N° 4, aprile 1994 - Sbt · 2008. 1. 7. · di Gianni Mondini Profili: Maria Martini di Fausta...

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N o 2, febbraio 1994 Editoriale di Claudio Suter Carnevale: Relipak: Re della Lippa o anti - Kapiler di giemme Origine del kapiler e del carnevale locarnese di Angelo Nessi L'arcano dell'Arca di Gianni Mondini Cobbioni Attilio alias Filomena di giemme Il carnevale di Solduno compie 20 anni di giemme Profili: Silvio Baccaglio di Gianni Mondini Concerti di Locarno: 35 edizioni di pagine cameristiche di Pierangelo Maddalena Pierrot au cinema Baj e i suoi fantocci di Giuseppe Cattori L'Onsernone della paglia e della "farina bona" di Mario Manfrina Tifosi, dove siete? di Claudio Suter Novità nel commercio L'attualità illustrata Motori di Claudio Libotte In memoria Culle fiorite Tanto, se non tutto, del Gran Consiglio Asterischi Fotografie: Massimo Pedrazzini, 29, 31, 32, 33, 34 In copertina; il carro di Relipak I, davanti alla chiesa di San Francesco a Locarno (da "Ticino com'era" di P. Bianconi). ll'interno del comitato di redazione abbiamo assun- to l'impegno di redigere a turno l'editoriale: stavolta tocca a me, forse perché l'edizione consacra parec- chie pagine all'imminente carnevale e l'editore spera in un pezzullo non troppo serioso. Preferisco sfruttare lo spazio che l'Armando mi concede, per una chiac- chierata a ruota libera sul neonato men- sile. E' piaciuta la prima edizione? Tutto sommato e considerati gli inevitabili difetti dell'edizione di gennaio, credo di poter rispondere in modo affermativo. Non mi affido ai consensi benevoli degli amici e dei conoscenti: sarebbe troppo facile. Credo che il numero 1 abbia susci- tato interesse e che questa edizione di feb- braio possa convenientemente con- tribuire a meglio profilare e definire il "taglio" della nuova pubblicazione. Qualche inciampo è (e sarà anche in futuro) inevitabile: idee, argomenti e pro- duzioni sono affidati a sei persone che non hanno saputo dire di no all'editore, pur consapevoli di essere sufficientemente oberate da impegni su vari fronti. Vi confesso, senza falsi pudori, perché ho risposto presente alla chiamata dell'Armando, pur sapendo che dovrò limitarmi a centellinare i contributi e con la consapevolezza di non condividere sempre quanto verrà pubblicato dai col- leghi del comitato di redazione: apparten- go alla categoria di locarnesi che non ha digerito la scomparsa di un giornale com- pletamente fatto in casa, aperto ai proble- mi che incontriamo nel nostro quotidiano, con i pregi e i difetti della pubblicazione "di piazza", recante contenuti che rischi- ano di coinvolgerti personalmente. Da quando il vecchio e (da me) rimpianto "Eco di Locarno" ha di fatto chiuso i battenti - con un po' d'ipocrisia potrei parlare di trasloco, ma non me la sento - mi accorgo che al locarnese medio è stato sottratto qualcosa che sentiva suo: figuriamoci i sentimenti di uno che, sep- pur part-time, aveva per anni respirato gli odori particolari e affascinanti della ti- pografia in cui il giornale nasceva un giorno sì e uno no. L'Armando, che secondo me è un fur- bastro di tre cotte, questi miei sentimenti li ha intuiti e ha avuto gioco facile facile: "Anca se ti scrivi doma 'na quai volta" e via di questo passo, fino a strappare il medesimo "sì" che aveva saputo strap- pare (ignoro con quali altri artifizi) al Peppo Cattori, al Romano Giovanettina, all'austero Arturo Romer, al tenebroso Mario Manfrina e, soprattutto, a Gianni Mondini, il più direttamente coinvolto nell'operazione. Come i sei personaggi pi- randelliani, anche noi, ogni tanto, siamo in cerca d'autore, nel senso che ci farebbe as- sai comodo trovare penne alternative che contribuissero a riempire gli spazi bianchi di questa benedetta Rivista: il lettore ha tutti i diritti di esclamare che esce "solo" una volta al mese, per noi esce "ben" do- dici volte l'anno. Siccome persino uno sproloquio qual è codesto editoriale, reclama un minimo di coerente conclu- sione, ci sto per arrivare. Siamo partiti, caro lettore de la Rivista, con molta incoscienza verso un'avventura tutta da scoprire, ignorando quasi tutto salvo l'obiettivo che ci prefig- giamo: confezionare mensilmente un prodotto che possa piacere al locarnese (e per esso s'intende chi abita la splendida regione che sta attorno al bacino svizzero del lago Maggiore, valli e campagne ovvi- amente incluse) e che sappia, con il tem- po, farsi accettare com'era accettato il vecchio e scomparso "Eco", del quale un po' tutti dicevano peste e corona, poi si facevano venire il mal di pancia se non lo trovavano puntualmente in casella, in bu- calettere o in edicola. Il giorno in cui, al caffè, sentirò qual- cuno sostenere animatamente una tesi con il corredo di un "A l'ho legiiid sii la Rivista! " quale supporto a prova di dub- bio altrui, avremo fatto centro: saremo en- trati non solo nelle case ma anche nel cuore dei locarnesi. Il cammino si prospetta lungo e diffi- cile, la scommessa è stimolante: è una scommessa che in compagnia dell'- Armando, del Gianni, dell'Arturo, del Peppo, del Mario, del Romano e di quan- t ' altri vorrano saltare sul treno in corsa, mi piacerebbe molto riuscire a vincere. Claudio Suter

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  • No 2, febbraio 1994

    Editoriale di Claudio Suter

    Carnevale:

    Relipak: Re della Lippa o anti - Kapiler di giemme

    Origine del kapiler e del carnevale locarnese di Angelo Nessi

    L'arcano dell'Arca di Gianni Mondini

    Cobbioni Attilio alias Filomena di giemme

    Il carnevale di Solduno compie 20 anni di giemme Profili: Silvio Baccaglio di Gianni Mondini

    Concerti di Locarno: 35 edizioni di pagine cameristiche di Pierangelo Maddalena

    Pierrot au cinema

    Baj e i suoi fantocci di Giuseppe Cattori

    L'Onsernone della paglia e della "farina bona" di Mario Manfrina

    Tifosi, dove siete? di Claudio Suter

    Novità nel commercio

    L'attualità illustrata

    Motori di Claudio Libotte

    In memoria

    Culle fiorite

    Tanto, se non tutto, del Gran Consiglio

    Asterischi

    Fotografie: Massimo Pedrazzini, 29, 31, 32, 33, 34

    In copertina; il carro di Relipak I, davanti alla chiesa di San Francesco a Locarno (da "Ticino com'era" di P. Bianconi).

    ll'interno del comitato di redazione abbiamo assun-to l'impegno di redigere a turno l'editoriale: stavolta tocca a me, forse perché l'edizione consacra parec-

    chie pagine all'imminente carnevale e l'editore spera in un pezzullo non troppo serioso.

    Preferisco sfruttare lo spazio che l'Armando mi concede, per una chiac-chierata a ruota libera sul neonato men-sile. E' piaciuta la prima edizione? Tutto sommato e considerati gli inevitabili difetti dell'edizione di gennaio, credo di poter rispondere in modo affermativo. Non mi affido ai consensi benevoli degli amici e dei conoscenti: sarebbe troppo facile. Credo che il numero 1 abbia susci-tato interesse e che questa edizione di feb-braio possa convenientemente con-tribuire a meglio profilare e definire il "taglio" della nuova pubblicazione.

    Qualche inciampo è (e sarà anche in futuro) inevitabile: idee, argomenti e pro-duzioni sono affidati a sei persone che non hanno saputo dire di no all'editore, pur consapevoli di essere sufficientemente oberate da impegni su vari fronti.

    Vi confesso, senza falsi pudori, perché ho risposto presente alla chiamata dell'Armando, pur sapendo che dovrò limitarmi a centellinare i contributi e con la consapevolezza di non condividere sempre quanto verrà pubblicato dai col-leghi del comitato di redazione: apparten-go alla categoria di locarnesi che non ha digerito la scomparsa di un giornale com-pletamente fatto in casa, aperto ai proble-mi che incontriamo nel nostro quotidiano, con i pregi e i difetti della pubblicazione "di piazza", recante contenuti che rischi-ano di coinvolgerti personalmente.

    Da quando il vecchio e (da me) rimpianto "Eco di Locarno" ha di fatto chiuso i battenti - con un po' d'ipocrisia potrei parlare di trasloco, ma non me la sento - mi accorgo che al locarnese medio è stato sottratto qualcosa che sentiva suo: figuriamoci i sentimenti di uno che, sep-pur part-time, aveva per anni respirato gli odori particolari e affascinanti della ti-pografia in cui il giornale nasceva un giorno sì e uno no.

    L'Armando, che secondo me è un fur-bastro di tre cotte, questi miei sentimenti li ha intuiti e ha avuto gioco facile facile: "Anca se ti scrivi doma 'na quai volta" e via di questo passo, fino a strappare il

    medesimo "sì" che aveva saputo strap-pare (ignoro con quali altri artifizi) al Peppo Cattori, al Romano Giovanettina, all'austero Arturo Romer, al tenebroso Mario Manfrina e, soprattutto, a Gianni Mondini, il più direttamente coinvolto nell'operazione. Come i sei personaggi pi-randelliani, anche noi, ogni tanto, siamo in cerca d'autore, nel senso che ci farebbe as-sai comodo trovare penne alternative che contribuissero a riempire gli spazi bianchi di questa benedetta Rivista: il lettore ha tutti i diritti di esclamare che esce "solo" una volta al mese, per noi esce "ben" do-dici volte l'anno. Siccome persino uno sproloquio qual è codesto editoriale, reclama un minimo di coerente conclu-sione, ci sto per arrivare.

    Siamo partiti, caro lettore de la Rivista, con molta incoscienza verso un'avventura tutta da scoprire, ignorando quasi tutto salvo l'obiettivo che ci prefig-giamo: confezionare mensilmente un prodotto che possa piacere al locarnese (e per esso s'intende chi abita la splendida regione che sta attorno al bacino svizzero del lago Maggiore, valli e campagne ovvi-amente incluse) e che sappia, con il tem-po, farsi accettare com'era accettato il vecchio e scomparso "Eco", del quale un po' tutti dicevano peste e corona, poi si facevano venire il mal di pancia se non lo trovavano puntualmente in casella, in bu-calettere o in edicola.

    Il giorno in cui, al caffè, sentirò qual-cuno sostenere animatamente una tesi con il corredo di un "A l'ho legiiid sii la Rivista! " quale supporto a prova di dub-bio altrui, avremo fatto centro: saremo en-trati non solo nelle case ma anche nel cuore dei locarnesi.

    Il cammino si prospetta lungo e diffi-cile, la scommessa è stimolante: è una scommessa che in compagnia dell'-Armando, del Gianni, dell'Arturo, del Peppo, del Mario, del Romano e di quan-t ' altri vorrano saltare sul treno in corsa, mi piacerebbe molto riuscire a vincere.

    Claudio Suter

  • N° 4, aprile 1994

    Editoriale di Claudio Suter

    La nuova Piazza Castello. Così ce la propongono i tecnici di Gianni Mondini

    Profili: Maria Martini di Fausta Pezzoli-Vedova

    Sagre e tradizioni:

    Il primo maggio i Cavergnesi in processione a Gannariente di Gianni Mondini

    1494 -1994. 500° anniversario del miracolo della Madonna del sangue a Re di Gianni Mondini

    Fernando Bonetti lascia la Vos da Locarno "Per qualche prova ... " di Claudio Suter

    Pasqua con le porcellane di Claudio Suter

    1° maggio: invalidi al minigolf di Losone

    Problemi che fanno discutere: "Nationalpark Centovalli" di Mario Manfrina

    "Tentazioni" asiatiche per l'Invertomatic SA di Franco Donati

    L'attualità illustrata

    Motori di Claudio Libotte

    In memoria

    Culle fiorite

    Asterischi

    In copertina: La galleria sarà la panacea al traffico locarnese ? (vedi articolo a pag. 5). Foto Massimo Pedrazzini.

    opo due edizioni della RI-VISTA, con distribuzione piuttosto "artigianale", è stata superata la prima im-portante soglia che defini-rei soprattutto psicologica:

    quella dei 500 abbonamenti. Mi si dice, mentre stendo queste note, che l'appa-rizione del terzo numero ha comporta-to un'ulteriore impennata, sicché è rea-listicamente ipotizzabile che a breve termine anche la seconda pietra miliare (quella dei mille abbonati) sarà felice-mente raggiunta. Sin dall'inizio ci siamo posti un obiettivo confessabile senza falsi pudori: duemila abbonati, questa la quota-base che il comitato di redazione ritiene di poter raggiungere in tempi contenuti, diciamo il primo anno di vita.

    Con attenzioni più precise rivolte al settore dell'acquisizione del lettore, non dovrebbe essere difficile realizzare que-sto nostro desiderio. Giustamente si è privilegiato e anteposto il contenuto al "battage", quindi possiamo dedurre che il primo parziale successo giunge per scelta del lettore e non per meriti di campagna promozionale: ne andiamo un tantino orgogliosi, come mi sembra giusto.

    In realtà, il comitato di redazione non ha superato tutti i travagli che sca-turiscono dalle scelte dei temi e dall'im-postazione che, di numero in numero, stanno venendo fuori più per risultanze spontanee che non per precisi indirizzi predeterminati. Ci s'interroga - e non sempre con unanimità di pareri - su te-mi di fondo e concetti che dovranno se-gnare il cammino della RIVISTA, da noi auspicato lungo e ovviamente felice. Il risultato del simpatico "disordine", che contraddistingue i nostri dibattiti in-terni, l'avete sotto gli occhi oggi per la quarta volta. Stiamo tentando, anche un po' goffamente, di organizzarci in modo un po' più "scientifico" (il compianto Gioan Brera avrebbe detto: un po' me-no alla viva il parroco) per fare, di un gruppo di potenziali redattori, un "team" funzionale: l'impresa è abba-stanza ardua, la naturale predisposizio-ne all'improvvisazione è predominante.

    Perché vi sto a raccontare quanto av-viene dietro le quinte? Semplicemente perché in molti avete risposto "sì" al no-stro appello e mi sembra quindi giusto che i panni della RIVISTA vengano la-

    vati in famiglia. (Per un giornale, la fa-miglia è sempre comprensiva di chi lo acquista e lo legge). Del resto i cosid-detti intoppi accompagnano inevitabil-mente i primi passi di ogni nuova pub-blicazione. Se un quotidiano richiede al-meno due-tre settimane per completare l'assestamento, un mensile dovrebbe per analogia aver diritto a qualche edi-zione almeno per completare l'appren-distato dei suoi estensori.

    Fra i pareri raccolti, mi è giunta all'orecchio una benevola critica espres-sa da un nostro lettore, che ci ritiene un po' troppo impegnati sul passato e un po' meno attenti al presente, nonché piuttosto insensibili nei confronti dei giovani lettori.

    Direi che già il terzo numero pre-sentava ampi "ravvedimenti", con nu-merosi articoli dedicati all'attualità stretta. Dovremo per contro maggior-mente pensare a interessare i giovani, ritenuto che quanto emana dal passato (immagini e riferimenti) non va neces-sariamente in rotta di collisione con quanto un giovane lettore auspica di trovare nelle pagine di questa pubblica-zione. In conclusione, ci stiamo tuttora facendo le ossa, confortati dal primo tangibile segno di consenso popolare e dal fatto che (le ossa) ancora non hanno minacciato di rompercele...

    Claudio Suter

    "... il profitto non è l'unico indice delle condizioni dell 'azienda. E ' possibile che i conti economici siano in ordine ed insieme che gli uomini, che costituiscono il patrimonio più prezioso dell'azienda, siano umiliati e offesi nella loro dignità. Oltre ad essere moralmente inammissibile, ciò non può non avere in prospettiva riflessi negativi anche per l'efficienza economica dell'azienda. Scopo dell'impresa, infatti, non è semplicemente la produzione del profitto, bensì l'esistenza stessa dell'impresa come comunità di uomini che, in diverso modo, perseguono il soddisfacimento dei loro fondamentali bisogni e costituiscono un particolare gruppo al servizio della società ".

    Papa Giovanni Paolo II Enciclica Centesimus annus (n. 35).

    Fotografie: Massimo Pedrazzini 31, 33, 35 Stefania Beretta 5, 7, 9

  • N° 9, settembre 1994

    Editoriale di Mario Manfrina Comuni e regioni, o si procede insieme o si arrischia di affondare... di Ivo Lanzi Profili: Riccardo Varini di Gianni Mondini A settant'anni dal disastro di Someo di Riccardo Maria Varini Funghi... che passione! di Giorgio Bianchetti La BSI di Locarno in festa di Gianluigi Trucco Turismo? Male, purtroppo di Claudio Suter 190 anni del piroscafo "Piemonte" di Andrea Keller Sentieri... e cose delle Centovalli e del Pedemonte di Mario Manfrina

    Mostre: Emil Schumacher, Gregor Rabinovitch

    Le aziende informano L'attualità illustrata Congratulazioni e auguri Motori

    In memoria Culle fiorite

    Asterischi

    Fotografie: Massimo Pedrazzini, 31, 33

    Foto in copertina: IIa elementare di Locarno centro 1951/52 Mo. Silvano Pezzoli

    e comunità di valle hanno da sempre avuto un'esistenza più difficoltosa rispetto alle comunità cittadine o comun-que del piano. Talvolta, i problemi erano legati alla so-

    pravvivenza stessa della popolazione, la fame insomma. Una situazione questa, che ha toccato un po' tutte le nostre valli. Pure le Centovalli, una valle alla quale da sempre appartengo e i cui de-stini mi stanno particolarmente a cuore, non hanno potuto sottrarsi a questo tri-ste destino.

    Mi sembra però di poter dire che in passato le cose, i problemi, venivano ri-solti in altro modo; a cominciare dal concorso di tutta la popolazione nel pre-stare il proprio aiuto per eseguire quelle opere che aveva deliberatamente e de-mocraticamente deciso di mettere in cantiere. Quando poi il problema era esterno, si assisteva ad una sorta di mo-bilitazione generale che vedeva tutti, in-distintamente, a far quadrato per difen-dere i propri diritti.

    Ora, i tempi sono cambiati e con loro, per nostra fortuna, anche i proble-mi, diventati sicuramente meno impel-lenti ma non meno importanti se rappor-tati alle esigenze dei nostri giorni. Uno fra tutti? La chiusura della strada "inter-nazionale" che si protrae ormai da oltre nove mesi nell'indifferenza sempre più generale e per la quale non si intravvede una soluzione in tempi brevi.

    E questo è solo uno di tutti i nostri problemi, forse il più grave ma non l'unico. Ma poi, il progresso di una co-munità non richiede soltanto la soluzio-ne delle "gabole" che puntualmente ci piovono tra capo e collo, ma dovrebbe pure comprendere la proposta di nuove vie da seguire, la creazione di nuove possibilità per un sano sviluppo della re-gione; in altre parole migliorare la qua-lità della vita con il concorso di tutti af-finché tutti ne possano in seguito trarre beneficio.

    Questo purtroppo non sembra essere il caso nella nostra piccola regione dove anziché unirsi per affrontare compatti i problemi e risolverli nell'interesse di tutta la comunità, ci si sta scannando a vicenda.

    Proprio come i capponi di Renzo...

    Madonna del Sasso

    Io t'amo, Madonna, se i cieli si pingono al vespro di stelle,

    trapunte su nitidi veli;

    se i bronzi scampanano al vento; se i frati di mille fiammelle

    accendono in alto il convento.

    ...oh il dolce profilo di donna che il santo d'Ivrea sognò... domani sarà la Madonna, bambini bruciate il falò !

    Angelo Nessi

    Disgrazie fortunate

    "Giambattista Vico divenne intelli-gente soltanto dopo una tremenda caduta giù per le scale; Goya dipinse le sue opere più originali dopo la guarigione dalla pa-ralisi; Beethoven trovò i gridi più sublimi dopo che fu diventato sordo; Leopardi scrisse le liriche più perfette dopo che fu diventato gobbo; Proust compose il suo capolavoro quando l'asma gli impedì di continuare la sciocca vita mondana. Si potrebbero aggiungere centinaia di esem-pi. Non è vero sempre che la sventura genera sventura: molte volte essa non è che il pagamento anticipato di un dono che vale assai più della caparra".

    Giovanni Papini "Schegge" - 1. aprile 1954

    "Nell'inferno della vita entra solo la parte più nobile dell'umanità, gli altri stanno sulla soglia, e si scaldano".

    mario manfrina Hebbel

  • No 10, ottobre 1994

    Editoriale di Romano Giovanettina Ricordato il 50° della Repubblica Ossolana di Gianni Mondini Tempo di uve, di alambicchi e di grappe... di Geo Magistra Profili: Bruno Brunoni di Gianni Mondini L'impianto idroelettrico del Lago Delio di Roberto Galli Centro Sportivo Consortile di Diego Invernizzi AGIE quarant'anni di progresso tecnico e di innovazioni di Pietro Acciari La BSI di Locarno in festa di Gianluigi Trucco Video Art? Vi spieghiamo cos'è di Rinaldo Bianda Golf e ancora Golf di Paolo Brunetti Ricordo di Virgilio Gilardoni a cinque anni dalla morte di Giuseppe Cattori 17.ma edizione di Selezione Ambiente di Gianni Mondini Mostre: F. Leoni, M. Giacomelli, A. Losa Le aziende informano L'attualità illustrata Congratulazioni e auguri Motori In memoria Culle fiorite Asterischi

    aro Lettore, "La Rivista" si pone, quale primo scopo, quello di sostenere la nostra piccola economia locale che soffre di una crisi anche d'identità, senza precedenti.

    Passata l'euforia estiva, ritroviamo i soliti problemi, dalla scarsità di lavoro alla disoccupazione, dal turismo che langue con un Franco troppo forte a una Lira sempre più debole.

    Tutti vorrebbero cambiare qualche cosa per favorire il rilancio economico, ma le decisioni o indecisioni con le quali siamo stati confrontati finora rischiano di sortire un effetto contrario.

    Le stangate fiscali per risanare le casse federali quali l'introduzione dell 'IVA e il ventilato nuovo aumento della benzina, costituiscono solo due dei molti esempi che attirano la nostra attenzione e preoc-cupazione in queste ultime settimane. Inoltre è conosciuta la flessibilità con cui le aziende hanno posto rimedio, con inter-venti spesso radicali e dolorosi, alle situa-zioni contingenti che le impegnano ancora di questi tempi; mal si giustificano però gli effetti recessivi che questo genere di fisca-lità potrà causare in futuro.

    È previsto, con l'introduzione non solo dell'IVA, un aumento dell'inflazione attorno almeno al 2% con conseguenze prevedibili sul costo del denaro.

    Questa politica finanziaria caratteriz-zata da ripetute proposte assai disinvolte, preoccupa anche chi aveva sostenuto l'in-troduzione dell 'IVA e tollerato il primo aumento della benzina.

    Ma è risaputo che la crisi delle finanze federali ha pure origine nell'evoluzione smodata delle spese. Berna dovrà però ac-contentarsi dell'apporto dei considerevoli introiti appena votati, in quanto si può già intuire il rifiuto categorico di qualsiasi forma di nuovo aumento delle imposte. L'introduzione di ulteriori balzelli influi-rebbero negativamente sui redditi, rallen-tando il rilancio dei consumi.

    Solo favorire lo spirito imprendito-riale potrà essere da incentivo all'econo-mia, bloccando tra l'altro i costi assicura-tivi e sociali della disoccupazione.

    Anche nella nostra piccola realtà lo-cale questo principio può e deve essere re-cepito a favore di uno stato meno assisten-ziale e più propositivo.

    Romano Giovanettina

    I sogni il nostro vivere circondano come l'oceano abbraccia i continenti;

    la notte giunge e batte l'elemento coi frangenti sonori alla sua sponda.

    Quella voce c'invita e ci conforta ad una barca all'ancora, incantata: la marea cresce e ratta ci trasporta

    sulla notte dei flutti sterminata.

    Nella sua gloria astrale immoto e fisso il firmamento guarda dal profondo, e noi solchiamo il luccicante abisso

    che da tutte le parti ci circonda.

    Teodoro Tjutcev

    "Quando qualcuno vuole correggere con efficacia un altro e mostrargli che sbaglia, deve prima considerare da quale lato quegli abbia guardato le cose, giacché, di solito, si crede di essere nel vero perché si sono guardate le cose da un certo lato; bisogna perciò che il correttore riconosca che le cose sono vere se viste da quel lato, ma dimostri il motivo per cui è errato considerarle proprio da quel punto di vista ".

    Blaise Pascal

    "L'Asia e l'Europa sono piccole parti dell'universo; tutto il mare è una piccola goccia del cosmo, piccola zolletta di terra il monte Ato; un punto insignificante dell'eternità è la somma di tutto il tempo trascorso ".

    Marco Aurelio

    " Una vittoria di guerra si dovrebbe celebrare con il rito funebre".

    Lao-Tze

    Fotografie: Massimo Pedrazzini, 39,41,43

    Foto in copertina: Il Pizzo di Vogorno fotografato da G. Brenna

  • N° l, gennaio 1995

    Editoriale di Claudio Suter Omaggio a Giovanni Bianconi di Pierre Case Profili: Alfredo Mordasini di Giuseppe Cattori Le società si presentano: La Corale Unione Armonia di Mauro Belgeri 190 anni della Sopracenerina

    Artisti ticinesi in Russia di Gianni Mondini

    Tre locarnesi ai vertici della Rentenanstalt-Swiss Life di Gianni Mondini Briciole di storia locarnese: La fontana-monumento del Marcacci in piazza St. Antonio di Gianni Mondini Sui sentieri del passato: L'alpe della Bèdu di Fiorenzo Dadò La scomparsa di Arrigo Ruch e Michele Volentik di Claudio Suter FC Locarno: presidente cercasi di Claudio Suter Si bandisce gennaio

    Presepi nel Gambarogno Il fischio della Centovallina di Ugo Frey Segnalazioni Le aziende informano L'attualità illustrata Congratulazioni e auguri... Motori

    In memoria

    Culle fiorite Asterischi

    i siamo messi alle spalle un anno, il nostro primo anno, senza nemmeno accorgerci del tempo che scorreva ra-pido, scandito dal costante aumento del materiale da

    tradurre in pagine e, gradevole verifica, dall'altrettanto costante aumento degli abbonati. Un anno è poca cosa per verifi-care la bontà delle intenzioni, basta invece per capire lacune e punti deboli. A nostro modo di vedere - parlo del gruppo reda-zionale - vi sono notevoli margini di mi-glioramento tuttora possibili: l'impegno per il 1995 è appunto concentrato in que-sta direzione.

    Poco più di un anno fa l'unico capitale sul quale potevamo contare con certezza era l'entusiasmo, oggi c'è anche un senso critico che deve spronare quanti operano nell'ambito de "La Rivista" a fare meglio, a innovare costantemente.

    Un primo passo l'abbiamo compiuto quasi senza accorgerci, ed è un passo im-portante: dalla febbrile ricerca di argo-menti con cui riempire le pagine, siamo passati al sistematico sacrificare argo-menti per esigenze di spazio. L'abbon-danza di spunti è un primo sintomo di buona salute e la prova inconfutabile di un interesse suscitato nel lettore.

    Di numero in numero sono infatti au-mentate le firme di occasionali collabora-tori, competenti e qualificati, chiamati ad approfondire argomenti di vivo interesse regionale. È una strada inevitabile da per-correre per un gruppo come il nostro, ba-sato sulla disponibilità limitata di tempo da dedicare al lavoro redazionale vero e proprio.

    Quali propositi di miglioramento ab-biamo maturato? Sostanzialmente due: curare meglio la scelta della copertina (siamo onesti: non sempre l'immagine d'apertura è stata indovinata) e trovare il giusto equilibrio fra pagine dedicate al passato e pagine che ospitano l'attualità. Un problema prettamente "estetico" e uno di contenuti veri e propri. Ci siamo pure accorti di una difficoltà di ordine pra-tico, destinata ad accompagnarci anche in futuro, inevitabilmente: l'apparizione mensile "brucia" in partenza numerosi potenziali spunti, non avendo molto senso il riferire con settimane di ritardo sui quo-tidiani (né d'altra parte è sempre possibile giocare d'anticipo). Le "voglie" innova-tive devono, forzatamente, fare i conti con

    queste realtà. Ne consegue che l'ap-profondimento, la trattazione in chiave possibilmente inedita di argomenti di at-tualità e di interesse generale, nonché l'inesauribile serbatoio costituito dal pas-sato (sappiamo essere molto gradite le im-magini del tempo che fu) saranno i cavalli di battaglia anche per il 1995.

    A proposito, visto e considerato che siamo ancora nei tempi consentiti per farlo: un cordiale augurio di buon anno a tutti voi.

    Claudio Suter

    GENAR

    I piant iè lì stechid in la bisa gerada:

    sü pòlvar da la strada, giü fiocch da nev stremid.

    Da par tütt canderon da giazz: tubi s'ciopaa:

    i bosch alt iè quataa da brogia e da nebion.

    Ma i sa slonga i giornad pocch a pocch: sent che odor

    da calicanti in fior! E una sira pai strad

    sentiremm i gognitt a faa un bordell da matt

    con padell e pignatt e toll rott e ciochitt.

    Giovanni Bianconi

    L'orgoglio della vita inebria facil-mente la gioventù.

    Ogni generazione sta a turno in cima all'albero della vita e di là scorge tutto il paesaggio al di sotto, e sopra di sé ha sol-tanto il cielo.

    Crede così d'essere la prima e lo è, per quel momento.

    Charles Augustin Sainte-Beuve (Causeries du lundi)

    Fotografie: Massimo Pedrazzini, 41,43

  • N° 2, febbraio 1995

    Editoriale di Gianni Mondini

    Una "SCIA" che porta al duemila di Mario Manfrina

    Profili: Paolo Ravelli di Claudio Suter

    La legge sulle case da gioco e il Casinò di Locarno di Paolo Brunetti

    La FEAT, Federazione Esercenti e Albergatori Ticino di Claudio Belloli

    La voce del pianoforte protagonista della 36a edizione dei Concerti di Locarno di Pierangelo Maddalena

    Sui sentieri del passato: L'Alpe di Sevinera di Fiorenzo Dadò

    Ridiamoci su Inserto speciale di carnevale

    Attualità illustrata

    Congratulazioni e auguri...

    Motori

    In memoria

    Culle fiorite

    Asterischi

    Dall'album dei ricordi

    ebbraio è il mese del carnevale per cui è quasi un invito a non prenderci troppo sul serio. Ma è altresì la vigilia del rinnovo dei poteri cantonali; e questo è un avvenimento serio. Del re-

    sto nel Canton Ticino le elezioni sono sempre state una cosa seria; specialmente in passato, quando durante le campagne elettorali dalle parole si passava ai pugni e alle bastonate con estrema facilità. Oggi difficilmente si arriva alle mani (piuttosto ci si prende a pugni e a bastonate non per un ideale, ma unicamente per pestare un tifoso di una squadra avversaria...). Per contro in fatto di linguaggio in certi casi riusciamo persino a far la barba ai repub-blichini della seconda repubblica della vi-cina Italia.

    Ergo, pensiamo al carnevale che pro-babilmente avrà una coda politica... qua-resimale, ma, soprattutto, guardiamo alla nostra e vostra Rivista, cari lettori.

    Sfogliando i vari numeri che si son suc-ceduti mese dopo mese, ci sembra di poter affermare che l'obiettivo è stato centrato.

    Ci siamo fatti tanti amici, al punto che oltre all'apporto del corpo redazionale abbiamo pure potuto contare su valide penne esterne. Non solo, ma ascoltando gli umori della gente, ci sembra che l'ini-ziativa abbia incontrato una generale, fa-vorevole accoglienza. Basterebbe questo a giustificare un costante impegno a sem-pre più migliorare qualità e varietà della Rivista, miglioramenti e arricchimenti che del resto già in parte sono avvenuti man mano che s'andava innanzi. (Si pensi, ol-tre agli apporti esterni, ai diversi problemi affrontati, alle varie rubriche introdotte già nel corso del primo anno).

    Ma c'è ancora spazio per maggior-mente arricchirla. Già abbiamo fatto largo spazio alle valli ma intendiamo ulte-riormente far "entrare" regolarmente nella Rivista - grazie a collaboratori che speriamo di reclutare in loco - l'intero comprensorio della Regione e delle sub-regioni. Abbiamo pure avviato i primi contatti con autorità e enti dei comuni della Regione, nonché con alcuni di quelli confinanti transfrontalieri, per avvicinare maggiormente le genti del Verbano e del suo vasto entroterra. L' abbiamo fatto so-prattutto guardando alla sponda piemon-tese ma intendiamo aprire il discorso an-che con il versante lombardo, convinti come siamo della necessità e dell'utilità di

    scambi regolari anche con quella regione insubrica (Insubria era, tra altro, l'antico nome della Lombardia...) della quale, pur essendo a livello ticinese geograficamente il fulcro, la piattaforma (pensiamo solo alle potenzialità non sfruttate lacuali, ae-ree e ferroviarie), il Locarnese è econo-micamente periferico e costretto a un ruolo marginale, non di rado per carenza di una chiara e incisiva politica comune su piano regionale. Dovremmo cioè evitare di metterci i bastoni fra le ruote tra singoli membri della stessa comunità: a metter-celi ci pensano infatti già gli altri....

    La Rivista, beninteso, non s'illude di poter risolvere questi problemi ma certo continuerà a impegnarsi affinché le auto-rità - e soprattutto l'opinione pubblica -prendano coscienza della necessità di darsi una mossa per evitare quell'isola-mento che da nessuna parte è mai stato motivo di progresso.

    Gianni Mondini

    Gli uomini se ricevono un male lo scri-vono sul marmo, se un bene, nella polvere.

    Thomas Moore

    Dedicata al "VINICUM CLUB"

    Tra le bottiglie qui la gioia impazza E balla e canta su un enorme tino, E Bacco coronato a lei vicino Con la faccia nascosta ne la tazza.

    Ogni pensier, ogni dolor s'ammazza Con Barbera, Barolo e Grignolino, Nostro emblema è una brenta e un catino Ed un lago di birra in cui si sguazza.

    Qui solo il culto di Noè l'antico Ci conquista, ci affascina e ci attira E si annega nel vin l'odio più fiero...

    Quel ch 'è nemico al vino è a noi nemico. Noi beveremo fin che il mondo gira E in botti ce n'andremo al cimitero.

    Angelo Nessi ("Colpe di Gioventù")

    Fotografie: Massimo Pedrazzini, 31,33

  • N°4, aprile 1995-Anno II

    SOMMARIO

    Editoriale di Claudio Suter

    Lo stemma di Locarno di Gianni Mondini I nostri granconsiglieri

    Profili: Ulisse Zoppi di Fausta Pezzoli-Vedova

    Società Storica Locarnese Quarant'anni di attività di Augusto Rima

    Musei di valle: tutto pronto per la nuova stagione di Mario Manfrina Le proposte della Lago Maggiore Tours Per tutti i gusti di Claudio Suter

    Sui sentieri del passato: L'Alpe della Schièda di Fiorenzo Dadò Segnalazioni

    Le aziende informano

    Attualità illustrata

    Congratulazioni e auguri...

    Motori di Sergio Fraschina

    In memoria

    Culle fiorite

    Asterischi

    Dall'album dei ricordi

    In copertina: È primavera! Sorridete gente... (foto Garbani)

    uò far testo un "tutto esau-rito" (che più esaurito non si può: turisti inviati nel Bellin-zonese per mancanza di po-sti-letto nel Locarnese) du-rante il week-end prolun-

    gato di Pasqua? Mi piacerebbe molto ri-spondere affermativamente - e quindi trarne i migliori auspici per la stagione estivo-autunnale - ma temo che la quat-tro giorni felicissima che ci siamo messi alle spalle non possa costituire quel confortante segnale di inversione di ten-denza che tutti aspettano.

    Va comunque preso atto con soddi-sfazione che il Ticino in genere e il Lo-carnese in particolare rimangono mete tradizionalmente care al turista che scende da nord in cerca di sole e di tem-perature già dolci. Piuttosto sorprende non poco che alla massiccia "invasione" del Locarnese faccia da contraltare una contrazione dei passaggi al valico di Brogeda: il temuto (logicamente te-muto, va detto) esodo verso l'Italia della tradizionale clientela pasquale nostra non c'è stato.

    Quest'ultimo dato è probabilmente da mettere in relazione con il lasso di tempo relativamente breve del sog-giorno: due-tre pernottamenti non giu-stificano un'aggiunta magari considere-vole di chilometri da percorrere inco-lonnati.

    Il Locarnese, comunque sia, ha fatto il pieno. A favore ha sicuramente gio-cato la certezza di trovare tempo prima-verile quando altrove basse tempera-ture e pioggia venivano annunciate con largo anticipo.

    Inoltre la nostra regione offre lo sfogo naturale delle valli, prese d'as-salto in particolare da motociclisti e da quanti sfruttano il soggiorno per eva-dere ulteriormente.

    Non mancano, tuttavia, le dolenti note. Fra le lagnanze che puntualmente giungono agli enti turistici ve ne sono due che preoccupano: i nostri clienti de-nunciano mancanza di cortesia e prezzi eccessivi. Intendiamoci: non è una regola gene-rale, fortunatamente. Si tratta, comun-que, di quei "difetti" dell'azienda turi-smo che anche l'indigeno, quando fa il turista in casa, riscontra qua e là. E pur-

    troppo costituiscono elementi negativi che a nessuna condizione il turismo re-gionale può permettersi: già altri condi-zionamenti negativi quali la crisi (che c'è) e il rapporto franco-lira (da brivido) ci penalizzano.

    In un conteso tanto precario, anche un cappuccino fatto pagare 4 franchi (servizio e IVA compresi) può fare "au-dience" negativa. Né vale argomentare che la stessa bibita a Venezia o in qual-che caffè che dà su piazza della Signoria a Firenze costerebbe anche più dei citati 4 franchi: non abbiamo né il passato fio-rentino né l'esclusiva realtà veneziana da offrire.

    Sarà quindi importante non giocarci stupidamente, con esosità fuori luogo e con malcreanza sempre condannabile, il "sì" che i turisti di Pasqua hanno espresso - ancora una volta - a favore del Locarnese, isole e valli comprese.

    Claudio Suter

    L'INCARICO A LA VORPE

    La Vorpe, ner compone un ministero, chiamò tutte le bestie meno er Porco: - Un portafojo a quello? Ah, no davero ! - dice - Nun ce lo vojo. È troppo sporco.

    - E defatti pur'io lo stimo poco -je disse er Cane - e nu'je do importanza: ma un Majale ar Governo pò fa ' gioco p'avé l'appoggio de la maggioranza...

    Trilussa (anagramma di Salustri Carlo Alberto)

    Se governare vuol dire apportare la giusti-zia tra gli uomini, questa giustizia deve es-sere per tutti e non solo per un determinato gruppo di gente.

    Angelo Nessi, scrittore locarnese

    Fotografie: Massimo Pedrazzini, 27,33,35,37.

  • N° 5, maggio 1995 - Anno II

    Editoriale di Giuseppe Cattori Maggio 1945: la pace vista da Locarno di Claudio Suter Venuta dall'Estremo Oriente la camelia è assurta a simbolo di Locarno di Carlo Franscella

    C'era una volta la Festa delle camelie di Gianni Mondini Profili: Padre Giovanni Pozzi di Giuseppe Cattori INPEGNO di Fabio Bella di Gianni Mondini Gli Adamoli e la Collegiata di St. Antonio in Locarno di Gianni Mondini

    Ai Giochi l'entusiasmo valmaggese di Davide Martinoni Sui sentieri del passato: L'Alpe di Paraula di Fiorenzo Dadò Segnalazioni

    Le aziende informano Attualità illustrata Congratulazioni e auguri...

    Motori di Sergio Fraschina In memoria Culle fiorite Asterischi

    Dall'album dei ricordi

    ' O N U ha d i c h i a r a t o i l 1995 "Anno della Natura" . Che si-gnifica? Un impegno grandioso che propone il rispetto assoluto di tu t to quanto è in relazione con la Natura, concetto che in-

    globa anche l'uomo, essere indissociabile da questo termine.

    Rispetto quindi per l'ambiente, per gli altri e per se stessi. E quasi un'utopia se si pon mente alle incalcolabili diversità di opinioni, ideologie, di modi diversi di con-cepire questo assunto.

    Alle soglie del Duemila il degrado am-bientale, dovuto principalmente alla ca-renza di in te rvent i oppor tun i e nono-stante gli appelli e atti legislativi, ci accer-chia in modo sempre più preoccupante.

    Le cause sono innumerevoli e non di facile soluzione. Una situazione che è an-che un sintomo evidente dell 'incapacità della cultura architettonica di assumere un ruolo primario nella trasformazione urbana, perché interessi economici assai allettanti rivolgono fondi e responsabili verso la speculazione edilizia favorendo iniziative secondo una logica di tampona-mento e assistenziale che si è avvertita in particolar modo negli anni '70 e '80.

    Assistiamo di conseguenza a una lenta e vergognosa agonia del nostro pianeta che si avvicina al traguardo dei sei miliardi di abitanti; ne siamo tutti colpevoli per in-differenza, cinismo, inavvedutezza e furia autodistruttiva.

    La difesa del patrimonio naturale e la salvaguardia dei beni ambientali sono e restano per molti decenni ancora priorità assolute che debbono essere accompa-gnate da nuovi rapporti e modelli culturali che si fondino su una nuova etica ecolo-gico-ambientale dettata dall'emergenza e da al larmanti segnali di au toannienta-mento. Soltanto la crescita di una nuova coscienza e la consapevolezza dell'incom-mensurabile pericolo che corr iamo po-t ranno limitare alle future generazioni danni e conseguenze inimmaginabili.

    Ben vengano quindi i risoluti appelli dell 'ONU mirati a preservare le poche ri-sorse naturali di cui ancora disponiamo tentando di persuadere anche i più ostina-tamente urbani e sedentari a farne tesoro, onde impedi re un ' ennes ima odissea e l'estinzione del nostro Pianeta Terra.

    Giuseppe Cattori

    Q U A N CHE STRENGI LA MIA MAMM

    Mi vedi la cuntenteza che ga brila in di öcc da la mia marna, quan che la strengi scià e la carezi e ga disi che l'è la püssee bela.

    A ga vegn gió i gutun adasi adasi, senza dì nient, senza movas. A la surid, quel sì, forsi par scund quela piangiuda d'alegria che l'è pü bona da tegnì.

    E mi lì 'nmò cun quela cossa da basala..., ma schisci gió la vöia fin gió in fund par lassagh sügà via l'ultim gutun.

    Dopo la resta lì, tuta caveza, neta, serena, cun quela sudisfaziun da vess na marna, che l'è n piasé guardala.

    Silvano Chiesa

    Per quanto completa possa essere un giorno la vittoria delle nazioni democratiche nulla garantirà la pace, nulla salvaguarderà l'ordine del mondo, se il partito della libertà non riuscirà a costruire un ordine tale che la libertà, la sicurezza, la dignità di ognuno vi siano esaltate e garantite, sino al punto che quell'ordine sembri a ognuno più desiderabile di tutti i vantaggi che la sua cancellazione possa offrire.

    Charles De Gaulle (Memorie di guerra)

    Fotografie: Massimo Pedrazzini 33,35; Foto Garbani 7. In copertina: L'Apollo vola nelle ore di sole su pascoli montani verdi e fioriti, (foto Michele Dadò)

  • No 6, giugno 1995 - Anno II

    Editoriale di Claudio Suter A Intragna con i bambini ossolani del '45 di Gianni Mondini Profili: Roberto Moccetti di Arturo Romer Un volume per sottolineare i 75 anni di UBS-Ticino Maturità professionale: maggior attrattività del tirocinio? di Alvaro Mellini

    Fratelli Cattori SA - Losone dalle origini ad oggi Lunedì 25 giugno 1945: si festeggia la promozione in A "Il Locarno, malgrado tutto..." di Claudio Suter

    12a edizione Torneo calcio scolari del Locarnese

    Sui sentieri del passato: L'Alpe di Caranzünasc di Fiorenzo Dadò Segnalazioni Le aziende informano Attualità illustrata Congratulazioni e auguri... Motori di Sergio Fraschina In memoria Culle fiorite

    Asterischi Dall'album dei ricordi

    ecentemente i "media" tici-nesi si sono occupat i a di-ve r se r i p r e s e de l la " q u e -s t i o n e " Cas inò in T i c ino , partendo dalla richiesta che il Consiglio di Stato ha indi-

    rizzato all'autorità federale, richiesta ten-dente all 'ottenimento di due concessioni per case dei "grandi giochi", una a Locarno e una a Lugano, che di fatto avalla la tesi sostenuta congiuntamente dai Consi-gli di amministrazione della Casinò Kur-saal Locarno SA e della Casinò Kursaal Lugano SA. In attesa che a livello federale si facciano i ...giochi, il sostegno del Consi-glio di Stato ticinese ha forte valenza poli-tica. La materia è complessa e non può ve-nir liquidata in poche righe in questa sede: ci sarà t e m p o per farlo q u a n d o alcuni aspetti tut tora oscuri lo saranno un p o ' meno.

    Per adesso è importante far compren-dere ai nos t r i l e t to r i - p r o b a b i l m e n t e sconcertati da una serie di esternazioni fra loro in contrasto - a quale "filosofia" si ispiri chi si sta occupando del Casinò di Locarno.

    Una casa da gioco, concepita secondo i canoni di una legge ancora da definire ma comunque molto più liberale di quella vigente, costituisce un importante mezzo (e non già il fine) per la regione del Locar-nese, a livello turistico ed economico.

    La n o s t r a è una r e g i o n e m o d e s t a quanto a insediamenti industriali impor-tanti (con alcune lodevoli e apprezzate ec-cezioni, a tutti note): basti pensare che il gettito fiscale dei cinque comuni che at-tualmente si identificano nell'azionariato della Casinò Kursaal Locarno SA rag-giunge a malapena la metà del gettito fi-scale della sola città di Lugano.

    Il da to non è (pur t roppo) solo stati-stico e non viene qui citato per far profes-sione di masochismo, bensì per meglio far comprendere l'importanza per la regione di un futuro Casinò dei "grandi giochi": si t r a t t a , per i l Locarnese , di un investi-mento ingente, un investimento destinato ad esser produttivo al punto di contribuire poi alla realizzazione di tutta una serie di infrastrutture importanti e qualificanti, per le quali l 'ente pubblico - oggi come oggi - non ha sufficienti disponibilità fi-nanziarie.

    Nella "corsa" al Casinò, Locarno non è assolutamente in guerra con Lugano: sa-

    rebbe , de t to per inciso, una guerra as-surda. Locarno, semmai, corre in coppia con Lugano e ha ottime carte da giocare.

    In questa particolare fase delle opera-zioni riveste grande importanza l 'atteg-g iamen to de l l ' au to r i t à pol i t ica locale (leggi Municipi della regione) e la sensibi-lità con cui si è disposti ad affrontare (e ri-solvere in tempi brevi) questo importan-tissimo problema economico.

    Chiar isco , affinché non suss is tano dubbi, che per "Casinò di Locarno" in-tendo una futura realizzazione autentica-mente regionale: un concetto che sposta i confini politici oltre la Maggia e la Ramo-gna, non per far dispetto alla città di Locarno, ma perché questa è l'unica strada obiettivamente percorribile.

    Il futuro Casinò di Locarno è la sfida (politica) da vincere in nome di precise ra-gioni (economiche) ed è un impor tante banco di prova della volontà di collabo-rare fra comuni di quel grande agglome-rato urbano che, visto dall'alto, fa pensare a una Locarno città di notevole impor-tanza. Collaborare vuol dire aprirsi alle ragioni del vicino; vuol dire abbattere pre-giudizi e impedimenti pretestuosi; vuol dire parlarsi senza preclusioni di alcun ge-nere; vuol dire tradurre in pratica su scala locale quelle aperture di cui i nostri poli-tici han fatto sfoggio verso la fine del 1992, quando si t ra t tò di votare sull 'adesione della Svizzera allo SEE.

    Con questo voglio dire che non ci si può professare aperti all 'Europa a parole se poi ci si dimostra affetti da miopia poli-tica quando la teoria cede il passo all'eser-cizio pratico.

    ( D e t t o p e r inc iso : a q u e l l ' E u r o p a dello S E E non ho creduto allora e non credo oggi; a questa regione ho creduto sempre e continuerò a credere).

    Claudio Suter

    Adamo non era che umano: questo in-vero spiega tutto. Egli non desiderava il pomo per il pomo, lo desiderava sola-mente in quanto proibito.

    L'errore è stato di non proibire il ser-pente: se così fosse stato, Adamo avrebbe mangiato il serpente.

    Mark Twain

    Fotografie: Massimo Pedrazzini 25, 33, 35.

    In copertina: 175 anni dell'UBS Locarno, acquarello di Marco Iten

  • N° 7-8, luglio - agosto 1995 - Anno II

    Editoriale di Giuseppe Cattori La lezione mancata di Arturo Romer Intervista rigorosamente immaginaria a Raimondo Rezzonico di Claudio Suter

    Un artefice che si chiama corpo umano di Guglielmo Volonterio Scavare nel passato di una valle sudalpina di Riccardo Carazzetti Profili: Dante Bertolini di Gianni Mondini Mezzo secolo di musica classica ad Ascona di Dino Invernizzi Grande concorso ippico ad Ascona Tre piacevoli giornate estive a Fusio Schindler: il principale datore di lavoro privato di Locarno di Gabriele Bohrer

    Segnalazioni Sui sentieri del passato: L'Alpe di Nassa di Fiorenzo Dadò Verzasca, la valle dalle «verdi acque»

    Attualità illustrata Congratulazioni e auguri...

    Motori di M. Carugo In memoria

    Culle fiorite Asterischi Dall'album dei ricordi

    Fotografie: Massimo Pedrazzini 39, 41. In copertina: L'indimenticabile attrice Marilyn Monroe

    i rado un anniversario fe-steggia un evento così lar-gamente sentito, cono-sciuto e vicino a moltitu-dini di persone in tutto il mondo. Parliamo ovvia-

    mente del Centenario del cinema, di uno dei nobili aspetti di ciò che il lavoro umano ha prodotto, di un'espressione artistica che ha modificato nel corso di un secolo costumi, comportamenti e modi di pensare, coniugando la durezza dei fatti reali al fascino e alla poesia della finzione: il cinema è una grande macchina che mescola realtà e fantasia.

    L'editoriale de "la Rivista" che pre-cede di pochi giorni la 48.ma rassegna del Festival Internazionale del Film di Locarno, prossimo al collaudo storico della cinquantesima edizione, non può quindi sottrarsi, seppur in misura mode-sta, alla celebrazione di questo avveni-mento che la stampa, la critica, il pub-blico e le più disparate istituzioni hanno ricordato con una serie di omaggi e con-tinuano a ricordarlo per tutto il 1995.

    La città di Locarno, nel 1947, sfi-dando talune resistenze e ponendosi per quei tempi all'avanguardia sul ver-sante di atti coraggiosamente proposi-tivi, seppur inizialmente soltanto con fi-nalità turistiche, diede avvio, antici-pando Cannes e Berlino, alla prima ma-nifestazione cinematografica nazio-nale, destinata a diventare a lungo un punto di riferimento per intere genera-zioni di critici e collocandosi nel corso degli anni tra le manifestazioni più si-gnificative e invidiate in Europa.

    Locarno ha fiutato la novità del mo-mento e oggi ne raccoglie i frutti con le-gittimo orgoglio; è un vero peccato che quella splendida lezione sia stata disat-tesa alle soglie del Duemila penaliz-zando, in seguito a miopie politiche, al-trettante occasioni di crescita e di svi-luppo in altri settori: è questo però argo-mento da trattare in altra sede.

    Ma torniamo al cinema, a questo an-ziano signore quanto mai arzillo, che non ha bisogno di reggersi, tanta è la vi-talità e le energie che lo stimolano a fare sempre meglio, a rispecchiarsi nel pro-prio passato per offrirsi come specchio

    sempre più credibile alle trasformazioni che evolvono con ritmi accelerati e di-namici nel mondo dell'immagine.

    È un'occasione importante per ri-considerare un'arte che alcuni teme-vano destinata a soccombere di fronte all'avanzata della televisione e degli au-diovisivi. Un timore ingiustificato pro-prio per la natura stessa del cinema, do-tato - oggi come ai tempi dei fratelli Lu-mière - di una straordinaria capacità di reinventarsi sia sul piano tecnologico sia su quello narrativo e linguistico ali-mentando l'immaginario del suo pub-blico.

    Un secolo di racconti per immagini, cent'anni di miti e di divismo, di pas-sioni e di entusiasmi, di tecnica al servi-zio del sogno, della verità e della men-zogna, l'avvento del cinematografo è un avvento epocale, che introduce il pub-blico in una "nuova luce" che proietta sogni e fantasmi, apparizioni e misteri, realtà e finzione.

    Dapprima sorprendente per le sue implicazioni a più livelli, poi evasivo, popolaresco, emotivo e culturalmente impegnato, promotore di messaggi e in-dicatore di nuovi modelli comporta-mentali, "Monsieur Cinema" è dive-nuto un mezzo di comunicazione tra i più diffusi, dove arte e industria si fon-dono nella prospettiva di catturare le emozioni di un pubblico sempre più composito che di fronte all'immagine in movimento, fianco a fianco in una sala buia, esulta e soffre, si unisce e si divide, ma coralmente ne condivide il fascino, la realtà dell'azione e la fantasia, omo-logando l'immaginario collettivo.

    Questa è la forza del cinema, il suo potere illimitato, la sua capacità di pe-netrazione che nessun altro veicolo espressivo ha mai raggiunto.

    È bene che se ne celebri la ricor-renza con i fasti, le commemorazioni, l'enfasi e la ritualità che questa settima Musa merita. E per marcare l'eccezio-nale evento "la Rivista" ospita al suo in-terno un prezioso contributo di Gu-glielmo Volonterio che offriamo ai let-tori con la certezza di fare loro cosa grata.

    Giuseppe Cattori

  • N° 9, settembre 1995 - Anno II

    Editoriale di Claudio Suter Monte Verità uno strumento culturale di Mauro Martinoni La specola solare di Locarno, ai Monti Trinità di Alberto Taborelli Profili: Leo Malé di Gianni Mondini

    Sant'Abbondio, splendido villaggio che vede... Locarno di Diego Invernizzi Storia dei «Siciliani» di Rivapiana di Leonello Martinoni Un week-end valmaggese di Claudio Suter Salvataggio sub Locarno 1955-1995, 40 anni di vitalità di Marco Sasselli La Star Gordola di Davide Martinoni La ditta Giugni SA metalcostruzioni, Locarno ha 70 anni di Gianni Mondini Accademia Ticinese di Musica Moderna

    Sonogno: cielo, montagne e larici Sui sentieri del passato: L'Alpe di Caranziinell di Fiorenzo Dadò Segnalazioni Le aziende informano Attualità illustrata Congratulazioni e auguri... Motori di Sergio Fraschina In memoria Culle fiorite Asterischi Dall'album dei ricordi

    Fotografie: Massimo Pedrazzini: 39, 41 Marzio Barelli; copertina

    e state è già alle spalle, il rien-tro dalle ferie reso meno bru-sco dalla balorda meteorolo-gia di agosto, di cui ha parec-chio sofferto il Festival del film, con ripetute rinunce alle

    proiezioni serali in Piazza Grande; gran caldo e poco turismo a luglio, un copione preoccupante per gli operatori del settore e per l'intera nostra economia, che sa di "déjà vu".

    Scivoliamo dolcemente nell'autunno: la varietà di colori, la vendemmia, le ca-stagne, richiami che fanno seguito alla ri-presa delle scuole. È nuovamente Ticino autentico, ma non c'è aria di festa: la preoccupazione, legata a incertezze d'o-gni genere, ha la meglio sull'ottimismo.

    Il discorso non è allegro ma questa è la situazione: imprenditori sconcertati, di-pendenti insicuri, quasi nessuno sfugge alla strana sensazione di vivere una sta-gione difficile, che il tempo s'incaricherà di definire e di collocare nella storia.

    Il turismo è un barometro piuttosto at-tendibile e da ormai parecchio tempo non segnala tendenza al bello. Ai difetti che con un minimo di autocritica non ab-biamo difficoltà ad ammettere, si ag-giunge la devastante sperequazione fra il peso del franco e la leggerezza di altre va-lute, la lira in primis, che fa segnare pesan-temente il passo anche in altri settori (commercianti, industria d'esporta-zione).

    Siamo messi male, inutile fingere di non saperlo.

    In questo paese l'ottimismo non è più di casa, non perché siamo tendenzial-mente negativi o pessimisti ma per la sem-plice ragione che mancano "supporti" dettati dalla realtà.

    Le scoppole che stiamo incassando su parecchi fronti possono avere un unico pregio, quello dì indurci a tentarle tutte - ma proprio tutte - per eliminare errori e presunzioni che contribuiscono a incre-mentare la tendenza al ribasso.

    L' arrivo dell' autunno, la vendemmia e le castagne, evocano immagini di un pas-sato in cui il Ticino era terra povera e ri-spettata per una diversità che piaceva, per una semplicità e una spontaneità che ge-neravano consenso.

    Forse è bene ricordarcene.

    Claudia Suter

    Notturno

    Lungo i sentieri, ove lieta si perde la famigliola ai dì festivi e ride con i bambini ebbri di sole e verde,

    il grillo stride.

    Lucciole stanno nel buio più denso. Il vento in alto va, da foglie a foglie, da stelle a stelle, cantando:

    e l'immenso cielo l'accoglie.

    Dante Bertolini,«Licheni», 1937

    Di tutti i denti del tempo, quello che lavora di più è la zappa dell'uomo; l'uomo è un roditore, ogni cosa sotto le sue mani si modifica e si altera, ora per il meglio, ora per il peggio. Qui deforma, là abbellisce. L'uomo, questo essere dalla vita breve, questo eterno moribondo, in-traprende l'infinito. Il mondo, opera di Dio, è il canovaccio dell'uomo.

    Victor Hugo, «Les travailleurs de la mer»

    Ho fatto qualcosa di buono per la società? E allora ho giovato a me stesso. Questo pensiero ti sia sempre presente alla mente e ti aiuti a perseverare.

    Marco Aurelio

  • N° 10, ottobre 1995 - Anno II

    Editoriale di Gianni Mondini Tredici Locarnesi in corsa per Berna 70 anni fa la "Conferenza della Pace" introdusse Locarno nella storia di Gianni Mondini

    DNS ristrutturato, approvato il rapporto Lardi "Selezione ambiente" è ormai maggiorenne! di Gianni Mondini Profili: Eros Ratti di Gianni Mondini

    Turismo: ecco quello che i Locarnesi chiedono a Berna di Renza De Dea L'archeologia rupestre nella Svizzera italiana di Franco Binda IMEL Magnetics SA nuova realtà nell'industria ticinese di Franco Donati 1965 -1995 Da 30 anni gustiamo il caffè Carlito Rustico, amore mio di Ivo Lanzi

    La Festa dell'uva a Locarno-Monti di Gianni Mondini I 100 anni del Velo Club Locarno di Claudio Suter Sui sentieri del passato: L'Alpe della Cazzana di Fiorenzo Dadò Segnalazioni Le aziende informano Attualità illustrata Congratulazioni e auguri... Motori di Sergio Fraschina In memoria Culle fiorite Asterischi Dall'album dei ricordi

    Fotografie: Massimo Pedrazzini: 39,41

    economia nostra, o almeno buona parte di essa, è in af-fanno. Entrata nel tunnel della recessione e malgrado le previsioni degli economisti (che forse sarebbe opportuno

    accostare alla categoria degli astrologi) non intravede ancora l'uscita, per cui co-mincia a soffrire di claustrofobia. Ma quale economia? Perché bisogna pur chiederselo, in questo nostro bel paese. Un'economia trainante, da paese indu-strializzato ? No di certo, perché di indu-strie vere, siamo scarsini. Ci sono - e come - le mosche bianche: l'AGIE, l'INVER-TOMATIC, la DIAMOND, per fare qualche esempio: poche industrie di punta, le quali impiegano essenzialmente personale specializzato.

    Certo ci sono anche alcune industrie medie e tante piccole, valide e serie, im-pegnate a stare al passo coi tempi, ma per lo più sono legate all'edilizia .

    Ne discende che, a conti fatti, il turi-smo resta la nostra principale industria. Senonché è estremamente soggetta al fluttuare dell'economia internazionale per cui anche qui, salvo rare eccezioni, siamo in crisi a causa di vari fattori, di cui uno è forse da ricercare in una politica promozionale non sempre indovinata, specialmente nei decenni post-bellici. C'è pure un altro aspetto: i Ticinesi in genere, strano a dirsi, malgrado le possibilità of-ferte - anche negli anni d'oro del boom economico che abbiamo ormai alle spalle - non hanno mai saputo, o voluto, inserirsi e prendere le redini in mano.

    E veniamo all'edilizia. A costo di pas-sare per eretici diciamo che l'edilizia in sé non è una locomotiva economica; se mai è il tender della locomotiva; è positiva laddove si sviluppa al seguito di una so-lida attività industriale (anche quella al-berghiera... è un'industria). Orbene, per tanti anni abbiamo sì assistito a un forte sviluppo edilizio, ma non certo determi-nato dall'industria .

    Anzi, la principale e di peso, cioè quella alberghiera, con le infrastrutture connesse, ha visto calare notevolmente il numero degli alberghi e quindi la ricetti-vità per un turismo valido! Di rimando s'è costruito tanto. Tanto per specula-zione (prezzi di terreni e di costruzione alle stelle), poi per rispondere a una mi-grazione interna dalle zone urbanizzate

    alla periferia, inoltre, per tante case se-condarie in gran parte destinate a fore-stieri non turisti.

    C'è poi per la nostra Regione e forse, a pensarci bene, non ultimo per impor-tanza perché determinante per l'econo-mia nella sua globalità, il fatto della ca-renza di efficienti, valide comunicazioni ferroviarie, stradali, aeree e lacuali (!) dall'esterno verso l'interno e viceversa.

    Gianni Mondini

    Otóbar

    Temp da lòdol, temp da fung, par un bàcol fortünaa; mei che m' biita giti a possaa sii la müfa, sott i piant.

    Mei ùsmaa sto bon odor da föi mori in l'aria grisa: mei scaldass la so camisa a sto soo cribiaa tra i ramm.

    Un quai colp o un quai ciochett ma lontan, lontan: un riaa al seguita a ciarlotaa lì tra i sass, quataa dal stramm.

    Mia un boff... un fiaa '1 distaca dai so ramm mila föi secch che i vegn giti pian... tecch... ticch...

    tecch... sii la müfa, come un fiaa.

    Giovanni Bianconi

    I cosmonauti

    Quando vedo i cosmonauti entrare nella capsula di acciaio, come uomini divenuti semi o germi per essere lanciati nello spa-zio dove vivono una vita di asceti, alla ma-niera dei grandi contemplatori, e quando li vedo fluttuare nel vuoto in una sorta di "levitazione", mi dico che l'interesse che queste imprese suscitano non è soltanto scientifico. Il cosmonauta è il simbolo dell'uomo nuovo, senza peso, innalzato a una vita ce-leste, a una gloria anticipata.

    Jean Guitton (Dialoghi con Paolo VI)

  • No 11, novembre 1995 - Anno II

    Editoriale di Romano Giovanettina La visita del Generale Enrico Guisan a Locarno di Gianni Mondini Profili: Gianni Nessi di Gianni Mondini La Clinica Hildebrand si è ingrandita e rimessa a nuovo di Gianni Mondini

    Microfono aperto: Sergio Salvioni Cimiteri nel passato e oggi di Gianni Mondini La Società Cacciatori "La Navegna" ha 60 anni di giemme Fondazione Valle Bavona al servizio di uomo e natura di Luca Tomamichel Presentato a Locarno il volume "I protagonisti" Ha 5 anni il nuovo Palazzo Pax Sui sentieri del passato: L'Alpe d'Ogliè di Fiorenzo Dadò Il messaggio del sorriso di Anne Frank di Giuseppe Cattori Il cartellone del Teatro di Locarno di Giancarlo Bertelli Segnalazioni Le aziende informano Attualità illustrata Congratulazioni e auguri... Motori In memoria Culle fiorite Asterischi Dall'album dei ricordi

    assate le elezioni per il Con-siglio degli Stati ed il Nazio-nale, in attesa di quelle co-munali, la scena politica si trova attualmente in uno stato di calma. A qualche set-

    timana dal voto federale però qualche constatazione va fatta.

    Quello che deve far riflettere mag-giormente è che sempre più cittadini di-sertano le urne. A giustificare questa as-senza sembra non esservi però il solito disinteresse, bensì una mancanza di moti-vazione dell'elettorato in generale e dei giovani in particolare.

    Anche la presunta trasparenza delle schede ha fatto discutere, suscitando dubbi sulla segretezza del voto e influen-zando negativamente l'afflusso ai seggi elettorali.

    Nemmeno la proposta di modificare la legge tributaria cantonale - conseguen-temente al difficile momento economico - ha stimolato quanti "lavorano" o "ra-gionano": malgrado i numerosi appelli d'ambo le parti, dalle urne è scaturito un "no" numericamente poco convincente.

    La latitanza dal voto sembra quindi davvero una forma di protesta, un mal-contento contagioso che, oltre a non ri-solvere i problemi, si configura come una fuga dalle responsabilità che ognuno do-vrebbe assumersi, soprattutto in questo particolare momento.

    Responsabilità che dovrebbero essere tanto più marcate per chi ricopre un inca-rico politico e detiene le redini di questa complessa burocrazia che trasforma il voto del popolo sovrano in un compito oneroso.

    Un settore che soffre in modo parti-colare di questa mancanza di decisioni e di indirizzi coraggiosi è la nostra econo-mia, che da tempo ha intuito la difficoltà dei politici di rimediare a breve o almeno a medio termine a questa crisi anomala e prolungata.

    È pur vero che chi ha operato con se-rietà ed abilità può ancora vantarsi della propria situazione attuale, ma è altret-tanto significativo che troppe aziende, con i rispettivi posti di lavoro, sono in at-tesa di nuovi incentivi e segnali rassicu-ranti. Sottovalutare questo malessere, de-legando colpe e adducendo giustifica-zioni, non porterà certo a un migliora-mento.

    Un aiuto all'economia locale po-trebbe ora essere dato dalle direttive dei partiti politici che, nell'imminenza delle prossime elezioni comunali, si mette-ranno in cerca di candidati competenti e preparati anche nel settore economico. La scelta però dovrà essere fatta su per-sone che credono nella libera economia di mercato, candidati in grado di contrap-porsi ad un certo modo radicato di fare politica che non sembra più attrarre gli elettori.

    Anche con questo presupposto stimo-leremo l'affluenza alle urne nell'aprile 1996, garantendo l'espressione di tutte le esigenze e le opinioni ed escludendo gli interessi del consociativismo di casa no-stra.

    Romano Giovanettina

    Crisantemi

    Il pallido fiorire sulle tombe lungo l'obliquo tramontar dell'anno è respiro materno di pazienza e dono di bontà: emblema del coraggio di chi più nulla spera ma vive tuttavia di carità.

    Plinio Martini 14 novembre 1954

    Il comportamento è uno specchio in cui ognuno rivela la propria immagine.

    W. Goethe

    Niente è più insopportabile nell 'uomo che il restare in completo riposo senza passioni, senza faccende, senza diverti-menti, senza applicazione.

    Egli sente allora il suo niente, il suo abbandono, la sua insufficienza, la sua di-pendenza, la sua impotenza, il suo vuoto.

    Blaise Pascal

    Fotografie: Massimo Pedrazzini: 47,49. In copertina: il fondovalle alluvionale tra Cevio e Visletto; foto di Angelo Valsecchi (vedi p. 19).

  • Editoriale di Gianni Mondini Il dottor Ettore Rossi cittadino onorario di Locarno Poesie e disegni di Natale

    Il Natale e gli anziani di Maurizio Pellanda

    Profdi: Ettore Monzeglio di Gianni Mondini 1875-1995. L'azienda comunale del gas di Locarno ha compiuto 120 anni di Gianni Mondini Microfono aperto: Luigi Pedrazzini La visita del nuovo vescovo, un Pastore amato dalla gente Ricerche archeologiche a Solduno di Riccardo Carazzetti Sui sentieri del passato: L'Alpe di Sologna di Fiorenzo Dadò Attualità illustrata Congratulazioni e auguri... Motori di Sergio Fraschina In memoria Culle fiorite Asterischi Dall'album dei ricordi

    Fotografie: Massimo Pedrazzini: 23,27,31,33. In copertina: Giochi di luce, foto di Fiorenzo Dadò.

    n altro anno sta per uscire dalla scena del mondo, durante il quale una moltitudine di esseri umani ci ha lasciato, dopo aver compiuto il

    loro pellegrinaggio terreno. Altri sono entrati sulla scena della vita.

    Un primo pensiero va perciò ai no-stri morti mentre ai "nuovi" l'augurio di un avvenire radioso.

    Detto questo ci sia concessa qualche riflessione.

    Intanto prendiamo atto che stiamo per entrare nell'ultimo lustro del secolo e addirittura del secondo millennio. Sta insomma per iniziare il conto alla rove-scia e s'infittiscono i timori atavici su quel che succederà dopo. Dal canto loro gli astrologi ci dicono che l'uma-nità sta per uscire dal segno dei Pesci per entrare in quello dell'Acquario, un segno che a loro dire è ricco di pro-messe.

    Noi crediamo che l'uomo conti-nuerà ad arrancare sulla montagna dei secoli, ma continuerà. Di sicuro v'è che sta sempre più impossessandosi di nuove conoscenze, purtroppo non sem-pre dominate e ben usate...

    Ma lasciamo le stelle e l'intera uma-nità per chinarci sul nostro microco-smo.

    Pochi mesi separano il Locarnese e il suo en t ro te r ra dal l 'ora X, cioè dall'apertura della galleria Mappo-Mo-rettina mentre annessi e connessi do-vrebbero seguire poi. C'è chi spera di veder finalmente risolti i problemi del traffico e dei collegamenti con l'esterno, c'è invece chi guarda all'opera con più scetticismo. Vedremo.

    Certo sarà il momento della verità, per quanto attiene alla circonvallazione sotterranea della zona urbanizzata.

    Dove invece non ci sono dubbi è, ahimè, nell'economia in generale, dove l'uscita del tunnel della crisi sembra al-lontanarsi sempre più: i problemi au-mentano e a pagarne il prezzo più gra-voso è, come sempre, chi si trova al basso della scala sociale.

    Ci sarà poi, già nei primi mesi del nuovo anno, il rinnovo dei poteri co-munali che speriamo porti a un rinno-vamento laddove certe posizioni si sono immobilizzate da troppo tempo.

    La Regione ha bisogno di facce nuove e, speriamo, di idee nuove.

    L'augurio sarebbe, per esempio, quello di veder scomparire inveterati campanilismi; ciò permetterebbe una visione un tantino più ampia dei pro-blemi, a condizione però che il pesce grosso non voglia mangiare il piccolo assumendo posizioni egemoniche a tutto discapito dell'insieme; infatti un mosaico non sarebbe mai accettabile se anche solo le più piccole tessere che lo compongono venissero a mancare.

    Ma sappiamo che è una pia illu-sione. Si progettano regioni transfron-taliere, zone insubriche e quant'altro ancora ma non si riesce a pensare che anzitutto il Cantone Ticino stesso do-vrebbe cominciare a diventare un'unica regione...

    Non è forse sempre valido il detto che è l'unione a far la forza?

    Fermiamoci qui. Ai nostri preziosi collaboratori, ai fedeli abbonati e let-tori, alle autorità di tutta la regione vada il più sincero augurio della reda-zione di un buon Natale e di un lieto fine anno!

    E che il 1996 sia un anno ricco al-meno di speranza.

    Gianni Mondini

    Non è la verità che fa l'uomo grande, ma l'uomo che fa grande la verità.

    Confucio

    La nostra vita, sia come individui sia come appartenenti a una razza inquieta e in lotta continua, ci dimostra chiara-mente che deve avere un significato, di cui però una parte ancora ci sfugge. Ep-pure scoprire questo significato e vivere in conformità ad esso è il nostro compito nella vita. Abbiamo quindi qualcosa per cui vivere.

    Thomas Merton (Nessun uomo è un 'isola)

  • N° 1, gennaio 1996 - Anno III

    Editoriale di Arturo Romer Importante incarico internazionale per il Consigliere federale Flavio Cotti Collegiata di S. Antonio, si studia e si lavora per evitarne l'ulteriore degrado di Gianni Mondini Profili: Ettore Rossi di Luca Tomamichel Sono 83 i nuovi giurati cantonali di Locarno e Vallemaggia La terra in rotta verso l'autodistruzione? di Rinaldo Roggero Da quasi un secolo nelle nostre case L'almanacco "Gamba" di Claudio Suter Quando il sindaco di Locarno si chiamava Francesco Balli Inaugurato a Locarno il nuovo salone della Sopracenerina "Andaa a Santa Maria in Selva..." Presepi nel Locarnese Il "Gruppo Magnificate" di Minusio di Gianni Mondini La morte a 76 anni dell'attore verzaschese Quirino Rossi di Giuseppe Cattori Segnalazioni Le aziende informano Attualità illustrata Congratulazioni e auguri... Motori di Sergio Fraschina In memoria Culle fiorite Asterischi Dall'album dei ricordi

    da molti anni che dedico il periodo delle Feste di fine anno alla riflessione, leg-gendo libri di vario conte-nuto e di epoche diverse. Sfogliando un testo del

    grande fisico Hans Bethe ho trovato la frase "Eravamo riusciti a mostrare che ogni cosa era fatta di polvere di stelle. Noi siamo polvere di stelle". È forse questo il motivo per cui le luci e le stelle di Natale ci inducono a fare un bilancio, a interro-garci, a orientarci, a riscoprire l'impor-tanza dell'affetto e dell'amore ? L'effetto di queste luci può cambiare con il passare degli anni - alcune domande hanno tro-vato risposte, "verità" scontate sono di-ventate domande oppure hanno assunto dimensioni più complesse, più profonde, più tolleranti.

    Tra i vari libri che ho letto durante il periodo natalizio ricordo il "Trattato sulla tolleranza" di Voltaire, il "Piano di-vino" del fisico Paul Davies, "A Brief Hi-story of Time" del grande scienziato Stephen Hawking, "Weihnacht mit zwei Kindergeschichten" del premio Nobel Hermann Hesse, "Manifesto di una so-cietà liberale" di Tito Tettamanti e Al-fredo Bernasconi, "Mut zum Aufbruch" di David de Pury, Heinz Hauser e Beat Schmied.

    È su queste due ultime pubblicazioni che gradirei fare alcune considerazioni. Il libro "Mut zum Aufbruch" (Coraggio a mettersi in marcia) è stato sicuramente il saggio che ha fatto maggiormente discu-tere nel nostro Paese nel mese di dicem-bre, e non a torto. Persino il presidente della Confederazione Kaspar Villiger ha definito certe proposte di questo libro bianco come irrealizzabili e insensibili. Infatti, gli autori hanno affrontato pro-blematiche delicate e fondamentali con poco tatto e riguardo: privatizzazione dell'AVS e contributi integralmente a ca-rico dei lavoratori; abolizione dell'obbli-gatorietà della cassa pensione e contri-buti integralmente a carico dei lavoratori; abolizione dell'imposta federale diretta; gli studenti dovrebbero coprire i costi ef-fettivi dei loro studi, ecc. Con tali provo-cazioni minaccianti la pace sociale anche le migliori proposte (e ce ne sono in que-sto libro bianco) passano in secondo piano. Il libro ha comunque un pregio: fa discutere su problemi importanti.- E di

    problemi ce ne sono, lo dimostrano Tito Tettamanti (cosmopolita, capitalista, uomo illuminato di destra) e Alfredo Bernasconi (sindacalista, socialdemocra-tico, militante di sinistra). Un binomio di autori ideale per scrivere il brillante sag-gio "Manifesto di una società liberale".

    La preoccupazione di Tettamanti e Bernasconi è la medesima di de Pury e coautori: la distribuzione sociale non può realizzarsi con ricchezze che non sono an-cora prodotte. Mentre Tettamanti e Ber-nasconi formulano proposte concrete e sostenibili per un contratto sociale che as-sicuri ad un crescente numero di cittadini la libertà e il piacere di avere responsabi-lità individuali, de Pury e coautori pro-pongono nel settore sociale una ridistri-buzione a scapito dei lavoratori e a scapito della formazione scolastica e pro-fessionale di giovani cittadini meno ab-bienti.

    Le due pubblicazioni danno comun-que direttamente o indirettamente consi-gli importanti per l 'anno appena iniziato: la prepotenza e la megamacchina di infi-nite leggi, prescrizioni e tutele dello Stato vanno ridimensionate. L'individuo va promosso nell'assumere responsabilità e l'impresa privata va incoraggiata con la deregolamentazione. La formazione e la ricerca a tutti i livelli devono essere pro-mosse e sostenute. Le università, le scuole politecniche e l'industria devono collaborare maggiormente, e ciò sulla base di obiettivi precisi. L'amministra-zione pubblica deve mirare alla massima efficienza, in favore e non contro l'indu-stria e i cittadini. Dobbiamo sostituire nel nostro Paese le attività a basso valore ag-giunto con attività ad alto con l'obiettivo di contenere e ridurre la disoccupazione. La produzione di beni e servizi deve es-sere maggiore al loro consumo, in altre parole un'economia a crescita zero o cre-scita negativa non potrà mai favorire la socialità.

    È indispensabile e urgente il dialogo costruttivo tra tutte le componenti della nostra Società (classe politica, imprendi-tori, lavoratori, sindacati, operatori so-ciali) per affrontare con coraggio e con soluzioni difendibili il non facile futuro.

    A tutti i lettori de la Rivista porgo i più sinceri auguri per un Anno Nuovo ricco di soddisfazioni, prospettive e speranza.

    Arturo Romer

    Fotografie: Massimo Pedrazzini: 34,35.

  • N° 2, febbraio 1996 - Anno III

    Editoriale di Giuseppe Cattori

    Un progetto per rilanciare Cardada, quando l'esempio vien... dall'alto

    Alcune riflessioni per un rilancio del Locarnese e delle sue Valli di Arturo Romer

    Profili: Guido Marazzi di Giuseppe Cattori Microfono aperto: Claudio Suter

    Sui sentieri del passato: L'Alpe di Fiorasca di Fiorenzo Dadò

    FC Sopraceneri o FC Ticino? di Claudio Suter Segnalazioni Inserto speciale di carnevale: Un anno di casi, casini e casinò Attualità illustrata Congratulazioni e auguri... Motori di Sergio Fraschina In memoria Culle fiorite Asterischi

    Dall'album dei ricordi

    Fotografie: Massimo Pedrazzini: 5, 31, 33.

    In copertina: Aldo Belloli, re del carnevale di Locarno

    i siamo lasciati alle spalle un anno denso di appun-tamenti elettorali nel corso del quale il cittadino è stato chiamato a desi-gnare i propri rappresen-

    tanti in ambito federale e cantonale. Dalle urne non è uscito il cosiddetto "coniglio magico" ma un verdetto che in grandi linee, pur con una crescita in casa socialista, conferma la stabilità del no-stro sistema politico.

    E ciò nonostante la gravissima crisi economica che ha e sta attraversando il nostro paese; una crisi profonda, struttu-rale come dicono gli economisti, e di lunga durata, che poteva prestare il fianco a situazioni inquietanti e dagli effetti im-prevedibili (rottura del patto sociale).

    Gli stimoli che ci venivano quasi quotidianamente offerti dai mass media sono stati molti: penso all'incessante sciorinamento di esternazioni televisive, all'incrollabile e larvato sistema del Dare per Avere, al sovente insopporta-bile circo della politica e, ancora, alla malafede di certa carta stampata.

    Il 1996 non sarà da meno nel nostro Cantone. Gli imminenti rinnovi delle "giunte comunali" saranno preceduti da crociate elettorali altrettanto retoriche, tronfie di luoghi comuni e ancora una volta il dibattito politico maschererà la dura lotta per la conquista del potere.

    L'appuntamento con le "comunali" ha forse un vantaggio sulle "federali" e "cantonali" a livello emotivo. Quello di essere più sentito dal cittadino perché i candidati proposti dai partiti sono più conosciuti, nel bene e nel male, meno lontani dalla realtà locale, per certi aspetti anche fisicamente più vicini all'elettore.

    In queste ultime settimane Locarno è stata al centro di uno scontro di grandi e inquietanti tensioni all'interno del par-tito di maggioranza relativa: il primo se-gnale di un tentativo di cambiamento si è visto immediatamente congelato da una grave, squallida e triste vicenda dalla quale è uscita sconfitta e umiliata la Città. Penalizzandola in modo così in-tollerabile, con quale spirito, è legittimo chiedersi, i cittadini affronteranno le urne? Si guarderà soltanto alla colora-zione dell'area politica cui appartiene il potenziale eletto, o non saranno, invece,

    il profilo morale e la capacità proget-tuale, indipendentemente dall 'apparte-nenza a un partito, a determinare l'elet-tore a votare per questo o quest'altro candidato? In un momento poco felice per la politica come l'attuale, caratteriz-zato da consociativistiche alleanze, dal dominio di malcelate correnti e ten-denze, indicatori di profonde inquietu-dini e disagi e di sfiducia nelle istitu-zioni, il problema della responsabilità politica, che non può essere disgiunto da quella etico-morale, si impone con parti-colare accento e può essere corretto e regolato soltanto con un voto consape-vole, sofferto sì, non espresso emotiva-mente, ma maturato da un bisogno di ideali, di moti propulsori per il rilancio improrogabile dello sviluppo economico e sociale della nostra città e regione. Un bisogno irrinunciabile per l'intera collet-tività.

    L'indifferenza perniciosa che da tempo si annida nel corpo elettorale ci invita a incamminarci verso le prossime elezioni con autentico spirito rigenera-tore, moderno, e con la collaborazione aperta a tutte le forze politiche, nell'in-tento di conseguire finalità e obiettivi non inquinati dalle facili avventure, dalle usurpazioni, da rozzi antagonismi e da iniqui spargimenti di veleni, pun-tando in primo luogo a risolvere invece le implicazioni politiche, economiche, sociali e culturali in una prospettiva di-namica e aggiornata. Tutte strade che, se intraprese con convinzione dalla futura leadership, possono produrre una pro-fonda e originale metamorfosi mirata all'auspicato rinnovamento.

    Con l'augurio che i primi classificati gestiscano il potere nel pieno rispetto di quei valori e di quelle attese particolar-mente avvertite dai giovani, essenziali alla crescita e allo sviluppo ordinato della nostra società.

    Che lo gestiscano, soprattutto, al ser-vizio degli altri!

    Giuseppe Cattori

    La legge applicata alla lettera talora si rivela somma iniquità.

    Marco Tullio Cicerone

  • N° 4, aprile 1996 -Anno III

    Editoriale di Claudio Suter Impariamo a pensare al plurale di Consuelo Allidi-Cavalleri

    Aeroporto di Locarno, benvenuto l'ampliamento di Ettore Monzeglio

    Profili: Augusto Rima di Gianni Mondini

    Microfono aperto: Luciano Giudici Sempre bloccata da un ricorso la risistemazione di Faedo Museo delle Centovalli e del Pedemonte: un piccolo museo con grandi ambizioni Sui sentieri del passato: L'Alpe di Orsalietta di Fiorenzo Dadò Segnalazioni

    Attualità illustrata

    Congratulazioni e auguri... Motori

    In memoria Culle fiorite Asterischi

    Gli stemmi comunali: Gordevio Dall'album dei ricordi

    Fotografie: Massimo Pedrazzini: copertina, 31, 33.

    In copertina: Il palazzo Marcacci, sede del Municipio di Locarno.

    omenica 28 aprile, attorno alla mezzanotte, conosce-remo la composizione dei nuovi Municipi ticinesi. A livello di nomi e di rap-porto di forze politiche

    qualcosa muterà sicuramente. Nel solo Locarnese, in comuni importanti, escono di scena parecchi sindaci, per cui inte-resse e curiosità sono garantiti.

    Senza far torto a nessuno, è soprat-tutto l'esito dell'elezione in città a susci-tare attese particolari: la lunga e aspra fase preelettorale è garanzia di un'ele-zione "calda".

    Qualcosa, come detto, cambierà nella composizione dei Municipi. Ma ai locar-nesi - il discorso è allargato alla Regione intera - importa sapere se cambierà qual-cosa a livello di visioni politiche. Negli scorsi mesi si è parlato spesso di politica regionale, di collaborazione fra comuni, dì realizzazioni da affidare a una "hol-ding" della quale i comuni diverrebbero azionisti e quindi proprietari, più velata-mente di una fusione che - realistica-mente - appare improbabile a breve ter-mine.

    Alla città di Locarno, al Municipio di Locarno, si chiede del tutto legittima-mente di fungere da traino: in questo senso ci si attendono nuovi stimoli e mag-giori impulsi.

    Mi è capitato di leggere dichiarazioni di chi lascia e di chi ambisce a venir con-fermato: sembrano fotocopiate. L'elenco delle realizzazioni da mettere in cantiere è identico: si tratta delle stesse opere che vengono invocate nelle assemblee dei commercianti, degli albergatori, degli operatori turistici.

    Non è dunque uno sforzo di fantasia che la gente chiede ai futuri governanti di questa città e di questa Regione: è un pas-sare deciso dal dire al fare.

    Ostacolo noto, la forza finanziaria li-mitata sia della città sia dell'intero agglo-merato regionale. Assai meno citato ma altrettanto noto, vi è l'ostacolo della liti-giosità che sembra distinguerci rispetto ad altre regioni del Ticino.

    Sono ostacoli che si possono rimuo-vere, collaborando, unendo le forze, vin-cendo vecchie diffidenze reciproche.

    I tempi sembrano maturi, le dichiara-zioni d'intenti non mancano. Agli eletti si chiede di tradurre le promesse in fatti concreti, di anteporre le volontà costrut-tive alle sterili polemiche e ai veleni che ci hanno fatto conoscere e che tuttora -purtroppo - ci distinguono.

    Claudio Suter

    PROGRESS IN PIAZZA GRANDA

    Un'assada - alta insci - la ma scond via la piazza dove gh'era ancamò ier i bandi con la verdura e col buter, tra 'na fira da plàtan scìir d'ombria.

    E gnanca al temp da dü: Gesummaria!, via i piant e la sosta! Picch, liver, al scavaa fond d'un baggher tiìtt da fer e camion grev da tèra ca cor via.

    Ormai ai vedaremm mai più - pitür scassaa par ben - i donn a scalmanass coi cavagn pien da roba e con la sciüera:

    ai vedaremm mai piü lì in pee, grand, scür, a pesaa fö la so verdura: öcc bas e una man alta sora a la stadera.

    Giovanni Bianconi, da "Un güst da pan da segra"

    Si può senz'altro dire che un uomo senza pietà, senza pudore, senza affettuosità, senza comprensione del bene e del male, non è un uomo. La pietà è il principio dell'umanità, il pudore è il principio della rettitudine, la gentilezza è il principio della buona convivenza sociale, la conoscenza del bene e del male è la fonte della saggezza. Tutti gli uomini hanno questi quattro sentimenti così come il loro corpo ha le sue quattro membra.

    Mencio, pensatore cinese contemporaneo

    di Platone e Aristotele

  • N° 5, maggio 1996 - Anno III

    Editoriale Romano Giovanettina Apre la galleria Mappo-Morettina di Luca Tomamichel Rinnovati Municipi e Consigli comunali Profili: Giuseppe Politta di Giuseppe Cattori Microfono aperto: Aldo Torriani Ha 10 anni il coro locarnese dell'ATTE di Gianni Mondini Istituto Santa Caterina: una vocazione educativa di Paola Pozzi Rilegger L'assemblea dei delegati del TCS di Gianni Mondini Un «Messaggero» di locarnesi di Martino Dotta Le aziende si presentano: Efrem Regazzi SA, Gordola Sui sentieri del passato: L'Alpe di Antabia di Fiorenzo Dadò Segnalazioni Le aziende informano Attualità illustrata Congratulazioni e auguri... Motori In memoria Culle fiorite Asterischi Gli stemmi comunali: Brione s/Minusio Dall'album dei ricordi

    hiusa ormai la parentesi politica delle elezioni comu-nali, l'attenzione si rivolge ora all'apertura della galleria Mappo-Morettina. L'inau-gurazione di quest'opera,

    tanto attesa e tanto discussa, è prevista per il prossimo 13 giugno. La portata dell'even-to merita che se ne parli anche in questo editoriale, che è sempre attento nel com-mentare i momenti importanti per la nostra regione.

    La tesi di fondo è che con la messa in servizio della galleria e dei relativi svin-coli si intende migliorare la mobilità sulle strade del Locarnese, anche in funzione della nostra vocazione turistica. A pochi giorni dall'apertura rimangono però delle incognite: come si comporteranno gli au-tomobilisti? quali imprevisti li attendono una volta lasciata la nuova arteria?

    Non è un mistero che la fatidica ora H metterà Locarno in difficoltà in quanto i lavori per la nuova rotonda in Piazza Ca-stello non sono ancora iniziati. Inoltre gli altri comuni coinvolti attendono l'aper-tura per proporre quelle misure definitive volte a moderare il traffico. Vivo è quindi l'interesse dei responsabili, della gente e in particolare degli automobilisti che vo-gliono verificare in pratica quanto è stato detto e pianificato.

    La prima reazione è comunque im-prontata alla soddisfazione per quanto è stato realizzato. Il tunnel è stato eseguito nei tempi previsti e, soprattutto in un mo-mento come questo di scarsità di lavoro nel settore edile, ha occupato anche im-prese e manodopera locale. I pretesi be-nefici ambientali potranno essere ora di-mostrati e, si spera, gestiti in modo ponderato, senza scatenare l'ennesima corsa alle pedonalizzazioni indiscrimi-nate. Si sta pure concretizzando la visione di un futuro dominato dai trasporti pub-blici intercomunali: ciò costituirà una va-lida alternativa al traffico privato, a patto beninteso che i costi di realizzazione siano ragionevoli. Questa rivoluzione via-ria fungerà insomma da stimolo per tro-vare nuove soluzioni ai molti problemi di mobilità che ci hanno esasperato negli scorsi anni.

    Ma nuovi compiti attendono i proget-tisti, gli urbanisti e, soprattutto, i membri dei municipi appena insediati nel Locar-nese. Tra di essi deve figurare la richiesta,

    quale naturale raccordo dell'opera, del prolungamento dell'autostrada N13 che collega Locarno alla N2.

    Sarebbe inoltre opportuno non tra-scurare l'aumento del traffico dovuto an-che al recente completamento dell'auto-strada del Sempione, tra Arona e Fondotoce: un'opera che avvicina la no-stra regione ad importanti centri del Pie-monte e della Liguria e viceversa. Quanto sia difficoltoso il transito in direzione dell'Italia lo si può verificare percorrendo il primo tratto di strada tra Ascona e Porto Ronco e attraversando Brissago. E necessario quindi sollecitare il migliora-mento pure di queste arterie.

    Anche grazie a vie di comunicazione adeguate si può contribuire a risolvere i nostri problemi di isolamento economico.

    Romano Giovanettina

    A MIA MADRE

    Mia madre, cosa mi hai saputo dare tu più degli altri? Forse un sesto senso, ciò che permette di sapere quanto accade intorno a noi e dentro a noi e che non è, se tutto in cerchi sempre più estesi comunica col tutto, altro da quanto accade al mondo stesso. Si, fu questo il tuo dono, oggi vedo.

    Ma insieme fu la tua parola franca a lungo udita, che parlava il vero, con discrezione, certo, col pudore dei poveri e degli umili, dei giusti, e quindi esatta e sempre più intesa negli ultimi anni, quasi tu volessi, prima di andare a chiudere il discorso, rimanere a chiarirlo senza fine.

    Remo Fasani 9-10 agosto 1982

    Ci sono due specie di uomini: i giusti, che si credono peccatori, e i peccatori, che si credono giusti.

    Blaise Pascal

    Fotografie: M. Pedrazzini: copertina, 4,5,39,41. In copertina: la nuova galleria Mappo-Morettina.

  • N° 6, giugno 1996 - Anno III

    Editoriale di Claudio Suter Aperta la Mappo-Morettina I sindaci dei comuni della periferia locarnesi Nuovo palazzo postale a Locarno Di tre aziende ne resterà solo una di Gianni Mondini Profili: Giovanni Inselmini di Fausta Pezzoli-Vedova Microfono aperto: Don Mino Grampa Regio Sempione la montagna ci unisce di Mario Manfrina La chiesa di Mogno: due punti di vista di Armando Dadò e Aurelio Galfetti Impronta Locarnese nell'aiuto al Friuli di Diego Invernizzi Centro Sportivo Nazionale di Tenero I dieci anni dell'Associazione valmaggese di aiuto domiciliare Sui sentieri del passato: L'Alpe del Chiént di Fiorenzo Dadò Teatro Paravento di Locarno Asger Jorn alla Pinacoteca Casa Rusca di Pierre Casé Segnalazioni L'estate in Valmaggia Attualità illustrata Congratulazioni e auguri... Motori di Sergio Fraschina In memoria Culle fiorite Asterischi Gli stemmi comunali: Bignasco Dall'album dei ricordi

    Fotografie: M. Pedrazzini: copertina, 5,33,47,49. In copertina: la nuova Posta di Locarno.

    opo una Pasqua buona e una Pentecoste eccel-lente - ennesima con-ferma di una verità semplice: la meteorolo-gia rimane il più impor-

    tante alleato del turismo ticinese -siamo alle soglie della stagione estiva, ovvero il periodo che deter-mina statisticamente il risultato dell'annata per la nostra regione.

    Difficile formulare pronostici: il rapporto franco-lira si è un tantino riassestato, la crisi economica e so-prattutto occupazionale che affligge l'Europa suggerisce sempre pru-denza.

    In questi ultimi anni, alla luce di risultati tendenti al ribasso, diagnosi e consigli si sono moltiplicati: al ca-pezzale del grande ammalato si sono avvicinati medici e ciarlatani, ac-canto a propositi e idee costruttive -che richiedono tempo sia per l'attua-zione sia per la successiva verifica -v'è stata un'autentica inflazione dell'ovvio. Ma tant'è: se ne è parlato come mai era accaduto in passato, il che è certamente positivo, soprat-tutto per quell'operazione semplice e a costo zero che si chiama sensibi-lizzazione.

    Gli operatori turistici, professio-nisti o dilettanti che siano, non pos-seggono la bacchetta magica e quasi mai hanno potere (decisionale e fi-nanziario) sufficiente per effettuare interventi veramente incisivi.

    Così, alle invocate condizioni-quadro che tuttora mancano, si sop-perisce con l'iniziativa privata. In so-stanza: si cerca di offrire "di più" fa-cendo pagare meno. È un esercizio che a gioco lungo può diventare per-sino controproducente, ma non vi sono alternative immediate.

    Nel frattempo i 5518 metri della galleria Mappo-Morettina hanno consentito anche agli scettici un im-mediato ravvedimento: la viabilità nell'agglomerato urbano di Locarno e dintorni è migliorata, eccome!

    È una prima dimostrazione di un'altra verità semplice: per un ri-

    lancio in grande stile della nostra re-gione occorrono investimenti impor-tanti, occorrono opere che miglio-rino l'offerta e rendano più attrat-tivo il Locarnese, integrando quelle naturali bellezze di cui abbondiamo.

    A costo di annoiare, non posso che ripeterlo per l'ennesima volta: all'ente pubblico si chiedono fatti, i progetti e le idee ci sono da tempo.

    Forza! Claudio Suter

    Se con "capitalismo " si indica un sistema economico che riconosce il ruolo fondamentale e positivo dell'impresa, del mercato, della proprietà privata e della conseguente responsabilità per i mezzi di produzione della libera creatività umana nel settore dell'economia, la risposta è certamente positiva.

    Ma se con "capitalismo" si intende un sistema in cui la libertà nel settore dell'economia non è inquadrata in un solido contesto giuridico che la metta al servizio della libertà umana integrale e la consideri come una particolare dimensione di questa libertà il cui centro è etico e religioso, allora la risposta è decisamente negativa.

    Papa Giovanni Paolo II -Centesimus Annus

    Non si vede bene che con il cuore: l'essenziale è invisibile agli occhi.

    Antoine de Saint-Exupéry

  • N° 7-8, luglio-agosto 1996 - Anno III

    Editoriale di GiuseppeCattori Festival del film di Locarno, novità in Piazza a un anno dal giubileo Profili: Hannes Schmidhauser di Giuseppe Cattori

    Microfono aperto: Marco Balerna Dopo gli esami è tempo di progetti per i giovani diplomati della regione Oltre mezzo secolo di intensa vita musicale e culturale della regione di Pierangelo Maddalena Ente turistico e Casinò Kursaal SA, fiducia rinnovata agli amministratori 160 anni dell'Oratorio Maria ausiliatrice sui Monti di Fosano/Vira Gambarogno Festeggiati a Peccia i 50 anni della Cava di marmo Cristallina di Fausta Pezzoli-Vedova Alla scoperta della Valmaggia con ombrello e stivali 25 anni fa il "Gambarogno"