, né per il prestigio che ci si crea, tentati come si è dalla mondanità spirituale che può accompagnare sia il ministero sacerdotale, sia l’azione pastorale che svolgiamo come Chiesa.

I primi che in questo anno di Misericordia si dovranno incontrare, sono i sacerdoti, i religiosi, le religiose e gli

sposi che per la fragilità umana, per conflitti interiori o in-comprensioni, hanno lasciato la loro ardua missione, feriti nel cuore ma anche desiderosi di recuperare il rapporto con la Chiesa che li ha generati alla fede e alla missione.

Il Papa spinge noi Chiesa, perché non ci chiudiamo nei nostri palazzi, nelle nostre strutture e nelle nostre organizzazioni, sicuri di noi stessi, ma apriamo porte e cuore perché i nostri familiari diventino i poveri e gli ultimi, per portare loro l’abbraccio della misericordia di Dio. Non consideriamo queste parole uno slogan, ma una pressante inquietudine che dobbiamo sentire sempre viva nel nostro cuore.

Un auspicio per questo anno di misericordia, ormai alle porte: purifichi la fede della Chiesa, faccia prevalere la profezia sulla sua istituzione e lasci nel cuore della società un’opera-segno, a rivelare il passaggio di Dio che trova ancora molte porte chiuse.

Girolamo Lombardo, Il Profeta Daniele, scultura eseguita nel 1547-48, Loreto, rivestimento marmoreo della Santa Casa. «Con il Profeta Daniele, entrando nell’Anno Santo, pregheremo: Signore, la vergogna sul volto a noi, perchè abbiamo peccato contro di te».

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Il caso della signora Viareggi riguarda una guarigione straordinaria avvenuta e verificata a Loreto, ma in cui è coinvolta in qualche modo anche la devozione alla Madonna di Lourdes. La

parrocchia in cui la signora si recava abitualmente aveva una nicchia con la grotta di Lourdes e la signora avrebbe sempre desiderato recarvisi. Infine decide di partecipare ad un pellegrinaggio a Loreto non appena se ne offre l’occasione e lì avviene quanto segue.

La Signora Maria Rosa Viareggi nasce il 7 luglio 1927 a Perugia e risiede a Lidarno di Perugia. Si sposa e diventa madre di Giancarlo. La Signora resta paralizzata alle gambe nel 1951 in seguito ad un intervento chirurgico alla colonna vertebrale (la diagnosi è: “paresi alle gambe”). Per quattro anni gira gli ospedali di Perugia, Roma e Bologna, in particolare l’Istituto “Rizzoli”.

Nel 1954, ancorché costretta in barella, decide di partecipare al suo primo pellegrinaggio a Loreto con il treno malati dell’Umbria dopo una preparazione spirituale svolta da Mons. Filippo Maria Cipriani, Vescovo di Città di Castello. Giunta in Basilica prega intensamente per i malati presenti, in particolare per i malati gravi e sofferenti; per sé chiede alla Madonna solo la piena rassegnazione. Ripete il pel-legrinaggio a Loreto nei due anni seguenti. Nella notte tra il 18 e il 19 Febbraio 1957 vede in sogno una Suora vestita color marrone con un velo “messo molto indietro” che la trascina verso una grotta buia; sullo sfondo scuro della grotta vede una bella Signora illuminata da bagliori di luce. A questo punto

della visione si sveglia e sente uno «strano sconvolgi-mento» nella sua persona - come da «continua scossa elettrica» - e, con grande meraviglia sua e di suo marito le gambe riprendono pienamente a funzionare. Anche la gamba sinistra, la prima a paralizzarsi e rimasta più sottile e più corta dell’altra con due centimetri di dif-ferenza, ritorna immediatamente normale. La Signora Viareggi si precipita in Chiesa a ringraziare la Madonna e il giorno dopo va perfino in bicicletta, dopo circa sei anni che non si muoveva dal letto.

La sera dopo la visione avuta in sogno, guardando alcune fotografie di Lourdes presentatele dalla Signora Agrippina Coccetta, Dama del treno di Perugia, la signo-

ra Viareggi riconosce nella Suora S. Bernardette e nella Signora luminosa la Santa Vergine Maria. Nella sua Parrocchia vi è una nic-chia con la Madonna di Lourdes, Santuario dove lei aveva sempre avuto il desiderio di recarsi in pellegrinaggio.

Il 12 Maggio 1957 la Signora Viareggi si presenta presso la Congregazione della Santa Casa accompagnata dalla Dama Agrippina Coccetta, per deposi-tare la sua dichiarazione di gua-rigione. La Signora A. Coccetta, che abita vicino alla guarita, at-testa dal canto suo le circostanze sopra esposte e i medici di Loreto riscontrano la guarigione clinica e lo stato di benessere.

I principali giornali d’Italia riportano il fatto e Lidarno di Perugia viene invasa, per molti giorni, da curiosi provenienti da varie parti d’Italia.

Maria Rosa Viareggi a Loreto con l’Unitalsi Umbra, prima della miracolosa guarigione, accanto al cappellano, a una dama e a un barelliere.

ProF. Fiorenzo MiGnini

guarigioni a LoretoL’Osservatorio Medico “Ottaviano Paleani” è stato stabilito presso la Santa Casa di Loreto il 2 Febbraio 2012 al fine di constatare, raccogliere i fatti ed effettuare la valutazione di ciascun caso di guarigione apparentemente inspiegabile, nonché di monitorar-ne l’evoluzione per almeno un anno attraverso un’attività professionale qualificata. Il materiale proposto in questa rubrica proviene dall’archivio dell’osservatorio. Per ulteriori informazioni si può consultare il sito: www.osservatorioloreto.org

176 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Maggio 2015

Maria Rosa Viareggi

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Gli architetti dei locali delle Cantine

I locali delle Cantine, tutti a pian terreno, risalgono, ovviamente, all’inizio della costruzione del Palazzo Apostolico. Secondo la documentazione archivistica, resa nota da Pietro Gianuizzi nel 1907-1909, il Palazzo Apostolico fu principiato nel 1498, prima che il Bramante fosse inviato a Loreto nel 1507 da Giulio II. Il Gianuizzi, su base ipotetica, considera iniziatori del Palazzo Giuliano da Sangallo - l’autore della calotta della cupola lauretana, principiata nel settembre 1499 e terminata il 25 maggio 1500 - e Francesco di Giorgio Martini, segnalato a Loreto quale autore di progetti per i rinforzi della basilica, attuati dopo la sua morte.

A favore del nome di Giuliano da Sangallo milita un atto notarile del 19 settembre 1499, rinvenuto e pubblicato dal Gianuizzi, nel quale si legge che l’architetto toscano ri-lasciò quietanza al cardinale Girolamo Basso della Rovere per tutte le opere eseguite nella «fabbrica della santissima chiesa di Santa Maria di Loreto e in tutti gli altri lavori spettanti e pertinenti» alla stessa fabbrica. Nulla vieta di pensare che «tra gli altri lavori» fosse compreso l’inizio del Palazzo Apostolico, per la cui costruzione il cardinale della Rovere nell’anno precedente - 1498 - aveva richiesto ai magistrati di Recanati la restituzione degli oggetti pre-ziosi, dati loro in consegna. Il ragionamento del Gianuizzi, supportato da precisi documenti, conserva la sua validità.

Per Francesco di Giorgio Martini, morto nel gennaio 1502, esiste una lettera, secondo cui egli fu chiamato

a Loreto da Urbino prima del 7 marzo 1501, quando fu costatato che la basilica minacciava di rovinare e fu richiesta la sua opera per avere un progetto adeguato a riguardo. Il Gianuizzi, tuttavia, basandosi su riscontri di stile, propende per assegnare a Giuliano da Sangallo «il primissimo disegno col quale fu dato inizio alla fabbrica», mentre non esclude una cooperazione di Francesco di Giorgio, magari nel gettare le fondamenta di notevole spessore e di grandissima profondità. Il Monelli, invece, in base all’analisi di carattere edilizio, propende a rico-noscere in Francesco di Giorgio il primo progettista del Palazzo. A uno dei due, comunque, si deve la costruzione di quei locali. E’ improprio, pertanto, chiamarli: «Cantine del Bramante».

L’utilizzo dei locali a cantine

In prosieguo di tempo, i locali a pianterreno del Palazzo Apostolico furono adibiti a cantine. Il Bartoli nel 1686 così li descrive:

«Nella profondità si misura la Cantina a passi circa settanta di lunghezza, coperta di dodici volte, con cento quaranta Botti ben grandi, cinte tutte di ferro, una delle quali è di grandezza considerabile ed è capace di 429 barili di vino. Un’altra assai inferiore riceve tre sorti di vini, bianco, rosso e ceresolo; e il cantiniere maggiore concede che qualunque pellegrino e forestiere possa di quelli assaggiare. Sopra la Cantina, vari e duplicati, uno sopra a l’altro, sono i Magazzini per qualsivoglia sorte di biade e frutti rurali, come pure a parte è la Cantina dei

Le cantine nel palazzo apostolico

Veduta del lati nord e ovest del Palazzo Apostolico. I locali delle antiche Cantine si trovano a pianterreno del lato nord, coperti dalle piante. Foto D. Pucher.

Speciale

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vini più preziosi per i Principi e Personaggi».

Per secoli quei locali hanno ospitato le Cantine con le gigantesche botti. Negli ultimi anni del secolo XX, però, in

un contesto economico in evoluzione, le Cantine furono chiuse. Dopo complessi e protratti interventi edilizi di risanamento, sovvenzionati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto e condotti sotto la direzione dell’ar-chitetto Silvano Principi, i locali della sezione occidentale sono stati rinnovati e il 26 ottobre 2002 sono stati inau-gurati dall’allora arcivescovo di Loreto Angelo Comastri e destinati all’allestimento di Mostre varie. Gli altri locali della sezione orientale sono restati intatti con alcune delle antiche e grandiose botti.

Le cantine nelle impressioni di alcuni antichi viaggiatori

E’ interessante notare come gli antichi viaggiatori del «Gran tour» siano restati vivamente impressionati dalle Cantine del Palazzo per le enormi botti e per i vini squisiti. Se ne citano solo alcuni.

Nel 1666 esse furono descritte con fantasiosi accenti nel Diario del Viaggio da alcuni senesi, i Ballati e i Cerretani, pellegrini a Loreto. Dopo le devozioni e la visita al santuario, si portarono nella «cantina, per la quantità e grandezza delle botti assai ragguardevole, imperocché a Diogene sarebbero servite d’assai comodo nonché angu-sto albergo»

Il famoso viaggiatore François Maximilien Misson, un francese di religione protestante, fu a Loreto nel 1688. Non sfuggirono alla sua attenzione le «centoquaranta grandi botti piene di ottimi vini».

Per le Sieur de Roggissard, a Loreto nel 1707, l’umiltà degli edifici del centro urbano di Loreto veniva riscattata dalle grandiose cantine. Scrive: «Bisogna fare eccezione per la cantina pubblica che è forse la più grande che esista in Italia e la meglio fornita di vini di ottima qualità. Vi si trovano botti di grandezza stupefacente».

Johann Caspar Goethe, padre del celeberrimo Wolfang, a Loreto nel 1740, restò impressionato dal fatto che in una delle cento quaranta botti - tutte di «buon vino» - «si presentavano tre differenti vini, per mezzo di un solo turacciolo».

Caustica è l’osservazione di August von Kotzebue, che raggiunse Loreto nel 1804. Dopo aver descritto il gesto dei sacerdoti penitenzieri [conventuali] che, seduti nei confessionali, colpivano sul capo i penitenti con una piccola bacchetta, annota con accento sardonico: «Bisogna sperare che questi signori non vengano mai al confessio-nale uscendo dalla cantina, perché altrimenti il gioco del colpo di bacchetta potrebbe diventare molto spiacevole per i penitenti» !

Che le cantine fossero anche a beneficio del nume-roso clero, al servizio del santuario, lo aveva notato nel 1758 anche il famoso commediografo veneziano Carlo Goldoni, il quale però aveva precisato che il vino veniva distribuito anche ad altri inservienti e ai pellegrini. Ecco le sue gustose parole:

«Tutto ho veduto, tutto ho esaminato, fino le cantine, e non è possibile di vederne di più vaste e di meglio costruite. Sono immensi serbatoi di buoni vini per como-dità di un mondo infinito di preti, di assistenti ecclesia-stici, di penitenzieri, di viaggiatori, di pellegrini, di servi e di fannulloni».

Alcune botti di legno si vedono nella sezione orientale delle cantine, non ancora sottoposta a restauro.

Una delle sale delle antiche Cantine, restaurate e inaugurate il 26 ottobre 2002 con una Mostra su «Le armi della Fortezza di Klis». Foto Montanari.

Speciale

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EDITORIALEDon Paolo VolPe, Direttore Del centro Giovanni paolo ii

Preghiera e formazione

Da Lunedì al VenerdìOre 8,00 LodiOre 19,00 EucaristiaOre 19,30 Vespri

Ogni GiovedìOre 19,30 Adorazione e Vespri

SabatoOre 8,00 Eucaristia e Lodi

DomenicaOre 11,00 Eucaristia

I° Martedì ore 21,15Adorazione Eucaristica Vocazionale

II° e IV° Venerdì del mese ore 21,15Lectio divina sul Vangelo di Luca

III° Martedì del mese ore 21,15Preghiera Mariana

dal Centro Giovanni Paolo

ll

inse

rto giovani

Eccoci a continuare il nostro percorso, cari amici, all’interno del

“Documento di intenti per la realiz-zazione del PROGETTO PASTORALE del Centro Giovanni Paolo II” che vede, come terza finalità quella vocazionale. Leggiamo:

“L’accompagnamento vocazio-nale del Centro è ispirato - e legato

- strettamente al Santuario mariano della Santa Casa, luogo testimone del Mistero dell’Incarnazione, spazio di contemplazione dell’umanità di Cristo e del “Si” di Maria, modello di ogni vocazione cristiana, al matrimo-nio, al presbiterato e alla vita religiosa”.

Aggiungiamo alcune delle parole di San Giovanni Paolo II pronunciate nel settembre del ’95 ai giovani d’Europa convenuti nella piana di Montorso:

“… A tutti dico: ecco la vostra Casa, la Casa di Cristo e di Maria, la Casa di Dio e dell’uomo! Giovani dell’Europa in marcia verso il 2000, entrate in questa casa per costruire insieme un mondo diverso, un mondo in cui regni la civiltà dell’amore!”.

Insomma, il motivo per cui il Centro è stato voluto ed esiste è perché c’è a Loreto la Santa Casa e la scelta della sua spiritualità è stata ben chiara sin dall’inizio dell’intuizione di Giovanni Paolo II.

Ai giovani che accogliamo e che accompagniamo proponiamo il “Fiat” di Maria come modello di ogni “si”: un “si” detto all’uomo, creato perché amato da Dio; un “si” detto al credente chiamato ad incarnare gli stessi senti-menti di Gesù, Figlio di Dio; dei sani “si” a tutto ciò che può aiutare il giovane a crescere ben ordinato nel cuore, nella mente, nella volontà e nell’anima (e necessariamente a dire dei precisi “no” a tutto ciò che ostacola o deforma questa crescita); un “si” detto in asso-luta libertà, anzi, detto come scelta di libertà al progetto di bene che Dio ha pensato per ciascuno e che trovi con-cretezza in una scelta di vita precisa.

A riguardo, nel concreto, il Centro, a livello di attività si è proposto di realizzare con i Direttori di Pastorale Vocazionale delle diocesi marchigia-ne un progetto specifico di Esercizi Spirituali per giovani nell’ottica del discernimento. Quotidianamente, va-lorizza, proponendolo, il pellegrinag-gio e la preghiera (rosario alla “Scala Santa”, veglia notturna in Santa Casa, fiaccolata dal Centro al Santuario)

“con Maria”, modello di tutti i chiamati alla verginità e al matrimonio. In col-laborazione col Pontificio Seminario Regionale studia (ed attua, come nel caso dei ragazzi dell’anno propedeu-tico) dei percorsi specifici rivolti ai seminaristi, a seconda del livello di studio e di formazione personale.

dal Centro Giovanni Paolo ll • Maggio 2015

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È quanto annuncia Papa Francesco nel messaggio per la giornata dedicata alla preghiera per le vocazioni di quest’an-no (26 aprile) e, nel suo continuo invito ad essere Chiesa “in uscita”, ci ricorda il “comando” di Gesù di pregare perché «il signore della messe…mandi operai nella sua messe»; un

“comando” espresso “nel contesto di un invio missionario” in quanto, “la vocazione cristiana non può che nascere all’interno di un’esperienza di missione. Così, ascoltare e seguire la voce di Cristo Buon Pastore, lasciandosi attrarre e condurre da Lui e consacrando a Lui la propria vita, significa permettere che lo Spirito Santo ci introduca in questo dinamismo missionario, suscitando in noi il desiderio e il coraggio gioioso di offrire la nostra vita e di spenderla per la causa del Regno di Dio.” Così, l’esperienza dell’esodo è paradigma della vita cristiana e che la nostra risposta al dono di Dio – che è la nostra vocazione – è un esodo particolare.

Qui al Centro Giovanni Paolo II siamo particolarmente contenti del tema de messaggio, che rafforza quanto pregato, annunciato e riflettuto nelle settimane comunitarie con le scuole superiori, seguendo il personaggio di Mosè attraverso il quale abbiamo lavorato sui loro pregi, sulle loro aspirazioni, sui loro progetti e le loro paure, sentendolo molto vicino in quanto preparato e generoso ma sofferente per gli insuccessi e le delusioni.

La nostra riflessione si è fermata al “roveto ardente”, conside-rando la necessità di vivere un’esperienza personale dell’amore di Dio, forte e ardente come il fuoco che infiamma, ma non distrugge, e a comprendere la necessità di lasciarsi affascinare.

“Alla radice di ogni vocazione cristiana c’è questo movimento fondamentale dell’esperienza di fede: credere vuol dire lasciare sé stessi, uscire dalla comodità e rigidità del proprio io per cen-trare la nostra vita in Gesù Cristo”, sottolinea Papa Francesco.

Il fascino di Dio manda in secondo piano timori, incertezze, paure, dà coraggio e fiducia… “La vocazione è sempre quell’a-zione di Dio che ci fa uscire dalla nostra situazione iniziale, ci libera da ogni forma di schiavitù, ci strappa dall’abitudine e dall’indifferenza e ci proietta verso la gioia della comunione con Dio e con i fratelli. Rispondere alla chiamata di Dio, dunque, è lasciare che Egli ci faccia uscire dalla nostra falsa stabilità per metterci in cammino verso Gesù Cristo, termine primo e ultimo della nostra vita e della nostra felicità”. Ancora una volta Papa Francesco sottolinea che Dio ci vuole felici indicandoci cammini che sfidano le nostre paure e le nostre pigrizie, ma che ci realizzano pienamente, “questo esodo liberante verso Cristo e verso i fratelli rappresenta anche la via per la piena comprensione dell’uomo e per la crescita umana e sociale nella storia.”

Echeggiando il messaggio rivolto ai giovani per la GMG di quest’anno (dal tema “Beati i puri di cuore”), il Papa dice:

“Questa dinamica esodale, verso Dio e verso l’uomo, riempie la vita di gioia e di significato. Vorrei dirlo soprattutto ai più giovani che, anche per la loro età e per la visione del futuro che si spalanca davanti ai loro occhi, sanno essere disponi-bili e generosi. A volte le incognite e le preoccupazioni per il futuro e l’incertezza che intacca la quotidianità rischiano di paralizzare questi loro slanci, di frenare i loro sogni, fino al punto di pensare che non valga la pena impegnarsi e che il Dio della fede cristiana limiti la loro libertà. Invece, cari giovani, non ci sia in voi la paura di uscire da voi stessi e di mettervi in cammino! Il Vangelo è la Parola che libera, trasforma e rende più bella la nostra vita. Quanto è bello lasciarsi sorprendere dalla chiamata di Dio, accogliere la sua Parola, mettere i passi della vostra esistenza sulle orme di Gesù, nell’adorazione del mistero divino e nella dedizione generosa agli altri! La vostra vita diventerà ogni giorno più ricca e più gioiosa!”.

Per le grandi possibilità che hanno, i giovani non devono lasciarsi scoraggiare da chi non ha fiducia in loro: li esorta ad andare contro corrente a ribellarsi “a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci di amare veramente. Io ho fiducia in voi giovani e prego per voi. Abbiate il coraggio di andare controcorrente. E abbiate il coraggio anche di essere felici”.

Accogliamo l’invito del Papa ad uscire da noi stessi senza timori, chiedendo alla Vergine di Loreto di comunicarci il suo

“coraggio generoso della fede” lei che “ha cantato la gioia di uscire da sé stessa e affidare a Dio i suoi progetti di vita” sa come far crescere “in noi il desiderio di uscire e di andare, con sollecitudine, verso gli altri (cfr Lc 1,39).”

Sr dell’Incarnazione

“L’esodo, esperienza fondamentale della vocazione”

dal Centro Giovanni Paolo ll • Maggio 2015

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Cari amici e amiche del Messaggio della Santa Casa, in occasione della Giornata di preghiera per le Vocazioni e visto il fatto che le pagine dell’inserto di questo mese sono dedicate a questa tematica, Don Paolo ci ha chiesto di scrivere due righe per raccontare la nostra esperienza qui al centro Giovanni Paolo II.

Siamo la Comunità dell’anno Propedeutico del Pontificio Seminario Regionale Marchigiano di Ancona guidata da Don Claudio Marchetti (vice rettore e sacerdote di San Benedetto del Tronto) e siamo chiamati a far maggiore chiarezza sulla nostra vita e comprendere ciò a cui il Signore ci sta chiamando per essere felici e realizzati nella vita. Termine del percorso sarà, se Dio vorrà, il nostro pieno ingresso nella comunità del Seminario dove vivremo la formazione umana, spirituale e teologica come preparazione al sacerdozio.

Siamo nove e proveniamo da cinque diocesi delle Marche: Ancona-Osimo, Jesi, Macerata, Ascoli Piceno, San Benedetto del Tronto.

Sono ormai tre anni che le varie comunità dell’anno Propedeutico vivono al Centro GP2 per una settimana al mese: sono momenti di condivisione, ispirati dalla figura di Pietro, scelto come compagno di strada del nostro percorso di discernimento vocazionale, vissuti tra preghiera, autogestione e conoscenza di varie realtà ecclesiali che passano in questo luogo.

Sentiamo veramente questa come nostra casa! Abbiamo avuto modo di conoscere e confrontarci con vari gruppi di giovani italiani e non, come ad esempio durante il Campo Ecumenica in cui abbiamo conosciuto dei giovani della Chiesa Ortodossa Rumena.

La visita in Santa Casa in cui, con il sì di Maria il Verbo si è fatto carne, è il momento cruciale della settimana in cui anche noi, affidandoci alla Vergine Lauretana, rinnoviamo il nostro “sì” a Dio e lo facciamo sempre con queste parole:

Vergine Maria, che con il tuo sì hai cambiato il mondo, prendi a cuore il mio sì, che depongo nelle tue mani per sempre. Tu sai quanto costi questa parola, e quanto

costi il mantenerla: ottienimi di non indietreggiare di fronte a quello che essa esigerà da me. Insegnami a dirla come te, nell’umiltà, nella purezza, nella semplicità, nell’abbandono alla volontà del Padre... Chiedi al tuo Figlio che i “sì” che io dirò, dopo questo, mi aiutino sull’esempio del tuo, a meglio aderire alla volontà di Dio, per la mia salvezza e quella del mondo.

Il gruppo dell’anno Propedeutico del Seminario Regionale delle Marche

Qui noi rinnoviamoil nostro sì ogni mese!

dal Centro Giovanni Paolo ll • Maggio 2015

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Volete scriverci?Volete mettervi in comunicazione coi vostri coetanei attraverso que-

sto giornale? Allora mettetevi in contatto con noi.

Don Paolo [email protected]

Centro Giovanni Paolo IIVia Montorso n.3 - 60025 Loreto (AN)tel. 071.7501552 [email protected]

Per saperne di più, visitate il NUOVO SITO

www.giovaniloreto.it

Centro Giovanni Paolo II – Loreto

Sono stati con noi…

Scouts di Camerano ed Ancona

Cresimandi diocesi di Ascoli Piceno

Scuola delle Maestre Pie Venerini

di Ancona

Fidanzati Parrocchia S. Maria Assunta di San Benedetto del Tronto

SUL CENTRO

SCATTI

ragazzi della PG della vica

ria

di Recanati (MC) e la Mascotte

“Mont-Orso”

dal Centro Giovanni Paolo ll • Maggio 2015

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La storia dell’azienda agricola della Santa Casa diLoreto e dei suoi vini è una storia di secoli, un percorso umano strettamente legato alla storia del Santuario, che vede ancora oggi la produzione di etichette di altissimo livello. Le prime notizie dei possedimenti terrieri facenti capo alla “Chiesa di Santa Maria di Loreto” risalgono alla seconda metà del 1300.Da allora lasciti, donazioni, fondazioni e acquisti ne han-no via via ampliato la consistenza. La massima estensio-ne si ebbe intorno al 1850, periodo in cui la proprietà era di circa 5.000 ettari, situati soprattutto nelle vicinanze del Santuario, ma con tenute periferiche sparse un po’ in tutta l’attuale regione Marche, da Urbino a Cingoli, da S. Seve-rino ad Ascoli Piceno.Nel ventesimo secolo (precisamente nel 1942) nacque l’A-zienda Agricola della Delegazione Pontificia, che si è così sviluppata fino ai giorni nostri.Lungo tutti questi secoli lo scorrere delle vicende storiche ha segnato l’evoluzione dell’Azienda, a partire dalla “ri-voluzione agricola” medievale fino alla moderna agricol-tura “intensiva”, senza dimenticare il fondamentale pas-saggio attraverso la tradizionale mezzadria marchigiana. Storia, territorio e tradizione impongono oggi un forte sforzo verso tecniche e coltivazioni efficienti, sostenibili e di qualità. Dall’attenzione a queste tre componenti nasce oggi una produzione di eccellenza.

La storia dell’azienda agraria

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il “Messaggio” intervista…vito Punzi - ufficio stAmpA sAntuArio Di Loreto

Dott.ssa Calcagnini quali sono i suoi rapporti, i legami con Loreto prima di arrivare nella città mariana come commissario prefettizio?

Sono da sempre particolarmente legata a Loreto, fin da quando, ragazzina, sono venuta in più di un occasione a raduni scout che ricordo con tanta nostalgia e gratitudine, perché ne riportai esperienze spirituali molto forti. Sono stata a Loreto, poi, già adulta, come funzionario della Prefettura di Ancona in occasione delle Celebrazioni del VII Centenario Lauretano e per l’incontro di qualche tempo dopo del Papa Giovanni Paolo II con i giovani.

Tale è sempre stato il mio legame con la Basilica che ho recentemente voluto festeggiare una importante meta, il mio cinquantesimo compleanno, in tempi “non sospetti” (non ero ancora Commissario, né immaginavo che ciò un giorno sarebbe potuto accadere) con i familiari e gli amici più cari, proprio a Loreto, con la S. Messa di ringraziamento e poi con il pranzo in un ristorante locale.

Proprio per questo intimo legame con il Santuario è stata per me una vera sorpresa ed una intensa emozione ricevere l’incarico di Commissario, proposta che ho accettato con trepidazione e timore da un lato e con orgoglio dall’altro, nella consapevolezza dell’onore che mi veniva concesso di essere al servizio, seppure solo per qualche mese, di un terri-torio così prestigioso ed internazionalmente noto.

Devo confessare che ho anche pensato, spiritualmente parlando, che avendo perso da poco tempo mia madre, mi veniva offerta la possibilità di “ritrovarla” nell’approfon-dimento del rapporto filiale con Maria, Madre di tutti noi, e non sono rimasta delusa!!

Quali difficoltà particolari ha trovato nella gestione amministrativa del Comune? La domanda è delicata e spero che quanto sto per dire, soprattutto per quanto

attiene alle difficoltà che ho riscontrato, venga interpretato nel giusto senso e cioè come contributo fraterno e non come sterile critica.

Sono fondamentalmente tre gli aspetti negativi che in alcune circostanze hanno costituito ostacolo alla gestione amministrativa del Comune: anzitutto non a tutti è chiara l’importanza del rispetto delle regole e dunque in qualche occasione ho faticato nel far comprendere che, per quanto validi fossero gli obiettivi da raggiungere, non è vero che “i fini giustificano i mezzi” e quindi occorre rispettare norme e procedure che non sono inutili vezzi burocratici ma l’unica garanzia per la parità di trattamento dei cittadini, la trasparenza e la legalità dell’agire amministrativo.

In secondo luogo ho dovuto talvolta, mio malgrado, fare i conti con una forte conflittualità, tra singoli, tra gruppi e tra parti politiche. Se la dialettica ed il vivo confronto sono l’anima della politica, non è però produttivo l’astio, né la contrap-posizione personale marcata.

Infine come in tutti i piccoli centri anche a Loreto la “chiacchiera” rischia di frenare ottime iniziative e progetti coraggiosi che solo la coesione e lo spirito di corpo possono realizzare.

Dott.ssa Simona CalcagniniCommissario Prefettizio del Comune di Loreto (1)

Intervista alla

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Maggio 2015 185

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L’Osservatorio Medico «Ottaviano Paleani» del santuario laure-tano, presieduto dal

professore Fiorenzo Mignini, in collaborazione con l’Univer-sità di Camerino, con il Centro Nazionale Malattie Rare dell’I-stituto Superiore della Sanità e con l’Associazione «Il Cortile di Edy», ha organizzato per la prima volta nelle Marche un Convegno sulle Malattie Rare, svoltosi il 28 febbraio. Il tema scelto per questa edizione 2015 è stato il seguente: «Vivere con una malattia rara. Giorno per giorno, mano nella mano».

Alle ore 11 ha avuto luogo la solenne concelebrazione eucaristica in basilica, presieduta dall’arcivescovo Giovanni Tonucci con la partecipazione di circa 40 giovani sacerdoti di un collegio romano. Ha fatto seguito l’abbraccio della Santa Casa «mano nella mano», suggestivo e toccante.

Alle ore 15 si è tenuto l’incontro nella Sala «Pasquale Macchi» del Palazzo Apostolico, con una notevole parte-cipazione di pubblico. All’introduzione del prof. Mignini

sono seguiti gli interventi di Flavio Corradini, di Edy Renzetti, di Domenico Criscuolo e di Domenica Taruscio, a cui è stata consegnata una pergamena di benemerenza da parte dell’Osservatorio Medico «Ottaviano Paleani». Si è discusso, tra l’altro, sull’opportunità di dare vita a un progetto stabile di scambio tra istituzioni per trovare una soluzione, partendo dai farmaci «orfani», quelli destinati alle malattie rare. Foto Casali.

Convegno a Loreto sulle Malattie Rare

MANIFESTAZIONI A LORETO GIUGNO- LUGLIO 2015

Luglio

Giugno

7 Domenica ore 20,30 Processione e Messa del Corpus Domini12 Venerdì ore 17,45 Processione e Benedizione Eucaristica (Unitalsi Marchigiana)13 Sabato ore 21,15 Fiaccolata (Unitalsi Marchigiana)19 Venerdì ore 17,45 Processione e Benedizione Eucaristica (Unitalsi Emiliano -Romagnola)20 Sabato ore 21,00 Fiaccolata (Unitalsi Emiliano-Romagnola). 21 Domenica ore 11,00 Messa animata dalla Cappella Musicale Santa Casa.25 Giovedì ore 21,15 Visita gratuita al Santuario (Pro Loco-Loreto)26 Venerdì ore 17,45 Processione e Benedizione Eucaristica (Unitalsi Romano-Laziale)27 Sabato ore 21, 15 Fiaccolata (Unitalsi Romano-Laziale)

18 Sabato ore 21,15 Fiaccolata (Unitalsi Romano-Laziale)21 Martedì ore 21,15 Concerto d’organo in Basilica (M° Leonardo Ciampa)23 Giovedì ore 21,15 Visita gratuita al Santuario (Pro Loco-Loreto)24 Venerdì ore 17,45 Processione e Benedizione Eucaristica (Ustal)25 Sabato ore 21,15 Fiaccolata (Unitalsi Triveneta)26 Domenica ore 11,00 Messa animata dalla cappella Santa Casa.28 Martedì ore 21,15 Concerto d’organo in Basilica (M° Eleonora Crippa)31 Venerdì ore 17,45 Processione e Benedizione Eucaristica (Unitalsi Marchigiana)

186 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Maggio 2015

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P. GiusePPe santarelli I vangeli dell’infanzia nell’arte lauretana

L’ Annunciazione di Oscar Marziali

e di Enrico Manfrini (10)

Il soggetto dell’annuncio angelico a Maria è caro anche agli artisti contemporanei. Nel santuario di Loreto se ne contano almeno una decina. Qui se ne segnalano alcuni, cominciando da quello di Oscar Marziali e di Enrico Manfrini.

L’Annunciazione del Marziali

«Come avverrà questo, poiché non conosco uomo»Oscar Marziali, pittore italo - argentino, nato a Monte San Pietrangeli (FM) nel 1896 e morto a Loreto

nel 1987, vissuto a lungo in Argentina, ma formatosi a Venezia sotto il solido magistero di Ettore Tito, ha lasciato una serie copiosa di dipinti nel Palazzo Apostolico di Loreto, soprattutto nell’appartamento

dei frati cappuccini, tra i quali si ammira un’Annunciazione di ampie proporzioni (cm 200x140), firmata e datata 1941.

L’artista colloca la scena dell’annuncio angelico a Maria fuori del tempo e dello spazio, in un contesto paradisiaco, inondato di globi luminosi, tra i quali occhieggiano in alto testine di cherubini e putti ange-

lici. Maria è raffigurata in piedi, entro un alone, avvolta di mistico chiarore. L’angelo le sta davanti, in ginocchio, con le braccia in croce al petto e con il rituale giglio in mano.

Qui le parti sembrano invertite: l’atteggiamento abituale dell’angelo, in genere con la mano spiegata, è trasferito in Maria che dischiude la mano destra verso di lui, quasi a salutarlo. Sembra

dirgli: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?» (Lc 1,34). L’angelo invece sembra avere assunto l’atteggiamento della Vergine nel suo gesto di

profondo e devoto ossequio. L’artista, qui come nei suoi altri dipinti, si muove nel

solco di un tardo impressionismo e usa una tecnica per-sonalissima, a spatola, con tocchi rapidi e creativamente

evocativi di figure e di paesaggi, dove, in un disegno sicuro e impeccabile, domina sovrana la luce.

L’Annunciazione del Manfrini: «Lo Spirito Santo scenderà su di te»

Enrico Manfrini (1917-2004), su commissione dell’arcivescovo Pasquale

Macchi, ha eseguito numerose sculture in bronzo per il santuario di Loreto.

Merita particolare attenzione la serie dei 17 pannelli bronzei (cm 52x46

ciascuno) con le «istorie» della »Oscar Marziali (1896-1987), Annunciazione, Loreto, Palazzo Apostolico, Appartamento dei Cappuccini.

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Nei giorni 6-7-8 marzo si è tenuto a Loreto il Convegno di spiritualità promosso dal Movimento «Consecratio Mundi» sul tema: «Ritorno a Nazareth – La Consacrazione della famiglia». Le cate-chesi si sono tenute nell’Auditorium «Giovanni Paolo II». Ha aperto il con-

vegno mons. Giovanni D’Ercole, vescovo di Ascoli Piceno, che ha dettato la seguente meditazione: «La famiglia nel Cuore Immacolato di Maria». Padre Giovanni Maria Personeni, assistente spirituale del Movimento, ha svolto la catechesi dal titolo: «Non hanno più vino. Maria segno di speranza per la famiglia». Padre Battista Cortinovis ha tenuto le altre due meditazioni, una su «La famiglia di Nazareth come modello della spiritualità della Consacrazione», e l’altra su «Rebecca figura di Maria, Madre dei consacrati nel Trattato della vera devozione».

Il convegno si è articolato anche in celebrazione eucaristiche e in momenti di preghiera, compresa l’adorazione eucaristica. Foto Casali.

Convegno del Movimento «Consecratio Mundi »

vita della Madonna, collocati nel corridoio d’ingresso alla basilica e inaugurati il 10 dicembre 1994 da Giovanni Paolo II, in visita a Loreto per l’inizio del VII Centenario Lauretano.

A Loreto ha lasciato due bassorilievi raffiguranti l’Annun-ciazione, l’uno custodito nella Sala Paolo VI, e l’altro facente parte dei diciassette pannelli accennati. Qui si tralascia di parlare del primo conservato in un locale poco accessibile ai pellegrini, e si illustra l’altro, esposto nel corridoio e quindi a tutti visibile.

Il secondo pannello della serie raffigura l’Annunciazione concepita sul clichet iconografico tradizionale, ma interpretata con moderno sentire. Maria è rappresentata seduta su un’umi-le sedia, con le braccia incrociate al petto, davanti a un tavolo su cui si scorge il libro della Bibbia dai fogli confusamente aperti. E’ tutta intesa ad ascoltare le parole dell’angelo. Dietro il suo capo si apre una finestra, con un albero sullo sfondo: si tratta di un amabile tocco ambientale di domestica intimità.

L’angelo le sta davanti, in atteggiamento di pacato dialogo, con le mani rivolte verso di lei e con le ali aperte che si aprono a ventaglio come fossero un manto, per cui non si sa bene se sia la stessa veste che si svolge in forma di ali. Il nunzio celeste sembra rassicurare Maria con le parole: «Lo Spirito Santo scenderà su di te» (Lc, 1, 35). Suggerisce questa inter-pretazione anche la colomba che aleggia sospesa sopra il capo della Vergine.

Il tema è trattato con pudico stupore. Una tecnica scaltrita e consumata immerge la forma plastica in un fluire atmosferico liricamente pittorico, con esiti di viva suggestione. Le ombre lievi e i chiaroscuri calibrati e sfuggenti animano in aurei riflessi metallici e quasi colorano le forme, emergenti da un impeccabile disegno, e fanno balzar fuori le immagini, tutte trepide e delicate nei loro finissimi tratti, gentilmente frastagliati e come mossi da un lieve vento interiore. Un nativo lirismo tutte le involve e una soffusa atmosfera orante emana da questa scena.

Enrico Manfrini (1917-2004), Annunciazione, Loreto, Corridoio d’ingresso alla Basilica.

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nelLoreto nel mondo

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La Santa Casa in mano a un angelo in un affresco del 1378

La dottoressa Marcella Bianchi ci se-gnala un suo approfondito studio, dal titolo Nuove proposte per l’iconografia e la committenza degli affreschi negli

oratori di Lentate e di Mocchirolo, apparso in Arte Lombarda, 154 (2008/3) pp. 30-64. Ivi, alle pp. 38-40 la studiosa illustra un affresco, esistente un tempo in un oratorio di Mocchirolo, situato nei pressi di Lentate e di Seveso (Milano). Nel 1949 l’affresco è stato staccato ed è stato trasferito nel-la Pinacoteca Brera di Milano, riportando però «danni irreparabili di fruizione visiva», per cui oggi ci si trova di fronte a un dipinto deteriorato che assomiglia più a una sinopia.

L’interesse dell’affresco consiste anzitutto nella sua datazione, individuata da Angelo Meli. Questi per primo segnalò il pittore bergamasco Pecino (o Pietro) da Nova, il quale nel 1378 si recò a Mocchirolo per dipingere l’oratorio. Quali committenti dell’opera sono stati proposti o Lanfranco o Stefano del casato dei Porro.

L’affresco raffigura il committente che offre il modello dell’oratorio alla Vergine in trono con il Bambino (non visibile nella foto). Qui non bisogna farsi trarre in inganno dalla raffigura-zione: la chiesetta in mano all’offerente non fa riferimento alla Casa di Nazaret, ma all’oratorio di Mocchirolo. Il soggetto richiama l’affresco di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, dove è raffigurato Enrico Scrovegni che presenta alla Madonna il modello del sacro edificio (1303-1305).

Nell’affresco di Mocchirolo, dietro all’offerente si snodano le figure di due nuclei famigliari dei Porro, sopra i quali si scorge una lunga teoria di angeli. Due di loro, sul lato destro, il settimo e l’ottavo, recano in mano rispettivamente una chiesetta e un edificio a for-ma di cortile.

Marcella Bianchi scrive, a riguardo della chiesetta: «Per una serie di indizi si tratta di una raffigurazione della Santa Casa di Nazareth come si presentava nel se-sto decennio del Trecento». E la considera «caso unico nell’arte italiana» (p. 39).

Di per sé uno potrebbe pensare a una raffigurazione simbolica, non lauretana in modo stringente. C’è però un

dato interessante che conferma l’ipotesi interpretativa e cioè la devozione dei Porro verso la Casa di Nazaret. Un documento d’archivio del 22 aprile 1581 attesta che nella chiesa di Santo Stefano, insieme a un braccio dei Santi Innocenti, e alla colonna in cui fu flagellato Gesù, si trovava un resto de lapide super quem orabat Beata Virgo Maria Annunciationis tempore. Cioè: una parte della pietra, sulla quale pregava la Beata Vergine Maria nel momento dell’Annunciazione. La reliquia della pietra dell’Annunciazione, si trovava in origine nella chiesetta di Mocchirolo, ma quando questa perdette la sua princi-pale funzione di luogo sacro, nel 1581 fu trasferita nella citata chiesa di Santo Stefano.

La studiosa, dopo un attento ragionamento, scrive: «Si prospetta il caso che la pietra -reliquia dell’Annun-ciazione sia arrivata in mano dei Porro nel 1367 tramite i brigandi milanesi Giovannolo e Manfredone. Non vo-

Pecino da Nova, La famiglia Porro e la Santa Casa di Loreto (1378), già a Mocchirolo e ora alla Pinacoteca Brera di Milano (da M. Bianchi, in Arte Lombarda, 2008/3, p. 39). Si noti l’estrema consunzione pittorica.

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Dopo la felice esperienza dell’anno scorso, dall’8 al 22 febbraio di quest’anno si è tenuta nella parrocchia dello Spirito Santo a Taranto, guidata da don Martino

Mastrovito, una seconda missione mariana con la statua della Vergine Lauretana, secondo un programma ricco e articolato.

Il simulacro è giunto presso Piazza Lorusso in elicot-tero. Il giorno 9 ha fatto sosta nell’Ospedale cittadino «San Giuseppe Moscati» e quindi è stata trasferita nella parrocchia di San Massimiliano Kolbe per la celebrazione della Giornata Mondiale del Malato.

Particolarmente solenne è stata l’accoglienza della statua da parte della base dell’Aeronautica di Martina Franca il 10 febbraio, la quale ha voluto onorare la sua celeste Patrona con una larga parteci-pazione di personale (vedi foto). Tra le altre soste del simulacro, significativa è stata quella presso la Casa circondariale di Taranto il 13 febbraio. Ovunque l’immagine della Vergine Lauretana ha suscitato fervida devozione e ovunque ha riportato copiosi frutti spirituali. La stampa locale ha dato ampio risalto all’evento con numerosi servizi giornalistici.

Grande successo della missione mariana - lauretana a Taranto

lendo rientrare in città, dilaniata dalla peste, trovarono rifugio nel contado sul Monte Cairo, ora Mocchirolo, e, grati di essere scampati a vari pericoli, fanno costruire una cappella su questa reliquia. Dopo la terribile epide-mia pestilenziale del 1372-1374 solo Giovannolo si salva e fa ampliare e quindi decorare la parte più recente della chiesetta da Pecino da Nova nell’estate 1378: due angeli

reggono la Santa Casa di Nazaret con accanto un ampio cortile coperto a quattro torri an-golari, di cui tre rotonde a cuspide conica».

Quanto alla raf-figurazione dei due angeli con un edifico in mano ciascuno, si potrebbe avanzare la seguente ipotesi: quello a sinistra reg-ge la Casa di Nazaret trasportata a Loreto e già trasformata in

domus-ecclesia (casa-chiesa), mentre quello a destra regge il santuario lauretano con dentro la Santa Casa, come esso si presentava dopo la seconda metà del secolo XIV, quando fu costruito per difendere la reliquia nazaretana e per accogliere i pellegrini.

Esistono stampe della fine del secolo XV che ancora raffigurano una simile struttura, la quale appariva proprio come un cortile con quattro torri cuspidate ai quattro lati. La più calzante è quella che si conserva nella raccolta dei «Legni Soliani» del Castello Sforzesco di Milano.

L’affresco staccato di Mocchirolo, in questa interpre-tazione iconografica, si configura come la prima pittura della traslazione angelica della Santa Casa, successiva di circa mezzo secolo rispetto alla miniatura presente nel manoscritto Le Ore di Gioanna d’Evreux del 1325 circa, raffigurante l’Annunciazione che si svolge dentro un edi-ficio trasportato da un angelo, interpretata dal famoso iconologo Erwin Panofsky come la più antica allusione alla traslazione angelica della Santa Casa. (G. S.)

Xilografia della fine del secolo XV con la Santa Casa portata dagli angeli, circondata da un edifico con quattro torri, il quale richiama quello in mano a un angelo nell’affresco di Mocchirolo. Legni Soliani, Castello Sforzesco, Milano.

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Il 25 marzo, con una solenne cerimonia, la fraterni-tà dei frati cappuccini al servizio della Santa Casa è stata dichiarata generalizia, cioè dipendente direttamente dal Ministro generale dell’Ordine,

il quale la governa tramite un suo delegato, che è nel contempo consigliere generale. E’ intervenuto alla ce-rimonia il Ministro generale in persona, padre Mauro Jöri, il suo delegato per Loreto padre Raffaele Della Torre, gli al-tri suoi consiglieri, l’intera fraternità dei Cappuccini di Loreto, guidata dal rettore padre Franco Carollo, il ministro provin-ciale delle Marche p. Giulio Criminesi con il suo Consiglio, il provinciale del Veneto-Trentino p. Roberto Genuin e numerosi altri Cappuccini, soprattutto delle Marche.

La cerimonia si è svolta al termine della concelebrazione eucaristica, presie-duta dall’arcivescovo Giovanni Tonucci

che, nell’omelia, con espressioni cordiali e deferenti, si è compiaciuto del passag-gio a una presenza più universale dei Cappuccini a Loreto.

Padre Giulio Criminesi ha letto la sto-ria del loro servizio nella Santa Casa dal secolo XVI ad oggi e padre Raffaele Della Torre ha illustrato le recenti fasi che han-no condotto all’attuale situazione giuri-dica. Il Ministro generale padre Mauro Jöri, poi, ha letto il relativo Decreto, che pubblichiamo più avanti. Da ultimo è stata firmata una nuova Convenzione tra la Delegazione Pontificia della Santa

Casa e l’Ordine dei frati Cappuccini, sottoscritta dall’ar-civescovo Tonucci e dal Ministro generale padre Jöri. La cerimonia si è chiusa con una devota sosta in Santa Casa.

Padre Giulio Criminesi, provinciale della Provincia Picena, legge la storia del servizio dei Cappuccini nel santuario di Loreto. Foto Stefanelli.

Padre Raffaele Della Torre, delegato del Ministro generale per il santuario della Santa Casa, illustra l’iter che ha portato al passaggio della fraternità dei Cappuccini di Loreto alla diretta dipendenza del Ministro generale. Foto Stefanelli.

Passaggio della fraternità dei Cappuccini di Loreto alle dirette dipendenze del Ministro generale

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Qui si riferisce in sintesi l’ampia panoramica sul servi-zio dei Cappuccini a Loreto, letta durante la cerimonia.

La Santa Casa di Loreto si trova nelle Marche, culla della Riforma cappuccina che custodisce a Camerino il più antico convento dell’Ordine. I Cappuccini hanno guardato fin dalle origini alla Casa di Nazaret, traspor-tata e venerata a Loreto, come modello di umiltà e di povertà, specie in riferimento alla costruzione delle loro chiese. Scrive a riguardo il noto cronista dell’Ordine pa-dre Bernardino da Colpetrazzo: «Le chiese erano piccole e assai se ne facevano alla misura della Santa Casa di Loreto».

Nel 1558 i Cappuccini fondarono un convento a Recanati, da dove si portavano quotidianamente a piedi al vicino Santuario di Loreto per svolgervi umilissime mansioni. Quando essi presero un primo convento a Loreto nel 1598 e un secondo, più ampio, nel 1639, a ri-dosso della basilica - ora Casa del Clero - il loro compito nel Santuario si estese alla direzione dell’Ospedale dei pellegrini, alla mensa dei sacerdoti, alla distribuzione delle elemosine ai poveri e ad umili servizi nella sagre-stia e nel sacello nazaretano.

Nel 1883 essi accettarono - tramite convenzione firma-ta dal Vescovo locale Tommaso Gallucci e dal Ministro generale dell’Ordine padre Bernardo d’Andermatt - la direzione della Congregazione Universale della Santa Casa, che ha promosso e promuove tuttora la diffusione del culto mariano-lauretano nel mondo cattolico e, tra Otto e Novecento, ha provveduto al decoro artistico

della basilica con gli splendidi affreschi nella cupola e nelle cappelle delle nazioni.

Nel 1934 il Santuario di Loreto - che, con l’unità d’I-talia, nel 1861 era stato incamerato dallo Stato - tornò a essere proprietà diretta della Santa Sede come in passato, in applicazione del Concordato del 1929. Pio XI, con la costituzione apostolica Lauretanae Basilicae del 15 settem-bre 1934, diede un nuovo assetto giuridico al Santuario, ponendovi un Amministratore apostolico nella persona dell’Arcivescovo mons. Francesco Borgongini Duca, re-sidente a Roma, e un Vicario generale nella persona del Vescovo mons. Gaetano Malchiodi, residente a Loreto.

Alla costituzione Lauretanae Basilicae fece subito segui-to il Chirografo pontificio di Pio XI del 24 settembre 1934, con il quale il papa affidava all’Ordine dei Cappuccini l’intera cura pastorale e liturgica del Santuario, in tutte le sue espressioni. Egli volle unificare i vari servizi del Santuario, esercitati fino allora dai Conventuali (confes-sioni), dai Canonici (ufficio corale, sagrestia e custodia della Santa Casa) e dai Cappuccini (mansioni varie).

Paolo VI mutò profondamente la situazione giuridica del Santuario con la costituzione Lauretanae Almae Domus, promulgata il 24 giugno 1965. Fu soppressa l’Amministrazione Pontificia, che reggeva il Santuario e curava pastoralmente gli abitanti di Loreto. Nel contem-po furono create due istituzioni: la Delegazione Pontificia del Santuario della Santa Casa per l’amministrazione dei rispettivi beni temporali e per la cura pastorale dei pelle-grini, e la Prelatura della Santa Casa per la cura pastorale

L’arcivescovo Giovanni Tonucci e il Ministro generale padre Mauro Jöri firmano la Convenzione tra la Delegazione Pontificia e l’Ordine dei Cappuccini per il loro servizio nel santuario di Loreto. Foto Stefanelli.

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L’arcivescovo Giovanni Tonucci, il Ministro generale padre Mauro Jöri e mons. Domenico Marinozzi, vescovo emerito di Soddo-Hosanna, si avviano insieme a tutti i concelebranti verso l’interno della Santa Casa al termine della solenne cerimonia. Foto Stefanelli

dei fedeli delle parrocchie del Comune di Loreto, che veniva definitivamente stralciato dall’antica diocesi di Recanati-Loreto.

Nella costituzione non si fa riferimento al servizio dei Cappuccini nel Santuario di Loreto, ma nella Premessa dello Statuto della Delegazione Pontificia, edizione 2003, firmato dal cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato di Sua Santità, si legge che «il Santuario è affidato alla cura pastorale dei Frati Cappuccini».

Il servizio dei Cappuccini a Loreto fin dal 1934 è stato gestito dal provinciale dei Cappuccini delle Marche, in collegamento con il Ministro generale, tramite un suo delegato.

Ora la gestione passa direttamente al Ministro gene-rale, che potrà reperire personale da tutte le numerose circoscrizioni dell’Ordine.

Decreto del Ministro generale«Avendo verificato tutte le condizioni necessarie, piena-

mente consapevole della necessità di continuare a garantire il servizio dei Frati Minori Cappuccini nel Santuario della Santa Casa di Loreto, stipulata la Convenzione con la Delegazione Pontificia per il Santuario della Santa Casa di Loreto:

Il Ministro Generale con il consenso del suo Consiglio, in accordo con il n. 118,9 delle Costituzioni dei Frati Minori Cappuccini

DECRETAChe la Fraternità dei Frati Minori Cappuccini che vive nel

Santuario della Santa Casa di Loreto dipenda direttamente dallo stesso Ministro Generale.

Il presente decreto entra in vigore il 25 marzo 2015 giorno

della sua esecuzione. Tutti i frati che compongono la fraternità in data odierna sono confermati nell’obbedienza ricevuta dal proprio Ministro Provinciale. Il Ministro Generale in accordo con i mezzi conferiti dalle nostre Costituzioni procederà alla costituzione della fraternità alla sua dipendenza.

Il Ministro Generale si riserva, successivamente, di riela-borare lo Statuto della Fraternità e di approntare le opportune Convenzioni che regoleranno la collaborazione con le Province dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini.

La Vergine Maria ci accompagni e ci custodisca.Roma, Curia Generale, 25 marzo 2015, Solennità dell’An-

nunciazione del Signore».

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Il Rotary Club di Loreto, per le mani del presidente prof.ssa Sandra Bolognini, il 13 marzo, ha donato al santuario della Santa Casa, nelle mani del rispettivo rettore padre Franco Carollo, un defibrillatore semi automatico con una cassetta

di Pronto Soccorso. Il prezioso apparecchio potrà essere utilizzato efficacemente in caso di arresto cardiaco di persone presenti nel san-tuario. La prof.ssa Sandra Bolognini, nel consegnare l’apparecchio, tra l’altro, ha detto: «Abbiamo ritenuto fondamentale dotare un luogo così sensibile del defibrillatore, perché la tutela della sicurezza delle persone che visitano il nostro santuario mariano, che è uno dei più importanti d’Europa e uno dei più frequentati del mondo, deve essere la priorità di ogni momento».

Era presente alla consegna il dottor Enzo Frati, responsabile del Pronto Soccorso di Osimo, Loreto e Chiaravalle, il quale ha illustrato le dinamiche del primo intervento in caso di arresto cardiaco. L’uso dell’apparecchio è stato affidato ai cappuccini, in servizio nel san-tuario, quattro dei quali hanno effettuato il Corso di BLS (Basic Life Support) presso la Croce Rossa di Loreto.

Nei giorni 27 febbraio - 1° marzo si è tenuto a Loreto il consueto ritiro spirituale, riservato ai

dirigenti e agli operatori dell’Unitalsi. Quest’anno ha guidato il ritiro mons. Enrico Solmi, vescovo di Parma, il quale ha presieduto la messa di apertura in basilica alle ore 18 del 27 febbraio, cui hanno fatto seguito, alle ore 21, il rosario e il passaggio in Santa Casa. Le meditazioni sono state dettate nell’Auditorium «Giovanni Paolo II». L’incontro si è chiuso il 1° marzo con la solenne concelebrazione della ore 11, in basilica. Foto Casali.

Un defibrillatore per il Santuario di Loreto

Ritiro spirituale degli operatori dell’Unitalsi

La prof.ssa Sandra Bolognini, presidente del Rotary Club di Loreto, consegna il defibrillatore a padre Franco Carollo, rettore del santuario della Santa Casa.

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L’8 marzo si è celebrata a Loreto l’an-nuale Giornata della Donna secondo il seguente programma. Dopo la solenne celebrazione eucaristica delle ore 11

in basilica, nel pomeriggio si è svolto nella Sala «Pasquale Macchi» un interessante incontro, introdotto dalle parole di Maria Teresa Schiavoni, presidente del CIF di Loreto. Ha fatto seguito la consegna della mimosa d’oro a Giusy Versace, la nota atleta paraolimpionica, reduce dalla trasmis-sione televisiva «Ballando con le stelle», la quale ha fatto una toccante e applaudita testimonianza.

Sono stati consegnati poi particolari attestati ad alcune «Famiglie speciali» delle parrocchie di Loreto. All’incontro sono intervenuti, tra gli altri, don Andrea Principini, vicario della Delegazione Pontificia, la dott.ssa Simona Calcagnini, commissario prefettizio del Comune di Loreto e Moreno Pieroni, consigliere della Regione Marche. Un intrattenimento artistico, condotto dall’attore e doppiatore Luca Violini e animato dalla Corale della Parrocchia del Sacro Cuore, ha allietato la manifestazione, presentata da Tiziana Bonifazi.

L’8 marzo si è svolta la IX «Giornata del Pellegrino», organizzata dall’Opera Romana Pellegrinaggi e riservata alle Marche, all’Um-

bria e all’Abruzzo. E’ stato approfondito il tema: «Con la Vergine Maria nel cammino della fede». Ha diretto il pellegrinaggio mons. Liberio Andreatta, vice presidente dell’Opera Romana Pellegrinaggi ed è intervenuto il cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona, insieme ad altri prelati. Dopo la ri-flessione e il confronto di alcuni pellegrini con il cardinale nell’Auditorium «Giovanni Paolo II», hano avuto luogo una processione verso la Santa Casa con la recita del rosario, condotta da mons. Michele Seccia, vescovo di Teramo, e quindi la solenne concelebrazione eucaristica in basilica alle ore 17,30. Foto Casali.

Giornata Internazionale della Donna

«Giornata del Pellegrino» dell’Opera Romana Pellegrinaggi

Da sinistra a destra: don Andrea Principini, Giusy Versace e Maria Teresa Schiavoni. Foto Casali.

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notizie flash

DELEGAZIONE PONTIFICIACONFERMATI IL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

E IL COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI

Papa Francesco ha dichiarato di non essere stato mai a Loreto

Il neo cardinale Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona, in un’intervista rilasciata al Corriere Adriatico il 27 febbraio 2015, tra l’altro ha confidato che nella visita ad limina dei vescovi delle Marche del 3 maggio 2013: «il Santo Padre disse che non aveva mai visitato Loreto». Si spera che un giorno possa metter piede dentro la Casa di Nazaret, che fa quotidiana memoria del Mistero dell’Incarnazione.

Presentato un libro di Roberto MazzantiIl 28 febbraio, nella Sala Consiliare del Comune di Loreto, è stato presentato un libro di Roberto Mazzanti, medico, chirurgo e odontoiatra, primario in tali bran-chie mediche negli Ospedali di Fabriano e di Loreto. Il libro si intitola: «I miei 55 anni di diabete». Si tratta di una testimonianza di come si possa imparare a convi-vere con la malattia e, proprio grazie ad essa, sentire in modo ancor più intenso ciò che di meraviglioso abbia-mo attorno.

Visita al santuario di Loreto del FAI di AnconaUna trentina di soci anconetani del FAI (Fondo Ambientale Italiano) il 28 febbraio si è recata a Loreto e ha visitato i Camminamenti di Ronda, il Museo-Antico Tesoro e quindi ha ascoltato una conferenza di padre Giuseppe Santarelli su «Le Repliche della Santa Casa» nel mondo cattolico.

Concerti di «Appassionata» a LoretoL’Associazione musicale «Appassionata», in collabo-razione con la Delegazione Pontificia della Santa Casa, con la Regione Marche, con il Comune di Loreto e con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio locale, ha organizzato una rassegna musicale dal titolo: «Un Tesoro di Musica», con tre manifestazioni, svoltesi nella Sala del Pomarancio. Il 19 febbraio si è esibito l’Ensemble vocale e strumentale della «Accademia dei Dissennati» di Macerata, il 14 marzo ha avuto luogo un recital per pianoforte di Cecilia Airaghi e il 29 marzo ha chiuso la Rassegna il Quartetto delle Marche.

Le bancarelle lasciano Piazza della MadonnaAgli inizi di marzo, il commissario prefettizio del Comune di Loreto Simona Calcagnini ha emesso un’or-dinanza, in forza della quale le bancarelle da Piazza della Madonna sono state trasferite in Via Sisto V, in applicazione della disposizione del Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle Marche Stefano Gizzi e in seguito a un decreto di condanna del competente tribunale, a firma del giudice Giombetti e del pubblico ministero Gubinelli. I titolari hanno fatto ricorso contro la condanna, il cui responso si attende per la fine del corrente anno.

Loreto negli anni 1935 -1945La Libera Università Lauretana per la Terza Età ha curato la pubblicazione di un volume dal titolo: «Alla scoperta di un decennio: 1935-1945», il quale è stato presentato il 7 marzo nella Sala Consiliare dal prof.

Con lettera del 17 marzo 2015 il Segretario di Stato Cardinale Pietro Parolin, su richiesta dell’Arcivescovo Giovanni Tonucci, ha rinnovato il Consiglio di Amministrazione della Delegazione Pontificia del Santuario della Santa Casa nelle persone dello stesso arcivescovo Giovanni Tonucci, presidente, di don Andrea Principini, di padre Stefano Vita, del dott. Claudio Quattrini, del dott. Andrea Ambrogini e del dott. Giovambattista Santucci, consiglieri.Nel contempo ha confermato il Collegio dei revisori dei Conti nelle persone del dott. Marco Lori, presidente, del dott. Giorgio Ciccioriccio e del rag. Alberico Novelli, revisori.

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Il 26 maggio 2014 si è addormentata nel Signore, in avanzata età, Titina Guglielmo di Napoli, zelatrice della Santa Casa per oltre mezzo secolo e assidua pellegrina a Loreto. Ha

promosso la devozione alla Vergine Lauretana in svariate maniere, in special modo raccogliendo innumerevoli iscrizioni alle messe perpetue e diffondendo i calendarietti del santuario. Nei suoi frequenti pellegrinaggi, sostava a lungo in preghiera nella Santa Casa. Portava sempre una nota di festa nella Congregazione Universale, che era la sua casa.

Il 24 febbraio scorso è passato al Signore padre Valentino Lanfranchi, all’età di 82 anni. Dal 1973 al 2011 è stato zelante e operoso parroco nella parrocchia di San Flaviano a Villa

Musone, popolosa frazione di Loreto. A lui, tra l’altro, si deve la felice iniziativa della sacra rappresentazione denominata «La Morte del Giusto», ideata in sostituzione della processione del Cristo morto, soppressa dall’allora arcivescovo Loris F. Capovilla, ora cardinale, il quale, alla notizia della morte di padre Valentino, ha inviato un commosso messaggio, letto dall’arcivescovo Giovanni Tonucci durante il funerale.

Marco Moroni, docente di storia economica presso l’U-niversità Politecnica delle Marche. Il volume raccoglie scritti di cronaca e documenti tratti rispettivamente dalla Biblioteca Benedettucci di Recanati e dagli Archivi della Santa Casa e del Comune di Loreto. I testi, tutti fo-tocopiati, sono stati disposti in ordine cronologico. Essi descrivono un periodo denso di avvenimenti, anche bellici. Il volume in folio, di 154 pagine, è riservato agli iscritti della suddetta Università.

Preghiera con il PapaIl 13 marzo, in concomitanza con la data del secondo anniversario di pontificato di Papa Francesco, nella basilica inferiore della Santa Casa, dalle ore 21,15 alle ore 24, si è tenuto un prolungato tempo di preghiera in unione con il sommo pontefice, davanti al Crocifisso, con silenzi oranti, riflessioni e testimonianze.

Il sostegno di Enel Sole per l’illuminazione ester-na della basilica

Il 7 marzo La Delegazione Pontificia di Loreto ha spen-to le luci che illuminano l’esterno della basilica per il fatto che l’amministrazione comunale da otto mesi non pagava la bolletta che le spettava, la quale è ricaduta sulla stessa Delegazione. La decisione ha suscitato una grande risonanza di carattere mediatico, anche a livello nazionale. Grazie all’interessamento dell’ingegnere Danilo Fucili - dal 2010 responsabile dell’illuminazione pubblica territoriale del Nord Est - e dell’Enel Sole, il 13 marzo la luce è tornata a risplendere. Il sostegno si protrarrà fino all’insediamento della nuova ammini-

strazione comunale, dopo le elezioni di fine maggio.

Inizio della stagione dell’UnitalsiNei giorni 13-15 marzo l’Unitalsi Toscana ha dato inizio alla stagione 2015 dei pellegrinaggi-malati che l’Asso-ciazione porta a Loreto dalle varie regioni d’Italia. I par-tecipanti erano soprattutto giovani, i quali, attraverso tempi di catechesi, di preghiera e di fraternizzazione, si sono preparati per l’assistenza ai pellegrini infermi a Lourdes, a Loreto e ad altri santuari durante l’anno in corso.

Quaresimale 2015: “Le mani di Gesù”Ogni martedì di quaresima si sono tenute nella basilica di Loreto, alle ore 21,15, le catechesi, dettate dall’arci-vescovo Giovanni Tonucci, sui seguenti argomenti: 24 febbraio, «La guarigione del lebbroso»; 3 marzo, «La guarigione della suocera di Pietro»; 10 marzo, «La risurrezione della figlia di Giairo»; 17 marzo, «Pietro salvato dalle acque»; 24 marzo, «Gesù benedice i bam-bini»; 31 marzo, «Gesù e Tommaso».

Un servizio su Luca Signorelli a Loreto nella rivista «Bell’Italia»

Il numero di marzo della nota rivista «Bell’Italia» (pp. 85-93), ha dedicato un servizio ai dipinti lauretani di Luca Signorelli nella Sagrestia di San Giovanni, con testo di Francesca Montorfano e con foto di Luciano Romano. Il servizio contiene altre utili notizie sull’arte e sulla vita del santuario.

In memoria Titina Guglielmo

Padre Valentino Lanfranchi

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Maggio 2015 197

Page 38: n. 5 - MAGGIO 2015 r t o gioORARI Basilica della Santa Casa ore 6.15-19.30 (aprile-settembre) ore 6.15-19.00 (ottobre-marzo) La Santa Casa rimane chiusa tutti i giorni dalle 12.30

TESTI SPIRITUALI

Il Santuario di Loreto nella pa rola di Giovanni Pao lo II e del car dinale Jo-seph Ratzinger ora Be ne detto XVI, pp. 288, fo to a colori 140, copertina cartona-ta, € 19,00.

G. Tonucci, Le Donne nella Bibbia.Pentateuco e libri storici, pp.

124, con numerose illustrazioni a colori, € 10,00

PUBBLICAZIONI VARIE

N. Alfieri - E. Forlani - F. Grimaldi, Contributi ar-cheo logici per la storia della S. Ca sa, Loreto 1977, pp. 69, tavole 25, € 2,60.

V. Salvoldi, La Madonna del sì. Lodi a Maria e arte in suo onore, Lo reto 2010, pp. 224, € 18,00.

AA.VV., I pellegrini alla Santa Ca sa di Loreto - Indagine socio-religiosa, 1992 pp. 268, € 9,30.

G. Santarelli, La Santa Casa di Lo reto, 5ª ediz., Loreto 2006, pp. 505, illustrazioni 111, € 18,00.

Luca da Monterado, Mons. Tom maso Gallucci, Lo reto 1997, pp. 238, € 12,00.

G. Santarelli, I graffiti nella Santa Casa di Loreto, Loreto 1998, pp. 121, foto-colors 66, € 15,00.

Ludovico Seitz e la Cappella Tedesca a Lo reto, Loreto 2008, pp. 470, illustrazioni a colori 331,

€ 50,00.

G. Santarelli, Per-so naggi d’autorità a Loreto, Loreto 2010, pp. 240, € 35,00.

PUBBLICAZIONIpromosse dalla Delegazione Pontificia del Santuario della Santa Casadi Loreto - c.c.p. 311605 - Tel. 071970104

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IL LIBRO DEL MESENanni Monelli - Giuseppe Santarelli

LORETO PALAZZO APOSTLICO

• La prima parte, redatta da G. Santarelli, descrive gli autori dell’imponente Palazzo, iniziato nel 1498 da Giuliano da Sangallo o da Francesco di Giorgio e portato avanti, dal piano della Piazza, su disegno di Donato Bramante.

• Inoltre, dà ragione degli altri artisti che vi hanno lavorato, da Andrea Sansovino ad Antonio da Sangallo il Giovane, fino a Luigi Vanvitelli, e illustra le trasformazioni e gli usi del fabbricato nei secoli.

• La seconda parte, scritta dal Monelli, studia la struttura edilizia del Palazzo nelle sue varie fasi costruttive e il cortile che esso racchiude, unitamente alla sua funzione.

• Inoltre, illustra le differenti tipologie, le specificità compositive e le particolarità architettoniche dell’imponente e artistico edificio, capolavoro del Rinascimento.

• Pagine 198, illustrazioni 95, € 15,00.

198 IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Maggio 2015

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N. Monelli - G. Santarelli, La Ba-si li ca di Loreto e la sua reliquia, Loreto 1999, pp. 195, illustrazioni 54, € 12,90.

N. Monelli, Architettore e architettu-re per la S. Ca sa di Lo reto, Loreto 2001, pp. 160, illustrazioni 47, € 9,00.

N. Monelli, Prime architetture pice-ne per la Camera di Maria a Loreto, pp. 125, illustrazioni 44, € 15,00.

G. Santarelli, Gli affreschi della Sala del Pomarancio a Lo-reto, Loreto 2010, pp. 102, € 20,00

M. Montanari - A. Schiaroli, Santi e Beati a Loreto, Lo-reto 2005, pp. 492, con numerose illu-strazioni, € 9,00.

N. Monelli - G. San tarelli, L’Al tare de-gli Apostoli nella Santa Casa di Lo reto,

Lo reto 2012, pp. 102, numerose il lu stra zio ni, € 8,00.

G. Santarelli, Le Origini del Cri stia ne simo nelle Marche, Loreto 2009, 2ª ediz., pp. 430,illustrazioni 39, € 20,00.

G. Santarelli, Loreto nella storia e nell’arte (formato grande), Ancona 1997, edizioni italiana, spa gnola, in-glese, francese, te desca, portoghese e

russa; € 10,00.

G. Santarelli, L’arte a Loreto, edi-zioni Aniballi, An cona, 2ª edi zione 2005, pp. 406, ill. a colori 375; in brossura € 55

G. Santarelli, Loreto - Guida storica e artistica, An co na 1996, edizioni italiana, spa gnola, in glese, fran cese, tedesca e por-toghese; € 5,00.

G. Santarelli, Guida illustrata in po-lacco, 1992, € 10,00.

AA.VV., La Congregazione Uni ver sale della S. Ca sa Atti del convegno per il centenario, Loreto 1985, pp. 355, € 10,35.

G. Ricci (sec. XV), Virginis Mariae Loretae Historia, Lo-reto 1987, pp. 160, € 10,00.

G. Santarelli, Tradizioni e Leg gende Laure tane, Lo reto 2007, pp. 190, illustrazio-ni 45, € 8,00.

N. Monelli - G. Santarelli, Le Fortificazioni di Loreto, Loreto 2010 pp. 150, ill. 50, € 15,00.

N. Monelli - G. Santarelli, Loreto Palazzo Apostolico, Lo reto 2012, pp. 198, illustrazioni 185, € 15,00.

P. Cavatorti, Le gua-rigioni a Lo reto, Loreto 2001, pp. 152, € 2,60.

C. Zeppa, Diario di una miracolata a Loreto, Lo reto 2007, pp. 48, € 3,00.

Pagelline con rosario e con preghiere lauretane - € 0,20.

Cd “Canti lauretani” (con libretto) - € 8,00.

Dvd “Lo re to - Fede Sto ria Ar te” - € 12,00. (in undici lingue)

B. Anselmi, G. Via bi- le, Sal mi Re spon so-riali, An no B e C, pp. 120 - € 25,00 cad.

Ai sensi del d.lgs 196 del 30/06/2003 la informiamo che i dati personali che verranno forniti saranno oggetto di trattamento a mezzo di sistemi informatici. La redazione, nel la persona del responsabile del trattamento dei dati, garantisce che le informazioni saranno trattate unicamente allo scopo di inviare agli associati e/o benefattori le pubbli-cazioni nel pieno rispetto delle norme del D.L. 30/06/2003. Rispetto a tali da ti po tranno essere esercita ti i diritti a cui all'art. 7 del d.lgs 196/2003; in particolare il soggetto interessato potrà richiederne la cancellazione e/o rettifica scrivendo alla redazione.

IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA - LORETO • Maggio 2015 199

Page 40: n. 5 - MAGGIO 2015 r t o gioORARI Basilica della Santa Casa ore 6.15-19.30 (aprile-settembre) ore 6.15-19.00 (ottobre-marzo) La Santa Casa rimane chiusa tutti i giorni dalle 12.30

Fondata nel 1883ha le seguenti finalità:

• Diffondere la conoscenza e la devozione verso la Ma donna e la sua Santa Casa, dove ha avuto inizio la storia della nostra salvezza con l’An nunciazione e l’Incarnazione;

• Curare la promozione e il decoro del santuario con offerte e lasciti vari;• Accogliere i pellegrini orientandoli a vivere i messaggi del santuario, la vita della

S. Famiglia, le feste della Madonna.

L’iscrizione ALLA congregAzione L’iscrizione è aperta a quanti desiderano collaborare alle sue finalità. Con l’iscrizione si partecipa in perpetuo ai benefici spirituali delle preghiere e di una Messa che si celebra ogni giorno alle ore 8.30 nel santuario (Messe Perpetue); agli iscritti è concessa inoltre l’indulgenza plenaria alle solite condizioni nel giorno dell’iscrizione e nella festa della Madonna di Loreto (10 dicembre).

La Congregazione Universale pubblica la rivista mensile “IL MESSAGGIO DELLA SANTA CASA”, che informa sulla vita del santuario e funge da collegamento con

gli animatori e gli iscritti. Promuove inoltre gli studi e le pubblicazioni sulla storia della S. Casa e del santuario.

Chi desidera collaborare più intensamente agli scopi della Congregazione Universale può chiedere di far parte del gruppo degli Amici DeLLA sAcrA fAmigLiA che riunisce gli Zelatori e le Zelatrici della Santa Casa. Essi riceveranno

particolari incarichi insieme ad un nostro tesserino d’iscrizione. Per l’invio di corrispondenza e di offerte

servirsi del seguente indirizzo: DeleGazione PontiFicia

conGreGazione universale Della santa casa

60025 Loreto (AN), Italiatel. 071.970104 - fax 071.9747176

c.c.p. n. 311605

Norme per l’iscrizione

• Farne richiesta, anche con lettera, alla Direzione. Possono essere iscritti vivi e defunti, persone singole e famiglie. Viene rilasciato un diploma di iscrizione.

• La partecipazione ai beni spirituali, comprese le Messe perpetue, è perpetua, cioè per sempre.

• Gli iscritti non hanno obblighi particolari, tranne l’impegno di vivere cristianamente.

• Si raccomanda la recita dell’Angelus tre volte al giorno e la recita frequente del Rosario e delle Litanie Lauretane.

• La quota d’iscrizione è di € 10,00 (per l’iscrizione individuale) o di € 16,00 (per l’iscrizione di più persone o di una famiglia).

Congregazione Universale della Santa Casa

Iscrivi te stesso e i tuoi familiari alla Congregazione Universale della Santa Casa. Potrai usufruire di vari benefici spirituali, in primo luogo delle messe perpetue: cioè, di una messa celebrata ogni giorno nel santuario della Santa Casa alle ore 8,30.• Puoi iscrivere te stesso o altra persona singola, viva o defunta (offerta € 10,00)• Puoi iscrivere la tua famiglia o altre famiglie, per vivi e/o defunti (offerta € 16,00)

Invia la tua offerta tramite C.C.P. n. 311605 intestato a: Delegazione Pontificia - Congregazione Universale Santa Casa - 60025 Loreto (AN)oppure tramite bonifico bancario: Banca delle Marche cod. IBAN: IT70O0605537380000000000941 BIC: BAMAIT3Aoppure tramite carta di credito direttamente dal sito internet: www.santuarioloreto.itChi intende inviare l’offerta tramite bonifico bancario è pregato di comunicare il proprio recapito postale tramite lettera, fax o e-mail per consentire una risposta.Per contattarci: tel. 071.970104 - fax 071.9747176; Sito: www.santuarioloreto.it e-mail: [email protected]

Messe perpetue